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Aspen 13 giugno 2006
Edoardo Reviglio1
Privatizzazioni e sistemi della proprietà in Europa
1 Le idee contenute in questo scritto sono da attribuirsi all’autore e non coinvolgono in alcuna maniera la società di appartenenza, ne tanto meno il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Desidero ringraziare Paola de Rita, Livio Russo e Marco Sbriscia per la collaborazione fornita nella preparazione e redazione di questo lavoro. Ringrazio inoltre la Lehman Brothers per l’assistenza nel reperimento dei dati e nell’elaborazione di alcuni passaggi. Ovviamente errori ed omissioni rimangono di mia sola responsabilità.
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Indice
1. Processi di privatizzazione in Europa: ultima puntata?
2. Il capitalismo italiano dopo le privatizzazioni: cosa resta da fare?
La gestione delle partecipazioni dello Stato: prospettive strategiche Le privatizzazioni e il problema del debito pubblico
3. Internazionalizzazione del sistema industriale tedesco e il ruolo della banca universale
Il caso Pirelli-Continental Il caso Mannesman/Vodafone
4. Privatizzazioni, governo degli investitori istituzionali e la public company nel Regno Unito
5. La gestione strategica delle privatizzazioni in Francia e il liberalismo di Stato
Le privatizzazioni del 1986-87 Le privatizzazioni del 1993-95 La gestione attuale delle partecipazioni dello Stato in Francia La Caisse des Dépôts et Consignations Le principali operazioni transfrontaliere in Francia
6. Conclusioni
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1. Processi di privatizzazione in Europa: ultima puntata?
2. Processi di privatizzazione in Europa: ultima puntata?
I processi di privatizzazione in Europa sono ad uno stadio abbastanza
avanzato. Così come lo è il processo di convergenza. La quota di capitale
estero detenuta nelle Borse dei maggiori quattro Paesi europei è nell’ordine
del 35 per cento; era del 15 per cento all’inizio degli anni novanta. Molte
sono state le operazioni di acquisizione e fusione transfrontaliere. Ma
vediamo brevemente l’evoluzione dei processi paese per paese
La Gran Bretagna è stata la prima nazione a privatizzare le proprie aziende
pubbliche. È passata dal modello delle public corporation, al modello delle
public company. Oggi lo Stato britannico non ha più partecipazioni
industriali o finanziarie rilevanti. I proventi delle privatizzazioni sono stati
utilizzati per finanziare la spesa corrente ovvero per poter ridurre la
pressione fiscale, secondo le teorie della dottrina monetarista abbracciata dal
Governo conservatore.
In Germania domina ancora il capitalismo finanziario delle banche
universali. Dato che le grandi imprese sono possedute dalle grandi banche
che a loro volta “possiedono se stesse”, il sistema delle grandi imprese
industriali tedesche è considerato di proprietà della collettività. Anche per
questo, storicamente, la Repubblica federale tedesca non ha mai posseduto
direttamente un gran numero di imprese a livello nazionale. In pratica,
quindi, la gran parte delle grandi imprese private sono sempre state
“pubbliche” (nel senso di essere di nessuno e, quindi, di tutti) e, in ogni
modo, le principali imprese pubbliche che lo Stato deteneva sono state
privatizzate negli anni Novanta.
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Nel frattempo, il capitalismo finanziario tedesco, come vedremo, sta
mutando, anche se gradualmente. Il sistema tedesco permette l’acquisizione
di proprie imprese da parte di aziende straniere solo se vi è una valida
ragione strategica o se esse sono in serie difficoltà. Altrimenti il sistema
mette in atto adeguati strumenti proprietari e di corporate governance per
difendersi.
La Francia è forse il paese più simile all’Italia. Anch’essa ha privatizzato
molto. Lo ha fatto con un disegno ben preciso. Prima le banche e le
assicurazioni. Successivamente, con banche e assicurazioni ha costituito
noccioli duri composti da partecipazioni incrociate e con una presenza del
capitale estero con il limite del 20 per cento. In una seconda fase, le società
privatizzate hanno diluito in parte le partecipazioni dei noccioli duri ed il
limite al capitale estero è stato rimosso. L’economista francese, Francois
Morin, sostiene che il sistema francese è passato da un capitalismo a rete
(dei noccioli duri) ad un capitalismo finanziario di mercato (degli investitori
istituzionali).
Oggi, comunque, la Francia ha ancora un portafoglio di partecipazioni
importante che include partecipazioni in società quotate, non quotate e
aziende in forma di Epic (enti pubblici a carattere industriale) e di Epa (enti
pubblici a carattere amministrativo).
Lo Stato francese ha utilizzato i proventi delle privatizzazione per
ricapitalizzare le imprese o per finanziare nuovi progetti industriali nazionali
e solo molto marginalmente per ridurre il debito pubblico.
L’Italia, infine, dal 1992 ad oggi ha realizzato uno dei maggiori processi di
privatizzazione del mondo. Le banche erano per oltre l’85 per cento
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pubbliche ed oggi sono tutte private, con le Fondazioni bancarie a dare
equilibrio al sistema e con una forte presenza di investitori esteri nel capitale
delle stesse.
Le imprese privatizzate, dal punto di vista degli assetti proprietari, possono
essere divise in tre grandi categorie: imprese a controllo finanziario-
famigliare, imprese in mano a gruppi industriali esteri e imprese con
azionista di controllo pubblico. Nella prima categoria, prevalgono ancora
strutture di controllo basate sulle c.d. scatole cinesi e sulle partecipazioni
incrociate. Nella seconda categoria, le imprese acquisite hanno
generalmente avuto ottimi risultati senza particolari rischi per l’occupazione
o per le funzioni strategiche superiori che sono rimaste in Italia. Nel terzo
caso, la quota di mercato ha permesso una certa indipendenza dalla politica
e lo Stato le ha gestite con un indirizzo di governo tipicamente hands-off.
I proventi delle privatizzazioni italiane sono stati utilizzati per ridurre il
debito pubblico. Il loro contributo nel periodo 1992-2005 è stato pari a
circa il 15 per cento del Prodotto interno lordo (pari ad una media annuale di
un punto e mezzo di Pil).
Vediamo ora nel dettaglio come si sono evoluti in questi anni i sistemi
proprietari di Germania, Regno Unito e Francia e come ciò si inserisce nel
processo di convergenza e di internazionalizzazione dell’industria europea.
3. Internazionalizzazione del sistema industriale tedesco e il ruolo della banca universale
Il sistema proprietario delle grandi imprese tedesche si è fondato per oltre
un secolo su una particolare relazione tra le grandi imprese e le grandi
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banche. Era un sistema in cui le grandi banche universali si possedevano tra
loro e a loro volta possedevano insieme i pacchetti di controllo delle
maggiori imprese tedesche. Questo particolare assetto, conosciuto come
capitalismo finanziario tedesco, si basava su un forte senso del destino che
accomunava le banche, motori di sviluppo, e le imprese, forza e patrimonio
industriale della nazione tedesca. Il senso di missione che ha contraddistinto
le banche nel loro rapporto con le imprese ha costituito il nerbo dello
sviluppo industriale tedesco. Inoltre, il sistema di governance è
caratterizzato da una forte presenza dei sindacati e dei dipendenti nei
meccanismi di governo dell’impresa, secondo le concezzioni della co-
determinazione, ed organicista dell’impresa secondo la quale tutti gli
stakeholder si sentono parte di una missione comune che ruota intorno al
futuro destino dell’impresa.
Il cuore finanziario tedesco è mostrato nella Figura 16 e nella Tabella 17.
Nelle Figure 17 e 18 sono presentate le strutture proprietarie di due dei
principali gruppi tedeschi: la Siemens controllata dall’omonima famiglia e
la Daimler-Chrysler controllata delle banche e dal governo del Kuwait.
All’inizio degli Novanta, anche il sistema tedesco viene toccato dal vento
che spira dal mondo anglo-americano. La crescita dei mercati finanziari
internazionali, la creazione del mercato unico europeo, la necessità delle
imprese tedesche di crescere all’estero, l’egemonia del sistema giuridico
americano su quello europeo, hanno minato alle fondamenta il sistema
tedesco della banca universale e il cuore finanziario tedesco. A questi
stimoli il sistema banca-impresa ha risposto rapidamente dimostrando di
non temere il cambiamento. Nel migliore stile tedesco le trasformazioni
sono avvenute senza stravolgere i pilastri del sistema, salvaguardando così
la forza culturale che lo aveva reso forte e stabile.
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Ma facciamo un rapido passo indietro. A partire dagli anni Settanta, anche
nella Repubblica federale tedesca il dibattito economico-politico è stato
dominato da un orientamento neoliberista. In quegli anni, il governo
federale promette che “le attività dello Stato si sarebbero concentrate sui
compiti specifici, i servizi pubblici sarebbero stati conferiti il più possibile
ai privati, in modo tale che questi potessero erogarli in maniera idonea, e il
patrimonio pubblico sarebbe stato privatizzato, dove fosse possibile farlo,
senza pregiudicare gli interessi dello Stato”. Fino agli inizi degli anni
Ottanta il governo federale tiene fede a questo intendimento, anche se poco
viene realmente privatizzato.
Occorre aspettare, infatti, gli anni novanta per far sì che le privatizzazioni
prendano nuovo slancio, subito dopo il crollo del socialismo nella Germania
orientale e l’avvio del processo di riunificazione.
In realtà, le grandi imprese, le grandi banche e le compagnie di assicurazioni
tedesche sono private da lungo tempo. Il capitalismo finanziario tedesco si
fonda, infatti, su una fitta rete di partecipazioni reciproche tra quattro delle
maggiori banche (Deutsche, Dresdner, Commerz e Bayerische Vereinsbank)
e due compagnie di assicurazione (Allianz e Münchener Ruck) che, a loro
volta, detengono partecipazioni di controllo nella gran parte delle grandi
imprese tedesche. Le Tabelle da 11 a 16 e le Figure da 12 a 15 mostrano le
partecipazioni e la struttura proprietaria delle principali istituzioni
finanziarie tedeschi.
Le banche e le assicurazioni del cuore finanziario tedesco sono private, in
un modo molto particolare: esse si possiedono tra di loro, ma nessuna di
esse è posseduta, direttamente o indirettamente, da individui privati. Le
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imprese da loro controllate sono quindi anch’esse formalmente private, ma
solo in alcuni casi le banche le possiedono e/o le controllano insieme a
famiglie o ad individui privati. Il sistema delle grandi imprese e delle grandi
banche, quindi, si “possiede da sé”, attraverso un sistema di cooptazione
reciproca e di reciproco sostegno. Il capitalismo finanziario tedesco è,
quindi, un modello unico nel suo genere e nasce dalla concezione,
tipicamente tedesca, che la grande industria e la grande finanza sono un
bene della collettività. Esistono comunque società controllate da Enti
pubblici, anche tra le grandi imprese, ed alcune di esse che sono ancora
controllate direttamente dallo Stato: la Deutsche Telekom (con lo Stato al 37
per cento, di cui il 22% attraverso l’istituzione finanziaria pubblica KfW), la
Volkswagen (con la Bassa Sassonia con il 20,8 per cento) e la Deutsche
Post (con lo Stato al 41,7 per cento, tramite KfW). Queste e poche altre
grandi imprese tedesche sono ancora pubbliche. Precedentemente, lo Stato
controllava anche la Lufthansa (linee aeree), la Veba (chimica) e la Viag
(elettricità, gas e acqua) che sono state privatizzate tra il 1987 ed il 1997. La
Viag e la Veba si sono recentemente fuse costituendo la E.on, con Allianz
che ne possiede il 10,2 per cento e la Deutsche Bank il 7,2 per cento.
Le principali privatizzazione sono riassunte nella Tabella 9.
Le grandi imprese pubbliche privatizzate sono state per lo più acquisite dalle
istituzioni del cuore finanziario tedesco, attraverso reti di partecipazioni
incrociate ed attraverso numerosi meccanismi che sono volti a garantire non
solo il loro sviluppo, ma anche la difesa della proprietà nazionale.
Per comprendere la natura delle imprese nazionalizzate nella Germania
occidentale, occorre effettuare una preliminare distinzione fra le proprietà
pubbliche dello Stato federale e quelle delle Regioni e dei Comuni. Questi
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ultimi esercitano, in proprio, una molteplicità di servizi e hanno numerose
competenze in diversi campi: trasporti, gestione delle scuole, erogazione
dell’energia elettrica, università e credito. La proprietà delle imprese, che
riveste così un ruolo fondamentale dal punto di vista economico, politico e
sociale dei Comuni e delle Regioni, è nelle mani principalmente delle
banche, le quali si occupano anche del finanziamento delle politiche
strutturali e regionali.
Le strutture proprietarie prevalenti nelle principali grandi imprese tedesche
sono illustrate nella Tabella 10.
Negli ultimi anni, alcuni eventi particolari hanno scosso il sistema
finanziario e gli assetti proprietari delle grandi imprese tedesche. Il tentativo
di acquisizione della Continental da parte della Pirelli; la privatizzazione
della Deutsche Telekom; l’acquisizione da parte della Mannesman della
Orange e la successiva acquisizione della Mannesman da parte della
Vodafone manifestano il mutamento in atto nel sistema tedesco.
