L’IMPRESACOMUNELA COOPERAZIONE BOLOGNESE NEI DATI DEL PRIMO RAPPORTO ECONOMICO-SOCIALE UNITARIO DELLA CITTÀ METROPOLITANA
© ALLEANZA COOPERATIVE ITALIANE BOLOGNA E IMOLA 2014www.alleanzacooperativebologna.it
ricerca e testi: Walter Williamselaborazione tabelle e grafici: Nicola Busi, CIDESsupervisione: AGCI Bologna, Confcooperative Bologna, Legacoop Bolognaprogetto grafico: Kitchen | www.kitchencoop.itstampa: Rabbi Bologna
Con il contributo di:
Si ringraziano per la grande disponibilità e fondamentale collaborazione Guido Caselli (Ufficio-Studi Unioncamere Emilia-Romagna) e Pier Paolo Prandi (Area Studi Alleanza delle Cooperative Italiane).
INDICE
IMPIANTO DEL RAPPORTO 39
Motivazioni e obiettivi 39
Le fonti e le chiavi di lettura offerte 40
CAP. I - IL CONTESTO 44
Il quadro di riferimento territoriale 45
La mappatura delle imprese 47
Le cooperative 49
Longevità del tessuto imprenditoriale 53
Il mercato del lavoro 54
Imprenditorialità giovanile, femminile e straniera 58
Welfare e cooperazione sociale:innovazione, mutualità e centralità della persona 64
CAP. II - LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELL'AREA METROPOLITANA BOLOGNESE 67
Identità e mission 69
L’Alleanza delle Cooperative 72
I soci 74
Gli occupati 76
I risultati economici 77
Redistribuzione della ricchezza: ristorno e 3% 79
Terzo quadrimestre 2013: principali dinamiche congiunturali dell’economia cooperativa 80
Previsioni congiunturali per il 2014 85
La cooperazione industriale imolese:oltre la “prevalenza” 91
CAP. III IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE 93
Le caratteristiche dei campioni 95
Gli occupati 99
Il valore della produzione 102
Gli utili 105
Il patrimonio 108
Gli investimenti 112
Il costo del lavoro 115
La cooperazione del trasporto persone 119
CAP. IV – LA “RAPPRESENTATIVITA’” DELL’ALLEANZA DELLE COOPERATIVE 121
Occupazione e costo del lavoro 124
Il valore della produzione e gli utili 127
Il patrimonio e gli investimenti 130
Le imposte 134
I progetti a scuola, per la cooperazione che verrà 138
CONSIDERAZIONI FINALI 139
INTRODUZIONE 08
PRIMA PARTE SINTESI DEL RAPPORTO 11
SECONDA PARTE L'IMPRESA COMUNE 37
"Alcuni movimenti hanno un elevato scopo sociale, altri invece un fine economico;solamente le cooperative li hanno entrambi”
Alfred Marshall, economista (XIX° secolo)
8 L’IMPRESA COMUNE
La profonda crisi degli ultimi anni ha messo in luce tutti i limiti del modello economico tradizionale, ha rivelato come l’orientamento prevalente verso la sola creazione di ricchezza, abbia lasciato oggi profondi effetti negativi soprattutto sul piano sociale. Queste considerazioni spingono necessaria-mente verso la ricerca di un nuovo paradigma che riesca a coniugare la crescita economica con la tutela dei diritti, delle garanzie, dei beni comuni, della qualità della vita, dell’ambiente, delle relazioni sociali e della redistri-buzione più equa della ricchezza. Per riportare l’economia al centro della no-stra società è utile riportare l’economia al servizio dell’uomo e non viceversa, recuperare così il pensiero della scuola italiana del ‘700, che vedeva il mercato come parte della vita civile, perché lo scopo dell’economia era di contribuire al benessere collettivo.L’Italia, la sua storia economica, i valori fondanti la sua società, il suo patrimo-nio di imprenditorialità diffusa, sono già espressione di una visione dell’e-conomia che vede modernizzazione e benessere realizzarsi in ogni azione economica che persone e imprese compiono ogni giorno, nella coesione sociale.Per salvaguardare questo modo di “fare economia” sarà determinante riportare al centro l’uomo, promuovendo l’ini-ziativa e il protagonismo dei cittadini e garantendo loro quella libertà di azione che la nostra Costituzione ricorda. Opportunità e spazi in proposito potranno derivare in particolare dalla
ridefinizione di un nuovo e innovativo modo di “fare impresa”, che metta il “valore sociale” al centro della strategia di business, perché oggi “etica” equivale anche a competitività e qualità.Queste considerazioni non provengono da qualche relazione congressuale o documento interno delle associazioni della cooperazione, ma dall’introduzio-ne al rapporto “Cooperazione, non pro-fit e imprenditoria sociale: economia e lavoro” presentato da Unioncamere nel gennaio di quest’anno, che ha voluto portare all’attenzione della comunità nazionale l’importanza di quello spirito mutualistico e solidaristico di fare im-presa, che guida le cooperative, ricono-scendo loro i risultati molto importanti ottenuti sul fronte occupazionale e nel sostegno alle famiglie e all’economia.Parlando di dati e informazioni, c’è una notizia che contribuisce a legittimare la considerazione che – in termini di elaborazione di un Rapporto sulla cooperazione – non si tratta solo di fotografare delle situazioni o di co-municare con le modalità tradizionali delle performance economiche senza collegare messaggi specifici e provare ad accompagnare i dati con specifiche chiavi di lettura su ciò che le coopera-tive sono e vogliono fare nella società e nell’economia. Giustamente, a esse non si può chiedere solo di produrre ricchezza e assicurare con continuità opportunità di occupazione.Secondo un sondaggio condotto da SWG nel 2008 aveva fiducia nelle cooperative il 57% degli italiani, contro il 46% di quelli che l’avevano nelle
INTRODUZIONE
imprese di capitali; nel 2011 la quota è salita al 75% contro il 48% delle secon-de. Quest’ultimo valore è sceso di un punto nell’anno successivo portando il distacco tra le cooperative e le imprese di capitali, in termini di gradimento, a 28 punti. E il 72% di quanti si sono serviti di una cooperativa, secondo il sondaggio, ha fiducia nelle imprese cooperative per-ché non hanno come primo obiettivo il profitto, ma altri valori sociali e quali-tativi, così come il 60% della popolazio-ne esprime il proprio consenso verso chi dirige le realtà cooperative, rispetto poco più del 40% per quanto riguarda invece chi guida le imprese di capitale.Come hanno riportato le agenzie di stampa, la specifica struttura giuridica, il tentativo di non vivere solo per il profitto e la sua destinazione al lavoro e al reinvestimento fanno sì che gli italiani nutrano nei confronti delle co-operative un crescente apprezzamento perché svolgono un ruolo, ritenuto strategico, di 'calmiere' nel mercato e di anticorpo rispetto alle speculazioni1.Sempre secondo l'indagine SWG, la quota di quanti si sentono ben in-formati sulle imprese cooperative è aumentata di sei punti percentuali in tre anni, dal 45% del 2008 al 51% del 2011. Non solo, è aumentata anche la percentuale di italiani che conoscono le differenze tra imprese cooperative e imprese di capitale, passata dal 67% al 73% nello stesso periodo. Rimane stabile la percentuale di coloro che percepiscono il fatto di avvan-taggiare i propri soci come una delle
funzioni principali delle strutture cooperative (26%), mentre scende di 5 punti la quota di intervistati che pongono al vertice dei compiti delle im-prese cooperative, quello di dare lavoro e di promuovere iniziative sociali. Aumenta, infine, la sensazione che le imprese cooperative non conducano ad alterazioni dentro al mercato, ma che, al contrario, creino nuove opportunità (76%). Come argomentare e sostenere questa fiducia? Quantomeno, in termi-ni di comunicazione, ai dati tradizionali ne vanno aggiunti altri e “nuovi”…
9INTRODUZIONE
1 "In un Paese che continua a essere pie-
gato dalle difficoltà causate dalla reces-
sione – si legge nell'indagine – le imprese
cooperative guadagnano favore rispetto
alle forme aziendali più 'tradizionali'.
Rappresentano una risposta concreta
al bisogno di nuove espressioni e op-
portunità di mercato. Non vengono più
viste soltanto come realtà attente alla
solidarietà, ma come dei veri e propri
'incubatori di business', come una possi-
bile via d'uscita alla staticità dell’attuale
andamento economico-finanziario".
PRIMA PARTE SINTESI DEL RAPPORTO
75%FIDUCIA NELLEIMPRESE COOPERATIVE
75%
48%
FIDUCIA NELLEIMPRESE COOPERATIVE
FIDUCIA NELLEIMPRESE DI CAPITALI
Secondo un sondaggio condotto a livello nazionale da SWG la fiducia nelle cooprative supera di quasi 30 punti quella nelle imprese di altra natura.
12 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
La cooperazione nel nostro territorio resta un fenomeno centrale, sempre in evoluzione e al centro del cambiamento, da cui ci si può ancora aspettare un contributo importante e caratte-rizzante alla crescita e al benes-sere economico?
LA COOPERAZIONENELL'AREA METROPOLITANA BOLOGNESE
Secondo un sondaggio condotto da SWG nel 2008 aveva fiducia nelle cooperative il 57% degli italiani, contro il 46% di quelli che l’avevano nelle imprese di capitali; nel 2011 la quota è salita al 75% contro il 48% delle seconde. Quest’ultimo valore è sceso di un pun-to nell’anno successivo portando il distacco tra le cooperative e le imprese di capitali, in termini di gradimento, a 28 punti.
E il 72% di quanti si sono serviti di una cooperati-va, secondo il sondaggio, ha fiducia nelle imprese cooperative perché non hanno come primo obiet-tivo il profitto, ma altri valori sociali e qualitati-vi. così come il 60% della popolazione esprime il proprio consenso verso chi dirige le realtà coo-perative, rispetto poco più del 40% per quanto riguarda invece chi guida le imprese di capitale.
Come hanno riportato le agenzie di stampa, la spe-cifica struttura giuridica, il tentativo di non vivere solo per i profitto e la sua destinazione al lavoro e al reinvestimento fanno sì che gli italiani nutra-no nei confronti delle cooperative un crescente apprezzamento per-ché svolgono un ruolo, ritenuto strategico, di ‘calmiere’ nel mercato e di anticorpo rispetto alle speculazioni all’interno del nel mercato.
Sempre secondo l’in-dagine Swg, la quota di quanti si sentono ben informati sulle imprese cooperative è aumentata di sei punti percentuali in tre anni, dal 45% del 2008 al 51% del 2011. Non solo, è aumentata anche la percentuale di italiani che conoscono le differenze tra imprese cooperative e imprese di capitale, passata dal 67% al 73% nello stesso periodo.
Aumenta, infine, la sen-sazione che le imprese cooperative non condu-cano ad alterazioni den-tro al mercato, ma che, al contrario, creino nuove opportunità (76%).
13SINTESI DEL RAPPORTO
5% di soci
16% del fatturato
6% di occupati
17% del patrimonio
IL PESO SPECIFICO NELL’ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE
L’Alleanza delle Coopera-tive Italiane rappresenta la principale struttura associativa di riferimento.
Al suo interno, in ambito nazionale, la cooperazio-ne bolognese rappresen-ta l’1,4% delle imprese associate, oltre il 5% dei soci, il 6% degli occupati, poco meno del 16% del valore della produzione e il 17% del patrimonio netto.
Il suo peso è ulterior-mente confermato dalla comparazione con i dati dell’Emilia Romagna, la regione leader nel mondo cooperativo con oltre il 40% dei principali valori economici e il 14% degli addetti di tutta la coope-razione.
In proposito, nell'area metropolitana di Bologna è presente circa il 19% delle cooperative della regione, con il 46% dei rapporti associativi e il 28% degli occupati, che realizzano il 37% dei ricavi e oltre il 40% del patrimonio netto e degli investimenti.
14 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
60%
90%DEI PRINCIPALI
VALORI ECONOMICI
COOP CON ALMENO5 ANNI DI ATTIVITÀ
ACI Bologna e Imola associa il 60% delle cooperative più conso-lidate, quelle con almeno 5 anni di attività alle spalle. Questo 60% esprime il 90% dei princi-pali valori economici: fatturato, investimenti, patrimonio netto.
LA “RAPPRESENTATIVITÀ” NELLA COOPERAZIONE BOLOGNESE
All’interno della coo-perazione bolognese la realtà associata nell’Alle-anza rappresenta il 60% delle cooperative più consolidate, quelle con almeno 5 anni di attività alle spalle, ma ben oltre il 90% dei principali valori economici (fatturato, in-vestimenti e patrimonio netto), comprendendo anche il costo del lavoro e le imposte pagate, e con performance in genere migliori nell’arco degli anni della crisi (2008-2012) rispetto al resto delle cooperative. Ed ha realizzato tutti gli utili aziendali di un ipoteti-co unico bilancio della cooperazione provinciale degli ultimi tre anni di quel periodo.
Più articolata è la situa-zione a livello settoriale, dove, sul piano numeri-co, i due “poli” sono, da una parte l’agroalimen-tare, nel quale la rappre-sentatività sale a oltre il 73% delle cooperative a favore dell’Alleanza e, dall’altra, il commercio in cui scende al 41%. Sono circa i due terzi le coope-rative sociali “consolida-te” che si riconoscono nel movimento cooperativo organizzato.
Sul piano economico, solo nei servizi alla persona e alle imprese la cooperazione “non aderente” supera la soglia del 10% come quota detenuta.
15SINTESI DEL RAPPORTO
L’ARTICOLAZIONE SETTORIALE:UN PUNTO DI FORZA
La cooperazione in provincia di Bologna interessa l’intero spettro delle attività economi-che, evidenziando in alcuni settori e comparti una presenza estrema-mente rilevante tale da condizionarne forte-mente l’andamento. A livello aziendale è al primo posto nell’agro-alimentare (dal latte e derivati, allo zucchero, ai succhi di frutta, all’orto-frutta fresca e trasfor-mata, alla lavorazione di carni e salumi), nell’in-dustria metalmeccanica, nelle costruzioni, nella distribuzione, nella risto-razione, nelle assicura-zioni – molto spesso con ruoli di leadership anche a livello nazionale – e poi anche nei servizi alle imprese e nei servizi sociali.
Su base settoriale, è molto forte la polariz-zazione della coope-razione bolognese su tre macro-settori, che rappresentano, peral-tro, specifiche, storiche tipologie cooperative (distribuzione, agroali-mentare e produzione e lavoro) con quasi il 97% del valore della produ-zione, rispetto a poco meno del 95% nell’Emilia Romagna e all’87% nel Paese.Seppure molto graduale è però in aumento il ruolo degli altri setto-ri, in particolare della cooperazione sociale, che tra il 2008 e il 2012 è cresciuta in proposito di oltre il 27%.
Sul piano occupazio-nale, come prevedibile, la maggioranza degli addetti (quasi il 58%) è concentrata nella coope-razione di produzione e lavoro (servizi, industria e costruzioni); di questi quasi il 70% è composto da soci-lavoratori. È la sanità e l’assistenza sociale il settore nel quale la cooperazione rappresenta la quota più alta sia di imprese attive (oltre il 38%) e sia di dipendenti (oltre il 59%) rispetto al totale della provincia di Bologna nel settore privato (profit e non profit).
La cooperazione bolognese ec-celle in alcuni settori strategici: come l’agroalimentare, l’indu-stria metalmeccanica, le costru-zioni, la distribuzione, la risto-razione, i servizi alle imprese e i servizi sociali. Senza dimenticare il ruolo di leadership nazionale nel settore assicurativo.
16 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
È PROTAGONISTATRA LE “TOP AZIENDE”
Tra le prime 10 aziende bolognesi industriali e di servizi (esclusi credito e assicurazioni) 7 sono cooperative o società di loro proprietà e 10 tra le prime 20 con oltre il 53% del fatturato realizzato nel 2012. Tra le prime 50 sono 21. La prima azienda privata è al dodi-cesimo posto.In quasi tutti i principali comparti merceologici (dall’agroalimentare all’industria, alle costru-zioni, al commercio, alla ristorazione, ai trasporti,
ai servizi alle imprese) c’è almeno una coope-rativa della provincia di Bologna tra le “top-five” dell’Emilia Romagna.Poco meno di un quarto delle prime cento azien-de bolognesi è coopera-tiva o società controllata e tutte hanno chiuso in utile il bilancio 2012, a fronte di circa il 18% del-le altre imprese di quello stesso campione che invece hanno registrato delle perdite.
Quelle bolognesi rappresentano, all’in-terno dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, poco meno del 11% delle grandi cooperative (le imprese con almeno 50 milioni di fatturato nel 2012), ma con il 14% del fatturato, al netto delle società di capitali controllate, e circa il 23% del patrimonio netto. Nel corrispondente campio-ne generale (di grandi imprese private) a livello provinciale le cooperati-ve sono il 17%.
7 COOP
TRA LE PRIME
10 TOP
1 COOP SU 4NELLA TOP 100
17SINTESI DEL RAPPORTO
La cooperazione realizza il 20% del fatturato delle imprese private bolognesi.
3 bolognesi su 4SONO SOCI DI ALMENO UNA COOPERATIVA
COOPERATIVE E COOPERATORI VALORIZZANO LA COMPETITIVITÀDELL’ECONOMIA LOCALE E CARATTERIZZANO LA COMUNITÀ
I rapporti associati-vi delle cooperative dell’Alleanza sono più di un milione 540mila. È più della popolazione della provincia di Bolo-gna, perché, specie nel consumo (ma in parte anche nell’agroalimenta-re), la rete dei soci delle cooperative bolognesi si estende oltre la provin-cia e la regione.
Negli ultimi cinque anni, quelli della crisi, l’incremento (che è stato positivo ogni anno, pur con un certo rallenta-mento nel 2013) è stato di oltre il 20%.L’effettivo numero di soci persone fisiche e giuridi-che associate, residenti in provincia di Bologna, è ben superiore a 600.000, tenendo conto anche della possibilità di ade-sione a più cooperative.
Ciò ci porta ad affermare che poco meno di tre bolognesi maggiorenni su quattro sono soci di almeno una cooperativa. E almeno 8 su 10 acqui-stano beni e servizi dalle cooperative.
18 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
8 bolognesi su 10
ACQUISTANO BENI E SERVIZI DALLE COOPERATIVE
I bolognesi scelgono la coopera-zione per avere risposte ai propri bisogni: di lavoro, di consumo, di servizi.
In appena 3 comuni della Provincia di Bologna non ha sede almeno una coo-perativa attiva, ma solo in uno di essi sono mancate esperienze cooperative, quantomeno a partire dal 2000.In circa il 40% delle cooperative il ricambio generazionale dei soci è già avvenuto almeno una volta.Il 50% delle cooperative ha almeno mezzo milio-ne di euro di fatturato ed ha realizzato il 95% del valore della produzione cooperativa.
All’interno del tessuto imprenditoriale provin-ciale più “strutturato” organizzativamente ed economicamente (società di capitali e, appunto, cooperative con almeno cinque anni di attività) la cooperazione rappresen-ta poco meno del 20% del fatturato realizzato nel 2012, al netto del peso delle società di capitali controllate.
Con riferimento alle cooperative che creano lavoro stabile (e cioè con dipendenti), oltre l’80% è a mutualità prevalente, svolge cioè più della metà della propria attività a favore o con l’apporto dei propri soci.
19SINTESI DEL RAPPORTO
Anche dal punto di vista occupazionale, sono le cooperative di ACI Bologna e Imola a registrare i migliori risultati. 12%
OCCUPATI COOP SUL TOTALE DEI LAVORATORI
+13%NUMERO DI ADDETTI DAL2009 AL 2013
20 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
CREA IMPRESAE TUTELA LAVORO
Le società cooperative attive in provincia di Bologna rappresentano l’1,4% delle imprese, è un dato in linea con quello regionale. Quelle bolo-gnesi sono oltre il 20% del totale delle coopera-tive emiliano-romagno-le. Negli anni 2000 (pe-riodo per il quale sono disponibili i dati) sono nate 1340 cooperative in provincia di Bologna e 1361 sono state chiuse, con un saldo negativo, quindi, di 21 unità, che non tiene conto, però, dei processi di fusione e di incorporazione che ha interessato diversi settori cooperativi. Negli ultimi 10 anni il numero delle cooperative attive è restato sostanzialmen-te stabile, ma con fasi alterne, e una tendenza al calo negli ultimi due anni, dopo il picco rag-giunto nel 2011.
Negli ultimi anni le cooperative hanno po-tuto vantare un primato che, di questi tempi, è particolarmente degno di nota: sono il tipo di imprese che, a dispetto della lunga crisi econo-mica, sono maggiormen-te riuscite a preservare e in alcuni casi accrescere l’occupazione.In base ai dati del cen-simento Istat, nel 2011 l’incidenza di occupati nelle cooperative (al net-to, quindi, delle società di capitali controllate), sul totale nelle imprese, nelle istituzioni non profit e nelle istituzioni pubbliche in provincia, risultava pari al 12%, percentuale più che dop-pia rispetto a quella del Paese, seconda a livello nazionale come quota sul totale degli occupati e terza dietro Roma e Milano come numeri assoluti. Tale quota è rimasta sostanzialmente la stessa anche due anni dopo.
In generale, negli ultimi quattro anni per cui sono disponibili i dati (giugno 2009-2013) nel suo complesso la coope-razione ha accresciuto, anche se di poco, i livelli occupazionali raggiunti in provincia (+1,4%), pe-raltro con un’inversione di tendenza nell’ultimo anno (-0,5%), dovuto in particolare alla diminu-zione degli addetti “non dipendenti” e comunque alle cooperative “non aderenti”. Nello stesso periodo è cresciuto del 4% il numero delle cooperati-ve con dipendenti, che continuano a rappresen-tare oltre i due terzi delle cooperative con addetti della provincia.Significativamente mi-gliori i risultati del siste-ma di imprese (coopera-tive e società controllate) che fa capo all’Alleanza delle Cooperative: dal 2009 al 2013 si stima sia cresciuto, in termini di addetti, del 13%, peraltro non tutti localizzati nel territorio provinciale.
21SINTESI DEL RAPPORTO
CONFERMA IL RUOLOANTICICLICO
La cooperazione com-pete con successo anche negli anni della crisi (dati disponibili per il periodo 2008-2012), nei quali ha saputo manifestare una complessiva superiore tenuta economica e occupazionale, rispetto al resto delle imprese ed ha anche accresciuto il suo ruolo continuando ad assicurare sviluppo e crescita Nel periodo in esame la cooperazione ha tenuto di più, in particolare, quella bolognese si è distinta nei confronti del resto del sistema im-prenditoriale bolognese.
Tra il 2008 e il 2012 il fatturato complessivo è cresciuto del 10% (a fronte di un calo del 4% delle imprese di capitali) e si è continuato a inve-stire, visto che il valore complessivo delle risorse a ciò dedicate è aumen-tato del 15%. La crescita c’è stata in tutti i settori, anche se concentrata in particolare nell’assisten-za sociale e servizi alla persona, nel commercio (grande distribuzione) e nell’agroalimentare.
E negli anni in esame, quelli della crisi (2008-2012), le cooperative che si riconoscono nell’Alle-anza hanno realizzato performance in genere migliori rispetto al resto della cooperazione: +13% a fronte di un calo del 6%. Un ipotetico bilancio consolidato di quest’ulti-ma si è chiuso in perdita nel 2012, così come nei due anni precedenti.
+10%DI FATTURATOTRA IL 2008 E IL 2012
22 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
Sul piano degli utili realizzati il confronto è positivo anche nei confronti delle società di capitali, che, anche esse, nel periodo in esame, hanno chiuso comples-sivamente in perdita i bilanci negli ultimi tre anni. A livello settoriale, i risultati migliori nel 2012 all’interno dell’Alle-anza si sono registrati nel commercio, nell’agroali-mentare e nell’industria.Le cooperative sacri-ficano gli utili (quasi dimezzati dal 2008 e in particolare, rispetto al 2011, ridotti del 40%) ma garantiscono la tenuta occupazionale e conti-nuano a costituire un bacino prezioso di nuove opportunità di lavoro e di accumulo di risorse de-stinate agli investimenti e allo sviluppo.
Sulla base di un’ipotetica classifica relativa alla dimensione economica delle imprese bolognesi, tra quelle che hanno rea-lizzato almeno 10 milioni di fatturato (oltre 800), solo il 7% delle aziende che hanno chiuso il bilancio in perdita (sono poco meno di un quarto del totale) è una coope-rativa o una società di capitale da essa control-lata. E questo gruppo non arriva al 14% all’interno del mondo cooperativo, nella maggior parte dei casi si tratta di aziende costituite negli ultimi anni.
In generale, dalla ban-ca-dati AIDA- Bureau Van Dijk sulle imprese emerge che poco meno del 48% delle cooperative bolognesi ha chiuso il bilancio in utile nel 2012, realizzando, però, il 90% dell’intero fatturato della cooperazione. In proposi-to, quel 38% di cooperati-ve in perdita rappresenta solo l’8%. Si tratta, per lo più, anche in questo caso, di aziende con pochi anni di attività alle spalle e/o attive nel settore edilizio.
La cooperazione è anticliclica per tradizione perché il suo fine non è il profitto immediato ma essere un valore duraturo e tramanda-bile alle nuove generazioni.
LE COOPERATIVE SACRIFICANO GLI UTILI MA GARANTISCONO LA TENUTA OCCUPAZIONALE
23SINTESI DEL RAPPORTO
2% +11%COOP SUL TOTALE
DELLE IMPRESE BNOLOGNESI
CRESCITA IN TUTTI I SETTORI
2008 - 2012
La cooperazione nel bolognese cresce e contribuisce al consolidamento organizzativo ed economico dell'intero territorio.
24 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
FA CRESCERE STABILMENTELA COMUNITÀ E IL TERRITORIO
Come nel resto del Paese, anche la provincia di Bologna ha visto scen-dere numericamente le imprese “personali”, ovvero le società di persone e le imprese individuali; a sorreggere il suo sistema impren-ditoriale – in termini di andamento demografico – sono, ancora una volta, come accade, del resto, da almeno una decina di anni, i risultati positivi delle forme giuridiche più strutturate, come le società di capitale e le cooperative.
Si conferma, così, il pro-cesso di maggiore conso-lidamento organizzativo ed economico del tessuto imprenditoriale provin-ciale, che si deve anche a queste ultime, che sono aumentate numerica-mente pur continuando a rappresentare una quota stabile inferiore al 2% delle imprese.Sul piano economico questo processo è cer-tamente favorito anche dalla crescente patri-monializzazione delle imprese cooperative che nel periodo della crisi (dati disponibili: 2008-2012) è cresciuta dell’11% e in tutti i settori, in particolare nell’agroali-mentare e nella grande distribuzione.
La comparazione con i dati di partenza (2008), con riferimento alle imprese di capitali evidenzia la superiore capitalizzazione media delle cooperative (in tutti i settori, a eccezione dei servizi sociali), che smentisce un presun-to gap congenito in proposito, anche con riferimento alle attività industriali. È il frutto di un’accumulazione promossa già negli anni di crescita dell’econo-mia e alla quale è stata destinata una quota sempre più importante della ricchezza prodotta e non distribuita a tutto vantaggio delle imprese cooperative stesse, delle future generazioni, della comunità e del territorio in cui sono incardinate indissolubilmente e per il loro sviluppo nel tempo.
25SINTESI DEL RAPPORTO
CRESCECON IL LAVORO
Nelle cooperative la crescita della dimensio-ne economica nel tempo è tendenzialmente paral-lela e proporzionale a quella dell’occupazione.Quella di crescere è stata un’opportunità, ma anche una scelta della cooperazione bolognese a livello aziendale, che la caratterizza all’interno sia dell’economia pro-vinciale e sia dello stesso movimento cooperativo un po’ in tutti i settori.La media di addetti per azienda è tra le più alte a livello nazionale, oltre 47 unità, e rilevante è il divario rispetto a quella italiana (che è circa di 28) in ambito cooperativo e ancor di più se riferita al totale delle imprese bolognesi. Ed è legata al superiore tasso di longevità delle coope-
rative sia nei confronti del resto del tessuto imprenditoriale locale e sia all’interno del mondo cooperativo.
I dati Unioncamere confermano che le coo-perative hanno puntato sistematicamente sulla crescita dimensionale. Oltre il 60% degli addet-ti-dipendenti è concen-trato nelle cooperative che hanno almeno venti anni di attività, che, a loro volta, hanno rea-lizzato più del 90% del fatturato complessivo e rappresentano oltre un terzo (è la maggioranza relativa) delle coopera-tive con dipendenti. E si arriva a superare il 77% del totale degli occupati se la soglia è quella di almeno dieci anni di anzianità operativa.
Nel periodo 2008-2012 nelle cooperative il costo del lavoro, che è mediamente più alto (quantomeno per quelle associate all’Alleanza) rispetto agli altri tipi di imprese, è cresciuto (+ 12%) di quasi il doppio rispetto a quello delle società di capitali.
La cooperazione bolognese con-tinua a investire sul lavoro, con una scelta antitetica rispetto alle imprese di capitali e una visio-ne di medio-lungo periodo. La spesa per il lavoro cresce, perché tagliare sul lavoro paga solo nell'immediato.
47ADDETTI IN MEDIA PER
COOP
+12%SPESA PER IL
LAVORO IN COOP 2008-2012
26 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
La cooperazione ha partecipato alla crescita del tessuto imprendito-riale, oltre il 43% delle cooperative è nato negli anni 2000; accanto a ciò va ricordato anche, però, che poco meno del 28%% del totale è stato costi-tuito prima del 1980, ha, quindi, almeno venticin-que anni di attività alle spalle; è, conseguente-mente, già almeno alla seconda generazione di soci ed ha realizzato l’88% del fatturato della cooperazione, per la gran parte grazie ad aziende con almeno 500.000 euro di ricavi, che rappresentano il 35% di questo sotto-campione.
C’è un rapporto diretto, nelle cooperative (e in particolare in quelle aderenti all’Alleanza) tra anzianità operativa, crescita economica e dimensionale, consoli-damento patrimoniale e politica degli investi-menti.
SI CARATTERIZZAPER LONGEVITÀ E VITALITÀDEL TESSUTO IMPRENDITORIALE
43%COOP NATE NEGLI ANNI
2000
28%COOP NATE
PRIMADEL 1980
27SINTESI DEL RAPPORTO
FONTE DI FIDUCIA E SPERANZAPER IL TERRITORIO E LA COMUNITÀ
I dati finora ricordati, così come il livello di longe-vità delle cooperative e le caratteristiche del loro assetto proprietario,, confermano che questo tipo tessuto imprendi-toriale resta fortemente consolidato e radicato nella realtà bolognese In base all’elaborazione Excelsior-Unioncamere sulle previsioni occupa-zionali nell’industria e nei servizi per la provincia di Bologna: nel 2013 il 31,6% delle cooperative aveva previsto di effettuare nuove assunzioni, una percentuale maggiore di quella nazionale e di gran lunga superiore a quella del totale delle imprese a livello provinciale, ferma attorno al 15%.
Bologna è al terzo posto dietro a Milano e Roma come valore assoluto e al quarto posto in termini percentuali sul totale delle nuove assunzioni previste, dietro ad altre tre provincie emiliane (Modena, Reggio e Pia-cenza).Inoltre, le cooperative bolognesi avrebbero assorbito oltre il 21% delle assunzioni previste in tutta la provincia a livello di lavoratori dipendenti (stagionali e non stagio-nali, esclusi gli interinali) – quasi il doppio della media nazionale – e meno del 20% per quanto riguardava invece i lavo-ratori in uscita dal mondo del lavoro.
Secondo l’ultima indagine congiunturale predi-sposta del centro-studi nazionale dell’Alleanza delle Cooperative italiane sui prossimi 4-5 mesi del 2014 si attenuano le aspettative di deteriora-mento delle condizioni nel mercato del lavoro e il 14% delle cooperative prevede nuove assun-zioni, a fronte del 72% che comunque ipotizza il mantenimento degli at-tuali livelli occupazionali.
14%DELLE COOPERATIVEPROGRAMMA NUOVE ASSUNZIONI
28 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
Nelle grandi imprese, sono maggiori le attese di crescita occupazio-nale, mentre le tensioni su questo fronte sono ancora presenti, invece, tra le PMI.Più in generale cresce l’ottimismo, rispetto al pessimismo, sulle prospettive aziendali di crescita e di nuovi investimenti, anche se resta ancora decisamente minoritario rispetto alla diffusa prudenza sul futuro prossimo.
Quanto sopra testimonia come, in almeno una parte significativa della cooperazione bolognese, ci sia stata e resti un’ottica di medio/lungo periodo, che sembra rimanere una peculiarità dell’approccio delle imprese cooperative rispetto ai mercati in cui operano, come conferma-no anche i trend positivi già ricordati in termini di patrimonializzazione e investimenti, i cui livelli raggiunti sono tra i più alti in Italia all’interno del mondo cooperativo e rappresentano anche una garanzia per il presen-te e per il futuro della comunità e dell’economia bolognesi.
L’ultima indagine congiuntu-rale del centro-studi nazionale dell’Alleanza delle Cooperative italiane sui prossimi 4-5 mesi del 2014 mostra previsioni di mi-glioramento delle condizioni nel mercato del lavoro, specie nell'a-rea metropolitana bolognese.
72%DELLE COOPERATIVEIPOTIZZA IL MANTENIMENTO DEGLI OCCUPATI
29SINTESI DEL RAPPORTO
La cooperazione crea e diffonde imprenditorialità soprattutto dove altre realtà segnano ritardi.
20%COOP A
MAGGIORANZA FEMMINILE
7%COOP
GIOVANILI
30 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
DIFFONDE DEMOCRAZIA ECONOMICAE CRESCE NELL’INCLUSIONE SOCIALE
La cooperazione crea e diffonde imprenditoriali-tà: circa 50.000 soci-coo-peratori sono imprendi-tori di se stessi o titolari di aziende che affidano al modello cooperativo la tutela e la valorizzazione della propria attività. E la cooperazione contribu-isce al protagonismo di tutte le categorie sociali: dai lavoratori, ai produt-tori agricoli, ai commer-cianti etc.
Il 20% delle cooperative bolognesi è a maggio-ranza femminile, quota che corrisponde al 21% di quelle in Emilia-Ro-magna, la più alta della regione.Le cooperative giovanili, il cui valore è in crescita nell'ultimo anno, sono oltre il 9% delle coopera-tive bolognesi (il 20% di quelle regionali).Le cooperative di stranie-ri, che rappresentano il 12% del totale (e il 23% in Emilia Romagna), dopo il calo del 2012 crescono nel 2013.
Quasi i due terzi degli occupati (in particolare grazie al terziario) sono donne e si stima che la quota dei lavoratori ex-tracomunitari sia attorno all’8-10% e in crescita.
Il coinvolgimento di donne, giovani, cittadini stranieri nelle cooperative bolognesi è segno di una forma di impresa in cui le capacità e l'impegno possono intaccare posizioni di privilegio e portare riscatto sociale.
31SINTESI DEL RAPPORTO
Tiene, nonostante la crisi, il settore delle costruzio-ni, nel quale alle coope-rative si deve il 21% degli investimenti. La media aziendale più alta in assoluto, con 11,6 milioni di euro per cooperativa si registra nell’industria, seguita dal commercio con 11 milioni e dove si registra il maggior scarto nei confronti delle imprese di capitali, a quota 0,55.
