R E G I O N E A U T O N O M A D E L L A V A L L E D ’ A O S T A
COMUNITÀ MONTANA VALDIGNE MONT BLANC
DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE COMPRENSORIALI
IN COMUNE DI LA SALLE A SERVIZIO DELLA
COMUNITÀ MONTANA VALDIGNE – MONT BLANC
LAVORI DI COSTRUZIONE DELL’IMPIANTO DI DEPURAZIONE
PROGETTO PRELIMINARE
ZIMATEC STUDIO ASSOCIATO DI INGEGNERIA
Sede legale: Via Bramafam 26 - 11100 AOSTA
Sede operativa: Corso Ferrucci 77/10 - 10138 TORINO
Tel. 011/4308888 - 4342254 - FAX 011/4331583
E-mail [email protected]
PROGETTAZIONE GENERALE
Dott. Ing. Luciano ZIVIANI
PROGETTAZIONE SPECIALISTICA
Dott. Ing. Flavio RE
AGGIORNAMENTO LUGLIO 2011
FEBBRAIO 2011
COD. REV. DATA REDATTO VERIFICATO APPROVATO
II.17.PP.RT 0 01/2004 PM PM LZ/FR
II.434.PP.RT 1 01/2011 PM PM LZ/FR
II.434.PP.RT 2 07/2011 PM PM LZ/FR
RELAZIONE TECNICA
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Comunità Montana Valdigne-Mont Blanc Impianto di depurazione delle acque reflue comprensoriali in Comune di La Salle
Progetto Preliminare - Relazione tecnica
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INDICE
1. PREMESSA ............................................................................................................. 2
2. QUADRO DELLE ESIGENZE DA SODDISFARE ............................................... 6
3. DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO ........................................................ 11
4. ACCERTAMENTO DELLA NORMATIVA APPLICABILE ............................. 51
5. CONFORMITÀ DEL PROGETTO ALLE NORMATIVE TECNICHE
APPLICABILI ....................................................................................................... 63
6. VINCOLI DI LEGGE RELATIVI AL CONTESTO IN CUI
L’INTERVENTO È PREVISTO........................................................................... 63
7. DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO ................................................ 64
8. INSERIMENTO LAVORI NEL TERRITORIO ................................................... 83
9. PROGRAMMA CRONOLOGICO DEI LAVORI ................................................ 86
10. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA .............................................................. 88
ALLEGATO 1 ............................................................................................................... 89
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Progetto Preliminare - Relazione tecnica
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1. PREMESSA
1.1. GENERALITÀ
La presente relazione viene redatta a corredo dell’aggiornamento del progetto
preliminare dell’impianto di depurazione per acque reflue al servizio della Comunità
Montana Valdigne Mont-Blanc, approvato dal Consiglio della Comunità Montana con
provvedimento n° 4 del 5.05.2005.
La realizzazione dell’opera si inserisce nell’ambito della programmazione regionale, e
specificatamente viene prevista dal programma operativo, redatto dal Dipartimento
difesa del suolo e risorse idriche dell’Assessorato Opere pubbliche, difesa del suolo e
edilizia residenziale pubblica, di concerto con il BIM, previsto con la Deliberazione di
Giunta Regionale n. 3586 del 4 dicembre 2009 “ Approvazione del programma
pluriennale degli interventi nel settore dei servizi idrici di cui all’art.3 della L.R.
13/2008.
Infatti, richiamati la legge regionale 8 settembre 1999, n. 27: “Disciplina
dell’organizzazione del servizio idrico integrato”, il piano regionale di tutela delle acque
(PTA) approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 1788/XII dell’8 febbraio
2006, ove si evidenzia la necessità di dotare i comprensori valdostani ancora sprovvisti
di impianti di depurazione di tipo biologico, e l’art. 3, comma 1, lettera a) della legge
regionale 18 aprile 2008, n. 13, recante “Disposizioni per l’avvio del servizio idrico
integrato e il finanziamento del programma pluriennale di interventi nel settore dei
servizi idrici”, il suddetto programma operativo, e il 1° Piano operativo triennale di cui
all’art.4 della medesima legge”, comprende il completamento delle progettazioni non
ancora ultimate e l’acquisizione delle aree necessarie alla realizzazione dell’impianto di
depurazione al servizio della comunità Montana Valdigne Mont Blanc e il
completamento dei collettori fognari comprensoriali.
La Comunità Montana, dal 2000 ad oggi ha attuato le seguenti fasi:
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- Studio comparativo per la valutazione della fattibilità tecnico-economica della
realizzazione di un impianto di depurazione delle acque reflue a servizio della Comunità
Montana Valdigne –Mont Blanc in tre siti distinti localizzati in territorio del Comune di
La Salle – redatto dalla Zimatec S.r.l. nel dicembre 2000, sulla base di incarico di
consulenza con deliberazione del Consiglio dei Sindaci della Comunità Montana
Valdigne – Mont Blanc n. 95 del 29/08/2000 e approvato con deliberazione n. 5/01 del
08/01/2001;
- Documento preliminare all’avvio della progettazione dell’impianto di depurazione,
redatto ai sensi dell’Art. 15, Commi 4, 5 e 6 del DPR 21 dicembre 1999, n. 554
“Regolamento di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici 11 febbraio
1994, n. 109, e successive modificazioni” commissionato alla Zimatec S.r.l. con
deliberazione del Consiglio dei Sindaci della C. M. Valdigne – Mont Blanc n. 68/01 del
11/07/2001 e predisposto nel settembre 2001;
- Progetto preliminare dell’impianto di depurazione in loc. Le Champ di Derby, Comune
di La Salle, affidato a seguito di avviso di istruttoria approvata con delibera del
Consiglio dei Sindaci n. 101/02 del 19/12/2002 al Raggruppamento Ing. L. Ziviani e
Ing. F. Re dello Studio Associato Zimatec e Dott. Geol. P. Castello con delibera del
Consiglio dei Sindaci n. 23/03 del 21/03/2003; il progetto preliminare è stato presentato
in data 29.01.2004, approvato con deliberazione del Consiglio dei Sindaci della C. M.
Valdigne – Mont Blanc n. 04/05 del 5 maggio 2005;
- Studio di impatto ambientale relativo al progetto preliminare per la realizzazione
dell’impianto di depurazione comprensoriale delle acque reflue in Comune di la Salle,
affidato con delibera del Consiglio dei Sindaci della C. M. Valdigne – Mont Blanc n.
69/03 del 20/08/2003 al Raggruppamento Ing. L. Ziviani, Ing. F. Re, Arch. P.
Montagnino della Zimatec S.r.l., Dott. Geol. P. Castello e Dott. Agr. I. Cerise, che ha
ottenuto approvazione positiva condizionata ai sensi della deliberazione della Giunta
regionale della Valle d’Aosta n. 1407 del 9 maggio 2005, rinnovata con D.G.R. 2135
del 6 agosto 2010 con validità fino al 9 maggio 2015;
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Il presente progetto preliminare, che costituisce l’aggiornamento di quello approvato nel
2005, viene redatto in piena conformità con la suddetta programmazione ed è in sintonia
con tutta la documentazione ad oggi approvata dalla stessa Comunità Montana.
Lo stesso contiene i criteri e le linee guida da seguire nella definizione degli interventi
progettuali, al fine di garantire una progettazione informata, tra l’altro, a principi di
minimizzazione dell’impegno di risorse naturali non rinnovabili, di massimo riutilizzo
delle risorse naturali impegnate dall’intervento, di massima manutenibilità, durabilità
dei materiali e dei componenti, sostituibilità degli elementi, compatibilità dei materiali
ed agevole controllabilità delle prestazioni dell’intervento nel tempo.
Lo sviluppo progettuale è stato eseguito in modo da assicurare la piena compatibilità
delle opere previste con il contesto territoriale in cui si colloca, sia per quanto riguarda
la fase di costruzione, sia per la fase di gestione; tali aspetti rivestono particolare
importanza, in quanto le esigenze che ne scaturiscono determinano l’adozione di
particolari scelte progettuali, descritte in dettaglio nel seguito della presente relazione
tecnica.
1.2. ASPETTI STORICI
L’obiettivo generale e prioritario dell’intervento è costituito dalla depurazione delle
acque reflue prodotte sull’intero territorio della Comunità Montana Valdigne – Mont
Blanc, che si traduce pertanto in un risanamento ambientale generale per l’intera risorsa
idrica del territorio.
Per perseguire tale obiettivo, sin dall’inizio degli anni ’80 era stata individuata come
soluzione ottimale la realizzazione di un unico presidio depurativo per tutti i Comuni
appartenenti alla Comunità Valdigne – Mont Blanc.
Tale strategia di intervento è rimasta immutata, nonostante le numerose vicissitudini che
si sono susseguite negli anni di fatto abbiano impedito l’effettiva costruzione dell’opera,
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in quanto la realizzazione di un impianto consortile rappresenta l’unico intervento in
grado di fornire garanzie in termini di affidabilità, di migliore rapporto tra i benefici ed i
costi globali di costruzione, manutenzione e gestione, e di efficienza in termini di
rendimenti depurativi e, pertanto, di risanamento ambientale.
Nel 2000 la Comunità Montana Valdigne Mont Blanc è giunta alla determinazione di
eseguire una ulteriore valutazione di ordine tecnico-economico e di inserimento
ambientale, ed una comparazione tra tre siti ritenuti dalla Comunità stessa
potenzialmente idonei per la localizzazione dell’impianto di depurazione.
Lo studio, redatto dalla Zimatec s.r.l nel dicembre 2000, ipotizzava l’inserimento
dell’impianto su tre distinti siti: Equilivaz, Pont d’Equilivaz e Le Champ; sulla base
delle analisi e delle argomentazioni riportate nello studio, è risultato come
complessivamente più favorevole la soluzione con collocazione dell’impianto in località
Le Champ,in Comune di La Salle, in un’area posta tra il tracciato della strada statale n°
26 della Valle d’Aosta e l’alveo della Dora Baltea.
Tale studio è stato approvato sia dalla Comunità Montana Valdigne Mont Blanc, con
Delibera di Giunta della Comunità Montana n. 5 del 08/01/2001, sia del Comune di La
Salle, con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 11 del 27/03/2001.
Nel Settembre 2001, come sopra richiamato, è stato redatto il Documento Preliminare di
Progettazione, ai sensi dell’Art. 15 del D.P.R. 21/12/1999, n° 554, che contiene e fissa
tutti gli obiettivi e gli indirizzi che devono essere posti alla base delle successive fasi di
progettazione, cui sono seguiti nel 2004 il progetto preliminare e lo studio di impatto
ambientale, approvato con deliberazione della Giunta regionale della Valle d’Aosta n. 1407
del 9 maggio 2005 (rinnovata come sopra specificato con D.G.R. 2135 del 6 agosto 2010, con
validità fino al 9 maggio 2015).
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2. QUADRO DELLE ESIGENZE DA SODDISFARE
L’impianto di depurazione che si intende realizzare dovrà soddisfare alcune esigenze
dovute alle peculiarità specifiche dell’ambito territoriale in cui sarà inserito.
Come indicato nel Documento preliminare di progettazione, i Comuni di Courmayeur,
La Thuile, Pre Saint Didier, Morgex e La Salle rappresentano un comprensorio a
vocazione altamente turistica; l’estrema variabilità del numero di utenze da servire nei
vari periodi dell’anno è pertanto il primo elemento da considerare attentamente per
poter proporre una corretta configurazione impiantistica, che sia in grado di ottimizzare
le risorse impegnate in relazione alle necessità di trattamento che si presentano nei vari
periodi dell’anno.
L’impianto in progetto prevede l’adozione di un processo di depurazione biologica a
biomassa sospesa; oltre alla potenzialità di progetto ed al dimensionamento delle varie
fasi, anche le condizioni operative sono strettamente dipendenti dalla portata di reflui in
ingresso, che può essere determinata sulla base di valutazioni circa la popolazione
residente, la presenza di insediamenti produttivi i cui scarichi possono essere trattati per
via biologica e le presenze turistiche, temporanee o fluttuanti.
Nel documento preliminare di progettazione si indica che, a fronte di una popolazione
residente attuale pari a circa 8.500 abitanti residenti, ed in futuro stimabile in 10.500
abitanti residenti per l’anno 2030, un contributo determinato dalla presenza degli
insediamenti produttivi di circa 2.000 abitanti equivalenti, si registra una presenza
media annua di circa 18.200 unità, una presenza di punta media di circa 29.000 unità ed
una presenza di punta massima di picco di circa 62.500 unità.
Sulla base di tali dati, la potenzialità dell’impianto nelle condizioni di bassa stagione,
media stagione e in condizioni di punta media era stata fissata pari rispettivamente a
15.000, 30.000 e 45.000 abitanti equivalenti.
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Una ulteriore condizione operativa si registra inoltre nei periodi di massima punta di
presenza turistica: se si considera che le presenze giornaliere nei fine settimana e nei
periodi di punta possono registrare sensibili aumenti rispetto alle condizioni di punta
media, si ritiene necessario prevedere una ulteriore condizione operativa in cui
l’impianto garantisca una potenzialità di trattamento nelle condizioni di massima punta
pari a 60.000 abitanti equivalenti.
Così come riportato all’articolo 31 delle norme di attuazione del Piano regionale di
tutela delle acque, approvato con deliberazione del Consiglio regionale in. 1788/XII, del
8 febbraio 2006, per quanto concerne la disciplina dello scarico terminale dell’impianto,
ferme restanti le disposizioni amministrative e procedurali fissate dalla Parte III del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, fino all’emanazione delle nuove disposizioni
regionali, i limiti di accettabilità da rispettare sono quelli riportati nella tab. 3,
dell’allegato 5, alla Parte III del citato d. lgs. n. 152/2006 fatte salve le deroghe previste
dalla legge regionale 24 agosto 1982, n. 59 riferite ai parametri di Azoto ammoniacale,
Azoto nitrico e Fosforo. E’ altresì obbligatorio il rispetto della tab. 1, del citato allegato
5 alla Parte III del d. lgs. n. 152/2006.
Ai sensi dell’articolo 16 delle citate norme di attuazione del Piano di tutela delle acque
la Regione Valle d’Aosta ha dichiarato che non vi sono ad oggi aree sensibili ai sensi
del citato d. lgs. n. 152/2006.
Un ultimo aspetto che determina la definizione di particolari scelte tecniche e di
processo consiste nell’elevato tempo di detenzione dei liquami nei collettori di
adduzione e nelle significative agitazioni e miscelazioni che si verificano in
corrispondenza dei numerosi salti idrici lungo il tracciato dei collettori stessi; tali
condizioni di moto dei liquami favoriscono fenomeni di frantumazione dei solidi e di
incremento della frazione non sedimentabile.
Tali fattori, concomitanti alla variabilità del valore delle portate influenti, molto
attenuata dalla costante presenza di acque parassite, proprio a causa dell’alta vocazione
turistica dell’ambito territoriale servito, hanno determinato la scelta di processi ed
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apparecchiature particolarmente flessibili in fase gestionale ed efficienti nella rimozione
degli inquinanti.
Dal punto di vista processistico, fermo restando la validità della metodologia di
trattamento dei reflui per via biologica, per perseguire una efficienza di depurazione più
elevata si sono sfruttati opportuni accorgimenti ed applicazioni tecnologiche, quali ad
esempio la sedimentazione primaria su pacchi lamellari o l’installazione di griglie e
gradini, mentre, coerentemente con quanto indicato nel Documento preliminare di
progettazione del settembre 2001, e sentito anche il Committente e l’Amministrazione
Regionale, non si sono adottate tecnologie particolari, quali sezioni di ossidazione
biologica su biomassa adesa o altri sistemi complessi.
Quest’ultima scelta è dovuta alla presenza di condizioni particolarmente sfavorevoli per
l’applicazione di tali tecnologie, quali:
- forte variabilità nel tempo dei flussi di liquami influente (da 15.000 a 60.000 abitanti
equivalenti);
- notevole presenza di acque bianche nel flusso di liquami da trattare: tale condizione
non risulterà migliorabile in tempi brevi, in quanto necessita della realizzazione e
del potenziamento del sistema di raccolta di tipo separato tra acque reflue, da inviare
all’impianto, ed acque meteoriche, scaricabili direttamente;
- estrema variabilità della temperatura ambientale, che comporta notevole variabilità
di temperatura dei reflui in ingresso all’impianto.
Si è pertanto fatto riferimento a processi tradizionali, applicando però le tecnologie
migliorative in grado di aumentare l’efficienza di depurazione, garantire la flessibilità e
l’adattabilità dell’impianto alle varie condizioni operative e diminuire gli spazi
necessari.
Il dimensionamento dell’impianto è stato inoltre sviluppato tenendo conto della
campagna di misure di portata riferita ai collettori fognari condotta dalla Società Iseco
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nel periodo gennaio- aprile 2002, nonché della campagna di analisi eseguita dall’Arpa
nel periodo tra le festività natalizie del 2001 e l’aprile 2002.
Le risultanze di tali campagne, riportate nel seguito, non hanno fatto altro che
dimostrare l’estrema variabilità dei carichi con la stagionalità e il notevole carico
idraulico determinato dalla presenza di una grande quantità di acque bianche.
Una ulteriore ed importante esigenza da soddisfare risulta essere l’inserimento
dell’opera nel contesto ambientale, che determina la necessità di minimizzare gli spazi e
di adottare particolari soluzioni tecniche che permettano di mantenere segregate le
principali fasi di trattamento rispetto all’ambiente esterno.
La soluzione individuata prevede la realizzazione di due edifici chiusi, uno contenente
le fasi dei pretrattamenti ed il trattamento fanghi e l’altro contenente il trattamento
biologico, mentre i sedimentatori secondari sono previsti all’esterno.
Si ritiene che tale scelta, dal punto di vista architettonico e di inserimento ambientale, si
riveli la più idonea anche in relazione ad esigenze tecniche di segregazione di spazi ed
abbattimento di odori, oltre a garantire affidabilità e sicurezza nelle fasi operative e
protezione contro il gelo.
L’impianto verrà pertanto ad essere costituito da tre sezioni distinte:
- l’edificio contenente le sezioni di sollevamento, i pretrattamenti, il trattamento
primario ed il trattamento dei fanghi;
- l’edificio contenente le vasche di ossidazione-nitrificazione-denitrificazione;
- i sedimentatori secondari.
Relativamente alla fase di sedimentazione secondaria, essendo di fondamentale
importanza garantire il più alto grado di affidabilità e garanzia di corretto
funzionamento di tale sezione, in quanto le acque chiarificate vengono convogliate
verso lo scarico dell’impianto, si è scelto di realizzare delle vasche di tipo circolare, che
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offrono le più alte garanzie di efficienza anche in condizioni operative particolari, quali
l’elevata variabilità della portata in ingresso all’impianto.
Tale soluzione non è la più favorevole dal punto di vista dell’occupazione di spazio, ma
l’adozione di opportuni accorgimenti, quali l’interramento completo delle vasche,
minimizza in effetti l’impatto visivo finale, costituito in pratica da due specchi di acqua.
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3. DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO
3.1 POTENZIALITÀ DELL’IMPIANTO
- Popolazione residente
La Comunità Montana Valdigne – Mont Blanc presentava una popolazione residente
nell’anno 1989 pari a 7.974 unità (Dati ISTAT); a distanza di 21 anni, la popolazione
residente nell’anno 2010 è risultata pari a 8.784 unità (Dati ISTAT);e al 31 luglio 2010
l’evoluzione della distribuzione nei vari Comuni risulta essere la seguente:
Comune Abitanti
residenti
Abitanti
residenti
Abitanti
residenti
(Anno1989) (Anno 2002) (31/07/2010)
Courmayeur 2.891 2.976 2.870
La Salle 1.588 1.911 2.071
La Thuile 755 696 761
Morgex 1.782 1.912 2.091
Prè Saint Didier 958 991 991
TOTALE 7.974 8.524 8.784
L’incremento nel periodo analizzato della popolazione residente risulta pertanto essere
pari a circa il 4,6%.
