BENVBollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario
Numero 18Ottobre 2014
-CESMECentro di Referenza Nazionaleper lo studio e l’accertamentodellle malattie esotichedegli animali
-COVEPICentro di Referenza Nazionaleper l’Epidemiologia Veterinaria,la Programmazione,l’Informazione e l’Analisidel Rischio
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BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario
2 Indice
INDICE
-EDITORIALE 3 - IN QUESTI MESISituazione epidemiologica della Bluetongue in Italia nel 2014 4 Modelli applicati allo studio delle epidemie 8
-DATI ALLA MANONumero di focolai notificati in SIMAN nel I, II, III trimestre 2014 12Numero di focolai notificati dalle Regioni in SIMAN nel I, II, III trimestre 2014 13Animali coinvolti da focolai notificati in SIMAN nel I, II, III trimestre 2014 16
-UNO SGUARDO ALLE MAPPE 18
-INTORNO A NOIPeste Suina Africana nella UE: l’evoluzione epidemiologica nel 2014 21World Rabies Day 25
-TERRITORI UFFICIALMENTE INDENNI 27
-REDAZIONE & CONTATTI 31
Ottobre 2014 Numero 18
3 Editoriale
EDITORIALEIl BENV come strumento per la diffusione dell’informazione
Cari lettori,
Il nuovo numero del BENV vi terrà compagnia nei prossimi freddi mesi con nuovi ed interessanti articoli.
Nella sezione In questi mesi, un articolo sulla bluetongue mostra la situazione epidemiologica della malattia in Italia nel corso del 2014. Infatti, una nuova ondata epidemica dovuta al sierotipo 1 del virus della bluetongue si è verificata nel nostro Paese nel corso dell’anno. La situazione epidemiologica è tuttora in rapida evoluzione e ad oggi l’infezione è stata confermata in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria.
Il BENV in questo numero vi mostra ancora una volta l’applicazione dei modelli epidemiologici in sanità animale. I modelli epidemiologici sono utili strumenti che utilizzano la matematica e la statistica per descrivere quantitativamente l’interazione tra ospite e agente patogeno, con lo scopo di predire le dinamiche di trasmissione delle malattie a livello di popolazione, delineando l’ampiezza attesa e il comportamento di un’epidemia.
L’articolo pubblicato in questo numero pone l’accento sull’utilizzo dei modelli compartimentali, mostrando come tali modelli siano di supporto nel delineare interventi in campo sanità pubblica.
Nella sezione Intorno a noi, un articolo mostra la situazione epidemiologica aggiornata della peste suina Africana nei Paesi dell’Unione Europea e della Federazione Russa. Ad oggi, la malattia è endemica nel sud della Federazione Russa ed ha coinvolto anche altri Paesi confinanti come l’Ucraina e la Bielorussia, fino a raggiungere, più recentemente, le Repubbliche Baltiche e la Polonia.
Un articolo divulgativo sulla giornata mondiale della rabbia è pubblicato nella stessa sezione. L’evento è promulgato dalle principali organizzazioni internazionali sanitarie umane e veterinarie ed è celebrato ogni anno il 28 settembre, la data dell’anniversario della morte di Louis Pasteur, che ha sviluppato il primo vaccino efficace contro la rabbia. La giornata mondiale della rabbia ha lo scopo di aumentare la consapevolezza sulla malattia nelle popolazioni e migliorarne gli sforzi di prevenzione e controllo. Il tema di quest’anno è stato “insieme contro la rabbia”, con l’obiettivo di insegnare a tutti l’impatto della malattia, come prevenirla e come eliminare le fonti della malattia nel mondo.
Nella sezione Dati alla mano sono pubblicati i dati sui focolai delle malattie animali, sullo stato sanitario delle Regioni e sulle specie animali coinvolte nei focolai notificati in SIMAN fino al settembre 2014. Come già riportato nelle Ultime del Benv, nel corso del mese di settembre la Calabria ha notificato in SIMAN 10 focolai della cosiddetta “sindrome da collasso degli alveari”, sostenuta da Aethina Tumida, un coleottero parassita degli alveari responsabile di gravi danni sanitari ed economici. La malattia fino ad oggi era considerata esotica nell’UE.
La distribuzione delle principali malattie animali in Italia è mostrata nella sezione Uno sguardo alle mappe. Oltre 500 focolai di bluetongue sostenuti dal sierotipo 1 del virus sono stati confermati fino al mese di settembre. Come mostrato nella mappa della bluetongue, il più alto numero di focolai confermati si è verificato in Calabria, seguita da Lazio e Abruzzo.
Infine, è possibile consultare le mappe e le tabelle dei territori ufficialmente indenni da leucosi, brucellosi e tubercolosi secondo la normativa comunitaria aggiornata al 14 febbraio 2014.
Ancora una volta vi invitiamo ad inviarci i vostri articoli ritenuti di interesse per il bollettino nella sezione Invia il tuo articolo, dove è possibile consultare anche le linee guida per gli autori. Lo staff del BENV vi augura una piacevole lettura dandovi appuntamento al prossimo anno con il nuovo numero.
Simona Iannetti COVEPI
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4 In questi mesi
IN QUESTI MESII principali avvenimenti di interesse epidemiologico in questi ultimi mesi in Italia ed in Unione Europea
Situazione epidemiologica della Bluetongue in Italia nel 2014
La Bluetongue (BT) è una malattia non contagiosa dei ruminanti trasmessa da insetti appartenenti al genere Culicoides. L’agente eziologico è un virus (BTV) appartenente alla famiglia Reoviridae genere Orbivirus di cui si riconoscono storicamente 26 sierotipi.
La BT è stata notificata per la prima volta in Italia nell’estate del 2000 quando focolai, causati dal sierotipo 2, sono stati segnalati in Sardegna, Sicilia e Calabria facendo registrare la più grande epidemia mai avutasi in Europa (1). Da allora, varie ondate epidemiche causate da differenti sierotipi (BTV 1, 2, 4, 8, 9 e 16) si sono succedute in Italia interessando sia territori precedentemente coinvolti dall’epidemia sia nuove Regioni.
Dal 1/01/2013 al 31/12/2013 in totale sono stati confermati 6049 focolai causati principalmente dal sierotipo 1 (BTV1), sierotipo circolante in precedenza in Nord Africa. La Regione con il maggior numero di focolai è stata la Sardegna seguita dalla Sicilia, dal Lazio, dalla Toscana, dalla Calabria, dalla Liguria e dalla Campania. Oltre all’epidemia da BTV1 nel corso del 2013 il sistema delle sentinelle ha consentito di confermare la presenza di altri sierotipi (BTV 2, 4, 8, 9 e 16) che hanno causato principalmente sieroconversioni nei ruminanti delle Regioni del Centro Sud.
Misure di controllo
In Italia per BT è stato emanato un Piano Nazionale di sorveglianza attivo come sistema di allerta precoce che ha lo scopo di rilevare o escludere la circolazione del virus sul territorio nazionale, impedendone nel contempo la diffusione in zone non interessate dall’infezione attraverso le misure di restrizioni delle movimentazioni animali dalle zone infette.
