Medicinali e pronto soccorso
Consigli medici
Questa rubrica a carattere sanitario, nata da un'idea della Redazione della rivista in collaborazione
col C.I.R.M. (Centro Internazionale Radio Medico), si prefigge lo scopo di dare suggerimenti di
carattere sanitario a tutti i diportisti, insieme alla raccomandazione di mettersi in contatto diretto col
C.I.R.M ogni qualvolta dovesse malauguratamente presentarsi a bordo un'emergenza medico-
traumatologica.
A tal fine mi sia concesso di spendere due parole di presentazione dell'Ente: fondato dal prof. Guida
nel 1935, il C.I.R.M. è una Fondazione onlus che presta assistenza radio-medica a tutti i naviganti,
di qualunque nazionalità, imbarcati sia su navi mercantili che da diporto, su tutti i mari del mondo.
Il servizio si svolge 24 ore al giorno, per 365 giorni all'anno ed è totalmente gratuito; per avere un
consiglio da uno dei medici di guardia basta contattare il C.I.R.M. sia in fonia (su rete fissa o
cellulare) sia in grafia (telex, fax, e-mail); lingue ufficiali sono l'italiano e l'inglese.
In questo primo numero ritengo opportuno affrontare il problema della cassetta medica di bordo: il
D.M. 279/88 sancisce che per le imbarcazioni e navi da diporto (unità con lunghezza f.t. >7,50
metri se a motore e 10 metri se a vela) che navigano a più di 12 nm dalla costa, la quantità minima
indispensabile di materiale sanitario è riportata in allegato "A", se l' equipaggio è formato anche
solo in parte da personale marittimo arruolato, mentre è riportato in allegato "D" in caso contrario.
Ora, il problema è che entrambe le tabelle, e in special modo la "D", sono vistosamente carenti e necessitano pertanto entrambe di un'adeguata integrazione. Suggerirei quindi innanzitutto un
termometro clinico, possibilmente col bulbo piccolo (pediatrico) perché più resistente e utilizzabile
anche da adulti, un apparecchio per il controllo della pressione arteriosa e un fonendoscopio.
Per quanto riguarda le stecche per fratture, le migliori, anche se più costose, sono quelle di plastica
gonfiabili (inflatable air splints) perché sono di varie dimensioni, riutilizzabili dopo adeguato
trattamento di disinfezione, occupano meno spazio, e infine sono facilmente applicabili.
Un bisturi con lame intercambiabili (usa e getta), un set per sutura e alcuni pacchetti di cerotti
chiamati "Steri-strips": sono strisce sottili di cerotto, che sostituiscono adeguatamente i normali
punti di sutura, che possono essere applicate a ponte sui lembi della ferita, dopo averla
adeguatamente disinfettata ed averne riavvicinato i margini. Da tenere presente che gli Steri-strips
non sempre possono essere utilizzati con successo, quindi è opportuno tenere in cassetta entrambe
le soluzioni.
Qualche confezione di ghiaccio secco (non le bombolette spray) che non ha bisogno di
conservazione in frigorifero, un pacco di cotone idrofilo, disinfettanti (acqua ossigenata a dieci
volumi e disinfettanti a base di tintura di iodio oppure amuchina che, debitamente diluita, può
essere utilizzata anche per lavare le verdure e potabilizzare l'acqua), una bottiglia di ammoniaca che
va conservata in flacone di vetro scuro, alcuni pacchi di garza sterile (opportuno fornirsi di più
confezioni contenenti un numero limitato di garze, perché bisogna tenere presente che, una volta
aperta la confezione, le garze non utilizzate perdono la sterilità), un laccio emostatico, del cerotto
adesivo, possibilmente anallergico, e del cerotto medicato, delle bende per fasciature di varie misure
(almeno 5 rotoli).
Per quanto riguarda i farmaci, ricordarsi che i dosaggi pediatrici sono quasi sempre differenti da
quelli per gli adulti, pertanto se si hanno bambini a bordo bisognerà rifornirsi di confezioni
pediatriche.
− ANTIPIRETICI
Aspirina o Novalgina, Paracetamolo (Tachipirina).
− ANITIBIOTICI
Ampicillina o Amoxicillina (Amplital, Augmentin, Zimox). Tetraciclina, Eritrocita, Bactrim o
Ciprofloxacina, Flagyl.
− ANTIEMORRAGICI
Tranex in fiale.
− ANTIDIARROICI
Lopemid, Imodium.
− ANTIPERTENSIVI
Nifedicor gocce.
− DIURETICI
Lasix cp.
− ANTIPOTENSIVI ed ANALETTICI
Micoren e Gutron gocce.
− ANTISPASTICI
Buscopan in confetti o fiale.
− ANTIACIDI
Maalox in sospensione o compresse.
− ANTIULCERA
Ranitidina, Omeprazolo, Pantoprazolo.
− CORONARODILATORI (a base di nitroderivati)
Carvasin o Trinitrina, da utilizzare in caso di dolore toracico tipo angina pectoris o malattie
coronariche, sempre su suggerimento dei medici del C.I.R.M.
− ANTIEMETICI (farmaci per bloccare il vomito)
Plasil o Zofran.
− ANTICHINETOSICI (farmaci contro il mal di mare, in genere a base di scopolamina)
Xamamina o cerotti ad assorbimento transdermico.
− ANTISTAMINICI
Polaramin, Fargan, Clarityn, Fristamin.
− CORTISONICI Bentelan, Urbason (in fiale e compresse).
− ANTINFIAMMATORI (FANS)
Voltaren, Feldene, Brufen, Naprosyn, Aulin, Oki, o similari in cp. o fiale e in pomata.
− COLLIRIO o POMATA oftalmica antibiotica (Colbiocin, Genticol, Pensulvit).
− COLLIRIO (decongestionante)
Demetil, Collirio Stilla, Optrex per lavaggi oculari.
− GOCCE AURICOLARI
Otalgan.
− GOCCE NASALI (decongestionante)
Rinazina spray.
− GARZA GRASSA (alla Connettivina) una confezione.
− ANSIOLITICI (a base di Benzodiazepine)
Valium, En, Ansiolin, Xanax, (da preferire le confezioni in gocce e fiale), Tavor Expidet: sono cp. a
rapido assorbimento sublinguale.
− POMATA ANTIUSTIONI
(Sofargen).
− SOLUZIONE FISIOLOGICA
due flaconi da 250 ml.
− SOLUZIONE GLUCOSATA 5%
due flaconi da 250 ml.
Un discorso a parte meritano i farmaci antimalarici (Clorochina e Lariam) che ovviamente non è
necessario inserire in tutte le cassette di bordo ma che sono strettamente indispensabili solo per i
diportisti che intendano effettuare viaggi nelle zone ad endemia malarica sia del continente africano
che indiano. Bisogna sottolineare al riguardo che nelle zone dell'Africa equatoriale vivono specie di
Plasmodi (zanzare vettore di malaria) che presentano resistenza alla CLOROCHINA, pertanto in
questi casi sia per la profilassi che per la cura della febbre malarica bisogna fornirsi del LARIAM,
mentre nei paesi dell'oceano Indiano (India, Sri-Lanka, Maldive; Indonesia, Filippine,) il Plasmodio
è clorochino-sensibile pertanto l'uso della CLOROCHINA è indicato sia per la profilassi che per la
terapia, ovviamente con posologie diverse. È quindi necessario, per chi intenda effettuare questo
tipo di crociere, rivolgersi al C.I.R.M. oppure agli uffici d'igiene delle A.S.L. preposti al controllo
delle vaccinazioni per i viaggiatori nelle zone a rischio per avere la certezza che la profilassi che si
andrà a effettuare abbia la necessaria efficacia.
Desidero infine ricordare a tutti i comandanti di imbarcazioni sia a vela che a motore che sarebbe
altamente raccomandabile facessero rifornire tutti i propri membri di equipaggio o passeggeri del
cosiddetto "passaporto sanitario" in cui sono indicate tutte le patologie pregresse e in atto, con le
eventuali terapie praticate, specificando tempi e modi di somministrazione dei farmaci. Ognuno è
tenuto, pertanto, a rifornirsi personalmente di tutti i farmaci di cui fa uso, quotidianamente o in
maniera saltuaria, in quantità almeno doppia di quella che è previsto possa essere necessaria a
coprire tutta la durata della crociera, poiché bisogna premunirsi contro lo smarrimento o la rottura di
flaconi di farmaci a causa di imprevisti che possano verificarsi a bordo.
Ogni comandante, infine, essendo responsabile a bordo della salute di tutti i suoi ospiti, a qualunque
titolo imbarcati, può rifiutarsi di imbarcare persone che, per motivi di salute, sentito anche il parere
di un sanitario, possano essere ritenute "a rischio" sia per se stessi che per tutti gli altri ospiti di
bordo.
USTIONI, FOLGORAZIONI ELETTRICHE E COLPI DI SOLE
Sia le nostre statistiche che quelle stilate dalla O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità)
collocano purtroppo gli infortuni al primo posto della classifica delle patologie riscontrabili a bordo.
Ritengo pertanto sia doveroso iniziare la trattazione di questo argomento con una serie di
raccomandazioni di carattere generale che, per quanto possano sembrare scontate o addirittura
superflue, è pur sempre utile ribadire:
• non lasciare mai i bambini soli in barca, senza un adulto che li controlli;
• almeno durante la navigazione i bambini dovrebbero sempre indossare i giubbotti
salvagente e, se sono in coperta fuori dal pozzetto e liberi di muoversi sulla barca, ricordarsi di
assicurarli alla battagliola mediante una cima di salvataggio;
• tenere sempre i bambini lontani dalle sorgenti di calore, siano esse fuochi vivi o parti di
motore momentaneamente scoperte;
• in barca muoversi sempre indossando un paio di scarpe, possibilmente chiuse, con suola di
gomma (scarpe da ginnastica di tela se non si hanno le apposite scarpe da barca), onde evitare, visto
che ci si muove in spazi ristretti, di andare a sbattere con le dita dei piedi contro spigoli od ostacoli
sporgenti;
• durante le manovre in cima d'albero ricordarsi sempre di assicurarsi allo stesso mediante
una cima di salvataggio.
• durante le esposizioni prolungate al sole indossare sempre un copricapo oppure bagnarsi
frequentemente la testa. Specie durante i primi giorni di esposizione al sole proteggere la pelle con
filtri solari ad alto indice di protezione, ricordando che in barca il sole è "più forte" per via del
riverbero dell'acqua, ma che la brezza di mare, specie in navigazione, fa sembrare che il sole "non
scotti". In aggiunta, i bambini, nei primi giorni dovrebbero essere ulteriormente protetti con
magliette a maniche corte;
• in caso di navigazione notturna indossare sempre il giubbotto salvagente e, se ci si deve
muovere sul ponte, legarsi alla battagliola con una cima di salvataggio. Inoltre, sarebbe opportuno
che i turni di guardia fossero non superiori alle 2-4 ore e venissero svolti sempre da 2 persone
contemporaneamente.
Ustioni
Terminate le raccomandazioni basilari, cominciamo a parlare di quel vasto capitolo dei traumi
costituito dalle USTIONI, che vengono classificate in 1°, 2°, e 3° grado. Come prima cosa bisogna
allontanare il paziente dalla fonte di calore, togliere di dosso tutti quegli oggetti che possono
continuare a bruciare senza fiamma evidente (cinte, oggetti metallici o di gomma, tessuti sintetici) e
trasportarlo in un ambiente protetto, non esposto agli agenti atmosferici. A questo punto, se
necessario, togliere completamente gli indumenti di dosso e procedere all'esame clinico e al
trattamento igienico e farmacologico delle zone colpite. Al fine di una corretta valutazione delle
ustioni è necessario calcolare approssimativamente la percentuale di superficie ustionata, ricorrendo
alla "regola del 9": testa, volto e collo 9%, torace e addome 9+9%, schiena e glutei 9+9%, arto
superiore 9%, coscia 9%, gamba e piede 9%.
Le ustioni di 1° grado sono caratterizzate dal solo arrossamento della cute, che si presenta gonfia e
dolente con sensazione di bruciore, e sono in genere provocate o dalla prolungata esposizione ai
raggi del sole o dal fugace contatto con superfici arroventate, quali possono essere coperture del
motore, tubi di scappamento ecc. Per il trattamento delle ustioni di 1° grado basta inizialmente
lavarle delicatamente con acqua fredda corrente e sapone o con soluzione sterile per portare via
eventuali residui sporchi, quindi applicare una pomata antiustioni (vedi cassetta di bordo:
SOFARGEN), ricoprire con garza sterile e fasciare. Sopra applicare a intervalli la borsa del
ghiaccio. La medicazione va rinnovata ogni 48 ore. In mancanza di pomate antiustioni, ricopritele
con 1-2 strati di garza grassa che andrà a sua volta ricoperta di garza sterile prima di applicare il
ghiaccio.
Le ustioni di 2° grado sono invece caratterizzate dalla presenza di bolle (FLITTENE) ripiene di
liquido color giallo chiaro. In questi casi si raccomanda di non rompere le bolle, onde evitare la
dispersione di liquidi (siero) dell'organismo. Qualora le bolle dovessero rompersi spontaneamente è
opportuno procedere alla rimozione dei lembi di cute morta tagliandola con la punta di una forbice
sterilizzata. Il trattamento è sostanzialmente uguale a quello delle ustioni di 1° grado; in questo caso
è necessario iniziare anche la somministrazione di un antibiotico, onde prevenire eventuali
infezioni. Inoltre, il paziente deve incrementare l'apporto idrico ad almeno tre litri di liquidi al dì,
per sopperire alle perdite che si verificano attraverso le superfici ustionate ormai prive del
rivestimento cutaneo.
Nelle ustioni di 3° grado, infine, la cute ha l'aspetto di una pergamena marrone scuro, solcata da
strie nerastre (vasi sanguigni trombizzati), non dolente alla palpazione per la distruzione delle
terminazioni nervose. In questi casi si può arrivare alla carbonizzazione dei tessuti. Il trattamento
generale e locale ricalca quello delle ustioni di 2° grado.
In tutti i casi suesposti quanto più estesa è l'ustione, tanto più gravi sono le condizioni del paziente.
È necessario pertanto monitorare i parametri vitali (temperatura, polso, pressione arteriosa, colore e
quantità delle urine emesse). Possono essere presenti iniziali segni di shock che andranno trattati
con opportuna terapia medica infusionale. Raccomandiamo di non cospargere le ustioni con polveri
antibiotiche, olio o altre sostanze e di contattare appena possibile il C.I.R.M.
Folgorazione elettrica
Passiamo al trattamento della FOLGORAZIONE ELETTRICA: in prima istanza bisogna stabilire
quale tipo di corrente ha causato l'incidente, la sua intensità, se vi era un interruttore "salvavita" e se
la persona era asciutta o bagnata. È stata colpita da un fulmine? E stata trovata cosciente o
incosciente? Come prima cosa bisogna interrompere il contatto tra persona e sorgente elettrica; indi
liberare le vie aeree, controllare la presenza delle pulsazioni cardiache facendo attenzione se sono
ritmiche o no. In assenza di battito cardiaco, iniziare la rianimazione cardio-respiratoria. Subito
dopo controllare le condizioni generali, se il paziente è confuso o addirittura soporoso, se presenta
disturbi di memoria, se vi è paralisi o deficit di forza in un distretto corporeo, se vi sono ustioni nei
punti di contatto con i cavi elettrici o con il metallo. Trasferire quindi immediatamente il paziente in
ambiente idoneo alla medicazione e tenerlo sotto sorveglianza continua; somministrare abbondanti
liquidi, anche per infusione endovenosa e trattare le eventuali superfici ustionate o le ferite. Se il
paziente ha perso conoscenza o avverte senso di svenimento sollevare le gambe a 45° dal piano del
letto, quindi contattare immediatamente il C.I.R.M. per ottenere ulteriori istruzioni sul trattamento
farmacologico.
Colpi di sole o di calore
Concludiamo analizzando il COLPO DI SOLE o di CALORE: per quanto tempo è stato esposto?
Qual era la temperatura ambiente? È stato esposto direttamente ai raggi del sole? Durante
l'esposizione ha bevuto acqua o altri liquidi? Trasferite immediatamente il paziente in un ambiente
fresco e ben ventilato, mantenendolo seduto o disteso a seconda delle condizioni generali.
Spogliatelo e verificate se la cute è arrossata, sudata o secca, se presenta bolle o vescicole. Misurate
la temperatura ascellare e rettale, la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, controllando se è
ritmica o aritmica, la frequenza respiratoria. Controllate se il paziente è confuso o soporoso, se
risponde correttamente alle domande, se presenta deficit di memoria. Chiedete se ha sete intensa, se
ha mal di testa, bruciore agli occhi, bruciore o acidità di stomaco. Se il paziente può stare in piedi,
fategli fare alcuni passi avanti e indietro per controllare se mantiene l'equilibrio o se tende a cadere
e se ha vertigini. Ripetete le stesse prove facendogli tenere gli occhi chiusi.
COLPI DI SOLE, ASSIDERAMENTO E ANNEGAMENTO
Dopo questo primo esame sommario bisogna innanzitutto controllare la temperatura corporea ed
eventualmente mettere in atto le procedure già indicate per abbassarla.
Se il paziente presenta perdita di sangue dal naso bisogna bloccare l'emorragia praticando le
manovre suggerite negli articoli precedenti.
Subito dopo procedete al controllo degli arti inferiori per verificare se le caviglie e i piedi sono
gonfi e se le vene delle gambe sono rosse e dolenti al tatto o spontaneamente.