Queste operazioni, tutte e tre avvenute negli anni Novanta, hanno avuto un
ruolo molto importante nella trasformazione del capitalismo finanziario
tedesco verso un capitalismo di mercato. Esse hanno costretto i tedeschi ad
interrogarsi sulla natura del proprio sistema. Le reazioni dell’opinione
pubblica alla trasformazione in atto ed alla possibilità di perdere il controllo
delle proprie storiche imprese sono state, almeno all’inizio, di grande
preoccupazione, quasi di terrore. Gradualmente il clima è cambiato e
quando la Vodafone ha acquisito la Mannesman l’operazione è stata
accettata dai più, sulla base di considerazioni strategiche e sulla necessità di
aprirsi alle nuove logiche dei mercati globali.
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Discuteremo brevemente queste tre operazioni nel proseguo di questa nota.
Il caso Pirelli-Continental
Nel settembre del 1990 la Pirelli ha presentato una proposta di OPA
amichevole sulla Continental (Baums 1993, Jenkinson & Ljungvist 2001,
Gordon 2003). I giornali, fin all’inizio, parlarono del cosiddetto “abbraccio
dell’orso”. La Pirelli al tempo era il quarto produttore di pneumatici al
mondo; Continental il quinto. Ciascuno aveva l’8 per cento circa del
mercato mondiale, con importanti produzioni negli Stati Uniti ed
nell’America Latina. La necessità di consolidamento dell’industria dei
pneumatici era evidente, in seguito ad una generalizzata sovracapacità
produttiva. La Pirelli sosteneva di avere, grazie ad accordi con possessori di
importanti quote di blocco italiani e tedeschi, oltre il 50 per cento delle
azioni della società, lasciando presagire una minaccia alle possibili
resistenze del management: in breve, la proposta amichevole di Pirelli venne
considerata un’acquisizione ostile.
La prima reazione della Continental si sostanziò nell’inserimento nello
Statuto della regola che limitava il diritto di voto, per ogni individuo o
gruppo, al 5 per cento del capitale, indipendentemente dalle maggiori quote
possedute, ed alzò il limite necessario per l’approvazione di un’acquisizione
da parte di un gruppo straniero al 75 per cento dei voti rappresentati in
assemblea. Le limitazioni poste in atto per la difesa della società vennero
ovviamente messe in discussione ad una speciale assemblea degli azionisti
tenutasi nel marzo del 1991: la limitazione dei diritti voto cadde, mentre
rimase in vigore la regola del 75 per cento. A fronte a questa possibilità, la
Morgan Grenfell, banca d’affari della Deutsche Bank, organizzo un gruppo
di blocco che possedesse azioni della Continental pari ad almeno il 25 per
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cento del capitale, in modo da bloccare la scalata degli italiani. Tra i
partecipanti a tale maggioranza di blocco vi erano alcune tra le principali
imprese tedesche come Allianz, Deutsche Bank, Dresdner Bank, BMW,
Volkswagen, Daimler Benz e alcune altre istituzioni finanziarie minori.
L’azione difensiva ebbe successo.
La situazione dopo l’assemblea era bloccata, in quanto sia la Pirelli che la
cordata tedesca possedevano diritti di voto superiori al 25 per cento del
capitale. La tensione crebbe quando, nel luglio del 1992, alla Pirelli ed i suoi
alleati fu impedito di votare, in quanto essi si rifiutarono di rendere pubblici
i componenti del loro gruppo di blocco del 25 per cento. Nel marzo del 1993
la Pirelli decise di alzare bandiera bianca e vendette le sue azioni della
Continental ad un gruppo di azionisti messi insieme dalla Deutsche Bank,
tra i quali un gruppo di imprese della Bassa Sassonia, il Land dove ha sede
la Continental, che aveva forti interessi nel preservare l’occupazione. Le
imprese della Bassa Sassonia pagarono le azioni della Continental con titoli
garantiti dallo Stato (nel 1993 il futuro Cancelliere della Germania, Gerhard
Schroder, era il primo ministro della Bassa Sassonia).
“La battaglia tra Pirelli e Continental mostra come il sistema delle imprese
tedesche fosse in posizione di difesa all’inizio degli anni Novanta.
Un’importante impresa tedesca fu sottoposta ad una OPA ostile e la
Deutsche Bank organizzò un gruppo di grandi imprese tedesche che non si
tirarono indietro, fino a quando l’invasore italiano non fu cacciato” (Gordon
2003, p. 37). Il giornale britannico The Economist scrisse “Corporate
governance in Germania: la nostra Corona”. Nel celebrare la sua vittoria la
Continental proclamò che aveva difesa i diritti degli azionisti!
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Il caso Mannesman/Vodafone
L’OPS fu lanciata da Vodafone per acquistare un ruolo di spicco nel
comparto della telefonia mobile/fissa mondiale. L’ostilità dell’OPS pose in
evidenza le diverse caratteristiche dei sistemi di capitalismo renano e
anglosassone: in Germania tuttora vige il sistema della codeterminazione,
con un forte ruolo dei sindacati dei lavoratori nella gestione societaria e una
presenza pubblica interventista che tende a controllare e regolamentare
anche le operazioni finanziarie. In Germania, le manovre finanziarie
vengono decise consensualmente tra le parti, con l’autorizzazione dei poteri
pubblici, e le OPA amichevoli sono la norma. Ma con l’apertura dei mercati
anche la Germania si è trovata ad affrontare la maggiore concorrenza. Il
modello anglosassone al contrario, è stato storicamente ed è ad oggi più
aperto alla libera iniziativa del mercato; nel caso in esame, assistiamo alla
convergenza in atto tra i due modelli.
La causa scatenante dell’OPS ostile di Vodafone su Mannesmann va
ricercata nell’OPA amichevole che Mannesmann aveva effettuato sulla
britannica Orange, concorrente di Vodafone. Quest’ultima si venne a trovare
in una posizione difficile. L’entrata di Mannesmann sul mercato britannico,
in posizione fortemente concorrenziale, colpì Vodafone di sorpresa, in
quanto l’iniziativa era peraltro estranea agli accordi informali intercorsi tra
le due società.
L’offerta di Vodafone, una delle maggiori mai lanciate, fu portata avanti
sulla base della favorevole premessa che Mannesmann era una public
company con un azionariato largamente diffuso e con il 60% del capitale in
mano ad investitori stranieri, di cui il 25,5% era di investitori britannici ed il
15% di investitori americani, in particolare fondi pensione privati. A
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differenza della Pirelli l’offerta pubblica di acquisto fu rivolta a tutti gli
azionisti con particolare riferimento al capitale diffuso, mentre gli italiani
avevano cercato di costituire un blocco di maggioranza.
Il management di Mannesmann scelse di non adottare tecniche di difesa
simili a quelle usate dalla Continental, ma di far decidere al mercato il
successo o l’insuccesso dell’offerta, in base alla valutazione delle
prospettive di redditività del nuovo gruppo e sulla capacità che questo
avrebbe avuto di creazione di valore per gli azionisti. L’offerta della
Vodafone puntava, infatti, sulle sinergie operative, mentre la Mannesmann
opponeva essenzialmente le difficoltà di gestione che sarebbero state
determinate dalla creazione di un gruppo così grande, legate specialmente
alla difficoltà imposte dalla normativa tedesca. Inoltre, la Mannesmann
contrapponeva all’offerta migliori di Vodafone la solidità del piano
industriale e migliori prospettive di crescita della società da sola, piuttosto
che in un mega-gruppo.
La prima proposta amichevole di Vodafone-AirTouch (respinta) per un’OPS
sulla totalità delle azioni Mannesmann, lanciata il 14 novembre del 1999,
prevedeva come rapporto di concambio di 1 azione Mannesmann contro
43,7 azioni di Vodafone-AirTouch. L’offerta definitiva di Vodafone-
AirTouch (OPS ostile) del 24 dicembre 12 prevedeva 53,7 azioni Vodafone
per ogni titolo Mannesmann, valutando il valore dell’impresa 180 miliardi
di dollari. L’offerta era destinata a concludersi il 7 di febbraio del 2000 ed il
suo buon esito era condizionato al raggiungimento di almeno il 50,1% del
capitale di Mannesmann; condizione, questa, necessaria per rimuovere il
management della società tedesca. In caso di esito positivo dell’offerta, gli
azionisti di Mannesmann avrebbero ottenuto il 47,2% della nuova società.
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L’offerta di 180 miliardi di dollari rappresenta la più grande OPS ostile mai
lanciata sui mercati europei.
Dall’operazione Vodafone-Mannesmann è emersa un’importante
caratteristica del sistema industriale tedesco: esso deve essere gestito con il
consenso.
Il successo della OPS su Mannesmann è molto significativo dal punto di
vista del sistema di corporate governance tedesco, in quanto è il segno che
«l’epoca della Germania come sistema chiuso è finita» (come dichiara il
Ministro delle Finanze tedesco Hans Eichel, in occasione della detassazione
dei passaggi di pacchetti azionari). Ad oggi, l’acquisizione da parte del
gruppo Unicredit di un’importante istituzione finanziaria tedesca ed il caso
Vodafone-Mannesman dimostrano come il sistema tedesco permetta
l’acquisizione di proprie imprese da parte di aziende straniere solo se vi è
una valida ragione strategica o se esse sono in serie difficoltà
4. Privatizzazioni, governo degli investitori istituzionali e la public company nel Regno Unito
Il Regno Unito ha avviato già nel 1979-83 - con ampio anticipo rispetto gli
altri Paesi europei - un vasto processo di privatizzazione e liberalizzazione
della propria economia. Prevalentemente tramite grandi offerte pubbliche di
vendita, il governo inglese ha trasformato le ex imprese pubbliche - presenti
soprattutto nei settori di pubblica utilità - in public company, con un
azionariato diffuso e senza azionisti stabili di riferimento. Parallelamente ha
attuato un complesso disegno regolamentare - il cosiddetto regulatory
framework - per creare e, successivamente, mantenere condizioni di
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concorrenza nei mercati dei servizi pubblici (energia, acqua, gas,
telecomunicazioni e ferrovie).
L’esperienza britannica, per la sua rapidità e per le sue qualità tecniche, ha
rappresentato un vero e proprio esempio di public policy, diventando così il
principale modello di riferimento per le privatizzazioni realizzate
successivamente in molti altri Paesi del mondo. Rientrando comunque in un
più generale progetto di politica economica monetarista, anche il
programma di privatizzazione inglese nasce dalle difficoltà in cui versavano
i conti pubblici alla fine degli anni settanta e dalle difficoltà gestionali e
finanziarie delle imprese dello Stato. Solo successivamente fu teorizzata una
superiore visione privatistica della proprietà. Una volta trovati i necessari
fondamenti politici del processo di privatizzazione, l’ideologia ha avuto un
ruolo importante per il successo del programma. James Wolfe - autorevole
storico inglese - ha sostenuto che “il piano di privatizzazione della Thatcher
costituisce un esempio di successo per un governo che tentava di
riorganizzare le relazioni tra Stato e società coerentemente con i propri
obiettivi ideologici”.
Il Regno Unito aveva una lunga storia e tradizione di imprese pubbliche.
Esse sono nate come conseguenza di una politica industriale che vedeva il
controllo pubblico dei monopoli naturali necessario alle politiche di
sviluppo dei settori chiave per il progresso tecnologico del Paese. D’altro
canto, il Paese era caratterizzato dall’acuirsi del corporativismo sindacale
profondamente radicato in quella realtà. Il contrasto tra gli interessi delle
Trade Union e il potere finanziario della City è significativo per interpretare
l’evoluzione del sistema economico finanziario inglese di questa seconda
metà del secolo. Le privatizzazioni, realizzate a cominciare dalla fine degli
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anni settanta, rappresentano soprattutto la conseguenza storica al fallimento
del progetto laburista.
Il programma di nazionalizzazione del governo laburista all’uscita della
Seconda guerra mondiale si basava sulla necessità di separare le imprese
pubbliche dal potere centrale, lasciando ai ministeri competenti solo
l’indirizzo politico e, quindi, libertà e indipendenza di gestione quotidiana
ad enti pubblici creati ad hoc. Così a partire dagli anni Sessanta le imprese
monopoliste nei servizi di pubblica utilità furono gestite in modo indiretto.
In una fase successiva, dal 1968 in poi, emergono aziende a capitale misto
(limited company o incorporated company), controllate dallo Stato, ma con
un’ampia quota in mano al risparmio pubblico. L’impresa pubblica
britannica si concentra fin dall’inizio principalmente nei settori dell’energia,
dei trasporti, delle comunicazioni, nell’industria pesante e nella gestione
della rete e della distribuzione idrica: in prevalenza servizi di pubblica
utilità. Nei decenni successivi essa non ottiene un gran successo.