CRESCE NELLA MODERNITÀE NELL’INNOVAZIONE
Le cooperative rappre-sentano, nel 2012, quasi il 13% degli investimenti, fatti dalle imprese priva-te, con una crescita del 15% rispetto al 2008 (po-sitiva per tutti gli anni), minore di quella registra-ta dalle società di capitali (che è stata superiore al 19%), in entrambi i casi con un rallentamento nell’ultimo anno.Mediamente, però, finora le cooperative hanno investito il triplo di quanto fatto dalle società di capitali: 3,4 milioni di euro rispetto a uno, evidenziando così, chia-ramente qual è stato uno degli scopi primari delle politiche perseguite, in particolare negli anni precedenti alla crisi, di valorizzazione degli utili aziendali e di promozione della capitalizzazione.I dati disaggregati confer-mano la maggior attitudi-ne rivelata dalle coope-rative agli investimenti, con dati medi aziendali significativamente più alti rispetto alle società di capitali in tutti i settori, a eccezione dei servizi alla persona e dell’assistenza sociale.
Tra le cooperative al pri-mo posto si trova il com-mercio (in particolare la grande distribuzione) con il 24% del totale coope-rativo (e il 37,5% degli investimenti del settore), seguito a breve distanza dai servizi alle imprese (poco meno del 23%) e quindi dall’agroalimen-tare (20,5%), che confer-ma il protagonismo del modello cooperativo al quale si deve il 44% degli investimenti nel settore, con una media aziendale superiore ai 9 milioni di euro. E mette a segno anche l’incremento mag-giore nel quadriennio in esame, +37%, davanti alla cooperazione sociale, che è cresciuta di un terzo e che, pur partendo da valori tra i più bassi, rappresenta il settore con la massima inciden-za delle cooperative sul valore complessivo degli investimenti, il 47%, poco meno della metà.
32 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
Uniche tra le varie forme di imprese, le coopera-tive devono destinare per legge il 3% degli utili netti aziendali a fondi nazionali promossi dal movimento cooperativo e dal competente Mini-stero per la promozione cooperativa e occupa-zionale nel Paese, con particolare riferimento al Mezzogiorno.
Negli ultimi cinque anni le cooperative aderenti all’Alleanza (al netto delle banche di credito cooperativo che han-no un regime diverso) hanno versato ai fondi mutualistici promossi dalle Centrali 15 milioni di euro; il trend è stato inevitabilmente negativo negli ultimi anni, per la compressione degli utili a favore di altri obiettivi aziendali, ma in ogni caso la cifra è restata anno dopo anno di assoluto rispetto.
Il contributo complessivo maggiore è venuto dalla grande distribuzione (29% del totale, unico dato tendenzialmente costante negli anni), se-guita dall’industria (23%), dalle costruzioni (18%) e dall’agroalimentare e servizi alle imprese con la medesima quota (12%).
CONTRIBUISCE ALLO SVILUPPODEL MOVIMENTO COOPERATIVO
Il contributo delle cooperative alla promozione del modello e dei valori condivisi è un altro segnale dell'attenzione al futuro della comunità e del movimento cooperativo stesso.
33SINTESI DEL RAPPORTO
È PROTAGONISTANEL NON PROFIT
Dai risultati del primo censimento nazionale sul non profit emerge che in provincia di Bologna (dati 2011) le cooperative sociali rappresentano poco meno del 5% degli organismi, ma con il 62% del totale dei dipendenti e una presenza molto più significativa nella sanità (quasi il 23%), nell’as-sistenza sociali (27%) e soprattutto nell’inseri-mento lavorativo (circa l’86%).In questi due ultimi settori di attività ancora più rilevante rispetto alla media generale è l’incidenza occupaziona-le: rispettivamente l’86% e il 96% degli addetti nel non profit.
Sono più di 1000 i vo-lontari impegnati nelle cooperative sociali con una presenza significati-va nella ricerca (12% del totale), nell’assistenza e nella promozione della coesione sociali (5% in entrambi i settori), che diventa di gran lunga prevalente nell’inseri-mento lavorativo con il 75% dei volontari impe-gnati in questo campo. Il 57% degli enti non profit che ha almeno 50 addetti fissi è una cooperativa sociale.Si arriva vicino al 23% se la soglia dimensionale è di almeno 10 dipendenti.
Se si considera l’arco del decennio esaminato dall’Istat, le cooperative sociali hanno aumentato la loro occupazione di al-meno il 50% contribuen-do in maniera pressoché analoga all’incremento registrato complessiva-mente nell’ambito del non profit bolognese.Nel periodo 2008-12 per la cooperazione sociale tutti i valori (occupazio-ne, ricavi, patrimonio, investimenti e costo del lavoro) sono risul-tati tendenzialmente in crescita, pur con trend molto differenziati tra loro, a eccezione degli utili aziendali.
34 L’IMPRESA COMUNE | PRIMA PARTE
È PROTAGONISTA ANCHE NELLA NUOVA DIMENSIONE ISTITUZIONALEDELLE AREE METROPOLITANE
All’interno delle cosid-dette città e aree metro-politane, che rappresen-tano il nuovo riferimento nell’assetto territoriale e amministrativo del Paese, Bologna si carat-terizza per il ruolo di prima protagonista e per performance migliori in ambito cooperativo.
Con il 4% delle coopera-tive rappresenta (anno 2012) ben oltre il 40% dei principali valori econo-mici (fatturato, patrimo-nio netto e investimenti); questi, tra il 2008 e il 2012, sono cresciuti a un tasso di circa il doppio ri-spetto a quello delle aree metropolitane italiane nel loro complesso.
La cooperazione sociale coniuga impresa e attenzione alle persone: un valore per l'intera società che talvolta viene poco riconosciuto.
35SINTESI DEL RAPPORTO
SECONDA PARTE L'IMPRESA COMUNE
39CAPITOLO PRIMO | IMPIANTO DEL RAPPORTO
IMPIANTO DEL RAPPORTO
MOTIVAZIONI E OBIETTIVI
Occorre investire molto sulla diffusio-ne di una corretta conoscenza da parte dell’opinione pubblica della coopera-zione: investire sulla comunicazione esterna per valorizzare le specificità cooperative e su quella interna per mi-gliorare i sistemi di integrazione delle risorse e l’interscambio tra le persone.Per la cooperazione il rendiconto del proprio ruolo sociale fa parte dei propri “cromosomi” ed è la coerente conse-guenza della propria autonoma scelta di essere “differente”, quindi anche della legittima rivendicazione di uno specifico “accreditamento” da parte delle Istituzioni e della comunità. Nella responsabilità sociale non v’è solo con-tenuto morale, o vantaggio unicamente percepibile dalle coscienze, ma si tratta, invece, di un vero e proprio complesso di fattori competitivi, da impiegare con accortezza, alla pari di ogni altro elemento destinato a comporre il mar-keting mix dell’impresa.Appare, allora, necessario disporre di strumenti che possano misurare la co-erenza tra i motivi di esistenza di una organizzazione cooperativa e il modo in cui essa si esplica materialmente sul mercato e nei confronti dei diversi referenti con cui entra in contatto. In altri termini si potrebbe parlare di strumenti di controllo della relazione «missione/gestione»Il ruolo della comunicazione economi-ca e, nella fattispecie del movimento cooperativo, della comunicazione
socio-economica, è essenziale anche e soprattutto ai fini della ricerca del consenso. Senza questo diviene diffi-cilmente realizzabile qualsiasi disegno strategico orientato al lungo periodo e il consenso si costruisce anche sulla reputazione.Questa, in realtà, è la questione cen-trale del futuro prossimo per tutte le imprese, che, per quanto ci interessa, non coinvolge solo le cooperative, ma il movimento cooperativo nel suo complesso, perché rappresenterà nel prossimo futuro la “carta d’identità” distintiva su cui misurare il grado di interesse e di condivisione delle Istitu-zioni e della comunità per un ruolo di protagonismo del modello cooperativo nella società e nell’economia e per aumentare il proprio grado di coesione e integrazione interne.Nello specifico, quasi settant’anni dal dopoguerra di presenza effettiva del movimento cooperativo organizzato nella realtà bolognese e imolese hanno disegnato un intreccio profondo tra l’esperienza della cooperazione e le complesse vicende storiche sociali ed economiche della comunità e dell’as-sociazionismo locali. La cooperazione rappresenta lo strumento principe per coniugare dimensione economica e dimensione sociale nella risposta ai problemi della gente e nelle scelte di sviluppo del territorio.Nella nuova fase di riforma istituziona-le e di crescente internazionalizzazione
40 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
dell’economia – e di fronte alla crisi – si va formando, in relazione a molti temi, la diffusa convinzione che sia neces-sario rivedere i rapporti e rinegoziare i ruoli tra i soggetti in campo, ascrivendo maggiori compiti e funzioni alle im-prese, ai cittadini, alle associazioni etc, secondo il principio della sussidiarietà sia “verticale” sia “orizzontale” e cioè orientata alla costruzione della solida-rietà e del bene comune in direzione non solo di un ampliamento del ruolo delle autonomie locali, ma anche della valorizzazione della sfera d’iniziativa delle persone e delle formazioni sociali in cui l’individuo si forma e si sviluppa.La cooperazione crede che la Città me-tropolitana e il suo territorio in questo scenario possano rappresentare un modello non solo di sviluppo, ma anche di forte vicinanza e integrazione sem-pre più strette tra Istituzioni, economia
e società. In proposito, per l’Alleanza delle Cooperative della provincia di Bologna uno dei primi atti propositivi viene affidato alla redazione di un Rap-porto della Cooperazione, con il quale intende presentare le proprie creden-ziali, mettersi a disposizione per la verifica di quanto realizzato con e per la comunità territoriale e iniziare con le categorie di interessi che coinvolge, i propri “stakeholder” (i soci – prima di tutti – e poi la società, gli enti pubblici, i clienti, i fornitori, i cittadini, i giovani etc.), un nuovo dialogo, rilanciando un rapporto propositivo, collaborativo, di confronto e “negoziale”. L’obiettivo di lungo respiro può essere quello di arrivare a poter dimostrare in tempo reale «dati alla mano» tutte quelle utilità generali di cui la presenza cooperativa, tipologia per tipologia, è portatrice.
LE FONTI E LE CHIAVI DI LETTURA OFFERTE
Negli ultimi anni si è cercato di col-mare il grande “gap” di dati e infor-mazioni sui risultati delle cooperative, sia all’interno del mondo cooperativo e sia, soprattutto, all’esterno a livello istituzionale, in particolare grazie all’impegno di Unioncamere e Istat, per poter dare maggiori e “oggettiviz-zati” riscontri in proposito e stimolare l’adeguata diffusione di una moderna cultura dell’informazione. Ferma restando l’esigenza di prosegui-re su questa strada, si pone oggi, forse con maggiore urgenza, la questione di come e per quali politiche di accredita-mento e di sviluppo e per quali obiettivi di immagine/comunicazione rielabora-re e divulgare dati e informazioni sul fenomeno cooperativo.Per la redazione di questo Rapporto si è quindi pensato di privilegiare l’utilizzo delle banche dati rese disponibili dal
sistema Unioncamere, accanto alla rilevazione di dati interni da parte delle associazioni componenti l’Allean-za delle Cooperative della provincia di Bologna e alle informazioni e indagini congiunturali elaborate dal suo cen-tro-studi nazionale. In concreto per l’analisi dei dati econo-mici e la comparazione con i risultati delle altre forme di imprese si è ricorsi alla banca dati Aida Bureau Van Dijk, che raccoglie tutti i bilanci delle impre-se. Sono state sostanzialmente escluse dall’analisi le imprese che fanno rife-rimento all’Alleanza delle Cooperative Italiane che operano nei settori del credito e delle assicurazioni, nonché le mutue.Per l’occupazione, la fonte scelta è il sistema SMAIL-Unioncamere che riporta i dati delle imprese con almeno un addetto (dipendente o indipendente,
41CAPITOLO PRIMO | IMPIANTO DEL RAPPORTO
con esclusione dei contratti atipici) at-tingendo anche all’INPS. Questa stessa fonte è stata spesso usata anche per quanto riguarda i riferimenti numerici per le cooperative realmente operative. È stato così possibile sia definire il contributo complessivo della cooperazione all’economia provinciale e sia analizzare e comparare alcune dinamiche e performance delle coope-rative con quelle delle altre imprese.Si sono riscontrate indubbiamente delle discrepanze tra le diverse fonti utilizzate, conseguenti alle differenti modalità di raccolta e di tempistica, nonché di classificazione delle attività delle imprese, ma non tali da inficiare le analisi svolte e comunque, quando rilevanti, ne è stata data la spiegazione nel corso del Rapporto.I risultati ottenuti e riportati nel Rap-porto presentano anche un interesse più generale ad avere riscontri più evidenti e documentati di quanto il mondo delle cooperative che si ricono-scono nell’Alleanza sia effettivamente “rappresentativo” (e in che termini) del complessivo fenomeno cooperativo che, peraltro, specie sul piano qualitati-vo, offre strumenti di indagine e appro-fondimento solo occasionali o comun-que non facilmente accessibili.Un aspetto non secondario di questo Rapporto e della sua impostazione è la sintesi iniziale, prevista al fine di consentire una più facile individuazio-ne dei dati, delle informazioni e delle analisi oggetto di potenziale interesse da parte del lettore, nonché del tipo e del livello di supporto funzionale – a seconda degli obiettivi da perseguire – all’azione di comunicazione che deve accompagnare l’Alleanza delle Coope-rative nella sua attività negoziale e nei rapporti con i propri “stakeholder”.Un’ulteriore traccia delle chiavi di lettura proposte è offerta dallo stesso
indice che ha privilegiato una trattazio-ne trasversale, orizzontale, per fattori, a quella tradizionale verticale, per settori di attività e tipologie cooperative, e un richiamo forte al territorio e alla comu-nità locale.La selezione dei dati e la loro rie-laborazione è avvenuta sulla base della loro disponibilità, ma anche e soprattutto in rapporto alle chiavi di lettura selezionate come più funzionali agli obiettivi di prima identificazione della responsabilità sociale generale del movimento cooperativo e alla sua possibile, iniziale rendicontazione.Idealmente e materialmente il presente documento, dopo la parte introduttiva e quello dedicata al contesto territoriale di riferimento, è diviso in tre parti:
la “carta d’identità” dell’associazio-ne, con la sua mission, la struttura organizzativa e i dati di base che consentono di fotografare la realtà che rappresenta; la definizione del posizionamento della cooperazione nell’economia provinciale, partendo dai principali dati sociali ed economici analizzati nel corso dei cd “anni della crisi” (2008-2012) e dalla comparazione con i risultati del resto del sistema delle imprese provinciale (escluso l’artigianato); il confronto, tutto interno al mondo cooperativo, tra la componente asso-ciata nell’Alleanza delle Cooperative Italiane, definita anche “movimento cooperativo organizzato”, e il resto del fenomeno, definito qui come cooperazione “non aderente”; una prima selezione di alcuni progetti di qualità e di esperienze particolar-mente significative realizzate all’in-terno del movimento cooperativo e presentate via via all’interno dei vari capitoli che compongono il Rapporto.
CAPITOLO PRIMO IL CONTESTO
45CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
CAPITOLO PRIMO IL CONTESTO
IL QUADRO DI RIFERIMENTO TERRITORIALE
L’ambiente provinciale nel quale le cooperative vivono e operano è senza dubbio tra i più qualificati a livello nazionale e all’interno dello stesso Nord ed, in par-ticolare, della regione Emilia-Romagna, nella quale Bologna ha una posizione di vertice sul piano economico e ancor più su quello sociale. Questa provincia resta saldamente nella parte alta delle varie classifiche stilate sulla qualità della vita e sulla disponibilità di infrastrutture, sia economiche, sia sociali, che confermano la maggiore competitività di questo territorio rispetto a quasi tutte le aree del Paese, come emerge dall’Atlante delle competitività delle provincie e delle regioni, annualmente aggiornato dall’Istituto Tagliacarne per conto di Unioncamere1.Tutti gli indicatori adottati sembrano confermare, nonostante la crisi, il manteni-mento di un tenore di vita migliore nella provincia di Bologna, rispetto al livello nazionale e anche a quello regionale. Tiene – sostanzialmente – la qualità della vita e del territorio. Bologna, sulla base dei dati e delle classifiche attinte dall’Atlante, si conferma ai vertici nazionali (da-vanti a tutte le grandi città e al primo posto in Emilia-Romagna) nell’abbinamento tra qualità della vita e dotazioni infrastrutturali economiche e sociali (abbastanza equilibrate tra di loro e con un valore dell’indice generale migliorato rispetto al 2001)2, nell’ambito di una regione che, in rapporto a questi ultimi valori, a sua volta ha recuperato una posizione nella classifica nazionale nel periodo 2001-12, ponendosi alle spalle solo di Liguria, Lazio, Toscana (autrice della crescita più significativa ) e Veneto.
46 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
In particolare, con riferimento alle classifiche annuali del Sole 24ore, per le quali è disponibile una maggiore articolazione di dati e indici rispetto a quelle di Legambien-te e ItaliaOggi, Bologna, nell’ultimo anno, è salita dal decimo al terzo posto, alle spalle delle sole Trento e Bolzano3, con performance equilibrate e di primo piano in tutti i macro-indicatori utilizzati, fatta eccezione (dato peraltro noto) per la sicurezza4.È un ottimo risultato corroborato anche dal fatto che ben sette provincie dell’Emilia-Romagna risultano entro i primi 20 posti della graduatoria nazionale. Un altro dato positivo sulla vitalità e maturità del tessuto imprenditoriale bolo-gnese viene dal rapporto sull’innovazione in Emilia-Romagna, realizzato nel 2013 da Unioncamere regionale con un’indagine campionaria5, da cui risulta che quasi la metà delle imprese bolognesi del campione ha introdotto una qualche forma di innovazione; in proposito Bologna è seconda solo a Modena tra le provincie ed è in media col dato regionale.Lo stesso studio riporta anche altri dati interessanti come quello relativo alla dotazione di capitale sociale6. Sulla base dell’indice di capitale sociale l’Emilia-Ro-magna si piazza al primo posto fra le venti regioni italiane e ancora, a denotare la sua più alta dotazione di civicness, le prime tre posizioni di questa classifica sono occupate a livello nazionale da sue province, con Bologna in testa7. Queste diverse graduatorie confermano l’elevata dotazione di civicness di cui dispone l’Emilia-Romagna, da leggersi come una risorsa, di cui fruisce e gode il territorio e chi vi opera, lavora e vive, perché il capitale sociale è costituito da un orizzonte di valori comuni e dall’insieme di reti sociali, fiduciarie e norme di reciprocità che caratterizzano la vita sociale e che permettono agli individui di interagire in modo più efficace al fine di ottenere obiettivi condivisi verso la creazione di bene comune. Infine, l’elaborazione di Unioncamere Emilia-Romagna-Prometeia su scenari e previsioni per la provincia di Bologna per il prossimo triennio (2014-2016)8 preve-de, in termini di produzione di valore aggiunto totale, il ritorno alla crescita dopo il dato negativo relativo al 2013 (peraltro in termini decisamente più contenuti rispetto al dato regionale e a quello nazionale9), anche in questo caso con un tasso superiore a quello dell’Emilia-Romagna e soprattutto del Paese. E lo stesso vale a livello di macro-settori (agricoltura, industria, costruzioni e servizi) e anche con riferimento alle esportazioni10, ma in quest’ultimo caso, seppur di poco, la crescita è prevista superiore a livello nazionale, ma non rispetto a quello regionale.Sempre con riferimento al periodo 2013-2016, risulta pure positiva, per la pro-vincia di Bologna, ogni comparazione in termini di incremento della quota delle esportazioni e delle importazioni rispetto al valore aggiunto prodotto11.E le performance comparate migliori riguardano anche le previsioni relative all’occupazione (ad eccezione dell’agricoltura e dopo il calo del 2013)12, ai tassi di occupazione, disoccupazione e attività della popolazione13 e al valore aggiunto per abitante e per occupato14. Vista la “longevità” della sua storia e il livello di diffusione nella provincia di Bologna, si può certo affermare che c’è un rapporto di tradizionale “osmosi” tra la cooperazione e il suo territorio: la prima ha fruito delle dotazioni del secondo, ma ha contribuito da protagonista al suo costante sviluppo e alla sua qualificazione nel tempo, nonché alla valorizzazione della sua competitività, e continua a rap-presentare, anche per il suo tradizionale radicamento sul territorio, un baluardo
47CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
contro la crisi e una fonte di speranza. Lo confermano i dati e gli indicatori che verranno analizzati.
AGRICOLTURA INDUSTRIA COSTRUZIONI COMMERCIO ALTRE ATTIVITÀDI SERVIZI
0
10
20
30
40
50
10,3
14,015,9
13,411,0 11,7 11,9 10,3
14,916,6 15,6
14,7
23,621,7 21,5
25,4
40,3
35,935,0
36,1
BOLOGNA EMILIA-ROMAGNA NORD-EST ITALIA
TABELLA 1 COMPOSIZIONE PERCENTUALE DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE, 2012FONTE: ATLANTE DELLA COMPETITIVITÀ DELLE PROVINCIE E DELLE REGIONI
LA MAPPATURA DELLE IMPRESE
La crisi continua a non dare tregua alle imprese. I dati di Unioncamere-Registro delle Imprese15 mostrano, comunque, complessivamente, una tenuta – seppur faticosa – del sistema imprenditoriale italiano nel 201316.Nell’ultimo anno, per la provincia di Bologna, il saldo tra nuove imprese e quelle cessate è stato negativo (-0,12%), così come per l’Emilia-Romagna17 e per il Nord-est del Paese nel suo complesso18, peraltro in controtendenza con il dato naziona-le, che ha registrato, invece, un saldo positivo anche nel 2013, peraltro limitato allo 0,2%19, il valore più modesto dal 2004 a oggi. Bologna è comunque sopra la media regionale e quella del Nord-Est, collocandosi al 48° posto tra le provincie italiane (era 57° l’anno prima), ma 13° al Nord. Ed è dietro la sola Rimini, l’unica provincia con un dato positivo in Emilia-Romagna, con il saldo numerico negativo più basso e oltre il 21% delle nuove imprese emiliano-ro-magnole nel 2013, un risultato certamente migliore di quello dell’anno precedente.Il rallentamento della vitalità dell’imprenditoria italiana risente in modo parti-colare della crisi del mondo artigiano, ma Bologna evidenzia una sua maggiore tenuta con il miglior risultato di tutta la regione20. Secondo la Camera di Commer-
48 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
cio va ricordato, peraltro, che l’analisi della dinamica artigianale, che comunque sembra confermare andamenti molto vivaci sia in entrata e sia in uscita, potrebbe essere ricondotta, almeno in parte, alle profonde trasformazioni strutturali in atto nell’intero sistema produttivo bolognese e a percorsi di concentrazione aziendale che conducono all’uscita dal mondo artigiano verso la creazione di unità maggior-mente strutturate e in grado di competere sui mercati esterni.Tornando al discorso generale, a Bologna, come nel resto dell’Emilia-Romagna, il permanere di un buon tasso di nascita di nuove imprese è più che controbilancia-to da quello della mortalità, superiore alla media nazionale21. La cosiddetta “voglia di impresa” non pare, dunque, venire meno ma, a giudicare dalle cifre, il perdu-rare della crisi sta condizionando sempre più la capacità di tenuta di chi già opera sul mercato: Più che nel comune capoluogo, comunque, dove il numero delle imprese è rimasto sostanzialmente stazionario rispetto al 2012, la sua flessione (sopra all’1%) ha riguardato gli altri ambiti territoriali della provincia.Più in generale, comunque, la nostra regione continua a caratterizzarsi per l’am-pia diffusione di imprese. Se rapportiamo il numero di quelle attive alla popolazio-ne residente, la cd “densità imprenditoriale”, essa si posiziona nella fascia più alta in Italia, con 10,8 imprese ogni 100 abitanti. Peraltro, la provincia di Bologna si colloca, con un dato pari a 9,8, all’ultimo posto in Emilia-Romagna, sotto la media regionale22. Bologna e soprattutto Imola (con poco di più di 10 imprese ogni 100 abitanti) sono in coda tra le aree urbane della regione23.Se prendiamo un dato più affidabile, quello relativo alle imprese attive, nel 2013 in Italia si è verificata una contrazione nel numero delle imprese attive (- 1% ) rispetto al 2012 (53.800 imprese in meno), di poco superiore a quello registrato per la provincia di Bologna (-0,8%, e cioè 660 imprese in meno). Dopo il picco numerico registrato nel 2008, con 88.426 imprese, nei cinque anni successivi, quelli sostanzialmente della crisi, il trend (fino a quel momento sempre positivo) si è invertito e il saldo negativo risulta attorno al 2%, che in termini quantitativi significa essere tornati, più o meno, ai livelli del 2003.È interessante rilevare che, nella graduatoria relativa alle grandi città (+ di 200.000 abitanti), l’anno scorso Bologna è risultata in nona posizione24 e in ottava se ci riferiamo al numero di unità locali attive. Per quanto riguarda la densità delle imprese attive rispetto alla popolazione si sale ancora di una posizione, più o meno al livello di Torino e Genova25.Analizzando la forma giuridica delle imprese, il 2013 evidenzia nel Paese una netta dicotomia nelle dinamiche delle principali tipologie rispetto al 2012. Ogni regione ha visto scendere le imprese “personali”, ovvero le società di persone e le imprese individuali, mentre hanno guadagnato terreno le società di capitale e le “altre forme societarie”.E la provincia di Bologna non fa eccezione, a sorreggere il suo sistema impren-ditoriale – in termini di andamento demografico – sono, ancora una volta, come accade, del resto, da almeno una decina di anni, i risultati positivi delle forme giuridiche più strutturate, società di capitale (dato però inferiore alla media nazio-nale) e altre forme d’impresa (dato qui, invece, più alto invece di quello nazionale e pure di quello regionale.), in cui rientrano, in particolare, le cooperative.Si conferma così il processo di maggior consolidamento organizzativo del tessuto
10,8 imprese ogni 100 abitanti
Bologna è nella fascia più alta in Italia per “densità imprenditoriale”.
49CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
imprenditoriale provinciale, che si deve anche alle cooperative, che sono aumen-tate numericamente pur continuando a rappresentare una quota stabile attorno al l’1,4% delle imprese bolognesi (pochi decimali in più per l’Emilia-Romagna e per l’Italia).
LE COOPERATIVE
La diffusione, e quindi la rilevanza delle cooperative, varia significativamente da settore a settore. La presenza cooperativa è particolarmente rilevante in Emi-lia-Romagna e, accanto al settore agro-alimentare e a quello della grande distri-buzione, si caratterizza in particolare – e ancor di più nella provincia di Bologna – per il forte sviluppo nei settori della produzione e lavoro (industria, e costruzioni) e dei servizi alle impreseSMAIL-Sistema di Monitoraggio Annuale delle Imprese e del Lavoro in Emilia-Ro-magna, messo a punto da Unioncamere, indica, per il 2013, un numero di società cooperative attive in provincia di Bologna pari a 1138, che rappresentano l’1,4% del tessuto imprenditoriale provinciale, il dato numerico di gran lunga più alto in regione (oltre il 20% del totale delle cooperative emiliano-romagnole), che la colloca al 19° posto in Italia. In termini di percentuale sul totale delle imprese la cooperazione è in linea con il dato regionale e anche con quello del Nord26, che è più basso di quello nazionale, e si trova al quinto posto (ma è questione di un paio di decimali…) tra le provincie dell’Emilia-Romagna. La maggioranza relativa delle cooperative (il 42%) appartiene ai servizi alle imprese e si arriva a quasi due terzi del totale se si considera l’intera tipologia della cooperazione di lavoro. Su quote similari (8-9% del totale) si collocano l’agroalimentare, i servizi alla persona e l’assistenza sociale (entrambi riconducibili sostanzialmente alla cooperazione sociale), mentre il commercio rappresenta il 7% delle cooperative bolognesi.Negli anni 2000 (periodo per il quale sono disponibili i dati) sono nate 1340 coo-perative in provincia di Bologna e 1361 sono state chiuse, con un saldo negativo, quindi, di 21 unità, che non tiene conto, però, dei processi di fusione e di incorpo-razione che hanno interessato diversi settori cooperativi. La media provinciale è di poco più di una cooperativa ogni 1000 abitanti, tenden-zialmente in linea con il dato nazionale.Negli ultimi 10 anni il numero delle cooperative realmente attive è restato so-stanzialmente stabile, ma con fasi alterne, e una tendenza al calo negli ultimi due anni, dopo il picco raggiunto nel 2011. Evidentemente – per una cooperazione da sempre ai vertici come quella bologne-se – il primato si gioca su altri valori, rispetto al semplice numero di cooperative presenti sul territorio. Come esempio qui basti solo un dato, quello relativo alle previsioni di assunzioni per il 2013 da parte delle cooperative, rilevate da Union-camere e Ministero del Lavoro: Bologna è al terzo posto dietro a Milano e Roma come valore assoluto e al quarto posto in termini percentuali sul totale delle nuove assunzioni previste, dietro ad altre tre provincie emiliane (Modena, Reggio e Pia-cenza) e davanti ad altre tre (Parma, Ferrara e Ravenna) della stessa regione27.In termini di distribuzione territoriale delle imprese un dato da rimarcare è senza
1.138 cooperative attive nel
bolognese
Rappresentano oltre il 20% del totale delle
cooperative emiliano-romagnole.
50 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
dubbio che in solo 3 comuni della Provincia di Bologna non ci sono cooperative attive (ma soltanto in uno mancano esperienze cooperative, quantomeno a parti-re dal 2000), in uno di questi ci sono, ma in fase di liquidazione. In 16 comuni (circa un quarto del totale) hanno sede uno o due cooperative al massimo, ma si tratta dei centri più piccoli e con una loro forte concentrazione in montagna. Circa il 50% di quelle attive è concentrata nei due centri maggiori, Bologna e Imola.È la sanità e l’assistenza sociale il settore nel quale la cooperazione rappresenta la quota più alta sia di imprese attive (oltre il 38%) e sia di dipendenti (oltre il 59%) rispetto al totale della provincia di Bologna nel settore privato (profit e non profit).
0,51 a 0,96 (23)
0,97 a 1,14 (21)
1,15 a 1,41 (19)
1,42 a 2,11 (20)
2,12 a 3,64 (20)
CARTINA 1
Incidenza percentuale delle
imprese cooperative attive
sul totale delle imprese della
provincia, 2013
FONTE: ELABORAZIONI SU DATI UNIONCAMERE-INFOCAMERE
51CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
DA 250 A 500 (36)
DA 500 A 1.000 (32)
MENO DI 250 (17)
DA 1.000 A 2.000 (11)
DA 2.000 A 3.000 (4)
OLTRE 4.000 (3)
11.10 | 19.20
9.10 | 10.90
7.10 | 9.00
3.60 | 7.00
CARTINA 2
Cooperative attive in Italia
per area territoriale, 2012
FONTE: ELABORAZIONE CEN-TRO-STUDI ACI SU DATI UNION-CAMERE
CARTINA 3
Quota percentuale di dipen-
denti nelle imprese coopera-
tive sul totale dei dipendenti
al 31 dicembre 2011, per
provincia
* Il totale dipendenti è riferito
ai settori privati dell’industria e
dei servizi.
FONTE: UNIONCAMERE-MINISTERO DEL LAVORO, SISTEMA INFORMATI-VO EXCELSIOR
52 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
DA 250 A 500 (36)
DA 500 A 1.000 (32)
MENO DI 250 (17)
DA 1.000 A 2.000 (11)
DA 2.000 A 3.000 (4)
OLTRE 4.000 (3)
0.10 | 5.20
-0.90 | -0.00
-1.90 | -1.00
-4.80 | -2.00CARTINA 5
Imprese cooperative: saldi
occupazionali previsti nel
2012, per provincia (valori
percentuali)
FONTE: UNIONCAMERE-MINISTERO DEL LAVORO, SISTEMA INFORMATI-VO EXCELSIOR
CARTINA 4Quota percentuale di dipen-
denti nelle imprese coopera-
tive sul totale dei dipendenti*
al 31 dicembre 2012, per
provincia
* Il totale dipendenti è riferito
ai settori privati dell’industria e
dei servizi.
FONTE: UNIONCAMERE-MINISTERO DEL LAVORO, SISTEMA INFORMATI-VO EXCELSIOR
53CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
LONGEVITÀ DEL TESSUTO IMPRENDITORIALE
Risultano mediamente più giovani le imprese bo-lognesi, seppur di poco, rispetto al dato regionale, ponendosi in proposito al primo posto tra le province davanti a Reggio. Si assiste, quindi, a un loro maggior turn over, in aumento negli ultimi anni, che ha coin-volto in particolare le imprese nate negli anni ottanta e novanta a fronte, invece, del consolidamento del tessuto più “anziano”, con oltre trent’anni di attività. Se da una parte ciò pare evidenziare un maggiore dinamismo in “entrata”, dall’altro può evidenziare una superiore fragilità del tessuto imprenditoriale.Più longevo, mediamente, si rivela il tessuto delle cooperative. La cooperazione ha partecipato alla crescita del tessu-to imprenditoriale bolognese: in base alla banca-dati AIDA- Bureau Van Dijk, oltre il 43% delle cooperati-ve è nato negli anni 2000; accanto a ciò va ricordato anche, però, che circa il 28% del totale è stato costitui-to prima del 1980. Ha, quindi, almeno venticinque anni di attività alle spalle. È, conseguentemente, già almeno alla seconda generazione di soci e ha rea-lizzato l’88% del fatturato della cooperazione, per la gran parte grazie ad aziende con almeno 500.000 euro di ricavi, che rappresentano il 35% di questo sotto-campione.Quasi il 15% delle cooperative è stato costituito negli anni novanta e il restante poco più del 14% è operati-vo dagli anni ottanta. Hanno realizzato nel complesso il 9% del fatturato delle cooperative, mentre a quelle nate negli anni 2000 si deve il restante 3%, peraltro al lordo dei processi di fusione tra cooperative realiz-zati in quel periodo.C’è un rapporto diretto, come emerge dalla rielabora-zione dei dati AIDA, nelle cooperative (e in partico-lare in quelle aderenti all’Alleanza delle Cooperative Italiane) tra anzianità operativa, crescita economica e dimensionale, consolidamento patrimoniale e politica degli investimenti.Anticipiamo qui una possibile questione che emer-gerà dalle elaborazioni sui dati relativi all’universo delle cooperative e sul campione composto da quelle con almeno quattro bilanci depositati e quindi con un minimo di cinque anni di attività.