Il piano prevede l’effettuazione di controlli sierologici (ed eventualmente virologici) con frequenza mensile su una rete di animali sentinella, nonché sorveglianza entomologica mediante la ricerca degli insetti vettori e, in caso di focolaio, mediante ricerca del genoma virale.
L’intero territorio nazionale è suddiviso in unità minime di riferimento pari a 400 kmq (celle di 20 Km di lato). All’interno di ogni cella, è selezionato ed esaminato ogni mese un numero di animali sentinella, scelti nell’ambito della specie bovina, che consente di rilevare un’incidenza mensile di almeno il 5% con il 95% di probabilità. Gli animali sentinella sono scelti nell’ambito della specie bovina; qualora non siano presenti bovini in numero sufficiente o la loro distribuzione non consenta di avere un campione rappresentativo del territorio è possibile scegliere o integrare il campione con animali di altre specie recettive.
Ottobre 2014 Numero 18
5 In questi mesi
La sorveglianza entomologica è effettuata durante tutto l’anno con catture settimanali effettuate mediante collocazione di trappole ad attrazione luminosa per quantificare la presenza di insetti totali, di culicoidi totali e per determinare la presenza/assenza di C. imicola, che rappresenta il principale vettore in Italia. Attualmente gli studi condotti hanno dimostrato il coinvolgimento nella trasmissione virale, in alcune aree del territorio nazionale, di C. Obsoletus.
Situazione epidemiologica in Italia nel 2014
Nel 2014 (dal 1/07/2014 al 29/09/2014)) una nuova ondata epidemica di BT causata dal BTV1 si è verificata in Italia. Il primo focolaio è stato notificato all’inizio del mese di luglio in provincia di Salerno, regione Campania, in un allevamento di ovini in cui sono stati osservati segni clinici riferibili a tale patologia. Rapidamente l’infezione è stata confermata sia in territori precedentemente interessati dalla circolazione virale sia in nuove Regioni. Ad oggi le regioni coinvolte dall’epidemia sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria. La situazione epidemiologica è ancora in rapida evoluzione (Figura 1).
In totale sono stati confermati 521 focolai da BTV1, la Regione con il maggior numero di focolai è stata la Calabria (195) seguita dal Lazio (99) e dall’ Abruzzo (95).
In 162 focolai la sierotipizzazione è in corso.
Figura 1.Focolai confermati e sospetti
di BT (sierotipo 1 e non determinato) in Italia
(Fonte SIMAN, 29/09/2014)
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6 In questi mesi
Tabella 1. Dettaglio focolai confermati in Italia da BTV 1 e sconosciuto per Provincia (Fonte SIMAN, 29/09/2014)
Regione Provincia Sierotipo N. Focolai confermati Presenti Casi
Casi con sintomi clinici
Morti Abbattuti Distrutti
ABRUZZO CHIETI BTV 1 1 181 2 0 0 0 0
L’AQUILA BTV 1 45 2979 175 25 7 0 3
PESCARA BTV 1 10 1824 65 39 20 0 2
TERAMO BTV 1 39 10029 174 168 59 0 3
BASILICATA MATERA BTV 1 8 1481 34 34 9 0 0
POTENZA BTV 1 5 517 16 9 0 0 0
CALABRIA CATANZAROND 53 9447 1450 1372 407 0 407
BTV 1 17 2148 509 452 82 0 82
COSENZA BTV 1 8 336 31 5 1 0 1
CROTONEND 2 125 65 65 8 0 0
BTV 1 154 45981 6278 6273 1388 0 1011
VIBO VALENTIAND 13 1976 49 38 0 0 0
BTV 1 16 1180 94 21 9 0 1
CAMPANIA AVELLINO BTV 1 4 123 5 2 1 0 0
CASERTA ND 2 24 6 4 0 0 0
SALERNOND 8 665 19 19 1 0 0
BTV 1 22 993 49 43 3 0 1
LAZIO FROSINONEND 46 5644 437 342 265 0 0
BTV 1 18 3235 103 102 78 0 0
LATINA BTV 1 2 1224 27 27 9 0 9
RIETIND 3 842 30 30 21 0 21
BTV 1 17 2856 104 103 55 0 57
ROMA BTV 1 55 12873 556 454 331 3 302
VITERBO
ND 7 3455 210 210 44 0 42
BTV 1 7 4277 127 116 51 0 44
MARCHE ANCONA BTV 1 4 146 15 0 0 0 0
ASCOLI PICENO BTV 1 11 3437 161 158 17 0 10
FERMO ND 6 4115 157 157 68 0 68
MACERATAND 6 1484 82 23 60 0 58
BTV 1 1 81 1 0 0 0 0PESARO E URBINO ND 4 105 10 0 0 0 0
MOLISE ISERNIA BTV 1 4 442 30 10 20 0 0
PUGLIA TARANTO BTV 1 1 309 12 12 1 0 0
SARDEGNA CAGLIARIND 1 448 6 5 1 0 1
BTV 1 1 1215 102 5 11 0 11
NUORO BTV 1 2 169 11 0 0 0 0
SICILIA CATANIAND 1 102 1 0 0 0 0
BTV 1 1 43 1 0 0 0 0
UMBRIA PERUGIAND 10 3650 47 45 6 0 5
BTV 1 11 943 31 22 11 0 0
TERNI BTV 1 57 8948 357 357 255 0 0
Totale 683 140052 11639 10747 3299 3 2139
I classici sintomi BT legati alla forma acuta della malattia sono stati osservati negli ovini: scolo nasale dapprima sieroso poi muco purulento con sangue che tende a formare delle croste, mucosa orale arrossata, lingua edematosa e cianotica, iperemia cutanea in alcune zone (mammelle, inguine, ascelle, muso, orecchie e zampe).
Le misure di controllo attivate dal Ministero della Salute includono il rafforzamento dell’attività di sorveglianza e il controllo della movimentazione nei territori infetti (2) per limitare la circolazione virale e la diffusione dell’infezione.
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7 In questi mesi
Le Regioni coinvolte dall’epidemia, data la rapida evoluzione della situazione epidemiologica, in accordo con il Centro di Referenza Nazionale per le Malattie Esotiche (CESME) e il Ministero della Salute, stanno elaborando piani vaccinali.
Nel 2014 è stato inoltre rilevato un basso livello di trasmissione di altri sierotipi BTV attraverso il sistema sentinella (Tabella 2).
Tabella 2. Focolai confermati in Italia da BTV 2, e 16 (Fonte SIMAN, 29/09/2014)
Regione Provincia BTV 2 BTV 16 Totale
ABRUZZO L’AQUILA 1 1
CALABRIA
COSENZA 1 1
VIBO VALENTIA 1 1
REGGIO CALABRIA 4 4
CAMPANIA SALERNO 2 2
LAZIO VITERBO 1 1
SARDEGNA OLBIA TEMPIO 1 1
SICILIAENNA 1 1
MESSINA 1 1
Totale 3 10 13
Bibliografia
1. A. Giovannini, P. Calistri, D. Nannini, C. Paladini, U. Santucci, C. Patta & V. Caporale (2004). Bluetongue in Italy: Part I Veterinaria Italiana Volume 40 (3): 252-259
2. Nota 5662 del Ministero della salute del 14.03.2014 - Febbre catarrale degli ovini (Bluetongue) - Ulteriori misure di controllo ed eradicazione per contenere l’’eventuale diffusione del virus della Bluetongue sul territorio nazionale.
