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BOLLETTINO SETTIMANALE
DOMENICA
TRE DOMENICHE DI
ALLA GRANDE
DOMENICA
ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA
LETTURE DELLA DOMENICA
TRE DOMENICHE DI P
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BOLLETTINO SETTIMANALE
DOMENICA 4 FEBBRAIO 2018
TRE DOMENICHE DI PREPARAZIONE
ALLA GRANDE QUARESIMA
DOMENICA DEI FEDELI DEFUNTI
*** ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA
Feriali: Ore 13.30
Festivi: Ore 11.00
*** LETTURE DELLA DOMENICA
PREPARAZIONE ALLA GRANDE Q
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PREPARAZIONE
QUARESIMA
DOMENICA DEI FEDELI DEFUNTI
*1° Lettera ai Tessalonicesi 5:1-11
* Santo Vangelo di Luca 16:19-31
"Perfino i cani venivano a leccargli le piaghe.
Un giorno, il povero Lazzaro morì,
e gli angeli lo portarono accanto ad Abramo nella pace."
***
FESTA DELLA CANDELORA
DOMENICA 4 FEBBRAIO 2018
DURANTE LA SANTA MESSA
DI DOMENICA 4 FEBBRAIO 2018
VERRANNO BENEDETTE E DISTRIBUITE LE CANDELE IN MEMORIA DELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI NOSTRO
SIGNORE AL TEMPIO
La Santa Messa di Domenica 4 febbraio prossimo sarà offerta
IRENE BADDOUR ROUSTON
recentemente scomparsa a Roma
L'Eterno Riposo dona a Lei o Signoree splenda a Lei
Carissimi Parrocchiani ed Amici,
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN MARUN
PATRONO DELLA
VENERDÌ 9 FEBBRAIO 2018
alla Sol
***
La Santa Messa di Domenica 4 febbraio prossimo sarà offertain suffragio della sig.ra
IRENE BADDOUR ROUSTON
recentemente scomparsa a Roma
L'Eterno Riposo dona a Lei o Signore
e splenda a Lei la luce perpetua riposi in pace. Amen.
***
Carissimi Parrocchiani ed Amici,
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN MARUN
PATRONO DELLA CHIESA MARONITA
siete tutti invitati
VENERDÌ 9 FEBBRAIO 2018
ALLE ORE 19,00
olenne Celebrazione Eucaristica
La Santa Messa di Domenica 4 febbraio prossimo sarà offerta
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN MARUN
presieduta da:
S. E. Rev.ma Mons. François Eid
Procuratore Patriarcale Maronita a Roma
PRESSO LA NOSTRA CHIESA DI SAN MARUN in Via Aurora 6
SEGUIRÀ UN MOMENTO CONVIVIALE
PARTECIPIAMO NUMEROSI !!!
***
SABATO 10 FEBBRAIO 2018 ALLE ORE 20:00
Alla presenza di
SUA EMINENZA REVERENDISSIMA IL SIGNOR CARDINALE
PIETRO PAROLIN
SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ PAPA
FRANCESCO
SI TERRÀ
LA NONA CENA ANNUALE DI BENEFICENZA
presso il GRAND HOTEL PARCO DEI PRINCIPI – Villa Borghese - Via G. Frescobaldi, 5 - 00197 Roma.
SARANNO SERVITI CIBI TIPICI DELLA CUCINA LIBANESE
Nel corso della serata è previsto un programma di musica dal vivo
I biglietti possono essere prenotati presso:
Parrocchia Maronita di Roma: tel. 06 42039060 - 06 42039020
Comitato Parrocchiale:
Sig. Cesare Traad cell: cell: 347.58.59.566
Sig. Tony Abboud cell: 333.78.51.175
NON È POSSIBILE ACQUISTARE I BIGLIETTI ALL'INGRESSO
I nostri graditi ospiti sono pregati di ritirare i biglietti
ENTRO GIOVEDÌ 8 FEBBRAIO 2018
presso la Parrocchia Maronita di Roma Roma in via di Porta Pinciana, 18
I TAVOLI SARANNO ASSEGNATI SECONDO LE DATE DI ACQUISTO
DEI BIGLIETTI
- La quota di partecipazione è di € 60,00 per persona
- La quota di servizio di Baby-Sitting è di € 20,00 euro per bimbo inclusa cena e animazione.
