Coordinazione oculo manuale, scrittura e
impugnatura
Il movimento grafico deve essere:
•Preparato
•Programmato
•Controllato
Entrambi gli emisferi intervengono nella elaborazione del gesto grafico
Si ritiene che la ripetizione dell’atto grafico sia come una specie di solco sempre più profondo che si imprime sui circuiti predisposti a farsi carico
Pregliasco Roberto
Copiatura di disegno
• Analisi visuospaziale
• Preparazione di un piano per l’esecuzione
• Esecuzione
• Controllo
Prerequisiti alla lettura
Secondo Vayer P. (1996) l’apprendimento alla lettura
è condizionato da:
• Età mentale di 5-6 anni
• Linguaggio quasi corretto
• Successione e strutturazione spazio- temporale
• Passaggio dal piano spaziale al temporale e viceversa
• Una buona immagine del proprio corpo (controllo sul proprio corpo)
Schema corporeo (5 anni) • Possiede tutte le coordinazioni
motorie
• Capace di sedersi col tronco ben eretto
• Ipotonia
• Non può mantenere a lungo posizione e attenzione
• La lateralità non è affermata, ma la padronanza manuale è netta
• Apparizione della distinzione sinistra- destra
Schema corporeo (7 anni)
• Possiede il controllo posturale e respiratorio
• Capacità d’attenzione molto importante (molte ore al giorno)
• Destra- sinistra perfettamente integrate
• Indipendenza segmentaria
• Coscienza del proprio corpo con le relazioni sociali che ne conseguono
Prerequisiti alla scrittura Secondo Vayer P. (1996) l’apprendimento della
scrittura è condizionato da:
Aspetti generali
• Capacità d’inibizione e controllo neuro- muscolare
• Indipendenza segmentaria
• Coordinazione oculo- manuale
• Organizzazione spazio- temporale
Prerequisiti alla scrittura
Coordinazione funzionale
della mano
• Indipendenza mano- braccio
• Indipendenza delle dita
• Coordinazione nella prensione e nella pressione
Prerequisiti alla scrittura
Delle abitudini neuro
motorie corrette e ben
stabilite
• Visione e trascrizione da sinistra verso destra
• Rotazione degli anelli nel senso sinistrogiro
• Modo corretto di tenere lo strumento
PRCR-2 Lavoro seriale da sx a dx
Le coordinazioni
• Si riferiscono agli spostamenti sia segmentari che globali del corpo e dipendono dalle capacità di differenziare i movimenti e integrarli fra di loro, inibendo le sincinesie
• Le capacità coordinative permettono di apprendere, controllare, organizzare e trasformare i movimenti in modo rapido, armonico, efficace e adeguato allo scopo
Coordinazioni complesse
• Esempi: andatura a galoppo, passo saltellato, salti su un piede o a piedi uniti, girare su se stessi, camminare sull’asse di equilibrio
• Sono attività di spostamento globale che implicano un certo equilibrio dinamico e forza muscolare
• Non sono del tutto spontanee ma richiedono, soprattutto all’inizio, una maggiore attenzione e controllo tonico-muscolare
Coordinazioni strutturate
• Sono attività di coordinazioni semplici o complesse che implicano un adattamento spaziale, temporale, tonico e intenzionale
• Esempi: correre all’indietro (adattamento spaziale), saltare su una gamba lentamente (adattamento temporale), rotolare tenendosi rigidi come un bastone (adattamento tonico)
Capacità coordinative speciali
• Coordinazione oculo-motoria globale
• Coordinazione oculo-manuale e oculo-podalica
• Coordinazione fine delle mani
• Capacità di combinazione o dissociazione motoria
• Equilibrio statico e dinamico
• La lateralizzazione
• Capacità di organizzazione motoria spaziale
• Capacità di organizzazione motoria temporale
Coordinazione oculo-motoria
• Coordinazione oculo-motoria globale:sono attività che richiedono un controllo visivo continuo ed un adattamento della motricità globale allo spazio in condiz. statica e in movimento
• Esempio: camminare o correre in mezzo a piccoli attrezzi sparsi in tutta la palestra senza toccarli
• Presuppone lo sviluppo dell’attenzione visiva e della rapidità di reazione
• Coordinazione oculo-manuale e oculo-podalica:
sono attività che richiedono un controllo visivo continuo
e un adattamento della motricità dell’arto superiore o
inferiore allo spazio statico o in movimento
• il corpo intero non si sposta molto, serve da supporto
alla motricità dell’arto
•Sono più complesse di quelle oculo-motorie globali che
le preparano e le sostengono
•Esempi: lanci di precisione di palle di diverse
dimensioni e materiali, palleggi, ricezione, colpire
bersagli, calciare una palla in porta, fare uno slalom
•Nei lanci si possono adattare distanze, direzioni,
velocità, modalità di contatto con la palla
•Si possono variare gli attrezzi (foulard, nastri, cerchi)
•Coordinazione fine delle mani: sono
attività che richiedono l’uso differenziato e
la presa di coscienza delle dita
•Sviluppano l’agilità e la precisione
•Esempi: opporre il pollice alle altre dita,
arrotolare un filo su un rocchetto, fare e
disfare nodi, modellare il pongo, ritagliare,
costruire delle forme con degli stecchini,
cucire ecc.
