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3 Grammatica: Sintassi
A) Gli elementi della frase
La frase si può definire come l’unità sintattica che, costituita da una sequenza di pa-role, è compresa fra due segni d’interpunzione forti (punto, punto e virgola, due pun-ti) ed è retta da un verbo. Un testo può essere formato anche da una sola frase (Il pro-fessore spiega), mentre più frasi insieme danno luogo a testi via via più lunghi (Il pro-fessore spiega. Gli alunni lo ascoltano volentieri: la lezione è quasi finita).Si distinguono due tipi di frase:1. frase semplice o proposizione, costituita da due elementi di base: il soggetto e il
predicato (quest’ultimo inteso come un verbo di modo finito, che esprime l’azio-ne compiuta o subìta dal soggetto). Una frase formata solo da soggetto e predi-cato è detta frase minima (Il bimbo [soggetto] piange [predicato verbale]), la qua-le può anche ampliarsi con ulteriori elementi (Oggi il bimbo piange più del solito), ma rimane comunque un’unica proposizione, perché retta da un solo verbo;
2. frase complessa o periodo, costituita da tante proposizioni quanti sono i verbi (Ho fi-nito di lavorare, i miei colleghi sono già andati via, ma domani torneremo tutti in ufficio).
1. Il soggetto
È la persona, l’animale o la cosa di cui si parla. In una frase il soggetto può essere anche:— più di uno (Luca, Giacomo e Roberto vanno al cinema);— sottinteso (Siete convinti?), dando luogo alla cosiddetta frase ellittica del soggetto;— collocato dopo una o più parole, oppure alla fine della frase (Arrivò un’ambulan-
za dall’ospedale; Silenziosa cala la sera);— formato da un nome preceduto dalla preposizione di con valore partitivo (Degli
[= Alcuni] sconosciuti si presentarono all’appuntamento), dando luogo al cosiddet-to soggetto partitivo.
Il soggetto di una proposizione può essere costituito non solo da un nome, ma an-che da una qualsiasi altra parte del discorso, persino da un’altra proposizione, che in tal caso viene detta proposizione soggettiva (Che Garibaldi sia stato un eroe è sto-ricamente noto).
2. Il predicato
Ha la funzione di fornire informazioni («predicare») circa il soggetto. Corrisponde sempre a un verbo: in particolare, a seconda che sia formato da un verbo predicati-
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vo o dal verbo essere, viene denominato, rispettivamente, predicato verbale o predi-cato nominale.
2.1 Predicato verbale
Corrisponde a qualsiasi forma verbale (attiva, passiva, riflessiva) che esprima sen-so compiuto. I verbi servili e fraseologici (solere, volere, dovere, stare, riuscire a, an-dare a etc.) costituiscono, insieme con l’infinito o con il gerundio che li accompagna, un unico predicato verbale (Devi andare a casa = Va’ a casa). Se il predicato è sottin-teso, la frase si dice ellittica del predicato (Tutti i figli amano i propri genitori, anche noi [sottinteso: li amiamo]).
2.2 Predicato nominale
È costituito da una qualunque parte del discorso (nome, pronome, aggettivo etc.) le-gata al soggetto da una voce del verbo essere, detta copula. La parte non verbale vie-ne denominata parte nominale o nome del predicato.Ad esempio, nella frase L’oro è costoso:L’oro = soggetto;è costoso = predicato nominale (di cui: è = copula; costoso = parte nominale).A proposito del verbo essere si tenga presente che:— quando ha il significato di esistere, trovarsi, vivere, stare, risiedere, appartenere
non è copula, ma predicato verbale (I miei familiari sono [= stanno, si trovano] a Napoli);
— quando si accompagna al participio passato di un verbo, di cui è l’ausiliare, forma con esso un unico predicato verbale (Siamo arrivati in questo momento).
2.3 Concordanza tra soggetto e predicato
Le regole essenziali da ricordare sono quelle di seguito specificate:— sia il predicato verbale che la copula concordano con il soggetto nel numero e nel-
la persona (I fiori profumano; Dopo la gara tutti gli atleti erano stanchi);— quando il soggetto è costituito da un nome mobile o da un aggettivo, la parte no-
minale concorda con esso anche nel genere (Mio fratello è un dottore. / Mia sorel-la è una dottoressa; Luciano era fiducioso. / Sonia era fiduciosa). Qualora i soggetti siano più di uno e del medesimo genere, il nome del predicato segue quello stesso genere e si volge al plurale (Maria e Chiara sono carine). Se invece i soggetti sono più di uno e di genere diverso, il nome del predicato assume il numero plurale e il genere maschile (Mio cognato e mia cognata sono affettuosi nei nostri confronti);
— in presenza di un soggetto corrispondente a un nome collettivo il predicato può essere di numero sia singolare che plurale (Un gregge di pecore avanzò [avanza-rono] verso di noi);
— quando il pronome relativo ha funzione di soggetto, il predicato concorda con esso (Il calcio figura tra gli sport che [= i quali] hanno il maggior numero di estimatori);
— il participio passato dei tempi composti non subisce alcuna variazione quando si coniuga con l’ausiliare avere (I leoni hanno ruggito), mentre concorda col sogget-
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to nel genere e nel numero quando si coniuga con l’ausiliare essere (Marco è ve-nuto a farmi visita; All’improvviso Luisa è svenuta).
3. Attributo e apposizione
Per attributo s’intende un aggettivo che si accompagna a un nome per meglio deter-minarlo o per attribuirgli una certa caratteristica. Se si riferisce a più nomi dello stes-so genere, l’attributo segue il plurale di quel genere (Marta indossa sempre gonne e scarpe bianche), altrimenti, se si accompagna a più nomi di genere diverso, ma tutti di numero singolare, va al maschile plurale (Il mio cane e la mia gatta sono molto sve-gli). Se si riferisce, invece, a più nomi di genere diverso, ma tutti di numero plurale, o va al plurale maschile oppure concorda col nome più vicino (Gli scavi hanno portato alla luce dipinti e tombe romani/e). ogni attributo può precedere o seguire il nome a cui si accompagna e può riferirsi sia al soggetto che a un complemento.L’apposizione, a sua volta, è un sostantivo che si unisce (si «appone») a un altro so-stantivo per meglio determinarlo. oltre ad essere collegata direttamente al nome a cui si riferisce (Il poeta Virgilio celebrò le origini di Roma), si può anche collocare tra due virgole (Mio padre, medico, ha frequentato l’università), oppure può essere con-giunta al nome mediante le locuzioni per, come, a, da, in qualità di, in veste di, quale etc. (Quel politico, in qualità di assessore, si è rivelato poco capace).A seconda che sia costituita da un solo nome (Il re Luigi XIV) o da due nomi (Leonar-do, artista e scienziato), l’apposizione si dice, rispettivamente, semplice o composta. Se invece è formata da un nome accompagnato da un attributo e da un complemen-to (L’Etna, grande [attributo] vulcano [nome] d’Italia [complemento], si trova in Sici-lia), allora è un’apposizione complessa.Analogamente a quanto accade per l’attributo, anche l’apposizione può riferirsi sia al soggetto che a qualsiasi complemento della frase.
