UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA
Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17
prof. arch. Caterina Giannattasio
Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro contemporaneo
Pura Conservazione: Marco Dezzi Bardeschi
Marco
DEZZI BARDESCHI 1934
Il restauro di pura conservazione
I. MDB e la storia del restauro
1. Biografia Culturale
2. Decalogo della Teoria
3. Prassi Metodologica
3.1 Il rilievo
3.2 Il progetto di conservazione
3.3 Il cantiere
3.4 Il progetto del nuovo
3.5 Il riuso
II. Lavori e Progetti
1. Biblioteca Classense - Ravenna
2. Palazzo della Ragione - Milano
3. Il Tempio-Duomo - Pozzuoli
Il restauro di pura conservazione - Marco Dezzi Bardeschi
INDICE
«A presunta giustificazione e sostegno delle
incredibili manomissioni condotte a spese del
patrimonio architettonico si è ogni volta invocata
una particolare “teoria” o “stagione” di crescita
della disciplina (il restauro), considerata in
presunta naturale progressione e messa a punto
“lineare”.
Così appunto pretende di ricapitolare, ad
esempio, la storia del restauro la voce omonima
dell’Enciclopedia Universale dell’Arte per mano di
Renato Bonelli, il quale individua altrettante
aggettivazioni successive dal restauro stilistico
(quello di Viollet-Le-Duc) a quello romantico (degli
inglesi ed in particolare di Ruskin) a quello storico
(di Beltrami) a quello cosiddetto scientifico (da
Boito a Giovannoni) o filologico, fino a quello
critico (di Bonelli stesso) che ancora ritiene
l’intervento di restauro consistere essenzialmente
in “atto creativo” ».
Marco Dezzi Bardeschi e la storia del restauro
M. DEZZI BARDESCHI,
Restauro: punto e da
capo, 1991, pp.55-56
«Ed oggi a tale sofisticata collana dovremmo
aggiungere sia il cosiddetto restauro tipologico
(Benevolo, Cervellati) sia quello che aspira alla
«reintegrazione dell’immagine» (Carbonara),
ossia che tende ingenuamente a «reintegrare la
visione e il godimento» dell’opera d’arte a costo di
un sacrificio della consistenza materiale che “dovrà
essere compiuto secondo l’esigenza dell’istanza
estetica” (questa è la nota tesi di Cesare Brandi)».
Marco Dezzi Bardeschi e la storia del restauro
M. DEZZI BARDESCHI,
Restauro: punto e da
capo, 1991, pp.55-56
Marco Dezzi Bardeschi e la storia del restauro
«Ad eccezione del cosiddetto restauro
“romantico”, quello di Ruskin, che risulta al
massimo rispettoso del monumento-documento
ma che è bollato ad arte come rinunziatario e
fatalista, a causa di un presunto «amore quasi
morboso per il monumento, e la conseguente
repulsione per l’intervento dell’uomo, considerato
brutale e sacrilego» (Bonelli) (!), tutte le altre
aggettivazioni di comodo si applicano a concezioni
fortemente ideologizzate e, il che è peggio,
direttamente finalizzate non alla conservazione ma
alla mutazione dell’esistente considerato comunque
inappagante».
M. DEZZI BARDESCHI,
Restauro: punto e da
capo, 1991, pp.55-56
1. Biografia culturale
1934 | Nasce a Firenze dove riceve una formazione classica
1957 | laurea ingegneria (Bologna) con Giovanni Michelucci
1962 | laurea in architettura (Firenze) con Piero Sanpaolesi, con il quale collabora
fin dalla fondazione al neonato Istituto di Restauro dei Monumenti
1964-65 | lavora presso la Soprintendenza di Arezzo
Assistente di ruolo presso l’Università degli studi di Firenze
Professore incaricato libero docente di Caratteri stilistici e costruttivi dei
monumenti e di Storia dell’Architettura
Vince la cattedra di Restauro
1976 | si trasferisce a Milano
1980 | Fonda e dirige il Dipartimento per la Conservazione delle Risorse
Architettoniche e Ambientali
1974 | Psicon rivista fondata con Marcello Fagiolo
1993 | ‘ANANKE, cultura storia e tecniche della conservazione per il progetto
PROFILO BIO-PROFESSIONALE
MONUMENTI che hanno caratterizzato
l’orizzonte del suo mondo e contribuito a
formare la sua idea di ARCHITETTURA 1. LA FORTEZZA DA BASSO (1534-37)
L’impressione della possente muraglia della fortezza
alimenterà la sua passione per i temi dei fortilizi e delle
macchine da guerra, che animeranno la mostra e gli
studi sulle architetture militari di Francesco di Giorgio.
2. LA STAZIONE DI S. MARIA NOVELLA (G. Michelucci,
anni ‘30)
Con Michelucci si laurea a Bologna in Ingegneria civile;
nel corso della sua attività professionale gli capiterà di
curare proprio il restauro della Stazione e della Palazzina
Reale.
3. LA FACCIATA DELLA CHIESA DI S. MARIA NOVELLA
(L.B. Alberti)
I suoi studi in architettura lo porteranno a studiare con
profonda devozione Leon Battista Alberti, alla cui opera
dedica, tra gli altri, un insuperato saggio sulla lettura
iconografica della facciata di Santa Maria Novella
PERSONALITÀ che hanno influenzato la sua formazione
1. GIOVANNI MICHELUCCI (1891 - 1990)
Architetto italiano. Molto attivo soprattutto come progettista, diventa professore
universitario dal 1936, insegnando nelle università di Firenze e Bologna.
2. PIERO SANPAOLESI (1904-1980)
Storico dell'architettura e restauratore. Nel 1943 fu nominato Soprintendente ai
monumenti e alle gallerie di Pisa. Libero docente dal 1941, insegnò presso le facoltà
d'Ingegneria di Pisa e presso quella di Architettura di Firenze, dove nel 1960 divenne
professore ordinario di Restauro dei monumenti e vi fondò e diresse l'Istituto di restauro
dei monumenti.
3. FRANCESCO RODOLICO (1905-1989)
Mineralista e petrografo. Si dedicò soprattutto allo studio litologico delle regioni
vulcaniche della Toscana e dell'Umbria. Sensibilità e cultura umanistica gli consentirono
un'indagine originale dei rapporti fra le condizioni litologiche e l'attività costruttrice
dell'uomo (Le pietre delle città d'Italia, 1952).
4. LEON BATTISTA ALBERTI (1404-1472)
Letterato e architetto. Appassionato di letteratura ma anche di matematica, scrittore e
grande architetto, pedagogista e teorico dell'arte, sintetizzò nella sua opera i caratteri
tipici dell'Umanesimo. La sua arte fu decisiva per i successivi sviluppi della architettura
del Rinascimento.
Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/
PERSONALITÀ che hanno influenzato la sua formazione
5. VICTOR HUGO (1802-1885)
Scrittore francese. Nelle sue opere l'ispirazione intimistica, religiosa e filosofica si alterna
con quella politica e sociale, di poeta "vate", interprete del suo tempo e profeta
dell'avvenire. Tra le sue opere più celebri Notre-Dame de Paris (1831) e Les
Misérablese (1862).
6. JOHN RUSKIN (1819-1900)
Critico d'arte e riformatore sociale. Più che gli studî, compiuti in maniera irregolare,
fondamentali furono per R. i molti viaggi, l'osservazione attenta della natura, dei
monumenti e delle opere d'arte, l'assidua lettura dei classici.
7. ALOIS RIEGL (1850-1905)
Storico dell'arte austriaco. Tra i più significativi esponenti della scuola di Vienna,
rappresentò il pensiero critico più vivace e quello che affrontò con maggiore sensibilità
per la forma artistica i problemi della metodologia storiografica nel campo delle arti
figurative, tanto da segnare una vera e propria svolta nell'ambito di questa disciplina.
Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/
1. GIOVANNI MICHELUCCI (1891 - 1990)
► il dubbio continuo e la continua ricerca
“io non ho risposte. Non ne ho mai avute, il dubbio, il timore di
sbagliare mi ha sempre accompagnato. Certo vedendo i naufragi
delle certezze degli altri posso dire che quella che ho sempre
considerato una mia personale condanna era forse un metodo di
lavoro a suo modo rigoroso”.
Dezzi Bardeschi, come il suo maestro, non si ferma mai alle
prime ipotesi, facendo del metodo rigoroso del dubbio il vero
motore della sua ricerca.
