La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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400 anni di storia e di fede
a cura di Fabio Cavallo
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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PREFAZIONE
Nel ricostruirne i fatti e le vicende, mi convincevo sempre più che la storia
dell’antica Confraternita dell’Immacolata di Casarano non dovesse rimanere relegata nei
faldoni del suo archivio ma potesse divenire patrimonio di tutti. Nella realizzazione di
questo lavoro, mettendo insieme le moltissime notizie attinte, ho cercato di raggiungere
due scopi:
1. raccogliere informazioni e testimonianze inedite che si stavano perdendo con
la scomparsa di coloro che avevano preso parte attiva nella confraternita ;
2. trasmettere alle nuove generazioni e, nel contempo, far conoscere ai
contemporanei un tal patrimonio di storia e di fede che, indubbiamente, ha contribuito
alla crescita religiosa e sociale della nostra cittadina.
Se non sono riuscito nei due intenti – non sono un letterato né uno scrittore - me ne
scuso con i lettori. L’opera di raccolta non è stata agevole ma irta di difficoltà, il che ha
messo spesso in discussione il proseguimento del lavoro. Ciò anche per il fatto che molti
documenti in possesso della confraternita sono andati perduti nel tempo e si è dovuto
ricorrere a notizie spesso frammentarie e disarticolate.
Questo modestissimo lavoro, non scevro di errori ed imprecisioni, potrà servire a
conservare la memoria storica di una cultura tradizionale e passata ma che, in un mondo
che cambia rapidamente e radicalmente, rappresenta un dovere irrinunciabile nella tutela
di un patrimonio che, contrariamente, andrebbe perduto.
Permettetemi, infine, un “fraterno” saluto a tutti i confratelli e le consorelle
dell’ Immacolata, che oggi mi onoro di rappresentare, ai quali auguro che, leggendo il mio
lavoro, riscoprano l’orgoglio di appartenere a questa gloriosa confraternita facendo
dell’amore verso la Beata Vergine Maria la regola ed il fine della propria vita.
FABIO CAVALLO
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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CAPITOLO I
SECOLO XVII - FONDAZIONE DELLA CONFRATERNITA
uando, nel 1948, il Consiglio della Confraternita presentava il nuovo statuto all’assemblea,
(1) l’art. 2 poneva in evidenza che “…la data della istituzione canonica [del sodalizio] si
perde nel tempo ed è impossibile stabilirla alle attuali conoscenze…”. Esattamente trent’anni
dopo, nel 1978, Padre Antonio Chetry S.J., (2) il grande storico casaranese, rinveniva,
nell’archivio della Curia diocesana di Nardò, un documento datato 1619 in cui Giovanni Battista
Filomarino, appartenente alla Famiglia dei feudatari di Casarano, Fabrizio De Pandis e Vittorio
D’Astore portano a conoscenza del Vescovo Mons. Girolamo De Franchis che “…Padre Frà
Reginaldo dà Martina (3) dè Predicatori,(4) è Predicatore di Casarano hà fondato una
Congregatione dell’Immaculata Concettione in Casarano, alla Chiesa dell’Annunciata (5), dove si
attende assai alla salute dell’Anime…” e, nel contempo, chiedono di ottenere il riconoscimento
canonico che è accordato il 9 aprile dello stesso anno. Ben presto, però, la data e il fondatore
finiscono per essere dimenticati perché appena cento anni dopo - nel 1719 - in una anonima
relazione, probabilmente redatta dall’Arciprete Don Paolo De Donatis (6) ed inviata in Curia, si
specifica che l’unica Confraternita presente nel territorio di Casarano è quella “…istituita e
fondata sotto il titolo dell’Immacolata Concettione di Maria sempre Vergine […] ma quando, e da
chi fù fondata non si sà…”.(7) Ad alimentare una certa confusione sull'argomento è la presenza,
nell'archivio confraternale, di alcuni memoriali che riportano come anno di fondazione
addirittura il 1778. Ma il documento ritrovato da Padre Chetry dissipa ogni dubbio ed incertezza:
la nascita della Confraternita risale al 1619 e lo stato maggiore è formato dal Priore Giovanni
Filomarino, dai due Assistenti De Pandis e D'Astore mentre funge da Padre Spirituale il
domenicano Fra’ Reginaldo. Sede della Congrega è l'antica Cappella dell'Annunziata, destinataria,
già da tempo, di particolari indulgenze concesse dal Pontefice Clemente VIII. Ottenuto il
riconoscimento canonico, primo atto per poter proseguire nelle attività confraternali, si elaborano
regole e norme, sulla base di quelle già esistenti per la fiorente Congregazione della S. Concezione
di Napoli, guidata dai Gesuiti. Nelle visite pastorali di quegli anni, i Vescovi di Nardò che si sono
succeduti, richiedono la visione dello statuto e dei regolamenti che sono puntualmente esaminati
ed approvati. Una di queste regole stabilisce che possono far parte della Congrega soltanto
uomini, ecclesiastici o laici. La vitalità e il prestigio della nuova Confraternita non tardano a
manifestarsi e, appena cinquant’anni dopo la fondazione, essa ottiene il privilegio di aggregarsi
alla cosiddetta "Prima-Primaria", ossia l'Arciconfraternita dell'Immacolata Concezione operante
nella Basilica di San Lorenzo in Damaso a Roma e di beneficiare dei numerosi privilegi elargiti da
Papa Gregorio XIII. Nei primi anni di attività, la Confraternita non possiede beni immobili, né
rendite ma, sul finire del 1600, ci pensa il Sacerdote Don Leonardo Vernaleone, Cantore del
Rev.mo Capitolo di Casarano, a donare, come lascito, un terreno agricolo i cui proventi debbano
servire all'assegnazione di una dote in denaro ad orfane zitelle. Nasce l'Opera Pia dei Maritaggi
che segnerà la storia della Confraternita come longevo e fulgido esempio di carità. Le cronache
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del tempo, puntualmente riportate da Padre Chetry nella sua opera omnia "Spigolature
Casaranesi", ci informano che nel 1675, è Priore / Prefetto della Congrega il Sacerdote Don
Giuseppe De Marco mentre nel 1679 viene eletto a tale carica Don Giacom'Antonio Costa,
anch'egli sacerdote. Il cumulo delle cariche di Priore / Padre Spirituale è una costante nei primi
secoli di vita della Confraternita. Il ricambio del governo avviene, ordinariamente, ogni semestre
mentre gli incontri formativi e di catechesi si tengono la domenica e nelle solennità dell'anno
liturgico. Inoltre il lunedì e il venerdì sera, i congregati, in gran segreto, praticano alcune
mortificazioni corporali come il fustigarsi sul dorso nudo con alcune funicelle chiamate
“disciplina” per tutto il tempo di un "Miserere" o di una "Salve Regina". Le adunanze avvengono
in chiesa tant'è che Mons. Orazio Fortunato, vescovo neretino, ordina nel 1679 di costruire dei
banchi da sistemare intorno al perimetro dell'aula liturgica per le riunioni dei confratelli. Per
concludere, riportiamo che sul finire del secolo, precisamente nel 1697, muore il primo oblato
della Cappella, Fra Alessio Primiceri. L'appellativo di frate non deve far pensare ad un religioso
dimorante presso il tempio ma più semplicemente ad un confratello della Congrega (Fra’ =
confrate) che funge da sagrestano, tra l’altro anche coniugato. Infatti, il Primiceri risulta vedovo
di Antonia Stefàno, sua consorte, sin dal 1657.
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(1) Lo statuto in questione è rimasto in vigore fino al 24 marzo 1990; viene sostituito da quello diocesano, promulgato da S.E. Mons. Aldo Garzia, Vescovo di Nardò.
(2) Padre Antonio Chetry S.J., nasce a Casarano il 15 ottobre 1913. I suoi studi iniziano nella città natale e continuano al Ginnasio di Nardò. Nel 1937 viene ordinato sacerdote e per la sua eccellente cultura classica, dopo qualche tempo, è assegnato alla comunità dei Gesuiti di Lecce, dove nel collegio "Argento" insegna latino e greco fino agli inizi degli anni cinquanta. Di seguito è trasferito a Bari per continuare la sua opera di docente presso il "Di Cagno Abbrescia". Gesuita orgoglioso, effettua con notevole impegno ricerche storico-municipali sulla sua città, ricerche che raccoglie nei sei quaderni denominati "Spigolature Casaranesi". Muore a Napoli il 31 ottobre 1984.
(3) E’ l’odierna Martina Franca, in provincia di Taranto. (4) L’ordine dei predicatori è uno degli ordini mendicanti fondato da San Domenico di Guzman; sono più notoriamente conosciuti come
Domenicani e sono chiamati al carisma della predicazione. (5) La cappella della “Nunziata vecchia” era situata pressappoco dove sorge l’attuale chiesa dell’Immacolata, ma disposta con l’ingresso
principale posto dirimpetto a quello della Chiesa della Campana. (6) Arciprete della città dal 1705 al 1728, morì il 19 marzo di quell’anno. (7) Agli inizi del 1600 esistevano, nella Chiesa matrice, almeno due confraternite, quella del Rosario e quella del S. Sacramento. Riguardo la
loro soppressione, non si conosce né il motivo, né la data che, probabilmente, è precedente al 1700.
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CAPITOLO II
SECOLO XVIII
l secolo dei lumi si apre con un importante atto del governo della Confraternita: viene
commissionata al noto scultore campano Domenico Di Venuta (1) la statua raffigurante
l'Immacolata, preziosa dal punto di vista artistico ma ancor più sotto il profilo sacro e
devozionale. E' questa l'epoca in cui rifioriscono, nella loro bellezza e sfarzosità, le processioni
sacre e la nostra Confraternita si prodiga a dotarsi un'immagine della sua Titolare per poterla
venerare e portare in processione. Il secolo XVIII segna anche l'ascesa in prestigio e potenza da
parte della Congrega e ne sono testimoni i numerosi lasciti, al cambio di messe legatizie, che
fanno aumentare il già ricco patrimonio immobiliare del sodalizio mentre primeggiano, nelle
attività confraternali, le opere di carità e di beneficenza come si attesta nel documento anonimo
del 1719: "…la domenica si fà la cerca [la questua] per la Terra [per il Borgo] da due fratelli, [la]
quale poi si dispensa a Poveri ammalati, ò carcerati…" (vedasi cap.1). La notevole consistenza
patrimoniale spinge gli amministratori ad affrontare la titanica impresa di edificare una nuova
chiesa dedicata all’Immacolata e, nel 1742, iniziano i lavori di demolizione dell’antica cappella.
Di quest’ultima è interessante conoscerne la struttura, giacché il Vescovo neretino Mons. Antonio
Sanfelice (2), nella visita pastorale del 1711, la definisce bella, elegante e impreziosita dalla
presenza di un dipinto del gallipolitano Gian Domenico Catalano (1560-1626) raffigurante
l’Annunciazione. Un documento del 1620 descrive la cappella di forma quadrata con il lato
superiore a forma di abside. E’ disposta sull’asse Est-Ovest per cui l’ingresso principale si apre ad
oriente mentre le due porte laterali, sormontate da finestre oblunghe chiuse da vetri, sono poste a
Nord e a Sud. L’interno presenta tre altari: il maggiore dedicato alla Titolare, quello di Sant'Anna
con annesso un legato fatto dal Notaio Luigi De Magistris e quello dell’Immacolata. E’ provvista di
una sagrestia a cui si accede dal coro e da altri vani con giardino. La cappella è, da sempre,
chiamata della “Nunziata dove c’è la Congrega” (3), ma dal 1706 s’inizia ad usare il titolo
definitivo di “Immacolata”. Padre Chetry ipotizza che il periodo di demolizione dell’antico
manufatto e di edificazione del nuovo sia durato all’incirca nove anni. Infatti, nelle visite pastorali
fatte dal 1742 al 1751, non si fa alcun accenno della Chiesa che, al contrario, è sempre stata meta
obbligata dei Vescovi visitatori. L’epigrafe centrale posta sull’ingresso principale della chiesa
riporta come data di ultimazione quella del 1751. Eccola:
D.O.M. TEMPLVM HOCCE DEIPARAE VIRGINI
PROTOPLASTORUM LABE IMMUNI DICATUM
QUOD NE ARCTU PIO SODALIUM CONCURSU FORET
MATTEUS DE AQUINO PRAEFECTUS EX CASARANENTIUM DYNA…
NON MINUS GENERE QUAM PIETATE ACCRITUS ˜˜˜ PROPRIO SODALI…..
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AC SODALITATIS AERE AMPLIANDUM ET EXORNANDUM
CURAVIT REPARATAE SALUTIS
A. I ))CCLI (?) Questa è la traduzione fatta da Padre Chetry nel 1978:
Dio Ottimo e Massimo. Questo tempio
dedicato a Colei che fu immune della macchia dei primi uomini
affinché non riuscisse angusto per la devota affluenza dei confratelli il Prefetto Matteo D’Aquino dei Signori di Casarano
non meno benvoluto per il suo lignaggio che per la sua pietà con denaro proprio, dei confratelli e della Confraternita
fece ampliare ed abbellire nell’anno della redenzione
1751
Nell'esaminare da vicino l’epigrafe sono emersi alcuni particolari che potrebbero alterare il senso
della traduzione fatta da Padre Chetry. Anzitutto, durante il restauro del 1955, si è commessa una
grossolana dimenticanza, quella di non rimarcare di nero la frase del terzo rigo DEIPARAE
VIRGINI, inducendo in errore l’insigne Gesuita che osservava il testo dal corridoio centrale. Padre
Chetry parla di scorrettezza grammaticale nel dettato epigrafico ma ciò è dovuto al fatto che il
blocco di tufo con l’incisione è mutilato ai lati, specialmente su quello destro (vedi DYNA…,
PIETATE …, SODALI…). A complicare le cose ci si mette pure il restauratore che,
inspiegabilmente, trasforma MATTEUS in MATTAES, DE AQUINO in D’AQUINO. Lo stesso Padre
Chetry scambia la parola DYNA in DUNA e soprattutto ACC(R)ITUS in ACCEPTUS. Egli, poi,
adduce che lo stacco tra quest’ultima parola e la frase PROPRIO SODALIUM (?) AC SODALITATIS
AERE fornirebbe, in quel passaggio del testo, due interpretazioni diverse. Lo stacco, in realtà, non
esiste poiché trattasi di un fregio decorativo, anch’esso non rimarcato di nero e quindi
praticamente invisibile. Il Prof. Oronzo Casto, insigne latinista e Priore della Confraternita dal
1967 al 1969, ha sciolto il dilemma, giungendo alla conclusione che il verbo ACCRITUS, non
esistendo nella lingua latina, è sicuramente un errore dell’epigrafista e va inteso come ACCITUS
(=invitato, spinto). Pertanto, è questa l’esatta traduzione :
A Dio Ottimo e Massimo. Questo tempio
dedicato alla Vergine Madre di Dio
immune dal peccato dei progenitori, affinché non fosse angusto
per la pia affluenza dei confratelli, il prefetto Matteo D’Aquino dei Signori di Casarano,
spinto dalla sua pietà non meno che dalla sua nobiltà, con denaro proprio, dei confratelli e della confraternita,
provvide a far ampliare ed abbellire, nell’anno della redenzione 1751.
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L'epigrafe, oltre a confermarci la data di ultimazione della nuova chiesa, ci fornisce altre
importanti notizie, la prima è che, in quel tempo, è prefetto della Congregazione il Sacerdote Don
Matteo D'Aquino - figlio del IV Duca di Casarano Don Giacinto - Abate e Arcidiacono del
Capitolo locale, nobile di Taranto; la seconda è che si continua ad eleggere preti alla guida del
sodalizio, prassi invalsa fino agli ultimi anni del secolo XVIII. La nuova chiesa è ampia, bella ed
ornata e, in quello stesso anno (1751), funge da splendida cornice alle nozze tra il Dott. Fisico
Fabio Valente, magliese, e Donna Felicetta De Micheli, figlia del Magnifico Andrea di Casarano.
Nel 1760, il 27 aprile, Mons. Marco Petruccelli (4), Vescovo di Nardò consacra la Chiesa, con rito
solenne, intitolandola alla Beata Vergine Immacolata e trasferisce al 26 novembre l’anniversario
della dedicazione, concedendo il lucro dell'indulgenza per quaranta giorni. La seconda epigrafe,
posta a sinistra di quella centrale, ne commemora l'evento:
D.O.M.
AC B.V.M. SINE LABE CONCEPTAE
TEMPLUM HOC CUM ARA MAXIMA
MARCUS PETRUCCELLUS EPUS NERITINUS
SOLLEMNITER DEDICAVIT
V KALENDA MIAS AN. R.S. MDCCLX
DEDICATIONIS FESTUM
IN VI KALENDAS DECEMB. TRANSTULIT
EODEMQ. DIE TEMPLUM IPSU INVISENTUBUS
XL DIER. INDULGENTIAS QUOTANIS IMPARTIVIT
- - -
A Dio Ottimo e Massimo e alla B.V.Maria concepita senza peccato originale.
Questo tempio con altare maggiore Marco Petruccelli, Vescovo neretino,
consacrava solennemente il 27 aprile dell'anno della redenzione 1760 e trasferiva la festa della dedicazione al 26 novembre;
a coloro che in quel medesimo giorno visitassero la chiesa concedeva ogni anno quaranta giorni di indulgenza.
Nell'anno della consacrazione è presente il solo altare maggiore. Ben presto, però, si aggiungono i
due altari laterali che sono dedicati rispettivamente alla Natività di Maria (quello del transetto
sinistro) e all'Assunta (destro). Siamo nel 1765, come testimonia uno dei cartigli posti all'apice
degli altari. Il tempio, nonostante la sua bellezza, è privo di tele o quadri. In quegli anni opera il
grande pittore e prete salentino Oronzo Tiso (1726-1800) formato artisticamente a Napoli nella
cerchia del grande Francesco Solimena. Dopo i teleri della Cattedrale di Lecce, Tiso si sposta a
Casarano dove realizza ben diciassette dipinti (sei nell'Immacolata, sei nella Matrice e cinque
nella cappella padronale di San Pietro) (5). I quattro teleri e le due tele della nostra Chiesa
raffigurano tutti i principali episodi della vita di Maria. Si comincia dall'altare laterale sinistro con
la Natività e, continuando in senso antiorario lungo il perimetro del tempio, troviamo, nella
navata centrale, i teleri della presentazione al tempio, l'Annunciazione (parete sin. da chi entra
dall'ingresso), la visita a S. Elisabetta, la presentazione di Gesù al tempio (parete destra); infine
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l'altare laterale destro con la tela dell'Assunzione (6), atto finale della vita terrena della Vergine.
