IL MIELE
COLORI, AROMI E GUSTI ISABELLA BERTOLIN
Tesina di Terza Area
Anno scolastico 2010 /2011
Corso 5/03
Bertolin Isabella a.s. 2010/2011 corso 5/03 -Il miele- 2
INDICE
La storia del miele………………………………………………………………………………………………….....pag. 3
Le case delle api……………………………………………………………………………………………………....pag. 4
Caratteristiche del miele………………………………………………………………………………………...……pag. 5
Il nettare………………………………………………………………………………………………….….pag. 5
Formazione del miele……………………………………………………………………………………….pag. 5
Composizione……………………………………………………………………………………………….pag. 6
Proprieta’ fisiche…………………………………………………………………………………...……….pag. 7
Raccolta……………………………………………………………………………………………...…...…pag. 8
Tipologie di miele…………………………………………………………………………………………………….pag. 8
Miele di arancio…………………………………………………………………………...………………...pag. 9
Miele di acacia………………………………………………………………………….………………….pag. 10
Miele di castagno……………………………………………………………………..……………………pag. 10
Miele di eucalipto………………………………………………………………………………………….pag. 11
Miele millefiori dell’Appennino…………………………………………………………………………..pag. 12
Miele millefiori della Toscana………………………………………………………….………………….pag. 13
Miele di acacia del Delta del Po………………………………………………………...…………………pag. 13
Miele di bosco……………………………………………………………………………………………..pag. 14
Altri prodotti dell’alveare…………………………………………………………………………..……………….pag. 15
Pappa reale………………………………………………………………………………...……………….pag. 15
Propoli……………………………………………………………………………………..………………pag. 16
La ricetta: Torta al miele, semifreddo al miele di millefiori di Toscana……………………………...…………….pag. 17
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LA STORIA DEL MIELE
Il miele ha una storia che ha inizio secoli fa, da quando era conosciuto al mondo come il ‘cibo degli
dei’ grazie alle sue qualità nutritive e gustative e per molto tempo ha
rappresentato l’unico alimento zuccherino da poter essere utilizzato
nell’alimentazione.
A testimonianza della sua lunga vita, ci sono alcuni graffiti incisi sulle
rocce del Sud Africa che indicano alveari ed api posti in cavi di alberi
o in buchi nella roccia.
Molti sono stati gli usi del miele fatti dai diversi popoli nelle varie epoche.
Il miele veniva utilizzato dai Celti nei riti di sepoltura e dagli Etruschi come offerta votiva, questo
alimento è stato raccontato per la prima volta dai Romani con descrizioni dettagliate sul suo
impiego culinario, come condimento per il pesce, o per piatti a base di uova.
Anche sulle tavole rinascimentali, l’uso di miele e zucchero come condimenti sulle tavole signorili
si basa su ragioni mediche precise, perché si sosteneva che nutre ciò che è dolce.
In età barocca viene affermandosi la separazione dei sapori, e il miele e lo zucchero, scompaiono
dalle portate centrali e arrivano nei dessert come portata finale. Da qui la pasticceria, acquisisce
maggior rilievo e vive un grande rinnovamento.
Greci e Romani, come i Celti, conoscevano bene l’impiego del miele nei liquidi, oltre al connubio
con il vino o l’aceto, quello con la semplice acqua, era quello destinato a maggior fortuna.
La procedura più tipica prevedeva uno sgocciolamento del miele, ancora contenuto nel favo cereo,
in un contenitore con acqua, dove la fermentazione veniva avviata grazie alle impurità e all’azoto
contenuti nei residui di polline.
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Per gli antichi, il miele era un cibo degli dèi: mischiato con acqua e fermentato dava luogo
all’idromele, che era un ingrediente essenziale per gustare il vino e come base nella preparazione di
molti piatti.
Anche per noi il miele è per molti versi un alimento straordinario, ricchissimo e di facile
digeribilità, genuino e ricco di sfumature, tante quante sono i fiori da cui le api hanno raccolto il
nettare.
