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co del nuovo laboratorio
di Agorà. Facendo sci-
volare le immagini di un
proiettore sulla parete,
intrecciando fili e con-
trollando di continuo i
computer passando tra i
banchi, ci ha dato la
possibilità di proseguire
lungo la nostra strada
con qualche marcia in
più.
Perseveranza, ambizione,
insistenza, voglia di riu-
scire in qualsiasi cosa che
facciamo è ciò che ci ha
accompagnato in questi
giorni, nei quali ognuno
di noi ha raggiunto i pro-
pri obiettivi.
Tutti insieme avanzava-
mo per avvicinarci al
traguardo. Come una
vera squadra abbiamo
collaborato e lottato
contro qualsiasi cosa che
giocava a nostro sfavo-
re. Siamo riusciti a supe-
rare qualsiasi tipo di o-
stacolo. Abbiamo, addi-
rittura, trasformato la
nostra aula di redazione
in un mini-laboratorio
multimediale. Il nostro
tutor, il prof Nuzzoli, si
è trasformato nel tecni-
Agorà_Vir-ligio M A G G I O 2 0 1 0 N U M E R O 2
A cosa serve l'utopia? A camminare
Segue a pagina 2
La droga tra
i minorenni (pag. 4)
Caccia alle streghe
(pag. 10)
Graffiti. Arte o
Vandalismo?
(pag. 13)
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Murales all’ingresso della scuola
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A G O R À _ V I R - L I G I O
S C U O L A Agorà_Vir-ligio pag. 3 A cosa serve l’utopia? A camminare di Mariavittoria Piccinno
A T T U A L I T À Agorà_Vir-ligio pag. 4 La droga tra i minorenni di Dalila Miglietta e Eleonora Miglietta
pag. 5 Le ombre del Mezzogiorno di Ilaria Longo
pag. 6 La Chiesa che fa violenza di Dario Palermo
pag. 8 I giovani e la Chiesa di Matteo Putignano
S A T I R A Agorà_Vir-ligio pag. 9 In Mediaset stat virtus di Lorenzo Paladini
pag. 10 Caccia alle streghe di Giacomo Attanasio
C U L T U R A Agorà_Vir-ligio pag. 11 Facebook: il mondo in uno schermo di Mario Caputo
Marco Meo e Sandro Trabucco
pag. 12 Dipendenza da Facebook: problema globale
di Liliana Passiatore e Cecilia Passabì
pag. 13 Graffiti! Arte o vandalismo? di Andrea Scatigna
pag. 14 Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Stefano Cappello
SOMMARIO
3
A G O R À _ V I R - L I G I O
abbiamo imparato tan-
to e, ora che finalmente
siamo riusciti nella rea-
lizzazione del secondo e
ultimo numero dell'an-
no nel mese di maggio
2010, ci diamo appunta-
mento al prossimo an-
no. Augurandoci che
anche in futuro noi
“colleghi giornalisti”
riusciremo a proseguire
con allegria, tra una
risata e l'altra, magari
allargando il nostro
gruppo, con la stessa
Adattandoci e facendo
tesoro dei pochi stru-
menti che avevamo a
disposizione, siamo riu-
sciti nei nostri intenti,
dimostrando che nulla è
impossibile. Questa
grande idea di utopia
che rappresentava il
giornale della scuola ci
ha incitati a cammina-
re, a mirare alto, realiz-
zando finalmente una
vera e propria redazione
in piccole dimensioni.
Da questa esperienza
voglia che abbiamo a-
vuto fino ad adesso di
realizzare ogni nostro
obiettivo. Perché il gior-
nalismo è diventato per
noi, oltre che un'attività
scolastica, una passione.
I nostri ringraziamenti
a tutti coloro che hanno
riposto fiducia nel no-
stro progetto e parlano
ora di questo non come
un'utopia, ma come una
realtà.
Mariavittoria Piccinno
A cosa
Serve
l’utopia?
A
camminare
Dalla prima...