Se il paziente lamenta difficoltà a respirare, chiedetegli se questa è presente solo quando si muove e
compie qualche sforzo, mentre respira normalmente quando sta a riposo oppure se è affannato
quando sta sdraiato a letto mentre respira meglio quando sta seduto.
Una volta verificati tutti questi parametri, si potrà avere un quadro più dettagliato della situazione e
sarà pertanto possibile praticare le prime cure in attesa di ricevere ulteriori istruzioni dai medici del
C.I.R.M., che bisognerà ricordarsi di contattare nel più breve tempo possibile.
La prima cosa da fare se il paziente è in stato d'incoscienza è metterlo in una posizione che
chiameremo "di sicurezza" per mantenere libere le vie respiratorie ed evitare che, se dovesse
vomitare, questo finisca nell'albero respiratorio ostruendo i bronchi: bisogna pertanto metterlo a
pancia in giù col braccio che poggia sul letto e la gamba che sta in alto entrambi flessi per bloccare
il corpo, e col capo rivolto di lato. Se invece il paziente è vigile, tenetelo a letto in ambiente ben
aerato e ventilato, in posizione semiseduta con due o tre cuscini dietro le spalle.
Subito dopo bisogna abbassare la temperatura corporea applicando una borsa di ghiaccio o delle
pezze bagnate con acqua fredda sulla fronte, sotto le ascelle e agli inguini, rinnovandole di
frequente. Bisogna dare da bere molti liquidi, iniziando con almeno un litro nelle prime 2-3 ore,
diluendovi dentro dei sali minerali, se disponibili a bordo, altrimenti otto cucchiai di zucchero e un
cucchiaino di sale. Alternare quest'acqua con tè leggero zuccherato e succhi di frutta. Tutti i liquidi
devono essere freschi ma non ghiacciati, altrimenti si rischia la congestione intestinale. Se il
paziente lamenta forte cefalea che non passa col solo riposo, somministrate un antidolorifico.
Nel contatto col medico del C.I.R.M. bisognerà riferire i risultati dell'esame clinico cui il paziente è
stato sottoposto e i valori dei parametri vitali riscontrati.
Assideramento
Passiamo ora ad analizzare la situazione diametralmente opposta, ovvero l'assideramento o
prolungata esposizione al freddo: anche in questo caso bisogna conoscere, ove possibile, il tempo di
esposizione al freddo, le condizioni del vento, se c'era, la temperatura esterna, se era ben coperto
con indumenti idonei come calze, cappello, guanti, scarpe, se questi erano asciutti o bagnati, se ha
avuto la possibilità di bere e mangiare e se ha potuto muoversi facendo della ginnastica, se era
cosciente. Bisogna visitare il paziente in ambiente confortevole: metterlo seduto o sdraiato a
seconda delle condizioni generali e controllare la temperatura rettale (indispensabile), la pressione
arteriosa, il respiro e il polso, se ritmico o no; verificare la quantità di urina emessa.
Se i vestiti sono bagnati sostituirli con un cambio asciutto. Assicurarsi se il paziente è vigile e
lucido oppure in stato di confusione mentale, se è soporoso o presenta amnesia. Controllare se le
estremità, comprese orecchie e naso, sono di colorito normale o cianotico (bluastro) e se la
sensibilità al tatto è conservata. Infine bisogna chiedere se lamenta brividi o sensazione di
formicolio alle estremità e infine se queste sono gonfie e arrossate o presentano delle vescicole.
Mentre aspettiamo i consigli del medico, dopo aver tolto, come già detto, i vestiti bagnati
sostituendoli con altri asciutti e con delle coperte, applichiamo delle borse calde a temperatura fra
38 e 41°C. La cosa migliore sarebbe immergere il soggetto in una vasca da bagno con acqua alla
temperatura suindicata, ma capiamo bene che non sempre è possibile sulle imbarcazioni da diporto
di dimensioni ridotte. Massaggiamo delicatamente il corpo, specie le estremità, facendo attenzione a
non rompere la cute e somministriamo bevande tiepide, non calde, né alcolici. Se il paziente è
cosciente, facciamogli muovere tutti gli arti, altrimenti facciamolo noi al suo posto. Se infine il
paziente presenta segni iniziali di shock, come calo pressorio o tachicardia, somministriamo un
prodotto a base di cortisone per via intramuscolare o, meglio, endovenosa. Anche in questo caso
bisognerà comunicare al medico le condizioni esatte in cui si trova attualmente il paziente e come si
presentava al momento del rinvenimento.
Annegamento
Altro capitolo importantissimo, forse perché più frequente di quelli affrontati finora, è quello
dell'annegamento.
Utile sapere per quanto tempo il soggetto è stato immerso in acqua, se l'interessato o chi avesse
eventualmente assistito è in condizioni di riferirlo, e inoltre se l'acqua è dolce o salata, calda o
fredda e se aveva effettuato un tuffo, battendo eventualmente capo o nuca e collo. Il paziente è
cosciente? Mettiamolo subito su un piano rigido e come prima cosa ci preoccupiamo di tenere libere
le vie respiratorie; se non avvertiamo battito cardiaco o se non respira iniziamo subito la
rianimazione cardio respiratoria. Quando il cuore riprende a battere spontaneamente, innanzitutto
controlliamo frequenza e ritmo cardiaco, frequenza respiratoria, pressione arteriosa e colore delle
unghie e delle labbra. Subito dopo occorre passare, come nelle situazioni precedentemente esposte,
al controllo dello stato di salute mentale del soggetto, specie per quanto riguarda confusione
mentale, sopore o amnesia. Occorre prestare particolare attenzione a cianosi delle estremità, tosse o
difficoltà respiratoria e vomito perché, se presenti, peggiorano le condizioni dell'annegato.
Come suesposto, se è stato necessario ricorrere alle manovre rianimatorie, appena il paziente si
riprende bisogna metterlo in posizione "di sicurezza" e controllarlo continuamente, poiché, se
necessario, bisogna riprendere la rianimazione. Inoltre, il piano su cui è sdraiato il paziente deve
avere i piedi più in alto della testa per facilitare la fuoriuscita dell'acqua dai bronchi. Se non respira
bene, dategli dell'ossigeno (terapeutico, non industriale) se questo è disponibile, altrimenti praticate
la respirazione "bocca a bocca". Bisogna inoltre coprirlo con indumenti asciutti e caldi, perché se
l'immersione è stata prolungata può favorire l'ipotermia che a sua volta ostacola la ripresa della
funzione cardio respiratoria. Dategli da bere solo bevande tiepide a piccoli sorsi, evitando liquidi
bollenti e alcolici. Se è cosciente fategli muovere le quattro estremità, altrimenti fatelo voi. Anche
in questo caso è utile il cortisone in presenza di segni iniziali o avanzati di shock. Tutti i dati in
vostro possesso vanno riferiti ai sanitari nel più breve tempo possibile.
Incidenti da immersione
Altro capitolo di importanza primaria è quello rappresentato dagli incidenti da immersione. Anche
in questo caso è fondamentale cercar di venire in possesso di quanti più dati possibile, tipo durata e
profondità d'immersione, se le bombole contenevano O2 o aria compressa e se nella risalita ha
rispettato i tempi di decompressione. La temperatura dell'acqua era calda o fredda? Al momento del
soccorso era vigile o incosciente?
Il paziente deve essere visitato anche in questo caso su un piano rigido; controllare prima di tutto
che le vie aeree siano pervie e se non c'è battito cardiaco iniziare le manovre rianimatorie. Alla
ripresa del battito cardiaco, controllare frequenza e ritmo cardiaco, frequenza del respiro, pressione
arteriosa e riflesso pupillare, stato mentale del paziente, se lucido o soporoso, se presenta lacune di
memoria.
Poiché in questo tipo di patologia il rischio più grosso è costituito dai fenomeni di
"embolizzazione", bisogna essere particolarmente attenti a valutare tutti quei sintomi che possono
costituirne l'espressione evidente, quindi dolori o formicolio agli arti, difficoltà a parlare, vertigini o
capogiri, difficoltà a stare in piedi, perdita di memoria, tosse stizzosa e continua specie se con
striature di sangue nell'espettorato, fenomeni convulsivi.
Anche in tal caso, dopo le eventuali manovre di rianimazione, bisogna mettere il paziente in
posizione "di sicurezza" e controllarlo di continuo, riprendendo, se necessario, le manovre
rianimatorie. Somministrare l'O2 se necessario e coprirlo con indumenti asciutti e caldi. Valgono
anche in tal caso le precauzioni sulla somministrazione di cibi e bevande tiepide a piccoli sorsi e
l'uso di cortisone in fiale in caso di shock.
TRAUMI CRANICI, FRATTURE, LUSSAZIONI E DISTORSIONI
A questo punto della trattazione è necessario affrontare il problema degli infortuni osteo-articolari e
del trauma cranico, sia esso accompagnato o meno da perdita di coscienza.
Uno degli eventi più frequenti in barca è il colpo di boma in testa. Inutile raccomandare la massima
attenzione a tutte le persone che a qualunque titolo dovessero stazionare a lungo nel pozzetto, e a tal
proposito mi riferisco soprattutto ai bambini, i cui movimenti sono spesso incontrollabili, anche se
spesso la loro altezza non è tale da metterli in pericolo.
Durante la navigazione notturna, quindi, qualora il numero dei componenti dell'equipaggio lo
consenta, è opportuno raddoppiare i turni di guardia, avendo comunque l'accortezza di indossare
sempre i giubbotti di salvataggio e di assicurarsi alla battagliola con i cavi di sicurezza, specie
durante gli spostamenti sul ponte per eventuali manovre con le vele, perché l'evento "uomo in mare"
costituisce uno dei più grossi rischi della navigazione, soprattutto durante le ore notturne e se il
naufrago ha perso conoscenza.
Se dopo aver subito un trauma cranico il soggetto non ha perso i sensi, è lucido, vigile e ricorda
tutto, anche quello che stava facendo subito prima del trauma, basta portarlo sotto coperta e
distenderlo in cuccetta in ambiente ventilato. Dopo aver ispezionato il capo per escludere la
presenza di ferite, bisogna applicare una borsa di ghiaccio sulla zona colpita e procedere al rilievo
dei parametri vitali (temperatura, polso, respiro, pressione arteriosa) e al controllo della reazione
delle pupille alla luce: per fare ciò basta illuminare alternativamente le pupille con una torcia e
controllare se si restringono quando sono colpite dal fascio luminoso.
Se la manovra è positiva, si passa al controllo della rigidità nucale: si applica una mano dietro la
nuca e si solleva il capo fino a far toccare il petto col mento. Questo primo approssimato esame
neurologico, se negativo, ci permette di affrontare con maggiore tranquillità le ore di navigazione
che restano per raggiungere il porto più vicino. Nel frattempo il paziente deve essere tenuto sotto
osservazione continua, restare digiuno almeno per le prime otto ore dal trauma, può bere solo acqua,
the o camomilla a piccoli sorsi, non deve fumare né bere alcoolici o caffè, non deve assumere
nessun antidolorifico o tranquillante per almeno le prime 24 ore.
Bisognerà prestare particolare attenzione al fatto che il paziente possa essere colpito da sonnolenza
improvvisa dalla quale risulti difficile svegliarlo, che non compaiano improprietà del linguaggio,
disturbi della vista, vomito, specie se ripetuto. Questo non vuol dire che bisogna impedire a tutti i
costi al paziente di addormentarsi, ma bisogna vegliare che sia un sonno regolare, non costellato da
bruschi movimenti, lamento continuo e via discorrendo.
Se invece il trauma cranico è seguito da perdita di coscienza, per prima cosa bisogna assicurarsi che
il paziente non ingoi la lingua o non inali il vomito, se presente. Per fare questo bisogna metterlo in
decubito laterale, afferrare la lingua con le dita e successivamente bloccarla infilando magari il
manico di un cucchiaio o, meglio, un tubo di Meyo se è disponibile nella cassetta di pronto
soccorso.
Se alla ripresa dei sensi vi è amnesia per quanto accaduto, se le pupille non reagiscono alla luce o,
peggio, sono di diverso diametro, se vi è rigidità nucale, se compare paralisi di uno o più arti
contemporaneamente, se vi sono disturbi del linguaggio, se compaiono convulsioni, se sono
presenti disturbi del ritmo cardiaco o del respiro, bisogna immediatamente mettersi in contatto con i
medici del C.I.R.M. sia per ottenere assistenza sanitaria che per organizzare, di concerto con il
Servizio M.R.C.C. e con le Capitanerie di Porto, il soccorso aereo-navale. Nel frattempo bisogna
assicurare adeguato supporto rianimatorio con eventuale massaggio cardiaco e respirazione
assistita, ai fini di assicurare il mantenimento dei parametri vitali a livelli accettabili.
Traumatologia ossea
Adesso andiamo ad analizzare la traumatologia ossea, ovvero fratture, lussazioni, distorsioni. Le
fratture delle dita dei piedi vanno immobilizzate solidarmente, ossia incerottando il dito fratturato a
quello vicino più grande: l'immobilizzazione va mantenuta per almeno dieci giorni, ma è
ovviamente auspicabile che nel frattempo la barca abbia raggiunto un porto dove sia possibile
procedere a una visita specialistica con esecuzione di una radiografia.
In caso di frattura del dito di una mano è necessario ricorrere all'immobilizzazione o mediante uno
splint metallico imbottito, se è disponibile a bordo, oppure applicando una stecca di legno imbottita
col cotone (è sufficiente anche il bastoncino di un gelato) che deve essere posta sul lato palmare del
dito e assicurata con del cerotto. Il braccio deve essere assicurato al collo mediante un fazzolettone
che dovrebbe andare dal gomito alla mano, col gomito leggermente chiuso ad angolo acuto in modo
che la mano sia leggermente più alta del gomito: questo assicura un più facile ritorno del sangue
venoso verso il cuore, il che evita il gonfiore della mano e riduce il dolore.
In tutti i casi, per ridurre il dolore è opportuno somministrare un antidolorifico. In caso di frattura
delle ossa lunghe del braccio bisogna ricorrere all'immobilizzazione o con gli "inflatable air splint",
di cui si è parlato nell'articolo sulla cassetta di pronto soccorso, (vedi "Nautica", febbraio 2006)
oppure ricorrendo a due stecche di legno imbottite con del cotone che vanno applicate ai due lati
dell'osso fratturato per tutta la sua lunghezza (cioè dall'ascella al gomito o dal gomito al polso) e
assicurate mediante bendaggio, stretto a sufficienza per assicurare l'immobilità senza però
ostacolare la libera circolazione del sangue (assicurarsi che il polso periferico sia percepibile,
altrimenti allentare la fasciatura). Il braccio va assicurato al collo come precedentemente esposto.
Controllare periodicamente che le unghie non diventino cianotiche e raccomandare al paziente di
aprire e chiudere periodicamente le dita per favorire la circolazione. Analogo discorso va fatto per
l'immobilizzazione delle ossa della gamba, solo che in questo caso le stecche di legno imbottito
devono essere tre, due ai lati e una sotto l'arto e, in caso di sospetta frattura del femore, le stecche
laterali devono essere applicate: quella interna dall'inguine alla caviglia e l'esterna dalla radice
dell'arto, cioè a metà del gluteo, alla caviglia.
Somministrare sempre degli analgesici e un sedativo e contattare immediatamente il C.I.R.M. per
coordinare le procedure di soccorso.
Per quanto riguarda le distorsioni, specie quelle della caviglia, tenere sempre l'arto sollevato dal
piano del letto mediante due cuscini e applicare la borsa del ghiaccio avvolta in un panno. Evitare di
bendare subito l'articolazione, perché se si gonfia per edema o piccola emorragia interna per rottura
di piccoli vasi (la caviglia diventa blu) il bendaggio aumenta il dolore.
Le manovre di riduzione delle lussazioni sono alquanto complesse, quindi è indispensabile mettersi
in contatto col C.I.R.M. per ricevere i suggerimenti necessari per un adeguato trattamento.
Infine, in caso di ferite della cute procedere prima di tutto al lavaggio e disinfezione con acqua
ossigenata o Amuchina o Betadine o altro disinfettante disponibile (non alcool), quindi avvicinare i
lembi della ferita e applicare degli Steri-strip o dei punti di sutura se si è in grado di farlo
(preferibili sempre i primi se la ferita non è molto profonda).
Se è stato reciso un vaso arterioso bisogna innanzitutto bloccare il flusso ematico applicando il
Tourniquet: consiste nel porre a monte della ferita un laccio di stoffa, corda o quant'altro non
elastico e stringerlo a vite aiutandosi con un pezzo di legno che va posto fra i due capi e fatto
ruotare finché l'emorragia non si arresta. Laddove il Tourniquet non potesse essere applicato (arteria
femorale alla radice dell'arto oppure arteria carotide per non soffocare il paziente), bisogna
effettuare una forte pressione digitale sul vaso fino a frenare l'emorragia. Superfluo in tal caso
raccomandare di richiedere immediatamente soccorso al C.I.R.M. e alla Capitaneria di Porto.
LE MALATTIE CARDIACHE
Nel mondo occidentale, le malattie dell'apparato cardiovascolare rappresentano la maggior causa di
morbilità e mortalità nella popolazione adulta, e il loro esordio è spesso improvviso e tende a
evolvere rapidamente verso un drastico peggioramento delle condizioni del paziente. Vediamo
alcune delle principali patologie cardiache, il loro modo di manifestarsi e cosa fare in caso si
presenti una sintomatologia minacciosa o sospetta. è indispensabile sottolineare la necessità di
tenere sotto controllo i principali fattori di rischio di malattie cardiovascolari, suddividendoli in
modificabili e non modificabili. Tra i primi ricordiamo:
• ETÀ (nella fascia tra 40 e 50 anni c'è una maggior prevalenza tra i maschi, mentre dopo i
50 anni si assiste a un riequilibrarsi dell'incidenza di queste patologie tra uomini e donne);
• FAMILIARITÀ (è statisticamente dimostrato che la patologia cardiaca tende a incidere più
frequentemente in certe famiglie e addirittura in certi gruppi etnici, come, ad esempio, l'ipertensione
nei neri americani).