Ogni miele presenta gli aromi e i sapori di una fioritura diversa, dagli odori delle coste raccolti in un
cucchiaino di miele d’eucalipto al sentore amaro del bosco che troviamo in un miele di castagno.
Chi impara a conoscere il miele sa che non è solo “dolce”, ma ha tanti sapori quanti sono i paesaggi
diversi in cui l’apicoltore ha portato le proprie arnie. Nel miele sentiamo fioriture e nettari, profumi
e aromi di paesaggi diversi.
Infine, il miele è straordinario perché frutto di un lavoro organizzato e sorprendente: quello delle
api, lavoratrici instancabili e raffinate, con un’organizzazione sociale che come un tempo
incuriosiva i poeti latini oggi affascina gli scienziati moderni.
Ma anche del lavoro degli apicoltori, straordinari conoscitori delle proprie api e del miele, che
hanno imparato a curare le api, a portarle vicino alle diverse fioriture per creare mieli assolutamente
unici.
LE CASE DELLE API
Quella che chiamiamo ape è in realtà l’ape domestica (Apis mellifera), da migliaia di anni allevata
dall’uomo per la produzione del miele. Il termine “domestica” non deve però far pensare che abbia
modificato i propri comportamenti o i propri istinti: agisce come agirebbe allo stato selvatico.
È l’apicoltore che ha imparato a conoscere le api e a
impostare il proprio lavoro in base ai loro
comportamenti, offrendo un supporto efficace per la
vita della colonia e la raccolta del miele.
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Un esempio straordinario è l’alveare, la casa delle api.
Sono stati probabilmente gli Egizi i primi a capire che le api potevano essere seguite meglio se si
offriva loro un luogo accogliente per costruire il nido. Nacquero così, intorno al 2600 a.C., le prime
arnie, costruite con ramoscelli, canne intrecciate e fango essiccato, a forma cilindrica e disposte una
accanto all’altra in modo da essere più controllabili e sicure.
Ogni popolo ha poi sviluppato in modo autonomo arnie pensate per offrire un valido riparo dalle
diverse condizioni atmosferiche e dagli aggressori. In Medio Oriente è prevalso l’uso di vasi in
terracotta, nelle boscose aree centrali dell’Europa si sono imposti i tronchi svuotati, e altrove
materiali più poveri come i panieri di paglia o di fibra vegetale impastata con argilla.
CARATTERISTICHE DEL MIELE
Il Miele è il prodotto alimentare che le api producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni
provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano,
combinano con sostanze specifiche proprie e lasciano maturare nei favi dell’alveare.
Il miele, infatti, è la trasformazione del nettare dei fiori o della melata elaborata dalle api mellifere
e non da altri insetti; nessuna sostanza può essere aggiunta o sottratta al prodotto delle api, perché
possa essere definito miele.
Il Nettare Il nettare è una sostanza zuccherina derivata dalla linfa dei vegetali
superiori e secreto da particolari organi ghiandolari chiamati nettari.
A seconda che siano portati dal fiore o che si trovino su altre parti della
pianta vengono distinti: nettari floreali ed extrafloreali. La composizione
del nettare per quanto riguarda i costituenti principali, sono acqua e
zuccheri che variano dal 5 all’80% circa.
I principali zuccheri contenuti nel nettare sono: saccarosio, glucosio e fruttosio. Il nettare contiene
anche piccole quantità di altri zuccheri e di composti chimici diversi, tra cui sostanze aromatiche,
Sali minerali, acidi organici, amminoacidi ed enzimi.
Le maggiori differenze si riscontrano tra i mieli di nettare e quelli di melata. Questa ultima è una
secrezione zuccherina presente sulle piante, nella quale non compaiono sostanze azotate. I mieli di
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melata non cristallizzano e sono in genere caratterizzati da una maggior abbondanza di polisaccaridi, di
sali minerali, vitamine, amminoacidi e da un pH più elevato dei mieli di nettare.
Formazione del Miele L’azione svolta dall’ape per trasformare il nettare o la melata in miele è profonda e complessa.