Tralasciando il profilo artistico dei dipinti che va al di là delle competenze di questa trattazione, a
noi interessa sapere che, dopo il successo delle tele di Casarano (in particolare la grandiosa
composizione di 50 mq custodita nella Matrice e raffigurante l'episodio biblico della "Fornace di
Babilonia"), il Tiso, onusto di gloria e di fama, ottiene numerose commissioni per l'esecuzione di
opere pittoriche in molte chiese del Salento.Intanto, nella nostra Confraternita, si avvicendano alla
carica di Prefetto il Sac. Don Domenico Angelo D'Elia (1765) e, in seguito, (1770) l'Arciprete di
Casaranello, Sac. Don Vincenzo Pacella. Il primo, dopo aver lasciato la guida della Congrega,
partecipa come candidato al concorso per Arciprete di Casarano e lo vince. Decisiva ad
assegnargli il titolo è una dichiarazione rilasciata dal Prefetto Don Vincenzo Pacella insieme a
trentasette confratelli e posta agli atti del concorso, in cui si attesta che Don Domenico, loro
confratello, è stato per quattro anni "zelantissimo" prefetto. Il secondo, invece, esplica la doppia
carica di Parroco nella frazione di Casaranello e di Priore. E sarà l’ultimo sacerdote a guidare la
Confraternita giacché, nel 1778, anno in cui S.M Ferdinando IV, Re di Napoli (7), firma il Regio
Assenso per l’approvazione degli statuti confraternali, è Priore un laico, il N.H. Tommaso Lezzi.
Con l'elezione di Lezzi si apre la stagione dei Priori / Sindaci che avrà il suo exploit alla fine
dell’Ottocento e per buona parte del Novecento.
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(1) Di questo celebre scultore nato nel Seicento poco si conosce sia sulla sua vita, che sulle sue opere. Nacque a Bagnoli Irpino il 28 maggio del 1687. Mandato a Napoli per compiere gli studi, si trasferì a Roma per diversi anni per perfezionarsi nella scultura sotto i più rinomati scultori dell'epoca. Intraprese un viaggio nella Toscana, per studiare le opere degli artisti di quella regione, e da lì fece ritorno a Napoli preceduto dalla fama di valente scultore in legno, e dove compose le sue migliori opere. Morì in questa Città a soli 57 anni il 3 febbraio del 1744.
(2) Mons. Antonio (o Antonimo) Sanfelice è stato vescovo di Nardò dal 1707 al 1736.
(3) E', anche, chiamata della “Nunziata vecchia” per non confonderla con la “Nunziata nuova”, l’attuale Chiesa matrice.
(4) Petruccelli Marco Aurelio, vescovo di Nardò dal 1754 al 1781.
(5) Un'ipotesi formulata dal gruppo di ricerca "Lytos" di Casarano attribuisce al Tiso 18 tele presenti in città. La scoperta, fatta da giovani ricercatori guidati dal compianto architetto Pino De Nuzzo, è avvenuta nel 2004, esaminando un dipinto, molto probabilmente un bozzetto che è custodito nella sagrestia della Matrice e raffigura la Crocifissione. A questo vanno aggiunti altri due ovali, presenti nella Chiesa dell'Immacolata (San Vito e San Francesco di Paola), trafugati nel 1982 e restituiti nel 2000 dal Comando provinciale della Guardia di Finanza, che potrebbero appartenere al Tiso. Giocano a favore alcuni elementi tipici della produzione tisiana come la plasticità dei corpi, lo svolazzo delle vesti, i chiari-scuri dei paesaggi mentre le recensioni fatte nel 1976 dalla Prof.ssa Pasculli - Ferrara e nel 1978 dallo studioso Michele Paone escludono a priori che possa trattarsi di opere del Tiso.
(6) Il bozzetto di questo dipinto è conservato nel palazzo della Prefettura di Lecce.
(7) Ferdinando I di Borbone (Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto; Napoli, 12 gennaio 1751 – Napoli, 4 gennaio 1825) fu re di Napoli dal 1759 al 1799. Dal 1799 al 1806 e dal 1815 al 1816 assunse il nome di Ferdinando IV di Napoli e fu re di Sicilia dal 1759 al 1816 con il nome di Ferdinando III di Sicilia. Dopo questa data, con il Congresso di Vienna e con l'unificazione delle due monarchie nel Regno delle Due Sicilie, fu sovrano di tale regno dal 1816 al 1825 con il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie. È passato alla storia con i nomignoli di Re Lazzarone e di Re Nasone, affibbiatigli dai lazzari napoletani che, in giovane età, abitualmente frequentava.
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CAPITOLO III
SECOLO XIX
a morte di Ferdinando I, Re delle Due Sicilie (1825), suggella il tramonto definitivo del
Settecento. A succedergli al trono è il figlio Francesco, figura ambigua e controversa. Poco
interessato alla gestione di governo, che lascia nelle mani di favoriti e ufficiali di polizia,
preferisce essere circondato da amanti e soldati. I suoi sei anni di Regno sono caratterizzati da una
relativa stasi generale ma segnano una particolare recrudescenza delle misure di repressione da
parte della polizia borbonica. Una semplice infrazione o una banale denuncia servono da pretesto
per scatenare arresti e perquisizioni che non risparmiano nemmeno i religiosi e il Clero,
sospettati, questi ultimi, di celare lo svolgimento di segrete riunioni cospiratrici all’interno delle
chiese, dei conventi e delle confraternite. In quegli anni è Intendente di Polizia di Terra D'Otranto
il Marchese Ferdinando Cito di Torrecuso, conosciuto come funzionario integerrimo e severo. Nel
febbraio 1825 riceve dal Ministro di Polizia del Regno borbonico una lettera dai seguenti toni:
"…in qualche Comune si è avuto luogo a scorgere, che delle Congregazioni di Pia istituzione
erano cominciate a degradare in adunanze poco Religiose (…) cosicché sotto il pretesto di
attendere alle opere di pietà, e di Beneficenza, vi si alimentava la corruzione…". La missiva si
conclude con il richiamo a sorvegliare segretamente e vigilare "con preveggente accortezza"
sull'operato delle confraternite e degli altri istituti religiosi. L'Intendente, dopo aver diramato la
regia circolare ai suoi gregari, ottiene, nel giro di poche settimane, le dovute rassicurazioni e cioè
che le confraternite e le congregazioni salentine non destano alcuna preoccupazione perché
animate esclusivamente da spirito religioso e di sana morale. Particolarmente schietta è la risposta
data dal Sotto Intendente del circondario di Gallipoli il quale esclude, categoricamente,
infiltrazioni settarie nelle confraternite del distretto che, a suo dire, sono composte "… di villani
per la massima parte, che nulla intendono di cose pratiche…". Le rassicurazioni servono a ben
poco poiché nel luglio di quello stesso anno, il Ministro ordina una serrata sorveglianza di tutte le
congregazioni e le confraternite le cui deviazioni, a suo dire “…sono ben più perniciose delle
aberrazioni private poiché si alimentano, e fomentano sotto l’Egide della legge, formano uno
spirito di corpo, corrompono in massa le popolazioni, e le famiglie, e vengono convalidate dalla
uniformità delle radunanze…”. Nell’elenco delle congreghe poste sotto sorveglianza, al numero
81, appare anche la nostra! (fonte: Lucio Causo - Vigilanza della Polizia Borbonica in Terra
D’Otranto – anni 1825/1826 – ) E’ ovvio che un controllo così soffocante provoca il graduale
allontanamento dei fedeli e dei congregati dalle confraternite e dalle pie istituzioni, impauriti per
le persecuzioni e per le denunzie operate in massa dalla Polizia (1). Nonostante l’instaurarsi di un
clima di paura, le attività della nostra Confraternita, guidata dal Priore Don Errico D’Elia,
registrano un nuovo, ulteriore risultato con l’acquisto della statua di Cristo Morto. L’opera
proviene dalle rinomate botteghe leccesi di cartapesta, e ad essa, ben presto, si aggiungono quelle
di Cristo alla colonna e dell’Addolorata. Continuano gli arricchimenti artistici ed architettonici
della Cappella e nel 1829 viene edificato attiguo ai locali della Confraternita un piccolo calvario
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prospiciente, come l’attuale, sulla strada principale, la futura Via Roma mentre nel 1833 si
realizza il campanile a vela che svetta sul terrazzo della chiesa e si installano le due campane
dotate di entrambi i sistemi di oscillazione e di rintocco. Sul piano delle onorificenze, gli annali
confraternali registrano, per la prima volta, le nomine di alcuni confratelli benemeriti come
quella del Barone Francesco D’Elia, nobile di Casarano, avvenuta nel 1834, alla quale fanno
seguito, nel 1855, le nomine di Mons. Luigi Vetta, Vescovo di Nardò e nel 1891 del galatinese
Mons. Giuseppe Consenti, vescovo titolare di Nilopoli e residenziale di Nusco e Lucera. Intanto un
ulteriore importante privilegio si aggiunge al ricco patrimonio di elargizioni, benefici ed
indulgenze di cui la cappella già gode. S.S. Pio IX, l’ultimo Papa Re, dispone che l’altare maggiore
possa godere del titolo di “privilegiato in perpetuo”. Secondo la teologia cattolica, il beneficio
permette che la messa offerta su quell’altare ottenga l’immediata liberazione dal Purgatorio di
un’anima defunta. E' ovvio che una tale concessione amplifica, ancor più nel circondario
casaranese, il prestigio della Congrega, dove il culto dei morti è da sempre manifestato nelle più
intense forme. Siamo nel 1849 e a Casarano si respira un acceso fervore religioso, frutto del
miracoloso prodigio di sette anni prima, avvenuto per intercessione del patrono San Giovanni
Elemosiniere che liberò la città da violenti e devastanti acquazzoni. Le vicende di quell'episodio
sono note a tutti così come è documentato che il miracolo si è verificato nei pressi del piccolo
calvario dell’Immacolata. Il decreto curiale di veridicità del miracolo parla di esclusiva
mediazione di San Giovanni Elemosiniere ma non vi è dubbio che la Vergine abbia interceduto
presso l'Altissimo per far cessare quel flagello (2). Di questo i Casaranesi ne sono convinti
manifestando, in quegli anni, la loro riconoscenza verso l'Immacolata con il trasporto del suo
simulacro nelle processioni patronali, usanza questa, provata documentalmente ed oralmente sin
dal 1850. E' un periodo particolarmente florido per la Congrega che registra, in maniera
esponenziale, continue nuove ammissioni. Una vitalità così prorompente colpisce addirittura il
Vescovo di Nardò Mons. Luigi Vetta che, riscontrata la ristrettezza ed inadeguatezza della
cappella confraternale, propone ai congregati di adibire a nuova sede l'antica chiesa di San
Domenico, con annesso convento, che versa nell'abbandono più completo. La proposta è
seriamente valutata ma non se ne farà niente. Il valore affettivo dei confratelli per la piccola
chiesa è più forte di qualsiasi altra offerta. Sul piano delle cariche amministrative è Priore, intorno
al 1860, il N.H. Liborio De Donatis, discendente di un'antica famiglia fiorentina che risiede a
Casarano sin dal 1400. Guida per diversi anni la Confraternita ed è sostituito, nel 1874, da un
altro nobile, e tra l'altro Sindaco di Casarano, Mario Bitonti, il quale, poco dopo il suo
insediamento, si trova ad affrontare una questione alquanto spinosa. Il bieco anticlericalismo di
fine Settecento aveva scatenato una sorta di razzia dei beni ecclesiastici che, sistematicamente,
venivano sottratti a chiese ed istituzioni religiose per incamerarli nel fisco statale. Già in passato i
beni e i legati della Chiesa dell'Immacolata erano confluiti nel patrimonio della Congrega, essendo
quest'ultima un ente laico e, quindi, non soggetto alle operazioni di confisca. Il nuovo Stato
italiano, non immune da tendenze anticlericali, comincia ad allungare la mano anche sui beni
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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degli istituti laicali, avendo l'intenzione di convertirli in cartelle di debito pubblico. Per questo
motivo, il nuovo Priore, nel tentativo di sottrarre i beni dalle mani dello Stato, nell'agosto 1874,
scrive addirittura a Papa Ferretti chiedendo l'autorizzazione di alienare l'ingente patrimonio della
Congrega. La risposta non tarda ad arrivare e a fine agosto il Card. Giuseppe Andrea Bizzarri,
Prefetto della Sacra Congregazione del Concilio, risponde al Bitonti indirizzando una lettera
all'allora Vescovo neretino Mons. Salvatore Nappi. Il Cardinale ordina che si faccia una seduta
straordinaria dell'assemblea dove, con voto segreto, ognuno esprima il proprio parere se
proseguire o no alla vendita del patrimonio. Il 27 ottobre dello stesso anno, l'assemblea decide di
proseguire nelle operazioni di dismissione e si da incarico all'agrimensore e confratello Vincenzo
Sorrone di stimare tutti i beni immobili posseduti dalla Confraternita: l'atto di valutazione
comprende sette oliveti, due vigneti, cinque abitazioni, un suolo e un giardino che assommano a
ducati tremilacentodiciassette , oltre centomila euro attuali. I proventi della vendita serviranno,
sei anni dopo, ad erigere la nuova cappella funeraria seminterrata nel cimitero di Via Matino.
Vale la pena approfondire, per un attimo, il discorso delle sepolture e dei cimiteri di Casarano.
Padre Chetry, in una sua breve e chiara ricerca, ci fornisce il seguente quadro riepilogativo con
date e siti di sepoltura:
d a l a l S e p o l t u r a o r d i n a r i a
Nascita di Casarano 10 gennaio 1840 Sepolcreto Chiesa Madre 10 gennaio 1840 1° ottobre 1854 Sepolcreto Chiesa San Domenico 17 ottobre 1854 Maggio 1890 Vecchio cimitero di Casaranello 06 giugno 1890 ad oggi Nuovo cimitero di Via Matino
Nella cappella cimiteriale dell'Immacolata la prima salma ad essere inumata è quella di
Giuseppina D'Elia, morta a 19 anni il 1° novembre 1893. Mentre il secolo volge al termine e
l'illustre Professore Cosimo De Giorgi, nella sua opera maggiore "La Provincia di Lecce",
rimanendone estasiato, descrive la cappella dell'Immacolata come: "…un gioiello per la nettezza e
un frastaglio inconcludente e barocco di colori, di stucchi e di dorature…", l'amministrazione
della Confraternita, precorrendo i tempi, ammette nel suo organico le consorelle che godono della
fruizione dei benefici spirituali e del diritto di sepoltura nella cappella cimiteriale ma non possono
partecipare attivamente alla vita dell'Ente. E' comunque un atto di valenza storica che chiude tre
secoli di predominanza maschile e pone le basi di una piena e definitiva partecipazione femminile
nel governo della Congrega che si concretizzerà al termine del secondo conflitto mondiale.
____________
(1) In quegli anni si contano, in provincia, più di 6.000 arresti.
(2) Il popolare componimento in vernacolo che narra la storia del miracolo, a proposito dell'Immacolata recità così:"… e la Matonna della Congregazione [disse]: « falla Giuvanni ca la poti fare ca quistu è missu te nostru Signore e l'Arciprevite l'aggia a preticare…» - (trad.: compi il miracolo, Giovanni, solo tu lo puoi fare perché tutto quello che sta accadendo è un messaggio del Signore e di questo l'Arciprete deve annunziarlo…).