Questi fattori risultano non modificabili dal soggetto e pertanto, qualora siano presenti, impongono
un maggior controllo dei fattori di rischio modificabili tra i quali ricordiamo:
• IPERTENSIONE ARTERIOSA (i valori di riferimento attuali sono al di sotto di 140/90
mmHg, a meno che il soggetto non sia anche diabetico, nel qual caso i valori non dovrebbero
superare i 130/85 mmHg);
• DIABETE
• IPERCOLESTEROLEMIA E IPERTRIGLICERIDEMIA;
• FUMO DI SIGARETTA;
• OBESITÀ E SOVRAPPESO.
Questi ultimi fattori risultano modificabili, attraverso cambiamenti dello stile di vita, quali la
riduzione dell'apporto calorico giornaliero, l'adozione di una dieta povera di sale e di grassi saturi,
l'abolizione del fumo, il controllo del peso corporeo, la pratica abituale di esercizio fisico, il
controllo scrupoloso e costante dei valori di pressione arteriosa, anche, se necessario, attraverso una
terapia antipertensiva consigliata dal medico curante. Sarebbe buona norma, dopo i 40 anni,
effettuare almeno una volta l'anno un elettrocardiogramma di base e, qualora siano presenti più
fattori di rischio, anche un test da sforzo al cicloergometro. Il controllo e l'abbattimento dei fattori
di rischio rappresenta il più efficace strumento per ridurre l'incidenza di malattie quali la cardiopatia
ischemica.
Il sintomo più frequente, e che può orientare la diagnosi, è sicuramente il DOLORE TORACICO,
che può essere la conseguenza di un evento di modesta o trascurabile importanza, oppure la
manifestazione di una condizione patologica in alcuni casi anche grave, con pericolo immediato per
la vita. Numerose situazioni patologiche cardiache, polmonari, gastro-esofagee e muscolo-
scheletriche possono manifestarsi al loro esordio con un dolore toracico; risulta pertanto di estrema
importanza sapersi orientare nel riconoscere quelle condizioni di maggior gravità, quali l'angina
pectoris e l'infarto del miocardio, che rappresentano un rischio reale per il paziente. Al paziente che
riferisce un dolore toracico devono essere poste una serie di domande che permettono di effettuare
uno screening già molto preciso, anche in assenza di altri strumenti diagnostici. Per non dimenticare
nulla possiamo fare riferimento al seguente elenco di domande da rivolgere al paziente:
− Dove è localizzato il dolore? Nell'angina e nell'infarto tipicamente al centro del petto, più
raramente alla bocca dello stomaco o solo nelle sedi di irradiazione. È bene ricordare che il dolore
epigastrico di lunga durata, associato a pallore e sudorazione fredda, è spesso scambiato per una
banale "indigestione".
− Dove è irradiato il dolore? Tipicamente alla spalla e braccio sinistro; molto frequentemente
al collo, mandibola, braccio destro, dorso e bocca dello stomaco.
− Che tipo di dolore è? Generalmente di tipo costrittivo o descritto come un peso o
un'oppressione. Spesso il malato lo indica con la mano aperta o chiusa a pugno sullo sterno.
Nell'infarto ha un'intensità molto maggiore. Un dolore indicato come una puntura, su un punto
specifico del torace, evocato o aggravato dalla digito-pressione, della durata di pochi secondi, sarà
quasi sempre di origine muscolo-scheletrica. Allo stesso modo un dolore che modifica le sue
caratteristiche in seguito all'effettuazione di movimenti respiratori profondi o a movimenti del
torace o delle braccia, sarà molto raramente da riferire a una patologia cardiaca.
− Quali sono le cause scatenanti del dolore? Possono essere diverse, quali sforzo fisico, forte
emozione, esposizione al freddo, pasti copiosi o attività sessuale, ma il dolore può insorgere anche
in assenza di fattori scatenanti.
− Qual è la durata del dolore? Nell'angina pochi minuti; nell'infarto oltre i 15 minuti.
− Quali sono le manovre o i farmaci che alleviano il dolore? Nell'angina cessare l'attività
fisica, interrompere l'esposizione al freddo o assumere farmaci nitroderivati (Carvasin, Trinitrina).
Nell'infarto il dolore non regredisce con il riposo ed è scarsamente sensibile ai nitroderivati.
− Esistono altri sintomi di accompagnamento?
Sia nell'angina che nell'infarto possono essere presenti senso di angoscia, nausea o vomito e
sudorazione fredda. Nell'infarto il paziente può essere agitato con senso di morte imminente. è
necessario ricordare che in almeno il 15-20% dei casi l'infarto avviene in assenza di dolore, specie
nei pazienti anziani e diabetici. In tale circostanza l'infarto può essere del tutto asintomatico o
manifestarsi con palpitazioni, espressione di un'aritmia, sincope, improvviso calo pressorio, estrema
debolezza o sudorazione improvvisa.
Una volta riconosciuto il carattere di gravità al sintomo dolore toracico, si pone il problema di cosa
fare per un paziente che si trova a bordo. L'elemento cruciale che deve essere preso in
considerazione è il tempo. Attualmente esistono terapie mediche o invasive che permettono, in caso
di occlusione di un'arteria coronaria e conseguente infarto del miocardio, di ottenere la riapertura
completa del vaso colpito, e quindi il salvataggio dell'area miocardica colpita, sempre che tali
terapie vengano iniziate entro un intervallo di tempo non superiore alle 12 ore dall'esordio dei
sintomi.
Per tale motivo è assolutamente indispensabile dirigersi immediatamente verso il porto più vicino,
allertando contemporaneamente il C.I.R.M. per ottenere i consigli terapeutici più adeguati e le
autorità portuali per organizzare quanto prima l'evacuazione del paziente verso l'ospedale più
vicino.
Nel frattempo il paziente andrebbe messo sdraiato a letto, in posizione semiseduta, con 2 cuscini
dietro la schiena e andrebbe somministrato ossigeno, mediante mascherina con un flusso di 4 litri
per minuto. I parametri vitali (frequenza cardiaca e respiratoria e pressione arteriosa) andrebbero
tenuti sotto continua osservazione e si dovrebbe chiedere spesso al paziente notizie sull'andamento
del dolore.
È sempre opportuno somministrare una compressa di ASPIRINA da 300 mg, al fine di ridurre il
processo di aggregazione delle piastrine sulla placca di arteriosclerosi all'interno della coronaria;
inoltre, se la pressione arteriosa massima non scende al di sotto di 100 mmHg, si dovrebbe
somministrare un prodotto nitroderivato (CARVASIN o TRINITRINA), da sciogliere sotto la
lingua per alleviare il dolore e cercare di ridurre l'area di necrosi cardiaca. Ricordiamo che la
somministrazione del nitroderivato può essere ripetuta dopo 10 minuti e che tale prodotto andrebbe,
in seguito, ripetuto ogni 4-6 ore.
Infine, qualora il paziente appaia fortemente agitato, si possono somministrare 10-15 gocce o una
compressa da 5 mg di VALIUM o prodotto equivalente. Il consiglio più importante è quello di
evitare inutili ritardi, sia nel segnalare l'insorgenza di sintomi sospetti, sia nel dirigersi quanto prima
verso il porto più vicino.
LE PRINCIPALI INFEZIONI DELL'APPARATO RESPIRATORIO
Sinusite
È un'infiammazione acuta o cronica, spesso accompagnata da un processo infettivo della mucosa
che riveste i seni paranasali, cavità all'interno delle ossa del cranio. Questa mucosa infiammata si
gonfia e produce un'eccessiva quantità di muco. Il rigonfiamento determina un restringimento degli
osti, che ostacola il normale drenaggio del muco verso le cavità del naso e della bocca. Il muco,
ristagnando, costituisce terreno di coltura per batteri, virus o funghi che dal naso o dalla gola
possono raggiungere i seni paranasali: in questi casi all'infiammazione si sovrappone l'infezione. La
sinusite può insorgere da un comune raffreddore o da altri fattori che determinino l'infiammazione
della mucosa, per esempio rinite allergica, presenza di polipi nasali, deviazione del setto nasale,
infezioni dell'arcata dentaria superiore (carie) e soggetti con immunodeficienza. Può presentarsi in
forma acuta, di durata non superiore a 2 o 3 settimane, o cronica, che può protrarsi anche per un
paio di mesi con frequenti ricadute, e allora si parla di sinusite cronica ricorrente. I sintomi sono
costituiti principalmente da dolore e senso di pressione al volto che possono accentuarsi con i
movimenti del capo. Spesso può essere presente mal di testa. La sede precisa del dolore varia in
base al seno o ai seni interessati. Altri sintomi possono essere: gonfiore intorno agli occhi, presenza
di secrezione giallo-verdastra dal naso o nella gola, rinite, tosse con catarro, febbre e mal di denti.
La sinusite può essere un focolaio per infezioni a bronchi e polmoni e casi di bronchiti e/o
polmoniti ricorrenti devono far sospettare la presenza di una sinusite. La diagnosi strumentale
avviene tramite radiografia oppure Tac del cranio. La terapia consiste in antibiotici, come
antibatterici, mucolitici per fluidificare le secrezioni e cortisonici per ridurre l'infiammazione delle
mucose interessate.
Faringotonsillite
È un'infezione che colpisce la mucosa della faringe e delle tonsille. Per la maggior parte è causata
da virus e perciò non richiede terapia antibiotica. La causa più frequente delle faringotonsilliti
batteriche è da imputare allo Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A. Le infezioni causate da
questo batterio devono essere trattate prontamente con antibioticoterapia mirata, per stroncare al più
presto il decorso della malattia e prevenire possibili complicazioni a distanza, ovvero malattia
reumatica, ascessi, otiti, dermatiti ecc. I sintomi più frequenti sono: febbre, a volte fino a 40°C, mal
di gola con dolore anche alla deglutizione e tosse. Una tonsillite che provoca un ingrossamento
delle tonsille dovuto all'infiammazione e conseguente edema potrebbe causare anche una dispnea
dovuta al restringimento dello spazio aereo faringeo, fino a limitare il passaggio dell'aria con il
cosiddetto "stridore respiratorio". L'esame obiettivo dimostra una mucosa della faringe arrossata
con presenza d'essudato, ovvero muco, tonsille arrossate e ingrossate e presenza di placche
biancastre che indicano la formazione di piccoli ascessi endo-tonsillari. Spesso si possono palpare le
ghiandole linfonodali latero-cervicali che appaiono ingrossate e a volte dolenti. La semplice visita
medica non permette di distinguere con certezza le faringotonsilliti virali da quelle streptococciche
o batteriche e per essere sicuri della diagnosi è necessario eseguire un tampone faringeo per
identificare l'agente batterico causale e, con l'ausilio dell'antibiogramma, praticare una terapia
antibiotica mirata. La terapia, oltre agli antibiotici in caso di infezioni da batteri, consiste in farmaci
sintomatici per la febbre e l'infiammazione/dolore quali aspirina, paracetamolo e anti-infiammatori
per via locale (gargarismi) e sistemica.
Laringotracheite
L'agente causale e simile a quello delle faringo-tonsilliti. Vengono coinvolte la mucosa della laringe
e la trachea. Ai sintomi classici quali febbre, solitamente si associa una tosse spesso stizzosa,
insistente, fastidiosa, che peggiora nella posizione sdraiata, e la raucedine, fino alla scomparsa della
voce per il coinvolgimento nel processo infiammatorio, in seguito all'infezione, delle corde vocali.
Il dolore retrosternale, spesso aggravato dalla tosse, è un sintomo che causa allarme nel paziente per
la paura del coinvolgimento dei bronchi o dei polmoni. La terapia differisce sostanzialmente
rispetto a quella per le infezioni che causano le faringotonsilliti. Oltre agli antibiotici, quando
indicati per sospetta o dimostrata infezione di natura batterica, l'uso di mucolitici, insieme alla
prescrizione di cortisonici per via inalatoria, risolve in pochi giorni i sintomi. Sempre valido è il
consiglio di tenere a riposo le corde vocali, limitando al massimo la parola.
Bronchite
È un'infiammazione della mucosa dei bronchi. Solitamente insorge come complicazione di altre
patologie e con maggior facilità quando il fisico è debilitato. Fattori predisponenti sono il fumo,
l'inalazione di sostanze irritanti e il soggiorno in zone a forte inquinamento ambientale. Il decorso è
parallelo a quello del processo infettivo che la determina, ma richiede cure specifiche. è più
frequente nei mesi invernali, quando sono presenti maggiormente le infezioni delle vie aeree. Le
cause possono essere multiple ma sono da imputare soventemente a infezioni da virus e batteri. Il
sintomo tipico è la tosse persistente grassa, associata all'espettorazione di muco in quantità
variabile, febbre e a volte difficoltà respiratoria. All'auscultazione del polmone possono essere
presenti rumori umidi chiamati rantoli, dovuti all'accumulo di catarro e/o fischi chiamati sibili,
dovuti a restringimento del lume bronchiale che inibisce, rendendolo difficoltoso, il passaggio
dell'aria dentro il polmone. L'espettorazione, anche se fastidiosa, è importante per l'eliminazione del
muco depositato nei bronchi e, quando è difficoltosa o limitata, deve essere stimolata con sostanze
mucolitiche. Oltre a quest'ultime, la cura viene fatta con antibiotici, eventualmente associati ad
antipiretici se la febbre è elevata. L'aerosolterapia con il cortisone, eventualmente associato a un
broncodilatatore, è di grande aiuto. Il rischio maggiore è che la bronchite acuta, che generalmente
dura due o tre settimane se ben curata, assuma un decorso cronico. La bronchite cronica si
manifesta con tosse, catarro e muco purulento, può durare mesi e si ripresenta annualmente. Può
determinare conseguenze gravi nel tempo, come l'enfisema polmonare con dilatazione e distruzione
degli alveoli dei polmoni, fino a portare a un'insufficienza respiratoria. Le persone abituate a fumare
e spesso affette da una tosse persistente, dovrebbero sottoporsi con regolarità a controlli medici per
escludere la presenza di bronchite cronica. È importante, inoltre, valutare la quantità di espettorato,
di solito scarso nella forma acuta, e l'eventuale presenza di sangue, che può essere causata dalla
rottura di un piccolo vaso in seguito a un colpo di tosse o da altri motivi più gravi, quali le
bronchiectasie ovvero dilatazioni dei bronchi oppure neoplasie.
Polmonite
Catarro giallognolo o verdastro o marrone, a volte striato con sangue, tosse con dolori acuti al
torace, febbre alta, affanno. Sono questi i sintomi più frequenti con cui si manifesta la polmonite,
un'infiammazione, di solito acuta, del tessuto polmonare solitamente dovuta alle infezioni da batteri
o virus. Si parla di polmonite se interessa gli alveoli polmonari, le piccole cavità in cui si realizzano
gli scambi di gas tra l'aria respirata e il sangue, di broncopolmonite se colpisce le piccole vie aeree o
bronchioli che portano l'aria verso gli alveoli. Se la zona colpita interessa solo una parte del
polmone si ha la polmonite lobare. Nelle infezioni gravi possono essere colpiti entrambi i polmoni e
in tal caso si parla di polmonite bilaterale. Recentemente si tende a dare meno importanza alla
distinzione anatomoclinica e ha preso più importanza l'origine dell'infezione. Si parla quindi di
polmoniti acquisite in comunità o nosocomiali, quando l'origine dell'infezione e dentro l'ospedale o
clinica. Anche nell'ambito delle infezioni broncopolmonari si parla di polmoniti emergenti:
infezioni sostenute da patogeni "nuovi", giacché la loro importanza è stata riconosciuta solo
recentemente (SARS e influenza aviaria) in "nuovi" pazienti, vale a dire soggetti portatori di deficit
immunologici, come i malati di AIDS, pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva come i
trapiantati, oppure in seguito a terapie antiblastiche o radianti in pazienti che curano neoplasie.
Nonostante la disponibilità di potenti antibiotici, la polmonite continua a rappresentare un
importante problema di salute che deve essere curato con potenti antibiotici, spesso in tandem,
insieme a cortisonici, mucolitici e broncodilatatori. In sintesi è facile capire che l'andamento delle
polminiti è fortemente influenzato da numerosi fattori, quali l'invecchiamento della popolazione, la
frequenza di viaggi e contatti con Paesi lontani, le migrazioni, i deficit immunitari legati a patologie
intercorrenti, ad abitudini voluttuarie, come fumo, alcool e stupefacenti, e a interventi terapeutici.
PROBLEMI DEL SISTEMA NERVOSO
Vediamo alcuni sintomi di pertinenza del sistema nervoso che possono essere osservati a bordo, le
situazioni di urgenza che possono determinarsi in questo tipo di patologia, nonché le informazioni
da raccogliere e i segni da osservare per permettere al medico del centro di telemedicina e alle
strutture di emergenza di intervenire nella maniera più consona.