I componenti del miele sono fondamentalmente gli stessi presenti nella materia prima, che però
l’ape arricchisce di secrezioni.
Il processo di trasformazione del nettare in miele ha inizio quando la bottinatrice, rientrando
all’alveare, passa a un’ape di casa la goccia di materia prima raccolta. La stessa goccia viene poi
rapidamente passata da un’ape all’altra e questo processo si svolge per 15-20 minuti, la goccia è poi
collocata negli alveoli dei favi. Questo processo porta a ottenere il miele maturo, cioè con nettare di
acqua sufficientemente basso da garantire la stabilità (inferiore al 18%) a questo punto la cella viene
sigillata dalle api mediante un opercolo di cera.
Durante i numerosi passaggi, oltre alla riduzione di acqua, avviene anche un altro importante
fenomeno: infatti le api aggiungono delle secrezioni ghiandolari dotate di diversa attività enzimatica
che determinano una serie di trasformazioni chimiche, dove risulta fondamentale l’azione di
un’invertasi, capace di scindere la molecola di saccarosio nei due monosaccaridi che la
compongono: fruttosio e glucosio.
Complessivamente, quindi, l’azione dell’ape porta a una riduzione del contenuto di acqua mediante
evaporazione per la conservabilità del miele.
Composizione La composizione del miele è notevolmente complessa e le caratteristiche morfologiche e
organolettiche non sono le stesse ma variano a seconda dei seguenti fattori: ubicazione geografica,
clima e natura del suolo, andamento stagionale e soprattutto razza delle api.
La composizione media del miele è la seguente:
· Acqua: è una delle caratteristiche più importanti del miele, in quanto condiziona la
conservabilità e la qualità;
· Zuccheri: gli zuccheri costituiscono i principali componenti del miele e rappresentano più del
95% della sostanza secca. Il loro elevato contenuto contribuisce in modo determinante a definire
numerose proprietà fisiche e alimentari del miele: la vischiosità, l’igroscopicità, lo stato fisico
(liquido o cristallizzato), il valore energetico, il potere dolcificante.
Il nettare, come già detto, è costituito soprattutto da due zuccheri: fruttosio e glucosio, zuccheri
“semplici” che rendono il miele un alimento particolarmente digeribile.
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Il glucosio viene assorbito immediatamente, liberando energia subito disponibile; il fruttosio si
accumula invece nel fegato sotto forma di glicogeno, diluendo nel tempo la sua azione energetica. È
quindi ottimo per recuperare rapidamente le energie perse in uno sforzo fisico o per bloccare un
calo di zuccheri e riacquistare lucidità mentale.
Il fruttosio ha anche proprietà emollienti e addolcenti che possono essere utili sia alla gola che allo
stomaco e all’intestino, nonché al regolare funzionamento del fegato.
Importanti sono anche altre componenti del miele: il maltosio, sali minerali, e vitamine (C, PP, B2).
· Acidi Organici: tutti i mieli presentano acidi organici che con altri componenti definiscono
l’aroma complessivo di un singolo miele;
· Sostanze minerali: il contenuto di sostanze minerali è complessivamente basso, anche se può
variare notevolmente nei diversi tipi di miele, dallo 0,02 all'1% circa. La sostanza presente in
maggiore quantità è il potassio, inoltre sono presenti zolfo, cloro, sodio, calcio, fosforo, magnesio,
silicio, ferro e rame.
La quantità di Sali minerali è relazionato al colore del miele, infatti, i mieli chiari sono poveri di
sostanze minerali, mentre quelli più scuri, come il miele di castagno sono più ricchi;
· Sostanze varie: tra cui amminoacidi, tracce di vitamine, enzimi, tracce di polline e destrine.
