L’Eterno moderno Indagando sui drammi di Shakespeare riletti durante questo periodo, mi è sorto il
desiderio di verificare e poi dimostrare in questa sede, le ragioni dell’eternità di
Shakespeare e della sua centralità nel Canone Occidentale. Munita delle chiavi di
lettura per valutare un classico, fornite dai saggi di Thomas Eliot1, con
un’operazione pseudo-scientifica, avanzando per punti nevralgici, ho tentato di
restituire una mia idea di classico shakespeariano, sulla scorta delle opere sull’eros
approfondite durante il corso.
E’ universalmente noto, infatti, che il drammaturgo inglese abbia fondato la
modernità, perché non solo ha espresso al meglio inquietudini e interrogativi di
un’epoca, ma come sostiene Harold Bloom2, è stato in grado di “inventare l’uomo”,
di fondare cioè valori e categorie spirituali che ci caratterizzano in quanto uomini a
partire proprio da lui. L’amore, l’odio, ma anche il potere, dopo Shakespeare non
sono stati più gli stessi, perciò è giusto attribuire allo scrittore inglese un ruolo
essenziale nella cultura occidentale che va ben al di là di una visione ingenuamente
riduttiva che lo inquadra come “scrittore moderno”, seppur grande e geniale.
A questo punto inizierei ad enucleare i vari punti di analisi.
Nonostante trovassi confacente citare la dialettica amore-potere, amore-tradimento, ho preferito
imbattermi in una strada differente per fornire chiavi di lettura nuove. Andando avanti con il lavoro
mi sono resa conto che esisterebbe una gamma copiosa di esempi puntuali per spiegare ogni punto.
La mia è una scelta di illuminare alcune parti dell’opera piuttosto che altre, perché tutta l’opera di
Shakespeare, in ogni suo punto, potrebbe essere giudicata moderna.
1 Illustre critico inglese della prima metà del ‘9002 Critico americano, autore del Canone Occidentale
1) Un classico non appare se non quando una civiltà, una lingua e una letteratura sono
mature; e la sua deve esser l’opera di una mente matura. E’ chiaro dunque che bisogna
distinguere tra la maturità individuale e la relativa maturità del periodo letterario.
Si può percepire il rapido sviluppo del drammi elisabettiani dalla prima acerbità tudoriana al
declino nei successori di Shakespeare. Anche se è noto che se parliamo di letteratura non si
può affermare che quella del periodo elisabettiano sia classica. Con Milton sentiamo di
avvicinarci di più alla maturità, perché si trovò in una posizione migliore rispetto ai suoi
predecessori.(1° punto di scetticismo) 3
Insomma alla maturità dei costumi dobbiamo aggiungere quella delle menti.
Nessun lettore di Shakespeare può mancare di riconoscere il graduale maturarsi della
mente del poeta. Ho cercato di individuare questa evoluzione nell’apparato linguistico.
Le prime opere di Shakespeare sono scritte seguendo lo stile convenzionale dell'epoca:
linguaggio stilizzato, non sempre funzionale ai personaggi e alle opere, estese ed elaborate
metafore nella poesia con un linguaggio scritto appositamente per declamare piuttosto che
per parlare. ≥ 1
Ben presto, però, Shakespeare riesce a coniugare le convenzioni e la scrittura del passato alle
esigenze del pubblico; Romeo e Giulietta è il migliore esempio di mescolanza dei due. E’
una poesia più naturale e scorrevole, in cui comico e tragico coesistono nello stesso testo.
Shakespeare modifica ulteriormente il suo stile poetico, in particolare nei passaggi più
emotivi delle tragedie, sottolineando inoltre l'illusione del teatro. E’ uno stile "più
concentrato, veloce, vario e meno regolare.≥ 2
Fino alle opere della maturità caratterizzate da frasi lunghe e brevi in sequenza,
dall'inversione tra oggetto e soggetto e dall'omissione di parole, creando così maggiore
spontaneità.
