Dai Comitati Pari Opportunità ai Comitati Unici di garanzia. Il punto sulla situazione.
Al Magnifico Rettore dell’Università di Cassino, Ciro Attaianese
al Pro Rettore, Franco De Vivo,
al Direttore Amministrativo, Ascenzo Farenti,
ai Delegati Rettorali,
ai referenti del Rettore,
ai Presidenti dei Centri,
ai Presidi di Facoltà,
ai Direttori di Dipartimento,
ai Presidenti dei Corsi di laurea,
alle Colleghe e Colleghi di tutto il Personale dell’Università.
Qualche volenteroso/a particolarmente attento/a si sarà
chiesto perché, dopo aver steso un Appello per la dignità di
uomini e donne, che compare tuttora sul sito di Ateneo, in qualità
di Referente Rettorale per le pari opportunità, io abbia taciuto
in occasione dell’appuntamento dell’ 8 marzo; il silenzio non è
dipeso dalla coincidente inaugurazione dell’anno accademico, nella
quale peraltro al Comitato Pari Opportunità e al Cudari, è stato
riconosciuto il merito di uno sforzo attuativo delle politiche
antidiscriminatorie nell’Ateneo.
Il motivo per cui non vi ho sottoposto nessun rigo non è
collegato neanche alle mie perplessità, che pure molte/i di voi
conoscono, nei confronti di un “festeggiamento annuale” quale l’8
marzo, sul quale ci sarebbe tanto da riflettere; né sull’assenza
di scrittura hanno inciso i mesi d’impegno e le fatiche personali
gratuite per la celebrazione, non di una festa, ma delle
progenitrici della Repubblica, cioè le patriote risorgimentali, in
lungo e in largo per l’Italia.
Il fatto è che da molti mesi ormai, fra organismi di parità,
governo e ministeri deputati si sta svolgendo un duro confronto
per l’interpretazione corretta della legge n.183/2010, che ha già
fatto sostituito i Comitati Pari Opportunità, con l’istituzione di
un “Comitato Unico di garanzia per le pari opportunità, la
valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le
discriminazioni”. Sulle tappe di questo viaggio, e sulle posizioni
di altre Università, chi vuole, leggerà più avanti ciò che ho
tentato di riassumere in veste di Presidente
dell’UniCpo(Associazione Nazionale Coordinamento Comitati Pari
Opportunità). Vorrei solo aggiungere alcune precisazioni che è
bene tenere a mente. Come mi ha impietosamente detto il Direttore
di una famosa testata televisiva quando, l’anno scorso, si cercava
di pubblicizzare il Seminario su: Le politiche di pari opportunità
nelle Università: modelli per le nuove generazioni, che ha visto
qui a Cassino per la prima volta il 12 novembre scorso riunite le
sei Rettrici italiane e una rappresentanza delle diciassette
Direttrici Amministrative, l’Università non interessa e non fa
notizia. Io non lo credo affatto. La formazione mi risulta essere
ancora qualcosa di non acquistabile, un patrimonio indisponibile,
che non deperisce, anzi si accresce. In questa lotta, silenziosa
suo malgrado, condotta in questi mesi, non contro i Comitati Unici
di garanzia, ma per conservare ciò che di positivo è stato fatto
dai Comitati Pari Opportunità, in cui cercavamo di far capire a
tutti gli interlocutori che può essere deleterio riformare senza
ascoltare chi deve essere riformato, abbiamo avuto alleati certi.
Il Rettore Attaianese, che poteva farsi interlocutore in organismi
quali il Crul(Coordinamento Regionale di Coordinamenti Università
del Lazio) e la Crui(Conferenza Rettori Università Italiane) e la
certezza di aver lavorato in questi anni densi per un’Università
che sapesse leggere meglio la complessa trama delle
discriminazioni.
Scrivo quindi queste righe, che possono risultare prolisse,
certo, ma la questione non è stata e non è di facile risoluzione e
ritengo sia una caratteristica della democrazia sforzarsi di
essere chiari; un epilogo vero e proprio non ha chiuso la partita,
non certo perché si vuole disobbedire ad un dettato normativo, ma
perché la contrattazione continua, proprio ora che la legge è
effettiva, a livello dei singoli Atenei, in virtù dell’autonomia
universitaria.
