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Roma Tre abroad
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Carceri: l’inciviltà di una nazionea pag. 6
Anno IX - # 2Novembre 2013
Periodico
universitarioYield!
Problemi e esperienze dello
studente che deve partire a pag. 2
Cultura:la battaglia della storia dell’arte a pag. 12
2 Yield
Il mito dell’eccellenzaProduttività negativa degli studenti in mobilità in tutti i
dipartimenti. Una sola isola felice: Architettura
Negli ultimi mesi la Commissione
Europea ha elaborato una propo-
sta legislativa con l’obiettivo di
razionalizzare e mettere sotto un’unica
denominazione i vari programmi di mobi-
lità europea. L’iniziativa unica si chiamerà
Erasmus for all e ha già visto assegnato un
budget specifico nel piano finanziario plu-
riennale 2014-2020 approvato a settembre
con il via libera del Parlamento di Strasburgo.
Le prospettive di questa riforma appaiono
incoraggianti, a partire dall’allargamento
della possibilità di mobilità ai master post-
universitari e ai giovani lavoratori. Tuttavia,
come sempre, molto dipenderà dalla capa-
cità del sistema universitario a incentivarne
la partecipazione.
Guardando a noi, cosa succede a Roma Tre?
Il Nucleo di Valutazione ha recentemente
pubblicato (Ottobre 2013) la valutazione
annuale sulla didattica di Ateneo. Rispetto
all’internazionalizzazione, Roma Tre con-
fermerebbe – secondo il Nucleo - “una
posizione molto soddisfacente, se si pensa
INTERNAZIONALIZZAZIONE E ROMA TRE
UNIVERSITA’
Novebre 2013 3che già nel 2007-08 l’Ateneo si situava tra
i primi 10 Atenei italiani rispetto alla mobi-
lità Erasmus degli studenti. Le percentuali di
iscritti che partecipano ai programmi di mobi-
lità internazionale sono nel triennio 2008-11
costantemente superiori sia alle percentuali
nazionali che a quelle degli altri due atenei
romani. E’ tuttavia da rilevare un andamento
decrescente, con una lieve inversione di ten-
denza nel 2011-12”.
Se è vero che l’Ateneo di Roma Tre raggiunge
un buon risultato nel panorama nazionale,
che è un risultato fortemente condizionato
al ribasso dal peso delle università meri-
dionali, nel comparto delle università del
centro Italia il nostro Ateneo non è né primo
né ultimo della classe: è stabile sulla media
a 1,2%, senza fare di meglio o di peggio. Se
confrontato con la media nord Italia (1,6%),
si può dire che stiamo lavorando bene ma ci
sono ampi margini di miglioramento.
Una analisi più critica può farsi nel confronto
tra le facoltà. A Roma Tre, gli studenti di
Architettura e Ingegneria si scoprono mag-
giormente produttivi tra quelli che si recano
all’estero, che hanno in media conseguito
circa 35 CFU, valore superiore di circa 5
CFU rispetto a quello dei colleghi di facoltà
rimasti a Roma. Inversione di tendenza
assoluta per Giurisprudenza, Economia e
Scienze della Formazione, dove gli studenti
in mobilità rallentano clamorosamente in
produttività rispetto a chi decide di rimanere
nella capitale: chi parte acquisisce in media
un terzo di crediti in meno.
In conclusione possiamo sfatare il mito
dell’eccellenza accademica del Terzo
Ateneo in tema di internazionalizzazione.
Galleggiare sulla media nazionale per mobi-
lità in uscita non ci attribuisce meriti se non
si riesce a garantire una eguale produttività
dello studente all’estero. Al momento il dato
è nudo e crudo. La differenza di CFU acquisiti
tra chi rimane e chi parte rema verso un’u-
nica via: disincentivare la mobilità.
Valerio Natale
Periodico di informazione a cura di Ricomincio dagli Studenti
Responsabile dell’iniziativaDavid De Concilio
Direttore responsabileLudovico Tuoni
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Yield!
