Ambito territoriale 1 - Bergamo
Nozze di Cana – Il Veronese
Sentirsi parte della Comunità
Piano di zona 2012-2014
Comuni di
Bergamo
Gorle
Orio al Serio
Ponteranica
Sorisole
Torre Boldone
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Piano di zona 2012-2014 2
Sentirsi parte della Comunità L’anno 2012 si apre con una tappa fondamentale: l’approvazione del nuovo Piano di
zona per il prossimo triennio.
“Sentirsi parte della comunità” è titolo del nuovo Piano di zona che abbiamo approvato
nell’Assemblea dei Sindaci e che orienterà le politiche sociali dei Comuni dell’Ambito di
Bergamo (Bergamo, Torre Boldone, Ponteranica, Gorle, Orio al Serio e Sorisole) nel
triennio 2012 – 2014.
La costruzione del nuovo Piano di zona ci ha impegnati fortemente nell’ultimo anno e
mezzo, in un percorso condiviso a volte formale e a volte informale tra istituzioni,
associazioni, volontariato, cooperative sociali, parrocchie e istituti religiosi, affinché a
più voci e da più punti di vista fosse possibile racchiudere in un documento dal
linguaggio chiaro e semplificato, le linee progettuali di un nuovo welfare locale.
I Tavoli di area così come il centro di assistenza domiciliare (Cead) sono stati i luoghi
di ricomposizione del sapere e delle esperienze dei partecipanti con una propensione
alla programmazione sociale e socio sanitaria, orientata all’estrema apertura verso il
territorio e ai soggetti che vi operano.
La programmazione di Ambito si pone quindi l’obiettivo trasversale di costruire e
rafforzare le reti di territorio e i progetti locali esistenti in un’ottica di integrazione e di
corresponsabilità attraverso la costruzione di alleanze, per sostenere con sempre
maggiore vicinanza, le situazioni di “multi problematicità” attraverso la presa in carico
globale della persona e la concreta possibilità di risposta ai bisogni di ognuno.
Riteniamo questa impostazione fondamentale, proprio perché le fragilità di oggi
mettono in crisi i delicati equilibri che possono essere sostenuti da un agire comune
che mette al centro la considerazione verso la persona fragile e la sua famiglia.
Fondamentale quindi è l’azione di rete per rigenerare le connessioni del tessuto sociale
che reggono sempre meno a fronte di sempre nuovi bisogni e difficoltà afferenti a
quelle che oggi vengono definite le “nuove povertà”, in termini di instabilità economica,
fragilità di relazioni, precarietà lavorativa, insicurezza sociale ecc.
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Piano di zona 2012-2014 3
Con una composizione sociale così complessa, non possiamo certamente pensare che
la risposta sia solo quella legata all’erogazione di un servizio o di una prestazione
specifica di tipo riparativo o di accompagnamento, ma deve coinvolgere tutta la
comunità locale per sostenere e ricreare un senso di vicinanza alle persone fragili: il
credere in obiettivi comuni che aiuta a trasformare l’antico nel nuovo.
Elemento innovativo e fondamentale è anche la maggiore responsabilizzazione della
famiglia quale primo attore del lavoro di cura. Il nostro sistema di welfare richiederà
sempre più la valorizzazione della famiglia che è da considerarsi contemporaneamente
destinataria e al tempo stesso promotrice di politiche sociali. Fondamentale è quindi un
sistema di politiche sociali costruito per la famiglia, dove quest’ultima è il filo conduttore
attraverso il quale è possibile rendere maggiormente efficaci le azioni messe in campo
dai servizi.
Tutti questi aspetti che da una prima lettura potrebbero sembrare lontani ed astratti,
hanno trovato concretezza nelle prassi operative e nella ricomposizione delle
specifiche progettualità attuate nelle aree di intervento. Nella maggior parte dei casi lo
sforzo è stato anche quello di operare non in compartimenti stagni, ma in una visione
integrata tra pubblico e privato, laico e cattolico in una visione unica per ottimizzare al
meglio le risorse e le competenze presenti.
Voglio quindi ringraziare tutti gli operatori che hanno lavorato con passione alla
definizione delle linee progettuali del nuovo Piano di zona, tutte le organizzazioni del
territorio, i singoli volontari, le famiglie e i privati cittadini che credono nella costruzione
e realizzazione dei progetti e degli interventi in quest’ottica di integrazione reciproca e
che pur mantenendo le proprie specificità si mettono costantemente a disposizione in
una comunità unita per il sostegno delle persone fragili affinché possano “sentirsi parte
della comunità”.
Alessandra Sangalli
Presidente dell’Assemblea dei Sindaci
Ambito di Bergamo
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Piano di zona 2012-2014 4
INDICE PROLOGO PROVINCIALE PIANI DI ZONA 2012-2014............................................................... 7
1. DESCRIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE 1 BERGAMO......................................... 24
1.1. Analisi della struttura socio-demografica dell’Ambito .............................................. 24
1.2. L'analisi della spesa sociale dei Comuni dell’Ambito territoriale 1 - Bergamo ........ 35
2. LINEE DI INDIRIZZO PIANO DI ZONA 2012-2014 AMBITO TERRITORIALE 1-
BERGAMO ......................................................................................................................... 43
2.1. Indirizzi generali della programmazione 2012-2014 ............................................... 43
2.2. Strategie di Intervento ............................................................................................. 46
3. STRUTTURA ORGANIZZATIVA E MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE ........................... 52
3.1. L’Assemblea dei Sindaci ......................................................................................... 52
3.2. L’Ufficio di Piano ...................................................................................................... 53
3.3. Partecipazione e rappresentanza ............................................................................ 54
4. VALUTAZIONE PROGRAMMAZIONE SOCIO-SANITARIA .............................................. 59
4.1. Piano di zona 2009-2011 ........................................................................................ 59
4.2. Consultori familiari: sostegno alla genitorialità ........................................................ 64
4.3. Qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare ............................................... 65
4.4. Prospettive di sviluppo............................................................................................. 67
5. LA PROGRAMMAZIONE PER AREE DI LAVORO ........................................................... 69
5.1. Premessa ................................................................................................................ 69
5.2. Area della non autosufficienza ................................................................................ 70
5.2.1. Continuità assistenziale - Centro per l’Assistenza Domiciliare .............................. 70
5.2.2. Il ruolo del volontariato nell’area della non autosufficienza .................................... 73
5.3. Area anziani ............................................................................................................. 76
5.3.1. Tavolo Anziani: composizione e funzionamento .................................................... 77
5.3.2. La programmazione dell’Area Anziani per il triennio 2012-2014 ........................... 83
5.4. Area disabili ............................................................................................................. 84
5.4.1. Tavolo Disabilità: composizione e funzionamento ................................................. 84
5.4.2. Verifica delle azioni realizzate ................................................................................ 85
5.4.3. La programmazione dell’area disabili per il triennio 2012-2014............................. 93
5.5. Area salute mentale ................................................................................................. 95
5.5.1. Il Tavolo Salute Mentale: composizione e funzionamento ..................................... 96
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5.5.2. Verifica delle azioni realizzate ................................................................................ 97
5.5.3. La programmazione dell’Area Salute Mentale per il triennio 2012-2014 ............... 98
5.6. Area Emarginazione sociale e povertà .................................................................. 108
5.6.1. Tavolo emarginazione sociale e povertà .............................................................. 109
5.6.2. Verifica delle azioni realizzate .............................................................................. 110
5.6.3. La programmazione dell’area Emarginazione sociale e povertà per il triennio
2012-2014 ............................................................................................................ 116
5.7. Area Minori e Famiglie........................................................................................... 118
5.7.1. Tavolo Minori e Famiglie ...................................................................................... 118
5.7.2. Verso un Servizio Minori e Famiglie di Ambito ..................................................... 119
5.7.3. Verifica dei progetti realizzati e programmazione dell’Area Minori e Famiglie per il
triennio 2012-2014 ............................................................................................... 121
5.8. Area adolescenti e giovani .................................................................................... 131
5.9. Area trasversale .................................................................................................... 137
5.9.1. Il Servizio Integrato di Inserimento Lavorativo ..................................................... 137
5.9.2. Promozione di azioni integrate di supporto sul tema dell’Amministrazione di
Sostegno .............................................................................................................. 142
5.9.3. Sistema informativo di Ambito .............................................................................. 143
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PROLOGO PROVINCIALE PIANI DI ZONA 2012-2014
10 ANNI DI PIANI DI ZONA
In questi anni si è assistito a una ridefinizione del concetto di welfare nel quadro
costituzionale delle competenze: dall’approvazione della Legge 328/2000, che
disponeva la programmazione di politiche sociali di Ambito, all’emanazione della
Legge regionale 3/2008, che ha portato all’accelerazione del processo di revisione e
di riforma dei compiti degli Enti Locali.
Il contesto demografico, le fragilità familiari, le condizioni di precarietà
occupazionale, l’impatto della condizione migratoria: sono tutte variabili che hanno
determinato un quadro generalizzato di vulnerabilità, caratterizzato da una crescita
esponenziale della domanda sociale di tutela e da un continuo aumento del divario
tra esigenze e possibilità di intervento; tutto ciò amplificato, inoltre, dalla
frammentazione delle risorse e degli interventi dei diversi attori che agiscono nel
sistema di protezione sociale.
In provincia di Bergamo questi processi hanno interessato sia il versante della
programmazione delle politiche sociali sia il versante relativo alla loro effettiva
realizzazione: a partire già dalla prima triennalità dei Piani di zona dei 14 Ambiti
territoriali della provincia di Bergamo del 2002, la combinazione tra le indicazioni
normative e le specificità locali hanno dato vita ad un sistema di welfare
territorialmente diversificato.
L’assunzione stessa del principio di sussidiarietà ha portato con sé dilemmi che
hanno definito esiti differenziati, derivanti da un mandato normativo non sempre
chiaro e dall’adattamento del sistema complessivo a variabilità, esigenze e capacità
dei contesti locali.
La sovrapposizione di più livelli di competenza in cui responsabilità e compiti si
suddividono in uno stesso ambito di intervento, ha ampliato gli spazi della
discrezionalità decisionale: il rischio, in questa dimensione, diventa quello di
sancire, dal punto di vista istituzionale, la diseguaglianza dei cittadini.
La recente crisi economica del Paese, con il conseguente drastico
ridimensionamento dei fondi per le politiche sociali e dei trasferimenti agli Enti
Locali, incide profondamente sulla programmazione sociale dei Piani di zona 2012-
2014.
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Il documento “Politiche sociali per lo sviluppo del welfare locale”, approvato dalla
Conferenza dei Sindaci il 15 dicembre 2011, indica la prospettiva di un
ripensamento dell’intervento pubblico e del ruolo delle Amministrazioni comunali
nella funzione di programmazione degli interventi sociali e nel tentativo di
organizzare un welfare territoriale tramite una ridistribuzione di funzioni, compiti e
spazi di autonomia decisionale tra i vari livelli istituzionali, tecnici ed operativi.
Il prologo provinciale ai 14 Piani di zona traduce, in una dimensione tecnica ed
operativa, le indicazioni emerse nel documento dei Sindaci, prevedendo lo sviluppo
di un sistema di protezione sociale in una cornice di senso così sintetizzabile:
Comune: luogo in cui si riconosce il livello identitario del cittadino, in cui si
esercita la prossimità degli interventi, in cui si attiva il capitale sociale e
relazionale del territorio garantendo la coesione sociale della comunità locale;
Ambito territoriale: luogo dell’associazione dei Comuni, del raccordo e della cura
della rete sociale, dell’individuazione delle priorità di destinazione delle risorse e
della programmazione condivisa degli interventi. E’ anche lo spazio
dell’investimento sul capitale professionale, sui processi di integrazione e del
prendersi cura di situazioni complesse, nonché della capacità di utilizzare
economie di scala.
Conferenza dei Sindaci: luogo di sintesi e di proposta di una possibile direzione
provinciale condivisa in relazione alle politiche sociali, con il fine ultimo di
costruzione di un sistema di protezione sociale in grado di garantire uniformità
di intenti e prospettive nel territorio. La Conferenza deve garantire la
rappresentatività e la capacità di fare sistema dei Comuni nello sviluppo
relazionale e negoziale con gli altri attori del sistema sociale.
Nella consapevolezza di una prospettiva normativa incerta ed in continua
evoluzione, emerge la convinzione che la modalità più costruttiva per affrontare
questo momento di crisi risieda nella ricerca di soluzioni di sistema che possano
garantire ai Comuni l’esercizio della funzione pubblica e pertanto il perseguimento
dell’intereresse generale.
Nell’area socio-assistenziale questo si esplica attraverso scelte che, al fine di
garantire i diritti civili e sociali dei cittadini, dovranno sempre più caratterizzarsi in
termini di:
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Piano di zona 2012-2014 9
Sistema - la costruzione di un welfare plurale necessita del contributo di molti e
non potrà essere più prerogativa di un unico Ente o Amministrazione;
Organizzazione - le politiche territoriali per essere implementate vanno
condivise tramite la valorizzazione dell’associazione tra Comuni e quindi
attraverso l’Ambito territoriale;
Risorse - è necessaria un’oculata qualificazione della spesa sociale complessiva
dei Comuni non potendo ipotizzare, ad oggi, un suo incremento; si aggiunge
l’esigenza di includere la valutazione delle condizioni reddituali e patrimoniali
nell’accesso ai servizi.
Per trasformare in risorse economiche il capitale sociale e relazionale costruito in
questi anni, serve un insieme di processi a sostegno di un sistema che appartiene
non solo ai Comuni ma alla società tutta.
In questa direzione e come premessa generale, il prologo fotografa l’attuale
situazione demografica ed epidemiologica corredata dai dati di conoscenza
dell’attuale situazione dei servizi e delle risorse presenti nei 14 Ambiti territoriali,
nell’ottica degli interventi e della gestione associata da questi attuati.
Segue una sezione programmatica che definisce tre obiettivi strategici del triennio:
1. incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi
nell’area socio-assistenziale;
2. ampliamento dei settori di integrazione con i diversi attori del sistema di
welfare locale;
3. reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità della progettualità
sociale degli Ambiti territoriali.
E’ indispensabile, in questa dimensione, imparare a comprendere e gestire nuove
criticità e nuovi saperi per trovare un possibile orientamento: coloro che si
interfacciano ai servizi sociali sono portatori non solo di diritti, ma anche di risorse,
e in questa prospettiva la crescita e la coesione della comunità locale sono l’oggetto
centrale di impegno della funzione sociale.
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Piano di zona 2012-2014 10
IL QUADRO DELLE CONOSCENZE
Evoluzione demografica
La popolazione presente a gennaio 2011 in provincia di Bergamo è costituita da un
totale di 1.098.740 residenti, di cui 544.677 uomini e 554.063 donne (dati ISTAT
1/1/2011). Il saldo naturale positivo (+2.795), congiuntamente ad un saldo
migratorio ancor più positivo (+8.741), ha determinato, anche nel corso del 2010,
un aumento della popolazione.
La struttura demografica presenta un indice di vecchiaia pari a 121,80 con un
peggioramento rispetto all’anno precedente (pari a 114,2): tale indice rimane
comunque inferiore sia rispetto a quello di Regione Lombardia, sia rispetto a quello
nazionale (entrambi pari a 141).
La presenza di cittadini di origine straniera appare radicarsi sempre più: i maschi
costituiscono il 12% della popolazione maschile provinciale, le femmine il 10%. Il
tasso di natalità della popolazione straniera residente nella provincia di Bergamo
(24‰ stranieri residenti) è superiore ai corrispettivi indici regionale (20‰) e
italiano (17,1‰). I tassi di fecondità delle donne bergamasche rispetto alle donne
straniere residenti sono inferiori della metà (34,6 vs 86,5).
Tasso natalità
Indice di vecchiaia
Fonte: Osservatorio Socio Sanitario ASL di Bergamo su dati 2010
Fonte: Osservatorio Socio Sanitario ASL di Bergamo su dati 2010
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Piano di zona 2012-2014 11
I dati riportati evidenziano una notevole eterogeneità del territorio provinciale
rispetto a gran parte degli indici considerati, al punto che gli Ambiti territoriali
risultano classificabili in tre gruppi omogenei per comportamento degli indicatori
demografici. Si veda in proposito il diagramma a dispersione presentato nel grafico
precedente, in cui sono riportati i valori degli indici di vecchiaia e dei tassi di
natalità per singolo Ambito.
Il primo gruppo è composto dagli Ambiti territoriali di Dalmine, Romano di
Lombardia, Valle Cavallina, Basso Sebino, Isola Bergamasca e Valle San Martino,
Treviglio, Seriate, Grumello; il secondo gruppo da Alto Sebino, Valle Seriana
Superiore, Valle Seriana, Bergamo, Valle Imagna; il terzo gruppo dalla Valle
Brembana.
Si può individuare un andamento progressivo degli indicatori, dal primo gruppo al
terzo gruppo, caratterizzato congiuntamente da una diminuzione della popolazione
giovane e di quella in età produttiva nonché da un aumento della popolazione
anziana.
Nel quadro epidemiologico generale si rileva, anche a seguito dell’innalzamento
dell’età, un continuo ampliamento delle persone in condizione di fragilità, con
particolare riferimento a soggetti affetti da patologie cronico-invalidanti in forme
differenziate in termini di gravità ma caratterizzate per la gran parte da
pluripatologie.
In questo contesto il concetto di cura si amplia notevolmente e aumentano sempre
più le categorie di persone portatrici di bisogni assistenziali e sociali.
I servizi e gli interventi
Secondo quanto stabilito dalla legge 328/00 e dalla legge regionale 3/2008, i
Comuni singoli o associati sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli
interventi sociali svolti a livello locale.
Di seguito sono sintetizzate le principali aree di intervento:
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AREA DI INTERVENTO
FINALITÀ DI INTERVENTO
TIPOLOGIE DI PRESTAZIONE
Cittadinanza
Servizi sociali che si rivolgono a più tipologie di utenti: attività generali svolte dai Comuni e costi sostenuti per esenzioni e agevolazioni offerte agli utenti delle diverse aree.
Pronto intervento sociale. Segretariato sociale. Servizio sociale professionale, sostegno al reddito, contributi per alloggio, mensa e trasporto.
Famiglia e minori
Interventi e servizi di supporto alla crescita dei figli e alla tutela dei minori.
Sostegno educativo scolastico. Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare, affido. Servizi semiresidenziali: asili nido, ludoteche, centri di aggregazione per bambini e ragazzi, centri diurni estivi. Servizi residenziali: case famiglia, comunità alloggio, appartamento. Contributi scolastici per mensa e trasporto.
Disabilità
Interventi e servizi a cui possono accedere utenti con problemi di disabilità fisica, psichica o sensoriale
Servizio educativo domiciliare. Sostegno socio-educativo scolastico, accompagnamento e trasporto scolastico, voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari, mensa, trasporto. Servizi semiresidenziali: centri diurni, soggiorni estivi. Laboratori protetti. Inserimento lavorativo. Servizi residenziali: case alloggio,residenze
disabili.
Anziani
Interventi e servizi mirati a migliorare la qualità della vita delle persone anziane, nonché a favorirne la mobilità, l’integrazione sociale e lo svolgimento delle funzioni primarie. In quest’area, anche i servizi e gli interventi a favore di anziani affetti dal morbo di Alzheimer e le prestazioni rivolte agli anziani non autosufficienti.
Voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari, mensa, trasporto sociale, telesoccorso, teleassistenza, fornitura di pasti e/o lavanderia a domicilio, centri sociali e di aggregazione, soggiorni estivi. Assistenza domiciliare. Assistenza domiciliare integrata. Servizi semiresidenziali: centri diurni. Servizi residenziali: case di riposo.
Salute Mentale
Interventi e servizi per l’integrazione
sociale e lavorativa.
Inserimento lavorativo.
Sostegno al reddito. Contributi per l’alloggio. Residenzialità leggera.
Dipendenze
Interventi e servizi rivolti a persone dipendenti da alcool e droghe.
Inserimento lavorativo. Sostegno al reddito. Contributi per l’alloggio.
Immigrazione
Interventi e servizi finalizzati all’integrazione sociale, culturale ed economica degli stranieri.
Servizi residenziali: case famiglia, appartamento. Inserimento lavorativo. Percorsi formativi.
Povertà e
disagio adulti
Interventi e servizi per ex detenuti, donne maltrattate, persone senza fissa dimora, indigenti e persone in difficoltà non comprese nelle altre aree.
Mensa e trasporto sociale. Inserimento lavorativo: borsa lavoro. Servizi residenziali: dormitori,appartamenti protetti.
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Piano di zona 2012-2014 13
Le tipologie di intervento sopra esposte possono essere ricomprese nei cinque
Livelli Essenziali di Assistenza Sociale (LIVEAS) indicati nella L.328/00:
servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e
consulenza al singolo e ai nuclei familiari;
servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza
personali e familiari;
assistenza domiciliare;
strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali;
centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario.
Il legislatore nazionale non ha ancora dato una definizione circoscritta dei LIVEAS
per una complessa serie di motivi, tra cui: la mancanza di indicazione rispetto
all’assunzione di oneri economici, la natura stessa delle prestazioni e servizi
strettamente legati ai bisogni specifici dei destinatari e alla loro situazione
personale, la forte disomogeneità territoriale nella tipologia e nella distribuzione dei
servizi esistenti a livello locale, la mancanza di standard minimi comuni ed infine le
caratteristiche socio-demografiche della popolazione differenziate a livello
nazionale.
Le risorse
Nell’ultimo decennio, l’incremento dei bisogni della popolazione e il maggior ruolo
affidato agli enti locali dalle riforme di decentramento istituzionale hanno fatto sì
che la spesa sociale subisse un continuo incremento: per garantire gli interventi
descritti nel paragrafo precedente la spesa sociale complessiva dei 244 Comuni è
infatti passata dagli 89.942.592,43€ del 2004 ai 130.351.138,53€ del 2010 che, a
livello di spesa procapite si traduce in un passaggio dagli 89,60 € del 2004 ai
119,90 € del 2010.
Il dato rappresenta una media a livello provinciale che poi si differenzia nei 14
Ambiti territoriali. Così come rappresentato nel grafico seguente vediamo come si
passi dai 2 Ambiti la cui spesa procapite non supera gli 85€ agli ultimi tre ambiti la
cui spesa procapite supera i 150€, ben oltre quindi la media provinciale.
media provinciale € 119,90
0
1
2
3
sino a 85 da 86 a 100 da 100 a 115 da 116 a 130 da 130 a 150 oltre 150
Grafico: Spesa pro capite per il sociale degli Ambiti Territoriali anno 2010
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 14
A livello provinciale i servizi per i quali si investe di più sono quelli relativi a famiglia
e minori, seguiti dai servizi per disabili e da quelli per gli anziani.
Il grafico che segue ci mostra invece i canali di finanziamento a copertura della
spesa. La spesa sociale comunale è finanziata da risorse proprie degli enti locali, da
finanziamenti pubblici (fondi nazionali e regionali) e dalla compartecipazione alla
spesa da parte degli utenti.
Di seguito l’incidenza percentuale dei vari canali di finanziamento percentuale
rispetto alla spesa sociale.
Naturalmente quello presentato è il quadro a livello provinciale. Nei singoli Ambiti e
Comuni la situazione varia sensibilmente.
Disabili
25,52%
Minori-famiglia
29,75%Emarginazione
povertà
3,99%
Immigrazione
1,04%
Salute mentale
0,65%
Dipendenze 0,14%
Servizi sociosanitari
integrati
11,07%
Servizio sociale e
segretariato
9,93%
Udp
e gestione
associata
1,59%
Accreditamento
0,03%
Anziani
15,17%
Fondo di
solidarietà
1,13%
Grafico: le voci di spesa per le principali aree di intervento anno 2010
FNA
3,47%
QUOTA COMUNI
67,92%
Provincia
0,17%
Altre entrate
5,18%
Fondo
Intesa Famiglia
1%
Altri
Fondi Regionali
1%
FRS
7,00%
FNPS
3,18%
Fondo
Intesa Nidi
1%Utenza
10,73%
Grafico: canali di finanziamento a copertura della spesa sociale anno 2010
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 15
Forme di gestione
La gestione del Piano di zona ha avuto, dal varo della legge 328/00 ad oggi,
un’evoluzione notevole: basti pensare che nel nostro territorio si è passati da una
situazione, anno 2002, in cui la programmazione zonale era gestita da 9 Comuni
capofila e 5 Comunità Montane, alla situazione odierna, in cui i 14 Piani di Zona si
sono differenziati in relazione all’eterogeneità dei territori.
Nei vari Ambiti diversa è poi la forma di erogazione dei principali servizi.
La tabelle seguente ci dà un’idea di come alcuni di questi, pur essendo presenti in
tutti i 14 Ambiti abbiano forme di erogazione totalmente diverse. La tendenza in
questi anni è stata quella di incrementare la forma associata.
Area di intervento
Servizio Forma di erogazione N° Ambiti
(sui 14 totali)
Cittadinanza
Segretariato
sociale
Forma singola 6
Forma associata 3
Forma mista 5
Servizio sociale professionale
Forma singola 4
Forma associata 2
Forma mista 8
Minori e
famiglia
Tutela minori
Forma singola
9 Comuni appartenenti a diversi Ambiti, gestiscono il
servizio di tutela
Forma associata 14
Forma mista 0
ADM
Forma singola 2
Forma associata 11
Forma mista 1
Disabili SADH o ADH
Forma singola 5
Forma associata 5
Forma mista 4
Anziani e
domiciliarità SAD
Forma singola 5
Forma associata 2
Forma mista 7
Comunità
Montana n. 4
Comune n. 4
Aziende
speciali n. 4
Consorzio
n. 1
Società n. 1
Enti gestori Piani di Zona, anno 2010
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 16
Le risorse impiegate
I grafici seguenti mostrano come il 24% dei 130.000.000 Euro spesi dai 244
Comuni bergamaschi per le politiche sociali venga programmato e speso in forma
associata mentre il restante 76% è gestito, in autonomia, dalle singole
amministrazioni comunali.
Anche questi dati però si differenziano notevolmente a livello territoriale. Il grafico
seguente infatti ci mostra che solo 4 Ambiti hanno una percentuale di
compartecipazione dei Comuni alla gestione associata che si allinea alla media
provinciale, per i restanti 10 la situazione è ben diversa. Per 3 Ambiti la quota di
compartecipazione si attesta tra il 10% e il 20%.
spesa a gestione associate PdZ
24% € 31.284.273,24
spesa a gestione comunale 76%
€ 99.066.865,28
altre entrate 6,69% € 2.092.917.87
quota comuni 44,32%
€ 13.865.189,89
trasferimenti regionali e nazionali
48,99% € 15.326.165.46
€130.351.138,53
Grafico: Compartecipazione dei Comuni alle risorse associate del Piano di Zona anno 2010.
0
1
2
3
4
0% - 10% 10% -
20%
20% -
30%
30% -
40%
40% -
50%
50% -
60%
60% -70% oltre
Media
provinciale
44,32%
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 17
GLI OBIETTIVI Provinciali dei Piani di zona 2012-2014
Tre sono gli obiettivi strategici, per il triennio, a livello provinciale:
1. Incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi
nell’area socio-assistenziale;
2. Ampliamento dei settori di integrazione con i diversi attori del sistema di
welfare locale;
3. Reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità delle progettualità
sociale degli Ambiti territoriali.
AZIONI DI SISTEMA
Sviluppo del sistema
informativo unico per i
servizi sociali nei 14
Ambiti territoriali e nei
244 Comuni della
provincia di Bergamo
Dotazione del software
gestionale per i servizi sociali ai
14 Uffici di Piano
Entro il primo anno del
Piano di zona
Dotazione del software
gestionale per i servizi sociali ai
244 Comuni della provincia di
Bergamo
Entro la triennalità del
Piano di zona
Accreditamento delle
Unità d’offerta sociali
Prosecuzione del lavoro di
definizione ed accreditamento
delle diverse Unità d’offerta a
livello territoriale in una cornice
di uniformità provinciale
Entro la triennalità del
Piano di zona
OBIETTIVO STRATEGICO N. 1
Incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli
interventi nell’area socio-assistenziale
L’esperienza del prologo ai Piani di zona 2009-2011 ha dimostrato che, pur
avendo incontrato criticità, la ricomposizione provinciale ha permesso di ottenere
risultati su vari fronti soprattutto nel favorire luoghi di sintesi e di ricomposizione
del frammentato universo dell’area sociale e nel restituire una maggiore
uniformità e una più incisiva valenza operativa al senso di rappresentanza
provinciale anche in ottica negoziale.
AZIONE RISULTATO ATTESO
Costruire condizioni logistiche,
motivazionali ed organizzative atte a
sostenere processi decisionali
condivisi.
Produzione di linee guida provinciali e
modelli di lavoro uniformi per gli interventi
e la lettura del bisogno sociale.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 18
Progetti provinciali
nell’area della
marginalità sociale
Definire, in sinergia con i 14
Ambiti territoriali della provincia
di Bergamo, una progettualità
complessiva ed
istituzionalmente sostenibile a
favore degli interventi di
contrasto alla povertà e ai
fenomeni di grave marginalità
sociale, con particolare riguardo
alle aree di azione sviluppate
dai bandi promossi in
collaborazione con la
Fondazione della Comunità
Bergamasca.
Entro il primo anno del
Piano di zona,
ridefinizione
dell’accordo con la
Fondazione della
Comunità Bergamasca.
Entro la triennalità del
Piano di zona, la
progettualità
complessiva.
Attività promozionali e
preventive a favore
degli Ambiti territoriali
Attivazione di raccordi utili al
fine di sviluppare nei diversi
Ambiti attività di prevenzione e
promozione di iniziative a
carattere sociale, anche
attraverso bandi regionali o
locali (es.: carovana per la
famiglia)
Durante la triennalità
del Piano di zona,
OBIETTIVO STRATEGICO N. 2
Ampliare i settori d’integrazione con i diversi attori del sistema di
welfare locale
In presenza di problematiche complesse non è pensabile ridurre le soluzioni all’interno di schemi rigidi, lineari o meramente procedurali: integrare significa condividere una rappresentazione comune delle criticità e distinguere sfere di competenza ricomponendo possibilmente il meccanismo decisionale e il sistema dei vincoli in una dimensione di governance condivisa dei problemi e delle possibili soluzioni. Nell’esperienza della triennalità precedente del prologo ai Piani di zona 2009-2011, la
capacità di integrazione e di “fare rete” con i diversi attori sociali ha consentito agli Ambiti
territoriali di divenire gestori, per conto di altri ma su obiettivi comuni, di risorse aggiuntive
per il sistema sociale di competenza per circa 2.316.800,00 Euro.
AZIONE RISULTATO ATTESO
Implementare i luoghi e le occasioni
atte a favorire processi d’integrazione
che facilitano funzioni e servizi
producendo modalità d’intervento
concordate ed economie gestionali.
Produrre maggiore integrazione con gli
altri attori del sistema.
Sostenere la capacità degli Ambiti
territoriali di intercettare e gestire risorse
indirizzate al benessere sociale della
comunità locale.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 19
AZIONI DI SISTEMA
Integrazione
area
interistituzionale
Compartecipazione: definizione di linee guida provinciale per la compartecipazione dell’utenza ai costi delle principali unità d’offerta socio assistenziali e socio sanitarie.
Entro la triennalità del Piano di zona
Conciliazione Tempi di vita e Lavoro: favorire i processi condivisi attraverso la rete del Piano di Azione Territoriale per la Conciliazione che coinvolge vari enti appartenenti alla provincia Bergamasca proponendo gli
Ambiti territoriali quali realizzatori delle azioni rivolte alle comunità locali.
Durante la triennalità dei Piani di zona
Dispersione scolastica: azioni condivise per la gestione del fenomeno della dispersione scolastica con
la regia della Provincia di Bergamo all’interno della rete territoriale con la possibilità per gli Ambiti territoriali di attivare progetti individualizzati.
Durante la triennalità dei
Piani di zona
Minori stranieri non accompagnati: Protocollo d’intesa per la definizione di buone prassi in merito all’affidamento dei minori stranieri non accompagnati e dei minori in affidamento a stranieri regolarmente soggiornanti con Prefettura, Questura di Bergamo,Tribunale per i Minorenni di Brescia,Giudice Tutelare di Bergamo e sua applicazione a valere per
tutti gli Ambiti territoriali.
Entro il primo anno dei Piani di zona sottoscrizione e attuazione Protocollo
Appalti pubblici per i servizi socio-sanitari, assistenziali ed educativi: sottoscrizione e applicazione Protocollo d'intesa per l'utilizzo di "buone
prassi" con la possibilità di usufruire di linee guida condivise nonché di una commissione valutativa e di garanzia in merito alle gare d’appalto promosse dagli Enti Locali.
Entro il primo anno del Piano di zona
sottoscrizione Protocollo
Accesso ai servizi: implementazione della rete informativa PUOI; partecipazione ai processi di standardizzazione della modulistica di accesso alle unità d’offerta socio-sanitarie.
Durante la triennalità dei Piani di zona
Tutela minori: costruzione di linee guida provinciali con l’ASL per la collaborazione degli Ambiti territoriali con i
Consultori familiari e, in particolare, per la definizione del ruolo dello psicologo in merito ai casi di tutela minori.
Entro il primo anno
dei Piani di zona
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 20
Integrazione
area socio-
sanitaria (di competenza ASL)
Domiciliarità e continuità delle cure: implementazione dell’integrazione tra Ambito Territoriale e Distretto socio sanitario per la gestione della
domiciliarità e della continuità delle cure attraverso lo spazio organizzativo del CeAD (Centro per l’Assistenza Domiciliare).
Durante il primo anno del Piano di
zona
Protezione giuridica: collaborazione per la consulenza
e la formazione rispetto alle forme di protezione giuridica con particolare attenzione alla funzione dell’Amministratore di sostegno con una sua estensione a livello di Ambiti territoriali.
Durante la
triennalità dei Piani di zona
Dipendenze e Prevenzione: partecipazione alla Commissione Prevenzione del Dipartimento Dipendenze
ASL e attivazione degli Ambiti per la promozione sul territorio delle campagne preventive.
Durante la triennalità
dei Piani di zona
Integrazione
area sanitaria (di competenza ASL e Aziende Ospedaliere)
Educazione alla salute e piani di prevenzione: sostegno locale e partecipazione alle campagne locali di promozione della salute e di stili di vita sani.
Durante la triennalità dei Piani di
zona
Dimissioni protette: revisione ed aggiornamento dei protocolli per le dimissioni protette tra ASL, Aziende Ospedaliere, Ambiti territoriali, con valutazione in merito
all’efficacia e alle ricadute operative sul territorio.
Entro il primo anno dei Piani di
zona
Salute Mentale e Neuropsichiatria infantile: partecipazione agli Organismi di Coordinamento per la Salute Mentale e per la Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza al fine di implementare ed organizzare
una possibile rete territoriale di sostegno.
Durante la triennalità
dei Piani di zona
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 21
Integrazione
area lavorativa (di competenza della Provincia di Bergamo)
Piano provinciale disabili: partecipazione degli
Ambiti territoriali ai percorsi definiti dal Piano
provinciale disabili attraverso la presenza ai tavoli
territoriali e alla costante collaborazione con la
Provincia di Bergamo in merito alle singole azioni
intraprese.