Considerando una vita utile pari a 30 anni, e stimando la popolazione futura mediante il
metodo dell’incremento composto si ottiene:
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Pi = P0(1 + r)t, dove.
Pi = popolazione residente all’anno i-esimo;
P0 = popolazione residente all’anno 2010;
r = tasso di incremento
t = tempo ti – t0
Per il periodo 2010 – 2040 si ottiene pertanto:
P0 = 8.784 abitanti residenti;
r = 0,642 % ;
t = 30 anni;
P2040 = 8.784 (1 + 0,0046)30
= 10.080 abitanti residenti
Tale dato andrà confrontato, in fase di progettazione esecutiva, anche con quanto
stabilito dai P.R.G.C. dei cinque Comuni della Comunità Montana in materia di
popolazione insediabile; inoltre la formula dell’incremento composto non tiene conto
della possibile variabilità legata a flussi migratori, peraltro difficilmente prevedibili e
valutabili a medio termine, soprattutto verificando la dinamica delle immigrazioni
odierne.
Per quanto riguarda la presenza di insediamenti produttivi i cui scarichi possono essere
trattati per via biologica, non si registra nel bacino della Comunità Valdigne - Mont
Blanc la presenza di attività di importanza tale da rappresentare un significativo
contributo alla portata di reflui da trattare; una analisi della presenza di attività
artigianali o di servizi dà origine ad una stima del carico inquinante valutabile in circa
2.000 abitanti equivalenti.
Gli insediamenti produttivi che determinano tale carico inquinante sono rappresentati
principalmente da:
- Caseificio Cooperativa Valdigne di Morgex: 1.200 Ab.Eq;
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- Cave du Vin Blanc De Morgex e La Salle di Morgex: 600 Ab. Eq.;
- Altre piccole attività distribuite sul territorio: 200 Ab. Eq.
- Popolazione fluttuante
I dati relativi alla presenza sul territorio di popolazione fluttuante sono difficilmente
valutabili in maniera diretta, sia perché ai dati di presenza registrati in alberghi,
campeggi e villaggi turistici devono essere sommate le presenze turistiche nelle
abitazioni private, sia perché sono rilevanti i flussi turistici concentrati nei fine-
settimana e in determinati specifici periodi di vacanza (periodo estivo, vacanze natalizie
e pasquali).
Una stima di riferimento della entità della presenza totale di popolazione sul territorio
della comunità Montana (residenti + fluttuanti) può essere eseguita analizzando i dati
relativi ai quantitativi di rifiuti urbani raccolti e conferiti al Centro regionale di
trattamento dei rifiuti urbani ed assimilati di Brissogne.
Dall’analisi dei dati relativi alla produzione dei rifiuti, forniti dalla Società VALECO
S.p.A., incaricata della gestione del Centro di Brissogne, si può rilevare che la
produzione media pro-capite di rifiuto urbano, riferita a tutto il territorio valdostano,
può essere valutata in 0,9 kg/giorno persona (valore assunto come base di calcolo nel
nuovo Piano Regionale di gestione dei rifiuti del 2002, approvato con Deliberazione del
Consiglio Regionale n. 3188/XI del 15 aprile 2003).
Assumendo quindi come primo riferimento il criterio adottato nel nuovo Piano
regionale di gestione dei rifiuti di considerare come contributo derivante dalla
popolazione circa il 75 % del quantitativo totale di rifiuti prodotti dal comprensorio, si
ha:
- la Comunità Montana Valdigne - Mont Blanc presenta una produzione annuale
di rifiuti totali pari a 9.442,761 tonnellate (dato ufficiale anno 2009), pari a
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25.870 kg/giorno; calcolandone il 75% ed assumendone una produzione media
pro-capite di 0,9 kg/giorno persona, si può stimare in circa 21.560 unità la
presenza media di popolazione totale su base annua.
- Eseguendo le medesime considerazioni sulla base dei conferimenti di rifiuti
registrati nel mese di punta di agosto, si evidenzia che l’entità dei conferimenti è
risultata essere pari a 1.189,46 tonnellate, pari a circa 38.370 kg/giorno,
corrispondenti ad una valore di presenza massima mensile di oltre 31.975 unità.
Sulla base di tali considerazioni si possono fare delle valutazioni di riferimento per
stabilire le potenzialità di trattamento dell’impianto nelle varie condizioni di
funzionamento.
A fronte di una popolazione residente attualmente pari a circa 8.784 unità ed in futuro
stimabile in 10.080 unità nel 2040, ed un contributo dagli insediamenti produttivi di
circa 2.000 abitanti equivalenti, si registra una presenza media annua di circa 21.560
unità, una presenza di punta media di circa 31.975 unità ed una presenza di punta
massima di circa 60.000 unità, come meglio specificato al successivo paragrafo 3.3.
L’analisi di detti dati non comporta alcuna sostanziale modifica delle considerazioni
fatte a suo tempo nella predisposizione del progetto preliminare redatto nel 2004, fatto
salvo l’inevitabile tendenza in aumento della produzione dei rifiuti che, sulla base del
meccanismo di calcolo sopra esposto, determina un incremento della presenza di
popolazione media, ma non incide sulla determinazione delle potenzialità dell’impianto
nelle diverse condizioni stagionali.
Si ritiene quindi di confermare che la potenzialità dell’impianto nelle condizioni di
bassa stagione, media stagione e in condizioni di punta media debba essere fissata pari
rispettivamente a 15.000, 30.000 e 45.000 abitanti equivalenti.
Una ulteriore condizione operativa si registra inoltre nei periodi di massima punta di
presenza turistica: se si considera che le presenze giornaliere nei fine settimana e nei
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periodi di punta possono registrare sensibili aumenti rispetto alle condizioni di punta
media, si ritiene necessario prevedere una ulteriore condizione operativa di picco in cui
l’impianto garantisca una potenzialità di trattamento nelle condizioni di massima punta
pari a 60.000 abitanti equivalenti.
3.2 LIMITI ALLO SCARICO
Premesso quanto riportato nel paragrafo precedente, l’indicazione puntuale dei limiti
allo scarico da rispettare è riportato nel Capitolato d’appalto.
3.3 QUALITA’ DEI LIQUAMI DA TRATTARE
Come precisato nel Progetto Preliminare del 2004, nel presente progetto si richiamano
gli aspetti legati alla qualità dei liquami da trattare. Un ulteriore aspetto infatti che è
stato attentamente esaminato, al fine di adottare le tecnologie e le apparecchiature che
attualmente possono fornire maggiori garanzie di efficienza nella rimozione degli
inquinanti dalla portata influente, è la definizione delle caratteristiche chimico-fisiche
della portata in ingresso all’impianto.
Il sistema di collettori di raccolta e convogliamento delle acque reflue presso l’impianto
è piuttosto articolato, ed il collettore principale di fondovalle, che ha origine in
corrispondenza della frazione di Planpincieux (Val Ferret) e termina attualmente nei
pressi della frazione Derby di La Salle, presenta una lunghezza dell’ordine dei 20
chilometri. Oltre al collettore principale sono presenti collettori secondari di fondovalle
per una lunghezza di circa 4 chilometri. Un altro collettore secondario di particolare
importanza è quello a servizio della valle di La Thuile, dall’abitato di La Thuile a Pre
Saint Didier, per una lunghezza di circa 6,7 chilometri.
Considerando quindi i fattori concomitanti specificati nei precedenti paragrafi, la
variabilità del valore delle portate influenti, proprio a causa dell’alta vocazione turistica
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dell’ambito territoriale servito, appare evidente come il corretto dimensionamento delle
apparecchiature debba essere svolto sulla base di una accurata campagna di misurazioni
ed analisi dei reflui da trattare, in modo da definirne compiutamente le principali
caratteristiche chimico – fisiche.
Ai fini quindi di una completa caratterizzazione dei reflui fognari dei collettori della
Comunità, su richiesta della Committente, nel periodo dicembre 2001-aprile 2002 sono
state eseguite dalla Società ISECO S.p.A. e dall’ARPA, una serie di misure ed analisi di
campioni di reflui fognari prelevate in punti specifici e strategici della rete fognaria.
In particolare i prelievi sono stati eseguiti nei seguenti punti:
- Morgex – a monte fosse Imhoff;
- La Salle – ingresso impianto di depurazione;
- Pré St. Didier – a monte fosse Imhoff;
- La Thuile – a monte scarico in Dora;
- Courmayeur Dolonne – sponda destra orografica – a monte scarico in Dora;
- Courmayeur Margherita – sponda sinistra orografica – a monte impianto
depurazione.
I prelievi eseguiti dall’Iseco s.p.a. sono stati effettuati nei giorni 4.1.02, 9.1.02, 16.1.02,
28.2.02, 22.3.02, 1.4.02 in un periodo quindi comprendente le festività di fine anno, i
periodi delle settimane bianche ed il periodo pasquale.
Nei giorni 9.1, 16.1, 28.2, 22.3 i prelievi sono stati eseguiti sia di mattina che di
pomeriggio.
L’ARPA ha condotto una serie di campagne di analisi negli stessi punti sopra riportati
per l’Iseco, nel periodo tra il dicembre 2001 e l’aprile 2002, caratterizzando i reflui in
termini di pH, temperatura, ossigeno disciolto, BOD, COD, azoto ammoniacale e
nitrico, fosforo totale, solidi sospesi totali, escherechia coli.
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Nella tabella 1 riportata a seguire sono stati riepilogati i dati di portata in mc/h ed i
valori misurati di COD in mg/l per i campionamenti sopra specificati eseguiti dall’Iseco
s.p.a..
Dalla tabella è possibile verificare per ognuno dei punti di prelievo l’andamento della
portata misurata e del COD nel periodo in esame, e la portata complessiva costituita dai
contributi dei vari punti singoli.
Si evince che la portata presenta il valore massimo in corrispondenza del prelievo del
4/1 (1.274 mc/h), ovvero durante le festività natalizie e di fine anno, per attestarsi poi su
un valore medio di 782 mc/h nel periodo da gennaio (dopo le festività)- aprile, con un
minimo in corrispondenza di metà gennaio.
I valori misurati di concentrazione di COD in mg/l evidenziano massimi in
corrispondenza dell’inizio di gennaio (4/1) e dell’inizio di aprile (1/4); il carico
inquinante, ottenuto combinando i valori di portata con quelli di concentrazione,
espresso in kg/g di COD, ci permette di osservare che il valore massimo si presenta in
corrispondenza del giorno 4 gennaio, seguito dal 1^ aprile.
La campagna eseguita dall’ARPA non ha contemplato misure di portata ma solo di
concentrazione di inquinanti, per cui per ottenere un andamento significativo dei vari
parametri è necessario combinare i dati Arpa con quelli Iseco.
Combinando i risultati ottenuti dalle due campagne di analisi sopra richiamate, è stata
quindi ricavata la tabella 2 seguente ove sono stati riportati i dati relativi alla portata,
alla concentrazione di BOD, COD, azoto ammoniacale, per ogni stazione di rilevamento
e complessiva.
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Sono inoltre stati riportati i dati relativi alla portata complessiva ed ai carichi
rispettivamente di BOD, COD e azoto ammoniacale.
Si precisa che i dati relativi a Courmayeur Dolonne non sono stati presi in
considerazione in quanto viziati da dati di portata e concentrazione troppo bassi per
essere significativi.
La tabella 2 è stata costruita ricavando dalla portata misurata da Iseco e dalla
concentrazione di BOD ricavata dall’ARPA un numero di abitanti equivalenti valutato
su base 65 g/A.E. x giorno, quindi una dotazione idrica sulla base dei suddetti abitanti.
TABELLA 1
PORTATA (mc/h)
4/1/02 9/1/02 16/1/02 28/2/02 22/3/02 1/4/02 max min med
1 Morgex Imhoff 315 160 89 284 176 174 315 89
2 La Salle Impianto dep. 114 83 74 93 64 103 114 64
3 Pré St. Didier Imhoff 310 134 110 111 305 174 310 110
4 La Thuile Dora 210 77 89 251 127 125 251 77
5 Courmayeur Dolonne Dora 97 134 81 101 72 104 134 72
6 Courmayeur Margherita Impianto dep. 228 209 97 119 93 102 228 93
TOTALE 1.274 797 538 957 836 782 1.274 538 906
COD (mg/l) - (dati ISECO)
4/1/02 9/1/02 16/1/02 28/2/02 22/3/02 1/4/02 max min med
1 Morgex Imhoff 255 195 257 122 99 194 257 99
2 La Salle Impianto dep. 253 116 122 81 143 216 253 81
3 Pré St. Didier Imhoff 122 78 28 99 31 112 122 28
4 La Thuile Dora 422 185 170 271 114 436 436 114
5 Courmayeur Dolonne Dora 33 20 25 7 17 128 128 7
6 Courmayeur Margherita Impianto dep. 288 91 117 106 81 326 326 81
COD (kg/g) - (dati ISECO)
4/1/02 9/1/02 16/1/02 28/2/02 22/3/02 1/4/02 max min med
1 Morgex Imhoff 1.928 749 546 830 416 810
2 La Salle Impianto dep. 692 230 215 180 220 534
3 Pré St. Didier Imhoff 908 251 74 263 227 468
4 La Thuile Dora 2.127 342 362 1.629 347 1.308
5 Courmayeur Dolonne Dora 77 64 47 17 29 319
6 Courmayeur Margherita Impianto dep. 1.576 456 271 301 180 798
7.307 2.092 1.515 3.220 1.419 4.237 7.307 1.419 4.363
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Emerge quindi che nel periodo natalizio si verificano le condizioni di punta massima
assoluta di picco, caratterizzate da una popolazione equivalente, ricavata come sopra
detto sulla base di un carico specifico di BOD pari a 65 g/A.E. x giorno, pari a 67.722
A.E.
Nel contempo la portata media oraria massima assume il valore di 1.177 mc/h ed il
carico di BOD massimo il valore di 4.405 kg BOD/g.
TABELLA 2
PORTATA BOD A.E. D.IDR. COD N-NH4
mc/h mg/l n l/Ab.Eq.xg mg/l mg/l
Morgex 315 216 25.122 301 273 10
La Salle 114 218 9.176 298 252 7
Pré St. Didier 310 76 8.699 855 110 6
La Thuile 210 123 9.537 528 150 8
Courmayeur Margherita 228 181 15.237 359 312 9
Portata totale mc/h 1.177
Carico totale BOD kg/g 4.405 67.772 417
Carico totale COD kg/g 6.035
Carico totale N kg/g 229
PORTATA BOD A.E. D.IDR. COD N-NH4
mc/h mg/l n l/Ab.Eq.xg mg/l mg/l
Morgex 174 110 7.067 591 262 10
La Salle 92 54 1.834 1.204 201 7
Pré St. Didier 43 48 762 1.354 101 8
La Thuile 125 104 4.800 625 273 12
Courmayeur Margherita 102 88 3.314 739 235 7
Portata totale mc/h 536
Carico totale BOD kg/g 1.156 17.778 724
Carico totale COD kg/g 3.036
Carico totale N kg/g 119
PORTATA BOD A.E. D.IDR. COD N-NH4
mc/h mg/l n l/Ab.Eq.xg mg/l mg/l
Morgex 177 65 4.248 1.000 100 5
La Salle 78 82 2.362 793 99 3
Pré St. Didier 165 21 1.279 3.095 33 4
La Thuile 136 73 3.666 890 116 6
Courmayeur Margherita 129 108 5.144 602 139 3
Portata totale mc/h 685
Carico totale BOD kg/g 1.085 16.699 985
Carico totale COD kg/g 1.550
Carico totale N kg/g 72
Festività di fine anno
Festività di Pasqua
Settimane bianche
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In dette condizioni la dotazione idrica media assume il valore di 417 l/A.E. x giorno e,
assumendo una dotazione idrica pro-capite per la rete di fognatura pari a 300 l/A.E. x
giorno, risulta che le acque parassite trasportate con la fognatura ammontano a circa
7.930 mc/giorno
Durante le festività pasquali le caratteristiche dei liquami assumono valori meno critici,
in quanto la popolazione equivalente ricavata con i criteri sopra esposti risulta di 17.775
A.E., la portata media oraria massima assume il valore di 536 mc/h ed il carico di BOD
massimo il valore di 1.156 kg BOD/g.
In dette condizioni la dotazione idrica media assume un valore più alto del caso
precedente, pari a 724 l/A.E. x giorno e la portata di acque parassite trasportate, sempre
considerando in 300 l/A.E. x giorno la dotazione idrica per la fognatura nera, si
mantiene sul valore di circa 7.536 mc/giorno.
Nei periodi delle settimane bianche si ha un ulteriore decremento delle criticità, la
popolazione equivalente calcolata risulta di 16.669 A.E., la portata media oraria
massima assume il valore di 685 mc/h ed il carico di BOD massimo il valore di 1.085
kg BOD/g.
In dette condizioni la dotazione idrica media assume il valore di 985 l/A.E. x giorno e le
acque parassite trasportate con la fognatura, usando il criterio sopra adottato,
ammontano a circa 11.438 mc/giorno.
Le temperature dei liquami nei vari punti di prelievo e nel periodo indicato variano tra
5,4 e 7,8 °C.
Confrontando detti dati con la situazione che si determina nelle condizioni di minima
presenza turistica, ovvero della sola popolazione residente che ammonta, sulla base dei
dati ISTAT del 2009, a 8.784 abitanti (8.261 nel 2001) si evince quindi che si ha una
notevole variazione delle condizioni di funzionamento fino a circa 7 volte tra i valori
minimi e massimi.
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Sulla base di quanto emerge dalle indagini eseguite, si conferma quanto già evidenziato
nello “studio di fattibilità” e nel “documento preliminare di progettazione”.
Emerge che i carichi in ingresso all’impianto hanno un variabilità notevole nell’arco
dell’anno, determinando la necessità di dimensionare l’impianto per 15.000 A.E. nelle
condizioni di bassa stagione, per 30.000 A.E. nelle condizioni di medio carico, per
45.000 A.E. in condizioni di punta media e per 60.000 A.E. nelle condizioni di punta
massima (periodo natalizio e di fine anno, pasqua, ferragosto).
La scelta di mantenere a 60.000 A.E. il dimensionamento nelle condizioni di punta
massima, deriva dalla considerazione che, sebbene i dati ricavati dall’analisi della
campagna eseguita da ARPA e ISECO portino ad un valore massimo calcolato teorico
di 67.722 A.E. tale dato è da considerarsi semplicemente il momento massimo di un
giorno particolare; sulla base di esperienze maturate in situazioni analoghe è noto che
l’andamento del carico nell’arco della giornata è assolutamente variabile e che quella
misura rappresenta semplicemente un punto di massimo; non si ritiene quindi corretto
assumerlo come dato di dimensionamento in condizioni di punta essendo lo stesso
smorzato nell’arco dell’intera giornata.
Si ritiene quindi corretto assumere la situazione di carico determinata da 60.000 A.E.
quella corrispondente al carico massimo.
Si evidenzia inoltre che le condizioni medie di funzionamento dell’impianto si attestano
intorno a 28.000-30.000 A.E.
Appare infatti evidente la presenza di acque parassite in notevole quantità, variabile
nell’arco dell’anno ma sempre valutabile in non meno di 7.000 mc/giorno; dette acque
mentre da una parte determinano portate elevate da trattare nell’impianto, dall’altra
garantiscono comunque il mantenimento delle condizioni di setticità di una rete molto
estesa quale quella in oggetto.
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Tale condizione non risulterà migliorabile in tempi brevi, in quanto necessita della
realizzazione e del potenziamento del sistema di raccolta di tipo separato tra acque
reflue, da inviare all’impianto, ed acque meteoriche, scaricabili direttamente.
