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• Due a scelta tra: • Dodman M., Linguaggio e plurilinguismo. Apprendimento, curricolo e competenza.
Erickson, Trento 2013 • Favaro G., A scuola nessuno è straniero, Giunti, Firenze 2011 • Ghilardi, M., Filosofia dell’intercultura, Brescia, Morcelliana, 2012 • Grosjean F., (2010), Bilinguismo. Miti e realtà, Mimemis, Milano, tr. It. 2015 • Maggioni G., Vincenti A., Nella scuola multiculturale. Una ricerca sociologica in
ambito educativo. Donzelli Ed Roma, 2007 • Mantovani G., L’elefante invisibile, Giunti, 2005 • Ongini V., Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale, Laterza, Bari, 2011. • Pastori, G., Nello sguardo dell’altro. Pedagogia interculturale e identità, Milano,
Guerini Scientifica, 2010 • Peano G., Bambini Roma. Alunni rom. Un’etnografia della scuola. Cisu Roma 2013 • Reggio P., Santerini M. (a cura di), Le competenze interculturali nel lavoro educativo,
Carocci, 2014 • Zoletto D., Straniero in classe. Una pedagogia dell’ospitalità, Cortina Milano 2007
Calendario lezioni e ricevimento • Il corso inizia il 3 marzo e termina il 20 maggio • NON ci sarà lezione nelle seguenti date:
• 18, 30, 31 marzo • 1, 6, 7, 8 aprile
• Ricevimento: 14.30-16.00 lunedì, U6 IV Piano Stanza 4109
• Lunedì in cui NON ci sarà ricevimento sono:
• 9 marzo • 13 aprile • 1 giugno • 15 giugno
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Prova intermedia ed esame finale
• 13 maggio: prova intermedia per i frequentanti sui testi:
• Rogoff B., La natura culturale dello sviluppo…
• Tobin J, Hsueh Y., Karasawa M., Infanzia in tre culture. Vent'anni dopo…
• Corsaro W., Le culture dei bambini…
Due domande aperte: - 1 sulla Rogoff - 1 sul Tobin e 1 su Corsaro
Collaboratori in alcune lezioni
• Valentina Pagani – Assegnista, Dottoranda, Università di Milano Bicocca;
• Elio Giberto Bettinelli – Ex Dirigente Scolastico, Supervisore di
Tirocinio e Collaboratore – Università di Milano-Bicocca; • Alessia Agliati – Dottore di Ricerca e psicolologa Università di Milano-
Bicocca;
• Sophie Sarcinelli – Dottore di Ricerca e antropologa Università di Milano-Bicocca.
• Caterina Falcone – Collaboratrice Università di Milano-Bicocca
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Testi del programma • Nigris E. (a cura di) Pedagogia e didattica interculturale. Culture, contesti e
linguaggi, Pearson Mondadori, Milano 2015 (dalla metà di marzo; piattaforma dal 16 marzo).
• Rogoff B., La natura culturale dello sviluppo. Cortina, Milano 2004 • Uno a scelta a scelta tra:
• Tobin J, Hsueh Y., Karasawa M., Infanzia in tre culture. Vent'anni dopo, Cortina 2011
• Corsaro W., Le culture dei bambini, Il Mulino, Bologna 2003.
• Due a scelta tra: • Dodman M., Linguaggio e plurilinguismo. Apprendimento, curricolo e competenza.
Erickson, Trento 2013 • Favaro G., A scuola nessuno è straniero, Giunti, Firenze 2011 • Ghilardi, M., Filosofia dell’intercultura, Brescia, Morcelliana, 2012 • Grosjean F., (2010), Bilinguismo. Miti e realtà, Mimemis, Milano, tr. It. 2015 • Maggioni G., Vincenti A., Nella scuola multiculturale. Una ricerca sociologica in
ambito educativo. Donzelli Ed Roma, 2007 • Mantovani G., L’elefante invisibile, Giunti, 2005 • Ongini V., Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale, Laterza, Bari, 2011. • Pastori, G., Nello sguardo dell’altro. Pedagogia interculturale e identità, Milano,
Guerini Scientifica, 2010 • Peano G., Bambini Roma. Alunni rom. Un’etnografia della scuola. CisuRoma 2013 • Reggio P., Santerini M. (a cura di), Le competenze interculturali nel lavoro educativo,
Carocci, 2014 • Zoletto D., Straniero in classe. Una pedagogia dell’ospitalità, Cortina Milano 2007
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Organizzazione delle lezioni • 3 parti tematiche fondamentali • I parte: La natura culturale dello sviluppo (e
dell’apprendimento)
• concetto di cultura, costanti culturali e relatività culturali • il rapporto individuo-gruppo, • il concetto di identità culturale, etnica, razziale, • processi di inculturazione-acculturazione, • di agenda di sviluppo, di modello culturale di educazione…
Organizzazione delle lezioni • II Parte - L’esperienza migratoria in adulti e bambini •
• Opportunità e fatiche • Che cosa significa integrazione? • Genitori ‘in esilio’ • Tappe di fragilità maggiore • Questioni identitarie • Alterità: fra osservazione e costruzione dell’altro (stereotipie, ideologie,
razzismi…) • La scuola
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Organizzazione delle lezioni • III Parte – Il progetto interculturale nella scuola
• I percorsi scolastici degli alunni con background migratorio (dati dalle rilevazioni nazionali)
• Il ruolo dei contesti educativi e scolastici: • fra normativa, nazionale e internazionale, • riflessione teorica, ricerca ed esperienza: il progetto interculturale e d’integrazione,
linee di intervento e di cambiamento. • Temi e questioni educative-didattiche specifiche in prospettiva interculturale:
• mediazione culturale e competenza interculturale ( i linguaggi, i comportamenti); • le relazioni nella classe e fuori (accoglienza, rappresentazioni sociali, stereotipie e
pregiudizi); • la relazione con le famiglie • scelte metodologico-didattiche • curriculum interculturale? • Repertori plurilingue e didattiche plurali • La valutazione • Strumenti osservativi
PEDAGOGIA INTERCULTURALE…:
Che domande mi pongo su questo tema?
