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2 Volontariato Marche2 Volontariato Marche

EDITORIALECercasi buona politica

SOTTO LA LENTEPiù valore all’azione civica

Il diritto di non soffrire

Oltre il servizio, l’impegno civile

Advocacy a tutto tondo

Casa difficile casa

Il cittadino diventa…”extra”

ATTUALITÀBilancio sociale: istruzioni per l’uso

Oltre i conti, valore aggiunto

INTERVENTI

Al lavoro le nuove presidenze Avm

La terapia viaggia su onde

Dalla strada al palcoscenico

Lo butto? No…lo scambio!

PROGETTI Diecimila passi per donare

Pillole... con saggezza

Pronto? Ti ascolto

La scoperta delle donne

La famiglia sempre al centro

Un patrimonio di bellezza

FARE PENSIERO

L’ALTRA ECONOMIA

LEGISLAZIONE

AMMINISTRAZIONE E FISCO

RECENSIONI

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S o m m a r i o

Volontariato

Marche

[email protected]

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE SOCIALE

Autorizzazione Tribunale di Ancona

n. 21/99 del 1/10/99

Anno VIII - N. 02 / 2008

Chiuso in redazione: il 25 marzo 2008

DIRETTORE EDITORIALE

Enrico Marcolini

DIRETTORE RESPONSABILE

Lanfranco Norcini Pala

REDAZIONE

Alberto Astolfi - Alessandro Fedeli - Gianluca Frattani - Chiara Principi

Alessandro Ricchiuto - Nico Coppari - Monica Cerioni - Ivano Perosino

Monika Ruga.

IMPAGINAZIONE

Gustavo Guglielmotti

STAMPA

Bieffe s.r.l - Recanati (MC)

Tiratura 3100 copie

EDITORE

AVM (Associazione Volontariato Marche)

DIREZIONE E REDAZIONE

c/o CSV Marche - Via Trionfi, 2

60127 - Ancona

Tel. 071.2814126 - Fax 071.2814134Stampata su carta riciclata

certificata dall'Ecolabel europeoper i prodotti a basso impatto,

sbiancata senza cloro

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Volontariato Marche 3

EDITORIALE

MarcheVolontariato

Cercasi buona politica

Lanfranco Norcini Pala

Appena dopo il voto politico che ha rinnovato il parla-mento la scena ci presenta un Paese esausto.L’Italia, dimentica dell’inno che la celebra, s’è seduta. Se-duta a guardare con preoccupazione il proprio futuro, in-vischiata com’è in un presente senza normalità, senzastabilità, senza entusiasmo.Sarebbe uno scenario da Day After se non fosse, invece,uno scenario da Day Before: peccato che questo “prima”(prima del nuovo governo, prima delle riforme, prima dellescelte strategiche…) si stia prolungando oltre ogni temporagionevolmente accettabile per problemi che crescono,ansie che aumentano, delusioni che dilagano, insicurezzeche degenerano.Dare tutta la colpa alla politica sarebbe ingiusto. Così comeè sostanzialmente ingiusto tacciare di antipolitica coloroche invece addebitano alla classe dirigente dell’ultimo de-cennio una qualche responsabilità sullo stato delle cose. Se c’è una osservazione da fare a chi, da una parte e dal-l’altra dello schieramento, ha guidato il Paese negli ultimilustri, questa riguarda sicuramente la miopia con cui si èguardato a quanto stava accadendo nelle comunità locali,al disinteresse nel valorizzarne i talenti.Se fotografiamo l’Italia dall’alto del satellite vediamo unterritorio cosparso di problemi. Inutile ricordarli. Chi vivela quotidianità a Milano come a Napoli, a Palermo come adAncona, li conosce tutti. Visto nella sua globalità questoterritorio potrebbe sembrare davvero inerte e inerme.Ma se proviamo a fare uno zoom sulle realtà locali sco-priremo che, accanto ai problemi, vivono ed operano unamolteplicità di esperienze forse sommesse ma non sicu-ramente sottomesse. Sono quelle realtà del volontariato,dell’associazionismo, della cooperazione, dell’autoorga-nizzazione sociale che guardano avanti, che non temono ilfuturo, che vogliono costruirlo e raggiungerlo.E’, questa, una Italia che non teme le difficoltà ma le af-fronta, che ai problemi risponde con le soluzioni, che nonfugge di fronte alla diversità, che non ama pietismi e pia-gnistei, che è pronta a cimentarsi in “opere” di valore. E’una Italia, insomma, che cerca la normalità. A questo volto del Paese la politica da anni non presta at-

tenzione, non dedica tempo, non lascia spazio. Eppure, inparticolare in una regione di piccoli centri come le Mar-che, queste esperienze sono i punti di riferimento di in-tere comunità, sono presidi e sentinelle del territorio, sonooccasioni di partecipazione e di impegno per la soluzionedei problemi locali, nella consapevolezza di non voler tap-pare i buchi lasciati aperti dall’intervento pubblico ma dipoterne essere affidabile riferimento.Anche le realtà del non profit, più o meno organizzate chesiano, rischiano oggi, proprio per la miopia della politica,di finire nel tritacarne del pessimismo e della rassegna-zione. Per questo, con maggiore lucidità rispetto ad altri attoridella vita sociale e civile, continuano a chiedere una poli-tica che pensi al domani, che aiuti la gente a “farcela”, cherimetta in moto l’entusiasmo e la passione della cittadi-nanza attiva.Forse, però, invece che semplicemente reclamarla, do-vrebbero oggi decidersi ad esigerla.

Direttore Volontariato Marche

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4 Volontariato Marche

SOTTO LA LENTE

Più valore all’azione civica Per una reale democrazia partecipativa, servono davvero nuovi strumenti?

Si reclamano strumenti di-versi per accrescere lapartecipazione democra-

tica e, insieme, si dimentica divalorizzare quelli che esistono:le tante espressioni di attivismocivico che, tuttavia, restano irri-levanti nell’ambito della “poli-tics”.Si discute molto, in Italia, in Eu-ropa e nel mondo, della neces-sità di una nuova democrazia partecipativa, capace dirimettere i cittadini al centro della gestione della cosapubblica e di superare il “circolo vizioso della sfiducia”,per cui il mondo della politica subisce la crisi di fiduciadella cittadinanza e a sua volta esprime verso di essa di-sprezzo e superiorità, generando nuovae più forte sfiducia nei cittadini.

In lucei tentativi

istituzionali Ipotesi e tentativi, promossi o sostenuti(paradossalmente) per lo più dalle istitu-zioni, godono in questo momento digrande considerazione. Tra questi si pos-sono citare la tematizzazione della de-mocrazia partecipativa essenzialmentecome consultazione (ad esempio daparte della Unione europea); il crescenteaffidamento che politici e intellettualifanno sulla “democrazia deliberativa”,ossia su processi di deliberazione ope-rati da rappresentanze della cittadinanza selezionate disolito con un campionamento statistico; gli esperimenti

di nuovi strumenti di partecipazione promossi in Italia so-prattutto dai Comuni – dai bilanci partecipativi ai bilancidi mandato, dalle iniziative di e-democracy alla progetta-zione partecipata di misure di governo del territorio o re-lative ai servizi di interesse generale.Senza nulla voler togliere a queste proposte ed espe-rienze, vorrei segnalare che il dibattito sulla necessità di

nuove forme di democrazia par-tecipativa si fonda su un para-dosso. Esso è legato alpresupposto implicito o espli-cito di tale dibattito, che ci siaun declino della partecipazionetale da richiedere, appunto, unnuovo impulso. Il punto è chenella realtà le cose sono moltodifferenti. Quello che mi pareche stia accadendo, infatti, èche, mentre le forme tradizio-nali o considerate canonichedella partecipazione democra-tica vivono un effettivo declinoe forse una insuperabile diffi-coltà (si pensi alla appartenenza

ai partiti o all’attività delle loro sedi o sezioni nel territo-rio), esistono da anni forme nuove e largamente diffuse diimpegno civico che tuttavia non erano previste e cheforse non hanno i caratteri che ci si sarebbe aspettati cheavessero.

Ecco il paradosso, quindi: mentre si auspicano nuoveforme di democrazia partecipativa che prendano il posto

Crescono associazioni, comitati e movimenti ma manca una relazione rilevante con la politica

Giovanni Moro*

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di quelle tramontate oinefficaci, non si ricono-sce dignità e valore po-litico a quelle cheesistono. Mi riferisco a forme au-tonome di azione civicacome quelle di cui sonoprotagonisti associa-zioni, comitati, comu-nità, movimenti, reti dicittadini organizzati –una realtà che presenta,tra l’altro, una impo-nente dimensionequantitativa (90.000 è lapiù recente stima dellaconsistenza numericadi tali organizzazioni inItalia). La loro crescita èconcomitante – chissà se correlata – con la crisi delleforme tradizionali della partecipazione politica.

Il volto nuovodella democrazia

partecipativaChe esista un tale paradosso è sicuramente comprensi-bile, perché le nuove forme di partecipazione democra-tica hanno caratteristiche che difficilmente rientrano neiparadigmi tradizionali. Per esempio esse, a differenza deitradizionali fenomeni aggregativi riconducibili alla libertàdi associazione politica, e ad onta delle stesse interpreta-zioni che ne sottolineano la vocazione di “privato so-

ciale”, svolgono unruolo di attori delle poli-tiche pubbliche attra-verso strategie diadvocacy o di costru-zione di servizi volte atutelare diritti o difen-dere beni comuni.Inoltre, nello svolgerequesto ruolo in nume-rosi campi e in gene-rale con un’altacapacità di influire sulcorso del policy ma-king, queste espres-sioni di azione civicatendono a non averealcun rapporto con ilpotere politico e adessere pressoché irri-

levanti nell’arena della politica ufficiale. Direi, piùprecisamente, che la loro rilevanza nella politica uffi-ciale è inversamente proporzionale alla loro rilevanzanelle politiche pubbliche.

Far interagirepolitica eattivismo

Mi pare, quindi, che il problema di dare luogo a un nuovocorso della democrazia partecipativa sia meno quello dicreare nuove forme partecipative e più quello di metterein relazione e far reagire la energia civica esistente e ladimensione politica, o, se si preferisce, dinamiche della

politics e dinamiche delle policies. Si tratta diun compito niente affatto ovvio. Esso infattideve essere in grado di superare il già men-zionato “circolo vizioso della sfiducia”. Ma sideve anche misurare con le tipiche tentazionidegli attori in gioco: quella del potere poli-tico di ridurre la partecipazione a fatto di co-municazione pubblica e quella del mondodell’attivismo civico a pensare la propria re-lazione con il potere politico in termini di in-superabile alternativa tra collateralismo eantipolitica. Non riuscirci significherebbe la-sciare che in Italia continuino a confrontarsiuna classe politica senza fiducia e una citta-dinanza senza rilevanza.

*Presidente Fondaca

Fondazione per la cittadinanza attiva

(tratto dalla rivista telematica “il seme sotto la neve”,

agosto 2007, ed. Fondazione Internazionale

Don Luigi Di Liegro onlus)

Volontariato Marche 5

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6 Volontariato Marche

SOTTO LA LENTE

Il diritto di non soffrire Pesaro. Un’esperienza di advocacy del volontariato sul fronte sanitario

Ésempre molto difficile affrontare con fiducia i disagie le cure di una lunga malattia. Se alle tante vicissitu-dini si aggiunge poi il dolore fisico, la cosa diventa ad-

dirittura impossibile e la voglia di combattere per guarire,o anche solo per stare meglio, viene meno.Nel pesarese, le associazioni che si trovano quotidiana-mente a contatto con persone malate si sono rese contoche sono molti i casi in cui il problema più grave è proprioil dolore fisico: un nemico subdolo che toglie la forza dicombattere e di vivere. Subdolo perché ci si rassegna inqualche modo adoverlo subire,subdolo perché adiagnosi fatta, nonserve a nulla, ma siha paura di elimi-nare un sintomodiagnostico impor-tante.Tutto ciò è meno-mante per il malatoe frustrante per lafamiglia. Per questole associazioni, chesvolgono anche unruolo di cittadi-nanza attiva, hannodeciso di impe-gnarsi per portare a Pesaro “la terapia del dolore”. Cosìhanno mobilitato il mondo del volontariato e le autoritàsanitarie, creando un tavolo di lavoro che presto porterà iprimi risultati. L’idea è nata in prima battuta da Avo (Associazione volon-tari in ospedale) e Iopra (Istituto oncologico pesarese Raf-faele Antoniello), che per la loro attività ordinaria hannoraccolto per prime la necessità e la carenza di questo ser-vizio, ma trattandosi di un tema che tocca diverse catego-rie, dai malati oncologici terminali agli anziani conpatologie croniche o degenerative, sono state coinvolteanche altre associazioni (Ant, Auser, Tutti i cuori di Ros-sana, Aido, Telefono Amico e Speciale Donna), insieme ad

Asur, Azienda ospedaliera e Ambito territoriale, nonché iServizi sociali del Comune di Pesaro.

L’informazioneè inadeguata o

del tutto assente“La cura del dolore - racconta Claudia Vanzolini, presi-dente dell’Avo - richiede una professionalità specifica, unacorretta informazione, la destrutturazione di pregiudiziquali la paura della dipendenza da sostanze analgesiche eun coordinamento tra paziente, famiglia, medico di base eterapista del dolore. Purtroppo - ammette la presidentedell’associazione - ci siamo resi conto che la resistenza piùforte contro la terapia del dolore viene proprio dai pazientie dalle loro famiglie, a causa di un’informazione inade-guata se non del tutto assente. Da qui l’idea di costruire unpercorso che non vuole semplicemente incrementare i

professionisti in grado di praticare la te-rapia, ma che porti all’educazione dei cit-tadini. La nostra motivazione forte èquella di far capire che il dolore, a dia-gnosi fatta, è inutile e distruttivo; che senon possiamo guarire possiamo almenonon soffrire. Vogliamo che la gente sap-pia cos’è la terapia del dolore e che la ri-chieda se ne ha bisogno, in modo che lestrutture pubbliche e i medici di basedebbano rispondere”.L’obiettivo dunque è quello di attivare unambulatorio, che farà da punto di riferi-mento unico e specifico per la terapiadel dolore, in rete con l’Asur e con tuttele istituzioni coinvolte. Saranno messi incampo professionisti e volontari, e infor-mati i cittadini in modo corretto grazie

alla collaborazione dei medici. Sarà fornita anche la possi-bilità di usufruire gratuitamente sia di visite ambulatoriali,che di interventi a domicilio. L´obiettivo secondario, gra-zie al miglioramento della qualità della vita, è quello di pre-venire il ricovero ospedaliero o in strutture di accoglienzae degenza, e quindi di aiutare le famiglie a prendersi curadei propri cari nel luogo migliore, la casa. “Per tutto quanto riusciremo a fare - conclude Claudia Van-zolini - ringraziamo il sostegno del Centro servizi per il vo-lontariato, la collaborazione delle istituzioni, ma soprattuttoil grande apporto della dottoressa Fara Capece Minutolo edelle associazioni quali Iopra, Ant, Auser, Tutti i cuori diRossana, Aido, Telefono Amico e Speciale Donna”.

Un gruppo di associazioni al lavoroper diffondere la terapia del dolore

Francesca Pedini

Un momento dell'incontro

foto

: Avo

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SOTTO LA LENTE

Oltre il servizio, l’impegno civileAncona. Non mancano esempi di volontariato a tutto campo nell’advocacy

Denuncia e tutela dei diritti negati, difesa dei più debolio del bene comune, partecipazione attiva alla definizionedelle politiche territoriali. Nell’anconetano non mancano

esempi di associazioni in prima linea nella cosiddetta advo-cacy, ovvero quell’impegno “politico” che spesso è l’aspettomeno eclatante dell’azione del volontariato, ma non certo ilmeno prioritario. In questo senso, la storia e l’azione delGruppo solidarietà di Maiolati Spontini (An) fanno scuola.Sorta infatti sul finire degli anni ’70 per favorire una migliorequalità di vita ai disabili, l’associazione ha iniziato con attivitàper il tempo libero e l’integrazione, ma nel tempo è cresciutaanche un’azione di promozione dei diritti e confronto con leistituzioni, nonché culturale, dando vita a una pubblicazionee un Centro di documentazione. “Localmente abbiamo con-tribuito alla nascita e lo sviluppo di servizi territoriali diurnie residenziali - spiega il presidente Fabio Ragaini - e siamopunto di riferimento costante per tante realtà. Anche graziealle nostre pressioni nei confronti di Comuni e Asl, la Valle-sina è stato uno dei primi territori a dotarsi a fine anni ’80 diun servizio intercomunale di assistenza domiciliare, e poi ametà anni ’90 anche di servizi diurni. Da allora siamo un in-terlocutore permanente degli enti locali e siamo all’internodi molti gruppi di lavoro sulla disabilità”. Attualmente l’asso-ciazione, in tutto una ventina di volontari, è impegnata in par-ticolare sul diritto alla mobilità e sul potenziamento distrutture residenziali per la disabilità, perché, fa notare Ra-gaini, oggi ci sono appena 4 posti disponibili in un’area, laVallesina, in cui vivono circa 100.000 abitanti. Negli ultimi anniinoltre, il Gruppo solidarietà ha esteso la propria azioneanche agli anziani nonautosufficienti e l’Al-zheimer, aggregandodietro la sigla del Cat -Comitato associazionitutela, oltre 50 soggettidiversi, che si sonomossi per chiedere allaRegione Marche l’as-sunzione di impegniurgenti e precisi. “L’advocacy è una fun-

zione indispensabile, perché anche quando non sembradare risultati significativi, fa sì che non si torni indietro - ag-giunge Ragaini - Gli scoraggiamenti sono quotidiani, ma èpiù forte la necessità di porre all’attenzione degli enti la vocedi chi non conta: sono convinto sia un compito del volonta-riato e di chi è a contatto quotidianamente con situazioni didisagio”.

Cittadini attiviper i diritti e

il bene comuneLa cittadinanza attiva è anche nel dna di Ambasciata dei di-ritti, che ad Ancona è impegnata da sempre in favore degliimmigrati e negli ultimi tempi anche dell’ambiente, conazioni sul fronte dei rifiuti. Per gli stranieri, l’associazione simuove su un piano “operativo”, gestendo sportelli territorialidi assistenza legale e attività ricreative in collegamento conla polisportiva Assata Shakur,e su uno più “politico” parteci-pando al Tavolo Regionale sui diritti di uguaglianza dei citta-dini immigrati residenti nelle Marche. “Anche grazie allenostre istanze - commenta il presidente Danilo Burattini - laRegione Marche ha stabilito la riduzione dei parametri mi-nimi abitativi necessari per ottenere il permesso di soggiorno-lavoro e il ricongiungimento familiare degli extracomunitari.É ancora in discussione invece la nostra proposta che la Re-gione si dichiari formalmente indisponibile ad ospitare sulproprio territorio eventuali Cpt per clandestini”.Parlando di diritti, il pensiero corre anche all’ambiente e lasalvaguardia delle risorse, e dunque all’azione delle associa-zioni di volontariato ambientaliste, che fanno della “pres-sione” verso le istituzioni una loro ragion d’essere. “Negliultimi tempi abbiamo potenziato quest’aspetto - spiega ilneo-presidente del circolo Legambiente Il Pungitopo di An-cona Fabio Barigelletti - facendo rete con altre associazionilocali, in un coordinamento che ha assunto via via maggiorpeso, aggregandosi su diverse vertenze, che vanno dalla va-

riante al Piano del Parco del Conero al decoro ur-bano”.Senza dimenticare la raccolta differenziata spinta,un ferro sempre caldo sui cui batte anche Legambienteregionale, oppure la partecipazione ai Forum diAgenda21 e le iniziative per la riapertura del VecchioFaro al Cardeto, chiuso dal 2003 perché dichiarato ina-gibile. Pare che finalmente, dopo anni di lettere e rac-colte firme promosse dall’associazione, il Demanio,proprietario dell’immobile, abbia avviato contatti con ilComune per trovare una soluzione: chissà che l’advo-cacy degli ambientalisti non si traduca in una nuova pic-cola-grande conquista per la collettività.

Disabili e anziani, immigrati e ambiente:tre esperienze diverse di attivismo civico

Monica Cerioni

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Advocacy a tutto tondoMacerata. Tre esperienze emblematiche: sanità, ambiente e immigrazione

Rappresentare il cittadino e tutelare i suoi diritti neiconfronti dei poteri costituiti. Non sono poche le as-sociazioni della provincia di Macerata che portano

avanti una attività di advocacy. L’organizzazione Cittadinanzattiva, per esempio, ha indi-viduato, anche grazie alle numerose segnalazioni dei cit-tadini, il tema della salute.“La sanità maceratese avrebbe bisogno di unpronto soccorso pediatrico, dedicato dun-que ai bambini – dice Zelinda Piccioni, pre-sidente della sezione di Macerata diCittadinanzattiva – poiché abbiamo riscon-trato una situazione di disagio che i genitorivivono nel momento in cui hanno l’esigenzadi rivolgersi alla struttura ospedaliera per ipropri bambini: alcune inadeguatezze e pro-miscuità di ambienti”. “Abbiamo incontrato le figure dirigenziali inambito sanitario - continua la Piccioni - e im-postato con loro un dialogo. Ora siamo in-tenzionati a sederci a un tavolo con la classedirigente in ambito politico. Inoltre ci stiamomuovendo anche per ottenere una maggiorecollaborazione da parte dei pediatri di liberascelta nei confronti dei genitori dei piccolipazienti, soprattutto nei fine settimana”.Se Cittadinanzattiva Macerata sta concretamente rivol-gendo la propria azione nei confronti della sanità del ter-ritorio di riferimento, il circolo Legambiente SibillaAleramo di Civitanova Marche si muove fattivamente supiù fronti per quanto riguarda il rispetto e la tutela del-l’ambiente.