49,5
28,8
12,5
9,2
PRIMA DEL 1980
DAL 1980 AL 1989 DAL 2000 IN POI
DAL 1990 AL 1999
GRAFICO 1Struttura per età delle imprese nel 2012.Bologna totale imprese
54 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
49,2
14,9
25,4
10,5
PRIMA DEL 1980
DAL 1980 AL 1989 DAL 2000 IN POI
DAL 1990 AL 1999
GRAFICO 2Struttura per età delle imprese nel 2012.Emilia-Romagna totale imprese
43,0
14,0
15,0
28,0
PRIMA DEL 1980
DAL 1980 AL 1989 DAL 2000 IN POI
DAL 1990 AL 1999
GRAFICO 3Struttura per età delle imprese nel 2012.Cooperative del bolognese
Riguarda un’area di possibile problematicità per il mondo cooperativo, che, peraltro, è meno intercet-tata, come vedremo, dal movimento cooperativo or-ganizzato e riguarda la fragilità diffusa delle giovani cooperative che, nel complesso, appare superiore a quella delle imprese di capitali di pari età. Sempre in base ai dati AIDA, questa fascia di coope-rative, pari a circa il 40% del totale delle cooperative bolognesi attive rappresenta il 2% del fatturato della cooperazione, lo 0,5% del patrimonio, meno dell’1% degli investimenti e il 3% del costo del lavoro. Inoltre, ha chiuso un suo ipotetico bilancio consolidato in perdita.I dati che verranno analizzati evidenziano che il per-corso di crescita aziendale nelle cooperative richiede non poco tempo e che quindi servono anni, in genere, per acquisire una crescente competitività e forza economica.
IL MERCATO DEL LAVORO
Il problema più drammatico anche in provincia di Bologna resta, senza dubbio, quello dell’offerta insod-disfatta di lavoro. Dal punto di vista occupazionale il 2013, in base ai dati SMAIL-UnionCamere ha visto in regione ancora una volta un andamento in flessione rispetto all’anno precedente: sono calati gli occupati (-0,7%) e parallelamente è aumentato il numero dei disoccupati (+16,9%). Il tasso di disoccupazione in Emilia-Romagna è passa-to dal 3,2% del 2008 all’8,5% del 2013.A livello provinciale il tasso è salito dal 2,2% all’8,4%. Nel 2013, a differenza di quanto accaduto nei due anni precedenti, si registra nuovamente un tasso di disoccupazione più elevato per le donne rispetto agli uomini.Il tasso di disoccupazione giovanile risulta anche in provincia di Bologna in fortissimo aumento. In parti-colare quello tra i 18 e i 29 anni passa dal 3% del 2008 al 25,2% del 201328. In questa fascia d’età, nel 2013, il tasso maschile supera quello femminile di quasi otto punti percentuali.
55CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
Anche per la fascia d’età “35 anni e oltre” la disoccupazione ha fatto registrare aumenti: il tasso passa dal 2,1% al 5,8% nel periodo considerato e in particolare quello femminile sale dal 2% al 7,1%.Gli ultimi dati disponibili anche a livello provinciale (media annua 2013) indicano, però, che a Bologna l’occupazione è stata sostanzialmente stabile rispetto al 2012, registrando addirittura un aumento di oltre 1.000 posizioni lavorative; la legge-rissima crescita (+0,3%) ha riguardato i lavoratori indipendenti (quasi 4.200 unità in più), mentre i lavoratori dipendenti risultano calati di circa 3.000 unità su base annua. Il dato nazionale e quello regionale sono decisamente peggiori: l’Emilia-Romagna vede il numero di occupati contrarsi di circa 31.000 unità (-1,6%), mentre il calo a livello nazionale si avvicina al mezzo milione di unità su oltre 22 milioni di occu-pati (pari a un -2,1%).Nel 2013 a livello provinciale si nota una crescita su base annua tra gli occupati nei servizi, aumentati di circa 5.700 unità lavorative (pari al +1,8%); in diminu-zione sia l’agricoltura che l’industria, il cui calo sarebbe ancora più rilevante al netto delle costruzioni, che fanno invece registrare un aumento di 856 occupati (+4,1%)29.L’aumento del numero di disoccupati registrato su base annua nella nostra pro-vincia è superiore sia alla media nazionale che a quella regionale: a Bologna le persone in cerca di occupazione segnano nel corso del 2013 un +24,2% rispetto all’anno precedente, corrispondente su base annua a circa 7.900 unità in più. A livello regionale e a livello nazionale l’aumento dei disoccupati nel 2013 è rispetti-vamente del +19,3% e del +13,4%, pari a quasi 29.000 nuovi disoccupati in regione e 369.000 in Italia.Per la prima volta negli ultimi anni il tasso di disoccupazione della nostra provin-cia supera ampiamente, nel 2013, l’8%. Rispetto al 6,9% del 2012 la variazione è di un punto percentuale e mezzo. Il dato regionale vede un trend analogo, posizio-nandosi appena un decimo di punto percentuale sopra il dato bolognese30.Resta, comunque, un fatto importante da ricordare: nel 2013, anche se in leggero calo (dal 72,8% al 72,6%), l’Emilia-Romagna si è confermata la regione italiana con il più alto tasso di attività31. In provincia di Bologna esso si è mantenuto su valori ancora più elevati (74,3%) e in salita di mezzo punto percentuale rispetto al 2012, confermando così la tendenza registrata a partire dal 2010.L’aumento è trainato sia dal tasso di attività maschile, che passa dal 79,3% del 2012 al 79,8% del 2013, sia da quello femminile (che sale dal 68,4% al 68,9%).Nel 2013 Bologna si è confermata la prima provincia per tasso di attività, ri-conquistando il primato anche a livello maschile, che nel 2012 aveva ceduto a Firenze. Tutti e tre i tassi (generale, uomini e donne) crescono di mezzo punto percentuale rispetto al 2012, ma resta ampia la forbice (oltre 10 punti percentuali) fra i due generi.Il rapporto tra tasso attività e occupati e disoccupati evidenzia che, comunque, un maggior numero di persone si dichiara alla ricerca di lavoro e in proposito certo conta la situazione di bisogno, ma anche il fatto che non si è persa la speranza, quanto meno nel breve/medio periodo. Peggiore sarebbe stata una situazione in cui il rapporto tra occupati e popolazione attiva fosse migliorato solo perché meno
56 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
persone cercavano il lavoro avendo perso la speranza di trovarlo.Per quanto riguarda le cooperative, negli ultimi anni hanno potuto vantare un primato che, di questi tempi, è particolarmente degno di nota: sono le uniche imprese che, a dispetto della lunga crisi economica, sono riuscite a preservare e in alcuni casi accrescere l’occupazione.. In uno dei decenni più difficili dal punto di vista economico, il ruolo delle coopera-tive è andato sensibilmente crescendo, almeno da questo punto di vista.L’Emilia-Romagna, in particolare, è l’unica regione ad aver raggiunto un’inci-denza occupazionale della cooperazione a doppia cifra (11,5%) rispetto al totale, staccando tutte le altre realtà. Dal punto di vista quantitativo essa si pone in termini assoluti al secondo posto dietro la Lombardia, che percentualmente è solo al 14esimo posto tra le regioni e penultima nel Nord davanti alla sola Liguria.Su scala provinciale, però, la disomogeneità cresce, con il primato nazionale della provincia di Reggio Emilia grazie a una quota di occupati nelle cooperative sul totale provinciale più che tripla di quella media del Paese (43.739 unità, pari al 18,5% dell’occupazione locale). Seguono altre province emiliano-romagnole, quali Bologna (12,4%, percentuale più che doppia rispetto a quella del Paese) – seconda a livello nazionale come quota sul totale occupati, e terza dietro Roma e Milano come numeri assoluti – e Ravenna, anche esse sopra la media regionale.
0
500
1000
1500
2000
2008 2009 2010 2011 2012 2013
1.120 1.092 1.087 1.098 1.086 1.075
860 864 855 876 883 863
GRAFICO 4Occupati in provincia di Bologna (in migliaia)
FONTE: SMAIL-UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA FONTE: SMAIL-UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA
FEMMINE MASCHI FEMMINE MASCHI
GRAFICO 5Occupati in Emilia-Romagna (in migliaia)
0
100
200
300
400
500
2008 2009 2010 2011 2012 2013
245 239 240 240 237 239
207 204 202 210 205 204
Bologna, comunque, partiva già da posizioni di vertice e nel periodo in esame altre realtà, come Reggio e Modena, risultano essere state più dinamiche sul piano occupazionale con tassi incrementali più rilevanti.
57CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
0
10
20
30
40
50
2008 2009 2010 2011 2012 2013
5 7 10 1218
21
5
9
13 10
15
20
FEMMINE MASCHI FEMMINE MASCHI
GRAFICO 6Disoccupati in provincia di Bologna (in migliaia)
GRAFICO 7Disoccupati in Emilia-Romagna (in migliaia)
FONTE: SMAIL-UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA FONTE: SMAIL-UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA
0
50
100
150
200
2008 2009 2010 2011 2012 2013
2748 53 52
748638
5065 58
76
93
Anche nelle cooperative nel 2013 si è avvertito l’impatto, seppure in misura inferiore rispetto ad altri comparti dell’economia regionale, della crisi dei consu-mi generata dalla forte diminuzione della capacità di spesa delle famiglie italiane. La scelta di tutelare i posti di lavoro a scapito della redditività aziendale non ha trovato più grandi spazi a fronte della continua diminuzione di quest’ultima. Di particolare interesse resta l’annuale elaborazione Excelsior-Unioncamere sulle previsioni occupazionali nell’industria e nei servizi. Si evidenzia che la maggio-re tenuta occupazionale che contraddistingue le imprese cooperative a livello nazionale è il frutto anche di una propensione ad assumere che è decisamente superiore a quanto rilevato per l’intera imprenditoria. Nel 2013, circa 3 imprese cooperative (con almeno un dipendente) su 10 hanno programmato di assume-re, contro una media generale relativa al totale delle imprese che non va oltre il 13,2%.In proposito, ancora migliore è il dato per la provincia di Bologna: nel 2013 il 31,6% delle cooperative prevedeva di effettuare nuove assunzioni, una percen-tuale inferiore al 35,2% regionale. È comunque un dato di gran lunga superiore a quello del totale delle imprese a li-vello provinciale che era attorno al 15%32. Inoltre, le cooperative bolognesi avreb-bero assorbito oltre il 21% delle assunzioni previste come lavoratori dipendenti (stagionali e non stagionali, esclusi gli interinali) – quasi il doppio della media nazionale – e meno del 20% dei lavoratori in uscita.In termini assoluti risultavano attese 2.610 nuove assunzioni e 3.170 uscite di personale, per un saldo negativo di 560 unità (2012, invece, +220), inferiore in termini percentuali al totale delle imprese bolognesi, e un tasso di crescita nega-tivo sul piano occupazionale, pari a –1,5%33 (2012, invece,+0,6%), interrompendo così la tendenza positiva dei due anni precedenti. Questo decremento risultava
58 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
superiore a quello indicato a livello regionale e anche nazionale in ambito coope-rativo. Va aggiunto, però, che il trend generale delle imprese a livello bolognese era già stato negativo l’anno precedente (e praticamente in pareggio nel 2011) ed è risultato in linea con quello cooperativo, come valore percentuale nelle previsioni per il 2013.
0
2
4
6
8
10
2008 2009 2010 2011 2012 2013
2,02,4
2,2
2,8
4,0
3,4
4,1
6,0
5,0 4,8 4,7 4,7
7,0 6,8 6,9
8,0
8,98,4
FEMMINE MASCHI TOTALI FEMMINE MASCHI TOTALI
GRAFICO 8Disoccupati in provincia di Bologna (in migliaia)
GRAFICO 9Disoccupati in Emilia-Romagna (in migliaia)
0
2
4
6
8
10
2008 2009 2010 2011 2012 2013
2,4
4,3
3,2
4,2
5,5
4,8 4,6
7,0
5,7
4,5
6,3
5,3
6,4
7,9
7,17,4
9,7
8,5
FONTE: SMAIL-UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA FONTE: SMAIL-UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA
Considerando le sole assunzioni non stagionali per livello di istruzione richiesto nelle cooperative, sempre dall’indagine Excelsior-Unioncamere risulta che in più della metà dei casi (58%) al personale in ingresso non sarebbe stata chiesta alcuna formazione o titolo di studio specifici, percentuale molto più alta di quella (39%) relativa al totale delle imprese bolognesi, segno evidente che l’opportunità di un lavoro sarebbe stata data in particolare alle fasce più deboli, ma anche meno qualificate, a eccezione della cooperazione sociale, dove la richiesta di diplomati avrebbe superato il 50% dei nuovi assunti.
IMPRENDITORIALITÀ GIOVANILE, FEMMINILE E STRANIERA
Nel complesso, il contributo dei giovani è stato determinante in questi ultimi anni e mesi per consentire all’Azienda Italia di mantenere in attivo – seppur di poco – il bilancio tra aperture e chiusure di imprese.Grazie alle elaborazioni predisposte dal Ufficio Studi nazionale dell’Alleanza delle Cooperative Italiane e dall’Unioncamere Emilia-Romagna su dati Infocamere è
59CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
possibile avere una disaggregazione dei dati a livello provinciale con riferimen-to al 2012 e 2013 per quanto riguarda le cooperative giovanili, femminili e di extracomunitari34, che rappresentano rispetto ai rispettivi totali provinciali quote intorno all’1-1,4%.Le cooperative giovanili, il cui andamento è stato tendenzialmente stabile fino al 2012, sono calate a livello regionale di oltre il 6% nell’ultimo anno, ma non nella provincia di Bologna, dove sono cresciute di quasi un quarto, portandosi così al primo posto (seppure per una sola unità, 100 rispetto a 99) davanti a Modena. Ora rappresentano poco più di un quarto di quelle regionali e oltre il 9% del totale delle cooperative bolognesi. La maggioranza relativa, il 40%, è concentrata nei servizi alle imprese e ci si avvi-cina al 60% se si aggiunge il settore delle costruzioni.Un primo elemento di riflessione è dato dal fatto che per la provincia di Bologna (ma la considerazione vale anche per l’Emilia-Romagna e per tutto il Nord) risulta minore, rispetto al dato nazionale, il ricorso al modello cooperativo (soprattutto sul piano del lavoro) da parte dei giovani.I motivi adducibili sono diversi, innanzitutto è un dato generale quello di una minore incidenza a livello provinciale e regionale dell’impresa giovanile sul totale delle aziende. Si risente del peso minore che i giovani hanno nella distribuzione per classi di età della popolazione e di un tasso di partecipazione giovanile più basso rispetto ai dati nazionali. Inoltre, sussiste un tasso di occupazione giovanile provinciale più elevato, che determina un minore ricorso a forme di auto-impie-go. In effetti l’esercizio dell’attività imprenditoriale come forma di auto-impiego tende a essere più consistente laddove il mercato del lavoro stenta ad assorbire l’offerta di manodopera.Bologna, invece, si caratterizza ancora per uno dei tassi di occupazione più elevati del Paese. sia Un altro elemento da ricordare riguarda la composizione settoriale e le caratteristiche dell’imprenditoria provinciale; in proposito va detto che le imprese giovanili sono in genere particolarmente presenti in alcuni settori di at-tività, come a esempio il piccolo commercio al dettaglio tradizionale e con alcune forme giuridiche delle imprese, come le ditte individuali. Un altro elemento da non sottovalutare è la scarsa conoscenza del modello cooperativo da parte delle nuove generazioni.In ogni caso, lo scarto esistente tra la presenza di imprese giovanili all’interno del tessuto cooperativo e quella tra le aziende in generale si sta riducendo rispetto al 2010, primo anno di attivazione dell’Osservatorio Unioncamere sul fenome-no, grazie alla crescita degli ultimi tempi, a fronte, invece, di tassi rilevanti di decrescita a livello provinciale e regionale nel resto delle imprese, simili a quelli nazionali e cioè intorno al 20%. Più in generale, quindi, il fenomeno del coope-rativismo giovanile pare evidenziare una maggiore tenuta, anche all’interno del mondo cooperativo rispetto al dato nazionale e anche su Bologna ha contribuito a alimentare la tendenza in atto (pur se molto graduale) delle imprese giovanili ad adottare forme giuridiche maggiormente strutturate35.Un’altra componente fondamentale per la tenuta e il dinamismo del tessuto im-prenditoriale è quella femminile. Circa il 20% delle cooperative bolognesi è a mag-gioranza femminile e queste ultime rappresentano oltre il 21% del rispettivo totale regionale. Il dato è in calo nel 2013, dopo il trend di crescita degli anni precedenti.
60 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
Anche qui valgono sostanzialmente molte delle considerazioni fatte riguardo a dati provinciali e regionali inferiori a quelli nazionali, ma con alcuni distinguo. Esistono, a esempio, alcune tipologie produttive in cui la partecipazione femmini-le in forma cooperativa è assai elevata e che fanno riferimento all’istruzione e alla sanità e assistenza sociale e avvicina o supera il 50% della realtà settoriale.Più in generale, quasi i due terzi degli occupati, all’interno dell’Alleanza delle Cooperative (in particolare grazie al terziario), sono donne e si stima che la quota dei lavoratori extracomunitari sia attorno all’8-10% e in crescita.Le cooperative di stranieri rappresentano il 12% delle cooperative bolognesi (quasi il 23% del rispettivo totale in Emilia-Romagna); Bologna è sopravanzata sul piano quantitativo (e percentuale) da Modena, insieme concentrano il 57% di questa componente a livello regionale.Dopo il calo del 2012 cresce la loro incidenza sul totale delle cooperative (diversa-mente dal dato regionale) nel 2013 e resta superiore al resto delle imprese.
61CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
NOTE CAPITOLO PRIMO
1 Si tratta di una banca dati composta da oltre
500 indicatori a livello provinciale e regioni (con
riepiloghi per macro ripartizione e nazionale)
organizzati in nove macro-aree:
» Popolazione e territorio
» Il tessuto imprenditoriale
» Il mercato del lavoro
» I principali risultati economici
» Apertura dei mercati
» Tenore di vita
» Competitività del territorio
» Contesto sociale
» Qualità della vita.
2 In effetti, la scissione dell’indice generale nelle
sue due componenti, economica e sociale, non
mostra risultati particolarmente diversi fra loro.
L’indice di dotazione (quello nazionale è pari a
100) delle infrastrutture economiche fornisce
un valore pari a 138,1 nel 2012 (124,1 nel 2001),
garantendo all’area bolognese la quindicesima
posizione nazionale e la sesta nel Nord-Est. Le
infrastrutture sociali fanno registrare un risulta-
to migliore. La provincia con un indice pari a cir-
ca 131,7 nel 2012, occupa l’undicesima posizione
nella classifica nazionale e la quinta nell’ambito
Nord-Orientale. Analizzando le singole categorie
si nota come fra le infrastrutture economiche,
tutte le voci fanno registrare un valore superiore
a 100, con l’eccezione dei porti (ovviamente). In
particolare Bologna eccelle nelle ferrovie (prima
posizione), nelle reti di trasmissioni dati (27°
posto in Italia e 7° nel Nord-Est) e nella struttu-
re che offrono servizi (banche, poste ecc. – 12°
posto in Italia e 6° nel Nord-Est). Nel contesto
del Nord-Est Bologna occupa anche una buona
posizione per quanto riguarda le strade (4° posto
nell’area). Ottime notizie provengono dal settore
delle imprese: difatti la provincia si segnala per
essere in 105° posizione nel rapporto fra soffe-
renze e impieghi, al 66° per numero di imprese
con procedure concorsuali in atto sul totale delle
attività registrate e all’80° per numero di protesti
ogni 100 mila abitanti.
3 Come ogni anno, il dossier sulla qualità della vita
è stato realizzato tenendo conto di!36 differenti
indicatori!in base ai quali vengono scattate delle
fotografie del nostro Paese, raggruppati sotto
questi macro-temi: tenore di vita, affari e lavoro,
servizi/ambiente/salute, popolazione, ordine pub-
blico e tempo libero.
4 Cfr. www.ilsole24ore.com
5 L’indagine dell’Osservatorio Innovazione viene re-
alizzata annualmente e si basa su un questionario
strutturato, progettato nel 2005 con il contributo
di Unioncamere regionale e delle nove Camere
di commercio emiliano-romagnole, concepito e
attivato per la prima volta nel 2006 e, nel corso
degli anni, via via integrato e arricchito, fino ad
arrivare all’ultima versione utilizzata per l’indagi-
ne 2013. La rilevazione a livello regionale ha visto
coinvolte complessivamente 1.596 imprese.
6 Cfr. Unioncamere Emilia-Romagna, Rapporto sull’e-
conomia regionale. Consuntivo 2012, 2013.
7 Le altre due sono Parma e Ravenna, seguite da
Mantova, Reggio Emilia e Siena. Anche altre
ricerche, condotte in questi anni sul tema, citate
nel rapporto Unioncamere, hanno sempre visto
Bologna e le altre province della nostra regione
collocarsi ai primi posti delle relative graduatorie.
8 L’ultimo aggiornamento è del febbraio 2014
9 Il calo è stato, rispettivamente, pari allo 0,5%,1,1%
e 1,4%.
10 in proposito il dato è positivo per Bologna anche
con riferimento al 2013 (+1,3%, contrariamente
al dato nazionale, -0,2%), ma a un tasso inferiore
a quello regionale (+ 2,3%).
11 Per le esportazioni Bologna partiva da una per-
centuale più bassa rispetto alla regione, e comun-
que tale resta, per le importazioni questa situa-
zione vale nei confronti sia del dato regionale e
sia di quello nazionale.
62 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
12 Anche in questo caso il dato provinciale è miglio-
re di quelli regionale e nazionale.
13 In questo caso la previsione è solo biennale,
2014-15.
14 Qui la comparazione è solo con l’Emilia-Roma-
gna: nel primo caso al trend di crescita per la pro-
vincia di Bologna corrisponde quello di limitata
diminuzione della regione; nell’altro caso a un
modesto aumento (concentrato in particolare nel
2013) per la prima fa riscontro una sostanziale
stazionarietà nell’arco dei quattro anni in esame
della seconda.
15 I dati sono diffusi da Unioncamere sulla base di
Movimprese, la rilevazione statistica condotta da
InfoCamere, la società che gestisce il patrimonio
informativo delle Camere di Commercio italiane.
16 Pur in presenza di una prolungata contrazione
del flusso delle nuove iscrizioni – dal 2007 a oggi
è diminuito dell’11,8% – resta il fatto che negli
ultimi nove anni le nuove iscrizioni sono risul-
tate sempre più alte delle cessazioni e che anche
nel 2013 (l’anno meno brillante della serie) sono
nate 1.053 imprese al giorno, a fronte di 1.018
che hanno chiuso i battenti
17 In entrambi i casi è un trend già presente nel
2012 e in linea con il dato di quell’anno.
18 Il calo regionale è percentualmente nella media
del Nord-Est (-0,59 rispetto a -0,56%); i saldi sono
positivi nelle altre aree, in realtà per il Nord-O-
vest ciò è dovuto al risultato della Lombardia,
Disaggregando i dati in base alle quattro grandi
circoscrizioni territoriali, il Nord-Est appare
l’epicentro della depressione demografica delle
imprese nel 2013 (peraltro già negativo era il
dato per l’anno precedente). Senza il suo saldo
negativo (-6.725 unità), il tasso di crescita nazio-
nale sarebbe restato infatti invariato rispetto al
2012. In tutte le altre aree, pur in presenza di un
saldo positivo, si registra comunque una crescita
inferiore rispetto all’anno precedente, con il Cen-
tro Italia che si conferma l’area a maggior tenuta
del sistema imprenditoriale (+0,74%, un valore
più che triplo rispetto alla media nazionale). Più
contenuti, ma sopra la media, i valori del Mezzo-
giorno (+0,31%) e del Nord-Ovest (+0,23%).
19 In crescita sono commercio, turismo e servizi
alle imprese, Sul fronte opposto, i settori che
hanno visto ridursi maggiormente la propria
consistenza sono stati – al netto dell’agricoltura
che, soprattutto per motivi anagrafici, prosegue
nella contrazione strutturale della sua base im-
prenditoriale – le costruzioni (-12.878 imprese),
le attività manifatturiere (-5.929) e il trasporto e
magazzinaggio (-1.156).
20 Con un saldo negativo limitato all’1,2% è 16° in
Italia (solo 4 provincie hanno un saldo positivo
per quanto riguarda le imprese artigiane) e 9° al
Nord.
21 Si tratta di quasi 18 imprese chiuse al giorno nel
corso dell’ultimo anno.
22 Poco più della metà dei comuni della provincia
sono sopra la media regionale ma si tratta ten-
denzialmente dei comuni con meno numero di
abitanti
23 Si considerano i centri con più di 20.000 abitanti.
24 Roma, Milano e Napoli guidano la graduatoria,
che è chiusa da Taranto e Trieste.
63CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
25 Bari risulta al primo posto, seguita da Padova,
Verona, Firenze e Milano.
26 Le uniche significative eccezioni sono le provincie
di Milano (che da sola ha un numero di cooperati-
ve superiore a quello dell’intera Emilia-Romagna)
e di La Spezia, che si collocano attorno al 2%.
27 In realtà in termini assoluti la percentuale più
alta di previste assunzioni in cooperative rispetto
al totale delle imprese) viene registrato a Biella
(28,4%) e Gorizia (22,1%), ma il dato è fortemente
influenzato dal basso numero del totale delle
assunzioni previste dalle imprese (tra le 1400 e le
1700 unità) che pone queste due provincie nella
parte più bassa di una ipotetica “graduatoria” na-
zionale…e non solo riferita al Nord del Paese.
28 Ancora più alto è quello relativo alla fascia 15 e i
24 anni) della nostra provincia si posiziona sopra
il 45%. Il tributo maggiore a questo valore è dato
dai giovani maschi, il cui valore è pari al 52,5%.
Migliore, anche se su livelli decisamente elevati,
il tasso femminile (35%). Rispetto al 28,9% del
2012 la variazione del tasso di disoccupazione
dei giovani bolognesi è di 16,8 punti percentuali.
Il dato regionale vede una crescita più contenuta,
passando dal 26,4% del 2012 all’attuale 33,3%
(+6,9% in 12 mesi).
Anche a livello nazionale si registra una cresci-
ta simile a quella emiliano-romagnola (+4,7%),
anche se il valore 2013 è più alto: il dato medio
nazionale si colloca al 40%, in posizione inter-
media tra quello della nostra provincia e quello
regionale.
29 A livello regionale il settore agricolo perde quasi
10.000 lavoratori (-13,2%), calano anche l’indu-
stria (-1,8%, pari a quasi 12.000 occupati in meno)
e i servizi (-0,8% , con una perdita di circa 9.500
occupati). Il dato relativo all’intero territorio na-
zionale indica forti difficoltà per tutti gli aggregati.
30 Anche a livello nazionale si registra una crescita
simile (+1,5%), anche se il valore è molto più alto
(12,2%).
31 È la Lombardia la regione con il maggior in-
cremento; è passata infatti dal 70% del 2012 al
70,7% nel 2013. L’unica macro-area che ha fatto
segnare una variazione positiva è rappresentata
dal Nord-ovest grazie alla componente femmini-
le in aumento di uno 0,6%. A livello nazionale il
tasso di attività è risultato pari al 63,5%, in calo di
due decimi di punto percentuale rispetto al 2012,
quasi 11 punti percentuali in meno rispetto al
dato di Bologna.
32 Il dato è comunque lievemente superiore rispet-
to allo scorso anno (14,6%) quasi uguale al dato
regionale (15,3%).e migliore di quello nazionale
(13,2%) e
33 Il saldo occupazionale atteso era negativo nelle
cooperative di ogni dimensione.
34 Per rientrare in queste qualifiche è necessario
che la maggioranza di soci o degli amministratori
sia composta rispettivamente di “under 35”, di
donne, di stranieri.
35 In effetti gran parte del calo è dovuto alle ditte
individuali e alle società di persone, in particola-
re in Emilia-Romagna.
64 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
WELFARE E COOPERAZIONE SOCIALE:INNOVAZIONE, MUTUALITÀ E CENTRALITÀ DELLA PERSONA
Quello del welfare, in un senso ampio del termine, fa parte fin dalle origini degli ambiti di azione della coopera-zione (si pensi alle società operaie e di mutuo soccorso). Oggi, anche a causa di mutamenti demografici (si pensi all’in-vecchiamento della popolazione, al cambiamento delle strutture familiari o alla crescita della popolazione stra-niera) e alle sempre più ridotte dispo-nibilità economiche degli enti pubblici, questo è un tema sempre più all’ordine del giorno per tutta la comunità. Risulta necessario un ripensamento dei rap-porti tra i vari pilastri del welfare (stato, enti locali, famiglia, terzo settore…) che sappia valorizzare l’apporto di tutte componenti della società. Tra i progetti del Piano Strategico metropolitano in ambito di Benessere e coesione sociale uno è proprio dedicato alle politiche di welfare aziendale in un sistema di wel-fare condiviso.
Le aziende più grandi, e fra queste le maggiori cooperative hanno da tem-po attivato azioni o piani di welfare aziendale. La contrattazione nazionale e decentrata negli ultimi anni ha incen-tivato questa pratica. Le organizzazioni del movimento cooperativo e svariate aziende associate sono impegnate nella realizzazione di una serie di misure di welfare aziendale cooperativo (misure di assistenza sanitaria integrativa, servizi people care e save-time in un quadro articolato di interventi di conciliazione lavoro-famiglia, servizi di sanità leggera, ecc) che possano essere disponibili an-che per le aziende più piccole.
È un modo di dare una risposta alla crisi che colpisce imprese e famiglie con mo-dalità di tipo mutualistico e fortemente radicate nell’identità cooperativa, di tutelare il potere d’acquisto dei lavora-tori e delle famiglie attraverso politiche retributive non necessariamente mo-netarie. Un nuovo welfare sarà possibi-le se si genererà innovazione mettendo in rete tutte le risorse del territorio e attivando connessioni e sinergie. Un piccolo esempio è l’iniziativa promossa dall’Alleanza delle Cooperative Italiane di Bologna e Imola e da Unindustria Bologna “Sconto 10” che grazie a Coop Adriatica, Coop Reno e NordiConad, ha permesso a oltre 150.000 lavoratori del territorio di poter usufruire per alcune volte di uno sconto del 10 per cento sulla spesa.
Un ruolo importante nell’ambito del welfare è giocato dalle cooperative sociali, troppo spesso viste come semplici erogatori di servizi per la committenza pubblica. Le coop sociali hanno giocato un ruolo importante nel raggiungimento dei livelli di welfare della area metropolitana. La coopera-zione sociale è stata ed è protagonista di grandi innovazioni del welfare territoriale: l’assistenza domiciliare; i gruppi appartamento; i laboratori; i nidi; le residenze assistite; l’housing sociale; la capacità di fare rete; la nuova psichiatria; l’inserimento lavorativo per le persone svantaggiate. Sussidiarietà, innovazione complementarietà e inte-grazione rispetto al servizio pubblico, sostenibilità economica sono state alcu-
65CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
ne delle parole che ne hanno guidato lo sviluppo in questi decenni.
L’Alleanza delle Cooperative Italiane rappresenta a Bologna 118 realtà che operano in ambito sociale, socio sani-tario e sanitario, che sviluppano un fatturato di 345 milioni di euro, occu-pano 8.570 persone, con oltre 45.000 soci. Circa il 55% dell’attività è svolta sull’area metropolitana bolognese. Si stima che 65.000 persone ricevano quotidianamente un servizio da parte delle cooperative sociali. Sono oltre 300 le persone svantaggiate inserite nelle cooperative di inserimento lavorativo.
La presenza di “piccole” e “grandi” coo-perative, di consorzi, di cooperative di tipo A e di tipo B e l’assenza di un unico e rigido modello di riferimento com-pongono la ricchezza di questa galassia che ogni giorno sperimenta l’incontro e il confronto con altre diversità.
Oltre a garantire i propri lavoratori, la cooperazione sociale è un sistema che offre altre importanti garanzie: decenni di esperienza sul territorio; professio-nalità di elevato livello; tempestività e iniziativa nella gestione delle crisi; affi-dabilità di un sistema solido e legato al territorio in grado di attivare volontari, finanziatori interessati a investimenti etici.
Oltre all’economicità dei servizi ri-spetto al pubblico, il privato sociale è in grado di garantire anche alti livelli qualitativi. Un esempio è rappresen-
tato dalle strutture socio-sanitarie accreditate che hanno livelli qualitativi analoghi alla gestione pubblica. Una conferma indiretta viene da uno studio dell’Istituto degli Innocenti presentato a inizio giugno 2014 che ha comparato qualità e costi di nidi pubblici e privati, scelti fra quelli sostenuti da Fondazione Aiutare i Bambini. Dalla ricerca emerge una qualità comparabile del servizio nei nidi pubblici e in quelli privati. Ma fra i punti di forza del nido privato si evidenzia la flessibilità nell’organizza-zione, la qualità delle relazioni e i costi vantaggiosi
LA FARMACIA COOPERATIVADI BOLOGNA
Fondata 114 anni fa, su iniziativa della Società Operaia Maschile, la Farmacia Cooperativa di Bologna è una del-le pochissime di quel periodo ancora operanti nel nostro Paese. Le sue vicende attraversano non solo la storia dell’Italia, ma anche quella dell’evoluzione dei farmaci. La Società Operaia di Bologna, costituita nel 1860, era stata la prima di un’innumerevole serie di altre iniziative di natura mutualistica e sociale nel campo dell’assistenza e dell’istruzione.Superato un lungo periodo di riassetto organizzativo ed economico, oggi la farmacia è in grado di attivare ancora una volta strumenti di convenzionamento e iniziative sociali tese a confermare il ruolo che le è proprio, quello di ente cooperativistico e mutualistico.
66 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
È significativo che il progetto di legge regionale riguardante la cooperazione sociale preveda il riconoscimento della funzione pubblica della sua azione.
Sul tema dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate le associazioni dell’Alleanza delle Cooperative Italiane insieme alla Provincia di Bologna e all’I-stituzione Minguzzi hanno promosso una ricerca al fine di ottenere una va-lutazione economica degli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate rea-lizzati dalle cooperative sociali di tipo B della provincia di Bologna. La ricerca ha cercato di pervenire a una definizio-ne dell’ammontare degli oneri o minori proventi e dei proventi o minori oneri a carico della collettività intesa in senso lato originati dall’azione dell’integra-zione sociale e lavorativa di persone svantaggiate.
Il bilancio sociale di comunità ottenuto evidenzia un utile medio annuale per la comunità pari a euro 672,00 per cia-
scun lavoratore svantaggiato inserito. Sarebbe però miope leggere questo dato senza pensare che –se non ci fossero stati questi inserimenti lavorativi– la comunità avrebbe sostenuto un costo medio annuale pari a euro 3.056,00 per singolo utente relativamente ai vari sussidi, assegni e ospitalità in strutture. Va considerata anche la comparteci-pazione al potere di spesa annuale di ciascun lavoratore che risulta essere mediamente pari a euro 7.716,00, da coniugare alla quota di tassazione sui redditi pari a una somma annuale pro-capite di euro 974,00.
L’aspetto economico non può essere ov-viamente l’unica chiave di lettura per promuovere l’inserimento lavorativo e per leggere l’attività della cooperazio-ne sociale di inserimento lavorativo, altrimenti si correrebbe il rischio di assumere solo un’ottica economicistica che non renderebbe giustizia del lavoro svolto e della funzione sociale di questo soggetto.
