A spasso nel tempo….
“La leggenda di Lapo e
Fiammetta”
Rievocazione Storica
Sabato 17 maggio 2014 01/01/2014
A spasso nel tempo…. “La leggenda di Lapo e Fiammetta” 2014
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G.M.S.: Oibò, gente di questo borgo, dico bene o sono in fallo, son sì o no, giunto ad
Agnadello? Spero proprio di non aver preso un abbaglio. Ho forse combinato un
macello? Lo so, lo so che è tanto che aspettate, ma che ci posso fare? Il vostro
Giullar Mastro Sorriso con tutto il suo da fare avrebbe proprio bisogno di andare
poco, poco, a riposare.
NARRATORE 1: Dai, dai, Giullar Mastro Sorriso, osserva il loro viso… è così tanto
implorante che penso sia proprio importante che ti riprenda subito all’istante.
G.M.S.: Fai presto tu, mio caro narratore, a far tanto l’oratore. Sapete com’è, l’età è
quella che è.. e la memoria non sempre c’è. Vi starete chiedendo: “Ma che va
dicendo questo giullare qua? Ora mi spiego meglio. Qualcuno di loro signori,
certamente si ricorderà, che tutti gli anni in questo periodo passo sempre di qua.
Anche se quest’anno, avrete certamente notato, mi sono diversamente agghindato.
Ma per chi non mi conosce ora mi presento: son Giullar Mastro Sorriso, dove abito
non lo so, perché una vera dimora non ce l’ho. Vengo mandato di qua e di là, di su e
di giù per portar ricordi antichi a questa benedetta gioventù. Come ben sapete,
qualcuno da lassù, una volta all’anno mi manda fin quaggiù con tanto di manoscritto
come se fosse un editto. Ora mi spiego meglio: il mio capo da lassù un bel giorno mi
chiama e mi dice:
NARRATORE 2: Leggendo la storia antica ho scoperto, che c’è un paesello bello,
bello che porta il nome di Agnadello, che ha vissuto una brutta cosa… una grande
guerra.
G.M.S.: E siccome a lui le guerre non piacciono proprio, ma preferisce che su ogni
terra regni la pace, mi dice:
NARRATORE 1: G.M.Sorriso, ricordi l’appuntamento che hai dato alla gente di
Agnadello, quando hai combinato tutto quel macello? E’ arrivato il momento di
ripartire e di tornare per continuare a raccontare alla gente di quel paesello, cosa
successe in quelle terre, le cose brutte e le cose belle, perché solo conoscendo il
passato si può vivere il presente in un paese beato.
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G.M.S.: Come sempre ho ubbidito, e subito son partito. Un po’ più tempo del solito
ho impiegato ma alla fine eccomi arrivato. E si, perché non mi sono limitato a
prepararvi uno scritto per raccontarvi il passato. Come sempre ho chiesto aiuto
proprio a voi gente di Agnadello, ma proprio sul più bello mi sono accorto di aver
combinato un bel macello. Oibò, rimarrete sorpresi quando vedrete che bel viaggio
farete. Orsù gente, bando alle ciance, apriamo i cuori e riviviamo insieme quel
lontano tempo che, più non potrà tornare ma che certamente non potremo mai
dimenticare!
(a questo punto entrano i Tamburi, gli Sbandieratori che si schiereranno al centro
della piazza sbandierano e poi formano un corridoio sotto al quale passeranno
dapprima lo stendardo del Castrum e poi gli stendardi della quattro contr ade che si
schiereranno a loro volta due da una parte e due dall’altra della chiesa di S.
Bernardino)
NARRATORE 1:
“E DOBBIAMO GIRARE, GUARDARE,
AVER CURA DEL PATRIMONIO DI QUESTA NOSTRA TERRA
PERCHE’
SE NON AVREMO CURA NOI DELLA NOSTRA TERRA,
CHI MAI NE AVRA’ IN VECE NOSTRA?”
NARRATORE 2: Nel lontano 1509, mentre gli avvenimenti storici di quei giorni
cambiavano la storia dell’Italia, Agnadello viveva di una vita propria e contava circa
800 abitanti. C’era un parroco (il parroco esce dalla porta della chiesa) Don Giacomo
De Belinzaghi, che si doveva occupare oltre che delle anime, anche della chiesa di S.
Maria, oggi S. Bernardino, della chiesa parrocchiale di S. Vittore e della chiesa di S.
Pietro situata nella omonima cascina.
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NARRATORE 1: Tutto il territorio centrale di Agnadello era già bonificato e si andava
sviluppando attorno alla roggia centrale, che divideva in due il paese. C’era il
Castello dei Visconti, parte dell’ edificio in piazza Chiesa, la zona di via Premoli, e gli
edifici all’incrocio tra via Vittoria e via S. Bernardino. La gente, naturalmente, viveva
già anche in tutte quelle cascine che si trovavano sulla parte morfologicamente alta
del territorio di Agnadello: la Berinzaga, S. Antonio, il Paradiso, la Viscontina,
Mirabello, la Costa, e dall’altra parte la cascina S. Pietro.