Liceo classico “Virgilio”
PON “VIR-LIGIO” a.s. 2009/2010
Anno II, numero 2, maggio 2010
Direttore responsabile:
Prof. Tommaso Dimitri
Tutor:
Prof. Stefano Nuzzoli
Esperti:
Rossella Bufano (giornalista-web editor)
Douglas Rapanà (grafico)
Davide Stasi (giornalista)
Redazione:
Rivista on line:
http://agoravirgiliolecce.blogspot.com
Redattori e web editor
Giacomo Attanasio
Anna Chiara Cappello
Stefano Cappello
Mario Caputo
Ilaria Longo
Marco Meo
Dalila Miglietta
Eleonora Miglietta
Martina Nicolardi
Lorenzo Paladini
Dario Palermo
Cecilia Passabì
Liliana Passiatore
Mariavittoria Piccino
Matteo Putignano
Andrea Scatigna
Alessandro Trabucco
Liceo classico “Virgilio”
via Galileo Galilei, 4
73100 Lecce
Tel.+39 0832 351724
Fax +39 0832 220161
http://www.virgiliolecce.it
4
A T T U A L I T À
La droga
rappresenta
da anni
un gravissimo
problema
per i giovani
La droga tra i minorenni
Molti giovani per sfuggi-re dai problemi quotidia-ni e familiari, per farsi accettare dal gruppo o sentirsi più grandi fanno uso di droghe (dalla ma-rijuana all‟ecstasy). Uno dei pericoli più gravi per un adolescente, al giorno d‟oggi, è l‟assuefazione a una qualsiasi sostanza stupefacente che modifi-chi il suo stato di coscien-za e comprometta la sua lucidità. La droga, infatti, rap-presenta da anni un gravissimo problema per i giovani, ma non solo, anche per fami-glie ed educatori. Molti ragazzi consumano la droga perché proven-gono da situazioni fami-liari difficili, perché han-no genitori assenti, fami-glie senza valori, senza regole rigide. Ma anche p e r c hé a v o l t e l‟adolescente si sente solo e per sfuggire a tutti i suoi problemi si immerge in un mondo lontano dai ricordi, cerca di nascon-dere la realtà dietro a un vetro appannato senza
accorgersi che prima o poi la vista tornerà luci-da e allora si ritroverà nuovamente al punto di partenza. Molte volte l‟adolescente non consuma la droga di sua spontanea volontà, bensì è spinto dal timore di non essere accettato dai coetanei, ma anche dalla voglia di integrarsi in un gruppo o di sentirsi più grande. Infatti alcu-ni ragazzi fanno uso di sostanze stupefacenti per soddisfare la propria vo-glia di sentirsi invincibili, di essere ammirati per ciò che fanno, non ren-dendosi conto del male che provocano volonta-riamente ma inconsape-volmente al proprio or-ganismo. I ragazzi che si drogano sono solitamente deboli, con problemi, ma pur non essendo stupidi fan-no una cosa stupida. Perché, la prima volta che la si prova, la droga sembra buona. Risponde al bisogno del consuma-tore, risolve temporanea-mente il problema e can-cella per un po‟ le preoc-cupaz ion i e dà all‟adolescente quello che non riceve dagli altri. Ma l‟effetto dura poco. I ragazzi, fin dalle medie, iniziano a venire a con-tatto con i vari tipi di sostanze. All‟inizio si tratta „solo‟ di fumo: ha-shish, marijuana… Ma ben presto si trova qual-che ragazzo più grande che porta le pastiglie
(ecstasy o mdma), e „calarsi‟ è una cosa abba-stanza normale, soprat-tutto nei weekend. Que-ste sostanze costano così poco (10 euro, non di più), da poterne assume-re anche 4-5 dosi in una sera. Però l‟adolescente, du-rante il loro consumo, non si rende conto delle conseguenze che dovrà affrontare nella sua vita normale. Tutto quello che le droghe apparente-mente danno „di buono‟, se lo prendono con gli interessi dopo un po‟ di anni. Infatti possono generare impotenza, pro-blemi cardiaci, ricoveri in ospedale, deficit dell‟attenzione, turbe comportamentali e di-sturbi della personalità, anoressia e bulimia, per-dita della capacità di studiare e memorizzare, depressione. Né sono me-no lievi gli effetti dal punto di vista sociale: essere beccati dalla poli-zia, soggiorni in galera, entrare a far parte di un mondo fatto di illegalità e di paure, privandosi per sempre della propria giovinezza. Ma vale davvero la pena correre tutti questi rischi solo per cercare di evade-re dalla realtà? No, per-ché la realtà è sempre lì, e non la si può evitare per sempre.
Dalila Miglietta Eleonora Miglietta
I consumatori non pensano alle conseguenze!