Iniziamo dall'ESAME NEUROLOGICO: una serie di valutazioni che permetterà al medico di
orientare una corretta diagnosi in caso di manifestazioni a carico del sistema nervoso. Esso
esplorerà le principali funzioni del sistema nervoso con manovre e osservazioni obiettive alla
portata di tutti. Le principali valutazioni da effettuare (sulla base di raccomandazioni di istituzioni e
associazioni scientifiche internazionali) sono le seguenti:
• valutazione della forza muscolare: se nei casi più tipici di "ictus cerebrale" (vedi in seguito)
è immediatamente percepibile la completa perdita di forza e assenza di qualsiasi movimento a
carico di un arto o degli arti di un lato (paralisi), in casi più lievi di perdita solo parziale della forza
(paresi), alcune semplici manovre permettono di evidenziare riduzioni anche di modesta entità della
forza muscolare: facendo protendere al soggetto le braccia in avanti, dopo qualche secondo il
braccio paretico tenderà ad abbassarsi. Un'ulteriore valutazione della forza può essere fatta
chiedendo al soggetto di stringere le mani dell'esaminatore, che dovrà valutare se ci sono differenze
di forza tra i due lati.
• valutazione di eventuali paralisi o paresi della muscolatura facciale: chiedendo al soggetto
di sorridere o gonfiare le gote, si valuta se i muscoli di un lato si muovono meno di quelli dell'altro
lato; chiedendo al paziente di chiudere gli occhi si valuta se il soggetto esegue l'azione con uguale
forza da entrambi i lati oppure se da un lato l'occhio rimane aperto o semiaperto: quest'ultima
condizione si verifica solo nella paralisi "periferica" del nervo facciale e non nell'ictus cerebrale
(vedi in seguito);
• valutazione del linguaggio: nei casi più gravi ci può essere una difficoltà a parlare che può
giungere fino alla completa impossibilità di esprimere con parole i propri pensieri (afasia): in casi
più lievi un disturbo del linguaggio può essere evidenziato chiedendo al soggetto di ripetere frasi
tipo "trentatreesimo reggimento di artiglieria a cavallo". Può esservi anche un disturbo
dell'articolazione della parola (abburattata, strascicata), denominato disartria.
Oltre a queste valutazioni fondamentali è utile evidenziare eventuali alterazioni della reattività
pupillare. La pupilla varia di dimensioni in rapporto alla maggiore o minore luminosità ambientale:
in condizioni di media luminosità anche le pupille saranno di medio e uguale diametro. Illuminando
con una piccola torcia elettrica un occhio, la relativa pupilla ma anche quella dell'altro occhio si
restringeranno; diminuendo la luminosità ambientale entrambe le pupille tenderanno a dilatarsi. È
importante valutare anomalie del diametro pupillare in una o entrambe le pupille, tenuto conto della
luminosità ambientale e anche assenza o ritardo del riflesso di restringimento pupillare alla luce,
che ricordiamo interessa entrambe le pupille, anche quando soltanto una venga illuminata.
La principale emergenza che può verificarsi nell'ambito delle patologie neurologiche è costituita
dall'ICTUS CEREBRALE. Questo si verifica per insufficiente apporto sanguigno (ischemia) oppure
un'emorragia in una determinata area del cervello: le cellule nervose vengono quindi danneggiate in
modo reversibile o irreversibile e si manifestano i segni e sintomi dovuti alla perdita della loro
funzione (deficit neurologici): nei casi più tipici si verifica una completa perdita di forza (paralisi)
degli arti di un lato del corpo e/o della muscolatura di un lato della faccia, associato a disturbi del
linguaggio se è colpito il lato destro (sinistro nei soggetti mancini); più raro è riscontrare disturbi
della sensibilità o della coordinazione motoria etc. I sintomi possono essere gravi e indicativi di un
esteso processo ischemico o emorragico: in questo caso gli arti colpiti saranno completamente
immobili e flaccidi e ci potrà essere un'alterazione dello stato di coscienza (torpore, sonnolenza,
sopore).
Altre volte la sintomatologia è più sfumata: può essere colpito esclusivamente o prevalentemente un
solo arto e la perdita di forza muscolare può non essere completa ma parziale (paresi) ed
evidenziabile solo con le manovre semeiologiche sopra riportate. In genere l'ictus colpisce soggetti
di una certa età e/o affetti da malattie croniche che costituiscono fattori di rischio per patologie
vascolari, come il diabete, l'ipertensione arteriosa o l'ipercolesterolemia. Il fumo è pure un
importante fattore di rischio per tali patologie. Una evenienza rara ma grave è costituita dalla
emorragia subaracnoidea, vale a dire un sanguinamento tra il cervello e le meningi che lo rivestono
dovuto all'improvvisa rottura di una malformazione vascolare intracranica congenita. Il soggetto è
colto improvvisamente in pieno benessere da un mal di testa fortissimo che raggiunge il suo acme in
pochi secondi e che presto è accompagnato dalla comparsa di obnubilamento della coscienza e/o
deficit neurologici: degno di nota il fatto che, a differenza del classico ictus, l'emorragia
subaracnoidea colpisce soggetti giovani e fino a quel momento perfettamente sani. In tutti questi
casi deve essere immediatamente contattato il centro di telemedicina e prevista un'evacuazione
rapida del soggetto con mezzo aereo o navale veloce, poiché è necessario in tempi rapidi un
ricovero ospedaliero, preferibilmente in strutture dedicate (stroke units).
La PERDITA DI COSCIENZA rappresenta un'evenienza non rara a bordo. Svariate possono essere
le cause di uno stato di incoscienza: SVENIMENTO (SINCOPE VASO-VAGALE o LIPOTIMIA)
SHOCK da gravi traumi, stati tossici generali in corso di infezioni gravi, abbondante perdita di
sangue o liquidi, insufficienza cardiaca acuta etc: TRAUMA CRANICO ICTUS CEREBRALE
EPILESSIA AZIONE DI FARMACI E STUPEFACENTI alcool, oppiacei, sedativi CAUSE
DISMETABOLICHE coma diabetico, uremico etc.
Tralasciando le cause dovute a patologie croniche e situazioni rare, qui ci limiteremo a descrivere
alcune norme generali di comportamento e manovre d'urgenza che vanno messe in atto per chiarire
la causa della perdita di coscienza e portare i primi soccorsi. Innanzitutto va praticato un rapido
esame della situazione, che il più delle volte è sufficiente per chiarire la causa dell'incoscienza e
orientare la condotta successiva. Se il soggetto non recupera rapidamente la coscienza in seguito a
sollecitazioni verbali, tattili o debolmente dolorifiche, come nella maggior parte dei casi di semplice
svenimento, attenersi alle seguenti raccomandazioni:
• all'inizio non muovere il paziente a meno che non sia in posizione di pericolo e possono
essere esclusi con sicurezza traumi e fratture; porlo comunque in posizione su un fianco per
impedire il rovesciamento della lingua all'indietro e l'aspirazione di eventuali secrezioni;
• valutare se si percepisce il polso o l'attività cardiaca ponendo un fonendoscopio sul torace
del soggetto; valutare se respira spontaneamente o se vi siano ostruzioni delle vie aeree. Se è
assente l'attività cardiaca e/o il respiro spontaneo, intervenire subito con le manovre di rianimazione
cardiorespiratoria
• valutare se vi siano segni di trauma, sanguinamenti o fratture; tamponare immediatamente
gli eventuali sanguinamenti;
• monitorare continuamente il paziente rilevando polso, pressione arteriosa e numero di atti
respiratori per minuto e riferirne al medico di assistenza radio-medica.
• raccogliere notizie su eventuali patologie sofferte dal soggetto in passato e se assumesse
farmaci, verificare se sono presenti farmaci nella sua cabina o confezioni vuote e ogni altra
indicazione che possa indirizzare su un abuso di farmaci o stupefacenti;
• valutare altri importanti dati obiettivi quali il colorito della cute, l'ampiezza e la reattività
delle pupille, se sono presenti movimenti spontanei degli arti.
Lo svenimento semplice (sincope vaso-vagale) è un'evenienza che può verificarsi anche in soggetti
sani in svariate situazioni (stress psicofisico, esposizione al calore, sudorazione, forti emozioni,
stato di ripienezza gastrica o al contrario stomaco vuoto): la causa scatenante è in genere
immediatamente rilevabile; il soggetto è pallido e sudato e riprende prontamente la coscienza se
stimolato verbalmente o con stimoli dolorifici lievi.
Nell'epilessia la perdita di coscienza è accompagnata da convulsioni o contrazioni di tutta la
muscolatura o parte di essa; ci possono essere morsicatura della lingua o perdita involontaria di
urina o feci. In genere trattasi di soggetti che hanno già presentato crisi analoghe in passato e
assumono per questo specifici farmaci. Una crisi può verificarsi per un'irregolarità nell'assunzione
della terapia o anche in caso di esposizione a stress prolungato, alterato ritmo sonno-veglia o
eccesso di assunzione di alcolici. In caso di convulsioni si deve porre un corpo morbido (fazzoletto,
garza) nella bocca, per impedire morsicature della lingua e suoi rovesciamenti all'indietro. In
genere, la crisi si risolve spontaneamente, lasciando per qualche tempo una profonda astenia. Il
medico consiglierà se somministrare farmaci.
La CEFALEA (mal di testa) è un sintomo di frequentissimo riscontro, associato alle più svariate
situazioni non necessariamente patologiche (ansia, affaticamento, tensione emotiva, fattori
meteorologici...) o che accompagna in modo aspecifico svariate malattie (affezioni febbrili specie
delle prime vie respiratorie, influenza, virosi etc.); in altri casi la cefalea appare in maniera
ricorrente come unico sintomo (cefalea cosiddetta "essenziale" come ad es. l'emicrania), mentre
solo in una piccola percentuale di casi essa rappresenta la spia di una grave patologia a carico del
sistema nervoso (vedi la descrizione fatta in precedenza dell'emorragia subaracnoidea). La presenza
a bordo di un paziente che riferisce cefalea è quindi evenienza comune, che nella stragrande
maggioranza dei casi può essere spiegata con l'esposizione a fattori ambientali come alta
temperatura, affaticamento, esposizione al sole etc. Una cefalea non deve essere comunque
sottovalutata e si devono valutare vari fattori che metteranno il medico del centro di telemedicina in
condizione di dare un'esatta valutazione della situazione.
In particolare è necessario:
• raccogliere accurate informazioni sui precedenti clinici del paziente e se abbia già
presentato altre crisi di cefalea, se assuma allo scopo dei farmaci o possa aver abusato di analgesici
in tempi recenti. Investigare anche se abbia avuto traumi cranici recenti, anche lievi;
• descrivere accuratamente le caratteristiche del dolore: sordo, "come un peso" o un "cerchio
alla testa", trafittivo, pulsante etc; la sua localizzazione e i sintomi eventualmente associati (nausea,
vomito, alterazioni della vista, stanchezza o anormale rallentamento delle funzioni psichiche);
• effettuare un esame neurologico.
I farmaci comunemente usati per il trattamento sintomatico del mal di testa sono i comuni
analgesici (aspirina, noramidopirina etc.) compresi della cassetta medicinali ministeriale. Se l'esame
neurologico non mostra anomalie e la coscienza è normale, può essere somministrata una dose di
uno di tali farmaci nell'attesa di ricevere assistenza radio-medica.
Infine vale la pena menzionare la PARALISI DEL NERVO FACCIALE (detta anche "paralisi di
Bell" o "paralisi a frigore", cioè da freddo), una situazione che a bordo può verificarsi con una certa
frequenza e può essere confusa con patologie più gravi, mentre invece non costituisce una
condizione d'urgenza. In questa affezione vi è una paralisi completa dei muscoli facciali di un lato,
dovuta in genere a una neurite acuta del nervo facciale scatenata il più delle volte da un'esposizione
a freddo, correnti d'aria, sbalzi di temperatura, umidità. La bocca appare asimmetrica e i muscoli
facciali di un lato "cadenti"; il soggetto, invitato a sorridere, muoverà i muscoli di un solo lato;
inoltre sono interessati anche i muscoli del settore superiore della faccia; il soggetto non sarà in
grado di corrugare la fronte da un lato e di chiudere l'occhio dal lato colpito, poiché anche i muscoli
deputati a queste azioni sono paralizzati; l'interessamento del settore superiore differenzia la
"benigna" paralisi del facciale da freddo dall'interessamento dei muscoli facciali in corso di ictus
cerebrale, che interessa solo i muscoli facciali inferiori e non quelli della zona oculare e frontale.
I FARMACI per il trattamento di tutte queste forme non sono numerosi:
• comuni analgesici-antipiretici a base di aspirina, paracetamolo, noramidopirina, ibuprofene
etc, comunemente presenti in tutte le case e acquistabili senza obbligo di ricetta medica;
• prodotti cortisonici in fiale: betametasone 4 mg (Bentelan), desametasone 4 mg (Decadron),
idrocortisone (Flebocortid) etc. Questi, oltre ad essere essenziali in molte patologie (asma, allergie
etc), possono essere somministrati (solo dietro consiglio radio-medico) nell'ictus cerebrale e anche
nella paralisi del facciale.
• farmaci sedativi a base di benzodiazepine come lorazepam (Tavor, Control), bromazepam
(Lexotan), diazepam (Valium) e molte altre formulazioni, in gocce o compresse, che possono essere
utili, sempre dietro consiglio radio-medico nelle crisi epilettiche, oltre che ovviamente negli stati di
ansia e stress che pure costituiscono un'evenienza tutt'altro che trascurabile a bordo.
LE PATOLOGIE ADDOMINALI
Chiunque di noi nella vita si è trovato improvvisamente di fronte a un quadro di dolore addominale
acuto, improvviso, spesso inspiegabile, col risultato di percepire un senso d'impotenza di fronte a un
evento difficilmente spiegabile. Senso di impotenza tanto più forte in quanto coinvolge spesso
persone come bambini o anziani non in grado di descrivere con chiarezza i propri sintomi. È quindi
il caso di provare a descrivere, a inquadrare e a provare di proporre un itinerario diagnostico e
talvolta terapeutico per le principali patologie addominali.
Intendiamo come addome tutto quel vasto spazio compreso sotto la gabbia toracica, esteso ai
fianchi, che termina all'attaccatura delle gambe. È facilmente intuibile che l'enorme numero degli
elementi compresi in questo spazio rende quanto mai difficoltosa una diagnosi di "sede", in quanto
gli organi spesso si sovrappongono, si compenetrano, i loro terminali nervosi sono irradiati spesso
distanti da essi; pertanto ogni supposizione deve basarsi sulla capacità di riconoscere tali segni e di
saperli interpretare. Di più: è necessario saper descrivere tali segni per eventualmente comunicarli a
un medico in grado di "decrittarli" e consigliare un iter diagnostico e terapeutico funzionale alla
bisogna.
È bene, anzi direi determinante, non perdere mai la calma di fronte a un evento improvviso e
apparentemente inspiegabile, tanto più se coinvolge un nostro caro, un bambino, un anziano, uno
straniero. La nostra calma, associata alla capacità di riconoscere alcuni segnali, può realmente
contribuire a salvare una vita o quantomeno a indirizzare la terapia nel giusto corso.
Pertanto iniziamo a considerare quali sono gli aspetti da tenere sempre presente:
• LA STORIA. Considerare se esistono delle patologie preesistenti, tipo tendenza alla colite,
calcoli renali o infezioni urinarie ricorrenti, operazioni chirurgiche recenti, traumi, patologie
cardiovascolari. Particolare importanza possono rivestire informazioni sulla dieta o sull'azione di
bevande fredde o gasate.
• LA SEDE. Determinante per qualsiasi diagnosi e provvedimento terapeutico da assumere.
È buona norma, con un pizzico di immaginazione, dividere l'addome in questo modo,
immaginandolo come un grande quadrato diviso in nove parti: tre sopra l'ombelico, tre a livello
dell'ombelico, tre sotto l'ombelico, in modo da poter indicare il punto di partenza del dolore e la sua
eventuale diramazione. Alcune patologie hanno una localizzazione tipica, come l'appendicite, con
dolore nel quadrante in basso a destra, la gastrite, nel quadrante superiore centrale e via di seguito.
• L'ASPETTO. Sempre considerando la necessità di acquisire informazioni più precise, è
buona norma osservare sia l'addome sia il modo che ha il paziente di affrontare il dolore
(atteggiamento antalgico). La presenza di macchie, di gonfiori localizzati o diffusi, di arrossamenti,
di strie rossastre può indirizzare verso una diagnosi, così come il colorito della cute, il suo aspetto
asciutto o umido possono aiutare. L'atteggiamento poi del paziente è talvolta patognomonico, come
l'assunzione di una posizione rannicchiata tipo fetale ci fa sospettare una calcolosi
• LA REAZIONE. Non bisogna avere paura di toccare l'addome dolente. Bisogna capire se il
dolore è solo viscerale, quindi la nostra palpazione non modifica il quadro del dolore, o è più
superficiale, per cui sono interessate anche le strutture di supporto, ad esempio, nel quadro
pericoloso dell'addome acuto la parete addominale si presenta dura come un piano di legno. A volte
il dolore irradiato si manifesta premendo (leggermente) zone dell'addome diverse da quelle in cui
compare il dolore. Far respirare il malato e premere nella fase dell'inspirazione ci fa affondare la
mano fino a sfiorare organi molto profondi che si risvegliano sfiorandoli.
• SEGNI ACCESSORI. Trattandosi di un settore del corpo umano che interessa molti organi
è bene considerare che anche molte funzioni sono coinvolte nelle loro affezioni. Ricordarsi sempre
che l'essere umano è un tutt'uno, non singoli settori non comunicanti tra loro e difficilmente è
presente un dolore addominale con assenza di altri segni accessori.
Considerare quindi anche funzioni che ci appaiono lontano dall'addome, come cefalea, nausea,
alito, vertigini. Rilevare sempre la pressione, la temperatura (che aumenta sempre in tutte le
infezioni anche quelle addominali), il polso e il respiro (se l'addome è gonfio il paziente fatica a
respirare).