In linea con
le scadenze
del Piano
stesso
Famiglia – Lavoro: rinnovo dell’intesa con la
Provincia di Bergamo per la gestione da parte
degli Ambiti territoriali di un fondo per le famiglie
colpite dalla crisi economica.
In attesa
delle
decisioni
della
Provincia
Integrazione
area Terzo
settore
Terzo settore: valorizzazione dei diversi settori
del terzo settore attraverso forme di
coprogettazione con le realtà delle imprese sociali
territoriali e delle organizzazioni di volontariato.
Durante la
triennalità
dei Piani di
zona
Integrazione
area abitativa
Housing sociale: prevedere lo sviluppo di azioni
condivise per lo sviluppo di una rete di servizi a
favore dei sistemi abitativi destinati a cittadini in
difficoltà.
Durante la
triennalità
dei Piani di
zona
Integrazione
area aziendale e
Organizzazioni
Sindacali
Imprese e Organizzazioni Sindacali:
monitorare il processo di costruzione di un
sistema di welfare integrativo all’interno degli
accordi aziendali.
Durante la
triennalità
dei Piani di
zona
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 22
L’azione trasversale a sostegno dei tre obiettivi qui definiti si sostiene con una
costante attività di formazione con le diverse agenzie del territorio ed in particolare
con l’Assessorato alle Politiche Sociali e Salute della Provincia di Bergamo.
La responsabilità politica istituzionale della realizzazione di tali obiettivi, in un’ottica
sovra comunale e provinciale, è affidata al Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci
OBIETTIVO STRATEGICO N. 3
Reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità della progettualità
sociale degli Ambiti Territoriali
Si assiste attualmente ad una continua diminuzione dei fondi nazionali e regionali
destinati alle politiche sociali, sommata alla riduzione dei trasferimenti agli Enti
locali: la crisi che il Paese sta attraversando non sembra essere congiunturale e
nonostante gli sforzi di valorizzazione ed ottimizzazione delle risorse, è evidente la
necessità di reperire fondi integrativi per il sostegno di progettualità territoriali già
in essere e per la programmazione di nuove azioni.
Rispetto all’operatività 2011, al sistema bergamasco vengono a mancare, dei
principali trasferimenti nazionali e regionali, circa 10.000.000,00 € per la
programmazione sociale del 2012.
AZIONE RISULTATO ATTESO
Intraprendere operazioni metodiche,
condivise anche dalla società civile e dai
diversi attori sociali, di fidelizzazione degli
investitori sociali e di fundraising come
strumento di consolidamento della cultura
della partecipazione e della donazione.
Iniziative che riescano a raccogliere
almeno 1.000.000,00 € per sostenere
la progettualità degli Ambiti
Territoriali.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 23
e ai Presidenti delle Assemblee Distrettuali dei Sindaci degli Ambiti territoriali con il
supporto della Consulta di Orientamento L.328/00.
La traduzione tecnico-operativa e il raggiungimento degli obiettivi sono assegnati
all’Ufficio Sindaci e ai Responsabili degli Uffici di Piano, le cui modalità di
funzionamento e raccordo sono già state definite nel Regolamento specifico.
Il quadro delle azioni previste ha un orizzonte triennale; la sua sostenibilità
economico-operativa, ad oggi, è però garantita solamente per l’anno 2012.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 24
1. DESCRIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE 1 BERGAMO
1.1. Analisi della struttura socio-demografica dell’Ambito La popolazione presente al 31.12.2010 in provincia di Bergamo è costituita da un totale
di 1.098.740 residenti, di cui 544.677 uomini e 554.063 donne (dati ISTAT 1/1/2011). Il
saldo naturale positivo (+2.795), congiuntamente ad un saldo migratorio ancor più
positivo (+8.741), ha determinato anche nel corso del 2010 un aumento della
popolazione. La presenza di cittadini di origine straniera appare radicarsi sempre più: i
maschi costituiscono il 12% dell’intera popolazione maschile, le femmine il 10%. Il
tasso di natalità della popolazione straniera residente nella provincia di Bergamo (24,0
per 1.000 stranieri residenti) è superiore ai corrispettivi indici regionale (20,0) e italiano
(17,1). I tassi di fecondità delle donne bergamasche rispetto alle donne straniere
residenti sono inferiori della metà (86,5 vs 34,6).
La struttura demografica della popolazione presenta un indice di vecchiaia pari a
121,8, con ulteriore innalzamento rispetto all’anno precedente (pari a 114,2); tale indice
rimane comunque inferiore sia alla media della regione Lombardia, sia alla media
italiana in generale (entrambi posti a 141).
L’Ambito territoriale 1 - Bergamo ha una struttura socio-demografica molto particolare
soprattutto per la presenza del Comune capoluogo (abitanti 119.551) e i restanti
comuni (abitanti 32.435), che ne determina ed influenza la vocazione urbana ad alta
densità abitativa (3.048,00 abitanti per chilometro quadrato). Dal confronto con gli altri
Ambiti della provincia l’Ambito 1 - Bergamo è quello più popoloso (al 01.01.2011 si
contavano 151.986 residenti) ma quello costituito dal minor numero di Comuni (6).
L’Ambito ha una struttura socio-demografica sbilanciata sulle generazioni più anziane.
Questo sbilanciamento, pur avendo raggiunto soprattutto a Bergamo condizioni
strutturali inequivocabili, è stato in questi ultimi anni mitigato grazie all’incidenza del
fenomeno dell’ immigrazione che comporta un incremento della popolazione
tendenzialmente più giovane e più feconda.
Per una analisi dei dati riferiti all’Ambito territoriale 1 - Bergamo sono stati presi in
considerazione diversi indicatori demografici, riportati nelle tabelle sottostanti, da cui
emergono chiaramente alcune caratteristiche peculiari del nostro territorio rispetto agli
altri Ambiti.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 25
Tasso di incremento demografico
Un indice di rilievo è dato dall’incremento demografico che risulta essere, rispetto agli
altri territori e rispetto alla media provinciale, molto basso.
Infatti Ambiti come Seriate, Dalmine e Grumello sono cresciuti con punte di oltre il 10%
rispetto all’anno precedente mentre Bergamo ha fatto registrare un modesto 3,52 %
inferiore alla media provinciale che si attesta su un 6,37%.
Grafico 1 Tasso d’incremento demografico in provincia di Bergamo al 31/12/2010 (Popolazione totale al 31/12/2010 – popolazione totale al 31/12/2009 x 1.000 residenti / popolazione totale al 31/12/2009)
Grafico 2 Tasso di incremento demografico per Comuni dell’Ambito 1-Bergamo
La struttura della popolazione per fasce di età Entrando nel merito della composizione demografica dell’Ambito 1 si rileva che la
popolazione maschile residente al 31.12.2010 è di 71.705 unità pari al 47,2 % dei
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 26
residenti, la popolazione femminile è di 80.281 unità pari al 52,8 % dei residenti totali.
Nell’Ambito 1 - Bergamo il numero delle famiglie censite è di 71.554 con un numero
medio di componenti uguale a 2,35.
Grafico 3 Popolazione residente nel Distretto di Bergamo per classi di età
Grafico 4 Popolazione residente nel Comune di Bergamo per classi di età
Grafico 5 Popolazione residente nel Comune di Gorle per classi di età
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 27
Grafico 6 Popolazione residente nel Comune di Orio al Serio per classi di età
Grafico 7 Popolazione residente nel Comune di Ponteranica per classi di età
Grafico 8 Popolazione residente nel Comune di Sorisole per classi di età
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 28
Grafico 9 Popolazione residente nel Comune di Torre Boldone per classi di età
Per quanto riguarda la composizione per fasce di età di popolazione si evidenzia che la
popolazione minorenne è pari a 24.878 unità che in percentuale sul numero assoluto di
residenti è pari al 16,6%. La percentuale è piuttosto bassa se messa a confronto con la
media provinciale che risulta essere pari al 18,6%.
Grafico 10 Percentuale minori Ambiti provincia di Bergamo (Numero di minori / popolazione residente) - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario
Grafico 11 Percentuale minori (Numero di minori / popolazione residente) residenti nei Comuni dell’Ambito 1 – Dati Istat elaborati da Ufficio di Piano
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 29
Indice di invecchiamento
Il grafico sotto riportato mostra come l’Ambito 1 - Bergamo sia quello con l’indice
d’invecchiamento (22,61) più alto in tutta la provincia (17,75), superiore anche alla
media regionale (20,10) e nazionale (20,30), dovuto all’alta concentrazione di anziani
nel Comune capofila, pari a quasi un quarto dei residenti (23,4%).
Grafico 12 Indice di invecchiamento in provincia di Bergamo al 1/01/2011 (Popolazione residente di età >=65 anni x100 / popolazione residente) - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo
Grafico 13 Indice di invecchiamento per Comuni dell’Ambito 1 al 1/01/2011
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 30
Grafico 14 indice di vecchiaia (popolazione età>=65anni*100/popolazione 0-14 anni) provincia di Bergamo al 01/01/2011 - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo
Ormai quasi un quarto della popolazione (23 %, 34.376 persone) ha un età maggiore di
65 anni e conseguenze che generano nuovi bisogni e necessità di nuove risposte. Gli
aspetti che più influenzano la situazione della popolazione anziana sono i seguenti:
accrescimento quantitativo delle fasce d’età successive ai 60-70-80 anni;
processi di personalizzazione dei bisogni sociali;
mutamenti delle forme di convivenza relazionale.
E’ in particolare questo ultimo aspetto a costituire un dato fondamentale, infatti gli
anziani con età maggiore a 70 anni che all’inizio dell’anno 2010 vivevano soli erano
9.306 pari al 33% del totale. Nella fascia d’età tra gli 81 e i 90 anni le persone che
vivono in questa condizione sono 3.894 (il 46% delle persone di quest’età) mentre gli
over 90 che vivono soli sono 747 sui 1.421 residenti (53%).
Si evidenzia quindi come con l’innalzarsi dell’età aumenta anche la probabilità di vivere
soli e ciò determina la necessità di costruzione di servizi e di progetti di intervento che
tengano conto dell’assenza di caregivers conviventi.
Grafico 15 Percentuale anziani Ambito-1 (Numero di anziani / popolazione residente) - Elaborazione dati Ufficio di Piano
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 31
Si evidenzia nei grafici sopra riportati come i Comuni di Gorle e Orio al Serio abbiano
fatto registrare in pochi anni vivaci livelli di crescita demografica. La struttura socio-
demografica è in questo caso molto giovane a differenza del comune capoluogo, ma
paradossalmente si manifesta la medesima situazione in cui si fanno rare le così
importanti relazioni di solidarietà intergenerazionali, venendo a mancare il rapporto e
l’interazione tra fasce di età diversa.
Dal punto di vista socio-demografico quindi si ritrovano nel medesimo Ambito
territoriale situazioni estreme:
tanti anziani e pochi giovani, come nel caso del comune capoluogo;
tanti giovani e pochi anziani, come nel caso dei comuni di Orio al Serio e Gorle.
Nei rapporti generazionali si creano evidentemente squilibri fra i molti anziani e i pochi
giovani, sia in termini di modelli culturali di riferimento, sia in termini di domanda-
offerta di servizi, poiché tali relazioni sono molto vitali e permettono di costruire
interventi di supporto ed assistenza reciproca e sinergica, che in loro assenza
determinano una rincorsa ai servizi sempre più accentuata.
Indice di dipendenza-carico sociale Per quanto riguarda l’indice di dipendenza, o carico sociale, si rileva come l’Ambito 1
Bergamo abbia un valore piuttosto elevato (52,51%) dato dall’alto numero di persone
anziane sommato ai minori nella fascia di età compresa tra gli 0 - 14 anni, il tutto
rapportato alla popolazione tra 15 e 64 anni. Il valore è leggermente superiore alla
media provinciale (49,46%) ma in linea con quello regionale (52%).
Grafico 16 Indice dipendenza o carico sociale nella provincia al 1/11/2011 (pop di eta’ compresa tra 0 e 14 anni + pop di età >=65 anni x100 /pop 15 e 64 anni) - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 32
Indice di carico familiare I dati sopra riportati vengono confermati anche dalla tabella relativa all’indice di carico
familiare, dove il valore registrato per l’Ambito 1 – Bergamo è piuttosto basso (19,47%)
se messo a confronto con altri territori, come per esempio la Valle Cavallina (22,92%) o
la Valle Imagna (22,23%), risultando comunque più basso della media provinciale
(20,35%).
Grafico 17 Indice di carico familiare in provincia al 1/11/2011 (Pop di età compresa tra 0 e 4 anni x100 / pop femminile di eta’ compresa tra i 15 e i 49 anni) – Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo
E’ evidente la necessità di supportare ulteriormente la famiglia, proprio perché al suo
interno si giocano prioritariamente i rapporti educativi e di presa in carico delle
situazioni di difficoltà.
Gli interventi già messi in atto nel precedente Piano di zona costituiscono una solida
base sulla quale vanno ulteriormente promosse e sostenute le seguente azioni:
Sviluppo di progettualità per agevolare ed estendere le forme di conciliazione tra
vita lavorativa, personale e familiare.
Sostegno ai genitori nella crescita e nella cura dei figli, anche in termini formativi
personali.
Affiancamento e sostegno all'autonomia dei giovani nella costruzione di percorsi di
vita.
Assistenza alle famiglie che vivono situazioni di conflitto.
Promozione di percorsi di autonomia delle persone disabili e/o non autosufficienti e
sostegno ai caregivers familiari.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 33
Modelli familiari Altro elemento dinamico di cambiamento è quello che è avvenuto rispetto alla
composizione dei nuclei familiari, che nell’ Ambito 1 - Bergamo, per quanto fin qui già
evidenziato, ha assunto una caratterizzazione più “spinta”che nel resto della provincia.
Sono in tendenziale crescita le persone che vivono sole, le famiglie di soli membri
anziani, le famiglie mono genitoriali e le forme di convivenza.
Grafico 18 Distribuzione delle famiglie per numero di componenti anno 2011
La situazione più ricorrente riguarda le famiglie con un solo componente (al 01.01.10
erano 26.017, pari al 45% sul dato complessivo di tutte le famiglie) o di famiglie
formate da una coppia senza figli mentre l’immigrazione se da una parte incrementa la
quota delle famiglie numerose dall’altra manifesta elevati i livelli di famiglie mono
genitoriali. I figli con un solo genitore non sono più una rarità: al 01.01.10 erano 7.064
pari al 12% del totale dei minori.
Distribuzione delle famiglie per numero di componenti anno 2011
45,2%
1,0%2,7%10,8%
15,0%
25,2%
uno
due
tre
quattro
cinque
oltre cinque
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 34
Tasso di Immigrazione Sempre più evidente è anche la presenza di famiglie immigrate.
Grafico 19 tasso d’immigrazione provincia di Bergamo anno 2009 (numero di stranieri residenti su 100 residenti) - Dati Istat elaborati da osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo
A dicembre 2009 la popolazione straniera residente è di 20.074 unità pari al 13,21%
della popolazione totale. Questa risulta così suddivisa:
Maschi 9.416 pari al 13,13 % del totale dei residenti.
Femmine 10.658 pari al 13,28% del totale femminile residente.
Tali caratteristiche suggeriscono che il Comune di Bergamo, essendo un punto di
attrazione per gli immigrati, per le sue caratteristiche di capoluogo ( con connessioni di
mobilità importanti e servizi di accoglienza che presentano strutture organizzate) si
trova a svolgere funzioni di livello provinciale che devono essere oggetto di una
riflessione condivisa con gli altri ambiti territoriali.
Epidemiologia socio sanitaria dell’Ambito territoriale 1 - Bergamo
L’Osservatorio Socio-Sanitario, in collaborazione con i Servizi del Dipartimento ASSI,
al fine di produrre un supporto conoscitivo per gli Ambiti territoriali ha elaborato un
report sulle principali evidenze e criticità del territorio provinciale.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 35
Tabella 1 principali evidenze epidemiologiche socio sanitarie dell’Ambito 1 - Bergamo
Come mostra la tabella riportata, si evidenzia che l’Ambito 1 - Bergamo ha
caratteristiche peculiari dovute soprattutto alla forte presenza di popolazione anziana,
cui si accompagnano bassa natalità, elevata abortività volontaria e mortalità
complessiva. Lo stato di salute risente dunque di patologie cronico-degenerative
(tipiche delle popolazioni particolarmente anziane), con particolare attenzione a
neoplasie, patologie neurodegenerative, cerebro-lesioni ischemiche.
1.2. L'analisi della spesa sociale dei Comuni dell’Ambito territoriale 1
- Bergamo In questa parte dell’indagine si sono presi in esame i dati relativi alla composizione
della spesa sociale dell’Ambito 1 - Bergamo. Le variabili utilizzate riguardano la spesa
sociale comunale e il numero di utenti a carico dei servizi sociali dal 2007 al 2010.
L'analisi è stata condotta sulle schede di rendicontazione regionali e la loro
elaborazione e lettura è stata effettuata articolando l’analisi per:
Comune.
Area di intervento.
Tipo di intervento.
Forma di gestione dei servizi.
Canale di finanziamento.
Le aree di intervento considerate sono quelle previste dalle schede regionali: anziani,
disabili, minori e famiglia, immigrazione, emarginazione sociale, dipendenze e salute
mentale.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 36
Nell’anno 2010, nell’Ambito 1 – Bergamo le risorse impegnate per l’assistenza sociale
a livello locale sono state circa 24 milioni e 826 mila euro, con una spesa pro-capite di
Ambito pari a 162,00 euro. Il valore è uno tra i più rilevanti dell’intero panorama
regionale.
Grafico 20 Costi spesa sociale Ambito 1 anni 2007-2010 – Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano
Come era in parte prevedibile, tra i sei Comuni che costituiscono l’Ambito 1 - Bergamo
la gestione economica della spesa sociale trova forme e modalità differenti.
In alcuni casi, differenti sono anche le modalità di rendicontazione amministrativa, che
non aiutano un lavoro di analisi e di comparazione.
Partendo da queste premesse è possibile, attraverso l’indicatore del costo medio
annuo pro-capite della spesa sociale, segnalare alcune caratterizzazioni, prendendo
come riferimento gli anni 2007 e 2010.
Grafico 21 Raffronto costo medio annuo spesa sociale per residente tra il 2007-2010- Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 37
Grafico 22 Numero utenti suddiviso per tipologia in carico all’Ambito-1 nell’anno 2010-Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano
Grafico 23 Rapporto percentuale tra il numero di utenti in carico e la spesa sostenuta per tipologia di servizio nel 2010 Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano
Il rapporto fra le risorse impegnate e la popolazione residente consente di inquadrare
con maggior nitidezza le differenze territoriali che caratterizzano fortemente il
fenomeno.
Innanzitutto si evidenzia la situazione sui generis del Comune capoluogo che ha
raggiunto, nel 2010 un valore medio pro-capite pari a 180,00 euro. Si sottolinea la sua
peculiare struttura socio-demografica e la vocazione urbana, portatrice di una diversa
logica e relazione con i servizi e i bisogni. Anche i Comuni di Ponteranica e Orio al
Serio evidenziano un consistente valore medio pro-capite di spesa sociale pari
rispettivamente a 114,00 euro e a 138,00 euro.
I Comuni di Gorle e Sorisole fanno registrare andamenti abbastanza simili e meno
onerosi sul fronte della spesa sociale, mentre per il comune di Torre Boldone risulta un
leggero incremento del valore medio pro-capite di spesa.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 38
L’assistenza, i servizi e le attività fornite hanno riguardato principalmente le famiglie
con minori, anziani e disabili.
Su tali aree di utenza si concentra più del 60% delle risorse impegnate, mentre i servizi
destinati alle altre tipologie di beneficiari assorbono quote di spesa molto più
contenute:
il 16% per i servizi socio-sanitari;
il 5 % per le politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale;
il 2% per gli immigrati;
lo 0,4% per la salute mentale.
Anche in questo caso nell’analisi dei dati è opportuno essere prudenti, in quanto
l’imputazione dei costi per aree non sempre è omogenea. Infatti, vi sono alcuni servizi e
attività che sono, per certi versi, trasversali alle singole aree di spesa considerate e
quindi difficilmente collocabili in una specifica area.
Una quota rilevante, essenziale per il funzionamento dei servizi è quella del servizio
sociale professionale e del segretariato sociale (14%). Tutte le attività di back office del
servizio sociale, ma anche le spese fisse riferibili alle strutture e ai servizi,
necessiterebbero una più precisa valorizzazione contabile in quanto rischiano di non
essere completamente rendicontate, benché sostenute.
Come evidenziato nelle tabelle sotto riportate tra il 2008 e il 2010 le dinamiche relative
alla spesa sociale distinte per aree d’intervento hanno fatto registrare un generalizzato
incremento. Tale crescita è risultata essere più significativa nell’area dei minori, del
servizio sociale e del segretariato sociale. Infatti l’area nella quale, nel 2010, sono state
impiegate il maggior numero delle risorse economiche è stata quella dei minori e della
famiglia (38% della spesa sociale complessiva). A seguire, con piccole differenze
percentuali, le aree dei servizi socio sanitari, del servizio sociale professionale, degli
anziani e dei disabili.
I servizi che costituiscono la principale voce di costo sono i seguenti:
Minori e famiglie: servizi per l’infanzia, politiche giovanili, assistenza, erogazione
contributi alle famiglie, affidi e servizi di accoglienza.
Anziani e Servizi Socio Sanitari: servizio assistenza domiciliare, contributi, servizi
per la domiciliarità, erogazione contributi rette Residenze Sanitarie Assistenziali.
Immigrazione: sportello stranieri, prima accoglienza, progetti co-finanziati Unione
Europea, Regione Lombardia ed erogazione contributi.
Emarginazione, povertà e dipendenza: prima accoglienza, convenzioni (Caritas,
Nuovo Albergo Popolare e Patronato San Vincenzo), progetti reinserimento sociali.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 39
Grafico 24 Costi spesa sociale per area di intervento dal 2008 al 2010
Grafico 25 Ripartizione spesa sociale per area di intervento – elaborazione dati a cura dell’ Ufficio di Piano
Grafico 26 Spesa sostenuta dal Comune di Bergamo per la copertura dei servizi nell’anno 2010- elaborazione dati a cura dell’ Ufficio di Piano
Ripartizione della spesa sociale per area d'intervento
2010
Immigrazione
2%
Em povertà dip
5%
Salute mentale
0,3%
Serv.socio sanitari
16%
Servizio sociale
professionale
14%Anziani
13%
Disabili
12%
Minori fam
38%
Anziani
Disabili
Minori fam
Immigrazione
Em povertà dip
Salute mentale
Serv.socio sanitari
Servizio sociale professionale
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 40
Grafico 27 Confronto per singolo comune della spesa sostenuta sulle aree Anziani –Disabili -Minori anno 2010. Elaborazione dati a cura dell’ Ufficio di Piano
Grafico 28 Canali di finanziamento a copertura dei costi anno 2010 – Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano
I Comuni dell’Ambito 1 - Bergamo gestiscono la maggior parte delle attività socio-
assistenziali singolarmente, infatti le quote di spesa impegnate direttamente dai
Comuni sono pari al 75,4%, mentre il 6% delle risorse provengono dal Fondo Sociale
Regionale e il 2% dal fondo Nazionale Politiche Sociali. La compartecipazione alla
spesa sociale da parte degli utenti che usufruiscono dei servizi è stata pari al 13%. Se
si analizza la sola risorsa economica proveniente dai Comuni e come questa si articola
e diversifica nei diversi ambiti d’intervento, emergono alcune interessanti
considerazioni.
Le attività maggiormente a carico dei singoli Comuni sono:
servizio sociale - segretariato sociale (97,1% );
servizi socio sanitari integrati riferiti ad anziani e disabili (57,8%);
interventi nell’area disabili (91,4%) e minori e famiglie (78,5%).
In percentuale la minor incidenza economica sulla spesa sociale da parte dei Comuni
la si ritrova nell’area emarginazione-povertà (47,5%).
Canali di finanziamento a copertura dei costi anno 2010
Comuni
75%
Altre EE Locali
1%
Utenza
13%
Altre entrate
3%
FSR
6%FNPS
2%
Comuni
Utenza
Altre EE Locali
Altre entrate
FSR
FNPS
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 41
Grafico 29 Percentuale copertura dei costi dei Comuni per area di intervento – Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano
Si segnala negli anni una tendenziale diminuzione delle risorse del Fondo Sociale
Regionale (F.S.R.). Infatti nel 2009 la quota proveniente dal Fondo Sociale Regionale
era di importo pari ad 1.573.144 euro; nel 2010 è scesa leggermente ad €
1.497.458,00, infine nel 2011 è stata ridotta ad 1.231.242 euro.
In termini percentuali tra il 2009 e il 2011 il fondo ha subito una riduzione del l 21,7%,
pari ad € 342 mila euro .
Gli interventi parzialmente finanziati dal Fondo Sociale Regionale sono i seguenti:
assistenza domiciliare minori;
affidamento minori;
asili nido;
assistenza domiciliare anziani;
assistenza domiciliare disabili;
centri aggregazione giovanile;
centri ricreativi diurni;
comunità alloggio minori;
comunità alloggio disabili;
servizio inserimento lavorativo;
servizi formazione autonomia.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 42
Grafico 30 Risorse economiche relative al Fondo Sociale Regionale triennio 2009-2011 – Elaborazione dati a cura dell’Ufficio di Piano
Grafico 31 Dettaglio risorse impiegate nel triennio 2008-2010
Canali di finanziamento 2008 2009 2010
Fondo Nazionale
Politiche Sociali € 1.383.803,70 € 1.203.434,00 € 560.855,00
Fondo Sociale
Regionale € 1.569.032,00 € 1 .573.144,00 € 1.497..458,00
Risorse dei comuni1 € 18.727.501,54 € 18.954.597,00 € 18.666.020,00
Totale Risorse € 21.680.337,24 € 20.158.031,00 € 19.226.875,00
1 Per risorse dei Comuni si intende quanto rendicontato dagli stessi per il debito informativo regionale.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 43
2. LINEE DI INDIRIZZO PIANO DI ZONA 2012-2014 AMBITO TERRITORIALE 1- BERGAMO
2.1. Indirizzi generali della programmazione 2012-2014 Negli ultimi anni la programmazione zonale è stata fortemente condizionata dai vincoli
imposti dalla Regione Lombardia sull’utilizzo di risorse economiche provenienti da fondi
finalizzati quali il Fondo Non Autosufficienza e il Fondo Famiglie numerose.
Per la prossima triennalità si prevedono forti contrazioni. Nel triennio 2012 – 2014 le
risorse destinate alle politiche sociali saranno erogate in modo sempre più integrato,
attraverso il sistema di suddivisione in quota capitaria accanto a un finanziamento
specifico per le nuove sperimentazioni di welfare locale.
Quale ulteriore canale di finanziamento è stata recentemente emanata la deliberazione
regionale relativa al Fondo Nazionale Politiche per la Famiglia. Infatti, la Giunta
regionale ha approvato l’Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome e gli
Enti locali in merito al riparto della quota del fondo per le politiche della famiglia a
favore dei servizi socio-educativi per la prima infanzia e di altri interventi a favore delle
famiglie. Il provvedimento della Giunta regionale n. 2413/2011 destinerà tramite
successivi Decreti attuativi 14 milioni di euro del Fondo nazionale per le politiche della
Famiglia alle famiglie, con particolare attenzione ai minori, alle persone fragili e a chi si
trova in difficoltà.
Due sono le azioni previste dal provvedimento regionale:
1. La prima azione promuove lo sviluppo e il consolidamento del sistema integrato
di servizi socio-educativi per la prima infanzia per l'attivazione di nuovi posti,
sostenendo i costi di quelli esistenti e migliorando la qualità dell'offerta.
2. La seconda azione prevede la realizzazione di altri interventi a favore delle
famiglie, assicurando che ad essi accedano prioritariamente le famiglie
numerose o in difficoltà, sulla base della valutazione del numero e della
composizione del nucleo familiare e dei livelli reddituali.
A fronte della forte contrazione dell’apporto finanziario e della variabilità dei bisogni e
delle risorse, le linee guida regionali approvate con Dgr IX 2025 del 16 novembre 2011
“Un welfare della sostenibilità e della conoscenza – linee di indirizzo per la
programmazione sociale a livello locale 2012-2014” rilevano per il prossimo triennio la
necessità di programmare una pianificazione che punti alla sinergia tra i servizi e che
sia la base per la costituzione di un sistema di welfare maggiormente promozionale e
ricompositivo.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 44
Il programmatore regionale richiama l’opportunità di concepire politiche di welfare che:
Realizzino in forma compiuta un sistema di rete territoriale in grado di
incontrare la famiglia, coglierne le esigenze e rispondervi in tempi brevi, in
modo trasversale ed integrato.
Diversifichino e incrementino la gamma dei servizi fornendo ai cittadini risposte
sempre più personalizzate e sempre meno indistinte.
Razionalizzino e ottimizzino l’impiego delle risorse disponibili, perseguendo
modelli di gestione associata dei servizi e l’integrazione degli strumenti tecnici e
dei criteri di implementazione delle policy.
Superino le logiche organizzative settoriali, la frammentazione e la duplicazione
di interventi favorendo una presa in carico unitaria e semplificando
l’informazione e le procedure di accesso ai servizi.
Il Piano di zona si colloca all’interno di questa logica come strumento di “dialogo” fra gli
attori della comunità territoriale, come momento di condivisione delle regole del gioco
tra tutti i soggetti coinvolti per favorire la stretta di alleanze, la scelta di priorità e la
capacità di gestire processi negoziali. Nel pianificare gli interventi del prossimo periodo
è importante basarsi sul quadro conoscitivo attualmente disponibile, anche con
riferimento alle risorse finanziarie, umane e sociali. Si rende necessaria una
progettazione puntuale delle azioni con le risorse economiche disponibili, lasciando i
margini per poter integrare e modificare la programmazione nei successivi momenti di
revisione, in base agli eventuali cambiamenti normativi, sociali ed economici che
interverranno.
La gestione associata dei servizi
Nella triennalità 2009-2011 largo spazio è stato dato al lavoro sulla omogeneizzazione
dei servizi gestiti dai Comuni sia per quanto riguarda il Servizio di Assistenza
Domiciliare che per quanto riguarda i servizi a tutela dei minori. In particolare, a partire
da modelli organizzativi differenti tra il capoluogo e gli altri Comuni dell’Ambito 1 -
Bergamo, si sono evidenziate soluzioni organizzative adeguate che verranno
consolidate nel prossimo triennio.
L’orientamento promosso dal legislatore sia a livello nazionale, ma soprattutto
regionale è di ulteriore spinta verso le forme di gestione associata di alcune funzioni
pubbliche, tra cui i Servizi Sociali, al fine di contenere i costi e costruire sistemi di
protezione sociale maggiormente omogenei.
Sulla scia del percorso tracciato dalla L.R. 3/08, la Regione Lombardia riafferma il
Piano di zona quale luogo identitario del welfare locale, riconoscendo la gestione
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 45
associata dei servizi sociali tra le pre-condizioni favorenti l’adozione di scelte uniformi
su criteri di accesso ai servizi e sui contenuti prestazionali.
La collaborazione con il Terzo settore
Forte rilevanza assume nel prossimo triennio la promozione dell’adesione del Terzo
settore all’Accordo di Programma per il Piano di zona e ad accordi mirati tra i Comuni
che valorizzino sempre di più l’apporto e la partecipazione dei soggetti del privato
sociale nelle politiche a sostegno della famiglia, in linea con la recente normativa
regionale “Linee guida per la semplificazione amministrativa e la valorizzazione degli
enti del Terzo Settore nell'ambito dei servizi alla persona e alla comunità”.
La normativa regionale individua quattro distinti strumenti per disciplinare in maniera
unitaria i rapporti tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore:
Procedure di selezione pubblica.
Accreditamento.
Convenzioni o accordi procedimentali.
Attività di collaborazione all’interno dei Piani di zona.
In particolare l’Accordo di programma, quale strumento tecnico-giuridico che dà
attuazione al Piano di zona, diventa lo strumento regolatore di tutti i rapporti di
collaborazione tra i Comuni, le Province, l’ASL e Istituzioni altre così come i soggetti
del Terzo settore. Diventa quindi rilevante, demandano ad atti successivi (accordi,
convenzioni o protocolli operativi) regolare le diverse modalità di collaborazione con i
soggetti del Terzo settore ed in particolare utilizzare forme che riguardano:
La co-progettazione.
La sperimentazione di nuovi servizi, prevedendo anche la partecipazione
economica di tali soggetti.
La sperimentazione di nuove modalità gestionali.
La partecipazione all’ offerta formativa proposta dalle province.
Le azioni realizzate in collaborazione con le realtà del Terzo settore sono descritte
nelle specifiche aree di intervento (anziani, disabili, minori e famiglia, salute mentale ed
emarginazione sociale e povertà) sia in termini di rendicontazione delle attività relative
allo scorso triennio che di programmazione condivisa in questo nuovo Piano di zona.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 46
L’integrazione socio sanitaria
I programmi nazionali e regionali:
Disegnano un impegno sempre maggiore di ASL e Comuni nella funzione di
governo integrato della rete di servizi con una progressiva e completa
assegnazione ad enti esterni, pubblici o privati, delle attività di erogazione
dell'assistenza.
Prevedono un ruolo sempre maggiore dell'utente e della sua famiglia nella
gestione delle risorse dedicate all'assistenza e nella selezione degli enti addetti
all'erogazione.
Sollecitano un maggiore sviluppo dell'assistenza domiciliare nell’ottica del
mantenimento della qualità di vita dell'utente.
Pertanto risulta necessario rafforzare il raccordo con l’ASL provinciale dando continuità
alle progettualità avviate.
2.2. Strategie di intervento
Nella strutturazione del nuovo Piano di zona è risultata fondamentale l’analisi dei
bisogni della comunità, del sistema di offerta e delle risorse attualmente impiegate per
avere un quadro descrittivo e sintetico delle soluzioni impiegate per sostenere gli
interventi. Questa analisi si è resa necessaria al fine di evidenziare eventuali squilibri
territoriali nel sistema di offerta o aspetti generali che influenzino la capacità di risposta
ai bisogni della popolazione.
I principi guida della programmazione zonale devono andare in continuità con quanto
già avviato a livello regionale richiamando i temi che già presentano un forte impatto
sulla definizione e implementazione delle politiche sociali, ovvero:
Percorsi di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.
Percorsi di assistenza domiciliare orientati allo spostamento del baricentro
dall’offerta alla domanda e volti alla qualificazione della rete dell’assistenza
domiciliare.
Piano di azione regionale a favore delle persone con disabilità che promuove
l’integrazione delle politiche secondo un approccio trasversale, del livello di
accessibilità e di fruibilità dei servizi.
Semplificazione dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore.
Semplificazione dei percorsi di accesso per il cittadino, con attenzione ai
processi organizzativi, alle procedure, alla comunicazione ed all’informazione
degli operatori e dei cittadini.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 47
Linee regionali per l’affido familiare orientate al superamento della
frammentarietà degli interventi, del supporto alla famiglia affidataria e della
buona riuscita del progetto.