NARRATORE 2: Il nostro paese viveva in prevalenza di agricoltura. Ma non
mancavano certo, i più svariati lavori artigianali.
C’era la bottega del fabbro… ( entrano da via Dante le comparse della bottega del
fabbro – bottega 1)
NARRATORE 1: Le donne si riunivano per lavorare la lana e per cucire…. (entrano da
Via Dante le comparse della bottega del cucito – bottega 2)
NARRATORE 2: Non mancava il forno e la bottega del pane (entrano da via Dante le
comparse della bottega del pane – bottega 3)
NARRATORE 1: e neppure la bottega della verdura(entrano da via Dante le
comparse della bottega della verdura – bottega 4)
NARRATORE 2: Intanto la vita nella stalla procede come sempre….
NARRATORE 1: E non poteva mancare la locanda dove trovavano rifugio i viandanti
che passavano da Agnadello ( entrano da via Dante le comparse dell’osteria –
bottega 5)
NARRATORE 2: Qui ad Agnadello e precisamente nel castello e nelle sue pertinenze,
vivevano alcune famiglie dell’antica nobiltà come i Visconti che avevano al loro
servizio famiglie del paese. (i cortigiani escono dal castello)
NARRATORE 1: Si iniziava però a vedere, anche la nuova borghesia che con la
famiglia Berinzaghi aveva deciso di vivere ad Agnadello.
NARRATORE 2: E in quei giorni poi, giravano per le vie del paese, un gruppo di Frati
Francescani che erano ospiti dei “Servi di Maria”. (entrano da via Dante i frati)
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NARRATORE 1: Mentre gli adulti lavoravano, cosa potevano fare i piccoli del paese:
giocare. (i bambini entrano da via Dante e iniziano a giocare in mezzo alla piazza
aiutati da alcuni adulti) Di sicuro non c’era tutto il ben di Dio che c’è oggi! E allora
quale miglior gioco della “palla di pezza” messa insieme dalle donne della bottega
del cucito con gli avanzi del loro lavoro? (alcuni bambini giocano a palla) E quel
cerchio di legno? Facciamo a gara a chi lo fa correre più lontano… (alcuni giocano
con il cerchio di legno) E quegli aquiloni di legno?... facciamoli sfrecciare…
NARRATORE 2: Purtroppo come sappiamo, in quel periodo erano frequenti le guerre
e, senza nessun preavviso, poteva capitare che i borghi come Agnadello venivano
attraversati da contingenti militari, che quando andava bene, facevano razzia di
animali e vettovaglie… Ma quando andava male lasciavano al loro passaggio morte e
distruzione. (entrano da via Dante i soldati)
NARRATORE 1: Anche ad Agnadello e anche a quell’epoca, una volta alla settimana
si svolgeva il mercato e tutte le botteghe scendevano in piazza per offrire i loro
lavori e le loro produzioni. Ovviamente non poteva mancare la bottega viaggiante
che faceva il giro dei vari paesi. (entra da via Dante la bottega viaggiante)
G.M.S.: Oibò, gente di Agnadello, ve lo ricordate quando le scorse estati vi chiesi di
chiudere gli occhi e vi portai a rivivere proprio qua, la storia di Leonardo da Vinci, la
leggenda del Lago Gerundo e del Drago Tarantasio e la Storia di Giuseppe Verdi?
Oibò, in quell’occasione ho dovuto rimediare a un bel macello: mi ero dimenticato di
invitare i “signori” del nostro castello. Quest’anno non ho nulla da farmi perdonare!
Ma, siccome ho una nuova bella storia da raccontare, perché di nuovo non farli
arrivare.
(a questo punto i signori passando attraverso il corridoio formato dagli sbandieratori
andranno a sedersi e a far da cornice alla piazza)
NARRATORE 2:
ANTONIO VISCONTI signore di Somma e di Agnadello, consigliere del duca di Milano con MADDALENA TRIVULZIO figlia di Gianfermo Trivulzio, fratello del condottiero della battaglia di Agnadello, Giangiacomo Trivulzio, sua sposa.
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NARRATORE 1:
ANNA VISCONTI figlia di Antonio Visconti e Maddalena Trivulzio con il marito FRANCESCO SFONDRATI.
NARRATORE 2:
BATTISTA VISCONTI figlio di Antonio Visconti e Maddalena Trivulzio con la sposa VITTORIA VISCONTI figlia di Gaspare Ambrogio Patrizio Milanese e Cecilia Simonetta.