Anni di battaglie per la bonifica

del basso Chienti Tante le campagne nazionali che la presidente Giorgia Bel-

forte ha deciso di portare avanti negli anni passati, ma nu-merose anche le azioni concrete concernenti problemati-che a livello prettamente locale. Una di queste ha, permolti anni, impegnato l’associazione. “Quando, nei primianni novanta, è emerso il problema dell’inquinamentonelle falde del basso bacino del fiume Chienti – dice la Bel-forte – abbiamo sposato questa causa e ci siamo mossi pertutelare i diritti dei cittadini. La nostra è stata una presenzacostante e una partecipazione continua ai tavoli e alle con-ferenze di servizi con gli esponenti del ministero dell’Am-biente ai quali abbiamo espresso la necessità di prenderedei provvedimenti per bonificare quelle aree”. “La vicenda– prosegue la presidente - ha avuto una svolta lo scorsoanno quando il ministero ha negato l’uso irriguo dell’ac-qua prelevata dalle falde. L’irrigazione avrebbe nuociutoindirettamente anche all’uomo visto l’elevato livello di in-quinamento”. L’attività di advocacy e di rappresentanza dei diritti altrui

viene effettuata anche dall’Ambasciata dei diritti. L’operatodi questa associazione è a beneficio degli immigrati, per iquali effettua azioni di carattere legale, ma anche di me-diazione e trattativa con gli enti locali. “Portiamo avanti leistanze degli immigrati – dice Davide Graziosi, vice presi-dente dell’Ambasciata dei diritti - categoria sociale chetrova poca voce all’interno delle istituzioni, nelle situazionidi scarsa possibilità di accedere a servizi. Ci confrontiamocon gli assessorati ai servizi sociali per ottenere una mag-giore attenzione in quei settori che necessiterebbero di ul-teriori interventi, segnaliamo le situazioni didiscriminazione e le mancanze di servizi, cerchiamo direndere la vita più semplice agli immigrati. Proprio in que-sti giorni ci stiamo muovendo in questura per agevolarel’ottenimento della trasformazione di un permesso permotivi umanitari in soggiorno per motivi lavorativi”.

Su più fronti la tutela dei diritti dei cittadini

Nico Coppari

8 Volontariato Marche

SOTTO LA LENTE

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Un'azione di Legambiente Civitanova e Tolentino lungo il fiume Chienti

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SOTTO LA LENTE

Casa difficile casaFermo. Il pressing del volontariato perché l’abitazione sia un diritto

“Con questa iniziativa inten-diamo porre l’accento su di unproblema, quello relativo al di-

ritto all’abitazione, da una prospet-tiva e da un’angolazione diversa”.Sono parole di Pierluigi Riccioni,presidente dell’associazione Farsi prossimo di Fermo, chesulla spinta di un’istanza proveniente dal territorio, haunito le forze con Il ponte, altra associazione fermana, esviluppato il progetto “Abito” per individuare tutte lestrade percorribili per la tutela del diritto alla “prima casa”. Il primo passo è stato quello di tessere un raccordo tra tuttigli “attori” in grado di fornire un contributo a un’iniziativache fungesse da “volano”, affinché il diritto alla casa nonsia più visto come un obiettivo irraggiungibile, ma una“certezza” per tutti coloro che vivono oggi una situazionedi disagio. Da qui l’idea di coinvolgere l’Ambito SocialeXIX, il Comune di Fermo e l’Erap (ex Istituto autonomocase popolari).La crescente domanda di alloggi a basso costo, o comun-que alla portata di un numero sempre più elevato di fami-glie, è stato il leit motiv di questa iniziativa, che in realtà sivuole spingere oltre e tendere ad una fattiva integrazionetra la comunità straniera residente sul territorio e le fami-glie italiane.

In due incontrile alternative

percorribiliL’azione si è articolata, nei suoi momenti divulgativi, in dueseminari svoltisi a Fermo, che hanno riscosso un nutritosuccesso in termini di presenze. E non poteva essere altri-menti, data la fervida attenzione per le nuove possibilitànella ricerca della “prima casa” a costi ridotti, per tutti queinuclei familiari a basso reddito per i quali la ricerca di ade-

guate soluzioni abitative diviene, giorno dopo giorno, unproblema dai contorni sempre più vasti. Nel corso del primo appuntamento - in virtù della pre-senza dei titolari dell’impresa di costruzioni che ha “spo-sato” il progetto - è stata illustrata un’iniziativa dicostruzione in cooperativa che vedrà la luce nel Comunedi Amandola, laddove un’area sarà destinata ad un’inizia-

tiva pilota sulla base della volontàespressa da parte di cittadini italiani estranieri. Particolarmente interessante una solu-zione proposta dal direttore dell’Erap diFermo Sauro Vitaletti, che punta l’atten-zione sulla creazione di una vera e pro-pria “Agenzia per la casa” incollaborazione con il Comune e con iproprietari di immobili sfitti, per l’immis-sione sul mercato di alloggi secondo con-dizioni di locazione prestabilite e al di

sotto dei prezzi di mercato. “In questo senso - afferma Ric-cioni - tutti, ciascuno per la sua parte, rinuncerebbero aqualcosa per ottenere un risultato comune a beneficiodella collettività”.Il secondo seminario ha riguardato invece contenuti piùtecnici, dedicato ad esaminare possibilità e strumenti, conriguardo ai Piani regolatori generali, per individuare solu-zioni abitative a basso costo in favore di nuclei a basso red-dito. L’iniziativa è stata estesa a tutti i responsabili degliUffici tecnici comunali del territorio.Parallelamente a questo progetto, le associazioni di volon-tariato stanno predisponendo una mostra fotografica, cheospiterà gli scatti del fotografo fermano Giovanni Marroz-zini, presentata in anteprima durante il secondo semina-rio.Si tratta di una vera e propria ricerca “sull’abitare” delle di-verse etnie presenti sul nostro territorio, perché si colga ilsenso del passaggio generazionale tra le comunità stra-niere residenti e le diverse culture - quella italiana e quellestraniere - possano sentirsi più “vicine”, attraverso una let-tura degli spazi di vita, che rappresentano certamente unospaccato della realtà di ogni giorno.

Trovare soluzioni a costi sostenibilianche per famiglie a basso reddito

Ivano Perosino

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Il cittadino diventa… “extra”Ascoli Piceno. Quando l’attivismo civile si fa incisivo

Migliorare il rapporto tra cittadini e servizi pubblici,trovare soluzioni concrete ai problemi con la par-tecipazione e facendo esperienza di advocacy. Il

volontariato è anche questo. Ad Ascoli Piceno sono diversele esperienze più rilevanti che vanno in tal senso, quelleche riescono a trasformare, come dice Gregorio Arena,presidente nazionale di Cittadinanzattiva, un cittadino da“normale” in “extra”. Proprio Cittadinanzattiva, ad esempio, si sta impegnandoa risolvere, contemporaneamente ad altre associazioni divolontariato, la saga legata alla centrale Turbogas. Digrande interesse anche il progetto “Integra”, che vieneportato avanti dal Tribunale per i diritti del malato, costoladella stessa associazione, che si occupa della sanità. “Vorremmo interrompere quelconcetto meccanicistico e ste-rile che si basa unicamente sul‘tutti contro tutti’ – dice AlbertoFranco di Cittadinanzattiva - suquella contrapposizione checerca lo scontro per partitopreso piuttosto che delle solu-zioni concrete. La nostra vi-sione, invece, è basatasull’articolo 118 della Costitu-zione, che nell’ultimo commaha introdotto il concetto di sus-sidiarietà orizzontale, secondocui tutti gli enti devono favorire le autonome iniziativedei cittadini. Riteniamo che sia inutile contrapporsi ebasta, bisogna fare qualcosa di concreto cercando ancheil dialogo con i servizi pubblici affinchè si possano ve-dere, e se possibile risolvere, i problemi della società.Ognuno dà quello che può nell’interesse generale”.Il caso della Turbogas è stato un chiaro esempio di citta-dinanza attiva. “Abbiamo sollevato il problema legato allaTurbogas – spiega Franco – quando stava scadendo il ter-mine per l’approvazione del progetto della centrale, fi-nalizzato solo a produrre energia elettrica mentre il Pear

(Piano energetico ambientale regionale) prevede che siproduca energia elettrica, ma anche che si utilizzi il ca-lore che si crea. In questo modo siamo riusciti ad otte-nere che venissero fatte delle osservazioni d’impattoambientale che poi sono state presentate ad Anconapresso la Regione Marche. Il nostro obiettivo era chevenissero accolte, e così è stato. Il progetto ora deveessere rifatto. L’idea, riguardo a questa centrale, èche possa creare energia, ma un’energia ‘elettrica’che non inquini, che possa produrre calore, maanche freddo, secondo quanto indicato nella pianifi-cazione energetica regionale”.

Un cambiamento culturale e nei

comportamenti Altra azione portata avanti dall’associazione è quella cheva sotto il nome di Integra. Si tratta di un progetto cheoffre l’opportunità ai cittadini di poter intervenire sianelle fasi progettuali, che in quelle attuative dell’organiz-zazione della salute.“É nato nel 2004 - illustra Franco - in collaborazione conl’allora direttore della Zona territoriale 13 (ospedale

“Mazzoni”) Mario Maresca. Lagrande innovazione del progetto,ancora in atto, è quella di avviareun cambiamento culturale,prima, e comportamentale, poi,in tutti gli attori: individuare leinefficienze per effettuare leazioni correttive necessarie al mi-glioramento del sistema della sa-lute”. Proprio per avviare questoprocesso Cittadinanzattiva - Tri-bunale per i diritti del malato si èproposta di essere l’interlocutorecon la Zona Territoriale 13, impe-

gnandosi anche a farsi carico di raccogliere le istanze pro-venienti dal maggior numero di cittadini e di associazionidi volontariato, analizzarle e trasformarle in proposteoperative da portare al tavolo di concertazione. “Per que-sto motivo invitiamo sempre tutti i cittadini a non bron-tolare se qualcosa non va, a non cercare ‘pistepreferenziali’ per la soluzione dei problemi personali. Noi– conclude Franco - utilizziamo sempre, e in ogni settore,i punti di ascolto dei singoli utenti e poi facciamo un’ana-lisi per ricavare delle proposte, e questo in ogni settoreche copre a 360 gradi i bisogni dei cittadini”.

Nei progetti di Cittadinanzattival’azione di advocacy sul territorio

Monika Ruga

10 Volontariato Marche

SOTTO LA LENTE

Alberto Franco

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ATTUALITÀ

Aiutare le organizzazioni di volon-tariato a rendere più trasparenteed efficace la loro azione e facili-

tare l’accesso ai finanziamenti pubblicie privati: questo l’obiettivo dell’inizia-tiva promossa dal Coordinamento na-zionale dei Centri di Servizio per ilVolontariato (Csv.net), dalla FondazioneEuropea Occupazione e Volontariato(Feo-Fivol) e dall’Istituto di ricerche for-mative ed educative delle Acli (Iref), con il patrocinio del-l’Agenzia per le Onlus.Lo scorso primo febbraio è stato presentata a Roma unaproposta comune di “Linee guida per il bilancio di mis-sione e sociale delle organizzazioni di volontariato”. Il bilancio sociale è l’analisi che un’organizzazione di pub-blica utilità fa delle azioni intraprese nell’arco di un annoper rispondere alla propria mission e per valutarne l’effi-cacia. Con il bilancio sociale l’organizzazione può comu-nicare in modo trasparente la qualità degli interventi e labuona gestione delle risorse ai propri “portatori di inte-resse”, i cosiddetti stakeholder.Attualmente, però, secondo la ricerca di Csv.net, solo il17,8% delle associazioni di volontariato usa que-sto strumento, mentre il 52,3% è interessato adutilizzarlo, il 67% ne vorrebbe sapere di più, il33,6% vorrebbe ricevere aiuto per realizzare il pro-prio bilancio sociale. Le organizzazioni si aspet-tano vantaggi in termini di gestione interna, distrategie e di coinvolgimento del personale(43,4%). Confidano in una maggiore efficacia nellacomunicazione verso l’esterno e verso i “portatoridi interesse” (37%). Infine, sperano di veder facili-tato l’accesso ai finanziamenti pubblici e privati(che per il 22% di loro risulta in diminuzione) gra-zie all’aumentata credibilità nei confronti dellapubblica amministrazione (19,5%).La proposta di linee guida per il bilancio sociale sicaratterizza per una duttilità e adattabilità alle di-

verse dimensioni del volontariato e alle sue fasi evolutive.“Si è voluto proporre un percorso per gradi – ha sottoli-neato Marco Granelli, Presidente di Csv.net – che partedalla missione fino a giungere agli stakeholders, una arti-colazione differenziata del modello per quelle realtà di pic-cole dimensioni che non devono essere escluse dalpercorso evolutivo”. Nel progetto è compresa un’azione fondamentale: la spe-

rimentazione delle linee guida in itinere of-frendo già fin dalla fase di modellizzazioneun sostegno concreto alla realizzazione delbilancio sociale. Già oggi 21 Centri di ser-vizio stanno sperimentando le linee guida,offrendo così un sostegno a più di 100 or-ganizzazioni di volontariato. Stefano Zamagni, presidente dell’Agenziaper le Onlus, ha invitato a spingersi al di làdi un semplice strumento di rendiconta-zione per “definire degli indicatori di effi-cacia che mettano in evidenza lecaratteristiche fondamentali di una Omi,un’Organizzazione a movente ideale: lacultura del dono e la capacità di creare re-

lazioni tra diverse sfere della società”.Con lui si è detto d’accordo Andrea Olivero, presidentenazionale delle Acli: “Questo strumento può contribuirein maniera significativa a mettere in relazione le diverseparti sociali, e a far sì che esse stesse si leggano nella lorocapacità di essere utili alla società”.Sull’urgenza di recuperare la capacità di relazione è inter-venuta anche Maria Guidotti, Portavoce del Forum TerzoSettore. “Lo strumento del bilancio sociale – ha detto laGuidotti - sia un’occasione importante per superare l’au-toreferenzialità e per dare una nuova forza a quella che do-vrebbe essere la vera mission del volontariato: crearerapporti sociali che coinvolgano i soggetti in modo attivo”.

Jacopo Niccoli

Bilancio sociale: istruzioni per l’usoUno strumento che accredita le Adv verso i propri stakeholders

Presentate a Roma le linee guida e il progetto di accompagnamento

Marco Granelli

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Il bilancio sociale rappre-senta uno strumento dicui sempre più soggetti

interessati stanno rilevandol’importanza e l’utilità. Non acaso il Centro servizi per ilvolontariato delle Marche haattivato dal 2003 un serviziospecifico che si occupa difornire consulenza, assi-stenza e accompagnamentoa tutte quelle associazioni che intendono dotarsi dellostrumento del bilancio sociale o che, avendone già redattoalcune edizioni, abbiano intenzione di migliorarlo e di ren-derlo maggiormente efficace.

L’importanzadel bilancio

sociale Comunicare all’esterno i risultati ottenuti rappresentaun’azione strategica, che un numero sempre crescente diassociazioni di volontariato intende porre in essere, anchealla luce del fatto che comunicare sé stessi bene attraversotutte le “vetrine” disponibili può tradursi nella forma di ac-creditamento principale agli occhi dei propri interlocutori. Il bilancio sociale è anche un efficace strumento di co-municazione condiviso, in grado di assolvere al dovere diinformare i vari soggetti interessati all’attività dell’associa-zione di volontariato (destinatari, soci, volontari, so-stenitori, cittadinanza, istituzioni, ecc…). In esso infattisono contenute le informazioni relative all’attivitàsvolta, agli stakeholders, alle modalità del loro coin-volgimento, al rispetto dei principi etici e al livello deirisultati raggiunti in relazione alla propria mission. Inaltre parole, tutte quelle informazioni sul proprio ope-

rato che non si esauriscono con la semplice rappre-sentazione delle poste economiche e finanziarie, con-tenute nel bilancio consuntivo. Un’azione, quella del bilancio sociale, che diventa ancorapiù articolata e valida quando, oltre ad essere mirata a in-formare e veicolare l’attività svolta e i risultati ottenuti, vaanche a tracciare il percorso che evidenzia con quali stru-menti e con quali modalità questi obiettivi sono stati per-

seguiti. In modo particolareper le associazioni di volon-tariato, queste funzioni dicomunicazione del propriooperato diventano presup-posto importante per unaconcreta legittimazione eper enfatizzare il legame conil territorio. Redigere il bilan-cio sociale costituisce per-tanto un momento diriflessione che verte attornoagli obiettivi e ai meccanismidi funzionamento dell’orga-nizzazione.Le fasi di redazione, nel

corso delle quali si vanno a toccare anche gli ambiti e i set-tori in cui l’attività è migliorabile, diventano momenti op-portuni per riguardare la “direzione di marcia” che sista tenendo e, eventualmente, apportare delle modifi-che. Oltre alla comunicazione verso l’esterno e nei con-fronti dei portatori di interesse, dunque, tra i maggiorivantaggi che l’adozione del bilancio sociale comportac’è il possibile miglioramento della gestione internadell’organizzazione.

Il servizio del Csvè di assistenza e

accompagnamentoAnche quest’anno il Csv propone il servizio di accompa-gnamento e assistenza alla redazione del bilancio socialerivolto alle associazioni di volontariato che intendono av-viare o migliorare un percorso di analisi della propria atti-vità e di rendicontazione sociale adeguato alle propriefinalità e dimensioni.Il servizio consiste nel mettere a disposizione un consu-lente in grado di guidare, facilitare e supportare in manierapersonalizzata il processo di costruzione del documentoattraverso varie fasi e nel rispetto delle caratteristiche del-l’organizzazione. Un percorso articolato che in alcuni casi

Nico Coppari

Oltre i conti, valore aggiunto L’azione del Csv Marche per diffondere la “cultura” del bilancio sociale nelle Adv

Assistenza alla redazione del documento,che interessa sempre più le associazioni

12 Volontariato Marche

ATTUALITÀ

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ATTUALITÀ

Volontariato Marche 13

parte dalla predisposizione del rapporto dell’attività svoltadall’associazione per poi sfociare nella redazione del veroe proprio bilancio sociale.In concreto il servizio di assistenza e accompagnamentoal bilancio sociale offerto dal Centro servizi per il volonta-riato è organizzato in maniera distinta in base alla strutturaorganizzativa di ogni singola associazione che ha aderisce,ma anche in base alla sua disponibilità, intesa sia in terminidi risorse umane che in termini di tempo e materiale in-formativo.“Il lavoro - dice Patrizia Camilletti, consulente esterna delCsv, che segue le Adv nelle fasi di redazione del bilanciosociale – è stato impostato con un primo incontro digruppo con tutte le associazioni interessate, con l’obiet-tivo di spiegare in maniera dettagliata in che consiste il bi-lancio sociale, quali sono le sue funzioni, quali sono i

motivi di utilità e di validità per le associazioni di volonta-riato e come procedere per la sua realizzazione”.“A questo primo passaggio – continua la Camilletti - sonoseguiti incontri con le singole associazioni, dai quali èemersa la diversa capacità di autonomia delle varie asso-ciazioni, la loro differente disponibilità di risorse umane edi tempo da impiegare per la redazione del documento.Dunque si è deciso di inquadrare il servizio di accompa-gnamento al bilancio sociale in tre differenti gruppi. In unosono state inserite le associazioni con una maggiore auto-nomia, dovuta al fatto che non sono alla prima edizionedel bilancio sociale. In un altro gruppo le associazioni conun’autonomia parziale, mentre nel terzo gruppo sono stateinserite le Adv che hanno bisogno di un supporto mag-giore da parte del consulente, che non si limita al sempliceaccompagnamento, ma che si estende all’effettiva crea-zione del documento”.

Aumentatele richieste

delle Adv Da quando è stato attivato il servizio di assistenza del Csvper il bilancio sociale, il numero di richieste da parte delleAdv è sensibilmente aumentato. Erano 8 nel 2003, attual-mente sono arrivate ad essere 26. Con ogni evidenza, leAdv hanno riscontrato risultati e benefici soddisfacentinella redazione del bilancio sociale e la presa di coscienzadell’importanza di questo strumento è andata aumen-tando non solo in termini di comunicazione, ma anche direndicontazione delle attività e soprattutto di scambio edialogo con gli interlocutori. Non tutte le Adv, tuttavia, per strutturazione interna e or-ganizzazione, riescono a dedicare tempo e a garantirel’impegno necessario alla preparazione del bilancio so-ciale. Per questo sono previsti strumenti di rendiconta-zione sociale che, seppur più semplici e meno articolatidel bilancio di missione, forniscono comunque una “fo-tografia” di quella che è stata l’attività nel corso del pe-riodo di riferimento, in termini di obiettivi raggiunti,ricadute dei servizi erogati sul territorio e sui destinatari.

Oltre a fornire un servizio che va in questa direzione, anche il Cen-

tro servizi per il volontariato ha realizzato, per il quarto anno con-

secutivo, il proprio bilancio di missione, con riferimento all’attività

del 2006. Gli obiettivi principali che il Csv si è posto nella redazione

del documento sono stati principalmente quello di fornire garan-

zie di massima trasparenza a tutti i portatori di interesse, trasmet-

tendo il senso dell’attività svolta e i risultati ottenuti, ma anche

organizzando un potente e valido strumento di comunicazione isti-

tuzionale. Nel contempo si sono creati anche dei momenti di ri-

flessione su come e in che direzione sviluppare la qualità della

propria azione per migliorare sempre più la ricaduta della propria

presenza sul territorio.