► l’architettura come opera aperta e progetto continuo
In un’opera di architettura il suo completamento non rappresenta un momento
compiuto e un dato definitivo, ma solo il punto di partenza della vita dell’edificio.
Un’architettura non è semplicemente il frutto dell’ideazione dell’architetto e del
lavoro di cantiere ma, una volta realizzata, acquista una sua vita propria nella
quale gli utenti sono chiamati a partecipare e coinvolti come progettisti.
1. GIOVANNI MICHELUCCI (1891 - 1990)
L’architettura è dunque un’opera collettiva della quale gli
architetti sono, più che gli autori, solo dei suggeritori.
► la natura circolare del tempo
Tema teorico che riveste una importanza fondamentale nella
prospettiva della conservazione: il tempo proprio
dell’architettura è quello del circolo in cui si realizza
l’interconnessione di passato-presente-futuro.
“quando un'idea diventa «muro», fatto dalle mani dell'uomo e diventa «spazio»
per gli uomini, si assiste a un cosa stupenda. Ad un certo punto si sente che ciò
che nasce ha un significato particolare, che si riallaccia però a qualcosa di cui
non possediamo il segreto: è come una voce sottile ed inafferrabile che viene da
lontano, che si rigenera oggi per il domani e che parla di un fatto nuovo che deve
ancora avvenire...passato, presente futuro...”.
La funzione dell’architetto è dunque quella di raccogliere e proiettare nel futuro
una voce che proviene dal passato e fornire il suggerimento per un seguito, un
ulteriore sviluppo. Ed è una voce che deve essere in grado di toccare il cuore
degli uomini. L’architettura cioè deve emozionare. Solo quando l’architettura è in
grado di suscitare partecipazione ed emozione ha raggiunto il suo scopo.
► conservazione della materia
“L’esperienza e il continuo aggiornamento su idee e
fatti mi hanno convinto essere indispensabili per
conseguire il risultato veramente importante, l’unico a
ben considerare, di aver rispetto cioè per l’integrità
fisica e storica dell’edificio degradato (…). Il restauro
vuole e deve conservare quanto più e possibile non
solo la forma, ma la materia stessa dell’edificio, e con
la materia la personalità, cioè la pelle esterna e le
strutture insieme, cioè infine l’edificio intero vivo in
corpo e spirito”
2. PIERO SANPAOLESI (1904-1980)
E ancora:
“E’ la materia originale che pesa e deve pesare con la sua presenza. Noi dobbiamo
chiarirci quale funzione abbiano i materiali nella costituzione dell’oggetto e della
sua autenticità e trovare in essi la giustificazione del restauro (...). Non materiali
genericamente indicati ma proprio quelli che il costruttore ha maneggiato nel
comporre quella sua opera d’arte. (…) ciò implica anzitutto il riconoscimento
dell’unicità dell’opera d’arte, quindi dell’irripetibilità dell’opera stessa” (Piero Sanpaolesi, 1973)
2. PIERO SANPAOLESI (1904-1980)
Autenticità, unicità e irripetibilità diverranno le parole d’ordine nel discorso di
Dezzi Bardeschi sul restauro. Il restauro non si effettua per sostituzione della
materia, ma per conservazione e consolidamento della materia stessa: quella
materia, autentica, originale e irriproducibile, che, proprio perché segnata dal
tempo e dalla storia, ne è testimone e documento primo.
► importanza di un accurato rilievo del manufatto
“si deve pure confermare (…) l’assoluta necessità di rilievi preventivi e di
accertamenti tecnologici; e questi, accompagnati a una completa conoscenza
delle fonti e delle notizie storiche remote e recenti, guidano il restauratore a una
conoscenza del monumento che giustifichi la sua capacita a intervenire” (Piero Sanpaolesi, 1973)
- Studio sulla Cupola di Santa Maria del Fiore per comprendere come
Brunelleschi avesse potuto costruirla senza l’utilizzo delle centine.
- Campagna di rilievo del Duomo di Pisa, condotta dagli allievi di
Sanpaolesi all’Istituto di Restauro dei Monumenti dell’Università di
Firenze.
Il rilievo è esplorazione degli aspetti più nascosti dell’edificio, e pertanto
imprescindibile punto di partenza dell’opera di conservazione.
► monumento come documento/testimone di una civiltà
“l’edificio d’altra parte non perde mai il suo valore di documento di una civiltà. Esso
perciò, come tale, deve essere intangibile. La sua funzione di testimone non può
essere in alcun modo alterata, anche in particolari apparentemente insignificanti,
senza che ne venga compromessa l’integrità totale. Posto questo principio, accanto a
quello di opera d’arte non possiamo accettare la posizione di compromesso che ne
ignori l’aspetto documentario” (Piero Sanpaolesi, 1973)
► restauro come opera creativa
“l’opera del restauratore di per sé a questo punto appare, come è ovvio debba
essere, opera creativa e non più soltanto intesa come opera manuale tecnologica
volta unicamente a evitare che un muro cada o un pezzetto di capitello precipiti. Deve
avere invece una funzione creativa” (Piero Sanpaolesi, 1973)
Il restauratore non è un architetto di seconda classe, ma è un architetto progettista
a pieno titolo, anche un semplice opera di consolidamento statico, deve essere
progettualmente controllato nelle forme e nei colori.
Palazzo da Scorno (Pisa) Cimitero Monumentale (Pisa) Palazzo Ducale (Massa)
2. PIERO SANPAOLESI (1904-1980)
3. FRANCESCO RODOLICO
Professore di mineralogia alla facoltà di Architettura di
Firenze, trasmette a Dezzi Bardeschi la passione per
le pietre da costruzione che, da inerti elementi
costruttivi, si trasformano in componenti vive, dotate di
voce ed anima. Proprio in occasione della
presentazione della riedizione del testo di Rodolico,
Le pietre delle citta d’Italia, Dezzi Bardeschi ricorda il
ruolo determinante del maestro:
“L’amore che Rodolico mostra per il corpo fisico delle pietre
≪vive, salde, serrate, crude, intere, trattabili, disubbidienti, molli,
vetrigne, scagliose≫, tocca sicuramente l’apice d’affezione nel
caso delle tarsie marmoree del tempietto albertiano cui dedica
sia il motivo che lo stesso carattere a stampa della copertina
(…). Insomma Rodolico ci ha trasmesso questo amore
invincibile per il politissimo commesso in marmo e serpentina e
per la sua stessa singolare scalfibilità. A noi studenti di
architettura ce l’ha fatto tastare palmo a palmo, come si
trattasse del più prezioso libro scritto, portandoci a riconoscerne
l’individualità e a leggerne – sfruttando l’angolo di rifrazione
della luce – le stesse sovrascritture più invisibili, singolari
microstorie appena percepibili che contribuiscono a rendere
unico e dunque irriproducibile ed insostituibile quel prezioso
palinsesto”
(M. DEZZI BARDESCHI,
L’insegnamento di Rodolico,
ovvero: perché in architettura la
materia non può avere il suo
doppio, in Le pietre delle citta
d’Italia. Atti della giornata di studi in
onore di Francesco Rodolico,
Firenze 1995)
4. LEON BATTISTA ALBERTI
Figura come il primo dei lontani ed indiretti maestri di
Dezzi Bardeschi, rappresenta sia l’ideale di fusione
della cultura tecnica e di quella umanistica, ma
anche l’esempio di uno specifico atteggiamento
progettuale verso la preesistenza.
► In Santa Maria Novella e nel Tempio
Malatestiano di Rimini, Alberti attua un approccio
che non nega l’esistente ma lo accetta e lo accoglie
in una nuova composizione.
Quella albertiana, inoltre, è un’architettura
programmaticamente simbolico-ermetica, densa di
significati celati in simboli geroglifici.
Anche nelle architetture di Dezzi Bardeschi si
materializza la medesima concezione
dell’architettura come forma simbolica.
5. VICTOR HUGO
►conservazione del patrimonio architettonico
Lo scrittore nelle sue più celebri opere combatte la
sua battaglia per la conservazione del patrimonio
architettonico francese.