Nella scelta della trasparenza che il CPO ha finora seguito,
negli anni della mia Presidenza, prassi perseguita anche ora con
il CUDARI(Centro Universitario Diversamente Abili Ricerca
Innovazione), rendendo pubblico e discorsivo ogni momento
importante, ho sentito il dovere e anche il piacere che provo
sempre nel condividere le conoscenze, di diffondere questa
lettera, che riassume lo stato dell’arte delle pari opportunità e
delle prassi antidiscriminatorie in questo momento, nel nostro
Ateneo. Grazie.
Fiorenza Taricone
Referente Rettorale per le Pari Opportunità
La legge n.183/2010, nota come Collegato Lavoro, pubblicata sulla
<<GAZZETTA Ufficiale>> il 4 novembre 2010, all’articolo 21
istituisce i Comitati Unici di Garanzia, cosiddetti CUG;
intervenendo sul D.Lgs.165/2001, modifica nome e composizione del
Comitato Pari Opportunità, ed è applicabile al solo personale
contrattualizzato, quindi per l’Università al solo comparto
tecnico-amministrativo. La componente tecnico-amministrativa del
CPO viene chiamata ad unirsi a quella del Comitato contro il
mobbing (laddove esistente) per la creazione di unico Comitato che
si occuperà di costruire garanzie antidiscriminatorie nelle
relazioni di genere, contro il mobbing e le molestie morali,
intervenendo sugli istituti contrattuali del CCNL dei dipendenti.
La composizione di questo nuovo organismo, costituito per metà dai
rappresentanti dei sindacati e per metà dai rappresentanti
dell'amministrazione, prevede il vincolo di una presenza paritaria
uomini-donne.
Prima dell’entrata in vigore della legge, e dell’emanazione delle
Linee Guida, l’UniCpo(Associazione Nazionale Coordinamento
Comitati Pari Opportunità) presieduta dalla sottoscritta, si è
riunita e ha approvato una Mozione, di seguito inviata alla Crui e
ad ogni singolo Rettore, il 7 febbraio 2011, sollecitando, senza
avere risposta, un’audizione in seduta ristretta o allargata
presso la Conferenza dei Rettori. In essa, si ricorda anche che a
sua volta il Cun, nell’aprile del 2010, aveva approvato una
Mozione in cui esprimeva il suo appoggio ai Comitati Pari
Opportunità. L’applicazione della legge che riforma il sistema
universitario s’interseca attualmente con l’applicazione dei CUG,
nella fase di riscrittura degli Statuti d’Ateneo. Tra il 2010 e il
2011, la sottoscritta, nella qualità di Referente Rettorale per le
Pari Opportunità ha sollecitato un incontro con il Rettore Ciro
Attaianese, avvenuto alla presenza del Preside di Giurisprudenza
Edoardo Ales e della attuale Presidente del Comitato, Amelia
Broccoli. Nell’incontro si è abbozzato uno schema a livello
verbale per “travasare” nei CUG, principi e modalità dei CPO.
Pochi giorni dopo, il 16 febbraio 2011, il Comitato Regionale di
Coordinamento delle Università del Lazio, CRUL, con cui l’UniCpo
ha siglato da più di un anno un Protocollo d’Intesa, alla presenza
del
Prof. Guido Fabiani, Presidente e Rettore dell’Università Roma
Tre;
Prof. Giuseppe Dalla Torre, Vicepresidente e Rettore della Libera
Università Maria SS Assunta;
Prof. Luigi Frati, Rettore dell’Università La Sapienza;
Prof. Renato Lauro, Rettore dell’Università Tor Vergata;
Prof. Giuseppe Nascetti in rappresentanza del Prof. Marco Mancini,
Rettore dell’Università della Tuscia;
Prof. Fabio Pigozzi, in rappresentanza del Prof. Paolo Parisi,
Rettore dell’Università degli Studi di Roma "Foro Italico";
Prof. Ciro Attaianese, Rettore dell’Università degli Studi di
Cassino;
Prof.ssa Rossella Borgia in rappresentanza del Prof. Massimo
Egidi, Rettore della Libera Università Internazionale degli Studi
Sociali “Guido Carli”;
Prof. Giandomenico Boffi, in rappresentanza del Prof. Guseppe
Acocella, Rettore della Libera Università degli Studi S. Pio V;
Prof. Alfredo Pontecorvi, in rappresentanza del Rettore Prof.