67CAPITOLO PRIMO | IL CONTESTO
CAPITOLO SECONDO LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELL'AREA METROPOLITANA BOLOGNESE
CAPITOLO SECONDOLA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELL'AREA METROPOLITANA BOLOGNESE
IDENTITÀ E MISSION
Nella verifica del ruolo sociale di un modello imprenditoriale l’analisi del finali-smo di impresa, e cioè del ruolo che le aziende hanno nel processo di soddisfa-zione dei bisogni, non solo economici, dei terzi (diversi da coloro che apportano capitale di rischio) sui quali l’attività economica delle imprese stesse impatta, non è certo secondario. Oggi, la cooperazione può apparire estranea ai modelli culturali dominanti, ma ciò nonostante le si aprono possibilità inedite di incidere sui processi di cambiamento in atto; il suo futuro resta nelle sue mani, ma – più che in passato – dipenderà dalle capacità e dalle motivazioni della sua classe dirigente e dei suoi soci.Lo sguardo retrospettivo e la percezione di ciò che rappresenta oggi la cooperazio-ne nell’Area metropolitana di Bologna dicono di un tempo che sembra non aver consumato invano passioni, coerenze, impegni e dedizione. Il movimento coope-rativo organizzato rappresenta storie, visioni, idee organizzative ed esperienze che nel processo unitario si è scelto di amalgamare. E possiede già un comune denominatore in termini di visione strategica, principi e valori vivi, significativi e distintivi che sono il suo punto di forza, sono sanciti negli statuti e restano il faro di orientamento.Costruire seriamente e coerentemente un Rapporto sulla Cooperazione e trac-ciare una carta d’identità di quest’ultima comporta, prima di tutto, mettere mano alle ragioni profonde dell’esistenza cooperativa. Ed, in ogni caso, il movimento cooperativo bolognese (…ma ovviamente non solo) deve continuare a collocarsi
69CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
nel contesto socio-economico-culturale del suo territorio con una sua peculiare incidenza per la valorizzazione della democrazia economica, della mutualità e della solidarietà e per la tutela del lavoro nelle sue varie forme, nonché per la sua peculiare forma d’impresa che trova nella sua storia e nei principi dell’Alleanza Cooperativa Internazionale gli imprescindibili riferimenti.Quello che serve è una reale rivisitazione e ri-attualizzazione dei principi origina-ri e degli elementi fondamentali che hanno determinato il successo dell’invenzio-ne originaria, fatte con la consapevolezza che, se per ogni impresa l’orientamento strategico di fondo è certamente il portato della sua storia, l’importanza delle ori-gini – un vero e proprio imprinting (marchio) – è ancora più evidente nel caso delle cooperative. La loro nascita ha dato risposta a precise esigenze, in parte storiche e quindi datate e in parte declinabili diversamente a seconda dell’epoca, del conte-sto e delle sue evoluzioni. E questo è lo spartiacque da trovare e da non sacrificare per farne una solida base di cambiamento, partendo dalla riscoperta delle ragioni dei successi (non temporanei o episodici) della formula cooperativa. Cambiano, almeno in parte, i problemi e il contesto di riferimento, ma non le caratteristiche delle risposte date dalla cooperazione, sempre basate sul metodo partecipativo e mutualistico, quando non solidaristico, della rete, dell’inclusione almeno tendenziale, della responsabilizzazione, della ricerca del consenso dal bas-so, dell’autogestione, della promozione del protagonismo di persone e gruppi etc.L’accento così cade su di un suo aspetto che viene prima del suo statuto come impresa e di cui si è dimostrata la percorribilità nel mercato e di fronte alla con-correnza in tanti settori e comparti di attività: esso indica il carattere umano, di libera associazione di uomini che ha fatto e continua a fare della cooperazione un’esperienza umana completa, non limitata alla soddisfazione di bisogni econo-mici o materiali.Il movimento cooperativo organizzato intende operare come soggetto in grado di promuovere “democrazia” economica, autogestione e protagonismo di tutte le categorie sociali e riequilibrio nella creazione e redistribuzione della ricchezza.La funzione storica, unanimemente riconosciuta alla cooperazione, è quella di risposta alle grandi, cicliche/periodiche emergenze della società, ma essa ri-schia di diventare riduttiva e limitante (una sorta di ruota di scorta) nella stessa ottica di costruzione del bene comune, perché confina il modello cooperativo e i cooperatori a un ruolo congiunturale, di fronte, invece, alla legittima aspirazione a partecipare al cambiamento delle istituzioni, alla democratizzazione della vita economica e alla diffusione di una maggiore giustizia sociale come soggetto strut-turale e caratterizzante un determinato modello (di civiltà, di sviluppo etc) .La ragione d’essere e di persistere del modello cooperativo è – piuttosto – la sua capacità di affrancare dal bisogno (qualitativamente via via più sofisticato) e di essere, più in generale, strumento di libertà e quindi di riscatto, emancipazione, testimonianza, crescita, ricerca di senso e voglia di protagonismo, non da soli ma insieme, di persone, famiglie, gruppi, comunità, categorie sociali.L’obiettivo, che resta attuale in ogni epoca e fase dello sviluppo delle economie, del riscatto dei più deboli va combinato con la giusta, anzi necessaria, aspirazione a restare soggetto produttore di innovazione, e quindi necessario protagonista del nuovo secolo, che deve combinarsi con la capacità di leggere e interpretare tutti i nuovi bisogni e la domanda di autonomia e qualità che provengono dalla società.
70 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
Di volta in volta il profilarsi di un bisogno sociale o l’emersione di una particolare “sensibilità” hanno trovato una risposta cooperativa più che soddisfacente, così in sintonia con la sensibilità sociale da assumere – per un periodo più o meno lungo – il ruolo di “catalizzatore di reputazione” dell’intero sistema , coinvolgendo e trainando anche gli altri settori , magari in quel momento più in ombra. È successo, a turno, per la cooperazione di consumo, per quella di lavoro, agricola, di abitazione, di servizi, sociale etc. Ciò porta a pensare legittimamente che questa forma sociale ed economica sia in grado di svolgere un ruolo protagonista anche su dimensioni e in campi non consueti all’agire cooperativo.Non contano, quindi, solo i suoi risultati economici (che peraltro sono il presup-posto della sua credibilità), ma anche, e non per ultimi, quelli sociali e morali in senso lato, di crescita cioè e maturazione delle persone e la possibilità (effettiva) di coadiuvare un progetto di maggiore e più diffusa qualità della vita e di ridisegno su basi di maggiore giustizia sociale della società e l’economia, nella dimensione sia della singola esperienza cooperativa e sia di quella del “movimento” al cui interno essa va a inserirsi. Quanto poi alla domanda se – prima le Centrali cooperative e oggi l’Alleanza –intendano essere un’organizzazione di rappresentanza di sole imprese o se anche di persone, se di interessi o di identità sociali, si può rispondere di essere un sindacato di persone che insieme diventano imprenditori per rispondere a bisogni e ad aspirazioni, sviluppando un’identità sociale e praticando la mutualità e la solidarietà e che credono in un disegno politico di equità sociale e di democrazia economica.L’orientamento al territorio in termini di capacità di risposta ai bisogni della comunità locale è un’altra missione “strutturale” del movimento cooperativo e rappresenta uno dei caratteri trasversali della formula cooperativa nell’assunzio-ne di una moderna responsabilità sociale.Centrale è la sfida culturale e quindi valoriale per la cooperazione anche, se non prima di tutto, in termini di coerenza tra valori professati e scelte e comporta-menti quotidiani (a livello sia di associazione, sia di imprese) tra volontà e capacità di continuare a essere innovatori nella società e nell’economia…anche andando controcorrente rispetto ai modelli culturali e comportamentali dominanti oggi. Il modello cooperativo resta capace di proporre alla realtà sociale ed economica nazionale un credibile esempio di come migliorare, in termini di democrazia e trasparenza, il governo delle imprese, nella consapevolezza ormai acquisita che anche questi siano fattori che influenzano positivamente i processi di crescita e di sviluppo.Va confermato con forza che la società cooperativa è un’impresa diversa e originale rispetto alle tradizionali società di capitale; è una questione di identità ma anche di possibile, reale competitività. Del resto, l’omologazione “ad altro” ha sempre fatto danni alla cooperazione genuina.Questa diversità viene chiesta a ogni cooperativa. Inoltre, si tratta di mostrare come sia possibile trasformare in fattori di vantaggio competitivo i principi fonda-tivi dell’identità cooperativa: la governance democratica, il reciproco aiuto, il patto intergenerazionale, l’intercooperativismo, il circoscritto ruolo del capitale etc.Tutto ciò comporta anche superare una sorta di visione (solo) “privatistica” della funzione sociale ed economica – circoscritta cioè ai soci e ai “muri” delle coo-
71CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
perative – per allargarsi alla dimensione della comunità per cui le cooperative sono nate, nelle quali restano radicate e di cui sono un patrimonio che diventa di interesse generale.La cooperazione è in grado di dare senso, concretezza e stabilità alla democrazia economica, quantomeno come strumento che realizza l’aumento dei protagonisti della vita economica e di quella sociale e che è in grado di concorrere direttamen-te al perseguimento di finalità di interesse pubblico.
L’ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
L’Alleanza delle Cooperative Italiane è il risultato del processo di collaborazione e coordinamento avviato dalle organizzazioni “storiche” del movimento cooperati-vo e cioè AGCI, Confcooperative e Legacoop . Essa, al 31 dicembre 2013, rappre-sentava 531 imprese, tra cooperative e società di capitali da esse controllate, con un calo del’14% rispetto al 2008, dovuto in particolare a processi di fusione e alla crisi che ha colpito in particolare il settore edilizio e i servizi alle imprese (-13%). Sono, in effetti, le cooperative di abitazione e di facchinaggio e pulizie che fanno segnalare i cali più significativi, mentre ci sono significative eccezioni come nella cooperazione sociale e nella produzione e lavoro e anche nel consumo.In realtà, in alcuni settori la tendenza pare essersi modificata nell’ultimo anno, in termini positivi per cultura e turismo (in calo di un quarto nel periodo 2008-12) e agroalimentare (+7%).A livello settoriale, la quota maggiore, il 30% è rappresentata dalle cooperative di servizi che, assieme al settore emergente della cooperazione sociale, costituiscono più della metà della base sociale. Seguono l’agroalimentare i settori con maggiori tradizioni storiche all’interno del movimento cooperativo, oggetto di profondi processi di concentrazioni e fusioni aziendali.Risultano aderenti all’’Alleanza circa il 48% delle cooperative bolognesi (fonte Registro delle Imprese), ma si supera la metà se il riferimento diventano le sole società con dipendenti (fonte SMAIL-Unioncamere). Quest’ultimo dato è in linea con il grado di “rappresentatività” tra le cooperative che l’Alleanza ha a livello na-zionale, ma, come vedremo, quella bolognese raggiunge quote maggiori a livello di occupazione e soprattutto di valori economici.In proposito, un riferimento interessante sul piano del peso del movimento coope-rativo organizzato all’interno del fenomeno-cooperazione in provincia di Bologna è quello offerto dalla banca-dati AIDA (società di capitali e cooperative) e utilizza-to in questo Rapporto per le analisi comparate sui dati di bilancio 2008-2012.All’interno di questo campione le cooperative dell’Alleanza sono il 5% del totale delle imprese bolognesi e il 42% con riferimento al sotto-insieme costituito dalla cooperazione.
72 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
TABELLA 2
CARTA IDENTITÀ ACI 2012 - TOTALE | DATI BILANCI NON CONSOLIDATI
Settore Aderenti Val. della produzione Patrimonio Occupati tot Soci totali
Agroalimentare 64 " 2.597.270.553 " 899.326.010 5.937 13.953
Pl 48 " 3.546.501.071 " 1.865.014.587 6.850 3.391
Servizi 164 " 3.713.223.936 " 729.665.668 31.927 24.576
Abitazione 104 " 96.257.198 " 619.892.503 86 74.117
Consumo 25 " 3.681.185.182 " 1.088.828.128 10.318 1.295.864
Sociale, sanità e mutue
118 " 345.522.938 " 44.600.639 8.569 46.053
Cultura turismo e sport
47 " 73.374.045 " 14.113.947 1.055 2.211
Bancario* 7 919 40.215
Totale 577 " 14.053.334.923 " 5.261.441.482 65.661 1.500.380
Bancario*Raccolta bancaria Diretta " 4.023.092.000
impieghi " 4.191.000.000
Gruppo Unipol
Raccolta bancaria Diretta " 9.900.000
Impieghi " 10.100.000.000
Raccolta assicurativa diretta " 11.802.000.000
Occupati 14.520
CARTA IDENTITÀ ACI 2012 - CAMPIONE
2012 incidenza sul totale aderenti
Val prod " 9.091.078.856 64,69%
Soci " 1.430.185 95,32%
Addetti " 53.776 81,90%
Cooperative 171 29,43
CARTA IDENTITÀ ACI 2012 - CAMPIONI A CONFRONTO
2013 2012 !
Val prod " 8.773.098.812 " 9.091.078.856 -3,50
Soci " 1.485.351 " 1.430.185 3,86
Addetti " 54.501 " 53.776 1,35
Coop 165 171
73CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
I dati evidenzieranno la maggior rappresentatività nei confronti del tessuto imprenditoriale bolognese e cooperativo più consolidato organizzativamente ed economicamente. Più in generale, l’impressione è che sia la nuova cooperazione a essere meno intercettata dalle Centrali, o quantomeno che il rapporto associativo nasca più facilmente quando la cooperativa ha superato la fase dello start-up.In effetti, come emergerà più chiaramente dall’analisi dei dati economici, la strate-gia di sviluppo del movimento cooperativo organizzato bolognese è stata partico-larmente incentrata sul consolidamento e accompagnamento verso una maggiore strutturazione del tessuto imprenditoriale bolognese, che in diversi casi e settori ha significato anche favorire i processi di integrazione e fusione tra le realtà di base, a esempio per combattere la crisi e le difficoltà di mercato.Tornando alla “mappatura” delle cooperative, tra quelle non aderenti è evidente la polarizzazione su due settori, servizi alle imprese e costruzioni, che rappresenta-no poco meno dei due terzi del totale, mentre all’interno dell’Alleanza un signifi-cativo ruolo delle cooperative di servizi alle imprese (circa il 28%) si accompagna a una più omogenea presenza in diversi altri settori quali l’abitazione, l’assistenza sociale e i servizi alla persona, l’agroalimentare, le costruzioni etc Più articolata è comunque la comparazione a livello settoriale tra movimento cooperativo organizzato e cooperazione non aderente, dove, sul piano numerico, i due “poli” sono, da una parte l’agroalimentare, nel quale la rappresentatività sale ai due terzi a favore dell’Alleanza e, dall’altra, costruzioni, commercio e servizi alle imprese (sostanzialmente pulizie e facchinaggio) nei quali scende, invece, attorno a un terzo del totale. E sono più del 50% le cooperative sociali che si rico-noscono nel movimento cooperativo organizzatoNon meno importante è la definizione del posizionamento della cooperazione bolognese all’interno della cooperazione organizzata a livello nazionale, sia per la storia, sia per il contributo di idee, esperienze, progetti, risorse e uomini allo sviluppo complessivo del movimento cooperativo e alla promozione e definizio-ne delle sue strategie globali e settoriali, nonché per legittimare una leadership ancora molto forte. Nell’ Alleanza essa rappresenta circa l’1,4% delle cooperative a livello nazionale e il 17% a quello regionale. Significativamente sopra queste medie si collocano i settori della produzione e lavoro (costruzioni e industria), dei servizi alle imprese e della distribuzione, che contribuiscono molto a caratterizza-re la cooperazione bolognese, soprattutto all’interno del movimento cooperativo nazionale.
I SOCI
I rapporti associativi gestiti dall’Alleanza sono più di un milione 540mila. È più della popolazione di Bologna, perché, specie nel consumo (ma in parte anche nell’agroalimentare), la rete dei soci delle cooperative bolognesi si estende oltre la provincia e la regione.
1,4% delle cooperative ACI di tutta Italia
La cooperazione bolognese è caratterizzata dalle coop di produzione lavoro, di servizi alle imprese e di distribuzione.
74 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
Negli ultimi cinque anni, quelli della crisi, l’incremento (che è stato positivo ogni anno, pur con un certo rallentamento nel 2013) è stato di oltre il 20%. L’effettivo numero di soci persone fisiche e giuridiche associate, residenti in pro-vincia di Bologna, è ben superiore a 600.000, tenendo conto anche della possibi-lità di adesione a più cooperative. Ciò ci porta ad affermare che poco meno di tre bolognesi maggiorenni su quattro sono soci di almeno una cooperativa.A livello settoriale il comparto di gran lunga prevalente è quello del consumo, dove si concentrano oltre i due terzi dei soci, con un tasso di crescita dal 2008 di circa il 21%, davanti all’altra storica forma di cooperazione di utenza, quella di abitazione, che rappresenta circa il 12%, con un numero di soci rimasto sostan-zialmente stabile nell’arco del quinquennio a causa del calo registrato nell’ultimo anno per l’acuirsi di alcune situazioni di crisi aziendale.Seguono, molto staccate, la cooperazione sociale, che è arrivata a rappresentare il 6% della base sociale “territoriale” grazie a uno dei trend di crescita più alti nel periodo in esame, oltre il 30%, le banche di credito cooperativo con poco più del 5% (+25% dal 2008) e le cooperative di lavoro (servizi, costruzioni e industria), che sono vicine al 4,5% del totale ed hanno avuto una crescita di circa il 28%, frutto, peraltro, più della componente dei servizi, che non degli altri due comparti, e con un’inversione di tendenza (-1%) nel 2013.Sono in crescita, in particolare nell’ultimo anno, anche gli associati del settore agro-alimentare (oltre il 4%), nonostante il calo delle aziende agricole in provincia per il noto invecchiamento della componente produttiva dei coltivatori. Continua ad aumentare, quindi, la capacità di “rappresentare” e tutelare gli interessi del mondo agricolo da parte del modello cooperativo e di assicurare a esso un futuro ancora di protagonismo nell’economia e nel territorio, anche di fronte alle sfide dell’internazionalizzazione.Infine, importante è la crescita – di oltre un terzo – di un settore rivitalizzato e in parte nuovo come quelle delle mutue e della sanità, mentre si è arrestata nell’ul-timo anno l’emorragia di soci nelle cooperative culturali e turistiche che si erano quasi dimezzati nel periodo 2008-12.All’interno dell’Alleanza delle Cooperative Italiane quella bolognese rappresenta il 12% dei rapporti associativi; il 5% dei soci, con riferimento a quanti effettivamente residenti sul territorio provinciale. A livello regionale si arriva rispettivamente al 46% e al 30%. In entrambi i casi la quota maggiore è concentrata nel consumo e nella cooperazione di lavoro (servizi, costruzioni e industria).In provincia di Bologna oltre la metà dei soci delle cooperative sono donne, in par-ticolare grazie alla rilevanza del settore del consumo. La maggioranza è femmini-le anche nelle basi sociali delle cooperative sociali e di quelle degli altri servizi alla persona e alle imprese. Dal momento che, nel periodo in esame, sono maggiormente cresciuti di numero i soci dei settori nei quali la componente delle donne è fortemente maggioritaria, è conseguentemente aumentato anche il divario nei confronti di quella maschile.All’interno dei consigli di amministrazione delle cooperative le donne rappresen-tano circa il 25% e il dato risulta tendenzialmente in crescita a ogni rinnovo delle cariche, in particolare per il crescente ruolo delle tipologie cooperative in cui sono maggiormente protagoniste.L’Alleanza stima che gli stranieri oramai rappresentino tra l’8 e il 10% dei soci
12% dei soci di cooperative
ACI di tutta Italia
Un po' meno della metà dei soci di
cooperative ACI bolognesi risiede
effetivamente sul territorio.
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delle cooperative bolognesi, la loro presenza si concentra nelle cooperative di pro-duzione, lavoro e servizi, comprendendo tra queste ultime anche quelle sociali.Infine, per quanto riguarda le persone giuridiche, e cioè altre aziende (soprattutto artigianali o individuali) associate in forma cooperativa, poco meno del 70% sono concentrate nei servizi alle imprese e nelle costruzioni, seguono l’agroalimentare (13%) e il commercio (10%) e infine i servizi sociali e alla persona.Un’ultima considerazione, se ai soci-lavoratori delle cooperative di produzione, lavoro e servizi aggiungiamo quelli delle cooperative sociali, possiamo affermare che oltre la metà dell’occupazione creata nell’ Alleanza ha una “qualifica” par-ticolare a prescindere dalle specifiche attività lavorative svolte, quella di essere composta da “imprenditori di se stessi”.
GLI OCCUPATI
Uno dei risultati più importanti ottenuto dal sistema di imprese che fa capo all’Alleanza delle Cooperative di Bologna riguarda l’occupazione – per oltre due terzi realizzata dalle cooperative e per il resto dalle società di capitali aderenti al movimento cooperativo (non è ricompresa l’Unipol) – che è complessivamente cresciuta di quasi il 13% dal 2009. Bologna rappresenta il 6% dei posti di lavoro creati dalla cooperazione italiana e il 40% di quelli regionali. E, per la sua storica vocazione, il 59% di essi sono concen-trati nella cooperazione di lavoro (servizi, industria e costruzioni) e rappresenta-no oltre l’8% del totale settoriale nazionale. E per poco meno del 70% si tratta di soci-lavoratori, una percentuale più alta di quella nazionale che si ferma ai due terzi; entrambi sono comunque dati che danno chiaramente il senso del valore e della dimensione della scelta della mutualità mantenuta nel tempo.Al secondo posto, per numero di occupati c’è la grande distribuzione (oltre il 15% del totale) e quindi la cooperazione sociale (per le cui caratteristiche valgono buona parte delle considerazioni già fatte per quella di lavoro) con il 13% del totale e l’agroalimentare, sceso al 9%. Sia il settore bancario e sia cultura/turismo rap-presentano individualmente una quota attorno all’1,6% dell’occupazione creata dall’Alleanza.Non è ricompreso il gruppo Unipol che, da solo, rappresenterebbe oltre il 12% dell’occupazione creata dal resto del sistema cooperativo, peraltro distribuita in tutto il Paese.Già questi dati anticipano la presenza di trend piuttosto differenziati tra i settori nel periodo esaminato, che hanno influenzato anche l’andamento complessivo dei singoli anni, con un 2010, a esempio, che risulta essere stato il più difficile per l’occupazione (-1,8%) e il 2011, invece, di forte crescita in proposito. Cali e incre-menti sono stati piuttosto concentrati a livello settoriale e di singoli anni (non necessariamente gli stessi), a parte la grande distribuzione che evidenzia l’anda-mento più regolare nel tempo (+5%). La crescita più significativa è avvenuta nei servizi alle imprese (+30%, determi-
+13% di occupati
Le cooperative di ACI Bologna e Imola stimano una crescita occupazionale dal 2009 al 2013.
76 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
nante in particolare il 2011), che hanno assorbito l’88% della nuova occupazione creata nei quattro anni in esame. Contenuto è stato l’aumento (+4%) negli altri settori della cooperazione di lavoro, industria e costruzioni, maggiormente colpiti dalla crisi economica, che, però, sono tornati a crescere in termini occupazionali a partire dal 2011.È aumentato di poco più del 2% il settore agroalimentare, anche se la tendenza (pur molto circoscritta) è stata negativa nell’ultimo anno.Stazionaria, invece, risulta, nell’arco del periodo in esame, la cooperazione sociale, che però ha ripreso la sua crescita dopo le difficoltà del 2010.Per il 2013 sono disponibili solo dati campionari, che evidenziano un forte rallen-tamento della crescita dell’occupazione (+1%), che rimane circoscritta alla coope-razione sociale e alla grande distribuzione, mentre per gli altri settori o si inverte il trend o si conferma quello di calo seppur contenuto. All’interno dell’Alleanza circa il 90% dei contratti di lavoro dipendente è a tempo indeterminato, quello a tempo determinato è rilevante solo nell’agroalimentare, dove arriva al 30% del totale e nella cooperazione sociale, dove rappresenta poco meno del 17%.Rispetto alla base sociale delle cooperative è ancora più evidente lo scarto a favore delle donne a livello di occupazione: in particolare grazie al terziario sono due ter-zi del totale. Nel periodo in esame il divario si è comunque leggermente ridimen-sionato per il differente trend settoriale che, a esempio, ha privilegiato gli uomini come, in particolare, nell’agroalimentare.Se si vuole usare questo osservatorio (quello dell’andamento dell’occupazione) per valutare l’impatto della crisi economica, si può certo dire che non ha colpito in maniera uguale e soprattutto non negli stessi anni i vari settori e comparti della cooperazione e, come vedremo a proposito dell’indagine congiunturale, l’obiettivo di gran lunga prevalente per l’anno in corso resta quello di mantenere i livelli occupazionali raggiunti.
I RISULTATI ECONOMICI
La base di partenza per questa analisi è stata costituita dalle elaborazioni realiz-zate dall’Ufficio Studi nazionale dell’Alleanza delle Cooperative Italiane e dai dati raccolti all’interno delle singole associazioni che compongono l’Alleanza delle Cooperative di Bologna e Imola.La cooperazione bolognese conferma il suo forte e consolidato ruolo, visto che rap-presenta poco meno del 16% del valore della produzione cooperativa nazionale.Il suo peso è ulteriormente confermato dalla comparazione con i dati dell’Emi-lia-Romagna, la regione leader con oltre il 40% dei principali valori economici a livello nazionale e oltre il 53% riferito al solo Nord1 anche se numericamente conta per poco più del 18% delle cooperative.Tra le prime 10 aziende bolognesi industriali e di servizi (esclusi credito e assicu-razioni) 7 sono cooperative (o società di loro proprietà) e sono 10 tra le prime 20,
7/10 7 cooperative tra le
prime 10 aziende
La cooperazione bolognesi conta
molte eccellenze tra le migliori imprese
industriali e di servizi.
77CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
con oltre il 53% del relativo fatturato realizzato nel 2012, e 20 tra le prime 50. La prima azienda non cooperativa o non a capitale pubblico è al dodicesimo posto. In quasi tutti i principali comparti merceologici (dall’agroalimentare all’indu-stria, alle costruzioni, al commercio, alla ristorazione, ai trasporti, ai servizi alle imprese) c’è almeno una cooperativa della provincia di Bologna tra le “top-five” dell’Emilia-Romagna.Poco meno di un quarto delle prime cento aziende bolognesi è cooperativa o società controllata e tutte hanno chiuso in utile il bilancio 2012, a fronte di circa il 18% delle altre imprese di quello stesso campione che invece hanno registrato delle perdite.Quelle bolognesi rappresentano, all’interno dell’Alleanza delle Cooperative Italia-ne, poco meno del 11% delle grandi cooperative (le imprese con almeno 50 milioni di fatturato nel 2012), ma con il 14% del fatturato, al netto delle società di capitali controllate, e circa il 23% del patrimonio netto. Nel corrispondente campione ge-nerale (di grandi imprese private) a livello provinciale le cooperative sono il 17%. La cooperazione in provincia di Bologna interessa l’intero spettro delle attività economiche, evidenziando in alcuni settori e comparti una presenza estrema-mente rilevante tale da condizionarne fortemente l’andamento. A livello azienda-le è al primo posto nell’agroalimentare (dal latte e derivati, allo zucchero, ai succhi di frutta, all’ortofrutta fresca e trasformata, alla lavorazione di carni e salumi), nell’industria metalmeccanica, nelle costruzioni, nella distribuzione, nella risto-razione, nelle assicurazioni – molto spesso con ruoli di leadership anche a livello nazionale – e poi anche nei servizi alle imprese e nei servizi sociali.Il fatturato realizzato complessivamente dal sistema di imprese che fa capo all’Al-leanza è cresciuto negli anni fra il 2008 e il 2012 del 12%, la stima per il 2013 è una flessione della crescita di circa 3 punti percentuali. È un risultato fortemente condizionato dagli andamenti differenziati dei vari settori che compongono la cooperazione bolognese e anche dei singoli anni che hanno alternato performance positive e negative, segno di una crisi economica con cui ha dovuto fare i conti anche la cooperazione.In proposito, è molto forte la polarizzazione della cooperazione bolognese su tre macro-settori, che rappresentano, peraltro, specifiche, storiche tipologie coope-rative (distribuzione, agroalimentare e produzione e lavoro) con quasi il 97% del valore della produzione, rispetto a poco meno del 95% nell’Emilia-Romagna e all’87% nel Paese.Seppure molto graduale, è però in crescita il ruolo degli altri settori, in partico-lare della cooperazione sociale, che tra il 2008 e il 2012 ha aumentato i ricavi di oltre il 27%, un risultato inferiore al solo settore dei servizi alle imprese, che ha aumentato di quasi un terzo il proprio fatturato, confermando la propria leader-ship (rappresenta oltre un quarto del totale) all’interno del mondo cooperativo. Subito dopo, come volumi (quasi equivalenti anche in termini percentuali), viene il commercio (in realtà la grande distribuzione), cresciuta del 23%. Sono i settori nei quali si è concentrato, anche in termini quantitativi, lo sviluppo del fatturato cooperativo determinandone il segno “+” alla fine del periodo preso in esame, che abbiamo chiamato “gli anni della crisi”.Pr quanto riguarda gli altri settori, stazionario risulta l’agroalimentare, così come il settore della cultura e turismo, dopo una interessante crescita maturata nel
+9% di fatturato
Il sistema bolognese delle coop ACI è cresciuto fra il 2008 e il 2012 del 12%; nel 2013 la crescita vede una flessione di circa 3 punti.
78 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
2010, che peraltro incide poco economicamente. Leggermente in calo (-1,5%) è la produzione e lavoro (industria e costruzioni), che però, con la parziale eccezione dell’ultimo anno, appare in ripresa dopo un 2009 (-18% rispetto al fatturato 2008) davvero negativo. In forte crescita risulta il rilan-ciato settore sanitario e mutue ma in questo caso si partiva da valori economici molto limitati. Infine. la vera crisi, che è quella del settore edilizio in generale, si è manifestata nella cooperazione di abitazione, che in quattro anni ha dimezzato le proprie attività.Per quanto riguarda il settore bancario, rappresentato sostanzialmente dalle banche di credito cooperativo, i dati rilevanti sono la raccolta diretta (+22%) e in particolare gli impieghi (+15%), che, oltre a un perdurante stadio di sviluppo, evi-denziano un atteggiamento ben diverso da parte del modello cooperativo, rispetto al resto del sistema bancario, anche in termini di radicamento nel territorio e attenzione per lo sviluppo locale.In genere non entra nelle statistiche del movimento cooperativo organizzato il gruppo Unipol, anche per le sue caratteristiche societarie, il settore di attività e le dimensioni di leadership nazionale raggiunte, ma ne fa parte. Nel periodo 2008-2012 la raccolta di premi assicurativi è cresciuta del 49% e quella della sezione bancaria del 14%. Gli impieghi sono aumentati dell’11%. Certo, sono risultati con-dizionati dalle acquisizioni societarie effettuate nel frattempo, ma evidenziano una fase di sviluppo in corso nonostante il perdurare della crisi economica.
REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA: RISTORNO E 3%
La cooperazione redistribuisce la ricchezza prodotta alla comunità, attraverso i propri soci, in vari modi. Uno di quelli che la contraddistingue è il ristorno e cioè la restituzione ai soci di una parte dei profitti della cooperativa, in base all’inten-sità e qualità del rapporto mutualistico, come maggiore remunerazione dei fattori conferiti (prodotti o lavoro) o minore costo dei servizi acquistati.In proposito sono disponibili solo dati campionari, che però coprono il 40% delle cooperative associate all’Alleanza e oltre la metà del fatturato realizzato nei setto-ri interessati (agroalimentare, consumo, costruzioni, industria e servizi, coopera-zione sociale)Nel 2012 sono stati distribuiti ai soci come ristorno quasi 30 milioni di euro, 12 in più dell’anno precedente, e complessivamente negli ultimi 5 anni si è trattato di 105 milioni di euro, con un trend disomogeneo nel tempo, che peraltro ha portato al raddoppio della cifra rispetto al 2008. Sul piano della ripartizione a livello setto-riale, agroalimentare, cooperazione di lavoro e consumo praticamente si equi-valgono, con un terzo del totale a testa, conseguenza però di un andamento e di politiche aziendali fortemente differenziate tra di loro. Nel primo il ristorno è una pratica temporale sicuramente più recente, ma in forte crescita anno dopo anno, nel 2012 l’agroalimentare è arrivato a rappresentare oltre il 60% del totale del ri-storno erogato ai soci. Nel consumo il ristorno, in pratica, incarna “storicamente”
+12 milioni di euro
distribuiti ai soci come ristorno
Nel 2012 c'è stato un notevole
incremento rispetto all'anno precedente,
e il raddoppio dell'importo del 2008.
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il vantaggio mutualistico, ma negli ultimissimi anni pare essere diventato molto meno rilevante nelle strategie aziendali e nei rapporti con i soci. All’interno della cooperazione e lavoro solo nell’industria e nelle costruzioni ha un andamento regolare e stabile nel tempo, che risulta strettamente integrato con il particolare tipo di rapporto mutualistico che sussiste tra socio-lavoratore e cooperativa.L’analisi dei bilanci consente di evidenziare gli obiettivi perseguiti dalle coope-rative attraverso la promozione del ristorno: arricchire la funzione mutualistica e quindi la fidelizzazione dei soci e nel contempo valorizzare la qualità del loro apporto, il tutto nell’ambito di strategie finanziarie particolarmente attente a po-tenziare le leve dell’autofinanziamento e una capitalizzazione che non “penalizzi” il socio.Anche così si genera e consolida fiducia, coinvolgimento e quindi parteci-pazione nella base sociale.Uniche tra le varie forme di imprese, le cooperative devono destinare per legge il 3% degli utili netti aziendali a fondi nazionali promossi dal movimento coopera-tivo e dal competente Ministero per la promozione cooperativa e occupazionale nel Paese, con particolare riferimento al Mezzogiorno. Negli ultimi cinque anni le cooperative aderenti all’Alleanza (al netto delle banche di credito cooperativo) hanno versato ai fondi mutualistici 15 milioni di euro; il trend è stato inevitabil-mente negativo negli ultimi anni, per la compressione degli utili a favore di altri obiettivi aziendali, ma in ogni caso la cifra è restata anno dopo anno di assoluto rispetto. Il contributo complessivo maggiore è venuto dalla grande distribuzione (29% del totale, unico dato tendenzialmente costante negli anni), seguita dall’industria (23%), dalle costruzioni (18%) e dall’agroalimentare e servizi alle imprese con la medesima quota (12%).
TERZO QUADRIMESTRE 2013: PRINCIPALI DINAMICHE CONGIUNTU-RALI DELL’ECONOMIA COOPERATIVA
L’estrapolazione dei dati provinciali e regionali (che evidenziano, sostanzialmente, gli stessi valori) dalla prima indagine congiunturale predisposta dall’Ufficio Studi dell’Alleanza delle Cooperative italiane2 conferma linee di tendenza comuni per la cooperazione a livello territoriale e a quello nazionale, pur con alcune lievi accentuazioni per il quadro provinciale e regionale, a volte in termini negativi, a volte in quelli positivi. Spesso, peraltro, queste ultime sono da mettere in relazio-ne – come vedremo – con la particolare caratterizzazione a livello settoriale della cooperazione bolognese ed emiliano-romagnola. Resta dimostrata la sostanziale tenuta del tessuto cooperativo nel suo complesso, almeno quello più consolidato dimensionalmente ed economicamente.Ciò che conta nella prima analisi congiunturale sul terzo quadrimestre 2013 (presentata a gennaio 2014) è l’attenzione per lo “strumento cooperativo”, che conferma duttilità, capacità dia adattamento e forza rispetto ai condizionamenti esterni che vengono dagli specifici settori, di fronte a una crisi che ha inevita-
15 milioni di euro per la promozione cooperativa e occupazionale
Negli ultimi 5 anni le cooperative hanno versato una cifra considerevole nonostante il trend negativo rispetto agli anni prima della crisi.