NARRATORE 1:
FIAMMETTA VISCONTI figlia di Antonio Visconti e Maddalena Trivulzio con il
promesso sposo GIANFRANCESCO LUPO MAURUZI conte della Stacciola e
Patrizio di Tolentino.
NARRATORE 2:
PERCIVALLE VISCONTI consignore di Somma e Agnadello, consigliere ducale con la moglie IPPOLITA BIGLIA figlia di Tardo Patrizio Milanese.
NARRATORE 1:
GIOVANBATTISTA VISCONTI detto il “Risoluto” Consignore di Somma e Agnadello con la moglie GIUSTINA VISCONTI BORROMEO, figlia di Ludovico Signore di Albizzate e di Lucrezia Alciati.
NARRATORE 2:
VERONICA VISCONTI figlia di Galeazzo Visconti e Antonia Mauruzi con il marito FEDERICO BORROMEO, conte di Arona e conte di Angera.
NARRATORE 1:
ALFONSO VISCONTI con la moglie ANTONIA GONZAGA
NARRATORE 2:
GIOVANNI VISCONTI con la moglie VITTORIA BORROMEO.
NARRATORE 2:
LETA MANFREDI figlia di Guidantonio Signore di Faenza e di Bianca Trinci dei Signori di Foligno, sposa in seconde nozze e vedova di Guido Visconti, Consignore di Somma e di Agnadello.
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G.M.S.: Oibò, Signori di Agnadello, eccoci arrivati al più bello. E per raccontarvi al
meglio questo stornello, devo togliermi il mantello… Vi ricordate alcuni anni fa,
quando chiesi aiuto al “Folletto dell’albero Nano” per raccontarVi la storia del
popolo Italiano? Qualcuno se lo ricorderà, ma per portarVi in un’altra realtà fatta di
paura aberrante, mi trasformo in mendicante e chiedo aiuto al Narratore che ve la
racconterà…
NARRATORE 1: Mentre gli avvenimenti di quei giorni cambiavano la storia,
Agnadello aveva comunque una vita propria e come in tutti i paesi anche nel nostro
paese come in tutti i piccoli borghi c’erano ed erano ben visibili le divisioni sociali.
NARRATORE 2: Qui ad Agnadello c’erano da una parte i Visconti con il loro
meraviglioso castello e tutta la loro servitù. Dall’altra parte c’era la povera gente, i
piccoli artigiani, i viandanti e i mendicanti.
NARRATORE 1: Padri e figli vivevano con i loro problemi generazionali, gli onesti ed i
sinceri lottavano contro l’esaltazione della furbizia, i giovani per l’essere se stessi
contro il ricorso alla finzione e alla falsità, gli umili per la solidarietà contro
l’egemonia del potere. E in mezzo a tutto questo non poteva mancare l’amore. Il filo
conduttore che tutto lega.
G.M.S.: Oibò, gente di Agnadello… La vedete questa piazza? Sì?! Bene!! Ora
immaginate di tornare indietro nel tempo e di trovarvi nella Piazza del mercato di
Agnadello del 1509.
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E’ giorno di mercato
Cesare: E’ giorno di mercato,
andiamo tutti in piazza
a vedere che c’è.
Tra merce sorprendente,
ricchi e bella gente,
ognuno pensa a sé.
Pierina: Ma che vita è questa
Se non c’è più libertà?
E’ come una prigione
La nostra povertà.
Pesano gli stracci
Sulle ali per volare.
Sara: Guardate che cavallo
Per qualche bel messere:
davvero un gran signore
lo deve avere!
C.+P.+S.: Fra i banchi del mercato
C’è chi ha tutto o niente,
ma ognuno pensa a sé.
Sara: E’ giorno di mercato,
andiamo tutti in piazza
solo a curiosare.
Tra cose rare e belle,
dame e damigelle,
ognuno pensa a sé.
Pierina: Ma che vita è questa
Se non c’è più dignità?
Senza la speranza
Per domani che verrà.
Pesano gli stracci
Sulle ali per volare.
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Tutti: Guardate che mantello:
lo vuole ogni donzella,
il prezzo? Ma che importa
per esser bella!
C.+P.+S.: Fra i banchi del mercato
C’è chi ha tutto o niente,
ma ognuno pensa a sé.
Cesare: Se avessi quel cavallo
Me ne andrei lontano
Senza più tornare.
Sara: Se avessi quel mantello
Con il freddo e il gelo
Non dovrei tremare.
Pierina: Ma che vita è questa
Se non c’è più libertà?
Ma che vita è questa
Se non c’è più dignità?
C.+P.+S.: Pesano gli stracci
Sulle ali per volare.
Tutti: Fra i banchi del mercato
Dame e cavalieri,
vanità e ricchezza
più di ieri.
Fra i banchi del mercato
C’è chi ha tutto o niente,
ma ognuno pensa a sé.
