INDICE
1. PREMESSA ____________________________________________ 2
2. DESCRIZIONE DELL’OPERA E SUO DIMENSIONAMENTO ____ 4
3. LOCALIZZAZIONE DELL’AREA ____________________________ 7
4. STUDIO SULLA CONFORMITÀ DEL PROGETTO A PIANI PAESAGGISTICI, TERRITORIALI ED URBANISTICI _______________ 9
4.1. PIANO REGOLATORE GENERALE (P.R.G.) ______________ 9
4.2. PIANO URBANISTICO TERRITORIALE TEMATICO PER IL PAESAGGIO ___________________________________________ 10
4.3. PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE ___ 13
4.4. PIANO DI BACINO STRALCIO ASSETTO IDROGEOLOGICO __________________________________________________ 15
4.5. RETE NATURA 2000 E AREE NATURALI PROTETTE _______ 20
5. IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE PREVISTE _____________ 21
6. CONCLUSIONI _______________________________________ 28
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1. PREMESSA
Il progetto si prefigge l’obiettivo di collegare la S.P.21 “Bitritto –
Adelfia”, con la S.P. 236 “Ex S.S. 271 di Cassano”. L’infrastruttura viaria di
nuova realizzazione si svilupperà a partire dal km 3+800 circa della S.P.21,
e terminerà sulla S.P.236, in corrispondenza dello svincolo di Bitritto Sud,
con un’estesa di circa 1.150 m.
Essa permetterà il collegamento trasversale delle due strade
provinciali, interessate da significativi flussi di traffico (attuali e di
previsione futura), a sud dell’abitato di Bitritto.
Il tracciato planimetrico del tratto infrastrutturale in progetto avrà
andamento pressoché rettilineo; le intersezioni con le strade provinciali
(S.P. 236 e lS.P. 21) e la strada comunale Randa saranno risolte mediante
tre rotatorie convenzionali, con diametro esterno pari a 40 m, la prima, e
46 m le altre due, con un’unica corsia di marcia. In particolare per la
realizzazione della rotatoria ubicata all’inizio del tronco in progetto
(intersezione con la S.P.236), sarà necessario deviare il ramo nord di
innesto in rotatoria, al fine di evitare che il posizionamento planimetrico
della stessa interferisca con la chiesa di Santa Maria dei Deserti, ubicata
sul ciglio di via John Fitzgerald Kennedy in corrispondenza della rampa
dello svincolo Bitritto sud.
La soluzione progettata costituisce un segmento del più complesso
asse viario previsto dalla programmazione del piano strategico dell’area
metropolitana barese che, a partire dalla S.P. 240 (Ex S.S. 634 “delle
Grotte orientali”), terminerà, con un’importante direttrice collegata a
rete con il sistema viario esistente, fino alle aree strategiche a nord del
capoluogo, mediante il miglioramento e l’ampliamento di tratti stradali
esistenti e la costruzione di nuovi tracciati, come nel caso di cui al
presente progetto.
Il nuovo tracciato, si sviluppa in parallelo ad una stradella di servizio di
Acquedotto Pugliese S.p.A., che corre al di sopra di una condotta
adduttrice idrica esistente. Partendo dalla intersezione con la S.P. 236 si
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intersecano, nell’ordine: al km 0+365 circa via Torre Marina; al km 0+640
circa una strada di servizio di Acquedotto Pugliese S.p.A., ubicata in
corrispondenza dell’adduttore secondario Bari-Carbonara (vecchia
diramazione); al km 0+705 circa un corso d’acqua a carattere
episodico, confluente nel Canale Picone; al km 0+830 circa via Randa.
Per il superamento delle intersezioni suddette si realizzeranno incroci a
raso in corrispondenza di via Torre Marina, rotatorie convenzionali in
corrispondenza delle altre strade interferenti e un’opera d’arte
opportunamente dimensionata per l’attraversamento idraulico del corso
d’acqua episodico.
Dal punto di vista altimetrico le scelte progettuali sono condizionate
dal rispetto di tre punti obbligati: la quota di partenza dalla S.P. 21,
quella di arrivo sul ramo di svincolo S.P. 236 e il punto di attraversamento
del corso d’acqua episodico affinché la relativa opera idraulica abbia
franco adeguato.
Il presente studio di prefattibilità ambientale è stato redatto ai sensi
dell’art. 17 del D.P.R. 207 del 05/10/2010 e conformemente ai dettami
dell’art. 20 del medesimo decreto.
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2. DESCRIZIONE DELL’OPERA E SUO DIMENSIONAMENTO
Il progetto prevede la costruzione di un nuovo tratto che, a partire dal
km 3+800 circa della S.P.21, termini sulla S.P.236, in corrispondenza dello
svincolo di Bitritto Sud, per un’estesa di circa 1.150 m.
Il tracciato planimetrico del tratto infrastrutturale in progetto ha
andamento pressoché rettilineo; le intersezioni con le strade provinciali
collegate (la S.P. 236 e la S.P. 21) e la strada comunale Randa sono
risolte mediante tre rotatorie convenzionali, con diametro esterno pari a
40 m, la prima, e 46 m le altre due, con un’unica corsia di marcia. In
particolare per la realizzazione della rotatoria ubicata all’inizio del tronco
in progetto, sarà necessario deviare il ramo nord di innesto in rotatoria, al
fine di evitare che il posizionamento planimetrico della stessa interferisca
con chiesa di Santa Maria dei Deserti, ubicata sul ciglio di via John
Fitzgerald Kennedy in corrispondenza della rampa dello svincolo Bitritto
sud.