A G O R À _ V I R - L I G I O
5
A T T U A L I T À
Fuga
di cervelli
da Sud
a Nord
Sud, fanalino di coda dell‟Italia. Sin dai tempi della colonizzazione gre-ca prima e della conqui-sta romana dopo, il Meri-dione è sempre stato “provincia”. Al giorno d‟oggi la situazione è peggiorata. Arretrato, escluso dal progresso, emarginato, il Sud è sta-to lasciato indietro dal nostro “Paese civile”. E, peggio, ridicolizzato. An-tonio Gramsci ne parlava in questo modo: “È noto quale ideologia sia stata diffusa in forma capillare dai propagandisti della borghesia nelle masse del Settentrione: il Mezzo-giorno è la palla al piede che impedisce i più rapidi progressi allo sviluppo civile dell‟Italia; i meri-
dionali sono biologica-mente esseri inferiori, dei semibarbari o dei barbari completi, per destino na-turale”. Gli storici parlano dell‟arretratezza del Sud come di un fenomeno tanto complesso da non poterne nemmeno defi-nire le cause. E le origi-ni? Lo scarso sviluppo del Meridione non ha un principio preciso, ma sembra che la sua situa-zione sia peggiorata du-rante il periodo d e l l ‟ U n i f i c a z i o n e d‟Italia. Infatti mentre il Nord era più indu-strializzato e più vicino ai mercati centroeuro-pei, il Sud era ancora preda, fra tante cose, dell‟agricoltura latifon-dista e della speculazio-ne di grossi mercanti. Fattori che ne impediro-no il progresso e l‟accumulo di ricchezze. Venendo così a contatto paesi avanzati e paesi arretrati, industria e a-gricoltura, città e cam-pagna, si creò in Italia il particolare divario tra Nord e Sud. Inoltre, in risposta al malcontento, si crearono nel Meridione fenomeni spontanei quali mafia e brigantaggio, che si pro-clamavano a difesa della popolazione. Al giorno d‟oggi, però, proprio la mafia è una delle cause
per cui persiste il sotto-sviluppo economico e politico. Con la crisi economica mondiale degli ultimi anni, la situazione del Sud si è ulteriormente aggravata. Ne sono testimonianza i nume-rosi lavoratori diventa-ti disoccupati, il males-sere di troppe famiglie che stentano ad arriva-re alla fine del mese, la sensazione dei giovani di non avere un futuro. Lo sguardo della no-stra generazione finisce molto spesso a volgersi verso le “terre prospere del Nord”. Questa sì che è una fuga di cer-velli. Molti dei quali si trasferiscono proprio al Nord e in virtù della maggiore scolarizzazio-ne (lauree e master) acquisita al Sud svol-gono ruoli vitali per l‟economia settentrio-nale, dall‟insegna-mento ai ruoli dirigen-ziali. Proprio come ne-gli anni del dopoguerra i giovani del Sud han-no rappresentato forza lavoro per le fabbriche del Nord. Il paradosso è che il Set-tentrione presenta nu-merosissimi punti di vantaggio rispetto al Meridione. Tra tanti si possono evidenziare: una rete più fitta e fun-zionale di mezzi, infra-
A G O R À _ V I R - L I G I O
Le ombre del Mezzogiorno Poche infrastrutte. Molti “cervelli” utilizzati al Nord!
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A T T U A L I T À
I preti pedofili
vengono
spostati
da una diocesi
all’altra
e i casi
di violenza
si ripetono
Quattro secoli dopo la Riforma protestante un altro ciclone si ab-batte sulla Chiesa Cat-tolica. In questi giorni si susseguono diversi attacchi a seguito dei nuovi casi di pedofilia emersi che vedono dei sacerdoti dietro al ban-co degli imputati. Il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il clero, afferma al setti-manale cattolico spa-gnolo “Vida Nueva” che i casi di pedofilia nella chiesa non interes-sano mai più del 4 per
cento del numero dei preti. Solo nel 2008 lo stesso cardinale li limi-tava a meno dell‟1 per cento. Questa rettifica è di grande rilievo, alla luce degli ultimi casi emersi. Ad aprile quarantacin-que sacerdoti di Malta sono stati accusati di pedofilia. Solo dicianno-ve di queste imputazio-ni sono state dichiarate prive di fondamento mentre altre tredici so-no ancora pendenti (Repubblica.it). Non ci sono dubbi sul fatto che se la religione
è “santa” non è detto che lo siano anche gli uomini di chiesa. Ma proprio loro che sono più vicini, rispetto ai fedeli, ai valori cristiani di “amore” e “rispetto” dovrebbero dare il buon esempio. Il fatto poi che le alte cariche della chiesa pensino di risol-vere il problema spo-stando i preti colpevoli da una diocesi a un‟altra o pensino di curarli, poi, è una vera offesa per le vittime di questi abusi. Nel 2004 l‟ex priore del-la parrocchia Regina di
A G O R À _ V I R - L I G I O
strutture e servizi, un maggiore finanziamen-to alle strutture scola-
stiche, un più alto li-vello di turismo e un maggior numero di po-sti di lavoro e opportu-nità. Insomma, una sorta di “nuovo conti-n e n t e ” r i s p e t t o all‟immobilità in tutti i campi del Sud. Nel Meridione, invece, le infrastrutture vengono depotenziate e ridotti i collegamenti. La caren-za di lavoro è ulterior-mente danneggiata dall‟assenza di grandi mercati e dal bisogno di stringere relazioni per poter lavorare.