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CAPITOLO IV
SECOLO XX
(1 parte)
’erezione di una nuova confraternita dedicata a San Giuseppe Patriarca, avvenuta nel 1891
presso la Chiesa di San Domenico, fa perdere all’Immacolata il primato, che oramai durava
da tre secoli, di unico sodalizio religioso presente in città. Resterà, comunque, la più antica e la
più numerosa tra le confraternite, quella in cui si realizza, continuamente, un' "omogeneizzazione
interclassista", come ha affermato il confratello e storico casaranese Salvatore Pino, dove
"…accanto a contadini e artigiani figurano i più bei nomi dell'aristocrazia e dell'alta borghesia di
Casarano: i D'Elia e Lezzi, i D'Aquino, i Filomarino, i De Donatis, i Sansonetti…". Pur essendosi
costituite, in seguito, altre due nuove confraternite intitolate, rispettivamente, al patrono San
Giovanni Elemosiniere (1915) e a Santa Lucia (1923), la nostra conserva intatte le sue peculiarità,
soprattutto quella di essere la più prestigiosa, per via dei numerosi confratelli benemeriti ed
onorari che vengono nominati. Nei primi anni del Novecento tocca all'Avvocato Pompeo Nuccio
di Casarano, legale dell'Ente Acquedotto Pugliese e a Don Michele Arditi, Marchese di
CastelVetere, ad entrare nelle file dei confratelli ad honorem. Sono anni d'oro per le confraternite
casaranesi che cooperano nella crescita civile della città, alle prese con le prime fasi di
industrializzazione (1). Sono gli anni in cui la Signora Olimpia Passero-Sylos, vedova del Barone
Marcello D'Elia e donna di grande pietà religiosa, dota la Chiesa Madre del grande "Cappellone"
del S. Sacramento, si accolla le spese per la ristrutturazione della facciata della Chiesa di San
Domenico e termina i lavori di costruzione del nuovo monumentale Calvario, posto nei pressi
della Congrega dell'Immacolata e prospiciente sull'omonimo piazzale. Quest'opera, principiata nel
1911, è, inizialmente, a spese della Confraternita che fa eseguire dal muratore Quintino Garofalo
il muro semicircolare su cui si sorregge la copertura a semicatino, costruita dal Maestro Giuseppe
Turco. I due angeli in pietra, dell'artista leccese Sparapane, sono donati dai confratelli Barlabà e
Scorrano mentre tutti gli altri lavori (edicole dei Misteri, costruzione della grotta artificiale,
recinzione in ferro) sono completati dalla Baronessa che intende, in questo modo, onorare la
memoria del fratello Eugenio, morto nella prima guerra mondiale. Nella grotta viene adagiato un
artistico Cristo morto, insigne opera del cartapestaio di Lecce Carmelo Bruno; le edicole, con
raffigurati cinque misteri della Passione di Cristo sono, invece, frutto della genialità dell'artista
leccese Raffaele Caretta (1871-1950) che rappresenta i personaggi in un plastico rilievo di forme
e di movimento. Dal punto di vista amministrativo, diviene norma statutaria la consuetudine di
eleggere il Priore non più semestralmente ma all'inizio di ogni nuovo anno sociale (novembre); il
libro delle deliberazioni d'assemblea riporta, negli anni tra il 1920 e il 1923, la successione a tale
carica dei signori Alfonso Sansonetti, Domenico De Donatis e Anselmo Ciuffoletti. Continuano
numerose le ammissioni nonostante i regolamenti e gli statuti impongano ai congregati una
severa disciplina morale e la scrupolosa osservanza delle norme. Le funzioni religiose e le
L
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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processioni brillano per la grande partecipazione di confratelli e consorelle e le eventuali assenze
vanno giustificate direttamente al Priore pena l'applicazione di multe e sanzioni. Una condotta di
vita irreprensibile sotto tutti i punti di vista è fondamentale per continuare a far parte della
Confraternita tant'è che in diversi casi l'assemblea, appositamente convocata, delibera l'espulsione
di alcuni iscritti perché le loro vicende private o coniugali sono motivo di scandalo o di
immoralità tra la popolazione. Al pari del Padre spirituale, il Priore è visto come una figura
importantissima che, alla sua elezione, viene omaggiato da tutti i confratelli presenti col bacio
della mano destra mentre si intona il "Te Deum" in segno di ringraziamento. Gli impegni, durante
l'anno, sono molti ed investono di continuo l'amministrazione: si parte con l'organizzazione della
novena e della solennità dell'Immacolata, a dicembre, alla quale si aggiunge l'assegnazione della
dote, messa in palio dall'Opera Pia dei Maritaggi, che avviene il giorno della vigilia. Vi è poi la
celebrazione delle Quarantore eucaristiche caratterizzate da numerosi panneggi e drappi con cui
è addobbata la chiesa, l'allestimento e la visita ai Sepolcri il Giovedì Santo, l'organizzazione e lo
svolgimento dell'imponente Processione del Venerdì Santo, l'allestimento della Desolata, la
partecipazione alle processioni patronali e a quelle del Corpus Domini, la visita al Cimitero il due
novembre, gli accompagnamenti funebri. A questi momenti prettamente liturgici, si aggiungono
gli incontri formativi e le assemblee che avvengono solitamente ogni domenica, al termine della
celebrazione della Santa Messa. Alquanto impegnata, dunque, è la vita associativa di ogni
congregato! L'inadeguatezza ricettiva della cappella è un problema che, ciclicamente, riaffiora nei
programmi dell'Amministrazione. A distanza di circa due secoli dall'ultima demolizione e
riedificazione del tempio, sotto i priorati di Sansonetti, Giovanni Mazzeo e Luigi Sergi (1923-
1928), rispunta il progetto di ampliamento della chiesa che è affidato alla stesura tecnica e
progettistica dell'ing. Ubaldo Stea nell'aprile del 1923. Il progetto prevede l'edificazione di due
navate laterali affiancate a quella centrale che consentono più spazio per i fedeli e danno la
possibilità di erigere quattro nuovi altari laterali: quello della Presentazione di Maria,
dell'Annunciazione, di Santa Elisabetta e della Purificazione. Il risultato finale, oltre ad assicurare
maggiore capienza e ricettività, dona, alla cappella, un aspetto molto più classicheggiante messo
in evidenza dalla facciata con tre ingressi. L'idea piace e, quasi subitaneamente, tra le fila della
Confraternita si forma una commissione che affianca l'organo governativo per reperire,
primariamente, le forme di finanziamento, definire l'assegnazione dell'appalto per i lavori, curare,
in sostanza, lo svolgimento generale dell'opera. Nel corso di cinque anni sono esaminati progetti,
valutazioni, si fanno promesse, addirittura nascono diatribe, scontri anche fisici tra gli stessi
iscritti che portano, nel 1928, a far calare definitivamente il sipario su questa vicenda. Nel
frattempo, la Confraternita si era distinta per due importanti atti che contribuiscono a darle
maggiore lustro e visibilità: il primo riguarda la commemorazione di otto confratelli deceduti al
fronte, durante la Grande Guerra, con l'applicazione di una targa marmorea sul muro perimetrale
della chiesa prospiciente su Via Roma:
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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ALLA PIA E CARA MEMORIA DEI SUOI FIGLI CADUTI
SUL CAMPO DI BATTAGLIA
LA CONFRATERNITA DELL'IMMACOLATA
QUESTO RICORDO MARMOREO
CONSACRA:
ARADEO PASQUALE
DANESE MICHELE
DE DONATIS PAOLO
FERILLI ANTONIO
MALAGNINO LEONARDO
SCORRANO POMPILIO
STEFANO ANTONIO
TOMA ROCCO
CASARANO, 2 NOVEMBRE 1924
La seconda iniziativa, che ha una vasta eco in città, si concretizza con la nomina a confratelli
benemeriti di Mons. Gregorio Falconieri, già Arciprete di Casarano ed elevato alla dignità
episcopale presso la Diocesi di Conversano, di S. E. Mons. Nicola Giannattasio, Vescovo di Nardò e
addirittura di S. M. Vittorio Emanuele III, Re d'Italia. In questo caso, la missiva, indirizzata al
Sovrano e firmata dal Priore Giovanni Mazzeo, ha quasi subito una calorosa replica da parte di
S.E. il Ministro della Real Casa Vittorio De Santis che così risponde:
Ministero della R. Casa
Divisione Prima
N. 689
Signor Priore,
Ho avuto l'onore di sottoporre a S.M. il Re il telegramma con cui la S.V. compiacevasi
parteciparGli la nomina a Confratello benemerito. L'Augusto Sovrano mi ha incaricato di
rendermi interprete dei Suoi migliori ringraziamenti per la cortese manifestazione. Nel compiere
il grazioso ufficio Le porgo Signor Priore, gli atti della mia distinta considerazione.
Il MINISTRO
(Vittorio De Sanctis)
Al Priore della
Confraternita della Immacolata
C a s a r a n o
L'euforia provocata da una tale risposta lascia spazio, ben presto, alla preoccupazione e
all'incertezza. Mussolini, avendo consolidato il potere nelle sue mani, nel 1928 decreta lo
scioglimento di tutte le associazioni che non fossero "fasciste", in special modo quelle cattoliche o
di ispirazione cattolica. Ovviamente il Vaticano fa voce grossa ma il Fascismo, che vuol apparire
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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di tendenze conservatrici e restauratrici, è fortemente permeato di correnti e posizioni
anticlericali che acutizzano lo scontro ideologico e politico. La dice lunga la frase mussoliniana
del "Dio ebreo" che la Chiesa con la forza imporrebbe al popolo italiano. Ci pensa il Concordato
del 1929 a ripristinare una certa situazione di equilibrio anche se l'azione e l'attività delle
associazioni laicali, delle confraternite e, in particolare, dell'Azione Cattolica, sono fortemente
ostacolate dal Regime. L'istituzione di una sorta di "statolatrìa", col giuramento di fedeltà al Duce e
la fondazione dell'Opera Nazionale Balilla con il suo milione e mezzo di avanguardisti, Figli della
Lupa, Piccole e Giovani italiane, sono mezzi per contrastare il propagarsi dei gruppi laicali
cattolici e diffondere il culto personale per Mussolini e le dottrine fasciste che sfociano nel
ridicolo quando scimmiottano, addirittura, delle preghiere cristiane. (2) Corsi e ricorsi storici si
alternano nella trattazione storica della nostra Confraternita che, uscita pressoché indenne dalla
pesante repressione anticlericale borbonica, a distanza di oltre un secolo, deve affrontare un
nuovo simile pericolo, il Fascismo. Fortunatamente l'eccessiva distanza, geografica e culturale,
delle contrade salentine dall'epicentro degli eventi e delle vicende nazionali contribuisce
notevolmente a mitigare ed affievolire gli effetti reali di certe azioni repressive e coercitive. La
Confraternita, tutto sommato, è ancora in piedi, forte della sua storia, antica e prestigiosa,
orgogliosa dei numerosi affiliati che la compongono e del notevole patrimonio finanziario ed
immobiliare, frutto di continui lasciti e donazioni. Nel 1926 è nuovamente eletto alla massima
carica Anselmo Ciuffoletti, (dopo esserci stato nel 1922) mentre lo sostituisce, nel 1927, Luigi
Sergi, uno dei più longevi Priori della storia confraternale. Tra il 1929 e il 1933, si alternano i
priorati del chiarissimo Avv. Giovanni Battista Valente e del Sig. Vincenzo Primiceri. Nuovamente
rieletto, intorno al 1933, Luigi Sergi vuole affrontare immediatamente il cronico problema della
mancanza di un Padre spirituale che operi a tempo pieno e che possa fornire un valido aiuto nella
guida dell'Ente, oltre che a soddisfare i numerosi legati perpetui di cui esso è gravato. Una
segnalazione della Confraternita su tale argomento spinge il Vescovo di Nardò Mons. Gaetano
Muller a scrivere a S.S. Pio XI chiedendo la riduzione delle centocinquanta messe piane legatizie
ad appena quindici, visto che dal dopo guerra ad oggi ne sono state celebrate meno di venti.
Chiede, pertanto, la sanatoria per il passato e la conseguente riduzione. Il 5 luglio del 1930, il
prefetto della Sacra Congregazione del Concilio, Card. Giulio Serafini, risponde accordando
quanto richiesto. Non sembra semplice, invece, la designazione di un sacerdote, completamente
dedito alla gestione spirituale della Congrega. In quegli anni, si alternano a tale compito i vari
Arcipreti della Matrice, ma con scarsi risultati in termine di soddisfazione dei legati. La situazione
precipita qualche anno più tardi, complice un decreto vescovile che vieta alle Confraternite di
portare, durante il consueto "giro" dei Sepolcri, le Statue delle "Addolorate". Siamo nel 1934. La
fede semplice ma autentica dei nostri antenati aveva associato la visita ai Sepolcri (oggi chiamati
Repositori) che i fedeli compiono la sera del Giovedì Santo al passo del Vangelo di Matteo, cap.18:
"…all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare
il sepolcro…". Ben presto le confraternite, volendo rendere più visibile questo gesto per far
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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coglierne meglio il significato, si erano adoperate a trasportare anche una statua di Maria
Addolorata che, parafrasando una celebre Via Crucis del Metastasio, "… gira fra le squadre, in
cerca del suo Ben…". Mons. Muller, che ha decretato il divieto, ignora che il giro delle Addolorate
sia così sentito tra i confratelli casaranesi e non conosce quel suggestivo rito che si compiva nella
Matrice quando arrivava la Confraternita dell'Immacolata… Al termine dell'Ufficio delle Tenebre,
popolarmente conosciuto come "terremoto", il suono lacerante di una tromba faceva piombare
tutti nel silenzio più assoluto. Il predicatore quaresimalista, posto sul pulpito, annunciava con
tono grave la frase: "Maria, vieni e prendi Tuo Figlio!" e, spalancandosi le porte della chiesa, la
statua dell'Addolorata incedeva attraversando la navata centrale. Giunta ai piedi del pulpito, il
predicatore consegnava, simbolicamente, nelle mani distese di Maria, il suo Figlio raffigurato in
un Crocefisso e allora tutti si struggevano in lacrime. La rabbia e la delusione scatenate dal
decreto che, di fatto, sopprime un’antica tradizione serpeggiano fra gli affiliati delle confraternite
casaranesi e, ben presto, a farne le spese è l’Arciprete della Città Don Otello De Benedictis, in
quegli anni anche Vicario foraneo, cioè colui che rappresenta il Vescovo nella zona pastorale di
Casarano il quale, in un’imprecisata mattina di quell’anno, trova letteralmente murate le porte
della Matrice! Chiaro ed inequivocabile segno di un diffuso malcontento popolare. Stranamente,
sia nell’archivio confraternale che presso la Curia diocesana, non vi è alcuna documentazione
scritta su tali vicende. L’unico fatto certo che si registra in quel frangente è l’immediato
scioglimento del Consiglio di amministrazione della nostra Confraternita e la nomina a
commissario vescovile dell’Arciprete di Parabita Mons. Gaetano Faggiani. Il periodo di
commissariamento, però, non dura così a lungo giacchè, nel 1935, viene ristabilito in pieno il
governo confraternale con a capo nuovamente il Sergi, promotore ed artefice del primo atto della
nuova amministrazione, e cioè la nomina a confratello benemerito dell’ex commissario Mons.
Faggiani. E’ molto probabile che il Prelato parabitano abbia perorato, negli ambienti curiali, le
ragioni della Confraternita riuscendo a mitigare gli effetti delle sanzioni. La macchina
amministrativa riprende a pieno regime e si amplia, affiancando alle ordinarie cariche previste
dalle norme statutarie, altri incarichi di supporto come il maestro dei novizi, il maestro di
cerimonie, i cantori, gli antifonari, il direttore delle compagnie al quale sono subalterni i relativi
capi e supplenti, i commissari di vigilanza dei terreni e della tomba sociale, l’oblato e il gruppo dei
sagrestani. Tutto funziona in maniera egregia, rispettando l’ordine gerarchico delle persone e
delle cose, con piena soddisfazione dello Stato Maggiore Confraternale. Negli anni antecedenti il
periodo bellico non si registrano particolari notizie di rilievo né eventi di grossa importanza da
riportare. Bisogna attendere il 1943 per annotare le dimissioni di Don Cosimo Mita, Padre
spirituale sin dai primi anni del secolo, il quale, colpito da un male incurabile che gli procura
grave infermità fisica, è costretto a lasciare la guida della Confraternita. Il Priore Sergi, ancora
una volta, si vede costretto ad affrontare l’annoso problema della presenza stabile di un sacerdote
nella Congrega perché i legati da soddisfare sono in numero crescente e necessitano di essere
assolti. Questa volta, però, memore del precedente intervento della Giustizia ecclesiastica, cerca di
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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farsi mediatore tra le istanze sempre più pressanti dell’assemblea dei confratelli e i continui
tentennamenti ed esitazioni da parte della Curia nel designare una nuova guida spirituale.
L’attesa nomina avviene all’inizio del nuovo priorato guidato da Angelo Malagnino, nel 1945. Si
tratta nuovamente di un casaranese, Don Alfonso Ottaviano, fratello dell’arciprete Don Giuseppe.
Sotto l’illuminata guida del valente sacerdote e la saggia gestione del Malagnino, (1945 – 1947) si
intraprendono una serie di iniziative atte a risvegliare la Confraternita dal torpore post-bellico. La
prima di esse è quella di concedere alle numerose consorelle la partecipazione piena
all’amministrazione interna con annessi diritti e doveri. Parallelamente al Consiglio ordinario (il
Priore con i due assistenti, il segretario e il tesoriere) viene appositamente creata la sezione
femminile con a capo una presidentessa e una cassiera. Il nuovo organo amministrativo si
prefigge il compito di gestire, in toto, il ramo femminile della Congrega e, pur operando nella
massima libertà, è soggetto al Priore e al Consiglio maschile. Le prime elezioni femminili nel seno
della Confraternita premiano la zelante Signorina Giuseppina De Donatis – Romano che viene
suffragata come presidente. Ultimo importante atto adottato dal Consiglio presieduto da
Malagnino è la nomina dell’oblato, ossia di quel confratello che si dedica interamente a servizio
della chiesa e abita nelle vicinanze o dentro la stessa chiesa. Dopo le dimissioni di Lucio Micocci,
la scelta cade su Luigi Ferrari di Domenico, ritenuto, dai membri del consiglio, ottima persona e
zelante confratello, nonché "reduce di guerra" e che rimarrà in carica sino alla sua morte,
avvenuta il 2 giugno del 1983.
____________
(1) N'è prova la presenza di numerosi stabilimenti vinicoli e distillerie tra cui si ergono le aziende della famiglia Capozza, il primo gruppo industriale della provincia
(2) “Io credo nel sommo Duce, creatore delle Camicie Nere, e in Gesù Cristo suo unico protettore. Il nostro Salvatore fu concepito da buona
maestra e da laborioso fabbro. Fu prode soldato, ebbe dei nemici. Discese a Roma, il terzo giorno ristabilì lo Stato. Salì all'alto ufficio. Siede alla destra del nostro Sovrano. Di là ha da venire a giudicare il bolscevismo. Credo nelle savie leggi. La comunione dei cittadini. La remissione delle pene. La resurrezione dell'Italia, la forza eterna, così sia.''
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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CAPITOLO V
SECOLO XX
(2 parte)
l 28 dicembre 1947, la Confraternita elegge alla carica di Priore il confratello Salvatore
Nicolazzo. Discendente da una antica famiglia di calzolai, Nicolazzo, primo vero
imprenditore calzaturiero di Casarano, apre la via allo sviluppo industriale della città che si
consoliderà nel tempo fino agli odierni livelli internazionali. In seno alla Congrega, mette in atto il
suo spirito di pioniere e di sagace amministratore realizzando, in poco meno di un anno, l’opera
più importante del suo priorato, ossia la redazione del nuovo statuto confraternale, frutto del
certosino lavoro di diciannove confratelli e definitivamente approvato dall’assemblea il 23 maggio
1948. Nicolazzo vuole svecchiare l’immagine della Confraternita e spera, con l'adozione piena
dello statuto, di rendere più snelli ed aggiornati i meccanismi amministrativi e disciplinari. Non
esita a denunziare a S.E. Mons. Gennaro Fenizia, Vescovo di Nardò, situazioni di particolare
gravità come gli episodi di turbamento dell’ordine pubblico, verificatisi durante la Processione del
Venerdì Santo del 1948. Nella missiva inviata al Prelato, egli auspica una punizione esemplare
per i quattro confratelli, portatori della statua di Gesù alla colonna, colpevoli di aver camminato a
“mezzo piede” (sic) impiegando, in tal modo, quasi tre ore per compiere il tragitto di circa
trecento metri che separa la Chiesa Madre dalla Cappella dell’Immacolata. Davanti a questo
indecoroso spettacolo, molti fedeli hanno disertato la processione per sottrarsi a quel massacrante
percorso ma soprattutto perché, avendo necessità di rispettare il digiuno eucaristico per la
comunione della messa pasquale (1), dovevano rincasare per la cena entro le ore 24. Ad essi si è
aggiunto il Padre Spirituale Don Alfonso Ottaviano che, stanco di sopportare tal stato di cose,
all'altezza della colonna di San Giovanni, ha fatto rotta presso la propria abitazione,
abbandonando clamorosamente la processione. La punizione non tarda ad abbattersi e si
concretizza nella sospensione, per cinque anni, di tutti i diritti acquisiti dai quattro nei confronti
della Confraternita, fermo restando i doveri, oltre che l’interdizione totale e perenne di tutte le
aste per le processioni future. A tal proposito, in un passaggio finale della lettera di denunzia,
Nicolazzo supplica il Vescovo di revocare la disposizione che vieta ai fedeli che non sono
confratelli di partecipare alla licita e al trasporto delle statue durante la processione. Cita,
all’uopo, il caso dell’Ecc.mo Barone Salvatore De Donatis che si è visto negare il desiderio di
portare il simulacro dell’Addolorata, nonostante avesse l’intima necessità di sciogliere un voto.