Capacità di combinazione o dissociazione motoria
• Capacità di collegare in una struttura motoria unitaria e coerente più forme autonome e parziali di movimento, che si possono presentare in successione temporale, o anche simultaneamente
• Esempio: assunzione di posture fra loro concatenate, oppure apro le gambe, chiudo, due saltelli a piedi uniti e una capriola, oppure saltellare su un piede mentre si palleggia
Equilibrio
• E’ il risultato dell’adattamento neuro-motorio
alle necessità della posizione eretta e dipende
dall’insieme delle reazioni tonico-posturali alla
forza di gravità.
• I riflessi dell’equilibrio sono determinati dalle
informazioni provenienti da tre fonti sensitive:
sensazioni plantari, propriocettive e vestibolari
(legate alla posizione del capo)
• L’uso del canale visivo rafforza l’equilibrio
• Si realizza in situazione statica, dinamica o statico-
dinamica in volo
• Favorisce l’autocontrollo, la concentrazione, la
percezione del proprio tono muscolare (schema
corporeo)
• Viene stimolato in modo progressivo attraverso
1. la riduzione della base di appoggio (stare su un piede
a occhi chiusi))
2. l’innalzamento della base di appoggio (camminare
sulla trave)
3. le rotazioni veloci attorno agli assi corporei (fare una
capriola)
4. l’azione di forze esterne che tendono a disturbare
l’esecuzione (portare un compagno in piedi su un
tappeto sollevandolo)
La lateralità
• La lateralità è determinata dalla dominanza di un emisfero cerebrale nell’iniziare, nell’organizzare ed eseguire l’atto motorio.
• Dipende da una accelerazione di sviluppo dei centri sensitivo-motori di uno degli emisferi cerebrali rispetto all’altro.
• A 2/3 anni la dominanza è fluttuante, anche se l’uso di una mano predomina sull’altra
• Nello sviluppo psicomotorio normale si stabilisce in modo definitivo verso i 6-7 anni
• La lateralità non è solo manuale, ma anche visiva, podalica, uditiva e non sempre coincidono
• Sembra che la prima a comparire sia quella uditiva
Come educare la lateralità
1. Favorire la consapevolezza delle diverse parti corporee e la strutturazione dello schema corporeo, attraverso lo sviluppo delle capacità senso-percettive e della funzione di interiorizzazione
2. stimolare la conoscenza del proprio corpo in riferimento allo spazio esterno (concetti topologici di sopra, sotto, avanti, dietro, di lato, dentro, fuori, più in alto, più in basso, in mezzo rispetto al proprio corpo)
3. favorire la distinzione della destra e della sinistra del proprio corpo attraverso interventi specifici di rinforzo della lateralità (coordinazione oculo-motoria globale, oculo-manuale e coordinazione fine)
Prove motorie per definire la
lateralità
Arti superiori
• 3 lanci di precisione di una pallina dentro un canestro
• palleggi consecutivi a terra di una palla tipo basket o pallavolo
• gioco di destrezza individuale, tipo lancio palla in alto e ripresa con una mano
Arti inferiori
• 3 tiri a rete di un pallone
• fare un percorso tipo slalom (cerchi o birilli) spingendo la palla con un piede
• tracciare un percorso con 6-8 cerchi, dire di correre ponendo ogni volta un piede dentro i cerchi
Capacità di organizzazione
motoria spaziale
Presuppone due aspetti:
1. Lo spazio come significante nella
comunicazione non verbale (es.