--A cura di:Rossana Bruno e Francesca SauroCOVEPIiIstituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”
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8 In questi mesi
Modelli applicati allo studio delle epidemie
I primi modelli matematici delle malattie infettive hanno preso piede nel 1790 con Bernoulli. Il lavoro di Kermack e McKendrick, pubblicato nel 1927, ha avuto una maggiore influenza in tale contesto. Il modello SIR è tuttora applicato alle epidemie delle malattie infettive ed è il modello di riferimento per i modelli matematici utilizzati per descriverne la diffusione. La maggior parte degli attuali modelli epidemiologici sono estensioni del SIR.
I modelli epidemiologici rappresentano un potente strumento in grado di assistere lo sviluppo di politiche in ambito di sanità animale e di controllo e prevenzione delle malattie. Nel precedente numero del BENV, abbiamo introdotto i diversi modelli più utilizzati in epidemiologia, focalizzando l’attenzione sui modelli compartimentali: SIR e SEIR.
Riassumendo…Come già detto, i modelli SIR sono modelli compartimentali descritti mediante sistemi di equazioni ordinarie differenziali in cui la popolazione è suddivisa in differenti compartimenti/ gruppi.
Riassumendo, vi sono due stadi dinamici del modello SIR. Nel primo stadio, gli individui suscettibili diventano infetti dopo un contatto con individui infetti; β è il tasso di trasmissione della malattia tra gli individui. Nel secondo stadio, il tasso di guarigione γ rappresenta gli individui infetti che guariscono. Data l’assunzione che i tassi epidemiologici sono costanti, le equazioni differenziali di un semplice modello SIR (con nessuna nascita, morte o movimentazione) sono:
Altrimenti, in caso sia presa in considerazione la demografia, si aggiungono altri due parametri, il tasso di nascita (λ), che tiene conto dei nuovi ospiti suscettibili che entrano a far parte del sistema, e il tasso di mortalità (μ).
Un esempio grafico di un modello SIR, considerando una popolazione chiusa ossia in cui non si verifichino né nascite né decessi, è mostrato in figura 1.
La figura 1 mostra una simulazione del modello con β = 0.2 e γ = 0.1. Con N = 1 (normalizzato), le condizioni iniziali sono S(0) = 0.99, I(0) = 0.01, e R(0) = 0, il che vuol dire che all’inizio della simulazione, l’1% della popolazione è infetta mentre la restante parte resta suscettibile. La simulazione mostra che l’epidemia si sviluppa quando quasi il 15% della popolazione è infetta, poco dopo 40 giorni l’epidemia volge al termine. Alla fine quasi l’80% della popolazione sarà diventato infetto e immune ad ogni focolaio successivo. Circa il 20% della popolazione non acquisisce la malattia e resta suscettibile alla malattia infettiva.
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9 In questi mesi
Figura 1.Modello SIR
in una popolazione chiusa
Due modelli matematici inclusi nella categoria dei SIR sono principalmente applicati allo studio delle epidemie; essi sono il modello di Kermack-McKendrick e il modello di Reed-Frost. Tali modelli godono di proprietà e assunzioni differenti come sintetizzato nella tabella 1.
Tabella 1. Proprietà e assunzioni dei modelli di Kermack-McKendrick e di Reed-Frost
MODELLO Kermack-McKendrick Reed-Frost
Variabili di input e parametri Deterministici1 Stochastici2
TEMPO Discreto3 Discreto
CATEGORIA SIR SIR
ASSUNZIONE 1 Un animale infetto diventa immediatamente infettivo
L’infezione si trasmette per contatto diretto
ASSUNZIONE 2 Gli animali rimossi non sono più infettivi
Gli animali rimossi possono esistere all’inizio
dell’epidemia
ASSUNZIONE 3 La popolazione resta costante durante l’epidemia
L’infezione dura un’unità di tempo
ASSUNZIONE 4Gli animali all’interno della popolazione hanno la stessa probabilità di restare infetti
Gli animali all’interno della popolazione hanno la stessa probabilità di restare infetti
ASSUNZIONE 5 Il tempo è diviso in eguali intervalli discreti Il tempo è discreto
ASSUNZIONE 6Il contatto tra gli animali
guariti ed infetti non causa l’infezione
1. Nei modelli deterministici le variabili di input assumono valori fissi. 2. I modelli stocastici prendono in considerazione variazioni (casuali e non) delle variabili di input utilizzate e forniscono
I risultati in termini di probabilità 3. Le variabili sono misurate ad intervalli.
In questo articolo si pone l’accento sui modelli compartimentali, mostrando come tali modelli possano contribuire a porre un fondamento teorico per gli interventi di sanità pubblica, ad esempio mediante l’utilizzo di R0.
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10 In questi mesi
Utilizzo pratico di R0
Come descritto nell’articolo precedente, il SIR permette di estrapolare un importante parametro epidemiologico: il tasso di riproduzione di base (R0), che è definito come il numero medio di casi secondari derivanti da un caso primario in una popolazione totalmente suscettibile ed è determinato da β/γ.
Se R0>1, un’epidemia si verifica in assenza di intervento; inoltre, un’epidemia è prevenuta quando la frazione suscettibile iniziale è stata ridotta a meno di 1/R0 (numero di suscettibili all’equilibrio è dato da Se=1/R0). Se R0<1 la malattia si estingue.
In caso di infezione endemica, possiamo determinare quali misure di controllo e di quale entità, possano essere le più efficaci riducendo R0 al di sotto di 1, fornendo così una guida importante per le iniziative in sanità pubblica. L’ampiezza di R0 è inoltre utilizzata per misurare il rischio di un’epidemia o di una pandemia in caso di malattia infettiva emergente.
Esempi di modelli applicati alle malattie
1. Malattia trasmissibile per contatto diretto: Afta epizootica
Lo studio della grandezza di R0 ha consentito di indirizzare le politiche per gli abbattimenti e le vaccinazioni, le due principali misure di controllo messe in atto in corso di focolaio di afta epizootica.