La programmazione si sviluppa tenendo in considerazione sia la necessità di dare
continuità agli impegni assunti nel 2011 che la necessità di impostare il lavoro del
nuovo triennio. Le ipotesi progettuali per le prossime annualità privilegiano la linea
operativa del consolidamento dell’esistente e della valorizzazione dell’ integrazione tra
enti e soggetti del territorio, con i quali si potranno anche sperimentare nuovi interventi
e progettualità.
Programmazione partecipata condivisa
E’ strategico, in sede di programmazione, il coinvolgimento dei Tavoli, in merito alla
definizione e implementazione delle politiche sociali, come filtro e analisi di tutte le
progettualità proposte per supportare l’apparato politico. In particolare i Tavoli tematici
devono basare il lavoro considerando:
La costruzione della rete: il tavolo come luogo di aggregazione delle realtà
coinvolte nel settore si pone l’obiettivo di facilitarne le relazioni.
Il filtro delle progettualità: il tavolo diventa luogo di confronto e esame sulla
pertinenza dei progetti in ordine alle esigenze dell’area, per offrire al livello
politico indicazioni precise sulle priorità individuate.
L’operatività: a seguito delle indicazioni di fattibilità del livello politico sulle
priorità da sostenere, il tavolo lavorerà per la traduzione operativa delle stesse.
La verifica e monitoraggio sulle azioni progettuali.
Questa logica di azione indirizza sempre più verso l’idea di un’assunzione di
responsabilità del Tavolo di lavoro e di una sua centralità maggiore nella gestione delle
problematiche dell’area. I soggetti che lo compongono secondo una logica di
corresponsabilità saranno titolari, ognuno per la sua parte, dell’individuazione,
costruzione e gestione operativa dei progetti.
Azioni sperimentali di fund raising
Nel nuovo Piano di zona si inserisce l’azione sperimentale di fund raising e la ricerca di
fondi sia coordinando e promuovendo la partecipazione a bandi, sia presso i privati
(grandi sponsor, piccoli donatori o singoli cittadini). Un elemento caratteristico del
progetto è che tutti gli enti (pubblici e privati) si muovano in modo unitario per
promuovere l’attrazione dei fondi. Il contributo dell’Ambito non può essere esaustivo
ma integrativo a risorse messe a disposizione da realtà del privato sociale e del Terzo
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 48
settore, con uno sforzo per far si che la progettazione non sia costruita solo sulla base
di fondi pubblici, ma veda una compartecipazione dei vari soggetti coinvolti nelle
progettualità.
Il sistema delle risorse Si propone la costruzione di un luogo in cui attivare percorsi di riflessione comune per
fornire gli strumenti ai singoli per la definizione della compartecipazione alla spesa per
evitare agli utenti la diversità di trattamento.
Concertazione tra ambiti di lavoro: l’importanza della trasversalità I bisogni legati alle singole fasce di utenza vanno incontro progressivamente a una
complessità sempre maggiore tanto da toccare trasversalmente diversi ambiti di
intervento. Oltre alla complessità delle situazioni personali e familiari di parte della
popolazione si affianca una multi problematicità delle stesse che deve essere
adeguatamente sostenuta da politiche efficienti e lungimiranti. In considerazione di ciò
acquisisce importanza la tematica dell’integrazione tra gli interventi afferenti ad ogni
area di lavoro e messi in atto già da tempo. Si conferma la prassi operativa per aree di
utenza (Area Anziani, Area Disabilità, Area Minori e Famiglia, Area Grave Marginalità
Sociale, Area Salute Mentale) con l’adozione di un’ottica integrativa che consenta di
costruire progettualità trasversali. L’obiettivo è quello dell’integrazione e della
comunicazione tra settori che possa consentire la produzione di una risposta il più
possibile personalizzata e vicina all’utente.
Il ruolo della famiglia Elemento innovativo per la costruzione di nuovo welfare locale è la maggiore
responsabilizzazione della famiglia quale primo attore del lavoro di cura. Il nostro
sistema di welfare già di per sé costruito su base familistica richiede ancor di più in
futuro la valorizzazione della famiglia, che è da considerarsi contemporaneamente
destinataria e promotrice di politiche sociali. Infatti, il sistema familiare, inteso come
luogo entro cui le interazioni/relazioni si producono e riproducono, è il principale
soggetto fruitore del complesso dei servizi, ma allo stesso tempo, in quanto parte della
comunità, deve essere coinvolto nella costruzione degli interventi a proprio favore.
Fondamentale è quindi l’impianto di un welfare costruito per la famiglia con la famiglia
dove quest’ultima è il filo conduttore attraverso il quale è possibile rendere
maggiormente efficaci le azioni messe in campo dai servizi. Alla luce di ciò è
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 49
importante, nei momenti di programmazione, valorizzare il più possibile politiche con
finalità di promozione abbandonando logiche di tipo assistenzialistico.
Lo stesso PSSR regionale 2012-2014 promuove un approccio sinergico,
multidisciplinare, dinamico e olistico nella direzione del “prendersi cura”, perseguendo
un ripensamento della rete sociale e socio sanitaria che rimetta al centro la persona e
la famiglia nella prospettiva di garantire, all’interno di una rete territoriale integrata di
servizi sociali e socio sanitari, interventi flessibili che le sostengano in un ruolo attivo di
costruzione del proprio percorso di vita. Risulta determinante, nel “prendersi cura”, che
il cittadino venga adeguatamente informato e accompagnato in tutte le fasi del
percorso, evitando “vuoti” assistenziali che si ripercuotono negativamente sul sistema,
nel suo insieme, in termini di ricorsi inappropriati ai servizi.
Il sistema di accreditamento delle unità di offerta sociali A seguito della approvazione della L.R. n. 3/2008 l’indicazione del legislatore va nella
direzione della costruzione di un sistema accreditato di interventi e servizi.
L’accreditamento può essere volto alla voucherizzazione come procedura per
l’individuazione di soggetti presso cui i cittadini possono spendere i voucher, ma
fondamentale è la costruzione di percorsi che consentano di individuare livelli di qualità
per l’erogazione dei servizi.
Il servizio di Segretariato sociale Il Segretariato sociale costituisce il primo livello di interfaccia tra i Comuni ed i cittadini
ed è quindi un luogo fondamentale da presidiare e sostenere. Come indicato dalle linee
guida regionali è fondamentale semplificare i percorsi di accesso per il cittadino
prestando attenzione ai processi organizzativi, alle procedure, alla comunicazione ed
all’informazione e per questo motivo la struttura del servizio di Segretariato sociale
merita un’ attenta considerazione. L’obiettivo che si intende perseguire è quello di
consolidare la presenza del servizio in tutti i Comuni dell’Ambito 1- Bergamo valutando
possibili strategie organizzative per garantire un’omogeneità strutturale e territoriale.
L’Amministrazione di sostegno Le azioni individuate a livello di Ambito territoriale per valorizzare la figura
dell’Amministratore di sostegno dovranno partire da una prioritaria attenta analisi di ciò
che il territorio offre sia in termini di opportunità che di esigenze. Tale ottica comporta in
primis la conoscenza dei soggetti che già operano sul tema della protezione giuridica
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 50
sui Comuni dell’Ambito e successivamente attivare delle collaborazioni con essi che
siano il più possibile integrate e rispondenti ad un’esigenza collettiva. Per perseguire poi
il potenziamento dell’offerta in termini di protezione giuridica è importante coinvolgere a
nuove responsabilità tutti i soggetti chiamati dalla legge stessa: la famiglia, la società
civile, gli enti pubblici e gli enti privati attraverso percorsi di sensibilizzazione e ulteriori
strumenti individuati in itinere.
Il Servizio Integrato di Inserimento Lavorativo La situazione economica e sociale della provincia di Bergamo è in una fase di rapido
cambiamento. La crisi ha duramente colpito in modo generalizzato il tessuto produttivo,
e solo chi è stato in grado di partire per tempo con ristrutturazioni anche profonde ha
potuto affrontare questa fase con uno sguardo più rivolto al futuro che all’immediato,
più centrato sulla scommessa dello sviluppo che sul contenimento dei danni. I dati
macroeconomici disponibili mostrano che la complessa rete composta da attività
produttive, rapporti socio economici e istituzionali, ha dovuto affrontare un’ ondata
recessiva notevole, e sono diventati non più trascurabili i dati della disoccupazione. In
questo quadro anche i servizi di Ambito si trovano nella situazione di dover rivedere
profondamente il proprio ruolo, poiché le certezze del passato, che vedevano un
quadro in movimento, ma all’interno di confini conosciuti, è profondamente cambiato
proponendo nuove sfide e ponendo limiti molto più rigidi. La pianificazione di questo
triennio si pone con nuove prospettive ed una visione più attenta alle politiche del
lavoro sia rivolgendosi alle fasce definite classicamente “deboli” sia alle fasce di
cittadinanza che nel nuovo panorama incontrano difficoltà di tenuta del reddito e
necessitano di supporti per reimmettersi nell’attuale mercato del lavoro. Obiettivo
principale diviene pertanto offrire servizi efficienti e risposte utili ad una più ampia
fascia di popolazione ottimizzando risorse e offrendo uno sguardo attendo ai
cambiamenti in corso sul tema lavoro e nuove formule di collaborazioni tra enti e
cittadini. Da qui la proposta della costruzione di una équipe che possa, grazie alle
diverse componenti coinvolte ed una gestione attenta ed oculata, garantire alti livelli di
risposta con un uso contenuto di risorse. Le riflessioni e i confronti avvenuti ai Tavoli
rispetto alle aree disabilità e salute mentale hanno evidenziato il bisogno del
cambiamento sia nel sistema che nell’impianto voucher. Il mediatore aziendale e il tutor
educativo sono risultati essenziali al Servizio Intergrato di Inserimento Lavorativo (SIIL)
tanto da spingere alla rivisitazione del progetto e dei relativi strumenti.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 51
Il nuovo servizio SIIL sarà pensato in termini di co-progettazione e in collaborazione
con altri Ambiti della provincia.
Trasversalità area dell’immigrazione L’area dell’immigrazione è un’area dinamica in costante divenire a causa della
concomitanza di fattori quali le continue revisioni delle normative di riferimento, il
progressivo acuirsi di fenomeni di esclusione sociale dei migranti, l’inequivocabile
intrecciarsi del vissuto connesso alla migrazione con le problematiche abitative e
lavorative. La molteplicità delle tematiche connesse all’area immigrazione ha
comportato la scelta di far sì che l’area immigrazione venisse trattata trasversalmente
da tutte le altre aree di lavoro.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 52
3. STRUTTURA ORGANIZZATIVA E MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE
L’Accordo di programma per la realizzazione del Piano di zona individua il Comune di
Bergamo, quale ente capofila. La struttura organizzativa in cui il Comune di Bergamo
fa convergere l’attività legata alla realizzazione del Piano di zona è l’Istituzione per i
Servizi alla persona.
3.1. L’Assemblea dei Sindaci L'Assemblea dei Sindaci, ai sensi della vigente normativa regionale, è l'organismo
politico del Piano di zona, quale espressione di continuità rispetto alla programmazione
socio-sanitaria e luogo dell'integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie.
L’Assemblea rappresenta il luogo della decisionalità politica per quanto riguarda il
Piano di zona, ed è chiamata a :
Approvare il Piano di zona e i suoi aggiornamenti.
Verificare annualmente lo stato di raggiungimento degli obiettivi di Piano di zona.
Aggiornare le priorità annuali coerentemente con la programmazione triennale e le
risorse disponibili.
Approvare annualmente i piani economico-finanziari di preventivo e i rendiconti di
consuntivo.
Approvare i dati relativi alle rendicontazioni richieste dalla Regione per la
trasmissione all’ASL ai fini dell’assolvimento del debito informativo.
Approvare le richieste di adesione agli accordi (accordo di programma, convenzione
o protocollo d’intesa) da parte di eventuali altri enti o soggetti pubblici e privati.
Approvare i criteri e i regolamenti che disciplinano gli interventi sociali a livello di
Ambito.
L’Assemblea dei Sindaci svolge le proprie funzioni avvalendosi del supporto tecnico ed
esecutivo dell’Ufficio di Piano.
L’Assemblea dei Sindaci è allargata alla partecipazione dei rappresentanti designati
dagli enti sottoscrittori dell’Accordo di programma, senza diritto di voto.
L’Organo esecutivo dell’Assemblea dei Sindaci è composto dal Presidente
dell’Assemblea dei Sindaci (o da altro rappresentante qualora le due cariche
coincidano) e dal Sindaco del Comune capofila dell’Accordo di programma (o suo
delegato), con il compito di:
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 53
Garantire il raccordo tra gli organismi tecnico/amministrativi e l’Assemblea dei
Sindaci.
Dare attuazione a specifici mandati conferiti dall’Assemblea.
Verificare e monitorare in situazione di maggior vicinanza la traduzione operativa
delle indicazioni dell’Assemblea.
Dare indicazioni ai livelli operativi e assumere decisioni rapide per la soluzione di
problemi con risvolti non strategici.
Predisporre le sedute e i lavori dell’Assemblea.
3.2. L’Ufficio di Piano L’Ufficio di Piano è la struttura tecnico-amministrativa che assicura il coordinamento
degli interventi e l’istruttoria degli atti di esecuzione del Piano di zona.
Ciascun Comune dell’Ambito contribuisce al funzionamento dell’Ufficio di Piano
proporzionalmente alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e comunque
senza maggiori oneri a carico del bilancio regionale, ai sensi della L.R. 3/2008.
L’Ufficio di Piano, composto dal responsabile dell’Ufficio stesso e da personale con
specifiche competenze tecnico-amministrative, è l’organismo di supporto alla
programmazione, responsabile delle funzioni tecniche, amministrative e della
valutazione degli interventi per il raggiungimento degli obiettivi del Piano di zona, con il
compito di garantire:
La programmazione, pianificazione e valutazione degli interventi.
La costruzione e gestione del budget.
L’amministrazione delle risorse complessivamente assegnate (FNPS, .FSR,
FNA, quote dei Comuni e di eventuali altri soggetti).
Il coordinamento della partecipazione dei soggetti sottoscrittori all’Accordo di
programma.
La correttezza degli adempimenti dei debiti informativi regionali.
L’Ufficio di Piano tecnico-gestionale è composto dal responsabile dell’Ufficio di
Piano, dal coordinatore socio-sanitario del Distretto ASL, dai Responsabili tecnici dei
Comuni e, per quanto concerne il Comune di Bergamo, i Responsabili tecnici dei
diversi servizi coinvolti. Possono essere invitati i coordinatori dei Tavoli tematici e i
referenti dei singoli servizi e progetti, per garantire un costante coinvolgimento ed
informazione sull’operatività in atto.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 54
Compiti dell’Ufficio di Piano tecnico-gestionale sono:
Favorire la programmazione integrata e coordinata delle politiche di Ambito e
delle politiche dei singoli Comuni, attraverso un costante collegamento con i
referenti politici dei propri Comuni.
Coordinare le azioni progettuali associate, attraverso il monitoraggio e la verifica
degli interventi in atto.
Formulare le indicazioni e i suggerimenti diretti all'Assemblea dei Sindaci in tema
di iniziative di formazione ed aggiornamento degli operatori.
L’Ufficio di Piano allargato è luogo di confronto strategico - programmatorio per la
predisposizione del Piano di zona triennale e delle progettualità annuali, nonché per le
verifiche intermedie e finali delle azioni di Ambito.
E’ composto dal responsabile dell’Ufficio di Piano, dai responsabili tecnici dei Comuni
dell’Ambito, dai coordinatori dei Tavoli tecnici, dai rappresentanti degli enti sottoscrittori
dell’Accordo di programma, dai rappresentanti del Terzo settore.
La maggioranza dei componenti può chiedere la convocazione dell’Ufficio di Piano
allargato qualora venga ritenuto necessario un confronto su nuove azioni progettuali.
Afferiscono all’Ufficio di Piano allargato le seguenti funzioni:
Esprimere indicazioni sulle strategie operative dell’ Ambito.
Orientare il mandato ed il piano di lavoro dei tavoli tematici.
Proporre indirizzi utili per l’elaborazione e la gestione del Piano di zona, nonché
suoi eventuali aggiornamenti.
Favorire il livello delle collaborazioni e delle sinergie inter-istituzionali.
Garantire i livelli di coinvolgimento e partecipazione del terzo settore alla
progettazione degli interventi.
Far crescere la cultura dell’aggregazione di Ambito, individuando forme sempre
più significative di coordinamento e raccordo.
3.3. Partecipazione e rappresentanza
3.3.1. Tavolo di rappresentanza del Terzo settore e Tavoli tematici L’Ambito territoriale 1-Bergamo, coerentemente alle indicazioni della normativa vigente
ed in particolare della DGR n. 7797 del 30.07.2008, prevede forme di co-progettazione
e condivisione delle forme di programmazione e realizzazione del “Sistema integrato
dei servizi e degli interventi sociali”.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 55
In linea con la normativa regionale e il Piano di zona, l’Assemblea dei Sindaci nella
seduta del 7 aprile 2010 ha approvato il documento “Modalità e requisiti per la
definizione delle forme di partecipazione e rappresentanza nei Tavoli di lavoro
dell’Ambito territoriale 1 – Bergamo”, finalizzato a individuare modalità e forme di
partecipazione dei soggetti del Terzo settore, delle organizzazioni di rappresentanza
sociale e in genere di tutte le forze sociali attive nel territorio. I Tavoli ricoprono la
funzione di “aggregatori” e di “facilitatori” dei soggetti operanti nelle singole aree di
intervento al fine di contribuire alla costruzione di interventi e opportunità in risposta ai
bisogni sociali.
Il Tavolo diventa insieme di relazioni che devono essere costruite, mantenute e
valorizzate. Un ruolo chiave ricopre in questo senso il coordinatore che in quanto
“manutentore della rete” facilita e cura le relazioni costituitosi a livello di tavolo. In
questo suo compito il coordinatore deve agevolare il raccordo delle relazioni sia
all’interno che all’esterno della rete e deve porre l’attenzione costante ai soggetti
coinvolti e coinvolgibili.
3.3.2. Il Tavolo di Rappresentanza del Terzo settore
Il Tavolo di rappresentanza è costituito dai soggetti di cui all’art. 1 della L. 328/00 che
aderiscono all’Accordo di programma per l’attuazione del Piano di zona.
Per il prossimo triennio è necessario consolidare le condizioni per la partecipazione dei
soggetti del Terzo settore al Tavolo di rappresentanza. In ogni caso è garantito il
coinvolgimento operativo del Terzo settore all’interno di ogni Tavolo tematico di area e
all’Ufficio di Piano allargato.
3.3.3. I Tavoli tematici
I Tavoli di lavoro sono gruppi composti da rappresentanti degli Enti pubblici, del Terzo
settore e del volontariato, che garantiscono una partecipazione diffusa e competente.
Nell’ambito dell’attività di programmazione e di attuazione del Piano di zona, i Tavoli di
lavoro hanno la funzione di approfondire aspetti tematici specifici, sviluppare
progettualità mirate, proporre soluzioni innovative, anche di natura trasversale,
formulando proposte operative all’Ufficio di Piano. Essi hanno, inoltre, il compito di
facilitare la comunicazione, allargare la partecipazione e la corresponsabilità,
confrontare e integrare le diverse esperienze.
Ai Tavoli di lavoro è richiesta la collaborazione volta alla programmazione e
realizzazione delle attività previste nel Piano di zona per:
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 56
Proseguire il lavoro che ha consentito di sviluppare contributi e indicazioni tecniche
operative per le aree di intervento, con particolare attenzione all’evoluzione dei
bisogni e alla valorizzazione delle risorse del territorio.
Promuovere la cultura della integrazione e della costruzione di forme di
collaborazione orizzontali, strutturando la rete e i rapporti trasversali.
Promuovere la sussidiarietà come contributo alla costruzione della comunità
locale.
Sviluppare sintesi e integrazioni che aggregare i diversi portatori di interesse.
Individuare soluzioni innovative anche per contribuire con risorse proprie allo
stesso funzionamento dei Tavoli.
Far crescere la cultura dell’aggregazione di Ambito, individuando forme sempre
più significative di coordinamento e raccordo.
Sostenere la partecipazione ed in particolare rinforzare la presenza di alcune
rappresentanze istituzionali.
I Tavoli di lavoro in essere sono:
Anziani
Minori e Famiglie
Disabilità
Salute mentale
Emarginazione sociale e povertà
La composizione, i requisiti e le modalità di partecipazione ai Tavoli tematici sono
contenute nel succitato documento approvato dall’Assemblea dei Sindaci in data 7
aprile 2010 e possono essere oggetto di modifiche e integrazioni da parte della stessa
Assemblea.
3.4. Apporto dell’associazionismo e del volontariato Associazionismo e volontariato, nel proprio specifico, hanno realizzato numerosi
progetti per migliorare la qualità della vita delle persone con fragilità e dei loro familiari
e hanno documentato i risultati ottenuti all’interno delle proprie organizzazioni.
Nel triennio 2009-2011 il Coordinamento bergamasco per l’integrazione (CBI) e il
Forum delle associazioni di volontariato socio sanitario bergamasco (FORUM) hanno
lavorato in co-progettazione, in linea con il dettato della L.R. 3/2008 in materia di
partecipazione e di coesione. Hanno monitorato l’attuazione dei principi sanciti nella
Convenzione ONU dei Diritti delle persone con disabilità nei differenti settori
dell’Amministrazione, coinvolgendo attivamente le persone con disabilità e le loro
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 57
organizzazioni più rappresentative in un processo connesso all’attuazione degli stessi
e in un percorso formativo. Hanno organizzato un percorso formativo volto a costruire
connessioni e reti sociali con l’obiettivo di costruire rappresentanza e strategie per
sostenere forme aggregative di Ambito. Il CBI ha inoltre impostato percorsi per
valorizzare il progetto di vita e l’inclusione sociale ed è capofila del progetto “Liberi
Legami” che coinvolge l’Ambito 1-Bergamo in particolare e gli Ambiti della provincia in
generale.
“Costruire rappresentanza” Le motivazioni
In un quadro di risorse limitate e in un contesto sociale in rapida evoluzione nelle sue
criticità, l’avvio di questo lavoro può dare un contributo importante e originale se si
vogliono costruire nuovi scenari di sussidiarietà tra istituzioni e volontariato.
Il modello di lavoro in rete di per sé difficile e al tempo stesso fragile deve trovare
stabilità e continuità. Interazione e progettualità partecipata tra il volontariato
rappresentato e l’Ufficio di Piano dell’Ambito 1-Bergamo, devono essere centrate sulla
questione della rappresentanza presso i tavoli tematici. La rappresentanza è un
elemento essenziale per l’efficacia del lavoro prodotto e dunque è un primario
interesse anche delle istituzioni. Rappresentanza, intesa come capacità di leggere i
bisogni, abilità ad evidenziarli in modo il più completo possibile e di coinvolgere tutte le
associazioni operanti sul territorio dell’Ambito.
Gli obiettivi
Approfondire la conoscenza delle associazioni, aggregandole per finalità di
missione e attinenza ai temi che connotano i Tavoli.
Costruire una mappa delle attività presenti sul territorio dell’Ambito 1 completa
degli enti coinvolti e dei referenti da coinvolgere in momenti di approfondimento
del problema in esame.
Supportare la comunicazione e la facilitazione in un metodo di lavoro volto
all’ascolto delle varie realtà prima di arrivare a decisioni su temi importanti.
Investire nella costruzione di forme aggregative e sostenere la co-progettazione.
Le azioni
Il percorso formativo realizzato da FORUM e CBI con la collaborazione del Centro
servizi volontariato (CSV) di Bergamo per i volontari di alcune associazioni rispetto al
loro essere in relazione con le due associazioni di secondo livello, ha visto la
partecipazione costante e attiva di 25 rappresentanti di altrettante associazioni di
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 58
volontariato per 15 ore complessive e il coinvolgimento dell’ufficio di Piano, nonché la
costruzione di una prima mappatura che vede 160 organizzazioni che sono state
raggruppate in funzione della propria missione e in correlazione con i temi anziani,
minori, disabili, emarginazione e povertà, salute mentale.
Nell’anno 2012, il progetto “Costruire rappresentanza” sarà ampliato per essere rivolto
a tutte le associazioni presenti ai Tavoli e, se possibile, a tutte le organizzazioni
presenti nel territorio di riferimento. I soggetti coinvolti sono i coordinatori dei Tavoli
tematici, le associazioni del FORUM e del CBI, il Forum delle famiglie, la Consulta
delle famiglie, le associazioni e i gruppi informali del territorio. In collaborazione con il
CSV sono stati realizzati 5 incontri condotti da un formatore e dai cinque coordinatori
dei Tavoli rivolti alle organizzazioni mappate.
Gli esiti del percorso formativo accennato permetteranno di formalizzare ruoli e
competenze al fine di interfacciare meglio realtà organizzative territoriali, servizi e
istituzioni alla luce anche del contesto delle norme regionali.
Il prossimo triennio vedrà il consolidamento e lo sviluppo della rete.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 59
4. VALUTAZIONE PROGRAMMAZIONE SOCIO-SANITARIA
4.1. Piano di zona 2009-2011
Nel corso del triennio 2009-2011 si è certamente evidenziata un’evoluzione per quanto
riguarda gli strumenti e le progettualità socio sanitarie integrate presenti sull’Ambito
territoriale 1-Bergamo. Le azioni previste nella scorsa programmazione per l’Ambito sul
tema dell’integrazione socio sanitaria contemplavano una duplice direzione:
Integrazione socio – sanitaria.
Interventi di prevenzione.
Le tabelle che seguono tentano di fornire una visione complessiva del percorso
intrapreso su questo tema, evidenziando in particolare i risultati raggiunti
rispettivamente nelle aree:
Informazione e accesso ai servizi.
Continuità delle cure -domiciliarità - non autosufficienza.
Interventi a sostegno della famiglia e minori.
Prevenzione ed educazione alla salute.
Governance del sistema, innovazione.
Inclusione sociale.
Si rileva la necessità che ciò che sul territorio è stato attuato sia portato a evolversi
ancora più significativamente nelle prossime annualità.
Informazione/accesso servizi
Interventi previsti in fase di programmazione
Modalità di integrazione
Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)
Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)
Risultati raggiunti
1. PUOI (Punti Unici per l’Offerta Informativa)
Corso di formazione, integrazione nella prassi operativa.
Sottoscrizione patti territoriali con le unità di offerta accreditate.
Professionali, Logistiche
Capillarità sul territorio. Condivisione degli strumenti da parte delle realtà territoriali, Adesione delle unità di offerta accreditate.
2. PUA (Punti Unici di Accesso) per accesso RSA
Corso di formazione, integrati nei PUOI.
Sottoscrizione patti territoriali con le unità di offerta accreditate.
Professionali Adesione delle RSA e delle altre unità di offerta accreditate.
3. Sportello 1 Ambito
Incontri periodici di coordinamento e attività di sensibilizzazione
Prassi condivise non formalizzate tra gli enti coinvolti
Economiche Professionali logistiche
Rete dei servizi
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 60
Continuità delle Cure/ Domiciliarità/ Non autosufficienza
Interventi previsti in fase di programmazione
Modalità di integrazione
Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)
Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)
Risultati raggiunti
1. CeAD (Centro
per l’Assistenza
Domiciliare)
Incontri settimanali e mensili dell'equipe socio-sanitaria
1.Documento CeAd implemento con modalità organizzative approvate dall'Ambito il 18.03.2011 2. documento di specificazione delle funzioni del Centro per l'Assistenza Domiciliare (Ce.A.D.) e del relativo assetto organizzativo/operativo approvato dall’ASL dicembre 2011
Professionali economiche e logisitche
Connessioni a livello operativo tra servizi sociali e servizi sanitari e socio-sanitari
2. Progetto
emergenza
sanitaria
Confronto nel tavolo grave emarginazione sociale e al coordinamento Sportello 1 Ambito
Convenzione con nuovo albergo popolare (NAP)
Economiche Professionali
38 soggetti inseriti nel 2010 36 soggetti inseriti nel 2011
3. Protocolli
Dimissioni
protette
Prassi operative condivise
Protocolli con cliniche e OO.RR.
professionali Univocità degli iter procedurali
4. Protocollo Buone
prassi psichiatria Confronto nel tavolo salute mentale
Documento operativo per la regolazione delle buone prassi per la gestione condivisa di soggetti con disagio psichico tra Ambito 1-Distretto ASL e Azienda Ospedaliera
Professionali Documento approvato dall’Assemblea Sindaci in data 24 gennaio 2012
5. Protocollo SIIL-
CPS Confronto SIIL/CPS
Protocollo operativo per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità psichica tra Ambito 1 e Azienda Ospedaliera
Professionali Documento approvato dall’assemblea dei Sindaci nel maggio 2011
6. Protocollo ADI-
SAD Accordo distretto ASL di Bergamo e Ambito
Protocollo esistente dal 2007
Professionali
Documento approvato da adeguare alle innovazioni introdotte da CeAD e PASS
7. Integrazione titoli
sociali e socio
sanitari
Costituzione équipe multi professionale di valutazione coincidente con l’èquipe del Cead
Condivisione prassi operative e valutative (ex DGR 7211/2011)
Professionali e logistiche
Attivazione voucher per la non autosufficienza
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 61
Interventi a sostegno della famiglia/minori
Interventi previsti in fase di programmazione
Modalità di integrazione
Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)
Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)
Risultati raggiunti
1. Progetto Essere mamma
Equipe mista operatori dell'Ambito e Consultorio ASL
Convenzione Professionali economiche Logistiche
250 mamme primipare seguite al domicilio. Avvio di una progettualità integrata con i servizi all'Infanzia dell'Ambito
2. Servizio Minori e famiglie di Ambito
Realizzazione dei 4 Poli territoriali con equipe mista (assistente sociale, psicologo ed educatore professionale). Condivisione nel tavolo
Condivisione del progetto e prassi operative di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti
Professionali Logistiche
Avvio del servizio nell’ aprile 2011 e monitoraggio periodico del progetto
3. Progetto Aiuto Donna
Incontri Formazione operatori psico-sociali
Convenzione con Associazione Aiuto Donna
Professionali Economiche. Logistiche
Tutela e protezione delle donne maltrattate e dei loro figli
4. Equipe psico - socio - pedagogica
Incontri con CTRH. Confronto nel tavolo. Assistenti sociali nel territorio. Referenti scolastici di ogni ordine e grado. Incontri con famiglie.
Stesura progetto condiviso
Economiche. Professionali
Definizione degli obbiettivi con le diverse parti Supporto a docenti, famiglie e operatori sociali sulle tematiche degli alunni disabili inseriti nella scuola e in fase di orientamento
5. Progetto Bimbo a bordo
Incontri presso strutture della rete cittadina degli spazi gioco, gestione congiunta psicologo consultorio ed educatore centro famiglia
Convenzioni Professionali. Logistiche
Sostegno alla neo-genitorialità
6. Prevenzione depressione post-partum
Coinvolgimento attraverso il progetto Essere Mamma
Collaborazione con l'Azienda Ospedaliera di Bergamo
Professionali, economiche, logistiche, produzione di materiale
Estensione del progetto dal consultorio al punto nascita dell'Ospedale di Bergamo
7. Progetto alleanza ospedale territorio
Informazione sui progetti esistenti nel territorio Ambito
Professionali
8. Progetto nascita critica
Protocollo provinciale sulla disabilità
Professionali
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 62
Prevenzione ed educazione alla salute
Interventi previsti in fase di programmazione
Modalità di integrazione
Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)
Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)
Risultati raggiunti
1. prevenzione della trombosi venosa in gravidanza
Incontri con OO.RR. e Distretto ASL di Bergamo
Procedura concordata con OO.RR.
Valutazione del rischio trombotico nelle gravide che accedono al Consultorio
Collaborazione con OO.RR. E avvio intervento preventivo su grave patologia
2. Mamme libere dal fumo
Incontri con operatori Sert- Consultorio
Protocollo d'intesa con SER.T Bergamo
Professionali, logistiche
Invio gravide fumatrici ad operatore medico SERT per disassuefazione fumo
3. Screening mammografico
Collaborazione Personale ASL e Centri Diagnosi e Cura accreditati
Facilitare l'accesso al servizio di riferimento
4. Screening colon retto
Collaborazione Personale ASL e Centri Diagnosi e Cura accreditati
Facilitare l'accesso al servizio di riferimento
5. Previsti interventi di prevenzione delle dipendenze e sugli stili di vita in generale
A livello progettuale, operativo con assessorati dei comuni non a livello di ambito
1 psicologo Dipartimento Dipendenze
Indicatori delle azioni svolte nei diversi progetti, alta visibilità in alcuni progetti buona cooperazione con il privato sociale
Governance del sistema
Interventi previsti in fase di programmazione
Modalità di integrazione
Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)
Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)
Risultati raggiunti
1. Tavoli tematici
Rappresentatività enti istituzionali, associazionismo, volontariato
Accordo di programma
Economiche e professionali
Costruzione rete terrritoriale
2. Assemblea Sindaci
Rappresentatività enti istituzionali
Accordo di programma
professionali Non sono previsti indicatori di risultato
3. Ufficio tecnico gestionale
Rappresentatività enti istituzionali
Accordo di programma
professionali logistiche
Non sono previsti indicatori di risultato
4. Ufficio tecnico allargato
Rappresentatività enti istituzionali
Accordo di programma
professionali Non sono previsti indicatori di risultato
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 63
Innovazione
Interventi previsti in fase di programmazione
Modalità di integrazione
Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)
Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)
Risultati raggiunti
1. Patti territoriali con unità di offerta accreditate (RSA, CDI, strutture accreditate, CDD, Consultori, NAP…)
Partecipazione e condivisione di progetti
Patti tra ASL- Ambito e strutture accreditate
Personali, tecniche, logistiche
Attivazione di punti PUOI all'interno del territorio, miglioramento della qualità delle prestazioni
Inclusione sociale (grave marginalità, inserimento lavorativo, ecc.)
Interventi previsti in fase di programmazione
Modalità di integrazione
Accordi stipulati (protocolli, accordi di programma, convenzioni, ecc.)
Risorse investite (economiche, professionali, logistiche, ecc.)
Risultati raggiunti
1. Sportello Bassa Soglia: coordinamento (rete) dei servizi di Bassa Soglia per gestione integrata delle situazioni di emarginazione presenti sul territorio
Tavolo di lavoro coordinato dell'Ambito con presenza rappresentanze tutti i servizi di Bassa soglia per gestione integrata della casistica in carico
Accordi di programma
Partecipazione un operatore sociale Ser.t di Bergamo e operatore Cooperativa di Bessimo che lavora su Unità mobile ASL.
Migliorato il coordinamento nella gestione della casistica. Costituzione di una rete stabile e funzionale.