distanze interpersonali nella
prossemica)
2. Lo spazio come risultante dell’attività
senso-motoria, percettiva e
rappresentativa
•La maturazione della capacità di organizzazione
motoria spaziale implica la capacità di:
•valutare le distanze
•discriminare le forme
•discriminare le dimensioni
•individuare i rapporti topologici ed euclidei
•Tali capacità derivano da attività di esplorazione
finalizzate sullo spazio e dipendono da operazioni
pratiche e mentali: riproduzione di modelli,
rappresentazioni di trasformazioni nello spazio
conoscenza della forma mediante il tatto
NOZIONI SPAZIALI
Topologia
La capacità di organizzazione motoria nello spazio presuppone l’acquisizione dei concetti topologici che permettono al bambino di orientare se stesso nello spazio rispetto agli oggetti e agli altri
(davanti, dietro, al di sopra, al di sotto, di fianco, lungo a, attorno a,in mezzo, vicino, lontano, dentro, fuori, alto, basso)
Valutazione delle dimensioni e delle distanze E’ la possibilità di valutare, confrontandole a livello
percettivo e visivo, le lunghezze degli oggetti e le loro
relative distanze
Esercitazioni
Attenzione, concentrazione e memoria visiva
Si inizia orientando l’attenzione del bambino in condizioni
statiche
esempio: da un sacchetto si tirano fuori degli oggetti in una
successione che il bambino deve ricordare
Si prosegue in situazioni dinamiche
Rappresentazione
grafica
La trascrizione grafica
simbolizza
l’orientamento
spaziale e prepara la
capacità di
rappresentazione
logica
Capacità di organizzazione
temporale
• Capacità di dare un ordine e una successione temporale ai processi motori, collegandoli fra di loro fino a farli diventare un atto motorio unico e finalizzato.
• E’ un processo complesso che risente della dinamica contrazione-decontrazione muscolare soggettiva e della percezione sensoriale delle sequenze ritmiche del movimento.
• Lo svolgimento temporale si struttura nella dimensione del prima, dopo, veloce, lento, simultaneo
Bisogna distinguere due aspetti della
temporalità:
1. Espressione del tempo (sincronizzazione senso-
motoria)
2. Rappresentazione del tempo (analisi
consapevole dei rapporti di successione, durata,
simultaneità)
Questi due aspetti dipendono da componenti
neuropsicologiche diverse, l’una dipende
primariamente dalle caratteristiche emotive e
toniche del bambino, l’altra da quelle cognitive
Nella metodologia i due aspetti non vanno separati
ma considerati simultaneamente
Caratteristiche della
temporalità Percettive:
• Timbro, volume, altezza
• Durata, intervallo, velocità
• Successione, simultaneità
Metrica
Misura
• Raggruppamenti, cadenze
Ritmo
SVILUPPARE LE CAPACITÀ
COORDINATIVE ESEMPI DI ADATTAMENTI
• sgonfiare un po' la palla, se la si deve afferrare.
• usare palloni più piccoli o più leggeri o più grandi, a seconda di ciò che si deve fare.
• nei giochi con bersaglio: aumentare la circonferenza del canestro o le dimensioni dell'oggetto da colpire; accorciare le distanze; usare due mani; variare i tipi di lancio; ecc.
• negli esercizi di equilibrio: allargare la base di appoggio, abbassare il centro di gravità.
• Dare a ciascuno un compito da assolvere.
• Utilizzare attività che comportino una semplice scelta da fare (legata all'azione da compiere, o alla persona con cui interagire, o all'oggetto da utilizzare, ecc.)
Lo spazio
• Lo spazio è la componente onnipresente di ogni performance diretta verso il mondo esterno
• E’ una qualità pervasiva delle percezioni e delle azioni di ogni attività manipolativa
• E’ correlata agli stimoli localizzati nel mondo esterno e sulla superficie del nostro corpo
(De Renzi, 1982, cit. in Sabbadini, 1995).