4 Yield
Datagate: The Big Brother is watching you
È il 5 giugno 2013 quando il quo-
tidiano inglese “The Guardian”
pubblica un ordine top secret della
Corte di Sorveglianza Straniera (FISC),
che ha ordinato ad un ramo dell’azienda
Verizon Communications di fornire quoti-
dianamente, con il sistema metadata, tutte
le chiamate all’interno degli Stati Uniti, sia
quelle locali sia quelle dagli U.S.A. verso
paesi terzi. È la data di inizio di quello che,
la stampa italiana ed internazionale, ha
definito come Datagate.
Le rivelazioni di Edward Snowden, opera-
tore della NSA (National Security Agency),
nel frattempo rifugiato in Russia, sono
continuate per tutta la stagione estiva,
dando vita a scandali, pubblico imbarazzo
statunitense di fronte alla vetrina interna-
zionale per essere stati colti con le mani
nel sacco, giustificazioni improbabili e
poco chiare, smentite e conferme (poche)
da parte dello stesso Governo ameri-
cano, richiesta di spiegazioni da parte
dei Governi e dei Ministeri Degli Esteri
di alcuni tra i principali partner (non-
ché membri della NATO) degli Stati Uniti,
fino alle ultime notizie, apparse sul sito
“Cryptome”, che aggiungono, alla lista dei
Paesi spiati dalla NSA, l’Italia.
Ciò che più impressiona e che preoc-
cupa, (oltre ai privati cittadini) i Governi
dei Paesi spiati , e che rende il caso
“Datagate-Snowden” diverso dal caso
“Wikileaks-Assange” è la mole di dati
Novebre 2013 5raccolti (oltre che il contenuto di tali dati):
il sito “Cryptome” cita, per quanto riguarda
il nostro Paese, cifre forse di poco conto,
se si considera l’intero traffico telefonico
nazionale, ma comunque da capogiro: 46
milioni di metadati (numero di telefono,
identità del ricevente e del chiamante,
durata della telefonata). Se questa notizia
dovesse essere confermata dal Dis, ciò si
andrebbe ad aggiungere ai 361 milioni di
metadati raccolti in Germania, ai 70 milioni
in Francia e ai 61 milioni raccolti in Spagna.
Tali cifre hanno prevedibilmente provocato
proteste e reazioni diplomatiche da parte
dei Paesi “vittime” della NSA: il premier
spagnolo Mariano Rajoy ha affermato che
“se la rivelazione dovesse essere confer-
mata si tratterebbe di un evento improprio
tra due Paesi alleati ed amici”, mentre il
portavoce del governo tedesco, in rife-
rimento al probabile spionaggio della
Cancelliera Angela Merkel, ha parlato di “
notizie che, se si dimostrassero vere, provo-
cherebbero una grave rottura della fiducia
tra i due Paesi”; il presidente del Copasir,
Giacomo Stucchi, pur invitando alla cau-
tela, ha comunque dichiarato che “pur non
essendoci prove al momento, gli Stati Uniti
hanno comunque tenuto un comporta-
mento scorretto”. Inutile aggiungere come
Francia, Germania, Spagna e Italia non si
siano solo limitati a dichiarazioni ufficiali
di condanna, ma abbiano anche avviato
indagini interne per scoprirne “di più”.