Proprietà Fisiche Le proprietà fisiche del miele sono strettamente connesse con la sua composizione chimica:
· Indice di rifrazione: viene utilizzato per conoscere il contenuto di acqua nel miele;
· Viscosità: inversamente proporzionale alla temperatura;
· Igroscopicità: il miele, posto in un luogo umido senza protezione, assorbe umidità, è
importare che venga conservato in ambienti con umidità bassa, non superiore al 60%;
· Calore specifico e conducibilità termica: il miele ha una bassa conducibilità termica e
quindi un cattivo conduttore di calore;
· Colore: molto variabile in relazione all’origine va dal giallo paglierino (acacia), al bruno
scuro, quasi nero (castagno);
· Cristallizzazione: il miele cristallizza più o meno rapidamente, in funzione della
temperatura (ottimale a +14°C);
· Consistenza: da liquida (acacia) o cristallina (colza);
· Peso specifico: 1,4;
· Umidità: 18-20% in media;
· Acidità: variabile tra 3,5 e 5 ph;
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· Solubilità: in acqua;
· Sapore: dolce e aromatico (alcuni mieli sono amari).
Raccolta Le fasi della smielatura sono le seguenti:
· Prelievo dei favi dai melari nel momento in cui il miele risulta opercolato per almeno i ¾ dei
favi stessi;
· Disopercolatura che consiste nel togliere lo strato di cera spalmato dalle api sulle celle
contenenti il miele maturo;
· Centrifugazione dei favi per mezzo di un apposito estrattore, che agisce per forza centrifuga;
· Filtrazione e stazionamento del prodotto entro un recipiente detto maturatore; il miele viene
fatto riposare nel maturatore per circa 10 giorni, con lo scopo di eliminare eventuali impurità che
potrebbero salire in superficie;
· Invasettamento in appositi recipienti (vetro, plastica, ceramica, cotta, cartone, paraffinato).
TIPOLOGIE DI MIELE Vi è un’ampia gamma di mieli da agricoltura biologica, i primi con la carta d’identità provenienti
dalle regioni più famose d’Italia.
Questi mieli vengono raccolti in zone incontaminate e gli apicoltori non utilizzano principi chimici
per produrre un miele sicuro e di alta qualità.
In commercio sono reperibili le seguenti qualità di miele:
MIELE MONOFLORA Ottenuto dal nettare proveniente da un’unica fonte botanica.
I mieli monoflora possiedono proprietà ed indicazione terapeutiche specifiche.
In commercio tale miele assume la propria denominazione in base alla pianta dominante:
miele di arancio; miele di acacia; miele di castagno; miele di eucalipto;
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miele di corbezzolo, di limone, di girasole.
MIELE POLIFLORA Ottenuto dalla miscela di più specie di nettare, quante sono quelle presenti in una determinata zona;
miele millefiori;
Miele di Arancio
Si tratta di uno dei mieli monoflorali più apprezzati, per intensità e finezza dell'aroma che ricorda
quello dei fiori da cui deriva.
Zona di produzione: Sud Italia e Isole
Colore: molto chiaro, bianco nel cristallizzato
Cristallizzazione: in pochi mesi
Odore: intenso, floreale, ricorda i fiori degli agrumi (zagara).
Sapore: di grande intensità aromatica, tra il floreale e il fruttato
Usi: è uno dei mieli da tavola più apprezzati per il suo aroma floreale e si
abbina bene a quasi tutti gli alimenti dolci. E' però particolarmente
sensibile alla cottura e le sue caratteristiche peculiari sono meglio
valorizzate dagli usi a freddo. Da provare per dolcificare e aromatizzare yogurt, panna montata e
dessert a base di panna, mascarpone o ricotta.
I segreti: Durante lo scorso secolo gli aranceti si sono estesi in tutta la regione della Sicilia, e
hanno dato vita a una delle coltivazioni più importanti di Europa.
Il paesaggio degli agrumeti è splendido, e il verde brillante delle foglie si contrappone al colore
brullo della terra.
Non è un caso che l’arancio sia l’unico colore che ha il nome di un frutto: quando, in inverno, gli
alberi si caricano di frutti, è un’esplosione di macchie colorate su tutte le piante.
Le api sono attratte dai fiori d’arancio, profumati e ricchi di nettare, così l’alveare odorerà
anch’esso di fiori d’arancio.