Lorenzo Ornaghi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore;
Padre Paolo Scarafoni, Rettore dell’Università Europea di Roma;
On.le Gabriella Sentinelli, Assessore Istruzione e Cultura della
Regione Lazio;
Dott. Carlo Monti, Rappresentante degli studenti - Università
degli Studi “Tor Vergata”, e alla presenza dell’Avv. Prof. Roberto
Pecorario, Presidente Lazio Adisu, approvava la
Mozione UNICPO, sottolineando l'inadeguatezza dei Comitati Unici
di garanzia, che entreranno in vigore il 24 marzo, per effetto
della Legge n.183/2010, ricordando che l’Associazione chiede alla
CRUI di volersi esprimere al riguardo.
Il CRUL, approvando i contenuti della mozione, si dichiara
favorevole a farsi portavoce della questione presso la CRUI, per
una presa di posizione da parte di quest’ultima e per portare
avanti una condotta unitaria.
Interlocuzioni si sono succedute con la Conferenza dei Comitati
Pari Opportunità, l’altro organismo che rappresenta i Comitati
nelle Università e con la Rete per la Parità; quest’ultima, prima
che fossero rese note le Linee Guida, pubblicate con ritardo
rispetto alla data originaria, si è adoperata per
un’interrogazione a risposta scritta ai Ministri per la Pubblica
amministrazione e l'Innovazione, del Lavoro e Politiche sociali,
per le Pari opportunità. In essa si premette che:
- la L. 4 novembre 2010, n. 183, - "Deleghe al Governo in materia
di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi,
aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per
l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di
occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e
disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di
lavoro",pubblicata nella G.U. n. 262 del 9 novembre 2010
(suppl.ord.) ha origine da un Disegno di legge d’iniziativa dei
Ministri Tremonti, Scajola, Brunetta, Sacconi, Calderoli, Alfano,
che ha visto un iter abbastanza tormentato, compresa la richiesta
da parte del Presidente della Repubblica di una nuova
deliberazione ai sensi dell'art. 74, primo comma, della
Costituzione;
- all'art. 21 della suddetta Legge - che non ha visto né fra i
promotori dell'iniziativa né fra i ministri che ne hanno seguito
l'iter parlamentare la ministra per le pari opportunità on.
Carfagna - si prevede che le Pubbliche Amministrazioni entro 120
gg. dalla data di entrata in vigore della norma, ossia il 9 marzo
prossimo, costituiscono il "Comitato unico di garanzia per le pari
opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e
contro le discriminazioni": un organismo che raccoglie le
competenze precedentemente attribuite in forma distinta ai
Comitati per le pari opportunità ed ai Comitati paritetici sul
fenomeno del mobbing; inoltre, per il suddetto art. 21: Le
modalità di funzionamento dei Comitati unici di garanzia sono
disciplinate da linee guida contenute in una direttiva emanata
di concerto dal Dipartimento della funzione pubblica e
dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del
Consiglio dei Ministri entro novanta giorni dalla data di
entrata in vigore della presente disposizione. La mancata
costituzione del Comitato unico di garanzia comporta
responsabilità dei dirigenti incaricati della gestione del
personale, da valutare anche al fine del raggiungimento degli
obiettivi.
Infine, che, probabilmente anche a causa della mancata
partecipazione della Ministra per le Pari Opportunità all’iter che
ha portato alla proposta e all’approvazione della legge.