***
INIZIO DELLA GRANDE QUARESIMA LUNEDÌ DELLE CENERI
بدء الصوم الكبير اثنين الرماد
LUNEDÌ 12 FEBBRAIO 2018
ALLE ORE 18.30
PRESSO LA NOSTRA CHIESA PARROCCHIALE
IMPOSIZIONE DELL SACRE CENERI
DALLE ORE 17,00 ALLE ORE 18,00
LITURGIA PENITENZIALE E CONFESSIONI INDIVIDUALI
***
IL CARDINALE RAI TUONA: NON È COSÌ CHE COSTRUIAMO UNO STATO CHE SI RISPETTI
Il Nostro Patriarca Maronita, Sua Eminenza il Cardinal Bechara Rai, ha presentato
osservazioni molto severe giovedì scorso contro i leader politici libanesi dopo l'esplosione
del conflitto tra il presidente del Parlamento Nabih Berri e il capo del Movimento Patriottico
Libero (FPM), Gebran Bassil e ha chiesto l'intervento dello Stato nella crisi tra insegnanti e
scuole private. Questi funzionari "hanno rotto il clima di fiducia e di cooperazione tra di loro",
ha detto il Cardinale Rai in apertura di un meeting di vescovi in corso a Bkerke, in merito
all'attuazione dello stipendio per gli insegnanti delle scuole private . Personaggi poco civili
“Continuano giorno dopo giorno i loro conflitti politici, personali, campanilisti e comunitari (...)
usando il linguaggio della strada, bloccando le strade e bruciando le gomme, ricorrendo a
provocazioni armate e per mezzo di motociclette ", ha deplorato il Cardinale Raï, riferendosi
alle manifestazioni rabbiose dei sostenitori del movimento Amal di Mr. Berry a Beirut e nei
suoi sobborghi, così come in altre parti del paese, mobilitate da lunedì contro le osservazioni
di Bassil che hanno definito il Il presidente della Camera un "teppista", così come sono state
fatte trapelare. Il più Alto Presule della Chiesa Maronita ha anche denunciato "il rifiuto della
riconciliazione" e "le condizioni imposte da entrambe le parti" "a scapito del bene comune, il
buon funzionamento delle istituzioni e il bene della gente. " Mercoledì, Berry ha chiesto scusa
"a coloro che sono stati danneggiati a causa delle proteste popolari" ma chiede ancora scuse
da parte del sig. Bassil. "Questo non è il modo di costruire uno Stato che si rispetti che vuole
riconquistare il suo posto centrale nel mondo arabo e nella comunità internazionale, e questo
non è il modo in cui è preparato. Le elezioni legislative previste per anni ", ha detto Mons. Raï,
facendo appello a tutti coloro che si sentono pronti ad agire.
IL CARDINALE RAI INVITA I FUNZIONARI A PORRE FINE ALLE LORO LITI
Il Patriarca Maronita, Cardinale Béchara Raï, domenica scorsa ha invitato i funzionari politici
libanesi a porre fine alle loro liti, mentre il paese si prepara alle elezioni politiche parlamentari
del 6 maggio, il primo turno elettorale dal 2009, dopo tre proroghe parlamentari accordate
dallo stesso parlamento. "I funzionari non possono continuare ad essere sospettosi e timorosi
l'uno dell'altro, e a litigare su questioni banali con l'accusa, poiché questo ostacola il lavoro
produttivo in Parlamento e nel governo. il diritto di monopolizzare la decisione e di imporre le
sue opinioni sugli altri o di scavalcare la legge e bloccare le decisioni del Consiglio di Stato
(...) "ha martellato il prelato maronita nella sua omelia domenicale. Per diversi mesi, il
Presidente della Repubblica, Michel Aoun, e il capo del Legislativo, Nabih Berry, sono ai ferri
corti su diverse questioni, tra cui la firma del decreto che promuove gli ufficiali della
promozione 1994.