Ferguson et al. (2001) hanno determinato R0 per l’afta epizootica, considerando i dati dei rintracci e il numero di suscettibili all’equilibrio. Gli autori hanno stimato R0 ≈ 4.5 e che tale valore si riduce approssimativamente a 1.6 quando sono applicate le misure di controllo. Inoltre, sviluppando un modello di equazioni differenziali per descrivere le dinamiche e adattando questo modello ai valori di R0 ogni volta, gli autori hanno concluso che la macellazione in tutte le aziende entro 24 ore dalla notifica del caso (senza necessariamente attendere la conferma di laboratorio) può significativamente ridurre l’epidemia. Ad ogni modo, gli autori hanno rilevato che persino miglioramenti nei tempi di macellazione non hanno ridotto R0 al di sotto di 1. Gli autori hanno concluso che è necessario considerare altre misure di intervento, in particolare capaci di controllare rapidamente le infezioni che si verificano in più Regioni. Anche l’abbattimento e la vaccinazione ad anello sono state prese in considerazione nel modello. Ferguson et al. hanno concluso che entrambe le strategie sono molto efficaci se implementate in modo rigoroso, ma che possono essere molto costose. L’alto valore iniziale di R0 stimato in tale studio ha confermato che l’afta epizootica è una malattia altamente trasmissibile, inoltre, la stima di R0 è stata essenziale nel determinare quali misure di controllo possano essere efficaci per contrastare la malattia. Matthews et al.(2003) hanno esteso i precedenti modelli epidemiologici dell’afta epizootica definendo una politica di controllo ottimale. Tale politica include la rimozione dei nuovi allevamenti infetti e la rimozione preventiva degli allevamenti considerati a potenziale rischio di infezione. Tali autori hanno impiegato un semplice modello SIR per determinare l’ampiezza dell’effetto di differenti strategie di controllo su un determinato valore di R0. Essi hanno visto, non sorprendentemente, che il livello di controllo richiesto per minimizzare il numero di animali rimossi aumenta con R0. Gli autori hanno inoltre rilevato che livelli non pari a zero di controllo possono ottimizzare il verificarsi dell’epidemia anche quando R0< 1. In tal caso, l’impatto delle misure di controllo è stato valutato utilizzando la frazione di animali rimossi. Estendendo tale modello ad una metapopolazione, un livello di controllo maggiore è necessario, inoltre, per minimizzare le perdite di animali da reddito, R0 dovrebbe essere solo sufficientemente ridotto; vi è un compromesso tra la riduzione del valore di R0 e la frazione di animali rimossi. I punti chiave che emergono da tale studio sono diversi, in particolare le perdite totali non sono molto sensibili alle piccole variazioni nello sforzo di controllo attorno ai valori ottimali, e che le perdite aumentano solo gradualmente all’aumentare dello sforzo di controllo oltre il valore ottimale. Gli autori hanno concluso che un certo margine è accettabile, ma che un maggiore controllo è generalmente più sicuro quando si cerca di evitare grandi perdite per la popolazione. Inoltre, un maggiore controllo dovrebbe essere attuato se c’è qualche incertezza o variabilità del valore di R0.
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11 In questi mesi
2. Malattie trasmesse da vettori: West Nile Disease
Wonham et al. (2004) hanno originato un sistema di ODE per descrivere il comportamento del virus della WND. Il modello consiste in uccelli sensibili, infetti, guariti e morti, e di zanzare allo stadio larvale, suscettibili, esposte e infettive. Il calcolo di R0 in questo modello è servito per valutare la capacità del virus di invadere il sistema. Il valore calcolato di R0 è stato poi interpretato biologicamente come la radice quadrata del prodotto di (i) R0 della malattia da zanzare ad uccelli per (ii) R0 della malattia da uccelli a zanzare. Ognuno di questi valori di R0 è stato ulteriormente analizzato come il prodotto della trasmissione della malattia per la durata dell’infettività nel caso (i) e il prodotto della probabilità di trasmissione, il numero di zanzare inizialmente sensibili per uccello che sopravvivono al periodo di esposizione e la durata dell’infettività degli uccelli nel caso (ii). R0 è stato poi utilizzato per stabilire un livello di soglia per la zanzara, oltre il quale il virus invade una popolazione costante di zanzare sensibili. Il valore R0 derivato è stato poi utilizzato dai decisori politici per valutare le politiche di sanità pubblica. Due di queste politiche sono state valutate: il controllo delle zanzare e controllo degli uccelli. È stato dimostrato che un piccolo aumento della mortalità della zanzara può portare ad un aumento spropositato della soglia di epidemia. Più sorprendentemente, però, R0 è stato utilizzato per dimostrare che la riduzione di densità d’aria avrebbe l’effetto opposto ed effettivamente migliori la trasmissione della malattia (a meno che densità estremamente basse limitino i tassi di puntura della zanzara). Quindi, R0 è stato utilizzato per dimostrare che la riduzione della popolazione iniziale di zanzare al di sotto della soglia calcolata avrebbe impedito lo scoppio del focolaio di WND a New York nel 2000. Invece, il controllo degli uccelli avrebbe avuto l’effetto opposto.
“As a matter of fact, all epidemiology, concerned as it is with the variationof disease from time to time or from place to place, must beconsidered mathematically, however many variables as implicated, if it is to be considered scientifically at all.” Sir Ronald Ross, MD
“All models are wrong… but some are useful” . George BoxBibliografia
1. Ferguson, N. M., Donnelly, C. A. & Anderson, R. M. 2001. The foot and mouth epidemic in Great Britain: pattern of spread and impact of interventions. Science 292, 1155–1160.
2. H. Weiss, 2013.The SIR model and the Foundations of Public Health.3. Materials Matemàtics Volum 2013, n. 3, 17 pp. ISSN: 1887-1097 Publicació
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4. J. M. Heffernan, R. J. Smith and L. M. Wahl, 2005. Perspectives on the basic reproductive ratio. J. R. Soc. Interface (2005) 2, 281–293 doi:10.1098/rsif.2005.0042.
5. Marjorie J. Wonham, Toma s de-Camino-Beck and Mark A. Lewis. 2004. An epidemiological model for West Nile virus: invasion analysis and control applications. Proc. R. Soc. Lond. B (2004) 271, 501–507 501. 2004 The Royal Society. DOI 10.1098/rspb.2003.2608.
6. Matthews, L., Haydon, D. T., Shaw, D. J., Chase-Topping, M. E., Keeling, M. J. & Woolhouse, M. E. J. 2003 Neighborhood control policies and the spread of infectious diseases. Proc. R. Soc. B 270, 1659–1666. (doi:10.1098/rspb.2003.2429)
7. M.G. Garner & S.A. Hamilton, 2011. Principles of epidemiological modeling. Rev. sci. tech. Off. int. Epiz., 2011, 30 (2), 407-416. http://www.mat.uab.cat/matmat/
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9. http://www-rohan.sdsu.edu/~jmahaffy/courses/f09/math636/lectures/bifurcation_ode/bifurcation_ode.pdf
10. Keeling M.J. and Rohani P. (2008). Modeling infectious diseases in humans and animals. Princeton University Press. Princeton (US) and Oxford (UK). 366 pp.