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bilmente colpito diversamente le varie attività e quelle di produzione rispetto ai servizi, quelle soggette o meno a una concorrenza solo interna o internazionale e i diversi mercati di riferimento, privati o pubblici.
LA DOMANDA
Viene confermato a livello provinciale e regionale il dato nazionale relativo al tendenziale peggioramento nel corso dell’anno dell’andamento della domanda, quantomeno fino al terzo quadrimestre compreso del 2013, ma si evidenzia, per l’ultimo quadrimestre, qualche piccola differenza a favore dell’Emilia-Romagna e di Bologna in termini di valutazioni relativamente meno pessimistiche (il 56,5% delle cooperative che definisce basso il livello degli ordini, rispetto a poco meno del 58% del dato nazionale), o comunque di normalità della domanda (40,5% a fronte di un 37,8% in Italia). È, invece, più evidente la quota delle valutazioni posi-tive sugli ordini della media nazionale,: 4,5% rispetto al 3,1% del dato territoriale. Va, però, detto che per le cooperative bolognesi è significativamente maggiore, rispetto al quadrimestre precedente, la quota di chi ha segnalato un aumento della domanda (oltre l’8%, dato peraltro inferiore rispetto a quello nazionale di un paio di punti), a scapito di chi, invece, l’ha stimata in diminuzione, che rappresen-ta meno di un terzo del totale3. La maggioranza significativa delle cooperative, il 60,6%, ha valutato come invariato il livello della domanda.Non si evidenzia una significativa inversione del ciclo congiunturale per l’ultimo quadrimestre del 2013, ma almeno qualche timido segnale di possibile cambiamen-to positivo, peraltro colto di più a livello nazionale che non a quello territoriale.
Meno deludente (e senza significative differenze a livello territoriale) è risultata la dinamica congiunturale della domanda estera. Nell’ultimo quadrimestre del 2013 per quasi la metà (il 49,5%) delle imprese che si rivolgono ai mercati esteri il livello della domanda è giudicato normale. I giudizi di insoddisfazione si attestano al 36,4%. Il 14% delle strutture ha giudicato, invece, alto il livello della domanda estera negli ultimi quattro mesi dell’anno.
Sul fronte dei prezzi di vendita le cooperative bolognesi sono riuscite in gran par-te (oltre il 70%) a mantenerli stabili negli ultimi quattro mesi dell’anno, a fronte della stagnazione dei consumi e, più in generale, del processo di decelerazione della domanda, mentre il 22% per presidiare il mercato di riferimento, ha dovuto abbassarli. Una quota marginale (circa il 6%) è riuscita ad aumentare i listini,4. Comunque prevalentemente stabili sono restati anche i costi di fornitura.
IL FATTURATO
Per quanto riguarda il fatturato 2013, in un contesto di decrescita dell’economia, il numero di grandi cooperative che ne registrano un aumento è più rilevante di quelle che ne denunciano una diminuzione; il contrario si verifica (con maggiore intensità) per le PMI. Combinando le due opposte dinamiche, si può concludere che il fatturato complessivo è rimasto stabile o è leggermente aumentato rispetto
60,6% con domanda
invariata
La maggioranza significativa delle
cooperative ha valutato come
invariato il livello degli ordini a fine
2013.
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al 2012. Sul piano numerico prevalgono chiaramente le indicazioni di calo del fat-turato (38%, nove punti percentuali abbondanti rispetto al dato nazionale) rispetto a quelle di aumento (circa il 27%), al contrario di quanto risulta a livello nazionale, che arriva al 30%. Su questa differente performance incide il ruolo delle PMI. Anche la comparazione a livello di cooperative che hanno una sostanziale stazio-narietà del volume di fatturato rispetto ai quattro mesi precedenti è negativa per il livello territoriale (quasi il 35%) rispetto a quello del Paese (oltre il 40%). Occorre, comunque, tener conto, rispetto ai dati complessivi sugli andamenti settoriali dei fatturati a livello settoriale già ricordati per la cooperazione bolognese e quella nazionale, che nell’indagine congiunturale si è valutato il numero delle cooperati-ve e non la dimensione della crescita o del calo dei singoli fatturati aziendali.
LA LIQUIDITÀ
Non si smorzano le tensioni relative alla disponibilità di liquidità rispetto alle esigenze operative delle cooperative.Non si allentano, infatti, le tensioni sul fronte della gestione della tesoreria e permangono forti i problemi di liquidità sopportati dalle cooperative, spesso stremate dai mancati incassi e dai ritardi nei pagamenti. In particolare, il livello di liquidità rispetto alle esigenze operative è giudicato buono solo dal 27,5% (oltre il 31% a livello nazionale). E Per la metà (oltre il 43% in Italia) il giudizio non va oltre la mediocrità. Il restante 22% (in questo caso più negativo il dato nazionale: oltre il 25%) delle cooperative bolognesi ha espresso un giudizio totalmente negativo, valutando come cattivo il livello di liquidità rispetto alle esigenze operative.
I PAGAMENTI
Non si registrano sostanziali miglioramenti sui tempi medi di incasso dei crediti vantati nei confronti della clientela pubblica e privata. In particolare, prosegue a rilento il pagamento degli arretrati dovuti alle cooperative dalla Pubblica Ammi-nistrazione, per quanto la situazione bolognese ed emiliano-romagnola (su questo piano) si presenti un poco migliore rispetto alla media nazionale5.Solo il 13-14% ha registrato un accorciamento dei tempi di pagamento, a fronte di un 23% delle cooperative che ha segnalato, invece, un loro aumento. rispetto al quadrimestre precedente. Per una buona maggioranza (una quota che si avvicina ai due terzi) delle imprese che lavorano con la Pubblica Amministrazione non c’è stata alcuna variazione significativa nel periodo in esame.
IL POSIZIONAMENTO COMPETITIVO
Nel complesso più di due terzi delle cooperative bolognesi hanno percepito come invariato il proprio posizionamento competitivo nel mercato di riferimento. È però significativamente superiore la quota di quelle che ritengono peggiorata in proposito la propria situazione (poco più del 22%) rispetto a chi l’ha giudicata
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migliorata (poco più del 9%). E sono analisi riferibili anche al 2013 nel suo com-plesso e che risultano più negative, pur se in maniera limitata, rispetto alla media nazionale6.Ne deriva la conferma dell’ipotesi che quantomeno la maggior parte delle coo-perative bolognesi abbia trovato maggiori difficoltà nel corso del 2013 rispetto all’anno precedente e che ciò sia dovuto in buona parte anche al maggiore ruolo di settori in forti difficoltà come l’industria e le costruzioni nell’economia coope-rativa di questa provincia e dell’Emilia-Romagna rispetto al dato nazionale.
L’OCCUPAZIONE
La tenuta dei livelli occupazionali, da sempre prerogativa delle cooperative, si è rivelata più difficile nel 2013 e non solo tra le PMI, diversamente dal passato. Nel complesso, sebbene circa i due terzi (la stessa media a livello nazionale) delle cooperative sia riuscito a mantenere stabili i livelli occupazionali negli ultimi quattro mesi dello scorso anno, sono prevalse, con poco meno del 21% del cam-pione le indicazioni di contrazione in proposito delle rispetto a quelle di aumento, che si sono fermate al di sotto del 14%. Entrambi i risultati sono peggiori di poco più di un punto percentuale rispetto ai dati nazionali.A livello dimensionale, il saldo negativo prevale sia nelle grandi sia nelle PMI, anche con riferimento alla variazione segnalata nell’intero 2013.Ma nelle grandi cooperative si è registrato una superiore “polarizzazione” (attorno ai 4 punti percentuali) ai due estremi (sia crescita e sia diminuzione dell’occupa-zione) nelle grandi cooperative nei confronti della media delle imprese e soprat-tutto delle PMI.Nel complesso, l’occupazione, con ogni probabilità e per la prima volta nell’ultimo decennio, è diminuita, ma, se non altro, confrontando le valutazioni sull’intero anno rispetto a quelle relative all’ultimo quadrimestre, è diminuita di cinque punti (era infatti attorno al 25%) la quota delle previsioni di contrazione dell’oc-cupazione a favore di quelle di stabilità in proposito. Certo, è presto per dire se il peggio sia alle spalle su questo piano, anche perché è pure calato, nel frattempo, la quota degli ottimisti seppur di poco (un paio di punti percentuali).
GLI OSTACOLI ALLE ATTIVITÀ
Per quanto riguarda le indicazioni sugli elementi che maggiormente condizio-nano la crescita e lo sviluppo delle cooperative, emergono le maggiori differenze tra le cooperative bolognesi ed emiliano-romagnole, da una parte, e il sistema cooperativo nazionale nel suo complesso, dall’altra. Per tutti prevalgono i fattori esterni su quelli interni, anche a prescindere dal perdurante stato di forte crisi economica, che, peraltro, resta inevitabilmente al primo posto nelle analisi delle cooperative assieme all’indicazione sulla scarsa do-manda. Mentre, però, a livello nazionale ciò vale per oltre la metà delle cooperati-ve (il 53,5%) per Bologna e l’Emilia-Romagna si scenda molto significativamente a meno di un quarto (23,6% per l’esattezza) del campione.
83CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
Per queste ultime al secondo posto, molto staccata, c’è la concorrenza sleale e le offerte al massimo ribasso (10%), che percentualmente è superiore di pochi decimali al dato nazionale, ma che in quell’ambito viene solo al terzo posto, dopo la scarsa liquidità e il ritardo dei pagamenti amplificati dalle difficoltà di accesso al credito (segnalato dal 15%). Quest’ultimo fattore negativo, invece, viene al terzo posto per le cooperative bolognesi, segnalato solo dal 5%, al pari del’eccesso di bu-rocrazia, delle normative e del sistema fiscale che, nella media nazionale, vfngono ancora dopo inefficienze interne e il costo del lavoro con, rispettivamente, il 6,9% e il 6,1% delle indicazioni. Quest’ultimo problema in provinica e in regione è rile-vante per meno del 4% Marginali, infine, in termini di condizionamenti negativi sono considerati la difficoltà di reperire manodopera qualificata, la riduzione di fondi dalla Pubblica Amministrazione e gli impianti insufficienti o non adeguati, che non superano il 3% delle segnalazioni. Questi due ultimi ordini di problemi superano, invece, il 5% a livello nazionale.Da un’analisi complessiva si può dedurre un maggior ottimismo (o la percezione di minori difficoltà) da parte delle cooperative bolognesi ed emiliano-romagnole. Tenendo conto che nel questionario sulla congiuntura c’era la possibilità espri-mere più risposte, solo la metà di esse ha evidenziato ostacoli alle proprie attività rispetto alla stragrande maggioranza del campione a livello nazionale. E la rile-vanza di ogni singolo fattore negativo è comunque sempre stata reputata minore per Bologna, probabilmente anche grazie a un contesto esterno reputato migliore e più attrezzato. È un dato che, peraltro, è già emerso dall’analisi comparata gene-rale dell’economia e del quadro provinciali rispetto al resto del Paese.La maggioranza assoluta dei cooperatori (senza particolari differenze territoriali) che si rivolgono anche ai mercati esteri dichiara di non incontrare ostacoli rile-vanti che precludono le attività legate all’export. Tra coloro che hanno indicato la presenza di fattori negativi che condizionano le esportazioni, il 40,7% dei coope-ratori ha segnalato i costi e i prezzi elevati, il 25% altri motivi, in prevalenza legati alla difficile congiuntura economica, il 18,5% gli impedimenti burocratici (spesso amplificati dalla scarsa conoscenza dei mercati esteri, che si collega per lo più ai deficit organizzativi interni alle cooperative e alla carenza di personale qualifi-cato per le attività legate all’internazionalizzazione), il 7,4% l’accesso al credito, il 3,7% i tempi di consegna e, la qualità dei prodotti e servizi.
IL CREDITO BANCARIO
Si segnalano indicazioni non positive sul fronte del credito anche per le coope-rative, seppur circostanziate. E risultano accresciute (solo) per una minoranza, peraltro molto significativa.Quello del rapporto con le banche è, forse, l’ambito nel quale le cooperative bo-lognesi ed emiliano-romagnole rilevano uno status migliore e in termini signifi-cativi rispetto al quadro nazionale. In particolare si registra uno scarto di 9 punti (22% rispetto al 31%) per quanto riguarda la quota di operatori che ha segnalato un aumento dello spread bancario nell’ultimo quadrimestre del 2013, che resta significativo, pur scendendo a 7 punti (67,5% contro il 60,4%), con riferimento alle cooperative per le quali il costo del denaro è rimasto sostanzialmente invariato.
18,5% dei cooperatori lamenta il peso degli impedimenti burocratici sull'export
La maggioranza assoluta delle cooperative che si rivolgono anche ai mercati esteri non incontra ostacoli rilevanti all’export; per gli altri, pesano i costi elevati e la documentazione da produrre.
84 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
E ancora, è maggiore la quota, pur risicata, di quanti sono riusciti a contrattare un ribasso dei tassi di interesse (9,6% a fronte dell’8,6%).Per quanto riguarda le garanzie richieste sui finanziamenti in essere, non tende a diminuire la pressione degli istituti di credito, ma anche in questo caso la situazio-ne è significativamente migliore a livello bolognese. Si attesta al 24,3% (rispetto al 35% della media nazionale) la quota di cooperatori che ha segnalato richieste aggiuntive a garanzia dei finanziamenti erogati da parte delle banche.Il 72,2% (a fronte del 62,5%) degli intervistati non ha registrato, invece, alcuna variazione. E solo il 3.5% (quasi un punto in più del 2,6% registrato a livello nazio-nale) ha segnalato una attenuazione delle garanzie richieste.In definitiva, dal maggior potere contrattuale nei confronti del sistema creditizio della cooperazione bolognese emerge la conferma di un suo significativo conso-lidamento economico e radicamento che lo rende un interlocutore generalmente affidabile per storia, risultati e prospettive e che coglie i risultati del processo rea-lizzato con successo di crescente patrimonializzazione e ristrutturazione interna. E lo stesso può dirsi per ii frutti di un efficace e capillare sistema di servizi in campo finanziario che fanno perno sul sistema di garanzia-fidi e che indubbiamente può contare anche sulla collaborazione di quella parte del sistema bancario più attenta alle peculiarità della formula cooperativa e alle esigenze di sviluppo del territorio.Ciò non significa, come si vedrà, che manchino i problemi nell’ulteriore accesso al credito alle condizioni e per gli importi richiesti, in particolare con riferimento alle piccole/medie imprese. e alla loro richiesta di nuovi affidamenti.
PREVISIONI CONGIUNTURALI PER IL 2014
Nonostante gli annunci di una ripresa, comunque timida, fragile e diseguale, le previsioni dei cooperatori sulla tendenza generale dell’economia italiana non concedevano molto all’ottimismo all’inizio di questo 2014.Un diffuso scetticismo regnava tra i cooperatori nei confronti di una ripresa in tempi brevi del Sistema-Paese.
E questo sentiment era ancora più radicato tra i cooperatori bolognesi e regionali: oltre il 61% degli intervistati (a fronte di poco più del 57% della media nazionale), infatti, prevedeva ancora un andamento stazionario dell’economia italiana, senza quindi definitive correzioni del ciclo congiunturale nei successivi 4.5 mesi.Inoltre, solo meno del 5% dei cooperatori (con uno scarto significativo rispetto all’8,2% del dato italiano) si definiva fiducioso e credeva che l’economia italiana potesse invertire la rotta nel breve termine.E infine in oltre un terzo dei casi (senza sostanziali differenze a livello territoria-le) prevaleva il pessimismo, perché non solo non si vedeva la fine del tunnel, ma si temeva un ulteriore prossimo avvitamento recessivo.
85CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
76,3
14,9
8,8
STAZIONARIO
IN DIMINUZIONE
FAVOREVOLE
GRAFICO 10Tendenza generale dell’economia nazionale nei prossimi 4/5 mesi
FONTE. ELABORAZIONI UFFICIO STUDI ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE
65,2
23,5
11,3
STAZIONARIO
IN AUMENTO
IN DIMINUZIONE
GRAFICO 11Tendenza della domanda nei prossimi 4/5 mesi
FONTE. ELABORAZIONI UFFICIO STUDI ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE
Il saldo negativo nei giudizi sul futuro del Sistema Italia, poi, prevaleva in tutte le classi dimensionali d’impresa,anche se risultava maggiore tra le PMI rispetto alle grandi imprese.
La seconda indagine congiunturale dell’Ufficio-Studi nazionale dell’Alleanza delle Cooperative (presenta-ta a maggio 2014) sul primo quadrimestre 2014 e con le previsioni per i 4/5 mesi successivi, però, eviden-zia i primi segnali di un cambiamento.
LE ATTESE SULLA DOMANDA
La domanda interna rimane prevalentemente ancora stazionaria, ma le attese a breve sul livello degli ordini e, più in generale, sulla domanda cominciano a migliorare rispetto alla previsione di inizio anno. Scende di un punto, al 65,2%, la quota di coloro che non hanno previsto variazioni significative della do-manda e degli ordini a breve termine. Le attese posi-tive prevalgono, ora, su quelle pessimistiche: il 23,5% degli operatori attende, infatti, un affievolimento del trend negativo e una timida risalita della doman-da a breve (era il 15% a inizio anno); per converso, scendono a poco più dell’11% (era al 21%) i cooperatori che si attendono una diminuzione della domanda per i prossimi mesi, il miglioramento delle previsioni sull’evoluzione della domanda interessa tutte le classi dimensionali d’impresa, ma in particolari quelle più grandi.
IL VALORE DELLA PRODUZIONE
Il perdurare della debolezza della domanda contribu-isce a congelare i listini, stimati stazionari dal 79% del campione, in diminuzione per il 16,5% e in crescita per il restante poco più del 4%.
C’è però un miglioramento in termini di attesa sul fatturato relativo al 2014, peraltro limitato al calo, rispetto all’inizio dell’anno, della percentuale dei pessimisti che prevedono un contrazione (da oltre il 30% al 20%) e al contemporaneo incremento (dal 49% a poco meno del 56%) di chi stima un andamento stazionario dei ricavi. Simile, invece, attorno al 20%
86 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
resta la quota degli ottimisti (rispetto a una crescita del fatturato nei prossimi mesi), la più “minoritaria”, se così si può dire, che è maggiore tra le grandi impre-se rispetto alle PMI.
LE ATTESE SULL’OCCUPAZIONE
Le indicazioni sulla dinamica attesa dell’occupazio-ne confermano il momento di difficoltà che stanno attraversando le cooperative, pur perseverando sostanzialmente nella loro funzione di tutela in proposito, e che sembra destinato a perdurare anche per i prossimi mesi. Si attenuano, comunque, rispet-to all’inizio dell’anno, le aspettative di tensione e di deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro e ora si bilanciano le attese di crescita rispetto a quelle di un calo, entrambe attorno al 14%; nella prima indagine congiunturale erano rispettivamente a poco meno del 9% e al 22,7%.E cresce la forte maggioranza dei cooperatori inter-vistati (dal 69% a oltre il 72%) che non prevede di ridurre gli organici nei mesi successivi.
Le preoccupazioni sul fronte occupazionale sono diffuse a ogni livello dimensionale, ma di più tra le grandi cooperative, tra le quali, però, è anche compa-rativamente maggiore la quota degli ottimisti.
LE ATTESE SUGLI INVESTIMENTI
Sebbene non siano venuti meno i fattori esterni e interni che hanno accentuato la cristallizzazione della spesa per investimenti nel 2013, le prospettive in proposito per i prossimi mesi sembrano essere un po’ più favorevoli in ambito cooperativo, ma meno, in questo caso, rispetto a inizio anno.In tal senso, le indicazioni di aumento continuano a prevalere su quelle di diminuzione, ma scendono da quasi il 27% al 22% a fronte della tendenziale stabili-tà, attorno al 18%, di chi, invece, ridurrà le dimensio-ni degli investimenti.Conseguentemente, cresce la percentuale (da circa il 55% al 59,6%) – già prima maggioritaria – delle imprese che prevedono, per il 2014, gli stessi livelli di investimenti dell’anno precedente.
67,8
19,1
13,0
STAZIONARIA
IN DIMINUZIONE
IN AUMENTO
GRAFICO 12Variazione del totale occupati rispetto al quadrimestre precedente
FONTE. ELABORAZIONI UFFICIO STUDI ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE
87CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
59,621,9
18,4
STAZIONARI
IN AUMENTO
IN DIMINUZIONE
GRAFICO 13Tendenza degli investimenti per l’anno prossimo
FONTE. ELABORAZIONI UFFICIO STUDI ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE
All’interno di questa quota, peraltro, è ancora rile-vante il numero delle cooperative che, a causa dell’e-rosione dei margini e della redditività delle coopera-tive, delle difficoltà di accesso al credito e dei livelli inutilizzati di capacità produttiva (stimati attorno al 25%) tendono a rinviare, sostanzialmente, le scelte di investimento a quando il quadro economico apparirà meno incerto e più favorevole.In ogni caso, e il dato non sorprende alla luce di quanto finora rilevato e delle prossime considera-zioni, le prospettive più favorevoli all’aumento degli investimenti provengono, soprattutto, dalle grandi imprese.
LE ATTESE SUL CREDITO BANCARIO
Le prospettive di crescita della spesa per investimenti sono, spesso, correlate alla normalizzazione delle condizioni di accesso al (nuovo) credito bancario, che paiono migliorare rispetto a inizio anno. Al 21% degli operatori (erano il 38%) che si è rivolto alle banche nel primo quadrimestre del 2014 per un prestito o è stato negato (si tratta del 14%, era di oltre il 26% a ini-zio anno), oppure è stato erogato in misura inferiore alle richieste (è il 7%, era quasi il 12%). È conseguen-temente arrivata al 79% la quota delle cooperative che ha visto andare a buon fine la propria richiesta di nuovi finanziamenti. Forse è presto per parlare di un allentamento definitivo della stretta creditizia, ma almeno pare non esserci il paventato avvicinarsi di una sorta di “tetto” all’esposizione bancaria nei confronti della cooperazione, quantomeno di minori dimensioni produttive e patrimoniali.Resta il fatto che la problematica del rapporto con il si-stema creditizio riguardi ancora circa il 40% delle PMI.
LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO
Per quanto riguarda, infine, le prospettive generali per il futuro della cooperativa, rimane maggioritaria, ma in calo (da oltre il 52% al 51,6%), la quota delle cooperative che prevedono il consolidamento delle attività in essere, che riflette il carattere di resilienza del mondo cooperativo. Cresce, invece, la percentua-le non trascurabile (dal 18% al 21,3%) di chi ha espres-
88 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
so indicazioni volte all’espansione delle attività, così come (seppur di meno, da circa il 18% al 19%) quella relativa alle segnalazioni, come prospettiva interes-sante, della strada delle aggregazioni, in particolare attraverso processi di fusione, o attraverso la realiz-zazione di alleanze strategiche, o tramite l’adesione a forme organizzative allargate. Sono tutti processi da tempo ben noti e praticati nella realtà cooperativa provinciale e in quella regionale.Infine, significativo è il calo (dal 12% a poco più dell’8%) delle cooperative (peraltro concentrate tra le PMI) che ha prospettato un ridimensionamento delle attività.Minore pare essere l’ottimismo per quanto riguarda la tendenza generale dell’economia nazionale per i prossimi mesi: la stragrande maggioranza, oltre i i tre quarti degli intervistati, prevede un andamento sta-zionario, mentre prevalgono i pessimisti (quasi il 15%) sulla crescita rispetto agli ottimisti, circa il 9%.Migliori, però, sono le previsioni sulla domanda, data come stabile da quasi i due terzi, ma in aumento dal 23,5% del campione e invece in diminuzione dal restante poco più dell’11%.In conclusione e in sintesi finale, si può dire che, per il prosieguo di questo 2014, dall’indagine congiuntu-rale sulle cooperative bolognesi dell’Alleanza emerge una crescita dell’ottimismo, anche se resta ancora decisamente minoritario rispetto alla diffusa, com-prensibile, prudenza.
51,6
21,3
8,2
18,9
CONSOLIDAMENTOATTIVITÀ
ESPANSIONEATTIVITÀ
ALLEANZE FUSIONIAGGREGAZIONI
GRAFICO 14Le prospettive per il futuro della cooperativa
FONTE. ELABORAZIONI UFFICIO STUDI ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE
RIDIMENSIONA-MENTO ATTIVITÀ
89CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
NOTE CAPITOLO SECONDO
1 Com’è noto è forte la polarizzazione a livello di
macro area del peso economico della coopera-
zione, che resta concentrata qui per quasi il 77%
della produzione di ricchezza, mentre il 17,3% è
al Centro e il 5,9% è al Sud.
2 Essa ha per oggetto un significativo campione di
cooperative (610) aderenti alle tre Associazioni
riunite nell’Alleanza delle Cooperative Italiane,
delle quali oltre il 21% con sede in Emilia-Roma-
gna. L’estrapolazione dei dati relativi alle coope-
rative della provincia di Bologna non ha portato
a dati significativamente diversi da quelli rilevati
a livello regionale.
3 A livello nazionale il dato è migliore, intorno al
29%.
4 Si tratta di risultati che, seppur di poco, sono però
sotto la media nazionale che sono del 73,9% (sta-
bilità), del 18,7%(diminuzione) e del 7,4% (aumen-
to).
5 È di un paio di punti percentuali più alta con
riferimento sia alla situazione migliorata e sia a
quella restata stazionaria e, conseguentemente
di 4 punti inferiore la percentuale di chi invece
registra un peggioramento del quadro di riferi-
mento.
6 La differenza è tra i due e i tre punti percentuali,
che diventano più di quattro con riferimento alle
valutazioni negative sul proprio posizionamento
competitivo.
90 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
LA COOPERAZIONE INDUSTRIALE IMOLESE:OLTRE LA “PREVALENZA”"
Il Circondario Imolese rappresenta un importante “Distretto cooperativo” di rilevanza europea e un ambito vo-cazionale dell’esperienza cooperativa con una presenza articolata in tutti i settori economici. L’Alleanza delle Co-operative Italiane Imola rappresenta 115 realtà associate che danno lavoro a 7.800 addetti a tempo indeterminato e un altro migliaio di persone con altre forme contrattuali. Il territorio dei dieci comuni del Circondario presenta un elevato numero di rapporti associativi, oltre 78.000, se rapportato ai 130 mila abitanti. Le realtà cooperative del ter-ritorio rappresentano un fatturato di 2,4 miliardi di euro con una quota di export di oltre un miliardo di euro. Il patrimonio aggregato ammonta a 1,7 miliardi di euro (1,4 nel settore indu-striale).
La cooperazione industriale è di sicuro il fiore all’occhiello del distretto coope-rativo imolese. Storico e di grande tradi-zione è il processo che ha permesso alle grandi imprese di consolidarsi nel tem-po e di garantire occupazione e ricchez-za a migliaia di persone, principalmen-te residenti nel Circondario imolese. Il 22 giugno 1874 nasce la Cooperativa Ceramica di Imola, con la cessione di Giuseppe Bucci ai suoi operai della sua fabbrica di stoviglie e maioliche.
Sempre all’inizio del secolo scorso na-scono le altre grandi realtà industriali del nostro territorio: la 3Elle (1908), la Sacmi (1919), la Cti (1930), la Cefla (1932) e la Cesi (1978). Le realtà imprenditoriali
manifatturiere imolesi sono punti di ri-ferimento per l’economia locale e non, in quanto una gran parte degli introiti che realizzano proviene da fuori i con-fini nazionali, testimoniando quanto il made in Italy di qualità sia competitivo sui grandi mercati internazionali. Il settore manifatturiero legato alla filiera dell’edilizia e ai mercati domestici in questi anni sta affrontando momenti di forte difficoltà.
Le cooperative di lavoro che operano nell’ambito industriale occupano i settori merceologici dei macchinari e degli impianti per l’industria ceramica, dell’industria della plastica, per il beve-rege & packaging e il food processing, delle piastrelle e dei prodotti ceramici, del packaging e dell’assemblaggio, dell’abbigliamento e della maglieria, dei prodotti grafici ed editoriali, degli arredamenti per punti vendita, della verniciatura del legno, dei serramenti in legno, dell’impiantistica civile e in-dustriale, delle apparecchiature dentali e medicali, dell’edilizia residenziale e industriale, delle infrastrutture, della sistemazione idrogeologica del suolo.
Il dato della propensione all’internazio-nalizzazione è una delle cifre che carat-terizza queste aziende, che presentano un ordine di grandezza di quasi il 70% del fatturato export rispetto al totale del valore della produzione. Vale per le realtà maggiori, ma anche per impre-se più piccole e legate a settori meno caratterizzati da ambiti tecnologici. Su 1,7 miliardi di euro fatturato aggregato,
91CAPITOLO SECONDO | LA CARTA D’IDENTITÀ DEL MOVIMENTO COOPERATIVO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
l’export ammonta a oltre un miliardo. Se si prendono in considerazione i bi-lanci consolidati l’export arriva a quasi 1,5 miliardi di euro di fatturato su un fatturato di oltre 2,2 miliardi. Si tratta -per i soggetti maggiori- di aziende che non solo esportano, ma hanno una pre-senza internazionale, pur avendo nel territorio locale il principale riferimen-to. Il dato è significativo se si pensa che si stimano in circa 8,5 miliardi di euro le esportazioni del settore manifatturiero in provincia di Bologna.
Una caratteristica di governance che caratterizza storicamente le maggiori cooperative industriali è quello della “non prevalenza”. Non sono soci cioè la maggior parte dei lavoratori. Già nel 1925, a esempio, la cooperativa Sacmi aveva 9 soci –che successivamente di-vennero 11– e 25 addetti.
Con la riforma del diritto societario e l’introduzione della “prevalenza” e di una fiscalità meno favorevole per le cooperative che si trovino in questa condizione, le cooperative manifattu-riere del territorio non hanno modi-ficato il loro modello per un maggior favore fiscale. Si punta ad associare chi ha interesse reale per la cooperativa, selezionando i soci sulla base del me-rito e delle capacità e qualità. In queste
cooperative l’impegno patrimoniale ri-chiesto ai soci è elevato. Potrebbe sem-brare che il principio della porta aperta sia applicato in modo imperfetto, ma dall’altra parte sono curati meccanismi di democrazia e di partecipazione dei soci alla vita della cooperativa che diffi-cilmente trovano eguali. Il concetto del-la mutualità ha elementi sostanziali che sono misurati in modo più puntuale ed efficace che non dal solo parametro dell prevalenza.
Le aziende del settore industriale del territorio occupano 4.800 persone, di cui 1.550 sono soci lavoratori. Se si guardano i dati consolidati di gruppo gli addetti arrivano a 8.200.
Un altro aspetto qualificante è dato dagli investimenti. Una azienda indu-striale che non investe in innovazione, in ricerca e sviluppo e nelle risorse umane non può sopravvivere ed es-sere competitiva nel tempo. Pur calati nel quinquennio della crisi, anche per l’elevato livello raggiunto negli anni immediatamente precedenti, rappre-sentano dati di tutto rispetto. Dal 2008 al 2012 le undici realtà aderenti del set-tore manifatturiero hanno realizzato in media 66 milioni di euro ogni anno di investimenti (90 se si considerano i dati consolidati).
92 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
CAPITOLO TERZO IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
95CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
CAPITOLO TERZOIL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
LE CARATTERISTICHE DEI CAMPIONI
Per valutare il peso dell’economia cooperativa in quella provinciale un confronto molto interessante è quello che la banca dati Aida-Bureau Van Dijk (che raccoglie i bilanci delle imprese, un indubbio segnale sul loro stato di attività) consente di fare tra cooperative e società di capitali e cioè nell’ambito di quel tessuto impren-ditoriale bolognese che abbiamo già definito come più strutturato e dimensional-mente rilevante e stabile, oltre che complessivamente più longevo. Rappresenta il cuore e l’asse portante (assieme all’artigianato) dell’economia bolognese, nonché il 28% delle imprese private della provincia di Bologna con almeno un addetto.Per poter poi estendere la valutazione a elementi più affidabili e pregnanti e poter disporre, quindi, anche di una serie storica (sostanzialmente quella degli anni della crisi) è stato poi utilizzato, per l’elaborazione dei dati comparati uno specifico campione di riferimento composto dalle sole imprese per le quali sono disponibili tutti i bilanci dal 2008 al 2012.Questo campione rappresenta circa il 60% del totale delle imprese bolognesi (con l’obbligo della consegna del bilancio) e di quelle cooperative attive, che realizza una quota del fatturato provinciale rispettivamente superiore al 93% e al 98%.Si è scelto di comparare le cooperative come tipologia societaria (al netto dei loro bilanci consolidati), e non per quanto economicamente rappresentato dalle Cen-trali (che comprende anche importanti società di capitali), per dare più pregnanza ai risultati, dal momento che l’obiettivo principale era quello di comparare modelli di imprese e tipologie societarie, prima ancora delle semplici performance econo-miche aziendali.
96 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
TABELLA 3UNIVERSO IMPRESE, NUMERO IMPRESE ATTIVE 2009-2013ELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE
Attive 2009
Attive 2010
Attive 2011
Attive 2012
Attive 2013
TOTALE SRL e SPA
1 Agroalimentare 11.076 10.880 10.656 10.490 10.122
2Industria in senso stretto
9.805 9.607 9.551 9.428 9.252
3 Costruzioni 13.100 12.991 12.974 12.946 12.822
4 Commercio 21.823 21.785 22.001 22.062 21.991
5 Turismo 5.433 5.522 5.698 5.831 5.968
6 Servizi imprese 16.020 16.050 16.162 16.143 16.175
7 Credito/Assicurazioni 2.291 2.254 2.237 2.198 2.237
8 Servizi persone 4.929 4.986 5.087 5.110 5.213
9 Assistenza sociale 108 108 114 123 136
SUBTOTALE 84.585 84.183 84.480 84.331 83.916
COOPERATIVE BOLOGNA NON ASSOCIATE
1 Agroalimentare 36 36 37 36 37
2Industria in senso stretto
38 30 34 39 42
3 Costruzioni 128 132 129 130 119
4 Commercio 48 47 49 50 52
5 Turismo 14 15 14 14 15
6 Servizi imprese 312 301 312 330 346
7 Credito/Assicurazioni 14 14 15 18 16
8 Servizi persone 47 42 43 46 47
9 Assistenza sociale 44 48 49 47 43
SUBTOTALE 681 665 682 710 717
COOPERATIVE BOLOGNA ASSOCIATE
1 Agroalimentare 58 58 58 58 60
2Industria in senso stretto
22 22 23 22 22
3 Costruzioni 53 54 55 54 44
4 Commercio 27 28 28 29 29
5 Turismo 8 9 10 10 11
6 Servizi imprese 136 139 139 142 138
7 Credito/Assicurazioni 11 11 11 11 11
8 Servizi persone 43 45 48 49 50
9 Assistenza sociale 47 49 54 55 56
SUBTOTALE 405 415 426 430 421
97CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
Qui si può solo ricordare che circa il 10% del fatturato delle società di capitali è riconducibile a società non cooperative ma aderenti al movimento cooperativo, in particolare nel settore agroalimentare e nei servizi alle imprese.A livello settoriale, oltre i due terzi delle imprese sono concentrati nel terziario (in particolare nei servizi alle imprese, con poco meno del 40% del totale e nel com-mercio con quasi il 18%); questa polarizzazione è ancora più alta nella cooperazio-ne superando il 71% del totale, sempre con riferimento soprattutto ai servizi alle imprese, ma con una maggiore articolazione negli altri comparti, con particolare riferimento ai servizi alla persona e all’assistenza sociale. Quest’ultimo ambito di attività è l’unico nel quale numericamente è maggioritaria la forma cooperativa e in maniera significativa, visto che è intorno al 64% delle aziende del comparto.La cooperazione rappresenta poco più del 4% sul piano numerico di questa parte dell’imprenditoria bolognese, pur con qualche differenza tra settore e settore: a esempio, oltre al già citato caso dell’assistenza sociale, nell’agroalimentare si raggiunge il 18% e il 10% nei servizi alle persone.Non cambiano significativamente le percentuali ricordate se il riferimento diven-ta quello del campione delle imprese “consolidate” e cioè con i bilanci 2008-2012.Per quanto riguarda l’occupazione la fonte prescelta è il sistema SMAIL-Union-camere che riporta i dati delle imprese con almeno un addetto, dipendente o in-dipendente, con esclusione dei contratti atipici, con riferimento a quella generata sul territorio provinciale o regionale. Tutti i valori esaminati risultano in crescita per la cooperazione nell’arco del qua-driennio esaminato – nel quale ha saputo manifestare una complessiva superiore tenuta economica e occupazionale rispetto al resto del tessuto imprenditoriale bolognese – e la disaggregazione dei dati per settore evidenzierà ancora meglio il ruolo e il peso raggiunto nell’economia provinciale.