***
PAPA FRANCESCO: UDIENZA, “DALLE ORECCHIE,
AL CUORE, ALLE MANI” È IL “PERCORSO” DELLA PAROLA DI DIO
“Dalle orecchie, al cuore, alle mani: questo è il percorso che fa la parola di Dio”. Con queste
parole, pronunciate a braccio, il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza generale di
mercoledì scorso, dedicata alla liturgia della Parola all’interno della Messa. “Sappiamo che la
parola del Signore è un aiuto indispensabile per non smarrirci”, ha detto Francesco citando il
Salmo 119: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. “Come
potremmo affrontare il nostro pellegrinaggio terreno, con le sue fatiche e le sue prove, senza
essere regolarmente nutriti e illuminati dalla Parola di Dio che risuona nella liturgia?”, si è
chiesto il Papa, ricordando che “non basta udire con gli orecchi, senza accogliere nel cuore il
seme della divina Parola, permettendole di portare frutto”. L’esempio citato è la parabola del
seminatore e “dei diversi risultati a seconda dei diversi tipi di terreno”, che dimostra come
“l’azione dello Spirito, che rende efficace la risposta, ha bisogno di cuori che si lascino
lavorare e coltivare, in modo che quanto ascoltato a Messa passi nella vita quotidiana,
secondo l’ammonimento dell’apostolo Giacomo: ‘Siate di quelli che mettono in pratica la
Parola e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi'”. La Parola di Dio, ha proseguito
Francesco fuori testo, “l’ascoltiamo con l’orecchio, ma non rimane nell’orecchio: deve andare
al cuore, e dal cuore passa alle mani, alle opere buone”. “Dalle orecchie, al cuore, alle mani:
questo è il percorso che fa la parola di Dio”, ha concluso il Papa ancora una volta a braccio:
“Impariamo queste cose”. La Liturgia della Parola “è un’esperienza che avviene in diretta e
non per sentito dire, perché quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura, Dio stesso parla
al suo popolo e Cristo, presente nella sua parola, annunzia il Vangelo”. Lo ha spiegato il
Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi. “Quante volte, mentre si legge la Parola di Dio – ha
proseguito Francesco a braccio – si commenta: ‘guarda quello, guarda quella’, e si
cominciano a fare dei commenti”. “Si devono fare dei commenti mentre si legge la Parola di
Dio?”, ha chiesto due volte il Papa dialogando con i fedeli: “No, perché se tu fai delle
chiacchiere con la gente, non senti la Parola di Dio”. “Quando si legge la Parola di Dio nella
Bibbia – ha ammonito Francesco sempre fuori testo – dobbiamo ascoltare, aprire il cuore,
perché è Dio stesso che ci parla, e non pensare altre cose o parlare di altre cose”. “Non credo
che sia molto capito”, il commento ancora a braccio. Nella Liturgia della Parola, ha spiegato
Francesco, “le pagine della Bibbia cessano di essere uno scritto per diventare parola viva,
pronunciata da Dio stesso che, qui e ora, interpella noi che ascoltiamo con fede. Lo Spirito
che ha parlato per mezzo dei profeti e ha ispirato gli autori sacri, fa sì che la Parola di Dio
operi davvero nei cuori ciò che fa risuonare negli orecchi”. “Ma per ascoltare la Parola di Dio
bisogna avere anche il cuore aperto, per ricevere le parole nel cuore”, ha commentato il Papa
a braccio: “Dio parla e noi gli porgiamo ascolto, per poi mettere in pratica quanto abbiamo
ascoltato”.
SAN MARUN: PATRONO DELLA CHIESA PATRIARCALE MARONITA
LA SUA STORIA
LE RELIQUIE DEL SUO CRANIO
Assai ammirato dal celeberrimo Giovanni Crisostomo, San Marun visse a cavallo tra il IV ed il
V secolo, eremita nei pressi della città di Ciro in Siria. Pur possedendo una capanna coperta
di pelli di capra, si narra che ne abbia poco usufruito, vivendo principalmente all’aperto. Fu
fedele discepolo di San Zebino, il quale era solito dispensare consigli estremamente succinti
per poter trascorrere il maggior tempo possibile conversando con Dio. Scovate le rovine di un
tempio pagano, Marun volle dedicarlo all’unico vero Dio, trasformandolo così nel suo luogo
privilegiato di preghiera. Coloro che vi si recavano per consultarsi con il santo e per chiedergli
consiglio non solo erano accolti con cortesia, ma venivano inoltre invitati ad unirsi a lui
nell’orazione, cosa che spesso consisteva nel vegliare per l’intera notte. Si guadagnò la fama
di taumaturgo, compiendo prodigiose guarigioni sia fisiche che psichiche, ma anche la sua
reputazione quale direttore spirituale non fu da meno. Molti dei suoi ammiratori maturarono
poi la decisione di farsi monaci o eremiti ed il vescovo Teodoreto di Ciro giunse a testimoniare
che tutti i monaci della sua diocesi fossero stati istruiti da Marun. Il santo eremita morì dopo
una breve malattia, logorato dai rigori della sua vita, ma non è ben definita la data esatta della
sua morte, da collocarsi comunque nella prima metà del V secolo. Purtroppo non si hanno
notizie più approfondite e storicamente attendibili su questo santo, nonostante la sua