--A cura di:Maria Luisa Danzetta e Lara Savini COVEPIIstituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”
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12 Dati alla mano
DATI ALLA MANOData elaborazione: 9 ottobre 2014
Numero di focolai notificati in SIMAN nel I, II e III trimestre 2014
Malattia Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set TotAborto salmonellare equino 1 1
Aethina tumida 10 10
Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 6 5 7 10 2 4 3 1 1 39
Anemia infettiva degli equini 2 1 2 1 3 3 3 15
Artrite / encefalite delle capre (CAE) 1 2 1 1 1 6
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 32 24 53 64 74 62 44 19 20 392
Carbonchio ematico 1 1
Diftero-vaiolo aviare 1 1
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 16 7 3 1 3 9 160 266 334 799
Idatidosi (echinococcosi) 1 1 2
Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollame 1 1 1 1 1 5
Leishmaniosi 1 1 2
Leptospirosi animali 3 5 2 4 4 3 2 2 25
Leucosi bovina enzootica 5 1 4 2 4 6 2 1 25
Maedi-visna 1 1
Mal rossino 1 1 2
Malattia da virus erpetico (KHV) 1 1
Malattia Vescicolare 2 2
Malattia virale emorragica del coniglio 1 1 1 1 2 6
Mastite catarrale contagiosa dei bovini 1 1
Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1 2
Necrosi ematopoietica infettiva 1 1 2
Paratubercolosi 1 4 2 2 1 1 1 12
Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini
1 1
Peste americana 2 11 6 18 12 10 8 67
Peste del gambero 1 1
Peste europea 1 3 4
Peste Suina Africana 21 9 2 5 13 12 3 2 67
Rinopolmonite 2 2
Salmonellosi aviare non tifoidee 6 2 4 4 1 17
Salmonellosi delle varie specie animali 1 2 3
Salmonellosi ovina 5 10 4 1 2 22
Scrapie 1 3 3 2 4 1 1 15
Setticemia emorragica virale 1 1
Tifosi aviare 1 1
Trichinosi 3 1 4
Tubercolosi Bovina 31 28 26 28 49 50 21 12 12 257
West Nile Disease 1 20 42 14 77
Ottobre 2014 Numero 18
13 Dati alla mano
Numero di focolai notificati dalle Regioni in SIMANnel I, II e III trimestre 2014
Regione Malattia Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Totale focolai
ABRUZZO
Aborto salmonellare equino 1 1
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 5 1 1 2 9
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 1 37 78 116
Leucosi bovina enzootica 1 1
Tifosi aviare 1 1
Tubercolosi Bovina 1 1
BASILICATA
Anemia infettiva degli equini 1 1 2
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 4 3 2 2 5 3 1 3 1 24
Carbonchio ematico 1 1
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 8 7 15
Malattia Vescicolare 2 2
Tubercolosi Bovina 1 1 2
BOLZANO Peste americana 1 1 1 3
CALABRIA
Aethina tumida 10 10
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 7 3 13 13 19 15 5 1 6 82
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 1 3 1 1 3 111 119 40 279
Idatidosi (echinococcosi) 1 1
Salmonellosi delle varie specie animali 1 1
Scrapie 1 1
Tubercolosi Bovina 1 2 6 1 3 2 1 16
CAMPANIA
Anemia infettiva degli equini 2 1 3
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 5 3 11 13 24 18 9 2 3 88
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 1 2 1 12 11 20 47
Leucosi bovina enzootica 1 1 2
Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1
Tubercolosi Bovina 6 7 7 7 7 1 35
EMILIA ROMAGNA
Influenza Aviaria - Bassa patogenicità nel pollame 1 1 2
Leptospirosi animali 1 1
Mal rossino 1 1
Peste americana 3 1 1 2 7
Peste europea 1 1
Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1 2
Salmonellosi ovina 1 1
Scrapie 1 1
West Nile Disease 13 29 8 50
FRIULI VENEZIA GIULIA
Influenza Aviaria - Bassa patogenicità nel pollame 1 1
Leishmaniosi 1 1 2
Leptospirosi animali 1 5 1 3 2 3 2 1 18
Peste del gambero 1 1
Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1
West Nile Disease 1 1 2
BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario
14 Dati alla mano
Regione Malattia Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Totale focolai
LAZIO
Anemia infettiva degli equini 1 1 1 2 1 6
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 1 1 1 3
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 4 1 2 33 67 76 183
Leucosi bovina enzootica 2 1 1 4
Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1
Peste americana 1 1
Rinopolmonite 2 2
Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1
Salmonellosi ovina 1 1 1 3
Scrapie 1 1 1 3
Tubercolosi Bovina 2 1 2 3 1 2 11
LIGURIALeptospirosi animali 1 1
Tubercolosi Bovina 1 1
LOMBARDIA
Anemia infettiva degli equini 1 1
Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollame 1 1
Salmonellosi aviare non tifoidee 2 1 1 1 5
West Nile Disease 4 10 1 15
MARCHE
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 1 44 45
Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1 2
Scrapie 2 2
MOLISE
Anemia infettiva degli equini 1 1
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 1 2 1 4
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 5 5
Trichinosi 2 2
Tubercolosi Bovina 1 1 2
PIEMONTE
Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollame 1 1
Necrosi ematopoietica infettiva 1 1
Paratubercolosi 1 2 3
Tubercolosi Bovina 1 1
West Nile Disease 1 1 2
PUGLIA
Anemia infettiva degli equini 1 1
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 4 3 14 6 2 8 6 1 3 47
Diftero-vaiolo aviare 1 1
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 1 1
Idatidosi (echinococcosi) 1 1
Leucosi bovina enzootica 3 1 3 1 1 6 15
Malattia virale emorragica del coniglio 1 1
Peste americana 1 1
Tubercolosi Bovina 1 3 3 1 2 10
Ottobre 2014 Numero 18
15 Dati alla mano
Regione Malattia Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Totale focolai
SARDEGNA
Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 4 3 6 8 2 4 3 1 1 32
Artrite / encefalite delle capre (CAE) 1 2 1 1 1 6
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 1 1
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 2 2 1 2 3 2 3 15
Leptospirosi animali 2 1 1 4
Maedi-visna 1 1
Mastite catarrale contagiosa dei bovini 1 1
Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1
Paratubercolosi 1 1 2
Peste Suina Africana 21 9 2 5 13 12 3 2 67
Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1 2
Salmonellosi delle varie specie animali 2 2
Salmonellosi ovina 4 8 4 1 1 18
Scrapie 2 1 2 1 1 7
Trichinosi 1 1 2
West Nile Disease 1 1
SICILIA
Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 1 1
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 11 12 12 22 23 16 22 9 7 134
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 8 1 2 3 14
Leptospirosi animali 1 1
Leucosi bovina enzootica 2 1 3
Malattia virale emorragica del coniglio 1 1
Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini 1 1
Scrapie 1 1
Tubercolosi Bovina 27 22 16 14 30 37 14 8 9 177
West Nile Disease 1 1
TOSCANA
Malattia da virus erpetico (KHV) 1 1
Paratubercolosi 1 1
Peste americana 4 1 1 1 7
Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1
Tubercolosi Bovina 1 1
TRENTO
Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 1 2 1 2 6
Paratubercolosi 1 4 1 6
Peste americana 1 3 2 13 9 10 8 46
Peste europea 3 3
UMBRIAAnemia infettiva degli equini 1 1
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 22 58 80
VENETO