Segni accessori che interessano più da vicino l'apparato addominale sono le funzioni urinarie (le
urine sono frequenti, torbide nelle patologie del rene e della vescica) le feci (presenza di diarrea
nelle infezioni intestinali e di stipsi nell'appendicite, feci giallastre nelle patologie del fegato e della
colecisti).
Abbiamo visto come in realtà i segni da considerare sono moltissimi e di aspetto molteplice, per cui
solo una raccolta precisa di questi dati può consentire di giungere a una soluzione del quesito del
dolore addominale.
È bene concludere questa breve trattazione con un elenco di farmaci di facile reperibilità che
possono essere utili e sarebbe bene avere sempre a bordo per ogni evenienza.
Concludiamo queste brevi note rammentando l'obiettiva difficoltà a riconoscere le patologie
esaminate e invitando, pertanto, a contattare immediatamente un medico in caso di comparsa dei
sintomi descritti. La mente fredda è la migliore collaborazione possibile tra malato e medico.
− FARMACI ANTIDOLORIFICI O ANTISPASTICI
Sono farmaci di uso comune come il Buscopan che è bene avere in confezioni diverse tipo iniezioni
supposte compresse, non sempre un paziente che vomita può assumere una compressa e non sempre
si è in grado di fare un'iniezione a un paziente che si agita. Un analgesico come l'Aspirina o il
Paracetamolo è indicato nei casi di bambini con dolori addominali leggeri accompagnati da febbre,
ma bisogna sempre considerarne la pericolosità in caso di dolori gastrici.
− ANTIBIOTICI
Indispensabili in caso di infezioni di tipo tifoide o urinario o appendocolare. Sono consigliabili
antibiotici a largo spettro come Ampicilline, Tetracicline, Cefalosporine. Utili anche in questo caso
avere sia compresse che iniezioni per i motivi già esposti sopra.
− ANTIDIARROICI
L'uso è intuitivo. In genere la Loperamide si è dimostrata molto efficace nel risolvere gran parte
delle diarree frequenti nei viaggiatori, specie se abbinata a un'abbondante reidratazione a base di
acqua minerale, the, succhi di frutta e specifici sali reidratanti. È bene comunque, durante i viaggi,
assumere solo cibi cotti.
− REGOLATORE DELLA MOTILITÀ INTESTINALE
Non ci sono grazie al cielo solo patologie gravi ma anche forme di malessere vago, le dispepsie, che
sono facilmente controllabili con farmaci tipo Motilium e Peridon attivi anche contro nausea e
vomito.
L'ASMA BRONCHIALE
Viene definita come malattia infiammatoria caratterizzata da ostruzione, quasi sempre reversibile,
delle vie aeree, spontaneamente o dopo terapia farmacologica. Il meccanismo d'azione avviene nei
bronchioli, le fini diramazioni dei bronchi Chiunque può ammalarsi d'asma e in qualsiasi momento
della vita, anche se avviene con maggior frequenza durante l'infanzia, la prima maturità e la terza
età. Circa il 5% della popolazione nei paesi industrializzati è affetto da asma. In Italia si calcola che
vi siano circa tre milioni di soggetti asmatici e fra di loro molti sono bambini e adolescenti. L'asma
è la malattia cronica più diffusa nell'infanzia. L'asma è da considerarsi, a tutti gli effetti, una
malattia sociale. È causa di milioni di ore di assenza dal lavoro e costringe i soggetti affetti a
svolgere in tono ridotto la propria attività lavorativa, scolastica o ricreativa. L'asma è una delle
malattie respiratorie croniche più diffuse nel mondo, presente in tutti i paesi anche se con livelli
molto variabili. Rappresenta quindi un consistente problema di sanità pubblica, anche perché la sua
prevalenza è in aumento a causa della convergenza di diversi fattori, quali l'esposizione al fumo di
tabacco anche passivo, l'aumento delle malattie allergiche e dell'inquinamento ambientale.
Si tratta di una malattia complessa che si manifesta attraverso un'infiammazione cronica delle vie
aeree. L'infiammazione genera un aumento della reattività bronchiale che, a sua volta, causa episodi
ricorrenti (i cosiddetti "attacchi d'asma") di crisi respiratorie: mancanza d'aria, respiro sibilante,
senso di costrizione toracica e tosse. Durante gli attacchi, che possono essere improvvisi o graduali,
peggiorano i sintomi e la funzionalità respiratoria. Se non trattati in modo adeguato, gli attacchi
possono essere anche molto gravi e addirittura fatali. Aver individuato nell'infiammazione cronica il
punto chiave della definizione della patologia, come avvenuto in anni recenti, ha avuto importanti
ricadute sia a livello diagnostico sia di trattamento dell'asma.
L'elemento che caratterizza l'attacco d'asma è la difficoltà al passaggio dell'aria attraverso i bronchi,
vale a dire l'ostruzione bronchiale.
Tre sono i fattori che possono causare questo fenomeno:
• I muscoli che avvolgono i bronchi si contraggono e si accorciano sin quasi a strozzarli;
• La mucosa dei bronchi si gonfia per accumulo di liquido fuoriuscito dai vasi bronchiali;
• Nello spazio interno ai bronchi si accumula catarro abbondante prodotto dalle ghiandole
bronchiali che ostruisce ulteriormente il passaggio d'aria.
Vi sono diversi mediatori chimici coinvolti che provocano la contrazione della muscolatura
bronchiolare e conseguente difficoltà respiratoria: l'istamina, diversamente dalle altre reazioni
allergiche, in questa patologia, ha solo un ruolo secondario.
L'iperreattività bronchiale è il cardine dell'asma e discrimina i soggetti asmatici da quelli non
asmatici. La gravità dell'asma è data dal broncospasmo, dall'edema e dalle secrezioni delle mucose
prodotte dall'infiammazione delle vie respiratorie. Molti asmatici sono allergici e l'esposizione
all'allergene provoca broncospasmo, infiammazione, infine l'attacco asmatico. L'insorgenza di un
attacco asmatico in età infantile indirizza la diagnosi verso una forma allergica, e con la crescita si
assiste alla diminuzione o addirittura alla scomparsa dei sintomi.
È opinione molto diffusa che l'asma sia sempre provocata da allergia. In verità questo è vero solo
nel 50% dei casi. I soggetti che vanno incontro a questa malattia sono spesso predisposti
geneticamente (hanno parenti con manifestazioni allergiche) e manifestano precocemente reazioni
allergiche (eczema, intolleranze alimentari, rinite ecc). Tuttavia l'ambiente gioca un ruolo
determinante: i fattori ambientali possono infatti scatenare l'asma o indurre una sensibilizzazione
allergica anche in soggetti non predisposti.
Alcune delle sostanze di origine naturale in grado di scatenare allergie e asma sono:
• gli acari;
• le muffe;
• i derivanti epidermici degli animali domestici (gatto, cane, coniglio, cavallo, scarafaggi);
• i pollini (graminacee, parietarie, betulla, nocciolo, olivo, ambrosia);
• alimenti, in particolar modo il latte, l'uovo, i crostacei, il merluzzo, alcune verdure e frutte;
• metalli tipo nichel, che si trova in alimenti, nel pentolame, nei goielli e nelle monete.
Alcuni additivi che servono per la conservazione degli alimenti possono scatenare una reazione
allergica di tipo asmatico. Recentemente, inoltre, sta diventando sempre più diffusa una forma di
allergia al lattice, componente naturale dal quale si estrae la gomma. Può dare arrossamenti e
orticaria ma anche gonfiore diffuso alle labbra, al volto e a tutto il corpo e creare non pochi
problemi a livello respiratorio con rinite e asma anche di notevole gravità, Spesso chi è allergico al
lattice lo è anche a una pianta ornamentale molto diffusa, il ficus benjamin, nonché ad alcuni
alimenti tra cui le banane, le castagne, gli avocadi, i kiwi e le nocciole
Non è ben noto il ruolo degli allergeni nella genesi dell'asma, ma diversi studi ne sottolineano
l'importanza, soprattutto nell'età infantile. Nei bambini sotto i due anni non ancora sensibilizzati agli
allergeni, le infezioni respiratorie possono scatenare un broncospasmo. Nei bambini più grandi,
l'allergia diventa un fattore sempre più importante nello sviluppo, nella persistenza e nella gravità
dell'asma bronchiale. È stato dimostrato che gli individui con almeno un genitore affetto da rinite
allergica o asma hanno un rischio maggiore di sviluppare una forma asmatica.
Possono predisporre allo sviluppo dell'asma un'esposizione a livelli elevati di allergeni, per esempio
dell'acaro della polvere domestica, oppure la forfora degli animali domestici in particolare fino
all'età di 12-13 anni.
L'asma è spesso associata a un fenomeno noto come atopia, cioè un'iperproduzione di
immunoglobuline E (IgE) dirette contro i comuni allergeni ambientali, come i pollini di fiori e
piante, le spore dei funghi, gli acari della polvere, i peli degli animali, le muffe e alcune proteine
animali. In seguito all'esposizione ad allergeni, gli anticorpi già sensibilizzati danno il via alla
risposta infiammatoria. L'atopia è il maggior fattore di rischio, noto per lo sviluppo di asma
bronchiale e di altre forme allergiche.
Le tipologie di asma più frequenti sono:
• Asma professionale;
• Asma da sforzo;
• Asma da reflusso gastroesofageo;
• Asma da farmaci;
• Asma da additivi alimentari;
• Asma e gravidanza.
ASMA PROFESSIONALE - Viene definita così quando è causata da sostanze che vengono
utilizzate o che, comunque, sono presenti nel luogo di lavoro. Essa rappresenta il 5-10% di tutte le
forme d'asma ed è forse la più frequente causa di malattia professionale polmonare nel mondo. Le
crisi possono sorgere sul luogo di lavoro oppure sopraggiungere a distanza di tempo, per esempio la
sera a casa. Per questo è difficile collegare subito l'asma con il lavoro.
Tra le forme più conosciute ricordiamo:
• L'asma da PVC (polivinilcloruro), usato nella lavorazione delle materie plastiche;
• L'asma da TDI (Toluen-Di-Isocianato) usato nella verniciatura dei mobili, nell'industria
calzaturiera;
• L'asma dei panettieri, dovuta a un'allergia alle farine o agli acari;
• L'asma da latice, con rilevante frequenza e importanza negli operatori sanitari.
ASMA DA SFORZO - Lo sforzo fisico può causare crisi asmatiche specialmente nei bambini (che
eseguono facilmente sforzi fisici più intensi e duraturi degli adulti). Gli sport che provocano l'asma
più facilmente sono quelli che determinano un aumento rapido e intenso della respirazione. Anche
se il nuoto è uno degli sport meno a rischio per provocare l'asma, è talvolta sconsigliato perché un
eccesso di cloro contenuto nell'acqua delle piscine può scatenare una vera crisi d'asma. Il luogo in
cui avviene lo sforzo può inoltre condizionare la comparsa dei sintomi. In particolare la corsa in un
prato per un allergico alle graminacee può determinare la somma di due stimoli: aspecifico e
allergico.
ASMA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO - Non bisogna dimenticare che una concomitanza
tra reflusso gastroesofageo e asma rientra nella normalità. Se però tale episodio avviene con
eccessiva frequenza e si protrae troppo a lungo, diventa patologico. In questi casi è possibile che si
scatenino riflessi nervosi o che addirittura parte del contenuto gastrico venga aspirato nei bronchi e
causi delle crisi asmatiche specialmente notturne.
ASMA DA FARMACI O ASMA DA ASPIRINA - Alcuni soggetti (circa il 10%) dei soggetti
asmatici reagiscono con gravi crisi asmatiche all'assunzione di farmaci usati come antinfiammatori,
antidolorifici, antifebbrili. Tipicamente i sintomi appaiono uno o due ore dopo l'assunzione del
farmaco. Altri farmaci possono dare gravi crisi asmatiche: tra questi i beta bloccanti solitamente
utilizzati per l'ipertensione arteriosa e per il glaucoma.
ASMA DA ADDITIVI ALIMENTARI - Nei cibi e nelle bevande, ma anche nei farmaci, si trovano
spesso delle sostanze chimiche (additivi) come residuo dei processi di lavorazione oppure aggiunte
per prolungarne la conservazione e migliorarne l'aspetto (colore, densità, profumo ecc). Alcuni
additivi, in particolari pazienti, possono determinare crisi asmatiche. In questi casi la diagnosi è
estremamente complicata e spesso è necessario che all'assunzione dell'additivo si aggiunga un
secondo stimolo: ad esempio lo sforzo fisico.
ASMA E GRAVIDANZA - In gravidanza il decorso dell'asma è imprevedibile. Può migliorare,
peggiorare o rimanere invariato. Le possibili interferenze tra le due condizioni riguardano da un lato
la possibilità che durante una crisi asmatica grave arrivi al feto sangue non sufficientemente
ossigenato, dall'altro che i farmaci possano danneggiare il feto. Questi ultimi, però, se usati
correttamente, hanno effetti collaterali molto ridotti. Per quanto riguarda l'influenza dell'asma sulla
gravidanza e sulla crescita del feto, tutti gli studi fatti sono rassicuranti. Solo l'asma grave può
creare problemi a un normale decorso della gravidanza.
La diagnosi dell'asma
La diagnosi di asma però non è semplice, soprattutto nei bambini piccoli. I sintomi più frequenti
della malattia sono problemi e crisi respiratorie, tosse, soprattutto di notte, sibili, raffreddori di
lunga durata, senso di oppressione al torace.
Se compaiono questi sintomi oppure c'è un sospetto di asma bronchiale, è necessario rivolgersi
immediatamente al proprio medico di base, il quale dopo, un'indagine accurata, valuterà se il
paziente va sottoposto a ulteriori accertamenti specialistici. In particolare è lo pneumologo lo
specialista più indicato per un'analisi globale della situazione e lui cercherà di arrivare a
un'eventuale diagnosi d'asma seguendo il seguente percorso:
− La storia clinica: dalla quale si possono ottenere informazioni determinanti sulla storia
familiare e lavorativa del paziente, le abitudini di vita, le caratteristiche dei sintomi, i fattori che si
associano alla crisi asmatica ecc. Attraverso un accurato esame fisico si può già fare diagnosi nel
caso in cui il paziente venga visitato durante una crisi asmatica. Ponendo il fonendoscopio sul
torace è possibile sentire i rumori caratteristici per asma. Frequentemente però l'asmatico si rivolge
al medico a crisi già superata e quindi sono necessari esami particolari che rivelano lo stato di asma;
− Test della funzionalità polmonare, come la spirometria: contribuiscono a effettuare una
diagnosi corretta valutando i parametri funzionali del polmone e misurando il grado di ostruzione al
livello dell'albero bronchiale. A volte, se la spirometria viene effettuata tra un attacco dell'asma e un
altro, i parametri misurati potrebbero essere del tutto normali e quindi bisogna fare il cosiddetto test
di provocazione bronchiale;
− Test di provocazione bronchiale: attraverso stimoli di natura fisica o chimica (aria fredda,
nebbia, test da sforzo oppure attraverso l'inalazione di una sostanza, la metacolina, è possibile
provocare la riduzione del lume bronchiale, rivelando così l'esistenza di un'ipereattività bronchiale;
− Test cutanei o prove allergiche: consistono nel mettere a contatto la parte sensibile della
pelle del paziente con le sostanze verso cui si sospetta una sensibilizzazione (allergeni). Si possono
eseguire iniettando con un piccolo ago l'estratto nella pelle (test intradermico), ma più
frequentemente si punge leggermente la pelle dove è stata depositata una goccia di estratto
dell'allergene, il cosiddetto prick test. Questi esami sono rapidi, indolori e privi di rischio;
− Prist e Rast: il controllo ematico delle quantità di IgE totali e IgE specifici presenti.
La terapia dell'asma
L'asma è una malattia cronica, per la quale non esiste oggi alcun trattamento risolutivo. È possibile,
però, controllarne il decorso, riducendo gli attacchi d'asma e le loro conseguenze, come i sibili e la
tosse, e le difficoltà respiratorie. Per effettuare un piano di controllo adeguato è importante che la
malattia sia diagnosticata precocemente, per evitare gli effetti dannosi di un'infiammazione cronica.
È l'infiammazione che determina il livello di gravità dell'asma ed è anche il fattore che meglio
risponde alla terapia con farmaci antinfiammatori somministrati per via inalatoria, anche in assenza
di altri sintomi.
L'ostruzione bronchiale causata da contrazione del muscolo cardiaco può essere trattata con
inalazione di farmaci broncodilatatori.
Questo tipo di farmaco ha invece un effetto lieve sull'edema della parete delle vie aeree, che
richiede la somministrazione di antinfiammatori quali cortisonici che agiscono anche sulla
formazione di tappi di muco che occludono le vie aeree periferiche. I farmaci possono essere
somministrati in forme diverse, dallo spray alle pillole, ma la corretta terapia è necessariamente
individuale e quindi un piano di controllo dell'asma va messo a punto secondo il tipo e la ricorrenza
degli attacchi nei diversi pazienti. Può anche succedere che il trattamento non faccia effetto a causa
delle alterazioni strutturali associate all'infiammazione cronica.
Come abbiamo già accennato, allo stato attuale non esistono cure mediche utili a una guarigione
certa e definitiva. Esistono tuttavia numerosi ed efficaci trattamenti in grado di curare l'asma o di
controllare i sintomi. L'obiettivo della terapia dell'asma è di consentire al paziente il mantenimento
di uno stato di benessere con condizioni di vita il più possibile normale, compresa una normale
attività lavorativa e la pratica di un'attività sportiva La terapia va proseguita per tutta la vita oltre
all'attuazione di semplici accorgimenti nello stile di vita.