2. Centro diurno "La Sosta": luogo diurno in grado di accogliere "il disagio", con aggancio informale e relazione a legame debole
Impiego di risorse integrate provenienti dai diversi soggetti partecipanti al progetto (Cooperativa di Bessimo, Ser.T Caritas Bergamo)
Protocollo Convenzione
2 Educatori Cooperativa di Bessimo operanti su unità Mobile ser.T
Risposta a bisogno crescente di strutture diurne d'accoglienza
3. Progetto "Contatto: Servizi Integrati di prevenzione": sviluppo di azioni finalizzate all'aggancio precoce di persone immigrate con problemi di abuso o dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol e loro accompagnamento ai servizi
Tavolo di lavoro regionale. Elaborazione di progettualità condivise con impiego di risorse integrate provenienti dai diversi soggetti partecipanti al progetto (SER.T Bergamo, Cooperativa di Bessimo, servizio Esodo).
Convenzione ASL con cooperativa di Bessimo e servizio Esodo
Finanziamento regionale assegnato all'ASL di Bergamo (Dipartimento Dipendenze)
Approfondimento della conoscenza del fenomeno e del tipo di target. Azioni di prevenzione e informazione sul campo
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 64
4.2. Consultori familiari: sostegno alla genitorialità
Nei consultori, le attività psicosociali e ostetrico-ginecologiche, integrate in una logica
di équipe (modalità specifica che li differenzia dagli ambulatori), sono rivolte soprattutto
alla consultazione, intesa come ascolto ed accoglienza delle problematiche familiari.
Il Consultorio si propone come naturale riferimento territoriale sia attraverso attività
sanitarie (visite e controlli periodici) sia con modalità atte a valorizzare le competenze
dei genitori specie attraverso consultazioni individuali o con il ricorso al piccolo gruppo
(preparazione alla nascita, allattamento e corso di massaggio infantile).
Particolare attenzione è assegnata agli interventi preventivi a tutela della salute del
bambino e della donna e a sostegno della vita e delle relazioni familiari.
Tutto questo comporta che il consultorio diventi un punto di riferimento non solo per la
consultazione ed altri interventi clinici ma, soprattutto, per la promozione del
“benessere familiare e della comunità”, anche attraverso il supporto
all’associazionismo familiare (partendo dai raccordi con le progettualità della L. 23/99
ed a tutto ciò che concorre a valorizzare e sviluppare il protagonismo delle famiglie.
In questo modo il consultorio concorre nel territorio, con l'Ambito 1 – Bergamo e con gli
altri soggetti, allo sviluppo di efficaci politiche per le famiglie.
Nell’ultimo anno la Regione ha dato indicazioni perché le realtà consultoriali regionali
attivino nuove operatività orientate nella direzione di “Centri Famiglia” con una
rinnovata attenzione “intorno alla nascita” e alla neo-genitorialità.
Questa prospettiva spinge nella direzione di costruire collaborazioni e sinergie più forti
con le altre realtà istituzionali che già operano sullo stesso tema, in particolare con le
Amministrazioni comunali che gestiscono i servizi per la prima infanzia unitamente al
Terzo settore e all’Associazionismo familiare.
L’obiettivo della collaborazione interistituzionale è quello di ottimizzare le risorse in
gioco, evitare sovrapposizioni o doppioni di iniziative rivolte ai medesimi target di
genitori, individuare le fasce e i bisogni scoperti.
Allo scopo, nel 2011 è già stata stipulata un’intesa sperimentale tra ASL, Diocesi,
Provincia e Comune di Bergamo, per la collaborazione in questo ambito con particolare
riferimento all’avvio il Centro famiglia comunale di Bergamo sito in via Legrenzi.
Si tratta di un intesa in linea con le indicazioni regionali, individuando nella messa in
rete dei servizi del territorio uno dei punti di forza degli interventi rivolti alla famiglia e al
sostegno genitoriale, nella direzione della sussidiarietà, nella sperimentazione di buone
prassi di intervento di supporto alla famiglia e per la promozione di una cultura della
genitorialità sociale nelle comunità locali.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 65
Successivamente l’accordo è stato ampliato ai restanti Comuni al fine di promuovere lo
sviluppo di nuovi interventi, con la possibilità che alcune iniziative promosse dal Centro
Famiglia siano fruite anche dalle famiglie dei comuni dell’ Ambito 1 - Bergamo.
Gli obiettivi primari sono :
Offrire occasioni di confronto e socializzazione a madri e padri nelle diverse fasi
dell’esperienza genitoriale, a partire dalle prime decisive fasi del diventare
genitore.
Dare informazioni e orientamento ai genitori sui servizi e gli aiuti disponibili sul
territorio per affrontare meglio le difficoltà della vita quotidiana familiare.
Sostenere i genitori con difficoltà educative e di relazione con specifiche proposte
di sostegno leggero (counseling e in prospettiva mediazione familiare) orientate a
fortificarne competenze e capacità.
Contribuire a fare cultura intorno alla famiglia, sostenendo il valore per la comunità
locale delle risorse familiari e del volontariato di gruppi di genitori e famiglie.
4.3. Qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare La Regione Lombardia con la DGR 10759 del 11.12.2009 ha previsto in ciascuna
Azienda Sanitaria Locale un “Centro per l’Assistenza Domiciliare” (Ce.A.D.), con
l’obiettivo di favorire l’integrazione fra gli interventi socio-sanitari e socio-assistenziali in
Ambito territoriale. Il Ce.A.D., quale punto di regia a livello distrettuale sull'assistenza
domiciliare, si rivolge prevalentemente alle persone anziane e disabili in condizioni di
non autosufficienza e alle loro famiglie.
ASL e Ambito collaborano all’interno del Ce.A.D. per rispondere in modo coordinato ai
bisogni socio-assistenziali e socio-sanitari della popolazione attraverso un sistema a
rete di servizi domiciliari e residenziali. Gli obiettivi di questa collaborazione sono
l’appropriatezza d'uso dei servizi disponibili, l'utilizzo ottimale delle risorse, l'erogazione
di un'assistenza che sia percepita come unica, complessiva e continuativa da parte
dell’utente e della sua famiglia. In quest’ottica il Ce.A.D. diventa un luogo di
integrazione dei processi propri di ogni ente al fine di costruire una modalità
procedurale in grado di valutare i bisogni multidimensionali dell’assistito e di gestire in
modo univoco e condiviso ogni situazione, garantendo all’operatore una visione
completa e integrata sull’assistito, sulle unità d’offerta di servizi del territorio.
Con l’obiettivo di facilitare le connessioni tra i servizi sociali territoriali dell’Ambito e
quelli del Distretto ASL, il Ce.A.D. si pone come un organismo complesso, non legato
ad un servizio e ad luogo fisico specifico, ma preposto ad una serie di funzioni svolte
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 66
dagli stessi operatori dei servizi che finora hanno garantito la continuità assistenziale
rivolta ad anziani, disabili e adulti.
Gli obiettivi posti dal Piano Socio Sanitario Regionale 2010-2014 per la domiciliarità
sono i seguenti:
Rafforzamento della capacità della rete dei servizi e degli interventi di prendersi cura
nel suo insieme delle persone e delle loro famiglie, attraverso un approccio
sinergico, multidisciplinare, dinamico e di integrazione dei servizi e delle prestazioni
di carattere sanitario e sociale.
Qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare che valorizzi l’articolazione delle
unità di offerta sociali e socio-sanitarie a sostegno della domiciliarità.
Comunicazione al cittadino attraverso una più adeguata informazione e
accompagnamento nella rete e nei servizi per l’individuazione della risposta più
appropriata al bisogno e per favorire una presa in carico integrata.
Una prima traduzione operativa di questi obiettivi riguarda le seguenti aree di
intervento:
Informazione puntuale e diffusa sulle diverse opportunità presenti nel territorio e
sulle modalità per la loro attivazione (Ce.A.D.- PUOI).
Valutazione multidimensionale del bisogno della persona contestualizzato
all’ambiente di vita per l’individuazione della risposta più appropriata attraverso la
predisposizione di un progetto integrato da parte del Ce.A.D.
Orientamento e accompagnamento verso la libera scelta dei servizi da attivare.
Finanziamenti e ambiti di intervento
Le fonti aggiunte di finanziamento per sostenere la domiciliarità sono le seguenti:
Decreto della DG famiglia n.7211 del 02.08.2011 “Determinazione in ordine alla
qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare in attuazione del PSSR 2010-
2014” con relativo finanziamento per l’acquisto di voucher ADI, servizi
semiresidenziali (CDI-CDD) e sollievo in CSS.
D.G.R. 889 del 01.12.2010 Progetto FNA, rivolto a soggetti con patologie
gravemente invalidati e persone non autosufficienti, con l’obiettivo del
finanziamento di voucher per l’acquisto di prestazioni di assistenza tutelare e
sollievo. Tale importo sarà gestito dai Distretti socio-sanitari e condiviso con gli
Ambiti Territoriali e costituirà il contributo ASL per l'area dell’integrazione
sociosanitaria della nuova programmazione.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 67
4.4. Prospettive di sviluppo In continuità con il precedente Piano di zona si intendono garantire le progettualità
avviate nelle diverse aree di intervento, al fine di consolidare un impegno sempre
maggiore di ASL e Ambito nella funzione di governo integrato della rete di servizi,
perseguendo una completa collaborazione con gli Enti esterni, pubblici o privati, nelle
attività di erogazione dell'assistenza. Inoltre, in merito alla gestione delle risorse
dedicate all'assistenza e nella selezione degli enti addetti all'erogazione, un ruolo
significativo deve essere necessariamente riconosciuto all’utente e alla sua famiglia
che non deve essere vista solo come destinataria di interventi, ma anche come artefice
delle scelte relative alla propria salute.
Nelle prossime annualità relativamente al tema dell’integrazione socio-sanitaria, oltre
che a mantenere e presidiare gli interventi in atto ci si propone di intraprendere le
seguenti azioni:
1. Incentivare lo sviluppo delle attività promosse dal Dipartimento delle
Dipendenze e SERT con particolare attenzione al tema della prevenzione delle
dipendenze e la promozione della salute nell’area adolescenti e giovani, come
successivamente descritto nella relativa area di programmazione.
2. Favorire l’adesione delle scuole ai progetti di educazione e promozione della
salute così come previsto dal “Documento di programmazione e coordinamento
dei servizi socio- sanitari”, ai sensi della DGR VIII/8501 del 26 novembre
2008l’Ambito 1, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico per la Lombardia
Ufficio X Ambito territoriale di Bergamo.
3. Concorrere alla realizzazione degli interventi di educazione alla salute previsti
dall’équipe distrettuale in accordo con il Servizio Medicina Preventiva delle
Comunità del Dipartimento di Prevenzione Medico.
4. Implementazione della collaborazione tra Distretto socio sanitario ed Ambito 1-
Bergamo per promuovere azioni favorenti l’adesione agli screenings in atto sul
territorio e la partecipazione ad interventi preventivi predisposti dal Distretto.
5. Mantenere un presidio significativo da parte dell’ambito 1-Bergamo in servizi
territoriali integrati quali il Centro per l’Assistenza Domiciliare, le progettualità
del Servizio Minori e Famiglie e il servizio di Segretariato Sociale.
6. Attivare collaborazioni con l’Ufficio di Protezione Giuridica (UPG) dell’asl
relativamente al tema dell’amministrazione di Sostegno al fine di costituire uno
sportello unico di Ambito per la protezione giuridica.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 68
7. Implementare azioni volte alla valorizzazione dei consultori familiari in
collaborazione con il Centro Famiglia coinvolgendo maggiormente tutti i Comuni
dell’ambito al fine di promuovere su questi territori lo sviluppo di nuovi
interventi.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 69
5. LA PROGRAMMAZIONE PER AREE DI LAVORO
5.1. Premessa Il processo di cambiamento del quale il programmatore non può che prendere atto
implica una nuova logica di pianificazione di interventi. E’ necessario perseguire nelle
prossime annualità la costruzione di interventi che contemplino principi quali
l’integrazione e la corresponsabilità. Su questa base i Tavoli tematici sono chiamati a
nuove responsabilità che, oltre alla progettazione di interventi e progetti, realizzino la
costruzione di alleanze. La nuova programmazione intende quindi configurarsi non
come un processo definitivo ed esaustivo, ma come un processo in divenire, rispetto
alla quale riflettere e costruire la riflessione e costruire l’operatività, in linea con le
direzioni di lavoro dichiarate, recependo i contributi e le analisi specifiche dei diversi
soggetti del territorio. In questa prospettiva, la nuova programmazione costituisce uno
snodo tra gli elementi acquisiti nel triennio precedente e il continuo lavoro di
riposizionamento chiesto agli attori del welfare locale
Per accompagnare tale processo, quali osservazioni preliminari alle diverse aree
progettuali, si ritiene importante evidenziare la necessità di:
Assumere la logica della ricerca come reperimento, organizzazione e analisi di
quei dati già disponibili necessari per leggere e comprendere il cambiamento e per
programmare gli interventi.
Precisare i luoghi e le forme della partecipazione dei diversi soggetti alla
costruzione del welfare locale per attribuire significato alla rappresentanza dando
ascolto e incontrando le molteplici espressioni della società civile.
Riconoscere come risorse del Piano di zona non solo i finanziamenti trasferiti, ma
anche le risorse di professionalità, di competenze, di conoscenze che, a diverso
titolo, concorrono all’attuazione del sistema territoriale di welfare.
Individuare nel Piano di zona uno strumento di attivazione e di connessione della
rete territoriale e nell’Ambito territoriale, attraverso l’Ufficio di Piano, la regia che
valorizza, sostiene, ottimizza le progettualità locali.
La programmazione per aree di intervento, in continuità con gli anni precedenti, è così
strutturata:
Area della non autosufficienza:
- Area Anziani
- Area Disabilità
Area Emarginazione sociale e povertà
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 70
Area Minori e famiglie
Area Salute mentale.
Il contenuto di ogni area è costruito in modo da evidenziare le azioni messe in atto
nelle annualità precedenti e le insite potenzialità.
L’articolazione per aree consente di definire politiche di intervento e individuare
risposte rivolte a specifiche fasce di popolazione per ciclo di vita o per problematica
prevalente. Il rischio di incorrere in situazioni di “multi problematicità” che richiedono
politiche e interventi per specifici target di utenza, limita la capacità di presa in carico
globale della persona e la concreta possibilità di risposta all’insieme dei bisogni di
ciascuno. Per questo motivo è opportuno prevedere strumenti di integrazione tra aree
di lavoro e definire in divenire gli aspetti trasversali a più ambiti di intervento.
5.2. AREA DELLA NON AUTOSUFFICIENZA
5.2.1. Continuità assistenziale - Centro per l’Assistenza Domiciliare
Il tema della continuità assistenziale ha avuto nel corso dell’ultimo triennio
un’evoluzione significativa a seguito dell’attivazione in ogni Distretto/Ambito del Centro
per l'Assistenza Domiciliare, identificato come luogo principale di integrazione degli
interventi domiciliari erogati dalla rete dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari.
La normativa regionale dispone che ASL e Ambiti sottoscrivano un Protocollo di intesa
per definire le modalità di funzionamento del Ce.A.D. In particolare l’ASL e l’Ambito 1 -
Bergamo hanno attivato il Ce.A.D., definendone la metodologia, le risorse umane e gli
strumenti organizzativi, attraverso un documento che ne chiarisce le modalità
organizzative sperimentali approvato dall’Assemblea dei Sindaci in data 18.03.2011.
Nel documento sono indicati:
la sede, ora collocata presso il servizio ADI dell’ASL del Distretto di Bergamo in via
Borgo Palazzo;
i responsabili e gli operatori assegnati per la parte sanitaria, socio-sanitaria e
sociale;
il modello organizzativo sperimentale orientato ad assolvere in modo distinto le
seguenti due principali funzioni:
ruolo di raccordo e mediazione con i diversi enti e/o servizi chiamati ad
intervenire nell'erogazione dei servizi domiciliari;
informazione, consegna documentazione, orientamento di base, supporto e
sostegno alle persone;
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 71
le modalità organizzative adottate con l’istituzione di un’équipe socio-sanitaria che
con una composizione flessibile si pone gli obiettivi di:
individuare le soluzioni più adeguate per far fronte ai casi complessi segnalati,
anche attraverso l’attivazione di un Piano di Assistenza Integrato (PAI) tra i
servizi sanitari, socio-sanitari e sociali;
di definire e migliorare i processi organizzativi attraverso prassi condivise;
di agevolare le modalità di raccordo e facilitare l'attuazione di processi che
portino ad un'erogazione di servizi uniformi all'interno dell'Ambito/Distretto.
Il Ce.A.D., attraverso gli incontri settimanali e quelli periodici, in équipe allargata tra gli
operatori sociali, socio-sanitari e sanitari, ha fortemente rafforzato il lavoro di rete e
reso più efficace l’integrazione degli interventi. Negli incontri settimanali sono stati
esaminati i casi più complessi, mentre in quelli periodici l’équipe ha affrontato alcune
tematiche relative a: prassi operative, con particolare riferimento alla privacy,
erogazione del voucher demenza, dote INPDAP e interventi per soggetti afferenti
all’area della povertà ed emarginazione grave.
A seguito della la DGR 1746 del 18.05.2011 e del Decreto 7211 del 02.08.2011, il
Ce.A.D. ha assunto un ruolo fondamentale per l’ammissione ai relativi voucher, la cui
attivazione è subordinata ad una valutazione multidimensionale dei bisogni della
persona. Con l’attribuzione di un ruolo sempre più centrale al Ce.A.D., sia in chiave
strategica che operativa, si è riscontrata la necessità di definire ulteriormente le
funzioni in rapporto ai diversi livelli di responsabilità ed alle numerose incombenze
poste a carico del personale assegnato.
UTENZA Ce.A.D. - Rendicontazione ASL periodo giugno – ottobre 2011
informazioni orientam.
ai servizi ADI/VSS – Credit SAD Comunale
ADI/VSS - Credit
+
SAD COMUNALE
Dimiss. /
"Ammissioni"
Protette
Altre
modalità
d'interv.to
n. persone n. persone
n.
persone
valutate
n.
persone
prese in
carico
n.
persone
valutate
n.
persone
prese in
carico
n.
persone
valutate
n.
persone
prese in
carico
n. persone
seguite
n. persone
seguite
200 110 5 5 23 17 38 33 10 16
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 72
TIPOLOGIA INTERVENTI ATTIVATI DAL Ce.A.D.
Interventi attivati a seguito di valutazione multi professionale
area anziani area disabili
voucher
demenza
decreto 7211/2011 decreto 7211/2011
ADI CDI CDD CSS
14 31 22 59 1
L’équipe settimanale ha trattato non solo problematiche legate a persone anziane, ma
anche casi relative a persone adulte spesso senza fissa dimora e con patologie legate
alla dipendenza.
L’emanazione del Decreto 7211 del 02.08.2011 ha fortemente investito il Ce.A.D. delle
problematiche sulla disabilità, che ha richiesto un lavoro di confronto, coordinamento,
collaborazione, con le strutture, i servizi, le assistenti sociali del territorio al fine di
predisporre i progetti individualizzati.
Nella prossima triennalità risulta necessario strutturare il Ce.A.D. con modalità e
strategie adeguate alla gestione di nuovi strumenti di sostegno alla domiciliarità
introdotti dalla Regione Lombardia, nella valutazione dei quali lo stesso Ce.A.D.
assume un ruolo di regia e monitoraggio.
In seguito al recente “Documento di specificazione delle funzioni del Centro per
l’Assistenza Domiciliare (Ce.A.D.) e del relativo assetto organizzativo/operativo”
approvato a dicembre 2011 dalla Direzione Generale dell’ASL, diventa primario
formalizzare un Protocollo d’intesa tra l’ASL e l’Ambito per la definizione di un nuovo
modello organizzativo. Parallelamente devono essere continuamente presidiati ed
accompagnati quei processi di collaborazione con ospedali e cliniche che, sanciti dagli
accordi per le dimissioni protette, hanno consentito a persone con bisogni complessi
un’adeguata continuità assistenziale al rientro al proprio domicilio.
Si ritiene di fondamentale importanza per una più efficace messa in rete delle
informazioni, la costruzione dei Piani di assistenza integrata e un’ottimizzazione dei
tempi e delle risorse umane per implementare un sistema informativo integrato tra i
servizi sociali e socio-sanitari.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 73
5.2.2. Il ruolo del volontariato nell’area della non autosufficienza
“Famiglie con disabilità e Progetti di vita nei Piani di zona della provincia di Bergamo”
in collaborazione con il Centro Bergamasco per l’Integrazione (CBI).
Le motivazioni Il progetto di vita e l'inclusione sociale costituiscono riferimenti centrali nella ricerca
scientifica e culturale, così come nelle prassi operative dei servizi e dei progetti di
territorio. Il sostegno a percorsi di crescita dell’ autonomia individuale e sociale e, dove
possibile, di conquista di una vita autonoma, appare come una delle concretizzazioni
reali e innovative. Sul territorio provinciale sono ormai presenti diverse esperienze
portatrici di numerosi elementi di qualità e di innovazione, sia nel campo delle realtà
diurne, sia in quelle residenziali con attenzione non solo alla disabilità lieve, ma anche
a quella più grave. All'interno di queste sperimentazioni la famiglia sta assumendo un
ruolo sempre più centrale, come partner cruciale per la loro realizzabilità,
stabilizzazione e crescita qualitativa nel tempo.
Il CBI, nel triennio 2012/2014 intende proseguire il percorso avviato considerando
quanto emerso, dai due percorsi esplorativi e dai due seminari tematici dedicati
realizzati nel corso del triennio precedente.
Gli obiettivi portare a conoscenza e diffondere esperienze e buone prassi sviluppate sul
territorio della nostra Provincia grazie alla collaborazione tra componente familiare,
Enti Locali, Cooperazione Sociale e risorse di tipo volontario;
mettere a fuoco e precisare il valore del contributo della componente familiare e le
modalità concrete, attraverso le quali questo contributo si può concretizzare;
mettere a punto quadri di riferimento scientifici e indicazioni metodologiche a
supporto della crescita qualitativa di azioni sociali ed educative, volte alla crescita
dell’ autonomia e della vita indipendente.
Le azioni Per l’anno 2012, si prevedono:
un seminario pubblico di confronto sul tema con particolare attenzione al ruolo
attivo della componente familiare ed agli apprendimenti metodologici offerti dalle
esperienze per la realizzazione di percorsi di vita nella disabilità;
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 74
un seminario che porti a conoscenza alcune sperimentazioni innovative presenti sul
territorio e delinei orizzonti di senso sul piano culturale e scientifico rispetto al
valore del partenariato tra componente familiare ed altre forme di responsabilità
territoriale;
un breve percorso formativo di tre unità di lavoro dedicato a referenti di esperienze,
progetti e servizi, (Enti Locali, Associazioni di familiari, Cooperative Sociali, realtà di
volontariato) che supporti metodologicamente la praticabilità e la crescita di
percorsi e servizi di sostegno all’ autonomia ed alla vita indipendente.
Per le annualità successive saranno sviluppate azioni e costruiti progetti in funzione dei
risultati ottenuti e delle risorse disponibili.
Progetto Liberi Legami
Il progetto ha preso il via in ambito regionale nel settembre 2010 grazie al contributo
del Coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato della Lombardia,
Fondazione Cariplo e Comitato di Gestione del Fondo Speciale ed ha visto coinvolte
30 associazioni della provincia di Bergamo impegnate a sostenere e consolidare la
diffusione di questa figura di protezione giuridica in modo coerente con i principi
ispiratori della legge n. 6 del 2004. Il CBI è capo fila ed ha partecipato alle riunioni
organizzative, ai percorsi formativi, agli incontri dislocati sui territori rivolti alla
popolazione e alle consulte del volontariato, ai gruppi di associazioni, ai Tavoli tematici
e ai Tavoli di programmazione dell’Ambito.
Per favorire lo sviluppo di competenze tra volontari e operatori socio-sanitari che
facilitino la diffusione dell’Amministrazione di sostegno, ne approfondiscano la
conoscenza e ne aiutino la buona applicazione, Liberi Legami ha avviato iniziative di
formazione per familiari e volontari.
È stato prodotto un opuscolo informativo per far conoscere lo strumento
dell'amministratore di sostegno, nel quale vengono riportate le principali informazioni
sul tema e i riferimenti dei servizi informativi.
Ad oggi, sono 4 gli sportelli informativi gestiti dalle associazioni aderenti alla Rete rivolti
ai cittadini, con sede a Bergamo, Lovere e Romano di Lombardia; sono inoltre attivi 2
gruppi di supporto ai quali partecipano 30 amministratori di sostegno, aspiranti e
nominati.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 75
Inoltre, all'interno del disegno che ASL e Comuni stanno delineando relativo all'assetto
del sistema di protezione giuridica provinciale, che vede l'Ufficio di Protezione Giuridica
(UPG) dell'ASL a coordinamento e supporto dei sistemi territoriali comunali e di
Ambito, la Rete associativa Liberi Legami collabora costantemente con UPG, Provincia
di Bergamo, Ambiti territoriali e Comuni al fine di avviare progettualità specifiche per i
territori della provincia, sviluppare tematiche di interesse trasversale e contribuire alla
costruzione di reti territoriali di Ambito in collaborazione con i servizi del territorio.
Le prospettive di lavoro per il secondo anno di attività vedono le associazioni della
Rete Liberi Legami già impegnate anche nell’Ambito 1 – Bergamo con percorsi di
sensibilizzazione per la cittadinanza, iniziative di formazione per volontari e operatori,
percorsi formativi e gruppi di supporto per amministratori di sostegno. Priorità per la
seconda annualità è dare continuità ai percorsi avviati e supportare le associazioni di
volontariato ad assumere un ruolo sempre più consapevole all'interno del sistema di
protezione giuridica provinciale e territoriale in via di sviluppo, favorendo lo sviluppo di
competenze nella capacità di interlocuzione con la Pubblica Amministrazione e gli Enti
Locali e nella conoscenza e gestione delle questioni connesse allo strumento
dell'amministrazione di sostegno, sia nel supporto alle famiglie che agli amministratori
di sostegno.
Al fine di garantire una sempre maggiore vicinanza alle famiglie, alle persone con
fragilità e agli amministratori di sostegno, la Rete concentrerà le risorse di questa
seconda annualità nell'ampliamento, nello sviluppo e nel rafforzamento della Rete
associativa, anche grazie all'affiancamento del centro Servizi Bottega del Volontariato
nella costruzione delle condizioni utili a consentire la continuità della Rete Liberi
Legami a chiusura del progetto.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 76
5.3. AREA ANZIANI
I dati di contesto della società lombarda fanno rilevare, tra gli elementi principali che
determinano il bisogno di welfare, l’invecchiamento della popolazione.
In base ai dati ISTAT relativi al 2010 esistono in Lombardia più famiglie con almeno un
anziano all’interno del nucleo rispetto a famiglie con almeno un minore.
Tale tendenza è ancora più accentuata nell’Ambito di Bergamo rispetto alla media
provinciale, come di seguito riportato:
popolazione Indice di
vecchiaia
Indice di
invecchiamento
demografico
Indice di
dipendenza
(carico sociale)
1 Bergamo 151.986 133,3 22,61 52,51
2 Dalmine 143.382 94,48 15,76 46,84
3 Seriate 75.256 77,42 14,88 44,82
4 Grumello 48.358 85,45 14,77 46,49
5 Valle Cavallina 53.533 100,81 15,58 49,7
6 Basso Sebino 31.689 119,99 16,16 49,21
7 Alto Sebino 31.439 157,8 20,78 54,32
8 Valle Seriana 99.597 136,98 19,62 52,47
9 Val Seriana Superiore 44.172 153,45 19,91 51,47
10 Valle Brembana 43.441 224,82 21,35 57,65
11 Valle Imagna V. Almè 52.251 123,13 17,37 50,57
12 Isola Bergamasca 130.946 99,93 16,11 46,3
13 Treviglio 109.981 102,62 17,47 46,78
14 Romano di Lombardia 82.709 94,54 15,40 45,81
Provincia 1.098.740 121,8 17,75 49,64
Lombardia 9.917.714 141,0 20,1 52,0
Italia 60.626.442 144,0 20,3 52,0
Indice di vecchiaia Riferimento temporale: 2010
Fonte dati: dati ISTAT elaborati da Osservatorio Socio-Sanitario ASL di Bergamo
Indice di vecchiaia
Numeratore: popolazione con età > 65 anni Denominatore: popolazione di età < 14 anni Indice di invecchiamento demografico Numeratore: Pop. residente di età >= 65 anni (x 100)
Denominatore: Popolazione residente Indice di dipendenza (carico sociale) Numeratore: (pop. di età compresa tra 0 e 14 anni + pop. di età >=65 anni) x 100 Denominatore: pop. di età compresa tra 15 e 64 anni
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 77
L’evoluzione demografica della società ha indirizzato il lavoro dell’Area Anziani, avviato
già nei precedenti Piani di zona e consolidato nell’ultimo triennio, in particolare verso la
realizzazione di azioni volte a garantire una più efficace continuità assistenziale
attraverso un livello maggiore di integrazione socio-sanitaria.
Il processo di integrazione tra servizi socio-assistenziali, socio-sanitari e sanitari ha
subito peraltro un’accelerazione in seguito all’approvazione da parte della Regione
Lombardia della DGR 10759 dell’11.12.2009 che ha deliberato la costituzione del
Centro di Assistenza Domiciliare (Ce.A.D.), destinato a diventare il luogo di
integrazione degli interventi domiciliari erogati dalla rete dei servizi socio-assistenziali e
socio-sanitari dell’Ambito e del Distretto.
Tra le azioni di sostegno alla domiciliarità sono state riproposte nell’ultimo triennio
l’erogazione dei titoli sociali, il progetto di Telefonia, accompagnamento e trasporto
sociale ed il progetto Alzheimer Cafè.
Tutte le attività dell’area sono state accompagnate e supportate dal lavoro del Tavolo
Anziani, che si è posto come luogo privilegiato di condivisione, raccordo, monitoraggio
dei progetti e lettura dei bisogni presenti sul territorio.
5.3.1. Tavolo Anziani: composizione e funzionamento
Il Tavolo Anziani risulta composto dai rappresentanti di:
Comune dell’Ambito, Provincia, Distretto ASL di Bergamo, Rappresentante Medici di
Assistenza Primaria, Consulta politiche familiari, Caritas, Associazione Auser,
Volontariato, Confcooperative, Legacoop, RSA e Organizzazione sindacale UIL
Bergamo.
Il Tavolo Anziani ha svolto costantemente il proprio lavoro con incontri periodici
bimestrali. La diffusa partecipazione al Tavolo ha consentito un utile confronto tra i vari
soggetti del territorio. Si rileva la criticità di trovare modalità di partecipazione facilitata
per la rappresentanza delle cooperative sociali e dei medici di assistenza primaria, il
cui contributo, tenuto conto del ruolo significativo all’interno dei servizi per le persone
anziane, si ritiene fondamentale. Il lavoro del Tavolo è stato incentrato sulle funzioni di
accompagnamento, verifica e condivisione dei progetti e delle azioni attivate
dall’Ambito nell’Area Anziani. Il bilancio delle attività svolte nel Piano di zona 2009-
2011 rileva che il ruolo fin qui assunto dal Tavolo è stato importante, ma evidenzia
anche che per rendere più efficace e significativo l’operato dello stesso è necessaria
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 78
una ulteriore evoluzione che consenta di migliorare i meccanismi di
delega/rappresentanza al fine di facilitare il funzionamento della rete dei servizi.
Le prospettive di lavoro per il Piano di zona 2012-2014 auspicano che il Tavolo investa
ancora di più nella costruzione della rete, in modo tale da porsi come significativo
riferimento nel riconoscere i bisogni del territorio, nel favorire l’accesso a risorse e
nell’influenzare l’orientamento dei servizi di assistenza.
I Patti territoriali La sottoscrizione dei Patti tra gli Enti accreditati, l’Ambito e l’ASL, ha dato avvio ad una
collaborazione mirata alla promozione della partecipazione della cittadinanza, alla
costruzione di percorsi condivisi con le realtà del volontariato, e alla realizzazione di
esperienze di integrazione e di raccordo interistituzionale con soggetti ed enti che
operano nel territorio.
I Patti sono un utile strumento di lavoro finalizzato al miglioramento della qualità dei
servizi socio-sanitari, attraverso lo sviluppo di percorsi condivisi che rispondano alle
necessità del territorio di appartenenza dei soggetti coinvolti.
Gli obiettivi perseguiti con la stipula dei Patti sono diversi a seconda dell’unità di
offerta. In particolare si evidenziano per l’area anziani il patto sottoscritto con le RSA
che, oltre all’introduzione del modello unico di richiesta per l’accesso alle strutture, ha
avuto come obiettivo la costituzione di punti unici di accesso, dotati di personale in
grado di fornire all’utenza anche informazioni sui servizi socio-sanitari finalizzati alla
domiciliarità attivati dai vari Comuni dell’Ambito e dal Distretto.
Il mantenimento e rafforzamento delle connessioni tra la rete dei servizi costituiscono
un obiettivo importante che può essere perseguito nel triennio attraverso la
condivisione di alcune azioni mirate tra gli enti istituzionali e le unità d’offerta.
Telefonia, accompagnamento e trasporto sociale L’Ambito di Bergamo sostiene il progetto dell’Associazione Auser volontariato
Provinciale di Bergamo denominato “Telefonia, accompagnamento e trasporto sociale”,
con la finalità di agevolare l’accesso delle persone anziane e disabili, con invalidità e/o
colpite da problemi di mobilità, ai servizi sanitari e socio-sanitari, nonché di favorire la
fruizione di opportunità per il tempo libero attraverso la promozione di una rete di
associazioni che svolgono attività di trasporto e accompagnamento di persone fragili.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 79
Il progetto ha consentito di:
coordinare la gestione del Punto d’Ascolto Telefonico, attraverso la struttura
operativa del punto d’ascolto Filo d’Argento per la ricezione delle richieste e la
presa in carico delle domande di aiuto sociale e di trasporto;
garantire l’operatività del Punto di ascolto attraverso il reperimento, la formazione
e la copertura assicurativa del personale volontario;
coordinare le Associazioni aderenti e collaborare con le stesse per la buona
riuscita del progetto;
riconoscere un sostegno economico alle Associazioni aderenti per i servizi
effettuati nell’ambito del progetto e sulla base di una rendicontazione bimestrale;
creare una banca dati delle chiamate pervenute, con apposite schede di
registrazione indicanti l’esito dell’intervento, le difficoltà riscontrate o l’impossibilità
ad attuare la prestazione.
Per la realizzazione del progetto è stata sottoscritta una convenzione con
l’Associazione Auser volontariato Provinciale di Bergamo, per il periodo agosto 2010-
dicembre 2011.
Di seguito si riportano alcuni dati relativi ai servizi effettuati nel periodo 01.07.2010 –
31.12.2011:
n.
associazioni
coinvolte
KM percorsi n. trasporti
effettuati
n. trasporti con
destinazione sanitaria
n. disabili
trasportati
6 179.725 10.032 6.626 1.325
I dati rivelano un positivo andamento del progetto che ha un punto di forza nella
sinergia tra i servizi di telefonia e trasporto sociale. I destinatari del progetto continuano
ad essere prevalentemente le persone anziane, in quanto i servizi di trasporto per i
disabili sono spesso disciplinati da specifiche convenzioni. La destinazione sanitaria
resta prevalente, sebbene si rilevi comunque una significativa quota di trasporti verso
altre destinazioni.