Nonostante sia ormai risaputo che i servizi
di intelligence di qualsiasi paese spiino
e controllino gli altri paesi, e che spesso
questo accada anche tra alleati, il caso
Datagate non può essere incluso in questo
tipo di operazioni per tre motivi: quan-
tità delle informazioni (124,8 miliardi di
metadati raccolti in tutto il mondo); con-
tenuto delle informazioni raccolte( nomi,
numeri di telefono, probabilmente anche
contenuto delle conversazioni tra pri-
vati cittadini); utilizzo delle informazioni
raccolte (oltre che nella lotta al terrori-
smo, pare che le informazioni raccolte,
comprendenti anche la raccolta di dati da
aziende e industrie, siano servite a rendere
più competitive le aziende e le industrie
americane). Questi tre motivi, sono suffi-
cienti a rendere le operazioni rivelate dal
“Datagate” diverse dal “normale” spio-
naggio di qualsiasi agenzia di intelligence
esistente al mondo. Ma come influirà tutto
questo nei rapporti diplomatici tra U.S.A.
ed alleati europei coinvolti? Le reazioni
delle vittime e la direzione in cui si stanno
muovendo i vari Governi, dimostrano, a
differenza del caso Wikileaks, che questa
volta gli Stati Uniti dovranno darsi da fare
per recuperare la fiducia degli alleati e
non sarà sufficiente giustificarsi semplice-
mente con un “lo fanno tutti”.
Riccardo Grazioli
6 Yield
La s i t u a z i o n e c h e s i p r e s e n t a
quest’oggi nelle carceri italiane è
quantomai critica: i 205 istituti ita-
liani deputati alla detenzione ospitano
quasi 65 000 detenuti, quando i reali
posti disponibili sono 47 615.
Le condizioni in cui i detenuti si tro-
vano a vivere sono malsane e talvolta
inumane: celle di piccole dimensioni
sovraccaricate di posti letto non previ-
sti; scarsa, scarsissima igiene, freddo,
umidità, infiltrazioni, violenze.
Dal 7 dicembre 2012 al 26 settem-
bre appena trascorso si contano più di
ottanta morti: chi è morto per malattia,
chi per “cause da accertare” e chi infine
si è tolto la vita.
L’impiccagione è risultato il metodo più
frequente per il suicidio, seguito dall’a-
sfissia con il gas delle bombolette da
camping in uso ai detenuti.
Non è un caso che le carceri in cui si è
registrato il maggior numero di suicidi
siano quelle che presentano gravi situa-
zioni di sovraffollamento: Sollicciano a
Firenze e Poggioreale a Napoli.
Il sovraffollamento delle nostre carceri
è un problema così rilevante da aver
motivato il presidente della Repubblica
a scrivere un messaggio alle Camere
Sovraffollamento carceri: l’inciviltà di una nazione
Novebre 2013 7per valutare la necessità di un provve-
dimento di grazia quale l ’amnistia o
l’indulto.
Questo provvedimento sembra met-
tere d’accordo Pd e i 5 Stelle, entrambi
contrari, mentre l’orientamento del Pdl
sembra diverso, a quanto pare favore-
vole, sulla base di un giudizio che nel
corso del ventennio berlusconiano è
cambiato innumerevoli volte.
Per quanto riguarda gli elettori, è noto
che i provvedimenti di clemenza sono
in genere i più impopolari, soprattutto
in questo particolare momento poli-
tico in cui potrebbero riguardare Silvio
Berlusconi, e sia gli elettori di centrode-
stra che di centrosinistra vedono un’alta
percentuale di contrari ad amnistia e
indulto.
I l 28 maggio 2014 scadrà i l termine
posto dalla Corte Europea dei diritti
del l ’uomo per provvedere a trovare
soluzioni al sovraffollamento dei peni-
tenziari, in modo da riuscire ad evitare
che l’Italia sia condannata per la vio-
lazione della Convenzione dei diritti
dell’uomo, che vieta agli Stati di sotto-
porre le persone a trattamenti inumani
e degradanti.
Secondo i 5 Stelle il ministro Cancellieri
dovrebbe chiedere all’Europa una pro-
roga di almeno un anno presentando un
effettivo piano di rientro che preveda
l’immediato avvio della ristrutturazione
delle carceri attuali e il recupero di tutte
le migliaia di posti inutilizzati, in modo
tale da rendere accettabili le condizioni
di vita dei detenuti.