L’osservazione nella scuola durante l’attività di tirocinio che questioni (mi) pone su questo tema?
Dubbi, criticita’, interessi…
con degli ESEMPI
Lavoriamo in piccoli gruppi…
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CULTURA È…
PROSPETTIVA TEORICA
COSTRUTTIVISTA-RELAZIONALE
• La culture non sono ESSENZE (l’italianità, la senegalesità…),
ma COSTRUZIONI INTERSOGGETTIVE: non esistono prima delle comunità, ma crescono, si consolidano e cambiano nella dialettica comunità/gruppi-individui, nel tempo storico, negli scambi…
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PROSPETTIVA STORICO-CULTURALE
• «la cultura non è un concetto statico, ma si forma, ma si forma dall’incontro e dall’interazione tra le persone, che utilizzano e adatano gli strumenti materiali e simbolici ereditati dal passato e nel contempo ne creano di nuovi» (Rogoff, p.49)
• «La cultura non è qualcosa che influenza gli individui. Piuttosto gli individui contribuiscono a organizzare i processi culturali e i processi culturali concorrono a formare .e persone. Individuo e cultura si strutturano reciprocamente e non sono concepibili separatamente» (p.49-50)
Universalismo-relativismo
• Né universalismo estremoà siamo tutti uguali • Né relativismo estremo à siamo completamente diversi
• Quali sono le derive, i rischi dell’universalismo estremo? • Ci vengono in mente degli esempi storici?
• Quali sono le derive, i rischi del relativismo estremo? • Ci vengono in mente degli esempi storici?
Le COSTANTI CULTURALI
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CULTURE “PURE”?
• «ogni cultura si produce e si costituisce solo in quanto intercultura, ossia in
quanto risultante [...] di scambi culturali» (Pasqualotto, East and west. Identità e dialogo interculturale, 2003p17 in Ghilardi M.,
Filosofia dell’interculturalità p31)
• «Sfatare sciogliere quel radicato e diffuso pregiudizio secondo il quale, quanto più a fondo si va alla ricerca delle proprie radici, tanto più si individuerebbe la
loro purezza identitaria. Al contrario: quanto più si approfondisce, sia in senso spaziale che in senso storico, la ricerca delle identità, tanto più si fa fitto
l’intreccio che le costituisce e le alimenta: proprio come tanto più a fondo si scava il terreno di un bosco tanto più inestricabile si fa l’intrico delle radici dei
singoli alberi» (Pasqualotto, Filosofia e globalizzazione, p103, 2011)
• Lo studio dell’uomo, di Ralph Linton 1936
• «Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un
modello che ebbe origine nel vicino oriente, ma che venne poi modificato nel Nord Europa prima di essere importato in America. Egli scosta le lenzuola e le coperte che possono essere di cotone, pianta originaria del vicino Oriente, o di lana di pecora, animale originariamente addomesticato sempre in oriente; o di seta, il cui uso fu scoperto in Cina.
• Si infila i mocassini, inventati dagli indiani delle contrade boscose dell’Est e va in bagno, i cui accessori sono un misto di invenzioni europee e americane, entrambi di data recente.
• Si leva il pigiama, indumento inventato in India, e si lava con il sapone, inventato dalle antiche popolazioni galliche. Poi si fa la barba, rito masochista che sembra sia derivato dai sumeri o dagli antichi egizi.