Un elemento di enorme progresso sarebbe la ri-qualificazione di quelle periferie del Sud abban-donate a se stesse, con problematiche anche gravi nelle infrastruttu-re e nei servizi e con scarsa disponibilità, per esempio, di svago per i giovani, biblioteche, corsi di recupero. Tutte cose che non si potranno mai avere senza una po-litica mirata e i fondi sufficienti al cambia-mento.
Ilaria Longo
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La Chiesa che fa violenza La pedofilia viene tratta con troppa leggerezza!
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A T T U A L I T À
Non si deve
colpire
la chiesa,
ma per i reati
di pedofilia
non ci può
essere
indulgenza
Pace a Firenze, Lelio Cantini, fu accusato di violenza sessuale e pla-gio da una ventina di fedeli e da alcuni sa-cerdoti che spedirono una lettera al Vatica-no. Rispose il cardina-le Ruini comunicando che nel 2007 Cantini avrebbe lasciato la di-ocesi. La lettera si chiudeva con l‟augurio che ciò avrebbe infuso serenità nei fedeli coin-volti. Solo nell‟aprile 2007 fu riconosciuta la sua colpevolezza e gli fu proibito un ruolo attivo religioso per cinque anni. Sanzioni senza dubbio tardive e superficiali conside-rando la gravità d e l l ‟ a c c a d u t o (Corriere.it) Lo stesso anno Marco Marchese, ex seminari-s t a , d e n u n c i ò
all‟agenzia di in-formazione politi-co-religiosa Adista gli abusi di don Bruno Puleo. Il parroco confessò ma l‟unica sanzio-ne operata dalla chiesa fu proprio ai danni della vit-tima, rea di aver causato danni all‟immagine della chiesa stessa. Ol-tretutto Marchese fu obbligato a ri-manere in silenzio e invitato a perdo-nare, mentre don
Bruno fu trasferito in una diocesi nella quale venne nuovamente ac-cusato di pedofilia (Wikipedia). L‟aspetto più sconvol-gente della questione è forse il silenzio nel quale la chiesa si arrocca per prendere i suoi “provvedimenti”. Tan-tomeno sembra efficace ciò che sta tentando di fare dagli anni Settan-ta, cioè sperimentare la via della cura psicologi-ca. È stata resa nota da poco all‟opinione pub-blica l‟apertura segreta della Congregazione di Gesù Salvatore, in Bra-sile, da parte di sacerdo-ti italiani, con lo scopo di curare i colelghi pe-dofili. Il 28 marzo 2010 la pre-sidentessa della confe-derazione svizzera Doris Leuthard ha proposto l‟istituzione di una lista nera per i preti pedofili.
Se davvero i sacerdoti colpevoli fossero denun-ciati ciò impedirebbe loro di praticare presso un‟altra diocesi. In que-sto modo potrebbe in-tervenire lo Stato, sot-toponendo allo stesso giudizio del codice pe-nale sia i laici che i reli-giosi (rossoblu.ch). La società attuale ve-de i bambini introdot-ti, sin da piccoli, a un‟educazione cattoli-ca accanto a quella scolastica. La chiesa dovrebbe essere, per loro, fonte di conforto e maestra di vita at-traverso l‟esempio. Deve rappresentare un luogo sicuro di in-contro e di condivisio-ne di valori e non un luogo pericoloso come una strada qualsiasi. I sacerdoti che si mac-chiano di violenza do-vrebbero essere trat-tati allo stesso modo dei pedofili comuni. Dalle notizie che si leggono pare invece che le alte cariche pre-feriscano mantenere il silenzio e rimediare in maniera sommaria all‟accaduto. Occorre agire con tatto, in mo-do da non colpevoliz-zare né colpire la di-gnità della chiesa, ma allo stesso tempo biso-gna garantire che casi di questo tipo siano puniti in maniera e-qua se non esemplare.