Fra poveri e straccioni
Tanta brava gente,
c’è chi soffre e prega,
ma chi lo sente?
E’ giorno di mercato,
c’è chi ha tutto o niente,
ma ognuno pensa a sé.
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NARRATORE 1: Narra la leggenda che alcuni decenni prima della nostra famosa
battaglia, Vittoria Mauruzi moglie di Goffredo VIsconti diede alla luce due gemelli,
maschi, eterozigoti (uno diverso dall’altro), a cui venne dato il nome di Lupo e Lapo.
Ci fu una grande festa al Castello, ma sfortunatamente una serva che aveva proprio
in quei giorni perso il proprio figlioletto dandolo alla luce, diventata pazza dal
dolore, rubò dalla culla Lapo, uno dei due gemelli, e fuggì con lui.
NARRATORE 2: Vane furono le ricerche e vane furono le ricompense messe in palio
per ritrovare il bambino. Purtroppo né la serva, né tantomeno il piccolo Lapo
vennero mai più ritrovati e venne ordinato di cambiare il nome di Lupo in
Gianfrancesco e venne proibito di pronunciare, pena l’arresto, i nomi di Lupo e Lapo.
Passarono gli anni mentre tutto venne dimenticato, Gianfrancesco, Lupo, invece,
crebbe nello sfarzo, nell’agiatezza e diventò l’attuale arrogante e prepotente
amministratore di Agnadello per conto dei Signori Visconti, nonché promesso sposo
della cugina Fiammetta.
NARRAORE 1: Che fine avrà fatto Lapo, vi starete chiedendo. Non abbiate fretta che
fra poco se seguirete la storia lo scopriremo insieme.
NARRATORE 2: Dicevamo che Lupo, diventato consignore di Agnadello, si rivelò
cattivo e prepotente. Infatti egli poteva in qualsiasi momento istituire una nuova
tassa per gli abitanti di Agnadello e l’ultima purtroppo, in ordine di tempo, era quella
sugli animali posseduti.
NARRATORE 1: Naturalmente il popolo non era per niente contento, ma a chi si
fosse rifiutato di pagare, non solo veniva tolto tutto il proprio avere, ma veniva
prima rinchiuso nelle segrete del castello e poi messo alla gogna proprio qui su
questa piazza, ed infine ucciso.
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All’erta
Stefano: All’erta sporchi cenciosi,
all’erta villani bifolchi,
arrivano i soldati,
siamo noi. Sono guai!
All’erta figli di cani,
all’erta più morti che vivi,
arrivano i soldati,
siamo noi. Sono guai!
Per vicoli e contrade
Non vedremo adesso e mai
Qualcuno che si oppone:
già sarebbe morto sai!
All’erta uomo che pensi,
all’erta uomo che ami,
arrivano i soldati,
siamo noi! Sono guai!
Attento a quello che leggi,
attento a quello che dici,
arrivano i soldati,
siamo noi. Sono guai!
Abbiamo denti aguzzi,
un branco siamo noi,
sbraniamo in un boccone
tutti quelli come noi.
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A pensare noi non pensiamo mai:
l’arroganza e l’odio
sempre noi serviamo.
Ed abbiamo una sola opinione:
chi non è con noi
contro noi sempre sarà.
All’erta razza d’idioti,
pagate i vostri tributi,
arrivano i soldati,
siamo noi. Sono guai!
Attenti brutti cafoni,
attenti a quello che fate,
arrivano i soldati,
siamo noi. Sono guai!
La nostra forza è il branco,
puoi fare ciò che vuoi,
ma presi uno ad uno
non valiamo niente di noi.
A pensare noi non pensiamo mai:
l’arroganza e l’odio
sempre noi serviamo.
Ed abbiamo una sola opinione:
chi non è con noi
contro noi sempre sarà.
A pensare poi non pensiamo mai:
all’arroganza e il braccio
armato sempre diamo.
Ed abbiamo una sola opinione:
chi non è con noi
contro noi sempre sarà.
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NARRATORE 2: Ovviamente la povera gente pur di sopportare e superare tutte
queste ingiustizie e questi soprusi, si aggrappava a qualsiasi cosa. Anche agli
imbroglioni che di volta in volta visitavano il paese.
NARRATORE 1: Ce n’era uno in particolare, che si faceva chiamare Guadalberto
Drago dei tre Mori, che tutte le settimane passava da Agnadello accompagnato dal
giovane figlio Lapo che nulla aveva preso dal padre. Infatti, Guadalberto obbligava il
figlio, che non voleva, ad aiutarlo negli imbrogli, ricordandogli molto spesso il
comandamento che dice: “Onora il padre tuo come te stesso”.