Alla fine degli anni Settanta si constatò che “il sistema delle imprese
pubbliche non era riuscito a risolvere né il problema della responsabilità
pubblica né quello dell’efficienza. Inoltre, il clima politico ed economico
generale era mutato in due aspetti fondamentali. In primo luogo, il
monetarismo aveva attecchito in entrambi i partiti maggiori ed era diventato
il tema centrale della politica britannica. In secondo luogo, si era affermata
una crescente consapevolezza del fatto che il Regno Unito doveva pur
affrontare i problemi, che perduravano da lungo tempo, della bassa
produttività e dell’eccedenza di personale nelle sue imprese chiave, molte
delle quali erano di proprietà pubblica.
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Quando le privatizzazioni, alla fine arrivarono in agenda, sussistevano già
numerose precondizioni per un cambiamento sostanziale di policy: c’era la
percezione da parte degli attori e degli osservatori delle politiche
economiche che “qualcosa era andato storto”. Inoltre, c’era un elettorato
pronto ad accettare un intervento più radicale in campo economico, dopo il
cosiddetto “inverno dello scontento” del 1979 quando, con un governo
laburista, i sindacati del settore pubblico bloccarono l’erogazione dei servizi
essenziali”. Ciò che emergeva alla fine degli anni Settanta non era tanto un
sistema concettualmente coerente di idee, ma piuttosto una combinazione di
dubbi crescenti su alcuni aspetti del consenso socialdemocratico, dubbi che
coincidevano con, ed erano parzialmente prodotti da, una crisi economica.
Dal 1983 il programma di privatizzazione diviene concettualmente molto
più chiaro ed esplicito, attraverso un disegno organico, con tappe e obiettivi
ben definiti. Furono così individuate, dal governo Thatcher, alcune
principali ragioni che giustificassero il processo di privatizzazione, che
potevano essere ricondotte a: ridurre il coinvolgimento del governo
nell’economia; migliorare l’efficienza sia nelle società private, sia in ciò che
rimaneva nel settore pubblico; ridurre l’esigenza di emettere titoli pubblici;
agevolare la contrattazione salariale nel settore pubblico indebolendo i
sindacati; diffondere la proprietà di azioni; incoraggiare l’acquisto di quote
azionarie da parte dei dipendenti; acquisire vantaggio politico.
Nel periodo 1977-95 furono privatizzate -- prevalentemente attraverso
grandi offerte pubbliche di vendita, ma anche con alcune operazioni di
vendite dirette (come mostra la Tabella 1) – la quasi totalità delle imprese
pubbliche.
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In ordine cronologico, le principali aziende e settori privatizzati sono stati i
seguenti: British Petroleum (1977; 1979; 1983), British Aerospace (1981;
1985), Cable and Wireless (1981; 1983), Association British Ports (1983),
Jaguar (1984), British Telecom (1984), Enterprise Oil (1984), Rover (1984),
Sealink (1984), British Shipbuilders and Naval Dockyards (1985), Britoil
(1985), British Gas (1986), British Airways (1987), Rolls Royce (1987),
Royal Ordinance Factories (1987), British Aviation Authority (1987),
distribuzione dell’acqua (1989), distribuzione di elettricità (1990),
generazione di elettricità (1991), Trust Ports (1992), industria del carbone
(1995) e ferrovie (1995-97).
Le imprese industriali si sono inserite senza difficoltà nel sistema delle
public company inglesi. Così come hanno fatto anche le imprese che
operano nei servizi di pubblica utilità. Queste ultime, tuttavia, sono state
fortemente sottoposte al cosiddetto regulatory framework che può rafforzare
o inibire il loro ruolo sul mercato azionario. Lo stesso contesto
regolamentare è stato in questi ultimi anni fonte di successi e di insuccessi,
risultando determinante per l’evoluzione del settore di riferimento. Nel
prossimo futuro, è su di esso che si concentrerà l’azione di policy e solo
allora sarà possibile dare una valutazione d’assieme sui risultati ottenuti, sui
numerosi fronti impegnati dal processo di privatizzazione inglese.
Le imprese privatizzate sono per lo più state trasformate in public company
e si sono aggiunte alle oltre trecento imprese con capitale altamente diffuso
già presenti, da una ventina d’anni, sul mercato azionario inglese.
Attualmente, infatti, circa l’80 per cento di tutte le azioni delle 350 maggiori
imprese inglesi sono detenute dalla categoria degli investitori istituzionali.
Le assicurazioni (con il 17 per cento circa delle azioni inglesi), i fondi
pensione (16), gli Unit Trusts (2), gli Investment Trusts (3) sono i principali
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protagonisti della proprietà e del controllo delle imprese quotate sul mercato
azionario della City, come mostrato nella Tabella 3.
Gli investitori esteri detengono il 33 per cento circa del mercato azionario,
diventando così la maggiore categoria tra gli investitori. Il livello di
concentrazione del controllo è piuttosto alto: oltre l’80 per cento delle
attività detenute da tutti i fondi è data in affidamento ad una ventina di
grandi gestori, i due terzi dei quali sono di origine assicurativa. Si veda la
Tabella 4.
Secondo nostre elaborazioni su dati ShareWorld, i primi venti investitori
gestiscono così circa 840 partecipazioni superiori al 2 per cento (con una
media del 4,5 per cento e, quindi, con potenzialità di controllo) delle 1260
del mercato azionario londinese. Le quote potenzialmente di controllo
rappresentano insieme circa il 20 per cento del mercato; si tratta tuttavia di
un 20 per cento molto influente, poiché, di fatto, controlla attivamente gran
parte delle imprese quotate. Il restante 80 per cento è diffuso tra una gran
quantità di quote minori, di cui una parte segue le azioni e le
raccomandazioni del 20 per cento che controlla, e un’altra parte si muove (o
non si muove per niente) indipendentemente da ciò che avviene al vertice.
Esiste, quindi, un mercato delle quote al vertice o di controllo che si
muovono da una società all’altra, rapidamente e spesso in gruppi alleati,
mentre, altre volte, in ordine sparso alla ricerca di opportunità di guadagni
in conto capitale. Alcune volte i nuclei stabili temporaneamente esercitano
pressioni sul management. In quel caso, l’azione di controllo è attiva e
diretta. Si manifesta attraverso una serie di azioni diverse, alcune frequenti
(analisi sulle informazioni che riguardano l’azienda, incontri e dialoghi con
il management, presenza dei manager dei fondi nei board delle imprese),
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altre straordinarie (esercizio di voto, formazione di coalizioni, rimozione del
management in carica, azioni attraverso le associazioni di categoria degli
investitori istituzionali) che sono comunque dirette a migliorare le
prospettive del capitale investito e a mantenere una relazione di controllo
costante sull’evoluzione economica e strategica di breve, medio e lungo
periodo sull’impresa.
Sul mercato delle public company inglesi funzionano, quindi, sia
meccanismi di coalizioni temporanee - variabili e sia meccanismi di
controllo puri di mercato (buy and sell). Attraverso questo mercato delle
quote di controllo, gli investitori istituzionali garantiscono efficienza al
sistema e alle singole imprese, gareggiando solo per quelle imprese che
necessitano di aiuto o manifestano notevoli opportunità.
Una realtà questa recentemente osservata anche da Colin Mayer che
descrive il fenomeno in questi termini: “La proprietà diffusa può aiutare nel
limitare il grado di controllo non desiderato da parte degli investitori.
Tuttavia, quando un’impresa non opera bene, allora la concentrazione della
proprietà può diventare utile nell’incoraggiare un controllo attivo. Questo
fatto suggerisce la possibilità di una evoluzione dinamica degli schemi di
controllo. La proprietà (la base azionaria) può evolvere da una forma
concentrata ad una forma più diffusa quando il grado di controllo attivo
diminuisce e, quindi, può riemergere in una forma concentrata quando
l’impresa si trova ad avere problemi”.
Nella Tabella 2 è possibile osservare gli assetti proprietari delle maggiori
quaranta imprese inglesi. Sono quasi tutte public company. Il fatto che
alcune di esse presentino la somma degli azionisti con una partecipazione
superiore al 2 per cento pari ad un numero compreso tra il 30 e il 60 per
21
cento dimostra la presenza di gruppi di investitori nel capitale delle public
company per un periodo limitato. È molto probabile che in una fotografia a
qualche mese di distanza le società che presentavano un alto grado di
concentrazione del capitale siano tornate ad avere il loro capitale di nuovo
altamente diffuso.
5. La gestione strategica delle privatizzazioni in Francia e il liberalismo di Stato
La Francia - anche durante e dopo le privatizzazioni - continua ad avere uno
Stato fortemente attivo nel suo rapporto con l’industria e la finanza. Un
dirigismo che affonda le sue radici nel colbertismo del diciassettesimo
secolo e che continua, soprattutto nel Secondo dopoguerra, con le politiche
di de Gaulle, di Pompidou e di Mitterand, e non viene meno neanche con
l’attuazione del progetto liberale delle privatizzazioni. I governi di centro-
destra, che hanno gestito le due principali ondate di privatizzazioni francesi
nel 1986-87 e nel 1993-95, non hanno, infatti, rinunciato ad una politica
pianificatrice e nazionalista - cioè fortemente indirizzata a rafforzare la
struttura industriale e finanziaria del Paese e a difenderla dalla proprietà
straniera - tanto da meritare l’appellativo di libéralisme d’Etat.
Come noto, la storia industriale della Francia è caratterizzata dal passaggio
frequente della proprietà dalla sfera del pubblico a quella del privato e
viceversa. L’impresa pubblica nasce e si sviluppa in tre grandi movimenti di
nazionalizzazione: il primo, con il Fronte popolare nel 1936; il secondo. nel
Secondo dopoguerra subito dopo la Liberazione tra il 1945 e il 1948; un
terzo, con il governo a maggioranza socialista di Mauroy nel 1982.
22
Negli anni Trenta, come era avvenuto in Italia, l’apertura internazionale
delle merci e dei capitali aveva avuto un improvviso arresto a seguito della
crisi economica. Da allora gli Stati si chiusero nuovamente su se stessi e
riprendendo in mano gran parte della loro grande industria. Il nazionalismo
economico era originato sia dalla necessità di proteggere le proprie imprese
dalla concorrenza internazionale, sia dalla concezione della forza industriale
come filosofia di potenza dello Stato nazione.
Le nazionalizzazioni furono così avviate e intraprese, in quegli anni, in
assenza di una ben precisa concezione politica collettivista dell’economia
pubblica, ma piuttosto grazie ad un misto di sentimento nazionalista e di
debolezza economica di una parte del sistema delle grandi imprese.
Malgrado i Congressi dei socialisti del 1934 e del 1935 siano forieri di
principi collettivisti, nel programma elettorale del Fronte popolare del 1936
la proposta politica di nazionalizzazione è modesta e limitata alle imprese
belliche, in parte già realizzata.
La nascita dell’impresa pubblica in Francia, in questa prima fase, emerge
così da una combinazione di diversi fattori che vanno da motivazioni
belliche (come nel caso della chimica, delle miniere, del petrolchimico), al
fallimento dei privati in alcuni settori (come nel caso delle ferrovie e del
trasporto aereo), dalla necessità industriale di far decollare settori ancora
non maturi, all’estrema e più generale necessità politica di contrastare il
potere politico-economico del nascente Terzo Reich.
La seconda fase di nazionalizzazione avviene all’uscita della Seconda
guerra mondiale. Il dibattito sulla proprietà pubblica, dopo la Liberazione, è
ben più ampio di quello degli anni Trenta. Le forze politiche al governo
vedevano le nazionalizzazioni come un’occasione di moralizzazione del
23
diritto di proprietà e insieme di restaurazione della sovranità nazionale. Esse
credevano, inoltre, che l’impresa pubblica potesse divenire catalizzatrice di
grandi progetti a redditività differita, possibili solo attraverso l’intervento
diretto dello Stato. Sono nati così i grandi complessi nella produzione e
distribuzione dell’energia e del gas (EDF e Gaz de France). Furono
nazionalizzate anche imprese che avevano collaborato con i tedeschi, come
la Renault (trasporti) e la Snecma (motori per aerei), le compagnie dei
trasporti aerei (Air France, Air Blue e Air France transatlantique) e navali,
che seguirono quella dei combustibili minerali (petrolio e carbone).
Passarono, infine, sotto il controllo dello Stato la Banque de France e le
quattro più grandi banche di deposito e, qualche mese più tardi, nove gruppi
a cui facevano riferimento ben trentaquattro compagnie assicurative.
Una logica precisa fu alla base delle nazionalizzazioni attuate dopo la
Liberazione. Queste hanno riguardato i settori chiave nel campo dei mezzi
di produzione e dei servizi complementari (energia, trasporti, credito,
assicurazioni) dai quali dipende il complesso delle attività economiche. Altri
settori industriali, sebbene direttamente e indirettamente sostenuti dalla
politica industriale del governo, restano ai privati, fatta eccezione per le
officine Renault la cui nazionalizzazione ha, però, come si è visto,
motivazioni particolari.