Il dimensionamento idraulico dell’impianto, come specificato successivamente, è stato
eseguito considerando una dotazione idrica di acque nere pari a 300 l/A.E. giorno netti,
e un apporto costante di acque bianche e meteoriche pari a 9.000 mc/giorno; detto
valore è confermato confrontando le misurazioni delle portate totali e dei carichi
idraulici derivanti dalle misurazioni di abitanti equivalenti..
Si evidenzia infine una estrema variabilità della temperatura ambientale, che comporta
estrema variabilità di temperatura dei reflui in ingresso all’impianto.
Appare giustificata quindi la scelta di un sistema che permetta una elevata flessibilità, e
sia in grado di variare velocemente la sua capacità di trattamento in modo da adattarsi
alle caratteristiche dei liquami in ingresso.
Si ritiene pertanto che la soluzione ottimale possa essere il riferimento a processi
tradizionali, dimensionando la sezione dei pretrattamenti in modo da garantire il
trattamento primario di portate elevate, applicando però le tecnologie migliorative in
grado di aumentare l’efficienza di depurazione e diminuire gli spazi necessari.
3.4 CRITERI DI PROGETTAZIONE
L’intervento prevede nel complesso la realizzazione di un impianto di depurazione per
acque reflue, costituito da una sezione di trattamento dei liquami e di una sezione di
trattamento dei fanghi, complete degli impianti e delle opere accessorie.
In relazione alle particolari condizioni di variabilità stagionale del carico organico ed
idraulico influente all’impianto, ed al fine di garantire la massima flessibilità operativa,
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si ritiene necessario disporre la sezione di trattamento dei liquami su due linee operanti
in parallelo.
Tale sezione di trattamento sarà composta da grigliatura grossolana, sollevamento,
grigliatura fine, dissabbiatura e disoleatura, a valle dei quale saranno disposte la
sedimentazione primaria su pacchi lamellari, il trattamento biologico mediante pre-
denitrificazione e nitrificazione–ossidazione, la sedimentazione secondaria e la
disinfezione finale.
La linea liquami sarà completa di tutti gli impianti e le apparecchiature accessorie, quali
il compattatore dei materiali grigliati, il sistema di lavaggio e disidratazione delle
sabbie, il sistema di rifornimento dell’ossigeno al trattamento biologico, lo stoccaggio e
dosaggio del cloruro ferrico utilizzato quale agente di abbattimento del fosforo, i sistemi
di ricircolo dei fanghi e della biomassa aerata, l’impianto di dosaggio del biossido di
cloro, scelto quale agente disinfettante.
La linea fanghi prevede la realizzazione di una fase di stabilizzazione aerobica dei
fanghi di supero, di un ispessitore dinamico e di un sistema di disidratazione meccanica;
la linea sarà completa degli impianti accessori di condizionamento del fango mediante
polielettrolita e latte di calce.
Per quanto riguarda l’individuazione dei dati di progetto, da porsi alla base dello
sviluppo progettuale, si ritiene necessario considerare alcuni aspetti caratterizzanti
l’ambito territoriale a servizio del quale viene posto l’impianto.
Sulla base delle indicazioni e dei dati raccolti, è possibile definire la rete fognaria di
raccolta delle acque reflue come “mista”; essa è preposta, in altri termini, alla raccolta
sia delle acque reflue fognarie, sia delle acque bianche.
Anche se alcuni Comuni della Comunità, quali Morgex e La Thuile, hanno già iniziato a
realizzare tratti di fognatura separata per acque “nere” ed acque “bianche”, non è
ipotizzabile in tempi brevi una reimpostazione generale di tutte le reti di raccolta dei
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cinque Comuni che saranno allacciati al nuovo impianto, è necessario prendere atto
della presenza di una non trascurabile quantità di acque bianche che giungeranno al
trattamento depurativo.
Sulla base delle risultanze delle campagne di analisi dei reflui fognari riportate nei
precedenti paragrafi, si valuta in 300 litri/abitante giorno la dotazione idrica procapite,
relativa alle acque nere ed in considerazione del significativo contributo dato dalle
acque bianche, si considera per esse una portata costante di 9.000 mc/giorno.
Un ulteriore aspetto che si vuole evidenziare è l’assunzione di un valore del BOD5
unitario pari a 65 g/ab g, anzichè 60 g/ab g come indicato nel.D. L.vo 3 aprile 2006, n°
152 e s.m.i., come conseguenza di una ipotesi di tipo cautelativo, che garantisce un
certo margine di sicurezza nei confronti di eventuali fenomeni legati a scarichi puntuali
in fognatura non controllati.
Si deve inoltre considerare che l’alta vocazione turistica dell’ambito territoriale
interessato dall’intervento determina una fortissima variabilità stagionale del carico
organico ed idraulico in ingresso all’impianto; è pertanto possibile ipotizzare differenti
condizioni operative, sostanzialmente riconducibili alle seguenti condizioni-tipo:
I) Condizioni di bassa stagione.
In tale periodo la potenzialità di trattamento può essere individuata in 15.000 abitanti
equivalenti; si prevede pertanto il funzionamento dell’impianto su una sola linea di
trattamento.
II) Condizioni di media stagione
Per tale periodo la presenza turistica nel comprensorio incrementa il fabbisogno
depurativo; si prevede pertanto la messa in funzione della seconda linea di trattamento,
portando la potenzialità dell’impianto a 30.000 abitanti equivalenti.
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III) Condizioni di punta media stagione.
In considerazione della variabilità dei flussi turistici, la presenza durante particolari
periodi (Week-end, vacanze natalizie e pasquali…..) genera la necessità di prevedere
una condizione operativa in cui la potenzialità dell’impianto possa essere incrementata a
45.000 abitanti equivalenti.
IV) Condizioni di massima punta stagionale.
Nel mese di agosto e nelle festività natalizie e pasquali, la potenzialità dell’impianto
deve essere tale da garantire il corretto trattamento delle acque reflue; è prevista
pertanto un ulteriore modalità di funzionamento che garantisca l’incremento della
potenzialità fino a 60.000 abitanti equivalenti.
Sulla base delle considerazioni espresse, risulta evidente che l’impianto dovrà garantire
solamente per periodi limitati di tempo una potenzialità superiore a 30.000 abitanti
equivalenti; la tipologia di processo, già individuata nel documento preliminare di
progettazione e posta alla base del presente sviluppo progettuale, prevede un trattamento
biologico di ossidazione-nitrificazione combinata in vasche a biomassa sospesa,
alimentate con ossigeno atmosferico in condizioni di funzionamento ordinario ed
implementate con un sistema di rifornimento di ossigeno puro in condizioni di alto
carico.
Le volumetrie delle varie sezioni saranno pertanto determinate e verificate imponendo
le diverse condizioni operative, relative alle soluzioni impiantistiche adottate, in
corrispondenza delle quattro diverse potenzialità nominali individuate (15.000, 30.000,
45.000, 60.000 abitanti equivalenti).
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I dati di base su cui è stato svolto lo sviluppo progettuale sono pertanto i seguenti:
Potenzialità dell’impianto
(Ab. Equivalenti)
15.000 30.000 45.000 60.000
Dotazione idrica acque nere l/ab.eq.*g 300 300 300 300
Portata giornaliera acque nere m3/g 4.500 9.000 13.500 18.000
Portata giornaliera acque bianche m3/g 9.000 9.000 9.000 9.000
Portata giornaliera totale(Qm)
m3/g 13.500 18.000 22.500 27.000
m3/h 563 750 938 1.125
Carichi Inquinanti Specifici:
- BOD g/Ab Eq d 65 65 65 65
- Azoto Totale (TKN) g/Ab Eq d 12 12 12 12
- Fosforo g/Ab Eq d 3 3 3 3
Carichi inquinanti giornalieri in
ingresso
- BOD Kg/d 975 1950 2925 3900
- Azoto Totale (TKN) Kg/d 180 360 540 720
- Fosforo Kg/d 45 90 135 180
Concentrazioni medie in ingresso alla
portata media Qm
- BOD mg/l 72,2 108,3 130,0 144,4
- Azoto Totale (TKN) mg/l 13,3 20,0 24,0 26,7
- Fosforo mg/l 3,3 5,0 6,0 6,7
Valori di concentrazione assunti allo
scarico per le simulazioni di calcolo
- BOD mg/l 25 25 25 25
- Azoto Totale (TKN) mg/l 15 15 15 15
- Fosforo mg/l 2 2 2 2
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3.5 DIMENSIONAMENTO DELLE SEZIONI IMPIANTISTICHE
3.5.1 DESCRIZIONE GENERALE DELLE VARIE FASI
3.5.1.1 PREMESSA
Il processo di depurazione è strutturato nelle seguenti fasi:
a) linea liquami:
- grigliatura grossolana
- sollevamento liquami
- grigliatura fine
- dissabbiatura aerata
- sedimentazione primaria a pacchi lamellari
- denitrificazione
- ossidazione / nitrificazione
- defosfatazione
- sedimentazione secondaria
- clorazione finale
b) linea fanghi:
- stabilizzazione aerata dei fanghi di supero
- ispessimento dinamico dei fanghi stabilizzati
- disidratazione fanghi
c) fasi complementari:
- deodorizzazione degli ambienti inerenti ai pre-trattamenti ed alla disidratazione
fanghi, con ricambio aria e recupero termico.
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3.5.1.2 ANALISI DELLE FASI E SCELTE DI PROCESSO
Linea liquami
1. Sfioro acque di pioggia
Si prevede la realizzazione, all’esterno dell’edificio, di un idoneo manufatto di sfioro
delle portate in ingresso,
La portata da avviare all’impianto si assume pari a 3.250 mc/h, che corrisponde alla
portata che nelle condizioni di funzionamento equivalenti a 30.000 A.E. garantisce il
rispetto della concentrazione di scarico pari a 25 g/mc di BOD.
La portata eccedente viene sfiorata e scaricata direttamente nel mezzo ricettore.
2. Grigliatura grossolana
Si prevede la realizzazione di una griglia automatica autopulente dotata di pettine
operante in controflusso, specifico per evitare intasamenti.
La griglia, installata in un idoneo canale in cls, avrà le seguenti caratteristiche:
Luce libera tra le barre: 30 mm
Tipo: a pettine in controcorrente
Larghezza canale: 2 m
I materiali separati sono avviati, tramite opportuno nastro trasportatore, alla
compattazione.
3. Sollevamento
la stazione di sollevamento sarà attrezzata con elettropompe sommergibili in numero
adeguato alle portate di massima punta.
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Le pompe avranno le seguenti caratteristiche principali:
tipo: sommergibile per liquidi carichi
portata: 125 l/sec
prevalenza: 11 m.c.a.
numero: 3
tipo: sommergibile per liquidi carichi
portata: 200 l/sec
prevalenza: 11 m.c.a.
numero: 2
La stazione sarà dotata di scarico di troppo pieno convogliante i reflui nelle linee di
fognatura interna dell’impianto.
4. Grigliatura fine
La fase di grigliatura fine viene prevista su due linee equivalenti.
Si prevede per ogni linea uno stadio di grigliatura fine costituito di griglia automatica
del tipo a gradini o a tappeto, caratterizzata da contenute dimensioni e da notevole
linearità nelle prestazioni (portata idraulica costante anche a fronte di materiali quantità
di materiali sospesi.
Tipo: a gradini
Luce di filtrazione: 2,5 mm
Larghezza griglia: 600 mm
La grigliatura contribuirà ad un abbattimento medio del BOD entrante pari al 5%.
Il materiale grigliato verrà avviato, tramite opportuni nastri trasportatori, alla pressa
compattatrice.
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5. Dissabbiatura aerata
La dissabbiatura sarà del tipo aerato, ed impiegherà due bacini longitudinali operanti in
parallelo nelle condizioni di massima punta.
Le sabbie estratte saranno separate da idonea apparecchiatura (lavatore sabbie).
Dimensioni unitarie: lunghezza: 14 m
Larghezza: 2,6 m
Altezza media bacini: 3,9 m
Tipo: ponte va e vieni con pompe di estrazione sabbie
Si utilizzeranno idonei compressori per l’alimentazione dell’aria necessaria.
6. Sedimentazione primaria a pacchi lamellari
Per far fronte ai carichi inquinanti variabili la decantazione primaria verrà realizzata
mediante l’installazione di “pacchi lamellari” che hanno lo scopo di amplificare le
superfici nette di decantazione con modeste dimensioni di ingombro dei manufatti.
I pacchi lamellari possono far fronte alle variazioni stagionali del carico idraulico e
contribuiscono ad un abbassamento del carico organico pari al 15% del BOD entrante.
Essi sono realizzabili in due linee operanti singolarmente o in parallelo nel processo
depurativo.
Tipo: a pacchi lamellari inclinati
Numero di linee realizzate: n. 2
Dimensioni in pianta singola unità: 3,8 x 19 mq
Superficie utile del singolo manufatto: 72 mq
Superficie totale: 144 mq
Altezza del pacco: 1,00 m
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Per l’asportazione dei materiali sedimentati si prevede l’utilizzo di un sistema con
raschiatore a catena, convogliante i materiali separati in idonee tramogge, e da qui
estratti mediante pompe sommergibili di sollevamento.
A valle del trattamento di sedimentazione primaria, si prevede la ripartizione e sfioro
della portata in modo da avviare al trattamento biologico una portata equivalente a 2
Qm.
7. Trattamento biologico (denitrificazione e ossidazione /nitrificazione)
Lo schema di processo previsto comprende una fase di denitrificazione dei liquami
seguita da una fase di ossidazione/nitrificazione.
Per far fronte alla variabilità di portate e carichi organici stagionali, il trattamento
biologico viene proposto su due linee di processo operanti in parallelo, di cui una
escludibile nei periodi di bassa stagione; inoltre si prevede la possibilità di insufflare
aria o ossigeno puro al fine di permettere la migliore flessibilità possibile in termini di
capacità di trattamento, andando ad incidere sulla concentrazione del mixed liquor
presente in vasca.
Il sistema proposto, in altri termini, permette di operare in condizioni di bassa stagione
con concentrazioni tradizionali di mixed liquor (2.000-2.200 mg/l) e carichi del fango
molto bassi (0,07 kg BOD/kg SST x g), utilizzando insufflazione d’aria, e in condizioni
di punta (mesi estivi e periodo natalizio) con concentrazioni elevate di mixed liquor
(3.500-3.800 mg/l) che si riescono ad ottenere grazie all’utilizzo di ossigeno puro, e
carichi del fango dell’ordine di 0,13 kg BOD/kg SST x g.
La temperatura di dimensionamento assunta è pari a 12 °C.
L’incremento di concentrazione dell’MLSS si prevede realizzato mediante apporto di
fango da un terzo settore della vasca di denitrificazione-ossidazione-nitrificazione,
opportunamente dimensionato ed idoneo allo stoccaggio e stabilizzazione aerobica di
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biomassa di riserva, che potrà venire rapidamente rimessa nell’impianto biologico al
fine di raggiungere parametri operativi ottimali in presenza di ossigeno puro.
I volumi ottenuti dal dimensionamento eseguito sono i seguenti:
Fase di pre-denitrificazione: 2 linee x 1.000 mc
Fase di ossidazione-nitrificazione: 2 linee x 2.700 mc
Fase di stoccaggio MLSS: 2 linee x 800 mc
Il principio utilizzato è il seguente.
Nelle condizioni di 60.000 A.E. per ottenere un carico del fango di 0,11 kgBOD/kgSST
x giorno e un’età del fango di 15 giorni, con una concentrazione di fanghi di 3,8 kg/mc
è necessario un volume di 5.400 mc.
Ciò determina la presenza di 20.600 kg di MLSS.
Detta situazione è ottenibile con l’utilizzo del sistema misto aria-ossigeno.
Quando le condizioni di carico scendono, per esempio a quelle corrispondenti a 45.000
A.E., la stessa quantità di MLSS e quindi lo stesso volume, sono in grado di garantire
un’età del fango di 17 giorni, quindi ottenere un carico del fango di 0,08
kgBOD/kgSST x giorno.
Se nelle stesse condizioni di carico, ovvero di 45.000 A.E., la concentrazione dei fanghi
scende a 2,2 kg/mc, quindi la biomassa a 12.000 kg, il carico del fango sale a 0,14
kgBOD/kgSST x giorno.
Dette condizioni sono applicabili alla situazione di 30.000 A.E., ove con una
concentrazione di fanghi di 2,2 kg/mc, alimentazione ad aria, 12.000 kg MLSS in vasca,
il carico del fango assume il valore di 0,09 kgBOD/kgSST x giorno e l’età del fango di
15 giorni.
La situazione di 15.000 A.E. è la stessa dei 30.000 A.E. vista su una sola linea.
Ne consegue che fino a 28.000-30.000 A.E. il sistema, così come configurato, puù
funzionare normalmente con insufflazione d’aria e concentrazione di fanghi in vasca di
2,2 kg/mc, normali per un impianto a fanghi attivi.
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Superati i carichi corrispondenti a dette condizioni, e precisamente nell’intervallo tra i
30.000 e i 45.000 A.E. è necessario inserire il sistema ad ossigeno, che permette di
raggiungere velocemente una concentrazione di 3,8 kg/mc di fanghi, prelevati dalla
vasca adiacente di digestione aerobica.
Il dimensionamento di detta vasca viene eseguito considerando il volume necessario per
ossidare completamente il carico di 60.000 A.E. , valutato in 23 giorni di età del fango e
0,08 kgBOD/kgSST x giorno quindi 7.000 mc, e sottraendo il volume utilizzato per
l’ossidazione biologica, pari a 5.400 mc, si ottiene 1.600 mc.
Riassumendo si prospettano indicativamente quattro condizioni operative:
- Condizioni di bassa stagione –15.000 ab. eq.
Linee in funzione: n. 1
Sistema di ossigenazione: con eiettori alimentati con aria atmosferica
Concentrazione MLSS: 2.000-2.200 mg/l
- Condizioni di media stagione – 30.000 ab. eq.
Linee in funzione: n. 2
Sistema di ossigenazione: con eiettori alimentati con aria atmosferica
Concentrazione MLSS: 2.000-2.200 mg/l
- Condizioni di punta media stagione – 45.000 ab. eq.
Linee in funzione: n. 2
Sistema di ossigenazione: contemporaneo impiego di eiettori alimentati con
aria più inserimento, se necessario, di specifico
sistema di diffusione ossigeno puro mediante
reattore tubolare ed eiettore Venturi
Concentrazione MLSS: 2.200-3.800 mg/l
- Condizioni di massima punta stagionale – 60.000 ab. eq.
Linee in funzione: n. 2
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Sistema di ossigenazione: contemporaneo impiego di eiettori alimentati con
aria e di specifico sistema di diffusione ossigeno
puro mediante reattore tubolare ed eiettore Venturi
Concentrazione MLSS: 3.500-3.800 mg/l
La tabella posta a seguire fornisce un riassunto di quanto sopra specificato, in termini di
volumetrie disponibili sulla base dei dati processistici adottati.
Ab. Eq.
età del
fango totale
età del fango
in
ossidazione
età del
fango in
digestione
MLSS totale
richiesto
MLSS in
ossidazione
MLSS in
digestione
Volume teorico
digestione
aerobica
Volume installato
digestione
aerobica
giorni giorni giorni kg kg kg mc mc
15.000 20 15 5 7.923 5.942 1.981 521 800
30.000 20 15 5 15.846 11.806 4.040 1.063 1.600
45.000 20 17 3 23.770 20.204 3.566 938 1.600
Ab. Eq.
carico del
fango in
ossidazione
età del fango
in
ossidazione
MLSS Concentrazione
fanghi
linee biologiche
in funzione
digestione
aerobica
Volume teorico
ossidazione-
nitrificazione
Volume installato
ossidazione-
nitrificazione
kgBOD/kgS
STxg giorni kg kg/mc mc mc
15.000 0,13 15 5.942 2,2 1 SI 2.701 2.700
30.000 0,10 15 11.806 2,2 2 SI 5.366 5.400
45.000 0,08 17 20.204 3,8 2 SI 5.317 5.400
60.000 0,08 17 26.701 3,8 2 NO 7.027 7.000
8. Defosfatazione
Si prevede l’abbattimento dei composti organici contenenti fosforo tramite dosaggio di
ferro cloruro in vasca di ossidazione biologica.