BILANCIO SOCIALE, IL CSV HA FATTO QUATTRO

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14 Volontariato Marche

Nell’ultimo numero di Volontariato Marche, il vicepre-sidente Avm Astolfi pone alcune questioni che misembrano interessanti e che, secondo me, vanno ri-

prese. Dice Astolfi che si potrebbe scrivere un gran male ditale Conferenza, vissuta dalle associazioni della regione loscorso 24 novembre, e cita la scarsa partecipazione e lascarsa presenza dei rappresentanti istituzionali. Ora, perquanto mi riguarda ovviamente, io non metterei sullo stessopiano le due cose, anche se somiglianti. Infatti una cosa è lascarsa partecipazione delle associazioni, ricordiamo che peresse si costruiscono questi momenti di riflessione e di con-fronto in maniera di un incontro di tale livello; una cosa altrainvece è la scarsa partecipazione dei personaggi istituzionali,fatta eccezione in questo specifico caso per l’assessore Mez-zolani che è stato presente ai lavori e di ciò gli va dato merito,gli va anche riconosciuto che è stato coerente essendo egliin possesso della delega al volontariato per le Marche. Penso davvero, e ne son convinto, che mi preoccupa di piùla prima scarsa partecipazione; non si può certo dire allorache la colpa di ciò sia da ricercare altrove, nel “piove governoladro”, nella burocrazia pubblica notoriamente lenta e pas-siva, e neanche in qualche personaggio che non ha fatto pre-ventiva manutenzione alla macchina organizzativa.Eh no, caro Astolfi, la responsabilità politica, uso tale ter-mine poiché tu lo richiami come concetto più avanti e sucui sono d’accordo, è solo, esclusivamente, concretamentenostra! Come l’abbiamo preparata tale scadenza noi tutti,me compreso, dell’Avm? abbiamo organizzato un lavorodi preparazione sui territori? abbiamo sensibilizzato igruppi dirigenti locali? (per quelli centrali evito di pormi, edi porre ad altri, la stessa domanda), abbiamo distratte leassociazioni, almeno quelle più rappresentative, dalle lorofaccende di settore per un attimo e parlato loro di cosavuol dire una Conferenza regionale che ci riguarda diret-tamente? La risposta, sempre per quanto mi riguarda, è unchiaro, forte, onesto NO!Ergo, il risultato poi non può non essere che quello da noivissuto per l’occasione.Davvero per l’altra assenza, ripeto, non intendo spen-dere neanche un briciolo delle mie energie, preferendoio mettere sempre il personaggio politico di fronte alfatto compiuto, e farmi così rincorrere e non viceversa,questo infatti è il sale della democrazia: mettere in di-scussione, ovviamente a ragion veduta, il concetto dirappresentanza, sempre!

La delega deve essere flessibile, così come “la donna è mo-bile”, caro Astolfi.Solo una osservazione ulteriore, e poi non annoio più, al-meno per questo argomento: forse, dico forse, dovremmorivedere anche la scelta di fare dei gruppi di lavoro, che se-condo me sono dispersivi ed allentano la tensione che unabuona plenaria invece riesce a darti. Ma ciò lo lascio agliesperti della comunicazione e del lavoro nei e dei gruppi.Ciao a tutti, e complimenti per la redazione del nostro pe-riodico. Nell’inviare le cordialità ricordo che quest’annopassano i trenta anni dalla nascita delle legge 180 che nel1978 annullò il manicomio nel nostro paese, mementogente, memento, vista anche l’aria che tira!

Vito Inserra, presidente dell’associazione Libera.mente di Fano

e membro del Co.Ge. Marche

Caro Vito, innanzitutto grazie della tua riflessione sulla Con-ferenza regionale, che pubblichiamo volentieri. Senza in-tenzione alcuna di replicare, anche perché rischierei diripetermi, permettimi soltanto di puntualizzare un paio dicose sulla scarsa partecipazione delle associazioni.Sul piano strettamente organizzativo, la conferenza è stataconvocata dalla Regione Marche, che ha chiamato il Csv acollaborare, in particolare sul piano logistico-promozionale:è stato inviato a tutte le Adv della regione il depliant con la re-lativa scheda di adesione; tutti gli sportelli hanno fatto ripe-tutamente un’attività di mailing e di promozione; sul sitointernet del Csv la notizia è stata per un mese in primo pianocon il programma dei lavori e la possibilità di inviare spuntie contributi alla discussione, mentre la promozione sullastampa locale è stata svolta dall’ufficio stampa della RegioneMarche. Di fianco a questo, non è mancato anche il “lavoropreparatorio” di cui chiedi, perché in occasione degli incon-tri territoriali – una ventina in tutta la regione - fissati dal Csvper la programmazione dell’attività 2008, è stata condottaanche una discussione sui temi da portare all’attenzionedella Conferenza, per far sì che i lavori potessero prenderele mosse anche da quì.Il fatto che, nonostante tutto ciò, la partecipazione sia risul-tata comunque scarsa pone un problema “politico”, che tustesso giustamente sollevi e che mi sento di condividere. No-nostante la grande mole di attività del Csv, l’Avm non è riu-scita a far passare tra le associazioni il significato politico delruolo del volontariato e di questo momento di confrontocon la Regione. Andare “oltre” l’erogazione di servizi del Csv,qualificando maggiormente l’impegno politico delle asso-ciazioni, è un’attività - non facilissima - che è già nel pro-gramma dell’Avm regionale, e che, anche alla lucedell’andamento della Conferenza, deve essere fatta propriae praticata con maggiore incisività.

Alberto Astolfi, vice presidente Csv-Avm

Poca partecipazione: interroghiamociLa Conferenza regionale del volontariato continua a far parlare di sé

Le questioni poste nell’ultimo editoriale di Vm non sono passate inosservate

INTERVENTI

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ATTUALITÀ

Volontariato Marche 15

Conferme, maanche voltinuovi, per i pre-

sidenti che eletti daiconsigli direttivi, tragennaio e febbraio,guideranno le Avm (As-sociazione volontariatoMarche) territoriali per il prossimo triennio. Le varie Avm, di cui sono socie le relative associazioni di vo-lontariato delle province, sono comitati territoriali dell’Avmregionale, il soggetto che dal 1998 gestisce il Csv (Centro ser-vizi volontariato delle Marche), struttura operativa nata per of-frire servizi gratuiti alle associazioni di volontariato, conl’obiettivo di svilupparne e qualificarne le attività.

Marcolini:“Fare rete

e partecipare”Rieletto all’unanimità il presidente dell’Avm Macerata En-rico Marcolini, responsabile del Centro di ascolto e diprima accoglienza della Caritas Diocesana della città. Glialtri componenti del direttivo sono Roberta Falcetta (As-sociazione “I nuovi amici” di Macerata) che è stata elettavice presidente, Roberto Campetella (Nae Eko club Bel-forte del Chienti), Silvano Donati (Avis Civitanova Marche),Federico Marinelli (Centro Culturale Fonti San Lorenzo Re-canati), Nello Morelli (Avulss Loro Piceno), Fiorenza Peru-gini (Ant Civitanova Marche), don Nello Tranzocci (CentroVita Nuova Muccia), Stefania Simoncini (Aipd San SeverinoMarche). I revisori dei conti sono Alessandro Fedeli(esterno), Catia Ruffini (Anpas Croce Verde Monte SanGiusto) e Romano Kafel (La Cocolla Mogliano). I garanti,invece, Benito Barchetta (Anteas Macerata), Alberto Pan-caletti (Avis San Severino Marche), Giuseppina Porfiri

(Avulss Corridonia). “C’è stata grande partecipazione - diceil presidente Marcolini – e le nomine sono state fatte conl’unità di intenti di tutte le parti convenute. L’obiettivo peri prossimi anni – continua – è quello di fare rete e di con-tinuare sulla strada della partecipazione e dell’unità. Cer-

cheremo di rendere sempre più incisivo il ruolodel volontariato”.

Argentati: “Rafforzare il

ruolo propositivo”Ad Ancona il nuovo presidente, eletto dal consi-glio direttivo, è Mario Argentati. “Il nostro obiet-tivo – ha commentato Argentati - è crescereinsieme alle associazioni per dare vita a un volon-tariato attivo a 360°, da intendere non solo comesupplenza acritica delle mancanze delle istitu-

zioni, ma con un forte ruolo propositivo e di partecipa-zione. Ci impegneremo inoltre per dare vita alle Consultedel volontariato laddove mancano, come punti di riferi-mento per le istituzioni e per le stesse associazioni”. Nella stessa riunione, il consiglio ha designato vice presi-dente Gilberto Montebelli dell’Auser Marche. Fanno partedel direttivo Mastaki Kambale (Iniziativa Romeo – Ancona),Vitaliano D’Addato (Legambiente Marche Volontariato –Ancona), Marcello Cavalieri (Avulss – Fabriano), RobertoCosoli (Centro H – Ancona), Maria Antonietta Muzi (Andos– Senigallia), Mimmo De Giorgio (Avulss – Osimo), AlfonsoSabatino (Avis – Montemarciano). Le restanti cariche so-ciali sono così compo-ste: del Collegiorevisori dei contifanno parte Pieral-berto Scannavini (Avis– Fabriano), AnnaGuerri (Il Seme – Seni-gallia) e Serafino Pi-sano (A.Ge. – Ancona),mentre nel Collegiodei Garanti sono statinominati: AlbertoAstolfi (Centro Ricrea-tivo e Culturale L’In-contro – Ancona),Paola Fimmanò (Auserprovinciale Ancona) eClaudio Durisotti (An-teas Ancona).

Al lavoro le nuove presidenze AvmConclusa la tornata elettorale per il rinnovo dei vertici provinciali

I responsabili si presentano e tracciano gli obiettivi futuri

Enrico Marcolini presidente Avm Mc

Argentati presidente Avm An

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Sabbatini:“Riconosciutoil lavoro fatto”

Ad Ascoli Piceno invece, a ricoprire la carica di presidente peri prossimi tre anni sarà Ubaldo Sabbatini. “E’ un onore per me– dice Sabbatini – essere stato rieletto all’unanimità per laterza volta. E’ una conferma importante perché, in questomodo, è stato riconosciuto il lavoro fatto nei consigli prece-denti”. Novità importante rispetto agli anni passati è la mag-

giore presenza delledonne, tre in tutto.Cambiamenti rilevantianche per quanto ri-guarda la vicepresi-denza che saràricoperta da EmidioCiabattoni del Circoloricreativo di Monsam-polo mentre SamueleD’Ottavio di Ascolie-quosolidale ricoprirà lacarica di tesoriere-eco-

nomo. Gli altri consiglieri invece sono Gisella Ercoli (IomAscoli), Armando Antonucci (Federvol), Luigi D’Orazio (Cen-tro Famiglia), Alberto Franco (Il Baco) e Teresa Spampanato(Lav di San Benedetto del Tronto). Il collegio dei sindaci revi-sori è composto da Raffaele Buondi (Raggio Verde) e Um-berto Pezzini (Circolo Culturale Piazzarola Porta Cartara).Mentre Bruna Mei (Iom Ascoli), Luciano Angelini (AntidrogaPicena) e Guerriero Traini (Circolo Ricreativo Centobuchi) sa-ranno i garanti. “Obiettivo forte per questo mandato sarà quello di sensibi-lizzare il mondo istituzionale del territorio – continua il pre-sidente – affinché le associazioni di volontariato sianoadeguatamente supportate dagli enti di riferimento. L’idea èquella di fare sempre maggiormente “sistema”. Sempre piùspesso si parla della crescita della cultura della solidarietàanche grazie al nostro instancabile lavoro. Altro obiettivo im-portante sarà quello di fare in modo che il nostro volontariatosia più coeso e possa crescere sempre di più in qualità so-prattutto attraverso i servizi messi a disposizione dal CentroServizi per il Volontariato”.

Tomassini: “Ridefiniregli ambiti”

Anche Marco Tomassini responsabile della Federprociv e pre-sidente dell’Avm territoriale di Fermo, è stato riconfermato. Lavice presidenza invece è stata affidata a Rosario Pascucci(Croce Verde di Fermo) che fu il primo presidente dell’Avm diFermo. Il ruolo di tesoriere-economo è invece ricoperto daStefano Castagna (Centro di Solidarietà – Compagnia delle

Opere Marche Sud). Glialtri consiglieri sono Raf-faele Calvitti (Avis di San-t’Elpidio a Mare), AlbertoDamen (Croce Verde PortoSant’Elpidio), Filippo Ber-dini (Radio Club CostaAdriatica, coordinatore delGruppo comunale di Pro-tezione Civile di Porto San-t’Elpidio), Pierluigi Riccioni(Farsi prossimo di Fermo),Paolo Lattanzi (L’Alveare di Monte Urano) e Gelsomina Vi-scione (Comunità Volontari per il Mondo). “Nel ringraziare icolleghi per la fiducia espressa ancora una volta nei miei con-fronti – afferma Tomassini– vorrei tracciare quelle che sa-ranno alcuni dei punti fondamentali da affrontare nel corsodel mandato. Innanzitutto quello di provvedere alla defini-zione degli ambiti di operatività della territoriale del Fer-mano che certamente non potrà discostarsi dai confini dellanuova provincia. L’acquisizione comporterà certamente unmaggiore impegno da parte della struttura e la necessità,pertanto, di adeguare le risorse e la dotazione organica. Insecondo luogo, inoltre, porteremo all’attenzione dell’as-semblea regionale una questione tuttora aperta: quella dellanomina del quinto rappresentante all’interno del Comitatodi gestione, in ragione dell’eguale numero di province cheoggi compongono il territorio regionale”.

Matacena:“In dialogo

per il bene comune”Volto nuovo, invece, per il presidente dall’Avm di Pesaro. Sitratta di Francesca Matacena, presidente dell’Age (Associa-zione genitori) che è affiancata nell’attività dai consiglieriCarla Bonvicini (dell’Aovam Novafeltria), Elmo Santini (AvisProvinciale), Ines Bartoletti (Le-gambiente Novafeltria), LuisaBisetti (Iopra Pesaro), MarcoGabriele Riciputi (Aido provin-ciale), Massimiliano Dall’Osso(Accademia di Canto di Pe-saro), Romina Alesiani (AispodFano) Sonia Recchia (Croce Eu-ropa Valconca, MercatinoConca). “Il consiglio direttivo - affermaFrancesca Matacena – sta giàpensando ad un programmache vuole entrare in maggiordialogo con gli attori che si oc-cupano del sociale nel territorio (enti, istituzioni ed altre re-altà associative). Il nostro obiettivo è che ci sia un lavorocoordinato nella salvaguardia del bene comune. L’Avm sivuole aprire sempre di più alle realtà esistenti, sia nell’acco-gliere le richieste che nel programmare percorsi progettuali“.

16 Volontariato Marche

Francesca Matacena presidente Avm Pu

Tomassini presidente Avm Fm

Sabbatini presidente Avm Ap

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ATTUALITÀ

Volontariato Marche 17

Un canale di espressione per i pazienti psichici. Laradio, un media semplice, grazie ad un microfono e unimpianto stereo diventa un trattamento terapeutico. “Ai

pazienti serviva uno spazio di comunicazione. E la radio eraperfetta: crea distanza, mediazione, protezione, filtro. Ma dàla possibilità di entrare in contatto con la realtà esterna, con lepersone. Abbiamo scoperto che, con un microfono in mano,parlavano anche quelli che non parlavano mai”. Questa èl’esperienza di “Radio 180 - La vocedi chi sente le voci” la prima radio ita-liana, che nell’ottobre 2003 ha iniziatoa trasmettere dal Centro psico-socialedi Mantova e che concentra tutta lasua attività sui problemi del disagiomentale. Il nome deriva dalla legge 180, piùnota come Legge Basaglia che, nel1978 ha portato alla chiusura dei ma-nicomi. Esperienze simili sono nate aTrieste, dove c’è Radio Fragola e oraanche nelle Marche, a Senigallia, doveda gennaio ha aperto i microfoniRadio Dna, da un’idea di Enea Disce-poli, fondatore di Studio Zelig e DiscoVolante, in collaborazione con il Dsm- Dipartimento di salute mentale e l’as-sociazione di volontariato Primavera. Per ascoltarla basta sintonizzarsi sullefrequenze di Radio Velluto, 99.6 MHz, alle ore 18 di ogni lunedì, per unamezz’ora in cui si affrontano temi di-versi: a San Valentino si è parlatod’amore, Bruna ha scritto una rifles-sione sul silenzio, la psicologa del Dsm Anna Rita Merelli èstata intervistata per sapere il suo punto di vista sulla libertà,così anche lo psicoterapeuta Alfredo Canevaro che ha parlatodi famiglia. Ma si parla di tutto: di musica, della stanza di un paziente,delle medicine e degli elementi naturali. “Ogni persona che ha

problemi psichici ama scrivere o raccontare” spiega Enea Di-scepoli, ideatore della trasmissione. Alcuni pazienti registranoin studio, altri invece rimangono nel dipartimento e Enea va atrovarli con un registratore. La riunione di redazione è ognimartedì mattina, partecipano un familiare del paziente e, aturno, uno psicoterapeuta, come Alfredo Canevaro o Leo Men-carelli, direttore del Dsm di Senigallia.

Un’esperienzache arriva

dall’ArgentinaIn assoluto, la prima radio terapeutica è nata in Argentina nel1991, si chiamava Radio La Colifata (in lunfardo, gergo deibassifondi argentini, colifata significa folle) ed è consideratala capostipite di tutte le emittenti radiofoniche, che danno voceai pazienti psichiatrici. Sono i “frutti” seminati da Franco Ba-

saglia, che trent’anni fa sull’argomentotenne un seminario proprio in SudAmerica. Come un boomerang l’espe-rienza della radio-terapia è tornata inItalia. “La radio è il terreno ideale perchi è emarginato e non ha voce, nonha lo spazio culturale ed economicoper comunicare - aggiunge Discepoli- la radio è perfetta perché lavori sullavoce, non ti metti in gioco con la fac-cia, non hai paura dello stigma e puoiusare l’immaginazione”. Un progetto, questo della radio “tera-peutica”, che rientra anche nelle atti-vità curate dall’associazione Primaverache promuove, organizza e partecipa,in collaborazione con altre associa-zioni ed enti istituzionali, ad attivitàinformative e di sensibilizzazione sulleproblematiche del disagio psichico.Inoltre promuove un aiuto diretto econcreto alle persone colpite da disa-gio, predisponendo attività d’impegnolavorativo e di svago, d’ascolto e d’ac-coglienza per condividere, affrontareed alleviare solitudine, tristezza soffe-

renza e malessere. Radio Dna – La voce di chi sente le voci è un programma perchi crede nella dignità dei pazienti, nella ricchezza delle di-versità, nell’assurdità delle barriere e nella bellezza di unavoce autentica e può essere ascoltata anche in streaming sulsito www.radiovelluto.it.

Chiara Principi

La terapia viaggia su onde A Senigallia nasce Radio Dna, l’emittente dedicata al disagio psichico

Un mezzo che protegge, ma non isola:la radio aiuta i pazienti ad esprimersi

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18 Volontariato Marche

ATTUALITÀ

Un successo annunciato.Pienone al Teatro Speri-mentale di Ancona il primo

aprile per il debutto de “La strada”,la prima compagnia teatrale sta-bile italiana, composta da poveri esenza dimora della città dorica.Con “Il pane dei poveri” i quindicineoattori hanno narrato e celebrato i 70 anni della Mensadel Povero, fondata il 4 aprile del 1938 da padre Guido Co-stantini. Una trama cucita con il filo della speranza, cheracconta la storia dell’opera caritativa vista con i loroocchi: gli occhi di chi, emarginato, è stato accolto, rispet-tato e mai giudicato. L’ordito passa anche attraverso le sto-rie individuali dei poveri, inserite nel corso del racconto,che diviene il grande mantello corale in cui si narra il ri-scatto dalla carestia di cibo e di umanità. Racconti di libe-razione dal giogo della sofferenza e dalla morsa della

dipendenza per ridare dignità alla propria vita. Il tutto in una scenografia asciutta e scarna: un semplicetavolo della Mensa sul quale sono posati pane e vino. Sulpalco, a fine rappresentazione, sono saliti tutti i poveri, inquanto protagonisti a tutto campo come attori, autori, sce-

nografi, musicisti e pro-duttori. A finanziarel’opera teatrale è stata laEdilcost, ditta edile delcapoluogo, dove oggi la-vora, dopo un percorsodi reinserimento, unodegli interpreti. È statoproprio lui a far cono-scere il progetto al suodatore di lavoro, che hapoi deciso di offrire ilsuo contributo. Dopo Ancona la compa-gnia andrà in tournee,facendo tappa a Parma e

Milano. Un lavoro al quale si è aggiunta, per l’occasione,la produzione di due dvd dedicati agli amici di strada mortipurtroppo negli ultimi due anni: uno dedicato alla storiadella Mensa del Povero, l’altro al percorso fatto assieme aipoveri ed iniziato due anni fa per la costruzione di un rap-porto solidale e continuativo.

Valeria Rabini

Dalla strada al palcoscenicoDebutto ad Ancona per la Compagnia formata da poveri e senza dimora

Nei 70 anni della Mensa di Padre Guidostoria e insegnamenti rivivono a teatro

Ad aprile, Ancona ricorda i settant’anni della “Mensa del povero”,

l’istituzione caritativa nata nel 1938 per volontà di padre Guido Co-

stantini, il frate minore dal grande fascino umano e spirituale, che la

città non ha mai dimenticato e che ha riconosciuto come un suo fi-

glio adottivo.

Desiderio del fondatore della Mensa del povero, inaugurata il 4

aprile del 1938, non era solo sfamare i corpi e proteggerli dal freddo,

ma anche cercare di risolvere il grave problema della fame. Fu così

che ragazzi e madri con bambini, gente emarginata, anziani soli e

uomini disoccupati iniziarono a sedersi attorno ai tavoli della mensa

di via Pescheria per un pasto caldo.

In questi settant’anni, la Mensa si è sempre adeguata alle emergenze

umanitarie che si sono via via verificate. Ne sono stati esempi la

guerra dei Balcani con i profughi arrivati ad Ancona; gli sfollati e i

senza tetto del lungo terremoto del 1972, della frana del 1982, i col-

piti dall’alluvione di dieci anni dopo.