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• Andando a fare colazione, si ferma a comprare un giornale, pagando con le monete, che sono un’antica invenzione della Lidia. Al ristorante viene a contatto con tutta una serie di elementi presi da diverse culture: il suo piatto è fatto di un tipo di terraglia inventata in Cina; il suo coltello è d’acciaio lega fatta per la prima volta nell’India del sud, la sua forchetta ha origini medievali italiane, il cucchiaio è un derivato dell’originale romano…
• Quando il nostro amico ha finito di mangiare si appoggia alla spalliera della sedia e fuma, secondo un’abitudine degli indiani d’America.
• Mentre fuma, legge le notizie del giorno stampate in un carattere inventato dagli antichi semiti, su un materiale inventato in Cina secondo un procedimento inventato in Germania.
• Mentre legge il resoconto dei problemi che si agitano all’estero, con un linguaggio indo-europeo, ringrazierà Dio, di origine ebraica, di averlo fatto al cento per cento americano»
LA NATURA CULTURALE DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE
• FiliazioneàInculturazioneàsé culturale, psiche-cultura • CULLA CULTURALE – NICCHIA EVOLUTIVA (Super, Harkness)
• Cultura vissuta ß à cultura esterna
• Costruzione culturale del bambino êêêê
Teorie ontologiche sul bambino: Il suo ruolo, natura, relazione con i genitori, autonomia…
Es. saluti: il video italiano e ‘La guerra dei fiori rossi’
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Prospettiva sistemica, situata, distribuita dello sviluppo e dell’apprendimento (Teorie dei Sistemi ed ecologica)
• La prospettiva sistemica legge l’evoluzione del bambino dentro ai
sistemi-contesti di crescita: non è possibile separare il contesto dalle acquisizioni che il bambino fa progressivamente.
• L’adattamento che il bambino acquisisce è DISTRIBUITO nel senso che i contesti offrono o meno sostegni e stimoli (cognitivi e affettivi) alle sfide evolutive del bambino: le sfide evolutive e le acquisizione del bambino sono distribuite tra il bambino, la/le situazione/i in cui la sfida si realizza…
• Le competenze del bambino sono dentro a questa RETE.
• La competenza del bambino è incorporata nelle relazioni, vale a dire le relazioni creano una ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE (Vygotsky), uno SCAFFOLDING (Bruner), che è fisica, emotiva e cognitiva.
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• L’unità di analisi è la RELAZIONE fra gli elementi dei sistemi entro cui si collocano; la lettura del comportamento delle PARTI in relazione al TUTTO e delle proprietà dinamiche del tutto in relazione alle parti.
Livelli micro, meso, macro (Bronfenbrenner,1979, tr.it.1986)
• Livelli prossimali
RELAZIONI DIADICHE PICCOLI GRUPPI CONTESTI ABITATI IN PRIMA PERSONA DAL BAMBINO
• Livelli distali
CONTESTO STORICO-POLITICO-CULTURALE SISTEMA SCOLASTICO E AMMINSTRATIVO CONTESTO LAVORATIVO
AD OGNI LIVELLO: SISTEMI DI REGOLAZIONE DELLO SVILUPPO
Metodico-organizzato vs casuale-disorganizzato-imprevedibile
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IL BAMBINO è un SISTEMA
• Sistema integrato di corpo-mente-cuore-relazioni (sviluppo motorio, cognitivo, emotivo e sociale)
• Le varie dimensioni vanno osservate in modo coordinato e non isolato (es. l’aggressività è legata allo sviluppo linguistico o alle reazioni che scatena nel contesto sociale locale della classe …)
…anche l’INSEGNANTE è un SISTEMA
La relazione dell’insegnante con i bambini e il suo comportamento in classe dipendono… • … dalla sua storia e formazione, • …dalla condizione lavorativa, • …dalle condizioni di vita, • …
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Rischi da cui guardarsi…
- ridurre al singolo - usare solo una variabile e pensare a un nesso lineare causa-effetto
- ‘essenzializzare’à «è fatto così» , «sono fatto così»
Relazioni diadiche
Bambino
Sistema biologico
Sistema comportamentale
Genitore
Amico
Fratello
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Relazioni in piccoli gruppi
Relazioni diadiche
Famiglia
Classe
Amici
Gruppo sportivo
Relazioni distali
Relazioni diadiche e gruppali
Ideologia politica
Sistema scolastico
Religione
Sistemi di credenze
sull’educazione
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NICCHIA EVOLUTIVA
I SISTEMI INTERAGISCONO IN MODO
INTEGRATO e va osservata l’intera NICCHIA EVOLUTIVA
• Per la spiegazione dei comportamenti nei livelli minori si guarda a quelli maggiori
Es. Per capire l’approccio educativo disciplinare di un insegnanteà si guarda alla scuola, alla cultura educativa nella scuola e alla storia dell’insegnante…
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MACRO-REGOLAZIONI • LIVELLO DI CULTURA E COMUNITA’ ALLARGATA:
• AGENDA DI SVILUPPO che scandisce tempi e passaggi (autonomia, igiene personale, passaggi scolastici, mete scolastiche…);
• il sistema scolastico e la sua organizzazione (numero di alunni per classe e numero di insegnanti, continuità vs discontinuità degli insegnanti…).