NARRATORE 2: Guadalberto Drago dei tre Mori, arrivava con un carretto colmo di
ogni ben di Dio… : elisir di lunga vita, oli miracolosi, pozioni magiche, filtri d’amore,
capelli di Santi… e la gente si accalcava tutta intorno, speranzosa di risolvere almeno
il più piccolo dei problemi.
L’elisir
Camillo: Dite a me il problema,
ve lo risolverò:
con il mio elisir
io vi aiuterò.
Non perdete tempo,
ho quel che fa per voi:
fra tante cianfrusaglie
un rimedio troverò:
Forse non sei bello
E donne non ne hai,
ma con l’amuleto
tutti i cuori infiammerai.
Se il raccolto è magro
E già piangi carestia,
tre gocce d’elisir
e la miseria fugge via!
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Tutti: L’elisir, l’elisir
Che scaccia tutti i guai, L’elisir!
L’elisir, l’elisir
La vita cambierai.
L’elisir, l’elisir
Come non sei stato mai:
la fortuna poi vedrai
che ti sorriderà.
Guido: Molti più capelli
Avevo anni fa.
Guadalberto: Ma forse la pozione
Può farteli tornar.
Giudo: Sempre troppo basso,
la gente guardo in su.
Guadalberto: Avrò certo qualcosa
Per far crescere di più.
Tutti: L’elisir, l’elisir
Che scaccia tutti i guai, L’elisir!
L’elisir, l’elisir
La vita cambierai.
L’elisir, l’elisir
Come non sei stato mai:
la fortuna poi vedrai
che ti sorriderà.
GUADALBERTO: Ma che bei capelli… Venite, venite, comprate l’elisir di lunga vita…
venite, venite… comprate!
Tutti: L’elisir, l’elisir
Che scaccia tutti i guai, L’elisir!
L’elisir, l’elisir
La vita cambierai.
L’elisir, l’elisir
Come non sei stato mai:
la fortuna poi vedrai
che ti sorriderà.
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NARRATORE 1: Per Guadalberto la vita era tutta una recita, tutta un inganno. E
impegnato com’era nei suoi imbrogli non si era nemmeno accorto che il figlio Lapo,
che era molto corteggiato dalle fanciulle di tutti i borghi che visitavano, tornava
volentieri ad Agnadello perché il suo cuore batteva per una dolce fanciulla del posto.
NARRATORE 2: Mentre Lapo pensava al suo amore, e la preoccupazione
dell’imbroglione Guadalberto era sempre e solo quella di racimolare più soldi
possibili attraverso l’inganno non facendosi beccare, la vita nel castello scorreva in
un altro modo.
NARRATORE 1: Non mancavano mai feste, banchetti, balli, e com’era d’abitudine
proprio durante queste feste si combinavano i matrimoni tra i figli delle famiglie più
importanti. Il matrimonio quasi mai era d’amore, alcune volte d’onore e la maggior
parte delle volte era semplicemente e squallidamente d’affari.
NARRATORE 2: Le figlie dovevano sottostare ai desideri e al volere del padre
padrone e se il Signore scelto non era di suo gradimento…. “fingi..” gli veniva
imposto…
NARRATORE 1: Fingere di provare diletto dei ricami e del filar la lana, passi! Fingere
interesse per gli affari, passi anche questo! Ma fingere di amare qualcuno mentre il
cuore è impegnato per un altro…. E se il matrimonio era un affare, all’ora all’inferno
il matrimonio e i suoi mercanti!
NARRATORE 2: A tutto questo, Fiammetta promessa sposa di Lupo non ci stà! Nel
suo cuore c’è l’amore e con impazienza aspetta l’arrivo dell’imbroglione
Guadalberto per poter vedere suo figlio Lapo, suo innamorato.
Voglio essere me stesso
Lapo: Come e quando non so,
ma la mia vita sarà
ricca di verità,
disegno dell’anima mia.
Non è illusione perché
Credo nel mondo
Che ho dentro di me.
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Fiammetta: Un mondo d’umanità
Fatto di pace e pietà
Senza più maschere in viso,
senza ingannare un sorriso,
di tutto l’amore che posso
per chi il suo amore
mi donerà.
Lapo: Voglio essere me stesso, Fiammetta: Una farfalla io
non c’è nulla di più grande che rinasce qui,
e mio apro libera le ali
dentro me. Dentro me.
Voglio essere me stesso, Sarò me stessa io:
così forte e insieme fragile
e mio. Su nel cielo più blu volerò.
Un volo che mi porta in alto Sincera io
Senza inganni né parole,
un respiro d’aria pura inganni mai:
io sarò così sarò
qui dentro me qui dentro me.
Fiammetta: E il mio domani ora è qui,
io sento che cosa sarò:
occhi avrò per il cuore,
coraggio per ogni dolore
e fede in una preghiera,
poi emozione se amerò.
Lapo: Voglio essere me stesso, Fiammetta: Come il vento io
non c’è nulla di più grande che ora soffia qui
e mio sento libero il mio cuore
dentro me. Dentro me.