Durante gli anni Sessanta e Settanta l’impresa pubblica, che fino ad allora si
era mantenuta all’interno dei confini dei servizi di pubblica utilità,
incominciò a sostituirsi ai privati in un buon numero di settori di
produzione. La crescita delle filiali di società pubbliche e dell’acquisizione
di pacchetti di controllo in molte imprese private rese più estesa la mano
dello Stato nell’industria. A tal proposito, si parla di “nazionalizzazione
silenziosa”. La parallela nascita di società miste e di organismi per il
24
sostegno dello sviluppo tecnologico, in settori particolarmente strategici per
il Paese, ed, ancora, la necessità di utilizzare l’impresa pubblica per ragioni
macroeconomiche durante particolari crisi internazionali (le crisi petrolifere)
allargarono il dominio dell’impresa pubblica. In questo contesto, lo Stato
acquisì la maggioranza del capitale delle Società siderurgiche (Usinor e
Sacilor).
Anche se nei trentacinque anni che hanno seguito le nazionalizzazioni del
primo dopoguerra non vi sono state nazionalizzazioni dirette, il settore
pubblico si è esteso anche in settori industriali precedentemente detenuti dai
privati. Dagli anni Sessanta in poi le idee keynesiane e l’influenza
dell’ideologia socialista contribuirono ad una crescita molto forte del ruolo
del settore pubblico nell’economia. A partire dall’autunno del 1981 il
processo di nazionalizzazione è esteso in tre fasi. Nella prima, furono
completamente nazionalizzate le imprese siderurgiche Usinor e Sacilor,
attraverso la conversione del debito presso lo Stato in azioni delle Società
stesse, portando al 95 per cento la quota di capitale in mano pubblica.
Durante la seconda fase, furono nazionalizzate le Società madri di cinque
grandi complessi industriali (CGE, Thomson-Brandt, Pechiney-Ugine-
Kulmann, Rhone-Poulenc e Saint Gobain - Point-à-Mousson), di 39 banche
e di due compagnie finanziarie (Compagnie Financière de Paribas e la
Compagnie Financière de Suez). Nella terza fase, furono infine acquistate
altre partecipazioni maggioritarie sia in società francesi (Matra, Dassault-
Brequet) che a forte partecipazione straniera (CII Honeywell, Bull-Roussel-
Uclav, ITT France).
Dal 1982 la quota di proprietà pubblica nell’economia supera, per la prima
volta, quella delle maggiori economie europee. Il settore pubblico, che era
precedentemente concentrato sull’energia, i trasporti e le telecomunicazioni,
25
le banche e le compagnie di assicurazione, si è rafforzato nel settore
bancario, ma soprattutto è notevolmente cresciuta la presenza pubblica
nell’industria, in particolar modo nei settori ad alta intensità di capitali e
nelle tecnologie avanzate. Furono protette, con strumenti creati ad hoc, le
imprese maggiormente esposte alla concorrenza internazionale.
Riassumendo, le nazionalizzazioni dell’inizio degli anni Ottanta sono state
realizzate con un’ottica di rilancio e ristrutturazione del sistema produttivo
francese, con l’obiettivo di creare forti poli pubblici di aggregazione
industriale in settori strategici per il Paese, quali la chimica (Rhone-
Poulenc), la telefonia (CGE, Thomson), il vetro e i suoi derivati (Saint
Gobain), e l’acciaio (Sacilor, Usinor).
Le privatizzazioni del 1986-87
La prima parte del programma di privatizzazioni francese è stato portato a
termine in tempi piuttosto rapidi. Il processo incomincia nell’autunno del
1986, dopo che il Presidente Mitterand si era rifiutato di firmare la legge
sulle privatizzazioni. Fu necessario, quindi, far votare una nuova legge dal
Parlamento. La prima fase è terminata nell’autunno del 1987, con una durata
di nove mesi, nei quali furono privatizzati nove gruppi industriali, creando
oltre cinque milioni di nuovi azionisti. Furono trasferite ai privati alcune
delle maggiori imprese nazionalizzate nel 1981 (in particolare, Saint
Gobain, Paribas, CCF-Crédit Commercial de France, CGE, Havas), alle
quali si aggiunsero la Société Générale - grande banca nazionalizzata nel
1945 - e la TF1, la prima rete televisiva francese.
La vendita rappresentò un grande successo di pubblico, anche se il governo
fu accusato di svendere le proprie imprese, fissando prezzi troppo bassi. In
26
realtà, si assistette ad un vero e proprio processo di apprendimento nelle
procedure di vendita: le prime operazioni furono realizzate a prezzi
decisamente molto convenienti per i risparmiatori, mentre le successive lo
erano sempre meno, riscuotendo comunque una buona accoglienza da parte
del pubblico risparmio.
La difesa della proprietà nazionale - un punto su cui i francesi sono
particolarmente sensibili - fu risolto attraverso un’apposita legge che
permetteva al governo di impedire ad ogni persona fisica o giuridica di
acquisire una quota superiore al 5 per cento senza il suo gradimento e
imponendo una quota massima del 20 per cento alla partecipazione del
capitale estero per ogni singola impresa privatizzata. Fu ideata la tecnica dei
noccioli duri che si basava sulla scelta attenta, da parte del governo, di un
numero di investitori industriali e finanziari, differenziati per importanza in
base alle quote detenute, che avrebbero assicurato un gruppo di controllo
stabile nella prima fase di vita “privata” dell’impresa. Il sistema dei noccioli
duri era molto ben congegnato. Gli investitori che ne facevano parte erano
legati tra di loro da partecipazioni reciproche e si impegnavano a seguire un
percorso già ben definito a monte per gli anni successivi. La Figura 5 mostra
la struttura di un tipico nocciolo duro.
Il sistema dei noccioli duri fu accusato di eccessivo dirigismo. Il governo
francese, infatti, aveva scelto dodici grandi gruppi industriali e dodici grandi
banche, compagnie di assicurazione che avrebbero dovuto partecipare al
processo. Il tutto avvenne al di fuori del mercato. Tuttavia bisogna
riconoscere che, mancando fondi pensione e grandi investitori istituzionali,
la scelta del governo fu sostanzialmente obbligata. Il sistema delle
partecipazioni incrociate avrebbe rappresentato solo una fase del processo
ed in seguito anche esso si sarebbe gradualmente “sciolto”, permettendo la
27
graduale trasformazione del sistema finanziario francese verso un modello
contestabile - ma stabile - e molto aperto al capitale straniero.
Le privatizzazioni del 1993-95
La seconda fase del processo di privatizzazione francese - dopo la pausa del
governo socialista - riprese con il ritorno della destra al potere. Fu Eduard
Balladur a farsi carico del compito di privatizzare le imprese pubbliche nella
veste, questa volta, di Primo ministro (era stato ministro dell’Economia del
governo Chirac durante prima fase di privatizzazione).
Furono scelte ventuno imprese, incluse alcune delle principali protagoniste
del sistema finanziario francese, come BNP-Banque Nationale de Paris e
Crédit Lyonnais, le maggiori compagnie di assicurazione del Paese, UAP,
AGF e GAN. In questa fase, fu riservata un’ampia quota agli investitori
istituzionali sia francesi che esteri e fu eliminato il limite del 20 per cento
alle partecipazioni straniere. Il programma fu studiato nei minimi
particolari. Il modello prescelto, per questa fase, era affine a quello inglese,
con l’obiettivo di muoversi verso un assetto dimercato di tipo anglosassone.
Il processo cominciò con BNP e, sull’onda del primo successo, si proseguì
con Rhone-Poulenc (farmaceutica), ELF-Aquitaine (petrolchimico), UAP
(assicurazioni) e Renault (automobilistico). Nel 1995 fu poi il turno di Seita
(tabacchi) e di Usinor (siderurgia).
Nel maggio del 1995, Chirac fu eletto Presidente e nominato ministro
dell’Economia l’iperliberista Alain Madelin che spinse verso un’ulteriore
ondata di privatizzazione, anche in quei settori che i francesi considerano da
28
sempre di particolare rilevanza strategica - nazionale. Il livello dei tassi di
interesse e le condizioni dei mercati azionari intimidirono, tuttavia, i piccoli
risparmiatori, causando un rallentamento del processo che durerà un paio di
anni. In seguito, furono immesse sul mercato quote del capitale della France
Telecom, dell Air France e dell’Aérospatiale-Matra e fu completata la
privatizzazione della AGF e della GAN.
Nel periodo 2004-2005 sono state realizzate quattro principali operazioni:
l’IPO della SNECMA e la successiva fusione con la Sagem; la seconda
maggiore accelerated secondary sale di azioni della France Telecom; una
ulteriore vendita di azioni della APRR, il secondo gestore autostradale
francese; e la dismissione delle ultime quote della SANEF, sempre operativa
nella gestione autostradale. Tali operazioni hanno generato proventi pari a 9
miliardi di euro. Inoltre, è stata finalizzata la fusione tra Air France e KLM,
attraverso una offerta pubblica di scambio con KLM.
Complessivamente sono state dimesse oltre 500 partecipazioni indirette e
sono state realizzate varie IPO con corrispettivi aumenti di capitale (come
per APRR, SANEF). Le vendite dirette e indirette hanno prodotto proventi,
negli ultimi dieci anni, pari al 5 per cento del Pil (contro i 10 dell’Italia, 4
del Regno Unito, e 1 della Germania).
I proventi totali dalle privatizzazioni ammontano a circa 60 miliardi di euro,
di cui 21 sono state le transazioni con un valore superiore al miliardo. 14
IPO (pari a 27,5 miliardi di euro) che hanno riguardato una varietà di settori,
così distribuiti: industria (22 per cento), banche (32 per cento);
telecomunicazioni (18 per cento) e servizi. Sono state realizzate 15
secondary offering (pari a 18 miliardi di euro), di cui una paio che hanno
29
riguardato la stessa società (Renault, Thomson, France Telecom), e varie
vendite dirette.
La Tabella 7 mostra le principali operazioni di privatizzazione realizzate in
Francia.
Dal processo di privatizzazione sono emersi alcuni grandi gruppi privati,
con tipologie di azionariato alquanto diversificate, come si può notare nella
Tabella 8. Nelle mani dello Stato rimangono, come abbiamo avuto modo di
vedere, ancora alcune imprese di grandi dimensione e di notevole
importanza strategica.
Delle “grandi imprese nazionali con vocazione pubblica” sono rimaste la
EDF (elettricità), la GDF (gas), la Charbonnages de France (miniere di
carbone), la Sncf (ferrovie), la Ratp (ferrovie locali parigine), La Poste,
France Telecom e Air France.
In linea di massima, tra le grandi imprese francesi, possiamo distinguere
quattro tipologie di strutture proprietarie: imprese familiari, con quote di
controllo intorno al 40 per cento e oltre che tra le grandi sono sempre più
rare, in quanto spesso le famiglie hanno quote minori e si associano a
banche o istituzioni finanziarie per assicurare che la proprietà rimanga nelle
mani della famiglia, come Lagardère (Figura 9); società private con gruppo
di azionisti stabili e si tratta soprattutto delle ex privatizzate con “noccioli
duri”, dove spesso in questa tipologia la quota complessiva degli investitori
istituzionali esteri è superiore a quella del gruppo di azionisti stabili, come
Suez (Figura 10); public company, con capitale molto diffuso, come Alcatel
(Figura 7) e Vivendi (Figura 11); e, infine, società in mano ad azionisti di
maggioranza esteri.
30
Le holding familiari, piramidali o tipo scatole cinesi, sono sempre più rare
tra le grandi imprese; tra esse la Electrafina, proprietà dei finanzieri Paul
Desmarais e Albert Fére che possiede, tra le altre, quote di controllo in Total
Fina ELF (3,3 per cento) e in Suez Lyonnais des Eaux (7,2 per cento). La
Figura 8 mostra la struttura proprietaria della società e le partecipazioni da
essa detenute.
L’effetto complessivo delle privatizzazioni francesi è stato quello di creare
nel tempo una poderosa struttura finanziaria centrata fino agli inizi del 1999
su tre poli, ma che dopo la OPAS di BNP su Paribas è destinata, secondo F.
Morin a evolversi verso assetti proprietari e meccanismi di governo di
impresa anglosassoni. La figura 6 mostra il cuore finanziario francese nel
2000, dopo la fusione BNP-Paribas.
La gestione attuale delle partecipazioni dello Stato in Francia
Le principali partecipazioni ed aziende a controllo pubblico in Francia sono
gestite dalla Agence des partecipations de l’Etat (APE) (Figura 3). Inoltre,
la Caisse des Dépôts et Consignations possiede numerose importanti
partecipazioni minoritarie in grandi imprese francesi.
La missione dichiarata dalla APE è quella di “preparare le aziende per la
privatizzazione”. Si tratta, quindi, di una gestione di transizione e non di un
assetto stabile di medio e lungo periodo. L’APE è una agenzia del Ministero
dell’Economia e delle Finanze. È stata creata dal decreto del Presidente del
Consiglio n. 2004-963 del 9 settembre 2004. L’APE è sotto la tutela del
direttore generale del Tesoro e non è governata come un ente pubblico: non
31
ha, per esempio, un consiglio d'amministrazione. Il direttore generale
dell’Agenzia è nominato da un decreto del ministro dell’Economia, su
proposta del direttore del Tesoro.
L’Agenzia si propone di gestire le partecipazioni attraverso “un misto tra
cultura pubblica e modelli di holding private”. Promuove, quindi, la
formazione di una classe dirigente con una cultura “mista” pubblico-privata.