Oggi, grazie alle suore, ai volontari, ai collaboratori e ai tanti bene-

fattori, la Mensa del povero, è aperta ogni giorno dell’anno per ac-

cogliere proprio tutti: affamati, emarginati e immigrati, senzatetto e

senza dimora, malati mentali e di aids, donne e uomini con patolo-

gie legate a dipendenze e anziani in difficoltà.

Auguri alla Mensa, dove tutti trovano posto

La compagnia di attori

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Dall’Unità di stradae gli avvocati

è nata una onlus Nel 2006 infatti, ha preso il via il progetto promosso dai no-vizi saveriani, dalle suore di padre Guido e dai giovani dellaparrocchia di San Gaspare del Bufalo, che ha dato vita adAncona al Servizio di strada, per raggiungere le povertà piùnascoste della città. Tre volte la settimana un gruppo sta-bile di dieci volontari distribuisce di notte pasti caldi (pre-parati dalle suore della Mensa) ai poveri e senza dimora

che vivono negli angoli delle piazze, della stazione e neiluoghi sperduti della città. Scopo dell’iniziativa non è soloquello di provvedere ai bisogni alimentari, ma anchequello di tessere una rete di rapporti e di relazioni con co-loro che la società chiama gli “invisibili”.Unitamente a ciò, è stato istituito a giugno 2007 l’associa-zione-servizio Avvocato di strada (presidente Daniele Va-leri), il cui obiettivo principale è quello di superare ilproblema del cosiddetto blocco anagrafico. Chi vive instrada infatti, perde la residenza e con essa una serie di di-ritti collegati come l’assistenza sanitaria, il lavoro, i dirittipolitici (il voto), la pensione (per chi in precedenza ha la-vorato), il diritto all’istruzione dei figli. Condizioni, queste,che gli avvocati volontari dell’associazione si sforzano dirisolvere, a cominciare dalla riacquisizione del diritto di re-sidenza, attraverso l’istituzione di una via fittizia, da desti-nare ai senza fissa dimora, come riferimento abitativo. È proprio da tutte queste “anime”, che il 10 febbraio scorsosi è ufficialmente costituita, per iniziativa di diciotto vo-lontari, l’associazione omonima Servizio in strada onlus,ed è stato eletto un direttivo composto da cinque membri,di cui è presidente Marco Mondelci.L’associazione che opererà con i poveri, coinvolgen-doli anche nell’attività associativa e reinserendolinel tessuto sociale, ha lo scopo di restituire e rico-noscere loro la dignità di persone. Perché vivere condignità è un diritto di tutti.

Volontariato Marche 19

Per ricordare e dare rilievo a questo importante anniversario, lo

scorso settembre noi poveri della città - insieme ai Missionari Save-

riani, alle Suore di padre Guido, ad Avvocati di strada e all’associa-

zione Servizio di strada onlus -, abbiamo fondato una compagnia

teatrale stabile composta da soli poveri. Si chiama “La strada”.

Questo lo spirito che anima il nostro progetto: ricostruire la nostra

vita cercando di riprenderci la nostra dignità. La cosa di cui tutti an-

diamo fieri è che autori, produttori, musicisti, scenografi, registi e

attori siamo noi... i poveri di Ancona. La nostra prima opera s’inti-

tola “Il pane dei poveri”. Noi sappiamo cos’è e quanto vale! Perciò

invitiamo la cittadinanza dei posti in cui la porteremo, a gustarne il

sapore... almeno a teatro!

Ringraziamo chi ha deciso di condividere con noi qualche tratto di

strada. Siete diventati sorelle e fratelli che non giudicano, ma accol-

gono, amano e condividono.

Il messaggio lasciato da padre Guido, rimane ancora attuale e vero:

“l’amore di Dio e l’amore del prossimo o sono uniti e sono veri, o

sono separati e sono falsi“.

I Componenti della Compagnia Teatrale “La strada”

Noi e “La strada”

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20 Volontariato Marche

ATTUALITÀ

Un’idea brillante per contrastarela cultura imperante dell’“usa egetta”. Una soluzione geniale

per non riempire le discariche conprodotti ancora utili e funzionanti. Sitratta della prima community italianadi baratto on-line completamente gra-tuita: il suo nome è “ZeroRelativo” el’inventore è Paolo Severi, giovane eintraprendente barista pesarese, chenell’intento di dare nuova vita agli og-getti usati (e di favorire la solidarietàreciproca), ha realizzato una forma discambio “etica e solidale”. L’idea è tal-mente originale, che ha valicato benpresto i confini locali, coinvolgendoun numero straordinario di persone ecatalizzando l’attenzione dei media. Inpratica, collegandosi semplicemente alsito www.zerorelativo.it è possibilescambiare oggetti di cui ci si vuole liberare: una tv in cam-bio di una bici, un libro usato per una maglia e così via. La“piccola rivoluzione” è che Zero Relativo è assolutamentegratuito, non fa guadagnare denaro né all’autore, né a chine usufruisce, ad eccezione ovviamente dell’oggetto che siè scambiato. Così, se si ha un mobile o un letto che non siutilizza più, lo si può inserire nella pagina degli annunci ebarattarlo, ed è proprio vietato inserire il prezzo.

I numeridi un successo

inaspettatoFino ad oggi il sito ha già registrato 80.000 contatti, conoltre 1.100 iscritti da tutta Italia e una media di 3 iscritti algiorno, che hanno inserito circa 2.000 annunci di scambio.

“Il sito - racconta Paolo Severi - si propone di ridare stimaagli oggetti inutilizzati. Vuole ‘allenare’ ad un consumo cri-tico e ‘sdoganare’ una forma di commercio, che può essereconcretamente applicata alla vita quotidiana. L’idea mi èvenuta per una serie di eventi: l’interesse per il web, unoscambio avvenuto in rete e l’utopia di trattative dove il de-

naro fosse marginale. La mollaè scattata dopo un divano ven-duto on line a 1 euro. Aveva unvalore irrisorio, era fuori moda,ma in buono stato, e piuttostoche buttarlo l’avrei scambiatoanche con un libro. In quel sitonon era possibile farlo, così hodeciso di provarci io. Internet,per la sua facilità d’interazionee il contatto con milioni di per-sone, è l’unico mezzo dove loscambio può avvenire con ra-pidità. Il limite del baratto è lapiccola comunità di riferi-mento, ma questo in rete puòessere facilmente superato”.Zero Relativo ha suscitatogrande curiosità, ne hanno par-lato tanti periodici e media na-zionali. Tra questi ci sonogiornali con sensibilità am-bientale e che si occupano dinon profit, come Vita, Carta eLa Nuova Ecologia, ma ancheriviste più generaliste comeGlamour, Gioia, Jack e Vera. A

dicembre scorso è arrivata anche la Rai, con un servizio al-l’interno del programma “Pixel - Tecnologia sostenibile”,che ha definito il sito “paradiso dello scambio e del ba-ratto”. Poi Radio Rai 3 e la radio online di Microsoft. Nel sito di Zero Relativo si può scambiare veramente ditutto. Sono stati barattati televisori, libri, pezzi d’arredo e dicomputer, ma anche cd e prodotti erboristici. “Con unlibro - racconta l’ideatore, Paolo Severi, che ha vissutol’esperienza in prima persona - ho avuto in cambio addi-rittura 5 paia di mutande, ovviamente tutte nuove e insca-tolate. Sono stati donati oggetti come telefoni, cuffie,modem, divani, accessori d’abbigliamento o per il compu-ter. Una signora ha perfino barattato la sua esperienza dicuoca in cambio di un alloggio a Parigi”. Da qualche tempoinoltre, ha preso piede una sezione particolare dedicata aipiù piccini, dove i genitori si scambiano le cose necessarieai propri bambini. Le spese di spedizione sono a caricodegli utenti, ma per risparmiare si può anche scambiarel’oggetto di persona.

Francesca Pedini

Lo butto? No… lo scambio! Da Pesaro la prima community on line per il baratto gratuito dell’usato

Più consumo critico e meno rifiuti:da un’idea brillante alla ribalta dei media

Paolo Severi

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22 Volontariato Marche

PROGETTI

“In salute con 10.000 passi al giorno” è il progetto a cuiper quattro mesi, da marzo a giugno, prende parte ungruppo di cittadini della Vallata del Tronto. Obiettivo

primario quello di sensibilizzare ed educare le persone amantenersi in salute attraverso l’attività motoria affinchéun maggior numero di persone sia idoneo alla donazionedi sangue.Realizzato dall’Avis Spinetoli – Pagliare, con il contributoed il sostegno del Centro Servizi per il Volontariato, si av-vale anche della collaborazione della Provincia di Ascoli Pi-ceno, dell’Unione dei Comuni della Vallata, del Gruppo

Podistico Avis Spinetoli-Pagliare, della Fiasp (FederazioneItaliana Amatori Sport per Tutti) ed è patrocinato dallestrutture ospedaliere Asur Zt 13 e 12 e dal Coni provincialedi Ascoli Piceno. Molte anche le associazioni di volonta-riato del territorio che vi hanno aderito come la CroceVerde Vallata, il Circolo ricreativo anziani Pagliare, l’asso-

ciazione Culturale “Salaria”, Superfac e Cittadinanzattiva. Il progetto si svolge presso il “Palazzetto dello sport” di Pa-gliare del Tronto e sulla nuova pista ciclo pedonale. Un’oracirca di camminata veloce per “raggiungere” i 10.000 passi.Il corso, che è tenuto da personale laureato in Scienze mo-torie, si avvale della fondamentale collaborazione del dot-tor Giuseppe Rubicini, della dottoressa Francesca Leonetti(nutrizionista) e dell’infermiera Maria Rita Alesiani.

Nel pomeriggiouna “passeggiata

di salute”“Abbiamo deciso di incontrarci dopo le 19 - dice UbaldoSabbatini, coordinatore del progetto e vicepresidente vi-cario dell’Avis Spinetoli-Pagliare – per venire incontroanche alle esigenze di chi lavora. L’appuntamento è pertutti i giorni mentre chi ha delle difficoltà organizzativepuò venire anche a giorni alterni. Abbiamo deciso di regi-strare le presenze per poter poi monitorare nel miglioredei modi i risultati. Il contributo, puramente simbolico, è di

10 euro mensili mentre per le coppie(marito e moglie) è di 7,50 euro a testa.E’ un progetto in cui crediamo moltoperché volto a prevenire ed a curare lasalute dei cittadini. Come noi ci hannocreduto il Centro Servizi per il Volon-tariato, gli altri enti e le altre associa-zioni che ci supportano e ci danno lapossibilità di costruire insieme qual-cosa di concreto per i nostri cittadini”.D’accordo anche il presidente dell’AvisSpinetoli – Pagliare: “L’idea di fondo –dice, infatti, Carlo Giuseppe Oddi – èche un cittadino sano può diventareanche un nostro donatore. Il fatto èche le donazioni non sono mai abba-stanza anche se abbiamo toccato i 1070iscritti ed abbiamo fatto 1370 donazioninel 2007”.Inizialmente è stata redatta una cartellapersonale con il rilievo dei seguentidati: peso, circonferenza addominale,

altezza, glucosio, trigliceridi, colesterolo e pressione san-guigna. “Quest’attività - spiega Sabbatini - è stata fattapresso il centro prelievi sangue a Pagliare nella sede Avis ei rilievi sono stati effettuati da personale sanitario. Alla finedel corso, ma se è necessario anche prima, si ripeterannoi controlli per verificare l’efficacia dell’attività”. Le persone

Monika Ruga

Diecimila passi per donareUn progetto dell’Avis Spinetoli-Pagliare che agevola il benessere fisico

Al Palazzetto o nella pista ciclabile:star bene camminando

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che partecipano sono circa ottanta e la loro età va dai 30 ai70 anni.

I rischi della vita

sedentaria“L’idea – dice Sabbatini - è nata dall’esigenza di informarela cittadinanza sui rischi della vita sedentaria e sul benefi-cio derivante da una corretta attività motoria. Altro con-cetto che portiamo avanti è la promozione dell’attivitàmotoria verificandone l’efficacia attraverso il check-up me-dico. L’input, all’ideazione del progetto, ci è stato datoanche dalla constatazione che l’Oms (Organizzazionemondiale della sanità) giàda diversi anni ha postol’attenzione su quella cheviene comunemente defi-nita “epidemia di obesità ediabete” da cui purtropponemmeno l’Italia oggi è im-mune. Alla base del pro-blema ci sono vari fattoricome un’alimentazione di-stante dai “sani principi”della dieta mediterranea eil conseguente consumoeccessivo di proteine,grassi saturi, zucchero esale a cui si aggiungono i ritmi frenetici e una sempre mi-nore attitudine al movimento e all’attività fisica”. Preoccu-panti le conseguenze. Infatti, è stato calcolato che oltre lametà della nostra popolazione è in sovrappeso. Quattromilioni di italiani, ben il 25% in più rispetto a 10 anni fa, ri-sultano obese e nemmeno i bambini ne sono immuni: unosu tre ha problemi di peso. Inoltre, anche la presenza dicasi di diabete insulino – resistente è sostanzialmente rad-doppiata ne soffre il 6-8% della popolazione mentre i casidi decessi per malattie cardiovascolari ogni anni sono laprima causa di morte. “Se si aggiunge che un italiano su

tre soffre di ipertensione arteriosa – spiega Sabbatini – eben uno su cinque di ipercolesterolemia ecco riassunto ilpreoccupante quadro clinico di quella che viene comune-mente definita sindrome metabolica”. Quest’ultima,quindi, è una pericolosa associazione di sintomi che vedecoesistere ipertensione, obesità, diabete e dislipedemia.

Un corso sulla sindrome

metabolicaMa quali sono i soggetti che possono definirsi a rischio equindi andare incontro anche a gravi problemi cardiova-scolari? “I parametri - dice il dottor Giuseppe Rubicini, re-ferente sanitario del progetto - che vengono presi inconsiderazioni per parlare di sindrome metabolica sonofondamentalmente cinque: girovita superiore a 102 cm pergli uomini e 88 cm per le donne, ipertensione arteriosa su-periore a 130 (massima) e 90 (minima), glicemia a digiunosuperiore a 110mg/dl, colesterolemia superiore a 200mg/dle trigliceridi superiori a 150 mg/dl. La presenza di tre diquesti fattori è considerata sufficiente per la diagnosi.Sono proprio i medici di medicina generale - continua Ru-bicini - che dovrebbero interessarsi a questi argomenti etrovare delle soluzioni concrete, è giunta l’ora di rimboc-carci le maniche e di fare qualcosa di concreto. Spessovengono prescritti dei medicinali che sono inutili perchébasterebbe fare un po’ di attività fisica per sentirsi in formae per risolvere dei problemi anche complessi. La dieta èsemplicemente un modo corretto di alimentarsi e questoè anche uno degli argomenti che verrà trattato nel corso

sulla sindrome metabolica acui potrà partecipare ilgruppo aderente al pro-getto”.“L’idea non è nata per caso –aggiunge Angelo Canala sin-daco di Spinetoli e presi-dente dell’Unione deiComuni della Vallata - masulla scia di un convegnoche ha trattato proprio itemi della sindrome meta-bolica. Uno spunto impor-tante che coinvolgerà, nesono sicuro, tantissimi no-

stri cittadini”. Un progetto che, come sottolinea Nino Ca-priotti, assessore provinciale allo sport, “farà da pilota adaltri esempi simili. E’ un percorso da fare per tutte quellepersone che non fanno attività fisica. La nostra Provincia– continua Capriotti - si pone l’obiettivo di invertirequello che sta accadendo nei paesi occidentali. Un datoallarmante ci dice che l’80% del bilancio regionale è im-piegato per l’assistenza sanitaria e noi vorremmo, anchegrazie a questa iniziativa, fare qualcosa per cambiare lasituazione, creare un vero e proprio modello che possapreservare la salute dei nostri cittadini”.

Volontariato Marche 23

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24 Volontariato Marche

PROGETTI

Il 26,5% degli anziani italiani ha usato almeno un far-maco in modo inappropriato. È il risultato, poco con-fortante, di uno studio europeo condotto nel 2005 dal

Dipartimento di Scienze Gerontologiche, Geriatriche e Fi-siatriche dell’Università Cattolica di Roma su un ampiocampione di anziani assistiti a casa. Inoltre, a seguito dellaliberalizzazione dei farmaci da banco la tendenza all’“au-toprescrizione” da parte dei pazienti va aumentando. È per contrastare questi fenomeni, potenzialmente ri-schiosi soprattutto per chi è avanti con gli anni, che hapreso il via il progetto “Pillole di saggezza”, promosso dal-l’Auser volontariato Marche, in collaborazione con leAuser provinciali di Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata eAscoli Piceno e con il contributo del Csv Marche, conl’obiettivo di sensibilizzare la popolazione anziana a unamaggiore consapevolezza all’uso dei medicinali, favoren-done una corretta assunzione e diminuendone i casi diabuso, e formando in particolare gli anziani affinché sianoin grado essi stessi di informare altri loro coetanei.“L’idea – spiega il responsabile del progetto e vice presi-dente Auser Marche Gilberto Montebelli – ci è venutaanche a seguito, tra 2005 e 2006, del passaggio di tantissimifarmaci dalla fascia B, il cui costo è parzialmente a caricodella Regione, alla fascia C, che è totalmente a carico delpaziente, con il conseguente aumento di una spesa farma-ceutica che grava soprattutto sugli anziani. Ci siamo chie-sti: quanti farmaci di troppo, e in alcuni casi dannosi, glianziani assumono contemporaneamente, col rischio di ve-derne anche annullati gli effetti a vicenda?”.

Gli anzianicorrono

più rischi Gli anziani infatti, per le modificazioni fisiologiche dovuteall’età, vanno incontro al rischio di maggiori effetti colla-

terali (molti ricoveri ospedalieri ad esempio sono causatidall’abuso di farmaci antidolorifici) pertanto, la prescri-zione del farmaco più appropriato e il dosaggio migliorecomincia dal medico di famiglia, “figura che – fa notareMontebelli – per l’anziano ha un ruolo determinante e conil quale andrebbe recuperato un rapporto più pieno e pro-ficuo”. Anche alla luce di ciò, l’Auser Marche sta promuo-vendo una serie di 20 incontri pubblici (cinque dei quali

già tenuti) con l’inter-vento di un medico dibase e una psicologa,che dopo aver spiegatola funzione dei farmacipiù comuni tra gli an-ziani (come quelli perdiabete, ipertensione,antidolorifici…) restanoa disposizione per casisingoli via via presentati. “Gli esperti sono ‘som-mersi’ di domande daipresenti – dichiaraMontebelli – molti deiquali portano addiritturale scatole dei loro far-maci. In alcuni casi glianziani hanno anchemanifestato la necessitàdi scendere nel dettagliodi patologie più specifi-che o delicate, che perriservatezza non si sen-tono di affrontare in

questi contesti, per cui stiamo valutando la possibilità diorganizzare anche incontri individuali o di gruppi omoge-nei, come ad esempio di donne”. Gli appuntamenti, che si protrarranno fino a maggio, si ten-gono nei centri sociali dell’associazione nella regione esono parte integrante dell’azione di sensibilizzazione delprogetto: una campagna che passa anche attraverso la di-stribuzione nei centri e negli ambulatori medici, di circa6000 depliant e 1000 locandine, i cui testi, curati dall’Auserin collaborazione con personale medico, contengono con-sigli e precauzioni per usare i farmaci al meglio. “Dalla partecipazione fin qui registrata - conclude Montebelli- abbiamo capito di aver risposto a un’esigenza vera del terri-torio, ma questo non deve farci adagiare sugli allori. Sarebbeauspicabile anzi, che un progetto analogo aggregasse più as-sociazioni con specificità diverse (da chi fa assistenza infer-mieristica a chi fa il servizio spesa a domicilio) per offrireall’anziano un servizio più completo, e che ci fosse anchemaggiore integrazione con i servizi sociali dei Comuni”.

Monica Cerioni

Pillole... con saggezzaL’Auser Marche impegnata a “educare” gli anziani al corretto uso dei farmaci

20 incontri con esperti in tutta la regionee 6000 copie di un piccolo vademecum

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Volontariato Marche 25

PROGETTI

Quante volte capita di sen-tirsi particolarmente giù,incompresi, sfiduciati

verso un mondo che sembratutto nero. In questi momentipoter condividere con qualcunoil proprio “macigno” interiore,può essere di grande aiuto,quando non addirittura determi-nante per non lasciarsi risuc-chiare da pericolose spirali disolitudine. Da questa convin-zione è nato il progetto “Un rag-gio di luce”, per l’attivazione di un centro d’ascoltotelefonico Telefono Amico, promosso dall’associazione In-sieme per l’Africa e altre realtà di Senigallia, in collabora-zione con Camminiamo insieme, l’ Ambito territorialesociale n°8 e la Consulta del volontariato, grazie al soste-gno economico del Centro servizi per il volontariato e laFondazione Cassa di Risparmio di Jesi. Nell’associazionecapofila, sorta con scopi di solidarietà internazionale inAfrica, l’idea è nata dalla volontà di offrire sostegno a per-sone in difficoltà anche nel proprio territorio, e ha tro-vato un’ulteriore spinta nel preoccupante numero ditentativi di suicidio, alcuni finiti tragicamente, riportatidalle cronache locali. Molte persone in crisi infatti, per paura di non essere al-l’altezza del loro ruolo o per vergogna, non chiedonoaiuto a nessuno, tanto meno ai servizi territoriali com-petenti. In questo senso, il Telefono Amico di Senigallia,non prevedendo il contatto de visu e salvaguardandol’anonimato e la privacy di chi chiama, risulta un “soc-corso” più accessibile e, per particolari situazioni, la re-lazione di aiuto via telefono può tradursi anche nelfacilitare l’accesso dell’utente ai servizi o le associazioni,per un aiuto più concreto. In quest’esperienza, attualmente portata avanti da quin-dici volontari che si alternano al telefono, il percorso for-mativo, condotto con la psicologa Patrizia Brunetti, ha

avuto un ruolo fondamentale. “La formazione è in itinere,anche per i volontari già attivi. - spiega Patrizia Servizi, co-ordinatrice del progetto - Facciamo incontri periodici conla psicoterapeuta, in cui affrontiamo i temi alla radice deldisagio e ci confrontiamo sulle telefonate più difficili. In

futuro dovremo costituire un veroe proprio gruppo di auto mutuoaiuto per una nostra formazioneinterna continua”. Da quando èstato attivato, un anno fa circa, ilTelefono Amico di Senigallia si èfatto conoscere nel territorio at-traverso volantini e locandine, ar-ticoli usciti sulla stampa locale e suinternet: il numero di telefonate ri-cevute è via via cresciuto e oggi lamedia è di un utente la settimana,con chiamate che arrivano anchedal resto d’Italia. Le forme di disa-gio con cui i volontari interagi-scono sono le più varie: daproblemi familiari, alla solitudine,a quelli di identità. “Il nostrosforzo maggiore è su due livelli: -continua Servizi - non cadere nel-l’ingenuità di offrire consigli e so-

luzioni, quando il nostro compito deve essere quello diguidare l’utente a trovare egli stesso la via d’uscita miglioreper lui; e l’altro è quello di non farsi coinvolgere emotiva-mente da storie, che spesso fanno molto male”.L’intenzione dell’associazione è far crescere il servizio, au-spicando che continui il sostegno degli enti locali, e affi-liarlo all’associazione nazionale Telefono Amico Italia, aicui principi e metodi fa già riferimento.“É un’attività impegnativa, ma ci sta dando molto - con-clude Patrizia Servizi - abbiamo imparato a riconoscere glierrori che facciamo nelle comunicazioni di tutti i giorni equanto il primo fondamentale passo da fare sia stare in si-lenzio ad ascoltare l’altro. Senza contare la gratitudine cheti arriva da chi chiama”.