B) I complementi
Si tratta degli elementi che completano opportunamente il senso di una frase semplice (formata, cioè, solo da soggetto e predicato). Un complemento si dice diretto quando è «direttamente» unito al verbo, senza bisogno di preposizioni. nella lingua italiana l’unico è il complemento oggetto (Mangio pasta). Si dicono, invece, indiretti i complementi che si legano al verbo tramite una preposizione (Vado a casa). Sono denominati complementi avverbiali quelli espressi mediante avverbi (Il capitano rimproverò aspramente i soldati).
1. Il complemento oggetto
Risponde alle domande: chi?, che cosa? e indica la persona, l’animale o la cosa su cui ricade direttamente l’azione espressa da un verbo transitivo attivo (Il marito ama la moglie). Può fungere da complemento oggetto qualsiasi parte del discorso usata in funzione di sostantivo (Preferisco questo [pronome]; Non mi piace sciare [verbo]; Dimmi il perché [congiunzione]).
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Si definisce complemento oggetto partitivo quello che è preceduto dalla preposizio-ne semplice di o dalle preposizioni articolate del, dello, dei, degli, delle, le quali han-no valore partitivo ed equivalgono a un po’, alcuni (Ho sentito degli [= alcuni] spari).È detto, invece, complemento dell’oggetto interno quello che è retto da alcuni verbi intransitivi, i quali possono trasformarsi in transitivi con l’ausilio di una parola deri-vata dalla loro stessa radice (Vivere una vita; Sognare un sogno).
2. I complementi predicativi
Sono costituiti da nomi o aggettivi i quali completano il significato del verbo (che senza di essi non avrebbe senso compiuto) e allo stesso tempo si riferiscono gram-maticalmente al soggetto o al complemento oggetto.
Complemento predicativo del soggetto
Di solito s’incontra:— con i verbi sembrare, parere, diventare, divenire, restare, detti verbi copulativi, in
quanto fungono da copula, nel senso che uniscono al soggetto un nome, un agget-tivo, un pronome che ad esso si riferisce in qualità di parte nominale (Il cane di-venne furioso; Rimasi veramente contento);
— con i verbi intransitivi nascere, vivere, morire e simili (Giovanni è nato ricco);— con le forme verbali passive essere stimato, essere considerato, essere creduto, es-
sere riconosciuto, essere eletto, essere proclamato e simili (Napoleone fu proclama-to imperatore);
— con alcuni verbi di vario significato, come arrivare, partire, sedere, camminare etc. (I corridori arrivarono al traguardo trafelati).
Il complemento predicativo del soggetto può essere introdotto anche da per, a, da, come, quale, in conto di etc. (Francesca è stata trattata da Ada come sorella).
Complemento predicativo dell’oggetto
In genere è retto dai:— verbi elettivi, come eleggere, nominare, proclamare etc. (I Romani elessero Cicero-
ne console);— verbi estimativi, come giudicare, ritenere, considerare, stimare etc. (Tutti lo riten-
gono un galantuomo);— verbi appellativi, come chiamare, nominare, dichiarare (I vertici dell’Esercito lo
hanno nominato colonnello);— verbi effettivi, come fare, rendere, creare etc. (Il denaro ti ha reso egoista);— verbi transitivi attivi, come vedere, sentire, presentarsi, conoscere, abbandonare
etc., nelle frasi in cui è necessario precisare il senso del complemento oggetto (Vi vedo tristi).
Anche il complemento predicativo dell’oggetto può essere unito al verbo median-te locuzioni come per, a, da, come, quale, in conto di etc. (Hanno scelto Giacomo qua-le direttore).
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3. I complementi indiretti
• Complemento di specificazione
È quello che precisa, «specificandolo», il senso del nome generico a cui si accompa-gna. Introdotto dalla preposizione di, semplice o articolata, risponde alle doman-de: di chi? di che cosa? (Il gatto di Susanna; La lavorazione del ferro).La presenza della preposizione di non basta, da sola, a individuare un complemen-to di specificazione, poiché essa può introdurre anche altri complementi. Per fuga-re qualsiasi dubbio occorre allora verificare se il di può essere sostituito da un’altra preposizione o da espressioni particolari, nel qual caso significa che non introduce un complemento di specificazione (es.: Morirono di fame [= a causa della fame]). Si ri-cordi, inoltre, di non confondere il di specificativo con l’articolo partitivo, che invece introduce un soggetto o un oggetto (Ci furono delle [= alcune] lamentele).
• Complemento di qualità
Esprime le qualità fisiche di persone, animali, cose, nonché le qualità morali e intellet-tuali delle persone. Introdotto dalle preposizioni di, da, con, a, risponde alle doman-de: di che? con che cosa? da che cosa? a che cosa? (È un uomo di grande intelligenza).
• Complemento di termine
Indica la persona, l’animale o la cosa su cui «termina» indirettamente l’azione o il modo di essere espressi dal verbo. Retto dalla preposizione a, semplice o articolata, risponde alle domande: a chi? a che cosa? (Ho regalato un orologio a mio padre).Sono complementi di termine anche le forme pronominali mi, ti, si, ci, vi, loro quando assumono il significato di: a me, a te, a sé, a noi, a voi, a loro (Ci hanno detto [= Hanno detto a noi] di stare pronti). Le stesse forme pronominali sono, invece, complementi oggetto quando assumono il significato di: me, te, si, noi, voi, loro (Il professore mi ha interrogato [= ha interrogato me]).