Il nuovo tracciato, si sviluppa in parallelo ad una stradella di servizio di
Acquedotto Pugliese S.p.A., che corre al di sopra di una condotta
adduttrice idrica esistente. Partendo dall’intersezione con la S.P. 236 si
intersecano, nell’ordine: al km 0+365, circa, via Torre Marina; al km
0+640, circa, una strada di servizio di Acquedotto Pugliese S.p.A.,
ubicata in corrispondenza dell’adduttore secondario Bari-Carbonara
(vecchia diramazione); al km 0+705, circa, un ramo di lama Picone,
confluente nel Canale Picone; al km 0+830 circa via Randa.
Per il superamento delle intersezioni suddette si realizzeranno incroci a
raso in corrispondenza di via Torre Marina, rotatorie convenzionali in
corrispondenza delle altre strade interferenti e un’opera d’arte
opportunamente dimensionata per l’attraversamento idraulico del ramo
del reticolo idrografico.
Dal punto di vista altimetrico le scelte progettuali sono condizionate
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dal rispetto di tre punti obbligati: la quota di partenza dalla S.P. 21,
quella di arrivo sul ramo di svincolo S.P. 236 e il punto di attraversamento
del corso d’acqua affinché la relativa opera idraulica abbia franco
adeguato.
La larghezza totale della piattaforma stradale sarà pari a 10,50 m, di
cui 3,75 m per ciascuna delle le due corsie e 1,50 m per le due banchine
laterali (conformemente alla tipologia del tipo C1 di cui al D.M. 05
novembre 2001 e s.m.i.). Il limite esterno della banchina sarà rifinito con
un cordolo in cemento prefabbricato interrotto in punti prestabiliti per
consentire il deflusso delle acque piovane lungo la scarpata e il loro
convogliamento, attraverso fossi di guardia, verso gli impianti di
trattamento dimensionati ai sensi delle NTA del Piano di Tutela delle
Acque della Regione Puglia.
Le rotatorie saranno provviste di impianto di pubblica illuminazione
idonee a garantire il corretto illuminamento degli incroci e nel pieno
rispetto della L.R. 15/2005 “Misure urgenti per il contenimento
dell’inquinamento luminoso”.
Per quanto riguarda la composizione del pacchetto della
sovrastruttura della piattaforma stradale, in questa fase si è tenuto conto
delle indicazioni riportate in letteratura, della tipologia di traffico e della
natura del terreno presente.
Preliminarmente alla realizzazione della pavimentazione flessibile
prevista saranno eseguite le seguenti lavorazioni:
• scavo di sbancamento di spessore medio pari a 30 cm, sino ad
eliminare lo strato di terreno vegetale superficiale aventi requisiti di
portanza non adeguati alla trasmissione dei carichi stradali;
• realizzazione di uno strato di bonifica in pietrisco misto calcareo di
spessore atto a conferire idonee caratteristiche di portanza al piano
d’appoggio del cassonetto stradale.
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Il pacchetto della sovrastruttura stradale flessibile sarà composto dai
seguenti strati:
• strato di fondazione in misto granulare stabilizzato, di spessore
pari a 30 cm;
• strato di base di tout-venant di spessore pari a 14 cm;
• strato di collegamento (binder) in conglomerato bituminoso
aperto di spessore pari a 7 cm;
• strato di tappeto in conglomerato bituminoso di tipo chiuso di
spessore pari a 4 cm.
L’ammontare complessivo dell’impegno di spesa da assumere per
l’esecuzione del progetto è pari a € 4.000.000,00
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3. LOCALIZZAZIONE DELL’AREA
L’opera in progetto è rappresentata da una nuova strada provinciale
che colleghi la S.P. 236 “Ex S.S. 271 di Cassano” e la S.P. 21 “Adelfia -
Bitritto” con l’obiettivo di completare la “Poligonale esterna di Bari” e di
collegare in maniera più efficace la fascia a sud del capoluogo di
regione nel tratto che va da Bitonto a Rutigliano, passando per
Modugno, Bitritto ed Adelfia.
Essa inizia in prossimità della rampa che dalla S.P.236 porta su Via J.F.
Kennedy (in corrispondenza di Santa Maria dei Deserti), con una
rotatoria, e si raccorda alla S.P. 21, al km 3+800 circa, con un’altra
rotatoria all’altezza.
In figura 1 è riportata uno stralcio della cartografia ufficiale I.G.M. alla
scala 1:25.000 nella quale è riportata, indicativamente, in verde,
l’ubicazione della strada in progetto e nei cerchi rossi le rotatorie
previste.
Figura 1 – Ubicazione dell’area indagata su stralcio IGM.
Gli interventi in progetto sono ubicati in agro del Comune di Bitritto.
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L’area investigata ricade in parte nel Foglio 177 II SE “Triggiano” ed in
parte nel Foglio 177 II SO “Grumo Appula” della Cartografia Ufficiale
I.G.M., con quote variabili attorno ai 110 m s.l.m.m.
In figura 2 è riportata l’ortofoto digitale a colori, in scala 1:2.000, del
Programma “IT2000NR”, realizzata dalla Compagnia Generale
Ripreseaeree di Parma, in sub-licenza d’uso al Servizio Viabilità Centro
della Provincia di Bari, nella quale oltre al tracciato previsto dal progetto,
in verde, è possibile rilevare l’utilizzo prevalentemente agricolo dell’area
oggetto di indagine.
Figura 2 – Ortofoto digitale a colori del Programma “IT2000NR”, realizzata dalla Compagnia Generale
Ripreseaeree di Parma, in sub-licenza d’uso al Servizio Viabilità Centro della Provincia di Bari.