Il Tavolo Anziani, nell’ottica della prosecuzione del progetto, ha rilevato i seguenti
aspetti:
la carenza di volontari costituisce un elemento di criticità per tutte le
associazioni;
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 80
la forte rivendicazione di ogni associazione della propria identità ed
indipendenza, nonostante una certa consapevolezza dell’importanza del lavoro
di rete per integrare in modo efficace i servizi;
la valorizzazione dell’associazione del filo d’argento in rapporto al servizio di
trasporto è un passo importante, ma esistono margini di miglioramento del
progetto che dovrebbe privilegiare il valore aggiunto derivante dal “fare rete” da
parte delle associazioni;
le associazioni necessitano del supporto delle istituzioni;
la rete deve essere in qualche modo continuamente supportata.
Per il proseguimento del progetto nel triennio si reputa opportuno riprendere il lavoro
con tutte le Associazioni presenti sul territorio dell’Ambito, anche attraverso il supporto
del Centro Servizi Volontariato al fine ampliare la partecipazione al progetto e di creare
un gruppo di lavoro che sappia collaborare per la costruzione di una più efficace ed
uniforme rete dei servizi di trasporto sociale.
Alzheimer Café in rete … per non essere più soli A partire dal 2007 l’Ambito di Bergamo sostiene il progetto “Alzheimer Café in rete …
per non essere più soli” realizzato in collaborazione con l’Associazione Primo Ascolto
Alzheimer che sostiene le famiglie con malati affetti da demenza senile.
In particolare il progetto è finalizzato a prevenire l'isolamento sociale, ad affrontare con
competenza il carico dell'assistenza, a diffondere informazione e formare volontari;
attraverso colloqui individuali e supporti psicologici vengono attuati interventi formativi
e di accompagnamento psicologico per supportare il gravoso impegno a carico delle
famiglie e dei care - givers.
Gli incontri settimanali dell’Alzheimer Café, avvengono presso il nuovo spazio presso
l’Istituzione per i Servizi alla persona del Comune di Bergamo il mercoledì dalle 15.00
alle 17.00.
Per la realizzazione del progetto è stata sottoscritta una convenzione con
l’Associazione Primo Ascolto Alzheimer, per il periodo agosto 2010-dicembre 2011.
Durante l’anno si sono realizzati 14 nuovi contatti tramite colloqui di cui 6 hanno
accettato la proposta di partecipare all’iniziativa dell’Alzheimer Café.
Complessivamente le famiglie iscritte al 31 dicembre 2011 erano n. 16, delle quali n.10
hanno frequentato con regolarità. Il gruppo operativo consta di 10 presenze tra
volontari e operatori, n. 1 coordinatrice, n. 1 psicologa e n. 8 volontari, che hanno
consentito di affiancare le persone affette da demenza e sostenere i loro caregiver.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 81
L’obiettivo del progetto è accompagnare e indirizzare, attraverso percorsi individuali, le
famiglie partecipanti verso altri servizi territoriali, Centri Diurni, servizi domiciliari e
nell’acquisizione di maggior consapevolezza nei contatti con i centri Unità Valutazione
Alzheimer (UVA), o verso un assistente privato in grado di seguire il familiare a
domicilio, o infine verso ricoveri di sollievo o definitivi.
Gli obiettivi di fondamentale importanza perseguiti con il progetto, sia a livello
individuale sia a livello generale, sono di sensibilizzazione e circolarità delle
informazioni relative alla malattia e ai vari servizi attivi nel territorio. Per questi motivi si
ritiene importante garantire la continuità sul triennio favorendo la partecipazione su
tutto il territorio dell’Ambito.
Titoli sociali
La DGR 8551/08, nel definire le linee di indirizzo per la programmazione di zona nel
triennio 2009-2011, ha precisato che i Comuni associati erogassero i buoni e i voucher
sociali, quale risposta ai bisogni espressi dalla popolazione, in tutti gli Ambiti
distrettuali, sviluppando un approccio qualitativo in una logica di complementarietà, di
integrazione e di rafforzamento dei sistema di offerta.
Nel triennio appena concluso, in attuazione degli indirizzi regionali sono stati riproposti,
i buoni sociali e i buoni dedicati all’assistenza familiare. Nell’ultimo anno, per garantire
una destinazione mirata dei buoni sociali è stata introdotta una differenziazione tra:
buoni anziani, buoni disabili e buoni assistenti familiari.
La finalità dell’utilizzo del buono sociale è stata quella di mantenere al domicilio i
cittadini non-autosufficienti in condizione di fragilità sociale, attraverso il riconoscimento
di una provvidenza economica mirata. Il buono sociale ha sostenuto le famiglie che,
per la cura di un proprio congiunto in condizione di non autosufficienza, organizzano
l’assistenza attraverso prestazioni di cura garantite da un familiare o un congiunto
residente nella stessa unità abitativa o comunque in grado di dimostrare continuità e
costanza nel rapporto di assistenza e di cura. Il sistema dei titoli sociali, come risulta
anche dai dati, ha consentito di dare una risposta ed un sostegno ad un significativo
numero di persone con un bisogno forte di assistenza al domicilio e ai relativi nuclei
familiari in un periodo in cui la crisi economica ha accentuato le difficoltà.
Contemporaneamente con il buono assistenti familiari è stata favorita la
regolarizzazione di badanti ed il superamento di situazioni di irregolarità.
L’accesso ai buoni è stato legato a una valutazione determinata per un 60% dal
bisogno assistenziale e per il restante 40% dalla situazione economica del nucleo, ed è
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 82
stato subordinato alla definizione condivisa di un progetto individuale con l’assistente
sociale del territorio. Ciò ha consentito di orientare il cittadino, a partire dalla lettura del
bisogno espresso, rispetto alle possibili risorse che il sistema può offrire, sostenendolo
nell'esercizio della libertà di scelta e mantenendo la "regia" del piano individualizzato di
intervento, condiviso con la persona e la famiglia. Questa forma di sostegno
economico ha favorito la domanda di buoni sociali rispetto ad altri sistemi di
voucherizzazione, per contro ha reso più difficoltosa la verifica sistematica della
corrispondenza tra il valore del buono assegnato e la prestazione effettuata nell’ambito
del progetto individuale.
Il percorso verso forme di voucherizzazione in grado di far fronte realmente ai bisogni
assistenziali presso il domicilio e di sostenere i care giver familiari nei compiti di cura,
promosso dalla DGR 1746 del 18.05.2011 e dal Decreto 7211 del 02.08.2011,
richiederà probabilmente per il prossimo triennio un significativo investimento di risorse
professionali da parte di tutti i servizi sociali comunali e un sostegno costante da parte
dell’Ufficio di Piano. Si tratterà quindi di rendere più efficace l’integrazione
sociosanitaria tra i servizi domiciliari e semiresidenziali, siano essi in capo ai Comuni,
all’ASL o a soggetti privati. In tale contesto il Ce.A.D. è chiamato ad assumere un ruolo
fondamentale affinché si possa parlare a tutti gli effetti di un Piano di Assistenza
Integrato che ponga al centro dei servizi la persona e la propria famiglia. Lo sviluppo
del sistema dei servizi a carattere domiciliare vedrà impegnato l’Ambito nella
valutazione di forme di accreditamento delle unità di offerta presenti sul territorio, che
garantisca un più facile ed uniforme accesso da parte dei cittadini.
Sperimentazioni servizi a carattere domiciliare L’Ambito, in stretta collaborazione con il Distretto, nello sviluppo del sistema dei servizi
a carattere domiciliare, dovrebbe tendere alla costruzione di forme di accreditamento
delle unità di offerta presenti sul territorio che garantiscano un semplice e uniforme
accesso alle stesse da parte dei cittadini. In particolare, tenuto conto della significativa
offerta sul territorio di servizi pubblici e privati finalizzati alla domiciliarità,
l’accreditamento di soggetti che offrono ai cittadini servizi i cui standard qualitativi
minimi siano verificati e monitorati dall’Ambito e dall’ASL, potrebbe da una parte
agevolare l’accesso e dall’altra ampliare la rete dell’offerta.
A tal fine risulta fondamentale il raccordo con l’ASL, che già ha adottato meccanismi di
erogazione dei servizi basati su accreditamento e voucherizzazione anche per il
servizio ADI, per generare positive sinergie.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 83
Il lavoro di definizione di regole comuni per l’erogazione del servizio di assistenza
domiciliare, attraverso la previsione di forme di accreditamento, dovrebbe garantire
l’accesso ad unità d’offerta di qualità alternative al servizio pubblico erogato dai
Comuni.
Il tema della formazione L’attività di formazione per tutti gli operatori sociali coinvolti a vari livelli nel sistema dei
servizi, resta un perno fondamentale per uno sviluppo adeguato che tenga conto
dell’evoluzione dei bisogni.
L’Ambito, per il perseguimento di tale finalità, può più facilmente attivare percorsi sui
quali i singoli enti faticherebbero ad investire.
In tale contesto si inserisce il corso destinato alle assistenti familiari e alle badanti, che
svolgono la loro attività in RSA, attivato a gennaio 2012, su proposta del Tavolo
Anziani e con la collaborazione della Provincia di Bergamo.
La numerosa partecipazione è un segnale significativo della necessità di
accompagnare i processi garantendo un investimento sulle attività formative.
La sinergia con la Provincia di Bergamo risulta fondamentale per proporre e
condividere iniziative formative rivolte ai vari operatori che garantiscono l’erogazione
dei servizi di assistenza al domicilio.
5.3.2. La programmazione dell’Area Anziani per il triennio 2012-2014
In continuità con quanto già intrapreso nelle scorse annualità è importante nella
prossima programmazione sviluppare ulteriormente le azioni in essere.
Di fondamentale rilevanza è la messa in rete di tutti gli interventi in atto, al fine di
ottimizzare il più possibile il processo di integrazione socio sanitaria già avviato.
A tal proposito vanno continuamente presidiati ed accompagnati quei processi di
collaborazione con ospedali e cliniche, predisposti i piani di assistenza integrati,
implementato il sistema informativo di Ambito.
Inoltre, proseguirà il lavoro di definizione dei criteri uniformi e di regole comuni
all’interno dell’Ambito per l’erogazione del Servizio di Assistenza Domiciliare. Il
percorso appena avviato si pone l’obiettivo di rendere più omogenee le condizioni di
accesso per tutti cittadini dell’Ambito.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 84
5.4. AREA DISABILITA’
Alla luce degli interventi avviati a favore dell’area disabilità nella scorsa triennalità, nel
nuovo Piano di zona si intende consolidare una rete di servizi adeguati e
costantemente raccordati tra loro, in modo da consentire una presa in carico globale
della persona disabile e della sua famiglia. In particolare, uno degli obiettivi perseguibili
è la definizione di progettualità integrate di sostegno tra una fase e un’altra del
percorso di vita del disabile. L’approccio al “ciclo di vita” è da ritenersi un punto di
partenza fondamentale per l’implementazione di progetti individualizzati a favore del
disabile, in quanto consente di delineare la situazione dell’utente da diversi punti di
vista: fascia d’età, dimensione familiare, dimensione scolastica e/o lavorativa, ambito
delle autonomie e della socializzazione. Inoltre, si deve porre un’attenzione particolare
alla famiglia del disabile, di cui è punto di riferimento primario, perché assume un ruolo
cruciale sia nella promozione che nella fruizione dei servizi. La famiglia diviene così
una parte attiva nell’implementazione e nel monitoraggio degli interventi a favore del
disabile, consentendo un servizio più personalizzato e più vicino alle esigenze del
singolo utente.
5.4.1. Tavolo Disabilità: composizione e funzionamento
Il Tavolo Disabilità è composto attualmente dai seguenti soggetti:
Confcoooperative, CGIL Bergamo, Settore Politiche Sociali della Provincia di Bergamo,
Consultorio dell’ASL, Lega delle Cooperative, Ufficio Interventi Educativi, Consulta
delle politiche familiari del Comune di Bergamo, Coordinamento Bergamasco per
l’Integrazione (CBI), Servizio di Neuropsichiatria degli Ospedali Riuniti di Bergamo,
Direzione Sociale dell’ASL, Associazione Costruire Integrazione Bergamo.
Nel corso del precedente mandato il Tavolo ha evidenziato le seguenti criticità:
difficoltà da parte di alcuni componenti del Tavolo ad essere rappresentativi degli
enti di riferimento;
Linguaggio tecnico-specialistico non sempre conosciuto dal volontariato;
Forte differenza tra gli operatori rappresentativi degli enti e il volontariato.
Mentre le potenzialità che il tavolo ha espresso riguardano:
confronto allargato su tematiche specifiche;
Monitoraggio delle progettualità in atto;
Individuazione e messa in rete delle risorse a supporto delle progettualità in atto.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 85
5.4.2. Verifica delle azioni realizzate
Nella scorsa triennalità il Tavolo Disabilità si è fatto garante delle progettualità presenti
sul territorio, attraverso il mantenimento di alcuni progetti e il rafforzamento di altri, con
l’obiettivo di proseguire il lavoro di rete con gli enti, pubblici e privati, che si occupano di
disabilità.
I progetti e servizi portati avanti nelle annualità passate sono i seguenti:
Assistenza Domiciliare Educativa Il Servizio di Assistenza Educativa Domiciliare Handicap (ADEH) ha l’obiettivo di
migliorare la qualità del rapporto tra genitori e figli con disabilità, attraverso il sostegno
alla famiglia in momenti di particolare difficoltà, dovute a cause relazionali o a problemi
organizzativi, e la promozione di percorsi integrativi per persone disabili nel tessuto
sociale di appartenenza.
Gli interventi assumono forme differenziate in base ai bisogni espressi dalle persone
disabili e dalle loro famiglie; in particolare, il servizio realizza interventi finalizzati alla
cura delle persona, orientati alla socializzazione e all’integrazione nel territorio.
Il servizio è rivolto a persone disabili, sia in età scolare sia in età giovane/adulta,
portatrici di molteplici domande che devono essere decodificate e prese in carico in
modo adeguato e globale. Ogni intervento prevede un orario settimanale costruito sulla
base degli impegni propri di ogni famiglia; l’accesso al servizio avviene, per i minori
attraverso il servizio di Neuro Psichiatria Infantile degli Ospedali Riuniti di Bergamo, per
i giovani e gli adulti attraverso il Servizio Sociale di base, nella figura delle assistenti
sociali del territorio. Le situazione in carico sono eterogenee, pertanto le modalità di
intervento sono diversificate e calibrate sul bisogno espresso dalla singola famiglia.
In generale, si possono distinguere principalmente le seguenti tipologie di intervento:
1. supporto e sollievo alla famiglia;
2. Integrazione territoriale e socializzazione;
3. Mediazione nel contesto familiare;
4. Orientamento ai servizi presenti sul territorio.
Il nucleo di coordinamento del servizio è costituito da tutte le assistenti sociali dei
Comuni dell’Ambito, un operatore del Comune di Bergamo e un coordinatore della
cooperativa che gestisce il servizio. In sede di équipe, che si incontra a cadenza
mensile, avviene il monitoraggio degli interventi in essere e la discussione
sull’inserimento e sulla dimissione dal servizio di ADEH dei casi in carico ai singoli
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 86
Comuni. Gli interventi sono definiti in due momenti settimanali di due ore e mezza
ciascuno e di un’ora di équipe settimanale.
Nel corso del 2011 il servizio di ADEH ha avuto in carico n. 18 utenti:
n. 10 casi di Bergamo
n. 2 casi di Gorle
n. 3 casi di Ponteranica
n. 1 caso di Sorisole
n. 2 casi di Torre Boldone
Le ammissioni sono state di n. 6 utenti:
n. 3 per il Comune di Bergamo
n. 3 per i Comuni dell’Ambito
Le dimissioni sono state di n. 10 utenti:
n. 5 per il Comune di Bergamo
n. 5 per i Comuni dell’Ambito
Dal mese di marzo 2012 i casi seguiti saranno presi in carico dai singoli Servizi sociali
Comunali. In considerazione del significativo l’apporto del servizio nel corso delle
precedenti annualità, il Tavolo Disabilità individuerà strumenti di gestione associata di
un servizio di ADEH, con la consapevolezza della complessità dell’area di azione e di
intervento.
Voucher disabilità
Il voucher è un titolo di acquisto che consente alla persona disabile ed alla sua famiglia
di ampliare l’offerta dei servizi e la sua diversificazione, consentendo una risposta il più
possibile adeguata alle esigenze individuali.
Nel corso degli anni passati sono state previste tre tipologie di voucher:
voucher per attività socio-educative ed assistenziali diurne presso strutture
accreditate come centro diurno disabili (CDD);
voucher per attività socio-educative ed assistenziali diurne presso strutture
autorizzate al funzionamento come centro socio educativo (CSE);
voucher per attività socio-educative ed assistenziali diurne da realizzarsi anche
mediante interventi personalizzati di integrazione nel territorio.
In merito a quest’ultima tipologia di voucher nel 2011 sono state attivate n. 40 iniziative.
In particolare delle 58 domande totali pervenute: 40 sono state soddisfatte, 14 sono
rimaste escluse, 4 hanno rinunciato.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 87
I Comuni che hanno presentato le domande sono stati: Bergamo, Gorle, Torre
Boldone, Ponteranica e Sorisole, con la possibilità di attivare i seguenti progetti
individualizzati:
Bergamo n. 30 progetti individualizzati realizzati
Gorle n. 6 progetti individualizzati realizzati
Ponteranica n. 1 progetti individualizzati realizzati
Sorisole n. 1 progetti individualizzati realizzati
Torre Boldone n. 2 progetti individualizzati realizzati
I dati relativi alla tipologia di utenza destinataria di questa prestazione evidenziano che,
tra le 40 persone disabili prese in carico, 30 persone hanno un’età inferiore ai 18 anni.
I progetti attivati per questa fascia di utenza hanno avuto una significativa
corrispondenza con i percorsi socio-educativi e ricreativi avviati nel periodo estivo;
infatti da metà giugno a metà settembre le persone disabili e le loro famiglie si trovano
in particolare difficoltà a causa dell’interruzione estiva dei servizi di riferimento.
Le tipologie di intervento attivate durante questo periodo sono molteplici: progetti
educativi, aiuti economici (per es. aiuto economico per la frequenza dei vari CRE estivi,
costo rette e assistenza educativa), percorsi di sollievo per le famiglie, ecc.
Per la prossima triennalità il Tavolo Disabilità continuerà il monitoraggio di questa
fascia di bisogno ed individuerà altre forme di progettazione e di finanziamento.
Titoli sociali
Come per l’Area Anziani, nel corso del 2011 è stato introdotto il buono sociale dedicato
a persone con disabilità, con età inferiore a 65 anni ed una invalidità superiore al 35%,
quale provvidenza economica mirata a sostenere prioritariamente l’impegno diretto dei
familiari o dei conviventi per accudire in maniera continuativa un proprio congiunto in
condizione di fragilità.
Nel 2011 sono state soddisfatte n. 81 domande di richiesta di buono sociale disabili.
Équipe socio-psico-pedagogica
La finalità dell’équipe socio-psico-pedagogica è la costruzione di un reale percorso
educativo per la persona disabile attraverso un intervento di consulenza e di
orientamento, che possa garantire un’azione sinergica e complementare dei diversi
protagonisti coinvolti nelle azioni relative all’integrazione sociale e scolastica delle
persone disabili. Partners privilegiati del progetto sono i Servizi Sociali dei Comuni
dell’Ambito e gli operatori dell’UONPIA di Bergamo.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 88
I destinatari del progetto sono:
i minorenni e i maggiorenni frequentanti le scuole di ogni ordine e grado, residenti
nei Comuni dell’ambito 1;
le persone che hanno già raggiunto la maggiore età ma che non hanno ancora
definito un adeguato progetto di vita o che richiedono un monitoraggio di un
intervento già in atto.
Nel 2011 il Tavolo Disabilità ha individuato nell’Istituto Comprensivo I. Petteni l’ente
capofila dell’équipe ed ha messo a disposizione referenti qualificati per il monitoraggio
e la verifica del lavoro della stessa.
L’équipe socio-psico-pedagogica svolge le proprie azioni in stretta sinergia con il CTRH
(Centro Territoriale Risorse Handicap) la cui sede operativa e organizzativa è
individuata presso la Scuola Secondaria di 1° grado Petteni e i Servizi Sociali territoriali.
Le sinergia tra le competenze presenti nell’équipe e nel CTRH garantiscono una cura
integrata della persona disabile mirata a soddisfare i bisogni relativi sia alla dimensione
prevalentemente scolastica (funzione svolta prioritariamente dal CTRH), sia alla
dimensione educativa finalizzata all’orientamento consapevole e programmato per la
realizzazione di un progetto di vita che tende all’ autonomia (funzione svolta
prioritariamente dall’équipe).
L’équipe socio-psico-pedagogica è costituita dalle seguenti figure professionali:
un educatore professionale esperto in problematiche relative all’inclusione sociale
delle persone disabili;
una psicopedagogista esperta con formazione di counselling per la scuola;
una psicopedagogista con distacco dall’insegnamento presso il ctrh petteni.
L’attività dell’équipe socio-psico-pedagogica si è svolta nel periodo 17.12.2008 – 31.12.
2009; nel 2010 ha avuto una fase di stallo per poi riprendere a febbraio 2011.
Il progetto di intervento si è articolato prioritariamente su due livelli operativi: un’attività
di consulenza presso gli enti territoriali e scolastici, pubblici e privati, appartenenti
all’Ambito 1 ed un servizio di sportello a cadenza settimanale presso il Centro Risorse
di Bergamo. Per quanto riguarda l’attività di consulenza, tenutasi principalmente presso
le sedi o le istituzioni scolastiche di appartenenza territoriale dell’utenza, sono state
prese in carico n. 103 situazioni, segnalate dalle Scuole e/o dai Servizi Sociali dei
Comuni dell’Ambito come illustrato nel seguente prospetto:
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 89
Dati qualitativi e quantitativi relativi alle prestazioni dell’equipe nel periodo dicembre 2008-dicembre 2009
Ambito Focus Tipologia di Intervento Operatori e utenti
coinvolti
Casi presi in
carico
Scuola dell’infanzia
Disagio
relazionale
Disturbi di
comportamento
Iperattività
Ritardo del
linguaggio
Offerta formativa
PEI
Colloquio
esplorativo
Osservazioni
dirette
Incontro con i
genitori
Incontro
assembleare con i
docenti
Orientamento e
accompagnamento
verso i servizi
Bambini
Assistenti
sociali
Docenti di
sostegno
Docenti di
sezione
Assistente
educatore
Dirigente
scolastico
Docenti
Funzione
strumentale
Genitori
33
Scuola primaria
Difficoltà di
apprendimento
Problemi di
comportamento
Disagio affettivo
relazionale
Offerta formativa
PEI
Didattica
speciale
DSA
Educazione
socioaffettiva –
prevenzione
verso fenomeni
di bullismo
Colloqui equipe
docenti di classe
Colloqui docenti
sostegno e
ass.educatore
Osservazioni
dirette
Incontro con i
genitori
Orientamento e
accompagnamento
verso i servizi
Progettazione,
monitoraggio e
verifica percorsi
socioaffettivi
Alunni
Assistenti
sociali
Docenti di
sostegno
Assistenti
educatori
Docenti
disciplinari di
classe
Docente
Funzione
strumentale
Equipe
docenti di
classe
Genitore/i
Dirigente
Scolastico
46
Scuola secondaria
1^ grado
Offerta formativa
- PEI
Problemi
comportamentali
Disagio affettivo-
relazionale
Orientamento
Incontri psicologa
ASL e ass. sociale
Incontri docenti
Consiglio di classe
Colloqui individuali
con l’alunno
Colloqui esplorativi
Studenti
Docenti
consiglio di
classe
Docenti di
sostegno
Operatori
12
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 90
disabili
Dimissioni e
progetto ponte
La valutazione
dell’alunno
disabile
Rapporti con i
servizi di NPI
e di monitoraggio
in itinere
socio-sanitari
del territorio
Genitore/i
Dirigente
Scolastico
Operatori CFP
Assistenti
sociali
Scuola secondaria
2^ grado
Orientamento
disabili
Offerta formativa
- PEI
Ri-orientamento
disabili
Progetti misti con
il territorio
Rapporti con i
servizi di NPI
Colloqui esplorativi
e di monitoraggio
con il /i genitore/i
Incontro docenti di
classe
Incontri operatori
NPI
Incontri ass.
sociale
Studenti
Docente di
sostegno
Coordinatore
del consiglio
di classe
Referente H
Genitore/i
Operatori
socio-sanitari
del territorio
5
GLH di istituto
Presentazione
attività
dell’equipe
territoriale e
approfondimento
di tematiche su
richiesta
L’Offerta
Formativa PEI e
valutazione
L’Orientamento
La Rete dei
Servizi del
territorio
I rapporti con la
NPI ,
Incontri
assembleari di
formazione
GLH di istituto
o
Commissione
di istituto
(docenti
infanzia,
primaria,
secondaria 1^
grado,
assistenti
educatori,
referente e/o
Funzione
strumentale,
genitori)
Territorio
Servizi Educativi e
Sociali dei comuni
dell’Ambito 1
Bergamo, Gorle,
Ponteranica, Orio al
Serio
Presentazione
attività
dell’equipe
territoriale
Rapporti scuola-
famiglia e
agenzie territorio
Disturbo psichico
e progetto di vita
Incontri
assembleari
Sportello genitori e
giovani diabili
Colloqui esplorativi
e di sostegno
Messa a fuoco di
ipotesi progettuali
Accompagnamento
Assistenti
sociali dei
comuni
dell’ambito 1
Assistenti
sociali
dell’Ufficio
Tutela Minori
dell’ambito
7
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 91
ASL e NPI
Disagio
apprenditivo,
relazionale e
comportamentale
ai servizi di NPI
Supervisione
Educatori
domiciliari
Giovani
disabili
Assistenti
educatori
Genitori
Operatori di
comunità
Operatori
UONPIA
Per quanto riguarda l’attività del servizio sportello si evidenzia che i componenti
dell’équipe hanno svolto incontri di consulenza, informazione, formazione e
orientamento, rivolti ai docenti, ai genitori di bambini e ragazzi disabili o problematici e
agli operatori del territorio. La finalità degli incontri ha l’obiettivo di chiarire le modalità
di collaborazione e di presa in carico per la costruzione della rete dei servizi finalizzata
alla definizione condivisa del progetto di vita della persona disabile attraverso un
accompagnamento mirato a facilitare l’incontro e la reciproca fiducia tra la famiglia e le
istituzioni territoriali.
Gli obiettivi relativi al progetto da perseguire nella prossima triennalità sono i seguenti:
realizzazione della rete che valorizzi i servizi presenti nei Comuni dell’ambito 1 al fine
di fruire delle opportunità presenti nel territorio in funzione della costruzione del
progetto di vita delle persone disabili, ad integrazione o a conclusione dei percorsi
formativi;
completamento e aggiornamento della mappatura dinamica delle persone disabili
residenti nei Comuni dell’ambito 1 attraverso al collaborazione degli enti e dei servizi
del territorio;
consulenza e supporto specialistico con orientamento socio-psico-pedagogico a
favore di persone e gruppi operanti nella scuola, alle assistenti sociali e agli operatori
dei servizi dei Comuni dell’ambito, alle associazioni dei genitori, nonché ai genitori
delle persone disabili al fine di assicurare un’integrazione tra i servizi scolastici e il
progetto di vita della persona disabile;
semplificazione e mediazione di azioni di raccordo, monitoraggio e tenuta per
garantire la realizzazione del progetto di vita della persona disabile condiviso con i
diversi attori coinvolti;
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 92
sperimentazione attorno alla possibilità di realizzare il progetto formativo - educativo
in forma integrata, attraverso il coinvolgimento dei vari servizi di riferimento
dell’alunno disabile.
Sperimentazione progetto “Oltre il cortile di casa”
Il progetto “Oltre il cortile di casa” prevede l’avvio di azioni in stretto raccordo tra le
tematiche che le persone disabili vivono a livello domiciliare e tutti gli aspetti che
riguardano la territorialità delle esperienze che ogni persona potrebbe attivare nel
proprio territorio. Nello specifico si intende opportuno investire su delle progettualità che
favoriscano la permanenza della persona all’interno del contesto familiare, ritardando in
questo modo l’istituzionalizzazione, e al tempo stesso costruire e definire i presupposti
per favorire la partecipazione delle persone disabili all’interno del contesto territoriale.
È inoltre significativa definizione di esperienze concrete di sollievo/autonomia, per
sperimentare graduali "distacchi" del disabile dal nucleo familiare di riferimento.
L’attivazione di esperienze di questo tipo consente di agire su un duplice livello di
responsabilità:
porre attenzione al “durante noi” nella costruzione del “dopo di noi” al fine di
supportare le famiglie nel distacco dalla persona disabile partendo dall’idea che sia
in grado di gestire in modo autonomo occasioni di vita quotidiana. In questa logica è
necessario supportare i ragazzi nell’acquisizione di queste potenzialità attraverso la
costruzione di esperienze diurne di residenzialità leggera e di attività quotidiane che
fungano da laboratori per l’autonomia;
supportare il territorio a farsi carico in modo autonomo di parte della vita quotidiana
delle persone disabili. Perseguire il coinvolgimento della comunità e l’integrazione tra
l’ente pubblico e il Terzo settore secondo un principio di corresponsabilità e co-
progettazione in merito al tema della disabilità.
In relazione agli obiettivi posti da questo progetto si intendono mettere in atto le
seguenti azioni:
costituire un tavolo di lavoro che realizzi il progetto “Oltre il Cortile di casa” con la
finalità di creare all’interno di un contesto di quartiere opportunità in cui i ragazzi
disabili possano sperimentare percorsi di autonomia in un’ottica di distacco dalla
famiglia in contesti di quotidianità (rapporto con i pari, tempo libero ecc.) E di
residenzialità leggera (progetti weekend, vacanze, occasioni ricreative);
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 93
realizzare uno studio di fattibilità attorno a luoghi in cui si affronti il tema della
residenzialità in contesti adeguati allo sviluppo di processi di autonomia;
individuare un Comune dell’ambito che possa prendere parte alla sperimentazione
con tre quartieri del Comune di Bergamo.
5.4.3. La programmazione dell’area disabilità per il triennio 2012-2014
Nella nuova programmazione diventa essenziale rafforzare gli interventi e le iniziative
di supporto legate all’impegno educativo e assistenziale che coinvolge la famiglia nei
momenti critici della gestione della persona disabile che si registrano prevalentemente
nel passaggio da un’età a un’altra, da un servizio a un altro, da una condizione
sociale/sanitaria di un certo tipo ad un’altra. Tali passaggi implicano un ripensamento
del proprio modo di stare in relazione con le reti formali e informali, le quali
costituiscono un punto di riferimento importante nel processo di crescita della persona
disabile e pertanto devono essere accompagnate e sostenute dai servizi del territorio.
Un importante passaggio nel processo di crescita della persona disabile è la possibilità
di sperimentarsi in percorsi di autonomia che prevedano un distacco graduale dal
contesto famigliare. L’obiettivo è di costruire delle progettualità domiciliari ed extra
domiciliari nel pieno del percorso di vita del per creare delle solide basi e consentire
alla famiglia di affrontare con preparazione le angosce legate al “dopo di noi”.
Per il nuovo triennio si prevede di dare continuità ad alcune progettualità in corso
perseguendo però una logica di maggiore corresponsabilità dei soggetti coinvolti al
tavolo. Pertanto il pensiero del tavolo disabili si innesterà sui seguenti punti cardine:
1. Mappatura della rete dei servizi per la disabilità offerti dal territorio dell’Ambito 1 con
l’obiettivo di introdurre un’ipotesi riorganizzativa che parta da un’ottica di co-
progettazione e di gestione associata degli stessi. Specificatamente questo lavoro
presuppone l’utilizzo di strumenti quali l’analisi e la conoscenza del funzionamento
dei servizi per la disabilità in ogni Comune dell’Ambito per poter ragionare
conseguentemente in una logica di sviluppo integrato dei servizi. Dentro questo
processo di sviluppo dei servizi appare necessario rivalutare il ruolo dei vari attori
coinvolti e coinvolgibili (associazioni, Terzo Settore, istituzioni ecc.) affinché venga
perseguita una logica di responsabilità condivisa.
2. Riconoscimento del Tavolo come luogo di ricomposizione dell’associazionismo al
fine di assolvere la funzione di garante della visibilità delle associazioni di
volontariato che si occupano di disabilità e di facilitatore nella tenuta di un
indirizzario dinamico che favorisca il passaggio di informazioni tra di loro. Dai
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 94
confronti con i soggetti significativi del territorio si riscontra da parte
dell’associazionismo una difficoltà nel rendere visibile il proprio contributo alla
società. È opportuno, pertanto, che il Tavolo Disabilità consideri tale fatto e
sostenga le associazioni in modo che concorrano con le istituzioni nella costruzione
di politiche integrate efficienti ed efficaci. Tale processo di cambiamento culturale
faciliterebbe inoltre il perseguimento di una piena rappresentatività dei soggetti al
Tavolo.
3. Definizione delle aree di intervento da sviluppare in trasversalità con gli altri tavoli di
lavoro, in particolare con l’Area Anziani e l’Area Minori e famiglie.
4. Attivazione, in raccordo con il Tavolo Minori e famiglie, di un percorso di riflessione
e di studio per la definizione di linee guida per il servizio di assistenza educativa
scolastica agli alunni disabili, in cui indicare il ruolo, le competenze e le funzioni,
anche di raccordo e di integrazione con il territorio, dei diversi soggetti coinvolti nel
servizio (Servizi comunali, Ufficio Scolastico, UONPIA, Provincia, CTRH, Équipe
socio-psico-pedagogica di Ambito, Cooperazione sociale operante nel settore).
Il Tavolo Disabilità intende accompagnare il processo di cambiamento del welfare
sviluppando e presidiando luoghi di confronto con soggetti istituzionali e non,
sperimentando servizi in forma associata e ponendosi come luogo di raccordo tra i
soggetti significativi sul tema della disabilità.
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5.5. AREA SALUTE MENTALE
Il tema della salute mentale è spesso evocato, nelle nostre comunità locali, di fronte a
situazioni problematiche che la famiglia e la comunità stessa sono chiamate a gestire
senza averne gli strumenti e, non di rado, le possibilità.
Numerose evidenze ci esprimono che la salute mentale è un bene prezioso, che
concerne la singola persona ma che certamente è influenzato dal nostro vivere
comune, dalle relazioni, dal ruolo che la persona ha all’interno della sua comunità,
dalle capacità di accoglienza che complessivamente esprimiamo.
Quei delicati equilibri che alcune fragilità mettono in crisi possono essere sostenuti da
un agire comune che metta al centro la considerazione verso la persona, ed in
particolare la persona debole, che maggiormente soffre di esclusione, di mancanza di
riconoscimento sociale e relazioni difficili.