popolarità. Alcune province confinanti si contesero il possesso dei suoi resti, che infine furono
tumulati nel celebre monastero di Beth-Maron, nella regione siriana di Apamea, nei pressi
della fonte del fiume Oronte. La Chiesa definita “maronita” afferma di aver avuto origine
proprio in quel luogo e venera il santo eremita come proprio fondatore, facendone memoria
anche nel canone della loro Divina Liturgia. Per alcuni storici è tuttavia difficile che le origini
dei cristiani maroniti risalgano oltre il VII secolo, quando cioè si separarono dalla Chiesa
adottando il monoteismo, eresia condannata dal concilio di Calcedonia nel 680. Il loro nome
sarebbe collegato con maggiore probabilità al leggendario Giovanni Marun, da essi venerato
anch’egli come santo, che fu monaco a Beth-Maron e nel 676 divenne vescovo di Botira su
insistenza del patriarca monotelita Macario e primo patriarca maronita. Distrutto dagli invasori
arabi nel X secolo, il monastero fu ricostruito a Kefr-Nay nel distretto di Botira e qui venne
traslata la testa di San Marun. Nel 1182, durante le crociate, ben quarantamila maroniti si
convertirono al cattolicesimo e da allora la loro Chiesa rimase sempre unita a Roma, pur
mantenendo una propria liturgia ed un proprio calendario. Sotto la protezione della Chiesa
Cattolica i maroniti conobbero un periodo di prosperità e nel 1584 papa Gregorio fondò a
Roma un collegio maronita che attirò le attenzioni di molti studiosi. Il XIX fu però il Venerdì
Santo della Chiesa maronita: nel 1860 molti furono massacrati e patirono terribilmente per
mano dei turchi, l’abate di Deir el-Khamar fu orribilmente torturato e circa sedicimila fedeli
vennero espulsi dalle loro abitazioni. Nel 1926 il pontefice Pio XI beatificò un gruppo di undici
vittime di tale persecuzione, capeggiato dal francescano Emanuele Ruiz Lopez, del quale
facevano parte anche tre fratelli laici maroniti: trattasi dei beati Francesco, Abdel-Mooti e
Raffaele Massabki. Ulteriori sanguinosi massacri colpirono i maroniti nel XX secolo, durante
la prima guerra mondiale ed in Libano anche negli anni ’80. Il Martyrologium Romanum
commemora San Marun, presunto fondatore di questa grande Chiesa orientale, in data 9
febbraio, mentre i sinassari bizantini lo ricordano al 14 febbraio.
LA STORIA DEL SUO CRANIO
Dopo la morte, le sue reliquie furono oggetto di notevole interesse e di conflitto. Gli abitanti di
un villaggio vicino, che si ritiene essere Brad nei dintorni di Kfar-Nabo, riuscirono a prendere
il suo corpo. Fu costruita una chiesa in suo nome, e un sarcofago contenente il corpo del
Santo fu ospitato in essa. Si ritiene che in seguito il cranio del Santo sia stato trasportato dai
discepoli del santo ad Apamea in Siria, dove costruirono il famoso monastero di San Marun o
"Beit Maron" intorno all'anno 452. Secondo lo storico arabo Al-Mas'oudi: “è stato dedicata a
lui (San Marun) un grande convento, situato nella parte orientale di Hamah e Chizar. E’ uno
splendido edificio. Intorno al monastero sorsero trecento siti, abitati da tantissimi
monaci…Questo convento fu distrutto, e insieme ad esso i siti intorno ad esso, da numerose
incursioni degli arabi e dalla crudeltà dei Califfi. Si trovava sulla riva del Oronte, il fiume di
Emese e Antiochia". Il Patriarca Istephan Duwayhi nel suo libro T'arikh al-Azmina ci dice che
quando il patriarca Youhanna (Giovanni) Marun, il primo patriarca maronita, si stabilì a
Kfarhay, nella regione Batroun del Libano, all'inizio del secolo VIII: "Ha costruito un altare e
un monastero in onore del nome di san Marun e collocò il cranio di san Marun all'interno
dell'altare per chiedere favori e grazie di guarigione per sua intercessione. È per questo che il
monastero è chiamato "Rish Mro" che in siriaco significa la testa di Marun. Dunque una
domanda spontanea sorge in tutti quanti: che c'entra Foligno con un Santo Libanese?
Rispondendo all'appello del Pontefice per il riscatto del sepolcro di Cristo, anche da Foligno
partì un folto gruppo di crociati e tra questi, tra i nobili, si notava un certo Michele degli Atti,
conte di Uppello, il quale ebbe modo di attraversare i litorali siro-libanesi e di venerare le
reliquie di San Marun. Probabilmente di ritorno dalle crociate o durante un pellegrinaggio (tra
XI e XII secolo), il Conte-Abate Michele portò con se il teschio del Santo, e siccome era
feudatario anche di Sassovivo, donò l' illustre reliquia - trafugata o donata, noi non lo
sappiamo - a quei monaci Benedettini, residenti nel famoso monastero folignate. Più tardi, il
sacro teschio venne donato da un Abate di Sassovivo alla parrocchia di Volperino, allora
sotto la giurisdizione di Sassovivo, e, in omaggio al nuovo Santo, i Volperinesi proclamarono
San Marun loro principale patrono. Il nome Marun venne deturpato in Mauro: difatti, sotto
questo ultimo nome, gli abitanti di Volperino venerano il loro patrono di origine siro-libanese.