È però davvero possibi le attendere
ancora tutto questo tempo e lasciare
che i detenuti vivano in tali condizioni di
degrado? Il carcere dovrebbe essere un
luogo di riabilitazione e rieducazione,
non un luogo di morte e maltrattamenti.
Per citare Voltaire: “Non fatemi vedere i
vostri palazzi ma le vostre carceri perché
è da esse che si misura il grado di civiltà
di una nazione”.
Roberta Di Cio
L’aforisma del giorno
“Non vi è libertà ogni qualvolta le leggi permet-tono che, in alcuni eventi, l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa” Cesare Beccaria
8 Yield
In questi ultimi tempi abbiamo assistito a
due disgrazie, quasi, antitetiche : il ragazzo
italiano emigrato ed ucciso in Inghilterra e
la strage di Lampedusa.
Un rapporto dell’Ismu sui flussi migratori
svela che per la prima volta negli ultimi anni
il numero di stranieri immigrati nel nostro
Paese è superato dal numero di italiani
emigrati all’estero. La crisi economica ha
riportato l’Italia ad essere un paese di emi-
granti, che non sono più poveri e poverissimi,
ma perlopiù giovani laureati cui il nostro
paese non offre alcuna opportunità.
È un paradosso, come spiega Gian Carlo
Blangiardo, docente di Demografia alla
università Milano-Bicocca e curatore del
rapporto Ismu: “Da una parte importiamo
giovani stranieri laureati che finiscono per
trovare un mestiere poco qualificato, dall’al-
tra esportiamo giovani cervelli che soltanto
all’estero trovano una professione alla loro
altezza”.
Infatti, la prima storia non ha come teatro una
megalopoli del terzo mondo ma Maidstone,
capitale del Kent. Ad essere ucciso, lo scorso
23 ottobre, è stato un ragazzo di Nibionno,
Joele Leotta, accusato di ‘’lavorare il lavoro
agli inglesi’’.
Nove persone sono state già arrestate.
Joele era un teenager italiano , partito con
Immigrazione: è lotta in Unione Europea
Novebre 2013 9l’obiettivo di perseguire un suo grande
sogno: imparare a parlare bene l’inglese. E”
stato pugnalato da otto persone che vole-
vano dare una lezione a lui ed al suo amico,
come segno della ‘’frustrazione’’ che pro-
vano nei confronti degli immigrati.
Il secondo caso,invece, riguarda il popolo
somalo ed eritreo. Una tragedia senza
precedenti nel lungo elenco di drammi
dell’immigrazione.
Circa 500 emigranti, in cerca di un futuro,
erano diretti verso la costa di Lampedusa
quando ha cominciato a propagarsi a bordo
un incendio causato dal tentativo di segna-
lare la propria presenza dando fuoco, pare,
ad una coperta. La gran parte di loro ha tro-
vato una morte orribile.
Decine e decine di migranti, in gran parte di
origine somala ed eritrea, erano ammassati
su un barcone che si trovava a mezzo miglio
dall’isola dei Conigli, al largo di Lampedusa.
Il bilancio, terribile, potrebbe arrivare a 300
vittime. Una strage. Con l’orrore di immagini
come quelle girate dalla Guardia Costiera che
mostrano decine e decine di corpi galleg-
gianti. I soccorritori hanno recuperato 127
corpi, compresi quelli di una donna incinta e
di due bambini, un maschio e una femmina,
mentre molti altri sarebbero sotto il barcone.
Le persone tratte in salvo sono 155. Secondo
la ricostruzione il barcone si è rovesciato a
poca distanza dalla riva e ha preso fuoco.
L’allarme è stato dato dall’equipaggio di due
pescherecci che transitavano nella zona.
Sono innumerevoli gli sbarchi che avven-
gono ogni giorno a Lampedusa, il tasso di
immigrati aumenta giorno dopo giorno.
L’Italia è divisa su due fronti: chi è a favore
della loro integrazione e chi no.