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Nella raccolta le api non resistono all’attrazione di altre fioriture di agrumi come il mandarino e il
limone, e piccole parti di nettare di questi fiori si mischia inevitabilmente con quello di arancio.
Miele di Acacia
E' uno dei mieli più conosciuti ed apprezzati dal consumatore.
Le pregiate caratteristiche del miele puro possono essere facilmente alterate, oltre che
dall'andamento stagionale, dalla presenza di altri nettari o da errate pratiche produttive.
Zone di produzione: Prealpi, Piemonte, Lombardia e Toscana
Colore: molto chiaro, tra i più chiari in assoluto.
Cristallizzazione: assente (liquido).
Odore: molto leggero.
Sapore: molto dolce, leggermente confettato.
Abbinamento: formaggio fresco “Casatella”.
Usi: è un miele molto delicato che si presta a qualsiasi uso. Per l'elevato contenuto di fruttosio e
l'assenza di sapori forti, è il più adatto per dolcificare (bevande, yogurt, frutta) senza modificare il
gusto proprio delle vivande, riesce così a sostituire lo zucchero.
I segreti: L’acacia (nome scientifico, Robinia Pseudoacacia L.) è considerata dai botanici una
pianta invadente: grazie alla sua crescita rapida e alla grande capacità di adattamento, infatti,
l’acacia cresce spontaneamente in terreni molto diversi. Ha avuto origine in America del Nord, e
poi si è diffusa in Italia.
Per gli apicoltori l’acacia è un albero importantissimo:
dai suoi fiori le api possono ricavare un miele abbondante
e pregiato e la fioritura delle acacie è rigogliosa.
È spesso consigliato dai pediatri in aggiunta al latte
vaccino fin dal primo anno di vita.
Miele di Castagno
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Si tratta di un miele con caratteristiche particolari che non piace a tutti i consumatori, anche se è
molto amato tra coloro che non amano i sapori troppo dolci.
Zona di produzione: tutte le zone di montagna sia alpine che
appenniniche, in particolare in Toscana.
Colore: ambrato scuro.
Cristallizzazione: assente (liquido) o molto rallentata.
Odore: intenso, caratteristico, di sottobosco.
Sapore: intenso, caratteristico, di sottobosco, con un fondo amaro, a
volte prevalente sul resto.
Usi: Il gusto amaro e l'aroma forte non lo rendono adatto a dolcificare, ma a insaporire o
aromatizzare. È un miele perfetto per abbinamenti da degustazione, splendido insieme a formaggi
stagionati o con carni forti, capace di dar vita a combinazioni inedite e gustosissime.
Abbinamento: formaggio stagionato “Piave”.
I segreti: I boschi di castagni sono tenuti puliti, sgombri da foglie, e piantati su terreni accessibili.
In primavera, lontano dalla stagione della raccolta, sono freschi e incredibilmente vasti, con alberi
distanziati, dai tronchi possenti e dall’aspetto ben saldo.
Il castagno è un albero che può raggiungere età considerevoli e dimensioni maestose.
Le api impazziscono per i fiori di castagno, diventando aggressive nei dintorni dell’alveare e ogni
giorno raccolgono il nettare intensamente, anche al buio, a tramonto avvenuto.
Miele di Eucalipto
Si tratta di un miele con aroma forte e particolare, valorizzato da chi apprezza le sue caratteristiche.
Zone di produzione: Italia centro meridionale, dal Lazio alle isole.
Colore: ambrato medio, e una volta cristallizzato tende al grigio.
Cristallizzazione: in pochi mesi, spesso a consistenza compatta.
Odore: intenso, di funghi secchi.
Sapore: molto forte
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Usi: è un miele particolare, non molto dolce, utilizzato nella preparazione di piatti salati, per
arricchire un'insalata mista o in salse a base di burro.
I segreti: Nonostante l’eucalipto sia un albero di origine australiana, si è certamente ambientato
nella macchia mediterranea, e in particolare lungo le coste, grazie alla sua resistenza alla salsedine e
al vento.