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4. STUDIO SULLA CONFORMITÀ DEL PROGETTO A PIANI PAESAGGISTICI, TERRITORIALI ED URBANISTICI
4.1. PIANO REGOLATORE GENERALE (P.R.G.)
Le aree interessate dalla costruzione della nuova strada non sono
nella disponibilità dell’Ente. Pertanto occorrerà attivare le necessarie
procedure per la preliminare dichiarazione di pubblica utilità,
l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e la conseguente
variante urbanistica trattandosi di aree destinate prevalentemente ad
uso agricolo.
L’approvazione del progetto definitivo, con le modalità di cui all’art.
12 della Legge Regionale 22 febbraio 2005 n. 3, deliberata ai soli fini
urbanistici dal competente Consiglio Comunale e senza necessità di
approvazione regionale, insieme agli altri interventi precedentemente
illustrati, determinerà la nuova conformazione urbanistica dello
strumento regolatore e l’apposizione del vincolo preordinato
all’esproprio.
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4.2. PIANO URBANISTICO TERRITORIALE TEMATICO PER IL PAESAGGIO
Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (P.U.T.T./P) è
stato approvato dalla Giunta Regionale con Deliberazione n. 1748 del 15
dicembre 2000 (BURP n. 6 del 11 gennaio 2001) ed è diventato esecutivo
dal 12 gennaio 2001.
Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio definisce,
attraverso le norme tecniche d’attuazione e con le cartografie
tematiche, i vari ambiti territoriali, che per caratteristiche peculiari
(assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico, copertura
vegetazione, presenza di fauna, stratificazione storica
dell’organizzazione insediativa), si distinguono dalla restante parte del
territorio.
AMBITI TERRITORIALI ESTESI
In relazione agli Ambiti Territoriali Estesi previsti dal P.U.T.T./P Regione
Puglia, gli interventi in progetto ricadono in gran parte in ambito E e per
un piccolo tratto, in corrispondenza dell’innesto con la S.P 21, in ambito
C così come si evince dalla figura 3.
Figura 3 – Classificazione ATE del PUTT/P, in evidenza l’area di progetto.
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AMBITI TERRITORIALI DISTINTI
Gli elementi strutturanti il territorio sono definiti con l’art. 3.01 e si
articolano nei seguenti sistemi:
• sistema dell’assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico;
• sistema della copertura botanico-vegetazionale, colturale e della
potenzialità faunistica;
• sistema della stratificazione storica dell’organizzazione insediativa.
Relativamente al sistema dell'assetto geologico-geomorfologico-
idrogeologico (art. 3-02 delle N.T.A. del P.U.T.T./P), il progetto risulta
interessare, in prossimità dell’intersezione con la S.P.21, l’area annessa
della “lama Baronali”, figura 4.
Figura 4 – PUTT/P Puglia, serie 6 relativa all’idrologia, in evidenza l’area di progetto.
Figura 5 – PUTT/P Puglia, serie 10 relativa alla geomorfologia, in evidenza l’area di progetto.
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In relazione al sistema della copertura botanico-vegetazionale,
colturale e della potenzialità faunistica (art. 3-03 delle N.T.A. del
P.U.T.T./P) il progetto non interessa alcun sottosistema.
Relativamente al sistema della stratificazione storica
dell’organizzazione insediativa (art. 3-04 delle N.T.A. del P.U.T.T./P) il
progetto non interessa nessun sottosistema.
In attuazione dell’art. 95 del D.lgs. 163/2006 si trasmetterà copia del
progetto preliminare al competente Soprintendente per i Beni
Archeologici della Puglia per la verifica preventiva dell’interesse
archeologico.
In conclusione, in relazione alle previsioni del PUTT/P, sarà necessario
attivare la procedura per ottenere dalla Giunta Regionale della Puglia
l’attestazione di compatibilità paesaggistica, anche in deroga al piano,
in conformità con quanto previsto dagli artt. 5.04 e 5.07 delle N.T.A. del
P.U.T.T./P.
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4.3. PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE
Con delibera n. 1435 del 2 agosto 2013, pubblicata sul BURP n. 108
del 06 agosto 2013, la Giunta Regionale ha adottato il Piano
Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia.
Successivamente la Giunta regionale, con la deliberazione n. 2022
del 29/10/2013, pubblicata sul BURP n. 145 del 06 novembre 2013, ha
approvato una serie di modifiche e correzioni al "TITOLO VIII NORME DI
SALVAGUARDIA, TRANSITORIE E FINALI" delle Norme Tecniche di
Attuazione (NTA) e alla sezione 4.4.1 delle Linee Guida del PPTR
adottato.
In virtù di questo si è verificato che l’intervento in progetto non sia in
contrasto con le misure di salvaguardia come definite dall’art.105 delle
N.T.A. del P.P.T.R. e dallo studio del webgis del P.P.T.R. è stato possibile
concludere come il progetto interessi aree di cui all’art.142 art.1 comma
c) del D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del
Paesaggio” e successive modifiche e integrazioni, figura 6.
In considerazione di quanto appena esposto verrà richiesta alla
Giunta Regionale della Puglia apposita Autorizzazione Paesaggistica ex
art.146 del D.Lgs.42/2004.