Nicolazzo ha a cuore le sorti della Congrega ed è suo desiderio di vederla elevata al grado di
Arciconfraternita. Tramite personali conoscenze, riesce a contattare il Cardinale Alessio Ascalesi,
Arcivescovo di Napoli, strappandogli un mezzo "sì" affinché "…questa promessa diventi realtà!".
Nella vana attesa di veder realizzato il grande sogno, il Priore e i suoi collaboratori sono
continuamente alle prese con problematiche ben più materiali e concrete come, ad esempio,
l'imprevisto restauro del Calvario, spesa non inserita nel bilancio programmatico di quell’anno.
I
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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Tutto nasce da circostanze alquanto strane e cioè quando la signora Jolanda De Marco, originaria
di Casarano, ma sposata a Corigliano D'Otranto, riferisce ai membri del Consiglio uno strano
sogno: "…Alcuni mesi fa mi venne in sonno la Baronessa Olimpia Passero, la quale mi diceva che
era dispiaciutissima delle condizioni in cui si era ridotto il Calvario, perché quello è il suo luogo
dove è stata destinata a pregare e che essa è sempre là, è mi invitava che io mi facessi interprete
presso la moglie di Don Narduccio [è il dott.cav. Leonardo Pispico di Lecce, genero della
Baronessa] e dirle che malgrado il suo lascito nessuno si interessava. Io, (…) trattandosi di un
sogno non diedi alcuna importanza per cui non riferì ma giorni or sono mi è nuovamente tornata
in sogno, quasi con fare autoritario e più rattristata, invitandomi ad obbedire alla sua missione
che mi aveva affidato e cioè di riferirvi quanto sopra…”. Il racconto della Sig.ra De Marco scuote
gli animi e si corre subito ai ripari, sebbene non si disponga dei fondi necessari per l’ingente
spesa. L’amministrazione si affretta a scrivere all’Onorevole salentino Italo Giulio Caiati, a quei
tempi presidente dell’Acquedotto Pugliese. La positiva risposta del Deputato non si fa attendere:
egli informa i nostri che nello stanziamento di un milione di lire destinato all’esecuzione dei
lavori di fognatura nell’abitato di Casarano, sono incluse £. centomila per la ristrutturazione del
monumento. Le raccomandazioni della Baronessa sono esaudite! Intanto il priorato volge al
termine e per il Consiglio è tempo di formulare la "terna" dei nomi che saranno oggetto delle
imminenti votazioni. Insieme ai nomi di Luigi Legittimo e Angelo Schiavano viene nuovamente
inserito quello di Luigi Sergi, già Priore negli anni ‘20 e ‘30, nonostante fosse stata inviata dallo
stesso una lettera dai seguenti toni:
“Al Priore della Venerabile Confraternita dell’Immacolata.
Caro Confratello,
Hai voluto comprendere il mio nome nella terna per l’elezione del novello Priore. Io ritengo, però, che la mia candidatura sia già caduta in anticipo. Credimi, non è proprio il caso di insistere; e quindi ti prego di sostituirmi nella terna con altro nominativo. D’altra parte, devi pur ricordare che tu hai appena iniziato il programma, che io ritengo vasto e coraggioso, programma che puoi e devi condurre a buon fine. Ti prego di restare al tuo posto e ti chiedo scusa della mia assenza, abbracciandoti con affetto Aff.mo Confratello
Luigi Sergi”
Le elezioni hanno luogo il 26 dicembre 1948, alle ore 10 in seconda convocazione dopo aver
raggiunto il numero legale di confratelli votanti. C’è nervosismo e tensione palpabile nella sala
dell’adunanza soprattutto dopo la distribuzione di un decalogo stampato in quaranta esemplari,
ad opera del Priore uscente. Egli, affinché i giovani e i nuovi iscritti siano al corrente dei fatti,
denuncia che nella Confraternita vi sono state “molte indulgenze” che hanno causato:
1. maldicenza e disfattismo;
2. molta trascuratezza generale;
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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3. odio opportunistico e scarsissima collaborazione;
4. molte “camarille”;
5. molti partiti e partigianerie;
6. troppi usi, abusi e capricci;
7. troppe pretese e pretendenti;
8. troppi intrighi e intriganti;
9. troppe particolarità private;
10. troppi interessi personali.
Infine, anche troppe minacce che hanno impedito al Consiglio di portare a termine gli obiettivi
preposti. Afferma, indignato, che il rito del bacio della mano al novello Priore è falsamente
degenerato nella pratica e nei fatti, sebbene, nel suo originale concetto, è segno di massimo
rispetto verso colui che è posto al vertice dell’associazione. L’appello nominale da parte del
Segretario Anselmo Ciuffoletti, evidenzia la presenza di duecentotrentasette confratelli su
trecentottantanove iscritti. Non tutti hanno diritto al voto perché ve ne sono alcuni morosi nei
pagamenti, altri minorenni e, addirittura, taluni in punizione. Un nuovo appello, escludendo gli
impediti, porta il numero legale ad attestarsi su centottantasette confratelli aventi diritto al voto.
Vale davvero la pena lasciare spazio alla stesura del verbale redatto dal segretario Ciuffoletti che
evidenzia abbastanza chiaramente l’irrequietezza di buona parte dell’assemblea, intenzionata a
non far svolgere le elezioni… (dal verbale n. 32 del 26/12/1948)
“... a questo punto il Confratello Aradeo G. insiste di volersi allontanare; e, benché richiamato
all’ordine dal Priore, il quale dice che saranno presi provvedimenti disciplinari severi, pur
nondimeno l’Aradeo ci manda… a quel posto (sic!) ed abbandona l’aula. A questo punto
insorge tempestoso e minaccioso il Confratello Schiavano P., insistendo a tutti i costi che la
votazione non debba avvenire. Il Priore dal canto suo insiste che le votazioni debbano
avvenire perché tutto è stato preparato in regola; mentre [il confratello Schiavano] insiste e fa
insorgere anche gli altri e grida :”Ti dico che le votazioni non si fanno e tu non devi farle.”
“Domandato più volte dal Priore perché insistesse su ciò, senza precisare il motivo, continuava
a gridare:”Le votazioni non si debbono fare; e tu non le farai”. Il Signor Priore esasperato e
quasi con la schiuma alla bocca, nel tentativo di persuadere lo Schiavano e costui continuando
ad opporsi e ad aizzare gli altri, il Priore lo mette alla porta; ma egli non obbedisce; fin tanto
che il Priore in un terribile scatto dice gridando:” Corpo di Dio! Le elezioni debbono farsi!
Capisci?”. Infine il Signor Priore, dopo aver denunziato che lui solo ha rivolto l’intera
Confraternita, esclama:”Chi vuole rimanere, rimanga; chi vuole andarsene, se ne vada!
Restiamo in 5, in 7 in 8; le elezioni le farò ugualmente! A S.E. poi daremo il resoconto; ed è
molto bello sentire o scrivere: presenti nell’adunata 237 inscritti – presenti con diritto di voto
140, ed ultimate le votazioni con 7 od 8 voti perché tutti gli altri hanno disertato l’aula!...”
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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L’aut-aut del Priore uscente convince i molti a rimanere in aula permettendo, così, il regolare
svolgimento delle elezioni, fatto con l’ausilio del caratteristico “bussolotto” (2). L’esito della
votazione, scaturito dai centodiciotto votanti presenti, è il seguente: Luigi Sergi, eletto Priore con
94 voti, Legittimo Luigi, I Assistente con voti 57, Schiavano Angelo, II Assistente con voti 52. I
dissapori, probabilmente scatenati da un’errata interpretazione delle nuove disposizioni, tardano
a dissolversi e si riverberano per lungo tempo, ostacolando l’insediamento della nuova terna. Una
larga fetta dell’assemblea concepisce le nuove norme come il superamento di un ottimo principio
di collegialità e di alternanza che si identificava nell'annuale votazione del nuovo Priore. Il nuovo
sistema, con i 3 anni, porterebbe, invece, ad una situazione di stasi e di immobilismo
amministrativo causato da un diminuito ricorso degli avvicendamenti al governo della
Confraternita. Bisogna attendere la data del 19 marzo 1949 per annotare la convocazione
dell’Assemblea che si accinge a ripetere la votazione per i due Assistenti, in quanto la precedente
di fine dicembre ‘48, per motivi non meglio precisati, è considerata nulla dal Vescovo Minerva. La
seduta è presieduta dal Priore Sergi e dall’Arciprete Don Otello De Benedictis, rappresentante
vescovile. I nuovi candidati alle cariche sono Giuseppe Mazzeo e Pompilio Cavalera che risultano
eletti rispettivamente I e II Assistente. L’insediamento dell'Amministrazione Sergi avviene il giorno
seguente, il 20 marzo. La cerimonia è farcita da molteplici e retoriche frasi, pronunciate dagli
stati maggiori della Congrega che inneggiano alla “concordia”, alla “buona volontà di tutti”, al
"rispetto della disciplina interna”. Il nuovo Priore dispone di un’elevata esperienza forgiata
precedentemente. Egli conosce a fondo la Confraternita, i suoi meriti, la sua vivacità ma sa, ancor
più, che essa, in molte occasioni, gli ha dato diversi grattacapi e preoccupazioni da far interessare
anche le Autorità ecclesiali. Nel corso degli ultimi anni, ha fornito il suo contributo alla
Confraternita accettando la carica di “magazziniere”, ossia di responsabile addetto alla raccolta e
alla vendita dei raccolti di campagna, suscitando ampio consenso per la sua oculatezza e
parsimonia nelle gestione delle derrate. Ora tocca a lui, in prima persona, cercare di dare un
nuovo volto alla Confraternita, gravoso impegno già iniziato dal suo predecessore Nicolazzo. Nel
discorso di insediamento del 20 marzo, egli non intende dire molte parole, ma fa notare che si è
volontariamente allontanato nei giorni delle elezioni per non influenzare nessuno. Vista, tuttavia,
l’insistenza di larga parte dell’assemblea, ha accettato, per l’ennesima volta, il prestigioso incarico
di capo della nobile e vetusta Confraternita. Avverte, però, che questa volta tale incarico potrà
interrompersi e senza preavviso qualora mancasse, da parte di tutti, la buona volontà e la
disposizione di cambiare strada e iniziare un nuovo corso. La sua prima disposizione, in quei
frangenti, è di dispensare dal bacio della mano, e, come esempio che valga per tutti, bacia e
ricambia il bacio coi confratelli più anziani presenti. Il canto del Te Deum e la benedizione
chiudono la toccante cerimonia. Del terzo priorato di Sergi è quasi impossibile stendere un
excursus dei principali avvenimenti poiché l'archivio confraternale, per quel periodo, presenta un
vistoso ammanco di carte e documenti (3). Fa eccezione il progetto di costruzione e relativa
costruzione della tomba confraternale superiore, che è attestato da una discreta documentazione.
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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L’idea nasce durante il priorato di Angelo Malagnino, ma le difficoltà economiche, tipiche dei
periodi bellici, obbligano ad accantonarla. Appianato il disavanzo finanziario, il Consiglio si
affida al geometra Bruno Melica da Casarano per la compilazione del progetto e il disegno del
prospetto frontale dell’opera. La somma prevista ammonta, inizialmente a £. 746.750 che si
riduce, al termine di intense trattative, alla somma definitiva di £. 650.000 (circa € 10.000
odierni). La somma viene racimolata dai fondi esistenti in cassa ma soprattutto grazie
all’aumento, per gli anni 1949-1950, delle rette annuali che passano da £. 50 a £. 250 per gli
iscritti maschili e £. 40 a £. 240 per le donne. La costruzione della tomba è affidata al capomastro
Augusto Stefàno. Nell’incartamento relativo all’opera costruenda, spunta una lettera scritta con
inconfondibile verve dall’ottimo segretario Anselmo Ciuffoletti, che vale la pena riportare:
“Casarano, li 31 dicembre 1950.
Miei carissimi Confratelli,
eccoci qui radunati in seconda convocazione per la elezione del nuovo Priore.- Ora io mi
domando: E’ necessaria questa votazione e questa elezione? – Prima di dare una risposta qualsiasi
a questa domanda, apriamo lo STATUTO delle Confraternite, leggiamone la disposizione,
esaminiamone il contenuto e poi daremo la risposta adeguata. Ecco l’articolo che ci riguarda:
Art. 23 – Il Consiglio sarà rinnovato non oltre i tre anni. Potranno essere rielette le medesime
persone, ma non per la terza volta. Una ulteriore elezione, salvo specialissime ragioni da esporsi
all’esame ed alla approvazione dell’Ordinario, sarebbe nulla.
(…) A noi che siamo abituati a rinnovare le cariche ogni anno, il detto mio ragionamento
potrebbe sembrare paradossale, ma non lo è. (…) Nella precedente adunanza io vi supplicai di far
sì che l’attuale Signor Priore restasse in carica per un altro po’ di tempo fino a che non avesse
espletato tutto il suo programma amministrativo e, specialmente, fino a che non avesse portato a
termine i lavori della nostra tomba gentilizia. In quella circostanza ebbi il piacere di dirvi che la
carica di Priore non è soltanto un onore; ma è altresì un peso assai grave. E che l’attuale Priore-
già da due anni in carica – non intende di liberarsene, perché già stanco, no! Egli ha fatto e fa
tuttavia il Priore con amore, con attaccamento con zelo e vorrebbe che le cose andassero sempre
di bene in meglio. (…) Neppure lo scoraggiano le sue non poche attività private…; e neppure gli
fanno perdere di mira lo scopo finale i suoi dolori domestici, a causa di un figliuolo ammalato,
che si trascina da quasi due anni; e più non si contano le amorose nonché dispendiose cure
paterne! No, non è questo che gli ha fatto perdere la calma e la forza di resistere! No.
Egli ha perduto la speranza, a causa della nostra condotta, della inosservanza dei nostri doveri,
delle nostre continue assenze che facciamo, della nostra poca scrupolosità nell’osservare il
giuramento fatto allorché fummo consacrati FRATELLI… e per non pochi anche la indifferenza
nel saldare le rette annuali e nel pagare le multe inflitte a causa di mancanze e di non interventi
in riunioni, processioni, ecc. Cambiamo dunque rotta, diamogli assicurazione che da ora in avanti
saremo CONFRATELLI modello e supplichiamolo acchè rimanga al suo posto di Priore; diamo a
queste promesse una sincera e compatta uniformità di asserto e faremo a meno di perder tempo
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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in una non necessaria elezione. Rimanga dunque a suo posto di Priore il beneamato LUIGI SERGI,
di Vito. (…) Ed ho finito. Evviva, dunque, il PRIORE LUIGI SERGI. Il confratello Anselmo
Ciuffoletti.”. Da un rapido esame di questa lettera si può dedurre che l’elezione del Priore per
l’anno 1951 sia saltata, se non altro perché manca il verbale di elezione e di insediamento sul
registro delle assemblee. Le giuste raccomandazioni di Ciuffoletti sembrano aver colpito nel segno
e consegnano all’Amministrazione Sergi ulteriori tre anni di governanza. Il 14 febbraio 1954
viene eletto a capo della Confraternita il Prof. Salvatore Morgante coadiuvato dall’ex Priore
Angelo Malagnino, I Assistente, e Angelo Pino, II Assistente. Le altre cariche sono così distribuite:
segretario Vincenzo Primiceri, vicesegretario Luigi Cortese, revisori dei conti gli ex priori Avv.
Giovanni Valente e Salvatore Nicolazzo. Altri ufficiali subalterni sono: il più volte eletto Luigi
Sergi, maestro di cerimonie, Giovanni Melgiovanni e Antonio Reho, maestri dei novizi, Cosimo
Barlabà e Luigi Mazzeo, cerimonieri, Direttori delle compagnie Luigi Legittimo e Rocco De Marco,
Capi compagnie Alfonso Muscella e Giuseppe Cortese, sacrestani Giovanni Barlabà, Guerino De
Micheli e Amleto Micaletto. All’indomani dell’insediamento, il nuovo Consiglio, pienamente
supportato nelle decisioni dall’assistente spirituale, Padre Antonio Marinò, proveniente dal locale
convento francescano, affronta una serie di problematiche che spaziano dal contrasto al diffuso
assenteismo che si registra nelle riunioni ordinarie della domenica, alla regolarizzazione delle
molte posizioni di morosi, all’eliminazione delle disparità fra confratelli e consorelle. Sono
riformulate le tabelle riguardanti i diritti di entrata, le quote annuali e le somme a titolo di multe.
Tra le altre cose, viene avviato l’iter per un restauro architettonico della cappella confraternale
che urge di manutenzione. Il restauro è un desiderio condiviso anche di S.E. Mons. Corrado Ursi,
all’epoca Vescovo di Nardò, il quale aveva da poco visitato la chiesa. La somma da impegnare si
aggira intorno a £. cinquecentomila. Dopo varie assemblee, raggiunta l’unanimità, si decide di
affidare il lavoro alla ditta Giuseppe De Donno da Maglie, l’unica del settore operante nel
circondario. La messa in opera del nuovo pavimento in marmo dell’altare maggiore è realizzata
dalla locale ditta Eustachio Grassi e l’impianto elettrico rifatto da Salvatore Cioffi. Sebbene
all’apertura della cappella messa a nuovo, il 1° novembre 1955, il compiacimento per quanto
realizzato è unanime, sono andate irrimediabilmente perse – ci si renderà conto molto più tardi –
le antiche e originarie decorazioni pittoriche risalenti al ‘700. Inoltre, durante i lavori, si decide di
chiudere il finestrone che sormonta l’abside ricavandone una nicchia a cupoletta dove è inserita
la statua in pietra dell’Immacolata che, fino a quel momento, si ergeva sull’altare maggiore.
Un’epigrafe in latino, semplice nella stesura e dipinta in una cornice sulla sinistra della porta
d’ingresso ne commemora l'opera:
TEMPLUM HOC RESTAURATUM
ORNATUMQUE FUIT SUMPTIBUS
HUIUS CONFRATERNITATIS
GUBERNANTE ILL.MO AC REV.MO
EPISCOPO NERITONENSI
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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CURRADO URSI
A.D. MCMLV
Questo tempio fu restaurato e abbellito a spese di questa Confraternita
sotto il governo dell’eccellentissimo e reverendissimo
Vescovo di Nardò
Corrado Ursi
A.D. 1955
Nel 1957 è la volta dell’antico pavimento in maiolica bianca e celeste che, completamente divelto,
viene sostituito da lastroni che raffigurano un finto mosaico ornamentale. L’installazione è
affidata alla ditta Fracasso Antonio di Taurisano che vince al ribasso la gara di aggiudicazione dei
lavori. Tali interventi, sebbene necessari, sconvolgono la struttura originale della chiesa che vede
distrutti, nel giro di pochi decenni, antichi manufatti, come i banchi lignei degli Ufficiali,
posizionati nella controparete della facciata, nei quali prendevano posto il Priore e i due Assistenti
durante le funzioni liturgiche, e la cantoria con un piccolo organo a canne, situati anch’essi
sull’ingresso principale (il tamburo di legno che oggi si vede è realizzato tra il 1957-1960).