9. Sedimentazione secondaria
La sedimentazione secondaria dei liquami biologici sarà effettuata mediante bacini
circolari attrezzati con sistema di trazione periferica del ponte raschiatore.
È previsto il contenimento delle schiume e dei materiali flottati, con recupero e
trattamento dei medesimi:
Numero di unità di realizzazione: n. 2
Tipo di unità da realizzazione: vasca circolare a flusso radiale
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Diametro utile unitario dei bacini: 37 m
Altezza media utile: 2,7 m
Superficie utile media: 1.075 mq
Superficie utile complessiva 2.150 mq
Carichi idraulici superficiali:
Condizioni di portata media (a Q24) 0,52 m3 /m
2 x h
10. Clorazione finale
Il bacino di clorazione finale sarà accorpabile ai manufatti di sedimentazione secondaria
al fine di ottimizzare l’impiego delle aree del depuratore e rendere funzionale il sistema
di canalizzazione dei liquami trattati.
Volume della vasca di contatto: 350 m3
Tempo di contatto in condizioni di massima
punta (a Q24): 23 minuti
Tempo di contatto in condizioni di bassa
stagione (a Q24): 46 minuti
La disinfezione sarà prevista mediante dosaggio di biossido di cloro.
Linea fanghi
1. Ispessimento dinamico dei fanghi di supero stabilizzati
numero di unità: n. 1
tipo di unità da realizzare: vasca circolare
diametri utile del bacino 9,50 m
altezza media utile: 3,5
superficie utile: 70,9 mq
volume utile: 248 mc
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2.Disidratazione fanghi
Portata oraria massima da disidratare: 538 Kg/h
N. filtropresse previste: 2
Larghezza telo unitario: 2,0 m
Portata specifica nelle condizioni massime: 134,5 kgSST/m x h
Linea aria
Si prevede la realizzazione di un impianto di ventilazione e deodorizzazione dei due
edifici costituenti l’impianto, con le seguenti caratteristiche:
1. Edificio trattamenti primari:
- volume: mc 19.500
- ricambi previsti: n. 5
- portata aria: mc/h 100.000
2. Edificio trattamento biologico:
- volume: mc 16.500
- ricambi previsti: n. 3
- portata aria: mc/h 50.000
Si prevedono unità termoventilanti e sistemi di lavaggio con scrubbers.
La distribuzione e l’aspirazione dell’aria avverrà tramite condotte in PVC.
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3.5.1.3 CALCOLI DI DIMENSIONAMENTO
Si riportano a seguire i calcoli di dimensionamento dell’impianto in oggetto, con
l’indicazione dei parametri di processo nelle varie situazioni di funzionamento.
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Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
Dotazione idrica acque nere l/A.E. x g 300 300 300 300
PORTATE IDRAULICHE
Giornaliera acque nere Qgn mc/g 4.500 9.000 13.500 18.000
Giornaliera acque bianche Qgb mc/g 9.000 9.000 9.000 9.000
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
Media acque nere mc/h 188 375 563 750
Media acque bianche mc/h 375 375 375 375
Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125
Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875
Punta pioggia massima Qpp mc/h 3.250 3.250 3.250 3.250
CARICHI BIOLOGICI
BOD
specifico g/A.E. x g 65 65 65 65
giornaliero kg/g 975,0 1.950,0 2.925,0 3.900,0
concentrazione mg/l 72,2 108,3 130,0 144,4
COD
specifico g/A.E. x g 130 130 130 130
giornaliero kg/g 1.950,0 3.900,0 5.850,0 7.800,0
concentrazione mg/l 144,4 216,7 260,0 288,9
TKN
specifico g/A.E. x g 12 12 12 12
giornaliero kg/g 180,0 360,0 540,0 720,0
concentrazione mg/l 13,3 20,0 24,0 26,7
P
specifico g/A.E. x g 3 3 3 3
giornaliero kg/g 45,0 90,0 135,0 180,0
concentrazione mg/l 3,3 5,0 6,0 6,7
SST
specifico g/A.E. x g 80 80 80 80
giornaliero kg/g 1.200,0 2.400,0 3.600,0 4.800,0
concentrazione mg/l 88,9 133,3 160,0 177,8
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SOLLEVAMENTO INIZIALE
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
PORTATE IDRAULICHE
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125
l/sec 156 208 261 313
Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875
l/sec 208 313 417 521
Punta pioggia massima Qpp mc/h 3.250 3.250 3.250 3.250
l/sec 903 903 903 903
ELETTROPOMPE INSTALLATE
Pompa n 3
Portata unitaria l/sec 153
Prevalenza totale m.c.a. 11
Pompa n 2
Portata unitaria l/sec 223
Prevalenza totale m.c.a. 11
Portata totale l/sec 905
DISSABBIATURA
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
PORTATE IDRAULICHE
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125
l/sec 156 208 261 313
Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875
l/sec 208 313 417 521
Punta pioggia massima Qpp mc/h 1.625 3.250 3.250 2.600
l/sec 451 903 903 722
Tempo di permanenza di progetto Qm min 30 30 30 30
Volume necessario mc 281,5 375 469 562,5
Volume installato mc 288,8 577,6 577,6 577,6
numero linee operative n 1 2 2 2
Dimensioni:
Lunghezza m 19,0
Larghezza m 3,8
Altezza utile m 4,0
Tempi di permanenza risultanti:
Alla Qm min 31 46 37 31
Alla Qpp min 11 11 11 13
ARIA NECESSARIA
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SEDIMENTAZIONE PRIMARIA A PACCHI LAMELLARI
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
PORTATE
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125
l/sec 156 208 261 313
Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875
l/sec 208 313 417 521
Punta pioggia massima Qpp mc/h 1.625 3.250 3.250 3.250
l/sec 451 903 903 903
SST in ingresso kg/g 1.200 2.400 3.600 4.800
% 40 40 40 40
kg/g 480,0 960,0 1.440,0 1.920,0
SST ammessi ai tratt. Successivi kg/g 720 1.440 2.160 2.880
Altezza pacchi lamellari m 1 1 1 1
Carico idraulico di progetto mc/h x mq 0,65 0,65 0,65 0,65
Superficie proiettata utile mq 866 1.154 1.443 1.731
Superficie proiettata specifica mq/mq 15 15 15 15
Superficie planare necessaria mq 58 77 96 115
Superficie assunta mq 72,2 144,4 144,4 144,4
N. linee n 1 2 2 2
Dimensioni:
Lunghezza m 25,0
Larghezza m 8,0
Carico idraulico alla Qm mc/mq x h 0,65 0,65 0,65 0,65
Carico idraulico alla Qpp mc/mq x h 1,50 1,50 1,50 1,50
SST abbattuti nei tratt. Primari
DEFOSFATAZIONE
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
PORTATE
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
P in ongresso
giornaliero kg/g 45,0 90,0 135,0 180,0
concentrazione mg/l 3,3 5,0 6,0 6,7
P abbattuto per sintesi biologica
BOD abbattuto kg/g 565,95 1.131,89 1.697,84 2.263,78
P abbattuto kg/g 5,66 11,32 16,98 22,64
P richiesto allo scarico mg/l 2,00 2,00 2,00 2,00
kg/g 27,00 36,00 45,00 54,00
P da abbattere kg/g 12,34 42,68 73,02 103,36
FeCl3 in sol 40% l/g 282 977 1.671 2.366
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SEDIMENTAZIONE FINALE
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
PORTATE
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125
l/sec 156 208 261 313
Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875
l/sec 208 313 417 521
Carico idraulico di progetto mc/h x mq 0,55 0,55 0,55 0,55
Superficie necessaria mq 1.024 1.364 1.705 2.045
Superficie assunta mq 1.075,21 2.150,42 2.150,42 2.150,42
N. linee n 1 2 2 2
Dimensioni:
Diametro m 37,0
Carico idraulico alla Qm mc/mq x h 0,52 0,35 0,44 0,52
Carico idraulico alla Qpb mc/mq x h 0,70 0,52 0,70 0,87
CLORAZIONE
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
PORTATE
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125
l/sec 156 208 261 313
Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875
l/sec 208 313 417 521
tempo di permanenza alla Qm min 25 25 25 23
Volume necessario mc 235 313 391 431
Volume assunto mc 435 435 435 435
N. linee n 1 2 2 2
Tempo di contatto a Qm min 46 35 28 23
Tempo di contatto a Qpb min 35 23 17 14
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RICIRCOLO FANGHI
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
PORTATE
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125
l/sec 156 208 261 313
Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875
l/sec 208 313 417 521
Concentrazione SS in ossidazione kg/mc 2,2 2,2 3,8 3,8
Concentrazione SS nel ricircolo kg/mc 8 8 8 8
rapporto di ricircolo 0,38 0,38 0,90 0,90
Portata fanghi di ricircolo mc/h 213 284 848 1.018
l/sec 59,3 79,0 235,6 282,7
RICIRCOLO LIQUAMI
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
PORTATE
Giornaliera totale Qg mc/g 13.500 18.000 22.500 27.000
Media oraria Qm mc/h 563 750 938 1.125
l/sec 156 208 261 313
Punta nera al biologico Qpb mc/h 750 1.125 1.500 1.875
l/sec 208 313 417 521
Rapporto di ricircolo 1 1,17 1,81 2,23
Portata di ricircolo Qm mc/h 563 878 1.697 2.509
l/sec 156 244 471 697
Pompe
tipo: idrovora
n 1 2 4 4
Portata unitaria l/sec 175 350 700 700
Prevalenza totale m.c.a. 2 2 2 2
% di funzionamento 89 70 67 100
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48
CALCOLO FABBISOGNO OSSIGENO
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
Coefficiente Respirazione attiva a 0,60 0,60 0,60 0,60
BOD rimosso in ossidazione kg/g 566 1.132 1.698 2.264
Temperatura °C 12 12 12 12
Coeff. Respirazione endogena b 0,047 0,047 0,047 0,047
MLSS kg/g 5.942 11.806 20.204 20.442
Coeff. Nitrificazione c 4,6 4,6 4,6 4,6
Azoto ammoniacale ossidato kg/g 75 195 316 436
Fabbisogno giornaliero kg/g 965 2.131 3.422 4.325
Fabbisogno orario medio kg/h 40 89 143 180
Fabbisogno orario di punta kg/h 47 103 164 208
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49
PRODUZIONE FANGHI
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
BOD abbattuto in ossidazione kg/g 566 1.132 1.698 2.264
Produzione specifica fanghi kgSST/kgBODxg 0,70 0,70 0,70 0,70
Produzione fanghi kgSST/g 396 792 1.189 1.585
Solidi volatili % 70 70 70 70
kg/g 277 555 832 1.109
Riduzione Solidi volatili % 40 40 40 40
kg/g 111 222 333 444
Solidi estratti kg/g 285 571 856 1.141
ISPESSIMENTO FANGHI
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
Fanghi biologici estratti dal digestore kg/g 285 571 856 1.141
Solidi dai trattamenti primari kg/g 720 1.440 2.160 2.880
Solidi ammessi allo scarico kg/g 473 630 788 945
Solidi da ispessire kg/g 533 1.381 2.228 3.076
Carico di solidi ammesso kgSST/mq x g 45 45 45 45
Superficie necessaria mq 11,8 30,7 49,5 68,4
Superficie assunta mq 70,9 70,9 70,9 70,9
Diametro m 9,5 9,5 9,5 9,5
Carico di solidi kgSST/mq x g 7,5 19,5 31,4 43,4
Conc. Fanghi in uscita % 8 8 8 8
Portata fanghi in uscita mc/h 2,8 7,2 11,6 16,0
DISIDRATAZIONE FANGHI
Ab. Eq. 15.000 30.000 45.000 60.000
Fanghi ispessiti kg/g 533 1.381 2.228 3.076
Tempo funzionamento impianto gg/sett 5 0 0 0 0
h/g 8
Portata da disidratare kg/h 93 242 390 538
Portata specifica kgSST/m x h 100 100 150 150
Larghezza telo teorica m 0,9 2,4 2,6 3,6
Concentrazione fanghi disidratati % 22 22 22 22
Portata fanghi disidratati kg/g 2.422 6.275 10.129 13.982
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4. ACCERTAMENTO DELLA NORMATIVA APPLICABILE
4.1. IMPIANTO DI DEPURAZIONE
4.1.1. AUTORIZZAZIONI NECESSARIE AI FINI DELL’ATTUAZIONE DEL
PROGETTO
Le autorizzazioni e i pareri acquisiti o da acquisire ai fini dell’attuazione dell’opera
sono i seguenti:
Parere di compatibilità ambientale ai sensi della L.R. n°14/99, richiesto in
occasione del progetto preliminare redatto nel gennaio 2004, il cui procedimento
si è concluso con Delib. della G.R. n° 1407 del 9.05.2005 con valutazione
positiva condizionata, con efficacia di 5 anni dalla data della citata delibera, la
quale è stata rinnovata con Delib. della G.R. n° 2135 del 6.08.2010;
In sede di istruttoria il Servizio Valutazione Impatto Ambientale ha richiesto ed
ottenuto i seguenti pareri presso le strutture regionali competenti:
- Servizio Beni paesaggistici dell’Assessorato Istruzione e Cultura, parere
favorevole condizionato per quanto attiene al vincolo paesaggistico, con alcune
prescrizioni “necessarie al fine di inserire congruamente gli interventi previsti
nel contesto paesaggistico circostante ...”; tali prescrizioni sono state recepite nel
presente aggiornamento del progetto preliminare;
- Direzione Assetto del Territorio e Risorse Idriche dell’Assessorato Territorio,
Ambiente e Opere Pubbliche, ora Servizio gestione demanio e risorse idriche,
parere favorevole per interventi in aree a rischio inondazione ai sensi D.G.R.
4268/2000, con disciplina d’uso fascia B ai sensi D.G.R. 422/1999;
- Direzione Prevenzione dei Rischi Idrogeologici dell’Assessorato Territorio,
Ambiente e Opere Pubbliche, ora Servizio idrogeologico, parere favorevole nei
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confronti del rischio frane di cui all’art.35 della L.R. n°11/1998 (vincolo non
presente);
- Ufficio Tutela dell’Ambiente del Dipartimento Territorio, Ambiente e risorse
idriche dell’Assessorato Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche, ora Servizio
tutela delle acque dall’inquinamento e gestione rifiuti dell’Assessorato Territorio
e Ambiente, parere favorevole;
Si precisa che, successivamente all’ottenimento del Parere di compatibilità ambientale,
il Comune di La Salle si è dotato di cartografia prescrittiva dei “Terreni a rischio
inondazione” ai sensi dell’art.36 "Normativa urbanistica e di pianificazione della Valle
d'Aosta", approvata con D.G.R. n°2991 del 17.10.2008; l’area su cui è prevista la
realizzazione dell’impianto di depurazione ricade parzialmente in fascia B, con
medesima disciplina d’uso applicata alla perimetrazione del “sistema fluviale”
individuata dal P.T.P., sulla base della quale è stato rilasciato il precedente parere.
Si precisa inoltre che è attualmente in corso l’aggiornamento della cartografia dei terreni
sedi di frana del Comune di La Salle, ai sensi dell’art. 35 della L.R. 11/1998, ma è
ancora vigente la cartografia redatta ai sensi della L.R. 32 del 02.09.1996, ed approvata
dalla Giunta Regionale con delibera n°333 del 8/2/1999 sulla base della quale è stato
rilasciato il precedente parere.
Contestualmente al presente aggiornamento del progetto preliminare dell’impianto di
depurazione è stata redatta la documentazione necessaria all’ottenimento delle seguenti
ulteriori autorizzazioni, relative al più recente regime vincolistico sulla base delle
cartografie prescrittive di cui si è dotato il Comune di La Salle, approvate
successivamente alla redazione del progetto del gennaio 2004 ed al successivo
ottenimento del Parere di compatibilità ambientale sul progetto in oggetto:
Autorizzazione ai sensi della L.R. 6 aprile 1998, n. 11 e s.m.i. (Normativa
urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d’Aosta), art. 33, c.8 (aree
boscate) da acquisire presso Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali,
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Dipartimento risorse naturali e corpo forestale – Direzione foreste e
infrastrutture;
Autorizzazione ai sensi del D.Lgs. n°42 del 22.01.2004, art.142 lett.g)
“cartografia del bosco di tutela”, con definizione dei territori ricoperti da foreste
e da boschi da acquisire presso la Direzione tutela beni paesaggistici e
architettonici dell’Assessorato istruzione e cultura.
Autorizzazione Azienda U.S.L.;
Autorizzazione ANAS per esecuzione o interferenze delle opere in fascia di
rispetto di Strade Statali;
Autorizzazione RFI (ferrovie dello stato) per esecuzione opere in fascia di
rispetto;
Autorizzazione Deval S.p.A.;
Relativamente alla disponibilità dei terreni sono in corso le procedure di
occupazione e di esproprio delle aree interessate dai lavori, secondo i disposti
del Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di
espropriazione per la pubblica utilità approvato con D.P.R. 8 giugno 2001 n°
327 e le modifiche introdotte dal D.Lgs. n°302 del 27/12/2002 e dalla L. n° 166
del 01/08/2002.
Nelle successive fasi progettuali dovranno essere ottenute:
approvazione del progetto dell’impianto termico previsto all’interno dell’edificio
pretrattamenti, da parte del Comando dei Vigili del Fuoco;
approvazione della relazione di impatto acustico da parte dell’ARPA;
Autorizzazione dell’Assessorato Territorio e Ambiente, Direzione Ambiente, ai
sensi della L.R. 32 del 15.12.2006, “Disposizioni in materia di elettrodotti”, per
la realizzazione della nuova cabina elettrica;
4.1.2 COERENZA DEL PROGETTO ALLE PREVISIONI E PRESCRIZIONI
DEGLI STRUMENTI URBANISTICI EDILIZI
Relativamente alle situazioni di vincolo di pianificazione che in qualche modo possono
condizionare, con divieti o limitazioni, la realizzazione del progetto in relazione alla sua
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ubicazione, si è tenuto conto sia delle Leggi Urbanistiche che degli strumenti di
pianificazione territoriale ed urbanistica.
In particolare, si è tenuto conto di:
- P.R.G.C. Comune di La Salle;
- L.R. n. 11/98 “Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle
d’Aosta” e successive modifiche ed integrazioni;
- D.L. 27 marzo 1995 n. 88 “Misure urgenti per il rilancio economico ed
occupazionale dei lavori pubblici e dell’edilizia privata” e successive modifiche ed
integrazioni;
PIANO REGOLATORE GENERALE
Nel Comune di La Salle la pianificazione a livello comunale è regolata dal P.R.G.C. in
vigore dal 12/11/1982 e succ. variante sostanziale approvata con delibera G.R. 102 del
19.01.1998. Le aree interessate dall’intervento (cfr. tavola allegata alla Relazione
generale riepilogativa), rientrano in zona agricola E, ad esclusivo uso agricolo; è quindi
necessario procedere alla variante di destinazione urbanistica secondo le procedure
previste dalla L.R. n. 11/1998. Infatti, ai sensi dell’art. 31, comma 2, della suddetta
legge, “l’approvazione, da parte del Consiglio Comunale, dei progetti preliminari di
opere pubbliche comunali, intercomunali e delle Comunità montane, riguardanti aree
che il P.R.G.C. non destina in tutto o in parte a servizi pubblici, costituisce adozione di
variante non sostanziale al P.R.G.C. ai sensi dell’art.14, comma1, lett. B); si applicano
le procedure di cui all’art.16”.