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4.4. PIANO DI BACINO STRALCIO ASSETTO IDROGEOLOGICO
La Legge 18 maggio 1989, n. 183 ha stabilito che il bacino idrografico
è l’ambito fisico della pianificazione. L’art 1 definisce il bacino
idrografico come il territorio dal quale le acque pluviali, di fusione delle
nevi e dei ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un
determinato corso d’acqua o per mezzo di affluenti, nonché il territorio
che può essere allagato dalle acque del medesimo corso d’acqua, ivi
compresi i suoi rami terminali con le foci in mare e del litorale marittimo
prospiciente.
Ai sensi dell’articolo 17 comma 6 ter della su citata legge la Regione
Puglia, tramite l’Autorità di Bacino della Puglia, si è dotata di un Piano di
Bacino stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI).
Esso “è finalizzato, in generale, al miglioramento delle condizioni di
regime idraulico e della stabilità geomorfologica necessario a ridurre gli
attuali livelli di pericolosità e a consentire uno sviluppo sostenibile del
territorio nel rispetto degli assesti naturali della loro tendenza evolutiva e
della potenzialità d’uso” (art. 1 comma 1 delle NTA).
Le previsioni e le prescrizioni contenute nel PAI, ed esplicitate nelle
Norme Tecniche di Attuazione (NTA), sono vigenti dal 30 novembre 2005
in coordinamento con gli strumenti di pianificazione territoriale vigenti.
Schematicamente le finalità del PAI, che ha come obiettivo primario
l’individuazione delle aree soggette a dissesto, attraverso analisi storiche
di eventi critici, per una prima valutazione del rischio idrogeologico, sono
le seguenti:
• la sistemazione, la conservazione ed il recupero del suolo nei
bacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulici, idraulico-
forestali, idraulico–agrari compatibili con i criteri di recupero
naturalistico;
• la difesa e il consolidamento dei versanti e delle aree instabili,
nonché la difesa degli abitanti e delle infrastrutture contro i
movimenti franosi e gli altri fenomeni di dissesto;
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• il riordino del vincolo idrogeologico;
• la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua;
• lo svolgimento funzionale dei servizi di polizia idraulica, di piena e
di pronto intervento idraulico, nonché della gestione degli
impianti.
“Il PAI individua il reticolo idrografico sul territorio di competenza
dell’Autorità di Bacino della Puglia, nonché l’insieme degli alvei fluviali in
modellamento attivo e le aree golenali, ove vige il divieto assoluto di
edificabilità” (art. 6 comma 1 delle NTA) a cui vanno aggiunte “le fasce
di pertinenza fluviale” (art.10 comma 1).
“All’interno delle aree e nelle porzioni di terreno...., possono essere
consentiti l’ampliamento e la ristrutturazione delle infrastrutture
pubbliche o di interesse pubblico esistenti, comprensive dei relativi
manufatti di servizio…..” (art. 6 comma 4).
Nel comma 7 dell’articolo 6, tuttavia, si prescrive in tutte queste aree,
per le opere consentite, “la redazione di uno studio di compatibilità
idrologica ed idraulica che ne analizzi compiutamente gli effetti sul
regime idraulico a monte e a valle dell’area interessata”.
“Quando il reticolo idrografico e l’alveo in modellamento attivo e le
aree golenali non sono realmente individuate nella cartografia in
allegato e le condizioni morfologiche non ne consentano la loro
individuazione, le norme si applicano alla porzione di terreno a distanza
planimetrica, sia in destra che in sinistra, dall’asse del corso d’acqua,
non inferiore a 75 m” (art. 6 comma 8).
Il PAI ha individuato per il rischio idraulico le seguenti aree:
• area ad alta pericolosità idraulica (A.P.) porzione di territorio
soggetta ad essere allagata per eventi di piena con tempo di
ritorno inferiore a 30 anni;
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• area a media pericolosità idraulica (M.P.) porzione di territorio
soggetta ad essere allagata per eventi di piena con tempo di
ritorno compreso tra 30 e 200 anni;
• area a bassa pericolosità idraulica (B.P.) porzione di territorio
soggetta ad essere allagata per eventi di piena con tempo di
ritorno compreso tra 200 e 500 anni.
Anche gli interventi, consentiti, ricadenti in dette aree sono vincolati
“alla redazione di uno studio di compatibilità idrologica ed idraulica che
ne analizzi compiutamente gli effetti sul regime idraulico a monte e a
valle dell’area interessata”.
Inoltre il PAI suddivide la aree a pericolosità geomorfologica in:
• area a pericolosità geomorfologica molto elevata (P.G.3) porzione
di territorio interessata da fenomeni franosi attivi o quiescenti;
• area a pericolosità geomorfologica elevata (P.G.2) porzione di
territorio caratterizzata dalla presenza di due o più fattori
geomorfologici predisponenti l’occorrenza di instabilità di versante
e/o sede di frana stabilizzata da fenomeni franosi attivi o
quiescenti;
• area a pericolosità geomorfologica media e bassa (P.G.1)
porzione di territorio caratterizzata da bassa suscettività
geomorfologica all’instabilità;
Nel caso in cui un intervento ricada in una di queste aree l’AdB
richiede la redazione di uno studio di compatibilità geologica e
geotecnica che ne analizzi compiutamente gli effetti sulla stabilità
dell'area interessata.
Inoltre, in base al DPCM del 29 settembre 1998 sono individuate le
aree a rischio:
• Molto Elevato (R4) per il quale sono possibili la perdita di vite
umane e lesioni gravi alle persone, gravi danni agli edifici, alle
infrastrutture ed al patrimonio ambientale e la distruzione di attività
socio-economiche;
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• Elevato (R3) per il quale sono possibili problemi per l’incolumità
delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture, con
conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione di funzionalità
delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio
ambientale;
• Medio (R2) per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle
infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano
l’incolumità del personale, l’agibilità degli edifici e la funzionalità
delle attività economiche;
• Moderato (R1) per il quale i danni sociali, economici e al
patrimonio ambientale sono marginali.