Inoltre, la nicchia che custodiva l’Addolorata viene sfondata nella parete retrostante per creare la
porta di accesso all’odierna sagrestia, rompendo definitivamente una perfetta prospettiva delle
statue della Passione (4). Anche il simulacro dell’Immacolata, originariamente posta in una
edicola lignea, è spostata in una nicchia muraria di dubbia fattura, ricavata nel perimetro del
transetto sinistro della chiesa. L’intervento comporta la distruzione di un ovale ornamentale in cui
era incastonato un dipinto ad olio raffigurante San Giovanni Evangelista, misteriosamente finito
in case di privati e restituito alla Confraternita alla fine degli anni 90. Sul versante
amministrativo, c’è da segnalare che il 10 marzo 1957 l’Assemblea riconferma alla guida
dell’Ente il prof. Morgante con una larghissima maggioranza: 127 voti su 145 votanti. Intanto,
nell’estate dello stesso anno, viene designato il nuovo Padre Spirituale nella persona di Fra’
Bonaventura De Monte, o.f.m., dimorante nel vicino Convento di Santa Maria degli Angeli, figura
religiosa che, per molti versi, ha segnato la storia religiosa della nostra cittadina. Il suo incarico di
assistente religioso durerà poco meno di tre anni, sostituito, dai primi mesi del 1961, dal
Sacerdote cittadino Don Giuseppe “Pippi” Marrella, già vice parroco presso la Parrocchia
Matrice. E’ ormai invalsa, in questi anni, la consuetudine di rinnovare il governo della Congrega
per due volte consecutive, come da facoltà lo statuto, facendolo durare, di fatto, per oltre un
quinquennio. Gli apprezzabili risultati raggiunti dalle ultime amministrazioni hanno persuaso
anche i più restii della necessità di dare “più tempo” a chi governa. In tale ottica di buon governo,
la proposta di far erigere una più idonea sala delle riunioni affianco alla chiesa, resasi necessaria
per il numero di iscritti che si attesta nel 1960 intorno ai mille, viene subito approvata.
All’ingegner Giambattista De Donatis è dato l’incarico di redigere la pianta architettonica mentre
la costruzione è affidata alla ditta edile Grassi. La somma necessaria, che si aggira intorno ai tre
milioni di lire, è racimolata, in buona parte, dalla vendita di un fondo di circa dieci are,
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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denominato “Parente” che era stato commutato dal Comune di Casarano in suolo edificatorio. La
data di consegna dell’opera è fissata a marzo del 1961. Lo sbancamento e la demolizione di un
giardino e di alcune vecchie case che si affacciavano su via Ugo Bassi, la storica “via te menzu”,
rende possibile, inoltre, la costruzione di un ampio alloggio per il sagrestano oltre ad un’ulteriore
abitazione di due vani e relativi accessori. L'inaugurazione della sala delle adunanze coincide con
l'ultimo atto amministrativo del priorato Morgante. A partire dal 1962 e fino al 1967, il registro
dei verbali che accusa salti della numerazione progressiva delle pagine, non riporta nulla. Che la
celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) abbia rallentato i lavori della
Confraternita? E' innegabile che sia prestata la massima attenzione allo svolgimento dei lavori
dell'assise conciliare visto che tra gli argomenti posti in discussione, vi è la riformulazione del
ruolo delle confraternite all'interno delle comunità cristiane. Nella fase preparatoria del Concilio,
una corrente progressista di vescovi ha avanzato l'ipotesi di sopprimere buona parte delle
associazioni laicali religiose, in specialmodo le Confraternite, ritenute, a loro dire, "compagnie
della buona morte" non più confacenti ad un certo modello di Chiesa che si va delineando.
Fortunatamente, in virtù degli interventi di alcuni saggi prelati, ne viene rivalutato il patrimonio
culturale e religioso, nell'ottica di un potenziamento dell’apostolato dei laici, La costituzione
dogmatica "Lumen gentium", ancor oggi, rappresenta la magna charta delle confraternite le quali,
attuando i principi in essa esposti, hanno avviato un processo di ristrutturazione non solo
organizzativa ma anche spirituale. Una piccola curiosità: tra i padri conciliari figura il
Confratello onorario dell'Immacolata, Mons. Gregorio Falconieri, Vescovo di Conversano che, nei
suoi interventi, si distingue per la strenua difesa del latino nelle liturgie, segno di continuità e di
tradizione nella Chiesa (5). La riforma liturgica prende subito piede tanto che sono necessari
ulteriori mutamenti architettonici in quasi tutte le chiese. La nostra cappella confraternale non è
risparmiata dal vento innovatore e nei primi anni post-conciliari a farne le spese è la balaustra in
ferro che delimita l'altare maggiore, subito rimossa in quanto considerata una sorta di barriera fra
il celebrante e i fedeli. Stessa sorte tocca, più tardi, al pulpito e all'altare maggiore, sostituito
inizialmente con un provvisorio tavolo di legno. Si arriva a toccare anche la facciata esterna con
l'installazione di due pannelli in pietra, raffiguranti l'episodio dell'Annunciazione che vanno a
ricoprire due antichi affreschi di egual soggetto datati 1762 e fortunatamente riscoperti nel 2001
durante lavori di manutenzione straordinaria della chiesa. Sia pur in maniera più lenta, anche le
pratiche devozionali e i riti propri della Congrega, non più conformi alle mutate leggi liturgiche,
subiscono vistose defezioni e soppressioni. Le riunioni di catechesi non iniziano più col canto
dell’ufficio divino in lingua latina ma con semplici e più comprensibili preghiere recitate in
italiano. Viene abolita la “Guardia d’onore” dei confratelli che vegliava alla Desolata, il Sabato
Santo, come pure l'antica processione rionale del Corpus Domini che si officiava nella domenica
successiva alla solennità del giovedì. Non viene più fatta la visita delle confraternite al Cimitero,
del giorno dei defunti, rimpiazzata da una solenne Messa funebre concelebrata da tutti i sacerdoti
della città. Nel pellegrinaggio agli altari della "Reposizione", i vecchi "sepolcri" della sera del
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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Giovedì Santo, non si ostentano più i simboli della Passione (croce dei misteri, cappucci, etc…)
mentre si cerca di inculcare nelle coscienze dei fedeli che la soddisfazione dell'indulgenza, un
tempo legata alla visita dei sepolcri di tutte le chiese cittadine, si ottiene più semplicemente nel
pregare e sostare davanti ad un solo Repositorio. Anche le tradizionali celebrazioni patronali
subiscono un forte ridimensionamento con la soppressione di alcune processioni della Madonna
della Campana e l’usanza di trasportare, affianco a quelle dei Patroni, diverse statue di altri santi
(l’Immacolata, San Giuseppe, i Santi Medici…) (6). Le uniche processioni ad esclusivo
appannaggio della Confraternita rimangono quelle dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre, del
Venerdì Santo, la visita ai Sepolcri e gli accompagnamenti funebri dei consociati. In questo tempo
di riforme, viene eletto a Priore il Prof. Oronzo Casto, oggi insigne latinista e per molti anni
Preside del liceo "Muratori" di Modena. La breve durata del suo mandato (1967 ~ 1969), causata
dal trasferimento, per motivi professionali, nella città romagnola, non gli impedisce di portare a
termine alcune importanti iniziative come il restauro della statua di Cristo morto, pregevole opera
di Eugenio Maccagnani (1852 – 1930) e l’acquisto dei nuovi banchi per i fedeli, tuttora presenti
nella navata centrale. Nell’agosto del 1968, muore improvvisamente Don Pippi Marrella, per
molti versi, punto di riferimento all’interno della Confraternita e figura alquanto significativa,
pur avendo operato nella discrezione e nel silenzio. Ha prestato la sua assistenza spirituale,
supportando le amministrazioni nelle decisioni più impegnative e nei momenti più difficili,
coincisi in un periodo segnato da profondi mutamenti sociali e profonde innovazioni in campo
religioso. Anche le inaspettate dimissioni del Priore Casto provocano uno scossone all’interno
della Confraternita che aveva riposto nel giovane e valente confratello, speranze di nuova linfa e
vitalità. Nel frattempo, l’ufficio vacante di Priore viene affidato ad interim al I Assistente Giovanni
Melgiovanni, in attesa della convocazioni di nuove elezioni. Il nuovo padre spirituale è il giovane
sacerdote Don Aldo Stefano che, pur nella brevità del suo incarico, ha anch’egli segnato la storia
della Confraternita. Una delle sue “iniziative”, la più lodevole, ancor oggi in piena attività, è
rappresentata dal Coro liturgico che, a partire dal 1970, anima stabilmente le cerimonie religiose
della cappella. Le nuove consultazioni elettorali, fatte in un primo momento il 26 maggio 1969 e
ritenute nulle dalla Curia diocesana per vizio di forma, sono ripetute il 15 dicembre dello stesso
anno con i seguenti risultati: Luigi Legittimo, priore, Giuseppe Cortese e Michele Stefàno,
Assistenti. I subalterni sono Franco Pino, cassiere che prende il posto del veterano Luigi Romano,
già tesoriere dal 1961 e il plurinominato Vincenzo Primiceri, segretario e contabile, già
amministratore sin dai primi anni ‘30, al quale viene addirittura elargito un compenso forfetario
di £. trentamila annue. L’inizio degli anni ’70 coincide con un lento, inesorabile affievolirsi della
gestione amministrativa, complice un massiccio e continuo flusso migratorio che vede numerosi
casaranesi lasciare il Salento per motivi di lavoro, e stabilirsi verso le nazioni d’oltralpe. Degli
oltre quattrocento confratelli, ben centotrentacinque risiedono all’estero sebbene solo in pochi
abbiano presentato le proprie spontanee dimissioni. In questi anni c’è poco da segnalare, eccezion
fatta per l’avvicendamento all’incarico di Padre spirituale del compianto Don Angelo Pino,
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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Sacerdote del P.I.M.E. (Pontificio Istituto Missioni Estere). Prima di entrare in Confraternita,
svolge il suo ministero a Trentola Ducenta (CE) come professore e successivamente, dal 1949 al
1964, in India come missionario. Nel 1970 chiede l’incardinazione alla diocesi di Nardò, scelta
causata da motivi di salute che gli impediscono di continuare ad essere missionario come egli
aveva sempre sognato. La triade governativa, venuta fuori dalle ennesime elezioni del 18 marzo
1974, riconferma nuovamente, a distanza di oltre un decennio, il Prof. Salvatore Morgante,
sindaco in carica della città, coadiuvato dagli Assistenti Giuseppe Cortese e Antonio Marrella.
Morgante sarà l’ultimo Priore-Sindaco, caratteristica questa che annovera, nel corso dell’ultimo
secolo, i confratelli Lezzi, Bitonti, De Donatis e Nicolazzo. Tra le delibere amministrative più
considerevoli, emergono quella di costruzione di un nuovo altare maggiore, conforme alle mutate
leggi liturgiche e la definitiva sistemazione delle cosiddette “consorelle di devozione” che,
godendo dei soli benefici spirituali della Confraternita, erano inosservanti dei diritti e dei doveri
sanciti dallo statuto. Il lavoro di erezione del nuovo altare maggiore è affidato all’ing. Faraone di
Galatina, che, rifacendosi allo stile rococò interno della cappella, realizza un interessante
manufatto. Il rito di dedicazione è celebrato in forma solenne dal Vescovo Mons. Mennonna il 12
maggio 1976 intitolando l’altare alla Vergine. Altra importante iniziativa intrapresa in quegli
anni è una prima riforma dell’antica Processione del Venerdì Santo. Già da tempo si discuteva
sull’opportunità di mantenere la sosta in Chiesa Madre per il panegirico sulla Passione. Non si
poneva in dubbio la validità pastorale di quella pratica ma la difficoltà di ricomporre la
Processione nel tratto finale di strada che divideva la Matrice dalla cappella dell’Immacolata,
teatro, in passato, di liti e scontri anche fisici fra i membri della Confraternita e i portatori di
statue. La questione, ben presto passata in secondo piano, viene levata in auge dal nuovo Arciprete
della città, Don Decio Merico, insediatosi nei primi mesi del 1972. Riconoscendo, anch’egli,
l’opportunità di continuare nell’antica tradizione, esprime, però, forti dubbi sull’orario della sosta,
che si aggira intorno all’una di notte. “E’ un orario per dormire non per fare processioni…”, è la
sua categorica risposta di fronte alle insistenze della Confraternita. La diatriba diviene di pubblico
dominio, suscitando proteste e malumori tanto da costringere l’amministrazione in carica ad
affiggere manifesti rassicurativi in tutta la città dal seguente tenore:" L’amministrazione della
confraternita, d’accordo con la Rev.ma Curia Vescovile di Nardò, rende noto alla Cittadinanza di
Casarano che la Processione del Venerdì Santo si svolgerà secondo la forma degli anni passati.
Partirà cioè dalla Chiesa dell’Immacolata, alle ore 20,30 e percorrerà le principali vie della città:
Pz.Umberto I – via XX Settembre – Via Matino – Via Maglie – Via Mazzini – Via Roma. All’altezza
della Chiesa Matrice la processione si interromperà e si entrerà in Chiesa per una meditazione
sulla Passione del Signore. Quindi si avvierà per rientrare nella Chiesa dell’Immacolata. Perché ci
sia massima partecipazione di popolo si raccomanda vivamente che la processione termini non
oltre l’ora 1,30 del giorno successivo. Si raccomanda d’altra parte una viva partecipazione che sia
frutto di Fede e di Devozione, senza che si dia spettacolo di fanatismo.
Casarano, 28-3-1972. L’Amministrazione
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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Nella meditazione fatta in Chiesa Madre, la notte del 31 marzo, Don Decio manifesta il suo
disappunto principiando l'omelia con le parole del profeta Isaia: "Questo popolo mi onora con le
labbra ma il suo cuore è lontano da me…", condannando, così, tutto quello che, nel corso degli
anni, aveva turbato e alterato il senso della Processione. La temeraria citazione profetica riesce,
comunque, a centrare il segno poiché pone fine alla tradizione della sosta, spostando la
meditazione sul sagrato dell'Immacolata, a processione conclusa. Altro obiettivo da raggiungere è
la definitiva soppressione dalla famigerata "asta delle stanghe" che precede lo svolgimento della
Processione. Si possono esporre i resoconti più dettagliati e narrare gli aneddoti più svariati
intorno a questa pratica, nata con il lodevole scopo di dare la possibilità a tutti di portare le tre
statue della processione (L'Addolorata, la Bara e la Colonna) ma che nel corso degli anni è
degenerata in sempre più frequenti battibecchi e risse. Per sedare gli animi e ripristinare l'ordine
sono interventi Vescovi, Prefetti, Sindaci ma senza risultati. Pertanto, durante la licita tenuta nei
locali della chiesa, è necessaria la presenza delle forze dell'ordine per garantire il corretto
svolgimento della gara considerando che le cifre per l'aggiudicazione sono consistenti, in
particolare per la Madonna, la statua in assoluto più richiesta da sempre. Ma quel rumoroso
mercanteggiare di fronte ai simulacri non piace assolutamente a Don Angelo Pino, a quei tempi
Padre spirituale, che manifesta, per primo, la volontà di voler sopprimere quella forma di
licitazione Purtroppo tale pratica si protrarrà per diversi anni ancora prima di soccombere alle
nuove e più sagge decisioni. Una eventuale soppressione, al momento, è vista da parte dei
confratelli come motivo di un ulteriore dissesto nelle già deficitarie casse confraternali. Padre
Angelo non dispera ed ottiene che, almeno il 50 per cento degli introiti dell'asta siano devoluti alla
nuova associazione Pro-Loco, nata in quegli anni e che ha iniziato a collaborare
nell'organizzazione della Processione del Venerdì Santo, curando principalmente il corteo storico
dei figuranti in costume. Altra iniziativa di successo, promossa in quegli anni dall'associazione,
vede la realizzazione di diversi tripodi in ferro e distribuiti sul percorso della Processione, le cui
fiaccole smorte rendono più suggestivo il lento camminare delle statue. Con queste innovazioni,
prime di una lunga serie, si conclude il priorato di Luigi Legittimo. Il 18 marzo 1974 prenderà il
suo posto nuovamente il Prof. Salvatore Morgante, già priore negli anni ‘50, ed in quel tempo
Sindaco della Città. Come già affermato nei precedenti capitoli, la carica di primo cittadino e
Priore dell'Immacolata è sovente nella storia della Confraternita. Il Prof. Morgante ne
rappresenterà l'ultimo esempio. Il rifacimento del presbiterio e dell'altare maggiore con
l'installazione della mensa, in ossequio alle mutate leggi liturgiche, rappresentano l'evento degno
di nota del nuovo priorato. L'incarico di redigere il bozzetto della nuova mensa è affidato, nel
gennaio ’75, all'ing. Carmelo Faraone di Galatina che soddisfa in pieno le volontà del Consiglio di
amministrazione. Infatti il manufatto, interamente fatto di marmo bianco, si armonizza bene con
lo stile e le volute della cappella sebbene per la sua realizzazione sia stata divelta l'antica mensa
dell'altare a pala e prelevata la "pietra sacra" per la nuova dedicazione. Il 12 maggio 1976, in una
solenne cerimonia, Mons. Antonio R. Mennonna, Vescovo di Nardò, consacra solennemente il
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
29
nuovo altare dedicandolo all'Immacolata. Nel 1977, precisamente il 3 novembre, ad un anno
dalla naturale scadenza del priorato, muore Morgante tra la costernazione generale della
Confraternita e della Città intera. Gli succede, temporaneamente, Giuseppe Cortese, I Assistente
che prende le redini dell'Associazione in attesa di nuove elezioni. Il risultato delle urne porta al
vertice della Congrega Antonio Marrella che rimarrà in carica per ben tre mandati consecutivi
(1979 - 1981;1982 - 1984;1985 - 1987), fatto unico nella storia dei Priori della Confraternita.