2) Uno dei segni dell’approssimarsi a uno stile classico è lo sviluppo verso una maggiore
complessità nella struttura della proposizione e del periodo.
Sviluppo che appare evidente nello svolgimento stilistico dai primi lavori agli ultimi: si può
dire anzi che negli ultimi egli procede sulla via della complessità fino al massimo
compatibile con i limiti del verso drammatico, più stretti di quelli di ogni altro genere.
Questa complessità è ravvisabile nell’espressione esatta delle più sottili gradazioni di
sentimento e di pensiero; in secondo luogo l’introduzione di una maggiore raffinatezza e
varietà musicale.
3 Punti di scetticismo= ho preferito bypassare dei punti di ricerca per la mancanza di materiale apposito e soffermarmi sulle parti sulle quali sono più ferrata.
Ho individuato l’istanza di complessità, nella dimensione del METATEATRO
Shakespeariano: un espediente teatrale che rivela sempre la sostanza segreta di un’opera. ≥ 3.
Già l’aprirsi del dramma, con i due Romani che si configurano come spettatori di quanto
avverrà è significativo.≥ 4 a /4 b
Qui è la stesso Antonio che tratta Cleopatra come un’attrice
Shakespeare, attore egli stesso, non perde mai occasione per mettere in scena il lavoro, o
esplicitamente o segretamente, di evocare la fatica e il paradosso di un’esistenza che è reale
solo nell’irreale.
Shakespeare è di suprema sottigliezza in questa mescolanza, di recitazione e sincerità in
questo calare di Cleopatra la propria mobile realtà nelle qualità ambigue e impenetrabili del
suo essere aggravata per il fatto che a recitare la parte nel teatro di Sh., non è una donna,
come si sa ma un giovane uomo. Assistiamo quindi ad un metateatro con una doppia
dimensione, una doppia tragedia, quella che ci propone il testo e quella che ci propone con la
sua doppia recitazione Cleopatra. Fino alla fine di tutte le opere , un passo secondo me di
altissima poesia ≥ 5
Versi sferraglianti in un teatro moderno dove la lingua ha imparato a mimare le modulazioni
più complesse e sottili del pensiero di un individuo.4
A questa orrenda e turpe visione di un teatro degradato Cleopatra contrappone il suo teatro,
quello in cui non come marionetta o puttana potrà agire ma come eroina tragica, regina nella
vita e sulla scena. ≥ 6
3) Alla maturità della mente bisogna aggiungere la consapevolezza della storia. Bisogna
conoscere la storia di un altro popolo di elevata civiltà, e di civiltà abbastanza affine da
aver influenzato e penetrato la nostra.
“Un barbaro privo di ingegno”Così Manzoni, considera con atteggiamento snobistico un grande come Shakespeare. Non è
importate polemizzare, sicuramente attingendo a qualche discutibile traduzione,
comprendiamo che non fu in grado di leggere e gustare il testo originale nell’inglese del
‘600. E’ noto, infatti, che Shakespeare avesse una coscienza storica greca e romana più o
meno solida, circolante anche nell’Inghilterra del tempo.
Il desiderio si fa moderno perché non risulta codificato in una situazione tipica e si angola
secondo molteplici possibilità e prospettive: attinge alla tradizione e nello stesso tempo
inventa nuovi percorsi e nuovi bersagli. Il desiderio si misura su Platone, Ovidio e Petrarca,
4 L’eros in Shakespeare, Alessandro Serpieri e Keir Elam
confrontandosi con quei nuovi paradigmi. Alle costrizioni puritane fa riscontro una
sfrenatezza concettuale ed espressiva e l’amore ideale si coniuga con la parodia del’amore o
con la scoperta dell’ osceno. E’ il segno di uno stadio più avanzato di civiltà che non il
restringersi a usare gli stadi precedenti della propria letteratura.
Le vicende trattate in Antonio e Cleopatra coprono il decennio che va dalla partenza di
Antonio da Alessandria (40 a. C.) alla morte dei due protagonisti (30 a. C.) Nel corso della
tragedia compaiono accenni ad alcuni eventi storici del periodo. La fonte principale
dell’opera è la Vita di Antonio di Plutarco.