In riferimento al vigente Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia, la zona
individuata dal progetto, come si rileva dalla figura 7, non interessa aree
a pericolosità geomorfologica ma aree a pericolosità idraulica.
Figura 7 – Ortofoto a colori relativa al Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico tratta dal sito internet dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia, opportunamente modificata per mostrare come l’area sulla quale
insisterà la nuova strada è interessata da pericolosità idraulica .
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Inoltre dalle rilevanza dedotte dalla carta idrogeomorfologica,
redatta dall’Autorità di Bacino della Regione Puglia e disponibile sul
proprio sito internet (si fa presente come la stessa, giusta nota del
segretario generale della stessa A.d.B, non abbia ancora valore ufficiale
ma costituisce un elemento conoscitivo e non formale in applicazione
delle N.T.A. del P.A.I.) il progetto interferisce con un corso d’acqua che
appartiene al reticolo di “lama Picone”, come da figura 8. In virtù di
questa evidenza sarà predisposto ai sensi del comma 7 dell’articolo 6
delle NTA del PAI, “uno studio di compatibilità idrologica ed idraulica
che ne analizzi compiutamente gli effetti sul regime idraulico a monte e
a valle dell’area interessata”.
Figura 8 – Immagine, opportunamente modificata per mostrare l’interferenza tra la strada in progetto e il ramo del reticolo, tratta dal sito dell’Autorità di Bacino della Puglia.
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4.5. RETE NATURA 2000 E AREE NATURALI PROTETTE
I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e le Zone di Protezione Speciale
(ZPS) sono state designate rispettivamente con la Direttiva 92/43/CEE
(relativa alla conservazione di habitat naturali e seminaturali) e con la
Direttiva 79/409/CEE (relativa alla conservazione degli uccelli selvatici). I
SIC e le ZPS sono gli elementi costituenti la Rete Natura 2000 dell’Unione
Europea per la salvaguardia della biodiversità.
La Valutazione di Incidenza è una procedura precauzionale che ha
come obiettivo la Valutazione dell’Incidenza, appunto, che piani (di
settore, urbanistici e territoriali ecc.) e progetti possono avere
direttamente o indirettamente, singolarmente o congiuntamente con
altri piani e progetti, sugli habitat e sulle specie censite nei SIC e nelle
ZPS.
Il progetto in esame non interessa aree ricadenti in SIC o ZPS, come si
evince dalla figura 9, pertanto non si applicano le procedure relative
alla Valutazione di Incidenza.
Figura 9 – Immagine tratta dal sito internet dell’Ufficio Parchi della Regione Puglia.
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5. IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE PREVISTE
ATMOSFERA
Gli impatti principali attesi, in seguito alla realizzazione della strada
provinciale di collegamento tra la S.P. 236 e la S.P. 21, sulla qualità
dell’aria saranno prevalentemente dovuti ai mezzi meccanici, in fase di
cantiere, e al normale traffico automobilistico durante il periodo di
esercizio. Va tuttavia precisato che l’intervento non implicherà un
aumento del traffico bensì una sua più razionale movimentazione che
non interessi l’abitato cittadino e che consenta un percorso alternativo
ai veicoli che si spostano lungo la poligonale esterna di Bari da Bitonto in
direzione Rutigliano e viceversa.
Infatti se da un lato la nuova arteria produrrà un innegabile impatto
su un’area attualmente non interessata da grandi volumi di traffico e
quindi di smog ed inquinamento dall’altro consentirà di snellire e ridurre il
traffico gravante sull’abitato di Bitritto diminuendo sensibilmente la
concentrazione di inquinanti che pesano sulla città e di riflesso sulla
qualità della vita dei suoi abitanti.
Quindi si può ragionevolmente concludere che l’opera non produrrà
un aumento del numero di veicoli circolanti, e di conseguenza un
maggiore impatto sulla componente aria, ma una più razionale
movimentazione.
RUMORE
Le principali sorgenti di inquinamento acustico saranno
rappresentate dai mezzi meccanici, in fase di cantiere, e dal normale
traffico automobilistico durante il periodo di esercizio che però anche in
questo caso finirà per ridurre e/o attenuare lo stesso impatto
attualmente gravante sul centro abitato.
SUOLO E SOTTOSUOLO
L'area indagata ricade nella parte centrale delle Murge, che con il
Gargano e la Penisola Salentina (dalla quale è separata dalla linea
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tettonica “Taranto-Brindisi”), rappresenta uno dei blocchi calcarei
costituenti l'Avampaese apulo.
In particolare la successione stratigrafica (a partire dal basso e dalla
formazione più antica alla più recente) che, risulta composta da
formazioni marine, è la seguente:
• “Calcare di Bari”;
• “Calcarenite di Gravina”;
• Depositi alluvionali;
La formazione del “Calcare di Bari”, databile al Turoniano-Barremiano,
affiora diffusamente nell’area oggetto di studio. Sotto il profilo litologico,
si tratta di calcari micritici-detritici microfossiliferi e calcari dolomitici con
importanti livelli di rudiste e macroforaminiferi, presenti a diverse e ben
definite altezze stratigrafiche, generalmente in strati e talora in banchi, di
colore biancastro. Dal punto di vista strutturale gli ammassi carbonatici
appartenenti a tale formazione risultano normalmente fratturati e
carsificati. Nell’area di studio si segnalano sui calcari depositi argillosi
residuali comunemente definiti ”terre rosse”. Tali materiali suggeriscono
l’esistenza di una fase di continentalità successiva ad un’oscillazione
negativa del livello marino, seguita da un’oscillazione positiva
documentata dai sovrastanti depositi calcarenitici. Litologicamente si
tratta di argille, argille sabbiose, e sabbie limose di colore rosso mattone.