Monica Cerioni

Pronto? Ti ascoltoA Senigallia il progetto di un Telefono Amico per chi è in difficoltà

Quindici volontari rispondonooffrendo “un raggio di luce”

Il servizio,che ha sede presso la Consulta del volontariatodel Comune, è attivo il martedì dalle ore 17 alle 19 e il giovedìdalle ore 21 alle 23 e risponde al numero 071/7925530. La te-lefonata, che non può essere composta da cellulari, ha ilcosto di una chiamata su rete fissa, locale o interurbana (di-pende da dove si chiama), ma l’associazione è alla ricerca disponsor e sostenitori per poterlo trasformare in un numeroverde, completamente gratuito.

TELEFONO AMICO SENIGALLIA: COME FUNZIONA

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26 Volontariato Marche

PROGETTI

Le numerose comunità di donne stra-niere presenti nel territorio di Corri-donia rappresentano senza dubbio

una peculiarità della cittadina, alla lucedella quale è importante che vengano at-tivati strumenti che agevolino l’inclusionesociale e l’integrazione.La locale Associazione di volontariatoAvulss ha deciso di contribuire con l’atti-vazione del progetto “Donne dal mondo:le parole e la vita quotidiana”, approvatoe finanziato dal Centro Servizi per il Vo-lontariato.Obiettivo del progetto è favorire l’integrazione delle comu-nità di immigrati e, in modo specifico, delle donne.

Donne non integrate nella società

La comunità di cittadini Pakistani a Corridonia, da sola costi-tuisce oltre il 10% dell’attuale popolazione. Vi sono poi le co-munità dalla Macedonia, dall’Albania, dal Marocco e,fenomeno migratorio evidenziatosi negli ultimi anni, dallaCina. Ci sono poi anche le comunità senegalesi, ivoriane enigeriane, meno numerose delle altre ma maggiormente in-tegrate nel tessuto sociale della città.“Elemento comune e trasversale a tutte le comunità presentia Corridonia – dice Giuseppina Porfiri, responsabile cultu-rale della sezione Avulss di Corridonia – è la presenza fem-minile. La donna, infatti, è quasi sempre presente nei contestifamiliari, magari riunificandosi al nucleo familiare dopo unperiodo di insediamento e di assestamento da parte del solomarito. Ma molto spesso queste donne si ritrovano a viverein una condizione di isolamento rispetto alla loro nuova so-cietà di appartenenza. Un isolamento dovuto a molteplici

motivi riconducibile prevalentemente al fatto che le donneimmigrate quasi mai accedono al mondo del lavoro, bensìrimangono a casa per seguire e accudire i figli ed in alcunicasi, gli anziani, a seguito di ricongiungimento familiare”. Il fatto di non lavorare e di non essere dunque inseritein un contesto professionale, genera un effetto ampli-ficante dell’isolamento della donna immigrata. Diventainfatti ancor più difficile l’apprendimento della lingua

italiana e perquesto motivosi assiste a casidi donne che,anche dopo al-cuni anni cherisiedono inItalia, non rie-scono ad acce-dere confacilità e in au-tonomia ai piùe l e m e n t a r iservizi, dai ne-gozi alle varieattività com-merciali, dagliuffici alle

scuole, fino ai servizi sanitari. “Per loro – continua la Porfiri - tutto diventa più difficilesenza la presenza dell’uomo che, lavorando e stando più acontatti con gli italiani, è maggiormente integrato nella so-cietà. Nei casi delle generazioni successive, l’aiuto alladonna arriva addirittura dai bambini che, attraverso la fre-quenza scolastica, diventano gli elementi che favorisconoil contatto con la società”.

A rischio tutta la

famigliaLa conseguenza dell’isolamento della donna rischia di ri-percuotersi sul percorso di integrazione dell’intera fami-glia immigrata.“La non conoscenza degli elementi caratteristici dellacultura e del modo di vivere degli italiani – continua laPorfiri - si riflette spesso sull’integrazione dei proprifigli, che pur frequentando le scuole italiane e acqui-sendo una certa affinità con la nostra cultura, in casa vi-vono il confronto con le tradizioni e la mentalità cui ledonne sono rimaste legate”.

Nico Coppari

La scoperta delle donneL’Avulss di Corridonia a sostegno delle tante immigrate presenti in città

Insegnamento della lingua e scambioculturale per uscire dall’isolamento

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Questo è un fenomeno molto visibile in maniera partico-lare nelle famiglie musulmane in cui l’uomo sovrintendealle decisioni più importanti ma di fatto, lavorando ed es-sendo pertanto poco presente in casa, finisce per lasciarele decisioni quotidiane alla donna che, a causa del proprioisolamento, spesso si muove come se ancora vivesse nellacomunità del paese di origine.

“Donne dal mondo”per uscire

dall’isolamento“La nostra idea progettuale – dice Giuseppina Porfiri -nasce dall’esperienza decennale che i volontari dell’Avulssdi Corridonia hanno consoli-dato lavorando a stretto con-tatto con gli immigrati edaffrontando le difficoltà legatealla loro presenza sul territorio.Difficoltà di ogni genere, dalpunto di vista burocratico, diinserimento lavorativo, di ac-cesso ai servizi”. Il progetto, che è partito nelsettembre dello scorso anno,intende agevolare il più possi-bile l’integrazione delle donneimmigrate nella loro nuova so-cietà di appartenenza, facilitarela conoscenza tra culture attra-verso il confronto e lo scambiodi usi, costumi, usanze di tipofolkloristico, educativo, culina-rio e religioso.“Il progetto, come il suo stessonome lascia apertamente in-tendere, è dedicato esclusiva-mente alle donne ed è nei loroconfronti che abbiamo rivolto la nostra azione per favo-rirne l’emancipazione e l’integrazione nel tessuto socialedella città di residenza. Il tutto partendo dalla conoscenzalinguistica, senza la quale diventa tutto molto più difficile”.Dunque incontri mirati all’insegnamento della lingua ita-liana, non accademici ma impostati sull’interscambio di in-formazioni, sul confronto tra culture e sul dialogo libero.

Un crogiuolodi culture

e tradizioni“Una media di oltre 50 donne stanno seguendo gli incon-tri – ci spiega Luisa Sertelli, dell’Avulss Corridonia – pachi-stane, sud americane, maghrebine e di molti altri Paesi. Neinostri incontri non abbiamo semplicemente insegnato la

lingua ma veicolato la nostra cultura, in tutti i suoi aspetti,in un interscambio continuo con le loro culture”.Per rendere più piacevole il percorso di conoscenza reci-proca tra le varie etnie coinvolte, è stata avviata ancheun’attività di “scambio gastronomico”. In queste circo-stanze sono stati coinvolti anche gli uomini, nel momentodell’assaggio e del consumo delle pietanze cucinate.Gli incontri si sono ben presto dimostrati occasionipiacevoli e di conoscenza reciproca diretta “come nelcaso del sabato pomeriggio – continua la Sertelli -quando molte donne, essendo chiuse le scuole,hanno portato agli incontri i propri figli, i quali hannovivacizzato l’atmosfera e per i quali abbiamo predi-sposto un servizio di baby sitting”. Ovvio che da tutto ciò è scaturita anche una conoscenzapiù diretta con le donne che hanno frequentato. “Abbiamoappreso che molte di loro non sono affatto sprovviste di

conoscenze e di cultura di base: circa il 30-40% hanno con-seguito un titolo di studio nel Paese di origine”.Lingua, usi e costumi, gastronomia. Ma anche argomentipiù “tecnici” visto che l’Avulss ha organizzato anche in-contri con figure specialistiche (anch’esse tutte “rigorosa-mente donne”) come il medico di base, l’ostetrica, ladietologa e la psicologa. “Abbiamo inoltre aggiunto un incontro settimanalenel corso del quale parliamo di “famiglia e gioco”. Ledifficoltà di integrazione tra le varie comunità inte-ressano, infatti, anche i più piccoli. Abbiamo pertantoorganizzato a margine degli altri incontri anche deimomenti di confronto proprio sul gioco. E’ bello ve-dere crearsi situazioni comuni tra i bambini e gli ado-lescenti delle diverse etnie. Al termine del progettofaremo anche una pubblicazione in cui raccoglieremoi disegni di favole e giochi realizzati dai bambini pro-venienti dalle diverse parti del mondo, con il testonella lingua originale ed in italiano”.

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PROGETTI

Sono tante le emergenze che rischiano di minare al-l’improvviso la serenità di una famiglia. La scopertache il proprio figlio è vittima della droga, le traversie

di una malattia incurabile, l’improvvisa perdita di autosuf-ficienza di un anziano, la nascita di un bimbo con unagrave patologia. E di fronte a queste sciagure, troppospesso ci si trova soli, senza sapere come comportarsi néa chi rivolgersi. Per trovare una risposta concreta a questobisogno, il mondo del volontariato pesarese si è unito e ha radunato numerose associazioni del territorio. Così, gra-

zie al sostegno del Centro Servizi per il Volontariato, hapreso vita il progetto “Noi per la famiglia”, che ha vistol’apertura a Pesaro di un Punto di ascolto operativo (pressola sede dell’associazione Tutti i cuori di Rossana, in viaDiaz, 19) e contestualmente l’avvio di tante altre attività,compresa la partenza di un ciclo di incontri rivolto ai ra-gazzi delle scuole e ai loro genitori dal titolo “La salutevien.. parlando”.

“L’idea - spiega Laura Finocchi, coordinatrice del progetto“Noi per la famiglia” – è nata grazie alla possibilità che ilCsv dà ogni anno alle associazioni di leggere ed interpre-tare i bisogni del territorio in cui operano. Dopo una seriedi confronti tra le realtà presenti, ci siamo resi conto che ilpiù delle volte, la prima cosa ad essere assente o insuffi-ciente è proprio la risposta o la volontà di rispondere adun interrogativo: “Cosa posso fare?”; “A chi mi posso ri-volgere?”; “Sento di aver bisogno di essere ascoltato!”. Ab-biamo così provato a pensare ai servizi che potessero, giàoggi, soddisfare questi bisogni, accorgendoci a nostravolta, di essere noi i primi ad essere spesso poco informatisu tutto quello che il territorio propone. Questa nostramancanza è causata dall’assenza di una congiunta e capil-lare informazione e promozione di quanto esiste. Per que-sto abbiamo deciso che è urgente “tirarsi su le maniche” eaccompagnare la nascita degli Uffici di Promozione Socialecon una serie di azioni che facciano conoscere e raccor-dino nel territorio quanto già c’è, che valutino quanto an-cora non c’è e che soprattutto diano finalmente unarisposta organica è cosciente a chi domanda”.

La famiglia sempre al centro Adv del pesarese unite per dare risposte alle richieste del territorio

Punto di ascolto, doposcuola e incontri intergenerazionali

Francesca Pedini

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Un aiuto eun sostegno

concreto“Alle persone che si rivolgono a noi – riprende Laura Fi-nocchi - cerchiamo di dare un aiuto concreto. Con il Puntodi ascolto (aperto tutti i martedì e i sabati mattina, dalle 9,30alle 12,30) ci proponiamo di dare un sostegno su comemuoversi in situazioni critiche, mettendo in contatto in-nanzitutto le persone bisognose con il mondo del volon-tariato, e poi aiutandole a disbrigare le praticheamministrative e così via”.“Lo sportello - le fa eco Nicoletta Lucchesi, presidente diTutti i cuori di Rossana - ha anche un grande ruolo politico,perché non esiste solo l’emergenza, ma anche la preven-zione e la cura. La famiglia va tutelata come contenitorefondamentale, e deve essere mantenuta in salute, mentretroppo spesso viene “strapazzata” sia dalle malattie che daidisservizi. Per quanto riguarda il ciclo di incontri invece -continua Nicoletta Lucchesi – con questi ci proponiamo diparlare sia ai giovani, a scuola, che dopo cena alle loro fa-miglie, anche per metterli a confronto su diverse temati-che. Chissà che poi non si ritrovino a discuterne insieme”. “L’iniziativa - sottolinea Francesca Matacena, presidentedell’Age (Associazione genitori) ed anche dell’Avm pro-

vinciale - è stata una sfida non semplice, che vede parteci-pare tanti volontari. Ora però, per continuare ci servononuove risorse, non umane, quelle ci sono, ma materiali.Occorre il sostegno delle istituzioni, che devono essere inostri principali partners. Cogliamo l’occasione per lan-ciare un appello anche alla Regione Marche, affinché spo-sti le risorse che ha disponibili su questa attività. Mavogliamo chiedere aiuto anche a potenziali sponsor pri-vati, perché sposino questa missione”. Il progetto vede coinvolte le associazioni di volontariatoOperatori di Base, insieme a Tutti i cuori di Rossana, Age,Avap, Apcat, Aism, Aima, Aido e Avo.

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Numerose le iniziative intraprese grazie al progetto.A partire dall’istituzione del Punto di ascolto, le at-tività intraprese sono molteplici:In primo luogo si è fatta un’attività di Ascolto eorientamento. “I casi affrontati - racconta laresponsabile del progetto, Laura Finocchi - hannotrattato vari ambiti: dagli anziani all’immigrazione,dal disagio sociale ai minori in difficoltà oospedalizzati fino ai problemi di tossicodipendenza.Abbiamo attivato sia la rete delle associazioni divolontariato, mettendo a disposizione i volontari,ma anche fatto costantemente riferimento alservizio pubblico sociale e sanitario, orientando lepersone che hanno chiesto il nostro sostegno versoi servizi giusti o informandoci direttamente sulpercorso migliore da intraprendere”. Ma il Progettoha visto l’attuazione anche di Attività territoriali. Per esempio è stato realizzato un doposcuola nelquartiere di Villa San Martino, in collaborazionecon l’Istituto comprensivo Manzoni. “L’esigenza ciè stata segnalata dall’Associazione Operatori di base- racconta ancora Finocchi – che aveva il polso dellasituazione di bisogno”.Il doposcuola ha visto la partecipazione di ungruppo di 10 ragazzi delle elementari e medie, cheda maggio a dicembre 2007 sono stati seguiti da dueeducatrici. Il 19 febbraio inoltre è partito un ciclo diincontri dal titolo “La salute vien parlando”.L’obiettivo è quello di promuovere la salute e il dia-logo tra genitori e figli. Il primo appuntamento, mar-tedì 19 febbraio, ha trattato il tema della“Promozione della salute: dall’alimentazione allosport”. Quello successivo, di martedì 26, ha riguar-dato la “Percezione del rischio in adolescenza”,mentre quello di lunedì 3 marzo ha affrontato iltema de “Il dolore fisico e il dolore dell’anima”. “E’ stato creato anche un Tavolo tecnico sullafamiglia – prosegue Laura Finocchi - incollaborazione con l’Ambito Territoriale Sociale 1 diPesaro: che ci ha visto partecipare come soggettopermanente e partner nella progettazione e nellaprogrammazione di una politica unitaria sullafamiglia. In collaborazione con l’Ambito e il loroprogetto “Famigliaiuta” abbiamo svolto un’Indagineterritoriale su “Vivere, costruire, abitare: indaginesui vissuti urbani e le reti sociali” al fine dicomprendere i bisogni della famiglia partendo daun’analisi dei modi e tempi di vita delle famiglie diPesaro e dell’Ambito. Infine, in collaborazione conl’associazione Gilda, abbiamo sostenuto i gruppi dimutuo-auto-aiuto per persone traumatizzate e perle loro famiglie”. (F.P.)

TANTI I SERVIZI PER LA FAMIGLIA

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PROGETTI

Promuovere la bellezzadel nostro patrimoniostorico, architettonico,

paesaggistico e culturale:nasce da questi presuppostiun ampio progetto pro-mosso dalla sezione del Fer-mano di Italia Nostra onlusin collaborazione con l’as-sociazione culturale Il Por-tico e realizzato con il supporto ed il contributo del CentroServizi per il Volontariato di Fermo.Il filo conduttore dell’iniziativa, che ha registrato un ele-vato numero di presenze nell’arco degli appuntamentipromossi, è stato quello di realizzare una vera e propriarete di eventi, alcuni già consolidati negli anni dalle dueassociazioni, altri appositamente studiati per arricchire l’of-ferta destinata sia al pubblico locale che ai turisti.Il progetto ha inglobato la quarta edizione de “La naturadei poeti”, la nona edizione di “Serata in stazione”, la de-cima edizione de “I cortili dell’arte”, tutte di Italia Nostra.Questa associazione ha inoltre proposto la conferenza “Lanatività secondo Rubens”, a cura di Guerrino Lovato, sto-rico delle immagini.

Apertispazi

dimenticatiIl circolo culturale Il Portico ha organizzato un apprezzatospettacolo di canzoni napoletane denominato “Napolin-canto”, svoltosi l’estate scorsa in piazza del Popolo aFermo. “L’ambiente che ci circonda - sottolineano i pro-motori – è una grande risorsa che dobbiamo saper rispet-tare e valorizzare per l’intero arco dell’anno che, noncasualmente, abbiamo definito 365 giorni di rispetto”.

Tutta la promozione degli eventi è stata incentrata sulla va-lenza culturale e sociale degli stessi: incontri letterari, in-trattenimenti musicali, spettacoli folkloristici, concerti emostre sul territorio del Fermano. Gli appuntamenti si sono svolti in luoghi di particolare bel-lezza e ciascuno di essi ha registrato una notevole af-

fluenza di pubblico.“Abbiamo cercato di ri-scoprire luoghi di inte-resse storico utilizzandoformule già consolidatenel corso degli anni –spiega Elvezio Serena,presidente della sezionedel Fermano di Italia No-stra – aprendo spazi, siapubblici che privati,spesso inaccessibili o peg-gio ancora, dimenticati.L’abbiamo fatto misce-lando la letteratura al-l’arte, la tradizionefolkloristica alla storia,

con un obiettivo comune: promuovere le nostre bellezzee farne percepire l’inestimabile valore, secondo un’an-golazione non puramente descrittiva. Abbiamo “vis-suto” quei luoghi affinché la loro storia non venissedimenticata ma ci regalasse, anzi, quegli stimoli perchéla qualità della vita possa essere nel futuro più elevatae rispettosa dell’ambiente”.

Ivano Perosino

Un patrimonio di bellezza Serie di iniziative di Italia Nostra del fermano per promuovere il territorio

Dalla letteratura all’arte, dalla tradizione folkloristica alla storia

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Così è stato per la manifestazione “La natura dei poeti”,iniziativa a carattere di incontro letterario, a cui è seguitauna passeggiata guidata in un luogo di grande valore sto-rico e paesaggistico. I due incontri in programma si sonosvolti a Pedaso, con passeggiata nel borgo marinaro, re-centemente oggetto di un intervento di recupero daparte dell’Amministrazione comunale, e a Campofilone,con passeggiata dal paese alla chiesa di Santa Maria d’In-tignano. La locale Pro Loco, nell’occasione, ha omaggiatoi presenti di un assaggio a base di maccheroncini che – sevogliamo – raccontano di un’antica tradizione che ri-mane oggi ancora viva nel centro della valle dell’Aso.

Rivivono le antiche stazioni

“I luoghi della bellezza” ha incontrato la storia dei nostripadri e dei nostri nonni nel corso dell’iniziativa “La Seratain stazione”, uno spettacolo folkloristico che si è svolto nelsuggestivo scenario della monumentale scalinata dell’exferrovia Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola (attiva dal 1908al 1956) a Fermo. “Non si tratta di una semplice rievocazione – sottolinea Se-rena – ma di un più ampio progetto che “Italia Nostra” per-segue ormai da tanti anni e finalizzato al recupero in tuttala penisola delle ferrovie dimenticate. I nostri sforzi hannoregistrato i primi risultati quando all’interno della Legge Fi-nanziaria per l’anno 2008, il Governo ha inserito uno stan-ziamento pari a 2 milioni di euro per il recupero di queitracciati. E’ un primo segno perché si possa concepire –lungo l’antica tratta – un percorso ciclo-pedonale che col-leghi la costa del Fermano ai Sibillini. In Alto Adige si è riu-sciti a recuperare dal 2005 la ferrovia Merano-Malles lungola quale i convogli passeggeri si spingono sino alla quota dimille metri. Nel Fermano tale disegno appare assai difficiledal punto di vista tecnico ma sarebbe un sogno ripristinare

una mobilità dolce che consenta al viaggiatoreed al turista di godere del nostro panorama”.Nel corso de “La serata in stazione” ogni annosi esibisce un gruppo in costume, di solito mar-chigiano, e vengono recitate poesie dialettali daparte di attori della Filodrammatica Firmum.Nell’edizione 2007 – inserito nel progetto “I luo-ghi della bellezza” - si è esibito il gruppo folk“La cocolla” di Mogliano (MC).