Ma comunque sia la situazione mondiale
è chiara, la sopportazione è arrivata alle
minimo, che sia il caso di Joele o dei diversi
immigrati che ogni giorno sbarcano in Italia
il risultato non cambia, le persone non sono
più capaci di essere solidali e questo ,spesso,
sfocia in atti di cattiveria brutale.
Beatrice Fianco
La redazione è aperta
a tutti gli studenti di Roma Tre, se
vuoi scrivere con noi contattaci!
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10 Yield
Romeo e Giulietta: ama e cambia il mondoVerona. Due famiglie, un odio secolare, un
amore impossibile … Sto parlando della più
grande storia d’amore di tutti i tempi: “Romeo
e Giulietta” di William Shakespeare. Molte sono
state le trasposizioni cinematografiche e tea-
trali del romanzo ma l’ultima creazione è stata
l’opera musicale “Romeo e Giulietta: ama e
cambia il mondo” che ha avuto il suo esordio in
Italia all’Arena di Verona il 2 Ottobre ed è stata
trasmessa in diretta sul Raidue. Tra gli inter-
preti troviamo Davide Merlini (partecipante di
XFactor 2012) nel ruolo di Romeo, Giulia Luzi
(vista nel cast dei Cesaroni) nel ruolo di Giulietta,
il grandissimo Vittorio Matteucci (già visto in
diversi musical: Notre-Dame de Paris, Dracula,
Tosca, I Promessi Sposi, La Divina Commedia)
nel ruolo del padre di Giulietta. Sul palco si
esibiscono 45 artisti tra cantanti,attori e un
corpo di ballo fenomenale che è riuscito a dare
vita a scene come la festa in casa Capuleti o il
duello tra i giovani delle due famiglie. In questa
nuova versione per condurre lo spettatore alla
maggiore comprensione del testo sono state
inserite delle parti recitate che danno anima
alle scene e possibilità agli interpreti di entrare
in maniera più incisiva nel personaggio. Lo spet-
tacolo si svolge attraverso due filoni paralleli;
nel primo i personaggi agiscono come impone il
loro ruolo e contemporaneamente, nel secondo,
ognuno rivela i moti del proprio animo: Tebaldo
non sarà solamente il “cattivo” della storia ma
un giovane adolescente combattuto tra ciò che
è veramente e ciò che la famiglia si aspetta che
lui sia, rivelandosi un uomo tormentato da un
amore folle per la cugina e la consapevolezza
di non poterla avere. Il padre di Giulietta non
sarà soltanto il severo e austero capofamiglia
che costringerà Giulietta ad un matrimonio
senza amore con Paride ma anche un padre
che ama la figlia più di ogni altra cosa e che nel
profondo non vorrebbe mai lasciarla andar via
Mercuzio, a mio avviso uno dei personaggi più
belli e complessi dell’opera, viene interpretato
magnificamente da Luca Giacomelli.
Si presenta come il folle e il diverso, in parte
deriso in parte non ascoltato, che si dimo-
strerà essere poi un visionario tormentato
da un amore non confessabile. Per questo gli
unici personaggi puri sono appunto i protago-
nisti che vivono il loro amore incuranti delle
convenzioni e degli ostacoli. L’opera così revi-
sionata ci propone tutte le problematiche che
caratterizzano anche i nostri tempi. Un musi-
cal unico: scenografie e costumi maestosi che
ricordano Le Cirque du Soleil , musiche dalla
melodia moderna , testi coinvolgenti e un cast
eccezionale. Stravolgendo una citazione di
Shakespeare: “Mai vi fu spettacolo più emozio-
nante di quello di Giulietta e del suo Romeo”.