NB: Le macro-regolazioni sono opportunità ma anche fattori condizionanti
MICRO-REGOLAZIONI
• LIVELLO MICRO-GRUPPALE (famiglia, gruppi di pari, gruppi associativi o religiosi…): • le regolazioni del comportamento sono finalizzate affinché i bambini si
adattino al contesto più ampio; • eccezione a volte nel gruppo dei pari (bande), regolazioni che non sono
necessariamente coerenti con il contesto comunitario, anzi a volte in antitesi. • nelle classi: codici di regolazione della relazione fra insegnanti e alunni (spazi
di relazione individuale e spazi di relazione in gruppo; modalità di intervento disciplinare…)
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CODICI INDIVIDUALI
• LIVELLO RELAZIONI DIADICHE:
• fattori biologici: genere, caratteristiche temperamentali e genetiche • caratteristiche di personalità, autostima, intelligenza… • storia evolutiva (eg. TEORIE DELL’ATTACCAMENTO) • Processi di feedback
Es. Due modelli culturali prototipici (Markus, Kitayama 1994)
Sé indipendente
(Più diffuso nelle società industriali o post-ind, Nordamerica, Europa,…)
• Enfasi sull’indipendenza del soggetto: • Indipendenza personale,
autostima, auto-realizzazione • Comunicazione diretta ed
esplicita • Decisioni individuali come
espressione di libertà e di autonomia
• Attribuzione di responsabilità all’individuo
•
Sé interdipendente
(Più diffuso nelle società rurali, Sudamerica, Africa, Asia…confucianesimo, induismo)
• Enfasi sull’interdipendenza del
soggetto con il gruppo: • Armonia e preferenza per
rapporti famigliari • Prevenzione dei conflitti • Decisioni prese collettivamente • Attribuzione di responsabilità al
gruppo….
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Es. dormire da soli: opportuno o crudele?
Culture interdipendenti:
• Prevalenza del contatto fisico • Centratura sul caregiver • Apprendimento per
osservazione, partecipazione
Culture indipendenti:
• Prevalenza faccia a faccia e comunicazioni distali
• Centratura sul bambino • autonomia
Es. STILI DI PARENTING (Keller 2007)
• Repertorio universale di 6 SISTEMI/FUNZIONI DI PARENTING che si trovano in tutti i contesti ma in proporzioni diverse:
² SISTEMA DI CURE PRIMARIE (nutrizione, protezione igiene) ² SISTEMA DI CONTATTO CORPOREO (in braccio, sulla schiena della
madre o altri, sul passeggino, di giorno, di notte) ² SISTEMA DI STIMOLOZIONE CORPOREA (massaggio,
stimolazione…) ² SISTEMA DI COMUNICAZIONE FACCIA A FACCIA (contatto
oculare, alternanza dei turni, scambio…) ² SISTEMA DI STIMOLAZIONE CON OGGETTI (promuovere
l’attenzione al mondo esterno e lo sviluppo cognitivo ² SISTEMA DI INVOLUCRO NARRATIVO (il linguaggio e le narrazioni
che la madre rivolge al bambino
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L’INCONTRO CON L’ALTRO…
• Ri-conoscere • Giudicare
• Costruire • Posizionare
QUALI SONO ALCUNE IMMAGINI E RAPPRESENTAZIONI ‘CHE
CONOSCIAMO SUGLI ‘STRANIERI’ E SU GRUPPI CULTURALI SPECIFICI
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stereotipi
Musulmani religiosità solo maschile, radicali chiusi e ottusi, non rispettano le donne, sono
terroristi; Gli islamici sono estremisti;Arabi: taglia gola, integralisti, fanatici, religiosi; Disparità uomo donna; Burka (2),Tappeti; Preghiera fissa;
Ramadan digiuno; Ci vogliono togliere il crocifisso
Zingari-albanesi: risse, vendita ambulante per
strada, elemosina, rubare; tutti i irregolari,
non pagano i biglietti del treno; Campi nomadi;
sono sporchi e rubano, rapiscono i bambini;
hanno tanti figli
Cinesi: tutti uguali, non muoiono mai,
mangiariso, gran lavoratori,mangiano i cani, Sono troppi, ci
rubano il lavoro, vendono vestiti
cancerogeni, non interessati a
imparare l’italiano perché stanno solo
fra loro
Italiani mafiosi: • Terroni: calorosi,
non hanno voglia di lavorare, buon cibo, evasione fiscale…
• Settentrionali: bauscia, puzza sotto il naso, braccino corto, sempre di fretta;
• I genovesi tirchi
Africani aperti, vu cumpra’, Vu cumprà
di colore sono simpatici;
Senegalesi simpatici, allegri,
sono più bravi, neri non hanno una