• Ogni azione svolta in relazione all’ambiente esterno presuppone che il soggetto sia guidato da una rappresentazione dello spazio unitaria e definita
• Essa si costituisce grazie all’elaborazione di numerose afferenze sensoriali e alle corrispondenti rappresentazioni spaziali corticali
• A livello cerebrale non è presente un’unica e definita area deputata alla consapevolezza spaziale della realtà, ma si individuano varie aree che cooperano in modo modulare e parallelo.
• I requisiti minimi ed indispensabili per possedere adeguate abilità visuospaziali sono:
• il possesso di un sistema visivo integro
• una buona efficienza visiva;
• La “Visuo Spatial Learning Disabilities” (VSLD) è un disturbo evolutivo caratterizzato da difficoltà nell’area visuospaziale in presenza di adeguate abilità linguistiche.
• Induce problemi nell’organizzazione dello spazio e deficit di ordine tattile, percettivo e psicomotorio.
• In classe, i bambini con VSLD sono comunemente identificati a causa delle loro difficoltà in matematica associate a prestazioni adeguate nello spelling fonetico e nel riconoscimento di parole (Forrest, 2004).
• Indizio primario del disturbo dell’apprendimento visuospaziale è la presenza di un forte divario, nel punteggio del Quoziente Intellettivo, fra la componente verbale e la componente di performance (o non verbale).
• Nel 1989 Rourke ha definito tale disturbo come Non Verbal Learning Disabilities (NVLD) e ha studiato i tratti della sindrome, che riguarda bambini con buone competenze in ambito linguistico ma con scadenti abilità in ambito visuospaziale
• Il bambino con disturbo dell’apprendimento visuospaziale, rispetto ai pari età, predilige la modalità uditiva nel gestire le informazioni provenienti dall’ambiente.
• Utilizza il codice linguistico non soltanto come mezzo di comunicazione o di relazione, ma come principale strumento di contatto con il mondo circostante; si dimostra generalmente piuttosto passivo, senza una forte motivazione a conoscere ed esplorare visivamente lo spazio; ciò rappresenta una severa limitazione in quanto la realizzazione del movimento richiede rappresentazioni visuospaziali e, specularmente, lo sviluppo di adeguate rappresentazioni visuospaziali è stimolato da esperienze motorie realizzate nell’ambiente circostante (Mammarella et al., 2004)
• Le due funzioni sono strettamente correlate: calcolare le distanze fra gli oggetti, definire la posizione del proprio corpo nello spazio e consolidare la propria consapevolezza propriocettiva richiede adeguate abilità visuospaziali e, a sua volta, il loro raffinamento richiede il contatto diretto con il mondo esterno e l’accumularsi di esperienze realizzate attraverso i sistemi visivo, motorio e tattile.
• Una serie di studi su soggetti con deficit cerebrali specifici e con disconnessione tra i due emisferi ha evidenziato che molte funzioni visuospaziali sono lateralizzate nell’emisfero destro.
• Mentre le funzioni linguistiche sono di competenza dell’emisfero sinistro, l’emisfero destro è quindi normalmente competente nelle funzioni di analisi e di elaborazione visuospaziale degli stimoli; in particolare il lobo parietale svolge un ruolo cruciale nelle prove visuospaziali (Facchin, 2005).
• I dati relativi ad abilità visive più raffinate, che riguardano la seconda e terza area del modello di Scheiman e Wick, evidenziano significative differenze. Il dato che ha maggiormente espresso diversità tra i due gruppi è quello della stereopsi., nella cui verifica i bambini con VSLD evidenziano un valore medio significativamente meno raffinato rispetto ai bambini del gruppo di controllo. Nei bambini con VSLD la cooperazione fra i due occhi non è efficiente e armoniosa; lo sviluppo della stereopsi è infatti legato allo sviluppo e alla strutturazione di una buona cooperazione binoculare, che può essere compromessa se uno o più processi che permettono il suo manifestarsi risulta limitato o non si sviluppa correttamente.
• Il test TNO, utilizzato nella nostra ricerca, presenta (rispetto ad altri test di verifica della stereopsi) immagini di dimensioni relativamente elevate e misura la stereopsi globale, coinvolgendo soprattutto la via magnocellulare e verificando una stereopsi prevalentemente funzione di informazioni visive periferiche.