• Complementi di vantaggio, di svantaggio e di convenienza
Il complemento di vantaggio indica a vantaggio di chi o di che cosa viene compiuta una determinata azione. È retto dalle preposizioni a, per e dalle locuzioni a favore di, a vantaggio di, in difesa di (I veri patrioti combattono in difesa della patria).Il complemento di svantaggio, al contrario, indica a svantaggio di chi o di che cosa viene compiuta una determinata azione. È retto dalle preposizioni a, per e dalle locuzioni a svantaggio di, a sfavore di, contro (Il fumo è estremamente dan-noso alla salute).Il complemento di convenienza, a sua volta, indica a chi conviene o compete l’obbli-go di compiere una determinata azione (Tocca a noi tutelare i nostri interessi).
• Complementi di compagnia e di unione
Il complemento di compagnia indica l’essere animato a cui ci si accompagna o con il quale si compie l’azione espressa dal verbo. Preceduto dalla preposizione con o dal-le locuzioni in compagnia di, insieme con, risponde alla domanda: con chi? (Ad ago-sto andrò in vacanza con i miei amici).
98 Parte I • Lingua italiana
Se il complemento è costituito da una cosa si preferisce indicarlo come complemen-to di unione (Gli alunni vanno a scuola con gli zaini).
• Complementi di agente e di causa efficiente
Il complemento di agente indica l’essere animato dal quale viene compiuta l’azio-ne espressa dal verbo in forma passiva. Retto dalla preposizione da, semplice o ar-ticolata, risponde alla domanda: da chi? (Il ladro è stato arrestato dai poliziotti).Se invece il verbo in forma passiva esprime un’azione compiuta da un essere inani-mato, allora si parla di complemento di causa efficiente, il quale, retto anch’esso dalla preposizione da, semplice o articolata, risponde alla domanda: da che cosa? (L’albero è stato abbattuto da un fulmine).
• Complemento di limitazione
Indica entro quali limiti e sotto quali aspetti deve essere considerato un concetto espresso da un verbo, da un nome, da un aggettivo. Introdotto dalle preposizioni di, a, da, in, per, secondo, o dalle locuzioni rispetto a, in quanto a, in fatto di, per quel che si riferisce a etc., risponde alle domande: quanto a chi? quanto a che cosa? (Anto-nio è particolarmente bravo in Storia).
• Complementi di abbondanza e di privazione
Il complemento di abbondanza indica di che cosa abbonda una persona, un anima-le o una cosa. È retto dai verbi riempire, abbondare, caricare etc., nonché dai partici-pi e dagli aggettivi che da essi derivano (ricco, fornito etc.), e risponde alla doman-da: di che cosa? (È una donna piena di virtù). Il complemento di privazione, al contrario, indica di che cosa è priva una perso-na, un animale o una cosa. È retto dai verbi svuotare, privare, spogliare, nonché dai participi e dagli aggettivi che da essi derivano (privo, nudo, povero etc.), e risponde anch’esso alla domanda: di che cosa? (Fummo privati di ogni avere).
• Complemento di mezzo o strumento
Indica il mezzo (o strumento) mediante il quale si compie una determinata azione. Costituito da un nome preceduto dalle preposizioni con, per, di, a, o dalle locuzioni per mezzo di, mediante, tramite, per opera di, in grazia di, risponde alle domande: per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? (Andrò a Londra con l’aereo).
• Complemento di modo o maniera
Indica in che modo si compie un’azione o avviene un fatto. Retto dalle preposizioni con, di, a, in, risponde alle domande: come? in che modo? (Un maleducato si com-porta sempre con arroganza).
• Complemento di fine o scopo
Esprime l’intento (il fine) per cui avviene un’azione, oppure l’uso (lo scopo) a cui è destinato un oggetto. Retto dalle preposizioni per, a, da, o dalle locuzioni allo scopo di, al fine di, risponde alle domande: per che cosa? a che scopo? (Ti do questo con-siglio per il tuo bene).
993 • Grammatica: Sintassi
• Complemento di materia
Indica di che materia è fatto un oggetto. Retto dalle preposizioni di, in, risponde alle domande: di che materia? in che materia? fatto di che? (In soffitta ho trovato un vecchio servizio di piatti in argento).
• Complemento di argomento
Individua la persona, l’animale o la cosa di cui si parla o si scrive. Introdotto dalle pre-posizioni di, su (semplici o articolate), o dalle locuzioni intorno a, riguardo a, a propo-sito di, circa, risponde alle domande: di chi? di che cosa? su chi? su che cosa? intor-no a chi? intorno a che cosa? (Oggi la classe ha svolto un tema su Manzoni).
• Complemento di causa
Indica il motivo o la causa per cui si svolge una certa azione o si verifica un determi-nato fatto. Retto dalle preposizioni per, di, da, con, oppure dalle locuzioni a causa di, a motivo di, a ragione di, risponde alle domande: perché? per quale motivo? (Sudo per il troppo caldo).Ad evitare confusioni con il complemento di fine o scopo, si tenga presente che men-tre il fine non è ancora stato raggiunto (per cui seguirà all’azione), la causa precede il fatto da essa stessa determinato (Per il traffico [causa] arrivai in ritardo / Per la fe-licità dei figli [fine] si fa di tutto).
• Complemento di paragone
Corrisponde al secondo termine del confronto istituito tra due persone, animali o cose. Introdotto da di, che (quando si accompagna ad un comparativo di maggioran-za o di minoranza), oppure da come, quanto (dopo un comparativo di uguaglianza), risponde alle domande: di chi? di che cosa? (Giulio Cesare è tanto famoso quanto Carlo Magno).
• Complemento di origine o provenienza
Indica da chi o da quale luogo trae origine o proviene una persona, un animale o una cosa. Introdotto dalla preposizione da, è retto da verbi come nascere, provenire, usci-re, apprendere etc. e risponde alle domande: da chi? da che cosa? (La lingua ita-liana deriva dal latino).
• Complementi di luogo
Sono in tutto quattro, di seguito specificati.
Complemento di stato in luogo
Indica il luogo, reale o figurato, in cui si trova una persona, un animale, una cosa, o dove si verifica un qualunque evento, ed è introdotto dalle preposizioni a, in, su, den-tro, sopra. Risponde alle domande: dove? in che luogo? e può essere costituito an-che da avverbi o locuzioni avverbiali del tipo: qui, qua, quivi, lì, là, colà, dove, dovun-que etc. (I treni sono fermi in stazione; Siamo nei pasticci [luogo figurato]).