cultura intellettuale elevato sono
ignoranti Giapponesi:
fissati con le foto, origami, sushi e
carote, mangiariso, gran lavoratori,
rigorosi, mantengono le
tradizioni anche se sviluppati
Stranieri in generale: Badanti,
Prostituzione e delinquenza,
Alimentazione differente, non
vogliono integrarsi
Stereotipi Nordeuropei sono più democratici, più educati, hanno rispetto per le
norme più di noi
Tedeschi severi rigidi e lavoratori
I francesi sono snob
Gli svizzeri precisi e ordinati
Spagnoli calorosi
Inglesi:freddi e sporchi
(3), thè delle cinque, precisi Ebrei: ricchi,
benestanti, geni
marocchini sono violenti
Egiziani sono violenti
(Nord)Americani pieni di
sé, cibo insano, obesi, divario
economico
Latino-americani:
balli, traffico di organi, Brasiliani
sono allegri; ci sono più transessuali
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Scuola 1 • Conduttore: cosa chiedono i genitori stranieri, quelli che voi avete incontrato come insegnanti di scuola
materna, cos’è che si aspettano (.) se si esprimono, se vi chiedono qualcosa. • Sara: per loro l’importante è stare tranquilli, che il bambino viva tranquillamente e stia
bene, questo è l’importante. Poi si fidano, comunque si fidano molto; per esempio anche i nostri stranieri si fidano, per cui se il bambino viene volentieri a scuola
• Conduttore: da che cos’è che dici che si fidano, fammi un esempio • Sara: ma perché lo vedi a pelle che ti lasciano proprio il loro figlio (.) mentre con quelli
italiani dobbiamo seguire delle regole, dei timori, delle piccole ansie di lasciarlo; invece con loro proprio non (.) loro te lo affidano completamente, te lo affidano e non, diciamo che hanno un atteggiamento molto più umile rispetto agli altri genitori (.) cioè non (.)
• Elena: sono molto più umili rispetto agli altri genitori. A me capita, e anche forse più (.) mi capita comunque il papà di questa bambina straniera che chiede, che se arriva un minuto dopo chiede scusa, “Sono arrivata un pochino in ritardo”
• Conduttore: sono più educati? • Tiziana: decisamente sì, non gli è tutto dovuto, come sembra agli italiani. Agli italiani
sembra che tutto sia dovuto, dove anche il ritardo è scontato, e dove anche il ritardo non è capito come, nell’attività di una sezione, un continuo andirivieni, fa perdere ai bambini anche quel momento di //
• Tiziana: sono molto affettuosi e quasi sempre di buonumore e anche rispettosi dei tempi dei bambini (.) sono molto rispettosi dei tempi dei bambini, perché comunque hanno la pazienza (.) allora, be’ non tutte le culture, perché noi ad esempio stamattina avevamo avuto invece il papà albanese che ha fatto tutta (.) invece la mamma e il papà di questo bambino albanese, per cui non solo italiano, hanno reagito in un modo molto forte al pianto del bambino, però va bè (.) però…
• Conduttore: cos’è che è successo? • Sara: è successo che la prima volta questo bambino è arrivato tranquillo, ha pianto tipo
tre giorni dopo, cosa possibilissima, normale (.) la mamma sembrava che lo stesse coccolando, consolando, che stesse parlando, quindi a cercare di convincerlo di rimanere. Ad un certo punto io parlavo con questa mamma, mi giro, ad un certo punto io vedo questa mamma che lo prende, lo sbatte per terra e gli dice: “Insomma, adesso basta”, con un tono molto duro, e questo qui non vuole più venire (.) tanto che io sono intervenuta, ho preso il bambino, gli ho detto “Signora, non si preoccupi”, ho preferito mandarla via, piuttosto che lasciare (.) perché non riusciva assolutamente a gestire la reazione di pianto del bambino. L’ho preso, l’ho consolato, la mamma è andata via ed è durata cinque minuti, il bambino è stato benissimo.
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Scuola 2
• Giulia: Sì, comunque è chiaro che secondo me è una visione del bambino diversa (.) a me vengono in mente per esempio le mamme, (.) lasciamo perdere le mamme arabe, ma pensiamo alle mamme (…) nigeriane, no?! Eh, cavolo, ragazze! Lì veramente una percezione dell’infanzia completamente diversa.