Nel 1516, Luca Cybo, vescovo di Foligno, trasportò il sacro teschio nella Basilica Cattedrale
di Foligno, dove prima si venerava nella cappella delle Reliquie, sita sotto il baldacchino della
Confessione. Il Corepiscopo Youssef Debs nel suo libro Histoire de Syrie afferma che gli fu
data una reliquia del Santo dal Vescovo di Foligno, durante la sua visita in Italia nel 18873. A
Sassovivo, all’interno della chiesa dell’Abbazia, fino a qualche anno fa erano ancora
conservate gelosamente dai monaci alcuni frammenti delle spoglie mortali di san Marun, ma
in maniera sacrilega vennero rubate il 25 novembre 2005, e da tale giorno si persero
completamente le loro tracce. Durante i secoli ci sono stati alcuni pellegrinaggi individuali di
maroniti sia a Foligno che a Sassovivo, ma mai nella storia la Reliquia di san Marun ha fatto
rientro dentro un luogo di culto maronita prima del febbraio 2015: non tornava sul “suolo
maronita” da circa mille anni. Nel gennaio 2016, vi è stata una successiva ricognizione
canonica delle Reliquie del Cranio di San Marun. Grazie all’interessamento del Corepiscopo
Mons. Tony Gebran e grazie alla generosità della famiglia della Sig.ra Rose Choueiri, le
Reliquie hanno trovato una più degna collocazione presso la Cattedrale di Foligno, all’interno
di una importante e bella statua, collocata in una nicchia lungo la navata centrale. Parte delle
Reliquie è stata destinata a Roma presso il Pontificio Collegio Maronita, e parte presso la
Sede Patriarcale di Bkerke
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CARITAS DELLA DIOCESI DI ROMA: SABATO 3 FEBBRAIO LA RACCOLTA ALIMENTARE
Una raccolta alimentare a favore dei quattro Empori della solidarietà della Diocesi di Roma si
svolgerà sabato 3 febbraio nei punti vendita Emmepiù di Roma e provincia. In 30
supermercati sarà possibile devolvere parte della spesa alle famiglie in difficoltà assistite dalla
Caritas. I volontari, presenti nei punti di raccolta, illustreranno l’iniziativa ai clienti distribuendo
materiale informativo e sacchetti dove inserire le donazioni. I beni richiesti sono i generi
alimentari di facile conservazione e stoccaggio (tonno, carne in scatola, olio, caffè, legumi).
Particolarmente graditi sono i prodotti per l’infanzia (pannolini, pappe e omogeneizzati) e i
prodotti per l’igiene. I beni raccolti serviranno per rifornire i quattro Empori della Solidarietà
presenti a Roma – “Cittadella della Carità – Santa Giacinta”, Spinaceto, Trionfale e
Montesacro – che sono veri e propri supermercati di medie dimensioni a cui possono
accedere gratuitamente persone indigenti che si rivolgono alle parrocchie e ai servizi
diocesani. Oltre 1.600 nuclei familiari hanno usufruito di questo aiuto nel corso del 2017. I
punti raccolta e maggiori informazioni sono disponibili nel sito www.caritasroma.it.
***
CONTATTO WHATSAPP DELLA PARROCCHIA
.
E' ATTIVO IL NUOVO NUMERO DATI DELLA PARROCCHIA
DA CUI POTETE RICEVERE DIRETTAMENTE SU WHATSAPP
GLI AVVISI PARROCCHIALI
CHI ANCORA NON RICEVE I MESSAGGI PUO'
SCRIVERE SU WHATSAPP AL NUMERO
338.41.23.930
INDICANDO IL PROPRIO NOME E COGNOME
E VERRÀ AGGIUNTO ALLA RUBRICA.
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COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA:
LAZZARO ED EPULONE, PARADISO ED INFERNO
Ogni volta che Gesù ha una cosa importante da comunicare, crea una storia e
racconta una parabola. Così, attraverso la riflessione su una realtà invisibile, conduce
coloro che lo ascoltano a scoprire le chiamate invisibili di Dio, presenti nella vita. Una
parabola è fatta per far pensare e riflettere. Per questo è importante fare attenzione
anche ai minimi dettagli. Nella parabola del vangelo di oggi appaiono tre persone: il
povero Lazzaro, il ricco senza nome ed il padre Abramo. Nella parabola, Abramo
rappresenta il pensiero di Dio. Il ricco senza nome rappresenta l'ideologia dominante
dell'epoca. Lazzaro rappresenta il grido silenzioso dei poveri del tempo di Gesù e di
tutti i tempi. Luca 16,19-21: La situazione del ricco e del povero. I due estremi della
società. Da un lato la ricchezza aggressiva, dall'altro il povero senza risorse, senza
diritti, coperto di piaghe, senza nessuno che lo accoglie, tranne i cani che vengono a
leccare le sue ferite. Ciò che separa i due è la porta chiusa della casa del ricco. Da
parte del ricco non c'è accoglienza né pietà per il problema del povero alla sua porta.