La terza volta, infatti, nonostante le disposizioni statutarie vietino un'ulteriore elezione dopo la
seconda, Marrella ottiene, nel marzo del 1984 ed in via del tutto eccezionale, il consenso
dell'Ordinario diocesano a restare in carica per specialissime e fondate ragioni (art. 20, capo VI
del vecchio statuto). Antonio Marrella è un confratello che conosce a fondo le problematiche
dell'associazione, ne fa parte da quando era fanciullo, ha assiduamente partecipato alle funzioni e
agli incontri di catechesi. La sua investitura non è casuale ma dettata da un preciso disegno:
quello di risollevare le sorti dell’antica confraternita che, a partire dagli anni ’70, stava
conoscendo un periodo di stasi e di latente crisi. Marrella proviene dall’esperienza della
precedente amministrazione come II Assistente e quindi n’è naturale prosecutore dei progetti
lasciati incompiuti dalla scomparsa di Morgante. E’ un uomo senza mezze misure, schietto, a volte
irruento nei modi ma non nelle intenzioni. Il suo raggio d’azione spazia in tutti i campi, affronta
di petto le situazioni dei morosi e degli assenti, regolarizza i turni per gli accompagnamenti
funebri e le processioni, cerca di azzerare il deficit finanziario. Non lesina nulla per il prestigio e
l’onore della Confraternita e tale suo sentimento lo porta frequentemente a scontrarsi con coloro
che vogliono impedire, con pretestuosi atteggiamenti, il normale funzionamento
dell’amministrazione. Non è risparmiato neanche il Padre spirituale, Don Angelo, che, accusato
più volte di “non fare gli interessi” della Congrega, rassegna le dimissioni dall’incarico al termine
di un acceso diverbio scoppiato durante una riunione di catechesi del 3 dicembre 1983. Lo
sostituirà, dal 12 settembre 1984, Don Gianni Cataldo da Matino. Durante il priorato di Marrella
sono messi in atto importanti iniziative, prima fra tutte la definitiva soppressione dell’asta del
Venerdì Santo e la sostituzione con una libera offerta versata dal gruppo dei portatori. A compiere
il primo decisivo passo ci pensa un apposito decreto a firma di Mons. Mennonna e datato 30
marzo 1979. Le disposizioni vescovili, indirizzate per conoscenza anche al Sindaco e all’Arciprete
della Città, impongono alla Confraternita di licitare le statue non più nella giornata del Venerdì
Santo, com’è tradizione consolidata, ma il lunedì precedente. Inoltre il Prelato chiede e pretende
che la Processione non abbia a protrarsi per oltre tre ore. L’obbedienza al Vescovo porta ad
abbandonare definitivamente l’idea di ripristinare la sosta in Chiesa Madre per la predica della
Passione (7), e per rendere ancor più breve il tragitto si rinuncia anche alle soste per la
meditazione delle 14 stazioni della Via Crucis. D’ora in poi si faranno in cammino. Si modifica
anche il percorso, finora confinato negli angusti spazi del centro cittadino, per ampliarlo fino ad
interessare la zona dell’Ospedale civile e della Circumvallazione, l’odierno viale Ferrari. Maggiore
solennità alle funzioni principali della Confraternita è data dalla costante presenza del Vescovo
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
30
Garzia che è invitato personalmente dal Priore, con grande compiacimento dei confratelli e delle
consorelle. Si ripropone la consuetudine a conferire il titolo di confratelli onorari e benemeriti
della Confraternita e lo si fa con la nomina dell’imprenditore calzaturiero Antonio Filograna, da
sempre legato alle vicende della Congrega. Non meno significativi sono gli interventi sul piano
finanziario e patrimoniale della Confraternita. Gli immobili (case e terreni) sono la voce più
considerevole del bilancio la cui gestione necessita, d’ora in poi, di un controllo fiscale. Viene
istruita la pratica per l’assegnazione del codice fiscale e il conseguente riconoscimento della
personalità giuridica con obbligo di presentare annualmente la dichiarazione dei redditi.
Interessante è la relazione di fine mandato, letta da Antonio Marrella in data 12 marzo 1987
davanti all’assemblea che sintetizza il lavoro fatto negli anni di priorato:”
RELAZIONE DI FINE MANDATO
“Dopo 9 anni di Priore è scaduto oggi il mio mandato, 9 anni non sono pochi; in questo tempo ho
cercato di dare tutto me stesso, ho cercato, per quanto ho potuto, di essere degno del mio
predecessore.
A prima vista, può sembrare semplice condurre l’Amministrazione di questa Confraternita,
ma così non è, solo chi mi è stato vicino può sapere con quante tribolazioni ho dovuto affrontare
situazioni che spesso si rendevano difficili, coinvolgendo, quando le circostanze lo hanno
richiesto S.E. il Vescovo.
Ho agito sempre con prudenza, specialmente nei casi più spinosi, vedi l’amministrazione
degli immobili, ho cercato di evitare di adire alle vie legali, anche quando le circostanze lo
avrebbero richiesto.
Sapete tutti quanto ho cercato di starvi vicino, di capire le vostre esigenze, i vostri
problemi, ho sempre sostenuto che questa è la nostra famiglia, rispettando tutto e tutti e trovando
sempre una parola di conforto a coloro i quali si sono rivolti alla mia persona; tutto questo l’ho
fatto sempre con grande umiltà tenendo sempre presente il bene della Confraternita.
Voglio ricordarvi quante volte ho chiesto cortesemente la vostra partecipazione agli
accompagnamenti funebri e alle processioni unendomi sempre per primo, sia per spirito di
cristiana pietà ma anche per dare il buon esempio a tutti voi. Non cerco, certo, di tralasciare
l’aspetto più importante della nostra Confraternita che è quello dell’amore nei riguardi di Maria
Ss. Immacolata, per quanto ho potuto ho cercato di coinvolgere tutti in questa fede e pare che la
devozione si è ancora più rinsaldata non solo da parte dei confratelli ma anche di tutto il popolo
casaranese, lo dimostra la partecipazione plebiscitaria in occasione della Processione di Venerdì
Santo, tanto da far parlare tutta la diocesi.
Oggi la mia attuale aspirazione è soltanto quella di vedere crescere sempre di più la fede
nella Madonna, con l’augurio che il mio successore faccia molto di più di quanto io abbia fatto
fino ad oggi.
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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E’ superfluo dire che rimango, sempre se mi sarà richiesto, a totale e completa disposizione
per tutto ciò che possa tornare utile alla Confraternita, unicamente per spirito di servizio, come
ho sempre fatto.
Ringrazio in maniera particolare coloro i quali mi sono stati più vicini ed in particolare il
Padre spirituale, Don Gianni Cataldo, il I Assistente Sig. Giuseppe Cortese, il II Assistente sig.
Sorrone; il segretario Sig. Franco Pino, il Cassiere Sig. Antonio Stefàno; i Sigg.ri revisori dei conti
Antonio Pino e Pasquale Polo, il Direttore delle Compagnie Sig. Pasquale Aradeo ed infine tutti voi
che mi avete eletto per tutti questi anni.
So benissimo che avrei potuto fare di più, ma a volte gli impegni di lavoro e di famiglia mi
hanno costretto a limitare la mia azione, perciò di tanto me ne scuso! Grazie.
Antonio Marrella”.
In allegato alla predetta relazione, è posta un’altra di carattere patrimoniale e finanziario:”
RELAZIONE PATRIMONIALE DELLA CONFRATERNITA
Il numero dei Confratelli, purtroppo, è diminuito sia per decessi che mancanza di adesioni,
si è passati da 400 iscritti ad appena 200 confratelli, così dicasi anche per le consorelle che da
800 iscritte si è arrivati ad appena 400; come si può constatare gli iscritti si sono dimezzati.
Terreni
La Confraternita, come sapete, è proprietaria di alcuni terreni dati da tantissimo tempo, sia a
colonìa che in affitto, ciò comporta una passività in quanto le spese per i contributi ai coloni sono
superiori alle entrate che essi conferiscono. Pertanto mi sono fatto carico di parlarne ad un legale,
a titolo informativo, nell’eventualità di far passare sia i coloni che gli affittuari come cooperatori
agricoli. Ciò comporterebbe lo sgravio di contributi unificati, in più si avrebbe un reddito, anche
se minimo, ma certo.
Consistenza patrimoniale
Nell’ultima riunione straordinaria, avvenuta il 12 febbraio u.s., si è data lettura del Conto
Consuntivo per l’anno 1986. Si sono illustrate analiticamente tutte le voci del bilancio, si è potuto
notare che la consistenza patrimoniale è aumentata… [omissis]…. Non è poco, se si pensa che
all’inizio del mio mandato vi era una passività… [omissis]…dovuta principalmente per la
costruzione del nuovo altare, secondo le ultime disposizioni liturgiche.
Tutto questo non autorizza ad essere ottimisti, anche se confidiamo sempre nella Divina
Provvidenza, ma bisogna essere sempre vigili e coinvolgere persone che siano sensibili al bene
della Confraternita.
Io, per quanto ho potuto, mi sono sempre adoperato in tal senso e il Sig. Antonio Comm.
Filograna, che voi tutti conoscete, ha risposto a queste mie sollecitazioni. Ma la cosa che
principalmente mi sta a cuore è il restauro totale della Chiesa, le procedure sono molto complesse,
insieme con la Curia Vescovile ci siamo rivolti alla Regione Puglia – Assessorato ai Beni culturali,
per avere il relativo finanziamento. La pratica si presenta oltremodo lunga ma non disperiamo di
portare a soluzione questo problema.
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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Non tralascio di ricordare le abitazioni di Via U. Bassi e Via Manin che sono in pessime
condizioni e pertanto sfitte. Con adeguati interventi potrebbero essere locate ad equo-canone,
portando così una rendita a questa Confraternita.
Casarano, 12 marzo 1987 Antonio Marrella”
Il successore di Marrella, eletto nella tornata del 12 marzo 1987, risulta essere il Dott. Lucio
Michele Schirinzi, medico chirurgo, coadiuvato dai signori Antonio Pino e Tommaso Sorrone,
rispettivamente I e II Assistente. Atto preminente del nuovo governo della Confraternita è quello
di adottare il nuovo statuto delle Confraternite, redatto negli anni 1988-89 e presentato alle
comunità religiose il 24 marzo 1990, a firma del Vescovo Garzia. La “magna charta” delle
confraternite diocesane ne riconosce la ricchezza, non solo dal punto di vista patrimoniale per via
degli inestimabili tesori e le opere d’arte da esse custoditi, ma per l’antica storia e il grande
patrimonio di fede che queste associazioni portano con sé, per la loro capacità, fin d’ora poco
considerata, di partecipare al piano pastorale della Chiesa locale, promuovendo il loro
aggiornamento per essere “sempre più il lievito del nostro mondo” (cfr. Messaggio del Sinodo dei
Vescovi del 29/10/1987). L’adozione del nuovo statuto che da un nuovo assetto al
funzionamento interno dell’amministrazione, che regola diritti e doveri di ogni singolo
confratello, comporta per ogni confraternita, entro sei mesi dall’emanazione, lo scioglimento del
vecchio Consiglio di amministrazione e la conseguente elezione di un nuovo; a norma dei nuovi
statuti e da ora in poi, il Consiglio resterà in carica per cinque anni. La nostra Confraternita
accoglie come linfa vitale la nuova carta statutaria e si prodiga in tempi brevi a farla propria. Nel
maggio 1990, il nuovo statuto è adottato ma, da qui ad un anno, dovrà essere formulato e redatto
il regolamento interno che, di fatto, recepisce le peculiarità e i riti propri di ogni confraternita che
non sono oggetto dello statuto. Le nuove elezioni, sancite dallo statuto diocesano, e che cadono
quasi alla scadenza naturale del priorato di Schirinzi (1987-1990) non riservano eclatanti
sorprese se non quella di restituire al vecchio organico consiliare la guida della Confraternita.
Pertanto, è nuovamente Priore, per ulteriori cinque anni, il compianto Dr. Schirinzi. La vera
novità è rappresentata dall’entrata nel Consiglio di alcune consorelle, finora relegate nella
cosiddetta “Amministrazione femminile” che relazionava con il Consiglio ogni tre mesi e aveva
una propria rappresentante e una cassiera. Un apposito articolo dello statuto, il 38, prevede la
composizione delle liste elettorali tenendo conto della presenza maschile e femminile in seno alla
Confraternita. Infatti la proporzione è di sette uomini su quindici candidati; ovviamente la
differenza è rappresentata da donne. L’immagine dell’associazione, che vien fuori sul finire degli
anni ‘80, risente di quel diffuso stato di disinteresse ed indifferenza, tipico di quell’epoca.
Scompaiono, perché non più praticate, alcune funzioni tipiche della Confraternita, come la visita
ai Repositori nel Giovedì Santo e gli accompagnamenti funebri dei consociati. In compenso, però,
uomini e donne hanno lo stesso peso, anzi, considerando che il numero delle consorelle è
duplicato rispetto ai confratelli, la presenza femminile dev’essere rafforzata ed incentivata. La
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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svolta a questo stato di latente torpore della Confraternita viene dalla nomina a nuovo Padre
spirituale del sacerdote casaranese Don Antonio Albano, avvenuta il 26 luglio 1989. Don Antonio,
in quel periodo, esplica il suo ministero sacerdotale presso la Parrocchia Matrice come
viceparroco ma non è nuovo alla realtà confraternale anzi ne conosce a fondo le problematiche
essendo, da decenni, anche assistente spirituale della Confraternita di Santa Lucia. Il Vescovo fa di
più: riconoscendo l’importanza della chiesa dell’Immacolata, nel panorama religioso di Casarano,
la innalza al grado di Rettoria e riconosce al sacerdote il doppio incarico di rettore e padre
spirituale. Agli otto anni del priorato di Schirinzi, durante il quale s’iniziano i primi interventi di
ristrutturazione della Confraternita, sia dal punto di vista materiale sia, principalmente, da quello
spirituale e devozionale, si aggiungono i cinque proficui anni di Francesco Pino, la cui presenza
nell’amministrazione confraternale è attestata dalla metà degli anni ‘60. L’elezione a priore, in un
certo senso, corona la sua “militanza” nelle file della congrega conferendogli il massimo grado al
quale ogni confratello aspira. Il nuovo priore non è da meno dei suoi predecessori, al quale va
ispirandosi - avendone conosciuto diversi - ma cerca di coinvolgere tutti per ottenere il massimo
della collaborazione. Memorabile il suo intervento in una riunione di consorelle che segna uno
spartiacque nella storia della congrega:”
Carissime Consorelle,
è la prima volta che dal 1948 partecipo ad una riunione di sole consorelle, questa
partecipazione è per me obbligatoria e sia per la carica che ricopro e sia perché voglio ascoltare
da voi eventuali suggerimenti sulla conduzione amministrativa della nostra confraternita perché
la “parte” spirituale la cura il nostro amatissimo Don Antonio.
Suggerimenti che potevano essere annotati ai miei collaboratori qui presenti ma che a
volte si ritiene utile proporli al 1^ responsabile… [omissis] ... La confraternita pur se
apparentemente è in buona salute finanziaria, non lo è spiritualmente, molte assenze, molto
menefreghismo, molta superficialità – occorre un freno a tutto questo, occorre dire basta al
passato, occorre cambiare volto, modo di fare, modo di pensare, modo di parlare, modo di
criticare, oserei dire fra virgolette “basta cu lu sciuticu e cu l’invidia”…
Il suo quinquennio si caratterizza, inoltre, nel completamento di molte opere che, per mancanza
di mezzi finanziari, venivano sistematicamente rimandate. S’inizia con il restauro dei teleri della
navata centrale, opere del grande pittore Oronzo Tiso, all’adeguamento dell’impianto fonico e
luminoso della chiesa, al restauro della statuaria, alla ristrutturazione delle abitazioni di proprietà
della Confraternita. Si procede, anche, ad un primo riordino dell’archivio confraternale e alla
catalogazione degli antichi documenti presenti in esso. Si riaffaccia nuovamente l’ipotesi di
elevare la Congrega al grado di Arciconfraternita, proposta appoggiata e fatta propria dallo
storico Salvatore Pino, che in quegli anni entra a farne parte come confratello. Egli perora la
nobile causa a S.E. Mons. Aldo Garzia, Vescovo di Nardò, per tanti versi legato alle vicende della
Confraternita. Purtroppo la prematura scomparsa di Mons. Garzia fa definitivamente tramontare
questa possibilità.
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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____________
(1) A quei tempi il digiuno eucaristico era di 12 ore. (2) Considerata l'alta percentuale di analfabetismo esistente in passato, il sistema di votazione era effettuato depositando in un bussolotto
diviso in due sezioni, una pallina bianca o una nera, specificando che la bianca significava voto affermativo mentre la nera negativo. (3) Su tale argomento circola voce insistente che diversi incartamenti, ritenuti pericolosi e compromettenti, siano spariti durante
quest’ultimo priorato del Sergi. (4) La vecchia disposizione vedeva il simulacro del Cristo morto riposto nel sepolcreto dell’altar maggiore, con a sinistra la Vergine
Addolorata e a destra la statua di Gesù alla colonna. (5) Ed è proprio la riforma liturgica, contemplata nella costituzione "Sacrosanctum Concilium", che identifica il Concilio, la cui intenzione
originaria, su questo spinoso argomento, viene ampiamente superata dai risultati finali, portati al di là di quanto previsto dal Concilio medesimo. Esempio più evidente è l’abolizione della messa in latino, sebbene i Padri conciliari avessero in realtà auspicato il mantenimento dell’uso della lingua latina (cfr cost. SC, cap. I §36.1). Un mutamento molto visibile – anch'esso non previsto dal concilio – è la diversa posizione del sacerdote celebrante con il volto verso l’assemblea e non più verso l’altare.
(6) N’è testimonianza una rarissima fotografia scattata nel 1946 da soldati del II Corpo d’armata polacco di stanza a Casarano dove è
raffigurata la processione diurna di San Giovanni Elemosiniere di rientro alla Chiesa Madre. (7) La sosta venne ripristinata in una sola occasione, nel 1980, ma fu subito abbandonata.
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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CAPITOLO VI
SECOLO XXI
a novità che porta il nuovo secolo rappresenta una svolta epocale nella pluricentenaria
storia di questa prestigiosa Confraternita. Una donna, per la prima volta assoluta (1),
prende le redini dell’amministrazione mantenendone l’incarico per dieci lunghi anni. Un record
ancora imbattuto nella storia dei Priori! La “temeraria” è Assunta Negro , consorella dal 1948,
che, per niente intimorita del prestigioso e al contempo oneroso incarico che le viene affidato, si
fa subito notare per la sua fermezza, saggezza e operosità nell’agire all’interno della
Confraternita. In questo decennio è quasi impossibile stilare quanto si è fatto ed operato. Grazie
alla tenacia e al supporto continuamente dati dal Padre spirituale Don Antonio Albano, si è
proceduto al restauro esterno della cappella la cui operazione ha riportato alla luce due antichi
affreschi risalenti al 1765, nascosti da due lastre di pietra sulla facciata. Inoltre sono stati rimessi
a nuovo gran parte degli arredi sacri e delle suppellettili della chiesa, si completano il restauro
della statuaria e la parziale ristrutturazione del Calvario monumentale attiguo alla chiesa, sono
realizzate le statue del Getsemani e del Crocefisso che svetta sull’altare maggiore. Dal lato
amministrativo, vengono regolarizzate diverse posizioni irregolari riguardanti i soci morosi e
assenteisti, viene iniziata una semplificazione e razionalizzazione del sistema contabile con
aggiornamento dei libri e delle scritture. Per concludere questo excursus sull’antica storia di
questa grande Confraternita, le attività del sodalizio continuano con tenacia, devozione e con
fattiva collaborazione di tutti. A Casarano, l’Immacolata, la confraternita più antica, la più
numerosa, la più gloriosa è ancora testimonianza di fede imperitura!
COMPOSIZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
eletto il 28/10/2010 per il quinquennio 2010 – 2015
Padre spirituale SAC. ANTONIO ALBANO
Priore: FABIO CAVALLO
I Assistente: GIORGIO MAZZEO
II Assistente: CLARA SERGI
I Consigliere: VENERE PINO
II Consigliere: ANGELA RICCIONE
Segretaria: MARIA DOMENICA MINONNI
Cassiere: PIERLUIGI TOMA
____________
(1) Ad onor del vero, è la consorella Cosima Mamacchio che già nel 1995 detenne solo per pochi giorni il titolo di Priore. Essendo risultata più votata nelle elezioni del quinquennio 1995-2000, rinunciava all’incarico a favore di Francesco Pino per motivi familiari.
L
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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A P P E N D I C I
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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1. LE OPERE D’ARTE DELLA CHIESA
1.1 LE TELE
Inestimabile è il valore artistico delle tele e dei teleri che sono conservati nella Chiesa
dell’Immacolata, opere attribuite al grande pittore salentino Oronzo Tiso. Come già anticipato nel
II capitolo della storia, tali dipinti, realizzati intorno al 1770 insieme a quelli per la Chiesa
Matrice e per la Cappella San Pietro, sono le opere della consacrazione per l'artista pugliese, tanto
da procurargli poi commissioni in tutto il Salento. Nella nostra chiesa sono presenti: l'Assunta
(nell’omonimo altare laterale del transetto destro), la nascita della Vergine (nell’altare del
transetto sinistro), la purificazione della Vergine, la presentazione della Vergine al Tempio,
l'Annunciazione, la Visitazione (navata centrale). Purtroppo, nel 1983, furono trafugati cinque
ovali che erano incastonati nelle navate laterali e raffiguravano le figure di due santi (San
Francesco di Paola e San Vito) e tre dei quattro Evangelisti (San Marco, San Matteo e San Luca)
sempre attribuiti al Tiso. La Guardia di Finanza, a seguito di numerose indagini, riuscì a
recuperare solo gli ovali dei due santi e li riconsegnò restaurati nel giugno 1997. La tela ovale di
San Giovanni Evangelista fu rimossa negli anni ‘60 per permettere lo sfondamento di una parete
laterale della chiesa e costruire l’odierna nicchia dell’Immacolata. La tela fu custodita presso
privati fino ai primi anni 2000 quando, poi, ritornò in chiesa e venne ricollocata in un ovale
vuoto. Interessante da consultare è il ricco volume “Oronzo Tiso” redatto nel 1976 dalla prof.ssa
Domenica Pasculli Ferrara, pubblicato presso l’editore Cacucci di Bari, dove si analizzano
dettagliatamente le tele del Tiso presenti all’Immacolata. La Confraternita ha provveduto al
restauro di tutti i dipinti presenti nella chiesa, dapprima nel 1995, iniziando dai teleri della
navata centrale, e poi nel 2004 con le tele degli altari laterali.
1.2 LA STATUARIA
Notevole è la statuaria sacra presente nella Chiesa dell’Immacolata. Prezioso, dal punto di vista
artistico e devozionale, è il simulacro della Titolare, attribuibile, secondo recenti studi effettuati
dalla Dott.ssa Maura Sorrone, allo scultore campano Domenico Di Venuta (sec. XVII). Di questo
celebre scultore nato nel Seicento poche notizie ci sono pervenute sia sulla sua vita, che sulle sue
opere. Egli nacque il 28 maggio del 1687 da Tommaso e Maddalena Nicastro e la sua famiglia era
di modesta origine. il Di Venuta apprese fin dalla tenera età l'arte della scultura. A Roma, per
diversi anni, si perfezionò sotto i più rinomati scultori dell'epoca, facendo, poi, ritorno a Napoli
preceduto dalla fama di valente scultore in legno, dove compose le migliori opere, che di lui si
ricordano. La statua dell’Immacolata rappresenta la Vergine svettante sul globo terracqueo,
sorretto da cherubini, che schiaccia la testa al serpente e tende col viso e le mani verso il cielo. Il
restauro, effettuato nel 1995, ha riportato alla luce interessanti decorazioni del mantello e della
veste. Viene portata in processione in occasione della solennità dell’8 dicembre di ogni anno. Un
tempo, invece, usciva per le strade di Casarano anche per le processioni patronali di San Giovanni
Elemosiniere e della Madonna della Campana. Le statue della Passione che sfilano durante la
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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Processione del Venerdì Santo sono in origine tre. La prima ad essere acquistata, come già
affermato nel capitolo III, è la statua del Cristo morto, databile intorno al 1818 e comunque
durante il priorato di Don Errico D’Elia; molto più tardi, verso la fine dell’ 800, si aggiungono
l’Addolorata e Gesù alla colonna, attribuite al grande cartapestaio leccese Eugenio Maccagnani.
Prima che si mettesse mano ai discutibili interventi di ristrutturazione effettuati negli anni’60, i
tre simulacri formavano una perfetta simmetria di veduta all’interno della chiesa con il simulacro
del Cristo morto riposto a centro, nel sepolcreto dell’altar maggiore, la “Colonna” posta nella
nicchia di destra e in quella di sinistra, dove oggi si apre la porta della sagrestia, la Vergine
Addolorata. Nel 1999, alle soglie del grande Giubileo, Don Antonio Albano commissionò
all’artista gardenese Ferdinand Stuflesser un artistico Crocefisso ligneo che veniva intronizzato
sull’altare maggiore e, a partire dall’anno 2001, viene trasportato in processione la sera del
Venerdì Santo, rappresentando così la statua centrale di tutto il mistero della Passione. Dalle
dimensioni imponenti e visivamente spettacolare è l’ultimo simulacro, in ordine di realizzazione –
giacchè è del 2007 - che raffigura Gesù nell’orto degli ulivi, opera della bottega del maestro
Antonio Papa di Surano. Anch’esso sfila nella processione del Venerdì Santo, aprendo i vari
momenti della Passione di Cristo raffigurati dalle cinque statue. Altre statue minori sono
conservate nella chiesa: la Madonna della Pace, venerata per tutto il mese di maggio e donata alla
Confraternita dai reduci della II Guerra mondiale, un Cristo risorto dei primi del ‘900 e un
grazioso Gesù Bambino in gesso, molto probabilmente della metà dell’800. Una piccola curiosità:
la Vergine Addolorata veste, per tutto l’anno, un abito ordinario nero senza particolari
decorazioni. Ma per tutta la Settimana Santa e l’intero periodo pasquale viene rivestita del
prezioso vestito con decorazioni ricamate d’oro. La vestizione, ancora oggi, è esclusivamente
effettuata dalle consorelle dell’Immacolata, al riparo da occhi indiscreti e soprattutto maschili.
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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2. LE INSEGNE DELLA CONFRATERNITA
2.1 L’ABITO CONFRATERNALE
L’abito ufficiale per i confratelli si compone del sacco, il camice di tela bianca, strinto ai fianchi
dal cingolo azzurro, e sopra di esso va indossata la mozzetta di raso, color azzurro elettrico. Il
medaglione pettorale è realizzato su una lamina argentata con la figura della Madonna posta a
sbalzo sulla quale si staglia la dicitura "B.V. MARIA IMMACOLATA". Si applica sulla mozzetta alla
parte sinistra del petto, in direzione del cuore. Le donne, invece, hanno in dotazione un nastro
celeste che, partendo dal dorso, passa sugli omeri e cade sul petto con una tonda medaglia
raffigurante un mezzo busto dell'Immacolata. Le capi-gruppo (o zelatrici), al posto del nastro
celeste, hanno un cordone intrecciato, sempre di colore azzurro. Il regolamento confraternale
impone l'uso dell'abito in ogni processione della Confraternita (l'8 dicembre, del Patrono San
Giovanni Elemosiniere, del Corpus Domini, i vari cammini diocesani e nazionali delle
confraternite, gli accompagnamenti funebri…) mentre per la processione del Venerdì Santo, dove
partecipano esclusivamente gli iscritti maschili, per evidenziare il carattere penitenziale del sacro
corteo, i confratelli indossano solo il sacco e nascondono il volto con la "buffa", il cappuccio
bianco con due fori all'altezza degli occhi.
2.2 LE INSEGNE DEGLI OFFICIALI
Il Priore indossa, sugli abiti propri di confratello, un collare riccamente decorato con ricami
floreali su cui pende il medaglione argenteo della Vergine Immacolata, incastonato in una corona
di gemme colorate. Il I e II Assistente portano lo stesso medaglione, dorato, appuntato su un
collare di fascia bianca e oro che si poggia sulle spalle e scende sul petto. Oltre al collare, il Priore
ha il privilegio di portare il bordone, o bastone priorale, insegna caduta in disuso intorno agli
anni ‘60 ma di recente rivalutata.
2.3 LE INSEGNE PROCESSIONALI
2.3.1 Lo stendardo femminile
Realizzato nel 1969, e interamente ricamato e dipinto a mano, lo stendardo raffigura
l'Immacolata del Murrillo posta nell'ovale centrale. I ricami dorati riempiono tutto il panneggio.
Lo stendardo identifica il gruppo femminile della Confraternita in quanto nelle processioni e nei
cammini di fraternità, precede le consorelle. Durante l'ultima amministrazione è stato restaurato
presso una ditta specializzata di Firenze.
2.3.2 Il pennone o gonfalone maschile
Questa insegna è stata acquistata nel 1914 ed è alto circa tre metri; precede le file dei confratelli
nelle processioni. Come lo stendardo, è di colore azzurro, con l'ovale centrale raffigurante
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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l'Immacolata, e interamente trapuntato di stelle dorate. E' stato restaurato di recente,
aggiungendovi, all'apice, un fiocco blu con le seguenti diciture:
CONFR. IMMACOLATA – CASARANO / TOTA PULCHRA ES MARIA.
2.3.3 La croce processionale
Caduta in disuso da alcuni decenni, attualmente fa bella mostra di sé nella sagrestia della chiesa,
sopra il banco dei paramenti. Di questa croce, scarne notizie si hanno sull’autore e sull’anno di
realizzazione. Molto presumibilmente è del tardo Settecento, ed è realizzata in cartapesta e legno.
In alcuni appunti ritrovati nell’archivio confraternale, si evince che era trasportata come insegna,
al posto del pennone, nei funerali degli associati maschili.
2.3.4 La croce dei Misteri
Alla testa del corteo, apre l’imponente Processione del Venerdì Santo, essendo l’unica insegna
confraternale consentita in questa occasione. Sulla croce sono raffigurati i simboli emblematici
della Passione di Cristo. Essi sono:
i tre chiodi che hanno trafitto mani e piedi di Cristo;
un flagello fatto da una cordicella, a testimonianza della flagellazione ordinata da Pilato;
il calice che rimanda all’invocazione di Cristo fatta nell’orto degli ulivi, “…Padre allontana
da me questo calice amaro…” (quindi non rappresenta il calice dell’Ultima Cena);
la scala, utilizzata per la deposizione dalla croce;
il gallo, simbolo del rinnegamento di Pietro;
la lancia che ha trafitto il costato di Cristo;
la tenaglia utilizzata per la schiodazione dalla croce;
la corona di spine posta sul capo di Cristo;
il martello utilizzato per inchiodare Cristo sulla Croce;
la spugna inzuppata di acqua e aceto e data a Cristo quando chiese di bere;
la brocca di Pilato con la quale il prefetto si lavò le mani essendo riluttante a condannare
Cristo, (spesso questo simbolo viene erroneamente interpretato come il boccale contenente
il fiele o l’acqua e aceto);
la colonna dove fu legato Cristo per essere flagellato;
la tunica color porpora fatta indossare a Cristo dai soldati per deriderlo;
i dadi usati per tirare a sorte la tunica di Cristo;
il sacchetto dei trenta denari consegnati a Giuda Iscariota per aver tradito Cristo;
il cartiglio del titulus crucis “INRI”, la motivazione per cui Gesù fu crocifisso.
E’ anche documentata la presenza, fino agli anni ’50, di una croce “senza misteri” che,
trasportata da un confratello, seguiva il banditore col tamburo e, insieme a questi, si fermava ai
crocicchi delle strade per annunciare l’arrivo della mesta processione dei Misteri.
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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3. LE FUNZIONI PARTICOLARI DELLA CONFRATERNITA
3.1 L’OPERA PIA DEI MARITAGGI
Nelle sue “Spigolature Casaranesi”, Padre Chetry riporta i nomi dei fondatori di questa pia
pratica, portata avanti dalla Confraternita fino ai primi anni ’70. Si tratta, in primis, di Don
Leonardo Vernaleone, Cantore del Capitolo di Casarano che, il 9 gennaio 1697, fa testamento
lasciando alla “Venerabile Congregazione” dell’Immacolata un oliveto denominato “Chiusura
grande”, i cui proventi debbano servire all'assegnazione di una dote in denaro ad orfane zitelle.
(vedi capitolo I) Ad esso si aggiunge, nel luglio 1779, il lascito del Dott. Don Andrea Astore, padre
del celebre illuminista Francesco Antonio Astore, che dispone, all’atto della sua morte, la
corresponsione, da parte dei suoi eredi, di sei ducati alla Confraternita perché siano devoluti ad
un’orfana estratta a sorte. Anche Ippazio Pacella nel maggio 1797, nominando esecutrice
testamentale sua moglie Marina Rizzo, dispone il lascito di una rendita perpetua di ducati cento al
“Venerabile Oratorio della Vergine S.ma dell’Immacolata” affinchè, alla vigilia dell’8 dicembre, si
estragga a sorte un’orfana offrendole una “dote” in denaro. Nella “TABBELLA” dei legati perpetui
della Confraternita, conservata in archivio, agli obblighi derivanti dal legato di Vernaleone, è
anche indicata la somma da corrispondere alla sorteggiata, ossia quattro ducati. Diversi
confratelli anziani ricordano ancora l’emozionante cerimonia, posta al termine delle funzioni
della vigilia dell’Immacolata. I tre nominativi, scelti dalla Confraternita, venivano messi in un
bussolotto e all’invocazione “Vergine Immacolata!” pronunciata dal Priore, si estraeva un solo
bigliettino col nome della sorteggiata. Il nominativo veniva reso pubblico ai fedeli in chiesa,
accompagnato dallo squillante suono della campanella della sagrestia.
3.2 I CANTI TIPICI DELLA CONFRATERNITA
Durante le funzioni della novena all’Immacolata, la Confraternita ha mantenuto l’antica
tradizione di recitare in canto l’ultima parte del Rosario che precede la Santa Messa. Si tratta di
canti tipici del Settecento, dai testi frondosi e barocchi che, accompagnati da melodie di facile
orecchiabilità, sembrano nenie natalizie.
Dio ti salvi… (Ave Maria)
Dio Ti salvi o Maria, Piena di Grazie, Il Signore è teco.
Benedetta Tu sei infra le donne E benedetto è il frutto del Tuo seno
Gesù! Santa Maria, Madre di Dio
Prega per noi peccatori Adesso e nell'ora della nostra morte.
E così sia. Gesù e Maria.
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Gloria a Voi… (Gloria al Padre)
(Al termine delle dieci poste)
Gloria a Voi o Padre Eterno, Gloria a Voi Figliuol Divino, Gloria a Voi Spirito Superno
Gloria a Voi sempre sarà Per l'immensa eternità.
(Al termine del Rosario)
Maria, o Maria tu sai i nostri guai!
Se vuoi, e Tu puoi, Maria aiutaci Tu! O bella mia Maria, O caro mio Gesù,
Vi dono il cuore mio, non ve lo tolgo più.
Salve del ciel… (Salve Regina)
Salve, del ciel, Regina, Madre pietosa a noi!
Volgi gli sguardi tuoi, O Madre di pietà.
Vita dell'alme nostre,
Dolcezza di chi t'ama, Speranza di chi brama
La bella eternità.
Alziamo a Te la voce, D'Eva infelici figli.
Esuli nei perigli Noi ricorriamo a Te.
In questa valle orrenda
Di pianto e di dolore, Coi gemiti del cuore
Ti domandiam mercé.
Rivolgi a noi gli sguardi Nostra avvocata sei. Noi siamo indegni e rei Ma siam tuoi figli ancor. Coi sguardi tuoi pietosi Dà lume ai peccatori, Accendi nuovi ardori Nel cuor dei giusti ognor. Dall'infelice esilio Guidaci al ciel sereno, Il frutto del Tuo seno Gesù, ci mostra un dì. Regina di clemenza, tenera Madre e pia, dolcissima Maria da Te speriam così.
Per il celebre inno della Processione del Venerdì Santo, interessantissimo è il racconto fatto dal
confratello dell’Immacolata Salvatore Pino, cultore di storia casaranese:
“…La tromba aveva da pochi istanti lasciato al vento della sera il suo urlo struggente, mentre
ancora i tamburi rullavano il loro lugubre messaggio di ombre e di morte. E la processione del
Venerdì Santo si snodava lentamente fra due fitte ali di popolo tutto preso dalla religiosa
suggestione del momento. Poi attaccarono i clarini e i flauti e le loro dolci note facevano fremere
gli astanti. In alto, in gramaglie, avanzava una statua rappresentante la Vergine Addolorata che
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andava in cerca di suo Figlio Morto e racchiuso in una bara. Circondava la statua un gruppo di
ragazze, anch'esse di nero vestite, che si preparavano a cantare. In mezzo a loro un uomo
incedeva, capelli bianchi, piuttosto rotondetto, la catena d'oro dell'orologio fra i taschini del
panciotto, aveva tutto di un patriarca antico che conduceva il suo popolo sulla via del riscatto,
della vita...della resurrezione. E invece...dopo l'attacco dei clarini entrarono in azione le trombe,
poi i sassofoni, poi altri tamburi e quando le note arrivarono al diapason entrarono in coro le
ragazze con l'inno che quell'uomo stesso aveva messo in musica e quella sera, come ogni anno, si
apprestava a dirigere. Il testo era di un anonimo del 1700, ma le note erano sue.