100 Parte I • Lingua italiana
Complemento di moto a luogo
Esprime il luogo, reale o figurato, verso il quale si dirige una persona, un animale, una cosa ed è introdotto dalle preposizioni a, in, da, verso, per, sotto. Risponde alle do-mande: dove? verso dove? e può essere costituito anche da avverbi o locuzioni av-verbiali del tipo: qui, qua, lì, là, dove, dovunque (Domani andremo a Torino).
Complemento di moto da luogo
Individua il luogo, reale o figurato, dal quale arriva una persona, un animale, una cosa ed è introdotto dalle preposizioni da, di. Risponde alle domande: da dove? da qua-le luogo? e può essere costituito anche da avverbi o locuzioni avverbiali del tipo: da qui, da qua, da lì, da là, da dove (Gli scolari uscirono dalle classi ordinatamente; Vengo da un brutto incidente [luogo figurato]).
Complemento di moto per luogo
Indica il luogo, reale o figurato, attraverso il quale passa o si muove una persona, un animale, una cosa ed è introdotto dalle preposizioni per, attraverso, da. Risponde alle domande: per dove? attraverso quale luogo? e può essere costituito anche da avverbi o locuzioni avverbiali del tipo: di qui, per qua, per lì, per là, per dove (Sono en-trato nel palazzo dal portone; Cosa ti passa per la testa? [luogo figurato]).
• Complementi di tempo
Esprimono una circostanza temporale nello svolgimento di un’azione o nella manie-ra di essere di una determinata cosa e si distinguono in: 1. complemento di tempo determinato: indica il tempo o la data precisa in cui si verifi-
ca un evento. Introdotto dalle preposizioni di, a, in, su, durante, o dalla locuzione in tem-po di, risponde alle domande: quando? in che tempo? (I fiori sbocciano in primavera);
2. complemento di tempo continuato: indica per quanto tempo dura un’azione o un modo di essere. Introdotto dalle preposizioni per, durante (oppure espresso senza alcuna preposizione), risponde alle domande: quanto tempo? per quan-to tempo? (Digiunerò per due giorni).
Devono essere considerati complementi di tempo anche quelli che rispondono alle se-guenti domande: da quando? quanto tempo prima? quanto tempo dopo? quanto tempo fa? fra quanto tempo? entro quanto tempo? per quando? fino a quando? ogni quanto?
Si dicono complementi avverbiali di tempo quelli formati con avverbi o locuzioni av-verbiali del tipo:— ora, allora, talora, spesso, domani, oggi, subito, presto, da un’ora all’altra, di anno
in anno etc. per il tempo determinato;— molto / assai / troppo tempo etc. per il tempo continuato.
• Complementi di estensione e di peso
Il complemento di estensione indica quanto una persona, un animale o una cosa si estenda in altezza, lunghezza, profondità. Retto da verbi, aggettivi o sostantivi indi-
1013 • Grammatica: Sintassi
canti estensione, è introdotto dalle preposizioni di, per e risponde alle domande: quanto alto? quanto lungo? quanto profondo? (Il tratto di autostrada che dovremo percorrere è lungo 270 km).Il complemento di peso, invece, esprime appunto il peso di una persona, di un ani-male, di una cosa. È retto dal verbo pesare usato in forma intransitiva e risponde alla domanda: quanto? (Luigi pesa cinquanta chili).
• Complementi di prezzo e di stima
Il complemento di prezzo indica, come dice il nome, il prezzo effettivo di una cosa, ed è retto da verbi quali comprare, pagare, vendere, costare etc. A volte è introdotto dalle preposizioni a, per e risponde alle domande: quanto? a quanto? per quan-to? (Quella giacca costa sessanta euro). Spesso è espresso in maniera indeterminata dagli avverbi poco, molto, niente, troppo, oppure dalle seguenti locuzioni: due soldi, a buon prezzo, a buon mercato, a caro prezzo etc.Il complemento di stima, invece, esprime la valutazione di una persona, di un ani-male o di una cosa sul piano commerciale o su quello morale. È retto da verbi quali valere, stimare, considerare, valutare, apprezzare e risponde alla domanda: quan-to? (Quest’auto vale 15.000 euro). Spesso viene espresso in modo indeterminato da-gli avverbi o dalle locuzioni del tipo: poco, molto, niente, due soldi etc.
• Complementi di separazione (o allontanamento) e di distanza
Il complemento di separazione (o allontanamento) individua la persona, l’anima-le, la cosa da cui si separa o si allontana un’altra persona, un altro animale, o un’al-tra cosa e dipende da verbi quali separare, dividere, allontanare etc. Introdotto dalle preposizioni da, di, risponde alle domande: da chi? da che cosa? (Non è sempre fa-cile separare il giusto dall’ingiusto).Il complemento di distanza, a sua volta, indica appunto la distanza che intercorre fra un luogo e l’altro, tra una persona o cosa e l’altra, in dipendenza da verbi come trovarsi, essere, distare, sorgere, rimanere, porre etc. Introdotto dalla preposizione a o dalla locuzione alla distanza di, risponde alle domande: quanto? a che distanza? (Roma dista da Napoli circa 200 km).
• Complemento di esclusione (o eccettuativo)
Esprime la persona, l’animale o la cosa che si intende escludere dall’azione espressa dal verbo. Introdotto dalle preposizioni tranne, senza, meno, eccetto, fuorché, oppure dalle locuzioni ad eccezione di, senza di, all’infuori di, risponde alle domande: sen-za chi? senza che cosa? fuorché chi? fuorché che cosa? (Senza i suoi fuoriclasse, la squadra non ha alcuna speranza di vittoria).
• Complementi di colpa e di pena
Il complemento di colpa individua appunto la colpa (il reato) di cui è accusata una persona e dipende da verbi, sostantivi, aggettivi che esprimono il concetto di «accu-sa», come incolpare, incriminare, accusare, denunciare etc. (accusato, colpevole, im-putato etc.). Introdotto dalle preposizioni di, per, risponde alle domande: di quale colpa? per quale colpa? (Molti funzionari del Comune sono imputati per corruzione).
102 Parte I • Lingua italiana
Il complemento di pena, a sua volta, indica la pena inflitta a una persona, in dipen-denza da verbi come condannare, punire, multare etc. Introdotto dalle preposizioni a, di, per, da, risponde alle domande: a quanto? a quale pena? (Giuseppe Mazzini fu condannato all’esilio).
• Complemento di età
Esprime l’età di una persona, di un animale o di una cosa. Introdotto dalle preposi-zioni a, di, su, o dalle locuzioni in età di, all’età di, circa, risponde alle domande: di che età? a quanti anni? (Mia nonna è morta a ottant’anni).