A ispirare Shakespeare nella scrittura di Romeo e Giulietta fu molto probabilmente il poeta
romano Ovidio, autore della storia di Piramo e Tisbe e il loro amore proibito dalle rispettive
famiglie, libro delle sue Metamorfosi.
I suoi eroi possiedono le debolezze dell’uomo comune, ma al tempo stesso sono dotati di
grande sensibilità. La loro tragica fine è dovuta alle debolezze intrinseche alla loro natura, e
non al destino, spesso malvagio: questa è la differenza più sostanziale rispetto alla tragedia
greca. Shakespeare introduce inoltre un personaggio “di disturbo”, il cosiddetto “villain”,
uomo perfido che sa trarre in inganno l’eroe, come nel caso di Iago in “Othello”.
La sua delicata sensibilità sta proprio nel saper descrivere qualche cosa di superiore a quanto
si pratica nella sua opera. La maturità mentale di Shakespeare è evidente in questa coscienza
storica. Assenza di provincialismo. La condotta dei personaggi shakespeariani sembra non
seguire mai una norma di vita ristretta ad un luogo o a un gruppo umano: essa è in rapporto al
suo tempo anglosassone e insieme europea.
Il fatto che Shakespeare ambienti parte delle sue tragedie e delle sue commedie in Italia
rientrava nell'uso corrente del sedicesimo secolo il rifarsi alla classicità greca e
romana, ed all'erede naturale, l'Italia.
Shakespeare riprende fortemente l’istanza latina nonostante la rottura dalla Chiesa di Roma,
e la formazione spontanea della Chiesa anglicana incorporando cultura e fermo carattere
delle isole britanniche. Qualche eccesso ci fu con i Puritani e con altri movimenti estremi ma
nulla a paragone delle vergogne continentali. La cultura britannica divenne la cultura di
riferimento contro la cultura degenere e decadente d’origine latina. L’impero romano è
morto, il papato ha preteso di riempire quel vuoto politico, in competizione con altri poteri
forti Francia e Germania e Enrico VIII non stette al gioco del ricatto religioso per il
commercio del potere politico. Periodo compromettente ( 2° punto di scetticismo)
4) Un altro indice di classicità è la capacità di un autore di esaurire il terreno che coltiva
Soltanto dopo che la lingua, nella cadenza, più ancora che nel vocabolario e nella sintassi, si
è col tempo e i mutamenti sociali, sufficientemente alterata può nascere un altro poeta
grande. Non si può dire che dopo l’epoca di Shakespeare vi sia stato un dramma poetico
realmente di primo piano.
5) Al nostro elenco dobbiamo aggiungere la comprensività: il classico deve esprimere il
massimo possibile dell’intera gamma di sentimenti che costituiscono il carattere nazionale
dei parlanti di una lingua.
A mio avviso Shakespeare rappresenta tali sentimenti come meglio non si potrebbe infatti
eserciterà un’attrazione irresistibile sul popolo a cui appartiene, trovando piena rispondenza
negli uomini di tutte le classi e condizioni.