• Antonella: Diversa. Sì. • Conduttore: Può farmi un esempio? • Giulia: Nel senso che, per esempio sono bambini che spesso vengono portati in classe,
mollati in malo modo, e che (.) a cui non si dà neanche il tempo non so di, di capire dove sono, no? Bambini che vengono proprio portati a scuola e mollati, no? Nel senso che arrivano quando vogliono, non hanno il senso dell’orario, non hanno il senso della ritualità in una giornata scolastica, che è importante che un bambino arrivi quando deve arrivare, perché dopo c’è il cerchio, perché dopo c’è l’assemblea, perché dopo ci sono i riti di inizio di una giornata scolastica. Eh, c’è proprio (.) cioè io penso negli anni proprio.// Cioè una percezione dell’infanzia completamente diversa.
• Antonella: E comunque c’è (.) una gestione quasi comunitaria, secondo me. • Gina: No, e poi hanno anche // • Giulia: // E quindi logicamente non c’è a chi chiedere. “Com’è andata, cos’ha fatto,
cos’è successo?”. No, va be’, prende e va, non //
IN CHE MODO ABBIAMO APPRESO QUESTE IDEE/RAPPRESENTAZIONI…?
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• Componente cognitiva: stereotipo • Componente emotivo-motivazionale: valore e giudizio • Componente comportamentale: verbale e non
Componenti del pregiudizio e atteggiamento
discriminatorio
ORIGINE PSICOLOGICA DEL PREGIUDIZIO DISCRIMINATORIO
• Psicologia della personalità • Tratti di personalità e stili educativi famigliari
• Psicologia cognitiva: • Categorizzazione/generalizzazione
• Psicologia del profondo: • ‘Lo straniero dentro di sé’
• Psicologia sociale • Identificazione sociale, categorizzazione (ingroup/outgroup), comparazione
(Tajfel Turner)
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ORIGINI STORICO-CULTURALI e POLITICHE DEL PREGIUDIZIO DISCRIMINATORIO
• Attuale senso di instabilità: • crisi economicaà paura di invasione dei confini nazionali • caduta delle ideologie
• Influenze storico-politiche (es. la schiavitù, la colonizzazione)
• Costruzione ideologico-politica: attraverso i mass-media • costruzione dell’Altro come…delinquente, invasore, forza-lavoro,
‘esubero’
• Il linguaggio quotidiano: il race talk
Ideologie identitarie
• L’ideologia colonialista delle RAZZE • L’ideologia nazionalista di IDENTITA’ NAZIONALE
OMOGENEA
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LE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI
CHE CONTESTO OFFRONO?
• 4 principali ideologie (Bourhis 2007) • Pluralista • Civista • Assimilazionista • Etnocentrica
L’Italia che modello ha?
IN/OUT
• Possono stare qui …a che patto? Forme discriminatorie istituzionali (es.leggi sulla cittadinanza, sistema macchinoso e arbitrario di assegnazione dei permessi di soggiorno)
• DaL Lago (2004),Non-persone Maggioranza di cittadini regolari, minoranze di esclusi • Sayad (1999/2002): La doppia assenza ‘Né cittadino, né straniero, né dalla parte dello stesso, né dalla parte dell’Altro, l’immigrato esiste solo per difetto nella comunità d’origine e per eccesso nella società ricevente. Fuori posto nei due sistemi sociali che definiscono la sua non esistenza’.
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RAZZISMI
• Razzismo istituzionale (regimi dittatoriali \ • Razzismo dispiegato
• Infrarazzismo (Wieviorka,1998/2000)
⇓ • RAZZISMO DEMOCRATICO
• Non sono razzista, ma… • Non ho nulla contro i neri, ma preferisco i bianchi • Teorie simboliche e materiali della minacciosità degli stranieri:
• Simboliche: ‘fanno scomparire la nostra cultura’ • Materiali: ‘ci portano via il lavoro’
E i bambini cosa ne pensano?
• Molte domande aperte relative a quando i bambini …:
1. acquisiscano una consapevolezza relativa alle identità sociali, in particolare a quella etnica, e utilizzino forme di categorizzazione;
2. identifichino loro stessi con categorie sociali ed etniche;
3. inizino a formulare pregiudizi di tipo etnico e che cosa significhino nella loro prospettiva, a livello di idee generali e a livello di relazioni interpersonali coi pari, di scelta delle amicizie.
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1. Consapevolezza relativa alle identità sociali-etniche
• In più culture dalla psicologia sociale è stato rilevato che i bambini utilizzino precocemente forme semplici di categorizzazione sociale, in primo luogo quelle della differenza di genere, molto precocemente anche quelle etniche, soprattutto ricondotte a caratteristiche fisiche.
• A due anni e mezzo/tre è stato rilevato che i bambini hanno consapevolezza di alcune categorie sociali e le utilizzano.
• Test classico 1947 A. Clark e M.P. Clark (1947/1955): due bambole, 7 domande quali: quale bambola è buona o cattiva? Con quale bambola giocheresti? Quale bambola ha il colore più bello?