«è venuto il momento in cui non è più consentito a nessuno
rimanere in silenzio. Un grido universale deve finalmente
chiamare la nuova Francia in soccorso dell’antica. Ogni genere di
profanazione, di degradazione e di rovina minaccia ciò che ci
resta dei pregevoli edifici medioevali nei quali è impressa l’antica
gloria nazionale (…). Sarebbe finalmente tempo di mettere fine a
questi scempi (…). Sebbene impoverita dai devastatori
rivoluzionari, dagli speculatori, e soprattutto dai restauratori
classicisti, la Francia è ancora ricca di monumenti francesi.
Bisogna fermare il martello che mutila il volto del paese. Una
legge basterebbe; che la si faccia» (VICTOR HUGO, Guerra ai demolitori,
1825, p. 8).
«O francesi! Rispettiamo questi resti / Il cielo benedice i figli pietosi / che conservano, nei
giorni funesti/ l’eredita dei loro avi. / Come una gloria nascosta contiamo ogni pietra caduta»
«quanto a noi, non profaniamo punto questa madre sacra / consolando la sua gloria in
lacrime / cantiamo i suoi astri eclissati / perche la nostra giovane musa, sfidando l’anarchia /
non vuole agitare la sua bandiera / fattasi bianca dalla polvere dei tempi passati» (VICTOR
HUGO, Ode alla Bande Noire, 1823)
La parola greca, la cui traccia, incisa
nell’oscuro recesso di una delle torri della
cattedrale parigina, non era sopravvissuta
all’intervento dei restauratori e a cui Hugo
dedica il suo romanzo, è ripresa da Dezzi
Bardeschi come titolo e programma della sua
rivista:
«e dunque proprio per stimolare una più
profonda riflessione sui corretti fini della
disciplina, sulle sue radici, tanto più
autentiche quanto disattese, e sui suoi
concreti criteri e modi di applicazione, che è
nata la rivista ΆΝΑΓΚΗ, prendendo a proprio
vessillo l'avvertimento preposto al suo
popolare Notre Dame, nel marzo 1831».
Tale battaglia è attivamente portata avanti da
Dezzi Bardeschi, proprio sotto l’insegna di
ΆΝΑΓΚΗ.
«una bandiera che già tante generazioni
hanno sventolato e si sono idealmente
passate di mano, in una risentita staffetta
contro ogni ipocrisia e deliberato tradimento
perseguito nel nome stesso del "restauro":
una bandiera che, oggi più che mai, invitiamo
i giovani a raccogliere e a levare ben alta
contro ogni conformismo ed ogni
compromesso dilaganti».
Alcuni anni or sono, visitando, o per meglio dire rovistando
all'interno di Notre-Dame, l'autore di questo libro trovò in un
recesso oscuro di una delle torri, questa parola incisa a mano sul
muro: ΆΝΑΓΚΗ.
Queste maiuscole greche, annerite dal tempo e scolpite piuttosto
profondamente nella pietra, un non so che nei tratti tipici della
grafia gotica presente nella forma e nella disposizione, quasi ad
indicare che era stata una mano medievale a scriverle là, ma
soprattutto il senso lugubre e fatale che esse racchiudono,
colpirono vivamente l'autore. Egli si chiese, cercò di indovinare
quale potesse essere stata quell'anima in pena che non aveva
voluto abbandonare questo mondo senza lasciare un simile
marchio di crimine o di sventura in fronte alla vecchia chiesa.
In seguito, il muro (non so più quale) è stato imbiancato o
raschiato e l'iscrizione è scomparsa.
Perché è così che si trattano da circa duecento anni in qua le
meravigliose chiese del Medio Evo. Le mutilazioni sono loro inflitte
da ogni parte, dal didentro come dal difuori. Il prete le imbianca,
l'architetto le raschia, poi sopraggiunge il popolo che le demolisce.
Così, tranne il fragile ricordo che le dedica qui l'autore di questo
libro, non rimane più niente oggi di questa parola misteriosa incisa
nella oscura torre di Notre-Dame, niente dell'ignoto destino che
essa riassumeva così malinconicamente.
Già da parecchi secoli, l'uomo che ha scritto questa parola su quel
muro è scomparso dal novero delle generazioni, la parola, a sua
volta, è scomparsa dal muro della chiesa, forse la chiesa stessa
scomparirà ben presto dalla faccia della terra.
Proprio su quella parola si è fatto questo libro.
VICTOR HUGO, Notre Dame de Paris, 1831
5. VICTOR HUGO
6. JOHN RUSKIN
► battaglia contro il restauro
Ruskin si scaglia risolutamente contro il
restauro, definendolo:
«la più totale distruzione che un edificio
possa patire: una distruzione per la quale
nessun resto può essere raccolto, una
distruzione accompagnata dalla falsa
descrizione della cosa distrutta».
► l’impossibilita del restauro
«è impossibile in architettura restaurare
come non è possibile resuscitare i morti (…):
quello spirito che è dato solo dalla mano e
dall’occhio dell’esecutore non può essere
richiamato».
6. JOHN RUSKIN
► edificio monumentale come documento /
testimonianza di storia e civiltà
Per il critico inglese il valore di un edificio non
risiede tanto nella sua origine ma piuttosto
nel suo valore di memoria, nel suo valore
propriamente monumentale di testimonianza
della storia che vi è passata sopra. Dunque, i
segni che il tempo lascia sull’edificio, anche i
segni del degrado, entrano a far parte dei
caratteri propri e distintivi di un’architettura.
► patina superficiale come testimonianza
materica del tempo
«la tinta dorata del tempo (..) è testimonianza
dell’età dell’opera: di ciò in cui, come si è
detto, consiste la maggior gloria dell’edificio.
Pertanto i segni esteriori di questa gloria, che
hanno una forza ed un compito più grandi di
qualsiasi altro che appartenga alla loro pura
bellezza sensibile, possono essere fatti
rientrare nel rango dei caratteri puri ed
essenziali dell’architettura».
7. ALOIS RIEGL
► equivalenza tra valore storico e valore estetico, il
monumento storico ha valore d’arte
«è importante rendersi conto che qualunque monumento
d’arte è senza eccezioni contemporaneamente un
monumento storico, perché rappresenta un certo stadio dello
sviluppo dell’arte figurativa (...). E viceversa, ciascun
monumento storico è indubbiamente anche un monumento
d’arte, perché anche un monumento della scrittura cosi
secondario come un pezzo di carta stampata con brevi
appunti trascurabili, contiene, oltre ad un valore storico per
lo sviluppo della produzione della carta, della scrittura, dei
materiali occorrenti per scrivere ecc., tutta una serie di
elementi artistici».
► l’affiancamento del valore d’uso al valore di antico
«una parte essenziale di quel gioco vivente delle forze della
natura, la cui percezione e presupposto del valore di antico
andrebbe perduta in modo insostituibile con la cessazione
dell’utilizzo dei monumenti (…): l’utilizzazione pratica e
continua di un monumento possiede anche per il valore di
antico un significato importante e senz’altro spesso
indispensabile».
ALOIS RIEGL, Der Moderne
Denkmalkultus. Sein
Wesen und seine
Entstehung, Braumuller,
Wien-Leipzig, 1903, trad.
it. Il culto moderno dei
monumenti. Il suo carattere
e i suoi inizi, Sandro
Scarrocchia (a cura di),
Bologna 1990.
7. ALOIS RIEGL
► superamento dell’ottocentesco restauro di rifacimento
verso la saldatura della conservazione con il progetto del
nuovo
Tale argomento diventa il nucleo del discorso e della
pratica del restauro di Dezzi Bardeschi, con una
conservazione tutta tesa verso il progetto, secondo quel
senso che anche Michelucci gli aveva impresso: «la
coscienza del passato non dovrebbe inibire mai la
costruzione del nuovo, dovrebbe semmai dargli un
grande senso di responsabilità».
ALOIS RIEGL, Der Moderne
Denkmalkultus. Sein
Wesen und seine
Entstehung, Braumuller,
Wien-Leipzig, 1903, trad.
it. Il culto moderno dei
monumenti. Il suo carattere
e i suoi inizi, Sandro
Scarrocchia (a cura di),
Bologna 1990.
2. Decalogo della Teoria
RESTAURO | ogni intervento che si proponga l’obiettivo della permanenza del
tempo, per quanto relativa, della consistenza fisica del Bene materiale ricevuto
in eredità della storia, del quale si possa garantire la conservazione di ogni sua
dotazione e componente in uso attivo (meglio quest’ultimo se ancora originario
o almeno comunque d’alta compatibilità e minimo consumo), da perseguire
attraverso opportuni e calcolati nuovi apporti di progetto (funzionali,
impiantistico- tecnologici, di arredo), in vista della sua integrale trasmissione in
efficienza al futuro.