La sua missione è quella di essere “l’azionista, e solo l’azionista”.
La gestione avviene attraverso uno stretto rapporto con la dirigenza delle
imprese controllate, mediante incontri frequenti che sono mirati al
rafforzamento delle relazioni e della governance. L’Agenzia si propone,
inoltre, di dare, attraverso un portale internet, informazioni aggiornate e
trasparenti sull’evoluzione delle proprie attività.
L’APE gestisce 50 gruppi o entità controllate dallo Stato francese. Esse
hanno oltre 1,4 milioni di dipendenti, 530 miliardi di euro di attività totali,
200 miliardi di euro di fatturato, 4 miliardi di euro di utile netto e 160
miliardi di euro di debiti finanziari.
Il valore di mercato della partecipazioni ancora detenute in società quotate è
pari a 45 miliardi di euro (contro i circa 30 dell’Italia); di cui, dieci quote
hanno un valore superiore al miliardo di euro. Le attività totali consolidate
ammontano, come già detto, a 530 miliardi di euro che vanno confrontate
con i 950 miliardi corrispondenti ai 33 gruppi industriali del CAC 40.
Tornando alla missione dalla APE, va osservato che essa si propone di
formare una alta classe di dirigenza, valore per gli azionisti ed una cultura
internazionale, in linea con le migliori pratiche internazionali. Si tratta di un
32
cambiamento radicale rispetto l’indirizzo tradizionale secondo cui le
aziende esprimevano innanzitutto una cultura ingegnieristica finalizzata più
alla “perfezione tecnologica” che ai risultati finanziari. Tale indirizzo è stato
reso possibile anche attraverso la privatizzazione formale degli enti pubblici
e l’adozione dei criteri contabili internazionali (IAS) per tutte le società. Ciò
ha permesso di realizzare importanti partnership con soggetti esteri, tra le
quali, Air France-KLM, Renault-Nissan, l’integrazione della Wanadoo e
Orange in France Telecom, Sagoma-Snecma.
Il processo di privatizzazione proseguirà in maniera sostenuta e nel
prossimo biennio sono in agenda alcuni importanti IPO e alcuni progetti di
ristrutturazione. Nel settore dell’energia, con EDF e Gaz de France, nel
nucleare, con Areva, con gli aeroporti di Parigi, con la costituzione di una
futura istituzione bancaria postale, nei trasporti navali, con la
ristrutturazione della SNCF.
La Caisse des Dépôts et Consignations
Fondata nel 1816 dalla legge francese per dare al popolo francese fiducia
nel sistema finanziario dopo la crisi delle guerre napoleoniche, la Caisse des
Dépôts et Consignations (CDC) è un “ istituzione finanziaria pubblica”.
Viene anche considerata un “ente pubblico” dalla giurisdizione
amministrativa, ma non ha paragone tra gli enti pubblici. Infatti, lo statuto e
l’organizzazione sono unici nel panorama degli enti pubblici francesi. Ciò
ne assicura l’autonomia. Una Commissione di sorveglianza presieduta da un
deputato e composta da altre 11 personalità, di cui tre parlamentari (e il
rappresentante del governatore della Banca di Francia e uno del ministero
delle Finanze) vigila sulle decisioni strategici e le partecipazioni.
33
La CDC ha una missione istituzionale di pubblico interesse a favore del
governo centrale, regionale e locale. Essa è attiva in particolar modo nella
raccolta del risparmio e nel finanziamento degli Enti locali e dell’edilizia
sociale pubblica.
La CDC, come accennato, detiene un ampio portafoglio di partecipazioni
strategiche nelle principali società quotate francesi, per un valore
complessivo pari a circa 30 miliardi di euro.
La Figura 4 mostra l’assetto organizzativo ed alcune partecipazioni
strategiche della CDC.
Le principali operazioni transfrontaliere in Francia
Nelle Tabelle 5 e 6 abbiamo raccolto le fusioni ed acquisizioni superiori al
1,2 miliardi di euro realizzate nel periodo 2000-2006 da società francesi
all’estero e da società estere su imprese francesi. Le prime ammontano a
266 miliardi di euro; le seconde a 113 miliardi di euro. Questo significa che
le imprese francesi hanno acquisito o si sono fuse con imprese estere per un
ammontare pari a più del doppio delle imprese francesi acquisite o fuse con
società estere.
Il numero di offerte realizzate da imprese estere su imprese francesi è pari a
circa 3000. La classifica per dimensione vede, come principali protagonisti
delle acquisizioni, gli investitori internazionali con il 31 per cento del totale,
imprese del Regno Unito con il 23 per cento, della Germania con 17 per
cento, degli Stati Uniti con l’11 per cento, della Spagna con il 6 per cento, il
34
Canada con il 5 per cento ed il Belgio con il 2 per cento. Il Grafico 2
riassume la distribuzione delle offerte.
Il numero di operazioni realizzate da imprese francesi all’estero è anch’esso
estremamente elevato e pari a circa 2500, ma ha un valore superiore al
doppio rispetto alle offerte su imprese francesi. Per dimensione la classifica
vede le imprese francesi acquisire o fondersi con imprese inglesi per il 37
per cento del valore totale, americane per il 23 per cento, canadesi per il 14
per cento, tedesche per il 7 per cento, spagnole per il 4,3 per cento, italiane
4,2 per cento e olandesi per il 4,3 per cento. La distribuzione è mostrata nel
Grafico 1.
Questi dati mostrano un’attività molto intensa sia in entrata e sia in uscita
nel capitale delle imprese francesi e manifestano la volontà del governo di
Parigi di privatizzare per permettere alle imprese di raggiungere le
dimensioni adeguate per sostenere la sempre maggiore concorrenza
internazionale.
6. Conclusioni
35
Tabella 1 Principali operazioni di privatizzazione realizzate nel Regno Unito
Società SettoreData della
privatizzazioneModalità di
venditaPercentuale del capitale ceduto
Totale (milioni US$)
US$ 1999
British Petroleum Petrolchimicogiu-77, nov-79, set-83,
ott-87, dic-95opv 67,6 14.917 23.187
Cable and Wireless Telecomunicazioni ott-81, dic-83, dic-85 opv 71 2.333 4.330Britoil Petrolchimico nov-82, lug-85 opv 99,0 1.627 3.097British Telecommunications Telecomunicazioni nov-84, dic-91, lug-93 opv 96,2 24.343 33.505British Airways Trasporti set-86, gen-87, feb-87 opv 100,0 1.519 2.546British Gas Elettricità, gas e acqua dic-86 opv 97,0 8.857 14.942Roll Royce Macchinari mag-87 opv 100,0 2.222 3.603British Aviation Authority (BAA) Trasporti lug-87 opv 100,0 2.090 3.388British Steel Metalli nov-88, dic-88 opv 4.783 7.827Severn Trent Elettricità, gas e acqua nov-89 opv 100,0 1.384 1.984Thames Water Elettricità, gas e acqua nov-89 opv 100,0 1.503 2.154Regional Electricity Co. Of England & Wales Elettricità, gas e acqua nov-90 opv 100,0 2.017 2.640National Power Elettricità, gas e acqua feb-91, feb-95 opv 100,0 5.068 5.905PowerGen Elettricità, gas e acqua mar-91, feb-95 opv 100 3.269 3.792Scottish Power/Hidro-Electric Elettricità, gas e acqua mag-91, giu-91 opv 100 7.105 6.656Northern Ireland Electricity Elettricità, gas e acqua apr-92, giu-93 opv 100 2.733 3.246
Fonte: elaborazione su dati IFR - Thomson Privatisation International.
36
Tabella 2 Assetto proprietario delle maggiori imprese inglesi per capitalizzazione
SocietàSomma
azionisti > 1%
Numenro azionisti
(*)
Tipologia proprietà
Tipologia azionisti stabili
Quota di mercato
Abbey National 3,0 1 public company finanziaria 97,0Allied Zurich 8,7 2 public company finanziaria 91,3Anglo American 22,6 6 public company finanziaria 77,4Astrazeneca 21,1 5 public company finanziaria 78,9Barclays 6,3 2 public company finanziaria 93,7BG Group 0,0 public company finanziaria 100,0BP Amoco 16,5 77 public company finanziaria 83,5British Aerospace 7,1 3 public company finanziaria 92,9British American Tobacco 32,1 2 privata finanziaria 67,9British Sky Broadcasting 64,8 3 privata finanziaria 35,2British Telecom 0,0 0 public company finanziaria 100,0Cable & Wireless 38,8 18 privata finanziaria 61,2Cadbury Schweppes 8,1 2 public company finanziaria 91,9Centrica 30,8 7 public company finanziaria 69,2CGU 40,8 20 public company finanziaria 59,2Colt Telecom Group 28,7 5 public company finanziaria 71,3Diageo 8,7 2 public company finanziaria 91,3Energis 16,3 2 public company finanziaria 83,7Glaxo Wellcome 18,0 20 public company finanziaria 82,0Granada Group 35,5 23 public company finanziaria 64,5Halifax Group 3,3 1 public company finanziaria 96,7Hsbc Holdings 12,7 3 public company finanziaria 87,3Invensys 44,4 12 public company finanziaria 55,6Legal & General Group 79,1 19 privata finanziaria 20,9Lloyds TSB Group 3,0 1 public company finanziaria 97,0Logica 16,9 7 public company finanziaria 83,1Norwich Union 11,3 3 public company finanziaria 88,7Pearson 21,3 9 public company finanziaria 78,7Prudential 22,3 10 public company finanziaria 77,7Reuters Group 7,3 2 public company finanziaria 92,7Rio Tinto 3,7 1 public company finanziaria 96,3Royal Bank of Scotland Group 18,2 3 public company finanziaria 81,8Sage Group 0,0 0 public company finanziaria 100,0Scottish Power 3,9 1 public company finanziaria 96,1Smithkline Beecham 22,9 5 public company finanziaria 77,1Standard Chartered 24,6 4 public company finanziaria 75,4Telewest Communications 65,7 4 privata finanziaria 34,3Tesco 0,0 public company finanziaria 100,0Unilever 4,0 1 public company finanziaria 96,0Vodafone Airtouch 22,0 6 public company finanziaria 78,0
Fonte: nostre elaborazione su dati ShareWorld, luglio 2001.
37
Tabella 3 Proprietà delle azioni quotate nel Regno Unito, nel periodo 1963-2004
Settore 1963 1969 1975 1981 1989 1997 2004
Estero 7,0% 6,6% 5,6% 3,6% 12,8% 24,0% 32,6%Assicurazioni 10,0% 12,2% 15,9% 20,5% 18,6% 23,5% 17,2%Fondi pensione 6,4% 9,0% 16,8% 26,7% 30,6% 22,1% 15,7%Individui 54,0% 47,4% 37,5% 28,2% 20,6% 16,5% 14,1%Unit Trust 1,3% 2,9% 4,1% 3,6% 5,9% 6,7% 1,9%Investment Trust 1,6% 1,9% 3,3%Altre istituzioni finanziarie 1,1% 2,0% 10,7%Istituzioni non profit (Charities) 2,1% 2,1% 2,3% 2,2% 2,3% 1,9% 1,1%Industriali 5,1% 5,4% 3,0% 5,1% 3,8% 1,2% 0,6%Settore pubblico 1,5% 2,6% 3,6% 3,0% 2,0% 0,1% 0,1%Banche 1,3% 1,7% 0,7% 0,3% 0,7% 0,1% 2,7%
Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%
11,3% 10,1% 10,5% 6,8%
Fonte: National Statistics, Share Ownership, A Report on the Ownership of Shares at 31st December 2004, website publication, 2005.
38
Tabella 4 Investitori istituzionali con maggior numero di partecipazioni superiori all’1%, FTSE
N. Stake Media Min.-Max N. Stake Media
Prudential 17 3,4 1,1 - 4,2 146 6,4Barclays de Zocte 6 2,8 1,7 - 3,5 32 2,9Mercury 5 5,9 3,9 - 1,0 63 6Gartmore 5 4,9 2,7 - 4,0 56 3,5Capital Research 5 4,2 2,5 - 6,0 35 4,9Standard Life 5 2,7 2,2 - 4,0 51 3,5Schroders 4 3,3 2,4 - 4,7 72 8,3Legal 3 2,9 2,6 - 3,3 62 3,2AXA 3 1,7 1,6 - 1,7 35 4,4Scottish Widows 2 3,9 2,9 - 4,9 12 2,9Fidelity 2 2,6 1,2 - 2,0 61 4,4Hill Samuel 2 1,6 1,1 - 1,2 20 4,3Royal & Sun 2 1,2 3,0 28 3,4Franklin Res 1 3,0 2,1 34 7,6TIAA CREF 1 2,1 1,8 5 1,8Morgan Stanley 1 1,8 1,1 8 3,1M & G 1 1,1 39 3,2Threadneedle 0 24 3,2UBS 0 35 9,9Scudder 0 6 3,6Morgan Grenfell 0 17 4,6
FTSE 40 FTSE 350Investitori istituzionali
Fonte: nostre elaborazioni su dati Bloomberg, settembre 1999.