4 novembre 2010, n. 183, non è stata sufficientemente approfondita
la portata dell’innovazione prevista dall’articolo 21, che
peraltro ha subito forti critiche anche nel corso dell'esame
parlamentare; considerato che a tutt'oggi le suddette linee guida
non risultano ancora emanate, nonostante sia scaduto sin dal 9
febbraio 2011 il termine per la loro emanazione, se non ritengano
i ministri interessati di disporre la proroga del termine per
l’istituzione dei CUG a trenta giorni dalla data in cui le linee
guida risulteranno emanate; se non ritengano infine di prendere in
considerazione l'opportunità di considerare, nella stesura delle
linee guida, esclusi dalle norme in questione i Comitati di Pari
Opportunità all’interno delle Università, che si presentano
attualmente come organismi statutari in genere misti, cioè sia di
natura elettiva che di nomina del Rettore, e che rappresentano
tutte le componenti che studiano e lavorano nelle Università;
infatti, molti Atenei hanno adottato Statuti che prevedono i CPO
come Organi, e Regolamenti, che comportano per l’appunto una più
ampia partecipazione, e tale composizione, dunque, appare
difficilmente compatibile con il nuovo modello disegnato dal
legislatore per tutte le Pubbliche Amministrazioni.
Firmato: BONINO, PERDUCA, PORETTI, TREU, RITA GHEDINI, FONTANA, BLAZINA, BERTUZZI,
ROLIO, NEROZZI, VITTORIA FRANCO, PASSONI, ICHINO.
Recentemente, la sottoscritta, Fiorenza Taricone, rilasciava
un’intervista intitolata Quando l’informazione non fa notizia.
Come far sparire le rappresentanze di genere dalle Università,
pubblicata il 6 marzo su <<dol’s-il sito delle donne on-line>>, in
cui la giornalista Caterina Dols, di seguito al Convegno Vita
pubblica e opportunità per le donne in Italia, tenutosi il 31
gennaio a Milano Bicocca, intendeva fare il punto sulle pari
opportunità nel sistema universitario italiano.
Il 2 marzo si è svolta presso il Dipartimento per le Pari
Opportunità una riunione istituzionale cui ha partecipato sia la
Conferenza nazionale Cpo, sia l’UniCpo. A seguito della riunione,
e dopo aver esposto le specificità dei Comitati, non assimilabili
interamente ai Cpo delle Pubbliche Amministrazioni, nelle Linee
Guida è stato inserito un capoverso che fa intravedere per le
Università la possibilità di scelte che privilegino l’autonomia
degli Statuti.
Il giorno successivo, 3 marzo si è svolta la riunione dell’UniCpo
presso l’Università di Fisciano (Salerno), organizzata dai due
organismi attivi da anni, Commissione e Comitato Pari Opportunità.
Dopo quella lunga seduta, in cui sono stati letti i deliberata di
altri Cpo che non erano potuti intervenire, è stata redatta una
sintesi dell’incontro, diffusa via Internet, temporalmente
seguita dalla pubblicazione delle Linee Guida; nelle settimane
successive si sono quindi infittite le osservazioni riguardanti i
CUG, i CPO, e le possibili soluzioni da proporre, nell’ipotesi di
una deroga al termine del 24 marzo, proposta dalla Conferenza dei
Cpo e indirizzata al Dipartimento della Funzione Pubblica e al
Dipartimento delle Pari Opportunità.
Cercherò di dare un’idea dei punti salienti della discussione
nelle righe seguenti. Abbiamo due certezze: la legge istitutiva
dei CUG è perfettamente consequenziale alla natura e
all’evoluzione dei Comitati Pari Opportunità, istituiti per il
comparto amministrativo con un D.P.R. del 1987, e nati nell’ambito
della contrattazione collettiva.
La seconda certezza è che i Comitati Pari Opportunità universitari
presentano una loro fisionomia, riunendo docenti non
contrattualizzati, amministrativi, talvolta studenti,
rappresentando un esperimento unico nel sistema universitario
italiano, interlocutori spesso unici delle politiche per le pari
opportunità, a livello di diffusione e sensibilizzazione.
Il dibattito tuttora in corso vede essenzialmente due posizioni:
la prima è accettare con varie modifiche il solo organismo dei
CUG; la seconda proporre nei nuovi Statuti un secondo organismo,
chiamato in vario modo, Commissione per la Parità o per
l’eguaglianza di genere, che interagisca con il CUG. Chi accetta
la prima, vuole evitare il possibile depotenziamento e
delegittimazione di un secondo organismo, perché le risorse
legislative ed umane andranno indirizzate al CUG. Le critiche per
il travaso nei CUG riguardano invece soprattutto la non elettività
di questi ultimi, sostituita dalla sola nomina, quindi
l’inosservanza di un principio democratico elementare. Dov’erano i
Tavoli di concertazione che avrebbero dovuto ascoltare i singoli
CPO universitari, i veri destinatari della riforma?