Ma il povero ha un nome ed il ricco non lo ha. Ossia, il povero ha il suo nome scritto
nel libro della vita, il ricco no. Il povero si chiama Lazzaro. Significa Dio aiuta. E
attraverso il povero Dio aiuta il ricco che potrà avere il suo nome nel libro della vita.
Ma il ricco non accetta di essere aiutato dal povero, poiché mantiene la porta chiusa.
Questo inizio della parabola che descrive la situazione, è uno specchio fedele di ciò
che stava avvenendo nel tempo di Gesù e nel tempo di Luca. E' lo specchio di quanto
avviene oggi nel mondo! Luca 16,22: Il mutamento che rivela la verità nascosta. Il
povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Muore anche il ricco e viene
sepolto. Nella parabola, il povero muore prima del ricco. Ciò è un avviso per i ricchi.
Fino a quando il povero è ancora vivo e sta alla porta, per il ricco c'è ancora
possibilità di salvezza. Ma dopo che il povero muore, muore anche l'unico strumento
di salvezza per il ricco. Ora, il povero sta nel seno di Abramo. Il seno di Abramo è la
fonte di vita, da dove nasce il popolo di Dio. Lazzaro, il povero, fa parte del popolo di
Abramo, da cui era escluso, quando stava davanti alla porta del ricco. Il ricco che
crede di essere figlio di Abramo non va verso il seno di Abramo! Qui termina
l'introduzione della parabola. Ora inizia la rivelazione del suo significato, mediante le
tre conversazioni tra il ricco ed il padre Abramo.Luca 16,23-26: La prima
conversazione. Nella parabola, Gesù apre una finestra sull'altro lato della vita, il lato
di Dio. Non si tratta del cielo. Si tratta della vita che solo la fede genera e che il ricco
senza fede non percepisce. Solamente alla luce della morte si disintegra l'ideologia
dell'impero ed appare per lui ciò che è il vero valore nella vita. Da parte di Dio, senza
la propaganda ingannatrice dell'ideologia, le carte cambiano. Il ricco vede Lazzaro nel
seno di Abramo e chiede di essere aiutato nella sofferenza. Il ricco scopre che
Lazzaro è il suo unico benefattore possibile. Ma ora è troppo tardi! Il ricco senza
nome è pietoso, poiché riconosce Abramo e lo chiama Padre. Abramo risponde e lo
chiama figlio. Questa parola di Abramo, nella realtà, va indirizzata a tutti i ricchi vivi. In
quanto vivi, hanno la possibilità di diventare figli e figlie di Abramo, se sapessero
aprire la porta a Lazzaro, il povero, l'unico che in nome di Dio può aiutarli. La salvezza
per il ricco non è che Lazzaro gli dia una goccia di acqua fresca per rinfrescargli la
lingua, ma che lui, il ricco, apra al povero la porta chiusa per così colmare l'abisso.
Luca 16,27-29: La seconda conversazione. Il ricco insiste: "Allora, padre, ti prego di
mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli!" Il ricco non vuole che i suoi
fratelli finiscano nello stesso luogo di tormento. Lazzaro, il povero, è l'unico vero
intermediario tra Dio ed i ricchi. E' l'unico, perché è solo ai poveri che i ricchi devono
restituire ciò che hanno e, così, ristabilire la giustizia pregiudicata! Il ricco è
preoccupato per i fratelli, ma mai si è preoccupato dei poveri! La risposta di Abramo è
chiara: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro!" Hanno la Bibbia! Il ricco aveva la
Bibbia. La conosceva a memoria. Ma non si rese mai conto del fatto che la Bibbia
avesse qualcosa a che vedere con i poveri. La chiave che il ricco ha per poter capire
la Bibbia è il povero seduto alla sua porta! Luca 16,30-31: La terza conversazione.