L’eucalipto fiorisce da giugno ad agosto. Il profumo che emanano le piante è quasi balsamico: è
l’eucaliptolo che, estratto dalla pianta, è usato in erboristeria per contrastare le affezioni all’apparato
respiratorio.
I fiori presentano stami morbidi e setosi intorno a un ricettacolo legnoso.
Le api attingono con fervore ai fiori di eucalipto, anche perché l’arsura estiva ha chiuso quasi tutti
gli altri fiori; approfittano delle ore più fresche, volando ai fiori fin dall’alba e in modo altrettanto
intenso verso sera finché non è buio, così le api sono frenetiche, irritabili e aggressive.
Miele Millefiori dell'Appennino
Miele che proviene da più fioriture che caratterizzano l'Appennino italiano nei mesi di Giugno e
Luglio.
Zone di produzione: Appennino italiano
Colore: ambrato medio
Cristallizzazione: alcuni mesi dopo il raccolto
Odore: media intensità con una nota a volte pungente
Sapore: intenso, con note dolce e amare in funzione della presenza di
miele di castagno
Abbinamento: formaggio Pecorino
Usi: è un miele caratterizzato da sfumature diverse, molto apprezzato e adatto a tutti gli usi. Forte e
corposo si presta alla maggior parte degli utilizzi tradizionali in cucina, ottimo con bevande calde,
spalmato su pane e fette biscottate ed esaltato da latte e latticini.
I segreti: L’Appennino emiliano non è fra le montagne più celebrate d’Italia: non presenta cime
particolarmente elevate, e monti isolati.
I fiori sono quelli spontanei della prateria, dal trifoglio alla
lupinella, dal ginestrino al timo serpillo: i fiori di prato che
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danno al miele di millefiori degli Appennini un profumo dolce e selvatico.
Le api volano anche sugli alberi che circondano i prati: meli e ciliegi selvatici, castagni e sorbi, oltre
a querce, faggi, lecci e abeti.
Gli odori dell’Appennino sono quelli che ritroviamo nel suo miele: un misto dolce e aspro.
Ogni anno cambiano esaltando il profumo di certi fiori o di altri a seconda delle fioriture prevalenti.
Caratterizzato da sfumature diverse, questo miele è molto apprezzato e adatto a tutti gli usi.
Miele Millefiori di Toscana
Miele che proviene da varie associazioni di piante che cambiano di anno in anno ma che all'interno
della stessa zona di riferimento mantengono un profilo generale costante.
Zone di produzione: colline toscane dove si alternano zone coltivate e naturali.
Colore: ambrato medio
Cristallizzazione: alcuni mesi dopo il raccolto
Odore: media intensità con una nota caramellata
Sapore: normalmente dolce, può presentare una lieve nota amara.
Usi: è un miele dal sapore pieno che si presta ad innumerevoli usi tra i più
classici, spalmato su pane e fette biscottate ed esaltato nella preparazione
dei dolci anche al cucchiaio.
I segreti: La Toscana attira due tipi di turisti: quelli di passaggio, che sciamano per le sue città
d’arte, e quelli che scelgono le dolci colline toscane.
All’inizio della primavera i boschi e i prati si riempiono di mille fiori diversi, come la salvia, il
meliloto, il trifoglio e i girasoli.
Il miele di millefiori di Toscana ha tante sfumature di gusto quante possono essere le combinazioni
di fiori bottinati: l’intenditore saprà riconoscere i sentori e il sapore, e ritrovare la campagna
coltivata o quella destinata al pascolo, il bosco o il mare.
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Miele di acacia del Delta del Po
Zona di produzione: tutto il territorio polesano, in particolare l’area del Delta del Po.
Colore: da incolore a giallo paglierino.
Cristallizzazione: generalmente liquido limpido senza presenza di
cristalli o con formazione di cristalli che non ne determinano la completa
cristallizzazione.
Odore: tenue floreale.
Sapore: dolce, vellutato, delicato.