• Complementi di vocazione e di esclamazione
Il complemento di vocazione indica a chi viene rivolto un discorso in forma diret-ta ed è costituito da un sostantivo che può anche essere preceduto dall’interiezione o. Se si trova all’inizio della frase, è separato dalle altre parole per mezzo della virgo-la; altrimenti, se è nel mezzo della proposizione, è compreso tra due virgole (Donaci, Signore, la tua misericordia; O fratelli, restiamo uniti!).Il complemento di esclamazione, invece, fa riferimento alla persona, all’animale o alla cosa che suscita una vivace emozione di gioia, dolore, stupore etc. È sempre se-guito dal punto esclamativo e può anche essere preceduto dalle interiezioni ah, oh, evviva etc. (Oh che meraviglia!; Guai ai vinti!).
• Complemento di sostituzione (o scambio)
Individua la persona, l’animale o la cosa sostituiti da un’altra persona, da un altro ani-male o da un’altra cosa. Introdotto dalle preposizioni per, con, o dalle locuzioni in-vece di, in cambio di, in luogo di, in sostituzione di etc., risponde alle domande: in-vece di chi? invece di che cosa? al posto di chi? al posto di che cosa? (Ho sostitui-to la vecchia stampante con una laser; Tua madre ha comprato vino al posto dell’olio).
C) La sintassi del periodo
Il periodo è l’espressione logicamente ordinata di un pensiero mediante una o più pro-posizioni. Quando è formato da più frasi si configura come una struttura complessa, nella quale le singole proposizioni sono collegate secondo un ordine preciso. In un periodo ci sono tante proposizioni quanti sono i verbi in esso contenuti. Le voci dei verbi servili (volere, potere, dovere, essere solito etc.) e quelle dei verbi fraseologici (riuscire a, incominciare a, cessare di, tentare di e simili) non possono essere consi-derate voci verbali a sé stanti, in quanto costituiscono un’unica voce col verbo all’in-finito al quale si accompagnano.Una proposizione si dice:— principale (o indipendente o reggente), quando ha già di per sé un senso com-
piuto, per cui non dipende da altre proposizioni;— secondaria (o dipendente o subordinata), quando acquista senso compiuto solo
appoggiandosi a un’altra proposizione.
1033 • Grammatica: Sintassi
Ad esempio, nella frase Oggi sono arrivato tardi in ufficio perché c’era molto traffico, contenente due proposizioni:Oggi sono arrivato tardi in ufficio = proposizione principale;perché c’era molto traffico = proposizione secondaria.
1. Le proposizioni principali
Assumono forme diverse a seconda degli scopi per cui vengono impiegate. In parti-colare, una proposizione principale si dice:— enunciativa (o informativa), quando serve per enunciare un fatto, riferire un av-
venimento, esprimere un’opinione (Ci sono buone notizie in arrivo);— volitiva (o imperativa), se esprime un ordine, un’esortazione, un divieto, un in-
vito (È vietato fumare);— desiderativa (o ottativa), quando indica un desiderio, un augurio, un sentimen-
to di nostalgia o di rimpianto (Speriamo bene!);— esclamativa, se esprime stupore, felicità, dolore (Che gioia rivederti!);— interrogativa, se contiene una domanda (Che mangi a pranzo?);— incidentale, quando traduce un’osservazione, un commento, una precisazione. Di
norma si trova racchiusa tra due virgole o tra due lineette, è priva di legami sin-tattici con le altre frasi del periodo e può essere eliminata senza che il discorso perda il suo senso logico (Il fatto, se non erro, risale a due anni fa).
2. La coordinazione o paratassi
Il meccanismo che consente di collegare tra loro due o più proposizioni dello stesso grado (che si trovano, cioè, su uno stesso piano d’importanza) è quello della coordi-nazione, detta anche paratassi (dal greco pará = «accanto» e táxis = «disposizione»).La coordinazione avviene:— per asindeto, quando le proposizioni, ordinate una dopo l’altra, risultano sepa-
rate per mezzo dei segni d’interpunzione (Cosa farai stasera? Uscirò, andrò a ci-nema; poi non so);
— per polisindeto, quando le proposizioni sono collegate tra loro mediante con-giunzioni coordinative, le quali possono essere:• copulative: e, anche, ancora, inoltre, altresì, pure, parimenti, nonché, perfino, né,
neppure, neanche, nemmeno etc. (Mi avete deluso tutti, perfino tu);• dichiarative: pertanto, cioè, infatti, vale a dire etc. (Ho bisogno di distrarmi, per-
tanto mi prenderò una vacanza);• avversative: ma, però, invece, tuttavia, anzi, pure, del resto, peraltro, nondime-
no etc. (La mia amica è straniera, nondimeno parla benissimo la nostra lingua);• disgiuntive: o, oppure, ovvero, ossia, altrimenti etc. (Attento a non prendere fred-
do, altrimenti ti ammalerai);• conclusive: dunque, perciò, quindi, ebbene, di conseguenza etc. (Il prezzo del pe-
trolio è salito, dunque è aumentato il costo della benzina);
104 Parte I • Lingua italiana
• correlative: e … e, sia … sia, sia che … sia che, non solo … ma anche etc. (Non solo ti manca la penna, ma hai dimenticato anche il quaderno).
Due o più proposizioni possono essere coordinate fra loro non solo mediante congiun-zioni correlative, ma anche tramite pronomi o avverbi correlativi: l’uno … l’altro, chi … chi, questo … quello, tale … quale, prima … poi, primo … secondo etc., con il ver-bo che, nella seconda proposizione, risulta quasi sempre sottinteso, essendo lo stes-so della prima (Dei due fratelli, l’uno preferiva la musica, l’altro [preferiva] lo sport). La coordinazione può verificarsi sia fra le proposizioni principali, sia fra quelle se-condarie, cosicché si possono avere coordinate principali (o coordinate alla principa-le) e coordinate secondarie (o coordinate alla secondaria).