La cura della salute mentale, lungi dall’essere un semplice costo per il sociale, produce
nel medio e lungo termine nuove risorse, abilità, potenzialità che possono essere
spese per una crescita collettiva. Ma lo stigma verso la persona che vive un disagio
psichico è ancora forte, e produce diffidenze ed allontanamenti che non permettono, se
non con fatica e risorse dedicate, la costruzione di un sistema di relazioni comunitarie
inclusive che potrebbe limitare il problema, anzitutto sotto un profilo culturale.
La malattia mentale produce disabilità forse più di altre difficoltà socialmente più
accettate ed al pari di situazioni che avvertiamo come pericolose, da confinare in una
marginalità dove “se ne occuperà lo specialista”.
Affrontare queste problematiche non è certamente solo una competenza sanitaria.
Esistono con tutta evidenza aspetti della vita del paziente psichiatrico, o della persona
psichicamente fragile, che sono eminentemente sociali in quanto non richiamano la
necessità di un intervento specialistico, bensì la programmazione consapevole di
interventi che facilitino l’accesso a diritti e beni collettivi che altrimenti verrebbero
negati. La casa, il lavoro, contesti aggregativi soddisfacenti sono solo alcuni degli
elementi di cui il sociale può farsi carico per favorire l’integrazione di questi cittadini
nella loro comunità locale, abbassando in questo modo sia i costi economici di
trattamenti sanitari di lungo periodo, sia, ancora di più, i costi sociali che gli interessati
e le loro famiglie continuano oggi a pagare sulla propria pelle.
Integrazione che, soprattutto in questo momento storico, non può che realizzarsi con la
reale condivisione delle risorse che le comunità locali hanno a loro disposizione, ed
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 96
una attenta gestione delle relazioni tra gli enti interessati, per concordare obiettivi
minimi ma realizzabili, che consentano di fare sinergie e di costruire buone prassi.
C’è bisogno di fare rete in senso concreto e non ideologico, per ricreare quelle
connessioni del tessuto sociale che oggi non reggono e lasciano le persone interessate
e le loro famiglie in situazione di povertà ed abbandono.
L’area della salute mentale richiede oggi un’attenzione particolare, data l’affermazione
di nuove patologie in diverse fasce di età, compresa quella adolescenziale e giovanile,
ed in nuove tipologie di persone, che fanno cogliere come il disagio stia aumentando e
debba essere affrontato con capacità di programmazione e sensibilità sociale.
5.5.1. Il Tavolo Salute Mentale: composizione e funzionamento
Il Tavolo Salute Mentale è così composto:
Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Bergamo (CPS Bergamo Occidentale e CPS
Bergamo Orientale), Comune di Bergamo, Altri Comuni dell’Ambito Territoriale 1,
Provincia di Bergamo, Consultorio del Distretto ASL di Bergamo, Dipartimento delle
Dipendenze ASL di Bergamo, Rappresentante dei Medici di Assistenza Primaria,
Associazione di Familiari “Piccoli Passi Per…”, Nuovo Albergo Popolare, Caritas
Diocesana, Confcooperative, Consulta Politiche Familiari del Comune di Bergamo, UIL
Bergamo.
Sin dalla sua costituzione il Tavolo ha articolato uno stile di lavoro basato sul confronto
e la ricerca di integrazione tra le sue diverse componenti più che sulla gestione di
progetti economicamente rilevanti.
In particolare i punti di forza del triennio 2009-2011 sono stati:
La collaborazione tra i diversi enti componenti il Tavolo, nello stile di una ricerca
comune delle soluzioni possibili e sostenibili, all’interno di un’area che è
prevalentemente affrontata dai servizi del sistema sanitario ma presenta notevoli
ricadute anche sui servizi sociali e sul territorio, e che necessita quindi di una
modalità di azione basata sull’approccio integrato e non sulla divisione delle
competenze.
La volontà di integrare le scarse risorse umane ed economiche a disposizione
dell’area, nel tentativo di fare sinergia nell’interesse dei pazienti e delle loro famiglie.
La prassi di concretezza seguita nell’esame dei progetti all’attenzione del Tavolo,
finalizzata ad affrontare quanto è nelle possibilità di lavoro del Tavolo.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 97
Possono essere sottolineate anche alcune criticità:
si sente la necessità di strumenti di relazione e collaborazione riconosciuti con altri
Ambiti Territoriali, in quanto le problematiche dell’area della salute mentale spesso
travalicano i confini geografici del singolo Ambito ed hanno necessità di politiche
comuni ed omogenee per poter essere affrontate efficacemente;
l’esistenza di bisogni vasti e nuovi in un’area in cui gli stessi servizi psichiatrici, ma
ancora di più il territorio, non hanno la possibilità di fornire risposte esaustive,
genera l’aspettativa di poter affrontare ulteriori problematiche, nonostante che le
risorse e le forze a disposizione non consentano un investimento particolarmente
elevato.
In alcuni casi il confronto all’interno del Tavolo avrebbe potuto essere arricchito
dall’esperienza di tutti gli enti rappresentati, con la definizione di prassi maggiormente
integrate, ma la discontinuità di partecipazione di alcuni membri ha creato
disfunzionalità.
5.5.2. Verifica delle azioni realizzate
Nel corso del triennio 2009-2011 sono stati realizzati i seguenti progetti:
Voucher di residenzialità leggera: erogazioni economiche a pazienti in carico ai due
Centri Psico-Sociali competenti per l’Ambito al fine di realizzare progetti di
autonomia abitativa in appartamenti messi a disposizione dal sistema pubblico, dal
terzo settore o nella disponibilità della famiglia del paziente. I voucher di
residenzialità leggera hanno permesso di realizzare progetti riabilitativi individuali
dando concretezza all’integrazione delle risorse sociali e sanitarie nell’interesse dei
pazienti e delle loro famiglie.
Revisione del documento sulle “Buone prassi” per la gestione condivisa di soggetti
con disagio psichico. Il documento, frutto di una elaborazione di alcuni anni or sono
che ha permesso una maggiore condivisione e chiarezza nelle relazioni tra servizio
sociale comunale e Centro Psico-Sociale relative a pazienti in carico o in cura, è
stato rivisto per renderlo maggiormente rispondente alle reciproche esigenze.
Approvazione della nuova stesura del Protocollo di intesa tra Centri Psico-Sociali e
Servizio Integrato per l’Inserimento Lavorativo di Ambito, al fine di migliorare le
procedure che possono condurre all’inserimento lavorativo di un paziente
psichiatrico.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 98
Avvio di una nuova collaborazione finalizzata a definire le procedure di
collaborazione tra Centro Psico-Sociale, Consultorio ASL e Servizio Minori
comunale circa la gestione di situazioni di famiglie multiproblematiche con almeno
un paziente psichiatrico al proprio interno e, nel contempo, la necessità di gestire al
meglio il percorso di vita del minore presente nel nucleo.
Condivisione della necessità di definire nuove e riconosciute procedure di
comunicazione tra Centri Psico-Sociali e Medici di Medicina Generale inerenti i
pazienti in comune, al fine di ottimizzare l’appropriatezza dell’intervento verso la
persona e di rendere pienamente coerenti i rispettivi piani terapeutici.
Verifica dell’utilizzo del fondo sociale erogato annualmente dall’Ambito territoriale al
Dipartimento Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera di Bergamo al fine di
sostenere l’attuazione di progetti riabilitativi individuali che integrino l’aspetto
terapeutico con sfere di azione sociale quali l’abitazione e il lavoro, finalizzati ad una
maggiore autonomia della persona.
Attivazione di nuove opportunità per affrontare il bisogno di trasporto che
caratterizza alcuni pazienti psichiatrici che non hanno la possibilità di utilizzare né
mezzi privati né mezzi pubblici per accedere ai servizi sanitari e riabilitativi di cui
hanno necessità.
Collaborazione nell’attuazione del progetto “Liberi legami” sull’amministratore di
sostegno, figura di notevole importanza nel supporto a pazienti psichiatrici che
spesso presentano difficoltà nelle relazioni con il territorio e gli enti pubblici e provati
cui si devono rivolgere per le proprie esigenze quotidiane.
Individuazione di nuove aree di bisogno su cui poter intervenire o effettuare la
segnalazione delle necessità agli enti competenti: si è discusso dei pazienti che
sono in carico ai servizi del Dipartimento per le Dipendenze ed ai servizi psichiatrici;
dei pazienti con una patologia cronica che trovano difficoltà ad essere dimessi dalle
strutture residenziali ed a reinserirsi sul territorio; dell’aumento dei bisogni di cura
della salute mentale negli adolescenti e nei preadolescenti.
5.5.3. La programmazione dell’Area Salute Mentale per il triennio 2012-2014
L’area della salute mentale rappresenta uno snodo importante tra il sociale e la sanità,
e richiede, per la prossima triennalità, un’elevata capacità di integrazione tra gli enti
che a diverso titolo ne sono implicati:
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Piano di zona 2012-2014 99
da un lato per la molteplicità dei bisogni delle persone che soffrono un disagio
psichico e delle loro famiglie, che hanno necessità di servizi sanitari efficaci nella
fase acuta e nella riabilitazione, ma anche di attenzione e tutela nella loro
appartenenza alla comunità locale, quando vi abitano, vi lavorano, si relazionano,
vivono il territorio;
dall’altro lato per l’esigenza di una migliore integrazione delle risorse umane,
professionali ed economiche esistenti al fine di raggiungere risultati durevoli.
Le linee fondamentali dell’area salute mentale, sotto il profilo operativo, sono legate sia
alla costruzione di progetti che affrontino le problematiche dell’inclusione sociale di chi
vive un disturbo psichico, sia alla migliore articolazione dei rapporti tra gli enti pubblici,
del privato sociale e dell’associazionismo che vi operano.
In modo particolare le priorità di lavoro del tavolo salute mentale nel prossimo triennio
saranno relative a:
Sostegno all’abitare In diversi casi i pazienti, avendo raggiunto un soddisfacente equilibrio psichico, non
presentano la necessità di permanere in strutture di accoglienza residenziale, ma
possono vivere nel proprio territorio, sia pure con il supporto di un continuo
monitoraggio delle proprie condizioni di salute ed eventualmente di una terapia
farmacologica.
Una delle problematiche esistenti per queste persone è la disponibilità di una casa, che
spesso non possiedono o alla quale non possono accedere in condizioni di libero
mercato a causa di una situazione economica precaria.
Un aspetto centrale risulta quindi garantire, per quanto possibile, il soddisfacimento del
diritto ad avere un’abitazione propria anche per i pazienti psichiatrici che siano nelle
condizioni di poterne usufruire.
E’ da sottolineare come la permanenza in un’abitazione spesso non possa essere
sostenibile se non in un’ottica di piena integrazione anzitutto con i servizi psichiatrici, al
fine di dare tutto il necessario sostegno sanitario a queste persone, ed in secondo
luogo con le agenzie ed i gruppi del territorio che possono facilitare la maturazione
della capacità di vivere una propria casa.
Tale esigenza va affrontata sotto due distinti aspetti, che risultano comunque integrati
tra loro:
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l’esistenza di una politica per la casa in tutti i Comuni dell’Ambito che possa favorire
il reperimento di abitazioni per persone con disagio psichico in grado di viverle con
un buon grado di autonomia. Appartamenti in cui l’abitare possa essere sostenibile
per persone con fragilità sotto diversi versanti: un contenuto ammontare degli oneri
economici in primo luogo, ma anche la collocazione in un contesto relazionale che
permetta l’integrazione sociale e l’accortezza ad evitare la creazione di un vicinato
troppo carico di situazioni problematiche che non permetta un’adeguata serenità di
vita;
dare continuità al sostegno economico avviato con i voucher di residenzialità
leggera, che permettono sia di garantire un supporto da parte di operatori qualificati
nell’ambito socio-sanitario, in particolare educatori, che aiutino la persona ad
acquisire gradualmente le capacità di vivere autonomamente una propria
abitazione, sia di affrontare alcune spese che non potrebbero essere sostenute in
casi in cui la persona abbia una capacità economica molto ridotta. I voucher devono
mantenere la loro caratteristica di flessibilità che orienta la tipologia di spesa
secondo la necessità prevalente attraverso la conduzione del progetto da parte degli
operatori dedicati. L’utilizzo dei voucher dovrà essere coordinato con l’assegnazione
di eventuali quote di residenzialità leggera da parte dell’ASL di Bergamo a persone
residenti nell’Ambito territoriale 1 al fine di ottimizzare le misure senza creare
sovrapposizioni o disfunzionalità nell’intervento. Su questo versante il Tavolo Salute
Mentale dovrà effettuare una costante azione di monitoraggio sui progetti attivi.
Obiettivi
Aumentare il numero di persone con diagnosi psichiatrica in situazione di buona
compensazione che accedono ad opportunità abitative sostenibili.
Aumentare il numero di alloggi utilizzabili nel territorio dell’Ambito 1.
Mantenimento dello strumento del “voucher di residenzialità leggera” o equivalente
finalizzato a garantire il sostegno all’autonomia abitativa da parte di operatori e/o
ad affrontare alcune spese vive.
Soggetti coinvolti
In questa azione devono essere coinvolti, oltre al Tavolo Salute Mentale, i servizi
psichiatrici dell’Azienda Ospedaliera, i servizi sociali comunali, gli Assessorati
all’Urbanistica ed all’Edilizia dei Comuni dell’Ambito, le Associazioni dei Familiari di
pazienti psichiatrici, gli enti pubblici e privati che hanno competenze nelle politiche per
la casa, gruppi ed agenzie locali che possano favorire l’integrazione delle persone nel
loro territorio.
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Sostegno all’inserimento lavorativo Il lavoro è un elemento che contribuisce a comporre l’identità di ogni persona, ma per il
paziente psichiatrico assume spesso un valore particolare, relativo anche
all’adeguatezza del proprio percorso terapeutico.
L’inserimento al lavoro costituisce pertanto un tassello fondamentale per diverse
persone con diagnosi psichiatrica nel processo di ricostruzione di una propria
quotidianità sostenibile, ed un punto fermo nella ridefinizione della qualità della propria
vita. Peraltro, il processo di inserimento lavorativo non assume, spesso, carattere di
linearità, ed è utile anche come modo per sperimentare direttamente il miglioramento
delle proprie abilità, o della capacità di sostenere la complessa rete di relazioni
inerente un rapporto di lavoro. Non va poi dimenticato l’aspetto economico: la
retribuzione conseguente allo svolgimento di un rapporto di lavoro permette di non
dover basare la propria esistenza su una pensione di invalidità normalmente esigua, e
dà addirittura la possibilità di farla diventare sostituibile e superata.
L’azione che può essere svolta dall’Ambito 1 è ridurre gli ostacoli che si frappongono
tra il paziente psichiatrico e la ricerca di un lavoro, soprattutto in un tempo di grave crisi
economica come quello attuale. E’ essenziale un percorso privilegiato che il Servizio
Integrato Inserimenti Lavorativi di Ambito possa svolgere nei confronti delle persone
con disagio psichico; sono necessarie risorse dedicate e prassi di lavoro che
accolgano appieno le difficoltà di questa fascia di utenti.
In modo particolare appare molto rilevante favorire l’inserimento lavorativo di quella
fascia di persone che, non possedendo la certificazione di invalidità, non accedono ai
percorsi protetti previsti dalla L. 68.
Obiettivi
Favorire l’accesso al lavoro dei pazienti psichiatrici in grado di sostenerlo,
attraverso risorse dedicate e prassi definite.
Incrementare l’impegno per l’inserimento al lavoro della fascia di pazienti che non
sono in possesso della certificazione di invalidità.
Costruire reti di collaborazione con il mondo imprenditoriale e le Associazioni di
categoria dei datori di lavoro.
Soggetti coinvolti
In questa azione devono essere coinvolti, oltre al Tavolo Salute Mentale, il Servizio
Integrato Inserimenti Lavorativi di Ambito, i servizi psichiatrici dell’Azienda Ospedaliera,
i servizi sociali comunali, l’Amministrazione Provinciale, la Cooperazione, le
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Associazioni di categoria dei datori di lavoro, le Associazioni dei Familiari di pazienti
psichiatrici.
Integrazione all’assistenza domiciliare La quotidianità della maggior parte delle persone con disturbi psichici non si svolge,
ordinariamente, presso comunità residenziali o strutture protette, ma, al di là dei
momenti in cui il bisogno si manifesta in modo acuto, presso la propria abitazione,
all’interno del proprio territorio.
E’ proprio la presenza della persona presso il suo domicilio e nella sua comunità locale
che impone l’esistenza di una serie di azioni di supporto che contribuiscano da un lato
a rafforzare le sue capacità di gestire autonomamente la vita quotidiana, e dall’altro a
darle supporto nei momenti di maggiore difficoltà, affinché esse possano essere gestite
all’interno del proprio ambiente. Non di rado infatti la persona appare in difficoltà nel
tessere relazioni sociali, al di là di quelle familiari, che possono essere utili a sostenere
il suo percorso individuale e a creare vicinanza ed empatia; la conseguenza può
essere il ritiro sociale, la chiusura alle relazioni, il rifiuto di vivere la propria comunità.
I Centri Psico-Sociali dell’Azienda Ospedaliera di Bergamo hanno nel loro organico
personale che può essere utilizzato per una presenza a domicilio del paziente,
finalizzata al monitoraggio delle sue condizioni ma anche al suo sostegno nelle scelte e
nelle decisioni quotidiane. Parimenti, il sistema dei servizi alla persona prevede servizi
di assistenza domiciliare che, almeno in alcuni casi, possano intervenire per quanto
riguarda la cura della casa, dell’igiene, dell’aspetto sanitario.
Tuttavia non sono rare le segnalazioni di pazienti che avrebbero maggiore necessità
della presenza di persone che, in modo sufficientemente qualificato ed informato,
possano essere quel sostegno, la manifestazione di una comunità che si interessa, che
crea relazioni, che facilita l’accesso a occasioni ricreative, socializzanti, culturali.
Ferma restando l’importanza di definire le risorse destinabili a questo fine, il quadro
delle necessità può comporsi su tre livelli:
La presenza di operatori qualificati, con formazione di area educativa.
La presenza di volontari che in modo coordinato possano promuovere occasioni di
socialità e utilizzo creativo del tempo.
La costruzione di una rete territoriale tra le risorse esistenti.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 103
Obiettivi
Costruire progetti pilota che, partendo da attività di presenza al domicilio del
paziente, possano estendersi a far vivere maggiormente il proprio territorio a
pazienti psichiatrici socialmente ritirati.
Diffondere una nuova cultura dell’accoglienza della persona in difficoltà, che si basi
sulla constatazione che azioni positive sono possibili.
Definire progetti di sollievo verso famiglie in difficoltà per la costante presenza del
proprio congiunto in casa senza possibilità di un interscambio relazionale con il
territorio.
Soggetti coinvolti
In questa azione è necessario coinvolgere i servizi psichiatrici dell’Azienda
Ospedaliera, i servizi sociali comunali, le Associazioni dei Familiari di pazienti
psichiatrici, enti di rappresentanza e soggetti del Terzo Settore.
Progetti di rete territoriale Di fronte all’aumento e, in particolare, alla diversificazione dei bisogni e delle
manifestazioni del disagio psichico risulta necessaria un’azione di integrazione dei
servizi e delle risorse sociali e sanitarie.
Al di là della fase acuta e del percorso strettamente terapeutico, sarà sempre più
evidente la presenza della persona con diagnosi psichiatrica nel proprio territorio, dove
potrà ricostruire una soddisfacente quotidianità attraverso una serie di supporti sociali a
fianco ed in integrazione dei presìdi sanitari.
In particolare potrebbero essere articolati piccoli progetti di rete territoriale all’interno
dei Comuni dell’Ambito, che, attraverso la presenza di figure di riferimento, possano
portare una parte della cittadinanza ad una maggiore sensibilità e disponibilità
all’inclusione sociale di persone con diagnosi psichiatrica, all’interno di una rete di
risorse ed opportunità già esistenti, e quindi senza creare nulla di nuovo.
L’attenzione della comunità locale verso i suoi cittadini con difficoltà psichiche potrebbe
esprimersi in diversi modi:
Facilitazioni nell’accesso a opportunità aggregative, socio-ricreative e di tempo
libero già esistenti.
Mediazioni nei rapporti con il vicinato.
Accesso a opportunità formative e/o lavorative.
Aiuto sotto il profilo assistenziale e/o a domicilio, in collegamento con quanto
esposto nel punto precedente.
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Supporto alla famiglia in difficoltà.
L’ipotesi potrebbe essere quella di formare e attivare alcuni facilitatori naturali, di
norma volontari, i cui compiti sarebbero legati alla costruzione di efficaci reti territoriali,
anche costituite da pochi soggetti ma concentrate su problemi specifici, con l’obiettivo
della facilitazione e della mediazione relazionale verso persone con diagnosi
psichiatrica.
Le reti dovrebbero essere costituite anche da altri volontari che dovrebbero essere
coinvolti in modo flessibile ed adattabile al modificarsi dei bisogni, facendo crescere
una sensibilità locale alle problematiche psichiatriche e verso chi ne è portatore.
Obiettivi
Individuare e formare facilitatori naturali su alcuni territori dell’Ambito, per far partire
alcuni progetti sperimentali.
Creare progettualità di rete territoriale per far aumentare l’accesso dei pazienti
psichiatrici ad opportunità e risorse già esistenti nella loro comunità.
Integrare l’azione specialistica dei servizi psichiatrici con quella sociale del Terzo
settore.
Aumentare la sensibilità delle comunità locali verso le problematiche psichiatriche e
combattere lo stigma.
Soggetti coinvolti
In questa azione è importante che siano coinvolti i servizi psichiatrici dell’Azienda
Ospedaliera, i servizi sociali comunali, le Associazioni dei Familiari di pazienti
psichiatrici, enti di rappresentanza e soggetti del Terzo settore, opinion leaders locali,
volontari singoli e/o presenti in gruppi.
Iniziative di lotta allo stigma Le resistenze culturali nei confronti delle persone sofferenti di patologie psichiatriche,
che in non pochi casi si materializzano in pregiudizi, rifiuti e diffidenze, non sono
certamente state superate dai progressi fatti nella cura di tali malattie e nei tentativi di
inclusione sociale.
La preponderanza mediatica di pochi fatti eclatanti di cronaca prevale nettamente su
iniziative silenziose di accoglienza sul territorio che non fanno notizia e restano
patrimonio di poche persone, e lo “stigma” che contraddistingue la malattia mentale
continua anche ai nostri giorni.
Il Tavolo Salute Mentale ha promosso, in passato, iniziative che andassero sotto il
profilo culturale a mostrare le buone prassi esistenti, e la vicinanza alla “gente comune”
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 105
di tante piccole iniziative che, unite all’indispensabile azione dei servizi psichiatrici
dell’Azienda Ospedaliera, possono creare un modo di percepire la malattia mentale del
tutto diverso.
Tuttavia tali iniziative, positive sotto il profilo qualitativo, hanno visto la partecipazione
di persone in buona parte già a conoscenza dell’argomento, e spesso già coinvolte, a
vario titolo, in azioni di cura o nella promozione della salute mentale.
Obiettivo del prossimo triennio deve essere quello di identificare nuove forme di
sensibilizzazione che non si arrestino alla cerchia delle persone già sensibili alla
materia ma vadano a informare o mettere in discussione le convinzioni di coloro che ne
sono al di fuori e percepiscono la psichiatria e la salute mentale secondo quanto
diffuso dai comuni mezzi di informazione.
Obiettivi
Riprendere l’azione culturale di lotta allo stigma con nuove impostazioni e
metodologie.
Diffondere le esperienze positive che possono creare precedenti nei diversi territori.
Coinvolgere settori della società civile normalmente difficili da raggiungere, nonché
gli organi di informazione.
Verificare l’efficacia degli interventi realizzati.
Soggetti coinvolti
Tutti i componenti del Tavolo Salute Mentale ed altri organismi di rappresentanza i cui
compiti istituzionali sono apparentemente “lontani” dalla promozione della salute
mentale.
Semplificazione ed integrazione delle procedure La natura delle problematiche inerenti la salute mentale dei cittadini residenti
nell’Ambito 1 implica il fatto che siano molteplici i servizi che a vario titolo siano
istituzionalmente chiamati ad occuparsene.
Ciò fa emergere la necessità che non solo vi sia comunicazione e disponibilità tra
servizi diversi, ma soprattutto che i loro operatori siano messi in grado di collaborare in
modo efficace ed efficiente attraverso la presenza di precise procedure che evitino
l’improvvisazione e limitino l’area soggetta a interpretazioni soggettive e discrezionalità.
Competenze diverse, infatti, fanno nascere esigenze a volte non facilmente conciliabili
tra loro, e che devono trovare validi punti di sintesi nell’interesse dell’utenza e delle
famiglie interessate.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
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L’esigenza non è quella di normare ossessivamente le prassi d’ufficio, creando inutili
doveri burocratici, bensì, al contrario, identificare ed applicare semplificazioni delle
procedure esistenti che possano far andare al di là di quanto spetta fare ad ognuno per
giungere ad una maggiore condivisione nell’ottica della cura di un progetto individuale
affrontato in modo meno frammentato e più rispettoso della visione globale della
persona. In questo modo la doverosa definizione delle rispettive competenze avviene
alla luce dell’interesse complessivo dell’utente.
Tale esigenza attraversa sia i rapporti tra la Pubblica Amministrazione ed il Terzo
settore sia, in modo più evidente, le relazioni tra servizi pubblici appartenenti ed Enti
diversi (Asl, Azienda Ospedaliera, Comuni).
In modo particolare il confronto all’interno del Tavolo Salute Mentale ha sinora
evidenziato le seguenti necessità:
definire le “buone prassi” di collaborazione tra Centri Psico-Sociali e Servizi Sociali
dei Comuni;
giungere a prassi di comunicazione reciproca riconosciute tra Centri Psico-Sociali e
Medici di Medicina Generale, nell’interesse dei pazienti;
avviare una collaborazione tra Centri Psico-Sociali, servizi dei Consultori ASL e
servizi per Minori dei Comuni o dell’ambito riguardo a situazioni di famiglie
multiproblematiche che si riverberano sui figli minori;
verificare la complessa collaborazione tra Centri Psico-Sociali e Dipartimento delle
Dipendenze dell’asl in merito alle numerose situazioni di comune impegno.
Non si esclude naturalmente che nel corso del triennio il Tavolo identifichi altre
procedure sulle quali intervenire.
Obiettivi
Semplificare e condividere tra enti diversi le procedure di intervento verso cittadini
con problematiche nell’Area della Salute mentale.
Approvare e diffondere all’interno dei singoli Enti interessati le procedure
individuate.
Soggetti coinvolti
In questa azione è necessario il coinvolgimento dei servizi psichiatrici dell’Azienda
Ospedaliera, dei servizi sociali e per minori comunali, del Consultorio, il Distretto, il
Dipartimento per le Dipendenze dell’ASL, le Associazioni dei Familiari di pazienti
psichiatrici, enti di rappresentanza e soggetti del Terzo settore.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
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Approfondimento delle problematiche emergenti nella salute mentale E’ importante che il Tavolo Salute Mentale, in quanto luogo di incontro di tutti gli enti
che a vario titolo sono impegnati in quest’area, possa mantenere uno spazio di
confronto e discussione circa le nuove aree di bisogno emergenti.
Tale confronto è finalizzato sia alla condivisione delle tematiche, che può portare
anche ad una più puntuale e soprattutto comune visione dei cambiamenti in atto nel
disagio psichico, sia all’identificazione di aree particolarmente critiche che possano
essere portate all’attenzione degli organismi maggiormente competenti.
A titolo esemplificativo il Tavolo ha di volta in volta sottolineato l’esigenza di occuparsi,
senza “invadere” le competenze di alcun ente, di temi quali:
L’incidenza del disagio psichico nella fascia adolescenziale e giovanile.
Le problematiche psichiche inerenti il consumo di sostanze stupefacenti (sia
relativamente all’aspetto della cronicità di alcuni consumatori sia relativamente
all’incidenza di danni psichici derivanti dall’uso di nuove sostanze).
Il disagio psichico nella popolazione straniera e in coloro che vivono situazioni di
grave marginalità.
La compresenza nei medesimi soggetti di diagnosi psichiatriche e di disabilità
fisiche.
I bisogni derivanti dalla cronicità di una fascia di pazienti in età adulta.
I pazienti psichiatrici sottoposti a misure di custodia disposte dall’autorità
giudiziaria.
Il confronto all’interno del Tavolo non dovrà necessariamente sfociare in attività o
servizi da gestire, ma in azioni di sensibilizzazione o di stimolo affinché le
problematiche più evidenti possano essere efficacemente affrontate nelle sedi
maggiormente competenti.
Obiettivi
Identificazione ed elaborazione di una visione comune circa nuove problematiche
emergenti nell’area della salute mentale.
Avvio di azioni di stimolo verso gli enti maggiormente coinvolti da tali nuove
problematiche.
Soggetti coinvolti
Tutti i componenti del Tavolo Salute Mentale ed eventuali altri enti o gruppi interessati
dalle singole tematiche.
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5.6. AREA EMARGINAZIONE SOCIALE E POVERTA’ Il tema dell’emarginazione sociale ha subito nel corso del tempo una forte evoluzione
generata dai numerosi mutamenti che hanno interessato e che interessano sempre più
la società civile. Infatti tale fenomeno assume sempre più la connotazione di “problema
sociale” in quanto afferisce ad una condizione di svantaggio generalizzato e alla
somma di più condizioni di disagio dovute a:
inadeguatezza delle risorse;
limitato accesso a diverse importanti dimensioni delle attività umane (educazione,
lavoro, famiglia, reti informali, consumo di beni e servizi, comunità di riferimento e
istituzioni pubbliche, vita politica, tempo libero e svago).
Negli ultimi anni si assiste ad un affiancamento al tema dell’esclusione sociale della
problematica delle “nuove povertà” con il cui termine si fa riferimento ad una povertà
non più intesa come condizione economica oggettivamente misurabile, ma come
senso di insicurezza, di instabilità, di fragilità di relazioni, precarietà lavorativa,
insicurezza sociale e malattia. Queste povertà vengono a determinarsi sulla base di
fattori di cambiamento, demografico e sociale che si sviluppano all’interno delle nostre
società e che rendono il fenomeno della povertà e dell’emarginazione particolarmente
complesso. Alla luce di tale ampiezza del fenomeno il lavoro del tavolo va
necessariamente ad interfacciarsi anche con gli altri ambiti di intervento promuovendo
la trasversalità delle risposte e dell’offerta di servizi.
Sul tema dell’emarginazione sociale il volto del welfare non può più essere unicamente
concentrato nelle istituzioni, con un carattere “riparatorio” o di “tamponamento”; ma
deve, invece, coinvolgere in prima persona la società civile, non solo in quanto
principale responsabile dell’esclusione sociale, ma soprattutto perché unico soggetto in
grado di favorire e rendere possibile l’inclusione e la reintegrazione sociale delle
persone afflitte da situazioni di bisogno. Gli interventi di politica sociale dovrebbero,
infatti, accompagnare l’evoluzione del percorso di reinserimento sociale lavorando sui
due livelli su cui tale percorso si innesta, ovvero su:
1. Interventi di bassa soglia, con l’obiettivo di garantire una situazione di
mantenimento e non peggiorare uno stato già critico di per sé.
2. Offerta di passaggi migliorativi, garantendo la costruzione di opportunità evolutive
attraverso l’appoggio ad una rete di supporto.
Il Tavolo Emarginazione sociale e povertà lavora perseguendo la logica del supporto e
dell’integrazione con la principale finalità di costruire delle opportunità per l’inclusione
sociale.
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5.6.1. Tavolo Emarginazione sociale e povertà Il Tavolo Emarginazione sociale e povertà è così composto:
Comune di Bergamo, rappresentante Comuni Ambito, Provincia di Bergamo, ASL –
Distretto, ASL – Dipartimento per le Dipendenze, Consulta Politiche familiari,
Patronato S. Vincenzo, EUPE, Caritas, NAP, Concooperative, Cooperativa Ruah,
Servizio Esodo, Unita Mobile Bessimo, “Il Mantello” Sr. Poverelle, Coop. Arcobaleno,
Casa Circondariale BG, Ass. La Melarancia, UIL Bergamo.
La scelta della composizione del Tavolo punta alla garanzia della rappresentatività dei
servizi operanti concretamente nel settore al fine di donare all’area grave
emarginazione e povertà un’identità il più possibile produttiva. I componenti del tavolo
infatti sono figure che operano quotidianamente sul tema dell’esclusione sociale e
conseguentemente competenti nella costruzione della rete di interventi di promozione e
prevenzione.
Nel corso della sua attività il tavolo si è incontrato periodicamente con la funzione
principale di rilevare i bisogni e di definire degli oggetti di lavoro. E’ stato privilegiato il
lavoro in sottogruppi i quali hanno lavorato sui contenuti degli oggetti di lavoro, hanno
prodotto dei materiali e hanno costruito ipotesi di progettualità sulle quali il tavolo in
plenaria si è espresso sulla fattibilità. In particolare i sottogruppi costituitosi lo scorso
anno e tuttora operativi sono:
Sottogruppo che lavora sull’iniziativa del 17 ottobre (preparazione dell’iniziativa,
lavoro sulla invisibilità).
Sottogruppo che si è occupato della mappatura delle risorse esistenti di “housing
sociale” (ipotesi progettuale su cui investire nella prossima programmazione).
I punti di forza rilevati durante l’attività del tavolo di lavoro sono:
la partecipazione attiva da parte di tutti i componenti del tavolo nel contribuire,
secondo le proprie specificità, a una riflessione sull’area;
la disponibilità alla costruzione di una rete integrata degli interventi attualmente in
atto;
la costruzione di percorsi condivisi in relazione alle necessità identificate.
Le criticità invece riguardano:
il numero rilevante dei soggetti che partecipano al tavolo il quale richiede una
costante attenzione nella gestione del gruppo per riportare all’interno le diverse
progettualità evitando l’autoreferenzialità;
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 110
la necessità di riportare all’interno dell’ambito la centralità del tavolo in ordine alle
progettualità dell’area;
la necessità di un coinvolgimento maggiore dei comuni dell’ambito a fronte del ruolo
primario rivestito da parte del comune capoluogo;
l’assenza di una disponibilità economica continuativa per sostenere le progettualità.
5.6.2. Verifica delle azioni realizzate
I progetti su cui il Tavolo Emarginazione sociale e povertà ha lavorato perseguono una
logica di supporto ed integrazione, principi grazie ai quali le azioni messe in campo
nelle scorse annualità hanno avuto ottimo riscontro.
Le progettualità in oggetto sono state le seguenti:
Sportello 1 : coordinamento servizi di bassa soglia dell’Ambito 1-Bergamo Lo Sportello 1 è un servizio di Ambito che si occupa della Grave Marginalità.
E’ attivo dall’aprile 2005 e opera secondo due direttrici:
Il coordinamento dei servizi e la costruzione di una rete.
L’operatività specifica.
La funzione di coordinamento: ha inteso rispondere all’esigenza di realizzare un
sistema di intervento integrato tra i servizi del nostro territorio che operano, a diverso
titolo, nel settore dell’ emarginazione grave.