Voglio essere me stesso, Sarò me stessa io
così forte e insieme fragile
e mio. Su nel cielo più blu volerò
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Un volo che mi porta in alto Fiammetta: sincera io
Senza inganni né parole,
un respiro d’aria pura inganni mai
io sarò così sarò
qui dentro me. (2 volte) qui dentro me.
Un volo che mi porta in alto sincera io
Senza inganni né parole,
un respiro d’aria pura inganni mai
io sarò così sarò
qui dentro me. (2 volte) qui dentro me.
NARRATORE 1: In quei giorni nei boschi e nelle campagne di Agnadello girava un
gruppo di frati Francescani che portavano sostegno cristiano e alleviavano in
qualche modo le sofferenze dei tanti derelitti vittime degli scontri di quelle giornate
di maggio 1509.
NARRATORE 2: Anche Lapo e Fiammetta si unirono ai Frati di nascosto da
Guadalberto e dai Visconti. Frate Giuseppe insieme ai suoi compagni cercava di
aiutare in qualche modo quei poveretti e ad un certo punto si rese conto di essere
osservato. Qualcuno tra gli alberi, seguiva ogni sua mossa, e di tanto in tanto,
segnalava la sua presenza con uno scricchiolio o lo scalpiccio leggero che
provocavano i suoi passi cambiando posizione.
NARRATORE 1: Erano Lapo da una parte, e Fiammetta dall’altra che ammaliati dai
modi e dalle parole di Fra Giuseppe che chiamava tutti, fratelli e sorelle, che aiutava
tutti senza chiedere nulla in cambio, lavorando in letizia e povertà, avevano deciso
di aiutare Frate Giuseppe e i suoi fratelli.
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Semplicemente
Stefano: Non avere nulla,
sarai ricco più di un re:
il bene più prezioso
è dentro te.
2 - Non avere piume,
ma volare sai si può:
abbiamo cieli immensi
dentro se sapremo…
Frati: Dare il nostro cuore
Semplicemente
Fratelli noi del mondo.
Fare col nostro amore
Semplicemente
Fratelli noi del mondo.
Figli della madre terra.
1 - Apri la tua porta
E mille amici troverai,
nessuno è mai straniero
se vorrai.
2 - Non aver paura,
di coraggio sì ne hai,
abbiamo tanta forza
dentro se sapremo…
Frati: Dare il nostro cuore
Semplicemente
Fratelli noi del mondo.
Fare col nostro amore
Semplicemente
Fratelli noi del mondo.
Figli della madre terra.
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1 - Ricchi finalmente
Della sola libertà,
un diamante puro
è la nostra povertà.
2 - Se per tetto avremo il cielo
Il sole scalderà
I nostri passi nudi
Solo se sapremo…. Se vorremo…
Frati: Dare il nostro cuore
Semplicemente
Fratelli noi del mondo.
Fare col nostro amore
Semplicemente
Fratelli noi del mondo.
Ora tu sii laudato
O mi’ Signore
Per tutte le creature.
Ora tu sii laudato
O mi’ Signore
Per tutte le creature.
Dare il nostro cuore
Semplicemente
Fratelli noi del mondo.
Fare col nostro amore
Semplicemente
Fratelli noi del mondo.
A spasso nel tempo…. “La leggenda di Lapo e Fiammetta” 2014
Pro loco Agnadello via Marconi, 6 – 26020 AGNADELLO – Cell.: 335 5460042 Pag. 19
NARRATORE 1: Frate Giuseppe durante il suo peregrinare cominciò a criticare il
Clero e la Chiesa per la sua ricchezza in confronto alla spaventosa miseria cui era
costretta la povera gente. Non appena le sue idee e la sua predicazione
cominciarono a far proseliti, il francescano e i suoi compagni vennero considerati
eretici pericolosi, messi all’indice e ricercati dall’Inquisizione alla stregua della Strega
Leonarda che egli stesso aveva esorcizzato.
NARRATORE 2: Fu così che l’umile fraticello e la pericolosa strega cementarono un
nuovo sodalizio. Scoprirono insieme, aiutati in questo da Fiammetta e Lapo, che pur
provenendo da esperienze, fedi, e ceti sociali assai diversi, potevano aiutarsi l’un
l’altro e soprattutto aiutare gli altri.
NARRATORE 1: E proprio da questa esperienza Lapo e Fiammetta si resero conto
che: “…goccia dopo goccia, e tante gocce insieme accendono una piazza… ed è
possibile, l’impossibile!”
Gocce d’amore
Fiammetta: Le stelle cadenti
Sono gocce d’amore,
dei graffi di luce lassù.
Il mio desiderio è un dolce pensiero
Che s’ illumina dentro di me.