Dario Palermo
A G O R À _ V I R - L I G I O
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A T T U A L I T À
La chiesa
impone
privazioni
mentre
la società
incita
al piacere
I giovani e la Chiesa
Almeno una volta nel-la vita sarà capitato a ciascuno di noi di chie-dersi se seguire lo stile di vita del mondo o un nostro stile personale. Si sa, noi giovani sen-tiamo quasi il dovere di imitare la mondani-tà, la moda. Però ci saremo sicuramente chiesti perché alcuni ragazzi scelgano, inve-ce, di seguire lo stile di vita ecclesiale. Innanzi tutto chiariamo che c'è non poca differenza tra chi va semplicemente a messa e chi invece vive una ''vocazione'' al sa-cerdozio. Sono cose completamente distin-te che la maggior parte delle volte vengono confuse.
Tuttavia cerchiamo di capire perché l'odierna gioventù vede di “malocchio” la chiesa. Uno dei principali mo-tivi riguarda sicura-mente i ''limiti'' che la chiesa impone a colui che si dice cristiano, le cosiddette leggi di Mo-sè. In particolare ciò che c'è scritto nel sesto comandamento che cita: ''non commettere atti impuri''. Infatti molti ragazzi giustificano nei con-fronti della chiesa la masturbazione rifacen-dosi alle parole dette da Gesù: ''andate e m o l t i p l i c a t e v i ' ' . Dall'altro lato la chiesa classifica la masturba-zione come un peccato in quanto abuso di un atto completamente dedito alla vita. L'atto sessuale secondo la chiesa ha due finalità primarie che non pos-sono essere scisse l'una dall'altra, cioè unità e procreazione. Pertanto è richiesto il matrimo-nio e che la persona sia del sesso opposto in quanto il futuro nasci-turo ha diritto a nasce-re in un ambiente d'a-more. L‟atto sessuale, quindi, non può avere un tornaconto perso-nale quale può essere il piacere. Un ragazzo potrebbe però lamen-tarsi perché trovare la persona della propria vita in età adolescen-
ziale è altamente im-probabile se non im-possibile. Altrettanto difficile è frenare gli istinti passionali dell'a-dolescenza. Inoltre an-che la società odierna non fa altro che stimo-lare il sesso, con sem-pre più immagini di belle donne in pose accattivanti e la pro-messa che una vita di sesso sia una vita feli-ce. Questo vero e pro-prio mercato dell'a-more è paragonabile a un pugnale che trafig-ge il cuore dei diritti della donna e questo non è approvato sia da noi giovani che dalla chiesa. Infine ci si accorge che esiste una profonda e radicata diffidenza nei giovani per la chiesa, che viene vista più co-me una rivale che co-me una famiglia uni-versale. Questo perché essa propone uno stile di vita diverso da quel-lo del mondo e della moda. Sempre più cri-tiche vengono fatte nei suoi riguardi. Ma più che criticare bisogna migliorare. Dopotutto siamo noi la nuova ge-nerazione, quella del computer e della glo-balizzazione, con tutti i mezzi esistenti a di-sposizione possiamo migliorare di gran lun-ga il nostro ''oggi''.
Matteo Putignano
A G O R À _ V I R - L I G I O
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Quasi due rivali
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S A T I R A
Dovremmo
essere
scandalizzati
di fronte
a tanta
ignoranza
In Mediaset stat virtus Talent show. Una be-nedizione per chi non riesce a sfondare altri-menti, con alte capaci-tà, nel mondo dello spettacolo. Un po' co-me entrare dalla fine-stra, o imbucarsi alla festa di un tipo cono-sciuto. Per gli “Amici” di Mediaset è una rampa di lancio verso il suc-cesso. O per meglio dire, un effimero giro turistico che, attra-verso la vittoria nel talent show e in quel-la dell'ormai intasato Festival di Sanremo, li porta dritti nei de-boli ricordi di qualche ragazzina. Che fine fanno questi giovani talenti? Possibile che nessuno riesca ad ap-prezzarli? O forse nes-suno al di fuori del programma è disposto a dare loro retta per qualche minuto?