Da un punto di vista paleoambientale la formazione presenta tutti i
caratteri di estesa piattaforma carbonatica soggetta a subsidenza con
sedimentazione di mare sottile.
In trasgressione, direttamente sui depositi carbonatici, si rinvengono
depositi appartenenti al Ciclo di Avanfossa, costituiti da sedimenti
calcarenitici di colore bianco–giallastro, a grana da medio–fine a
medio–grossolana, spesso molto fossilifere. Questi depositi,
comunemente noti come “Tufi delle Murge”, sono stati attribuiti
recentemente alla formazione delle “Calcareniti di Gravina” e databili al
Pleistocene. Nella zona le calcareniti sono costituite da biocalcareniti e
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da biocalciruditi a matrice micritica. In affioramento la “Calcarenite di
Gravina” si segnala, da letteratura, a lembi a sud sud-ovest dell’abitato
di Modugno.
Per quanto riguarda i depositi alluvionali pleistocenici – olocenici essi
sono rinvenibili sul fondo dei solchi erosivi presenti nell’area, i già citati
rami del reticolo idrografico, e sono costituiti da ciottolame calcareo e
depositi terrosi derivanti dalla disgregazione e dal dilavamento
successivo delle formazioni prima descritte. Allo stato attuale non
sempre sono ancora presenti e comunque da letteratura il loro spessore
non supera i 2 m.
I caratteri tettonici dell’area in esame sono strutturalmente legati
all’evoluzione geologica della regione murgiana. Gli strati risultano poco
inclinati prevalentemente 8°-10° e solo in alcuni casi si verificano
inclinazioni che raggiungono i 15°–20°, nel complesso costituiscono una
struttura monoclinatica immergente a Est-NordEst in cui s’individuano
blande pieghe anticlinali e sinclinali con fianchi inclinati di circa 10°. Tale
struttura, arealmente risulta complicata da faglie direzionali agli assi
delle pieghe con rigetti non ovunque ben riconoscibili, nonchè da
sistemi di fratture sub-verticali.
Alla luce delle considerazioni appena fatte e considerando la
tipologia realizzativa che verrà utilizzata, e che interesserà i primissimi
metri, si può ragionevolmente supporre che l’impatto del progetto sulla
componente suolo e sottosuolo è da considerarsi modesto, anche se la
realizzazione della strada produrrà un innegabile consumo di suolo e un
conseguente aumento delle superfici impermeabili.
In una fase successiva, tuttavia, verrà redatto un bilancio delle terre e
rocce da scavo eventualmente movimentate. Inoltre, per il reperimento
del materiale necessario ai rilevati saranno privilegiate cave di prestito
già operanti, comunque più prossime possibili all’area di cantiere, allo
scopo unico di ridurre il più possibile le emissioni inquinanti dei mezzi che
trasportano materiali. Mentre, per la realizzazione della struttura in c.a.
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non si farà impiego di risorse naturali ad eccezione di quelle energetiche
e delle materie prime lavorate all’esterno del cantiere.
AMBIENTE IDRICO
L'idrografia murgiana risulta essere caratterizzata da una serie di
bacini stretti e di modesto sviluppo, che si estendono in senso trasversale
alla linea di costa. Tali bacini sono alimentati da solchi erosivi di
larghezza e lunghezza variabili, in genere a fondo piatto, che prendono
il nome di "lame” o ”gravine” e rappresentano i resti dell’idrografia
superficiale oggi scomparsa. In essi si raccolgono e ruscellano le acque
di origine meteorica, in special modo quelle relative a precipitazioni
intense e di breve durata, che quasi mai riescono a riversare acqua nel
mare.
Il territorio della provincia di Bari è caratterizzato dalla presenza di un
sistema di lame, quelle più importanti sono: Lama Balice, Lamasinata,
Lama Picone, Lama S. Giorgio, Lama Giotta.
Il progetto in oggetto interessa attraverso un corso d’acqua a
carattere episodico del “canale Picone”.
L’elevata permeabilità delle formazioni litologiche affioranti, connesse
alla fenomenologia carsica, che caratterizza gli ammassi carbonatici, il
regime delle precipitazioni meteoriche, concentrate nei mesi invernali e
l’accentuata aridità nei mesi estivi rappresentano i fattori principali da
cui dipende strettamente il modesto sviluppo della rete idrografica
superficiale dell’altopiano delle Murge.
L'idrografia superficiale passa, dunque, in secondo piano lasciandosi
sostituire, per importanza, dalla idrografia sotterranea profonda.
La Murgia è caratterizzata prevalentemente dagli affioramenti delle
rocce carbonatiche, per cui la loro permeabilità è legata allo stato di
fratturazione delle stesse e all’evoluzione del fenomeno carsico che
varia da luogo a luogo.
Le acque circolanti in questo acquifero carbonatico profondo sono
generalmente costrette a muoversi in pressione, spesso a notevole
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profondità al di sotto del l.m., con carichi idraulici ovunque alti e
sensibilmente variabili lungo la verticale dell'acquifero. I massimi carichi
piezometrici si riscontrano nelle aree più interne dell'altopiano murgiano,
ove si raggiungono valori di oltre 200 m s.l.m.