Attualmente è in corso la redazione di una nuova variante generale, non ancora adottata,
che destinerà l’area del previsto impianto di depurazione a Infrastrutture pubbliche.
Le opere in progetto sono soggette a concessione edilizia essendo realizzate dalla
Comunità Montana, con riferimento alle disposizioni dell’art. 62 della L.R. 11/98.
Gli impianti tecnologici su indicati non sono soggetti alla disciplina urbanistico-edilizia
in merito all'indice fondiario, al numero dei piani, al rapporto di copertura ma devono
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rispettare le prescrizioni in ordine alle distanze dalle strade, dalle acque pubbliche, dalle
linee di Media Tensione, dai fabbricati e dai confini.
Pertanto, nel caso in esame, espletate le procedure autorizzative non si ravvisano
disarmonie tra gli interventi in oggetto e la destinazione prevista dal P.R.G.C. vigente.
AMBITI INEDIFICABILI AI SENSI L.R. 11/98 E S.M.I.
Preso atto della documentazione relativa presso il Comune di La Salle l’area in oggetto
risulta interessata dai seguenti ambiti in edificabili (confronta tavole allegate alla
Relazione generale riepilogativa):
- rischio di inondazioni, ai sensi dell’art. 36 della L.R. 11/1998.
- aree boscate, ai sensi dell’art. 33 della L.R. 11/1998
- bosco di tutela, ai sensi del D.Lgs. n°42 del 22.01.2004, art.142 lett.g)
Il comune di La Salle ha in corso di redazione la cartografia dei terreni sedi di frana, ai
sensi dell’art. 35 della L.R. 11/1998, “Normativa urbanistica e di pianificazione
territoriale della Valle d’Aosta”, ma è ancora vigente la cartografia redatta ai sensi della
L.R. 32 del 02.09.1996, ed approvata dalla Giunta Regionale con delibera n°333 del
8/2/1999.
Dall’esame di tale cartografia, redatta dal Dr. Geologo Fabrizio Pollicini, l’area
interessata dall’intervento in progetto non risulta essere posto in corrispondenza di
terreni sedi di frana, mentre l’area sovrastante la ferrovia, non interessata dall’intervento
in progetto, è ubicata in zona franosa di tipo “B” (aree dissestate di media pericolosità o
media pericolosità).
Il comune di La Salle si è dotato, successivamente all’ottenimento del Parere di
compatibilità ambientale sul progetto in oggetto, di cartografia prescrittiva dei “Terreni
a rischio inondazione” ai sensi dell’art.36 della L.R. 11/1998 “Normativa urbanistica e
di pianificazione della Valle d’Aosta”, approvata con D.G.R. n°2991 del 17.10.2008;
l’area su cui è prevista la realizzazione dell’impianto di depurazione ricade parzialmente
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Progetto Preliminare - Relazione tecnica
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in fascia B di esondazione, mentre in precedenza, in assenza di tale provvedimento, si
applicava l’analoga disciplina definita dal PSFF per le aree definite dall’art 35 alla
lettera b) del comma 1 (fascia B di esondazione).
Ai sensi della D.G.R. n°2939 del 10.10.2008 “Approvazione delle nuove disposizioni
attuative della L.R. 11/1998”, cap.4, par.C2 disciplina d’uso della fascia B, alla lettera l)
sono consentiti gli interventi di potenziamento, di adeguamento e di nuova costruzione
di impianti di trattamento delle acque reflue…, comprese le infrastrutture di accesso e
quelle necessarie al loro funzionamento, ove altrimenti non localizzabili.
Per quanto riguarda le aree boscate, il Comune di La Salle è dotato di cartografia
prescrittiva ai sensi dell’art.33 L.R. 11/1998, approvata con D.G.R. n° 1547
dell’8.06.2007; l’area su cui è prevista la realizzazione dell’impianto di depurazione
ricade parzialmente in area boscata. In tali aree, in caso di motivata necessità, è
ammessa l’esecuzione di opere infrastrutturali direttamente attinenti al soddisfacimento
di interessi generali. L’esecuzione delle opere di cui sopra è subordinata
all’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali,
Dipartimento risorse naturali e corpo forestale – Direzione foreste e infrastrutture.
Il Comune di La Salle è inoltre dotato di “cartografia del bosco di tutela”, con
definizione dei territori ricoperti da foreste e boschi come definiti dal D.Lgs. n°42 del
22.01.2004, art.142 lett.g) approvata dal Servizio beni paesaggistici dell’Assessorato
istruzione e cultura con prot. 15748/TP del 5.12.2005.
L’esecuzione delle opere in oggetto è subordinata all’autorizzazione rilasciata
dall’Assessorato competente.
Dall’analisi delle cartografie redatte ai sensi dell’art.34 – Zone umide e laghi e art.37 –
rischio valanghe e slavine, non emergono ulteriori vincoli sull’area oggetto di
intervento.
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VINCOLO IDROGEOLOGICO
Dall’analisi della cartografia “Vincolo dei terreni” ai sensi del R.D.L. n°3267 del
31.12.1923 (cfr. tavola allegata alla Relazione generale riepilogativa), l’area oggetto di
intervento non è interessata da tale vincolo.
4.1.3. COERENZA DEL PROGETTO AGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
PIANO TERRITORIALE PAESISTICO (P.T.P.)
Per quanto riguarda il rispetto delle norme contenute nel Piano Territoriale Paesistico
della Valle d'Aosta approvato con L.R. 10 aprile 1998 n. 13 “Approvazione del piano
territoriale paesistico della Valle d’Aosta (P.T.P.)”, si osserva che, relativamente alla
cartografia di “Assetto generale”, l'area oggetto di intervento rientra nei seguenti
sistemi:
- sistema fluviale (art.14 e art.35 delle Norme di attuazione)
- sistema boschivo (art. 13 delle Norme di attuazione);
- sistema aree naturali:sottosistema delle altre aree naturali (art.11 delle Norme di
attuazione).
La cartografia relativa all’Assetto generale, ai Vincoli paesaggistici ed alla Pericolosità
geologica e idraulica è allegata alla Relazione generale riepilogativa degli interventi,
relativa sia al progetto dell’Impianto di depurazione che al tratto terminale del collettore
fognario.
Non si osservano incompatibilità delle Norme contenute con nel Piano Territoriale
Paesistico.
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Secondo l’art 35 comma 5 del PTP “nelle parti del sistema ambientale fluviale,
individuato dal PTP, interessate dalle fasce fluviali la cui delimitazione è di competenza
dei comuni, si applica, fino a quando i comuni non abbiano provveduto alla
delimitazione delle fasce stesse, la disciplina definita dal provvedimento della Giunta
regionale, di cui al comma 1 o, in assenza di tale provvedimento, la disciplina definita
dal PSFF per le aree di cui alla lettera b) del comma 1” (fascia B di esondazione).
L’area scelta per l’inserimento dell’impianto di depurazione si trova in un’area per la
quale è stata redatta la cartografia dei terreni a rischio di inondazione (approvata con
D.G.R. n°2991 del 17.10.2008), come già indicato in precedenza.
In occasione della redazione del progetto preliminare del gennaio 2004, in assenza di
tale cartografia, l’impianto di depurazione in progetto è stato, quindi, considerato
ubicato all’interno della fascia fluviale B della Dora Baltea e soggetto alle prescrizioni
descritte nella Direttiva dell’Autorità di Bacino del Fiume Po di Parma: “Riduzione del
rischio idraulico degli impianti di trattamento delle acque reflue e delle operazioni di
smaltimento e recupero dei rifiuti ubicati nelle fasce fluviali A e B e nelle aree di
dissesto idrogeologico Ee ed Eb”.
Tale direttiva, in adempimento a quanto disposto agli artt. 19bis e 38bis delle Norme di
attuazione del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), fornisce i criteri e le
raccomandazioni tecniche per l’analisi del rischio idraulico a cui sono sottoposti gli
impianti di trattamento e per l’individuazione degli eventuali interventi necessari a
ridurre tale rischio.
La Direttiva dell’Autorità di Bacino, al paragrafo 4.2 indica che “nei nuovi impianti di
trattamento delle acque urbane, ubicati nella fascia fluviale B e nelle aree di dissesto
idrogeologico Eb, con potenzialità pari o superiore a 10.000 abitanti equivalenti, deve
essere garantita la completa operatività durante eventi di piena con tempi di ritorno
pari a T1 (20 anni). Deve inoltre essere garantito che le strutture civili, gli impianti
elettrici e le attrezzature elettromeccaniche siano protette dal danneggiamento durante
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eventi di piena con tempo di ritorno compreso tra T1 e T2 (tra 20 e 200 anni).” Tali
condizioni vengono definite di Rischio idraulico accettabile.
Così come previsto dalla direttiva dell’Autorità di bacino del fiume Po, essendo l’area
da considerarsi ricompresa in fascia B del Piano Stralcio fasce fluviali, è stato effettuato
uno studio di compatibilità idraulica.
All’interno di tale studio la valutazione delle condizioni idrauliche nelle sezioni della
Dora Baltea è stata fatta confrontando i valori di portata ottenute con le portate di
massima piena con tempo di ritorno di cento e duecento anni.
I risultati dei calcoli eseguiti evidenziano che le sezioni considerate sono sempre
verificate, ovvero sono in grado di smaltire una portata sempre maggiore della portata di
massima piena sia con un tempo di ritorno di 100 anni che con un tempo di ritorno di
200 anni.
Per ulteriori informazioni, relative alla compatibilità della realizzazione dell’impianto di
depurazione circa eventuali situazioni d’instabilità idromorfologica ed idraulica, si
rimanda allo studio allegato.
In sede progettuale, inoltre, sono state previste una serie di misure preventive allo scopo
di ridurre i rischi di malfunzionamento o danni causati da un’eventuale esondazione.
Innanzi tutto le fasi di processo sia di pretrattamento che di trattamento biologico e
finale, nonché i locali ed impianti di servizio (locale compressori, sala quadri elettrici,
locale caldaie, impianto di deodorizzazione) sono segregati in edifici chiusi. La
realizzazione di tutte le strutture civili dell’impianto è prevista in cemento armato
tradizionale.
Pur non essendo l’impianto “vulnerabile” secondo la classificazione della direttiva
dell’autorità di Bacino del fiume Po, in quanto disposto ad una quota adeguata, si
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prevede di realizzare una serie di accorgimenti sulle componenti impiantistiche
sensibili, che riducono ulteriormente il rischio idraulico.
Tutti i quadri elettrici, gli interruttori e i trasformatori saranno montati ad una quota non
inferiore a 1.00 m dal piano del pavimento.
Le varie sezioni impiantistiche saranno inoltre collegate elettricamente in modo separato
ed autonomo al quadro generale di alimentazione, in modo da consentire, in condizioni
di emergenza, una parzializzazione dell’impianto e una verifica per settori.
Analogamente, tutte le apparecchiature elettromeccaniche, ad eccezione delle
componenti da installarsi in modalità sommersa, saranno installate su basamenti o
strutture di altezza tale da garantire il posizionamento delle macchine a quote superiori a
quella di rischio.
VINCOLI ED AREE DI RISPETTO
L’area oggetto degli interventi di realizzazione dell’impianto di depurazione è soggetta
a numerosi vincoli e limitazioni d’uso, come indicato nella relazione di Studio di
impatto ambientale già approvato.
Detti vincoli sono riconducibili sostanzialmente a quelli di tipo idraulico, determinati
dalla presenza del fiume Dora Baltea, a quelli determinati dalla presenza della Strada
Statale 26, della ferrovia Aosta- Pre Saint Didier e di linee elettriche di media tensione.
VINCOLI DI TIPO IDRAULICO
A seguito delle valutazioni contenute nella Relazione di calcolo idraulico redatta dalla
Zimatec nel gennaio 2004, e a cui si rimanda integralmente per tutte le considerazioni, è
stato verificato che la nuova area prevista per la realizzazione dell’impianto non risulta
esondabile in condizioni di eventi di piena della Dora Baltea con tempo di ritorno pari a
200 anni.
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Le norme di attuazione del P.R.G.C. definiscono inoltre la distanza di rispetto dalle
acque pubbliche in 10 m.
Si prevede comunque di realizzare l’impianto su un rilevato posto alla quota variabile
da 788 a 787 m s.l.m., a circa 2 m sopra la quota naturale del terreno; le strutture
emergenti dell’impianto sono previste ad una distanza minima di circa 30m dalla
sponda.
VINCOLI DETERMINATI DA SERVIZI
I servizi che determinano interferenza con le opere in oggetto sono rappresentati da:
- Strada Statale 26;
- linea Ferroviaria Aosta- Pre Saint Didier;
- linea Deval di media tensione;
Il posizionamento così individuato consente di mantenere una distanza minima di:
- 10,00 m dal confine stradale della S.S. 26 al perimetro del tetto dell’edificio,
- oltre 6,00 m dalla linea della media tensione più vicina al perimetro del tetto
dell’edificio ,
- oltre 30,00 m dal binario ferroviario più prossimo agli edifici dell’impianto.
Per quanto riguarda la distanza dalle strade, si osserva che l'unica strada interessata è la
Statale n. 26 della Valle d'Aosta; con nota prot.1618 del 10.03.2005 l’ANAS
comunicava che, in rapporto alla classificazione di cui all’art.2 del D.L. 285 del
30.04.1992, la stessa è considerata di tipo “C”.
Ai sensi del D.P.R. n°147 del 26.04.1993, art.1 – fasce di rispetto, p.to2 bis, “Fuori dai
centri abitati, ma all’interno delle zone previste come edificabili o trasformabili dallo
strumento urbanistico generale nel caso di attuazione diretta, le distanze dal confine
stradale da rispettare nelle nuove costruzioni…, non possono essere inferiori a :
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- 10 m per le strade di tipo”C”.
Per quanto riguarda la distanza di rispetto dalle linee di Media Tensione, le norme di
attuazione del P.R.G.C. definiscono tale distanza non inferiore a 6 m.
Per quanto riguarda il vincolo ferroviario, in base al D.P.R. 11 luglio 1980, n. 753
“Nuove norme in materia di polizia, sicurezza e regolarità dell’esercizio delle ferrovie e
di altri servizi di trasporto”, titolo III, art. 49, la distanza di vincolo dalla ferrovia, in
proiezione orizzontale, è di 30 m; tale distanza è rispettata dal progetto per quanto
riguarda gli edifici dell’impianto, ma non per la recinzione. Si rende quindi necessaria
apposita autorizzazione.
4.3 NORME SULLE BARRIERE ARCHITETTONICHE
In relazione al progetto in oggetto, si evidenzia che le opere previste non rientrano
nell’ambito di applicazione dell’art. 24 della legge quadro per l’assistenza,
l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, n. 104 del 5 febbraio 1992 in
quanto non si prevedono interventi relativi ad attività di edificazione per uso pubblico o
ad attività ricreative.
4.4 VERIFICA DELLA FATTIBILITA’ DELL’OPERA SULLA BASE DELLA
VALUTAZIONE GEOLOGICA E GEOTECNICA
Relativamente alla verifica della prefattibilità dell’opera sulla base della valutazione
geologica si rimanda alla relazione allegata a firma del Dott. Geologo Paolo Castello.
Sulla base dell’analisi geomorfologia ed idrogeologica eseguita, non emergono
comunque particolari problematiche per la fattibilità dell’opera.
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5. CONFORMITÀ DEL PROGETTO ALLE NORMATIVE TECNICHE
APPLICABILI
Le normative di riferimento per la realizzazione del presente progetto sono riportate nel
dettaglio nell’ALLEGATO 1 del presente documento.
6. VINCOLI DI LEGGE RELATIVI AL CONTESTO IN CUI
L’INTERVENTO È PREVISTO
Le Normative legislative di riferimento sono riportate in allegato alla Relazione
generale riepilogativa, relativa sia al progetto dell’impianto di depurazione che al tratto
terminale del collettore fognario.
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7. DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO
Nel presente paragrafo vengono descritte le caratteristiche delle infrastrutture civili e
delle fasi di trattamento impiantistiche previste per la realizzazione dell’impianto in
oggetto.
7.1 OPERE CIVILI
Le infrastrutture civili previste possono essere riassunte brevemente come segue:
- edificio pretrattamenti, trattamenti primari e trattamento fanghi;
- edificio di ossidazione biologica;
- sezione di sedimentazione finale e clorazione;
- cabina di consegna dell’energia elettrica.
Per quanto riguarda gli aspetti di tipo generale, l’area dell’impianto di depurazione sarà
adeguatamente protetta per tutto il suo contorno con una recinzione costituita da rete
metallica plastificata sostenuta da paletti in acciaio plastificato fondati su muretto in cls,
o posizionati direttamente sui muri di sostegno.
I piazzali interni saranno accessibili attraverso cancelli in carpenteria metallica; le
pavimentazioni saranno di tipo bituminoso della medesima tipologia utilizzata per la
strada di accesso.
Le aree verdi adiacenti i piazzali saranno contornate da cordoli in c.a. per una migliore
finitura delle aree stesse e saranno inerbite e piantumate con essenze arboree ricorrenti e
tipiche dell’area di intervento.
L’impianto sarà dotato delle reti tecnologiche necessarie per lo smaltimento delle acque
meteoriche e l’illuminazione delle strade e dei piazzali di manovra.
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7.1.1. EDIFICIO PRETRATTAMENTI E TRATTAMENTO FANGHI
Il layout dell’impianto è stato studiato per minimizzare la necessità di occupazione di
superficie. Pertanto è prevista la realizzazione di un edificio chiuso al cui interno
verranno sistemati la stazione di sollevamento dei liquami addotti alla fognatura, i
sistemi di grigliatura e compattazione dei materiali grigliati, la dissabbiatura con le
relative soffianti insonorizzate ed il sistema di lavaggio delle sabbie, la sedimentazione
primaria, l’ispessitore dei fanghi, il sistema di disidratazione dei fanghi e l’impianto di
deodorizzazione costituito da un sistema di aspirazione e trattamento aria.
L’edificio ha dimensioni in pianta di m.57,00 x 35,00 ed è alto circa m.7,00 in gronda e
m.14,00 al colmo del tetto a due falde. Le varie fasi di trattamento situate al suo interno
hanno le seguenti profondità dal piano campagna: la stazione di sollevamento – 6,00 m.;
la dissabbiatura – 4,00; l’ispessitore dei fanghi – 2,50 m..
I manufatti, i basamenti e le vasche contenute all’interno dell’edificio suddetto sono
previsti in c.a.; le superfici a contatto con i liquami protette mediante ciclo di
trattamento a base di resine epossidiche modificate.
Per la copertura dell’edificio pretrattamenti si prevede la realizzazione di una struttura
in legno lamellare con manto di copertura in lose completo di fermaneve, e lattonerie
(grondaie, pluviali, faldalerie) in rame; per la struttura in legno lamellare è previsto un
trattamento con prodotti ignifughi, antimuffa e idrorepellenti, mentre i tamponamenti
esterni vengono realizzati con blocchetti in cls di argilla espansa, spessore minimo 30
cm, intonacati internamente ed esternamente.
Le finiture esterne prevedono una zoccolatura in pietra di Luserna e la pittura delle
pareti mediante prodotti specifici a base di resine acriliche per esterni; internamente
verranno invece utilizzate pitture a base di prodotti epossidici antimuffa.
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Al fine di garantire corrette condizioni operative in fase di gestione, si prevede la
piastrellatura delle superfici calpestabili ed il rivestimento delle pareti sino a 2,00 m di
altezza con piastrelle in gres smaltato.
L’edificio sarà provvisto interamente della necessaria rete di smaltimento delle acque di
lavaggio delle superfici piastrellate.