Per non fare di tutta l'erba un fascio, è giu-sto dire che qualche talento c'è. Ma la du-ra legge del televoto spesso colpisce pro-prio loro. Anche per-ché adesso si mettono a comprare voti an-che per vincere qual-che statuetta. Eppure noi italiani dovremmo essere scandalizzati di fron-te a tanta ignoranza, a questo insulto alla nostra intelligenza. Ma spesso ce ne di-mentichiamo e man-diamo un SMS per votare. Sembra che nella società e nella televisione di oggi non ci sia spazio per dei valori antichi co-me onestà, virtù o cultura. Non so se sia peggio equivoca-re il significato del titolo, o non avere la minima idea di cosa
ci sia scritto, caro studente di liceo classico. Possibile che non ci si renda conto che i pro-grammi televisivi han-no raggiunto un mini-mo di assennatezza sto-rica? Seduti sulla vostra poltrona cercando una trasmissione culturale, che vi possa insegnare qualcosa di nuovo e che vi dia una minima co-noscenza su qualsiasi argomento, non vi ac-corgete che potrebbero passare delle ore prima di trovarlo? Natural-mente se si fa un'accu-rata ispezione verso le due di notte, potreste imbattervi in una repli-ca di uno stanco Piero Angela che, in tutti questi anni, ha cercato di dare un po' di luce alle menti addormenta-te della nuova Italia.
Lorenzo Paladini
A G O R À _ V I R - L I G I O
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S A T I R A
I gruppi
minoritari
diventano capi
espiatori
quando
lo Stato
non riesce
a governare
i problemi
che sono ritenuti ladri di briciole. Ovviamente sono più disposti a dare quelle briciole di pane ai pic-cioni invece che a que-sti “essere umani”. Se gli extracomunitari avessero tante possibi-lità di adattarsi pari alla metà di quelle che ha avuto il figlio di Bossi per superare gli esami della scuola se-condaria di secondo grado, oggi l‟Europa sarebbe più multietni-ca di New York. Per le bocciature scola-stiche di Bossi jr sono stati additati come col-pevoli i professori per-ché terroni e ignoranti. Proprio per questo mo-tivo è in programma una legge che prevede di dar precedenza, nell‟insegnamento in Lombardia, agli inse-gnanti lombardi. La Lombardia secondo recenti stime ministe-riali è la regione del nord con il maggior numero di insegnanti di ruolo nati nel Meri-dione. Cosa è che genera questo astio verso la terra del Sud? Dopo tutti i problemi che ci sono più o meno gra-vi, che già aggravano la situazione italiana, perché complicarci la vita con odio e pre-giudizi?
Giacomo Attanasio
A G O R À _ V I R - L I G I O
“Ormai gli extraco-munitari sono diven-tati un pericolo pub-blico, non possiamo continuare a vivere con questi infiltrati”. Così Umberto Bossi ha aperto uno dei suoi tanti comizi politici, nella sua amata Pa-dania. La storia ci insegna che da sem-pre un piccolo gruppo è stato utilizzato co-me capo espiatorio per alcune gravi man-canze dello Stato. Tanti sono stati e tanti continuano a essere: cristiani, ebrei, musulmani e infine gli extracomunitari. Come dare torto a Bos-si, basta accendere la tv per scoprire che “solo” bulgari, albane-
si e polacchi arrivano nel nostro bel paese con il coltello tra i den-ti, sotto un camion o su un canotto per ri-empire le loro tasche vuote in partenza. Forse è vero che alcuni di questi individui commettono tali crimi-ni... ma come diceva Faber, non si è mai visto un extracomuni-tario rubare attraverso le banche. Cleptomania o istinto di sopravvivenza? Il giudizio sta a noi, an-che se ingozzati di notizie/fango gettate dai giornali e telegior-nali partitici su questa gente. La “verde” giustizia italiana colpisce dura-mente questi stranieri
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Caccia alle streghe La nuova Inquisizione punta gli extracomunitari
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C U L T U R A
Il successo
riscosso
si espande
soprattutto
fra i giovani
dai 13 ai 17
anni
ta a tutti gli utenti re-gistrati la lentezza del server che, a volte, rende difficile la navi-gazione sulla piattafor-ma. Questo problema colpisce soprattutto il servizio di chat. Si contendono una parte di Facebook molte industrie impor-tanti. Ovviamente es-sendo fra i siti web più visitati uno spazio, seppur piccolo, costa profumatamente. Può sembrare un s e m p l i c e s i t o internet, ma porta al creatore e ai collabo-ratori un profitto i-nimmaginabile. Ad-dirittura alla fine del 2009 ha chiuso il bi-lancio in positivo, avendo avuto un ri-cavo che si aggira in-torno ai 230 milioni di dollari. Le voci che girano affermano che oggi le entrate medie del social network sono di 1,5 milioni di dollari a settimana.