Usi: è un miele delicato che si presta per usi di qualsiasi tipo, soprattutto per dolcificare.
I segreti: Questo miele, per le sue caratteristiche (clima, vegetazione, vicinanza con il mare) sta
diventando molto apprezzato dalla gente che ha imparato a conoscerlo e a farne un ottimo uso, tanto
che ora ha una sua etichetta, una confezione particolare ed un suo nome proprio: MIELE DEL DELTA.
E' prodotto dai vari apicoltori della zona di Porto Viro che poi portano nella sede di Ca' Cappellino i
melari, viene fatta la smielatura, controllato con analisi chimiche, messo nei maturatori e quindi
dopo circa dieci giorni viene confezionato e venduto al pubblico.
MIELE DI MELATA
Miele di Bosco I mieli di melata sono tutti caratterizzati da colore molto scuro, fino a quasi nero.
Le caratteristiche che possono farlo preferire sono il fatto che tende a restare liquido a lungo, il
sapore caramellato, maltato, con un grado di dolce meno forte rispetto ai
mieli di nettare, pur mancando della nota amara.
Il periodo di produzione della melata è quello della piena estate, da luglio
a settembre.
Zona di produzione: nelle zone boschive dell'Italia settentrionale
Colore: molto scuro, quasi nero.
Cristallizzazione: in genere assente (liquido).
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Odore: di media intensità, vegetale, fruttato e caramellato, di marmellata di pomodori verdi e di
confettura molto cotta.
Sapore: di media intensità, poco dolce, a volte leggermente salato, di malto, di verdura cotta, di
prugne secche, di zucchero di canna. Consistenza molto densa e tenace.
Usi: è un miele particolare, che può piacere a chi afferma di non amare il miele. Usato per
dolcificare e aromatizzare latte e latticini. Per il suo aroma, la particolare consistenza e resistenza
alla cottura si presta anche a sostituire il caramello nelle diverse preparazioni che lo prevedono.
I segreti: Quando pensiamo alle api e alla loro incessante ricerca di zuccheri, pensiamo al nettare.
Quasi tutte le piante e gli alberi riservano la propria principale produzione di zuccheri disponibili ai
fiori e quindi ai frutti.
È zuccherina anche la linfa, e ben lo sanno i piccoli parassiti che infestano le piante.
Tali insetti attaccano foglie e germogli per succhiarne la linfa; dal loro pasto avanzano sulla
superficie della pianta alcune goccioline cariche di zuccheri, e allora anche piante prive di fiori
vistosi e di abbondante nettare diventano interessanti per le api. Sono le querce, i faggi, gli aceri, i
salici, gli abeti ma anche tanti altri alberi.
Le api avvertono la presenza di melata e la raccolgono incessantemente, goccia dopo goccia: il
bosco diventa una riserva di zuccheri attraente quanto un campo di fiori.
ALTRI PRODOTTI DELL’ALVEARE
PAPPA REALE La pappa reale è il prodotto più pregiato dell'alveare, perché costituisce l'alimento delle larve e dell'ape
regina.
Essa si presenta come una poltiglia bianco-gialla che all'aria imbrunisce e si secca.
E’ composta principalmente da acqua, circa il 65%, mentre il
15% è occupato da proteine e aminoacidi essenziali anche allo
stato libero. Gli zuccheri costituiscono solo il 9% della pappa
reale e sono fruttosio, glucosio e tracce di saccarosio, cioè
quelli che si possono ritrovare anche nel miele. In
quest'ultimo non ci sono grassi, che invece si ritrovano in
questa sostanza pregiata (3,5%). Il rimanente sono vitamine, acetil colina, oligoelementi, sostanze ad
azione antibiotica e batteriostatica, ATP, ADP ed alcuni enzimi.
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Le vitamine sono presenti in quantità variabile, vitamine A, del gruppo B e acido ascorbico.