2. Identificazione sociale -etnica:
• Dai tre/quattro anni i bambini si identificano con categorie sociali ed esprimono dei giudizi.
• Questo punto è stato molto dibattuto e gli studi si sono concentrati soprattutto nel confrontare i processi d’identificazione e preferenza di gruppi di bambini bianchi e gruppi di bambini neri, avvalendosi sempre di immagini o bambole di diverso colore àanni 50, 60: errata identificazione nei bambini neri; mimetismo e del camuffamento
• Oggi si parla di: • identificazione bivalente, minor favoritismoà es. i bambini afro-americani
esprimono una preferenza per la pelle più chiara rispetto a quella più scura e attribuiscono caratteristiche più positive a soggetti afro-americani dalla carnagione più chiara rispetto a quelli che hanno una pelle più scura
• superata la teoria univoca del mimetismo à pluralità di fattori
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2. Identificazione sociale -etnica:
• Fattori protettivi: • Movimenti e lotta sociale: movimento americano Black is
beautiful o il Black Power negli Stati Uniti o il Brown Power della Nuova Zelanda,
• Teorie universalistiche: «siamo tutti esseri umani» • Teorie di difesa del proprio gruppo: «noi siamo solidali, loro no»
• Fattori nocivi:
• Interiorizzazione dello stereotipo • Stigma recente • Stigma riguarda il corpo
3. I bambini hanno pregiudizi?
• È fuorviante pensare che i comportamenti messi in atto di esclusione e di discriminazione abbiano lo stesso significato che viene implicato nel mondo adulto.
• Dibattito:
• Teoria della categorizzazione sociale: i bambini acquisiscono categorie sociali etnocentriche e pregiudiziali perchè il contesto sociale in cui vivono le fornisce loro quali strumenti di costruzione della realtà.
ü La categorizzazione avviene su tre livelli concentrici: il gruppo umano, i gruppi sociali, l’individuo. Il secondo livello è quello che maggiormente accentua la stereotipizzazione delle caratteristiche dei gruppi (Noi/Voi);
ü i bambini non avrebbero le competenze cognitive in età evolutiva almeno fino ai nove anni; ü l’utilizzo di queste categorie risulterebbe non dipendente dallo sviluppo cognitivo del bambino,
quanto dall’assunzione nel contesto di vita di queste categorie.
à Aspetto trasmissivo di contenuti discriminatori dal mondo adulto a quello dei bambiniàrazzismo inconsapevole, secondo la quale i pregiudizi vengono appresi fin dalla prima infanzia dalle fonti di socializzazione (famiglia, scuola, mass media).
Razzisti si diventa e dipende da come si viene educati.
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3. I bambini hanno pregiudizi?
• Studi cognitivisti sul pregiudizio (Aboud, 1988; Brown, 1991/1995): non un indottrinamento passivo da parte del mondo adulto, ma un’interazione fra quel mondo adulto e i processi di categorizzazione, identificazione e confronto che avvengono attivamente nelle menti dei bambinià
I bambini utilizzano le ideologie razziste all’interno della loro cultura dei pari nei processi di negoziazione dei rapporti di predominio e di uguaglianza, per organizzare il proprio mondo sociale.
3. I bambini hanno pregiudizi?
• Es. Aboud: - prima fase: periodo senso-motorio e di egocentrismo, il pensiero è
dominato dal livello relazionale-affettivo à preferenza per il proprio gruppo/famiglia, di chi si prende cura del bambino/a e lo/la rende felice;
- seconda fase (cinque- sette anni): periodo del pensiero operatorio concreto, che consente al bambino di attribuire connotati anche astratti e psicologici al concetto di gruppo, e di riconoscere che l’appartenenza categoriale è stabile (es. non si smette di essere maschi o femmine)à passaggio dall’egocentrismo a una maggiore attenzione per il gruppoà alto livello di preferenza per il proprio gruppo di appartenenza.
- terza fase ((8-12 anni): periodo operatorio astratto, il bambino riconosce maggiormente le variabilità individuali e gli stereotipi si fanno più flessibili, sviluppo del senso morale, della cooperazione, la sofisticazione della capacità di cogliere la prospettiva dell’altro, promuoverebbero negli ultimi anni della scuola elementare un clima di attenuazione di modalità esclusive e discriminatorie fra pari (Troyna, Hatcher, 1993).
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3. I bambini hanno pregiudizi?
• I bambini sembrano sensibili più che ai comportamenti diretti (verbalizzazioni e contenuti razzisti) ai comportamenti indiretti, ossia i comportamenti non verbali e le risposte affettive dei genitori (Castelli, Tomelleri, 2004).
• Il quadro teorico della teoria dell’attaccamento correla tratti riconducibili ai diversi stili di attaccamento genitore-bambino a modalità comportamentali nei bambini di diffidenza vs apertura nel rapporto con bambini di diversa provenienza culturale, a utilizzare generalizzazioni e categorizzazioni etniche vs processi di conoscenza e valutazione individualizzate (Di Pentima, 2006)
Attenzione!