TABELLA 4UNIVERSO IMPRESE, BILANCIO 2012ELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE
Totale SpAe SrL Bologna
Coop Bolognanon associate
Coopassociate
Subtotale
1 Agroalimentare 355 26 52 433
2 Industria in senso stretto
3.878 28 24 3.930
3 Costruzioni 3.045 109 53 3.207
4 Commercio 4.035 51 25 4.111
5 Turismo 955 7 12 974
6 Servizi imprese 8.866 278 155 9.299
7 Credito/Assicurazioni 453 6 2 461
8 Servizi persone 968 48 51 1.067
9 Assistenza sociale 56 45 54 155
TOTALE 22.611 598 428 23.637
98 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
TABELLA 5UNIVERSO IMPRESE, VALORI DI SINTESIELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE/AIDA
Costi personale 2008 2009 2010 2011 2012
SOC. CAPITALI SPA E SRL
" 6.605.393.839 " 6.657.011.245 " 7.010.728.052 " 7.190.169.122 " 7.044.310.147
SOC. COOP BOLOGNA ASSOCIATE
" 1.287.301.4040 " 1.287.709.969 " 1.338.325.021 " 1.406.118.755 " 1.435.210.979
SOC. COOP. BOLO-GNA NON ASSOCIATE
" 120.855.962 " 133.236.215 " 158.962.670 " 164.644.168 " 148.413.939
TOTALE " 8.013.551.205 " 8.077.957.429 " 8.508.015.743 " 8.760.932.045 " 8.627.935.065
Val. produzione 2008 2009 2010 2011 2012
SOC. CAPITALI SPA E SRL
" 54.244.791.655 " 48.055.437.298 " 52.368.541.253 " 54.374.072.645 " 51.994.951.058
SOC. COOP BOLOGNA ASSOCIATE
" 10.368.242.001 " 9.716.031.883 " 10.205.450.593 " 11.452.856.443 " 11.287.278.644
SOC. COOP. BOLO-GNA NON ASSOCIATE
" 731.013.953 " 716.016.688 " 737.766.466 " 706.418.525 " 671.852.681
TOTALE " 65.344.047.609 " 58.487.485.869 " 63.311.758.312 " 66.533.347.613 " 63.954.082.383
Utile netto 2008 2009 2010 2011 2012
SOC. CAPITALI SPA E SRL
" 637.723.490 " 11.795.893 -" 524.729.050 -" 644.493.285 -" 110.700.054
SOC. COOP BOLOGNA ASSOCIATE
" 123.921.101 " 113.200.302 " 100.836.767 " 97.443.228 " 66.514.070
SOC. COOP. BOLO-GNA NON ASSOCIATE
-" 174.838 " 871.198 -" 7.945.192 -" 26.948.160 -" 40.467.171
TOTALE " 761.469.753 " 125.867.393 -" 431.837.475 -" 573.998.217 -" 84.653.155
Patrimonio 2008 2009 2010 2011 2012
SOC. CAPITALI SPA E SRL
" 33.862.147.717 " 35.813.465.158 " 36.725.406.903 " 35.698.579.795 " 38.201.926.276
SOC. COOP BOLOGNA ASSOCIATE
" 4.510.741.321 " 4.690.748.865 " 4.803.433.255 " 4.923.603.053 " 5.005.622.896
SOC. COOP. BOLO-GNA NON ASSOCIATE
" 129.398.240 " 135.862.707 " 132.601.166 " 110.424.070 " 135.635.618
TOTALE " 38.502.287.278 " 40.640.076.730 " 41.661.441.324 " 40.732.606.918 " 43.343.184.790
Investimenti 2008 2009 2010 2011 2012
SOC. CAPITALI SPA E SRL
" 20.149.796.958 " 22.235.168.829 " 23.500.448.590 " 24.140.327.057 " 24.132.316.187
SOC. COOP BOLOGNA ASSOCIATE
" 2.936.716.163 " 3.086.102.334 " 3.178.999.667 " 3.365.440.905 " 3.379.915.411
SOC. COOP. BOLO-GNA NON ASSOCIATE
" 109.914.038 " 126.372.368 " 129.504.998 " 123.954.905 " 121.704.425
TOTALE " 23.196.427.159 " 25.447.643.531 " 26.808.953.255 " 27.629.722.867 " 27.633.936.023
99CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
TABELLA 6IMPRESE CON BILANCI 2008/2012, NUMEROELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE/AIDA
Settori Totale SpA e SrL Bologna
Coop Bolognanon associate
Coopassociate
Sub totale
1 Agroalimentare 211 18 50 279
2 Industria in senso stretto 2.577 7 22 2.606
3 Costruzioni 1.787 39 42 1.868
4 Commercio 2.393 33 23 2.449
5 Turismo 447 6 8 461
6 Servizi imprese 5.670 95 137 5.902
7 Credito/Assicurazioni 246 0 2 248
8 Servizi persone 525 27 40 592
9 Assistenza sociale 31 24 45 100
SUBTOTALE 13.887 249 369 14.505
GLI OCCUPATI
Il calo generalizzato dell’occupazione (-2%) nel periodo giugno 2009-13, che ha interessato tutti i settori a eccezione del turismo, dei servizi alla persona e dell’as-sistenza sociale, in realtà è dovuto agli altri tipi di imprese (con una forte accen-tuazione del trend negativo nell’ultimo anno), perché per le cooperative si segnala una crescita dell’1,6%. Il suo trend è stato positivo fino a metà 2012 e in realtà anche oltre, se prendiamo, come già visto, il solo dato elaborato dall’Alleanza, con riferimento alla propria base associata, che peraltro riporta l’occupazione creata anche fuori dalla provincia.Si ritiene, quindi, vada attribuito alla prima parte del 2013 (finora l’anno più diffi-cile per l’occupazione) il -0.5% riportato da SMAIL per le cooperative.Queste, globalmente, sono arrivate a rappresentare l’11,5% dell’occupazione delle imprese bolognesi al 30 giugno 2013, con punte dell’82% nell’assistenza sociale, o quote comunque superiori significativamente alla media generale come nell’agro-alimentare (19%).Diverse sono le scale di rilevanza dei singoli settori (con conseguenze poi sulle performance di periodo realizzate dalle cooperative e dagli altri tipi di imprese): per gli altri tipi di imprese al primo posto c’è il commercio, con circa un quarto del totale, l’industria, seguito dai servizi alle imprese (oltre il 19%) dalle costruzioni e dall’agroalimentare. Nella cooperazione forte è la polarizzazione sui servizi alle imprese (oltre il 42% del totale), staccatissimi seguono le costruzioni (oltre il 14%, circa la quota stessa rappresentata anche negli altri tipi di imprese) e quindi la cooperazione sociale, l’agroalimentare e i servizi alle persone con la stessa quota, intorno all’8-9%.La disaggregazione degli andamenti occupazionali a livello settoriale evidenza che una reale crescita occupazionale si è concentrata (comunque lungo tutto il
100 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
periodo) nei servizi alle persone (+17%), nell’assistenza sociale (+7,5%)1 e nel com-mercio (poco più del 3%); mentre l’andamento risulta tendenzialmente stazionario (+0,3%) per turismo, servizi alle imprese e industria. In quest’ultimo caso, però, si è invertito il trend negativo negli ultimi due anni, mentre per i servizi alle imprese l’inversione ha altro segno e riguarda l’ultimo anno (-4%).Sensibile è il calo occupazionale nelle costruzioni (-8%), spalmato lungo tutto il periodo così come per l’agroalimentare (-4%). Va, comunque, detto che quest’ul-timo decremento è interamente dovuto alla cooperazione “non aderente”, la cui performance sul piano occupazionale nel periodo esaminato – come vedremo – ha condizionato negativamente i risultati settoriali della cooperazione, con parziale eccezione dei servizi alle imprese.Il calo occupazionale negli altri tipi di imprese a livello settoriale non ha coinvolto il turismo (+12%,), i servizi alla persona (+4,5%) e soprattutto l’assistenza sociale (+19%), il settore, anche in questo caso con il risultato migliore e l’unico, accanto al già citato turismo, superiore a quello della cooperazione. Va detto, però, che nel giugno 2009 (data di inizio della rilevazione) la base occupazionale di partenza era, nell’assistenza sociale, un quinto di quella della cooperazione.Tutti gli altri settori (dalle costruzioni all’industria, all’agroalimentare e anche al commercio) hanno perso addetti e in percentuali superiori a quelli della coo-perazione, tali da determinare sostanzialmente, come a esempio a causa delle costruzioni e dell’industria, la performance complessivamente negativa sul piano occupazionale.
In base all’elaborazione Excelsior-Unioncamere sulle previsioni occupazionali nell’industria e nei servizi per la provincia di Bologna, nel 2013 il 31,6% delle coo-perative aveva previsto di effettuare nuove assunzioni, una percentuale maggiore di quella nazionale e di gran lunga superiore a quella del totale delle imprese a livello provinciale, ferma attorno al 15%. Bologna è al terzo posto dietro a Milano e Roma come valore assoluto e al quarto posto in termini percentuali sul totale delle nuove assunzioni previste, dietro ad altre tre provincie emiliane (Modena, Reggio e Piacenza).Inoltre, le cooperative bolognesi avrebbero assorbito oltre il 21% delle assunzioni ipotizzate in tutta la provincia a livello di lavoratori dipendenti (stagionali e non stagionali, esclusi gli interinali) – quasi il doppio della media nazionale – e meno del 20% per quanto riguardava invece i lavoratori in uscita dal mondo del lavoro. Secondo l’ultima indagine congiunturale predisposta del centro-studi nazionale dell’Alleanza delle Cooperative italiane sui prossimi 4-5 mesi del 2014, si attenua-no le aspettative di deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro e il 14% delle cooperative prevede nuove assunzioni, a fronte del 72% che comunque ipotizza il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.Nelle grandi imprese, sono maggiori le attese di crescita occupazionale, mentre le tensioni su questo fronte sono ancora presenti, invece, tra le PMI.
Un’ultima considerazione che vale soprattutto per il movimento cooperativo organizzato: dalla comparazione dei dati si evince che nelle cooperative la crescita della dimensione economica nel tempo è tendenzialmente parallela e proporzio-nale a quella dell’occupazione.
101CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
TABELLA 7ADDETTI GIUGNO 2009/2013FONTE: SMAIL
Addetti 2009
Addetti2010
Addetti2011
Addetti2012
Addetti2013
TOTALE SRL e SPA
1 Agroalimentare 21.167 20.974 20.822 20.816 20.250
2Industria in senso stretto
100.900 98.914 98.413 97.051 95.810
3 Costruzioni 30.431 29.168 28.784 27.949 27.037
4 Commercio 67.159 66.707 68.177 68.162 66.532
5 Turismo 24.179 25.055 26.228 27.611 27.006
6 Servizi imprese 78.424 77.888 77.977 77.877 76.980
7 Credito/Assicurazioni 21.261 21.067 20.640 20.249 19.878
8 Servizi persone 15.660 15.924 16.341 16.427 16.363
9 Assistenza sociale 1.346 1.375 1.443 1.522 1.608
TOTALE 360.527 357.072 358.825 357.664 351.464
COOPERATIVE BOLOGNA NON ASSOCIATE
1 Agroalimentare 467 248 276 199 159
2Industria in senso stretto
320 293 302 310 318
3 Costruzioni 571 566 393 441 453
4 Commercio 281 292 288 320 441
5 Turismo 122 124 99 83 80
6 Servizi imprese 5.665 5.840 5.723 6.011 5.776
7 Credito/Assicurazioni 497 523 540 543 551
8 Servizi persone 977 952 1.133 1.063 1.088
9 Assistenza sociale 876 820 725 577 561
TOTALE 9.776 9.658 9.479 9.547 9.427
COOPERATIVE BOLOGNA ASSOCIATE
1 Agroalimentare 4.412 4.455 4.583 4.557 4.509
2Industria in senso stretto
4.501 4.554 4.493 4.507 4.518
3 Costruzioni 1.562 1.477 1.520 1.547 1.504
4 Commercio 7.202 7.182 7.255 7.322 7.287
5 Turismo 3.380 3.307 3.470 3.453 3.435
6 Servizi imprese 6.007 6.057 6.140 6.147 5.899
7 Credito/Assicurazioni 1.040 1.030 1.027 1.024 1.021
8 Servizi persone 849 894 882 940 1.041
9 Assistenza sociale 5.932 6.171 6.391 6.594 6.760
TOTALE 34.885 35.127 35.761 36.091 35.974
102 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
Quella di crescere è stata un’opportunità, ma anche una scelta della cooperazio-ne bolognese a livello aziendale, che la caratterizza all’interno sia dell’economia provinciale e sia dello stesso movimento cooperativo un po’ in tutti i settori.La media di addetti per cooperativa è tra le più alte a livello nazionale, oltre 47 unità, e rilevante è il divario rispetto a quella italiana (che è circa di 28) e ancor di più se riferita al totale delle imprese bolognesi. Ed è legata al superiore tasso di longevità delle cooperative sia nei confronti del resto del tessuto imprenditoriale locale e sia all’interno del mondo cooperativo.I dati Unioncamere confermano che le cooperative hanno puntato sistematica-mente sulla crescita dimensionale. Oltre il 60% degli addetti-dipendenti è concen-trato nelle cooperative che hanno almeno venti anni di attività, che, a loro volta, hanno realizzato più del 90% del fatturato complessivo e rappresentano oltre un terzo (è la maggioranza relativa) delle cooperative con dipendenti. E si arriva a superare il 77% del totale degli occupati se la soglia è quella di almeno dieci anni di anzianità operativa.
IL VALORE DELLA PRODUZIONE
Con riferimento alle imprese bolognesi che sono tenute a depositare il bilancio (banca dati AIDA) la cooperazione (al netto delle imprese di capitali controllate) è arrivata a rappresentare circa il 20% del valore totale dei ricavi nel 2012, con punte dell’87% nell’assistenza sociale e del 50% circa nell’agroalimentare, nelle costruzioni – entrambi questi due ultimi settori sono caratteristici dell’econo-mia bolognese – e nel turismo. Nel commercio è intorno al 23% e nei servizi alle imprese si collocano vicino alla media generale, mentre si scende al 10-11% nei servizi alle imprese e al 5% per l’industria.A livello provinciale la quota maggiore di fatturato, poco meno del 40%, è realiz-zata dall’industria, segue il commercio con poco meno del 30%. Gli altri settori sono moto staccati: dai servizi alle imprese (quasi il 15%), alle costruzioni (7-8%), all’agroalimentare (5%), ai restanti comparti del terziario che non arrivano al 4%.Nella cooperazione le quote sono maggiormente distribuite: il settore maggiori-tario si conferma il commercio, con quasi il 35% del valore di tutta la produzione cooperativa, grazie a una crescita regolare durante tutti gli ultimi quattro anni in esame. Alle sue spalle restano le costruzioni, scese però al 20% (con una ripresa, dopo il 2009, che pare, però, essersi già fermata nel 2012), i servizi alle imprese al 14% (perdono anch’essi due punti percentuali, in particolare nell’ultimo anno, peraltro a causa della cooperazione “non aderente”), l’agroalimentare, che si avvicina a questa quota grazie a una crescita regolare con un’accelerazione nei due ultimi anni, e l’industria (10%), con un lieve calo della quota rappresentata per lo stop dell’ultimo anno, ma comunque in crescita rispetto all’anno peggiore, il 2009. Gli altri settori cooperativi (turismo, assistenza sociale, servizi alla persona e credito/assicurazioni2) sono arrivati a rappresentare il 7% (quasi il doppio del contributo dei rispettivi ambiti di attività al consolidato delle imprese bolognesi)
103CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
grazie in particolare, come vedremo, alla crescita della cooperazione sociale.Nell’arco 2008-2012 la cooperazione bolognese si è distinta nei confronti del resto del sistema imprenditoriale bolognese. Il fatturato complessivo è cresciuto del 12% (che, come vedremo, sale di oltre un punto per le cooperative dell’Alleanza), a fronte di un calo del 4% delle imprese di capitali. Per le prime le performance di periodo sono positive in tutti i settori, anche se molto circoscritte (poco più di un punto percentuale,) in quelli che maggiormente hanno sopportato la crisi come l’industria e le costruzioni (che invece è in calo a livello di imprese di capitali), e tutte significativamente superiori come valori al resto delle imprese. Queste ultime risultano in crescita solo nell’industria, nei servizi alla persona e nell’assistenza sociale. Occorre, però, aggiungere, che nel 2012 si registra un’inversione di tendenza (seppur molto circoscritta) e compare il segno “meno“ anche nel consolidato cooperativo a causa del calo che ha colpito tutta la cooperazione di lavoro: industria, servizi alle imprese e in particolare le costruzioni con il riacutizzarsi della crisi.La comparazione settore per settore evidenzia sempre performance decisamente migliori per la cooperazione rispetto alle altre imprese, in particolare nel com-mercio (grazie alla grande distribuzione), nell’agroalimentare e nei servizi alle imprese.Il tasso di sviluppo maggiore si è registrato nell’assistenza sociale (avviene la stessa cosa anche per le società di capitali), quasi del 50%, e resta comunque a due cifre negli altri settori, a eccezione dei servizi alle imprese, dell’industria e delle costruzioni, nei quali oscilla tra poco più del 2 e l’1,3% (ma per tutta l’imprendito-ria sono i settori nei quali più forte si è sentita e si continua a sentire la crisi).Importanti conferme delle analisi fatte vengono dalla comparazione dei dati rife-rita al campione di imprese con bilanci 2008/12, che abbiamo definito quelle più “consolidate”; rappresentano oltre il 93% del totale del fatturato delle imprese di capitali bolognesi e quasi il 99% di quello cooperativo, segno evidente del mag-gior peso economico comparato che le aziende più consolidate hanno sull’intera cooperazione.Il campione mostra un trend di periodo migliore rispetto al dato generale, risul-tando sostanzialmente stazionario, per le imprese di capitali (mentre la crescita è maggiore di un punto per la cooperazione), segno evidente che le maggiori diffi-coltà economiche si siano manifestate nel tessuto imprenditoriale più giovane che incide di più, peraltro, come presenza rispetto a quello cooperativo.Questa migliore situazione per le imprese di capitali “consolidate” rispetto al rispettivo totale si evidenzia a livello settoriale – pur rimanendo le performan-ce comparate sempre favorevoli alle cooperative (fatta eccezione dell’industria, stazionaria per la cooperazione) – in crescita risultano il commercio, l’industria, l’agroalimentare e l’assistenza sociale. Gli altri settori sono in calo (in controten-denza con il dato dell’universo delle imprese per quanto riguarda i servizi alle im-prese), soprattutto le costruzioni, che, con un decremento del 30%, peggiorano il dato riferito al totale delle aziende ed evidenziano il maggior scarto nei confronti delle cooperative che invece sono cresciute (+4%). In ogni caso, sono sempre maggiori i tassi di sviluppo in ogni settore delle coope-rative “consolidate” rispetto a quelle di più recente avviamento, in particolare con riferimento al commercio, all’agroalimentare e ai servizi alle persone.
104 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
TABELLA 8VALORE DELLA PRODUZIONE 2008/2012ELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE/AIDA
Somma di tot val della produzione
eur 2012
Somma di tot val della produzione
eur 2011
Somma di tot val della produzione
eur 2010
Somma di tot val della produzione
eur 2009
Somma di tot val della produzione
eur 2008
TOTALE SOC.CAP. BOLOGNA
1 Agroalimentare 1.606.103.440 1.619.937.515 1.499.773.512 1.499.121.633 1.609.334.692
2Industria in senso stretto
22.700.459.382 22.339.983.641 19.880.978.252 18.052.732.686 21.343.863.246
3 Costruzioni 2.032.914.444 2.322.097.455 2.341.379.167 2.468.934.086 3.040.629.215
4 Commercio 13.237.758.342 14.025.904.694 13.509.740.352 12.337.559.353 12.997.662.006
5 Turismo 397.125.864 410.014.055 399.646.577 408.500.619 391.853.366
6 Servizi imprese 6.883.144.561 7.451.148.661 7.578.311.546 7.026.336.012 7.666.781.191
7 Credito/Assicurazioni 222.060.999 220.929.211 216.817.569 254.065.925 641.938.534
8 Servizi persone 608.972.122 641.051.891 664.789.757 624.479.104 648.047.417
9 Assistenza sociale 41.508.602 39.751.434 39.095.280 38.067.081 36.425.319
SUBTOTALE 47.730.047.756 49.070.818.557 46.130.532.012 42.709.796.499 48.376.534.986
COOPERATIVE BOLOGNA NON ASSOCIATE
1 Agroalimentare 13.730.911 14.504.851 14.493.795 13.638.916 12.422.178
2Industria in senso stretto
5.924.650 6.126.840 6.856.000 6.921.996 7.091.961
3 Costruzioni 41.617.235 39.931.207 55.228.444 53.343.049 65.295.978
4 Commercio 308.087.921 250.293.296 216.523.997 209.505.299 216.200.440
5 Turismo 1.243.843 1.582.838 2.335.806 2.161.082 729.167
6 Servizi imprese 178.718.081 181.332.875 175.662.567 163.581.282 183.565.182
7 Credito/Assicurazioni 0 0 0 0 0
8 Servizi persone 12.088.672 11.406.604 10.560.323 10.647.714 11.246.903
9 Assistenza sociale 20.987.963 20.960.630 20.136.528 18.426.808 18.404.599
SUBTOTALE 582.399.276 526.139.141 501.797.460 478.226.146 514.956.408
COOPERATIVE BOLOGNA ASSOCIATE
1 Agroalimentare 1.677.359.581 1.621.885.616 1.414.773.907 1.430.966.841 1.386.439.192
2Industria in senso stretto
1.184.746.493 1.243.252.164 1.078.637.279 976.068.318 1.285.951.706
3 Costruzioni 2.236.180.967 2.592.325.821 2.062.243.995 1.989.316.948 2.467.105.985
4 Commercio 3.854.681.884 3.739.272.786 3.488.716.032 3.217.606.492 3.164.940.059
5 Turismo 448.232.954 432.649.213 401.845.487 383.155.356 384.775.555
6 Servizi imprese 1.496.785.775 1.465.650.109 1.442.142.828 1.423.611.088 1.430.631.461
7 Credito/Assicurazioni 23.799.586 23.295.011 4.943.833 4.407.595 4.908.499
8 Servizi persone 73.738.995 71.210.502 66.408.233 61.862.779 55.785.079
9 Assistenza sociale 262.780.853 236.808.384 217.689.349 206.426.911 173.899.446
SUBTOTALE 11.258.307.088 11.426.349.606 10.177.400.943 9.693.422.328 10.354.436.982
TOTALE 59.570.754.120 61.023.307.304 56.809.730.415 52.881.444.973 59.245.928.376
105CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
Anche nel caso di questo campione, però, valgono le considerazioni fatte per il totale delle imprese con riferimento all’inversione di tendenza del 2012.In termini di fatturato aziendale, sono decisamente molto più grandi, come media, le cooperative, con quasi 19 milioni di euro (indipendentemente dalla base-dati usata, ma, come vedremo, con una cifra decisamente più alta per le cooperative associate all’Alleanza) rispetto ai 3,2 milioni delle imprese di capitali (che diventa-no 4 milioni per quelle consolidate) e ciò risulta ancora più evidente nei principali settori economici, dal commercio alle costruzioni, all’industria e all’agroalimentare.Questi dati, ma la considerazione vale per tutti i valori economici analizzati, in re-altà, come si vedrà, risultano parzialmente ridimensionati dalla componente delle cooperative non aderenti, che mediamente hanno sempre ottenuto performance inferiori alle cooperative aderenti all’Alleanza.
0
20
40
60
80
100
120
2008 2009 2010 2011 2012
100 100 100
8894 93
84
92 9085
102
92
84
111106
SOC. CAPITALISPA E SRL
SOC. COOP. BOLOGNAASSOCIATE
SOC. COOP. BOLOGNANON ASSOCIATE
GRAFICO 15Valore della produzione, 2008/2012
ELABORAZIONE SU FONTE AIDA UNIONCAMERE
GLI UTILI
Anche sul piano degli utili realizzati il confronto è positivo per le cooperative nei confronti delle società di capitali, che, nel periodo in esame, hanno chiuso come aggregato in perdita i bilanci negli ultimi tre anni. In realtà, i dati sono condizionati negativamente per entrambe le componenti dai risultati delle aziende con al massimo quattro anni di attività certificata (nuove nate o cessazioni di attività). Infatti, per le imprese di capitali “consolidate” la perdita complessiva è pari a un terzo rispetto a quella registrata per l’universo
106 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
delle imprese e per le cooperative del campione gli utili sono quantitativamente superiori a quelli di tutte le cooperative (516 milioni di euro rispetto a 454), segno che la componente non consolidata ha anch’essa chiuso in perdita il suo bilancio complessivo e ciò è accaduto per tutti i cinque anni rilevati. Morde la crisi, quindi anche per il mondo cooperativo e le sue difficoltà si aggiungono a quelle dello start up. Circa il 40% delle cooperative nate dal 2009 ha chiuso il bilancio del 2012 in perdita.
A livello settoriale, i risultati migliori nel 2012 si sono registrati nel commer-cio (47% del totale degli utili delle cooperative, quota prevalente in ognuno dei cinque anni esaminati), nell’agroalimentare (29%, unico settore con un costante trend crescente lungo tutto il periodo, ma partendo dal dato negativo del 2008), nell’industria (oltre il 15%, con il maggior calo degli utili rispetto al 2008) e anche nel turismo (6%) tenendo conto delle sue dimensioni. I servizi alle imprese, pur con risultati minori, hanno comunque sempre chiuso in utile ogni anno l’ipotetico bilancio consolidato.In rosso risultano i bilanci – soprattutto – delle costruzioni (dato comunque dimezzato rispetto al 2011 e globalmente dovuto alla cooperazione “non aderente” e comunque a quella non consolidata), i servizi alla persona e l’assistenza sociale, pur se per cifre contenute in entrambi i casi e con andamenti alterni negli anni precedenti.
Tra le imprese di capitali solo l’industria e l’agroalimentare hanno chiuso l’ultimo anno di bilancio (e i due precedenti) in utile e il commercio ha limitato le perdite al 2012 nel corso degli ultimi quattro anni. In ogni caso, l’indagine campionaria conferma che i risultati migliori sono stati ottenuti in tutti i settori dalle imprese con maggiore anzianità operativa.
Le cooperative sacrificano gli utili (quasi dimezzati dal 2008 e in particolare, rispetto al 2011, ridotti del 40%), ma garantiscono la tenuta occupazionale, come abbiamo visto, e continuano a costituire un bacino prezioso di nuove opportunità di lavoro e di accumulo di risorse destinate agli investimenti e allo sviluppo.Sulla base di un’ipotetica classifica relativa alla dimensione economica delle im-prese bolognesi, tra quelle che hanno realizzato almeno 10 milioni di fatturato (ol-tre 800), solo il 7% delle aziende che hanno chiuso il bilancio in perdita (sono poco meno di un quarto del totale) è una cooperativa o una società di capitale da essa controllata. E questo gruppo non arriva al 14% all’interno del mondo cooperativo, nella maggior parte dei casi si tratta di aziende costituite negli ultimi anni.In generale, dalla banca-dati AIDA-Bureau Van Dijk sulle imprese emerge che poco meno del 48% delle cooperative bolognesi ha chiuso il bilancio in utile nel 2012, realizzando, però, il 90% dell’intero fatturato della cooperazione. In proposi-to, quel 38% di cooperative in perdita rappresenta solo l’8% del fatturato. Si tratta, per lo più, anche in questo caso, di aziende con pochi anni di attività alle spalle e/o attive nel settore edilizio.
107CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
TABELLA 9UTILE NETTO 2008/2012ELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE/AIDA
Somma Di Utile Netto EUR 2012
Somma Di Utile Netto EUR 2011
Somma Di Utile Netto EUR 2010
Somma Di Utile Netto EUR 2009
Somma Di Utile Netto EUR 2008
TOTALE SOC.CAP. BOLOGNA
1 Agroalimentare 25.575.780 21.012.714 29.399.196 20.269.153 - 1.017.431
2Industria in senso stretto
222.057.340 280.176.674 275.662.865 - 171.545.426 95.380.567
3 Costruzioni - 93.433.410 - 36.724.030 - 35.208.503 23.599.469 89.715.607
4 Commercio - 5.951.458 111.375.886 116.280.589 59.404.586 101.571.578
5 Turismo - 28.708.182 - 10.032.981 - 14.780.148 - 4.975.794 - 15.271.500
6 Servizi imprese - 395.446.987 - 435.111.322 - 446.083.280 89.972.125 348.523.702
7 Credito/Assicurazioni 245.953.286 - 380.607.379 - 15.047.968 170.219.445 287.973.310
8 Servizi persone 665.430 10.270.772 3.455.078 - 1.519.344 13.968.185
9 Assistenza sociale - 217.942 - 665.375 300.481 160.523 1.757.441
SUBTOTALE - 29.506.143 - 440.305.041 - 86.021.690 185.584.737 922.601.459
COOPERATIVE BOLOGNA NON ASSOCIATE
1 Agroalimentare - 603.749 - 320.461 - 300.699 - 76.900 - 4.077.971
2Industria in senso stretto
- 784.360 - 276.917 - 62.686 - 52.077 - 177.049
3 Costruzioni - 4.298.984 - 4.280.397 - 53.522 135.304 984.707
4 Commercio - 3.407.078 11.206.325 - 104.213 1.139.846 937.422
5 Turismo - 25.617 - 66.286 - 293.301 18.630 - 50.269
6 Servizi imprese 262.223 289.672 806.769 3.252.545 3.230.321
7 Credito/Assicurazioni - 31.564 - 39.854 0 0 0
8 Servizi persone - 2.173.551 - 676.048 - 2.276.877 - 635.676 - 515.405
9 Assistenza sociale - 164.742 - 212.478 82.089 - 104.333 - 2.064.681
SUBTOTALE - 11.227.422 5.623.556 - 2.202.440 3.677.339 - 1.732.925
COOPERATIVE BOLOGNA ASSOCIATE
1 Agroalimentare 19.083.770 17.457.890 14.726.706 11.774.007 - 2.002.719
2Industria in senso stretto
10.245.990 25.667.239 19.748.160 23.919.112 35.368.568
3 Costruzioni 6.581.935 15.300.782 13.027.894 14.801.823 44.264.161
4 Commercio 31.147.202 21.256.056 32.457.999 37.769.478 23.473.028
5 Turismo 4.149.145 7.012.923 7.341.331 6.693.851 6.887.418
6 Servizi imprese 3.567.448 10.860.211 16.893.431 17.697.886 16.962.565
7 Credito/Assicurazioni - 15.782 - 19.927 4.158 40 39.079
8 Servizi persone - 456.952 527.232 - 838.266 49.594 - 17.466
9 Assistenza sociale - 108.290 847.572 258.772 785.208 - 774.410
SUBTOTALE 74.194.466 98.909.978 103.620.185 113.490.999 124.200.224
TOTALE 33.460.901 - 335.771.507 15.396.055 302.753.075 1.045.068.758
108 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
IL PATRIMONIO
Il processo di maggiore consolidamento organizzativo ed economico del tessuto im-prenditoriale provinciale si deve anche al processo di crescente patrimonializzazio-ne delle aziende, in particolare quelle cooperative. Queste ultime, nel 2012, rappre-sentando poco più del 4% delle imprese, detengono quasi il 12% del patrimonio netto delle imprese bolognesi (che aumenta di quasi un punto percentuale per quanto riguarda il campione delle imprese “consolidate”), con un trend positivo in tutto il quadriennio esaminato e un incremento di poco meno dell’11% rispetto al 2008 e in tutti i settori, in particolare nell’agroalimentare e nella grande distribuzione.La crescita resta più bassa di circa 2 punti percentuali rispetto a quella delle società di capitali, che, d’altra parte, hanno avuto un forte ripresa nell’ultimo anno, dopo il calo registrato nel 2011. In realtà, questa crescita superiore è tutta dovuta alle nuove imprese entrate in attività dopo il 2008 (il cui apporto è decisamente più rilevante per tutti i valori economici esaminati rispetto a quello delle nuove cooperative), perché l’incremento nei quattro anni relativo al campione delle imprese “consolidate” scende al 10,6%, mentre per le cooperative sale all’11,4%.Occorre, poi, ricordare, in ogni caso, che ben differente era la base di partenza. La comparazione con i dati di partenza (2008), con riferimento alle imprese di capitali evidenzia la superiore capitalizzazione media delle cooperative e in tutti i settori, a eccezione dei servizi sociali. Il dato riferito all’universo del tessuto im-prenditoriale vede un patrimonio netto aziendale di 5 milioni di euro rispetto ad 1,7 milioni degli altri tipi di imprese.