Mal rossino 1 1
Malattia virale emorragica del coniglio 1 1 1 1 4
Necrosi ematopoietica infettiva 1 1
Peste americana 1 1 2
Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1 2
Setticemia emorragica virale 1 1
West Nile Disease 1 2 3 6
BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario
16 Dati alla mano
Animali coinvolti da focolai notificati in SIMAN nel I, II, III trimestre 2014
Malattia Animali coinvolti Capi presenti
Capi malati
Capi morti
Capi abbattuti
Capi distrutti
Aborto salmonellare equino Equidi 14 3 0 0 0
Aethina tumida Api 346 27 0 0 0
Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini Ruminanti 11862 1637 7 6 7
Anemia infettiva degli equini Equidi 136 18 1 9 1
Artrite / encefalite delle capre (CAE) Ruminanti 702 363 1 0 1
Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini
Ruminanti 46061 6167 12 5466 9
Suidi 5 2 0 0 0
Carbonchio ematico Ruminanti 11 2 2 0 2
Diftero-vaiolo aviare Pollame 10 10 10 0 0
Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue)Fauna Selvatica 18 18 0 0 0
Ruminanti 154836 12659 3673 5 2460
Idatidosi (echinococcosi) Ruminanti 61 4 0 0 0
Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollamePollame 2141 67 1 1765 1765
Uccelli 6455 103 0 3816 3801
Leishmaniosi Carnivori Domestici 9 5 1 0 0
Leptospirosi animali
Carnivori Domestici 614 25 18 0 3
Equidi 1 1 0 0 0
Ruminanti 141 4 1 0 0
Suidi 730 31 0 30 0
Leucosi bovina enzootica Ruminanti 2555 109 1 67 1
Maedi-visna Ruminanti 129 15 0 0 0
Mal rossino Suidi 6258 25 24 1 0
Malattia da virus erpetico (KHV) Animali Acquatici 7 7 0 0
Malattia Vescicolare Suidi 690 687 0 678 678
Malattia virale emorragica del coniglio Lagomorfi 41415 10431 10231 21836 22436
Mastite catarrale contagiosa dei bovini Ruminanti 7 1 0 0 0
Mixomatosi dei conigli e delle lepri Lagomorfi 445 98 98 347 445
Necrosi ematopoietica infettiva Animali Acquatici 43001 0 0 0
Paratubercolosi Ruminanti 2814 29 3 5 0
Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini
Ruminanti 152 1 1 0 1
Peste americana Api 250817 250190 150005 250020 250128
Peste del gambero Animali Acquatici 1 1 0 0
Peste europea Api 214 75 0 0 3
Peste Suina Africana Suidi 1204 209 118 1078 711
Rinopolmonite Equidi 204 4 0 0 0
Salmonellosi aviare non tifoideePollame 1055845 784354 36 58344 25586
Uccelli 108814 96737 0 0 0
Salmonellosi delle varie specie animaliRuminanti 1284 17 2 0 0
Suidi 16 1 16 16 1
Salmonellosi ovina Ruminanti 9390 533 14 0 12
Scrapie Ruminanti 6532 36 11 189 51
Setticemia emorragica virale Animali Acquatici 200 200 200 200
Tifosi aviare Pollame 25120 25120 12500 12620 25120
TrichinosiFauna Selvatica 2 2 2 0 2
Suidi 9 2 0 0 1
Tubercolosi BovinaFauna Selvatica 1 1 1 0 1
Ruminanti 18242 1686 7 1440 14
Ottobre 2014 Numero 18
17 Dati alla mano
Malattia Animali coinvolti Capi presenti
Capi malati
Capi morti
Capi abbattuti
Capi distrutti
West Nile Disease
Equidi 93 11 0 0 0
Insetti 357 91 4 0 0
Pollame 14 1 0 1 1
Uccelli 32 32 5 0 0
BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario
18 Dati alla mano
UNO SGUARDO ALLE MAPPELa distribuzione geografica delle principali malattie animalinotificate in SIMAN nel I, II, III trimestre 2014
Anemia infettiva equini
Bluetongue
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Ottobre 2014 Numero 18
19 Dati alla mano
Peste Suina Africana
--
Influenza Aviaria, bassa patogenicità
--
BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario
20 Dati alla mano
West Nile Disease
Malattia vescicolare
--
Ottobre 2014 Numero 18
21 Intorno a noi
Introduzione
La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia altamente contagiosa dei suini domestici e selvatici, non trasmissibile all’uomo; l’infezione è causata da un virus a DNA, genere Asfavirus unico appartenente alla famiglia Asfaviridae. La diffusione dell’infezione può verificarsi sia per contatto diretto da animale infetto a sano (mediante escreti, secreti, carcasse infette…), sia attraverso vettori meccanici (insetti, animali, addetti, utensili e indumenti contaminati). In natura, il virus è molto resistente anche in condizioni ambientali sfavorevoli; è stato inoltre dimostrato che alcune specie di zecche molli (Ornithodoros spp.) fungono da vettori biologici del virus, mentre un importante ruolo è attribuibile alla presenza carriers (asintomatici) sopravvissuti all’infezione.
La malattia è stata scoperta in Africa, dove è presente principalmente nei Paesi Sub-Sahariani con caratteristiche di endemicità. Nella seconda metà del Novecento la PSA è stata segnalata in diversi Paesi europei (Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda, Francia, Italia e Malta) e del continente americano (Brasile, Cuba, Repubblica Domenicana e Haiti); grazie a costosi ed impegnativi programmi di controllo, alla fine degli anni Novanta la PSA era stata confinata al solo continente africano con l’eccezione della Sardegna dove l’infezione è ancora endemica a distanza di oltre 35 anni dalla sua prima segnalazione. In questo scenario, ha destato particolare preoccupazione la comparsa della PSA nelle Repubbliche ex sovietiche del Caucaso a partire dal 2007. In seguito, l’infezione si è diffusa alla federazione Russa ed ha coinvolto altri Stati confinanti come l’Ucraina e la Bielorussia fino a raggiungere, più recentemente, le Repubbliche Baltiche e la Polonia.
INTORNO A NOII principali avvenimenti di interesse epidemiologico in questi ultimi mesi in Unione Europea ed in altri Paesia noi vicini
Peste Suina Africana nella UE: l’evoluzione epidemiologica nel 2014
BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario
22 Intorno a noi
Evoluzione della malattia in Europa
La Georgia ha ufficialmente notificato il primo focolaio di PSA il 5 giugno 2007, ma episodi di mortalità elevata erano stati registrati da almeno due mesi; molto verosimilmente, il virus della PSA era stato introdotto attraverso dei rifiuti alimentari contaminati, provenienti da una nave ormeggiata nel porto di Poti ed utilizzati per l’alimentazione di suini locali. Analisi biomolecolari e di genotipizzazione hanno messo in evidenza che il virus è riconducibile al Genotipo II del virus della PSA, molto simile a quello rinvenuto nei focolai di PSA verificatisi nel sud-est africano (Mozambico, Madagascar e Zambia). La malattia si diffuse rapidamente nell’intero territorio georgiano arrivando a superare i confini nazionali. L’Armenia, infatti, ha segnalato la presenza del suo primo focolaio il 6 agosto del 2007, l’Azerbaijan nel gennaio 2008. Negli anni immediatamente successivi l’epidemia ha coinvolto i paesi sub-caucasici confinanti e quindi anche la Federazione Russa.
Attualmente, la malattia è considerata endemica nel sud della Federazione Russa e in un territorio a circa 300 km di distanza ad ovest di Mosca dove il virus è presente sia nella popolazione di suidi domestici che selvatici. Dal 2007 ad oggi, il governo federale ha notificato oltre 400 focolai di PSA nei domestici ed oltre 600 nella popolazione di cinghiali. Nel 2012 il virus è stato segnalato anche in Ucraina, dove nel mese di luglio venne notificato un focolaio in suini domestici e 3 casi nei cinghiali.