39
Figura 1 Partecipazioni incrociate tra investitori istituzionali che operano nel Regno Unito: il polo Schroders
Fonte: nostre elaborazioni su dati Bloomberg, settembre 1999.
40
Figura 2 Partecipazioni incrociate tra investitori istituzionali che operano nel Regno Unito: il polo Barclays
Fonte: nostre elaborazioni su dati Bloomberg, settembre 1999.
41
Figura 3 Partecipazioni dello Stato Francese
SNCF 100%
RATP 100%
ADP 100%
Imprese nel settore dei trasporti
Imprese nel settore delle infrastrutture per i trasporti
APRR-AREA 35,6% + 36,6 %
ASF-ESCOTA 41,5% + 8,8%
ATMB 57,9% + 20,8 %
SANEF-SAPN 49,8 % + 50,2 %
SFTRF 0% + 97,3 %
Ports autonomes 100%
RFF 100%
Imprese nel settore dell’energia
Areva5,2% + 88,2%
Charbonnages de France 100%
Gaz de France 100%
EDF 100%
Imprese nel settore della difesa e aerospazio
DCI 49,9% + 17,0%
DCN 100%
EADS 0,1% + 15%
GIAT-Industries 100%
Safran 62,2%
SNPE 99,9%
Thales 31,3%
Imprese nel settore dei média
Arte-France 25,0% + 75,0%
France Télévisions 100%
RFI 100%
Radio France 100%
Altre imprese
France Télécom 23,2% + 19,1%
La Poste 100%
Dagris0% + 64,7%
Imprimerie nationale 100%
La Française des jeux 72%
Semmaris56,9% + 29,3%
Imprese pubbliche francesi
EMC 100%
Air France KLM 18,6%
CNP Assurances 1,2% + 98.8%
Renault 15,3%
Alstom 21,0%
Fonte: nostre elaborazioni su dati Minefi, maggio 2006.
42
Figura 4 Struttura e partecipazioni strategiche della Caisse des Dépôts et Consignation
Servizi bancari
Fondi di risparmi
Sviluppo locale e
regionalePensioni CNP Assurances
Sussidiarie immobiliari
Private equity Servizi sussidiari
25 Uffici regionali
ICADE
SNI
CDC Entreprises
TRANSDEV
EGIS Group
Compagnie des Alpes
VVF Vacances
Financière Océor
IXIS AEW Europe
Banque Sanpaolo
Crédit Foncier
IXIS Corp. & Invest. Bank
Caisse Nationale des Caisses d’Epargne
IXIS Asset Mgmt Group
35%
100%
60%
100%
97.6%
73.9%
IXIS Investor Services
IXIS Financial Guarantee
100%
100%
100%
Divisioni operative Sussidiarie e partecipazioni strategiche
Caisse des Dépôts et Consignation
43
Tabella 5 Offerte di acquisizione transnazionali effettuate su imprese Francesi
Fonte: Lehman Brothers.
Data ObiettivoNazionalitˆ
obiettivoOfferente
Nazionalitˆ offerente
Valore offerta (in mln di euro)
Parteciapazione (%)
lug-00 Credit Commercial de France CCF Francia HSBC Holdings Plc Regno Unito 11.229 100mag-06 Euronext NV (Bid No 1) Francia Deutsche Boerse AG Germania 8.622 100mag-06 Euronext NV (Bid No 2) Francia NYSE Group Inc Stati Uniti 7.970 100giu-02 Aventis CropScience SA Francia Bayer AG Germania 7.250 100feb-01 Orange SA (13.18%) Francia Market Purchase Internazionale 6.256 13dic-03 Pechiney SA Francia Alcan Inc Canada 5.331 100set-04 France Telecom SA (10.85%) Francia Market Purchase Internazionale 5.100 11
nov-02Castorama Dubois Investissements SCA (43.99%)
Francia Kingfisher plc Regno Unito 4.695 99
mar-02France Telecom SA (Portfolio of 473 buildings)
Francia Investor Group Internazionale 2.970 100
lug-00Brasseries Kronenbourg SA, Alken Maes Brouwerijen NV, Birra Peroni SpA (Brewing Assets)
Francia Scottish & Newcastle plc Regno Unito 2.700 100
set-04 Total SA (2.34%) Francia Market Purchase Internazionale 2.565 2lug-00 Vivendi Environnment SA (21.67%) Francia Market Purchase Internazionale 2.541 22mar-02 Autoroutes du Sud de la France Francia Market Purchase Internazionale 2.420 44gen-03 Cegetel SA (15%) Francia Vodafone Group plc Regno Unito 2.270 30ott-00 Thomson Multimedia SA (15.2%) Francia Market Purchase Internazionale 2.236 15mag-02 Renault SA (13.5%) Francia Nissan Motor Co Ltd Giappone 2.166 14set-04 Sanofi-Aventis SA (2.76%) Francia Market Purchase Internazionale 2.157 3mag-05 Gecina SA (38.54%) Francia Metrovacesa SA Spagna 2.132 69mar-00 Club Internet (99%) Francia Deutsche Telekom AG, Germania 2.000 99
lug-02 TeleDiffusion de France TDF (64%) FranciaCDC IXIS Equity Capital, Charterhouse Development Capital Ltd (LBO)
Regno Unito 1.900 64
dic-02 Vivendi Environnment SA (20.41%) Francia Investor Group Internazionale 1.854 20lug-00 Wanadoo SA (8.8%) Francia Market Purchase Internazionale 1.843 9mar-05 Gecina SA (30%) Francia Metrovacesa SA Spagna 1.675 30lug-05 Laboratoires Fournier SA Francia Solvay SA Belgio 1.615 100
mag-02 Saint Louis Sucre SA Francia Suedzucker AG Germania 1.600 100
giu-02Vivendi Universal Publishing VUP (Professional & Healthcare Information Divisions)
Francia Investor Group (IBO) Internazionale 1.600 100
mar-00 Saint Louis Sucre SA (53.1%) Francia Compagnie Nationale a Portefeuille SA Belgio 1.570 53
lug-04Societe Fonciere Lyonnaise SA (95.12%) (Bid No 2)
Francia Inmobiliaria Colonial SA Spagna 1.558 95
mag-01 Sidel SA (91.17%) Francia Tetra Laval Group AB Svezia 1.517 91
apr-02Alcatel SA (European enterprise distribution and services operations)
Francia Platinum Equity LLC (IBO) Stati Uniti 1.500 100
giu-02 Vivendi Environnment SA (15.54%) Francia Market Purchase Internazionale 1.479 16gen-04 Sophia SA (97.85%) (Bid No 2) Francia General Electric Co Stati Uniti 1.457 98dic-01 STMicroelectronics NV (4.39%) Francia Market Purchase Internazionale 1.394 4
mag-01 Noos (49.9%) FranciaMorgan Stanley Dean Witter Private Equity, NTL Inc
Regno Unito 1.350 50
apr-06 Eiffage SA (20.3%) Francia Sacyr Vallehermoso SA Spagna 1.321 31nov-04 Picard Surgeles SA Francia BC Partners Ltd (IBO) Regno Unito 1.308 100lug-04 SCI Karanis (51%) Francia Whitehall Fund (LBO) Stati Uniti 1.259 51mar-06 UPC France SA Francia Altice One SA Lussemburgo 1.250 100
Totale 111.659
44
Tabella 6 Offerte di acquisizione transnazionali effettuate da imprese Francesi
Fonte: Lehman Brothers.
Data ObiettivoNazionalitˆ
obiettivoOfferente
Nazionalitˆ offerente
Valore offerta (in mln di euro)
Parteciapazione (%)
ago-00 Orange Plc Regno Unito France Telecom SA Francia 49.952 100dic-00 Seagram Co Ltd Canada Vivendi SA Francia 25.294 100gen-01 AXA Financial Inc (40%) Stati Uniti AXA SA Francia 15.394 100dic-05 Electrabel SA/NV (49.92%) Belgio Suez SA Francia 11.232 100apr-06 Lucent Technologies Inc Stati Uniti Alcatel SA Francia 11.084 100lug-05 Allied Domecq plc Regno Unito Pernod Ricard SA, Fortune Brands Inc Francia 10.886 100
feb-06Banca Nazionale del Lavoro SpA - BNL
Italia BNP Paribas SA Francia 9.141 100
nov-05 Retevision Movil SA - Amena (80%) Spagna France Telecom SA Francia 9.000 80mag-00 Ernst & Young Consulting Regno Unito Cap Gemini SA Francia 7.766 100mag-00 Newbridge Networks Corp Canada Alcatel SA Francia 7.473 100mar-03 MobilCom AG (UMTS Assets- 90%) Germania France Telecom SA Francia 7.100 90dic-05 BPB plc Regno Unito Compagnie de Saint-Gobain SA Francia 5.782 100
mag-02USA Networks Inc (Entertainment assets)
Stati Uniti Vivendi Universal SA Francia 5.405 100
lug-00 Sun Life & Provincial Holdings Plc Regno Unito AXA SA Francia 3.824 100lug-01 Blue Circle Industries plc (77.51%) Regno Unito Lafarge SA Francia 3.818 100mar-00 MobilCom AG (28.5%) Germania France Telecom SA Francia 3.739 29ott-00 Sanford C. Bernstein & Co. Stati Uniti AXA S.A. Francia 3.641 100
dic-01Seagram Co Ltd (Spirits & Wine Business - 39%)
Canada Pernod-Ricard SA Francia 3.524 39
mar-01 Technicolor Stati Uniti Thomson Multimedia SA Francia 2.954 100apr-00 Global One (29.2%) Belgio France Telecom SA Francia 2.940 100set-02 Bcom3 Group Inc Stati Uniti Publicis Groupe SA Francia 2.764 100mag-06 Lafarge North America Inc (46.8%) Stati Uniti Lafarge SA Francia 2.738 100mar-02 United California Bank Stati Uniti BNP Paribas SA Francia 2.694 100dic-01 BancWest Corp (55%) Stati Uniti BNP Paribas SA Francia 2.684 100
mag-04Messer Griesheim GmbH (Industrial Gas Operations in Germany, the UK and the US)
Germania Air Liquide SA Francia 2.680 100
nov-00 Origin BV Olanda Atos SA Francia 2.623 100
lug-00Financial Security Assurance Holdings Ltd
Stati Uniti Dexia, SA Francia 2.486 100
apr-04 Gucci Group NV (32.56%) Olanda Pinault-Printemps-Redoute SA - PPR Francia 2.430 99dic-00 Maroc Telecom (35%) Marocco Vivendi Universal SA Francia 2.389 35gen-02 Eastern Electricity Ltd Regno Unito Electricite de France SA - EDF Francia 2.348 100feb-02 Aceralia Corporacion Siderurgica SA Spagna Usinor SA Francia 2.333 100feb-01 Freeserve Plc Regno Unito France Telecom SA, Francia 2.222 100lug-00 Arjo Wiggins Appleton Plc (60%) Regno Unito Worms et Compagnie Francia 2.185 100lug-02 SEEBOARD plc Regno Unito Electricite de France SA - EDF Francia 2.180 100lug-00 Racal Electronics Plc Regno Unito Thomson-CSF Francia 2.112 100lug-00 Wind Telecomunicazioni SpA (18.9%) Italia France Telecom SA Francia 2.080 43ago-01 Houghton Mifflin Co. Stati Uniti Vivendi Universal SA Francia 2.047 100feb-02 Nissan Motor Co Ltd (12%) Giappone Renault SA Francia 1.957 44set-00 Saatchi & Saatchi Plc Regno Unito Publicis SA Francia 1.864 100ott-00 Nvest Companies LP, Nvest L.P. Stati Uniti Caisse des Depots et Consignations Francia 1.862 100dic-03 BT Group plc (Telecoms Equipment) Regno Unito Societe Generale SA (IBO) Francia 1.853 100giu-01 Equant NV (33.75%) Olanda France Telecom SA Francia 1.740 34mar-00 Meyer International plc Regno Unito Compagnie de Saint-Gobain SA Francia 1.733 100set-00 Snyder Communications Inc. Stati Uniti Havas Advertising Francia 1.731 100gen-02 EchoStar Communications Corp (10%) Stati Uniti Vivendi Universal SA Francia 1.680 10dic-00 Orange Communications SA (42.5%) Svizzera France Telecom SA Francia 1.600 85gen-04 SchlumbergerSema Inc (99.9%) Stati Uniti Atos Origin Francia 1.506 100feb-02 Arbed SA Lussemburgo Usinor SA Francia 1.491 100apr-00 Global One (42%) Belgio France Telecom SA Francia 1.401 71giu-00 Belgacom SA (Skynet) Belgio Infosources SA Francia 1.315 100lug-04 MONY Group Inc Stati Uniti AXA SA Francia 1.313 100
ott-00Compagnie Benelux Paribas SA - COBEPA (39.4%)
Belgio BNP Paribas SA Francia 1.299 98
mag-00ABB-Gazenergo, ABB-Nevsky, ABB-Servis, ABB-Stavan, ABB-Turbozam, ABB-Uniturbo (50%)
Russia Alstom SA Francia 1.250 100
Totale 266.541
45
Grafico 1 Distribuzione delle offerte di acquisizione transnazionali effettuate da imprese Francesi
Fonte: Lehman Brothers.