"No, Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno!" Il ricco
riconosce che è nell'errore, poiché parla di ravvedimento, cosa che durante la vita non
ha sentito mai. Lui vuole un miracolo, una risurrezione! Ma questo tipo di resurrezione
non esiste. L'unica resurrezione è quella di Gesù. Gesù risorto viene a noi nella
persona del povero, di coloro che non hanno diritti, di coloro che non hanno terra, di
coloro che non hanno cibo, di coloro che non hanno casa, di coloro che non hanno
salute. Nella sua risposta finale, Abramo è chiaro e contundente: "Se non ascoltano
Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi!" Termina
così la conversazione! Fine della parabola! La chiave per capire il senso della Bibbia
è il povero Lazzaro, seduto davanti alla porta! Dio ci si presenta nella persona del
povero, seduto alla nostra porta, per aiutarci a colmare l'abisso enorme che i ricchi
hanno creato. Lazzaro è anche Gesù, il Messia povero e servo, che non fu accettato,
ma la cui morte cambiò radicalmente tutte le cose. E tutto cambia alla luce della morte
del povero. Il luogo del tormento è la situazione della persona senza Dio. Anche se il
ricco pensa di avere religione e fede, di fatto non sta con Dio, perché non apre la
porta al povero, come fece Zaccheo (Lc 19,1-10).
***
COSA SIGNIFICA LA PAROLA “AMEN”?
I cristiani (come gli ebrei e i musulmani) del mondo dicono “Amen” innumerevoli volte al
giorno, sia nella preghiera personale che nella liturgia. Per molte persone è ormai naturale
pronunciare questa parola senza neanche pensarci. Per molte altre, purtroppo, non ha un
senso particolare, e viene pronunciata solo perché si trova alla fine di una preghiera. Questo
termine ha tuttavia un profondo significato spirituale, che spesso viene trascurato. “Amen” è
un termine ebraico usato spesso nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Secondo Bible Study
Tools, “la forma verbale si ritrova oltre un centinaio di volte nell’Antico Testamento… [e] quasi
in 70 occasioni nei Vangeli”. Nella sua predicazione, Gesù usa spesso questa parola, in
genere tradotta come “in verità” e che alla radice significa verità o conferma di una verità.
Nell’Antico Testamento, indica in genere una piena accettazione di quello di cui si è parlato in
precedenza. Secondo la Catholic Encyclopedia, “quando Nostro Signore usa il termine
‘Amen‘ per introdurre una dichiarazione, sembra richiedere la fede dei suoi ascoltatori nella
sua parola o nel suo potere”. In altre parole, Gesù cerca di suscitare un pieno assenso ai suoi
insegnamenti da parte dei suoi seguaci, affermando al contempo la sua autorità divina. Per
approfondire ulteriormente il suo potere spirituale, in alcune traduzioni latine di Neemia 8,6
l’“Amen, amen” originario è reso come “Fiat, fiat”. È una traduzione interessante, visto che il
“Sì” della Madonna in occasione dell’Annunciazione è noto in latino come il suo “Fiat”, termine
che indica l’umile obbedienza di Maria alla Parola di Dio. In questo contesto, “Amen” non si
limita ad affermare ciò che è stato detto, ma è un pegno di fedeltà a Dio in umile
sottomissione. I primi cristiani adottarono questa parola in un contesto liturgico, assegnandola
alla congregazione per affermare ciò che veniva detto o pregato. Da allora ha continuato ad
essere una parte centrale della preghiera cristiana.
***
SIRIA: CARD. ZENARI
“ASCOLTATE IL GRIDO DELLA POVERA GENTE”
“Ascoltate il grido della povera gente, dei bambini”, mettete “questo davanti alle vostre
coscienze” nel cercare la pace. Dalla Siria, il cardinale Mario Zenari lancia un nuovo appello
per una nazione che a sette anni, tra un mese, dall’inizio del conflitto continua a rimanere un
campo di battaglia in molte aree. Anche la scorsa notte a Damasco, racconta il nunzio
apostolico, “è stato difficile dormire perché si sentivano rumori di cannonate, anche di
mitragliatrici in certe zone un po’ periferiche”. A preoccuparlo sono le notizie degli “aspri
scontri” in corso nella “zona rurale ad est di Damasco” e in altre aree, in un teatro bellico che
ora comprende il confine settentrionale “con l’intervento armato della Turchia”. “ Si sentiva il
rumore delle mitragliatrici . ”L’offensiva turca. “Ramoscello d’ulivo” è il nome in codice
dell’operazione condotta dall’esercito turco in territorio siriano dal 20 gennaio scorso. Ma i
numeri della campagna militare voluta dal presidente Tayyp Erdogan sono quelli di
un'offensiva sempre più sanguinosa. Epicentro degli scontri, l’enclave curdo-siriana di Afrin
nella quale, ha annunciato Erdogan, sono già circa 800 i “terroristi neautralizzati”, cioè feriti,
uccisi o catturati. Ai reparti turchi e all’esercito libero siriano si contrappongono le forze
dell’Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) che, secondo l’agenzia Anadolu, avrebbero
perso il controllo del centro di Bulbul, una delle città dell’enclave. Strage di civili a nord. Chi
paga il conto più crudo del conflitto, e il cardinale Zenari non cessa di ribadirlo in ogni
occasione, sono i civili. Solo nel quadrante nord, affermano in un comunicato fonti
ospedaliere dell’enclave di Afrin, in due settimane di attacchi sarebbero morte 104 persone e
almeno 156 sarebbero rimaste ferite. Ma non ci sono solo le armi. A esacerbare la situazione,
afferma il nunzio apostolico, sono le condizioni climatiche del momento. “Siamo in un periodo
invernale, di freddo molto intenso in alcune zone della Siria” e questo, dice, aggrava “una
sofferenza” per la quale “purtroppo non ci sono soluzioni in vista”. Cercate di fare il possibile.