1) Ahi dolore! Ahi pene amare!
E' già morto il Padre mio
e perché non muoio anch'io
dove è morto il mio Signor.
VIENI, O MORTE, SII PIETOSA,
VIENI, O MORTE, ASCIUGA IL PIANTO.
QUI MI FERMO AL LEGNO ACCANTO
DOV'E' MORTO IL MIO SIGNOR.
2) E tu intanto, Croce augusta,
sfolgorante tron d'amore,
stempra in pianto questo cuore
onde pianga il mio Signor.
3) Croce augusta, al cor ti stringo
come stretta t'ha il mio Bene.
Ahi crudeli, ahi acerbe pene,
il mio Padre non è più.
VIENI, O MORTE, SII PIETOSA,
VIENI, O MORTE, ASCIUGA IL PIANTO.
QUI MI FERMO AL LEGNO ACCANTO
DOV'E' MORTO IL MIO SIGNOR.
4) Ora a Te mi volgo, Madre,
e dolente a' piè del legno
io ti prego farmi degno
le mie colpe a deplorar!
Le parole risentivano tutte dell'ampollosità del '700, ma le note erano di una dolcezza struggente e
accattivante che coinvolgevano tutti i fedeli. Figurarsi se non coinvolgevano proprio lui, il maestro,
l'autore, e quell'anno più degli altri. Fu tanto coinvolto quella sera che il viso ad un tratto gli diventò tutto
rosso di fiamma, cominciò a barcollare mentre una fitta dolorosa gli stringeva il petto. E pochi istanti
dopo, quando il coro si aprì al ritornello "Vieni o Morte, sii pietosa" fra le grida delle ragazze, lo spavento
dei musicanti, il parapiglia dei presenti, si accasciò al suolo, esamine. Il cuore non aveva retto
dall'emozione. E morì fra la sua gente, fra i suoi musicanti, fra le sue stesse note, ai piedi della Vergine
Maria, invocando certamente l'altra Maria, sua figlia. Morì così Ernesto Romano. Era la sera del Venerdì
Santo dell'anno 1942…”(Salvatore Pino)
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4. ELENCHI DEI PRIORI, PADRI SPIRITUALI E CONFRATELLI ONORARI
4.1 I PRIORI
PRIORE in CARICA dal al
1 N.H. GIOVANNI BATTISTA FILOMARINO 1619
…
2 REV. SAC. DON GIUSEPPE DE MARCO 1675 1679
3 REV. SAC. DON GIACOMO A. COSTA 1679
…
4 REV. AB. DON MATTEO D'AQUINO 1751 1765
5 REV. ARC. DON DOMENICO A. D'ELIA 1765 1770
6 REV. ARC. DON VINCENZO PACELLA 1770 1778 ?
7 N.H. TOMMASO LEZZI 1778 1792
8 REV. SAC. DON GIOVANNI BATTISTA ROMANO 1792 1799
9 REV. SAC. DON LUIGI PINO 1799 1808
10 REV. SAC. DON DOMENICO ZUCCARO 1808 ?
…
11 N.H. ERRICO D'ELIA 1818 1819
12 N.H. LIBORIO DE DONATIS 1824 ?
13 N.H. ERRICO D'ELIA 1827 1829
14 N.H. GIOVANPIETRO D'ELIA 1832 ?
15 SIG. RAFFAELE DE DONATIS 1840 1845
16 SIG. RAFFAELE PEDONE 1846 1846
17 N.H. SALVATORE DE DONATIS 1847 1848
18 REV. ARC. ISIDORO LEZZI 1849 1850
19 N.H. GIANTOMMASO ZUCCARO 1850 1853
20 N.H. ERRICO D'ELIA 1853 1859
21 N.H. LIBORIO DE DONATIS 1860 1874
22 N.H. MARIO BITONTI 1874 1885
23 N.H. LIBORIO DE DONATIS 1885 1899
…
24 N.H. ALFONSO SANSONETTI 1904 1907
25 SIG. VINCENZO COSTA 1907 1909
26 N.H. ALFONSO SANSONETTI 1909 1909
27 N.H. DOMENICO DE DONATIS 1909 1910
28 N.H. LIBORIO DE DONATIS 1910 1912
29 N.H. ALFONSO SANSONETTI 1912 1921 (Nel 1919 fu eletto per acclamazione giusta regola statutaria introdotta il 18 gennaio 1885) 30 N.H. DOMENICO DE DONATIS 1921 1922
31 N.H. ANSELMO CIUFFOLETTI 1922 1923
32 N.H. ALFONSO SANSONETTI 1923 1924
33 SIG. GIOVANNI MAZZEO 1924 1925
34 N.H. ANSELMO CIUFFOLETTI 1926 1926
35 N.H. ALFONSO SANSONETTI 1926 1927
36 SIG. LUIGI SERGI 1927 1928
37 N.H. AVV. GIOVANNI BATTISTA VALENTE 1929 1931
38 SIG. VINCENZO PRIMICERI 1932 1933
39 SIG. LUIGI SERGI 1933 1945
40 SIG. ANGELO MALAGNINO 1945 1948
41 SIG. SALVATORE NICOLAZZO 1948 1950
42 SIG. LUIGI SERGI 1950 1954
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43 PROF. SALVATORE MORGANTE 1954 1966
44 PROF. ORONZO CASTO 1967 1969
45 SIG. GIOVANNI MELGIOVANNI (ad interim) 1969 1970
46 SIG. LUIGI LEGITTIMO 1970 1974
47 PROF. SALVATORE MORGANTE 1974 1977
48 SIG. GIUSEPPE CORTESE (ad interim) 1977 1978
49 SIG. ANTONIO MARRELLA 1978 1987
50 PROF. DOTT. LUCIO M. SCHIRINZI 1987 1995
51 RAG. FRANCESCO PINO 1995 2000
52 SIG.RA ASSUNTA NEGRO 2000 2010
53 RAG. FABIO CAVALLO 2010 in carica
4.2 I PADRI SPIRITUALI
dal al
1 SAC. LORENZO GIACCARI 1831 ? 2 SAC. DOMENICO DE DONATIS 1862 1868 3 PADRE AGOSTINO DA MESAGNE CAPP. 1868 1868 4 PADRE PAOLO DA CASARANO CAPP. 1868 1868 5 SAC. GIUSEPPE OTTAVIANO 1880 1885 6 SAC. QUINTINO PISPICO 1885 ? 7 SAC. MARIO LUPO ? 1908 8 SAC. COSIMO MITA 1908 1945 9 SAC. ALFONSO OTTAVIANO 1945 1950 10 PADRE ANTONIO MARINO' OFM 1950 1957 11 PADRE GIUSEPPE PULLI OFM ad interim 1957 1957 12 PADRE BONAVENTURA DE MONTE OFM 1957 1960 13 SAC. GIUSEPPE MARRELLA 1960 1968 14 SAC. ALDO STEFANO 1968 1972 14 PADRE ANGELO PINO P.i.m.e. 1972 1984 16 SAC. GIOVANNI G. CATALDO 1984 1989 17 SAC. ANTONIO ALBANO 1989 in carica
4.3 I CONFRATELLI ONORARI
1834 – N.H. BARONE FRANCESCO D’ELIA;
1855 - S.E. MONS. LUIGI VETTA, VESCOVO DI NARDÒ;
1891 - S.E. MONS. GIUSEPPE CONSENTI, VESCOVO DI LUCERA E TITOLARE DI NILOPOLI;
1902 - N.H. LUIGI DE DONATIS;
1906 - N.H. MARCHESE MICHELE ARDITI DI CASTELVETERE;
1906 - N.H. AVV. POMPEO NUCCIO;
1918 - N.D. OLIMPIA PASSERO SYLOS, BARONESSA D'ELIA;
1925 - S.E. MONS. NICOLA GIANNATTASIO, VESCOVO DI NARDÒ, ARCIVESCOVO TITOLARE DI
PESSINO;
1925 - S.M. VITTORIO EMANUELE III DI SAVOIA, RE D'ITALIA;
1927 - N.H. CAV. GIUSEPPE PIO;
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1935 – MONS. GAETANO FAGGIANI, ARCIPRETE DI PARABITA;
1935 – S.E. MONS. GREGORIO FALCONIERI, VESCOVO DI CONVERSANO E TITOLARE DI SILLI;
1978 – COMM. CAV. ANTONIO FILOGRANA, INDUSTRIALE.
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ALBUM FOTOGRAFICO Legenda:
1. Facciata della chiesa (foto Giovanni De Micheli)
2. Interno della Chiesa (foto Giovanni De Micheli)
3. Statua dell’Immacolata (foto Alessandro D’Aquino)
4. Statua dell’Addolorata (archivio confraternale)
5. Statua di Cristo alla colonna (foto Giovanni De Micheli)
6. Affresco del 1762 posto sulla facciata (archivio confraternale)
7. Funerale del 1962 (Foto Rocco De Micheli – www.carusa.it)
8. Processione del Venerdì Santo, 1968 (foto Rocco De Micheli – www.carusa.it)
9. Altare del S. Sepolcro, 1952 (archivio confraternale)
10. Funerale del 1963 (Foto Rocco De Micheli – www.carusa.it)
11. Calvario monumentale (foto Giovanni De Micheli)
12. Statua di Cristo morto (foto Alessandro D’Aquino)
13. Esposizione della Desolata (archivio confraternale)
14 Statua di Cristo morto nel Calvario (foto Giovanni De Micheli)
15. Processione incappucciati (foto Franco Stefàno)
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INDULGENZA PAPALE concessa alla Confraternita
Concessa dal Pontefice Clemente VIII a tutti i Confratelli e Consorelle di questa Congrega dell’Immacolata di Casarano, da lucrarsi però da tutti coloro che sono osservanti delle regola di detta Congrega, e che avranno esercitato le infrascritte opere di pietà. 1. A tutti coloro, che si ascriveranno fratelli, nel primo giorno di loro iscrizione, purché siano confessati e comunicati, indulgenza plenaria. 2. A tutti coloro, che nel punto di morte siansi confessati e comunicati, [o che siano veramente contriti, ove tanto non avessero potuto eseguire], ed invochino divotamente se non colla bocca col cuore, i nomi di Gesù e di Maria, indulgenza plenaria. 3. A tutti coloro, che nel giorno della Beatissima Vergine Immacolata, confessati e comunicati, avranno spinte delle preghiere al Signore, per la pace e congordia de’ popoli Cristiani, per la estirpazione dell’eresie, e per la esaltazione della Chiesa Cattolica, indulgenza plenaria. 4. A tutti coloro, che nel giorno della Natività, Annunziazione, Purificazione e Assunzione, si saran muniti de’ Sacramenti, e avranno priegato come di sopra, sette anni d’indulgenza, e altrettante quarantene. 5. A tutti quelli, che interverranno divotamente alla processione del giorno della Concezione, tre anni d’indulgenza e altrettante quarantene. 6. A tutti quelli, che nelle vigilie e nelle feste della Beatissima Vergine, non
che nei sabati di tutto l’anno, avranno divotamente ascoltato o recitato, le Litanie e la Salve Regina, 200 giorni d’indulgenza per ogni fiata. 7. Parimente 200 giorni d’indulgenza per tutti quelli che avranno accompagnato il cadavere d’un Fratello o Sorella. 8. A tutti quelli, che in tempo di vespero, avranno fatto l’esame di loro coscienza, e si saran raccomandati alla protezione della Vergine e dell’Angelo Custode, 100 giorni d’indulgenza per ogni fiata. 9. A tutti coloro, che avran provveduto al periclitante onore d’una zitella un’anno d’indulgenza. 10. A tutti coloro, che avran conciliato le dissidenze dei fedeli, o si sieno cooperati perché abbandonino il peccato, o avran visitato le carceri e gli ospedali, o avranno insegnato agli ignoranti la Dottrina Cristiana, 60 giorni d’indulgenza per ogni fiata. 11. A tutti coloro, che avran recitato divotamente l’officio della Beatissima Vergine, 50 giorni d’indulgenza per ciascuna fiata. Ove poi, per un intero mese, si pratichi questa divozione, di unita alla confessione e comunione, 7 anni d’indulgenza e altretante quarantene. 12. Da Monsignor Petrocelli Vescovo di Nardò fu accordata l’indulgenza di 40 giorni a chiunque visita questa Cappella nel 26 novembre di ciascun anno, giorno della Consagrazione della Cappella sudetta.
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NOTE BIOGRAFICHE
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ANSELMO CIUFFOLETTI (1872-1952)
Nasce a Paganica, frazione dell’Aquila. Dopo gli studi magistrali non intraprende l’insegnamento
ma si arruola nell’arma dei R. Carabinieri. Dopo alcuni anni di servizio in Calabria, viene
trasferito nel Salento, in qualità di luogotenente, nella caserma di Gallipoli. Dimora nella vicina
Casarano insieme alla moglie Aurelia Campisi e qui nascono i suoi figli. Congedatosi dall’Arma, è
chiamato dall’imprenditore Giuseppe Capozza a dirigere le numerose aziende della famiglia. Si
iscrive alla Confraternita dell’Immacolata nei primi anni del Novecento e ricopre la carica di
Priore, per diversi mandati, negli anni Venti. Funge, in seguito, da segretario e da valido e sapiente
collaboratore fino al 1952, anno della scomparsa.
GIOVANNI BATTISTA BIAGIO VALENTE (1883 - 1959)
Nasce il 5 ottobre del 1883 da Enrico, dottore e medico chirurgo, e da Clementina Pio. Inizia gli
studi classici e frequenta anche il primo anno di Medicina ma, seguendo il suo istinto, prosegue in
Giurisprudenza, laureandosi all’Università di Macerata. Intraprende con successo la professione
forense divenendo vice pretore in Casarano ma coltiva con dedizione la sua vocazione di poeta e
letterato. Pubblica, con favore di critica, alcuni volumetti di poesie intitolati “Preludio” e “Le rime
dell’Addio”. E’ iscritto alla Confraternita sin da adolescente ed è Priore a cavallo tra gli anni Venti
e Trenta. Negli anni successivi è consigliere, revisore contabile e collaboratore all’interno del
Direttivo della Confraternita.
SALVATORE NICOLAZZO (1899 - 1959)
Discendente da un’antica famiglia di calzolai, Salvatore Nicolazzo è annoverato come uno dei più
importanti imprenditori di Casarano. Nel 1923 fonda la Elata, in assoluto la prima azienda di
calzature del basso Salento che, avvalendosi di manodopera locale, sforna all’incirca seicento paia
giornaliere. Nella sua impresa si sono formati, nel corso degli anni, i più grossi e noti imprenditori
calzaturieri di Casarano, in primis, Antonio Filograna, fondatore della Filanto. Il suo priorato si
pone, nella storia della Confraternita, come spartiacque e si apre verso una dimensione più
moderna e pluralista.
ELISA SANSONETTI (1900 -1978)
Originaria di Vernole, a 9 anni, in seguito alla morte del padre Salvatore, si trasferisce a Casarano
presso l’abitazione dello zio paterno Alfonso, che è Priore della Confraternita. Intraprende gli
studi classici presso l’Università di Roma e si laurea col massimo dei voti. Diviene, in seguito,
collaboratrice di Padre Agostino Gemelli presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
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Tornata a Casarano, inizia la sua attività vocazionale consacrandosi a Dio nell’apostolato delle
Missionarie della regalità di Cristo. E’ iscritta a numerose associazioni cattoliche nelle quali
ricopre ruoli ed incarichi di guida (Vice presidente diocesana di A.C., Presidente della Gioventù
Femminile di A.C., Capo gruppo dell’ISM - Istituto Secolare Missionarie - della diocesi di Nardò).
Ricopre, anche, l’incarico di consigliere comunale con funzioni di vice-sindaco al Comune di
Casarano dal 1946 al 1971. All’interno della confraternita, nella quale è iscritta fin da bambina, è
semplicemente una consorella. Ma le sue virtù e la spiritualità che pervade il suo spirito e il suo
operato ne fanno guida e maestra tra le iscritte.
SAC. ALDO STEFANO (1941 – 1980)
Nasce il 25 Marzo 1941 da Giovanni e Antonia. Nel 1954, seguendo un suo forte desiderio, entra
nel seminario e successivamente, nel 1965, viene ordinato sacerdote. Quasi subito, alla morte del
compianto don Pippi Marrella, avvenuta nel 1968, viene nominato nuovo Padre Spirituale della
Confraternita. Nel 1972, affronta una crisi vocazionale che lo porta lontano da Casarano, ma, ben
presto, sperimentando la dolorosa esperienza di un male incurabile, riceve il dono di una
rinnovata e più forte fede che lo porterà, nel lettino dell’ospedale cittadino, ad esprimere la
decisione di ritornare in comunione con i suoi confratelli sacerdoti. Muore il 23 novembre 1980,
festa di Cristo Re, vestito con i paramenti sacerdotali, ottemperando al suo ultimo desiderio prima
di spirare.
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Fonti:
Archivio Confraternale
Antonio Chetry S.J. “Spigolature Casaranesi” Grafiche Laterza/Carra 1990
Gerardo Giorgino “Quaderno di appunti” Tip. Grafierre 2000
Francesco P. Valentino “Casarano” BMG Editore 1965
AA.VV. “Una vita per il Regno” Tip. Borgia
1988
Aldo De Bernart “Casarano” Congedo Editore 1980
Luigi Marrella “Pro Reggio e Messina” Barbieri Editore 2008
Anonimo “In ricordo di Don Aldo”
Salvatore Pino Atti del Convegno IV raduno diocesano confraternite 2006
Un particolare ringraziamento alla Dott.ssa Elena Cavallo per la correzione e revisione dei testi.
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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INDICE
Prefazione ………………………………………………………………… pag. 2
Storia della confraternita
Capitolo I – Secolo XVII ...………………………………………………. pag. 3
Capitolo II – Secolo XVIII ………………………………………………… pag. 5
Capitolo III – Secolo XIX ………………………………………………… pag. 9
Capitolo IV – Secolo XX (prima parte) ………………………………… pag. 12
Capitolo V – Secolo XX (seconda parte) ………………………………… pag. 18
Capitolo VI – Secolo XXI ………………………………………………… pag. 35
Appendici
Opere d’arte della chiesa ………………………………………………… pag. 37
Insegne della confraternita ………………………………………………… pag. 39
Funzioni particolari della confraternita ………………………………… pag. 41
Elenchi Priori-padri spirituali-confratelli onorari ………………………… pag. 44
Album fotografico ………………………………………………………… pag. 47
Antica indulgenza papale ………………………………………………… pag. 54
Note biografiche ………………………………………………………… pag. 55
La Confraternita dell’Immacolata di Casarano – 400 anni di storia e di fede
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