Grafico 2 Distribuzione delle offerte di acquisizione transnazionali effettuate su imprese Francesi
Fonte: Lehman Brothers.
Stati Uniti23%
Canada14%
Belgio7%
Germania5%
Spagna4%
Italia4%
Olanda3%
Altri3%
Regno Unito37%
Regno Unito23%
Germania17%
Stati Uniti11%
Spagna6%
Canada5%
Altri7%
Internazionale31%
46
Tabella 7 Principali operazioni di privatizzazione realizzate in Francia
Società SettoreData della
privatizzazioneModalità di
venditaPercentuale del capitale ceduto
Totale (milioni US$)
US$ 1999
Paribas Banche gen-87 opv n.d. 1.392 1.793Société Générale Banche giu-87 opv n.d. 1.451 1.869
Crédit Local de France Banchenov-91, 18-giu-93, 25-
giu-93, ott-96opv 65,5 1.827 1.989
ELF Aquitaine (Snea) Petrolchimico mar-92, feb-94 opv 2,3 7.012 7.489
Rhone-Poulenc Farmaceuticagen-93, 11-nov-93,
25-nov-93opv 52,0 2.493 2.705
Banque Nationale de Paris (BNP) 1 Banche 4-ott-93, 5-ott-93 opv 73,0 3.039 3.298Assurances Générales de France (AGF) Assicurazioni dic-93, mag-96 opv 54,9 1.935 2.008Renault SA (Régie Nationale des Usines) Trasporti nov-94 opv 28,0 2.021 2.156Air France Trasporti feb-95, feb-99 opv 17,5 2.168 2.237Usinor, Sacilor Metalli giu-95, ott-97 opv - vp 81,0 3.683 3.849France Telecom Telecomunicazioni ott-97, nov-98 opv - vp - opv 35,0 14.334 14.504Groupe des Assurances Nationales (GAN) Assicurazioni ago-98 vp 100,0 2.700 2.700Aéreospatiale Matra Aerospazio e difesa mag-99 opv 17,0 1.411 1.411Crédit Lyonnais Banche giu-99 opv n.d. 3.593 3.593
Fonte: elaborazione su dati IFR - Thomson Privatisation International.
47
Tabella 8 Assetto proprietario delle maggiori imprese francesi
Nazione Settore ImpresaCapitalizzazione
in euro Azionisti Quota
Stato francese 87,3%Dipendenti 1,9%Flottante 10,8%French State 80,2%Dipendenti 2,3%Flottante 17,5%Groupe Bruxelles Lambert 7,3%Groupe Crédit Agricole 3,4%Dipendenti 3,3%Groupe CDC 2,8%Areva 2,2%Groupe CNP Assurances 1,6%Caixa 1,4%Sofina 1,1%French State 1,0%Flottante 75,9%Investitori istituzionali 53,2%Dipendenti 10,0%Capital Research & Managemeent Company 9,1%Caisse des Dépôts et Consignations 8,8%Azionisti individuali 8,8%Groupama A. M. 5,8%Vivendi 5,3%EDF 4,0%Veolia Environnement treasury stock 4,0%Azioni proprie 6,2%Compagnie Nationale à Portefeuille 5,2%Dipendenti 4,0%Axa Investment Managers Paris 2,9%Azionisti individuali 8,0%Oppenheimer Funds 5,9%ADR Holders 5,0%Lehman Brothers International 4,7%Institut Français du Pétrole 3,1%Dipendenti 2,0%Azioni proprie 1,6%French State 19,9%Entreprise de Recherches et d Activités Pétrolières 15,1%Dipendenti 2,9%Société Générale 3,7%UBS Warburg 2,4%Caisse des Dépôts et Consignations 2,3%Caisse Nationale d'Epargne 2,1%Scotiabank 1,3%Sebastian Holdings 1,2%Dipendenti 1,0%Azioni proprie 0,1%Azioni proprie 6,0%Dipendenti 2,8%Bouygues 42,9%Dipendenti 3,3%Azioni proprie 0,1%Bellon 38,5%Arnhold and S. Bleichroeder Advisers 10,1%Caisse des Dépôts et Consignations 4,5%Azioni proprie 1,9%Dipendenti 1,7%RTL Group 49,0%Suez 5,0%Azioni proprie 0,9%Dipendenti 0,1%Groupe Industriel Marcel Dassault 50,2%EADS France 46,2%Lagardère Capital & Management 7,2%FMR Corp and Fidelity International 4,9%Azioni proprie 3,9%Dipendenti 3,1%Morgan Stanley & Co International 2,2%Société Générale 1,4%
Francia Utilities VEOLIA ENVIRON. 18.726.115.328
Francia Utilities SUEZ 38.276.276.224
Francia Utilities GAZ DE FRANCE 26.613.737.472
Francia Utilities EDF 79.027.560.448
Francia Energia TOTAL 135.073.300.480
Francia Energia TECHNIP 4.696.523.264
Francia Telecomunicazioni FRANCE TELECOM 45.267.206.144
33.370.101.760
Francia Servizi THOMSON 4.191.020.544
Francia Telecomunicazioni VIVENDI
5.689.889.280
Franciacommercial catering and food service
SODEXHO ALLIANCE 5.891.928.576
Francia broadcasting TF1
METROPOLE TV 3.301.174.016
Francia Media e aerospazio LAGARDERE S.C.A 9.069.351.936
Francia broadcasting
Francia Aerospazio DASSAULT AVIATION 5.933.775.872
48
Investitori istituzionali esteri 28,2%Investitori istituzionali francesi 21,6%Azionisti individuali 10,4%Barclays 5,5%HSBC Investments France 5,3%Etat Luxembourgeois 5,5%Azioni proprie 4,2%JMAC 3,6%Sogepa 3,2%Romain Zaleski 2,5%Dipendenti 1,9%Domange 10,7%Caisse des Dépôts et Consignations 6,0%Robert Maréchal 5,2%Barclays 5,0%Gerondeau 2,6%Financière du Cèdre 2,0%Dipendenti 1,7%Azioni proprie 1,6%Investitori istituzionali 73,3%Azionisti individuali 11,9%Dipendenti 9,0%Société Générale 3,0%Azioni proprie 2,8%Stato francese 31,3%Alcatel 9,5%Groupe Industriel Marcel Dassault 5,7%Dipendenti 4,6%Azioni proprie 1,8%Capital Group International 5,0%Caisse des Dépôts et Consignations 4,5%Dipendenti 3,8%Azioni proprie 3,2%Dipendenti 6,7%Caisse de Dépôts et Consignations 3,1%AXA 1,2%BNP Paribas 0,5%Azioni proprie 1,7%Investitori istituzionali francesi 30,2%Investitori istituzionali esteri 47,2%Azionisti individuali 9,4%Stato francese 31,3%Dipendenti 19,1%Areva 7,4%Azioni proprie 2,0%BNP Paribas 1,7%Groupe Marc de Lacharrière 52,5%FMR Corporation & Fidelity International 7,4%Azioni proprie 5,4%Fidelity Group 5,0%UBS 4,0%Arnhold and S. Bleichroeder Advisers 2,9%Caisse des Dépôts et Consignations 2,8%Société Centaurus 2,0%Marc Ladreit de Lacharrière 1,7%Fimalac Participations 0,7%Silmer 0,1%Sacyr Vallehermoso 32,0%Dipendenti 22,7%Gestion BTP 20,2%Fibelpar 6,1%Caisse des Dépôts et Consignations 5,0%Azioni proprie 3,7%BP France 2,6%FMR Corporation & Fidelity International 0,7%DaimlerChrysler Aerospace 30,2%Sogeade 30,2%Sepi 5,5%Azioni proprie 0,8%Stato francese 0,1%Investitori istituzionali esteri 27,1%SCDM 18,5%Dipendenti 17,5%Capital Group International 8,1%Artémis 6,5%Simétra Obligations 5,0%
Francia Materiali SAINT GOBAIN 19.317.088.256
AIR FRANCE -KLM 4.859.678.720
Francia Acciaio ARCELOR 21.669.156.864
Francia Trasporti
Francia Aerospazio e nautica ZODIAC 2.486.987.520
Francia Infrastrutture e costruzioni VINCI 15.853.659.136
Francia Aerospazio e difesa THALES 5.475.329.024
Francia Manifatturiero SCHNEIDER ELECTRIC 19.353.290.752
Francia Aerospazio e difesa SAFRAN 7.719.218.176
FranciaTelecomunicazioni e costruzioni
BOUYGUES 15.100.711.936
Francia Holding FIMALAC 2.616.019.712
Francia Costruzioni EIFFAGE 5.401.193.472
Francia Aerospazio e difesa EADS 23.511.715.840
49
Vinci 74,5%Vinci Concessions 23,0%Chambres de Commerce et d'Industrie 0,2%Eiffarie 74,7%Elliott Management Corporation 10,0%Dipendenti 0,9%Stato francese 21,0%Dipendenti 1,0%Arcofin 16,4%Holding Communal 16,4%Caisse des Dépôts et Consignations 8,6%Ethias 6,8%Dipendenti 5,0%Azioni proprie 0,7%Investitori istituzionali 74,9%Diversi e non identificati 6,8%Azionisti individuali 6,9%Axa 5,7%Dipendenti 5,7%SAS Rue de la Boétie 54,0%Dipendenti 6,0%AGF 2,7%Azioni proprie 2,0%Dipendenti 7,6%Groupama 3,1%Meji Yasuda 2,6%CDC Section Générale 1,9%Fondazione CRT 1,7%Dexia 1,5%CNP 1,2%Mutuelles Axa 12,1%BNP Paribas 5,8%Dipendenti 5,1%Banque Fédérale des Banques Populaires 75,6%Azioni proprie 3,3%ASB Holdings 2,9%DZ Bank 1,9%Maine Services 1,4%Dipendenti 1,2%IKB Financière France 0,9%Brandes Investment Partners 10,1%FMR Corp and Fidelity International 5,0%Azioni proprie 4,9%Caisse des Dépôts et Consignations 4,8%Dipendenti 2,0%Société Générale 0,9%
Francia IT ATOS ORIGIN 3.888.431.104 Flottante 100,0%Eurazeo 17,7%Nebozzo 10,8%Cinven Buyout III 8,1%GSCP 2000 Eurovision Holding 5,0%Belgacom 2,3%Entreprise des Postes et Telecoms 1,2%Radiotelevizija Slovenija 1,2%Dipendenti 0,5%Crédit Agricole Suisse 0,4%
Francia Finanza SOCIETE GENERALE 51.676.213.248
Francia Finanza BNP PARIBAS 62.749.937.664
Francia InfrastruttureASF Autoroutes du Sud de la France
11.779.877.888
Francia InfrastruttureAPRR Autoroutes Paris-Rhin-Rhône
7.251.398.144
Francia Manifatturiero e infrastrutture ALSTOM RGPT 10.404.260.864
Francia Finanza DEXIA 23.544.793.088
Francia Finanza CREDIT AGRICOLE 48,318,590,976
Francia Assicurativo AXA 52.123.140.096
Francia Finanza NATEXIS BQ. POPUL 9.696.204.800
Francia Telecomunicazioni ALCATEL 15.013.974.016
Francia Aerospazio EUTELSAT COMMUNIC. 2.545.172.736
Fonte: Euronext e siti internet delle società, maggio 2006.
50
Figura 5 Modello francese: struttura del “nocciolo duro”. Il cuore del “nocciolo duro” e gli azionisti “tradizionali”
Fonte: Morin, F., Le modale francais de detention et de gestion du capital: analyse, prospective et comparaisons internationales, Paris, Editions de Bercy, 1998.
51
Figura 6 Il cuore finanziario francese (post-Opas di BNP su Paribas)
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
52
Figura 7 Il gruppo Alcatel
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
53
Figura 8 Tipologia di struttura proprietaria pirami dale. Il caso della Electrafina di Paul Desmarais ed Albert Frère
Fonte: Mayer, C., Ownership Matters, ECGN, 2000.
54
Figura 9 Il gruppo Lagardère
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
55
Figura 10 Il gruppo Suez Lyonnaise des Eaux
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
56
Figura 11 Il gruppo Vivendi, ante fusione con Seagram
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
57
Tabella 9 Principali operazioni di privatizzazione realizzate in Germania
Società SettoreData della
privatizzazioneModalità di
venditaPercentuale del capitale ceduto
Totale (milioni US$)
US$ 1999
Volkswagen AG Trasporti ott-86, mar-88 opv 16 1.226 1.629Veba AG Chimica mar-87 opv n.d. 275 368Viag AG Elettricità, gas e acqua mag-88 opv 60,0 129 171Lufthansa A Trasporti set-89, set-94, ott-97 opv 53,0 3.953 4.143Interhotel Alberghi nov-91 vp 100,0 1.368 1.647Bankgesellschaft Berlin AG Banche gen-94, lug-98 vp 5,0 1.776 1.878Bayernwerk AG Elettricità, gas e acqua mar-94 vp 58,0 1.259 1.342Rhein-Main-Donau (RMD) Elettricità, gas e acqua lug-84 vp 76,0 438 467Vereinigte Energiewerke AG (Veag) Elettricità, gas e acqua set-94 vp 100,0 4.378 4.667Lausitzer Braunkhole AG (Laubag) Metallurgia set-94 vp 100,0 1.149 1.225Bavarian Insurance Union Assicurazioni gen-95 vp 100,0 1.361 1.426Deutsche Kreditbank (DKB) Banche gen-95 vp 100,0 3.120 3.269Dbkom Telecomunicazioni lug-96 vp 50,0 1.095 1.131Deutsche Telekom AG Telecomunicazioni nov-96 opv 26 13.040 13.470Postbank Banche dic-98 vp 83 1.748 1.757Berliner Wasserbetriebe (BWB) Servizi sanitari lug-99 vp 49 1.732 1.732
Fonte: elaborazione su dati IFR - Thomson Privatisation International
58
Tabella 10 Assetto proprietario delle maggiori imprese tedesche
Fonte: Deutsche Börse AG, maggio 2006.