Il capoverso riferito alle Università, inserito nelle Linee Guida
potrebbe rappresentare per alcune una sorta di trappola. Si legge
che: “Le Università nell’ambito dell’autonomia e delle specificità
loro riconosciute, disciplinano nei rispettivi Statuti le modalità
di costituzione e di funzionamento dei CUG, ai sensi dell’articolo
57 del d.lgs. 165/2001 come novellato dall’articolo 21 della legge
183/2010”. L’apparente apertura potrebbe illudere di poter creare
un CUG con caratteristiche peculiari rispetto a quelle indicate
dall’art.21 mentre al punto 3.1 la direttiva prevede che: il CUG è
unico ed esplica le proprie attività nei confronti di tutto il
personale.
In secondo luogo, la parità numerica di genere, prevista per legge
nei CUG, pone un singolare, ma reale problema:finora i CPO sono
stati costituiti da donne, che rappresentano in Italia le
interlocutrici di un vastissimo territorio di studi
interdisciplinare. Se i sindacati nominano rappresentanti di sesso
femminile, altrettanti uomini dovranno essere nominati per i CPO,
ma francamente non si vede una possibilità di esperti in tal
senso.
Proposte avanzate da alcune Università:
Università di Cassino:
Come già anticipato, si cercherà di adottare nello Statuto una
formula che, nel rispetto della legge, salvi l’esperienza finora
accumulata e ampli la rete d’interlocuzioni in ottica
antidiscriminatoria. Nei giorni scorsi è pervenuto anche un
documento della CGIL, le cui linee essenziali si possono
riassumere nel fatto che il CPO d’Ateneo non è nato in
applicazione della contrattazione collettiva, bensì come scelta
autonoma e libera dell’Università che lo inserì nel proprio
Statuto, dandogli la dignità di organismo statutario. Il CPO, nel
2000, si posizionava all’art. 25 dello Statuto. In seguito, nello
Statuto ancora vigente, approvato nel 2004, è scivolato all’art.
28 (Comitato per le pari opportunità - 1. Il Comitato per le pari
opportunità promuove iniziative per l’attuazione delle pari
opportunità tra uomo e donna ai sensi della vigente legislazione
italiana e comunitaria, vigila sul rispetto del principio di non
discriminazione di genere e assicura sostegno alle vittime di
violazioni e sopraffazioni. La composizione del Comitato è
stabilita nel Regolamento generale di Ateneo), sempre all’interno
del titolo IX – Altri Organismi.
Da queste premesse ne discende che se il Comitato per il mobbing
dovrà confluire nel CUG, non è affatto automatico che lo stesso
destino accomuni il CPO, il quale peraltro ha poco più di un anno
di vita nella sua nuova edizione ed un patrimonio di attività a
rischio di svaporamento.
E’ dubbio che in termini giuridici si possa sostenere la cogenza
del suindicato art. 21 sulla autonomia di un Ateneo che intenda
conservare un proprio organismo statutario.
La proposta che si potrebbe avanzare in una trattativa con le
altre OO.SS e tra queste e il Rettore/D.A/Commissione per la
revisione dello Statuto, è quella di costituire il CUG come
previsto dalla legge, cui delegare per il personale
contrattualizzato la puntuale applicazione pratica della normativa
antidiscriminatoria, tra cui quella compendiata nel Codice delle
Pari Opportunità che riguarda le problematiche di genere sui
luoghi di lavoro, la normativa relativa alla conciliazione vita-
lavoro ed altri istituti contrattuali, infine la promozione delle
politiche di Pari Opportunità, vale a dire l’attuazione del Piano
triennale di Azioni Positive (PAP).
A questo proposito si ricorda che l’attuale CPO ha già elaborato
un tale piano, con scadenza 2012.
Per la composizione del CPO, che potrebbe chiamarsi Commissione
Parità, si dovrebbe conservare l’elettività per il personale TA,
aggiungendo l’elettività dei rappresentanti del precariato della
ricerca. La rappresentanza studentesca dovrebbe essere assicurata
da nomine effettuate dal Senato degli Studenti (organo a sua volta
elettivo), mentre la nomina della parte docente dovrebbe prevedere
la presenza di ordinari, associati, ricercatori. La Presidenza
dovrebbe rimanere espressione elettiva dell’organismo collegiale.