I farmaci utilizzati per la cura dell'asma si dividono in tre categorie:
− Anti-infiammatori: cortisone, cromoni e antileucotrieni;
− Broncodilatatori: betastimolanti a lunga e breve durata d'azione, teofillinici a lento rilascio,
anticolinergici. Adrenalina;
− Anticorpi monoclonali: la nuova frontiera nella terapia dell'asma consiste nella
somministrazione di anticorpi monoclonali generati in laboratorio usando le tecniche della biologia
molecolare che inibiscono le vie infiammatorie, bloccando l'attacco di asma.
Tutti questi farmaci vanno usati sempre quando servono e alle dosi necessarie per sfruttare il
massimo effetto. Non tutti i farmaci sono somministrabili per aerosol e in qualche caso è necessario
ricorrere ad altre vie, ma la regola di privilegiare la via inalatoria è sempre valida. I farmaci possono
essere somministrati attraverso l'utilizzo di bombolette spray, erogatori di polvere, nebulizzatori.
Il tipo e la dose dei farmaci sono scelti in base alla gravità dell'asma. La regola è che si devono
utilizzare i farmaci necessari per ridurre al minimo i sintomi nel più breve tempo possibile,
diminuendo poi gradualmente la terapia fino ai minimi dosaggi in grado di mantenere sotto
controllo l'asma. Ogni riduzione delle terapie dovrà avvenire dopo un periodo di stabilizzazione.
Conoscere la malattia
Oltre all'uso dei farmaci, è stato ampiamente dimostrato che l'educazione del paziente e la
conoscenza della sua malattia è fondamentale per prevenire gli attacchi di asma.
Attualmente sono disponibili alcuni oggetti portatili, semplici da usare e a basso costo, che
consentono ai pazienti e al medico una misurazione dell'ostruzione bronchiale sufficientemente
precisa e attendibile: il misuratore di picco di flusso e gli spirometri portatili.
Il monitoraggio del picco di flusso e la compilazione di un diario dei sintomi, rendono possibile
un'autovalutazione della malattia e forniscono al medico importanti informazioni. Il picco di flusso
(PEF) è la misura della massima velocità con la quale si è in grado di espirare aria dai polmoni. Se i
bronchi sono chiusi (asma) il passaggio di aria si fa più difficile e il PEF si abbassa. La misura del
PEF va fatta almeno due volte al giorno e comunque tutte le volte che il paziente sente "mancanza
di respiro". Una volta che il paziente conosce il suo valore personale normale, può capire subito se
il suo valore del picco di flusso si sta abbassando e conseguentemente può autonomamente
incrementare i dosaggi dei farmaci che lui assume abitualmente ancora prima di rivolgersi al
proprio medico.
Il paziente asmatico ha un ruolo determinante nel controllo e nella gestione della sua malattia. Egli
può infatti contribuire a evitare le cause dell'asma attraverso:
• l'attuazione di essenziali norme igieniche di prevenzione;
• il monitoraggio della malattia;
• la prevenzione dei sintomi e la cura con i farmaci.
Le misure igieniche ambientali di prevenzione
L'acaro della polvere di casa è un minuscolo organismo che vive nella polvere ed è una delle più
importanti cause di asma allergico. Evitare l'esposizione agli acari è difficile ma si può senz'altro
limitarne la diffusione. In casa il primo bersaglio della profilassi ambientale deve essere la stanza da
letto.
− Arredare la camera con mobilio semplice, indispensabile, a superfici lisce;
− Eliminare tutti gli oggetti che possono trattenere polvere (peluche, tappeti, tendaggi,
moquette, imbottiture);
− Il materasso e il cuscino devono essere nuovi e di materiale sintetico e devono essere
aspirati regolarmente una o due volte alla settimana;
− È utile avvolgere i materassi e i cuscini con fodere di materiale non poroso (antiacari) che
si trovano in commercio;
− Le coperte devono essere facilmente lavabili e devono essere esposte all'aria e al sole a
lungo;
− Aerare la stanza almeno 20 minuti al giorno;
− Lavare tutta la biancheria del letto con acqua molto calda almeno una volta alla settimana;
− Se il paziente è un bambino preferire giocattoli facili da pulire (di legno, gomma o
metallo). Eventuali giocattoli di pezza devono essere regolarmente lavati in acqua calda;
− Il paziente non deve sostare in locali mentre vengono fatte le pulizie e usare sempre un
aspirapolvere dotato di filtri efficaci;
− Mantenere il tasso di umidità al di sotto del 40-50%. Può essere controindicato
l'umidificatore mentre può essere indicato l'uso del condizionatore d'aria;
− I pazienti allergici alle muffe dovrebbero evitare di soggiornare in ambienti umidi o in aree
dove le muffe si sviluppano abbondantemente (zone in ombra, mucchi di foglie ecc.) e ricordarsi di
arieggiare bene le stanze chiuse da molto tempo Non dimenticate che anche la polvere di casa può
contenere una grande quantità di spore di muffe;
− Altrettanto importanti sono le misure di profilassi in soggetti allergici ai pollini. La
conoscenza dei calendari pollinici permette, infatti, di evitare il soggiorno nelle zone più a rischio e
nei momenti di massima pollinazione.
LA PROFILASSI DELLE MALATTIE INFETTIVE
Anche andando per mare, specialmente se prevediamo di fermarci a terra per qualche settimana o
rimanere vicini alla costa a latitudini tropicali, dobbiamo fare attenzione a proteggerci dalle malattie
infettive e tropicali.
Se ne parlava già qualche secolo fa...
Le malattie principali che da secoli sembrano affliggere i marinai sono la febbre tifoide, il colera e
le dissenterie, le avitaminosi come lo scorbuto e il beri beri, come riportato da Robert Dudley (1):
La prima malattia comune in mare è la febbre ardente e continua, nominata da' marinai calendura, la
quale procede come sopra s'è detto, dalla cattiva aria e dall'infezione di alcune Coste, ne' climi
caldissimi e mal sani. La seconda malattia comune è flusso del sangue o mal di Pondi con febbre
cattiva. La terza malattia marittima è chiamata dai marinai scorbuta...
Tra la schiera di cultori della medicina ed igiene navale è doveroso fare posto ad almeno uno dei
grandi esploratori, in cui l'esperienza e la cura del benessere dell'equipaggio supplirono al difetto di
specifiche cognizioni mediche: il capitano James Cook.
Oltre allo scorbuto, altre malattie riportate da Cook sono le dissenterie e le "febbri lente", di cui gli
equipaggi soffersero gravemente durante e subito dopo la permanenza a Batavia (Jakarta,
Indonesia). Cook, nell'accennare alle febbri lente mostra d'averne ravvisato la causa determinante
nella perversità del clima: Si fecero sentire a ciascuno di noi i funesti effetti del clima e della
collocazione paludosa e bassa di questa città così rinomata: quasi tutti dell'equipaggio caddero
infermi: il dottor Solander era oppresso dalla febbre… il sig. Banks molestato da una gagliarda
febbre intermittente… era già cominciata la stagione delle piogge le zanzare e le moschite
sorgevano a nugoli dagli stagni del mare. Era l'insalubrità della zona, infestata evidentemente dalla
malaria.
Cos'è la malaria?
La Malaria è presente in oltre 100 paesi del mondo, ma prevalentemente è confinata alle aree
tropicali più povere dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina. Più del 90% dei casi e la grande
maggioranza dei decessi, si verificano nell'Africa tropicale ed equatoriale. Inizialmente i sintomi
della malaria si presentano con modalità simil-influenzale tra gli 8 e i 30 giorni dopo l'infezione. Si
manifesta quasi sempre con febbre fasica, accompagnata o meno da altri sintomi quali mal di testa,
dolori muscolari e debolezza, vomito, diarrea, tosse. Possono svilupparsi una tipica febbre ciclica
con tremori e copiosa sudorazione; sono quasi costanti la cefalea nucale, i brividi, l'alternanza del
caldo e del freddo e il malessere ingravescente.
La trasmissione del parassita, attraverso la puntura della zanzara, può avvenire durante tutto il
periodo dell'anno nelle regioni in cui la temperatura è costantemente sopra i 24°C. In regioni con
temperature più basse la trasmissione tende a seguire ritmi stagionali. La zanzara Anopheles
femmina, l'unica a poter trasmettere la malaria vive da tre a sei settimane e si sposta nel raggio di 1
o 2 chilometri
Come proteggersi?
La protezione dalla puntura degli insetti è la prima precauzione da prendere per prevenire la malaria
e può essere ottenuta indossando indumenti ampi fino a coprire polsi e caviglie, tramite l'impiego di
zanzariere che avvolgano il letto durante la notte, possibilmente impregnate di insetticida e
utilizzando presidi chimici (repellenti ad uso cutaneo ad esempio a base di DEET, uso di spirali
zanzarifughe al piretro, uso di altri piretroidi di sintesi e mediante fornelletti elettrici). La profilassi
farmacologica è un mezzo fondamentale per evitare il rischio di contrarre la malattia; il parassita,
inoculato dall'insetto vettore, viene infatti ucciso dal farmaco prima di poter esercitare i suoi effetti.
La profilassi farmacologica è strettamente individuale e varia non solo da persona a persona, ma
anche a seconda del Paese visitato, dalla durata della permanenza del viaggiatore nello stesso,
nonché dal periodo dell'anno in cui viene effettuato il soggiorno.
Le vaccinazioni obbligatorie e raccomandate
Il piano delle vaccinazioni da effettuare prima di un viaggio internazionale deve tenere contro
dell'epidemiologia della zona meta del viaggio, della durata del soggiorno, delle caratteristiche del
viaggio. Dopo aver fissato la data del viaggio, è opportuno mettere a punto un calendario delle
vaccinazioni, considerando un anticipo minimo di 4-6 settimane. Tutti i vaccini usati comunemente
possono essere somministrati simultaneamente in sedi separati ad almeno 2 centimetri di distanza.
Tuttavia, certi vaccini causano frequentemente reazioni locali che possono essere accentuate se
vengono iniettati simultaneamente più vaccini.
La vaccinazione obbligatoria oggigiorno riguarda solo la febbre gialla. La vaccinazione contro la
febbre gialla è mantenuta per due differenti ragioni: per proteggere gli individui nelle aree dove c'è
un rischio di infezione di febbre gialla e per proteggere i paesi vulnerabili dal rischio di
importazione del virus della febbre gialla. I viaggiatori devono pertanto essere vaccinati se visitano
un paese dove vi sia un rischio di esposizione alla febbre gialla. Essi devono obbligatoriamente
essere vaccinati se visitano un paese che richieda il certificato di vaccinazione contro la febbre
gialla quale condizione per entrare; questa condizione si applica a tutti i viaggiatori che arrivino da
un paese endemico per la febbre gialla (incluso il transito in aeroporto). Le vaccinazioni
raccomandate o consigliate sono: Il vaccino antitifoideo, Il vaccino contro l'epatite A, Il vaccino
contro l'epatite B, Il vaccino contro la poliomielite, Il vaccino contro il tetano, I vaccini contro le
meningiti.
Vaccini per viaggiatori
• vaccinazioni di routine DPT ( Difterite/Tetano/Pertosse);
Epatite B (HBV);
Haemophilus influenzae tipo B (Hib);
Morbillo;
Poliomielite (OPV o IPV).
• Uso selettivo per viaggiatori
Colera;
Influenza;
Epatite A (HAV);
Encefalite giapponese;
Malattia di Lyme;
Meningite meningococcica;
Malattia pneumococcica;
Rabbia;
Encefalite da zecche;
Tubercolosi (BCG);
Febbre tifoide;
Febbre gialla (per protezione individuale).
• Vaccinazione obbligatoria
Febbre gialla (per proteggere paesi vulnerabili);
Meningite meningococcica (per pellegrinaggi a La Mecca).
La vaccinazione contro la malattia meningococcica è richiesta dall'Arabia Saudita per i pellegrini
che visitano La Mecca per l'Haji ed è richiesta da qualche paese per i pellegrini che ritornano dal
pellegrinaggio.
I viaggiatori devono essere provvisti di una documentazione scritta di tutti i vaccini somministrati
usando preferibilmente il certificato di vaccinazione internazionale che è richiesto per documentare
la vaccinazione contro la febbre gialla.
Per una Consulenza sulla Profilassi Antimalarica e per effettuare le Vaccinazioni obbligatorie o
raccomandate potete rivolgervi al servizio vaccinale della vostra AUSL oppure ai seguenti centri
autorizzati a praticare la vaccinazione contro la febbre gialla e a rilasciare i relativi certificati validi
per uso internazionale:
• Ministero della Salute - Centri autorizzati alla profilassi
• Ministero della Salute - Vaccinazioni e profilassi nel mondo
Per Informazioni Aggiornate sui rischi infettivi Paese per Paese potete consultare i siti seguenti:
• Ministero della Salute - Informazioni per i viaggiatori
• Ministero degli Esteri - Viaggiare Sicuri
• WMO - International travel and health publication
• CDC - Travelers' Health
• ISID - ProMED Mail
Cos'è la "diarrea del viaggiatore"?
E' una forma di diarrea che può insorgere durante o subito dopo un viaggio in un paese con
condizioni igienico-sanitarie insufficienti. Si tratta di una condizione non grave a carattere
transitorio, che tuttavia può pregiudicare l'esito di una vacanza o di un viaggio. E' caratterizzata da
tre o più evacuazioni al giorno di feci non formate, spesso accompagnate da altri disturbi come
dolore e crampi addominali, nausea e, occasionalmente, febbre; i sintomi compaiono in genere nel
corso della prima settimana (ma possono manifestarsi in qualsiasi momento anche dopo il ritorno) e
si protraggono in genere per circa 4 giorni. Il 10% delle persone con questi sintomi presenta anche
perdita di sangue con le feci (diarrea ematica o dissenteria). Nella maggior parte dei casi la diarrea è
provocata dall'ingestione di bevande e alimenti contaminati da batteri; Escherichia coli,
Campylobacter, Shighella, Salmonella sono gli agenti più frequentemente implicati nell'insorgenza
di questo disturbo; in altri casi gli agenti responsabili sono virus o parassiti. Va rilevato che il clima
caldo-umido, il cambiamento delle abitudini alimentari e le carenze igieniche possono giocare un
ruolo favorente. Fattori predisponenti sono l'età inferiore a 30 anni, i viaggi avventurosi,
l'assunzione di farmaci che diminuiscono l'acidità gastrica (ad es. ranitidina, omeprazolo) e la
compromissione del sistema immunitario.
Come prevenirla?
Chi si reca nella aree ritenute a maggior rischio igienico sanitario, come l'Africa, il Sud America,
alcune aree del Medio Oriente e la maggior parte dell'Asia, deve porre particolare attenzione
nell'evitare alimenti e bevande che potrebbero essere contaminati. E' infatti importante:
• Lavarsi le mani dopo essere andati in bagno e prima di toccare il cibo;
• Utilizzare solo acqua contenuta in bottiglie sigillate (oppure bollita o potabilizzata) sia per
bere sia per lavare i cibi e lavarsi i denti
• Evitare il ghiaccio nelle bevande;
• Evitare cibi a maggior rischio di contaminazione batterica come frutti di mare, molluschi,
carne cruda o poco cotta, verdure crude, frutta fresca che non può essere sbucciata, cibi conservati
al caldo, piatti a base di uova crude (maionese, zabaione), latte e latticini non pastorizzati.
Dunque, in sintesi, tenete a mente:
BOLLITE, CUOCETE, SBUCCIATE O DIMENTICATE!
LE PIU' COMUNI MALATTIE INFETTIVE DELL'INFANZIA
Colpiscono i bambini in età scolare, quando i contatti stretti favoriscono la diffusione delle
infezioni, anche se tutte o quasi possono presentarsi anche in età adulta. Il contagio avviene
attraverso il contatto diretto con il muco o la saliva di un bambino già infetto, oppure con le
goccioline respiratorie emesse parlando, con tosse o starnuti. Per questo motivo, si presentano più
frequentemente in inverno e primavera. Morbillo, varicella e pertosse sono particolarmente
contagiose: circa il 90% dei bambini esposti al contagio si ammala. Poiché il periodo di incubazione
è di solito piuttosto lungo, può capitare che un bambino apparentemente sano manifesti la malattia
durante il viaggio in mare, pur avendola contratta 2 o 3 settimane prima. Imparare a distinguere una
malattia dall'altra può essere importante, perché alcune possono avere un decorso particolarmente
grave e richiedere lo sbarco immediato del paziente e perché, sebbene la maggior parte siano
causate da virus, la scarlattina e la pertosse sono batteriche, quindi, curabili con antibiotici.
Quali sono?
Morbillo, rosolia, varicella, scarlattina, quinta e sesta malattia, che sono esantematiche (cioè
caratterizzate dalla comparsa di macchie sulla cute), e parotite e pertosse, non accompagnate da
esantema. Tutte esordiscono con gli stessi sintomi: raffreddore, tosse secca, spossatezza e febbre.