I serramenti ed i portoncini esterni di ingresso sono realizzati in alluminio anodizzato,
elettrocolorato, ad uno o più battenti, muniti di taglio termico e doppi vetri.
I portoni, invece vengono realizzati in carpenteria metallica, muniti di pannellatura
isolante e verniciati con una colorazione adeguata.
Ciascun serramento è munito di davanzale in pietra di Luserna con apposito
gocciolatoio; i portoncini di ingresso ed i portoni sono dotati di soglia in pietra di
Luserna.
L’edificio pretrattamenti sarà munito della necessaria coibentazione termica, al fine di
evitare temperature troppo basse che possono compromettere il corretto funzionamento
delle apparecchiature installate.
All’interno dell’edificio pretrattamenti, inoltre, è prevista la segregazione di un’area
organizzata su due livelli. Il piano terreno verrà utilizzato per realizzare il locale di
installazione dei quadri elettrici e del quadro sinottico, un’infermeria, l’officina per la
riparazione di piccola componentistica, il locale centrale termica a servizio dei due piani
servizi; il piano primo verrà utilizzato per spogliatoi, servizi igienici, locale mensa e,
tramite accesso indipendente, la zona uffici tecnici con i relativi servizi.
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7.1.2. EDIFICIO DI ALLOGGIAMENTO VASCHE DI OSSIDAZIONE
BIOLOGICA, NITRIFICAZIONE, DENITRIFICAZIONE E
STABILIZZAZIONE AEROBICA DEL FANGO DI SUPERO
La realizzazione della sezione ossidazione – nitrificazione e denitrificazione è prevista
all’interno di un edificio chiuso, nel quale sono anche sistemate la sezione di
stabilizzazione aerobica dei fanghi di supero.
L’edificio ha dimensioni in pianta di m.45,00 x 40,00 ed è alto circa m.6,00 in gronda e
m.14,00 al colmo del tetto a due falde. Le vasche hanno una profondità massima dal
piano campagna di m. 5,50.
Il trattamento dei reflui è previsto su due linee, per cui si avranno due vasche di
ossidazione, due vasche di denitrificazione e due vasche di stabilizzazione aerobica dei
fanghi.
La portata viene suddivisa fra le due linee per mezzo di un ripartitore di portata
posizionato all’esterno e in adiacenza all’edificio stesso.
Le vasche suddette per il trattamento dei liquami sono realizzate in c.a.; le superfici a
contatto con i liquami vengono protette mediante un ciclo di trattamento a base di resine
epossidiche modificate.
L’edificio adibito all’alloggiamento delle vasche, per congruità tipologica ed estetica,
avrà struttura, caratteristiche e finiture analoghe a quelle dell’edificio pretrattamenti
descritto al paragrafo precedente e sarà munito della necessaria coibentazione termica,
al fine di evitare temperature troppo basse che possono compromettere il compimento
del ciclo di ossidazione.
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7.1.3. SEDIMENTAZIONE FINALE E CLORAZIONE
La sezione di sedimentazione secondaria o finale e clorazione prevede la realizzazione
di due vasche interrate a forma circolare in c.a., diametro interno di m.36,00 con una
profondità massima di 3 m circa, per la sedimentazione ed un cloratore, realizzato
sempre in c.a., in posizione intermedia alle due vasche di sedimentazione anzidetta.
Le superfici in c.a. dei sedimentatori a e del cloratore che sono a contatto con i liquami
vengono impermeabilizzate mediante un ciclo di protezione a base di resine epossidiche
modificate.
Le superfici esterne vengono trattate mediante un ciclo di protezione a base di resine
cloro viniliche.
7.1.4. CABINA DI CONSEGNA DELL’ ENERGIA ELETTRICA
Le opere per la realizzazione della cabina di trasformazione dell’energia elettrica
prevedono la costruzione in opera della platea di fondazione in c.a. ed il successivo
posizionamento della sovrastante cabina prefabbricata in c.a.
La cabina di consegna dell’energia elettrica sarà predisposta sulla base delle prescrizioni
e specifiche fornite dall’Ente gestore del servizio di distribuzione dell’energia.
La stessa sarà comunque formata da due corpi principali: il primo avente dimensioni in
pianta di 3,50 x 3,50 m ed alto 8,0 m (in caso di prescrizione di cabina alta) a servizio
dell’Ente gestore , il secondo avente dimensioni in pianta di 3,50 x 5,00 m ed alto 3,00
m dove all’interno saranno situati il locale di misura ove avviene la lettura dei contatori
ed il locale di contenimento del gruppo di trasformazione.
La cabina sarà dotata di porte di accesso e griglie di aerazione in PVC del tipo e delle
dimensioni richieste dalle normative vigenti e dai disciplinari dall’Ente gestore Deval.
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7.2. OPERE ELETTROMECCANICHE
7.2.1 INGRESSO LIQUAMI –GRIGLIATURA GROSSOLANA SOLLEVAMENTO
I liquami verranno addotti al nuovo impianto mediante un collettore fognario del tipo a
gravità; l’ingresso è previsto in corrispondenza dell’edificio pretrattamenti, dalla parte
di monte, ove è installata, a valle di un idoneo sistema di sfioro, in apposita camera
ispezionabile, un sistema atto alla grigliatura grossolana dei liquami, consistente in una
griglia automatica di tipo verticale con pettine di pulizia operante in controflusso.
La griglia verticale sarà costituita da una parte fissa comprendente il telaio di sostegno e
la parte mobile comprendente il carrello portapettine con relativo sistema di
movimentazione.
Il materiale grigliato trattenuto tra le barre dello schermo grigliante sarà raccolto dal
pettine pulitore, rimosso da un dispositivo pulisci-pettine, e scaricato su nastro
trasportatore.
La macchina sarà costituita da una robusta struttura in acciaio pressopiegata ed
irrigidita, posta in opera su un gruppo ancorato alle opere civili.
Il pettine pulitore opera in controflusso ed è parte integrante del carrello che scorre su
steli-guida cromati, consentendo la traslazione verticale del detritico.
La griglia verrà inglobata in idonea gabbia di contenimento e protezione
antinfortunistica costruita in struttura di acciaio inossidabile AISI 304 e pannelli
grigliati di acciaio inossidabile AISI 304, realizzata secondo le vigenti norme di
sicurezza, completa di porta di accesso protetta con contatto di arresto in caso di
apertura accidentale.
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A valle della grigliatura il flusso dei liquami sarà raccolto in una vasca di alloggiamento
delle elettropompe di sollevamento, attrezzata con un sistema di 5 elettropompe di tipo
sommergibile, disposte in parallelo, ed in grado di sollevare la portata da sottoporre a
trattamento alla quota del canale in cui verrà installato il nuovo sistema di grigliatura
fine.
Si prevede l’installazione di n. 3 pompe con portata di 153 l/sec e n. 2 pompe con
portata di 223 l/sec, in modo da poter ottimizzare il funzionamento della stazione nelle
varie condizioni di portata in ingresso.
7.2.2 GRIGLIATURA FINE
La sezione di grigliatura sarà realizzata mediante l’installazione di due griglie a gradini
a funzionamento automatico; tali apparecchiature saranno installate in parallelo, in due
canali posizionati tra il sollevamento e la successiva sezione di dissabbiatura.
Le griglie a gradini saranno del tipo a funzionamento automatico, autopulente, ad alto
potere filtrante, e realizzate interamente in acciaio inossidabile AISI 304.
La macchina sarà costituita da una robusta struttura portante che supporta una doppia
serie di sottili lamine sagomate a gradino.
La prima serie di lamine è fissa mentre la seconda è collegata ad un sistema mobile
azionato da un gruppo motoriduttore che imprime loro un movimento rotatorio.
Il meccanismo di azionamento è montato sulla parte superiore della macchina, per cui le
parti soggette ad usura non vengono mai a contatto con il liquido da trattare.
La spaziatura tra le lamine sarà di 2,5 mm.
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Per mezzo del movimento rotatorio, i solidi, che si depositano sui gradini delle lamiere
fisse, vengono sollevati e posizionati sui gradini superiori.
Gradino dopo gradino, i solidi raggiungono il punto di scarico posto al di sopra del
livello liquido.
Le griglie consentiranno il massimo grado di filtrazione funzionando "ad intasamento",
su consenso di un misuratore di livello differenziale.
7.2.3 DISSABBIATURA
Il dissabbiatore sarà di tipo longitudinale, disposto su due linee in parallelo, entrambe
dotate di sistema di agitazione mediante aria compressa distribuita da diffusori
inintasabili disposti parallelamente al lato di maggior dimensione delle vasche; sulla
parete opposta a quella di installazione dei diffusori sarà realizzato lo scomparto di
calma per la disoleazione dei liquami.
Le sabbie decantate saranno sollevate da una idonea pompa sommergibile, installata
solidalmente al carroponte con movimento a và e vieni poggiante su vie di corsa
ricavate sui lati di maggior lunghezza dei due bacini.
Le sabbie raccolte saranno scaricate nella tramoggia di carico di un lavatore-
disidratatore, in grado di caricare il materiale separato direttamente in container posto
all’estremità del dissabbiatore.
Il cassone per lo stoccaggio temporaneo delle sabbie dovrà essere del tipo scarrabile,
con volumetria pari a 5 m3; tutto il sistema (compreso anche il cassone) dovrà essere
posizionato all’interno dell’edificio pretrattamenti.
Contestualmente alla dissabbiatura, si provvederà alla separazione e alla raccolta degli
oli flottati alla superficie dello scomparto apposito: il carroponte sarà dotato di raschia
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superficiale con meccanismo di sollevamento ed affondamento, in modo da convogliare
i materiali galleggianti con flusso unidirezionale in un pozzetto di raccolta posizionato
alla testata opposta del dissabbiatore.
Tale pozzetto servirà per lo stoccaggio provvisorio dei materiali flottati, che, in fase di
gestione dell’impianto saranno allontanati per l’opportuno smaltimento mediante
intervento di autospurgo; le acque, separate per gravità, saranno inviate al processo
depurativo.
Il dissabbiatore sarà costituito da n. 2 vasche ognuna delle seguenti dimensioni:
- lunghezza : 19,0 m
- larghezza : 3,8 m
- altezza utile : 4,0 m
L’aria necessaria sarà fornita da un idoneo sistema di compressione che alimenterà n.
144 diffusori per vasca, con una portata di 505 Nmc/h per vasca.
7.2.4 SEDIMENTAZIONE PRIMARIA
Il flusso di liquami in uscita dalla dissabbiatura sarà inviato alla sedimentazione
primaria, che ha lo scopo di separare la frazione solida, che deposita a fondo vasca
originando il fango primario, dal liquame chiarificato che viene avviato ai trattamenti
successivi.
Per minimizzare gli spazi e le volumetrie necessarie e ridurre l’ingombro della fase di
sedimentazione primaria, volutamente inserita all’interno dell’edificio, si è optato per
l’installazione dei cosiddetti “pacchi lamellari”: questi sono costituiti da una serie di
lamine (o lamelle) posizionate equidistanti e con giacitura inclinata rispetto al flusso del
liquame entro la vasca.
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Ciascuna coppia di lamelle parallele costituisce in pratica un’unità di decantazione, di
superficie pari alla proiezione della lamella sul piano orizzontale.
E’ evidente il notevole incremento della superficie di decantazione di una serie di
lamelle sovrapposte rispetto alla superficie occupata in pianta; la prima viene definita
superficie “efficace”, sulla quale si valuta la capacità di sedimentazione, mentre la
seconda è in genere chiamata superficie “apparente”, in base dalla quale si determina
l’area di occupazione necessaria.
Per la rimozione dei fanghi decantati è prevista l’installazione di raschiafanghi a catena
continua nella zona sottostante i pacchi lamellari; i fanghi vengono fatti confluire a
tramogge di accumulo ed addensamento dalle quali sono estratti, mediante tubazioni
dotate di valvole di intercettazione a comando pneumatico temporizzato, e versati in un
pozzetto ove sono installate pompe sommergibili per il rilancio dei fanghi al ricircolo o
alla digestione aerobica o all’ispessimento.
Allo scopo di garantire la massima elasticità di esercizio in funzione del carico
influente, ma anche in caso di manutenzioni alle apparecchiature, sono progettate due
unità di decantazione a pacchi lamellari a funzionamento in parallelo e singolarmente
intercettabili.
Si prevedono n. 2 vasche di dimensioni utili in pianta pari a :
- lunghezza : m. 25,0
- larghezza: m. 8,0
7.2.5 IMPIANTO BIOLOGICO (Ossidazione - Nitrificazione e Denitrificazione)
Per quanto riguarda l’impianto biologico è previsto un trattamento di ossidazione-
nitrificazione-denitrificazione su due linee disposte in parallelo.
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Per garantire i più restrittivi limiti di Azoto totale imposti dal Decreto legislativo 11
maggio 1999 n. 152, risulta necessaria la realizzazione di una fase strettamente anossica
di pre-denitrificazione, una fase di nitrificazione-ossidazione combinata ed un ricircolo
della biomassa aerata.
I comparti di denitrificazione anossica verranno attrezzati con dispositivi di
miscelazione (mixers sommergibili) per garantire la perfetta miscelazione del fango
biologico ed evitarne la sedimentazione.
In prossimità della sezione di uscita delle vasche di ossidazione saranno installate le
pompe sommergibili per il ricircolo della miscela aerata alle rispettive sezioni di
denitrificazione (ricircolo del “mixed liquor”).
In considerazione della forte variabilità di carico influente all’impianto, e della limitata
durata delle condizioni di punta (coincidenti sostanzialmente con il mese di agosto ed i
periodi festivi), la fase di ossidazione- nitrificazione sarà così strutturata.
In condizioni di carico “ordinario” (bassa e media stagione, corrispondenti
rispettivamente a 15.000 e 30.000 abitanti equivalenti) il trasferimento di ossigeno alla
fase liquida sarà garantito dall’insufflazione di aria atmosferica ottenuta mediante
l’installazione di un sistema di eiettori aria-acqua, in grado di soddisfare la richiesta di
ossigeno “di base”.
I fanghi di supero dai sedimentatori secondari possono essere inviati direttamente al
trattamento di ispessimento e disidratazione, nei periodi in cui il basso valore del fattore
di carico del fango (FC=kgBOD/kgSS d) garantisce un fango di supero già stabilizzato;
all’aumento di FC i fanghi di supero sono inviati alle vasche di stabilizzazione aerobica,
dalle quali è previsto il prelievo per il successivo trattamento nella linea fanghi.
In condizioni di carico “di punta” (45.000 abitanti equivalenti) sarà possibile aumentare
la capacità di abbattimento del BOD mediante aumento della concentrazione della
biomassa nella vasca di ossidazione; a tale scopo potrà essere utilizzata la biomassa
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presente nel comparto di stabilizzazione aerobica, che si comporterà perciò da vero e
proprio “serbatoio di stoccaggio” temporaneo della biomassa.
Le aumentate capacità ossidative della vasca di ossidazione-nitrificazione richiederanno
un aumento della portata di ossigeno disciolto; si provvederà pertanto, quando
necessario, ad integrare l’apporto dell’impianto base ad aria atmosferica con l’ausilio di
un sistema di ossigenazione utilizzante ossigeno puro, prelevato da un opportuno
sistema di stoccaggio.
Una ulteriore configurazione impiantistica dovrà garantire il trattamento dei liquami in
condizioni di massima punta stagionale (60.000 abitanti equivalenti): durante tale
periodo la vasca adibita alla stabilizzazione aerobica dei fanghi sarà annessa alla vasca
di ossidazione-nitrificazione, aumentandone la volumetria utile ed incrementandone le
capacità di trattamento; in tale periodo i fanghi di supero verranno condizionati con latte
di calce ed inviati direttamente all’ispessimento.
Per quanto riguarda il sistema di rifornimento dell’ossigeno, l’aumento delle capacità
ossidative determina la necessità di incrementare la potenzialità di tale sistema; anche in
questo caso l’impianto base ad aria atmosferica sarà implementato, per la frazione
deficitaria, con un sistema di ossigenazione utilizzante ossigeno puro, prelevato dal
sistema di stoccaggio.
Il sistema di controllo e regolazione dell’Ossigeno Disciolto, oltre a fornire i valori di
un importante parametro di processo indispensabile al buon funzionamento (Ossigeno
Disciolto non inferiore a 1,5 ppm e non superiore a 2,5 ppm), avrà pertanto l’importante
compito di individuare e segnalare la necessità di avviamento del sistema supplementare
di rifornimento dell’ossigeno.
Si prevede quindi la realizzazione di n. 2 linee di trattamento identiche, costituita
ognuno da una sezione di pre-denitrificazione, una sezione di nitrificazione-ossidazione,
una sezione di digestione aerobica dei fanghi.
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Le tre sezioni, per ogni linea, dovranno presentare le seguenti volumetrie:
- pre-denitrificazione: mc 1.000
- nitrificazione-ossidazione: mc 1.562
- digestione aerobica: mc 1.150
In tal modo sarà reso disponibile un volume per il trattamento di nitrificazione-
ossidazione ad aerazione prolungata di 2.712 mc per linea.
Il funzionamento del sistema sarà quindi il seguente.
Con il carico equivalente di 15.000 Ab. Eq. funzionerà una sola linea, con una
concentrazione di solidi di 2,2 kg/mc, che sarà in grado di garantire un carico del fango
di 0,13 kgBOD/kgSSTxg. I fanghi saranno stabilizzati nella fase di digestione aerobica.
Con il carico equivalente a 30.000 Ab.Eq. funzionerà anche la seconda linea, nelle
stesse condizioni del caso precedente di 15.000 Ab. Eq. e con un carico del fango pari a
0,10 kgBOD/kgSSTxg.
Man mano che il carico aumenterà, sarà necessario modificare le condizioni di
funzionamento delle due linee, alimentando ossigeno puro. Nelle condizioni di carico di
45.000 Ab. Eq. le due linee funzioneranno con una concentrazione di solidi di 3,8
kg/mc, garantendo un carico del fango di 0,08 kgBOD/kgSSTxg. I fanghi potranno
essere trattati in digestione aerobica, garantendo loro il volume necessario per
raggiungere un’età pari a 20 gg.
In condizioni di carico di 60.000 Ab. Eq. si procederà con l’utilizzo di tutto il volume,
anche quello destinato al trattamento di digestione aerobica, con una concentrazione di
solidi di 3,8 kg/mc, garantendo un un carico del fango di 0,08 kgBOD/kgSSTxg.
A seguire si riporta una tabella riepilogativa dei dati principali di dimensionamento e
dei volumi calcolati per le fasi di ossidazione-nitrificazione biologica e digestione
aerobica.
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7.2.6 SEDIMENTAZIONE SECONDARIA
Il flusso di liquami in uscita dalla vasca di ossidazione sarà inviato alla chiarificazione
in una sezione di sedimentazione secondaria, anch’essa disposta su due linee operanti in
parallelo.
Come già richiamato nei capitoli di inquadramento generale, essendo di fondamentale
importanza garantire il più alto grado di affidabilità e garanzia di corretto
funzionamento di tale sezione, in quanto le acque chiarificate vengono convogliate
verso lo scarico dell’impianto, si è scelto di realizzare delle vasche di tipo circolare con
flusso di tipo radiale, che offrono le più alte garanzie di efficienza anche in condizioni
operative particolari, quali l’elevata variabilità della portata in ingresso all’impianto.
I sedimentatori saranno di tipo dinamico, equipaggiati con un ponte raschiatore a
struttura metallica incernierato sul supporto di sostegno posto al centro della vasca ed
azionato perifericamente da un sistema di trazione motore-motoriduttore disposto
all’estremità del ponte stesso, in corrispondenza della circonferenza di bordo vasca; il
carroponte convoglierà il fango sedimentato verso il centro della vasca, da dove è
previsto l’allontanamento verso la stazione di rilancio dei fanghi, che provvederà sia al
loro ricircolo in testa all’ossidazione, sia all’invio della frazione di supero alla linea di
trattamento dei fanghi.