Per l’analisi del trend di periodo si ritiene maggiormente pregnante il dato riferito al campione delle imprese per cui si dispone degli ultimi quattro anni di bilancio perché consente di comparare dati più omogenei: la capitalizzazione media delle cooperative è passata da 7,5 milioni di euro a 8,3 milioni, mentre per le società di capitali la crescita è stata da 2,3 milioni a 2,5 milioni.Prima di passare alla disaggregazione dei dati per settore, si può già anticipare che sembrerebbe smentita la tesi per cui il modello cooperativo avrebbe gap congeniti nell’accumulazione di risorse finanziarie proprie, anche con riferimento alle attività industriali. Nella realtà – nelle cooperative così come negli altri tipi di imprese più strutturate – la diffusione, la dimensione e il successo dei processi di capitalizzazio-ne dipendono, più che dai modelli societari, dalle scelte aziendali, della classe diri-gente e dei soci, nonché dalle dimensioni imprenditoriali raggiunti e dalle opzioni e dai vincoli di mercato e della concorrenza.Da sottolineare è il fatto che un più forte processo comparato di patrimonializzazio-ne da parte delle cooperative ha avuto senza dubbio origine negli anni precedenti alla crisi.È il frutto di un’accumulazione alla quale è stata destinata una quota sempre più importante della ricchezza prodotta e non distribuita, a tutto vantaggio delle imprese cooperative stesse, delle future generazioni, della comunità e del territorio in cui sono incardinate indissolubilmente e per il loro sviluppo nel tempo. È una strategia congenita alla natura stessa della cooperativa, alla centralità del rapporto mutualistico, al forte rapporto con il territorio e al patto intergenerazionale che è
109CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
alla sua base; il profitto resta strumentale e destinato agli obiettivi di sviluppo della cooperativa e alla sua capacità di continuare a dare nel tempo una risposta sempre più qualificata ai bisogni dei suoi soci. E i dati sugli investimenti lo confermeranno.Tra le società di capitali quasi l’85% del valore del patrimonio è concentrato, in parti quasi equivalenti, in tre settori: prima di tutto servizi alle imprese e industria e poi credito e assicurazioni.
In ambito cooperativo, la patrimonializzazione risulta più “spalmata” e i primi tre settori, in questo caso ancora più equilibrati tra di loro, raggiungono i due terzi degli oltre 5 miliardi di euro totali e sono, nell’ordine, l’industria, il commercio3 e i servizi alle imprese. Seguono le costruzioni (16,2%, settore che tra le società di capitali si pone alle spalle anche del commercio) e l’agroalimentare (14%, mentre tra le società di capitali non arriva al 2%) Il restante poco più del 4% della capitalizzazione coope-rativa è soprattutto concentrato nel turismo.Interessante è la comparazione all’interno dei singoli settori, perché permette di evi-denziare maggiormente il fatto che il processo di patrimonializzazione aziendale è stato avviato da tempo e con successo nelle attività in cui è maggiormente richiesto per il livello degli investimenti necessari e il tipo di mercato in cui si opera, come a esempio quelle di carattere industriale e su larga scala, anche in comparti considera-ti capital intensive.
Emblematico è il caso del settore agroalimentare, che rappresenta l’unico settore in cui la cooperazione, che ha un terzo delle imprese rispetto a quelle di capitale, con un valore assoluto del patrimonio netto della cooperazione di poco più di 700 milioni di euro, è arrivato allo stesso livello di quello delle società di capitali. E, se il riferimento diventano le imprese con almeno quattro anni di bilancio4 (le “consoli-date”), detiene la maggioranza assoluta del valore della capitalizzazione del settore. Conseguentemente, la media aziendale è decisamente più alta: 9 milioni di euro nelle cooperative rispetto a 3,3 nelle società di capitali.Questo risultato parte da lontano e nel quadriennio 2008-12 ha potuto contare su un tasso di crescita di oltre il 25%.È la conferma anche di un cambio di rotta, peraltro maturato da tempo, parallelamente all’accelerazione del processo di “industrializzazione” della cooperazione agricola, per cui gli investimenti – sostanzialmente da autofinanziare – si spostano inevitabilmente dalle aziende dei produttori alle cooperative e ai loro consorzi. Non è ancora così in tutto il Paese, ma nelle aree avanzate dell’Emilia-Romagna si può riscontrare sempre più spesso.
Nelle costruzioni la quota detenuta dalla cooperazione è di un terzo del totale (+3,8% la performance nel periodo in esame) e supera il 30% nel commercio (+18%), ma la media aziendale è rispettivamente di 5 milioni di euro e di 15,6 a fronte di 0,6 e 0,7 nelle società di capitali, il cui tasso di crescita nel quadriennio è stata rispetti-vamente di poco meno del 12% e di oltre il 22%.
Nell’industria le cooperative rappresentano il 10% (+3,6% nel periodo, ma continua a rappresentare il settore più capitalizzato)5, con una media aziendale di 22 milioni di euro; decisamente più alto è stato il trend di crescita delle società di capitali, con
110 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
oltre il 22%, ma a fronte di una capitalizzazione media aziendale che resta, nel 2012, altrettanto più bassa, poco oltre i due milioni di euro.I servizi alle imprese e alle persone sono gli unici settori cooperativi sotto la media (generale) in termini di patrimonializzazione; rappresentano rispettivamente l’8% e il 3% del totale settoriale, con incrementi nel quadriennio rispettivamente di 8,3% e di +12,5%, a fronte rispettivamente di un calo del 7,5% (inversione del trend di crescita negli ultimi due anni) e di un aumento del 30,6% da parte delle imprese di capitali. Il dato inferiore alla media è ancora più evidente a livello aziendale: 2,4 milioni di euro per cooperativa nei servizi alle imprese e 0,14 milioni in quelli alla persona, ma nel primo caso è comunque superiore (seppur in termini più contenuti rispetto ai precedenti settori) a quella delle imprese di capitali che è di 1,3 milioni di euro per azienda6. Il confronto è, invece, favorevole per queste ultime nei servizi alla perso-na, essendo la loro media aziendale attorno a 0,44 milioni di euro, ancor più grazie alla performance dell’ultimo quadriennio.
Infine, per quanto riguarda l’assistenza sociale, che, in generale, come valori assoluti e come media aziendale (ad eccezione, in questo caso, dei servizi alla persona), è il settore che meno contribuisce al processo di capitalizzazione, la cooperazione (quella sociale) rappresenta quasi il 43% del totale, con una crescita, nel periodo 2008-12, di quasi il 9% (quasi due punti percentuali superiore a quella delle società di capitale), ma quel dato percentuale è sostanzialmente dovuto al maggior numero di unità attive rispetto alle imprese di capitali, visto che il confronto in termini di media aziendale resta ancora decisamente a favore di queste ultime: 1,4 milioni di euro rispetto a 0,36 delle cooperative.
Gli ultimi due settori citati sono, forse, gli unici in cui il minor livello comparato di patrimonializzazione aziendale per le cooperative è conseguente sia a una minore necessità in proposito per il tipo di attività prevalentemente svolte, sia alla circo-scritta anzianità operativa e sia a una più lenta maturazione di una specifica cultura aziendale in proposito.
In definitiva, si può certo dire che il modello cooperativo conferma, anche a livello settoriale, di non avere limiti intrinsecamente legati alla sua natura e finalità nel ca-pitalizzare l’azienda e anzi, per le sue finalità ed lo specifico regime fiscale sull’utiliz-zo (e sui vincoli) degli avanzi di gestione può essere in grado di indirizzarli maggior-mente verso lo sviluppo dell’impresa e di valorizzare di più e meglio il processo di autofinanziamento.Inoltre,anche negli anni della crisi, la cooperazione è stata in grado di continua-re con successo l’azione tesa a colmare i ritardi precedentemente accumulati in termini di patrimonializzazione aziendale, anche grazie ai paralleli processi di integrazione e concentrazione portati avanti nei settori maggiormente soggetti alla concorrenza e all’internazionalizzazione dei mercati.
111CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
TABELLA 10PATRIMONIO 2008/2012ELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE/AIDA
Somma di Patrimonio Netto EUR
2012
Somma di Patrimonio Netto EUR
2011
Somma di Patrimonio Netto EUR
2010
Somma di Patrimonio Netto EUR
2009
Somma di Patrimonio Netto EUR
2008
TOTALE SOC.CAP. BOLOGNA
1 Agroalimentare 674.782.451 637.283.319 616.860.559 612.788.276 624.458.706
2Industria in senso stretto
10.030.878.204 8.759.275.715 8.571.916.222 8.315.597.953 7.724.287.132
3 Costruzioni 1.598.209.598 1.617.686.769 1.470.353.112 1.484.556.877 1.392.029.214
4 Commercio 2.594.276.583 2.649.600.511 2.520.373.684 2.366.386.875 2.122.525.734
5 Turismo 221.773.842 246.058.338 221.224.038 225.041.736 217.559.740
6 Servizi imprese 10.515.818.626 10.554.723.263 11.880.370.508 12.237.364.606 11.948.400.683
7 Credito/Assicurazioni 9.084.939.452 7.436.239.011 7.968.399.962 7.605.747.994 7.395.692.550
8 Servizi persone 372.830.369 346.040.732 335.460.185 319.007.719 314.724.531
9 Assistenza sociale 45.369.531 43.708.782 42.955.335 42.288.058 42.241.892
SUBTOTALE 35.138.878.656 32.290.616.440 33.627.913.605 33.208.780.094 31.781.920.182
COOPERATIVE BOLOGNA NON ASSOCIATE
1 Agroalimentare 292.358 852.712 1.168.245 1.470.880 1.458.306
2Industria in senso stretto
- 514.146 269.052 509.494 577.548 586.936
3 Costruzioni 3.979.940 8.061.251 12.214.813 12.044.276 11.778.249
4 Commercio 86.010.210 61.189.879 49.933.910 49.708.012 48.607.020
5 Turismo - 142.515 - 105.888 - 86.992 210.063 160.474
6 Servizi imprese 45.356.862 44.497.526 44.159.085 43.044.820 39.437.763
7 Credito/Assicurazioni " 00 " 0 " 0 " 0 " 0
8 Servizi persone 106.693 843.846 987.058 1.108.269 1.141.698
9 Assistenza sociale 4.576.641 4.516.800 4.569.318 4.491.454 4.561.152
SUBTOTALE 139.666.043 120.125.178 113.454.931 112.655.322 107.731.598
COOPERATIVE BOLOGNA ASSOCIATE
1 Agroalimentare 701.809.770 679.398.813 653.962.348 624.647.559 557.763.383
2Industria in senso stretto
1.155.058.393 1.156.484.210 1.141.652.490 1.133.179.515 1.115.609.844
3 Costruzioni 810.845.759 802.024.818 769.633.975 763.097.480 752.001.432
4 Commercio 1.103.905.732 1.055.757.998 1.032.258.261 999.734.769 961.313.933
5 Turismo 178.368.756 174.619.168 167.941.105 160.824.162 154.492.019
6 Servizi imprese 1.004.931.895 998.861.817 986.231.430 962.342.768 924.422.883
7 Credito/Assicurazioni 5.816.595 5.075.587 6.032.247 5.533.154 5.227.972
8 Servizi persone 12.892.160 12.752.926 11.714.375 11.552.627 10.520.157
9 Assistenza sociale 29.182.967 28.404.973 26.600.737 27.485.223 27.328.599
SUBTOTALE 5.002.812.027 4.913.380.310 4.796.026.968 4.688.397.257 4.508.680.222
TOTALE 40.281.356.726 37.324.121.928 38.537.395.504 38.009.832.673 36.398.332.002
112 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
0
30
60
90
120
150
2008 2009 2010 2011 2012
100 100 100104 104 105 106 106
105102
109112 111 111
130
GRAFICO 16Patrimonio, 2008/2012
ELABORAZIONE SU FONTE AIDA UNIONCAMERE
SOC. CAPITALISPA E SRL
SOC. COOP. BOLOGNAASSOCIATE
SOC. COOP. BOLOGNANON ASSOCIATE
GLI INVESTIMENTI
Con oltre 3,5 miliardi di euro le cooperative rappresentano, nel 2012, quasi il 13% de-gli investimenti fatti dalle imprese private, con una crescita del 15% rispetto al 2008 (positiva per tutti gli anni), minore di quella registrata dalle società di capitali, che è stata superiore al 19%, in entrambi i casi con un rallentamento nell’ultimo anno. Mediamente, però, finora le cooperative hanno investito il triplo di quanto fatto dalle società di capitali: 3,4 milioni di euro rispetto a uno e si sale rispettivamente a 5,6 milioni e a 1,5 milioni, se il riferimento è il campione delle imprese di capitali. Si evidenzia, così, chiaramente qual è stato uno degli scopi primari delle politiche perseguite, in particolare negli anni precedenti alla crisi, di valorizzazione degli utili aziendali e di promozione della capitalizzazione aziendale.Di converso, però, se ne deduce una minore capacità di investimenti, conseguente a una inferiore patrimonializzazione, delle cooperative di più recente costituzione (dal 2008-9 in poi) rispetto alle imprese di capitali della stessa fascia di anzianità operativa.La politica degli investimenti nel mondo cooperativo ha significativamente coinvolto praticamente tutti i settori e con maggior equilibrio rispetto a quella di patrimonializzazione.I dati disaggregati confermano la maggior attitudine rivelata dalle cooperative (una volta consolidatesi) agli investimenti, con dati medi aziendali significati-vamente più alti rispetto alle società di capitali in tutti i settori, a eccezione dei servizi alla persona e dell’assistenza sociale.
113CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
Al primo posto si trova il commercio (in particolare la grande distribuzione) con il 24% del totale (e il 37,5% degli investimenti del settore) e un tasso di incremento leggermente inferiore alla media generale (+12%). È seguito a breve distanza dai servizi alle imprese (poco meno del 23%) e quindi dall’agroalimentare (20,5%), che conferma il protagonismo del modello cooperativo. A quest’ultimo si deve il 44% degli investimenti nel settore, con una media aziendale superiore ai 9 milioni di euro (rispetto a 2,6 milioni che rappresentano il dato settoriale più alto per le società di capitali) e che mette a segno anche l’incremento maggiore nel quadrien-nio in esame, +37%, davanti alla cooperazione sociale che è cresciuta di un terzo e che, pur partendo da valori tra i più bassi, rappresenta il settore con la massima incidenza delle cooperative sul valore complessivo degli investimenti, il 47%, poco meno della metà del totale settoriale.Al quarto posto per valore degli investimenti troviamo l’industria, con il 17%, settore nel quale la cooperazione rappresenta però solo poco più del 6% del totale degli investimenti, che sono aumentati del 9% negli anni della crisi, il valore più basso dopo le costruzioni, anch’esse tra le più colpite in proposito.Tiene, nonostante la crisi, quest’ultimo settore (che rappresenta l’8,5% in ambito cooperativo), nel quale alle cooperative si deve il 21% degli investimenti. ma la crescita è stata limitata al 2% nel periodo esaminato e la media aziendale, 1,8 mi-lioni di euro, seppure migliore (per gli altri tipi di imprese non arriva ai 500.000 euro), è significativamente al di sotto di quella generale. È la stessa anche nei servizi alle imprese, comparto nel quale, però, la cooperazione rappresenta il 9% e ogni società di capitali ha investito quasi un milione di euro. La media aziendale più alta in assoluto, con 11,6 milioni di euro per cooperativa, si registra nell’industria (a fronte di 2,6 milioni, la più alta tra le società di capitale, la stessa dell’agroalimentare), seguita dal commercio con 11 milioni e dove si registra il maggior scarto nei confronti delle imprese di capitali, a quota 0,55.Tra le imprese di capitali maggiore è la concentrazione degli investimenti in pochi settori, i primi due, industria (38%) e servizi alle imprese, quasi equivalenti come quota, se sommati raggiungono i tre quarti del totale. Seguono, staccatissimi, il commercio (9,5%) e le costruzioni con il 6% del valore totale degli investimenti; marginale è il ruolo dell’agroalimentare con circa il 4%.Servizi sociali e assistenza sociale, infine, assorbono più o meno la stessa quota degli investimenti, attorno al 3%, sia tra le cooperative e sia tra le imprese di capitali.
Nelle costruzioni, alle cooperative si deve il 21% degli investimenti nel settore, La media aziendale più alta in assoluto, con 11,6 milioni di euro per cooperativa, si registra nell’industria, Significativo è il dato del turismo, con poco meno del 28% degli investimenti settoriali (incrementatisi di quasi un quarto) e 8 milioni di euro per ogni cooperativa.
Infine, l’unico settore in cui, seppur di poco, la media aziendale risulta più alta nelle società di capitali è quello dei servizi alla persona (0, 54 milioni di euro rispetto a 0,3) che con l’assistenza sociale, rappresentano anche quelli con i valori più bassi in ambito cooperativo (0,7 milioni di euro in quest’ultimo caso) e comun-que tra i più bassi anche tra le società di capitali.
114 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
TABELLA 11 AINVESTIMENTI 2008/2012ELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE/AIDA
Totaleinvestimenti
EUR 2012
Totaleinvestimenti
EUR 2011
Totaleinvestimenti
EUR 2010
Totaleinvestimenti
EUR 2009
Totaleinvestimenti
EUR 2008
TOTALE SOC.CAP. BOLOGNA
2Industria in senso stretto
8.370.576.767 8.247.490.380 8.067.778.801 7.982.149.129 6.807.600.212
3 Costruzioni 1.309.225.858 1.316.596.666 1.148.200.812 1.099.679.428 971.753.751
4 Commercio 2.063.628.926 2.091.450.986 1.951.245.728 1.952.842.721 1.690.571.986
5 Turismo 508.644.221 525.000.631 494.979.875 488.274.527 494.451.372
6 Servizi imprese 7.797.342.147 8.041.690.756 7.904.747.970 7.378.668.447 7.016.919.767
7 Credito/Assicurazioni 392.097.187 352.708.494 331.207.492 289.374.749 325.952.979
8 Servizi persone 471.007.006 503.161.709 467.159.905 472.350.784 441.782.105
9 Assistenza sociale 69.875.481 62.039.203 61.203.729 62.398.019 63.693.749
SUBTOTALE 21.762.835.984 21.881.455.823 21.166.972.862 20.445.902.466 18.519.742.100
COOPERATIVE BOLOGNA NON ASSOCIATE
1 Agroalimentare 4.037.558 3.495.049 3.046.941 3.093.602 2.964.102
2Industria in senso stretto
1.024.369 1.077.965 1.006.139 1.357.564 1.307.679
3 Costruzioni 7.092.957 7.312.772 7.758.608 8.973.170 7.583.489
4 Commercio 60.215.681 44.925.628 45.880.623 46.378.929 42.894.669
5 Turismo 640.033 690.997 699.206 676.380 336.158
6 Servizi imprese 17.996.244 18.210.484 18.434.177 18.779.527 17.419.564
7 Credito/Assicurazioni 0 0 0 0 0
8 Servizi persone 1.954.453 2.045.047 1.934.905 2.240.327 2.475.051
9 Assistenza sociale 18.498.246 19.738.910 20.463.853 17.431.306 12.823.845
SUBTOTALE 111.459.541 97.496.852 99.224.452 98.930.805 87.804.557
COOPERATIVE BOLOGNA ASSOCIATE
1 Agroalimentare 715.573.441 689.860.741 600.850.784 582.212.747 523.035.560
2Industria in senso stretto
595.673.685 614.144.589 598.042.999 557.010.651 549.930.779
3 Costruzioni 286.143.004 279.320.887 282.450.080 280.939.661 266.622.814
4 Commercio 783.545.552 787.540.232 736.767.363 722.715.148 709.646.273
5 Turismo 154.453.710 156.923.291 146.575.802 135.793.741 124.691.984
6 Servizi imprese 773.081.946 766.895.939 746.927.244 744.141.793 706.795.505
7 Credito/Assicurazioni 115.098 107.259 4.277 5.316 6.123
8 Servizi persone 24.879.728 24.338.764 23.463.658 20.851.555 17.855.254
9 Assistenza sociale 42.569.644 42.663.687 40.567.537 39.495.581 36.444.520
SUBTOTALE 3.376.035.808 3.361.795.389 3.175.649.744 3.083.166.193 2.935.028.812
TOTALE 25.250.331.333 25.340.748.064 24.441.847.058 23.627.999.464 21.542.575.469
115CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
Quest’ultimo settore è comunque quello in cui la cooperazione rappresenta la quota più alta degli investimenti, il 47,5%. Servizi alla persona e assistenza sociale, comunque, registrano entrambi, in tema di investimenti, un incremento di circa un terzo tra il 2008 e il 2012, il secondo più alto come valore in ambito cooperati-vo, segno evidente di un’accelerazione nei processi di modernizzazione e innova-zione.Per quanto riguarda le considerazioni di sintesi vale quanto già detto a proposito della patrimonializzazione, più delle imprese di capitali quelle cooperative hanno approfittato dei tempi antecedenti alla crisi per accumulare risorse proprie per l’autofinanziamento al fine sia di potenziare le politiche di investimenti e sia di migliorare la gestione finanziaria interna e diminuire il ricorso al credito. Così facendo sono riuscite, finora, a continuare queste politiche, seppur con minore intensità, difendendo una solidità economica spesso già acquisita e superiore a quella delle imprese di capitali. Va detto che questa situazione è caratteristica della cooperazione bolognese e di buona parte di quella regionale, ma non ancora di quella nazionale e comunque si tratta di un processo che dovrà proseguire nel tempo.
TAB 11 BUNIVERSO IMPRESE, VALORE INVESTIM MEDIO AZIENDALE (MILIONI DI EURO)
AziendeAgro-
alimentareCostruzioni Industria
Serviziimprese
CommercioServizi
personaAssistenza
sociale
Coop Alleanza 13,8 5,4 24,8 5 31,3 0,5 0,8
Soc capitali 2,6 0,5 2,6 1 0,6 0,6 1,3
IL COSTO DEL LAVORO
Le cooperative assorbono oltre il 18% del costo del lavoro delle imprese, ma il dato è ridimensionato dalla cooperazione “non aderente”, dal momento che l’Alleanza, con solo il 40% delle cooperative, rappresenta, da sola, poco meno del 17%. In en-trambi i casi si aumenta di un punto la quota se il riferimento diventa il campione delle imprese “consolidate”.A livello settoriale la cooperazione arriva a rappresentare il 92% del costo del lavoro nell’assistenza sociale e molto al di sopra della media generale si collocano anche il turismo, l’agroalimentare, le costruzioni e, in misura minore, il commer-cio. In realtà, la media generale è negativamente condizionata dal preponderante peso dell’industria nel costo globale del lavoro nelle imprese, oltre il 40%, nella quale la cooperazione pesa per il 5%.A livello generale, nel periodo 2008-2012, nelle cooperative la spesa per il fattore lavoro, che è mediamente più alto (quantomeno per quelle associate all’Alleanza) rispetto agli altri tipi di imprese, è cresciuto (+ 12%) di quasi il doppio rispetto al resto delle aziende.
116 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
TABELLA 12COSTO DEL PERSONALE 2008/2012ELABORAZIONE SU DATI UNIONCAMERE/AIDA
Somma di Totale costi
del personale EUR 2012
Somma di Totale costi
del personale EUR 2011
Somma di Totale costi
del personale EUR 2010
Somma di Totale costi
del personale EUR 2009
Somma di Totale costi
del personale EUR 2008
TOTALE SOC.CAP. BOLOGNA
1 Agroalimentare 161.462.943 173.102.885 169.436.421 161.518.581 157.491.301
2Industria in senso stretto
3.137.873.266 3.056.717.641 2.860.175.677 2.742.906.734 2.671.997.996
3 Costruzioni 304.634.035 319.303.632 310.212.890 307.862.110 307.791.671
4 Commercio 1.093.757.845 1.096.747.901 1.032.965.128 972.611.976 890.430.631
5 Turismo 124.140.556 123.939.226 121.946.743 122.728.096 119.883.554
6 Servizi imprese 1.323.380.340 1.387.797.914 1.385.970.354 1.276.237.012 1.277.993.265
7 Credito/Assicurazioni 110.967.588 112.828.094 112.284.921 122.627.577 245.789.461
8 Servizi persone 134.495.356 135.117.358 138.352.180 136.053.786 128.877.753
9 Assistenza sociale 12.935.750 12.577.201 12.160.328 12.044.410 10.516.539
SUBTOTALE 6.403.647.679 6.418.131.852 6.143.504.642 5.854.590.282 5.810.772.171
COOPERATIVE BOLOGNA NON ASSOCIATE
1 Agroalimentare 2.918.770 2.864.887 2.629.412 2.392.034 1.897.115
2Industria in senso stretto
2.929.471 2.585.187 2.358.696 2.379.132 2.560.108
3 Costruzioni 4.925.926 5.807.985 6.416.330 6.630.406 6.221.304
4 Commercio 15.965.907 12.507.980 12.639.839 12.302.168 11.956.391
5 Turismo 352.713 476.080 749.615 584.081 218.883
6 Servizi imprese 65.652.679 64.330.800 58.700.813 52.698.946 52.123.709
7 Credito/Assicurazioni 0 0 0 0 0
8 Servizi persone 4.954.268 4.580.521 4.238.112 4.322.405 4.025.054
9 Assistenza sociale 6.984.200 7.357.287 7.498.387 7.379.242 7.033.691
SUBTOTALE 104.683.934 100.510.727 95.231.204 88.688.414 86.036.255
COOPERATIVE BOLOGNA ASSOCIATE
1 Agroalimentare 143.625.071 141.313.570 134.769.989 127.195.464 122.319.228
2Industria in senso stretto
172.297.929 176.888.149 172.295.508 165.544.215 190.913.475
3 Costruzioni 140.108.969 144.469.655 135.891.418 134.855.569 143.687.142
4 Commercio 356.967.587 352.729.959 337.169.381 321.050.305 314.744.324
5 Turismo 184.206.637 179.203.010 158.460.781 148.895.147 146.452.766
6 Servizi imprese 223.594.676 215.010.273 214.051.189 215.347.391 217.596.604
7 Credito/Assicurazioni 1.512.947 911.570 516.136 516.004 646.501
8 Servizi persone 38.338.094 36.024.801 35.641.645 32.770.404 29.463.371
9 Assistenza sociale 157.606.361 143.771.460 136.811.433 132.406.886 115.535.075
SUBTOTALE 1.418.258.271 1.390.322.447 1.325.607.480 1.278.581.385 1.281.358.486
TOTALE 7.926.589.884 7.908.965.026 7.564.343.326 7.221.860.081 7.178.166.912
117CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
Va detto, però che questa differenza si riduce a soli due punti percentuali se il riferimento diventa il campione delle imprese “consolidate”, soprattutto (…ma non solo) per la maggiore influenza quantitativa che, rispetto al dato universale, han-no le aziende di capitali di più recente operatività rispetto alle cooperative7.A livello settoriale la quota maggiore è detenuta dal commercio (ma dovremmo dire dalla grande distribuzione) con il 23,5% del totale, seguito a ruota dai servizi alle imprese (21%) e staccati, dal turismo (poco meno del 12%), l’industria (poco più dell’11%), l’assistenza sociale (10,5%) e costruzioni e agroalimentare (entrambi con poco più del 9%); i servizi alla persona si fermano sotto il 3% del costo del lavoro complessivo della cooperazione.Sopra la media generale, in termini di crescita – e significativamente – si colloca-no l’assistenza sociale (ma potremmo dire la cooperazione sociale, autrice dell’in-cremento più alto, quasi un terzo), il turismo, i servizi alla persona e l’agroalimen-tare; più moderato (ma sempre positivo) è lo scarto nel commercio e nei servizi alle imprese.In due settori importanti come industria (-7%) e costruzioni (-0,4%, ma il valore pro capite è di gran lunga il più alto) – peraltro, come più volte ricordato, quelli maggiormente colpiti dalla crisi economica in atto – il costo del lavoro risulta in calo rispetto al 2008. Questo andamento negativo, tra le società di capitali, si ri-scontra nelle costruzioni (più grave, -7%)8 e, poi, nel turismo e nell’agroalimentare (-0,4%).Tra queste ultime la quota maggiore di costo del lavoro è di gran lunga assorbita dall’industria (47%), seguono i servizi alle imprese (22%) e il commercio (quasi il 17%); tutti gli altri settori rappresentano il restante 14%, di cui quasi un terzo (il 5% del totale) riguarda le costruzioni.Sopra la media generale (questa volta calcolata solo con riferimento alle imprese “consolidate” perchè il campione è più omogeneo), in termini di crescita – e in maniera rilevante – si collocano l’assistenza sociale (+23%, il dato più alto, ma basso era il valore di partenza), seguita a ruota dal commercio e quindi dall’indu-stria (comunque qui il costo pro capite resta inferiore a quello delle cooperative, quantomeno con riferimento all’Alleanza); sotto la media, e di molto, si trovano i servizi alle imprese e il turismo. Un’ultima considerazione generale, che, peraltro, meriterebbe ben altri approfon-dimenti e verifiche, può essere qui proposta: da una prima comparazione dei dati emerge che, più frequentemente nella cooperazione che non nelle imprese di ca-pitali, il processo di sviluppo (fatturato, patrimonio e investimenti) si accompagna alla crescita (più o meno proporzionale) degli occupati e/o del costo del lavoro.
118 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
NOTE CAPITOLO TERZO
1 Questi due tipi di attività fanno riferimento so-
prattutto alla cooperazione sociale a cui, quindi,
va ricondotto il miglior risultato ottenuto sul
piano occupazionale, significativo anche perché
l’assistenza sociale rappresentava già all’inizio
del quadriennio esaminato il terzo settore per
occupazione in ambito cooperativo, alle spalle dei
servizi alle imprese e del commercio.
2 All’interno di questo specifico settore non sono
ricompresi né le banche cooperative, né il Grup-
poUnipol).
3 L’ordine si inverte tra questi due settori se il ri-
ferimento sono le cooperative consolidate, ma le
differenze sul piano quantitativo sono trascura-
bili
4 Per quanto riguarda invece l’universo delle im-
prese la cooperazione si ferma al 49,5% del totale.
5 A parte i maggiori effetti subiti dalla crisi, va
detto che questo settore era cresciuto parecchio
(e più degli altri) negli anni precedenti, quelli che
abbiamo definito “di vacche grasse”.
6 Il grande divario, quindi, di carattere quantitati-
vo si spiega essenzialmente con il gran numero
di imprese di capitali (quasi il 40% del totale) ope-
ranti in questo settore.
7 In effetti, il fatto che le cooperative con almeno
cinque anni di operatività assorbano una quota
superiore del costo del lavoro universale limitata
a cinque punti percentuali (96% rispetto al 91%)
rispetto agli altri tipi di imprese porta a pensare
che ci sia anche un’altra causa e cioè che il costo
del lavoro resti sensibilmente superiore nelle
cooperative anche all’interno della fascia delle
aziende più “giovani”.
8 In realtà in questo settore il calo dei valori è
sostanzialmente attribuibili alle aziende con mi-
nore anzianità operativa, che in generale, stanno
subendo il maggiore impatto della perdurante
crisi economica. La considerazione vale anche
per il settore agroalimentare con riferimento alle
società di capitali.
119CAPITOLO TERZO | IL PESO NELL’ECONOMIA PROVINCIALE
LA COOPERAZIONE DEL TRASPORTO PERSONE
Un ambito in cui la cooperazione ha una pre-senza significativa nell’area metropolitana di Bologna è rappresentata dal Trasporto Pubblico Locale e nel trasporto persone non di linea (Taxi e Noleggio Con Conducente).
A maggio 2014 le associazioni che rappresenta-no 800 aziende artigiane e tre tra le più impor-tanti e innovative cooperative nel panorama nazionale operante nel trasporto persone non di linea hanno siglato un patto che ha l’obietti-vo di valorizzare la collaborazione tra tassisti e noleggiatori regolari per offrire servizi sempre migliori e a prezzi competitivi per i cittadini utenti del servizio pubblico non di linea nel rispetto delle leggi vigenti.!
Vengono garantiti alti standard di servizio, l’utilizzo di veicoli sicuri e rispettosi dell’am-biente, con un’età media inferiore ai 4 anni,
contribuendo in maniera significativa a ridurre al minimo l’inquinamento ambientale prodotto dai mezzi adibiti al servizio pubblico locale. Ogni anno vengono trasportati oltre 2 milioni di utenti. Negli ultimi anni sono stati investiti milioni di euro per migliorare la gestione e l’ac-cessibilità dei nostri servizi, anche attraverso la creazione di siti web e App dedicate.
Nel Trasporto Pubblico Locale la cooperazione e le pmi artigiane svolgono il 20% dei 112 milio-ni di chilometri in regione con un costo cessan-te per il servizio di TPL 33 milioni di euro. Un minor costo dunque per la collettività con un servizio di qualità. A Bologna, oltre che a Ra-venna e Ferrara, sono state create delle società miste pubblico/private per la gestione dei servi-zi. A Bologna la quota di chilometri affidati alla cooperazione e alle pmi artigiane è di 9 milioni, pari a un quarto del totale.
CAPITOLO QUARTO LA “RAPPRESENTATIVITÀ” DELL’ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
123CAPITOLO QUARTO | LA "RAPPRESENTATIVITÀ" DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
CAPITOLO QUARTOLA “RAPPRESENTATIVITÀ” DELL’ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
L’accesso alla banca dati AIDA e SMAIL e le elaborazione del centro studi Union-camere consentono anche, finalmente, di fare un punto “certificabile” su quanto la cooperazione organizzata rappresenta all’interno del fenomeno più complessi-vo, e con riferimento alle evoluzioni negli anni della crisi.Anche in questo caso, per dare più pregnanza all’analisi, è stato usato pure il cam-pione già utilizzato per la comparazione con le società di capitali, costituito dalle cooperative i cui bilanci erano già disponibili dal 2008.Rispetto all’universo delle cooperative inserite nella banca-dati AIDA (che quindi hanno consegnato almeno un bilancio) l’Alleanza rappresenta il 42% delle coopera-tive, ma arriva al 60% riguardo alla componente più “consolidata”, quella del cam-pione. E si sale oltre il 70% nell’industria e nell’agroalimentare e a quasi due terzi nell’assistenza sociale, mentre minoritario (40% del totale) resta solo il commercio1.Visto il peso quasi totalitario che il movimento cooperativo organizzato ha sui valori economici globali espressi dalla cooperazione sopra esaminati, si ha già un primo chiaro segnale di quanto sia preponderante il suo ruolo.Una prima verifica in proposito viene dal fatto che oltre l’86% delle cooperative associate fa parte del campione delle imprese “consolidate”, a fronte di poco meno del 42% per quelle “non aderenti”. Ciò conferma che buona parte delle cooperative di più recente costituzione non sono intercettate dall’Alleanza, ma anche che si tratta di un tessuto ancora molto fragile sul piano imprenditoriale ed economico.Il primo risultato generale che emerge dai dati è chiaramente rappresentato dalle superiori performance incrementali comparate di periodo della cooperazione associata per tutti i valori analizzati.