L’inviato Onu in Siria per la crisi umanitaria, Jan Egeland, è tornato a chiedere una tregua
temporanea nella provincia settentrionale di Idlib, dove si sono registrati pesanti
combattimenti tra le forze di opposizione e quelle di Damasco e dove oltre un milione e 200
mila civili su due milioni e mezzo vivono da profughi. Il cardinale Zenari non perde la
speranza che si possa imboccare la via della tregua. Ma chiede ai negoziatori internazionali di
agire con urgenza. “Cercate di fare tutto il possibile almeno per arrivare alla cessazione della
violenza, al cessate-il-fuoco e poi ad una soluzione politica del conflitto”.
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CALENDARIO LITURGICO E
RICORRENZE SETTIMANALI
5 FEBBRAIO SANT'AGATA
Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede
cristiana. Verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua
richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania
Quinziano, ebbe l'occasione di vederla, se ne invaghì, e in forza dell'editto di persecuzione
dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la
portassero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero
alcun risultato. Furioso, l'uomo imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata
resisteva nella sua fede: Quinziano al colmo del furore le fece anche strappare o tagliare i
seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che
venisse bruciata, ma un forte terremoto evitò l'esecuzione. Il proconsole fece togliere Agata
dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo. Era il 251.
(Avvenire)
10 FEBBRAIO SANTA SCOLASTICA
Scolastica ci è nota dai “Dialoghi” di san Gregorio Magno. Vergine Saggia, antepose la carità
e la pura contemplazione alle semplici regole e istituzioni umane, come manifestò nell’ultimo
colloquio con il suo fratello s. Benedetto, quando con la forza della preghiera “poté di più,
perché amò di più”. (Mess. Rom.) Martirologio Romano: Memoria della deposizione di santa
Scolastica, vergine, che, sorella di san Benedetto, consacrata a Dio fin dall’infanzia, ebbe
insieme con il fratello una tale comunione in Dio, da trascorrere una volta all’anno a
Montecassino nel Lazio un giorno intero nelle lodi di Dio e in sacra conversazione.
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SACRAMENTI
BATTESIMO
I modi e tempi sono da concordare con la Segreteria Parrocchiale, per la preparazione
dei genitori, per la scelta adeguata dei padrini e delle madrine, per la presentazione dei
documenti richiesti; per il battesimo degli adulti sarà richiesto un percorso
individualizzato
CONFESSIONI
Le confessioni sono disponibili in Parrocchia DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ prima e dopo
la Santa Messa delle 13.30 e OGNI DOMENICA dalle ore 10.00 alle ore 13.00.
CRESIMA
Al termine del cammino di preparazione (iniziazione cristiana), si potrà accedere al
sacramento della Confermazione in data e modalità da concordare col Parroco.
COMUNIONE AI MALATI
Per le persone trattenute in casa da una lunga o invalidante malattia si prega
di contattare la Segreteria Parrocchiale per la visita del sacerdote a portare
l’Eucaristia nelle case.
UNZIONE DEGLI INFERMI
l’Unzione è chiesta in caso di malattia di lunga durata o in pericolo di vita, in questi
casi si prega di contattare il Parroco h24 .
CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE (FUNERALI)
La data e l'ora della celebrazione delle esequie sono fissate d'intesa coi familiari,
previo contatto con la Segreteria .
MATRIMONIO
per ricevere informazioni circa le pratiche civili e Parrocchiali, richieste dalla disciplina
del sacramento è necessario rivolgersi alla Segreteria Parrocchiale, almeno 6 MESI
prima della data prevista per la celebrazione del matrimonio. La Parrocchia ogni
anno predispone dei corsi per fidanzati.
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