Arte e musica nei cortili

più suggestiviCon “I cortili dell’arte” si riscoprono i luoghi deinobili casati del Fermano. E’ una manifestazioneche ha un carattere di intrattenimento musi-

cale. Lo spettacolo viene organizzato in un cortile di un an-tico palazzo pubblico o privato della città di Fermo, cheviene così valorizzato, scoperto o riscoperto.Nella prima parte uno studioso (storico, storico dell’arte,architetto, ecc.) descrive il monumento, la famiglia che loabita o ci è vissuta, le valenze artistiche e architettoniche.Segue la parte musicale curata dal prof. Piero Marconi, do-cente al Conservatorio “Pergolesi” di Fermo. Per la decima edizione sono stati utilizzati due cortili digrande pregio nel quartiere di Santa Caterina, il cortile del-l’ex asilo dei vecchi poveri e il cortile del grande complessoGigliucci. Ed allora non poteva mancare quella che poi è risultata unaprestigiosa sintesi di tutto il percorso progettuale: la con-ferenza sulla celebre “Natività” del Rubens, tenuta dal mae-stro Guerrino Lovato, e svoltasi nella splendida cornicedella Sala dei Ritratti della città. Guerrino Lovato, famosissimo per la realizzazionedi maschere veneziane di cartapesta, nella sua po-liedrica e ricca attività ha organizzato molte edi-zioni del Carnevale e ha contribuito sotto il profiloartistico alla ricostruzione del Gran Teatro “La Fe-nice” di Venezia. Lo storico delle immagini ha studiato il significato della“Adorazione dei Pastori”, la celebre “Natività” del Rubensdel 1608, oggi nella Pinacoteca civica della città, ma prove-niente dalla Chiesa di San Filippo Neri, come dedotto dauna lettura iconologia che il dipinto provoca. La sua inter-pretazione del senso dell’opera ha accompagnato il pub-blico attraverso varie, per quanto rare, circa quindici altre“Natività” che raccontano la nascita di Cristo attraverso iVangeli apocrifi.Il pubblico si è poi spostato in Pinacoteca, dove ha potuto“toccare con mano” la Natività del grande artista fiam-mingo, unica opera del pittore nelle Marche, ed è stato gui-dato dallo studioso veneto in un’interpretazione unica esuggestiva.L’originale lavoro, una “lettura” assolutamente inedita, saràpubblicato nel prossimo giugno sulle colonne della rivista“Venezia Cinquecento”.

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ANCONALa Regione perde l’occasione di occupare disabiliIl nuovo Centro unico di prenotazione regionale può tra-dursi in un’importante occasione di nuova occupazioneper l’handicap. Ne è fortemente convinta la Consulta Re-gionale per la disabilità delle Marche, che, dopo mesi di

incontri e intese rimastesenza seguito, ha scritto allaRegione chiedendo la so-spensione della delibera diGiunta con cui è stato ap-punto approvato il pianodel Cup: “Nel documento -scrive la Consulta - non si faalcun cenno al fatto chenell’attivare il Centro sidebba considerare la pre-senza di lavoratori disabili,mentre, per la loro tipolo-gia, quei posti di lavoro ri-sultano particolarmenteadatti a loro”.Si prevede infatti la realiz-zazione di un call center dicirca 80 postazioni telefoni-che che, grazie alle mo-derne tecnologie, possono

essere gestite anche da persone con disabilità fisiche di-rettamente da casa o dagli istituti dove vivono. “Dare vita a un’azienda di questa portata - hanno spiegatoil presidente della Consulta Roberto Frullini e il delegatoPasqualino Virgili - e affidarla ad un’industria dei servizi,solo per mero profitto economico, senza finalizzarla inprevalenza e forse in esclusiva, alla disabilità della nostraregione, è un grave errore umano, civile e politico, che nonpossiamo accettare”.

FANO (PU)I miracoli della Pet TeraphyHa preso il via, presso il Cen-tro socio educativo riabilita-tivo “Itaca” di Fano, l’attività dipet therapy a favore di sog-getti disabili adulti e bambini.Il Centro, gestito dall’An-ffas, opera a favore di sog-getti diversamente abiliattraverso l’attività educa-tiva in due centri diurni e laterapia “a cavallo”.I programmi di pet therapy si

svolgono grazie ad un progetto realizzato da un’equipemultidisciplinare che fa capo alla cooperativa Crescere diFano, che impiega uno psicologo, un biologo, due educa-tori pet e un veterinario. L’effetto benefico prodotto dalla presenza di animali nellacura della persona con disabilità è ormai testimoniata danumerosi studi. Il contatto che si instaura tra animali e pa-zienti accelera e facilita i processi terapeutici, agendo supiù livelli: sul piano motorio, sullo stato emotivo/affettivo,sul piano comunicativo e cognitivo. La realizzazione del progetto è stata possibile grazie al fi-nanziamento di Coop Adriatica e dei soci che hanno so-stenuto l’idea grazie alla devoluzione del ristorno sociale.

JESI (AN)La Vezzali per l’Associazione Donne Sempre“Puoi farcela anche tu”: nello sport come nella vita, si puòvincere la sfida, anche quando l’avversario si chiama can-cro. E’ un messaggio forte e carico di speranza, quello dellanuova campagnapromozionale pro-mossa dall’associa-zione di volontariatojesina Donne Sem-pre, in collabora-zione con il Csv, chesi fregia di una testi-monial d’eccezionecome la campio-nessa di scherma Va-lentina Vezzali. “Da jesina orgogliosae da donna – ha spie-gato la Vezzali - ri-tengo un dovere edun onore poter dareil mio contributo aduna causa così im-portante. L’assistenzapsicologica è unacura fondamentaleper aiutare chi soffrea trovare la forza di affrontare e sconfiggere un male cosìterribile quale è il cancro.”Donne Sempre è attiva nel sostegno fisico e psicologico(con terapie individuali e di gruppo) alle donne operateal seno, ma anche nella sensibilizzazione alla preven-zione e diagnosi precoce dei tumori femminili, attra-verso iniziative che vanno da incontri a corsi diformazione, realizzati in collaborazione con medici on-cologici ed operatori del settore.

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ASCOLI PICENO Papilloma virus: “Dilemma vaccino: opportunità o scom-messa?”Ha suscitato grande attenzione l’incontro pubblico tenu-tosi il 9 marzo scorso al Palazzetto della Comunicazione diAscoli Piceno sul tema “Papilloma virus (HPV) dilemmavaccino: opportunità o scommessa?”, promosso dall’asso-ciazione Hozho… Noi donne come prima, con la collabo-razione del Csv. Un tema di grande attualità, consideratoche la vaccinazione contro il papilloma virus è in partenzaproprio in queste settimane, in 16 regioni d’Italia, per con-

cludersi entro giugno nelle restanti regioni. “È una campa-gna a tutto tondo - spiega il presidente dell’associazioneGraziella Ciannavei - che coinvolge quindi anche la nostraregione. É sicuramente una scommessa da parte del Mini-stero della Salute, ma anche un’opportunità in più per lebambine di oggi che saranno le donne di domani”. Il vac-cino anti HPV sarà offerto gratuitamente a 280mila bam-bine nate nel 1997, scelta dovuta al fatto che lavaccinazione si rivela utile se fatta prima dell’inizio dei rap-porti sessuali.

PESARO Cercasi infermieri volontari per la lotta all’infarto La Fondazione per la lotta contro l’infarto “Prof. ErnestoSgarbi” Onlus di Pesaro, cerca infermieri volontari per sup-portare il lavoro dei medici del Centro di prevenzione ma-lattie cardiovascolari di via Petrarca. L’impegno richiesto èdi circa 3 ore la settimana.

Il Centro di prevenzione ha come obiettivo quello di farconoscere ad ogni cittadino della provincia il profilo delproprio rischio cardiovascolare. Al Centro di prevenzione, i medici della Fondazione e gliinfermieri volontari controllano la pressione arteriosa, ilcolesterolo “buono” (Hdl) e “cattivo” (Ldl), i trigliceridi, laglicemia ed altri parametri.

CIVITANOVA MARCHE (MC)Tumore al seno: “Dottore mi spieghi…”Si è tenuto il 7 marzo scorso a Civitanova Marche il conve-gno dal titolo “Dottore mi spieghi…” organizzato dall’As-sociazione “Come ginestre” e dedicato al tumore al seno.Il dottor Nicola Battelli (medico oncologo ospedale Tor-rette di Ancona) e ildottor Paolo Decem-brini (medico chirurgoospedale di Civita-nova) hanno parlato diprevenzione del tu-more al seno e di ac-cortezze e sistemi perprevenire l’insorgeredella patologia.“Le ginestre rifiori-scono sempre, anchedopo il passaggio dellalava del vulcano”, di-cono le volontariedell’associazione tra-smettendo in questomodo un messaggio disperanza. L’attività prevalente di“Come ginestre” è quella di fornire aiuto, conforto e so-stegno psicologico alle donne che hanno subito un inter-vento riconducibile alla patologie tumorale al seno. L’associazione gestisce anche un centro di sostegno consede presso la Croce Verde di Civitanova Marche, in viaAldo Moro 53.

FERMOApre lo Sportello europeo del consumatoreLa Lega Consumatori Fermano ha aperto lo sportello di di-fesa del cittadino consumatore al Circolo Acli Corva conun incontro dal titolo “I consumi e le fasce sociali svantag-giate”. Sono stati presentati i servizi di lettura bollette, as-sistenza su questioni telefoniche, bancarie ed assicurativenella convinzione che la complessità delle informazioni ri-volte ai consumatori spesso determina un disservizio senon un vero e proprio danno.Nell’occasione è stato presentato lo Sportello europeo delconsumatore, modello che la Lega Consumatori Fermanopropone per assicurare la tutela e l’assistenza ai cittadinidel territorio con garanzia di qualità ed uniformità di tu-tela secondo parametri europei.Il Circolo Acli Corva ospiterà permanentemente le attivitàe i servizi della associazione.

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FARE PENSIERO

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“Decrescita, l’alternativa allavertigine dello sviluppo”.Con questa conferenza, il 6

febbraio scorso la Scuola diPace di Ancona ha iniziato “colbotto” il ciclo di eventi 2008, de-dicato quest’anno al filone:“Ecopace - strategie di cambia-mento per un pianeta in rovina”.Il tema, la decrescita, e soprat-tutto il relatore ospite, Serge Latouche, l’economistafrancese che ne è il massimo profeta, hanno attiratocosì tante persone, che la sala del Rettorato di Anconanon è bastata a contenerle, e in molti hanno seguito inpiedi, per ben due ore, il calmo e acuto professore dieconomia dell’Università di Paris Sud.Introdotto da Carlo Pesaresi, assessore alla Solidarietà ePace della Provincia di Ancona, che ha patrocinato l’inizia-tiva, Latouche ha cominciato illustrando i perversi mecca-nismi che stanno spingendo la nostra società verso il vicolocieco della crescita infinita. In perfetto italiano e in manierasemplice e divulgativa, l’esperto ha spiegato come questomodello di sviluppo non sia né sostenibile, dato che vi-viamo in un pianeta che ha risorse finite, né auspicabile.Nella seconda parte della conferenza invece, il professoresi è concentrato nel chiarire che cosa si intende e come or-ganizzare la Decrescita, unica via per garantire un futuronon tanto al pianeta, ma ai suoi abitanti, sia di oggi, chedelle prossime generazioni.

Chiedersida dove

veniamo“Noi che viviamo nei Paesi ricchi - ha esordito Latouche -siamo minacciati dai rischi legati all’eccessiva alimenta-

zione, mentre per i due terzi della popolazione mondialequello della mancanza di cibo è un problema quotidiano.Non a caso per la comunità internazionale il principaleobiettivo del 21° secolo non è la salvezza del pianeta, ma ladiminuzione della povertà e della fame. Tuttavia non c’èancora un’adeguata presa di coscienza del problema, chesi avrebbe ponendosi due domande fondamentali: dovestiamo andando? e da dove veniamo?”.

“Anche coloro che non hanno ascoltatoil primo segnale d’allarme lanciato nel1972 dal Club di Roma, con il primo rap-porto sui limiti della crescita - ha ricor-dato - oggi non possono più dire di nonsapere. L’ultimo rapporto 2007 delgruppo intergovernativo di scienziatiIpcc dimostra che i cambiamenti clima-tici, già in atto, sono causati dall’uomo.Le catastrofi che colpiscono sempre piùtutto il mondo ci mostrano quali graviminacce incombono sull’ambiente e lepersone. Se è però chiaro, da un lato,dove stiamo andando, dall’altro non ci siinterroga, compreso Al Gore nel suo

film, sull’altra questione più importante: da dove veniamo?In altre parole non si è chiari sul perché siamo giunti a que-sta situazione, mentre dovremmo esserlo: viviamo in una‘società della crescita’, che ci porta a fracassarci contro i li-miti del pianeta. Per questo dobbiamo assolutamente in-vertire la rotta e inventare un cambiamento per un futurosostenibile. Questo cambiamento, necessario, va ricon-dotto sotto il nome provocatorio di decrescita”.

Le tre molledella crescita

senza limitiPrima di affrontare nel dettaglio la decrescita, Latouche siè soffermato sulla “società della crescita” e i suoi mecca-nismi perversi.“Non uso la parola ‘crescita’, ma ‘società della crescita’ -ha precisato - La crescita in sé infatti non è una cattivacosa, pensando ad esempio alla produzione alimentare.Ma non è certo il caso dell’Europa, con eccessi produttiviche è costretta a distruggere. Oggi viviamo in una ‘so-cietà della crescita’, crescita senza limiti, crescita di tutto,crescita come fine.Per spingere i consumi sempre più in alto, il sistema uti-lizza tre potenti molle: la pubblicità, l’obsolescenza pro-grammata e il credito”.

Alessandro Zepponi

L’insostenibile pesantezza del crescereAlla Scuola di Pace di Ancona il profeta della decrescita Serge Latouche

A questo ritmo nel 2050 serviranno 50 pianeti.Cambiare modo di vivere è l’unica via d’uscita

Serge Latouche

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“La pubblicità ci fa desiderare ciò che non abbiamo e nellatelevisione ha trovato l’arma di distruzione più massiccia eampia. Con 500 miliardi di dollari, la pubblicità è il secondobilancio mondiale, preceduto solo da quello militare: 500miliardi di dollari di inquinamento visivo, uditivo, mate-riale, spirituale e mentale”.“Nel caso non bastasse la pubblicità, viene in soccorsol’obsolescenza programmata. Tutte le apparecchiature siguastano in fretta e non si possono riparare o, meglio, sipossono riparare, ma a costi spesso superiori al prezzo diacquisto del nuovo, che magari viene fabbricato in Cina,pagando agli operai salari bassissimi. Questo fenomenotocca un po’ tutti i prodotti e lo si vede dalla crescita dei ri-fiuti, che è diventato un problema mondiale”.“Infine la terza molla: il credito. Per far consumare all’infi-nito, occorre forzare a comprare anche la gente che non hadenaro. La crisi finanziaria dei sub prime negli Stati Uniti hadimostrato che il meccanismo si può ‘inceppare’. Si face-vano prestiti anche ai poveri per comprare casa, dicendoloro che il valore sarebbe aumentato, ma poi sono venutele difficoltà di pagare le rate, con la conseguenza che mi-lioni di americani vengono cacciati dalle loro case. In que-sto modo l’economia della crescita ha fagocitato a poco apoco la società che è diventata ‘la società della crescita’”.

I numeri del pianeta

insostenibileUn’insostenibilità, quella della crescita per il pianeta, chel’economista ha poi spiegato anche in termini quantitativi,secondo l’indice scientifico dell’impronta ecologica.“Il pianeta ha un patrimonio di risorse ben definito. - hadetto - Lo spazio bioproduttivo, cioè utilizzabile ai fini delsostentamento della popolazione, è di 12 miliardi di ettari:1,8 ettari a testa devono essere sufficienti a produrre ciòche mangiamo, ciò che indossiamo, ecc. e anche per as-sorbire gli effetti negativi come le emissioni e i rifiuti.Oggi il nostro modello ha bisogno mediamente di 2,3 et-tari, siamo cioè al di sopra, di circa il 30%, della capacità dirigenerazione della biosfera. In altre parole stiamo vivendograzie anche al patrimonio che spetterebbe alle genera-zioni future. Anche se la differenza non sembra eccessiva,il problema è che si tratta di una media mondiale. Ogni ita-liano ha bisogno di 4,5 ettari bioproduttivi: se tutta la po-polazione vivesse come gli italiani, servirebbero 3 pianeti.

Se vivessimo tutti come gli americani, di pianeti ne servi-rebbero ben 6!”. “Contrariamente a quanto diffusamente si pensa, questodimostra che sono i paesi del Sud che aiutano massiccia-mente i paesi del Nord. Il popoli dei paesi del nord, cherappresentano meno del 20% della popolazione mondiale,consumano l’86% delle risorse mondiali naturali. Ad untasso di crescita del 2% annuo, nel 2050 servirebbero 30pianeti! Il nostro modo di vivere semplicemente non è so-stenibile. O cambiamo o spariremo”.

Siamodavvero

felici?Oltre a non essere sostenibile, la società della crescita nonè nemmeno auspicabile.“Come affermava il mio maestro storico e filosofo Ivan Il-lich - ha continuato Latouche - ‘vivremmo meglio se vives-simo altrimenti, perché questa società non porta allafelicità’. Produciamo sempre di più, consumiamo sempredi più e guadagniamo sempre di più, ma non siamo felicisempre di più. Oltre un certo livello siamo obbligati aspendere sempre di più per ‘compensare’ e per ‘riparare’gli effetti collaterali: per ridurre l’inquinamento, per le vi-site mediche, per gli antidepressivi. L’economista HermanDaly ha sottratto dal PIL queste spese calcolando un nuovoindicatore: l’Indice di Progresso Autentico. Nel caso degliStati Uniti l’indice è cresciuto solo fino agli anni ’70, poi èandato in continua diminuzione”.“Dobbiamo quindi uscire dalla società della crescita, nonsolo perché è un’esigenza ecologica, ma anche per ritro-vare la gioia di vivere, per ricostruire una società più con-viviale e umana (come affermava Illich). Il problema è chesiamo tossicodipendenti del lavoro, dei consumi. Sap-piamo bene che questo circolo vizioso è pericoloso, macome i drogati siamo dipendenti.”

Organizzarela società

della decrescita Per uscirne senza attendere uno shock, occorre quindi or-ganizzare la società della decrescita. Già, ma come?“Per prima cosa - ha spiegato il professore - chiariamo cosasi intende per decrescita. Al contrario della crescita, la de-crescita non è una teoria o un modello economico; la de-crescita è uno slogan provocatorio. Non è un’alternativaalla vertigine dello sviluppo, ma una matrice di alternative,perché non si organizzerà una società della decrescitanello stesso momento e nello stesso modo in Africa, inAmerica latina, in Europa. Lo slogan sta a indicare la ne-cessità di una rottura con la società della crescita che haperso il senso dei limiti. Si tratta di pensare e costruire un

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altro mondo, sostenibile, conviviale, sereno. Innanzitutto occorre distinguere due livelli per costruire lasocietà della decrescita: un livello teorico ed uno pratico,fatto di misure concrete raccolte in un programma politico.A livello teorico si può pensare la decrescita come un cir-colo virtuoso dove ogni azione rafforza le altre e si rafforzadalle altre. Data questa interdipendenza e data l’impossi-bilità di realizzarlo dall’oggi al domani, è importante en-trare comunque in circolo cominciando con alcune azionie facendo leva poi sulla loro correlazione. Il cerchio è for-mato da otto azioni, espresse da otto R: rivalutare, ricon-cettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare,ridurre, riutilizzare e riciclare.La ‘R’ più importante, che non c’è, ma riassume tutte lealtre, è Resistere! Resistere a questo terrorismo e totalita-rismo della società dei consumi, della colonizzazione del-l’immaginario, che ci incita a rinunciare alla nostraautonomia, libertà, indipendenza.”