Alice Agostini
SPETTACOLO
Novebre 2013 11Best seller: gara a colpa di milioni
Best seller o detta in maniera più spic-
ciola: libri di cui si vendono talmente
tante copie da rendere ricchi i propri
autori. Siamo d’accordo che non tutti hanno la
stessa qualità, che alcuni hanno più successo di
altri, che qualcuno è così commerciale da essere
l’equivalente di un tormentone estivo musi-
cale. Un esempio di tormentone? Certamente
“Cinquanta sfumature di grigio” che, se per
molti ha significato una perdita di denaro e di
tempo (risulta il libro più comprato e abbando-
nato degli ultimi anni secondo il sondaggio di
“Goodreads” un famoso sito dedicato ai libri e
alle recensioni dei lettori) per la scrittrice E.L.
James e per il suo conto in banca ha voluto
dire invece ben 1,3 milioni di euro a settimana,
facendola diventare la scrittrice con più incassi
dell’anno, per un totale di ben 95 milioni di
dollari! Cifre che noi universitari non possiamo
neanche immaginare. Probabilmente la James
avrà destato l’ira o almeno la gelosia di molti
altri suoi colleghi. Sicuramente quella di James
Patterson, spodestato dal primo posto su cui
siede quasi ogni anno grazie ai sequel delle
sue numerose saghe da Alex Cross a Maximum
Ride e quella di Danielle Steel, seconda autrice
donna dopo Agatha Christie per numero di
copie vendute con più di 590 milioni ma solo
ottava nella classifica dei ricconi.
I grandi scrittori però rimangono sulla cresta
dell’onda per anni e per più di una serie o di
un libro, come Stephen King che realizza Best
Seller con la stessa facilità con cui noi riman-
diamo la sveglia la mattina per dormire dieci
minuti in più, o come J.K Rowling (mamma-Row-
ling per tutti coloro che sono cresciuti insieme
ad Harry Potter). Nel 2006 infatti la rivista ame-
ricana “Forbes” la dichiara la donna più ricca
del Regno Unito, superando di quasi sei volte la
regina Elisabetta. Il suo ultimo libro “Il seggio
vacante”, indirizzato esclusivamente agli adulti,
sarà probabilmente il soggetto di una serie tele-
visiva che uscirà l’anno prossimo, prodotta dalla
BBC. Prima sul grande e ora sul piccolo schermo
abbiamo capito che forse la Rowling ha davvero
una bacchetta magica dato che tutto quello
che tocca non diventa oro ma sterline sì. Nomi
diversi e generi diversi, sarebbe quindi impos-
sibile decretare per quale tipologia di libro è
più facile diventare un best seller, sicuramente
è più complicato per uno scrittore emergente
mentre i “veterani” a volte vivono di rendita.
Questo vale anche se voltiamo lo sguardo verso
le librerie del nostro Paese: Fabio Volo ha pub-
blicato il 22 ottobre il suo nuovo libro “La strada
verso casa” e, ahimè, anche se lui stesso si è
definito un “non-scrittore” continua a scrivere e
a vendere più di altri autori italiani. Ancora una
volta, non sempre successo vuol dire bravura
ma colpire il pubblico e si sa... de gustibus non
est disputandum!
Chiara Davitti
CULTURA
12 Yield
“Ahi serva Italia , di dolore
o s t e l l o , n a v e s a n z a
n o cc h i e re i n g ra n t e m -
pesta, non donna di province, ma di
bordello!” Queste le parole profetiche
che Dante pronuncia nel sesto canto
del Purgatorio, il canto della politica.
Parole brucianti, colme di indignazione
e di sconcerto per la situazione dell’I-
talia di allora: si sta parlando del 1200,
eppure, nonostante siano passati secoli,
suonano ancora attuali. E cosa direbbe
Dante se sapesse quello che sta succe-
dendo ora, se vedesse crollare, un pezzo
dopo l’altro, la nostra identità culturale?