È previsto il montaggio, solidalmente al carroponte, di una lama schiumatrice, che serve
per intercettare le schiume galleggianti e convogliarle in un apposito dispositivo di
raccolta.
Il piano di camminamento sarà ricavato sopra il ponte mobile, ricoperto da grigliato
zincato con parapetti, scaletta di accesso, cancello fisso realizzati secondo le vigenti
norme di sicurezza antinfortunistica.
Sarà predisposto un sistema automatico temporizzato a spazzole rotanti per la pulizia
delle canalette periferiche e del bordo di sfioro.
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A bordo del ponte sarà predisposto il quadro elettrico per il comando del motoriduttore
di trazione periferica, per l’azionamento automatico del sistema di pulizia e per la
gestione degli allarmi, dei blocchi automatici e delle sicurezze elettriche
antinfortunistiche.
La protezione da sovraccarichi dovrà essere effettuata mediante limitatori elettronici di
coppia.
L’alimentazione elettrica del sistema sarà assiale.
Lo sfioro delle acque chiarificate avverrà per stramazzo nella canaletta circonferenziale;
al fine di evitare l’innescarsi di fenomeni preferenziali, sarà possibile regolare l’altezza
dello stramazzo mediante l’applicazione di una lama a profilo Thomson in acciaio
inossidabile, sostenuta da apposite staffe e fissata al cemento armato della vasca
mediante un sistema di asole registrabili, in modo da effettuarne il perfetto livellamento.
è prevista infine la realizzazione di un mancorrente di contorno ai due bacini circolari di
sedimentazione, atto ad evitare la caduta accidentale all’interno dei medesimi.
Il mancorrente sarà realizzato in doppi profilati tubolari di acciaio inossidabile AISI
304, fissati a mezzo di viti inox a piantoni in tubolari in acciaio inox AISI 304, ancorati
al manufatto a mezzo di piastre di fissaggio e tasselli.
Il mancorrente sarà dotato di fermapiede e sarà realizzato nel rispetto delle norme
antinfortunistiche vigenti, e nel complesso dovrà avere altezza minima 1 mt.
Il mancorrente sarà dotato di un elemento di apertura per l’accesso al ponte, quando si
trovi fermo in corrispondenza del medesimo, costituito da cancello apribile mediante
serratura a chiave. Il cancello sarà dotato di microinterruttore di sicurezza collegato al
quadro di comando a bordo del ponte.
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I due sistemi di ponte periferico da installarsi nei due sedimentatori secondari dovranno
essere dotati di tutti i dispositivi meccanici ed elettrici atti a garantire le condizioni di
perfetta sicurezza antinfortunistica per il personale operante.
I sedimentatori avranno ciascuno un diametro interno utile pari a m. 37,0.
7.2.7 DISINFEZIONE
E’ prevista la possibilità di effettuare la disinfezione delle acque effluenti prima del loro
scarico nel corpo idrico ricettore; tale operazione potrà essere effettuata sia sulla portata
in uscita dal trattamento biologico, sia sulle acque provenienti dai by pass delle varie
sezioni impiantistiche.
L’agente sterilizzante utilizzato è il biossido di cloro in soluzione acquosa, che verrà
formata da un apposito generatore, costituito da una camera di reazione entro la quale il
biossido di cloro si forma a partire da acido cloridrico e clorito di sodio.
Tale apparecchiatura sarà dotata di un idoneo sistema di dosaggio del biossido di cloro
nella vasca di contatto.
7.2.8 TRATTAMENTO DEI FANGHI DI SUPERO
I fanghi di supero dell’impianto, provenienti dai sedimentatori secondari, dovranno
essere opportunamente trattati e condizionati, unitamente ai fanghi provenienti dai
sedimentatori primari, al fine di renderli idonei all’operazione di smaltimento finale.
In condizioni di basso carico, nei periodi in cui il fattore di carico del fango è uguale od
inferiore a 0,07 kgBOD/kgSS d, il fango di supero dai sedimentatori secondari può
essere ritenuto tecnicamente stabilizzato, per cui esso può essere inviato direttamente
all’ispessitore.
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In condizioni di carico più elevato, aumentando il valore del fattore di carico del fango,
i fanghi di supero potranno essere inviati alla digestione aerobica e, successivamente,
all’ispessitore.
In condizioni di massima punta stagionale, non potendo essere utilizzata la vasca di
stabilizzazione aerobica, in quanto adibita ad incrementare la fase di ossidazione-
nitrificazione, la portata dei fanghi di supero sarà trattata con latte di calce, unitamente
ai fanghi primari, per poi essere inviata all’ispessitore.
E’ prevista la realizzazione di una vasca per l’ispessimento dei fanghi di supero e dei
fanghi provenienti dai sedimentatori primari; In tale vasca sarà installato un ponte
raschiante, in grado di rimuovere il fango stratificato e liberare le zone di maggior
addensamento, favorendo il deflusso verso la zona di scarico al fondo della vasca.
In tal modo sarà possibile ottenere quantità ridotte di Solidi Sospesi ed elevate
concentrazioni degli stessi: per completare il sistema di smaltimento in modo da
minimizzare le quantità di fanghi che al termine del processo vengono allontanati
dall’impianto i fanghi ispessiti saranno sottoposti ad un trattamento di disidratazione
meccanica.
La vasca di ispessimento presenterà un diametro interno utile pari a 9,50 m.
Si prevede l’installazione di n. 2 nastropresse, complete dell’impianto di preparazione e
di dosaggio del polielettrolita necessario per il condizionamento del fango ispessito
prima dell’alimentazione all’apparecchiatura.
Ogni nastropressa presenterà una larghezza di telo pari a m. 2,0.
E' previsto inoltre un sistema di trasporto ed elevazione del fango disidratato che deve
essere caricato nel container di trasporto.
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Tutta la linea di condizionamento e disidratazione dei fanghi (compreso il container di
stoccaggio temporaneo dei fanghi disidratati) sarà dislocata all’interno dell’edificio
pretrattamenti, in modo da impedire qualunque interferenza, anche accidentale, con
l’ambiente esterno.
7.2.9 DEODORIZZAZIONE E RISCALDAMENTO
A servizio dei due edifici, all’interno dei quali sono disposte le varie fasi di trattamento,
saranno realizzati opportuni sistemi di condizionamento e trattamento dell’aria al fine di
garantire corrette condizioni di salubrità ambientale all’interno dei locali e un controllo
delle emissioni odorose verso l’esterno.
Si prevede di mantenere una temperatura non inferiore ai 6 °C nell’edificio ossidazione
e non inferiore ad 8°C nell’edificio pretrattamenti; contemporaneamente, il controllo
delle emissioni maleodoranti impone il ricambio dell’aria ed il suo trattamento di
deodorizzazione prima dell’espulsione all’esterno.
Si prevede pertanto di realizzare due impianti separati di deodorizzazione e
riscaldamento dell’aria, rispettivamente a servizio dell’edificio pretrattamenti e
dell’edificio ossidazione.
In ciascun impianto l’aria aspirata dall’interno dell’edificio, dopo essere stata inviata ad
uno scambiatore-recuperatore di calore nel quale preriscalda l’aria fredda prelevata
dall’ambiente esterno, è inviata ad una apparecchiatura di scambio ove le sostanze
organiche volatili sono abbattuti grazie all’azione di idonei reagenti, quali soluzioni di
acido solforico ed ipoclorito sodico.
L’aria così deodorizzata può essere espulsa nell’ambiente esterno.
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Per quanto riguarda l’aria di ricambio prelevata dall’ambiente esterno, dopo essere stata
preriscaldata nello scambiatore-recuperatore, sarà riscaldata alla temperatura necessaria
per garantire le condizioni ambientali volute nell’edificio.
L’impianto sarà completo della centrale termica necessaria per il riscaldamento degli
impianti sopra descritti.
7.2.10 IMPIANTO ELETTRICO
Si prevede la realizzazione di tutta l’impiantistica elettrica necessaria per alimentare
l’impianto in oggetto.
L’impianto elettrico sarà configurato come segue:
- trasformazione energia elettrica;
- linea di alimentazione Quadro di distribuzione generale;
- quadro di distribuziore generale, rifasamento;
- linee di collegamento ai quadri periferici;
- quadri periferici per edificio pretrattamenti e trattamento biologico;
- linee di alimentazione utenze;
- impianti di illuminazione interna edifici;
- impianto di illuminazione area esterna;
- impianto di messa a terra e protezione scariche atmosferiche;
- quadro generale sinottico.
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8. INSERIMENTO LAVORI NEL TERRITORIO
8.1 LOCALIZZAZIONE ED ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE
Il cantiere è localizzato in un’area facilmente accessibile dalla S.S. n. 26.
8.2 DISCARICHE IN CUI CONFERIRE I MATERIALI DI RISULTA
Come evidenziato dal bilancio dei materiali e dei rifiuti provenienti dalle attività di
demolizione e di scavo proposto nella tabella allegata, ai sensi della Legge regionale 3
dicembre 2007 n. 31 “Nuove disposizioni in materia di gestione dei rifiuti”, per tutti i
materiali inerti provenienti dagli scavi è previsto il riutilizzo diretto in cantiere
attraverso rinterri e sistemazioni. E’ previsto lo stoccaggio temporaneo nell’ambito del
cantiere, in area appositamente individuata.
I materiali provenienti da scavi non idonei ai rinterri, o gli inerti in esubero, saranno
riutilizzati dall’impresa nell’ambito delle sue attività o avviati a centri di recupero
autorizzati.
L’asfalto, se presente, proveniente da rimozione di pavimentazioni stradali sarà fresato
nell’ambito del cantiere e riutilizzato nel cantiere stesso unito al materiale di reinterro.
Sarà tassativamente vietato all’impresa il reinterro dell’asfalto in lastre o blocchi.
Il materiale cementizio derivante dalle demolizioni all’interno degli scavi è destinato
allo smaltimento in discarica per rifiuti inerti.
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8.3 IMPIANTI ED OPERE DI PROPRIETA’ DI ENTI PUBBLICI E PRIVATI
INTERFERENTI
Non vi sono opere di proprietà di Enti pubblici e/o privati interferenti con i lavori in
oggetto.
Risulta presente una linea di MT di proprietà Deval per la quale, come già riportato, è
necessario mantenere le prescritte distanze di rispetto.
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9. PROGRAMMA CRONOLOGICO DEI LAVORI
Per la realizzazione dell’Impianto di depurazione sono previsti 730 giorni naturali
consecutivi.
A seguire si allega la relativa tabella di programma.
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10. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
Si allega a seguire la documentazione fotografica dell’area oggetto di intervento.
1 - Vista dalla Dora Baltea verso monte - sullo sfondo l’area lavorazione inerti
2 - Vista dalla Dora Baltea verso valle - sullo sfondo l’opera di protezione della ferrovia
3 – Vista dalla SS 26 – sullo sfondo la Dora Baltea
4 - Vista dalla SS 26 verso valle
5 - Vista dalla SS 26 verso monte
6 - Vista dalla SS 26 – zona a monte - area lavorazione inerti
7 – Vista dall’area a valle dell’opera di protezione della ferrovia
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ALLEGATO 1
CONFORMITA’ DEL PROGETTO ALLE NORMATIVE TECNICHE
APPLICABILI
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REGOLE E NORME TECNICHE DA RISPETTARE.
REGOLE E NORME TECNICHE DA RISPETTARE.
Il progetto prevede la realizzazione sia di opere civili che di installazioni elettriche,
elettromeccaniche ed elettrostrumentali, nonché impianti di servizio.
Per quanto attiene la fornitura e posa in opera dei materiali si dovrà espressamente far
riferimento alle norme UNI, ISO, CEI, ASTM, DIN attualmente riconosciute ed in corso
di validità e che dovranno essere espressamente richiamate ed indicate per i materiali il
cui utilizzo sarà previsto in sede progettuale.
Dette norme sono riferite sia alle caratteristiche specifiche che il materiale deve
possedere, in termini geometrici e dimensionali, di resistenza meccanica, di
composizione, di stabilità dimensionale, sia alla tipologia di prove da effettuare sullo
stesso, per il controllo dei montaggi, delle saldature e delle giunzioni in generale, e della
resistenza meccanica e chimica del manufatto posto in opera.
A titolo esemplificativo si riportano le norme relative ai più comuni materiali utilizzati
in genere nella costruzione di un impianto di depurazione; tale elenco non è comunque
da considerarsi esaustivo, in quanto la definizione completa potrà avvenire solamente in
sede di progettazione definitiva.
Per i manufatti da realizzarsi in cemento armato, si dovrà far riferimento alla seguente
normativa:
Legge 05/11/1971 n. 1086: Norme per la disciplina delle opere in conglomerato
cementizio normale e precompresso ed a struttura
metallica;
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D.M. 09/01/1996: Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il
collaudo delle strutture in cemento armato, normale
e precompresso e per le strutture metalliche;
D.M. 16/01/1996: Norme tecniche relative ai criteri generali per la
verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e
sovraccarichi;
D.M. 14/09/2005: Norme tecniche per le Costruzioni (ex “Testo
Unico” delle Norme tecniche per le Costruzioni),
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data
23/09/2005 ed entrato in vigore in data 23/10/2005;
D.M. 14 /01/2008: Approvazione delle nuove norme tecniche per le
costruzioni" (emendamento 1.01/300 al ddl di
conversione del DL 39/2009).
CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617: Istruzioni per l'applicazione delle
«Nuove norme tecniche per le costruzioni» di
cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008.
(Suppl. Ordinario n. 27).
Per la fornitura dei materiali si dovrà far riferimento alla seguente normativa:
Le calci aeree ed idrauliche, dovranno rispondere ai requisiti di accettazione di cui
al R. Decreto 16 novembre 1939, n. 2231; le calci idrauliche dovranno altresì
rispondere alle prescrizioni contenute nella legge 26 maggio 1965, n. 595
("Caratteristiche tecniche e requisiti dei leganti idraulici") nonché ai requisiti di
accettazione contenuti nel D.M. 31 agosto 1972 ("Norme sui requisiti di
accettazione e modalità di prova degli agglomerati cementizi e delle calci
idrauliche");
I cementi dovranno rispondere alle seguenti norme:
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Dir. 89/106/CEE del 21 dicembre 1988
Relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative
degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione (G.U. L40 dell'11 febbraio
1989)
D.p.r. n. 246 del 21 aprile 1993
Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione
(G.U. n. 170 del 22 luglio 1993)
D.M. n. 314 del 12 luglio 1999
Regolamento recante norme per il rilascio dell'attestato di conformità per i cementi
destinati alle opere di ingegneria strutturale e geotecnica per i quali è di prioritaria
importanza il rispetto del requisito essenziale n. 1 di cui all'allegato A (resistenza
meccanica e stabilità) al decreto del presidente della Repubblica 21 aprile 1993, n. 246
(G.U. 214 del 11 settembre 1999)
UNI EN 197-2
(cemento) Valutazione della conformità (giungo 2001)
D.M. 22 gennaio 2002
Autorizzazione provvisoria all'I.C.I.T.E. -Istituto centrale per l'industrializzazione e la
tecnologia edilizia, in San Giuliano Milanese, alla certificazione CE di conformità per i
cementi comuni, secondo la norma UNI EN 197-1/2 (G.U. n. 55 del 6 marzo 2002)
Manuale della qualità
Procedura gestionale per la certificazione di conformità dei cementi comuni ai sensi
dell'alle. ZA della norma EN 197-1:2000 (edizione giugno 2001)
L. 595 del 26 maggio 1965
Caratteristiche tecniche e requisiti dei leganti idraulici (G.U. n. 143 del 10 giugno 1965)
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D.M. 3 giugno 1968
Nuove norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei cementi (G.U. n. 180
del 17 luglio 1968)
D.M. 31 agosto 1972
Norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova degli agglomerati cementizi e
delle calci idrauliche
D.M. 20 novembre 1984
Modificazioni al decreto ministeriale 3 giugno 1968 recante norme sui requisiti di
accettazione e modalità di prova dei cementi (G.U. n. 353 del 27 dicembre 1984)
Dir. 89/106/CEE del 21 dicembre 1988
Relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative
degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione (G.U. L40 dell'11 febbraio
1989)
D.p.r. n. 246 del 21 aprile 1993
Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione
(G.U. n. 170 del 22 luglio 1993)
D.M. 13 settembre 1993
Abrogazione di alcune disposizioni contenute nel decreto ministeriale 3 giugno 1968
concernente nuove norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei cementi
(G.U. n. 223 del 22 settembre 1993)
UNI EN 197-1
(cemento) Composizione, specificazioni e criteri di conformità per cementi comuni
(giugno 2001)
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Gli elementi in laterizio ed in calcestruzzo, quando impiegati nella costruzione di
murature portanti, dovranno rispondere alle prescrizioni contenute nel D.M. 20
novembre 1987 "Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli
edifici in muratura e per il loro consolidamento". Nel caso di murature non
portanti le suddette prescrizioni possono costituire utile riferimento, insieme a
quelle della norma UNI 8942/2. Gli elementi resistenti di laterizio e di
calcestruzzo possono contenere forature rispondenti alle prescrizioni del succitato
D.M. 20 novembre 1987;
Gli acciai per l'armatura del calcestruzzo normale dovranno rispondere alle
prescrizioni contenute nel vigente D.M. attuativo della legge 5 novembre 1971, n.
1086 (D.M. 09 gennaio 1996) e relative circolari esplicative;
I vetri ed i cristalli dovranno rispondere alle caratteristiche indicate nelle norme
UNI 6123, UNI 6486, UNI 6487, UNI 7142, UNI 7171, UNI 7172;
I materiali per pavimentazione, piastrelle di argilla, mattonelle e marmette di
cemento, mattonelle gresificate, lastre di marmo, mattonelle di asfalto, le tegole ed
i coppi in laterizio o in calcestruzzo e i prodotti in pietra dovranno corrispondere
alle Norme di accettazione di cui al R.D. 1 novembre 1939, n. 2234 e seguenti,
nonché a quanto indicato nella normativa UNI 8626 ed UNI 8635;
Le membrane destinate a formare strati di schermo e/o barriera al vapore
dovranno soddisfare la norma UNI 9380;
Le membrane destinate a formare strati di continuità, di diffusione o di
egualizzazione della pressione di vapore, di irrigidimento o ripartizione dei
carichi, di regolarizzazione, di separazione e/o scorrimento o drenante devono
soddisfare la norma UNI 9168;
Le tubazioni in cemento armato dovranno essere del tipo turbocentrifugato e
soddisfare, oltre ai requisiti delle norme specifiche sul cemento armato, anche a
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quanto previsto nel Decreto 12/12/1985 "Norme tecniche relative alle tubazioni",
per quanto riguarda le prove idrauliche, e alle modalità indicate nelle norme DIN
4032, DIN 4035 o ASTM C497 relativamente alle prove a schiacciamento;
Le tubazioni in PVC dovranno rispondere ai requisiti delle norme UNI EN 1401
UNI EN 13476, UNI EN 1452; e soddisfare ai metodi di prova indicati nelle
norme UNI 7448 e UNI 7449.
Le tubazioni in PEAD dovranno rispondere, a seconda dell'utilizzo, alle seguenti
norme:
- UNI 12666: Tubi di PEAD per condotte di scarico interrate. Tipo 303;
- UNI 7615: Tubi di PEAD Metodi di prova;
- UNI EN 12201: Tubi di PEAD PE80 e PE100 per condotte di fluidi in pressione
(Decreto del Ministero della Sanità n. 174 del 6 aprile 2004 per liquidi alimentari);
le caratteristiche organolettiche delle tubazioni citate sono verificate secondo UNI-
EN 1622 e quindi non alterano le proprietà dell’acqua potabile, nel rispetto dei
parametri imposti dalla Unione Europea ;
- UNI 10910: Tubi di PEAD fessurate, con saldatura sugli elementi con calza in
TNT e fessure tipo B.