È un sognoma non è un’utopia

In chiusura Latouche ha descritto il livello pratico della de-crescita con un aneddoto, un sogno fatto alcuni mesi fa.“In occasione delle elezioni presidenziali, mi presento conun programma per la decrescita che prevede nove punti:ritrovare un’impronta ecologica uguale o inferiore alla su-perficie bioproduttiva del pianeta, quindi tornare ai livellidi consumo degli anni ’60 o ’70 quando ancora eravamo aldi sotto della capacità di rigenerazione della biosfera e noneravamo affatto all’età della pietra. La carne proveniva dallebestie che mangiavano l’erba, mentre oggi mangiano fa-rine di soia ogm (coltivata in Brasile in campi che hannopreso il posto della foresta amazzonica) mischiate con fa-rine animali;internalizzare i costi del trasporto; se il prezzo del tra-sporto comprendesse anche i costi per la manutenzionedelle strade usurate, dei paesaggi deturpati, dell’inquina-mento e delle malattie conseguenti, sarebbe 20 o 30 voltesuperiore a quello attuale e a quel prezzo i pomodori del-l’Olanda non andrebbero in Spagna;rilocalizzare le attività;restaurare l’agricoltura contadina;stimolare la produzione di beni relazionali;ridurre lo spreco di energia;trasformare i guadagni di produttività in riduzioni deltempo del lavoro e in crescita dell’occupazione;penalizzare le spese per pubblicità;decretare una moratoria all’innovazione tecnologica, rio-rientando la ricerca scientifica e tecnica in funzione dellenuove aspirazioni (medicina ambientale e non genetica,agricoltura biologica e non chimica).Vengo eletto, ma con una maggioranza risicata. Decido co-munque di attuare il programma e la settimana successivaalle elezioni vengo assassinato… Morale: sono convintoche ci sia un ‘potere invisibile’ a livello internazionale, che

oggi non rende possibile l’applicazione della decrescita allivello politico”.“Tuttavia - ha concluso - dobbiamo essere fiduciosi perdue motivi. Il primo è che oggi qui, a questa conferenza,siamo così numerosi. Ciò che non è possibile oggi, può es-serlo domani. Se non fossi stato eletto con una maggio-ranza risicata, ma con l’80% dei voti, probabilmente nonsarei stato assassinato o, se lo fossi stato, sarei stato rim-piazzato da un altro che avrebbe ugualmente applicato ilprogramma. Il secondo motivo è che seppure sia impossi-bile attuare oggi un programma di decrescita a livello na-zionale o mondiale, può essere possibile farlo a livellolocale. L’invito è quindi quello di partire dal livello a noipiù vicino, quello locale, facendo leva sulle risorse del pro-prio territorio.”Il giorno seguente l’economista è stato ospite dellaScuola di Pace di Senigallia, che ha organizzato unaltro incontro pubblico, anch’esso affollatissimo.Serge Latouche e le realtà che organizzano le sue con-ferenze stanno dando un grande contributo allo svi-luppo, anche in Italia, della discussione e dellariflessione su questi temi. La speranza è che entrinopresto nell’agenda politica, magari iniziando comesuggerito da quella degli enti locali, proprio come staavvenendo in Francia e in Germania.

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RIVALUTARE: è necessario cambiare il sistema dei valori. Rispetto a

quelli considerati oggi vincenti (guadagnare sempre più denaro con

tutti i mezzi possibili, nella logica della concorrenza), vanno reintro-

dotti la cooperazione, l’altruismo con gli altri e con la natura.

RICONCETTUALIZZARE: sono necessari concetti diversi. La ric-

chezza non è fatta solo di beni, ma anche di relazioni, di accesso ai

beni pubblici, di godimento della natura.

RISTRUTTURARE: c’è bisogno di cambiare i rapporti di produzione;

abbiamo bisogno di meno automobili e di più sistemi che permet-

tono di risparmiare energia, più ecologici.

RIDISTRIBUIRE: la società della crescita non è auspicabile perché ge-

nera disuguaglianze pazzesche. Oltre alla ricchezza, occorre ridistri-

buire tra nord e sud anche i diritti di sfruttamento sulla natura.

RILOCALIZZARE: è un modo per non sfruttare le ricchezze dei paesi

del Sud. Occorre tornare a produrre localmente ciò che è necessario

per la gente del posto. Quest’organizzazione evita situazioni assurde

come i pomodori spagnoli che vengono esportati in Olanda e vice-

versa. La rilocalizzazione deve riguardare anche la vita, ritrovando il

senso del vivere localmente, il senso del territorio, evitando di farselo

distruggere in nome di una società “astratta”.

RIDURRE: con la rilocalizzazione riduciamo i consumi di energia e di

materiali, riduciamo gli sprechi e, in generale, l’impronta ecologica. È

importante anche ridurre l’orario di lavoro sia per far lavorare tutti,

sia per vivere meglio, ritrovando quelle dimensioni della vita che sono

state cancellate dalla società della crescita: la vita “contemplativa”

(fatta di meditazione, ozio, gioco) e la vita “politica” per occuparsi

degli affari della città.

RIUTILIZZARE trovando nuovi utilizzi per gli oggetti prima di disfar-

sene.

RICICLARE ciò che non si può riutilizzare.

LE OTTO R DELLA DECRESCITA

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L’ALTRA ECONOMIA

Quando “stacchiamo la spina” e riusciamo a conce-derci degli attimi di riposo dalla quotidianità, lamente cerca freneticamente la fuga. Un desiderio

di muoverci, rilassarci e conoscere altre culture prende ilsopravvento e ci troviamo ad immaginare il prossimo viag-gio, la prossima meta.Anche nell’ambito del consumo critico c’è un mondo chesta cercando di farsi conoscere: è il turismo responsabile,inteso come pratica di viaggio vicina ai valori della sobrietàe della sostenibilità. Un turismo che comincia dalla do-manda: perché non viaggiare meno, ma viaggiare meglio?In maniera più consapevole e responsabile, appunto, dovela responsabilità consiste nel mettere al centro del viaggiola comunità locale che ti ospita. Le comunità locali infatti troppo spesso subiscono un tu-

rismo deciso da altri, poco attento all’ambiente ed alla so-cietà. Così come succede per molti beni del nostroconsumo quotidiano, (come riso, the, caffè…) anche nelsettore turistico, sono le multinazionali a farla da padrone,prendendo accordi con governi locali facilmente corrutti-

bili, deturpando l’ambiente in modo irreparabile, distrug-gendo il tessuto sociale, che sposta i propri interessi versoi soldi dei bianchi, purtroppo a disposizione di pochi esogno di molti.

Una dinamica distruttrice, quest’ultima, che si può rove-sciare quando sono coloro che abitano in quel territorio apoter stabilire se e come ospitare turisti. Numeri modestinell’ordine di una decina di persone che si spostano conmezzi di trasporto locali, ospiti di piccole strutture ricet-

tive, che visitano progetti di cooperazione, cheincontrano i problemi oltre che le bellezze deiluoghi, che si interrogano sulle dinamiche di vitadei territori. Ecco i pochi ma necessari ingre-dienti per fare un’esperienza di viaggio “altra”.

Un’agenziaanche

nelle MarcheIn Italia, tra le realtà che si fanno promotrici diqueste proposte di viaggio, la più vicina ai valoridel consumo critico e del commercio equo-soli-dale in particolare, è la cooperativa sociale Viag-gieMiraggi (www.viaggiemiraggi.org). Si tratta diun tour operator la cui base sociale è composta

di botteghe, associazioni, cooperative, che hanno indivi-duato in ViaggieMiraggi il soggetto con il quale occuparsidi viaggi responsabili in giro per il mondo. Asia, America,Africa, Europa e anche Italia, sono i luoghi dove sperimen-tare le proposte della cooperativa, che offre itinerari di sco-

Paris Consuelo*

Nel bagaglio un'esperienza di vitaSempre più persone e coppie scelgono proposte di turismo responsabile

Al centro del viaggio massimo rispetto per le comunità ospitanti e per l’ambiente

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perta e conoscenza a contatto con luoghi e persone. InCambogia con Emergency, in Madagascar alla scopertadella produzione di seta equo-solidale, in Guatemala coni produttori di caffè e molte altre destinazioni da scoprire.Nelle Marche socia di ViaggieMiraggi è Mondo Solidale(www.mondosolidale.it), una cooperativa di commercioequo e solidale che raggruppa 15 botteghe sparse su tuttoil territorio marchigiano, dove si promuove anche il turi-smo responsabile, organizzando incontri informativi, ma-nifestazioni, mostre, convegni che sensibilizzino il turistaad una scelta critica delle sue vacanze. Nelle botteghe di Mondo Solidale si possono reperire librie informazioni sul turismo responsabile a carattere gene-rale, ma anche cataloghi con proposte di viaggio create daViaggieMiraggi in collaborazione con le comunità locali.La vendita di pacchetti turistici, invece, avviene esclusiva-mente a Padova nella sede dell’agenzia, grazie anche alla

rete internet che accorcia le di-stanze.Ma per provare l’esperienza diun viaggio responsabile si puòscegliere anche tra le altre agen-zie di viaggio socie dell’Aitr - As-sociazione italiana turismoresponsabile, raggruppate sulsito www.aitr.org. Si può sce-gliere il paese o l’itinerario chepiù interessa o incuriosisce, edabbinata si trova l’agenzia che lopropone, con il relativo indi-rizzo web.

Partenze per coppie

e gruppiSolitamente, le date inserite nei programmi possono sem-pre essere modificate ed adattate alle richieste del turista,a patto che la comunità locale sia disponibile all’acco-glienza e che il clima sia favorevole. Generalmente si for-mano dei piccoli gruppi da 10-12 persone che spesso siincontrano per l’occasione, entrando in contatto circa 1mese prima della partenza, per iniziare sia la conoscenzareciproca che quella delle caratteristiche salienti del viag-gio (progetti di sviluppo che si visiteranno, storia e geo-grafia del paese, usi e costumi locali, eventuali modificheall’itinerario, logistica, ecc.). Sempre di più stanno aumentando le partenze di coppie,che scelgono il turismo responsabile per il viaggio dinozze: possono viaggiare da soli o appoggiandosi alle co-munità locali, oppure collegandosi per un periodo ad ungruppo con accompagnatore e poi proseguendo l’altraparte del viaggio da soli, sempre con la possibilità di es-

sere accolti dai referenti locali.Un viaggio di turismo responsa-bile non è solo un “viaggio”, maun’esperienza di vita, che ci apreall’altro, che ci insegna l’impor-tanza della condivisione e dellerelazioni umane, che ci fa risco-prire il bello delle piccole cose,che ci fa ritornare a casa con unospirito di “contenimento” dei no-stri consumi ed una speciale at-tenzione verso ciò che prima cisembrava scontato avere… ancheil nostro vicino di casa noterà ladifferenza!Ognuno di noi, almeno una voltanella vita, dovrebbe provare que-sta esperienza.

*Rete di Economia Etica e

Solidale delle Marche

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LEGISLAZIONE

Le opportunità per chi… leggeLe novità nazionali e regionali in Gazzetta sui temi del volontariato

Politiche sociali, immigrazione, politiche giovanili

Ministero dello sviluppo economico, Decreto 28 dicembre 2007, determinazionedei criteri per la definizione delle compensazioni della spesa sostenuta per la for-nitura di energia elettrica per i clienti economicamente svantaggiati e per i clientiin gravi condizione di salute (G.U. n. 41 del 18.02.2008)

Con questo provvedimento il Ministero dello Sviluppo Economico ha definito i criteri per deter-minare le compensazioni della spesa sostenuta per la fornitura di energia elettrica da parte deiclienti economicamente svantaggiati ed in gravi condizione di salute che devono utilizzare ap-parecchiature medico - terapeutiche necessarie per l'esistenza in vita e alimentate ad energia elet-trica. Il decreto prevede che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas definisca la compensazionedella spesa sostenuta per la fornitura di energia elettrica a favore delle suddette categorie di clientiin modo uniforme sul territorio nazionale, mediante meccanismi di aggiornamento certi e tra-sparenti e attraverso un uso efficiente delle risorse. I clienti domestici in condizioni di effettivodisagio economico (individuati sulla base l'Indicatore di Situazione Economica Equivalente, ISEEche non deve superare i 7.500 euro) potranno beneficiare della compensazione della spesa so-stenuta per la fornitura di energia elettrica in relazione al numero di componenti la famiglia ana-grafica, con riferimento ad un livello di consumo di energia elettrica e di potenza impegnatacompatibile con l'alimentazione delle ordinarie apparecchiature elettriche di uso domestico, inmodo tale da produrre una riduzione della spesa dell'utente medio indicativamente del 20%. In-vece, i clienti domestici che hanno in famiglia persone in condizioni di salute tanto gravi da ri-chiedere l'utilizzo di apparecchiature medico - terapeutiche necessarie per la loro esistenza invita e alimentate ad energia elettrica potranno beneficiare di modalità compensative riferite siaal maggior impegno di potenza, sia al maggior consumo di energia elettrica connessi all'utilizzodelle apparecchiature. Le domande dovranno essere inoltrate al Comune di residenza che ne ve-rificherà l’ammissibilità secondo i criteri stabiliti.

politiche sociali

LEGISLAZIONE NAZIONALE

Decreto legislativo n. 25 del 28 gennaio 2008. Attuazione della direttiva2005/85/CE recante norme minime per le procedure applicate negli Stati mem-bri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato (G.U. n. 40 del16.02.2008)

Il provvedimento definisce le procedure per l’esame delle domande di protezione internazionalepresentate nel territorio nazionale da cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea o daapolidi e le procedure per la revoca e la cessazione degli status riconosciuti. La domanda di asiloè presentata all’ufficio di polizia di frontiera o alla questura competente per il luogo di dimora; nelcaso di presentazione della domanda all’ufficio di frontiera è disposto l’invio del richiedentepresso la questura competente per territorio. La questura, ricevuta la domanda di protezione in-ternazionale, redige il verbale delle dichiarazioni del richiedente su appositi modelli predispostidalla Commissione nazionale (approvato e sottoscritto dal richiedente cui ne è rilasciata copia).Quando la domanda è presentata da un minore non accompagnato, il tribunale dei minorenni eil giudice tutelare procedono all’apertura della tutela e della nomina del tutore e si avvia l’iterper l’inserimento del minore in una delle strutture operanti nell’ambito del Sistema di protezione.

immigrazione

in collaborazione con lʼassociazione Gruppo Solidarietà

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Nel provvedimento vengono inoltre elencati i casi di inammissibilità delle domande: il richiedenteè stato riconosciuto rifugiato da uno Stato firmatario della Convenzione di Ginevra e può ancoraavvalersi di tale protezione; o ha fatto identica domanda dopo che sia stata presa una decisioneda parte della Commissione stessa senza addurre nuovi elementi in merito alle sue condizionipersonali o alla situazione del suo Paese di origine. Verificata l’ammissibilità delle domande, laCommissione territoriale può riconoscere lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria, o ri-gettare la domanda - avendo stabilito che non sussistono i presupposti per il riconoscimento dellaprotezione internazionale o ricorra un motivo di cessazione o esclusione -. Se la domanda nonviene accolta, alla scadenza del termine per l’impugnazione, c’è l’obbligo per il richiedente di la-sciare il territorio nazionale, salvo che gli sia stato rilasciato un permesso di soggiorno (ad esem-pio nei casi in cui non accolga la domanda di protezione internazionale e ritenga che possanosussistere gravi motivi di carattere umanitario, la Commissione territoriale trasmette gli atti al que-store per l’eventuale rilascio del permesso di soggiorno).

immigrazione

DGR n. 1530 del 18 dicembre 2008, DA n. 51/2007 – DGR n.1424/2006 - Pianodegli interventi mirati al contrasto della povertà - Criteri di riparto delle risorseper l’anno 2007 (BUR n. 4 del 11.01.2008)

Il provvedimento definisce i criteri di riparto delle risorse per il finanziamento del piano di in-terventi mirati al contrasto delle situazioni di estrema povertà. I contributi sono destinati al so-stegno di servizi ed interventi a favore delle persone in stato di estrema povertà, mirati al prontointervento e all’inclusione sociale. Possono essere ammessi a finanziamento progetti promossi daorganismi del terzo settore, che da anni lavorano prevalentemente nell’ambito della pronta ac-coglienza delle persone in stato di estrema povertà. Per accedere alla graduatoria per l’erogazionedei contributi, gli enti devono presentare un progetto dettagliato di tutte le voci di spesa corre-late all’avvio dell’iniziativa, integrato dalle finalità, gli obiettivi e le metodologie con il quale vieneapplicato il progetto, l’ipotetico l’indotto, il potenziale bacino d’utenza; sono ammessi progetti inatto o avviati nel 2007. Il finanziamento complessivo è pari 100.000 euro.

politiche sociali

LEGISLAZIONE REGIONALE

DGR n. 1515 del 18 dicembre 2007, L.R. 46/95 - Piano annuale degli interventi dipromozione e coordinamento delle politiche in favore dei giovani. Indirizzi ap-plicativi per l’anno 2007 e criteri di ripartizione delle risorse finanziarie. ImportoEuro 425.818,36 cap. 53007127 bilancio 2007 (BUR n. 4 del 11.01.2008)

La delibera approva il Piano annuale degli interventi di promozione e coordinamento delle poli-tiche in favore dei giovani. Il provvedimento definisce gli indirizzi applicati per la progettazioneper l’anno 2007: promozione dell’aggregazione giovanili, in forme organizzative, autogestite ospontanee, anche inerenti le attività artistiche, culturali e multimediali e orientate a favorirel’espressione della creatività; promozione della collaborazione con associazioni ed organizzazionigià presenti nel territorio; integrazione tra giovani provenienti da diverse estrazioni sociali, cultureed etnie, incentivando anche la partecipazione a scambi interculturali. Si specifica inoltre che lavalutazione e l’ammissibilità a cofinanziamento dei progetti – che possono essere presentati di-rettamente dai giovani o dagli Enti Locali, in forma singola o associata - spetta all’AmministrazioneProvinciale, che esercitano la funzione di coordinamento, promuovendo anche l’integrazionedelle attività degli Informagiovani e dei Centri per l’Impiego. Vengono fissati i criteri di ripartizionedelle spese del finanziamento complessivo pari a 425.818 euro.

politiche giovanili

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AMMINISTRAZIONE E FISCO

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Nella prima parte dell’articolo (cfr. Volontariato Mar-che n.1/2008 pp. 40-41) si è focalizzata l’attenzionesulle principali agevolazioni fiscali che la legge ri-

serva appositamente alle associazioni di volontariato epiù in generale sui confini di legittimità del porre in es-sere attività di natura commerciale. In questa sede si af-frontano invece le questioni relative alla possibilità diapplicare altre norme, riferite al più vasto universo degliEnti non commerciali e delle Onlus nel quale, come ènoto, rientrano di diritto anche le odv iscritte nel Regi-stro regionale del volontariato.

L’attività istituzionale

non è commerciale L’articolo 150 del DPR 917/1986 (testo unico delle impostesui redditi) al primo comma recita: “per le Onlus, adeccezione delle società cooperative, non costituisceesercizio di attività commerciali lo svolgimento delleattività istituzionali nel perseguimento di esclusive fi-nalità di solidarietà sociale”.Ad una prima lettura nessun dubbio sulla decommercia-lizzazione delle attività istituzionali, ma, a ben vedere, taliattività istituzionali debbono perseguire esclusive finalitàdi solidarietà sociale.Qualsiasi attività istituzionale svolta da una Onlus perse-gue esclusivamente finalità di solidarietà sociale?Sicuramente le Onlus, chiamiamole ordinarie, regola-mentate dall’articolo 10 del D.Lgs 460/1997 hanno im-posto, almeno sulla carta (articolo 10, comma 1, letterab), il perseguimento di finalità solidaristiche per cui, ameno di una rigorosa indagine sull’attività effettiva-mente svolta, nulla osta all’applicazione del primocomma del citato articolo 150.La stessa solidarietà non è invece espressamente prevista

per le cosiddette Onlus di diritto, tra cui le organizzazionidi volontariato iscritte al Registro, quanto meno, al primocomma dell’articolo 1 della legge quadro 266/1991 l’indivi-duazione delle finalità solidaristiche è rimandata a prov-vedimenti di carattere regionale (“…. Il conseguimentodelle finalità di carattere sociale, civile e culturale indivi-duate dallo Stato, dalle Regioni……”).Probabilmente nessuno obietterà sulla solidarietà delle at-tività svolte dalle organizzazioni di volontariato restando ilfatto però, che in linea assolutamente teorica, tali organiz-zazioni potrebbero essere chiamate a dimostrare la soli-darietà delle loro attività istituzionali per le quali hanno,

giustamente, invocato la decommercializzazione tribu-taria ai sensi dell’art 150 del Testo Unico, in quantoOnlus di diritto.

Quelle “connesse”alle istituzionalisono detassate

Il decreto legislativo n. 460/97 prevede inoltre al comma5 dell’art. 10 la possibilità per le Onlus di svolgere, afianco delle attività istituzionali, le cosiddette attività di-rettamente connesse; attività che pur potendo posse-dere i caratteri di commercialità sono comunque“detassate” dal comma 2 del già citato articolo 150 delTesto Unico delle imposte dirette.

Queste si dividono in due categorie: - attività analoghe a quelle istituzionali: quando rivolte asoggetti non svantaggiati (rientrano in questa tipologia leattività di assistenza sanitaria, istruzione, formazione, sport

gruppo consulentiamministrativo-fiscali del Csv

Quando è (o non è) commercialeQualificare le attività svolte dalle associazioni di volontariato (parte II)

Requisiti e limiti della normativa che si applica alle onlus di diritto

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dilettantistico, promozione della cultura e dell’arte e tuteladei diritti civili );- attività accessorie a quelle istituzionali.

E’ importante sottolineare che, anche se le associazioni divolontariato iscritte al Registro Regionale (Onlus di diritto)non hanno l’obbligo di svolgere la propria attività istitu-zionale in uno dei settori previsti dal comma 1 dell’art. 10,nel momento in cui, però, pongono in essere attività con-nesse della prima tipologia si ritiene che debbano comun-que svolgerle tassativamente in uno dei sei ambitiespressamente previsti dal comma 5.Sotto questo profilo, l’eventuale controllo circa la reale na-tura delle attività comporterà di sicuro l’esecuzione di ac-cessi in loco degli Enti verificatori, al fine di riscontrare ilcontenuto delle stesse (ad esempio di assistenza sanitaria,istruzione, formazione, etc.).In base a ciò si ritiene che tutte le altre attività svolte al difuori di quelle elencate al comma 5 dell’articolo 10 delD.Lgs. 460/1997 ed esercitate dietro corrispettivo, non pos-sono considerarsi connesse, ma commerciali a tutti gli ef-fetti e con tutti i riflessi fiscali del caso (eventuale aperturapartita IVA, dichiarazioni fiscali, obblighi contabili, etc.).

I limitidelle attività“connesse”

Rispetto invece ai limiti quantitativi posti dalla legge per losvolgimento delle attività connesse, devono essere rispet-tate le seguenti condizioni:- non siano prevalenti rispetto a quelle istituzionali;- i relativi proventi non superino il 66% delle spese com-plessive dell’organizzazione.