Una delle tante vittime di questo irre-
frenabile processo di disfacimento, è la
Storia dell’Arte nelle scuole. In base alla
riforma Gelmini del 2010, che entrerà
in vigore dal prossimo anno, questa
disciplina sarà oggetto di tagli e ridu-
zioni di ore. Una decisione che, adesso
più di prima, ha acceso un focolaio di
proteste. I dati che emergono sono i
seguenti: la cancellazione della mate-
ria negli istituti tecnici e ad indirizzo
turistico e la parziale riduzione di ore
in alcuni licei, come il Socio-Pedagogico
e il Linguistico. Dunque non c’è un’a-
bolizione “totale”, che coinvolge tutte
La battaglia della Storia dell’Arte
Novebre 2013 13le scuole, come è stato erroneamente
riportato da molte testate giornalisti-
che dai titoli catastrofici; ma di sicuro si
tratta di un notevole depotenziamento
della materia, che non lascia presagire
nulla di buono. Se già da prima que-
sta disciplina veniva superficialmente
considerata, nella mentalità scolastica,
come “l ’ult ima ruota del carro”, con
questa proposta le è stato assestato il
colpo di grazia. La scelta più assurda
e discutibile è quella di cancellare la
discipl ina dagl i ist i tut i ad indir izzo
turistico, considerando che proprio alla
base del turismo ci sono la cultura e
l’arte; soprattutto in una nazione come
l’Italia (non a caso chiamata dal resto
del mondo “Il Bel Paese”), che vanta
un’immensa varietà di beni culturali
e in cui il turismo è uno dei capisaldi
del l ’economia . Se a l l ’estero ancora
godiamo di un qualche prestigio come
popolo, è grazie alla nostra cultura e
al nostro patrimonio artistico; ma se i
Ministri continueranno ad effettuare
tagli sull’istruzione, estirpando dalla
formazione delle nuove generazioni
la conoscenza di grandi personalità e
prodigiosi talenti, saremo un popolo di
ignoranti. I Ministri infatti prediligono
l ’aspetto “pratico”, che si manifesta
in discipline più “moderne” e “utili”,
come le lingue straniere, l’informatica,
l’economia; ben vengano queste mate-
rie, ma non lasciamo che, a causa di
esse, sia trascurata la Storia dell’Arte.
A difesa della disciplina sta circolando
una petizione, sottoscritta dal Ministro
dei beni culturali Massimo Bray, che
vanta più di quindicimila firme. Tra i
fautori ci sono non solo professori e
storici dell’arte, ma anche persone non
direttamente coinvolte nel settore: tutti
uniti dallo stesso proposito, difendere
la Storia dell’Arte dagli attacchi della
riforma, tutti concordi sul fatto che non
ha senso risparmiare sulla cultura. Non
è giusto che a pagarne le conseguenze
siano gli adulti di domani, danneggiati
da un’istruzione declassata e medio-
cre, insensibili all’istinto primordiale
dell’uomo, il bisogno di comunicare e
di trasmettere emozioni. Non dimen-
tichiamoci di ciò che diceva il mitico
Professor Keating nel f i lm “L’att imo
fuggente”: “La razza umana è piena di
passione. Medicina, legge, economia
ingegner ia sono nobi l i profess ioni ,
necessarie al nostro sostentamento. Ma
la poesia, la bellezza, il romanticismo,
l’amore, sono queste le cose che ci ten-
gono in vita”.