La pappa reale è un alimento eccezionale per il suo alto contenuto proteico e per alcuni effetti biologici:
agisce sull’equilibrio neuropsichico come regolatore dell’umore. E’ un energetico fisico ed intellettuale,
stimola la crescita, la resistenza al freddo e alla fatica e rivitalizza l’organismo in generale.
Sulla base dei dati tratti dalla letteratura scientifica è stata inoltre dimostrata un’ attività di supporto al
sistema immunitario ed un effetto favorevole sui lipidi, incluso il colesterolo.
PROPOLI La propoli è una sostanza resinosa di colore bruno verdastro impiegata dalle api per stuccare le fessure
dell’arnia e impedire dispersione di calore e infiltrazioni d’acqua.
Può essere d’origine esterna, raccolta sulle gemme degli alberi e
portata nell'alveare, e interna, quando è costituita dal residuo
resinoso proveniente dalla prima fase della digestione del
polline rigurgitato dall’ape.
La composizione della propoli dipende dalla flora della regione
d’origine, contiene un gran numero di polisaccaridi, vitamine
(gruppo B, A e C), oligominerali, amminoacidi e proteine.
La propoli ha proprietà medicinali legate alle sue caratteristiche
chimiche. Gli acidi fenolici hanno azione antiossidante,
antimicotica e inibiscono la crescita di batteri.
I terpeni hanno funzione cicatrizzante e antinfiammatoria. La propoli può essere utilizzata con successo
per disturbi dell'apparato respiratorio, digerente, e circolatorio.
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LA RICETTA
Torta al miele, semifreddo al miele
di millefiori di Toscana
Difficoltà: Media
Ingredienti per 4 persone:
Per la torta:
250 gr. di farina
10 cucchiai di latte
50 gr. di burro
30 gr. di zucchero
15 gr. di lievito di birra
mezzo bicchiere di latte
1 limone naturale
1 baccello di vaniglia
sale
Per la copertura di miele:
2 cucchiai di miele di millefiori di toscana
150 gr. di burro
3 cucchiai di panna
150 gr. di gherigli di noce
Per il semifreddo al miele:
1 cucchiaio di miele di fiori di arancia
mezzo litro di panna
5 uova
100 gr. di zucchero
1 baccello di vaniglia
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Procedimento:
Per l’impasto della torta: mettere la farina a fontana su di un piano liscio e pulito.
Porre al centro, il burro, il latte, il lievito di birra sciolto nel latte tiepido, i semi di baccello di
vaniglia (incidendolo con un coltello nel senso della lunghezza), la scorzetta grattata del limone, un
pizzico di sale ed amalgamare poco a poco tutti gli ingredienti aiutandosi con una forchetta.
Lavorare con le mani finché l’impasto non sarà liscio ed elastico.
Mettere a lievitare per circa un’ora in un luogo tiepido.
Per la copertura di miele: porre in una casseruola il miele, la panna ed il burro e fare cuocere a
fuoco moderato per alcuni minuti.
Unirvi i gherigli di noce tritati grossolanamente.
Per la torta al miele: imburrare ed infarinare una tortiera del diametro di circa 20 cm.
Lavorare l’impasto lievitato ancora qualche minuto, poi stenderlo all’interno della tortiera.
Versarvi sopra la copertura di miele, distribuirla in maniera uniforme e cuocere in forno
preriscaldato a 180° C per circa 30 minuti.
Togliere dal forno e lasciare raffreddare.
Per il semifreddo al miele: unire in una casseruola i tuorli delle uova con lo zucchero, amalgamarli
bene ed aggiungervi il miele, i semi del baccello di vaniglia (incidendolo con un coltello nel senso
della lunghezza).
Bertolin Isabella a.s. 2010/2011 corso 5/03 -Il miele- 19
BIBLIOGRAFIA
“Tutti i colori del miele” - Conapi - Mielizia - 2010
“ Il miele – tutti i segreti delle api” - Slow food editore - 2010
“ Terapie del miele” - Edizioni del Baldo - 2009
SITOGRAFIA
www.apicoltura.it
google web
www.miele.it
www.osservatoriomiele.org
www.mielalpi.it