B. P. TORSELLO (a cura di), Che cos’è il restauro? Nove studiosi a confronto, Venezia 2005, p. 38.
DEFINIZIONE DI RESTAURO
“Saper conservare per poter innovare” sintesi della teoria di Dezzi Bardeschi.
Affiancare alla conservazione, intesa come il massimo rispetto per l’esistente,
l’innovazione, cioè il riconoscimento dell’autonomia del progetto del nuovo.
Conservazione
Permanenza
Continuità
Tradizione
Identità
Passato
Provenienza
Progetto
Mutazione
Frattura
Innovazione
Differenza
Futuro
Destino
La linea sinusoidale che separa e nello stesso
tempo congiunge i due campi, contrapposti ma
complementari, rappresenta il restauro come
soglia tra conservazione e progetto e tra tutte
quelle coppie di termini che solo in apparenza
sono tra loro in contraddizione.
«occorre prendere nella dovuta considerazione la fondamentale
contrapposizione, anzi l'essenziale forbice che si stabilisce tra i due concetti di
permanenza e di mutazione, i quali siglano due modi opposti di rapportarsi alla
realtà (...), modi che esprimono due vie conflittuali ed antitetiche ma entrambe
essenziali al nostro stesso equilibrio»
DEFINIZIONE DI RESTAURO
1. CONSERVAZIONE E STORIA
Alla visione della storia come esclusiva pratica di scrittura e che si traduce, nel
campo dell’architettura, in una storiografia architettonica fatta per immagini di
facciata, per arbitrarie classificazioni di stili, tesa a restituire la forma originaria
e la verità dell’origine, Dezzi Bardeschi contrappone una storia archaeologica
fatta sull’attenta lettura del costruito nelle sue stratificazioni e discontinuità, nel
rilievo accurato dell'edificio nella sua consistenza materica hic et nunc, nello
studio della fabbrica come insostituibile e irriproducibile documento-
monumento.
2. LA STORIA EFFETTIVA
Alla storia scritta bisogna sostituire la storia effettiva, alla ricerca della verità
dell’origine la storia del trascorso della fabbrica e la storia vivente che la
fabbrica scrive, allo sguardo storiografico l’ascolto clinico dell’esistente che
diventa il punto di partenza di una corretta pratica di conservazione. Si deve,
dunque, «rispettare ogni segno della storia, anche di quella che meno sembra
appartenerci e a cui siamo meno disposti a prestare ascolto e considerazione».
DECALOGO DELLA TEORIA
3. IL MONUMENTO-DOCUMENTO
In continuità con la tradizione che, da Boito in poi, sottolinea il valore
documentale del monumento, che non accetta dicotomie tra forma e materia e
privilegi speciali accordati alle istanze estetiche.
La materia, sulla quale la storia si inscrive, è il documento primo da conservare
nella sua autenticità:
«è la materia che racconta, perché ce l'ha scritto addosso, il processo per il
quale è passata ogni fabbrica, anche la fabbrica più umile, e che insomma
costituisce in definitiva il segno tangibile, il documento primario, su cui riposa la
storicità e dunque la specificità e l'autenticità di quella fabbrica e non altre, in
quel luogo e non in altro».
4. AUTENTICITÀ E MATERIA
La materia non è solo il mezzo di manifestazione dell’opera d’arte, ma è il
veritiero testimone della sua autenticità:
«l'autenticità dell'opera è quella stessa dei suoi componenti materici, ed è
legata irreversibilmente proprio alla loro sussistenza hic et nunc». Occorre
dunque conservare il monumento «non semplicemente in effigie ma nelle sue
reali strutture fisiche, nei componenti materici che ne costituiscono l'irripetibile
contesto specifico, unico, individuo, in cui solo consiste l'autenticità dell'opera».
DECALOGO DELLA TEORIA
5. FORMA E MATERIA
La coincidenza tra valore storico e valore artistico significa che l’immagine non
è un invariante immateriale, una realtà pura sottratta al divenire, ma è il risultato
dello stesso processo di degrado dell’edificio.
«l'immagine estetica è tutt'altro che una costante immutabile permanente e
definitiva. Altro che invariante! Anch'essa fatalmente segue, essendone il
risultato, il processo biologico che subisce il contesto fisico di cui essa è veicolo
di immagine».
6. UNICITÀ E IRRIPRODUCIBILITÀ DELL’ORIGINALE
Non si tratta di perseguire il ritorno allo stato originario ma di salvaguardare
l'originale in quanto documento autografo, unico e irriproducibile, in una lettura
senza pregiudizi che si fa carico della processualità della fabbrica e dunque
anche di fratture e discontinuità.
L’architettura è scrittura autografa «come ogni originale una siffatta scrittura è
deperibile (e peribile), ma soprattutto è irriproducibile. È l'aura dell'originale che
ci parla e ci coinvolge, non l'ambito freddo della riproduzione differente che il
restauro ha tentato di proporci in oltre un secolo di macabri esercizi sulla viva
pelle del monumento. Nei casi migliori, alla fine, ci ha consegnato al posto
dell'originale, solo inganni e ben datate esercitazioni di revival stilistico da
manuale».
DECALOGO DELLA TEORIA
7. MONUMENTO PALINSESTO
Occorre abbandonare le categorie di unità, originarietà ed omogeneità stilistica,
in favore del concetto articolato di palinsesto, una scrittura di mondo sempre
aperta a nuove e inedite trascrizioni.
L’architettura è un palinsesto stratificato in continua trasformazione dove ogni
generazione continua a sovrascrivere, lasciando traccia della propria storia e
del proprio passaggio.
8. RIPETIZIONE E DIFFERENZA
Anche la conservazione, persino la conservazione, è di necessità
trasformazione e mutazione. La denuncia contro i ripristini del “dov'era,
com'era”, contro i miti del ritorno all'origine, si fonda sull’affermazione di una
irreversibilità del processo subito dalla fabbrica.
In un mondo eracliteo dove tutto scorre e tutto si trasforma, ogni ripetizione è,
per principio, differente.
DECALOGO DELLA TEORIA
9. CONSERVAZIONE E RI-USO
Specificità dell’architettura è l’essere un manufatto rispetto al quale non può
essere messo in atto un atteggiamento - teoretico/estetico - esclusivamente
contemplativo, avendo il suo senso in una destinazione funzionale.
La conservazione non può che implicare il ri-uso: senza uso non si può
pretendere di conservare poiché tutto si ruderizzerebbe in modo definitivo.
Per attuare una concreta ed effettiva conservazione dell'esistente occorre
dunque riattivarne l’uso, un uso che può essere differente rispetto alla
destinazione passata ma pur sempre compatibile, vale a dire che deve
implicare il minor consumo e il massimo rispetto per la raggiunta consistenza
materiale della fabbrica: «per poter ri-usare cioè, bisogna conservare, anzi
dimostrare di saper conservare».
DECALOGO DELLA TEORIA
10. CONSERVAZIONE E PROGETTO
Accanto alla conservazione trova quindi posto il progetto del nuovo, cioè il
progetto di quelle componenti necessarie alla fruizione dell’edificio.
È il progetto del nuovo che dà senso alla conservazione.
Il rispetto integrale della fabbrica, considerata nell’autenticità materiale di
documento, trova il suo irrinunciabile corrispettivo nel progetto del nuovo,
secondo il principio di non sottrarre ma semmai aggiungere materia, rendendo
l'aggiunta riconoscibile e denunciata come nuova.
«sono convinto che un intervento corretto sul costruito debba procedere
secondo un doppio registro: quello della conservazione (senza privilegi, né
selezioni di parti) di ciò che già esiste e costituisce il risultato
dell'accumulazione materica che la storia ci consegna in eredità; e quello
dell'innovazione ossia del nuovo apporto, autonomo che a nostra volta
lasciamo impresso sulla fabbrica a testimonianza del nostro uso, del nostro
passaggio»
DECALOGO DELLA TEORIA
3. Prassi Metodologica 3.1 Il rilievo
3.2 Il progetto di conservazione
3.3 Il cantiere
3.4 Il progetto del nuovo
3.5 Il riuso
1 | IL RILIEVO | CONOSCERE PER CONSERVARE
Il rilievo per la conservazione non si limita ad una restituzione geometrica dell’edificio ma
indaga lo stato di degrado dell’edificio, le patologie sofferte dai suoi materiali. Accanto al
rilievo geometrico è dunque necessario produrre un rilievo materico-patologico nel quale
siano evidenziati i differenti materiali di cui è composta la fabbrica, le loro forme patologiche
e le cause del degrado. Ciò è evidentemente necessario per impostare un progetto di
conservazione che sia essenzialmente mirato a conservare la materia eliminando
preliminarmente le cause del degrado.