A G O R À _ V I R - L I G I O
Forse la più grande innovazione degli ulti-mi anni. Molti lo giudi-cano qualcosa di inuti-le. Per altri è tutto. Ormai spopola il social network americano. Inizialmente nato con il nome di The Facebo-ok. Creato il 4 Febbra-io 2004 dal genio infor-matico (allora 19enne) Mark Zuckerberg. De-ve la sua nascita all‟idea di unire stu-d e n t i d i t u t t a l‟America provenienti da vari college. In circa 5 anni questa rete ha avuto una cre-scita sbalorditiva. Oggi l‟85% degli studenti dei college americani ha un profilo sulla piattaforma. Dai dati che ci arrivano è emer-so che in Italia sono registrati 15,5 milioni di persone. Il successo riscosso si espande soprattutto fra i giovani dai 13 ai 17 anni. Nonostante
ciò, anche molte perso-ne non più “verdi” non rinunciano a una pagi-na personale. La funzione principale del social network è la chat. Impressionante la facilità con la quale si possono contattare persone sconosciute così come amici di vec-chia data. Oltre a essere un punto d‟incontro per milioni di persone, Facebook offre vari servizi, come la possibilità di carica-re oggetti multimedia-li, di creare pagine, ap-plicazioni e gruppi vir-tuali. A d a t t i r a r e l‟attenzione degli uten-ti è il poter visitare i profili di altre persone ed essendo in una so-cietà di “curiosi” non si rinuncia a dare un‟occhiata anche a coloro con i quali non si parla. Purtroppo, come ogni cosa ha il suo tallone d‟Achille. È ormai no-
Facebook: il mondo in uno schermo F
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C U L T U R A
La dipendenza
da Facebook
è una vera
e propria
patologia
curata
al Gemelli
di Roma
2009, quando è uscito nelle sale cinematogra-fiche Feisbum, il film ispirato alla storia del f o r t u n a t o s o c i a l network.
Mario Caputo
Marco Meo Alessandro Trabucco
A G O R À _ V I R - L I G I O
Ciò che preoccupa è, pe-rò, il fatto che i giovani trascorrono un tempo eccessivo collegati su questa rete, denominato fenomeno dell'Internet Addiction Disorder. Questo tema prende sempre più piede nelle discussioni in programmi televisivi e telegiornali.
Qui si apre un discorso che difficilmente può avere una risposta. Le opinioni sono divise. C‟è chi dice che Face-book è una perdita di tempo e chi afferma di non poterne fare più a meno. Un evento singolare si è presentato l‟8 maggio
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maggior parte di essi ha un numero di amici compreso tra i 500 e i 1000 e passa sul web più di tre ore al giorno. Un altro dato interessan-te emerso dal sondaggio è che si accettano amici-zie di persone che non si conoscono che spesso sono dei fake, utenti che si iscrivono sul social network sotto falso no-me per creare gruppi raz-zisti e compiere altri atti illegali. Dovremmo stare più attenti a chi accettia-mo tra i nostri amici. Ormai Facebook per noi è tutto, un univer-so parallelo dove rifu-giarci, la nostra vita virtuale. Ma è tutto falso. La vera vita è fuori, tutta da vivere, e ci aspetta. Non chiudiamo la no-stra mente all'interno di uno schermo.