Nel giugno e luglio 2013 è stata la volta della Bielorussia a dichiarare la presenza di 2 focolai nei domestici, uno dei quali molto vicino al confine con Lituania e Polonia. Successivamente sono stati registrati 27 casi nella popolazione di cinghiali.
Nel gennaio 2014 due focolai in suini domestici e 6 nei cinghiali, sono stati segnalati in Ucraina nella regione di Lugansk, al confine con la Federazione Russa.
È opportuno sottolineare che il sistema di allevamento suino, praticato nelle Repubbliche ex Sovietiche, è caratterizzato da una forte prevalenza di aziende familiari con un basso livello di biosicurezza che non esclude contatti con la fauna selvatica e favorisce, di fatto, la diffusione dell’infezione e la sua persistenza nella regione, costituendo un evidente e permanente pericolo per i Paesi dell’Unione Europea.
Figura 1.Focolai di infezione da PSA segnalati nel 2014 (dati OIE)
Ottobre 2014 Numero 18
23 Intorno a noi
La PSA all’interno della UE
La PSA ha fatto il suo ingresso ufficiale nell’UE il 24 gennaio 2014, quando la Lituania ha notificato il riscontro del virus in carcasse di due cinghiali rinvenuti morti a ridosso del confine con la Bielorussia (poche centinaia di metri). Allo stesso modo, tra febbraio e maggio 2014 la Polonia ha notificato 4 casi di PSA in cinghiali trovati morti sempre in prossimità del confine con la Bielorussia. Il 26 giugno è stata la volta della Lettonia a registrare un focolaio fra i suini domestici e, successivamente, in 13 cinghiali nel periodo che va dal 26 giugno al 3 luglio 2014.
Il Laboratorio di Referenza Europeo per la PSA (INIA – Madrid ) ha confermato la presenza del virus e, attraverso analisi filogenetiche, ha messo in evidenza il 100% di omologia fra gli isolati Lituani e Polacchi con il virus circolante in Bielorussia e Russia, dando evidenza di stretti collegamenti epidemiologici. Attualmente, gli esperti ritengono che i dati di prevalenza e incidenza della PSA notificati nel Caucaso e in Bielorussia siano fortemente sottostimati. Più recentemente (settembre 2014), un’altra repubblica baltica, l’Estonia, ha comunicato la presenza di un focolaio di PSA all’interno del proprio territorio (area Ida-Virumaa). Il 18 settembre l’OIE ha ricevuto un follow-up in cui veniva specificato che il virus era stato isolato da una carcassa di cinghiale. La positività è stata confermata tramite real-time PCR dall’INIA.
A seguito dei test di conferma nei Paesi afferenti all’UE sono state immediatamente applicate le misure previste all’art. 15 della Direttiva 2002/60/EC.
La PSA in Italia
La Peste Suina Africana è stata introdotta in Sardegna nel 1978, probabilmente con alimenti contaminati rappresentati da rifiuti di navi o aerei. Nonostante le severe misure adottate nel corso di decenni, l’eradicazione dell’infezione è attualmente un obiettivo ancora lontano. L’andamento epidemiologico nel corso degli anni non è stato uniforme; sono stati però osservati quasi costantemente “picchi” stagionali (estivi) e una geo-localizzazione ben definita (prevalentemente nel territorio centro-orientale dell’isola). In queste zone, la pratica dell’allevamento allo stato brado è ancora significativa nonostante sia considerata un fondamentale fattore di rischio; tale pratica è vietata dalla normativa regionale in merito e viene quindi condotta in forma illegale.
A partire dalla seconda metà del 2011, si è registrata una recrudescenza dell’incidenza di focolai registrati caratterizzata da 34 notifiche in pochi mesi; nonostante l’adozione di ulteriori severe misure di polizia veterinaria, tale tendenza si è confermata nel 2012 (106 focolai) e nel 2013 (114 focolai) coinvolgendo sia la popolazione domestica che quella selvatica anche al di fuori della zona storicamente endemica. Nel 2014 lo stesso andamento epidemiologico è confermato dalla segnalazione al 25 settembre di 72 focolai (44 fra i suini domestici e 28 nei cinghiali).
Figura 2.Focolai di PSA notificati in
Sardegna (1978-2014)
L’Action Plan della UE
A seguito del focolaio di PSA verificatosi in Bielorussia nel giugno 2013 la UE ha deciso di implementare un piano di azione per prevenire l’ingresso del virus all’interno dei propri confini.
BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario
24 Intorno a noi
Tale piano prevede:
• l’adozione di strette misure protettive specialmente ai posti di confine con la Federazione Russa, quali:• Disinfezione di tutti gli automezzi che trasportano bestiame;• Ispezioni sulle spedizioni personali (controllo sugli alimenti a base carne);• Sospensione di tutti i mercati bestiame;• Rafforzamento delle misure di Biosicurezza all’interno degli allevamenti di suini;• Istituzione di programmi di formazione per gli operatori del settore;• Sorveglianza e monitoraggio sierologico della popolazione di suini domestici e
cinghiali;• Istituzione di “zone cuscinetto”;• Adozione di idonee strategie per prevenire o limitare al massimo gli attraversa-
menti di confini da parte di cinghiali;• Miglioramento qualitativo delle analisi di laboratorio;• Impiego di prodotti repellenti per la popolazione di cinghiali;• Adozione della macellazione precoce dei suini, negli allevamenti backyard sottopo-
sti a rischio, quale misura di prevenzione;• Revisione/aggiornamento degli specifici “contingency plans” di ciascun Stato Membro;• Rafforzamento delle capacità diagnostiche dei Laboratori EU;• Stanziamento di fondi UE co-finanziati per più di 2,5 milioni di euro da destinare a
Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia; • Stanziamento, nel 2014, di ulteriori fondi UE co-finanziati per un totale di oltre 2
milioni di euro da destinare a Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia; • Assicurazione di assistenza tecnica da parte dei Laboratori Ue di referenza (INIA
Valdeolmos, Madrid) e da parte dell’EFSA per ciò che concerne il “risk-assessment” ed il coordinamento generale delle azioni intraprese da ciascun Stato Membro, da parte della Commissione EU;
• L’FVO sta verificando la validità dei “contingency plans” di ciascun Sato Membro nel fronteggiare un’emergenza “Peste Suina Africana”;
• Al fine di aiutare ogni Stato Membro a fronteggiare una simile evenienza, la Commissione EU ha recentemente pubblicato il manuale ”Guidelines on surveillance and control of ASF in feral pigs and preventive measures for pig holdings”.
• L’Unione Europea ha fornito anche supporto tecnico al Governo Russo e Bielorusso tramite il gruppo di esperti del Laboratorio di Referenza PSA della EU.
Conclusioni
La PSA è giustamente considerata come una delle minacce più consistenti a cui il comparto suinicolo europeo deve attualmente far fronte. L’esperienza maturata nella recente epidemia che ha caratterizzato l’Est Europa, mette in evidenza la capacità del virus di spostarsi dalle zone endemiche a nuovi territori: in questo ambito, molti sono i fattori di rischio legati ad attività umane. Inoltre, è ormai consolidato che un basso livello di biosicurezza degli allevamenti suini domestici e la possibilità di contatti con la popolazione selvatica possono essere determinanti per un’evoluzione in senso endemico della PSA.