La funzione legata all’operatività: si è tradotta nell’offrire a tutti i servizi di strada, di
prima accoglienza e agli operatori del pubblico uno spazio volto all’orientamento (verso
le risorse disponibili sul nostro territorio) e un supporto alla definizione di progettualità
possibili per e su quei soggetti agganciati dai servizi stessi.
Finalità del servizio:
di pubblica tutela: rispetto ai diritti della popolazione in condizione di grave
marginalità e di promozione dei servizi rivolti a questa fascia di popolazione;
di consulenza: per gli operatori dell’Ambito finalizzato ad offrire uno spazio di
consulenza/supervisione in merito a:
►la legislazione e le risorse presenti sul territorio;
►la definizione di progetti personalizzati;
►la valutazione su interventi già in atto;
di monitoraggio: costante sullo stato della rete dei servizi di bassa soglia e di
raccolta di dati (report annuale) sul flusso, la tipologia e caratteristiche dell’utenza.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 111
I soggetti che hanno aderito a questo progetto sono i seguenti:
Nuovo Albergo Popolare (NAP), Servizio Esodo, Ser.T Bergamo, Cooperativa di
Bessimo, Caritas, Cooperativa Ruah, Centro diurno “Arcobleno” di Urgnano, Servizio
“SIS” del Comune di Bergamo, Suore Poverelle /”Il Mantello”).
Nel corso del 2009 tali realtà aderenti al progetto hanno elaborato un report sulle loro
attività di accoglienza dal quale è emerso quanto segue:
a) Tabelle riassuntive
ENTE
UTENTI ACCOLTI PRESENZE
NUOVO ALBERGO POPOLARE 70 70
ESODO 101 101
GALGARIO 425 396
DORMITORO FEMMINILE 55 55
COMUNITA’ IL MANTELLO 43 43
Totali
694
665
b) Residenza
RESIDENZA
N°
Ambito 1 151
Altro ambito 178
Regione Lombardia 53
Altra regione 39
Senza fissa dimora 48
Non rilevato 170
Totali
639
RESIDENZA NAP ESODO GALGARIO Sr. DANIELA TOT.
Ambito 1 24 19 100 8 151
Altro ambito 33 31 97 17 178
Regione Lombardia 8 8 20 3 39
Altra regione 2 10 38 3 53
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 112
Senza fissa dimora 3 33 - 12 48
Non rilevato 170 170
Totali 70 101 425 43
c) età
ETA’ NAP ESODO GALGARIO DOR. FEMM. Sr.
DANIELA
18-25 2 20 42 11 10
26-35 7 18 130 13 1
36-45 14 32 105 17 13
46-55 27 19 65 7 9
56-65 17 10 21 4 8
Oltre 65 3 2 1 3 2
Non rilevato - 61
Totali 70 101 425 55 43
L’età media delle persone che hanno utilizzato i servizi si attesta nella fascia d’età 31 -
50 anni.
d) invianti
INVIANTE NAP ESODO DOR. FEMM. Sr. DANIELA
Comuni 37 3 6
Ser.t /Noa 15 4 7
Sportello 1 3 3 1
Uff. migr. 8
Caritas 3 5 55 6
Esodo 62 1
CPS 1
Comune/CPS
Autonomo 6 4 15
Nap 4
Ospedale 1 8 3
Camper Bessimo/Ser.t 2 2
Sindacati 1 1
Carcere 1 1
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 113
e) tempi di permanenza
GIORNI DI
PERMANENZA NAP ESODO GALGARIO
Sr.
DANIELA
1-15 gg 19 21 63 7
16-30gg 8 12 29 10
31-45gg 3 9 26 2
46-60gg 9 11 19 4
Oltre 60gg 31 48 44 20
Dai dati si evidenzia che:
116 persone hanno utilizzato le strutture per alcuni giorni, fino ad un massimo di
15gg, e poi hanno trovato altre soluzioni . E’ questa una utenza in “transito” nella
nostra città che chiede pernottamento, vitto e cambio vestiti. Sono prevalentemente
soggetti extracomunitari e italiani sfd e/o residenti fuori regione o in altro Ambito;
143 persone si sono fermate fino ad un massimo di 60 gg richiedendo una “presa in
carico” legata a necessità diverse. Questo tempo è servito agli operatori per
verificare le reali possibilità/condizioni per costruire un progetto evolutivo;
sono soggetti che prevalentemente hanno la residenza nell’Ambito 1 o nei 14 Ambiti
provinciali;
142 persone si sono fermate per più di 60gg. Sono coloro per i quali si è verificato
che sussistono le condizioni per avviare un progetto evolutivo.
f) evoluzione dell’accoglienza
EVOLUZIONE NAP ESODO GALGARIO DOR. FEMM. Sr.
DANIELA
Abitaz.
Autonoma 14 17 18 20 4
Appart.
Protetto 5
Nap (Settore) 29
Nap 1
Comunità 4 4 3 4
Ospedale 2 1 2
Drop-out 10 30 128 16
Galgario 4 5
Ruah 1
Rimpatrio 6 17 1 1
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 114
Carcere 6 3
Casa Viola 1
Esodo 1
Altro centro
di
accoglienza
2 40 5
Dimessi 113
Ancora in
struttura 6 28 25 3 8
Non rilevato 81 59
Si evidenzia che:
73 persone sono riuscite a reperire una sistemazione alloggiativa autonoma (da soli,
con amici/connazionali o sono rientrati in famiglia);
45 persone hanno intrapreso un programma “riabilitativo” di secondo livello (presso
comunità terapeutiche o altre strutture);
184 persone hanno abbandonato improvvisamente (drop-out) le strutture senza
dare spiegazioni.
g) tipologia utenza
TIPOLOGIA NAP ESODO GALGARIO DOR. FEMM. Sr
DANIELA
Disagio Generico * 16 52 206 29 16
Psichiatrici 12 4 29 7 9
Doppia Diagn. 11 4 13 6 2
Tossicodipend. 7 20 31 5 12
Alcolisti 13 9 49 4 4
Prob. sanitari 11 12 6
Prost. e tratta 4
Non Rilevato 91
Tot. 101 425 55 43
* nel disagio generico sono state inserite quelle persone che non hanno manifestato (in modo evidente)
patologie specifiche. Sono, prevalentemente, soggetti che vivono un isolamento sociale legato alla
mancanza di un alloggio e di una attività lavorativa.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 115
Progetto “Emergenza sanitaria”
Il progetto (attivo da febbraio 2010) opera a favore delle persone in condizione di grave
marginalità che si trovano in condizione di fragilità e che necessitano di uno spazio di
accoglienza in grado di offrire adeguata protezione sanitaria durante un periodo di
convalescenza o di trattamento terapeutico non ospedaliero.
Il progetto “Emergenza sanitaria” è realizzato dall’Associazione Opera Bonomelli con la
collaborazione del Patronato S. Vincenzo - Servizio Esodo.
I destinatari del progetto sono prevalentemente adulti residenti nell’Ambito territoriale
1-Bergamo. Considerata la rilevante presenza, in particolare nell’area della città
capoluogo, di persone senza dimora la cui provenienza non è sempre accertabile, il
servizio accoglierà anche cittadini provenienti da altri territori a condizione che siano
identificati e che sia mantenuta una rilevazione statistica della provenienza, con
l’impegno della struttura di accoglienza a coinvolgere il Servizio Sociale del Comune di
provenienza della persona assistita.
Gli ambiti di aggancio dei soggetti, utenti del progetto, sono prevalentemente i servizi
che operano in strada (unità di strada), le strutture residenziali (dormitori) o
semiresidenziali (diurni), i Pronti Soccorso degli ospedali e i Servizi Sociali territoriali.
Il progetto si articola secondo le seguenti azioni:
Accoglienza. Il progetto offre la possibilità di attivare contemporaneamente 4
accoglienze di persone in condizione di emergenza sanitaria. Due presso il Nuovo
Albergo Popolare e 2 presso il Sevizio Esodo.
Assistenza sanitaria. L’intervento si concretizza in attività di piccole medicazioni,
cura igienica e controllo della somministrazione delle terapie. L’intervento è
valutato all’interno dell’équipe multidisciplinare del Ce.A.D.
Accompagnamenti. Gli utenti accolti vengono accompagnati presso i servizi per
visite, accertamenti, controlli o presso gli ambulatori dei medici di assistenza
primaria.
I dati degli ultimi due anni del progetto evidenziano l’ambia utilizzazione dell’intervento:
ANNO NUOVO ALBERGO
POPOLARE
SERVIZIO ESODO
2010 18 19
2011 18 17
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 116
Le persone accolte sono nella quasi totalità afferenti all’Ambito di Bergamo e sono
segnalate da un’ampia rete di servizi (Sportello di ambito, Sportello stranieri, SS
Circoscrizioni, Ospedali, Centro di Ascolto Caritas, Unità di Strada, ASL, etc.)..
Il Tavolo riconosce l’utilità del mantenimento del progetto anche nel prossimo triennio.
Iniziativa del “17 OTTOBRE”
Il 17 ottobre è la giornata mondiale di lotta contro la povertà proclamata dall’ONU.
In occasione di questa data, dal 2000, il giornale di strada Terre di Mezzo organizza la
“Notte senza dimora” manifestazione nazionale di solidarietà alle persone senza
Dal 2004 anche a Bergamo si è organizzata la “Notte Senza Dimora” a partire da un
gruppo di persone impegnate a vario titolo nel tema del contrasto alle forme di povertà.
Nel corso del tempo si è passati dall’organizzazione di un singolo momento di
sensibilizzazione ad un percorso articolato che coinvolge realtà istituzionali, del privato
sociale e della società civile.
Dal 2009 l’organizzazione degli eventi di sensibilizzazione attorno a questi temi è stata
assunta dall’Ambito territoriale 1 - Bergamo in collaborazione con il Comune di
Bergamo e con le realtà presenti nel Tavolo Emarginazione sociale e povertà.
Nell’iniziativa del 17 ottobre vengono coinvolti tutti i soggetti che partecipano al tavolo e
le realtà del privato sociale e del Terzo settore.
5.6.3. La programmazione dell’Area Emarginazione sociale e povertà per il triennio 2012-2014
La lettura dei dati relativi ai soggetti seguiti da tali servizi consente di comprendere,
almeno in parte, la portata del fenomeno della grave emarginazione sociale sul
territorio dell’Ambito 1, per la lettura del fenomeno il tavolo si avvale dei servizi che
operano a diretto contatto con i soggetti.
Si rileva come il territorio provinciale accentra una corposità di offerte rispetto a questa
area concentrando su di sé conseguentemente gran parte della domanda.
Inoltre dai dati raccolti dallo Sportello di Ambito 1 – Bergamo emerge che il 50% delle
persone che utilizzano i vari servizi provengono dal territorio provinciale e non solo
dell’Ambito 1. Pertanto si rileva come tutti i 14 Ambiti territoriali della provincia di
Bergamo dovrebbero cooperare rispetto alla costruzione della rete per una messa
insieme di titolarità delle offerte.
Nella prossima programmazione triennale il mandato operativo al Tavolo
emarginazione sociale e povertà è quello di avviare un confronto per concordare
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 117
strategie di intervento condivise, in linea con quanto dichiarato nel Prologo provinciale
dei Piani di zona 2012-2014 elaborato dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci per
questa area di intervento.
Lo sviluppo del nuovo Tavolo provinciale potrebbe trattare altri temi provinciali quali
l’“Housing sociale”, il reinserimento al lavoro e tutto il tema dell’esecuzione penale.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 118
5.7. AREA MINORI E FAMIGLIE
Nel Piano di zona 2009/2011 si rilevava come fosse particolarmente importante per
l’area minori e famiglie lavorare in un’ottica di integrazione non solo dei pensieri ma
anche delle prassi operative, che connettono il lavoro degli operatori del sociale e degli
altri attori del territorio. Seguendo questa logica, nel corso delle scorse annualità e
soprattutto nel 2011, si è avviata un’azione di complessiva ricomposizione delle
progettualità e dei servizi esistenti per le famiglie con figli minori, perseguendo i
seguenti obiettivi:
l’integrazione delle conoscenze, delle risorse finanziarie e delle decisioni;
la corresponsabilità tra ente pubblico e Terzo settore nella costruzione e
implementazione delle politiche per l’area;
la gestione associata dei servizi, delle attività e dei progetti dell’area minori e
famiglie.
I servizi che si occupano del sostegno e della cura delle famiglie con minori devono
essere sempre meno percepiti come entità specialistiche, e con un’impostazione
prestazionistica, ma come parte della comunità e della rete dei servizi locali, funzionali
allo sviluppo armonico dei contesti sociali con cui interagiscono.
All’interno degli interventi di prevenzione, sostegno, protezione e tutela, sono diversi
gli interlocutori che entrano in gioco: la Famiglia, l’Azienda Sanitaria Locale, i Servizi
Sociali comunali e di Tutela, i Servizi specialistici, il Tribunale ordinario e dei minorenni,
il Terzo settore e il territorio. Si ritiene molto utile adottare, dove necessario, una
visione integrata di tutti questi interventi a favore delle famiglie con minori.
Ciò comporta lavorare non per compartimenti stagni, con una diversa cultura di
riferimento e una propria struttura organizzativa, proprie risorse e all’interno della
propria realtà; ma al contrario indirizzarsi gradualmente in una logica progettuale unica
e verso una regia in grado di ottimizzare al meglio le competenze e le risorse in campo.
5.7.1. Tavolo Minori e Famiglie
Il Tavolo Minori e Famiglie è così composto:
Comune di Bergamo, rappresentante Comuni Ambito, Provincia di Bergamo, ASL –
Distretto, ASL – Medici, Consulta Politiche familiari, Centro Scolastico Provinciale,
Caritas, Concooperative, Legacoop; rappresentanti del volontariato (Centro Aiuto alla
Vita di Bergamo, Associazione Infanzia e città, Associazione Arcobaleno),
rappresentante consulta Politiche familiari del Comune di Bergamo, UIL Bergamo.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 119
Nel corso dell’ultima triennalità il Tavolo Minori e Famiglie ha avviato dei sottogruppi
operativi su alcune progettualità specifiche, quali:
1. Essere Mamma per la costruzione del progetto e monitoraggio con incontri
trimestrali a aprile 2010 ad oggi.
2. Servizio Minori e Famiglie per la costruzione del progetto con incontri ogni quindici
giorni da agosto 2010 ad oggi.
3. Extrascuola: avviato ad aprile 2010 e finalizzato a costruire un progetto e avviare
un monitoraggio.
4. Area prima infanzia: avviato a marzo 2011 per progettare l’area e collegare il tutto
al Servizio Minori e Famiglie.
Tutti i sottogruppi sono composti da rappresentanze dell’ Ente pubblico (Comuni e
ASL) e del Terzo Settore (Diocesi, Cooperazione e Associazionismo). Il Tavolo ha
incontrato inoltre anche i vari referenti dei progetti per l’azione di monitoraggio.
Le potenzialità del Tavolo Minori e Famiglie si riscontrano sul tipo di lavoro portato
avanti nelle scorse annualità, che ha privilegiato la concretezza degli oggetti di lavoro e
ha assunto come punto di partenza la costruzione delle progettualità e la condivisione
di alcuni contenuti specifici. Inoltre, l’aver avviato dei sottogruppi ha permesso di
inglobare tutti i soggetti nella costruzione delle progettualità e ha innalzato il livello di
responsabilità di ognuno.
Tali modalità operative hanno di certo facilitato il lavoro del Tavolo.
Le criticità maggiori si evincono dalla discontinuità di presenza di alcuni rappresentanti
significativi all’interno del Tavolo, mentre si evidenzia anche la necessità di una
maggiore integrazione tra le aree, in particolare con l’area disabilità e salute mentale.
5.7.2. Verso un Servizio Minori e Famiglie di Ambito
Il perseguimento degli obiettivi di integrazione e corresponsabilità hanno trovato un
riscontro concreto nella costruzione del progetto “Verso un Servizio Minori e Famiglie
associato dell’Ambito territoriale 1 – Bergamo”.
In specifico, tale progetto mira al perseguimento dei seguenti obiettivi:
effettuare interventi a favore dei minori e delle famiglie con una visione globale e
integrata, evitando settorializzazioni;
attivare un servizio che lavori sempre più nel territorio, in rete con la comunità e
nei luoghi della comunità;
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 120
avviare gruppi di lavoro con professionalità diverse che sviluppino relazioni con i
soggetti del territorio (famiglie risorsa, istituti scolastici, associazioni, oratori ecc.)
In grado di integrare il sapere professionale con il sapere esperienziale;
adottare strumenti di lavoro condivisi e “buone prassi” che vedano il
coinvolgimento attivo della famiglia.
Questa nuova visione permette ovviamente di orientare gli interventi verso la
promozione e la prevenzione, e non solo verso una mera dimensione del controllo
sociale.
Il Servizio Minori e Famiglie da marzo 2011 è stato suddiviso in quattro poli territoriali di
cui tre nella città di Bergamo e uno che riunisce i Comuni di Orio al Serio, Ponteranica,
Sorisole, Torre Boldone.
A questo proposito è opportuno presentare alcuni dati significativi relativi al Servizio
aggiornati al 30 giugno 2011:
POLO 1 POLO 2 POLO 3 POLO 4
Territori di
riferimento
Quartieri di Malpensata,
Campagnola,
Boccaleone, Centro
cittadino Celadina,
Città alta, Pignolo, Borgo
palazzo, Borgo S.
Leonardo,
S. Alessandro
Colli
Viale Venezia
Quartieri di
Longuelo,
Loreto,
S. Paolo, S.
Lucia,
S. Tomaso,
Grumello al
piano, Villaggio
degli sposi
Carnovali,
Madonna del
bosco,
Colognola
Carnovali
Quartieri di Borgo S.
Caterina, Redona,
Monterosso, Valtesse,
Valverde
S. Colombano, Conca
Fiorita
Comuni di Ponteranica,
Sorisole, Orio al Serio e
Torre Boldone *
*Non è presente il
Comune di Gorle in
quanto non ha aderito a
questo progetto.
n. abitanti 48.910 41.600 30.338 26.112
n. Famiglie con
Minori 4.880 4.031 2.974 2.931
n. Istituti
comprensivi 4 5 3 4
n. oratori 11 11 7 7
n. associazioni Sono presenti 41 associazioni relative ai minori e famiglie
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 121
n. progetti
prima infanzia
Progetto “Essere Mamma” (domiciliarità Ostetrica e educatore)
43 Nidi
7 Nidi in Famiglia
9 Spazi Gioco
n. progetti
giovani
E’ presente una progettualità che comprende:
6 spazi giovanili
Polaresco
Informagiovani
4 (un progetto in ogni
Comune)
n. famiglie in
carico
344 399 168 166
n. famiglie con
decreto del TM
108 105 45 33
5.7.3. Verifica dei progetti realizzati e programmazione dell’Area Minori e
Famiglie per il triennio 2012-2014
Le azioni sostenute dall’Ambito nella triennalità 2009/2011 hanno avuto la valenza di
andare verso la promozione di un dialogo longitudinale a tutte le età (0-18 anni), che
rompa la separazione e faccia realmente dialogare tra loro servizi per l'infanzia, scuole
e interventi della fase adolescenziale, all'insegna di una rinnovata responsabilità
collettiva, che gli adulti di ogni comunità locale si assumono nei confronti dei minori
nelle diverse fasi della loro crescita. Per definizione l'esperienza quotidiana dei genitori
e delle famiglie guarda sempre avanti, alle tappe successive di crescita che attendono i
propri figli e mal sopporta compartimenti stagni e discontinuità, che ancora
caratterizzano i diversi ordini di scuola e separano interventi scolastici da quelli
extrascolastici. Nel lavoro avviato nella progettualità del Servizio Minori e Famiglia si
strutturano una serie di azioni collegati l’una con l’altra assumendo come comune
denominatore la famiglia. Uno dei temi cruciali per il sistema di welfare locale è
certamente la famiglia, individuata come principale punto di attenzione per l’analisi del
bisogno sociale, ma anche come risorsa fondamentale per la ridefinizione del sistema
stesso. L’attuale contesto sociale e produttivo impone ritmi che complicano la relazione
tra le persone, favoriscono la frammentazione e rendono sempre più difficile per le
famiglie sostenere nuovi bisogni emergenti; ciò rischia di oscurare la visione delle
famiglie come potenziali risorse e soggetti attivi di pratiche di coesione e protezione
sociale. Tuttavia, per concretizzare una propria e reciprocamente proficua
partecipazione alla comunità sociale, la famiglia necessita di “attrezzature” che devono
essere poste alla base delle politiche sociali territoriali, a partire dall’informazione-
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 122
formazione socio-culturale, dall’aggiornamento-conoscenza capillare dei contesti o
luoghi nei quali il cittadino, con tutte le sue componenti, può sviluppare processi
migliorativi della dimensione esistenziale. Il modello sussidiario, che suggerisce la
promozione dei soggetti più idonei a rispondere ai bisogni che, di volta in volta,
insorgono, accoglie come fautori del bene comune non solo i soggetti istituzionali, ma
anche i privati, il Terzo settore, il privato-sociale e appartenenti alle reti primarie
informali. La risposta efficace a problemi sociali raramente può essere raggiunta
mediante interventi settoriali e separati, in quanto richiede una visione «olistica», ossia
integrata e integrale, del caso e delle sue implicazioni. L’azione combinata di diversi
soggetti, portatori di competenze specifiche, è condizione necessaria per la buona
riuscita di un progetto di comunità. La valorizzazione degli attori della società civile non
è dunque residuale, in funzione di supplenza della carenza o dei limiti finanziari
dell’intervento pubblico, ma offre un valore aggiunto, in termini di coinvolgimento dei
cittadini e delle società locali, di radicamento sul territorio, di saperi derivanti
dall’esperienza e dal contatto con i beneficiari dell’intervento. Ragionare quindi in
termini di welfare comunitario significa riposizionare i servizi in un contesto di
intervento che si rivolge all’insieme della cittadinanza e non si preoccupa di garantire
solo condizioni minimali di vita alle aree del disagio e della marginalità sociale. Tutto
ciò ci porta a considerare la comunità locale non come “luogo neutro”, ininfluente
rispetto all’evolversi dei servizi ma, al contrario, come “soggetto attivo e partecipante”
che con i suoi comportamenti concorre alla determinazione della quantità e della
qualità dei servizi e, perciò stesso, contribuisce attivamente a migliorare le possibilità di
successo degli interventi. Inoltre una solida relazione con i diversi soggetti del territorio
può arricchirci di elementi che ci aiutano a leggere la realtà e i bisogni in modo
integrato, limitando in questo modo i rischi di autoreferenzialità. Tutto ciò si concretizza
in un’azione sempre più consapevole di costruzione di relazioni e di legami sociali e nel
tentativo di attivare anche i cittadini nella gestione dei problemi collettivi.
Sul piano operativo, quello che riteniamo sia l’elemento saliente di questa proposta è il
modello del lavoro di rete che caratterizzerà l’approccio sia nelle situazioni di fragilità
familiare, sia nei processi di comunità, grazie allo sviluppo di reti di solidarietà locali.
Diventa così determinante la capacità di chiamare in causa e coinvolgere attivamente i
diversi soggetti, orientandoli verso la medesima finalità. La costruzione di “reti virtuose”
incrementa nei soggetti coinvolti fiducia reciproca e processi cooperativi, aumentando
la qualità e il grado di efficacia del lavoro sociale. Il lavoro di rete permette anche di
rendere visibili e di valorizzare le interdipendenze presenti fra i differenti attori sociali,
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 123
secondo il principio della sussidiarietà orizzontale e nell’espressione di una piena
cittadinanza di tutte queste componenti. In questo modo si potenzia in loro la
percezione di essere in grado di rispondere a bisogni e problemi locali (empowerment
di comunità). Il territorio è il contesto di riferimento dell’intervento, in una visione più
complessa e articolata delle risorse a cui poter attingere, e nella consapevolezza che
spesso le risorse familiari attivabili non sono sufficienti per garantire un ambiente di
sviluppo sufficientemente buono ai propri figli. L’ottica è sempre più orientata a mettere
in relazione le risorse familiari con quelle territoriali.
Le progettualità su cui si è investito nelle annualità passate e sulle quali nel corso della
prossima programmazione 2012-2014 l’area Minori e Famiglie intende proseguire sono
le seguenti:
Area Prima Infanzia
In questa prospettiva difficile ma comunque aperta, e nella quale l’investimento sulla
prima infanzia rimane comunque strategico e quindi cruciale rispetto all’insieme delle
politiche di sostegno alla genitorialità e alle famiglie, è necessario esprimere un alto
livello di attenzione e di progettualità rispetto ai bisogni nuovi di bambini e famiglie,
intessendo con razionalità e realismo reti ed alleanze indispensabili per affrontare
l'attuale situazione di difficoltà con priorità di intervento chiare e obiettivi proporzionati
al contesto.
Non si tratta di fare richiami generici e poco utili alla positività del lavoro di rete ma di
effettuare un’analisi realistica e di adottare con convinzione una strategia cooperativa
tra servizi educativi capace di alleanze forti, selettive e non retoriche. In primo luogo
vanno quindi individuati i punti rete da curare e saldare a livello di Ambito, mappando in
modo ragionato gli spazi di intersezione tra i diversi servizi 0-3 e 0-6 anni, presidiando
con cura e costanza gli aspetti che più si prestano a dar vita ad un investimento
condiviso e ad una relazione reciproca, duratura e produttiva tra servizi. In questo
modo la collaborazione tra servizi si traduce infatti in un vantaggio reciproco e in una
maggiore solidità dei singoli servizi, cui deve sempre più aggiungersi, come
indispensabile corollario e completamento, l'apertura di relazioni tra i servizi educativi e
la più ampia rete dei servizi e delle opportunità del proprio territorio per consentire di
corrispondere in modo davvero efficace ai bisogni che minori e famiglie esprimono.
In continuità con la precedente annualità e al fine di promuovere e sostenere la
genitorialità si è ritenuto importante avviare una progettualità specifica e condivisa
rispetto alla fascia d’età -9 mesi + 3 anni il più possibile integrata con i progetti dei
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 124
singoli Comuni, all’interno del progetto “Verso un Servizio Minori e Famiglie associato
dell’Ambito 1 Bergamo”. A tal fine risulta necessario approfondire la conoscenza di
tutto ciò che si muove sui territori di riferimento in relazione alla fascia d’età presa in
considerazione, sia a livello istituzionale che più informale con l’intervento del privato e
dell’associazionismo. Negli ultimi mesi del 2011 questo processo ha iniziato a
diventare operativo attraverso alcune azioni che hanno coinvolto sia il Centro Famiglia
del Comune di Bergamo che i servizi all’infanzia degli altri Comuni dell’Ambito:
Progetto “Essere Mamma” che si pone le seguenti finalità:
estendere l’intervento a tutte le madri al primo figlio;
intervenire maggiormente sulla normalità garantendo un principio di equità;
attribuire maggiore visibilità al progetto raggiungendo il più possibile la popolazione
stimata;
valorizzare le risorse messe a disposizione dall’asl per migliorare l’integrazione
socio sanitaria del progetto;
costruire una progettualità integrata, ottimizzando le risorse dei Comuni
dell’Ambito, dell’ASL e del Terzo settore.
In particolare il progetto persegue gli obiettivi di:
raggiungere precocemente le mamme al primo figlio residenti nei Comuni
dell’Ambito 1 Bergamo;
offrire l’intervento sanitario domiciliare da parte delle ostetriche garantendo il più
possibile la continuità assistenziale;
applicare il modello dell’empowerment e della modalità dell’offerta attiva;
intervenire su alcune situazioni di vulnerabilità attraverso un max di 3 interventi
educativi domiciliari;
valorizzare la rete territoriale dei servizi per la prima infanzia e predisporre canali
comunicativi preferenziali tra operatori ospedalieri e territoriali;
promuovere una cultura favorevole all’allattamento materno e sostenere le donne
che intraprendono tale pratica (dichiarazione congiunta OMS-UNICEF 1989).
Il progetto è finanziato in collaborazione con l’ASL di Bergamo.
Nell’anno 2011 sono state effettuate circa 300 visite ostetriche a domicilio.
Progetto “Essere Mamme”. Il progetto si presenta come una naturale prosecuzione del
progetto “Essere Mamma” all’interno di alcune sedi strategiche dei servizi educativi
presenti nella città e nei Comuni dell’Ambito. Si pone l’obiettivo di accompagnare e
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 125
sostenere le mamme durante il periodo di allattamento, insieme alle ostetriche del
progetto “Essere Mamma” e alle educatrici degli spazi gioco per creare una rete che
faccia sentire meno sole e permetta di creare nuove amicizie e sostegno tra
neomamme. Il progetto oltre a permettere a gruppi di mamme di incontrarsi,
confrontarsi e orientarsi durante la prima fase di puerperio, permette di avvicinare le
madri ai servizi all’infanzia, rendendo maggiormente visibili le proposte fruibili
successivamente.
Corsi di massaggio infantile. Si è avviata la sperimentazione di alcuni corsi di
massaggio infantile destinati alle mamme con bebè da 0-10 mesi, decentrati sia negli
Spazi Gioco della città, che nel Centro Famiglia. Nel corso del 2012 è previsto un
ampliamento dell’offerta attraverso un percorso presso lo Spazio Gioco di Torre
Boldone e successivamente su quello di Sorisole. E’ possibile prevedere di allargare
anche all’Ambito l’iniziativa, grazie alla collaborazione con il Consultorio Scarpellini,
che offre la prestazione dell’insegnante AIMI.
Bimbo a bordo … dalla coppia alla famiglia. E’ un progetto dell’ASL gestito da uno
psicologo del Consultorio e supportato da un’educatrice del Centro Famiglia. Il
percorso è destinato ai neogenitori, per accompagnare la coppia nel cambiamento che
il figlio in arrivo porta all’interno della famiglia. Il progetto, attualmente realizzato presso
un servizio della Rete Cittadina degli Spazi Gioco, consente l’accesso anche ai genitori
dell’Ambito.
Coordinamento degli Spazi Gioco di Ambito. Sono presenti nell’Ambito nove spazi
gioco (cinque nella città e quattro nei Comuni di Gorle, Torre Boldone e Sorisole).
Relativamente a tutto il comparto relativo all’area infanzia nel corso del 2012 si
intendono intraprendere e/o progettare l’ampliamento di ulteriori azioni/proposte.
In particolare:
Newsletter. Da gennaio 2011 è stata avviata una newsletter quindicinale informativa su
tutte le opportunità per genitori, famiglie e bambini (da 0 a 11 anni) del Comune di
Bergamo. Attraverso la collaborazione con il Centro Incontra, che ne cura la
preparazione e distribuzione, si intende allargare l’iniziativa a tutto l’Ambito con una
particolare attenzione alle iniziative per genitori e famiglie con figli nella fascia 0-3 anni.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 126
Percorsi di formazione per genitori. L’apertura delle interlocuzioni con referenti
istituzionali e non dei Comuni dell’Ambito per la raccolta delle iniziative da promuovere
attraverso la news-letter permette inoltre di raccogliere informazioni circa alcuni temi
“caldi” e di particolare interesse per le famiglie ed i neogenitori. Diventa così possibile
progettare alcune serate formative da proporre itineranti sui comuni con il
coinvolgimento di risorse in stretto collegamento con le attività del Centro Famiglia o
di risorse competenti presenti sul territorio.
Lettera nuovi nati. A partire da febbraio 2012 sarà inviato alle famiglie dei nuovi nati un
volantino, inserito in una lettera di benvenuto, contenente le informazioni sui progetti
rivolti all’infanzia e alla neogenitorialità accessibili ai residenti dell’Ambito, gli eventuali
contributi economici offerti a livello comunale, i servizi all’infanzia presenti sui territori di
riferimento, alcune note sulla legislazione a favore della maternità e le modalità per
ricevere ulteriori informazioni attraverso l’iscrizione alla newsletter.
Sportello di counselling genitoriale. Lo sportello offre gratuitamente incontri di
consulenza leggera (almeno tre) ai genitori che necessitano di un consulto psico-
pedagogico nella relazione con i figli di età compresa tra 0-11 anni. Lo Sportello attivo
presso il Centro Famiglia sarà allargato anche ai genitori degli altri Comuni dell’Ambito.
Attualmente sono presenti due consulenti per quattro pomeriggi ogni lunedì del mese
messi a disposizione del Consultorio diocesano Scarpellini.
Piano Nidi. I Comuni di Bergamo, Gorle, Sorisole e Torre Boldone hanno aderito al
piano nidi 2010-2013 che prevede un incremento di n. 204 posti-bambino nel sistema
dei nidi convenzionati per il triennio. Per l’attuazione di tale Piano sono stati stanziati
all’Ambito 1 la quota complessiva di Euro 517.469,00.
Percorso verso l’accreditamento. Si prevede la formazione e l’informazione costante
rivolta ai gestori e ai coordinatori dei servizi per l’infanzia sul territorio, finalizzata a
costruire le condizioni per un proficuo rapporto pubblico/privato nel quadro della
procedura per l’accreditamento. Il percorso non è una semplice formalità da espletare
in base alle indicazioni regionali, ma è una opportunità per la costruzione di un sistema
integrato e collaborativo di risposta ai bisogni dei genitori.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 127
Assistenza Domiciliare Minori e Famiglie Il servizio ADMF (Assistenza Domiciliare Minori e Famiglie) gestito in forma associata
dal 2005 ha portato alcune innovazioni che si sintetizzano:
Il passaggio da un lavoro centrato sul minore ad un’attenzione maggiore alla
famiglia.
La costruzione della rete di comunità.
Il lavoro in équipe multidisciplinare.
Il nuovo Servizio di ADMF si inserisce nel progetto denominato “Verso un servizio
Minori e Famiglie associato dell’Ambito 1 – Bergamo” ed è assicurato da una
convenzione triennale (2012-2015) tra i Comuni di Bergamo, Orio al serio, Ponteranica,
Sorisole, Torre Boldone e l’Istituzione per i Servizi alla persona del Comune di
Bergamo dell’Ambito territoriale 1 – Bergamo e prevede l’affidamento del servizio con il
sistema della co-progettazione.
Il Servizio è articolato in tre tipologie d’intervento: assistenza domiciliare minori,
progetti territoriali e incontri protetti negli spazi neutri.
Il servizio associato di assistenza educativa domiciliare minori e famiglie viene
finanziato, attraverso risorse proprie dei Comuni sottoscrittori, il finanziamento FNPS L.
328/00, nonché il finanziamento FSR (Fondo Sociale Regionale).
Di seguito sono riportati i dati relativi all’ultimo triennio
Comune Bergamo 2009 2010 2011
ADM n. minori 18 21 26
IP n. minori 14 17 14
Altri Comuni di Ambito 2009 2010 2011
ADM n. minori 13 10 10
IP n. minori 4 6 9
Extrascuola
Un impegno diffuso – con la finalità di “aiutare nei compiti”, “far star bene i ragazzi”,
“sviluppare collaborazioni nella comunità”, esprime un potenziale educativo e delinea
sfide sul piano civile e dei rapporti intergenerazionali.