Può essere presente ingrossamento dei linfonodi, bruciore agli occhi, insofferenza alla luce (che
deve essere sempre tenuta bassa). Le complicanze, anche se poco frequenti, sono in genere otiti,
sinusiti, laringiti e broncopolmoniti. L'aspetto e la distribuzione corporea dell'esantema sono invece
caratteristici di ognuna, così come alcune complicanze. Nella maggior parte dei casi s'istituisce una
terapia sintomatica: con antistaminici, se il prurito dovuto alle macchie diventa troppo fastidioso, e
con paracetamolo, se la febbre supera i 38,5°C. È necessario far bere spesso il piccolo, per evitare il
rischio di disidratazione e, se la febbre è molto elevata, effettuare spugnature di acqua fredda su
gambe e braccia. Non somministrare mai acido acetilsalicilico (aspirina), in quanto può esporre il
bambino a una gravissima malattia che colpisce soprattutto fegato e cervello e si rivela mortale
nella metà dei casi (sindrome di Reye). A volte, la febbre alta può provocare convulsioni, che si
manifestano con perdita di conoscenza, irrigidimento e scosse dei muscoli di braccia e gambe, che
durano pochi minuti e non provocano danni permanenti. È opportuno, però, girare il bambino su un
fianco, per evitare che la saliva gli vada di traverso e la lingua blocchi la gola; ma non bisogna
scuoterlo, né tentare di tenerlo fermo.
Come riconoscerle
MORBILLO - L'esantema del morbillo interessa prima il viso e poi, nell'arco di 2-3 giorni, braccia,
tronco e gambe. Appare come macchioline rosse, con tendenza a confluire tra loro assumendo
l'aspetto di grosse macchie, e si attenua in 3-4 giorni lasciando il posto a una desquamazione
cutanea. In un caso su mille, il morbillo causa un'encefalite, che in un terzo dei bambini colpiti
lascia purtroppo lesioni cerebrali permanenti. Per questo motivo in Italia è obbligatoria la
vaccinazione anti-morbillosa, che in genere viene somministrata a 15-18 mesi, associata a quella
anti-rosolia e anti-parotite.
ROSOLIA - Inizia con un ingrossamento dei linfonodi situati dietro le orecchie e sulla nuca, che
sono dolenti al tatto. L'esantema è sempre molto leggero e compare prima sul viso, con macchie
piatte di colore rosa che tendono a confluire tra loro, poi, dal secondo giorno, si estende al tronco e
alle gambe, dove forma puntini rossi molto piccoli e ben separati. Dato che i sintomi sono in genere
lievi, non è necessario imporre al bambino particolari restrizioni. L'unico vero problema della
rosolia è legato all'eventualità che una donna contragga l'infezione in gravidanza, qualora non
l'abbia avuta in passato, o non sia stata vaccinata almeno 3 mesi prima del concepimento. Il virus,
infatti, può essere trasmesso al feto e, soprattutto se il contagio avviene nei primi 3 mesi di
gravidanza, può causare gravi malformazioni, come cardiopatie, cecità, sordità e ritardo mentale.
VARICELLA - è l'esantema più riconoscibile, perché le macchioline rosse si trasformano, in poche
ore, in piccole vesciche contenenti liquido. Se il liquido viene infettato dai batteri normalmente
presenti sulla cute (tipicamente in seguito a lesioni da grattamento), si intorbidisce e le vescicole si
trasformano in pustole. Nella fase conclusiva, le vescicole, seccandosi, diventano croste, che
gradualmente si staccano nel giro di circa una settimana. L'esantema compare prima sul tronco e si
diffonde a viso, genitali, braccia e gambe, con una particolare predilezione per il cuoio capelluto.
Per evitare che il piccolo si gratti, provocandosi abrasioni che potrebbero infettarsi lasciando
cicatrici, è bene mantenere le unghie sempre corte e applicare polveri antipruriginose come il talco
mentolato.
SCARLATTINA - L'esantema, costituito da puntini rossi che non confluiscono tra loro e che si
scolorano alla pressione delle dita, inizia all'inguine, ascelle e collo e si estende a tutto il corpo
nell'arco di 24 ore. Tutto il viso appare di colore rosso acceso, tranne le zone del naso, della bocca e
del mento che, con il loro pallore, conferiscono al volto un aspetto chiamato "maschera
scarlattinosa". La lingua, di colore scarlatto e con le papille gustative in evidenza, sembra una
fragola. L'esantema, che rende la pelle ruvida al tatto, si attenua in 3-4 giorni lasciando il posto a
una desquamazione. Poiché la scarlattina è causata da un batterio e può complicarsi con gravissime
infezioni che possono colpire cuore, reni, fegato e cute, è molto importante riconoscerla e instaurare
al più presto un'adeguata terapia antibiotica.
QUINTA E SESTA MALATTIA - Sono così chiamate perché individuate, rispettivamente, dopo le
prime 4 e 5 malattie esantematiche. Nella quinta malattia, l'esantema è rosso intenso sul volto
(aspetto "a guance schiaffeggiate"); sul corpo può variare dal rosso intenso al rosa pallido e ha la
particolarità di accentuarsi o ricomparire dopo un bagno caldo o un frizionamento. Nella sesta
malattia le macchie sono costituite da puntini rosa pallido, rilevati al tatto e grandi come capocchie
di spillo, che iniziano sul tronco e sul collo per poi diffondersi al viso e all'attaccatura di cosce e
braccia. Possono cambiare sede nel giro di poche ore, spostandosi da una parte all'altra del corpo. Si
tratta, in entrambi i casi, di disturbi leggeri e privi di complicazioni significative, che riportiamo
solo per sottolinearne le differenze rispetto alle altre.
PERTOSSE (tosse canina o tosse convulsa) - Questa malattia, il cui sintomo principale è la tosse,
colpisce più spesso bambini molto piccoli non ancora vaccinati (la vaccinazione è obbligatoria in
Italia), ma è stata descritta anche in soggetti anziani. È una malattia potenzialmente letale, perchè
può causare una grave insufficienza respiratoria, broncopolmoniti e, più di rado, emorragie
cerebrali. Il suo tempestivo riconoscimento è cruciale, anche perchè solo nelle prime 2 settimane la
terapia antibiotica è efficace. In questa fase è presente solo una tosse molto insistente, soprattutto
notturna, spesso accompagnata a vomito. Dopo 2 settimane comincia la fase acuta, con attacchi di
tosse convulsa (fino a 50 al giorno), sempre più intensi e ravvicinati. Nel tentativo di riprendere
fiato dopo l'attacco, il bambino effettua una profonda inspirazione di aria, che, per il restringimento
delle vie aeree, produce il caratteristico "urlo". Per la ridotta ossigenazione del sangue, il bambino
assume un colorito bluastro e diventa imperativo somministrare ossigeno e sbarcarlo il più
rapidamente possibile. Gli attacchi di tosse sono scatenati da pianto, eccessivo riempimento dello
stomaco (somministrare pasti piccoli e frequenti) e aria secca (è utile un'adeguata umidificazione
dell'ambiente). Dopo altre 2 settimane comincia la lunga fase della convalescenza (anche 4 mesi) in
cui gli accessi si riducono e ricomincia la tosse a colpi staccati che si osservava inizialmente.
PAROTITE - Si manifesta con il gonfiore delle ghiandole parotidi, poste in basso dietro l'orecchio.
In seguito all'infiammazione, le parotidi (o solo una di esse) s'ingrossano e spingono in avanti e in
fuori le orecchie che sembrano così più grandi del normale: da qui il termine di "orecchioni". Il
gonfiore, che si attenua e scompare in circa una settimana, può causare forti dolori che possono
essere alleviati dal paracetamolo. è consigliabile dare al piccolo cibi liquidi o semiliquidi e farlo
bere con la cannuccia se prova dolore durante la masticazione o la deglutizione. Andrebbero evitati
i cibi aspri, come limone o aceto, che stimolano la secrezione di saliva, aumentando il dolore. Le
complicanze della parotite sono rare e in genere benigne. Solo l'orchite (infiammazione dei
testicoli), che può colpire soggetti in età adulta o adolescenziale, può causare sterilità un caso su 10.
IL PAZIENTE AFFETTO DA DIABETE MELLITO
Avere a bordo un paziente affetto da diabete mellito richiede alcune precauzioni. Il diabete mellito
insorge per un deficit di insulina o per resistenza alla sua azione e può causare una serie di squilibri
metabolici che, se non trattati, portano allo stato di coma metabolico cui può seguire il decesso. Il
diabete viene diagnosticato con la misurazione della glicemia, indipendentemente dai pasti.
Ci sono due tipi principali di diabete e molti sottotipi. Il diabete di tipo 1, conosciuto anche come
diabete mellito insulino dipendente, è causato da una ridotta secrezione di insulina. I pazienti affetti
da questo tipo di diabete richiedono trattamento con insulina. Quello di tipo 2, non insulino
dipendente, è dovuto a una ridotta secrezione di insulina o a una resistenza alla sua azione a livello
dei tessuti periferici. I pazienti affetti da questa forma di diabete possono essere tenuti sotto
controllo con la sola dieta o con farmaci ipoglicemizzanti orali.
Ci occuperemo qui solo del paziente affetto da diabete insulino dipendente, perché è quello che può
andare incontro agli squilibri metabolici suddetti, soprattutto in condizioni particolari, come durante
la navigazione, e necessita perciò di immediato intervento da parte di chi gli sta vicino. La cosa più
importante se si ha a bordo un paziente affetto da diabete insulino dipendente è sapere come
comportarsi in caso di perdita di conoscenza del paziente stesso. Cosa fare in questi casi è di
estrema importanza per la sua sopravvivenza. Innanzitutto è buona regola da parte del comandante
informarsi sullo stato di salute di tutti coloro che porterà a bordo, e particolarmente sull'eventuale
presenza di passeggeri affetti da patologie croniche che necessitano di terapie continuative (come
per esempio il paziente diabetico) o che sono portatori di dispositivi medici impiantabili attivi
(pacemaker, defibrillatori impiantabili, neurostimolatori, pompe elastomeriche ecc.). Normalmente
un paziente diabetico è a conoscenza della sua malattia ed è in grado di gestirla. Comunque non
dovrebbe decidere di imbarcarsi se questa non è sotto controllo. Egli porterà con sé sia l'insulina
della quale ha bisogno per la terapia quotidiana, sia dispositivi per il controllo della glicemia
(glucometro, stick con comparazione visiva dei colori) tramite i quali verifica se la terapia e la dieta
che sta seguendo sono appropriate o se c'è bisogno aggiustamenti nel dosaggio dell'insulina o
nell'assunzione di cibo. Fate perciò in modo che il paziente "vi insegni" a curarlo in caso di
necessità. Fatevi cioè insegnare a usare il glucometro (o altri dispositivi in suo possesso che porterà
a bordo) per il dosaggio del glucosio nel sangue, a praticare iniezioni sottocutanee di insulina e
soprattutto siate sempre informati su dove il paziente conserva il glucometro e l'insulina, per poterli
rapidamente prelevare in caso di bisogno.
Prima della partenza, se il paziente non li avesse con sé, procuratevi fiale di glucagone da 1 mg e
alcuni flaconcini da 50 ml di soluzione di Glucosio al 20% per via endovenosa. Inoltre assicuratevi
che l'equipaggio sia a conoscenza del fatto che il paziente diabetico è in qualche modo da tenere
sotto controllo. Assicuratevi inoltre che almeno due o tre persone siano in grado, in caso di bisogno,
di trovare e usare il dispositivo per la valutazione della glicemia, l'insulina della quale il paziente è
provvisto, i flaconcini di glucosio al 20% e soluzioni glucosate al 5% per infusione endovenosa. Da
quanto esposto appare utile che almeno una persona sia in grado di applicare aghi endovena, per
l'eventuale necessità di infondere glucosio.
Anche l'insulina deve essere somministrata per via iniettiva ma la via sottocutanea rappresenta la
via ideale nella maggior parte delle situazioni. Le sedi preferenziali di somministrazione
sottocutanea di insulina sono le regioni cutanee della parte superiore delle braccia, delle cosce, dei
glutei e dell'addome.
Durante la navigazione si può essere sottoposti a stress fisici non abituali: condizioni di temperatura
estreme, possibile vomito da "mal di mare", poco sonno, pasti irregolari, scarsi o abbondanti, ecc.
Tenete sempre sotto controllo il vostro amico diabetico: se dovesse riferire capogiri o visione
annebbiata, sarà lui stesso a suggerirvi cosa fare. Non potrà invece suggerirvi niente in caso perda
conoscenza all'improvviso. In questo caso dovrete intervenire voi.
Esiste infatti la possibilità che si manifestino due tipi di situazioni di emergenza dovute a squilibrio
metabolico: la crisi ipoglicemica e la crisi iperglicemia (diabetica o chetoacidosica). Entrambe le
situazioni metaboliche però si presentano con lo stesso sintomo: la perdita di coscienza del paziente.
È molto importante ai fini della terapia stabilire se il paziente si trova in ipoglicemia o in
iperglicemia. A questo punto dovete dosare la glicemia del paziente con il glucometro e agire di
conseguenza:
Se il paziente è in stato di ipoglicemia (glicemia bassa): somministrare glucagone 1 mg per
iniezione sottocutanea, intramuscolare o endovenosa. Se non si ha risposta entro 10 minuti,
somministrare glucosio per via endovenosa: somministrare 50 ml di soluzione di glucosio al 20% in
una vena principale attraverso un ago di grosso calibro. Se il paziente è in stato di iperglicemia
(glicemia alta): somministrare 20 unità di insulina solubile per via intramuscolare, seguito da 6
unità di insulina intramuscolare ogni ora fin quando la glicemia non scende a 180 mg/dl. Le
iniezioni intramuscolari di insulina devono essere poi somministrate ogni 2 ore. Considerata
l'estrema importanza della valutazione del paziente diabetico incosciente e della conseguente
terapia, che se sbagliata può avere esito fatale, forniamo di seguito l'elenco della differenza di alcuni
parametri utili per la diagnosi differenziale tra ipoglicemia e iperglicemia, da usare soprattutto se
non si riesce a valutare la glicemia col glucometro (scelta assolutamente consigliata).
La crisi ipoglicemica è generalmente preceduta da capogiri e visione annebbiata, anche se è
necessario tenere presente che i diabetici insulino dipendenti hanno una ridotta capacità di avvertire
i sintomi dell'ipoglicemia. In questo caso, all'inizio somministrare per via orale, in forma liquida o
tramite zucchero granulato o zollette di zucchero, una dose di 10-20 g di glucosio. Dieci grammi di
glucosio corrispondono a 2 cucchiaini da tè di zucchero o a 3 zollette, a 200 ml di latte, a 90 ml di
Coca-Cola. Se necessario ripetere dopo 10-15 minuti. Se l'ipoglicemia causa perdita di coscienza va
trattata come un'emergenza (vedi sopra).
Da quanto esposto appare evidente che sia il coma ipoglicemico che quello iperglicemico sono
trattate come emergenze mediche. Per quanto sia importante e spesso vitale un pronto e adeguato
intervento da parte di chi sta vicino al paziente, soprattutto se a bordo di un'imbarcazione, il
paziente va ospedalizzato prima possibile, sia per verificare la correttezza della terapia che per
ristabilire l'equilibrio idro-elettrolitico, che è in questi casi sempre compromesso. Consigliamo
perciò nel tracciare le mete e la rotta dell'imbarcazione, di prevedere la possibilità di
ospedalizzazione urgente del paziente diabetico, anche con l'ausilio dei mezzi veloci a disposizione
delle Capitanerie di Porto che possono evacuare rapidamente un paziente.
PICCOLI INCIDENTI A BORDO
Nella pluriennale esperienza del C.I.R.M., Centro Internazionale Radio Medico, non meno del 25%
dei casi corrisponde alla categoria degli infortuni, piccoli o grandi traumi, ferite superficiali o
profonde, da abrasione o da taglio.
Iniziamo a riconoscerle
Abrasione - escoriazione: è l'asportazione degli strati più superficiali della cute per effetto di un urto
tangenziale contro un corpo ruvido. Si tratta del tipo meno grave di ferite, che tuttavia possono
interessare estese parti del corpo e dare intensa sensazione di bruciore e dolore. Sanguinano
diffusamente, ma poco, e raramente si accompagnano a lesioni di organi profondi.
Ferita da taglio: è la ferita più frequente, provocata dalla lama del coltello o dalla scatoletta di latta.
Può essere superficiale e interessare solo la cute e il sottocute o anche molto profonda; può
raggiungere organi vitali, come le arterie e le vene negli arti, o i visceri addominali.
Ferita da punta: è molto piccola sulla cute, ma può essere molto profonda e quindi potenzialmente
pericolosissima. La punta può aver penetrato organi interni creando piccole lesioni i cui effetti -
emorragia interna, peritonite - possono rendersi manifesti anche a distanza di ore.
Ferita lacera (lacerazione): è quella da escoriazione, a margini cutanei irregolari e frastagliati.
Esempio tipico è quella da morso di cane. Sono di solito ferite superficiali si infettano facilmente
per i detriti presenti e le aree di tessuto devitalizzate. Spesso si associano alla contusione (ferite
lacero-contuse).
Contusione: la sua apparente innocuità contrasta col fatto che urti violenti possono aver provocato
lesioni degli organi sottostanti come, ad esempio, fratture nelle contusioni degli arti o del torace,
rotture di visceri o emorragie nelle contusioni addominali, commozioni cerebrali nelle contusioni
del capo. La presenza di dolore intenso apparentemente sproporzionato alla lesione e/o di altri
disturbi quali disorientamento, incoscienza, marcata tumefazione in sede di contusione, deformità di
un arto ecc. rende necessaria la visita medica.