Siderno, palazzo De Mojà, Recupero a sede di attività
socio-culturali (2008)
Pisa, Recupero della cittadella
per servizi al pubblico del
museo delle navi (2011)
Cosenza, Recupero e restauro del Castello
Svevo-Normanno (2008)
Le tavole di rilievo offrono il supporto alle indicazioni di intervento, in generale
essenzialmente di pulizia, consolidamento e protezione, essendo ridotte al minimo
necessario le sostituzioni.
2 | IL PROGETTO DI CONSERVAZIONE
Nelle tavole di progetto una
fitta tessitura di descrizioni
scritte sintetizza, in relazione
ad ogni diverso materiale e
patologia individuati, le
operazioni previste nelle
schede del capitolato
speciale dei lavori.
Crotone, recupero e valorizzazione
del Castello di Carlo V (2008)
Lucca, Restauro dell’ex Convento
di San Domenico - ex Manifattura
Tabacchi (2010)
Obiettivo principale del restauro
è la conservazione della materia,
supporto materico della storicità
del documento architettonico. È
la materia che racconta: è il
primo testimone della storia della
fabbrica.
Pistoia, Recupero dell’ex Fonderia Michelucci
Cosenza, Recupero e restauro del Castello Svevo-
Normanno (2008) Milano, Recupero e riuso della Cascina Cuccagna
(2006)
2 | IL PROGETTO DI CONSERVAZIONE
3 | IL CANTIERE
Costituisce luogo e momento di ulteriori approfondimenti sull’edificio, dove si completa il
quadro delle informazioni necessarie all’intervento. Bandite demolizioni e operazioni
generalizzate di sostituzione, si attuano esclusivamente interventi di consolidamento
strutturale, pulizia e protezione dei materiali.
In dettaglio: le tecnologie impiegate negli interventi di pulizia, come gli impianti di lavaggio con
nebulizzazione di acqua deionizzata e l’applicazione di impacchi di argilla assorbente per eliminare
le macchie più resistenti, e documenta le operazioni di riposizionamento e la riadesione delle parti
in fase di distacco tramite iniezioni di resine epossidiche con minime reintegrazioni mediante
tassellature delle lacune. La sostituzione dei materiali in opera viene effettuata solo nei situazioni
estreme come nel caso delle lastre della pavimentazione della galleria della stazione,
eccessivamente lesionate e parzializzate e perciò irrecuperabili.
Documentazione fotografica
che illustra i lavori svolti sui
paramenti in pietra della
Stazione di Santa Maria
Novella a Firenze (1991).
4 | IL PROGETTO DEL NUOVO
Al progetto di conservazione si accompagnano,
laddove occorrano, le integrazioni necessarie a
permettere la continuita d’uso dell’edificio.
Gli interventi di reintegrazione sono il campo di
applicazione del progetto del nuovo che per Dezzi
Bardeschi non è mai mimetico rispetto
all’esistente. Il nuovo deve denunciarsi come tale,
entrando in positivo dialogo con l’antico.
In una disposizione che lo avvicina all’Alberti,
Dezzi Bardeschi fa delle motivazioni simbolico-
narrative la riconoscibile cifra personale dei suoi
interventi. Cosmogonie e bestiari abitano
costantemente i progetti di Dezzi Bardeschi, che
si esprime con segni architettonici densi di
significati geroglifici ed ermetici.
Talora l’intervento progettuale di Dezzi Bardeschi
è coordinato con quello di un artista alla cui mano
è delegata la realizzazione di un preciso
programma iconologico.
La ricerca di un filo narrativo-simbolico che riconnetta la
testimonianza del nostro tempo alla voce degli antichi è ben
evidente nel nuovo ingresso al Palazzo della Comunità di
Modena, nel quale la lettura archeologica dell’esistente si
accompagna all’intervento artistico sulla volta, in cui è
fissata la posizione dei pianeti nel giorno della Liberazione
della città.
5 | IL RIUSO
Il riuso compatibile è necessario e complementare alla conservazione ed implica
l’inserimento di nuovi elementi.
Intervento di conservazione e recupero del
Bastione Borghetto a Piacenza (2001)
La casamatta semicircolare è stata destinata a sala
teatrale polivalente, con caffetteria panoramica e
ingresso autonomo.
Il grande invaso esterno è stato attrezzato a teatro
all’aperto e dotato di una quinta scenica prospettica
in mattoni a faccia-vista.
Le precarie baracche di fortuna, embrionale borghetto
artigiano, sono state recuperate, rivestite di un nuovo
paramento di mattoni faccia-vista e dotate di una
nuova copertura in lamiera azzurra, in sostituzione
della preesistente in eternit, e destinate ad accogliere
le attività di giovani creativi.
Il progetto ha previsto la realizzazione di nuovi
elementi di arredo urbano a corredo funzionale
dell'esistente, ridisegnando le pavimentazioni e nuovi
diaframmi in muratura, un belvedere porticatoe un
balconcino di affaccio sul vallo esterno.
4. Lavori e Progetti
1975-88
Biblioteca Classense
Ravenna
Palazzo della Ragione
Milano
1984-92
Tempio-Duomo
Pozzuoli
2003
INTERVENTI SU COMPLESSI STORICO-MONUMENTALI: la Biblioteca Classense a Ravenna (1975-88), il
Palazzo Gotico a Piacenza (1982-86), il Palazzo della Ragione a Milano (1978-2003), e più
recentemente, il Bastione Borghetto a Piacenza (2000-02)
PROGETTI DI NUOVE ARCHITETTURE: il complesso residenziale di San Jacopino (1970-74) a Firenze, la
nuova Sala Consiliare a Campi Bisenzio (FI) (1985-93), la nuova sede ASL e le residenze per
anziani a Montelupo Fiorentino (FI) (1991-93), l’ampliamento delle Terme di Tabiano a
Salsomaggiore (PR) (1993-95)
INTERVENTI DI SISTEMAZIONE DI SPAZI URBANI: la Piazza del Teatro a Porto San Giorgio (AP) (1991) e la
piazza Fornia a Monticelli Terme (PR) (2002)
Il complesso
monumentale della
Biblioteca Classense si
trova nel centro storico
di Ravenna e
comprende, oltre la
stessa biblioteca, le
chiese di San Romualdo
e San Nicolò.
1. Biblioteca Classense Ravenna 1975-88
PROGETTO DI RESTAURO
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88
L'edificazione dell'Abbazia
camaldolese, poi sede della Biblioteca
Classense, ha inizio nel 1512.
Per tre secoli l'Abbazia è stata
oggetto di continui ampliamenti,
divenendo nel corso del tempo uno
dei più grandi e maestosi monumenti
dell'Ordine Camaldolese.
Lineamenti storici Le origini della Biblioteca Classense risalgono al
secondo decennio del XVI secolo, quando, in
seguito alla battaglia di Ravenna del 1512, i
camaldolesi abbandonarono il sito suburbano di
Classe per costruire all'interno delle mura cittadine
quello che sarebbe diventato il più importante
complesso monastico dell'Ordine.
I cantieri si protrassero fino al 1798, anno della
soppressione napoleonica in seguito alla quale il
complesso diventò la sede delle maggiori
istituzioni bibliotecarie cittadine.
Testimonianza della primitiva struttura sono: la
porta d'ingresso, sul cui architrave si legge la data
“1523”, e una parte del primo chiostro.
Successivamente, si realizzarono altri interventi,
che hanno portato alla configurazione di un
processo costruttivo stratificato, esito
dell'alternanza di molteplici e differenti generazioni
di architetti e di maestranze.