Il criterio della prevalenza, secondo la Circolare n.168/Ecomporta quindi un insieme di elementi rilevanti ai fini delrapporto tra attività istituzionale e quelle direttamenteconnesse quali ad esempio gli investimenti, l’impiego dellerisorse umane e materiali e il numero delle prestazioni ef-fettuate.Di fatto, però, il legislatore fiscale, pur avendo precisato i

criteri di base ai quali stabilire la prevalenza delle attivitàconnesse rispetto all’attività istituzionale ha sottolineatoche la struttura operativa e funzionale delle Onlus nonsopporta lo svolgimento in via esclusiva o principale di at-tività meramente connesse.Da ciò ne consegue che deve necessariamente essere in-dividuato un rapporto preciso tra attività istituzionale e at-tività connessa e questo spesso provoca non pochedifficoltà. Infatti, se si pensa ad un organismo che svolgepiù di una attività istituzionale, in assenza di sofisticate edettagliate scritture contabili (fermo restando l’obbligodella contabilità separata per l’attività commerciale svoltaai sensi del comma 2 dell’articolo 144 TUIR), potrebbe ri-sultare difficoltosa anche la semplice ripartizione dei pro-venti delle diverse attività istituzionali svolte, daconsiderare ai fini del limite del 66% previsto.

Gli indicatoriche attestano

la non commercialitàUn esame che molto spesso viene effettuato dagli accer-tatori è il cosiddetto “test di non commercialità” che ri-guarda tutte le attività svolte.Ai fini della qualificazione commerciale dell’ente si tieneconto, oltre che dei parametri di cui sopra, anche dei se-guenti indicatori (articolo 149, comma II, DPR 917/86):

1 - prevalenza delle immobilizzazioni relative all’attivitàcommerciale, al netto degli ammortamenti, rispettoalle restanti attività. Si tratta di un criterio oggettivoche può essere agevolmente controllato ove l’ente siain possesso di una contabilità a norma con i requisitidi legge; a tale fine si considera che difficoltà potreb-bero insorgere nella verifica del citato parametroquando alcuni beni sono utilizzati promiscuamentesia per attività istituzionali sia per attività commerciali,in modo da rendere difficile la quantificazione di taledoppio parametro;

2 - prevalenza dei ricavi derivanti da attività commercialirispetto al valore normale delle cessioni o prestazioniafferenti le attività istituzionali. Il controllo di tale pre-supposto pone molti problemi applicativi, con parti-colare riferimento a beni e servizi chel’organizzazione cede gratuitamente o ad un prezzoinferiore a quello di mercato. Quando manca ilprezzo, la valorizzazione del cosiddetto valore nor-male non è sempre agevole, soprattutto quando ilbene ceduto sia stato a sua volta ricevuto gratuita-mente da un privato, e quindi manca di ogni riferi-mento relativamente al costo di acquisto o di entrata;

3 - prevalenza dei redditi derivanti da attività commercialirispetto alle entrate istituzionali, intendendo per que-ste ultime i contributi, le sovvenzioni, le liberalità e lequote associative. Al riguardo è stato precisato dal Mi-nistero delle Finanze che nel conteggio vanno sem-pre esclusi dalle attività commerciali i contributipercepiti per lo svolgimento di attività aventi finalità

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sociale in regime di convenzione o accreditamento,in quanto non soggetti a tassazione. E’ ovvio che bi-sogna però lasciare ogni utile traccia dal punto di vistacontabile delle entrate istituzionali sopra indicate alfine di operare precisamente il succitato raffronto;

4 - prevalenza delle componenti negative inerenti all’atti-vità commerciale rispetto alle restanti spese. Tale esamerichiederà una dettagliata analisi complessiva che dovràessere effettuata anche incrociando i dati con elenchiclienti per evidenziare eventuali acquisti non contabi-lizzati o effettuati senza fattura da parte dell’ente, tesiad abbattere spesso il parametro che precede.

Gli accertamentidell’autorità

finanziariaA tale fine, è molto importante ricordare sia per il punto 3)che per il punto 4) che i poteri dell’Amministrazione Fi-nanziaria consentono di accertare maggiori ricavi non di-chiarati o acquisti senza fattura nelle attività commerciali,essendo evidente che entrambi questi fattori possono in-cidere sul rapporto tra attività istituzionale e commerciale.Addirittura è prevista la possibile utilizzabilità presuntivadelle risultanze bancarie, anche a prescindere ed al di fuoridella procedura di cui agli articoli 32 del DPR n. 600/1973 e51 del DPR 633/1972, per pervenire ad un eventuale accer-tamento di vendite o di acquisti senza fattura.Tuttavia non sono solo i documenti fiscali e bancari a poteressere utilizzati dal fisco ma anche tutte quelle presunzioniche derivano da:

• specifici elementi di fatto, di carattere materiale, ve-nuti a conoscenza diretta da parte dell’Amministra-zione Finanziaria;

• specifici elementi documentali di carattere extracon-tabile, acquisiti nel quadro dell’esercizio dei poteriistruttori;

• ricostruzioni indirette del reale volume d’affari del-l’attività commerciale che pervenga ad un giudizio discarsa fedeltà dei dati contabilizzati e dichiarati (adesempio le cosiddette percentuali di ricarico sullevendite).

Le agevolazioni per gli enti associativi

Oltre alle norme specifiche per il volontariato (trattatenella prima parte dell’articolo) e quelle riferite alle Onlus,le organizzazioni di volontariato, al pari degli enti di tipoassociativo, sono destinatarie di ulteriori “agevolazioni fi-scali”.Infatti il TUIR (DPR 917/86) deroga alla regola generale, se-condo cui sono sempre considerate commerciali le ces-

sioni di beni e le prestazioni di servizi quando esse sianoeffettuate agli associati verso il pagamento di corrispettivispecifici. Il regime agevolativo (articolo 148 TUIR) consiste proprionell’esclusione del carattere commerciale di tutte quelleattività rese, in diretta attuazione degli scopi istituzionali,nei confronti degli associati e verso il pagamento di corri-spettivi specifici.Tali attività vengono indicate come “decommercializzate”e risultano essere:

1 - tutte le attività che vengono svolte in diretta attua-zione degli scopi istituzionali e che vengono effet-tuate tramite il pagamento di corrispettivi specifici neiconfronti degli associati;

2 - e cessioni, anche a terzi non associati, di pubblica-zioni proprie che vengono però cedute prevalente-mente ad associati.

Le attivitàsempreescluse

Il legislatore, al comma 4 dello stesso articolo, ha volutoevidenziare una eccezione sottolineando una norma im-portante che delimita l’applicazione di tale meccanismoagevolativo. Viene sempre fatto salvo, ovvero vengonosempre escluse dall’agevolazione di cui sopra e conside-rate quindi attività commerciali, le seguenti attività:

• somministrazione di alimenti e bevande;• erogazione di acqua, energia elettrica, gas;• cessione di beni nuovi prodotti per la vendita;• organizzazione di viaggi;• gestioni di fiere e mostre a carattere commerciale;• pubblicità e sponsorizzazione;• gestione di spacci e mense aziendali;• prestazioni alberghiere e di vitto e alloggio;• prestazione di trasporto;• prestazione di deposito;• telecomunicazioni e radio;• servizi portuali e aeroportuali.

Naturalmente, dal punto di vista IVA, abbiamo già sottoli-neato che tali attività devono essere sempre caratterizzatedal requisito dell’abitualità al fine di consentire l’aperturadi una partita IVA.

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di Felice di Lernia

Edizioni la Meridiana, 2008, euro 20,00, pagine 256

Che forma prende l'uomo? … quella delle mani in cui cade. Allora è importante non solo capire nelle mani in cui si cade ma anche come, quelle mani, gestiscono il loro potere sull’uomo evitando di trasformarlo in dominio. Ma potere e dominio, in fondo, non suppongono una relazione identica? Crederlo è un errore, che forse è il caso disvelare. Felice di Lernia lo fa nel campo delicato e fragile delle pratiche di cura, nel libro dal titolo suggestivo “Ho perso le parole. Potere e dominio nelle pratiche di cura”. Sveliamo allora l’errore. Il rapporto di cura è un faticoso equilibrio tra potere e dominio, tra possum = io posso fare e dominus = sono padrone. Il confine tra potere e dominio si gioca sulla scelta-capacità-possibilità di accompagnare. Medici, psicologi, pedagogisti, educatori, insegnanti, assistenti sociali, sacerdoti con questo equilibrio devono fare i conti. La volontà di potere, appunto io posso, è alla basedi qualunque vocazione professionale. É normale che sia così. Ecco allora che la questione cruciale non è data dalle competenze o

dalle qualità, ma dall'atteggiamento nei confronti del potere, cioè del fatto che io posso una cosa che un altro in questo momento non può. E l’altro che si affida è un soggetto vulnerabile e ancora più fragile nel momento stesso in cui mette in gioco la sua autenticità, il suo bisogno di aiuto. Se scelgo, nel mio potere, di accompagnare l’altro lo aiuto a cambiare. E siccome l'errore è cambiamento, la conseguenza è che la cura se non accompagna nel cambiamento diviene il luogo del proprio dominio sull’altro. Un libro che con delicatezza entra nel campo minato delle relazioni di cura con una prospettiva antropoietica. Perché prendersi cura dell’uomo, significa prendersi cura dell’umanità. E forse anche la nostra.

In collaborazione con l’agenzia giornalistica Redattore Sociale e con l’associazione Gruppo Solidarietà

Ho perso le parole

tteggiamento nei confronti del

a cura di Arnaldo Cecchini ed Elena Musci

Edizioni La Meridiana, 2008, euro 20,00, pagine 256

Ancora un libro sull'intercultura. Ma non il solito libro sull'accoglienza. L'accoglienza resta fonda-mentale in un ottica "interculturale", ma non basta. Occorre un altro passo in avanti verso la decostru-zione degli stereotipi che accompagnano la rappre-sentazione e la conoscenza dell'altro.Si tratta di una strada complessa e difficile lontana dai buoni sentimenti e insidiata da possibili conflitti sociali ma forse l'unica percorribile in campo educa-tivo. Così come ogni individuo è un intreccio di identità diverse con relazioni mobili che si evolvono, allo stesso modo ogni cultura è intercultura. Classifi-care le persone usando la "civiltà" di appartenenza come categoria distintiva è sbagliato e porta a scelte sbagliate.I giochi contenuti in questo testo si propongono

come "trappole per la mente” che spingono a riflet-tere sugli stereotipi, sui nodi problematici che siamo tutti chiamati ad affrontare. Questi giochi aiutano a riconoscere l'altro e il suo punto di vista attraverso una narrazione che non ha una sola prospettiva, che aiuta a identificare le differenze e a renderle relative, a costruire trame dialogiche e ad apprezzare punti di vista differenti.

Differenti? E' indifferente

la mente” che spingono a riflet-

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di Daniela Lucatti

Edizioni Magi, 2008, euro 12,00, pagine 144

I rom sono un popolo che trabocca di vitalità, risorse e capacità. Daniela Lucatti racconta la sua esperienza lavorativa come referente del Centro informazione e consulenza cittadini extracomuni-tari e rom del comune di Pisa. Un impegno durato undici anni, un’esperienza ricca, complessa e atipi-ca, in cui l’autrice è entrata in contatto con la popolazione straniera in particolar modo con il popolo rom. “Questa gente mi trasmette, pur insieme a tutto il dolore e le difficoltà nei quali è immersa, un senso vitale che resiste e mi si attacca addosso…”. Una

lezione su come incontrare l’altro e riconoscerlo non diverso e su cosa dovrebbe voler dire lavorare nel pubblico e agire nel rispetto. Un incontro tra due mondi raccontati attraverso una particolare quanto rara fusione tra ruolo istituzionale e cuore.

Romantica gente

ontrare l’altro e riconoscerlo

di Andy Rowell, James Marriott, Lorne Stockman

Edizioni Altra Economia, 2007, euro 14,00, pagine 264

Pare che la Nigeria abbia riserve di petrolio pari a 35 miliardi di barili, un terzo delle risorse di tutta l’Africa. In Nigeria la parola petrolio ha un sinoni-mo ed è “Shell” la compagnia anglo-olandese che controlla l’estrazione di metà del greggio nigeria-no. Quasi nulla di questa ricchezza resta alle popo-lazioni locali. Il testo attraverso interviste e docu-menti (relativi principalmente alla Shell e al gover-no britannico) ricostruisce la genesi di un proces-so iniziato nel 1956 quando la Shell-BP Develop-ment Company ha scoperto il greggio nel giaci-mento di Oloibri. Funzionari coloniali britannici, generali che controllano la Nigeria con un pugno d’acciaio, capi villaggio, poveracci senza nome e spogliati di tutto, attivisti che si battono per i diritti e contro i soprusi delle compagnie petrolifere, connivenza di politici locali…la storia di un secolo di sfruttamento, di una lotta di liberazione e di una

regione che, strategica per l’occidente, rischia di diventare dopo l’Iraq il prossimo Golfo. Due sono i temi principali del libro: il primo è che la Shell e le altre multinazionali non agiscono da sole; il secondo riguarda il modello di sfruttamento di gas e petrolio nel Delta, che ricalca il sistema economi-co triangolare tra America, Africa occidentale ed Europa, dal XVII al XIX secolo. Per comprendere la vera natura dell’industria petrolifera in Nigeria e per fare emergere la posizione delle popolazioni del Delta del Niger.

Il prossimo Golfo

ica per l’occidente, rischia di

di Paolo Lambruschi, Sergio Marelli

Edizioni Paoline, 2007, euro 12,00, pagine 192

In occasione del trentacinquesimo anniversario della Federazione degli Organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana, si è pensato di ripercorrerne le tappe più importanti. Una data storica di inizio che ha segnato tutto l’operato della Focsiv è senza dubbio il grido lanciato dall’Enciclica Populorum progressio, e il concilio Vaticano II. Una grande esperienza di Chiesa di popolo, in un momento storico di grande fermen-to laicale, paragonabile solo ai tempi delle confra-ternite medioevali. Dopo decenni di esperienza vissuta dentro gli arcipelaghi della cooperazione

internazionale, che vedono impegnata la Focsiv, si riafferma che l’impegno e la coerenza personale sono le uniche credenziali per poter alzare la voce contro le ingiustizie, senza passare per sepolcri imbiancati o cembali tintinnanti.

Solidali con la valigia

edono impegnata la Focsiv, si

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In arrivo i pagamenti 5 per mille 2006Tutto pronto per l'avvio delle procedure per l'erogazione del 5 per mille 2006 agli enti del volontariato. Raggiunta, infatti, un'intesa tra il ministero della Solidarietà sociale e delle Entrate che permetterà l'effettiva erogazione dei 192 milioni di euro destinati al volontariato, a partire dal pros-simo mese di maggio. In base all'intesa, l'Agenzia provve-derà alla raccolta dei dati delle coordinate bancarie e postali degli enti, fornendo anche il supporto tecnico-operativo necessario all'emissione dei mandati di paga-mento mediante accredito su conto corrente. Attivati diversi canali attraverso i quali le associazioni di volonta-riato possono fornire i dati richiesti. I rappresentanti delle Adv possono: accedere ai servizi telematici e utilizzare l'apposita procedura; recarsi presso un ufficio dell'Agen-zia e consegnare l'apposito modello scaricabile dal sito www.agenziaentrate.gov.it; fornire i dati delle coordinate Iban nel modello di iscrizione al 5 per mille 2008. Nel secondo semestre di quest'anno, saranno avviati anche i pagamenti delle somme del 5 per mille per l'anno 2007. L'accordo tra il ministero e l’Agenzia avrà durata biennale e prevede il pagamento del contributo anche per quegli enti (associazioni sportive dilettantistiche e fondazioni nazionali di carattere culturale) ammessi al beneficio.

Rapporto 2008 sull’inclusione sociale: l’Italia dovrebbe adottare strategie più inclusiveL’Italia non naviga in buone acque per quel che riguarda povertà infantile e inclusione sociale. Il Rapporto congiunto 2008 sull’inclusione sociale diffuso dalla Commissione Ue colloca, infatti, il nostro Paese nel gruppo di quelli col peggior risulta-to in fatto di assistenza sociale volta a proteggere i minori a rischio di povertà: 25% (20% per gli adulti), contro una media europea per i minorenni del 19% (16% per gli adulti). Solo Lettonia e Polonia fanno peggio di noi. Il 6% dei minorenni (e qui l’Italia fa meglio della media Ue del 9%) vive in famiglie senza alcun reddito da lavoro (9% per gli adulti), mentre il 17% si trova in una famiglia che dispone di almeno un reddito men-sile ma che si trova ugualmente a rischio povertà (9% per gli adulti; media Ue dell’8% per gli adulti e del 13% per i minorenni). Purtroppo però le politiche sociali adottate dal nostro Paese non riescono a proteggere efficacemente questi minorenni; e hanno un impatto ridotto sulla diminuzione del rischio di povertà. Altro dato che fa riflettere è quello che pone al 20% l’incisività dello stato sociale italiano nella riduzione del disagio dei minorenni in difficoltà economiche, contro una media europea del 42% (ai vertici ci sono Finlandia e Germania col 65%).

In collaborazione con il settimanale Vita e l’agenzia giornalistica Redattore Sociale

enti (associazioni sportive dilettantistiche e fondazioni nazionali di carattere culturale) ammessi al beneficio.

economiche, contro unna mvertici ci sono Finlandia e e G

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Un osservatorio dei Csv sul 5 per milleIl coordinamento nazionale dei Centri di servizio per il volontariato, in collaborazione con l’Agenzia per le Onlus, intende costituire un Osservatorio che avrà la funzione di individuare aspetti positivi e negativi del “sistema 5 per mille” e di suggerire all’amministrazione pubblica modalità per rendere ancora più sicure e meno gravose le iscrizione da parte delle organizzazioni di volontariato. Queste stanno infatti incontrando alcune difficoltà appunto in fase di iscrizione e di adesione al meccanismo collegato alla dichiarazione dei redditi. Il mancato rispetto di alcune formalità meramente docu-mentali, rischia di privare il volontariato di un diritto ormai acquisito per volontà dei cittadini/contribuenti.

Un’iniziativa per gli esclusi dal 5 per mille 2007 per motivi formaliIl settimanale e portale del non profit “Vita” lancia un'ini-ziativa per tutte le organizzazioni escluse dal 5 per mille 2007 per motivi formali: una campagna, che potrebbe riguardare fino a dieci mila associazioni, realizzata anche grazie al sostegno tecnico di uno dei massimi esperti di diritto amministrativo in Italia, il professor Giorgio Pastori. Si tratta di inviare tramite raccomanda r/r un'istanza di autotutela al ministero dell'Economia. In base alla legge 241/90, la pubblica amministrazione non può richiedere al cittadino informazioni che sono già in suo possesso. Quindi, secondo quanto sostiene Vita, l'Agenzia delle Entrate non doveva chiedere documenti che comprovas-sero lo status di onlus, l'indirizzo, o altre specifiche che la stessa Agenzia poteva rintracciare altrimenti. Non solo: la stessa 241 prevede che il responsabile di un procedimen-to possa chiedere la rettifica di istanze «erronee o incom-plete» al fine di sanarle, mentre alle associazioni escluse dal 5 per mille per aver dimenticato anche solo una fotocopia, non è stata chiesta alcuna integrazione. Per ulteriori informazioni http://web.vita.it/5permille.

Nessun minore in IstitutoLa legge 149 del 2001, in alternativa all’istituto (il vecchio orfanotrofio) prevede due strade: l’accoglienza dei minori in piccole comunità-famiglia (al di sotto delle 12 unità) e l’affido come possibile fase transitoria verso l’adozione vera e propria.Il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, ha annunciato di aver realizzato quanto prevedeva questa legge: il superamento degli istituti per minori e un diverso destino per tanti ragazzi e ragazze senza genitori o in famiglie con gravi problemi economici o psicologici. I dati dicono che tutti gli istituti per minori sono stati chiusi o – come previsto dalla legge 149 – riorganizzati in piccole strutture. Dalla tabella diffusa dal ministero, alla data del 31 gennaio 2008 risulta che non ci sono più minori in nessun istituto, salvo pochissime eccezioni. Si tratta in tutto di una cinquantina di bambini che si trovano ancora in strutture che, pur essendo state dichiarate chiuse, non hanno ancora completato tutti i passaggi burocratici e logistici. Anche quei 50 bambini avranno presto altre migliori sistemazioni.

Una Carta dei diritti per i bambini ospedalizzatiGenitori sempre vicini, disponibilità di medici specializza-ti, poter giocare e studiare: questi i principi sanciti dalla "Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospe-dale”, presentata dalla Fondazione Abio e che verrà adot-tata nei 190 nosocomi italiani in cui operano i suoi volon-tari. “Sono principi all'apparenza scontati - spiega Eugenio Bernardi, responsabile della comunicazione di Abio – che però i genitori spesso ignorano non sapendo cosa posso-no chiedere a medici e infermieri”. Complessa la situazio-ne degli adolescenti: la legge prevede che i reparti di pediatria siano aperti a pazienti fino ai 18 anni. Ma le esigenze di un quindicenne non sono le stesse di un bam-bino di otto. “Negli ospedali non mancano gli spazi riser-vati ai più piccoli - prosegue Eugenio Bernardi - è invece molto difficile trovare quelli dedicati agli adolescenti”. C'è poi il diritto allo studio: la legge stabilisce che nei casi di lunga degenza ci siano docenti e aule, ma non tutti gli ospedali hanno la possibilità o la volontà di attrezzarsi. “Negli altri casi invece - commenta Eugenio Bernardi - non c'è obbligo, ma la presenza di docenti è auspicabile”. La Carta verrà proposta anche nei reparti dove non sono attivi i volontari Abio. L'elenco delle strutture che aderi-scono all'iniziativa è sul sito www.abio.org.passaggi buro-cratici e logistici. Anche quei 50 bambini avranno presto altre migliori sistemazioni.

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