Liliana Passiatore Cecilia Passabì
Ormai la gente passa la maggior parte del suo tempo in un mon-do virtuale. Basta osservare tra i propri amici di Face-book per vedere che molti sono sempre on-line, pubblicano in continuazione foto, video e link. La dipendenza da Fa-cebook è una patologia considerata talmente grave al punto che chi ne soffre può trovare aiuto al policlinico Ge-
melli di Roma, dove viene trattata come una qualsiasi altra di-pendenza. Ma cosa rappresenta veramente per noi gio-vani Facebook? Occasione per stringere nuove amicizie o fonte di pericoli? Utile mez-zo di comunicazione o spreco di tempo? Lo abbiamo chiesto a voi e ciò che è emerso era prevedibile. 9 ragazzi su 10 sono i-scritti su Facebook e la
Dipendenza da Facebook: problema globale
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C U L T U R A
Il liceo
Virgilio
è sensibile
a questa
forma
d’arte
A G O R À _ V I R - L I G I O
Parte spontaneo perciò un invito a farsi degli scrupoli prima di im-brattare un qualsiasi edificio, e chiedersi se quello che sta per essere effettuato è un qualcosa che può rendere più bel-la la città o semplice-mente uno scarabocchio. Il liceo Virgilio in questo senso, si sta dimostrando sensibile verso il fenome-no dei “graffiti” permet-tendo ai ragazzi più me-ritevoli di creare un mu-rales durante la giornata dell‟arte.
Andrea Scatigna
Fenomeno sempre più in espansione quello dei graffiti. Si tratta di disegni effettuati sui muri delle città con de l le bombolette spray. Bisogna fare però una netta distin-zione tra artisti e van-dali. I primi sebbene scrivano il proprio no-me illegalmente per le strade, creano dei veri e propri capolavori al pari delle opere d‟arte contenute nei musei. Diverso è il caso dei vandali che, senza ri-spetto per chiese ed edifici pubblici, detur-
pano le città con scrit-te di pessimo gusto e dichiarazioni d‟affetto. Sarebbe una buona innovazione promuo-vere manifestazioni in cui, artisti di vario ge-nere dimostrano il pro-prio talento con un u-no spray in mano e un muro bianco davanti. Il problema è che spes-so proprio a causa delle scritte di cattivo gusto, c‟è una sorta di pregiu-dizio che impedisce a questi giovani talenti di avere le autorizza-zioni per promuovere eventi del genere.
Graffiti! Arte o vandalismo?
Foto
di
An
dre
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cati
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C U L T U R A
La protagonista
è vittima
del giro
di eroina
degli anni ’70
A G O R À _ V I R - L I G I O
quando per la prima volta, a 12 anni, si pre-stò a tirare hashish nell‟oratorio della “haus der mitte” o quando ingerì LSD ed efedrina per sentirsi al pari di molti che nel club erano ormai già veterani, assuefatti con i viaggi trip. La società del rac-conto sembra quasi invisibile alle proble-matiche dei giovani e Christian ci dimo-stra come il marcio della società si trovi per prima nella fami-glia, che per lei non è stata di nessun supporto, ma anzi un peso gravoso alle sue fragili spalle di adolescente. Il libro in questione vuole essere quindi u-na denuncia aperta verso la droga stru-mentalizzata, perfino dallo Stato, per deru-bare agli individui la coscienza di apparte-nere alla classe delle v i t t i m e d e l “progresso”.
Stefano Cappello
Christiane F. “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”. Il problema droga è un dramma sempre attuale fra noi giovani. Nelle campagne di prevenzio-ne è inevitabile non far conoscere l‟esperienza della tossicodipendente più famosa al mondo: Cristiane Vera Felsche-rinow. Nata ad Amburgo il 20 maggio 1962, Christia-
ne trascorre i primi anni della sua vita immersa nelle ame-ne campagne della Germania del Nord prima di trasferirsi nel “cementificato” e fatiscente quar-tiere dormitorio di Gropiusstadt, nei pressi del muro che divideva in due l‟unità sociale della Germania del dopo-guerra. Christiane impara ad ambientarsi in una società ostile alle sue esigenze di vita, e presto com-prende che è neces-
sario comandare e farsi rispettare. Comincia così la lotta per la sua sopravvivenza. Christiane è stata, co-me molti giovani, vit-tima dello squallido giro di eroina che negli anni ‟70 appestava le strade della Germania Est. L‟eroina è solo l‟ultimo gradino di una lunga scala, in discesa, che vede la progressiva distruzione di se stessi. Cristiane era cosciente dei rischi che correva
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
La redazione di Agorà ringrazia i lettori.
Appuntamento al prossimo anno accademico.