Ad esempio il Troilo e Cressida è un’opera complessa e di sorprendente attualità: insieme
affresco cavalleresco e grande farsa caricaturale, un contatto perfetto di tragico e comico.≥ 7
Questa comunione di elementi tragici e comici è legata all’eterogeneità del pubblico che
frequentava i teatri in quell’epoca: il teatro elisabettiano (così chiamato dal nome della regina
Elisabetta I, che regnò nel XVI sec) è aperto a tutti i ceti sociali. I nobili e i più facoltosi, che
potevano permettersi di pagare un prezzo più alto, avevano addirittura la possibilità di sedere
sul palco (evento unico nella storia del teatro, che di solito prevede una netta divisione tra gli
attori sul palco e il pubblico seduto in platea); i ceti più umili potevano assistere alla
rappresentazione teatrale in piedi, nel cortile centrale (chiamato yard). Consapevole della
presenza di persone così diverse per gusti e livello culturale, Shakespeare introduce in ogni
sua opera note e toni diversi, per attrarre e far divertire non solo i più raffinati, ma anche il
pubblico dai gusti più grossolani. Questo spiega le battute, spesso volgari. ( Iago a Brabantio:
“in questo momento, proprio in questo stesso momento, un vecchio caprone nero sta
cavalcando la vostra bianca agnella”)
6) Combinazioni. L’opera di Shakespeare risulta una combinazione di vari elementi. Questo
punto è molto legato a quello precedente. La forma tragica è in bilico e oscilla continuamente
tra le diverse forme rappresentate che vengono così incorporate nella sua complessa tessitura
comunicativa: tragico, comico, farsesco, narrativo, pittorico sono orchestrati splendidamente
per forti contrasti.
Se è vero che è un classico sarà una lingua che ha raggiunto la propria perfezione.
Questo inevitabile porsi tra generi diversi è certamente Othello che presenta l’unione di
sentimenti positivi e negativi: una fortissima attrazione per la bellezza e un altrettanto intenso
fascino per il deforme che a essa si contrappone e distrugge. Questo è un equilibrio di
sentimenti contrastanti. ≥ 8 Ormai Desdemona è dannata all’inferno per la sua falsità. Otello
si sente esposto allo sprezzo universale, sentendosi cornuto agli occhi di tutti. Ormai
Desdemona, la sua fonte , la sua stessa ragione di vita finalmente conquistata dopo il suo
lungo peregrinare, si è trasformata in un pozzo di disgustosa sessualità.
E’ un passo di grande pregnanza semantica. L’isotopia del flusso benefico che scorre da
Desdemona come fonte di vita alla corrente che è la sua vita altrimenti destinata a
disseccarsi se non riceverà più limpida acqua. L’alternativa è quella di accettare che quella
fonte non fluisca più ma ristagni sotto forma di cisterna e dunque di acqua ferma in
ambiente oscuro, in cui vadano ad accoppiarsi luridi rospi in repellenti nodi di sessualità
oscena che non può generare nuova oscenità. Alla visione repellente dei rospi che si
accoppiano in una cisterna segue un allocuzione, la Pazienza che tutto sopporta e che è
giovane e ha labbra di rosa, di fronte a tale immonda cambierebbe colore assumendo un
aspetto arcigno, tetro, nero come l’inferno5.
Per terminare un’altra mescolanza sublime: “Oh tu malerba, che sei così amabilmente bella
e hai un profumo così dolce, che i sensi dolgono a sentirti, vorrei che tu non fossi mai nata”.
Questo è un penoso conflitto tra l’attrazione pungente che ancora prova per lei e la condanna
che deve rivelarle, la condanna della puttana e il profumo inebriante si trasforma in un
iperbolico puzzo.
“Ti ho baciata prima di ucciderti, non c’è altro modo che questo, uccidendomi, morire su un
bacio”. Ancora una volta un conflitto, l’Eros e il Thanatos che trovano una risoluzione l’uno
nell’altro.
Non è per i suoi sentimenti personali, per i sentimenti scaturiti da particolari
eventi della sua vita, che il poeta può risultare interessante o degno
d’attenzione. I suoi sentimenti possono anche essere semplici, rudimentali,
banali. E’ degna di nota, a mio avviso, la sua volontà di non esprimere a tutti i
costi sentimenti umani nuovi, cercando una novità forzata.
E’ il modo in cui Shakespeare ha combinato la verità.
E’ poi innegabile che nessun poeta ha reso la nostra lingua capace di esprimere
pensieri tanto sottili e così raffinate sfumature di sentimento.
5 Otello:l’eros negato, Alessandro Serpieri.
Spero di aver risposto ai vari assunti di Eliot in maniera puntuale, spiegando
chiaramente perché Shakespeare, oltre ad essere principe della modernità , sia
anche un eterno classico.