3. Le proposizioni subordinate
Le proposizioni possono essere legate fra loro anche da un nesso di subordinazione (detto ipotassi), costituito da:— una congiunzione subordinante (che, affinché, perché, quando, come etc.);— un verbo di modo indefinito;— un verbo di modo indefinito, retto dalle preposizioni di, a, da, per, senza;— un pronome o un avverbio interrogativi (chi? che cosa? quando?).La proposizione subordinata che dipende direttamente dalla principale si dice subor-dinata di primo grado; la subordinata che dipende da una subordinata di primo gra-do è detta subordinata di secondo grado; quella che dipende da una subordinata di secondo grado è detta subordinata di terzo grado; e così via.Ad esempio:Dico ciò (proposizione principale)affinchè tu comprenda le vere intenzioni (subordinata di primo grado)di coloro i quali sono qui (subordinata di secondo grado)solo per fare i loro interessi. (subordinata di terzo grado)Come una proposizione principale è detta reggente rispetto alla subordinata di pri-mo grado, così questa, a sua volta, è detta reggente rispetto alla subordinata di secon-do grado, e così via. Si tenga presente che a volte la proposizione principale, anziché trovarsi all’inizio del periodo, si trova dopo una o più proposizioni secondarie (Se mi avessi dato ascolto [secondaria] ti saresti trovato bene [principale]).Il tempo delle proposizioni subordinate è sempre condizionato da quello della reg-gente, rispetto al quale si viene ad instaurare un rapporto che può essere di contem-poraneità, anteriorità o posteriorità.Una distinzione di particolare rilievo è quella tra:— subordinate esplicite, le quali contengono un verbo di modo finito (indicativo,
congiuntivo, condizionale);— subordinate implicite, che invece hanno il verbo di modo indefinito (infinito,
participio, gerundio).
1053 • Grammatica: Sintassi
È possibile trasformare le subordinate implicite in esplicite, assegnando al verbo di modo indefinito un soggetto determinato e coniugandolo in un modo finito, retto ge-neralmente da congiunzioni subordinanti o da pronomi relativi (Camminando per strada ho visto Andrea → Mentre camminavo per strada ho visto Andrea).Di seguito si propone l’elenco dei principali tipi di proposizioni subordinate.
• Proposizione soggettiva
Funge da soggetto della proposizione principale ed è retta, di solito, da verbi di forma impersonale (occorre, conviene, sembra, si dice, si crede, è bene, bisogna etc.).Ha forma:— esplicita, quando è introdotta dalla congiunzione che ed è espressa da un verbo di
modo finito (Sarebbe opportuno che tu mangiassi anche frutta e verdura);— implicita, quando è espressa da un verbo all’infinito, con o senza la preposizione
di (Conviene bere molto latte).
• Proposizione oggettiva
Funge da complemento oggetto alla proposizione principale. È retta dai ver-bi transitivi dire, dichiarare, pensare, sapere, promettere, confidare, giudicare, vo-lere etc., nonché dalle corrispondenti locuzioni: avere fiducia, avere speranza, fare promessa etc.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo di modo finito ed è introdotta dalla congiun-
zione che (Tutti hanno visto che avete dato il meglio di voi stessi);— implicita, quando è espressa dal verbo all’infinito introdotto dalla preposizione di
(Mi auguro di rivedere al più presto Luisa).
• Proposizione finale
Indica lo scopo (il fine) di ciò che si afferma nella proposizione principale.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo al congiuntivo retto dalle congiunzioni affin-
ché, perché, acciocché etc. (Cercherò di esprimermi al meglio affinché possiate com-prendermi bene);
— implicita, quando ha il verbo all’infinito retto dalle preposizioni di, a, per, oppu-re dalle locuzioni allo scopo di, al fine di (Verrò quanto prima a vedere il tuo nuovo appartamento).
• Proposizione causale
Esprime il motivo (la causa) di ciò che si afferma nella proposizione reggente.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condiziona-
le, retto dalle congiunzioni perché, poiché, in quanto che, giacché, per il fatto che etc. (Mangerò un panino perché ho fame);
106 Parte I • Lingua italiana
— implicita, quando ha il verbo all’infinito, preceduto dalle preposizioni per, a, di, oppure al gerundio (presente o passato) o al participio passato (Avendo bisogno di contanti, ho fatto un prelievo col bancomat).
• Proposizione temporale
Indica una circostanza temporale in rapporto all’azione espressa dalla reggente.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo all’indicativo o al congiuntivo, retto dalle con-
giunzioni temporali quando, allorché, appena, mentre, dopo che, prima che (Men-tre ero al bar ho ricevuto una telefonata sul cellulare);
— implicita, quando ha il verbo all’infinito (preceduto da a, su, in, prima di, dopo di), al participio passato o al gerundio (Prima di andare via saluteremo tutti).
Talvolta la proposizione temporale ha forma ellittica, cioè sottintende il verbo (Da giovane [= Quando ero giovane] mi piaceva molto andare allo stadio).
• Proposizione consecutiva
Indica la conseguenza di quanto si afferma nella reggente.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condiziona-
le, ed è unita alla reggente tramite le congiunzioni che, perché, accompagnate da-gli avverbi tanto, così, troppo, poco, abbastanza, oppure dagli aggettivi tale, tanto, siffatto, nonché dalle locuzioni in modo, al punto, a segno etc. (È un tennista così bravo che vince ogni torneo);
— implicita, quando ha il verbo all’infinito preceduto dalle preposizioni da, di (Fosti tanto persuasivo da convincere anche me).
Si devono considerare consecutive, altresì, le proposizioni rette da degno di, inde-gno di, adatto a, idoneo a etc. (Nessuno dei pretendenti si è rivelato degno di sposare la principessa).
• Proposizione relativa
È quella che si unisce alla reggente tramite un pronome, un aggettivo o un av-verbio relativo.Ha forma:— esplicita, quando viene introdotta da un pronome relativo o indefinito e ha il ver-
bo di modo finito (Chi ci ama, ci segua);— implicita, quando viene espressa mediante un participio presente o passato, op-
pure per mezzo dell’infinito preceduto dalla preposizione da (Hanno finalmente ristrutturato la vecchia villa caduta [= che era caduta] in rovina).
Le proposizioni relative possono anche essere:— proprie, quando specificano il termine al quale si riferiscono e corrispondono a un
attributo o ad un’apposizione, così da essere denominate pure attributive o apposi-tive (Fabio, che è mio fratello [= Fabio, mio fratello: relativa appositiva], si è laureato);
1073 • Grammatica: Sintassi
— improprie, quando svolgono la funzione di proposizione causale, finale, concessi-va, modale etc. (Feci venire a casa un dottore che mi visitasse [= affinché mi visitas-se: relativa finale]).