La compresenza di soluzioni formali diverse che
riflettono lo schema della struttura conventuale nella
distribuzione tra ambienti di preghiera, di studio e di
lavoro, si rispecchia anche nella successione di stili
e tradizioni storiche che vanno dal modello
rinascimentale al neoclassicismo. Incisione raffigurante l'Abbazia di Classe, pubblicata nei
volumi degli Annales camaldulenses di J.B.Mittarelli e
A.Costadoni, stampati a Venezia, 1762-1764
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Il vestibolo cinquecentesco con il portale ,intagliato da Marco
Peruzzi nel 1581 ed integrato da due telamoni e due grandi
vasche con le statue dei santi dell'Ordine, introduce al refettorio.
Nel secolo successivo furono realizzati la cosiddetta Manica
Lunga, il nuovo ospizio, la sopraelevazione del dormitorio, e la
chiesa di San Romualdo.
Tra i cantieri avviati tra XVII e XVIII secolo anche il chiostro
interno con colonnato dorico in pietra d'Istria; progettato dal
toscano Giulio Morelli, integrato tra il 1738 e il 1740 dal pozzo
centrale realizzato dal ravennate Domenico Barbiani su disegni
di Giovanni Paolo Panini.
Nel 1704, per volontà dell'abate Pietro Canneti, si avviò la
progettazione della monumentale libreria camaldolese, affidata
all'architetto Giuseppe Antonio Soratini. Obiettivo principale era
dotare il complesso di una struttura destinata alla libreria,
allestita in un unico ambiente del monastero già dal 1648.
Di questa originaria struttura non resta traccia.
Conduce al vasto ambiente un vestibolo che si apre con
un'arcata centrale raggiungibile attraverso un doppio rampante di
scale, di effetto scenografico.
Le tre sale superiori, Sala delle Scienze, Sala delle Arti e Sala
dei Santi Padri protrassero al 1780 il progetto del Soratini,
deceduto nel 1762.
Un “gioiello di stile neoclassico” può essere considerata la Sala
delle Scienze, edificata nel 1780 su disegni di Camillo Morigia
(1743-1795).
Prospetto e sezione della fabbrica (Soratini)
L’intervento
«Sono convinto che un intervento corretto sul costruito
debba procedere secondo un doppio registro: quello della
conservazione di ciò che già esiste e la storia ci consegna
in eredità; e quello dell'innovazione ossia del nuovo
apporto che a nostra volta lasciamo impresso sulla
fabbrica a testimonianza del nostro uso e del nostro
passaggio»
Con queste parole Marco Dezzi Bardeschi
introduce il suo pensiero al restauro della fabbrica
prima di iniziare a lavorare su quello che sarà poi
il cantiere ravennate.
1. Biblioteca Classense Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
FASE 1 | 1976
Si avviano i primi studi d'archivio e le prime indagini dirette sulla
fabbrica.
Elaborati prodotti:
-rilievo geometrico dettagliato dello stato attuale, sul quale è
evidenziata la situazione di degrado dei materiali, in particolare in
riferimento al fenomeno dell'umidità.
- schede analitiche per ogni vano appositamente elaborate per
rendere sintetica e allo stesso tempo completa e immediata la
lettura dello stato di conservazione dei materiali per ogni singolo
locale.
- relazione finale nella quale, posta in evidenza l'importanza
dell’accurato rilievo dello stato di fatto, si propone un piano
pratico e concreto degli interventi prioritari da intraprendere.
Rilievo geometrico. Pianta piano terra
Stato di conservazione della copertura.
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Valori di umidità alle diverse altezze dal
piano di calpestio (75, 150, 225 cm.)
Andamento dell'umidità a 75 cm.
dal piano di calpestio.
Valori dell'umidità nei vari ambienti.
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Lo stato di abbandono della sala
degli otto pilastri al piano terra,
prima dell’intervento
1. Biblioteca Classense
Ravenna 1975-88
PROGETTO DI RESTAURO
1. Biblioteca Classense
Ravenna 1975-88
PROGETTO DI RESTAURO
FASE 2 | 1978
Dagli studi condotti è emerso che il primo intervento di
restauro e consolidamento deve interessare gli edifici
del Magazzino di Classe, o Manica Lunga, nel quale
sono stati riscontrati importanti fenomeni di dissesto
statico.
Per la redazione del progetto si prevede di effettuare una
serie di indagini preliminari per la verifica delle
fondazioni, delle falde e della consistenza del suolo,
nonché il monitoraggio di lesioni, fessurazioni,
spanciature e cedimenti delle fondazioni, e l’analisi della
volta mediante prove di carico in scala. Successivamente si redige il progetto di aggiornamento
degli impianti tecnici: i punti luce e di riscaldamento
installati sono insufficienti, mentre è necessario
provvedere alla prima installazione di impianti telefonici,
antifurto e antincendio.
Occorre dunque particolare attenzione per
l’implementazione dei nuovi impianti con i preesistenti,
evitando, per quanto possibile, la manomissione e il
dannegiamento irreversibile della fabbrica. Pianta piano terra - Pianta piano ammezzato -
Pianta piano primo Sezioni longitudinali della Manica Lunga
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Sezioni significative della Manica Lunga con apputi per il progetto di consolidamento.
Progetto di consolidamento delle volte al piano terra.
Proposta di tre diverse soluzioni tecniche.
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
PRINCIPI GUIDA
rispettare e arricchire la preesistenza, dimostrando così piena consapevolezza del patrimonio
storico su cui si interviene.
aggiungere e non sottrarre.
Dopo l’intervento di conservazione e consolidamento il progetto si concentra sulle modifiche
necessarie alla nuova destinazione d’uso della fabbrica
Il progetto di recupero della Sala degli otto pilastri al pian terreno della Manica Lunga ha previsto:
una nuova pavimentazione, in sostituzione del piano di calpestio in terra battuta che la sala ha
mantenuto per secoli;
un nuovo sistema di impianti;
fornitura di attrezzature essenziali.
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Rilievo della pavimentazione
Pianta piano terra
Pianta piano ammezzato
Pianta piano primo
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Manica lunga.
Studi per la realizzazione della
pavimentazione del piano terra.
Dezzi Bardeschi utilizza per l’inserimento dei nuovi elementi, e in particolare nel disegno della
pavimentazione, un linguaggio eloquente, fortemente connotato dal punto di vista stilistico,
assolutamente non rinunciatario. La soluzione proposta si ispira alla narrativa creando un percorso
architettonico fantasioso combinando disegni immaginari, nuove tecnologie, e materiali naturali.
Progetto esecutivo della nuova pavimentazione
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Alcuni momenti di cantiere durante la realizzazione della
nuova pavimentazione
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Dettagli della pavimentazione
Manica Lunga. Studi per la realizzazione della nuova pavimentazione e degli arredi
fissi al piano terra
Progetta, inoltre, un sistema integrato di pannelli espositivi e illuminazione,
una nuova scala in cui sono reiterati simboli astrali e cosmologici e, al
piano ammezzato, l’ampliamento della biblioteca con l’apertura e il
consolidamento con strutture metalliche delle arcate che diventano veri e
propri elementi di arredo.
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Il dado sovrapposto al capitello della prima colonna di granito, con la vecchia linea di
alimentazione elettrica in disuso, prima e dopo l’intervento.
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
Interviene anche in altre parti del complesso.
Scuola Olivetti: ripristina la comunicazione diretta tra
i locali recuperati e la biblioteca.
Liceo Artistico: necessità di una sottofondazione
lungo tutta la lunghezza della facciata esterna, che
presentava rilevanti dissesti statici nonostante un
recente intervento di consolidamento (1966).
Biblioteca: necessità di dotarla di un adeguato spazio
multifunzionale da destinare a sede di eventi pubblici,
come conferenze, mostre, etc.. Si pensa,pertanto di
recuperare la Chiesa di S. Romualdo, scarsamente
utilizzata a causa dell’insalubrità dell’ambiente per la
presenza di umidità.
Si procede ad un intervento di risanamento
dall'umidità e di consolidamento statico delle
coperture, all’installazione di un impianto di
condizionamento e al collegamento diretto di questo
ambiente con la biblioteca attraverso la riapertura di
una porta al piano terreno.
Dezzi Bardeschi, inoltre, suggerisce
all’amministrazione comunale di Ravenna e ai
responsabili della Classense di dotare la fabbrica di
apparecchiature per il monitoraggio continuo delle
condizioni microclimatiche dei diversi ambienti.
Chiesa di San Romualdo, ora Sacrario dei Caduti, e
Museo del Risorgimento, piano terra.