Una volta stabilito il numero più congruo per evitare organismi
over size, bisognerà prevedere la presenza stabile della
Referente/Delegata Rettorale, con un ruolo di trait d’union con il
CUG, per un rapporto il più possibile sinergico. A fronte di una
totale nominatività del CUG, si avrebbe una sede dove verrebbero
conservate la rappresentatività e la dialettica democratica.
La funzione della Commissione Parità dovrebbe essere di
formazione/informazione/divulgazione delle problematiche di
discriminazione-parità di trattamento-promozione delle pari
opportunità, elaborazione del PAP, elaborazione di progetti, in
collegamento con le istituzioni e con la collaborazione di vari
partner, come finora dimostrato dal CPO, che potrebbe consentire
anche un’autonomia economica dell’organismo.
Università delle Marche:
Proposta avanzata dai quattro Atenei delle Marche alla Crum(Conferenza Rettori Università delle Marche), Nell'ambito dell'autonomia dell'Università si propone di istituire il nuovo organo CUG (Comitato Unico di Garanzia) secondo le seguenti prerogative: organo su base elettiva con un pari numero di rappresentanti sindacali e di rappresentanti di tutte le componenti attive (docenti, ricercatori, PTA, studenti, contrattisti, ecc.). Il CUG si doterà di una Commissione per la parità di genere, con lo scopo di promuovere iniziative culturali e di sensibilizzazione sui temi di genere nella ricerca e nella formazione.
Rispettando l'autonomia universitaria e la modifica degli statuti in seguito alla legge Gelmini si dovrà lavorare attivamente alla stesura di un generico regolamento CUG/Università che potrà essere poi adottato dai singoli Atenei.
Università di Padova:
In seguito all’incontro con il Pro rettore, Direttore Amministrativo e Pro rettore al Personale si è deciso l’inserimento in Statuto di un nuovo organo elettivo che si chiamerà Comitato di parità in cui saranno presenti le rappresentanze elettive di tutte le componenti, anche precarie e PTA, con finalità differenziate rispetto al CUG. Contemporaneamente, un Gruppo di lavoro con l’amministrazione per la costituzione del CUG. Previsto un coordinamento tra Comitato parità e CUG. Ad entrambi gli organismi parteciperà la delegata del Rettore alle pari Opportunità.Nei giorni scorsi, il Rettore di Padova ha disposto la proroga per un anno dell’attuale Cpo, anche per dare corso al Piano di Azioni Positive.
Università della Puglia: Università del Salento, Università Foggia, Politecnico di Bari
E’ di tutta evidenza che la composizione paritetica e l’unicità
del CUG, caratteristiche essenziali ai sensi della normativa in
esame, sono realizzati solo se il Comitato unico delle Università
è costituito con la rappresentanza di tutte le categorie di
soggetti presenti nelle Università. Si ritiene inoltre, a
proposito delle modalità di individuazione delle/dei componenti
del CUG, che limitandosi il dettato normativo a prevedere che
le/gli stesse/i vengano designate/i dalle organizzazioni sindacali
e dall’amministrazione, lo stesso non impedisce che tale
designazione sia preceduta dal ricorso a elezioni, come le stesse
linee guida espressamente prevedono “per le amministrazioni in cui
è consolidata la prassi delle elezioni”.
Né l’applicazione della legge 183/2010 può prescindere dal dettato
costituzionale (Art. 33, co. 6 ove si prevede il diritto delle
“istituzioni di alta cultura, delle università e delle accademie
di darsi ordinamenti autonomi, nei limiti stabiliti dalle leggi
dello Stato”) e dalle altre norme di legge (V. l. 168/89 e d.lgs.
29/1993 successivamente confluito nel testo unico, approvato con
d.lgs. 165/2001), in forza delle quali l’autonomia accademica si
realizza nel diritto dell’Università di normare su se stessa, di
disciplinare la propria organizzazione.