• Proposizione eccettuativa
Esprime un’esclusione (eccezione) rispetto al concetto o all’azione indicati nel-la principale.Ha forma:— esplicita, quando è legata alla reggente dalle locuzioni tranne che, salvo che, fuor-
ché, eccetto che, sennonché, a meno che, ed ha il verbo all’indicativo o al congiuntivo (Carmine dovrebbe essere ancora in ufficio, a meno che non sia uscito in anticipo);
— implicita, quando contiene un verbo all’infinito preceduto da fuorché, salvo che, tranne che, eccetto che etc. (Puoi fare tutto, fuorché dormire).
• Proposizione concessiva
Esprime una circostanza nonostante la quale l’azione della reggente si com-pie ugualmente.Ha forma:— esplicita, quando è legata alla principale tramite le congiunzioni benché, sebbene,
nonostante, quantunque, per quanto, ancorché, o mediante le locuzioni posto che, ammesso che etc. e ha il verbo al congiuntivo (Benché mi sforzi di venirti incontro, non riusciamo ad andare d’accordo);
— implicita, quando è espressa con pur e il gerundio (Pur considerando le attenuan-ti, rimane comunque colpevole).
Questo tipo di proposizione può essere anche ellittica del verbo (Sebbene giovani, si dimostrano già saggi).
• Proposizione limitativa
Contiene una «limitazione» rispetto a quanto è detto nella proposizione reg-gente. Viene introdotta dalle locuzioni per quanto, in quanto, a quanto, a quello che, per quello che, secondo che, secondo quanto, purché etc. ed ha il verbo all’indicativo o al congiuntivo (Per quanto mi sarà possibile, ti aiuterò).
• Proposizione modale
Indica in che modo si verifica la circostanza o si compie l’azione espressa dal-la reggente.Ha forma:— esplicita, quando è introdotta dalle congiunzioni come, siccome, quasi, seguite dal
verbo all’indicativo, oppure dalle locuzioni come se, quasi che, non diversamente che, secondo che (I genitori lo trattano come se fosse ancora un bambino);
— implicita, quando viene costruita con il gerundio (eventualmente retto da come) o con il participio, retto da come (La folla invase la piazza, agitandosi rumorosa-mente).
108 Parte I • Lingua italiana
nella forma negativa, la proposizione modale è introdotta dalla congiunzione sen-za, seguita dal verbo all’infinito (Sono andati via senza salutare nessuno), oppure dall’espressione senza che, seguita dal congiuntivo (Stanotte è stato compiuto un fur-to senza che nessuno se ne sia accorto).
• Proposizione dichiarativa
Esprime (dichiara) ciò che nella reggente è anticipato da un nome, da un pro-nome o da una locuzione avverbiale. Di solito si trova dopo i pronomi questo, quel-lo, ciò; dopo sostantivi come fatto, fiducia, speranza, pensiero etc.; dopo le locuzioni far bene, far male, fare cose opportune, inopportune e simili.Tale proposizione ha forma:— esplicita, quando è introdotta dalla congiunzione che ed ha il verbo all’indicativo
o al congiuntivo (Questo solo desidero, che voi restiate uniti);— implicita, quando è introdotta dalle preposizioni di, a, ed ha il verbo all’infinito
(Hai fatto bene a consegnare in tempo i documenti).In effetti le dichiarative non sono altro che proposizioni soggettive, oggettive, causa-li, finali, legate alla principale in forma dichiarativa.
• Proposizione comparativa
È quella attraverso la quale viene espresso un paragone con ciò che si dice nella reggente e può essere comparativa di maggioranza, di minoranza o di uguaglianza.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condiziona-
le e viene introdotta da verbi, avverbi, aggettivi indicanti maggioranza, minoran-za, uguaglianza (Ho visto recitare quell’attore e mi è parso meno bravo di quanto mi aspettassi);
— implicita, quando ha il verbo all’infinito preceduto da di, che (È più facile leggere che scrivere). Da notare che solo le proposizioni comparative di maggioranza pos-sono avere la forma implicita.
• Proposizione aggiuntiva
Ha lo scopo di ampliare con un ulteriore concetto ciò che è già espresso nella principale. Di solito ha forma implicita, con il verbo all’infinito preceduto da oltre a, oltre che (Questo libro, oltre ad essere lungo, non è per niente interessante).
• Proposizione avversativa
Esprime un concetto contrastante con quanto affermato nella reggente.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo all’indicativo o al condizionale ed è unita alla
reggente mediante le congiunzioni mentre, laddove, al contrario etc. (L’ho lascia-ta andar via, mentre forse avrei dovuto fermarla);
— implicita, quando ha il verbo all’infinito ed è introdotta dalle espressioni anziché, invece di, in luogo di etc. (Anziché sbrigarsi, si è ulteriormente attardato).
1093 • Grammatica: Sintassi
• Proposizione strumentale
Indica il mezzo (lo strumento) con cui si realizza quanto affermato nella reg-gente. Ha sempre forma implicita e richiede il gerundio o un infinito retto dalla pre-posizione con (Con il tuo fare scomposto hai creato solo disordine).
• Proposizione esclusiva
Esprime l’esclusione di una circostanza riferibile alla proposizione reggente.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo al congiuntivo ed è introdotta da senza che
(Un borseggiatore mi ha derubato senza che me ne accorgessi);— implicita, quando ha il verbo all’infinito preceduto da senza (Agisti senza riflettere).
• Proposizione interrogativa indiretta
È quella che pone una domanda in forma indiretta, cioè senza il punto interro-gativo. È retta da verbi come interrogare, chiedere, domandare, pensare, sapere, vo-ler sapere etc. e viene introdotta da pronomi, da aggettivi o dagli avverbi interroga-tivi che, cosa, quale, quanto, quando, come etc. (Dimmi cosa pensi). Inoltre può essere introdotta dalla congiunzione se, quando la domanda indiretta non è preceduta da alcun pronome o avverbio (Vorrei sapere se dici la verità). Generalmente la proposizione interrogativa indiretta ha forma esplicita ed utilizza i tempi dell’indicativo, del congiuntivo o del condizionale. Quando il verbo della reg-gente esprime dubbio o incertezza, si dice dubitativa (Non so se riuscirei a districar-mi facilmente nel traffico).Le interrogative indirette possono essere:— semplici, quando pongono una sola domanda (Fateci sapere se verrete);— doppie o disgiuntive, quando pongono più di una domanda (Nel campo dell’arte
non so se preferire la pittura o dedicarmi alla scultura).