Lapo: Ognuno è una stella,
una goccia d’amore,
un soffio di luce nel blu.
Se il tuo desiderio è il riflesso del cielo
L’impossibile no, non c’è più.
Fiammetta: E’ sospeso così,
senza un no, dentro un sì
il mio sogno fra il cielo e quaggiù.
Ma il mio cuore adesso lo sa:
amo te… amo te.
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Tutti: E’ possibile sai
L’impossibile ormai
Lapo e Fiamm.: Anche il tempo
Non ha tempo
Tutti: E non trascorre mai.
E l’ immenso che è in noi
Trova spazio se vuoi
Lapo e Fiamm.: Nel frammento
Di un momento.
Tutti: L’infinito s’accende quaggiù,
ogni anima brilla perché
siamo noi ora il blu.
Fiammetta: Sei come una stella,
una goccia d’amore,
un lampo di luce per me.
Sei tu il desiderio che illumina il cielo:
ai miei giorni il tuo nome darò.
Lapo: Fratelli nel cuore,
noi figli del cielo
uniti da un filo di blu.
Balliamo ad un tempo
Il respiro del mondo.
Non lo sai? Stai ballando anche tu.
Fiammetta: E’ sospeso così,
senza un no, dentro un sì
il mio sogno fra il cielo e quaggiù.
Ma il mio cuore adesso lo sa:
amo te… amo te.
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Tutti: E’ possibile sai
L’impossibile ormai
Anche il tempo
Non ha tempo
E non trascorre mai.
E l’ immenso che è in noi
Trova spazio se vuoi
Nel frammento
Di un momento.
L’infinito s’accende quaggiù,
ogni anima brilla perché
siamo noi ora il blu.
NARRATORE 2: Ma mentre il cuore segue i sogni e l’amore, la vita ci riporta alla
realtà. Lupo, GianFrancesco Mauruzi, promesso sposo di Fiammetta, si presenta al
padre della sposa che con tanto di contratto scritto di suo pugno, gli cede la propria
figlia.
NARRATORE 1: Ma Fiammetta, forte dell’amore che prova per Lapo, si rifiuta di
accettare quel matrimonio asserendo che preferirebbe sposare il mendicante del
paese piuttosto che Lupo. Il suo promesso sposo è ricco e potente solo perché
potere e ricchezza vanno a braccetto. Ha come motto: “Tanto a pochi e poco a
tanti”! il popolo sporco e ignorante, tale deve rimanere! E tutto questo a lei proprio
non piace.
NARRATORE 2: Ecco allora che Lupo, proprio per ottenere quello che vuole, chiede
al mendicante del paese di aiutarlo in un grande imbroglio, promettendogli tutta
quella ricchezza che non ha mai avuto. Il mendicante, ridendo sotto i baffi, accettò
volentieri la proposta di Lupo, perchè, non volendo tradire i suoi principi di
solidarietà, fratellanza e amore aveva in serbo una inaspettata sorpresa finale.
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Mendicante
Guido: Quattro stracci e la mia pelle:
è tutto quel che ho.
Occhi bassi, mano aperta:
chiedo carità.
Appoggiato a questa vita
Senza dignità
Pago il prezzo in silenzio
Della povertà.
Ogni ruga, un dolore
Che ho vissuto io,
ogni giorno, ogni stagione
sono doni del buon Dio.
Coro: Ma se qualcosa in questo mondo è mio
È il sole, l’alba, i fiori a primavera,
la calma dolce e fresca della sera,
la notte silenziosa intorno a me.
Mendicante, sono niente
A chi mi guarderà:
ossa stanche a una colonna
senza identità.
Un perdente per la gente,
ma io credo che
più miseria ha dentro il cuore
chi la impone a me.
Ogni ruga, un dolore
Che ho vissuto io,
ogni giorno, ogni stagione
sono doni del buon Dio.
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Coro: Ma se qualcosa in questo mondo è mio
È il sole, l’alba, i fiori a primavera,
la calma dolce e fresca della sera,
la notte silenziosa intorno a me.
Ma se qualcosa in questo mondo è mio
È il sole, l’alba, i fiori a primavera,
la calma dolce e fresca della sera,
la notte silenziosa intorno a me.
NARRATORE 2: Fu così che Lupo, con un falso furto ai danni del mendicante, arresta
Guadalberto e suo figlio Lapo. Il mercante e suo figlio vennero portati davanti ad
Antonio Visconti signore di Agnadello per poi essere rinchiusi nelle segrete del
Castello e infine impiccati proprio qui su questa piazza.
NARRATORE 1: Ma proprio quando tutto l’imbroglio organizzato da Lupo stava
andando a buon fine, il mendicante chiese udienza ad Antonio Visconti perché aveva
una notizia importante da dargli. Lupo, che pensava volesse confermare la sua
versione, lo lasciò fare.