• La convivenza e/o lo sviluppo di amicizie tra bambini di etnie diverse possono contribuire a prevenire lo sviluppo di comportamenti discriminatori nel periodo scolastico, ma non portano a una naturale riduzione del razzismo in età adulta (Brown, 1991/1995).
• Nei percorsi di crescita dei figli di migranti si rileva come dopo anni di scuola primaria nella quale la convivenza interetnica è occasione quotidiana, nell’adolescenza i processi di affiliazione nei gruppi di pari tendono a connotarsi etnicamente (ci si sceglie fra persone delle stessa etnia).
• https://www.youtube.com/watch?v=vdE0hmPDjvQ
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Culture dei pari
• I bambini non sono come meri riproduttori di dinamiche sociali trasmesso dal mondo adulto, ma come individui creativi e costruttori di una realtà sociale interrelata a quella degli adulti in modi molteplici, anche oppositivi.
• êêêêê
• RIPRODUZIONE INTERPRETATIVA
• conservazione e cambiamento
Riproduzione interpretativa
• 1. I bambini sono attori sociali attivi, producono una cultura loro propria e contribuiscono alla costituzione della società adulta;
• 2. l’infanzia è una componente strutturale permanente della
società, mentre di solito viene pensata come fase di introduzione alla società;
• 3. come tale essa è interconnessa ad altre forme strutturali e quindi è
influenzata da esse (es. il cambiamento del lavoro, l’aumento dei divorzi, l’abbassamento della mortalità ma la diminuzione della fertilità; cambiamenti dei ruoli maschile e femminile ecc.)
• .
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Esempi di cambiamento dell’infanzia
• Il cambiamento sociale ed economico della società ha modificato la distribuzione delle attività che impegnano il tempo dei bambini: nelle società industrializzate… • aumento del tempo di scolarizzazione • diminuzione del tempo di impiego in lavoro extradomestico , • aumento rilevante delle attività strutturate e di luoghi strutturati
deputati al divertimento, mentre sempre meno è lo spazio/tempo di organizzazione e gestione autonoma del tempo libero.
Ma…I BAMBINI INFLUENZANO A LORO VOLTA LE
ALTRE STRUTTURE SOCIALI E L’INFANZIA
Riproduzione interpretativa • La socializzazione non è solo una interiorizzazione e adattamento
alle abilità/conoscenze dell’adulto, ma appropriazione, libera interpretazione e riproduzione della realtà socialeà un ruolo fondamentale hanno le attività collettive dei bambini, nelle quali negoziano, condividono, creano cultura fra di loro e con gli adulti.
• êêêêê • LINGUAGGIO E
• ROUTINE CULTURALI • Luoghi di conservazione, luoghi di creazione
• Occasioni per rifinire ed estendere le proprie abilità e conoscenze culturali.
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Riproduzione interpretativa
• All’interno di ciascuno spazio istituzionale (famiglia, scuola, religione…) si formano culture dei pari
innovative e creative (prescolastiche, preadolescenziali, adolescenziali, adulte).
• êêêêê
• Nell’interazione con i pari i bambini estendono, reinterpretano, trasformano la cultura simbolica e
materiale acquisita inizialmente in famiglia.
Le prime mediazioni culturali in famiglia
• I genitori… • - predispongono e strutturano le prime esperienze interattive dei
figli con i pari, li sostengono emotivamente, li orientano e rafforzano negli stili comportamentali
• e li introducono agli aspetti simbolici e materiali della cultura infantile • media, • fiabe e letteratura, • miti e leggende, • Aspetti materiali (giochi, oggetti…)
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3 passaggi concatenati
• APPROPRIAZIONE creativa di informazioni, • PRODUZIONE e PARTECIPAZIONE a culture di pari, • RIPRODUZIONE ed ESTENSIONE della cultura degli adulti.
• Possono essere contemporanei e conseguenti
Strategie dei bambini Per acquisire maggiore controllo sulla propria vita e per condividere questo controllo:
• presenza di routine di gioco dalla struttura costante, sebbene con varianti diverse, nelle quali i bambini sperimentano la condivisione, la spontanea partecipazione ad attività autonomamente scelte;
• protezione dello spazio interattivo, • opposizione e rifiuto di regole (es. il riordino: far finta di non sentire,
cambiare zona, accampare scuse, coinvolgere terzi...)àadattamenti secondari, che generano una ‘vita sotterranea’ condivisa tra i pari;
• drammatizzazione inconscia in giochi di immaginazione di incertezze paure dubbi che il rapporto col mondo adulto può generare: agiochi ffpproccio e fuga (strega comanda color, giochi di finzione)
•