• Proposizione condizionale
Indica la «condizione» da cui dipende il verificarsi di ciò che è detto nella prin-cipale.Ha forma:— esplicita, quando contiene un verbo all’indicativo o al congiuntivo ed è introdotta
dalle congiunzioni se, qualora, o dalle espressioni a condizione che, nel caso che, a patto che (Se esci, non dimenticare le chiavi di casa);
— implicita, quando ha il verbo al participio passato, al gerundio, o all’infinito pre-ceduto dalla preposizione a (Stando attenti, non potrà capitarci nulla di male; A essere ottimisti, il viaggio durerà ancora tre ore).
4. Il periodo ipotetico
Il periodo formato da una principale e da una subordinata condizionale prende il nome di periodo ipotetico, nel contesto del quale la proposizione dipendente, indi-
110 Parte I • Lingua italiana
cante la condizione, si dice protasi, mentre la reggente, nella quale viene specificato ciò che deriva dall’attuarsi della condizione, si chiama apodosi.Ad esempio:Se studierete → (protasi)conseguirete buoni voti → (apodosi).Un periodo ipotetico si dice:• di primo tipo, se esprime un’idea reale (Se lavorerai guadagnerai uno stipendio);• di secondo tipo, se esprime un’idea possibile (Se la sera andassi a dormire pre-
sto, la mattina non ti alzeresti così tardi);• di terzo tipo, se esprime un’idea impossibile (Se avessimo le ali saremmo uccelli).Dopo il se della protasi si possono usare tutti i tempi dell’indicativo, nonché l’imper-fetto e il trapassato del congiuntivo, ma non si usa mai il condizionale (Se fossi [non: Se sarei] dimagrito avrei potuto indossare quel vestito).La congiunzione se non sempre è ipotetica, ma può essere anche interrogativa, nel qual caso si possono usare, oltre ai tempi dell’indicativo e del congiuntivo, anche quel-li del condizionale (Non so se avremmo mai potuto vincere il torneo).
5. Discorso diretto e indiretto
Il discorso diretto è quello che riporta, così come vengono dette, le parole pronuncia-te da qualcuno, collocandole tra virgolette dopo i due punti (La mamma dice ai pro-pri bambini: «State buoni!»).Il discorso indiretto, invece, introdotto dai verbi dire, raccontare, rispondere, interro-gare, chiedere e simili, si ha quando le parole pronunciate da una persona non ven-gono riportate testualmente, ma riferite da qualcun altro (Si racconta che gli antichi castelli siano popolati da fantasmi).Il discorso diretto può essere trasformato in indiretto, con relativi cambiamenti che si vengono a produrre nei pronomi personali, negli aggettivi possessivi, nei prono-mi dimostrativi, negli avverbi di tempo e di luogo, nonché nei verbi. Per questi ulti-mi, ad esempio, si verifica che:— il passato prossimo e il passato remoto del discorso diretto si trasformano in tra-
passato prossimo nel discorso indiretto (Mario disse: «Sono stato a Venezia» → Mario disse che era stato a Venezia);
— il futuro semplice del discorso diretto diventa condizionale passato o congiunti-vo imperfetto nel discorso indiretto (Mario disse: «Andrò a Venezia» → Mario dis-se che sarebbe andato a Venezia).
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270 Parte II • Quiz per la simulazione della prova preliminare
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272 Parte II • Quiz per la simulazione della prova preliminare
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281Questionario n. 8
Soluzioni
1) Risposta esatta: A
2) Risposta esatta: B
3) Risposta esatta: A
4) Risposta esatta: A
5) Risposta esatta: D
6) Risposta esatta: A
7) Risposta esatta: C
8) Risposta esatta: A
9) Risposta esatta: B
10) Risposta esatta: B
11) Risposta esatta: B
12) Risposta esatta: A
13) Risposta esatta: C
14) Risposta esatta: A
15) Risposta esatta: B
16) Risposta esatta: C
17) Risposta esatta: A
18) Risposta esatta: B
19) Risposta esatta: A
20) Risposta esatta: B
21) Risposta esatta: C
22) Risposta esatta: B
23) Risposta esatta: C
24) Risposta esatta: B
25) Risposta esatta: C
26) Risposta esatta: A
27) Risposta esatta: B
28) Risposta esatta: D
29) Risposta esatta: A
30) Risposta esatta: B
31) Risposta esatta: B
32) Risposta esatta: B
33) Risposta esatta: B
34) Risposta esatta: B
35) Risposta esatta: D
36) Risposta esatta: C
37) Risposta esatta: C
38) Risposta esatta: D
39) Risposta esatta: C
40) Risposta esatta: B
41) Risposta esatta: B
42) Risposta esatta: B
43) Risposta esatta: A
44) Risposta esatta: C
45) Risposta esatta: B
46) Risposta esatta: A
47) Risposta esatta: B
48) Risposta esatta: A
49) Risposta esatta: B
50) Risposta esatta: C
51) Risposta esatta: B
52) Risposta esatta: A
53) Risposta esatta: A
54) Risposta esatta: A
55) Risposta esatta: B
56) Risposta esatta: A
57) Risposta esatta: D
58) Risposta esatta: B
59) Risposta esatta: C
60) Risposta esatta: D
61) Risposta esatta: A
62) Risposta esatta: C
63) Risposta esatta: B
64) Risposta esatta: B
65) Risposta esatta: C
66) Risposta esatta: D
67) Risposta esatta: B
68) Risposta esatta: C
69) Risposta esatta: A
70) Risposta esatta: A
71) Risposta esatta: B
72) Risposta esatta: C
73) Risposta esatta: A
74) Risposta esatta: B
75) Risposta esatta: B
76) Risposta esatta: A
77) Risposta esatta: B
78) Risposta esatta: C
79) Risposta esatta: A
80) Risposta esatta: D
81) Risposta esatta: C
282 Parte II • Quiz per la simulazione della prova preliminare
82) Risposta esatta: B
83) Risposta esatta: A
84) Risposta esatta: B
85) Risposta esatta: D
86) Risposta esatta: C
87) Risposta esatta: A
88) Risposta esatta: C
89) Risposta esatta: A
90) Risposta esatta: C
91) Risposta esatta: C
92) Risposta esatta: C
93) Risposta esatta: A
94) Risposta esatta: A
95) Risposta esatta: A
96) Risposta esatta: C
97) Risposta esatta: B
98) Risposta esatta: A
99) Risposta esatta: A
100) Risposta esatta: C