NARRATORE 2: Ma così non fu. Infatti il mendicante raccontò che tanti anni prima fu
testimone del rapimento del gemello di Lupo: Lapo, e rivelò che proprio Lapo, figlio
di Guadalberto era il bambino rapito. Per confermare tutto ciò, chiese di verificare
che Lapo avesse la stessa “voglia” a forma di serpente, che Lupo aveva alla base
della nuca.
NARRATORE 1: Leta Manfredi, che all’epoca era presente al momento del parto,
verificò quanto detto dal mendicante, e non potè fare altro che confermare che
Lapo, figlio di Guadalberto dei Tre Mori, altro non era che Lapo, figlio di Vittoria
Mauruzi moglie di Goffredo Visconti.
NARRATORE 2: Oh, sì! Dobbiamo crederci! Lapo Signore! Antonio Visconti lo ha
nominato Consignore di Somma e Agnadello, conte della Stacciola e Patrizio
Tolentino, auspicando che possa amministrare con giustizia e saggezza questo
paese.
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NARRATORE 1: Finalmente Fiammetta potrà esaudire il desiderio del padre di darla
in sposa ad un Signore. Ha deciso di sposare il cavaliere Lapo!
NARRATORE 2: Il padre meravigliato disse a Fiammetta: “Io voi giovani non vi
capisco! Quando te lo proposi io un marito, non lo gradivi, ed ora… Signore e
cavaliere uguale a quell’altro, pure quasi nel nome, e questo invece ti va bene!
Dov’è la differenza? Io proprio non lo capisco!”
NARRATORE 1: E’ il destino dei padri non capire… ma non l’avete ancora capito che
quel che conta è l’amore? Fu così che Fiammetta e Lapo si sposarono nel nome del
loro amore e diedero una grande festa nella piazza del paese.
NARRATORE 2: La stessa piazza che riempiamo oggi, perché nelle piazze le storie si
ripetono e anche qui, in questa piazza Castello, dove la leggenda narra ci fosse una
targa con scritto:
NARRATORE 1:” …Perché il cielo è colmo d’amore, ed ognuno è una stella…
Da soli non siamo che una goccia, una goccia d’amore.
Ma tante gocce insieme, Accendono una piazza:
ed è possibile, l’ impossibile!”
Ora come allora
Sara: Ora come allora
La piazza si colora
Col volto della gente,
guarda tutto, parla e sente.
Cesare: Ora come allora
L’umanità è quella
Che lotta, vive e spera,
alle volte si dispera.
Pierina: Ora come allora
Ognuno ha la sua storia,
per gli umili e gli oppressi
non c’è spazio, non c’è gloria.
A spasso nel tempo…. “La leggenda di Lapo e Fiammetta” 2014
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S.+C.+P.: Ma ora come allora
C’è chi crede e non s’arrende
Perché l’amore è in fondo
Quello che la vita accende.
Coro: Noi un canto siamo già
Se c’è fraternità:
la melodia dell’anima.
Per noi una piazza senza età
È questa umanità
Adesso come allora.
Sara: Ora come allora
C’è chi vuole comandare
Ma poi a ben guardare
Avrà sempre lui un padrone.
Cesare: Ma ora come allora
C’è chi crede e non s’arrende:
la storia è memoria
non è stata inutilmente.
Tutti: Noi un canto siamo già
Se c’è fraternità:
la melodia dell’anima.
Per noi una piazza senza età
È questa umanità
Adesso come allora.
Noi
Adesso come allora
Noi un canto siamo già
Se c’è fraternità:
la melodia dell’anima.
Per noi una piazza senza età
È questa umanità
Adesso come allora.
A spasso nel tempo…. “La leggenda di Lapo e Fiammetta” 2014
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G.M.S.: Ed ora, in questa stupenda piazza dedicata al nostro castello, prendendo
esempio dall’amore di Lapo e Fiammetta ringraziandovi per averci dedicato questa
oretta, vi do appuntamento con una riverenza, alla prossima esperienza, senza
dimenticare però di render riconoscenza a tutti coloro che hanno collaborato alla
realizzazione di questa Rievocazione e tutti quelli che in questo momento se ne
vanno per il firmamento. E ora vi presento per far loro il giusto ringraziamento, tutti
i protagonisti che invito qui al centro.
(i tamburi con gli sbandieratori formano di nuovo il tunnel da dove passeranno tutti i
protagonisti che verranno chiamati a gruppi che salutando gli spettatori se ne
andranno in corteo)
Agnadello, 02 maggio 2014
“A spasso nel tempo… La leggenda di Lapo e Fiammetta“ scritto da Pierina Bolzoni
(tratto da Semplicemente Amore di Natali, Marziali, Giorgi), per conto della Pro loco
Agnadello per la Rievocazione di Sabato 17 maggio 2014.