Il deflusso a mare delle acque di falda avviene in forma ora
essenzialmente diffusa ora concentrata per la locale presenza di vistosi
sistemi carsici ipogei che condizionano fortemente i caratteri di
permeabilità dell’ammasso roccioso.
Le acque meteoriche, in fase di esercizio, saranno direttamente
recapitate sui terreni circostanti come consentito ai sensi delle NTA del
Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia.
Tenendo conto di quanto detto sopra, per tale componente l’impatto
atteso risulta lieve.
BIOSFERA
Dalle analisi effettuate non si riscontrano specie faunistiche di interesse
naturalistico-scientifico e/o economico, per cui il relativo impatto è
trascurabile.
Il progetto, inoltre, non interessa aree di particolare interesse
naturalistico, pertanto l’impatto risulta alquanto contenuto e
riconducibile ad un valore basso. Particolare attenzione sarà posta in
fase di realizzazione dell’opera per le operazioni di movimento terra e
scarico dei materiali di risulta, per i quali è vincolante la previsione
dell’allontanamento in discariche autorizzate.
AMBIENTE UMANO
Complessivamente il progetto per le sue caratteristiche non presenta
particolari interferenze con la salute pubblica.
Anzi, in virtù del fatto che il traffico verrà allontanato dall’ambito
cittadino, si possono prevedere indubbi benefici sulla qualità dell’aria
del centro abitato.
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Questo genererà una sensibile diminuzione della probabilità di
contrarre malattie respiratorie legate agli scarichi dei mezzi gommati.
Inoltre, si ridurranno sensibilmente i rischi di incidenti, che attualmente
coinvolgono l’interno di Bitritto.
La qualità paesaggistica del territorio interessato dal progetto è
alquanto uniforme ed è rappresentata in genere da attività produttive
(arboree specializzate, seminativi, incolto). Inoltre, in questo tipo di
paesaggio si evidenzia la presenza di insediamenti rurali, anche antichi,
concentrati, talvolta entro i recinti di masserie, ma distanti dall’area di
interesse.
Il materiale per la massicciata (di granulometria adeguata), i
conglomerati bituminosi e i conglomerati cementizi saranno recuperati
nel territorio provinciale.
Non si farà impiego di risorse naturali ad eccezione di quelle
energetiche e delle materie prime lavorate all’esterno del cantiere.
Si prevede ragionevolmente una bassa produzione di rifiuti in quanto il
materiale proveniente dagli scavi, opportunamente controllato, sarà
reimpiegato per l’esecuzione dei lavori.
I materiali di risulta derivanti dalle lavorazioni di cantiere saranno
trattati opportunamente in funzione della loro natura e tipologia.
L’inquinamento e il disturbo ambientale conseguente alla
realizzazione dell’opera sarà limitato al periodo d’esercizio del cantiere,
compresi i tempi per l’impianto e lo smantellamento dello stesso.
In fase di cantiere saranno predisposte le seguenti misure:
• sarà prevalentemente utilizzato il materiale derivante dalle
opere di scavo, mentre per l’eventuale materiale necessario
saranno privilegiate cave di prestito già operanti, che saranno
individuate considerando con particolare riguardo, gli impatti
indotti, le caratteristiche della viabilità di connessione, di disagi
alla normale circolazione, i tempi di percorrenza ecc.;
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• i materiali di risulta provenienti dalle lavorazioni di cantiere
saranno trattati opportunamente e conferiti in discariche
autorizzate, se non è tecnicamente possibile riutilizzarli;
• si prevederà una sistemazione a verde delle scarpate e
dell’infrastruttura in genere con l’uso esclusivo di specie
autoctone e secondo i dettami dell’ingegneria naturalistica;
• per l’approvvigionamento idrico si utilizzeranno riserve idriche
già esistenti;
• si realizzeranno opere per garantire la protezione dei rilevati e
conseguentemente il corretto deflusso delle acque meteoriche;
• si ridurrà la produzione di polvere con l’imbibizione delle aree di
cantiere e la predisposizione di barriere antipolvere;
• si eseguiranno, con l’ausilio e nelle disponibilità dell’ARPA Puglia,
indagini per valutare la reale consistenza e natura delle polveri
in modo da poter valutare l’adeguatezza delle misure adottate
ed eventualmente incrementarne l’efficienza;
• le emissioni acustiche saranno ridotte con l’uso di silenziatori;
• sarà eseguita una campagna di monitoraggio ex-post del
rumore per verificare l’efficacia delle misure adottate ed il
rientro entro i limiti previsti per legge;
• a lavori ultimati le aree utilizzate per i cantieri mobili saranno
oggetto di ripristino ambientale;
• le piste di cantiere utilizzate in fase di realizzazione saranno
demolite, ripristinando le originarie condizioni del terreno;
Tali misure di mitigazione tendono a ridurre se non annullare i
potenziali effetti negativi dell’opera.
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6. CONCLUSIONI
La realizzazione dell’intervento “Collegamento tra la S.P. 21 “Adelfia
Bitritto” e la S.P. 236 “Ex S.S. 271 di Cassano” in prossimità Bitritto Sud”
produrrà numerosi vantaggi nella sfera socio-economico senza produrre
eccessivi carichi sull’ambiente.