Sofia Barbanti
14 Yield
La rubrica dello Sport: novembre
Da quando ci siamo lasciati poco meno di
un mese fa la situazione in Serie A è cam-
biata relativamente poco. In testa c’è una
Roma che incappa nella prima “non vittoria” pareg-
giando in casa di un buon Torino ma che guardando
la classifica ha raccolto molto meno di quanto meri-
terebbe. Dietro di lei Juventus e Napoli che vincono
e convincono nonostante qualche occasionale pas-
saggio a vuoto ma comunque hanno totalizzato 28
punti sui 33 disponibili. Qui si crea la prima frattura:
6 punti sotto, a quota 22 troviamo appaiate l’in-
credibile Verona, rivelazione indiscussa di questo
campionato, con 6 vittorie su 6 partite in casa ove
possiamo ammirare un Toni in forma straordinaria
ed un Inter che a vedersi sembra troppo dipen-
dente dalle giocate di Palacio e di Alvarez ma che
comunque ha il migliore attacco della serie A ed è
andata in gol già con 11 giocatori. Un punto sotto
a loro c’è la Fiorentina di Montella e dell’ancora
assente Gomez, che cambiando sistema di gioco
è riuscita a mantenersi su grandi livelli soprattutto
grazie a Cuadrado,Rossi e Borja Valero. Da questo
punto parte la seconda grossa frattura del nostro
campionato dove per ora primeggia la Lazio a quota
15 punti ma in sole 6 lunghezze ci sono 11 squadre,
tra cui il Milan e l’Udinese, ma anche il Sassuolo
che nonostante i miglioramenti si trova ancora al
terzultimo posto che vorrebbe dire retrocessione.
Analizzando la classifica possiamo vedere appunto
come tra la 7 e la 18, cioè tra la posizione che fino
a qualche stagione fa garantiva la qualificazione
all’europa league e la retrocessione,ci siano sola-
mente 2 “partite”(6 punti). Ciò è un dato che deve
far riflettere. Penso che se da un lato si stia cer-
cando di far risorgere il calcio italiano con realtà
come la Juventus, il Napoli o la Roma dall’altro lato
il livello si stia notevolmente abbassando perché le
grandi vincono contro la stragrande maggioranza
delle squadre con facilità mentre in Europa fati-
cano troppo. E’ come se mancassero le squadre di
mezza classifica, che rendono il campionato incerto
ad ogni giornata. Con questo non voglio dire che
questa stagione sia brutta, tutt’altro, finalmente si è
superato quel dualismo che aveva caratterizzato la
serie A per troppo tempo,si è passati ad una corsa a
tre ma con il vuoto alle loro spalle. C’è ancora un’in-
finità di lavoro da fare, e spero che le “piccole”, e
qualche presunta grande, prendano spunto dal
Verona.
Cambiando completamente sport vorrei fare un
salto oltre oceano, dove da una settimana è rico-
minciato l’NBA. Quest’anno più che mai si prospetta
un campionato molto incerto: se da un lato i Miami
Heat campioni in carica puntano ad uno storico
tree-peat(vincere per tre volte consecutivamente
il titolo) dall’altro ci sono diverse contender con il
dente avvelenato. Basti pensare ad Indiana, tutte
e due le squadre di New York(con i nuovi Brooklyn
Nets che hanno sforato per la prima volta nella sto-
ria la quota di 100 milioni di $ di ingaggi ma che
pagheranno anche 80 milioni di dollari di tasse
aggiuntive, per aver appunto superato il così detto
SPORT
Novebre 2013 15“salary-cap”), Chicago e via discorrendo. Sarà tut-
tavia una stagione strana perché mancheranno a
lottare per il titolo le due squadre più titolate cioè
i Los Angeles Lakers ed i Boston Celtics in quanto
impegnate a rifondare ed in questa lega per forza
di cose si è costretti a perdere almeno una sta-
gione per avere una futura squadra vincente. Per
fortuna aggiungo io, almeno qui si è fatto di tutto
per arginare la “legge del più ricco” che al momento
troviamo già a sufficienza nella vita reale ma
almeno nello sport limitiamola. Lo sport lasciatelo
a noi “romantici” ai quali basta una palla di qualsi-
voglia genere per farci brillare gli occhi o una birra
ad un pub insieme ad un gruppo di amici blate-
rando, per l’appunto, di tutti questi giochi, i giochi
più belli del mondo, e non infangate tutto ciò con
il dio denaro..
Luca Iacovelli
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SVAGO
Istruzioni:
Riempire la griglia in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro conten-gano una sola volta i numeri dall’1 al 9.
L’aforisma del giorno
“La società di massa non vuole cultura, ma svago.”
Hannah Arendt
INIZIATIVA
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