1. Biblioteca Classense | Ravenna 1975-88 PROGETTO DI RESTAURO
2. Palazzo della Ragione | 1984-92
Milano, piazza Mercanti
Progetto di conservazione e sistemazione interna
Tradizionale cuore della
vita pubblica e degli
scambi collettivi, è
considerato la più
significativa
testimonianza
monumentale laica della
città.
Lineamenti storici
Il Palazzo della Ragione, insieme a la Loggia degli Osii, le Scuole
Palatine e la Casa dei Panigarola, circoscrive la piazza dei
Mercanti.
Il progetto iniziale, avviato nel 1228 per volere del Podestà,
prevedeva il solo portico aperto da destinare a luogo per
assemblee, arbitraggi e ordinanze.
Nel 1233, sul porticato fu costruita una grande sala coperta,
nella quale si riunivano mercanti, banchieri e notai,
accrescendone ulteriormente l’importanza nella vita politica e
sociale dell’intera città. Il Palazzo fu detto “delle Ragioni”
perché qui si rendeva al popolo ragione, civile e penale, da parte
dei Giudici.
Nel XVI secolo il Palazzo subì numerosi adattamenti e nel 1770-
73, per volere di Maria Teresa d’Austria, un ulteriore intervento,
ad opera dell’architetto Francesco Croce, dotò il Palazzo
dell’ultimo piano, un sopralzo con ampie finestre ovali. Tale
modifica fu necessaria perché potesse essere adibito a sede
dell’Archivio Notarile, funzione che mantenne fino al XX secolo.
Durante le "Cinque giornate di Milano" (18-22 marzo 1848) il
Palazzo fu danneggiato da una cannonata, ma subito riparato.
Nel 1939 il Comune di Milano diventa proprietario del Palazzo
della Ragione e negli anni Ottanta ne avvia il restauro.
http://palazzodellaragionefotografia.it/palazzo-della-ragione/
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
Piazza Mercanti,Palazzo dei Giureconsulti e il
vecchio passaggio al Duomo, 1860 Giovanni Pividor, Loggia degli osii,1850 ca.
L'Illustrazione Italiana,
19 marzo 1882
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
Acquerelli di vedute della piazza, Civica Raccolta
delle Stampe “Achille Bertarelli” (fine XIX sec.)
http://www.storiadimilano.it/citta/Piazza_Duomo/la_laicizzazione_d
ell'area_sacra.htm
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
Il Palazzo della Ragione,
agli inizi del XX sec.
STATO DI FATTO
Edificio pubblico dell’istituzione
comunale medioevale, ampliato nel
XVIII secolo con la costruzione
dell’ultimo piano, da destinare ad
archivio e caratterizzato da grandi
finestre ad oculi.
Il primo progetto proposto prevedeva
l’abbattimento del piano
Settecentesco per ripristinare
l’immagine medievale.
L’opinione pubblica disapprovò tale
atteggiamento discriminatorio,
richiedendone la conservazione di
tutte le stratificazioni storiche.
http://europaconcorsi.com/projects/144820-Marco-Dezzi-Bardeschi-Milano-nuova-scala-di-accesso-dalla-Piazza-Mercanti-al-piano-primo-del-Palazzo-della-Ragione-2000-
Il progetto si è sviluppato in più fasi:
1. intervento di conservazione del Palazzo
Consolidamento strutturale dell’edificio, compreso l’attico e tutte le aggiunte interne.
Consolidamento di tutte le superfici intonacate, mantenute nella loro autenticità storica,
senza reintegrazione delle lacune e facendo ri-aderire le parti distaccate.
2. rifunzionalizzazione e sistemazione dell’interno del Salone e del portico di casa
Panigarola
3. riapertura dell’antico accesso sul lato di Piazza del Duomo e realizzazione di una
nuova scala di accesso dalla Piazza.
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
L’intervento di conservazione ha coinvolto, inoltre, anche
parti tradizionalmente considerate secondarie, e perciò
sacrificabili e sostituibili, come, ad esempio, gli infissi dei
grandi oculi settecenteschi nel sopralzo del Palazzo.
1. INTERVENTO DI CONSERVAZIONE
Sui muri esterni del Palazzo rimangono visibili, anche
dopo l'attuazione dell'opera di conservazione, non solo i
segni di scalpellatura del paramento in mattoni e della
cornice ad archetti, testimoni dell’intoncatura e della
modanatura settecentesca poi rimosse negli interventi di
restauro alla fine dell’Ottocento, ma addirittura le spie in
gesso poste all’inizio del Novecento per monitorare i
dissesti.
Sulle pareti interne del salone, invece, rimane, nel suo
assetto lacunoso, il palinsesto degli affreschi, le cui
stratificazioni attestano i diversi usi che si sono succeduti
nel corso del tempo.
Con la stessa attenzione archeologica sono state messe in
luce e salvaguardate anche alcune scritte anonime, voce
lontana della mano autografa che le ha lasciate incise.
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
2. RIFUNZIONALIZZAZIONE
La rifunzionalizzazione del Palazzo della
Ragione a sala espositiva e salone di
rappresentanza ha comportato
l’inserimento dei nuovi sistemi impiantistici
per il riscaldamento e l’illuminazione.
Dezzi Bardeschi progetta un elemento
addossato alle pareti, ma totalmente
esterno ad esse, nel quale è inserita l’intera
dotazione impiantistica, azzerando le
demolizioni sulla muratura storica.
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
I nuovi elementi di arredo, in cui si
alternano sedute e piani d’appoggio,
coprono una fascia di muro non decorata,
risultato dell’abbassamento della quota del
solaio della sala avvenuto quando, con il
nuovo sopralzo, il salone era stato
trasformato in archivio notarile.
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
Alcune immagini che mostrano gli interni di alcune sale
del Palazzo. È evidente la volontà di conservare lo stato
di fatto, soprattutto nel consolidamento delle superfici
intonacate e affrescate, sulle quali non si prevede alcuna
reintegrazione dell’immagine figurativa.
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
3. LA NUOVA SCALA DI ACCESSO
L’intervento di conservazione è stato infine completato con
una scala di sicurezza, per la realizzazione della quale Dezzi
Bardeschi ha dovuto attendere più di venti anni. La scala,
nelle sue varie versioni, è interpretata come elemento
tecnologico autonomo ed il più possibile trasparente, che
consente inedite viste del paramento murario, del portico e
del contesto urbano.
Raffigura una sorta di macchina d’assedio, composta da un
pennone principale al quale è appesa, tramite bracci ad
albero, una trave scatolare a C che regge tutto l’impalcato dei
gradini in vetro.
Il tema delle scale-macchine d’assedio è uno schema
ricorrente nei progetti di Dezzi Bardeschi (palazzo Gotico di
Piacenza e per il nuovo ingresso - non realizzato - della
Castiglia di Saluzzo)
La scala di sicurezza è realizzata con criteri, colori e materiali
moderni, in totale dissonanza con la preesistenza,
esplicitamente dichiarata come aggiunta contemporanea,
segno dell’ennesima stratificazione sull’opera e della
continuità funzionale della fabbrica architettonica.
Foto: Frank Kaltenbach, München
Le soluzioni studiate per la nuova scala di accesso hanno avuto tutte in comune la ricerca della massima
autonomia, leggerezza e trasparenza visiva della struttura, rappresentata da un unico supporto, un’esile
antenna d’acciaio, a cui è appeso l’impalcato dei pianerottoli e dei gradini in cristallo.
La soluzione adottata ha consentito di liberare da ingombri a terra l’intera sede stradale sottostante e di
smaterializzare la struttura, usando cavi d’acciaio in luogo di ingombranti sostegni da terra.
La prima soluzione ha ipotizzato una tensostruttura come perno su un’unica asta baricentrica rispetto
all’articolato percorso di discesa: realizzando così una scala di vetro, un’utile “macchina” per la
conoscenza da vicino della peculiare stratigrafia del monumento (e dello spazio circostante).
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
Nella versione effettivamente realizzata (1999) si è, però,
ridotta l’altezza del pennone ed il numero dei cavi.
L’antenna diventa un “albero” metallico rastremato, in
lamiera piegata d’acciaio inox, che segue l’asse obliquo
del percorso, proiettandosi verso la piazza: i suoi “rami”,
ridotti all’essenziale, sostengono l’impalcato nei suoi
punti strategici.