Nel complesso con la realizzazione delle opere proposte si potranno
ottenere i seguenti fattori positivi:
• snellimento del traffico insistente sull’abitato di Bitritto, dove
sono anche presenti incroci semaforizzati;
• possibilità di usufruire di una via alternativa per percorrere la
direttrice Bitonto - Rutigliano;
• riduzione di tempi medi di percorrenza;
• sicurezza nella velocità media di percorrenza del tragitto;
• diminuzione del rischio di incidenti stradali, soprattutto in ambito
cittadino;
• fluidificazione dello scorrimento degli automezzi;
• diminuzione del carico di inquinamento da mezzi gommati in
ambito urbano;
• diminuzione della probabilità, per i cittadini, di contrarre
malattie respiratorie provocate dalle emissioni dei mezzi
gommati che transitano in città;
Gli studi effettuati sono stati realizzati per verificare la compatibilità del
presente progetto con le previsioni e le prescrizioni dei piani urbanistici
vigenti e la normativa tecnico-ambientale in vigore. Si è potuto, quindi,
accertare che non vi sono criticità prevedibili tali da ostacolare la
realizzazione del progetto in esame.
Infatti, a proposito delle previsioni del P.U.T.T./P., gli interventi ricadono
in piccola parte in ambito territoriale esteso di tipo “C” ed interessano
aree di cui all’art.142 art.1 comma c) del D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42
“Codice dei beni culturali e del Paesaggio”, pertanto sarà necessario
richiedere l’Attestazione di Compatibilità Paesaggistica ex art. 5.04 delle
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N.T.A. del P.U.T.T./P., anche in deroga al piano, con effetto di
Autorizzazione Paesaggistica ex art.146 del D.Lgs.42/2004
Le aree interessate dalla costruzione della nuova strada non sono
nella disponibilità dell’Ente. Pertanto occorrerà attivare le necessarie
procedure per la preliminare dichiarazione di pubblica utilità,
l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e la conseguente
variante urbanistica trattandosi di aree destinate prevalentemente ad
uso agricolo.
L’approvazione del progetto preliminare, con le modalità di cui all’art.
12 della Legge Regionale 22 febbraio 2005 n. 3, deliberata ai soli fini
urbanistici dal competente Consiglio Comunale e senza necessità di
approvazione regionale, insieme agli altri interventi precedentemente
illustrati, determinerà la nuova conformazione urbanistica dello
strumento regolatore e l’apposizione del vincolo preordinato
all’esproprio.
In attuazione dell’art. 95 del D.lgs. 163/2006 si trasmetterà copia del
progetto preliminare al competente Soprintendente per i Beni
Archeologici della Puglia per la verifica preventiva dell’interesse
archeologico.
In riferimento al vigente Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia, la zona
individuata dal progetto non interessa aree a pericolosità
geomorfologica ma aree a pericolosità idraulica. In ragione di questa
rilevanza il progetto, corredato da uno studio di compatibilità idrologica
ed idraulica redatto ai sensi dell’art.7 comma 2 delle N.T.A. del P.A.I.,
verrà sottoposto al parere dell’Autorità di Bacino della Puglia ai sensi
dell’art.4 comma 4 delle N.T.A. del P.A.I.
Per quel che riguarda la Rete Natura 2000 e le aree naturali protette,
l’area oggetto non ricade in nessuna area SIC o ZPS, pertanto non sarà
necessario attivare le procedure per la valutazione di incidenza.
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Per limitare i possibili impatti negativi sull’ambiente, in fase di cantiere
saranno predisposte le seguenti misure:
• sarà prevalentemente utilizzato il materiale derivante dalle
opere di scavo, mentre per l’eventuale materiale necessario
saranno privilegiate cave di prestito già operanti, che saranno
individuate considerando con particolare riguardo, gli impatti
indotti, le caratteristiche della viabilità di connessione, di disagi
alla normale circolazione, i tempi di percorrenza ecc.;
• i materiali di risulta provenienti dalle lavorazioni di cantiere
saranno trattati opportunamente e conferiti in discariche
autorizzate, se non è tecnicamente possibile riutilizzarli;
• si prevederà una sistemazione a verde delle scarpate e
dell’infrastruttura in genere con l’uso esclusivo di specie
autoctone e secondo i detami dell’ingegneria naturalistica;
• per l’approvvigionamento idrico si utilizzeranno riserve idriche
già esistenti;
• si realizzeranno opere per garantire la stabilità dei rilevati previsti
e contemporaneamente il corretto deflusso delle acque
meteoriche;
• si ridurrà la produzione di polvere con l’imbibizione delle aree di
cantiere e la predisposizione di barriere antipolvere;
• si eseguiranno, con l’ausilio dell’ARPA Puglia, indagini per
valutare la reale consistenza e natura delle polveri in modo da
poter valutare l’adeguatezza delle misure adottate ed
eventualmente incrementarne l’efficienza;
• le emissioni acustiche saranno ridotte con l’uso di silenziatori;
• sarà eseguita una campagna di monitoraggio ex-post del
rumore per verificare l’efficacia delle misure adottate ed il
rientro entro i limiti previsti per legge;
• a lavori ultimati le aree utilizzate per i cantieri mobili saranno
oggetto di ripristino ambientale;
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• le piste di cantiere utilizzate in fase di realizzazione saranno
demolite, ripristinando le originarie condizioni del terreno.
• i rilevati avranno un’altezza tale da ridurre al minimo gli impatti
visivi derivati dalla realizzazione degli stessi.
Infine, il progetto in questione, sarà sottoposto alla verifica di
assoggettabilità a procedura di V.I.A. ai sensi dell’art.20 del D.Lgs
152/2006 così come modificato dal D.Lgs. 4/2008, in quanto ricadente
nell’elenco presente nell’Allegato IV, del medesimo decreto, al punto 7.
lettera g).
Il Geologo (dott. Francesco ZUFFO)