Le summenzionate linee guida prevedono che “Le regioni e gli enti
locali adottano, nell'ambito dei propri ordinamenti e
dell'autonomia organizzativa ai medesimi riconosciuta, le linee di
indirizzo necessarie per l'attuazione dell'art. 21 della legge
183/2001 nelle sfere di rispettiva competenza, nel rispetto dei
principi dettati dalle presenti linee guida”, anche se non
espressamente si rivolgono necessariamente anche alle Università.
Si propone, quindi, che – attraverso lo strumento statutario – ci
si faccia carico, all’interno di quanto disposto per tutti dal cd.
“Collegato lavoro” e dalle “Linee guida della Funzione pubblica”,
delle specificità della nostra Istituzione. Se così non si
facesse, i CUG delle Università non risulterebbero rafforzati in
termini di ruolo e di funzioni e si renderebbe un pessimo servizio
all’Istituzione stessa, ma –soprattutto– si creerebbe una
situazione normativa in conflitto con l’art. 33.7 Cost.: è vero,
infatti, che l’autonomia universitaria è subordinata alla legge,
ma è anche vero, ovviamente, che la legge ordinaria non può essere
tale da negare quell’autonomia.
Università Roma Tre:
L’Università di Roma Tre, attraverso il Comitato pari opportunità
e la Delegata Rettorale ha realizzato progetti e iniziative
eccellenti sia nella formazione, non solo rivolta agli studenti,
ma al territorio, che nella sperimentazione di modelli lavorativi
per il personale amministrativo; il progetto di telelavoro è stato
premiato qualche anno fa dal Forum della Pubblica Amministrazione.
Il Cpo si è anche attivato per sollecitare un’attenzione per le
tematiche di pari opportunità traducibile nei nuovi parametri di
valutazione, azione condotta congiuntamente con il CPO
dell’Università Sapienza.
Le perplessità nel differenziare i due organismi derivano dal
rischio di marginalizzazione che un Comitato in nuova veste
potrebbe subire, trovandosi al di fuori di un dettato legislativo.
Università Sapienza:
Il CPO ha proposto una riunione che a Roma veda confrontarsi per
un’azione comune l’UniCpo e la Conferenza dei Comitati. Il rischio
maggiormente percepito è il rischio di porre fine ad un’esperienza
che ha visto agire di comune accordo docenti e amministrative. Il
4 aprile si è tenuta una riunione interlocutoria fra UniCpo e
Conferenza per programmare una seduta comune ed, eventualmente,
stilare un documento unico.
Università di Salerno:
Nell’Ateneo si fiancheggiano da molti anni due organi collegiali:
la Commissione, e il Comitato: la prima presieduta dalla delegata
del rettore, con una docente dedicata, da una rappresentanza del
TAB, e in maniera discontinua da una rappresentanza studentesca.
La seconda, composta da personale TAB nominata dai sindacati e
dall’amministrazione. La comunicazione fra i due organismi è stata
in qualche modo garantita dalla presenza contemporanea della
rappresentanza del TAB. In considerazione di ciò, alla luce della
legge istitutiva dei CUG, poiché in essi non è prevista né la
componente docente, né quella studentesca si invita in virtù
dell’autonomia universitaria, (L. 168/89), a prevedere sia per
finalità di formazione culturale che professionalizzanti, un
organismo con funzioni assimilabili a quelli della Commissione
Pari Opportunità dell’Università di Salerno, che comprenda al suo
interno sia docenti che studenti allo scopo di favorire
l’occupazione femminile e di realizzare l’eguaglianza sostanziale
tra uomini e donne nel mondo del lavoro, che era il fine con cui
il Magnifico rettore (Prot. N. 9032 del 21 febbraio 2006) ha
istituito la Commissione Pari Opportunità. Quindi si chiede ai
nuovi Statuti di riconoscere e confermare il ruolo di terzietà,
elettività, autonomia e valenza culturale, politica ed economica
dei CPO, alcuni dei quali come quello di Bari hanno oltrepassato
il ventesimo anno di attività.
Università Lumsa e Università Stranieri Perugia:
Altre Università, come quella della Lumsa di Roma, e Siena
Stranieri, stanno predisponendo, d’intesa con il Rettore, accordi
preliminari per poter procedere ad una operatività il più
possibile in accordo con la legge.