Per fronteggiare efficacemente il rischio di introduzione dell’infezione, la normativa europea prevede che ogni stato sia preparato a fronteggiare nuove epidemie di PSA adottando specifici “contingency plans”; gli esperti inoltre insistono riguardo alla necessità di una corretta formazione ed informazione di tutti gli operatori del settore a partire dai medici veterinari.
È opportuno infine ricordare che, nel passato, la PSA è stata eradicata con successo da diverse aree del pianeta e, in particolare, si guarda con attenzione al modello spagnolo che potrebbe essere efficacemente adattato nei territori attualmente infetti.
--A cura di:Marco Sensi, Gian Mario De Mia e Francesco Feliziani Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche
Ottobre 2014 Numero 18
25 Intorno a noi
World Rabies Day
La rabbia è una zoonosi mortale con conseguenze sociali e sanitarie devastanti, con una grande capacità di adattamento dato il suo ampio spettro d’ospite e di trasmissione inter-specie. La maggior parte dei decessi causati dalla malattia avviene in Africa e in Asia, in particolare, l’84% dei morti appartengono a comunità povere residenti nelle aree rurali. Su 55.000 persone, fino al 60% dei morti sono bambini sotto i 15 anni di età: i bambini sono particolarmente vulnerabili perché sono più esposti a morsi di cani. Le pietre angolari per prevenire tali avvenimenti devastanti sono: la vaccinazione degli animali domestici, l’educazione dei bambini e garantendo un accesso adeguato alle risorse mediche.
La Giornata mondiale della rabbia è celebrata il 28 settembre di ogni anno con lo scopo di aumentare la consapevolezza sulla malattia e di migliorarne la prevenzione e controllo. Si tratta di una campagna internazionale coordinata dall’Alleanza globale per il controllo della rabbia (GARC), una organizzazione no-profit con sede negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che ha promosso tale iniziativa nel 2007. La Giornata mondiale della rabbia è approvata dalle organizzazioni umane e veterinarie internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Pan American Health Organization, l’Organizzazione mondiale per la sanità animale (OIE), il Centro statunitense per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione (CDC) e l’Associazione veterinaria Mondiale. La Giornata mondiale della rabbia si svolge ogni anno il 28 settembre, anniversario della morte di Louis Pasteur che, con la collaborazione dei suoi colleghi, ha sviluppato il primo vaccino efficace contro la rabbia.
Gli organizzatori dell’evento e i partecipanti sono persone che vivono in aree endemiche o che hanno interesse nel curarsi dell’impatto devastante della malattia e che vogliono reagire nei confronti di tale minaccia. La Giornata mondiale della rabbia è progettata per aumentare la consapevolezza in merito sia alla rabbia umana che animale, per discutere dell’adozione di misure che possono aiutare a prevenire e controllare la malattia, come la vaccinazione degli animali domestici, tra cui cani e gatti, ed istruire le popolazioni su come evitare contatti pericolosi con gli animali selvatici potenzialmente in grado di trasmettere la rabbia: procioni, pipistrelli, puzzole e volpi. Oggigiorno si stima che circa 55.000 persone muoiono di rabbia ogni anno, ma a causa della mancanza di notifica obbligatoria alle Autorità sanitarie in molti paesi, probabilmente il numero reale è molto più alto. Fino a quando in questi Paesi i decessi dovuti a rabbia non saranno notificati, non sarà possibile avere un chiaro quadro del problema o apprezzare appieno il reale valore delle azioni preventive. Uno degli obiettivi della Giornata mondiale della rabbia, quindi, è quello di spingere i Paesi a rendere la rabbia una malattia notificabile.
Da quando ha avuto inizio, la Giornata mondiale della rabbia ha raggiunto più di 100 milioni di persone e promosso la vaccinazione di oltre 3 milioni di animali contro la malattia. Nel 2007 circa 400.000 persone provenienti 74 Paesi hanno preso parte all’evento. Il tema di quest’anno è stato “Insieme contro la rabbia” e ben 125 Paesi hanno aderito. La giornata ha avuto lo scopo di spiegare agli aderenti l’impatto della malattia e dell’importanza della sua prevenzione.
Sfide per il controllo della rabbia nei cani
La rabbia è presente in tutti i continenti abitati (figura 1 e 2). In tutto il mondo, i morsi di cani infetti sono la causa di quasi tutti i decessi umani, mentre un numero molto più piccolo di casi è dovuto al contatto con altri animali domestici e selvatici, tra cui i pipistrelli. Nei Paesi dove la rabbia è endemica, ogni morso di cane è potenzialmente in grado di trasmettere l’infezione e, pertanto, milioni di persone ogni anno hanno bisogno di trattamenti di profilassi post-esposizione per prevenire l’insorgenza della malattia e spesso il costo è sostenuto direttamente da persone che non possono permetterselo. La rabbia canina non è sottoposta a controllo in molte Regioni del mondo, e frequentemente la presenza di un elevato numero di cani randagi impedisce la messa in atto dei tentativi di controllare la malattia. Questo problema è spesso
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causa di un aumento del numero di animali rabidi che possono trasmettere il virus agli esseri umani. Durante la Giornata mondiale della rabbia, quindi, gli esperti di rabbia si sono concentrati anche sui programmi di vaccinazione dei cani, ritenendolo la misura più efficace per ridurre il rischio di contrarre questa malattia, che ogni anno uccide circa 50000 persone.
Figura 1.Distribuzione della rabbia negli animali domestici (2013). Fonte: OIE
Figura 2.Distribuzione della rabbia negli
animali selvatici (2013). Fonte: OIE
Obiettivi per eliminare la rabbia
In Italia l’ultimo caso di rabbia negli animali è stato rilevato nel 2011 e nel 2013 il Paese è stato dichiarato indenne dalla malattia. I Paesi latino-americani hanno fissato come obiettivo l’eliminazione della rabbia umana e canina nel 2015. I paesi del Sud-Est asiatico puntano a fare lo stesso entro il 2020: progressi significativi sono già stati realizzati in particolare in Sri Lanka, dove la vaccinazione di massa nei cani ha ridotto le morti da rabbia di oltre 350 casi nel 1973, di 50 nel 2010, e in Thailandia, dove le morti dovute a rabbia sono scese da 170 decessi nel 1991 a 7 nel 2011..
Bibliografia
1. World Rabies Day Website http://rabiesalliance.org/2. Wikipedia the free encyclopedia http://en.wikipedia.org/wiki/World_Rabies_Day
--A cura di:Simona IannettiCOVEPIIstituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”
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Tubercolosi bovina:Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014
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2012/204/UE
Catania
SiciliaEnna
Palermo
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Cesena
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Ravenna
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Pavia Lombardia
Massa-Carrara Toscana
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Brucellosi ovi-caprina: Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014
Brucellosi ovi-caprina
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EpidemiologiaDott. Paolo Calistriph +39 0861 332241
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