124 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
13.887
369249
GRAFICO 17Imprese con bilanci 2008/2012, numero
FONTE: UNIONCAMERE
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
46,6% 52,4%
0,95%
GRAFICO 18Costo del lavoro 2012Agroalimentare
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
OCCUPAZIONE E COSTO DEL LAVORO
Con riferimento alle cooperative con almeno un ad-detto (dati SMAIL sugli occupati in Emilia-Romagna al 30 giugno 2013) la “rappresentatività” numerica del movimento cooperativo organizzato è al 37% (quasi la metà se il riferimento sono le cooperative con dipendenti), senza sostanziali evoluzioni negli ultimi quattro anni, ma sale a poco meno dell’80% per quan-to riguarda gli addetti , con un aumento di un paio di punti percentuali rispetto a giugno 2009.In pratica, dal punto di vista quantitativo e per-centuale, gli unici settori in cui il ruolo, in termini occupazionali, della cooperazione “non aderente” è rilevante sono i servizi alla persona e alle imprese (con una forte presenza in particolare nel facchi-naggio e nelle pulizie), in cui è concentrata il 73% del totale dell’occupazione creata da questa parte della cooperazione (con una crescita superiore al 3% nel quadriennio in esame): nel primo di questi settori il dato è superiore a quello stesso del movimento coope-rativo organizzato, mentre nel secondo quest’ultimo rappresenta una risicata maggioranza pari al 50,5% dell’occupazione creata dalla cooperazione. Nelle co-struzioni, pur con numeri assoluti limitati, gli addetti delle cooperative “non aderenti” arrivano al 30% del totale e (con l’eccezione di credito/assicurazioni) in tutti gli altri settori rappresentano numeri e quote marginali rispetto all’Alleanza delle Cooperative, oscillando tra il 3% e il 7%. Quest’ultima presenta una distribuzione dei posti di lavoro in maniera più omogenea tra tutti i settori di attività, pur con quella polarizzazione attorno alle va-rie tipologie di cooperazione di lavoro e la maggioran-za relativa della grande distribuzione che sono stati già ricordati nella seconda parte di questo Rapporto.
Gli occupati, all’interno dell’Alleanza, negli ultimi quattro anni sono cresciuti di poco più del 3%, assor-bendo tutto l’incremento dovuto alle cooperative, visto che nelle “non aderenti” si è avuto, invece, un calo di poco meno del 4%, peraltro concentrato nel settore agroalimentare (che ha ridotto l’occupazione a un terzo), nell’assistenza sociale (-36%), nel turismo e nelle costruzioni (-20%), mentre positivo è stato il trend del commercio, dei servizi alle persone e anche all’imprese. All’interno dell’Alleanza l’incremento più
125CAPITOLO QUARTO | LA "RAPPRESENTATIVITÀ" DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
significativo ha riguardato la cooperazione sociale (nell’assistenza, +14%, e, per quota-parte, nei servizi alla persona, globalmente + 22,6%), che diventa così la forma cooperativa che crea più lavoro alle spalle del commercio/grande distribuzione, a fronte del calo registrato nelle costruzioni (- 3,7%), nei servizi alle imprese e nel credito/assicurazioni (-1,8% in entrambi i casi). Infine, abbastanza omogeneamente si distribu-isce negli altri settori la leggera crescita occupaziona-le con valori tra i pochi decimali di punto (l’industria) e poco più del 2% (l’agroalimentare). Nell’ultimo anno disponibile (a cavallo tra giugno 2012 e giugno 2013) risulta un’inversione di tendenza con il primo calo in termini occupazionali, pari a 0,3%, per le cooperati-ve associate all’Alleanza, a fronte, comunque, di un -1,2% tra quelle non aderenti, per le quali, oltretutto, l’anno precedente (giugno 2011-2012) era stato l’unico che aveva segnato un incremento degli addetti.Un’eccezione significativa si rileva nei servizi alle persone e nell’assistenza sociale, mentre continua la lievissima ripresa occupazionale dell’industria inizia-ta già l’anno prima.
In realtà, secondo i dati elaborati dall’Alleanza sui propri associati, anche per il 2013 si sarebbe regi-strato un, seppur contenuto, aumento complessivo degli occupati (poco più dell’1%), ma va ricordato che vengono conteggiati, come già detto, anche gli addetti delle società controllate e i posti di lavoro creati dalle cooperative bolognesi fuori dal territorio regionale. E ciò spiega la migliore performance, rispetto ai dati SMAIL-Unioncamere, realizzata in proposito durante tutto il periodo esaminato.
Per quanto riguarda il costo del lavoro, il 90% di quello nella cooperazione è assorbito dal movimento cooperativo organizzato e si arriva al 93% per quanto riguarda il campione delle cooperative “consolidate”, con quote a livello settoriale, come vedremo dai da-ti-procapite, sempre molto superiori a favore dell’Al-leanza rispetto a quelle rappresentate in termini di occupati.
In proposito, la media generale dà un primo esempio: ogni addetto costa (anno 2012) mediamente attorno ai 30.000 euro nelle cooperative associate, rispetto a poco meno di 16.000 nelle altre.
0,09%5,20%
94,71%
GRAFICO 19Costo del lavoro 2012Industria in senso stretto
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
31,16%
1,10%
67,74%
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
GRAFICO 20Costo del lavoro 2012Costruzioni
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
126 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
24,34%
1,09%
74,57%
GRAFICO 21Costo del lavoro 2012Commercio
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
13,87%4,07%
82,06%
GRAFICO 22Costo del lavoro 2012Servizi Imprese
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
E nonostante questo dato (certo condizionato dalla differente “distribuzione” degli addetti fra i vari settori e contratti di categoria) il costo del lavoro è au-mentato, nel quadriennio in esame, del doppio (22,8% contro 11,5%) tra le cooperative non aderenti (con la significativa eccezione delle costruzioni, dell’assisten-za sociale e dei servizi alla persona nei quali, invece, è diminuito) rispetto a quelle del movimento cooperati-vo organizzato, peraltro con una brusca e significati-va inversione tendenza negativa nel 2012, che non si giustifica semplicemente con il calo degli occupati. Inoltre, non va dimenticato che l’aumento del costo del lavoro si è avuto in questa componente del fenomeno cooperativo a fronte – nel quadriennio esaminato – del già ricordato decremento dei fattu-rati e di un bilancio “consolidato” chiuso in perdita (e da tre anni). In ogni caso resta positivo il fatto che la tendenza sia verso una diminuzione del gap di remunerazione che – in tutti i settori – i lavoratori delle cooperative non associate subiscono media-mente rispetto ai colleghi che lavorano all’interno del movimento cooperativo.
2,79%
21,56%
75,65%
GRAFICO 23Costo del lavoro 2012Servizi persona
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
127CAPITOLO QUARTO | LA "RAPPRESENTATIVITÀ" DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
Per quest’ultimo la progressione del costo del lavoro è stata regolare e omogenea per tutto il periodo esami-nato, fatta eccezione per industria e costruzioni2.La disaggregazione dei dati a livello settoriale – sep-pur possibile solo a livello di stima3 – conferma che, in tema di costo del lavoro medio, lo scarto a favore dell’Alleanza resta sempre molto evidente4, anche a prescindere dal diverso tasso comparato di crescita degli occupati nel quadriennio esaminato.Questi dati, unitamente alla comparazione tra i valori economici e alla decisamente maggiore dimensione media aziendale (oltre sei volte: 85 addetti rispetto a 13)5 legittimano l’affermazione di una maggiore qualità, stabilità e tutela (nel tempo) del lavoro creato in cooperativa all’interno dell’Alleanza.
IL VALORE DELLA PRODUZIONE E GLI UTILI
Oltre il 94% dei ricavi è realizzato dalle cooperati-ve aderenti all’Alleanza e si sale di oltre un punto percentuale con riferimento al campione delle “consolidate”. Tale quota risulta in crescita nel periodo 2008-12. In particolare, il fatturato della cooperazio-ne associata è cresciuto del 13% (pur con un’inversio-ne di tendenza nell’ultimo anno), a fronte di un calo dell’8% in quella “non aderente”6.Solo nei servizi alla persona e alle imprese la coope-razione “non aderente” supera la soglia del 10% come quota detenuta dei ricavi prodotti dalle cooperative.In proposito, essa è fortemente concentrata nel commercio e nei servizi alle imprese, che assieme rappresentano l’81% del totale, segue molto staccato, con il 7,5%, il settore delle costruzioni, mentre si con-ferma la marginalità economica degli altri settori che si dividono il restante poco meno del 12%, con quote individuali tra il 3,5% e il 2% e anche meno.Per quanto riguarda, invece, l’Alleanza delle Coope-rative, si conferma il ruolo primario del commercio, con particolare riferimento alla grande distribuzione, che è ulteriormente cresciuto negli ultimi anni ed ha superato il 34% del totale dei ricavi delle cooperative associate, seguito a distanza, ancora una volta, dalle costruzioni che, nonostante la crisi (ha perso quattro
7,29%3,93%
88,78%
GRAFICO 24Costo del lavoro 2012Assistenza sociale
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
48,71% 50,87%
0,42%
GRAFICO 25Valore della produzione 2012Agroalimentare
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
128 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
punti percentuali) rappresenta ancora poco meno del 20%, davanti all’agroalimentare, ai servizi alle impre-se e all’industria, con quote più similari tra di loro, tra poco meno del 15 e poco più del 10% del totale.Agli altri settori resta complessivamente una quota di poco superiore al 7% dei ricavi, per oltre la metà appannaggio del turismo. Nonostante la crescita decisamente maggiore rispetto agli altri settori in tutti gli anni in esame, arrivano – insieme – nel 2012 a superare solo la soglia del 3% del totale dei ricavi delle cooperative l’assistenza sociale (+56% nel periodo 2008-12) e i servizi alla persona (+35%), che rappresentano il terreno di elezione delle cooperative sociali.Lo scarto dimensionale tra le cooperative associate all’Alleanza e le altre è ancor più evidente che non nei confronti delle società di capitali e conferma la grande differenza di ruolo economico e sviluppo tra le due componenti: 26 milioni di euro come fatturato
4,96%0,02%
95,02%
GRAFICO 26Valore della produzione 2012Industria in senso stretto
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
47,16%
0,97%
51,87%
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
GRAFICO 27Valore della produzione 2012Costruzioni
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
22,15%
1,77%
76,08%
GRAFICO 28Valore della produzione 2012Commercio
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
129CAPITOLO QUARTO | LA "RAPPRESENTATIVITÀ" DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
medio rispetto a poco più di un milione per le coope-rative non aderenti. Se, in proposito si fa riferimento al campione delle cooperative consolidate si arriva a 30 milioni di euro all’interno del movimento coopera-tivo, ma il dato delle altre cooperative raddoppia. È la conferma di una realtà in cui marginalità economica e piccole dimensioni aziendali sono spesso collegate anche a un’anzianità operativa limitata nel tempo.La disaggregazione dei dati per settori consente di confermare le analisi fatte ed evidenzia ancor di più il divario di ruolo e di sviluppo tra movimento cooperativo organizzato e resto della cooperazione, con parziale eccezione per i servizi alle imprese e le costruzioni, nonché la sua sostanziale marginalità economica nella gran parte dei settori di attività.Solamente in due settori il valore medio aziendale di fatturato viene superato, nel commercio (dove arriva a 6 milioni di euro, peraltro con il maggior divario quantitativo con la cooperazione associata) e nei servizi alle imprese (1,5 milioni, in questo caso con il divario minore),All’interno dell’Alleanza, con riferimento al cam-pione delle aziende “consolidate” (che non cambia le proporzioni rispetto all’universo delle cooperative aderenti) – che consentono di valutare gli andamenti dello stesso gruppo di imprese – come prevedibile, il dato più alto è nel commercio, grazie alla gran-de distribuzione, che rappresenta oltre il 34% del fatturato complessivo quasi tre punti percentuali in più rispetto al 2008), seguito dalle costruzioni (sotto il 21% e con due punti percentuali in meno rispetto a quattro anni prima), che paiono aver arrestato la fase di decrescita nel 2012, dall’agroalimentare e dai servizi alle imprese (con quote similari intorno al 13-14%) e un punto percentuale in meno, e dall’indu-stria (sotto all11%, in ripresa, ora attenuata, dal 2010); complessivamente gli altri settori rappresentano il 7% del fatturato complessivo. In sintesi, in questi ultimi quattro anni, sono cresciuti come fatturato, oltre la media generale, cooperazione sociale, commercio, agroalimentare e turismo e, sotto la media, costruzioni, servizi alle imprese e industria.Come dato globale, tutti gli utili aziendali realizzati dalla cooperazione negli ultimi tre anni sono stati realizzati dalle cooperative associate nell’Alleanza perché, in proposito, quelle “non aderenti” hanno chiuso in perdita un ipotetico bilancio aggregato.
17,49%
2,09%
82,42%
GRAFICO 29Valore della produzione 2012Servizi Imprese
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
1,74%
10,61%
87,65%
GRAFICO 30Valore della produzione 2012Servizi persona
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
130 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
La conferma viene dalla disaggregazione del dato a livello settoriale che evidenzia un “rosso” generaliz-zato che si è esteso anche ai due anni precedenti con l’eccezione del commercio nel 2011 e delle costruzioni nel 2010. Queste ultime evidenziano i dati più negati-vi negli ultimi due anni (peraltro migliorati nel 2012) assieme al turismo. Segue, come entità delle perdite (costanti negli ultimi tre anni), il settore dei servizi alle imprese, quello di più significativa presenza.I dati economici finora analizzati, che influenzano anche quelli che verranno analizzati, evidenzia-no una situazione complessiva di forte crisi che, quantomeno a partire dal 2008, sta attraversando la componente della cooperazione non associata prati-camente in tutti i settori di attività, pur con tonalità differenziate.Per quanto riguarda l’Alleanza valgono anche in questo caso le analisi positive già fatte nel precedente capitolo con performance ancora migliori visto che i dati sono stati “appesantiti” – nel calcolo generale sulla cooperazione – dai risultati negativi della com-ponente “non aderente”. Si confermano, peraltro, le difficoltà già evidenziate per i servizi alla persona e l’assistenza sociale con riferimento al 2012.Il relativo campione delle cooperative “consolidate” ri-vela poi una capacità di produzione di utili ancora più elevati rispetto a quella indicata per l’universo delle cooperative bolognesi: 515 milioni di euro in cinque anni rispetto a 502. È il segno evidente che, anche all’interno della cooperazione organizzata, le fragilità economiche si annidano in particolare tra le cooperative più giovani e che spesso non hanno ancora superato la fase dello start up.
IL PATRIMONIO E GLI INVESTIMENTI
Il 97% del patrimonio netto della cooperazione fa capo alle cooperative dell’Alleanza e il dato è ormai costante nel tempo. La crescita in proposito è stata dell’11% a fronte del 5% per il resto della cooperazione.In quest’ultima la patrimonializzazione aziendale è quasi inesistente, con l’eccezione del commercio
12,76%
6,45%
80,79%
GRAFICO 31Valore della produzione 2012Assistenza sociale
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
49,01% 50,97%
0,02%
GRAFICO 32Patrimonio 2012Agroalimentare
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
131CAPITOLO QUARTO | LA "RAPPRESENTATIVITÀ" DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
(7% del rispettivo totale settoriale), che rappresenta il 63% di quanto accumulato da questa componente del fenomeno cooperativo e ne ha assorbito in gran parte la crescita nel periodo in esame. Sopra la media generale, seppur di poco, si colloca anche il settore dei servizi alle imprese (4%), che possiede quasi il 30% del patrimonio della cooperazione non aderente, ma il trend è stato stazionario.Infine, la quota maggiore del rispettivo totale setto-riale è detenuta dalla cooperazione sociale (con par-ticolare riferimento all’assistenza sociale), il 15%, ma i numeri sono piccoli, trattandosi di uno dei settori meno patrimonializzati in ambito cooperativo.Per quanto riguarda le cooperative associate all’Al-leanza, evidentemente valgono le analisi già fatte su questo tema nella parte dedicata al confronto con le imprese di capitali, visto che rappresentano quasi totalmente quanto realizzato e promosso dalla cooperazione bolognese in termini di capitalizzazione aziendale e già si può anticipare che la stessa cosa può essere detta con riferimento agli investimenti, che in qualche misura sono una grandezza economi-ca “collegata”. I livelli medi aziendali risultano, conseguentemente, ancora più elevati dal momento che la quasi totalità dei valori complessivi e settoriali rilevati va ripartita per un numero ben minore di imprese, appunto solo quelle che fanno parte del movimento cooperativo organizzato.E ciò vale, in particolare, per le cooperative “conso-lidate”, a conferma del fatto che il processo abbinato di capitalizzazione e crescente autofinanziamento è partito da lontano ed è proceduto di pari passo nel tempo con quello di “maturazione” delle cooperative (sociale e imprenditoriale) alla luce del modificar-si delle condizioni esterne (aumento del costo del denaro e stretta creditizia) e delle via via accresciute possibilità di accumulazione interna della ricchezza creata e del potenziamento delle strategie di sviluppo delle singole aziende. Tutto ciò, indubbiamente, alla luce delle comparazioni evidenziate, in termini di stimoli ricevuti e di processi di integrazione promossi, è sicuramente stato molto favorito dall’appartenenza delle singole cooperative al movimento cooperativo organizzato.Le limitate prospettive di sviluppo di gran parte delle cooperative “non aderenti” nella maggioranza dei
66,24%
0,16%
33,60%
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
GRAFICO 34Patrimonio 2012Costruzioni
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
89,67%
10,33%
GRAFICO 33Patrimonio 2012Industria in senso stretto
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
132 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
settori di attività sono confermate dal dato relativo agli investimenti, che presenta livelli analoghi alla patrimonializzazione in termini di concentrazione delle risorse dedicate in capo alle realtà associate nell’Alleanza. In questo caso si tratta del 96% del totale delle risorse impegnate per investimenti dalla cooperazione. E non poteva essere diversamente, visto il raggiunto stretto rapporto in ambito cooperativo tra politiche degli investimenti e disponibilità di risorse proprie per le ben note ragioni: più difficile accesso al capitale di rischio dal mercato e a prestito dalle banche e situazione congiunturale negativa per l’economia del Paese.Dal 2008 al 2012 gli investimenti sono cresciuti del 15% per le cooperative dell’Alleanza (e con un trend positivo per ogni anno) a fronte dell11% tra quelle “non aderenti”, ma con un andamento negativo a par-tire dal 2011. In realtà, la crescita è stata in gran parte
29,17%
2,27%
68,56%
GRAFICO 35Patrimonio 2012Commercio
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
8,69%
0,39%
90,92%
GRAFICO 36Patrimonio 2012Servizi Imprese
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
0,03%
3,34%
96,63%
GRAFICO 37Patrimonio 2012Servizi persona
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
133CAPITOLO QUARTO | LA "RAPPRESENTATIVITÀ" DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
assorbita da un settore solo, il commercio (soprattutto in termini quantitativi), mentre in calo risultano i servizi alle imprese, i servizi alla persona, il turismo e soprattutto le costruzioni, che hanno ridotto il valore dei propri investimenti a un terzo rispetto al 2008.Un discorso a parte merita la cooperazione sociale (con riferimento soprattutto alle attività di assisten-za), nel quale non solo le cooperative “non aderenti” sono arrivate a rappresentare il 46% degli investi-menti settoriali, ma hanno messo a segno l’incremen-to in assoluto più rilevante, superiore al 50%.Per quanto riguarda le cooperative dell’Alleanza, an-cora una volta al primo posto ritroviamo il commer-cio (23% del totale), davanti ai servizi alle imprese (un paio di decimali in meno), seguono, quindi, l’agroali-mentare (21%), l’industria (sotto al 18%), le costruzioni (oltre l’8%), il turismo (4/5%), mentre i servizi alle persone e l’assistenza sociale, terreno di elezione della cooperazione sociale, rappresentano complessi-vamente il restante 2%.Sopra la media generale in termini di crescita nei quadriennio in esame – e di oltre il doppio – si collo-cano l’agroalimentare (con l’incremento quantitativo più significativo) e i servizi alle persone, mentre è più contenuto lo scarto per il turismo e l’assistenza sociale.Sotto la media generale sono il commercio, l’indu-stria, le costruzioni e i servizi alle imprese, tutti settori, peraltro, con rilevanti dati di partenza.La media aziendale di investimenti nel 2012 (que-sta volta riferita alle cooperative “consolidate”, per maggiore chiarezza di analisi) è di 9,1 milioni di euro, sopra di essa si collocano – e significativamente – il commercio (34 milioni di euro), l’industria (27 milio-ni), il turismo (19,2 milioni) e l’agroalimentare (14,3 milioni).Sotto la media si trovano le costruzioni (6,8 milioni di euro), i servizi alle imprese (5,6 milioni), l’assistenza sociale (0,6 milioni) e i servizi alle persone (0,4 milio-ni). Questi ultimi due settori sono quelli nei quali lo scarto quantitativo è minore rispetto alle cooperative non aderenti.In conclusione, con riferimento a quest’ultima componente del fenomeno cooperativo in generale, si può aggiungere che, indubbiamente, con i risultati di bilancio di questi anni non era possibile ipotizzare significativi interventi di capitalizzazione e di inve-
52,03% 47,70%
0,27%
GRAFICO 39Investimento 2012Agroalimentare
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
36,88%
5,78%
57,34%
GRAFICO 38Patrimonio 2012Assistenza sociale
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
134 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
stimenti (mancando, oltretutto, in pratica, l’alterna-tiva del ricorso al credito bancario per la nota stretta creditizia), che peraltro non risultano essere stati avviati in maniera significativa (pur con eccezioni) nemmeno negli anni precedenti alla crisi economica.
LE IMPOSTE
Uno dei luoghi comuni ancora diffusi è che le coope-rative non paghino imposte. L’esame dei bilanci per-messo dalla banca-dati AIDA consente di smentirlo. Dei 384 milioni di euro complessivamente pagati come imposte dalle cooperative dal 2008 al 2012, oltre il 97% sono stati versati dalle cooperative con almeno cinque anni di attività (il nostro campione); quasi il 93% è stato a carico di quelle aderenti all’Al-leanza (un punto percentuale in più se il riferimento diventano le cooperative “consolidate”), logica conse-guenza della predominanza del ruolo imprenditoriale ed economico rivestito all’interno dell’economia cooperativa bolognese.Peraltro, questa quota è risultata in crescita negli anni e nel 2012 ha raggiunto il 95% del totale.Il carico fiscale dovuto in termini di imposte correnti è stato per le cooperative nel 2012 di 79,5 milioni di euro, con un calo di circa un punto percentuale rispetto al 2008 (peraltro dovuto sostanzialmente a due soli settori, costruzioni e industria), decisamente più contenuto rispetto agli 85,2 milioni dovuti per il 2011 e quindi con una diminuzione di poco meno del 7% nell’ultimo anno. È un altro segnale delle emergenti difficoltà a contenere gli effetti di una crisi che sta aumentando i tempi di durata, anche se, dal punto di vista qui in esame, ancora limitato ai settori più esposti7.Il settore che contribuisce di più , come prevedibile, è il commercio/grande distribuzione, ma con una con-centrazione minore rispetto ad altri valori economici finora analizzati (31,6%) e comunque con un trend in crescita lungo tutto il quadriennio esaminato. Seguo-no l’industria (22,3%), con un forte calo (un quarto) rispetto al 20088, segnale di quella crisi che qui avrebbe avuto i suoi apici nel 2009 e 2010, i servizi
GRAFICO 40Investimento 2012Industria in senso stretto
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
6,64%
0,01%
93,35%
81,70%
044%
17,86%
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
GRAFICO 41Investimento 2012Costruzioni
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
135CAPITOLO QUARTO | LA "RAPPRESENTATIVITÀ" DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
9.00%
0,21%
90,79%
GRAFICO 43Investimento 2012Servizi Imprese
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
32,51%
14,13%
53,36%
GRAFICO 45Investimento 2012Assistenza sociale
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
0,39%
5.00%
94,61%
GRAFICO 44Investimento 2012Servizi persona
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
26,95%
2,07%
70,98%
GRAFICO 42Investimento 2012Commercio
FONTE: UNIONCAMERE/AIDA
COOP. ASSOCIATE
TOTALE SPA E SRLBOLOGNA
COOP BOLOGNANON ASSOCIATE
136 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
alle imprese (15,4% in crescita di un quarto rispetto al 2008, ma in calo rispetto al 2011) e, molto staccati, le costruzioni (10%, ma con imposte praticamente dimez-zate rispetto al 2008 e con il calo più significativo proprio nel 2011), il turismo e l’agroalimentare (in entrambi i casi vicini all’8%, ma con il dato in crescita dal 2008 solo per quest’ultimo). Il restante 5% delle imposte correnti delle cooperative è stato a carico per oltre due terzi dell’assistenza sociale e comunque con un trend in crescita per tutto il periodo esaminato.Si può rilevare che non c’è una corretta proporzione tra il peso economico dei singoli settori cooperativi e il carico fiscale sopportato, come si evidenzia in parti-colare nella cooperazione sociale.Anche nel caso delle imposte pagate il divario nei confronti delle cooperative “non aderenti” è molto spesso più alto a livello settoriale, fatta eccezione per i servizi alle imprese, dove esse detengono una quota superiore al 22% del relativo totale, i servizi alla persona e l’assistenza sociale che si collocano tra il 10 e il 15%. Il primo dei settori citati, però, contribuisce per il 62% alle imposte pagate da que-sta componente del fenomeno cooperativo (corrispondente a oltre 2,7 milioni di euro), mentre gli altri due, sommati, rappresentano poco più del 10% e quindi, dal punto di vista quantitativo, restano valori economici poco rilevanti9.Sempre con riferimento alla cooperazione “non aderente” ancora da sottolineare è il drastico ridimensionamento delle imposte pagate dal settore delle costruzioni, che si sono ridotte a poco più di un quarto del valore del 2008 (che era circa di 1,1 milioni di euro), con il calo più forte a partire dal 2011, che rappresenta un’ulterio-re conferma della situazione di grande crisi che sta vivendo, ancora più grave di quella vissuta dalle cooperative dell’Alleanza10.
137CAPITOLO QUARTO | LA "RAPPRESENTATIVITÀ" DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE
NOTE CAPITOLO QUARTO
1 Il dato si spiega con la forte concentrazione porta-
ta avanti nel settore dall’Alleanza delle Cooperative,
in particolare con riferimento alla distribuzione, per
cui sarà più interessante vedere i dati economici.
2 Il dato più basso si riscontra ancora nell’assistenza
sociale (quasi 24.000 euro), che registra, però, l’incre-
mento più alto nei quattro anni, +21%.
3 Non è stato, infatti, possibile utilizzare semplice-
mente il dato relativo al costo del personale traibile
dai bilanci delle cooperative perché ricomprende
anche gli addetti fuori territorio (rilevanti in settori
come grande distribuzione e servizi) che invece non
fanno parte della banca-dati SMAIL utilizzata per
quantificare gli occupati. Lo stesso problema è emer-
so per i dati rilevati dall’Alleanza perché, in questo
caso, tra gli addetti sono ricompresi anche quelli
delle società di capitali da essi controllate, numerica-
mente rilevanti, a esempio, nell’agroalimentare e nei
servizi alle imprese.
4 Nel settore dei servizi le differenze riscontrate
non possono che spiegarsi, in particolare, con i con-
tenuti e la qualificazione, superiori, delle prestazioni
offerte dalle cooperative associate rispetto alle altre,
oltre che con il diverso tipo di occupazione garantita.
5 In proposito la comparazione a livello settoriale
evidenzia che, con la parziale eccezione dei servizi
alle persone e alle imprese, la cui dimensione media
arriva rispettivamente a 23 e a 17 addetti, la realtà
della cooperazione non aderente è sostanzialmente
composta da micro-aziende, a fronte invece di un
movimento cooperativo organizzato imperniato sulla
grande e media impresa e comunque su aziende con
almeno 50 addetti praticamente in tutti i settori, con
l’eccezione, in questo caso, dei servizi alle persone.
6 Il tasso di crescita è lo stesso anche a livello delle
cooperative “consolidate” per il movimento coope-
rativo, mentre è in crescita del 17% per il resto della
cooperazione, segno evidente della maggior presenza
in questa componente di cooperative di più recente
costituzione in difficoltà per la crisi dell’economia e il
mancato superamento della fase di start-up.
7 Nel 2012 costruzioni e industria hanno avuto un
carico fiscale sostanzialmente equivalente a quello
del commercio, mentre quattro anni prima era stato
più del doppio.
8 Allora, con oltre 23,6 milioni di euro era il settore
massimo contribuente per la cooperazione.
9 Tra gli altri settori solo il commercio ha superato
la soglia dei 500.000 euro nel 2012.
10 Per queste ultime la diminuzione è stata “limita-
ta” a circa il 44% rispetto al 2008.
138 L’IMPRESA COMUNE | SECONDA PARTE
I PROGETTI A SCUOLA,PER LA COOPERAZIONE CHE VERRÀ
La cooperazione che si riconosce nell’Al-leanza Internazionale delle Cooperative ha fra i suoi 7 principi uno, il quinto, de-dicato alla formazione e alla educazione. A livello nazionale le Centrali cooperati-ve hanno negli anni stipulato con il Mi-nistero dell’Istruzione dei protocolli che affidano alla scuola e al mondo coopera-tivo il compito di sviluppare nei giovani
una cultura dell’auto-imprenditorialità e di fornire loro gli strumenti operativi e concreti per essere in grado di proporsi in prospettiva autonoma sul mercato del lavoro. L’esperienza fa parte di un programma di sviluppo e promozione cooperativa che ha portato nel paese alla costituzio-ne di vere e proprie cooperative – CPT, Cooperativa per la transizione scuola lavoro, all’interno di Istituti Scolastici e a esperienze di simulazione in aula di creazione d’impresa cooperativa associa-zioni – ACS, Associazione cooperativa scolastica.L’Alleanza delle cooperative Italiane propone su Bologna due progetti: Co-opyright, rivolto alle scuole secondarie superiori e Coopyright Junior, rivolte alle secondarie di primo grado.Coopyright, giunto al suo settimo anno, intende diffondere i principi e la cultura cooperativa fra i giovani sfidando gli studenti a inventare una cooperativa innovativa, con tanto di business plan e campagna di lancio, o a raccontare in un progetto di ricerca le connessioni tra storia e attualità della cooperazione. In questi anni ha coinvolto un migliaio di studenti e una trentina di classi.L’Alleanza delle Cooperative Italiane propone su Imola due progetti: Expe-riment, rivolto alle scuole secondarie superiori e Wikicoop, rivolte alle secon-darie di primo grado. Experiment viene presentato dal 2001 e in questi anni ha coinvolto oltre 4.500 studenti di tutti gli istituti superiori del Circondario imole-se portando alla presentazione di 300 progetti.
CEFA, IMPEGNO PER LA LEGALITÀ E LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Il CEFA – Comitato Europeo per la Formazione e l’Agri-coltura è stato fondato a Bologna il 23 settembre 1972 per iniziativa di Giovanni Bersani e Padre Angelo Cava-gna e da un gruppo di cooperative agricole di ispirazione cristiana della provincia di Bologna.Il CEFA è una ONG riconosciuta ufficialmente dal Mini-stero degli Affari Esteri, tramite decreto di idoneità fin dal maggio 1974, e dall’Unione Europea. È membro della Federazione degli Organismi Cristiani di Servizio Inter-nazionale Volontario (FOCSIV) e dell’Associazione delle ONG italiane. Propone, fra gli altri, “Cooperazione e Aziende”, un nuo-vo modello di cooperazione internazionale che coinvol-ge imprenditori sensibili e disponibili a impegnarsi con contributi in denaro e know how per sostenere il CEFA nelle sue attività rivolte alle popolazioni che soffrono la fame e la povertà. Un modello innovativo di fare Impre-sa, una carta valori per lo sviluppo in Africa e America Latina, che diventa responsabilità sociale, filantropia strategica, elemento di sostenibilità sociale, per lo svilup-po del Sud e del Nord del mondo.
139CONSIDERAZIONI FINALI
CONSIDERAZIONI FINALI
Le analisi svolte hanno evidenziato che la coopera-
zione compete con successo anche negli anni della
crisi, nei quali ha saputo manifestare una comples-
siva superiore tenuta economica e occupazionale
rispetto al resto delle imprese ed ha anche accresciu-
to il suo ruolo continuando ad assicurare sviluppo e
crescita.
Non si tratta un caso isolato, legato alla specifica
storia economica bolognese, perché la funzione
anticiciclica delle cooperative – in parte significativa
legata alla particolare struttura proprietaria e di
governance dell’impresa – era già emersa a livello
nazionale dopo i dati del censimento ISTAT del 2011
(Cfr. Rapporti Euricse sulla cooperazione in Italia
2012 e 2013).
Nella realtà bolognese il divario di performance è
semmai risultato solo più ampio e questo Rapporto
è un contributo sostanzioso per smentire vecchi
pregiudizi e luoghi comuni sul presunto congenito
gap di inefficienza del modello cooperativo rispetto
alle imprese di capitali.
E consente di dimostrare e di comunicare – risultati
ed esperienze alla mano – che le cooperative non
sono solo uno strumento congiunturale, ma che anzi
possono essere imprese di successo qualunque sia il
ciclo economico che vivono. Sono, infatti, in grado
di affrontare meglio le crisi grazie al fatto che sono
cresciute e si sono attrezzate nei periodi antecedenti
a essa e, contribuendo al processo di democratizza-
zione dell’economia e di riequilibrio della distribuzio-
ne della ricchezza, possono rappresentare anche un
“antidoto” agli squilibri e alle degenerazioni indotti
dalla deriva della finanza e al capitalismo senza
regole.
I dati, così come il livello di longevità delle coopera-
tive e le caratteristiche del loro assetto proprietario,
confermano che questo tessuto imprenditoriale
resta fortemente consolidato e radicato nella realtà
bolognese. E testimoniano come, in almeno una
parte significativa della cooperazione bolognese, ci
sia stata e resti, a livello di strategie imprenditoriali
e occupazionali, un’ottica di medio/lungo periodo..
Lo confermano anche i trend positivi già ricordati in
termini di patrimonializzazione e investimenti, i cui
livelli raggiunti sono tra i più alti in Italia all’interno
del mondo cooperativo e rappresentano anche una
garanzia per il presente e per il futuro della comuni-
tà e dell’economia bolognesi.
In rapida sintesi finale sono tre gli ordini di conside-
razioni che possono essere fatti.
La prima riguarda il tipo di “radiografia” effettuata,
che rappresenta una sorta di prima fotografia “pano-
ramica” della realtà cooperativa, che richiede, ovvia-
mente, successive e più mirate “messe a fuoco” per
meglio definire tutte le componenti e i particolari. La
realtà effettiva è ovviamente ancora più articolata
di quanto già si sia cercato di mostrare: dietro gli in-
dubbi positivi risultati aggregati conseguiti non man-
cano certamente le situazioni più specifiche rispetto
alle quali la crisi ha morso e continua a mordere di
più, o si verificano comunque difficoltà e ritardi nel
processo di consolidamento aziendale. Un caso, ma
non è l’unico, è già stato ricordato e riguarda l’ampio
tessuto delle cooperative nate negli anni della crisi
e che hanno, quindi, un’anzianità operativa non
superiore ai quattro-cinque anni.
La seconda osservazione, riguarda la natura di que-
sto lavoro che permette una prima analisi sul livello
di rappresentatività complessiva dell’Alleanza delle
Cooperative rispetto all’intero fenomeno cooperativo
bolognese .
L’ultimo ordine di considerazioni riguarda il processo
di collaborazione e coordinamento del movimento
cooperativo, . rappresentato dall’Alleanza delle coo-
perative Italiane.
Certo, non tutto si potrà fare e si deciderà a Bologna,
ma non c’è dubbio che questo territorio, che per pri-
mo a livello nazionale ha dato vita ai coordinamenti
territoriali dell’Alleanza a Bologna e Imola, rappre-
senterà uno dei più importanti e decisivi “laboratori”
in proposito. Questo studio rappresenta una prima
occasione per fornire un’immagine di quello che l’Al-
leanza rappresenta nel nuovo contesto istituzionale
della Città Metropolitana.
NOTE
NOTE
NOTE
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