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
Inizi XX secolo
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
Stato attuale
2. Palazzo della Ragione | Milano 1984-92 PROGETTO DI CONSERVAZIONE E SISTEMAZIONE INTERNA
3. Tempio-Duomo | 2004-10
Pozzuoli
Progetto di restauro
L’attuale denominazione del
complesso religioso
preannuncia visivamente la
coesistenza di un monumento
archeologico (il tempio
romano) e di un luogo di culto
cristiano (il duomo).
Il programma d’intervento alla
base del recente restauro,
nell’intento di rispettare tutte
le fasi storiche ancora
presenti nel complesso ha
prescritto di conservare
entrambe le destinazioni del
monumento.
COMPLESSO PLURISTRATIFICATO
primo impianto: antico
Capitolium della colonia
romana di Puteoli
trasformato in tempio dedicato,
secondo alcuni, ad Apollo, e,
secondo altri, al culto
dell’imperatore Augusto.
età tardoantica: vi si insediò la
Cattedrale di San Procolo,
XVI-XVII sec.: trasformazione in
chiesa barocca
Numerosissimi monumenti, in
Italia, sono stati edificati su
precedenti costruzioni antiche e,
non per questo, sono ricordati con
una doppia attribuzione, essendo,
normalmente, l’ultima
trasformazione quella
predominante, anche in casi di
grande visibilità delle strutture
antiche come, ad esempio, nel
Duomo di Siracusa.
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO LINEAMENTI STORICI
1. La fabbrica dall’esterno
2. La Cappella del SS.
Sacramento
3. Il punto di attacco tra la
zona absidale e la navata
1964: un incendio provoca la distruzione del tetto e il
crollo di piccole porzioni di murature e di buona parte dei
rivestimenti, riportando in vista alcune colonne, l’epistilio
e le pareti della cella dell’antico edificio.
1968: intervento di restauro, curato da Ezio De Felice.
Inizialmente si procede al consolidamento del tempio.
Poi, si realizza una copertura metallica temporanea per la
protezione del cantiere di restauro, rimasta in funzione
oltre il 1972, anno di sospensione dei lavori.
L’obiettivo del restauro di De Felice era di riportare alla
luce l’antico tempio romano a discapito della fabbrica
barocca.
Probabilmente, se l’intervento fosse stato completato, oggi
sopravviverebbe solo il tempio romano, mentre si sarebbe
irreparabilmente persa la straordinaria ricchezza evocativa suscitata
dalla coesistenza armonica di due architetture fra loro molto diverse.
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO
LINEAMENTI STORICI
In alto, Dettaglio del muro laterale dopo l’intervento
di De Felice
In basso, da sin. verso des., la facciata d’ingresso e
la controfacciata, una vista verso la zona absidale.
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO
CONCORSO INTERNAZIONALE DI PROGETTAZIONE, PROMOSSO DALLA
REGIONE CAMPANIA NEL 2003, PER IL RESTAURO DEL COMPLESSO
MONUMENTALE TEMPIO-CATTEDRALE DELL’ACROPOLI DI POZZUOLI, MEGLIO
NOTA COME RIONE TERRA.
Consulenti
ALESSANDRA G. ANGELONI
MARIO BENCIVENNI
FULVIO CAPTANO
GIOVANNI COPPOLA
SABINO GIOVANNONI
MONSIGNOR U. GRAZIOSO
GIAMPIERO MARTUSCELLI
GIORGIO PICCONATO
FURIO SACCHI
DOMENICO TRISCIUOGLIO
Capogruppo
MARCO DEZZI BARDESCHI
Progettisti
FRANCESCO BUONFANTINO
ALESSANDRO CASTAGNARO
RENATO DE FUSCO
ANTONIO DE MARTINO
LAURA GIOENI
ROSSELLA TRAVERSARI
Collaboratori
MARZIA DEZZI BARDESCHI
CARLA CELESTINO
FEDERICA DE STEFANO
ROSANNA PANDOLFO
FERDINANDO ZACCHEO
"ELOGIO DEL PALINSESTO"
PROGETTO
DUALISMO COME CARATTERE COSTANTE
Classicismo | Barocco
Tempio Pagano | Chiesa
Isolamento | Stratificazione
Archeologia | Liturgia
Distinzione | Separatezza
Navata | Presbiterio
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO
CONSERVAZIONE integrale delle stratificazioni del tempo
+
AGGIUNTA di nuovi segni, anche fortemente connotanti,
spesso in aperta dissonanza con il testo
antico, considerati quali ulteriori
stratificazioni del monumento.
«Posti di fronte alla discordia in atto tra la tendenza degli archeologi (interessati
a rimuovere tutto il costruito povero […]) e quella della chiesa (fortemente
decisa a ripopolare il quartiere dei suoi abitanti e a riconsacrare il tempio al rito
religioso privilegiando la sua sopravvissuta dotazione barocca), il progetto si
pone l’obiettivo di conciliare i due punti di vista affidandosi a un puntiglioso
progetto di conservazione […] senza tuttavia rinunciare ad attivare un progetto
architettonico di qualità nei punti più deboli e “vuoti” del palinsesto […] dopo
l’ultimo intervento “moderno” di De Felice»
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO
Lo spazio anticamente occupato dal pronao si
presenta oggi con gli intercolumni tamponati da
lastre di vetro sostenute da leggere strutture hi-
tech con tiranti in acciaio.
La scelta del vetro strutturale permette così di
mantenere la trasparenza dell’ambiente,
anticamente aperto e di creare al contempo uno
spazio del tutto nuovo che non ricalchi alcuna
delle precedenti fasi di vita del complesso.
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO
La copertura dello spazio occupato dal tempio
romano è posta a un’altezza tale da riproporre
l’antico volume ed è trattata con un cassettonato
bianco impreziosito da un sistema di luci disposte in
modo da riprodurre, simbolicamente, la volta celeste
di duemila anni fa
È stata mantenuta la cesura fra la zona del tempio e
le parti rimanenti del duomo barocco, già realizzata
nel restauro degli anni Sessanta con la trasparenza di
infissi metallici che, sfruttando la luminosità esterna,
delimitano la zona antica con sapienti tagli di luce.
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO
I MATERIALI
Scelti indiscutibilmente moderni nelle parti
aggiunte, sono impiegati a seconda delle diverse
funzioni cui devono assolvere:
il vetro e l’acciaio per le tamponature,
il legno per la zona destinata ai fedeli.
Il pavimento in legno sembra quasi incresparsi
per dar forma alle sedute e si inclina verso l’altare
per raggiungere la quota della chiesa barocca, di
circa un metro più bassa.
marmo e pietra per le altre pavimentazioni.
Il marmo, unico materiale affine all’antico, è
utilizzato per la pavimentazione interna che
rievoca la quota dell’antico tempio.
L’elevazione del pavimento così realizzato ha
consentito, al di sotto, la conservazione e la visita
del podio di età repubblicana.
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO
La reintegrazione delle colonne perdute dell’antico tempio è suggerita, oltre che dal mantenimento dei
fusti in cemento armato del precedente restauro, da una campitura opaca realizzata in serigrafia sulle
lastre di vetro che ricreano l’antico perimetro.
► reintegrazione in forme semplificate (sia per le basi che per i fusti e i capitelli), riconoscibili e
indiscutibilmente moderne.
3. Tempio Duomo | Pozzuoli 2003-10 PROGETTO DI RESTAURO
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Per il pensiero e la prassi metodologica
• LAURA GIOENI, Marco Dezzi Bardeschi: teoria e pratica della conservazione
dell’architettura, in GIUSEPPE FIENGO E LUIGI GUERRIERO (a cura di), Monumenti e
documenti. Restauratori del Secondo Novecento (Atti del Seminario Nazionale,
Quaderni del Dipartimento di Restauro e Costruzione dell’Architettura e
dell’Ambente, Seconda Università di Napoli, n. 8), Napoli 2011.
• M. DEZZI BARDESCHI, Restauro: punto e da capo. Frammenti per una (impossibile)
teoria, Milano 2005.
Per le immagini e i dettagli sui progetti
• http://europaconcorsi.com/authors/10012721-Marco-Dezzi-Bardeschi
• www.marcodezzibardeschi.com/Portfolio.html
• http://www.prospettivedizioni.it/testrun/wp-content/uploads/2011/10/AR-60-web.pdf
• http://palazzodellaragionefotografia.it/
• https://www.academia.edu/3522539/Il_restauro_del_Tempio-Duomo_di_Pozzuoli