- UNI 7441: Tubi di PEAD corrugate a doppia parete per cavidotti (Norme CEI EN
50086 - 1 e CEI EN 50086 - 2- 4).
I tubi in acciaio inox AISI 304, AISI 304L, AISI 316, AISI 316L, dovranno
rispondere alle NORME ASTM per tubi senza saldatura o saldati;
I tubi in ghisa sferoidale dovranno rispondere alle prescrizioni di qualità e
fabbricazione dettate dalla normativa UNI EN – ISO 7186 e dovranno essere
marchiati UNI EN 598; le guarnizioni dovranno essere realizzate con materiali
che rispondono ai requisiti richiesti delle norma EN 681 – ISO 4633 e UNI 9163;
I tubi in acciaio tipo L275, saldato longitudinalmente per condotte di acque
potabili (Norma EN 10224), rivestita esternamente in polietilene triplo strato
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rinforzato (Norma UNI 9099/89), rivestimento interno in resina epossidica per
acqua potabile, spess. 250 microns, dovranno essere conformi alla Circ. Min.
n°102 del 2/12/78 ed al D.M. 21/0/73, con estremità bicchierate;
I tubi in acciaio tipo L235, saldato longitudinalmente per condotte fognarie
(Norma EN 10224/04), rivestiti esternamente in bitume pesante (Norma UNI
5256/87), rivestimento interno in bitume, dovranno essere conformi alla C.S.LL.
2136;
Le operazioni di posa e collaudo di tubazioni per collettori fognari dovranno
essere conformi alla normativa UNI EN 1610 del novembre 1999 relativa alla
costruzione e collaudo di connessioni di scarico e collettori di fognatura;
Le tubazioni utilizzate per realizzare gli impianti di adduzione dell'acqua
dovranno rispondere alle prescrizioni seguenti:
- Nei tubi metallici di acciaio le filettature per giunti a vite devono essere del tipo
normalizzato con filetto conico; le filettature cilindriche non sono ammesse
quando si deve garantire la tenuta;
- I tubi di acciaio devono rispondere alle norme UNI 6363 e UNI 8863 FA 199;
- I tubi di rame devono rispondere alla norma UNI 6507; il minimo diametro
esterno ammissibile è 10 mm.;
- I tubi di PVC e polietilene ad alta densità (PEAD) devono rispondere
rispettivamente alle norme UNI 7441 e UNI 7612; entrambi devono essere del
tipo PN10;
- I tubi di piombo sono vietati nelle distribuzioni di acqua.
I profilati in acciaio dovranno avere i profili unificati UNI e dovranno inoltre
possedere i requisiti elencati alle norme UNI 5334-64; la designazione dell'acciaio
sarà effettuata con la simbologia e la ripartizione in gruppi secondo il fascicolo
UNI 5372;
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Le tolleranze dei vari profili di acciaio saranno conformi alle relative tabelle UNI,
in particolare UNI 5398 per le travi IPE, UNI 5397 per le travi HE; dovranno
inoltre essere rispettate le tolleranze comuni riportate nella tabella UNI 817-818 e
UNI 2364;
Le lamiere sottili laminate a caldo dovranno avere caratteristiche classificabili
secondo le Norme UNI 2633;
Le lamiere sottili zincate a bagno caldo dovranno essere conformi alla normativa
UNI 5753;
Le rotaie per carroponti e decantatori dovranno essere conformi alla normativa
UNI 6328;
Le reti metalliche dovranno essere costituite da filo di acciaio tipo A della UNI
3598, con diametri secondo le Norme UNI 467;
Le strutture di acciaio dovranno essere progettate e costruite e collaudate secondo
quanto disposto dalla legge 5 novembre 1971, n. 1086 "Norme per la disciplina
delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a
struttura metallica", dalla legge 2 febbraio 1974, n. 64 "Provvedimenti per le
costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche", dalla Legge 09
gennaio 1996 "Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle
strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche",
dalle Circolari e dai Decreti Ministeriali in vigore, attuativi delle leggi citate, dal
D.M. 14/09/2005: Norme tecniche per le Costruzioni (ex “Testo Unico” delle
Norme tecniche per le Costruzioni), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data
23/09/2005 ed entrato in vigore in data 23/10/2005; D.M. 14 /01/2008:
Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni" (emendamento
1.01/300 al ddl di conversione del DL 39/2009).
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La ghisa dovrà essere di prima qualità e relativamente alle sue caratteristiche,
prescrizioni e prove dovrà essere conforme alla Tabella UNI 5007; la ghisa
sferoidale da utilizzare per la realizzazione di chiusini, griglie e caditoie dovrà
essere conforme alle norme seguenti:
- UNI 4544 (2/79): "Ghisa a grafite sferoidale per getti. Qualità, prescrizioni e
prove";
- ISO 1083 (1/76): "Ghisa a grafite sferoidale o a grafite nodulare";
- NF A 32-201 (9/76): "Getti in ghisa a grafite sferoidale non legata".
- UNI EN 124: "Dispositivi di coronamento e di chiusura dei pozzetti stradali.
Principi di costruzione, prove e marcatura";
- EN 124 10/86): "Dispositivi di coronamento e di chiusura per le zone di
circolazione utilizzate dai pedoni e dai veicoli. Principi di costruzione, prove e
marcatura";
- DIN 1229 (10/84): "Parte 1 - "chiusini per aree soggette a traffico:
classificazione dei carichi, principi di costruzione, marcatura". Parte 2 -
"chiusini per aree soggette a traffico: metodi di prova, certificazione di
qualità";
- NF P 98-312 (12/85): "dispositivi di coronamento e di chiusura per le zone di
circolazione utilizzate dai pedoni e dai veicoli. Principi di costruzione, prove,
marcatura";
- NBN B 53-101 (3/72): "Fusioni in ghisa e acciaio per strade e fognature";
- BS 497 (1976): "chiusini griglie e caditoie per raccolta acque". Parte 1 - "ghisa
e acciaio fuso";
Il piombo dovrà essere conforme alle prescrizioni delle Norme UNI 3165;
Lo stagno dovrà essere conforme alle prescrizioni delle Norme UNI 3271;
Il rame dovrà essere conforme alle prescrizioni delle Norme UNI 5649;
Lo zinco dovrà essere conforme alle prescrizioni delle Norme UNI 2013 e 2014;
la zincatura a caldo dovrà rispondere alle indicazioni della normativa UNI 5744; i
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controlli previsti per la qualità della zincatura saranno eseguiti secondo la
normativa CEI 7-6;
Il rivestimento protettivo a comportamento elastico anticorrosivo per supporti
cementizi dovrà soddisfare ai requisiti indicati nelle norme UNI 4916 (Durezza),
UNI 8202/8 (Allungamento a rottura e carico di rottura), ASTM-ANSI G 53/77
(Invecchiamento e resistenza ai raggi U.V.), TABER-ASTM D 1044 (Resistenza
all'abrasione), ANSIN 5.12 - Metodo Elcometer Adhesion Tester - (Aderenza dei
rivestimenti al supporto);
Il materiale per sottofondi e rilevati (tout-venant) dovrà appartenere ai gruppi A1-
a e A3 della classificazione AASHO; la compattazione dovrà generare una densità
pari al 90% di quella Proctor;
I conglomerati bituminosi per pavimentazioni stradali dovranno soddisfare i
requisiti definiti dalla seguente normativa:
Per l'aggregato grosso, costituito da ghiaia o pietrisco:
- perdita in peso alla prova Los Angeles secondo A.S.T.M. C 131 AASHO T 96;
- coefficiente di frantumazione secondo norma C.N.R. fascicolo IV 53;
- coefficiente di imbibizione secondo norme C.N.R. IV - 535;
- materiale non idrofilo secondo le norme C.N.R. IV - 53.
Per l'aggregato fine, costituito in ogni caso da sabbia normale o di frantumazione:
- materiale non idrofilo secondo le norme C.N.R. UV - 53 o secondo le modalità
della prova Riedel-Weber;
- equivalente in sabbia secondo la prova AASHO T 126;
Per gli additivi minerali (fillers), costituiti da cemento, calce idrata, polvere di
rocce preferibilmente calcaree:
- Prova di setacciatura per via secca: interamente passante al setaccio n. 40
A.S.T.M., per almeno il 90% al n. 80 A.S. T.M. e per almeno il 70% al setaccio
n. 200 A.S.T.M.
Per i leganti, costituiti da bitumi solidi:
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- caratteristiche rispondenti alle "Norme per l'accettazione dei bitumi per usi
stradali", fascicolo n. 2 C.N.R. 1951.
Il conglomerato, dopo la posa in opera, dovrà avere caratteristiche di stabilità
Marshall e compattezza secondo le norme A.S.T.M. D 1559;
La geojuta antierosiva e biodegradabile, da posizionarsi sopra lo strato di terreno
vegetale per facilitare le operazioni di recupero ambientale, dovrà soddisfare i
requisiti della norma EN 45014;
Le coperture degli edifici dovranno essere eseguite secondo quanto indicato nelle
norme UNI 8178; in particolare l'elemento portante dovrà essere dimensionato in
modo da sopportare i carichi permanenti ed i sovraccarichi della copertura; in
considerazione della localizzazione dell'impianto, particolare attenzione dovrà
essere posta nel calcolo del sovraccarico dovuto alla neve, secondo quanto
previsto dal Decreto Ministeriale del ministero dei Lavori Pubblici 16 gennaio
1996, n° 19 "norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza
delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi";
Le giunzioni con viti dovranno essere conformi alle prescrizioni della Normativa
UNI 3740-65 e UNI 5540-65;
Le giunzioni con bulloni dovranno essere conformi alle prescrizioni della
Normativa UNI 1728-65, UNI 3740-65 e UNI 5540-65;
L'esecuzione delle saldature dovrà soddisfare le disposizioni di legge, con
particolare riguardo alle "Norme generali concernenti l'esecuzione e l'impiego
della saldatura autogena" emanate con D.M. 26/02/1966, e alle normative di
unificazione, con particolare riguardo alla norma CNR - UNI 10011/67
"Costruzioni di acciaio - istruzioni per il calcolo, l'esecuzione e la manutenzione";
i saldatori dovranno essere in possesso di qualifica secondo le Norme ANSI,
ASME o UNI 4633 rilasciata, in data non inferiore a tre mesi, da uno dei seguenti
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Enti: Istituto Italiano della Saldatura; Registro Navale Italiano; LLOYD'S
Register; Istituto di Ricerche Breda;
I trattamenti galvanici dovranno essere eseguiti secondo le norme ASTM A 123,
ASTM A 153, ASTM A 384, ASTM A 358, ASTM A 386;
Le verniciature dovranno essere realizzate in rispondenza a quanto richiesto dalle
Norme UNI 4715/2 (resistenza alla corrosione), UNI 4715/2 e UNI 4715/19
(resistenza termica), UNI 4715/2 (durezza), UNI 4715/2 e UNI 4715/15
(impermeabilità), UNI 4715/2 (nebbia salina);
Le valvole a saracinesca flangiate per condotte d'acqua dovranno essere conformi
alla norma UNI 7125;
Le valvole disconnettrici a tre vie contro il ritorno di flusso e zone di pressione
ridotta dovranno essere conformi alla norma UNI 9157;
Le valvole di sicurezza in genere dovranno rispondere alla norma UNI 335;
Le saracinesche a corpo piatto e le valvole di non ritorno dovranno essere
conformi alla normativa UNI 1284 e UNI 2229-67;
Le valvole di sicurezza dovranno essere rispondenti alle Specifiche tecniche
ISPESL applicative del D.M. 21/05/1974 e corredate del certificato del costruttore
contenente descrizione, dati ed omologazione per il collaudo;
Le macchine, i componenti ed i materiali usati dovranno, eccetto che
diversamente specificato, soddisfare ai requisiti imposti dalle Leggi e Decreti
vigenti e dalle norme UNI; in particolare si dovrà fare riferimento al D.P.R. 24
luglio 1996 n. 459 relativo al regolamento per l'attuazione delle direttive
89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE, 93/68/CEE, 98/37/CE e 2006/42/CE
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concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli stati membri relativi alle
macchine;
Le apparecchiature dovranno essere conformi alle norme UNI 6781 P, UNI ISO
2548 e UNI ISO 3555, i collaudi dovranno essere condotti secondo le norme ISO
2548; per quanto riguarda le emissioni sonore, il metodo di misura e
l'interpretazione dei dati dovrà essere in accordo alle NORME IEC - 123 o ISO -
3989;
Le macchine elettriche rotanti e loro condizioni di funzionamento dovranno
soddisfare la seguente normativa:
- CEI 2-3 del 1988. Macchine elettriche rotanti e loro caratteristiche nominali di
funzionamento.
- CEI 2-8 riguardanti la marcatura dei terminali ed il senso di rotazione.
- CEI2-15 relative alle caratteristiche di avviamento dei motori asincroni trifase.
- IEC 35 (EN 60034)
- Direttiva bassa tensione 73/23/CEE
- Direttiva EMC 89/336/CEE relativa alle caratteristiche intrinseche di emissione
elettromagnetica e dei livelli di immunità, conformi con le EN 60034-1;
Per quanto riguarda gli impianti elettrici, essi dovranno essere realizzati a regola
d'arte, in rispondenza alle leggi n° 186 del 1.3.1968 G.U. del 23.3.68.
"Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature macchinari
installazioni ed impianti elettrici ed elettronici", n° 791 del 18.10.1977 G.U. n°
298 del 2.11.1977 e del Decreto n. 37 del 22 gennaio 2008. Si considerano a
regola d'arte gli impianti elettrici realizzati secondo le più recenti edizioni delle
norme del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), in relazione alla tipologia di
edificio, di locale o di impianto specifico oggetto del progetto e precisamente:
- CEI 11-17(1981) e variante V1(1989). Impianti di produzione, trasporto e
distribuzione di energia elettrica. Linee in cavo.
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- CEI 64-8(1987) e varianti V1(1988) e V2(1989). Impianti elettrici utilizzatori a
tensione nominale non superiore a 1.000 V in corrente alternata a 1.500 V in
corrente continua.
- CEI 64-9(1987): impianti elettrici utilizzatori negli edifici a destinazione
residenziale e similare.
- CEI 64-2(1987): impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione o di
incendio.
- CEI S1423: raccomandazioni per l'esecuzione degli impianti di terra negli edifici
civili.
- CEI 103-1(1971) e variante V1(1987). Impianti telefonici interni;
Il calcolo della sezione del conduttore di protezione del quadro nei riguardi delle
sollecitazioni termiche dovrà essere eseguito secondo la formula delle norme CEI
17-13/1;
La resistenza al cortocircuito dovrà essere calcolata secondo quanto disposto dalla
seguente normativa:
- CEI 11-25 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti trifase a c.a.
- CEI 11-26 Calcolo degli effetti delle correnti di corto circuito.
- CEI 11-28 Guida di applicazione per il calcolo delle correnti di corto circuito
nelle radiali di bassa tensione;
Le indicazioni della numerazione dei conduttori dovranno essere eseguite secondo
tabella UNEL 00612;
Le tipologie di cavi da utilizzare negli impianti elettrici e nelle diverse condizioni
di impiego in regime di B.T. dovranno essere conformi alla seguente normativa:
- CEI 20-11 Caratteristiche Tecniche e Requisiti di Prova delle mescole per
isolanti di rivestimento del conduttore e guaine dei cavi per energia.
- CEI 20-19 Corrispondenti a collegamenti internazionali HD 22-1,22-2,22-3,22-
4, 22-7 e 22-8, relative a cavi isolati in PVC con tensione nominale non
superiore a 450/750 volt.
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104
- CEI 20-20 Corrispondenti a collegamenti internazionali HD 21-1,21-3,21-4,21-
521-7,21-8 e 21-9, relative a cavi isolati con tensione non superiore a 750/1000
volt.
- CEI 20-21 Corrispondente a IEC 363-5-523, relative al calcolo delle portate dei
cavi con posa interrata.
- CEI 20-22 Corrispondenti a IEC 332, prova di non propagazione incendio.
- CEI 20-35 relative alla prova di non propagazione della fiamma:
autoestinguenza
- CEI 20-27 Corrispondente a HD 361, relative a sistemi di designazione
standardizzata dei cavi per energia e segnalamento; è tuttavia ancora largamente
in uso il criterio di designazione secondo le norme CEI-UNEL 35011.
- CEI 20 - 33 Giunzioni e terminazioni per cavi d’energia a tensione non superiore
a 600/1000 volt in c.a.
- CEI 20 - 38/1 Cavi isolati in gomma non propaganti incendio ed a basso
sviluppo di fumi. Tensioni nominali non superiori a 600/1000 volt in c.a.
- CEI 20-40 Guida per l’uso di cavi a bassa tensione;
Il materiale elettrico dovrà essere provvisto di marchiatura che ne attesti la
conformità (per esempio IMQ), ovvero dovrà essere in possesso di un attestato di
conformità da parte di uno degli organismi competenti per ciascuno degli stati
membri della Comunità Economica Europea, oppure dovrà essere munito di
dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore, secondo quanto disposto
dall'articolo 2 della legge n. 791 del 18 ottobre 1977 e dall'articolo 7 della legge n.
46 del 5 marzo 1990;
I materiali elettrici non previsti nel campo di applicazione della legge n. 791/1977
e per i quali non esistono norme di riferimento dovranno comunque essere
conformi alla legge n. 186/1968;
Tutta la componentistica dei quadri elettrici dovrà assolvere i dettami previsti
dalla Legge n° 791 del 18.10.1977 relativa all’attuazione CEE n° 73/23, in merito
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alle garanzie di sicurezza delle apparecchiature impiegate; in tale contesto
dovranno essere soddisfatte le seguenti norme:
- 17 - 44 del 1992: apparecchiature a bassa tensione. Parte 1a: regole generali.
- 17 - 45 del 1992. Parte 5a: dispositivi per circuiti di comando ed elementi di
manovra.
- 17 - 47 del 1992 .Parte 6a: apparecchiature per funzioni multiple.
L'impianto di messa a terra dovrà essere eseguito in base alle prescrizioni della
norma CEI 64.8. in relazione ai collegamenti di equipotenzialità.
L'impianto di protezione contro le scariche atmosferiche dovrà essere conforme
alle disposizioni della legge n. 46 del 5 marzo 1990; relativamente alla
predisposizione dell'organo di captazione sulla copertura e delle calate, dovranno
essere seguite le norme CEI 81.1.
Le apparecchiature di misura, regolazione e controllo dovranno soddisfare le
seguenti norme di riferimento:
- ISA;
- CEI;
- API RP 520 550;
- AGA - ASME;
- USAS.
I sistemi di protezione antincendio dovranno soddisfare i requisiti richiesti dalla
specifica normativa, ed in particolare dalla Legge 27/12/1941, n° 1570 “Nuove
norme per l’organizzazione dei servizi antincendi”, dalla Circ. Min. Int.
23/09/1967, n°97 “Rilascio dei certificati di prevenzione incendi”, della Circ.
Min. Int. 7/10/1991, n° 16110/4109 “Vigilanza e prevenzione incendi” e della
Circ. Min. Int. 26/01/1993, n° 24 “Impianti di protezione attiva antincendi”.
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Normative relative agli organi di intercettazione:
saracinesca a corpo piatto: norma UNI EN 1074/1-2;
saracinesca a corpo ovale: norma UNI EN 1074/1-2;
saracinesca a corpo cilindrico: norma UNI EN 1074/1-2;
valvola a galleggiante: norma UNI EN 1074/4-2;
riduttore di pressione tipo Braukmann;
sfiato d’aria: norma UNI EN 1074/4-2;
misuratore di portata elettromagnetico: norma UNI EN ISO 6817:1997;