Nazione Settore Impresa Capitalizzazione Azionisti Quota
Dr. Ing. h.c. F. Porsche AG 21,3%Land Niedersachsen 20,8%Flottante 57,9%Luis Riu GŸell und Carmen Riu GŸell 5,1%Caja de Ahorros del Mediterr‡neo 5,0%Flottante 89,9%Alfried Krupp von Bohlen und Halbach-Stiftung 23,6%Flottante 76,4%Famiglia Siemens (ca.) 6,1%Flottante 93,9%RW Energie Beteiligungsgesellschaft mbH 11,1%Flottante 88,9%Allianz AG 9,4%Flottante 90,6%
Germania Meccanica MAN AG 8.359.780.000 Flottante 100,0%Allianz AG 11,3%Commerzbank AG 10,1%Deutsche Bank AG 10,0%Flottante 68,6%Capital Group International 9,4%Brandes Investment Partners 5,1%Dodge & Cox International Stock Fund 5,1%Flottante 80,4%Aktienbindungsvertrag Familie Henkel 51,5%Jahr Vermšgensverwaltung 6,1%Flottante 42,4%
Germania Holding - Energia E.ON AG 64.398.650.000 Flottante 100,0%Kreditanstalt fŸr Wiederaufbau 22,0%Bundesrepublik Deutschland 15,0%Flottante 63,0%KfW Kreditanstalt fŸr Wiederaufbau 41,7%Flottante 58,3%
Germania Trasporti Deutsche Lufthansa AG 6.561.990.000Flottante 100,0%Deutsche Bšrse AG (azioni proprie) 5,4%Flottante 94,6%
Germania Finanza Deutsche Bank AG 46.560.290.000 Flottante 100,0%Assicurazioni Generali 8,7%Flottante 91,4%
Germania Finanza 17.399.950.000Commerzbank AG
Germania Finanza Deutsche Bšrse AG 10.973.440.000
Germania Auto Volkswagen AG 9.159.420.000
Germania Turismo e navigazione TUI AG 3.772.350.000
Germania Holding - Acciaio ThyssenKrupp AG 10.069.150.000
56.261.490.000Germania Holding Siemens AG
30.401.650.000EnergiaGermania RWE AG
22.960.380.000AssicurazioniGermania MŸnchener RŸck AG
Germania Costruzioni Linde AG 5.429.930.000
5.348.760.000Germania Semiconduttori Infineon Technologies AG
Germania Chimica Henkel KGaA 5.428.600.000
Germania Telecomunicazioni Deutsche Telekom AG 35.078.260.000
Germania Poste Deutsche Post AG 15.118.770.000
59
Tabella 11 Partecipazioni strategiche di Allianz
SocietàDetenute
direttamente
Detenute tramite voto
di delegaTotale
Basf 0,0 12,4 12,4Bayer 0,0 5,0 5,0Bayerische Hypo-Vereinsbank 0,0 18,3 18,3Beiersdorf Aktiengesellschaft 0,0 38,4 38,4Dresdner Bank 0,0 22,0 22,0Hermes Kreditversicherung 75,3 0,0 75,3IKB Deutsche Industriebank 0,0 12,0 12,0Karstadt Quelle 0,0 9,4 9,4Leifheit 0,0 10,1 10,1Linde 0,7 12,4 13,1Monoachia Grundstück 0,0 48,7 48,7Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft
0,0 25,0 25,0
RWE 0,3 13,1 13,4Schering Aktiengesellschaft 3,4 7,2 10,6Süd-Chemie 10,0 0,0 10,0VEBA 0,0 11,5 11,5VIAG 2,4 3,5 5,9
Nota: le partecipazioni detenute tramite voto di delega sono le partecipazioni indirette e le partecipazioni strategiche date in delega; mancano le azioni delegate dai clienti delle banche che non vengono registrate dalla banca dati della BAWe. Fonte: nostre elaborazioni su dati BAWe, luglio 2000.
60
Tabella 12 Partecipazioni strategiche di Commerzbank
SocietàDetenute
direttamente
Detenute tramite voto
di delegaTotale
Buderus Aktiengesellschaft 13,7 0,0 13,7Commerzbank Aktiengesellschaft von 1870
37,9 0,0 37,9
Holsten-Brauerei Aktiengesellschaft 0,0 15,0 15,0Linde Aktiengesellschaft 10,2 0,0 10,2Gerling 0,0 4,9 4,9MAN 0,0 6,5 6,5Rheinische Hypothekenbank 97,5 0,0 97,5Thyssen Krupp 0,0 18,0 18,0Salamander Aktiengesellschaft 10,7 0,0 10,7
Fonte: nostre elaborazioni su dati BAWe, luglio 2000.
Tabella 13 Partecipazioni strategiche di Deutsche Bank
SocietàDetenute
direttamente
Detenute tramite voto
di delegaTotale
Holzmann, Philipp 5,8 15,1 20,9Linde 0,0 10,1 10,1Daimler-Chrysler 12,0 0,0 12,0Metallgesellschaft 0,0 13,0 13,0Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft
0,0 9,9 9,9
Nürnberger Beteiligungs 8,9 5,1 14,0Phoenix 0,0 10,0 10,0Südzucher 0,0 12,9 12,9Vossloh 0,0 49,1 49,1WMF Württembergische Metallwarenfabrik
0,0 17,0 17,0
Eurohypo 12,7 0,0 12,7Andreae-Noris Zahn 13,8 0,0 13,8Deutsche Verkehrsbank 55,4 0,0 55,4VK Mühlen 20,8 0,0 20,8Wanderer-Werke 0,0 25,2 25,2
Fonte: nostre elaborazioni su dati BAWe, luglio 2000.
61
Tabella 14 Partecipazioni strategiche di Dresdner Bank
SocietàDetenute
direttamente
Detenute tramite voto
di delegaTotale
Allianz 0,0 10,0 10,0AMB 0,0 5,1 5,1Bayerische BrauHolding 10,0 0,0 10,0Bilfinger + Berger Bauaktiengesellschaft 0,0 25,1 25,1BMW Bayerische Motorenwerke 0,0 5,0 5,0Bremer Woll-Kämmerei 0,0 14,7 14,7Deutsche Hyp Deutsche Hypothekenbank Frankfurt-Hamburg
95,1 0,0 95,1
Fresenius 0,0 10,0 10,0Heidelberger Zement 0,0 20,4 20,4Karstadt Quelle 0,0 7,2 7,2Metallgesellschaft 9,7 0,0 9,7Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft
0,0 9,1 9,1
Norddeutsche Affinerie 10,0 0,0 10,0Oldenburgische Landesbank 64,4 25,3 89,7
Fonte: nostre elaborazioni su dati BAWe, luglio 2000.
62
Tabella 15 Partecipazioni strategiche di Hypo-Vereinsbank
SocietàDetenute
direttamente
Detenute tramite voto
di delegaTotale
AGROB 52,7 0,0 52,7Aktienbrauerei Kaufbeuren 75,7 0,0 75,7Allianz 6,8 0,0 6,8Bayerische Handelsbank 76,4 0,0 76,4Brau und Brunnen 55,2 0,0 55,2Mùnchener Rückversicherungs-Gesellschaft
13,3 0,0 13,3
Nürnberger Hypothekenbank 85,4 0,0 85,4Süddeutsche Bodencreditbank 54,7 0,0 54,7Vereins- und Westbank 75,0 0,0 75,0VIAG 0,0 10,5 10,5Württembergische Hypothekenbank 75,8 0,0 75,8Wüstenrot & Württembergische 7,6 0,0 7,6
Fonte: nostre elaborazioni su dati BAWe, luglio 2000.
Tabella 16 Partecipazioni strategiche di Münchener Ruck
SocietàDetenute
direttamente
Detenute tramite voto
di delegaTotale
Allianz 0,0 25,0 25,0Allianz Lebensversicherungs 0,0 40,6 40,6Bayerische Hypo- und Vereinsbank 3,8 1,6 5,4BHS tabletop 0,0 28,9 28,9Ergo Versicherungsgruppe 1,2 52,9 54,1Forst Ebnath 96,7 0,0 96,7IKB Deutsche Industriebank 0,0 6,2 6,2
Mannheimer Aktiengeselleschaft Holding 0,0 5,0 5,0
MAN 7,0 0,0 7,0WMF Württembergische Metallwarenfabrik
0,0 17,0 17,0
Fonte: nostre elaborazioni su dati BAWe, luglio 2000.
63
Tabella 17 Principali partecipazioni industriali e finanziarie del "cuore finanziario tedesco"
Società industriali
Percentuale della partecipazione
Società finanziarie
Percentuale della partecipazione
BASF 12,4 Dresdner Bank 22,0Bayer 5,0Linde 13,1RWE 13,3 Deutsche Bank 5,0VEBA 11,5 Münchener Ruck 25,0VIAG 5,9Base 3,0
Karstadt 9,4Beiesdorf 37,0
Ergo 3,7
Brau und Brunner 55,2 Allianz 6,8VIAG 75,0 Münchener Ruck 13,3
Linde 10,0 Münchener Ruck 25,0MAN 6,5
Holzman 4,9Tyssen Krupp 18,0
Gerling 4,9
Holzman 21,0 Allianz 4,1Gerling 25,0
Daimler-Chrisler 12,0Continental 8,4
Siemens 1,1Linde 10,0
Bilfinger 4,4Nurnberger 26,0
Metagesellschaft 13,0
BMW 5,0Fresenius 10,0
Metagesellschaft 9,7 Allianz 10,0Continental 6,5 Commerzbank 1,4Metalgeser 14,0 Münchener Ruck 9,1Bilfinger 25,0Eibelb 21,0
Ergo 54,1MAN 7,0
Allianz 25,0Commerzbank 25,0Deutsche Bank 1,5
Bayerische Vereinsbank
5,4
Bayerische Vereinsbank
18,3
ALLIANZ
BAYERISCHE VEREINSBANK
MUNCHENER RUCK
COMMERZBANK
DEUTSCHE BANK
DRESDNERBayerische
Vereinsbank1,2
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, stampa specializzata e fonti aziendali, luglio 2000.
64
Figura 12 Il polo Allianz
8,4 16,5
25 8 17,4 5 3,8
259,3
10 21,9 51,45
4,3310 10
Banche Imprese industriali
Banche d'affari e finaziarie Assicurazioni
VIAG
BayerischeHypo-Vereinsbank
ALLIANZ
Dresdner Bank
AB Industries
Banca Intesa
Deutsche Bank
AGF
Münchener Ruck
Vermo FGF
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
65
Figura 13 Il polo Commerzbank
5,1 5,25 171,2
43 89 100
Banche Banche d'affari e finaziarie Assicurazioni
AMB
COMMERZBANK
Montgomery Asset Mgt (USA)
Banco Santander Cobra
Linde (10)MAN (6.5)Holzmann (4.9)Thyssen Krupp (18)
Mediobanca
Jupiter Int'l Group (UK)
Martingale Asset Mgt (USA)
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
Figura 14 Il polo Deutsche Bank
0,825 4,1 2,6
1,5
5
100
Banche Banche d'affari e finaziarie Assicurazioni
ALLIANZ
Deutsche Bank
Finanza e Futuro
Dresdner Bank Caja de Ahorros
Holzmann (21)Gerling (25)Daimler-Chrysler (12)Südzucker (12)UNDE (10)Continental (8.4)Siemens (1.4)Linde (10)Bilfinger (4.4)Nürnberger (26)Metallgesellschft (13)
Münchener Ruck
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
66
Figura 15 Il polo Dresdner Bank
1,422 10 10
1,2
10
Banche Banche d'affari e finaziarie Assicurazioni
ALLIANZ
Dresdner Bank
Vermo v.
Commerzbank FGF
BMW (5)Fresenius (10)Metallgesellschaft (9.7)HeidelbergerZement (12)Continental (8.4)Metallgeser (14)Bilfinger (25)Eibeld Zement (21)
Münchener Ruck
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
67
Figura 16 Il cuore finanziario tedesco
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
68
Figura 17 Il gruppo Daimler-Chrysler
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.
69
Figura 18 Il gruppo Siemens
Fonte: nostre elaborazioni su dati ShareWorld, maggio 2000.