Anche per quanto riguarda l’Ambito 1 - Bergamo l’esperienza dell’Extrascuola
rappresenta una progettualità interessante in quanto nel 2010 sono stati censiti 45
progetti che coinvolgono circa n. 2.000 minori (prevalentemente della scuola primaria)
e circa 500 adulti tra volontari e operatori.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 128
Nel corso dello scorso triennio è stato garantito il coordinamento dell’Extrascuola
mediante incontri trimestrali con i referenti delle progettualità attive nei Comuni
dell’Ambito 1 – Bergamo e la realizzazione di un percorso formativo annuale rivolto ai
volontari, al fine di creare sinergia e integrazione fra le diverse esperienze.
Si è inoltre predisposto, all’interno del percorso/tutoring dei referenti d’Ambito
promosso dal Settore Politiche Sociali della Provincia, il vademecum e il sito web
provinciale degli extrascuola.
Le comunità di apprendimento, nate spontaneamente devono essere curate e coltivate
con risorse, scambi di idee e competenze, realizzando piccole imprese educative. Per
questo è importante che nel prossimo triennio si garantisca:
Una funzione di promozione culturale nel territorio sui temi della corresponsabilità
educativa degli apprendimenti.
La valorizzazione del ruolo dell’ente locale, rispetto a compiti di governance e di
sviluppo del protagonismo delle famiglie, dei ragazzi, della comunità, in un rapporto
complementare di risorse professionali e di volontariato.
Il mantenimento del raccordo attraverso un referente tecnico dell’Ufficio di Piano.
L’offerta di forme di accompagnamento ai servizi nella costruzione di un sistema
integrato tra scuola, extrascuola e territorio.
La prosecuzione del percorso di formazione/tutoring per i referenti degli Uffici di
Piano.
Progetto di intervento coordinato ad ampio livello a sostegno delle donne maltrattate Il progetto, promosso dall’Associazione Aiuto Donna in raccordo con l’Ambito 1-
Bergamo, offre sostegno alle donne maltrattate, sia attraverso un’ azione diretta di
affiancamento sia attraverso la creazione di reti qualificate e solidali in grado di
supportare l’azione di coloro che, direttamente o indirettamente vengono a conoscenza
della violenza perpetrata e a contatto con le vittime. In particolare, il progetto si
propone di potenziare il coordinamento e il lavoro di rete degli interventi richiesti, anche
e soprattutto in stretta collaborazione con i Servizi sociali e con il Servizio Minori e
Famiglie dell’Ambito 1, attraverso le seguenti tipologie di azioni:
coordinamento dei volontari dell’accoglienza attraverso la supervisione dei casi in
carico e l’individuazione di un piano di aiuto mirato;
formazione degli operatori psico-sociali da parte di psicologi e avvocati, finalizzata
alla gestione delle situazioni di violenza subite da donne con e senza figli;
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 129
consulenza agli operatori psico-sociali nella fase di presa in carico dei casi di
maltrattamento;
consulenza alle donne vittime di violenza attraverso incontri finalizzati a conoscere
la struttura psichica, le risorse ed eventuali patologie in atto;
servizi di accoglienza, counselling e sportelli stalking, rivolti alle donne che
subiscono violenza, finalizzati alla costruzione di una relazione fiduciaria con gli
operatori per intraprendere percorsi di emancipazione.
Consulenza legale L’Ambito ha attivato dal 2008 un servizio di consulenza legale concernente situazioni
relative a soggetti minorenni con implicazioni giuridiche di particolare complessità,
previa l’attività di filtro da parte degli operatori sociali. Il servizio si esplica attraverso il
supporto tecnico, anche di gruppo, agli operatori (assistenti sociali, educatori e
psicologi) del Servizio Tutela Minori dell’Ambito 1 in merito a quesiti, problematiche
emergenti o temi ricorrenti nelle prassi operative, nonché attraverso consulenza
telefonica ed online.
In particolare sono stati sottoposti allo studio legale:
quesiti relativi alla residenza e al trasferimento di minori;
consulenze su adozioni di minorenni, ricongiungimento familiare e rapporti parentali;
studi relativi alla privacy, maltrattamento di minori, pignoramento presso terzi;
ordini di protezione;
incontri in sede per minori non accompagnati.
Accoglienza e affidi Il lavoro avviato sul Servizio Minori e Famiglia di Ambito ha permesso nel corso
dell’ultima triennalità un maggiore coinvolgimento del Servizio Affidi del Comune di
Bergamo e del Servizio Affidi gestito in forma associata e in co-progettazione per i
Comuni di Torre Boldone, Sorisole, Gorle e Orio al Serio, nella lettura dei bisogni e
nello sviluppo di azioni il più possibili integrate con il territorio.
Per quanto riguarda il tema dell’accoglienza la gestione a livello di Ambito prevede la
realizzazione di una progettualità che veda i due Servizi Affidi lavorare insieme
integrando competenze, strumenti e risorse e che contempli al suo interno due azioni:
una più specifica legata al tema dell’affido e una legata al tema della promozione della
genitorialità sociale.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 130
L’affido familiare è un intervento sociale che permette il supporto di minori e famiglie in
difficoltà, attraverso la disponibilità di famiglie accoglienti, l’attivazione delle comunità
locali interessate, che porta con sé un elevato valore simbolico, e il supporto di diversi
soggetti, professionali e non.
La promozione di genitorialità sociale, intesa come sviluppo di responsabilità sociali ed
educative da parte degli adulti nei confronti delle giovani generazioni che vi abitano,
coinvolge le famiglie e tutti i soggetti che in un territorio si occupano della crescita dei
minori: scuola, agenzie sportive, realtà aggregative, oratori. La promozione della
genitorialità sociale è da intendersi come un patto intergenerazionale finalizzato a
promuovere e sostenere la crescita dei minori nonché a rinforzare i legami sociali e la
mutualità tra famiglie. Le esperienze di mutualità familiare sono l’espressione di una
rete di solidarietà nella quale si mettono in gioco le risorse genitoriali per rispondere ai
bisogni di sostegno e di cura dei minori. Questo processo ha bisogno di promozione e
alimentazione attraverso azioni mirate sul versante formativo, progettuale e
organizzativo di cui sono modello le reti familiari.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 131
5.8. AREA ADOLESCENTI E GIOVANI Per quanto riguarda quest’area le azioni attivate sono state prevalentemente negli anni
2009/2010, progetti e azioni che hanno avuto per premessa forti collaborazioni
interistituzionali di territorio. Nello specifico:
Forme del disagio, progetto rivolto alla fascia preadolescenziale, sostenuto
dall’Ufficio scolastico per la Lombardia e dall’Asl con la finalità di individuare
un’efficace condivisione di esperienze e strategie con il gruppo di docenti degli
Istituti comprensivi del territorio.
Voglio trovare un senso, progetto teso alla realizzazione di azioni per la
promozione di condizioni favorevoli nel triennio della scuola secondaria di
secondo grado.
“2You due volte ragazzi” progetto volto al contenimento della dispersione
scolastica, promosso dall’Ufficio scolastico per la Lombardia, con l’attivazione di
percorsi individuali e di attivazione dei referenti interni alle singole scuole.
www.giovani.bg.it, si è regolarmente garantito il mantenimento tecnico del sito
del sito portale di Ambito per le politiche giovanili.
Proposte formative per genitori realizzati nei quartieri di Loreto, San Paolo, San
Tomaso e Monterosso di Bergamo, per il coinvolgimento nella progettazione
delle reti sociali di territorio e di sviluppo di metodologie di partecipazione attiva
dei genitori. Si sono altresì realizzati due ulteriori proposte di formazione per
genitori nei comuni di Ponteranica e Sorisole e nel comune di Torre Boldone.
Giovani Card e sito collegato, progetto indicato tra le priorità è stato portato a
compimento per tutta la triennalità.
Spazio Informagiovani del Comune di Bergamo, per proseguire un’azione di
condivisione tra Istituti comprensivi (scuola secondaria di primo grado) con la
partnership del Ufficio scolastico della Lombardia sui temi dell’orientamento alle
scelte.
Nell’anno 2011 la progettualità sull’area adolescenti e giovani ha visto un rallentamento
rispetto alle azioni a livello di Ambito anche se ogni Comune/territorio ha attivato
attenzioni specifiche rispetto a quest’area e per quanto possibile in azione integrata.
Certamente risulta centrale la considerazione della specificità geografica e anagrafica
dell’Ambito, elemento prioritario di ogni programmazione e progettazione, soprattutto
tenendo conto delle caratteristiche della accentuata mobilità territoriale di giovani e
adolescenti. Una mobilità che rende ineludibile una considerazione puntuale del
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 132
capoluogo in termini di polo attrattivo in funzione dell’offerta formativa e delle proposte
in sostegno al percorso di crescita e di sviluppo del progetto di vita degli adolescenti e
giovani. Per la prossima triennalità risulta essere attenzione prioritaria promuovere un
processo che, anche in funzione delle effettive risorse disponibili e della sostenibilità
dei processi stessi, valorizzi l’esistente, in termini di servizi e progetti sperimentati e in
atto, puntando sulla promozione di funzioni più che sull’apertura e avvio di nuovi
servizi. Tutto concorrendo attivamente alla valorizzazione sussidiaria del rapporto
potenziale tra pubblico e privato. In questo quadro, e sulla scorta anche delle
esperienze maturate in questi anni, pare opportuno articolare lo sviluppo di attenzioni e
programmazioni a livello di ambito attorno a quattro polarità: politiche info orientative,
prevenzione, formazione e lavoro.
Politiche info orientative
Il supporto alla scelta nelle fasi delle transizioni giovanili risulta processo
particolarmente delicato, soprattutto in questi anni di crisi economica. L’esperienza
dell’Informagiovani di Bergamo, ed in particolare di alcuni progetti realizzati in supporto
a famiglie e ragazzi (Partenze intelligenti), che peraltro hanno già incrociato l’interesse
e l’attivazione di altri comuni dell’ambito, merita una potenziale riflessione sul ruolo
integrato di un sistema info orientativo di ambito che possa avvalersi delle strutture e
delle competenze realizzate e maturate, favorendo processi reticolari e capillari di
raccolta del bisogno e della domanda (espliciti e impliciti) di sostegno. Un sistema
connesso strutturalmente con il complesso sistema formativo cui accedono gran parte,
se non la totalità, dei ragazzi dei Comuni dell’Ambito, per favorire anche qui, le
opportune integrazioni istituzionali. Uno specifico sviluppo delle politiche info-
orientative dovrebbe poter assumere le indicazioni del DRR regionale n. IX/2508, in
tema di impulsi a sostegno dell’inserimento nel mondo lavorativo e dell’imprenditorialità
giovanile.
Prevenzione
I dati e le informazioni presentate, relative alla specifica area territoriale, evidenziano:
Le tendenze e l’evoluzione del fenomeno del policonsumo e del poliabuso.
I tassi di prevalenza e incidenza tossico-alcoldipendenza di utenti presi in carico
dall’u.o. sert di bergamo (oltre agli accessi di soggetti senza dimora, con problemi
legati all’uso di sostanze e all’abuso di alcol, anche provenienti da altri territori)
superiori alla media provinciale e più alti rispetto a tutti gli altri ambiti della provincia
di Bergamo.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 133
Consumi diffusi di sostanze, in particolare cannabinoidi tra i giovanissimi (con
abbassamento dell’età del target, considerando la giovane età che caratterizza
molti utenti presi in carico al sert in questo ambito), oltre a cocaina, nonché il ritorno
al consumo di eroina, frequentemente con modalità di assunzione considerate
inusuali.
L’eterogeneità dei consumi e delle prese in carico al sert considerando le fasce
d’età dei nuovi utenti presi in carico, a ulteriore conferma del fatto che le
problematiche connesse all’abuso di sostanze risultano trasversali tra giovani e
adulti e che, pertanto, gli interventi preventivi devono orientarsi in tal senso.
L’aumento del numero di utenti stranieri presi in carico al sert per problematiche
legate all’uso di sostanze e all’uso problematico di alcol.
L’aumento del numero di utenti presi in carico al sert per il trattamento di gioco
d’azzardo patologico.
Alla luce di questa lettura, si delinea necessario:
A. Avviare una stretta collaborazione tra il Dipartimento Dipendenze ASL, in
raccordo con la Commissione Prevenzione, e l’Ufficio di Piano, al fine di
valutare una possibile concertazione rispetto alla prevenzione delle
dipendenze. Obiettivo è la programmazione e la definizione di eventuali nuovi
interventi di prevenzione, in collaborazione con la rete dei Comuni e dei diversi
Soggetti attivi sul territorio.
B. Valorizzare l’investimento negli interventi di prevenzione universale e
incrementare gli interventi di prevenzione selettiva e indicata, tenendo in
considerazione di sviluppare una strategia interistituzionale condivisa (Ufficio di
Piano, Ufficio Scolastico Territoriale, ASL), a partire da un monitoraggio
riguardo le Politiche di prevenzione del territorio, per le scuole secondarie di I e
II grado.
C. Coinvolgere, in un ruolo attivo e competente, i Moltiplicatori di Prevenzione
(docenti, animatori, allenatori sportivi, ecc.) Sviluppando occasioni formative
che supportino i processi educativi e di crescita per bambini, preadolescenti,
adolescenti e giovani.
D. Consolidare e stimolare l’investimento su strategie di tipo educativo-
promozionali, life skills, sviluppo di comunità e riduzione del danno (già attive
nell’ambito), riducendo ulteriormente l’uso di strategie di tipo informativo.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 134
E. Considerare l’opportunità di attivare/implementare le iniziative – anche con il
coinvolgimento delle associazioni che già sul territorio lavorano nel settore –
volte all’integrazione della popolazione straniera, vista la presenza rilevante
nell’ambito di cittadini stranieri residenti, la popolazione minorile e studentesca,
le aumentate richieste di aiuto al SERT legate ai comportamenti d’abuso.
F. Valutare possibili sviluppi di attività preventive nell’ambito dei locali e contesti
del divertimento (bar, pub, feste estive).
G. Un ulteriore fronte di condivisione progettuale è rappresentato dal dare
continuità alle attività di formazione adulti, rivolte a genitori di adolescenti e
giovani, che hanno permesso di sperimentare in programmazioni congiunte e
monitorate modelli innovativi e complementari.
Formazione
La programmazione di Ambito di strategie formative rivolte in particolare alle famiglie di
ragazzi adolescenti mira ad una più efficace calendarizzazione delle attività, ad un
maggior e più raffinato monitoraggio degli esiti delle proposte formative, oltreché ad
una maggiore complementarietà di modelli (modelli informativi e modelli laboratoriali)
ed è premessa di un lavoro svolto in sinergia tra istituzioni. Un piano formativo di
Ambito rivolto alle tematiche relative al rapporto con figli preadolescenti e adolescenti,
tanto sul fronte delle attenzioni preventive (dipendenze, sessualità, disturbi alimentari,
fattori di rischio) quanto su quello delle componenti relazionali (conflitto, affettività,
socialità, ruoli) procede da una integrazione tra le proposte degli sportelli privati e
pubblici e dalla valorizzazione delle competenze e delle linee guida isitituzionali, e si
può avvalere di risorse specificatamente dedicate alla famiglia, già materia di sviluppo
intercomunale.
Anche in relazione ai criteri promossi dalla Regione in termini di linee di indirizzo della
governance delle politiche giovanili in Lombardia, risulta premessa necessaria e
opportuna una capacità conoscitiva della realtà territoriale che deve prevedere
adeguate analisi dei bisogni e rispondenza ad essi degli interventi.
Tale sviluppo mira ad un coinvolgimento, a più livelli, del territorio e delle realtà
presenti, a cominciare dall’Asl, dalla Diocesi, dal Terzo settore, dall’associazionismo
giovanile, dalle rappresentanze del mondo economico e produttivo.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 135
Lavoro
Il problema del lavoro per le fasce giovanili, con il permanere della crisi economica, sta
diventando un’urgenza anche nella nostra provincia, territorio che fino a pochi anni fa
aveva visto la questione solo marginalmente, per determinate categorie di lavoratori o
in zone ben definite. Negli ultimi anni il dato nazionale aggiornato al 1° febbraio 2011
riporta una percentuale del 29% di ragazzi tra i 15 e 29 anni che sono disoccupati (dato
ISTAT), di questi, circa due milioni non studiano, non lavorano e non cercano
occupazione (dati CENSIS). Il dato provinciale evidenzia che, nell’anno 2009, i giovani
con meno di 24 anni in cerca di un lavoro sono l’11,6% (fonte ISTAT), dato inferiore
alla media regionale (18,5%) ma comunque in crescita. Poiché le risorse sono sempre
più scarse, e sul tema del lavoro e dell’accesso i soggetti coinvolti sono diversi e
talvolta distanti, è necessario ragionare sulle esigenze e sulle possibili risposte in modo
coordinato.
Le azioni che si intendono valutare per eventuali sviluppi progettuali devono riguardare:
L’accesso al mondo del lavoro, garantendo servizi di supporto che diffondano la
logica della formazione continua, della ricerca attiva del lavoro, dell’analisi delle
competenze e delle scelte professionali conseguenti; risulta necessario stringere
patti e sperimentare buoni prassi anche con il mondo della scuola e della
formazione, al fine di preparare i giovani alle prime esperienze di lavoro.
La mobilità nel mondo del lavoro, attraverso percorsi di riqualificazione e di
supporto nel transito tra diverse occupazioni, anche mediante la sperimentazione
di “periodi di prova” accompagnati e supportati.
L’autonomia e l’inventiva lavorativa, come supporto ai percorsi di creatività
finalizzati alla nascita di attività imprenditoriali per i giovani.
La connessione tra giovani in cerca di lavoro e il mondo dell’impresa familiare “in
crisi di identità”, ipotizzando servizi che rapportino tra loro artigiani prossimi alla
dismissione di attività, senza “successori” definitivi, e giovani che vogliono
sperimentarsi.
La riscoperta di alcune attività tradizionali che rischiano di scomparire ma che
sono ancora attuali lavorando per tramandare competenze e capacità che
rischiano di scomparire.
Sintetizzando quanto espresso, per il prossimo triennio s’ intende consolidare e
implementare il lavoro fin qui svolto, valorizzando competenze umane diversificate, sia
professionali che territoriali, con la compartecipazione di soggetti diversi nelle decisioni
e nella corresponsabilità delle scelte e delle azioni.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 136
Si ritiene quindi opportuno proseguire nell’investimento del Servizio Minori e Famiglie
di Ambito che si traduce in:
Area prima infanzia: attraverso lo sviluppo e mantenimento delle collaborazioni e
azioni in essere sulla neo-genitorialità;
Area tutela minori: consolidamento del lavoro di territorio/ formazione degli
operatori/ investimento sul tema affidi e accoglienze leggere;
Area adolescenti e giovani: avvio di un percorso e una progettualità condivisa con
temi specifici rispetto ai temi delle politiche info orientative, della prevenzione, della
formazione e del lavoro. Si ipotizza anche l’avvio di un sottogruppo specifico
relativo all’area che tenga uno stretto raccordo con il Tavolo Minori e Famiglia.
Ambito territoriale 1 - Bergamo
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5.9. AREA TRASVERSALE
5.9.1. Il Servizio Integrato di Inserimento Lavorativo
Il Servizio Integrato di Inserimento Lavorativo (SIIL) è un servizio di consulenza,
accompagnamento, facilitazione all’integrazione lavorativa di persone svantaggiate,
attraverso percorsi che mirano a conciliare i bisogni personali dell’utente con le
necessità produttive del territorio, ponendosi in modo trasversale a tutte le aree di
intervento. Il SIIL è un servizio di secondo livello in quanto risponde alle richieste dei
servizi sociali di base (non è previsto l’accesso diretto al SIIL) e si rivolge ai cittadini
residenti nell’Ambito di Bergamo, iscritti al collocamento mirato della Provincia L. 68/99
o in situazione di svantaggio ai sensi della L. 381/91 che, su segnalazione dei servizi
sociali e dei servizi specialistici, necessitano di un accompagnamento per la
realizzazione dell’inserimento lavorativo. Attualmente questo servizio orienta gli utenti
verso percorsi individuati con gli enti e i soggetti del territorio iscritti all’Albo dei servizi
accreditati dall’Ambito territoriale.
Il voucher di inserimento lavorativo, utilizzato dal SIIL per integrare i percorsi promossi
con la Provincia di Bergamo attraverso i bandi della L. 13/2003, si struttura su quattro
tipologie d’intervento:
Osservazione in situazione.
Tirocinio lavorativo.
Tutoraggio e borsa lavoro.
Mantenimento.
Di seguito una visione d’insieme sui dati raccolti negli anni 2009-2011 dal SIIL:
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 138
Cittadini presi in carico dal servizio
2009 2010 2011
Comune TOT F P S M TOT F P SS TOT F P S M
Bergamo 7 4 4 2 1 33 13 17 3 36 15 10 9 2
Orio al
Serio
1 0 0 0 0 2 1 1 0 2 1 1 0 0
Gorle 2 2 0 0 0 3 1 2 0 4 3 0 1 0
Torre
Boldone
2 0 2 0 0 4 1 3 0 2 0 2 0 0
Ponteranica 1 0 0 0 1 2 1 1 0 2 2 0 0 0
Sorisole 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Totale 14 6 6 2 3 44 17 27 3 46 21 13 10 2
Nota: F= fisico; P= psichico; S= svantaggio; M = mista
Consulenze
Comune 2009 2010 2011
Bergamo 7 12 15
Gorle 0 0 1
Ponteranica 0 2 1
Sorisole 0 2 0
Totale 7 16 17
Ambito territoriale 1 - Bergamo
Piano di zona 2012-2014 139
Incontro con operatori dei servizi
Operatori 2009 2010 2011
A.S Sociali di base 30 30 38
A.S. Psichiatria 35 16 23
Enti Accreditati 15 17 25
A.S. Sert 9 2 2
Equipe integrata CPS - SIIL 5 5 2
Tavolo Legge 13 9 9 10
TOT 103 79 99
Nel triennio l’équipe del servizio ha rivolto molta attenzione al sistema, agli strumenti,
alle segnalazioni pervenute dai vari servizi, alla presa in carico e al tipo di azioni che
l’impianto dei voucher ha attivato con le risorse disponibili. Le riflessioni e i confronti,
proposti ai Tavoli di lavoro rispetto ai temi della disabilità e della psichiatria, hanno
evidenziato il bisogno del cambiamento sia nel sistema sia nell’impianto dei voucher.
In particolare, si rilevano i seguenti aspetti:
La non corrispondenza tra l'impianto del servizio e le caratteristiche attuali del
bisogno. Infatti, in base alla strutturazione del sistema in atto viene richiesto
l'accompagnamento dell’utente per l’intera durata del progetto, partendo
dall’osservazione iniziale, costituita da tirocini in contesti protetti, fino
all’inserimento lavorativo in azienda, ma in realtà l'ultima fase del processo non
riesce a raggiungere l'obiettivo. La ricerca aziende, così come prevista nella
fase progettuale, non trova riscontro oggettivo. Lo scauting e l'abbinamento tra
postazione lavorativa e invalido resta per l'équipe del servizio una mancanza.
Ciò ha comportato una limitazione dell’intervento di inserimento lavorativo del
SIIL alle sole fasce di utenti appartenenti alle categorie protette della L. 68/99,
mentre per l’utenza svantaggiata e certificata, ma senza invalidità, è stato
possibile solo effettuare tirocini osservativi o di formazione al lavoro. Per
migliorare le prestazioni del servizio, sarebbe opportuno modificare l’assetto
attuale dell’équipe del SIIL, inserendo la figura del mediatore aziendale che
lavori sulla mappatura delle aziende del territorio ricercando contesti e mansioni
idonee all’inserimento lavorativo. Tale proposta potrebbe rendere più efficace
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l'intervento e consentirebbe l'allargamento del bacino d'utenza, dando la
possibilità di sperimentare progetti di inserimento lavorativo anche per persone
con svantaggio certificato, e non iscritti al collocamento mirato, elemento che il
territorio e i servizi psichiatrici ci chiedono da tempo.
Il SIIL, in collaborazione con il Piano Provinciale Disabili, ha raccolto circa 200
schede professionali di invalidi iscritti agli elenchi della L. 68 e di segnalazioni
pervenute dal territorio dell'Ambito 1 al fine di ottenere indicazioni più precise
sulla tipologia del bisogno. Ciò che è emerso è che l' utenza segnalata e presa
in carico spesso risulta poco idonea all'inserimento lavorativo; infatti durante i
colloqui di orientamento vengono alla luce altri bisogni che richiedono
l'intervento di servizi diversi (presa in carico dei servizi psichiatrici, progetti
socio – occupazionali ecc.).
A tal proposito risulta opportuno instaurare una più stretta collaborazione con le
assistenti sociali e gli operatori dei servizi sociali di base del territorio coinvolti nella
gestione di alcuni aspetti legati alle fragilità dell’utenza (operatori del Fondo Famiglia e
Lavoro, operatori che gestiscono la fascia della grave emarginazione). Il SIIL infatti
potrebbe offrire loro una consulenza mirata e specifica sui pre-requisiti fondamentali ad
un’idoneità lavorativa della persona sia essa disabile che svantaggiata e fornire
approfondimenti e informazioni sugli strumenti a disposizione e sulla normativa rispetto
alle politiche attive del lavoro.
Dopo aver concordato un Protocollo d’intesa con la Psichiatria e definito prassi di
segnalazioni chiare con i servizi di base, si è precisato meglio il ruolo dell’équipe e
delle funzioni mancanti ( affidate attraverso il sistema voucher agli enti accreditati ) al
raggiungimento di risultati più importanti. Il mediatore aziendale e il tutor educativo
sono risultati essenziali al SIIL, pertanto si è proposta una rivisitazione del progetto e
degli strumenti fin qui utilizzati.
Il cambio di prospettiva dovrebbe rendere più efficace l’ individuazione di percorsi di
tirocinio in azienda e la verifica del percorso. Da qui la proposta di una equipe che
possa, grazie alle diverse componenti coinvolte ed una gestione attenta ed oculata,
garantire alti livelli di risposta con un uso contenuto di risorse. L’idea è offrire una
progettualità nuova, personalizzata, applicabile attraverso interventi e servizi
consequenziali che hanno come esito il bilancio di competenze che viene condiviso
anche con il Servizio Sociale inviante e che determina la fattibilità e l’eventuale
collocazione nel mercato del lavoro protetto o no della persona, nonché la definizione
degli obiettivi del percorso. La promozione di una nuova modalità diversa di rapporto
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tra ente pubblico e privato sociale per la gestione dei servizi, come peraltro risulta
essere la co – progettazione, risponderebbe a queste esigenze, coinvolgendo i diversi
servizi in una rete di relazioni interdipendenti, dove tutti sono chiamati ad un ruolo di
cogestione responsabile e propositivo, e i livelli di sinergia, efficienza ed efficacia
possono evolvere in meglio.
I servizi al lavoro si occupano di un tema “caldo” che rende ancor più urgente e
necessario un nuovo modello di interazione tra le parti, al fine di intervenire in modo
sempre più organico in tutte le fasi della individuazione dei problemi, elaborazione di
possibili soluzioni e applicazione delle stesse. L’alternativa, ove si decidesse di non
muoversi in questa direzione, è di andare verso servizi sempre più residuali e scollegati
dal sistema, quindi con una ridotta possibilità di fornire risposte credibili e sostenibili
alle istanze che provengono dagli utenti, dai territori e dai decisori politici e sociali.
Si sta definendo un protocollo operativo tra gli Ambiti di Bergamo e Dalmine per la
formulazione di un servizio unico sovra-Ambito composto da un’equipe unica con ruoli
e funzioni condivisi, data la partecipazione di entrambi gli Ambiti allo stesso tavolo L.
13/2003 in cui vengono condivise modalità organizzative, strumenti, operatori e si
collabora con i medesimi servizi specialistici e di formazione con l'individuazione di
alcune priorità d'azione condivise volte a:
Sviluppare e allargare il servizio d’inserimento lavorativo indirizzando gli
interventi a più fasce di cittadini con attenzione anche allo svantaggio dei
giovani.
Lavorare sulla mappatura delle aziende del territorio ricercando contesti e
mansioni idonee all’inserimento lavorativo attraverso l'introduzione della figura
del mediatore aziendale.
Costituire un fondo di ambito inerente le eventuali borse lavoro o altri contributi
corrisposti agli utenti sulla base dei progetti personalizzati di accompagnamento
lavorativo.
Offrire competenze e consulenze ai servizi sociali territoriali in tema di politiche
attive del lavoro; lavorare in raccordo con provincia e regione ed enti
competenti in tema di politiche del lavoro sulle normative e sugli strumenti
facilitanti la ricerca di postazioni di lavoro facilitare la partecipazione alla rete
della cooperazione di tipo a e b (favorire convenzioni 381 tra enti pubblici e
privati).
Fornire personale specializzato in tema di orientamento e in strutturazione di
percorsi di formazione on the job (es. Rispondere alla dispersione scolastica)
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gestire operativamente l’eventuale partecipazione degli ambiti territoriali ai
bandi provinciali L.R. 13/2003.
In termini di apertura al territorio e dell’individuazione dell’offerta di aziende disponibili e
interessate a collaborare, la possibilità di indagare sia sulla città (in termini di attività di
servizi prevalenti sull’Ambito 1) sia sulla provincia (n termini di attività produttive
(prevalenti sugli altri Ambiti) amplia la scelta e la possibilità di abbinamenti tra richiesta
e offerta.
5.9.2. Promozione di azioni integrate di supporto sul tema dell’Amministrazione di sostegno
La legge n. 6/2004 ha istituito l’Amministratore di sostegno quale nuova misura di
protezione giuridica, con la finalità di rappresentare e sostituire chi, a causa di
un’infermità o di una patologia, si trova nell’impossibilità anche parziale o temporanea
di provvedere ai propri interessi.
Nel corso del 2011 l’Ambito 1 ha sostenuto il progetto “Liberi Legami”, rivolto ad
individuare azioni territoriali sulle tematiche relative all’implementazione della figura
dell’Amministratore di Sostegno, riconoscendo la necessità di realizzare un sistema
efficace di protezione giuridica, che coinvolga a nuove responsabilità tutti i soggetti
chiamati dalla legge stessa: la famiglia, la società civile, gli enti pubblici e gli enti
privati.
In collaborazione con le istituzioni coinvolte (ASL – Ambito 1 – Associazioni) nella
prossima programmazione si intendono perseguire i seguenti obiettivi:
Rafforzamento della capacità del Terzo settore di occuparsi di auto tutela,
favorendo in particolare la nascita e il consolidamento di reti a livello provinciale
tra le associazioni interessate alla piena attuazione della legge, così da
assicurare un corretto e continuativo rapporto con le istituzioni pubbliche (ASL,
Comuni, Giudici Tutelari).
Attuazione di interventi di coinvolgimento dei componenti del sistema di
protezione giuridica attraverso azioni di informazione, sensibilizzazione e
formazione differenziati a seconda dei territori e dei soggetti a cui sono rivolti;
raccolta e analisi dei bisogni dei territori; orientamento e consulenza;
coordinamento della rete.
Valutazione della possibilità di costruire delle collaborazioni tra l’Ufficio di Piano,
l’Ufficio Tutele e Curatele del Comune di Bergamo, l’Ufficio di Protezione
Giuridica dell’asl, le altre realtà territoriali, la Cooperazione Sociale e tutte le
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associazioni che sul territorio si occupano di protezione giuridica. Tale rete
deve porsi come riferimento per gli operatori sociali del territorio e deve allo
stesso tempo fornire supporto al volontariato per la costituzione di un elenco
dinamico di ADS, attivare percorsi formativi rivolti agli operatori sociali e
volontari, tenere monitorati i dati relativi ai bisogni emergenti.
5.9.3. Sistema informativo di Ambito L’emanazione della legge 328/2000 ha comportato la necessità di lavorare in gruppi
eterogenei e tematici, e contestualmente di operare su documenti coerenti ed
omogenei, in modo da condividerne ai vari livelli la diffusione e l’informazione. Infatti, è
sempre più pressante l’esigenza di disporre di dati attendibili, di effettuare complesse
rendicontazioni periodiche e di monitorare ogni aspetto economico-finanziario e di
risultato. Vi è quindi la necessità di individuare uno strumento di supporto che agevoli
le procedure operative, la coerenza dei dati e la condivisione degli stessi; inoltre lo
strumento deve essere in grado di fornire specifiche soluzioni per la rendicontazione, il
monitoraggio di tutte le numerose attività operative.
Partendo da questi presupposti di contesto, in data 12 Maggio 2009 l’Ambito 1 –
Bergamo ha approvato il protocollo d’intesa per l’estensione dell’applicativo SISS
(Sistema Integrato dei Servizi Sociali), in dotazione al Comune di Bergamo per le
prestazioni socio assistenziali, agli altri Comuni dell’Ambito. In fase di sperimentazione
l’applicativo è stato esteso limitatamente alle prestazioni sociali gestite a livello di
Ambito, riservandosi la valutazione successiva per la condivisione dei servizi relativi
alle prestazioni erogate a livello di singolo Comune, considerato la vigenza negli stessi
di propri regolamenti che definiscono l’erogazione delle prestazioni sociali.
Dopo una attenta analisi delle prestazioni in carico agli Ambiti si è provveduto a
realizzare i seguenti moduli operativi:
Segretariato sociale o cartella sociale.
Buoni sociali (Anziani, Assistenti Familiari, Disabili).
Voucher sociali.
Assistenza Domiciliare Minori e Famiglia e Incontri protetti.
Assistenza domiciliare educativa disabili.
Gestione modulistica Fondo Sociale Regionale.
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Il programma SISS 328 web ha permesso di gestire le erogazioni dei buoni sociali per
le diverse tipologie di utenza (anziani, assistenti familiari, disabili) attraverso una
graduatoria unica di Ambito; contemporaneamente i singoli Comuni hanno inserito i
dati relativi agli utenti in carico e descritto le problematiche sociali nell’apposita sezione
riservata. Infatti, il programma prevede sia una gestione singola che una a livello
centrale delle diverse prestazioni o moduli configurati dal sistema, in modo da permette
una visione simultanea e reale di tutti i dati dei Singoli Comuni.
Nell’ultimo anno l’attenzione si è focalizzata su due prestazioni in particolare:
il miglioramento, dal punto di vista descrittivo e funzionale, della cartella sociale
- modulo base, in cui sono contenute tutte le informazioni di carattere
anagrafico e di prestazioni relative all’utenza in carico;
il completamento delle schede relative all’assistenza domiciliare minori e agli
incontri protetti, in particolare l’inserimento dei nominativi e la gestione della
domanda relativa alla tutela minori. Attualmente il programma permette di
gestire in maniera centralizzata tutto l’iter delle due prestazioni sopra descritte,
dando la possibilità di compilare le domande a livello centrale per poi trasferire
tutta la documentazione ai comuni che hanno competenza sui casi inseriti.
Il programma prevede il collegamento diretto con il portale denominato Health Portal
dell’Asl della provincia di Bergamo, software destinato a gestire il flusso dei dati
sociosanitari integrati proveniente dagli Ambiti. Stante questa situazione nel
programma Siss web, che dovrà interfacciarsi con il nuovo gestionale unico. In tal
modo si propone di cercare una banca dati condivisa tra ASL e Ambito.