Il primo soccorso
Come fare un bendaggio per bloccare un'emorragia
Sollevate bene in alto l'arto sede della ferita: ciò comporterà un'immediata riduzione del
sanguinamento. Un sanguinamento che si riesce a controllare mediante compressione diretta della
ferita con garze, o fazzoletto, è poco probabile che sia grave. La compressione forte (fino a fare
male) e mantenuta per alcuni minuti dà tempo al sangue di coagulare. Se il sanguinamento riprende
abbondante la manovra può essere ripetuta e la compressione stabilizzata mediante una fasciatura
stretta con una benda o un fazzoletto: applicate sulla ferita un tampone fatto con alcune garze
ripiegate più volte o con una benda arrotolata in modo da coprire la ferita e poca cute intorno; poi
fasciate stretto in modo da comprendere il tampone nella fasciatura. Il sanguinamento grave, cioè
proveniente da vasi soprattutto arteriosi di medio e grosso calibro si manifesta con emorragia
copiosa, talvolta pulsante, che la pressione sulla ferita non riesce ad arrestare: in questo caso
bisogna andare a comprimere il vaso arterioso principale che rifornisce quel territorio; ciò si può
fare con le semplici mani se si conosce il decorso dei vasi agli arti e i punti in cui questi si possono
comprimere sull'osso sottostante, oppure con un laccio emostatico teso, girato due volte intorno
all'arto e annodato. Tenete presente che l'arresto della circolazione determinato dal laccio può
provocare danni seri ai tessuti; il laccio va quindi integrato dalla compressione della ferita, stretto il
minimo indispensabile e allentato temporaneamente ogni 10-20 minuti. In mancanza del laccio
emostatico, che è di gomma, si può usare una fascia, preferibilmente larga; invece, cordicelle o
addirittura fili metallici vanno evitati, non perché non siano efficaci, ma perché lo strangolamento
che determinano può ledere in modo irrimediabile la circolazione dell'arto. Un'emorragia acuta,
come questa, è usualmente ben tollerata fino a perdite di mezzo litro nell'adulto; una perdita
superiore al litro e mezzo mette in serio pericolo la vita. In mancanza di meglio, e in attesa
dell'intervento del medico, sarà utile far bere acqua in quantità. Dar da bere è peraltro
controindicato in caso di ferite addominali. Il paziente deve esser tenuto disteso, col capo più basso
dei piedi.
Come medicare una ferita: regole generali
Tutte le ferite che sono profonde oltre la cute (più profonda cioè di 2-4 mm a seconda delle sedi)
necessitano di regola di una sutura con punti. Per una corretta terapia delle ferite, anche di quelle
più superficiali che non richiedono l'intervento del medico, valgono le seguenti norme:
1. Togliete con le pinze pulite e disinfettate alla fiamma i detriti o i corpi estranei
eventualmente presenti.
2. Lavate con acqua (di rubinetto, di fonte, minerale, o bollita) abbondantemente la ferita in
modo da portar via la terra e i piccoli detriti. Si potrà usare anche acqua ossigenata.
3. Disinfettate la ferita con del disinfettante non alcolico, la cute intorno con disinfettante
alcolico.
4. Coprite con garze sterili o cerotti medicati a seconda della superficie. Eventualmente
fasciate per una maggiore protezione dalla polvere e fissate con cerotti o rete elastica.
5. Assicuratevi che l'infortunato sia stato vaccinato contro il tetano e la vaccinazione non sia
scaduta.
Le ferite che dovranno essere trattate dal medico vanno lavate con acqua e semplicemente coperte
con garza. Non usate mai sulla ferita polveri antibiotiche o di altri tipi perché possono dar luogo ad
allergie, né pomate; la miglior cura della ferita è quella più semplice: pulizia, disinfezione e
copertura con garza. Le ferite escoriate, nelle quali l'adesione delle garze alla ferita sarà tenace e
sarà motivo di dolore nelle successive medicazioni, potranno essere curate interponendo sulla cute
una garza cosiddetta grassa, cioè imbevuta di vasellina, o di altro tipo non aderente. Meglio ancora
sarà spruzzare sulla ferita uno degli spray protettivi che formano una pellicola impermeabile sulla
cute e poi eventualmente coprire con garze se la ferita è in una sede che può facilmente inquinarsi
(per la polvere, i vestiti, ecc.). Ogni giorno è bene medicare la ferita togliendo la garza o i cerotti
che la ricoprono, disinfettandola e rimettendo la protezione con garza o cerotti. La medicazione
giornaliera è un'ottima occasione per controllare l'evoluzione della ferita e in particolare la
comparsa di segni di infezione.
I segni sospetti di infezione sono i seguenti: gonfiore, arrossamento, dolore, febbre. Se il pus si fa
strada spontaneamente e fuoriesce all'esterno, bisogna favorirne l'uscita allargando delicatamente
l'orifizio che si è aperto e comprimendo le zone circostanti. Pulita la cute dal pus, si disinfetta e si
copre con garza in attesa dell'intervento di un medico, che può considerarsi non indispensabile nelle
piccole lesioni poco profonde.
Un caso particolare: la rimozione di un amo da pesca
Se l'amo è infisso in un dito applicate un laccio emostatico per limitare l'emorragia nel momento
dell'estrazione; con una pinza afferrate l'amo sulla base e, con un movimento deciso di rotazione,
spingete fino a far uscire la punta oltre la pelle; tagliate la punta con tronchesi o forbici robuste; a
questo punto potete tirare indietro l'amo ed estrarlo senza strappare i tessuti.
Come fare una fasciatura o un'immobilizzazione d'emergenza
Norme Generali: con il bendaggio dovrà essere immobilizzata tutta la parte del corpo che ha subito
una lesione; il bendaggio dovrà aderire bene, ma non dovrà causare dolore né comprimere tanto da
impedire la circolazione; le articolazioni andranno lasciate scoperte per verificare colorito cutaneo e
gonfiore; se si applica un manicotto pneumatico a un arto, fate indossare prima una calza per
separare la cute dal materiale plastico; dopo il bendaggio la parte lesa deve rimanere sollevata.
Esempi di fasciature: immobilizzazione d'emergenza dell'avambraccio e polso: la tavoletta di legno
o cartone rigido dovrà essere imbottita con ovatta e ricoperta di garza o tela; il braccio sarà poi
appeso al collo mediante triangolo.
Fasciatura della caviglia: iniziate sempre con due giri sovrapposti sopra la caviglia, poi, con il piede
in flessione, passate la benda sotto la pianta e ritornate sopra la caviglia, formando una specie di 8
che incrocia sul collo del piede.
Immobilizzazione dell'arto inferiore senza o con stecca di sostegno del piede: sollevate il piede e la
gamba rispetto al corpo; la coscia e la gamba devono essere bloccate da due bende; la tavola di
legno deve essere imbottita con ovatta e ricoperta con un telo di cotone o con garza orlata; un
piccolo sostegno deve essere posto sotto il ginocchio, in modo che si mantenga leggermente flesso.
ANIMALI PERICOLOSI
La maggioranza delle lesioni da animali marini non sono pericolose per la vita e provocano solo
lievi disturbi, ma è indispensabile imparare a identificare ed evitare le forme di vita marina
potenzialmente pericolose.
La tracina (Trachinus Vipera)
È un pesce comune dei fondali sabbiosi sia in mare aperto che vicino alla riva; facilmente viene
disturbata dai bagnanti che possono riportare una puntura della pianta del piede da parte della spina
dorsale del pesce. Il dolore acuto, profondo, frequentemente irradiato alla parte prossimale dell'arto
è la caratteristica principale della sua puntura. Il dolore raggiunge l'acme di intensità entro 30
minuti dalla puntura e poi lentamente diminuisce, ma una certa dolenzia della parte interessata può
persistere fino a 24 ore, a volte con residuo di formicolii e altre alterazioni della sensibilità.
Cosa fare?
La ferita va lavata con acqua dolce e detersa dalle eventuali impurità. Successivamente la parte
interessata deve essere immersa per 30-60 minuti nell'acqua più calda che il paziente può
sopportare; la tossina responsabile della sintomatologia dolorosa viene infatti inattivata dal calore.
Ricci di mare
Sono gli organismi marini più diffusi sulle coste del Mediterraneo e quelli nei quali è forse capitato
di imbattersi maggiormente; per evitarli è utile calzare scarpe di gomma, in spiaggia e in acqua. La
puntura degli aculei di un riccio di mare può causare dolore e bruciore, soprattutto se le spine si
spezzano all'interno della pelle.
Cosa fare?
Sciacquare bene la parte colpita con acqua di mare e disinfettarla, quindi cercare di estrarre la spina
dalla cute. È meglio evitare di utilizzare le dita se si ha a disposizione una pinzetta. Se la spina è in
profondità si può applicare aceto per scioglierla.Punture da pesci velenosi
Alcune centinaia di specie di pesci sono provviste di aculei o spine connessi a ghiandole produttrici
di sostanze irritanti che, se inoculate nella cute umana, sono responsabili di dolore acuto, edema e, a
volte, necrosi circoscritte. È il caso di vari pesci comuni nei nostri mari (razza, pesce- ragno, pesce-
gatto, scorfano, etc.) e di molti pesci dimoranti nei mari tropicali, come il pesce-pietra e i grandi
dasiatidi, che possono indurre una sintomatologia generale di tipo prevalentemente cardio e
neurotossico, sovente con convulsioni e shock. I segni e i sintomi di una puntura da spine di pesce
includono immediato forte dolore, una puntura o una più grande lacerazione, la colorazione
violacea o nera della cute, il sanguinamento, la nausea, il vomito, il rigonfiamento della parte
colpita, lo shock e l'arresto cardio-respiratorio
Cosa fare?
Se la spina è visibile, è opportuno rimuoverla con l'aiuto di pinze chirurgiche o estetiche e irrorare
la ferita con acqua dolce o soluzione salina. Per inattivare il veleno, la zona ferita dovrebbe essere
immersa in acqua calda (massimo 45°C) per 30-90 minuti. Far valutare la situazione da un medico e
controllare l'infortunato per l'eventuale insorgenza di reazioni allergiche o infezioni della ferita. Se
la puntura è di pesce pietra, sarà necessario iniettare l'antiveleno specifico.
Morsi e attacchi
Anche se un attacco e un morso possono essere terrorizzanti, la maggioranza delle lesioni non è
pericolosa per la vita e richiede solo un normale primo soccorso.
Cosa fare?
La prima preoccupazione dopo un morso deve essere quella di prevenire ulteriori lesioni e di uscire
dall'acqua. Controllare e assicurare le funzioni vitali. Indossare indumenti protettivi e guanti se si
assiste qualcuno che sta sanguinando. Per controllare l'emorragia, applicare una medicazione secca
e sterile sulla ferita e applicare pressione diretta. Se la ferita è a carico di un'estremità, elevarla. Se
l'emorragia continua, controllare il posizionamento della medicazione e aumentare la pressione
diretta, senza rimuovere le medicazioni o le garze già imbevute di sangue, fino a quando il
sanguinamento non sia cessato. Se è impossibile controllare l'emorragia, applicare pressione sui
punti arteriosi di pressione dell'arto interessato per un periodo fino a 60 secondi e poi rilasciare la
pressione gradualmente. Una volta che l'emorragia sia finita, bendare la ferita, stringendo
abbastanza, ma evitando di ostacolare la circolazione.
Taglio da corallo
È la lesione da animali marini più frequente.
Cosa fare?
Pulire i tagli da corallo accuratamente. Irrorare e strofinare la ferita a fondo con acqua dolce o
soluzione salina, rimuovere ogni detrito visibile. Coprire con una medicazione sterile e bendare.
Controllare l'eventuale insorgenza di reazioni allergiche o infezioni, controllando l'eventuale
comparsa di segni come gonfiore, arrossamento, odore fetido, febbre, pus e gonfiore ghiandolare.
Può essere indicata l'applicazione di una crema antibiotica a base di bacitracina sulla ferita.
Punture di Meduse
Il sistema che permette alla medusa di pungere la pelle dell'uomo si chiama nematocisti; il contatto
provoca irritazione e arrossamento della cute e si avverte una sensazione di dolore e prurito. La
reazione alle punture è molto variabile e va dalla leggera irritazione con prurito fino all'arresto
cardio-respiratorio. Anche le attinie (anemoni di mare) possono essere causa di reazioni cutanee
orticarioidi.
Cosa fare?
Sciacquate immediatamente l'area dolorante con acqua salata; non usate acqua dolce, che
attiverebbe le cellule urticanti non ancora rotte. Non sfregate la pelle. Alleviate il dolore
sciacquando l'area con una delle sostanze indicate di seguito: Alcol denaturato, vino, liquori o
qualsiasi altro liquido alcolico che abbiate sottomano; Aceto; Ammoniaca - un vecchio trucco delle
popolazioni marinare è tamponare la zona con l'urina della persona lesionata. Se ci sono tentacoli
attaccati alla pelle vanno tolti proteggendo le mani con un panno o un tovagliolo di carta, usando
della crema da barba e radendo via i tentacoli con dolcezza, oppure applicando una pasta di sabbia e
acqua salata o di bicarbonato e acqua di mare; quindi grattando via i tentacoli con un coltello, una
carta di credito di plastica o qualche altro strumento affilato. Somministrate antistaminici, crema
all'idrocortisone e antidolorifici. Per ridurre il dolore applicate ghiaccio o un impacco freddo. Fate
un'antitetanica o assicuratevi che la vostra vaccinazione antitetanica sia ancora valida.
Avvelenamenti da pesce
Molti pesci, principalmente gli sgombroidi e la ciguatera, possono essere tossici e le intossicazioni
alimentari da pesce sono comuni. Segni e sintomi variano con la tossina o il veleno e possono
includere reazioni allergiche, diarrea, vomito, nausea, cefalea, vertigini, dolori, crampi e bruciori
addominali, brividi, febbre, paralisi, dolori muscolo-articolari, formicolio intorno alle labbra e
inversione della sensibilità per il caldo e il freddo.
Cosa fare?
Controllare i segni vitali, se necessario iniziare la rianimazione cardiopolmonare. Controllare
eventuali reazioni allergiche. Se il sub è cosciente e lucido, può essere utile indurre il vomito.
Conservare il pesce - o il vomito - per un'analisi tossicologica successiva.
Molluschi
Tra i Molluschi, i Neogasteropodi del genere Conus, che colonizzano le barriere coralline tropicali,
sono dotati di un rostro che proiettano "a dardo" nei tessuti della vittima e attraverso il quale
inoculano in profondità il veleno. Nell'uomo la puntura provoca, oltre a forte dolore e cospicuo
edema locale, anche allarmanti sintomi neurotossici. Seri disturbi neurologici possono essere
causati anche dal morso di un cefalopode abbastanza comune nei mari australiani, l'Octopus
maculosus, fornito di un grosso e solido "becco". Infine, è bene ricordare che in mitili e ostriche
possono, in certe condizioni, accumularsi tossine termostabili - prodotte da protozoi di cui questi
molluschi si nutrono - che possono dar luogo a turbe neurologiche di gravità assai variabile.
Nozioni Elementari di Pronto Soccorso
Singhiozzo
Fate una inspirazione profonda e trattenete il fiato il più a lungo possibile.
Se questo non fa cessare il singhiozzo, sorseggiate lentamente qualche bicchiere di acqua
fredda. oppure fate gargarismi per un minuto o due con acqua calda o fredda. Oppure
mettete naso e bocca sull'imboccatura di un sacchetto di carta e respiratevi dentro per
qualche minuto: I'accumulo di anidride carbonica, così causato, qualche volta fa cessare il
singhiozzo. Se questo si protrae per un'ora o più, consultate un medico. Per il singhiozzo
dei lattanti provate a farli eruttare dando loro qualche colpetto sulla schiena. Se ciò non dà
alcun risultato, fate loro succhiare un cucchiaino che avrete inumidito e poi intinto nello
zucchero.
Ustioni chimiche
Lavate scrupolosamente con acqua la regione colpita per diluire ed asportare la sostanza
chimica. Quindi comportatevi come se si trattasse di una ustione da calore. Alcune
sostanze, come I'acido solforico e la calce viva, reagiscono con I'acqua producendo
grande quantità di calore: in questi casi il lavaggio deve essere continuato per non meno
di dieci minuti. Se un occhio è stato colpito dalla sostanza chimica, lavatelo con prudenza
ma accuratamente con acqua sterile o con soluzione salina. coprite con una medicazione
sterile e consultate subito un medico.
Ustioni e scottature leggere
Fate scorrere acqua fredda sull'ustione per attenuare il dolore.
Lavatevi le mani con cura prima di toccare l'ustione. Se non si sono formate vesciche,
stendete la pomata per le ustioni che avete nella cassetta di pronto soccorso e coprite con
una medicazione formata
da diversi fogli di garza sterile posti l'uno sull'altro. se invece si sono formate vesciche,
copritele con garza sterile per evitare il contatto con l'aria e le infezioni sempre possibili.
Non applicate oli.
Non asportate la pelle in prossimità delle vesciche. Attenzione: le ustioni, anche se
superficiali, possono essere pericolose se sono molto estese. In tal caso chiamate un
medico.
Ustioni e scottature gravi
Se i vestiti hanno preso fuoco soffocate le fîamme con indumenti, coperte o tappeti.
Tenete il paziente sdraiato per diminuire lo shock.
Tagliate via i vestiti dalla zona ustionata. Se vi aderiscono non strappateli: tagliate il
tessuto intorno all'ustione. chiamate un medico o un'ambulanza. Non applicate sulle
ustioni pomate, oli o disinfettanti di alcun genere. se prevedete un ritardo importante nei
soccorsi, lavatevi le mani accuratamente per evitare infezioni. Se I'ustione è grave ma
poco estesa, coprite con garze sterili asciutte (non usate mai il cotone idrofilo o il talco!)
che, impedendo il contatto con I'aria, ridurranno il dolore e la possibilità d'infezioni. Se non
avete a disposizione materiale sterile per la medicazione, potete usare la pellicola
trasparente per alimenti che si trova in ogni cucina.
Assideramento
E un complesso di fenomeni patologici provocati da una protratta esposizione del corpo al
freddo. Il trattamento consiste nel portare il paziente al riparo più vicino, avvolgendolo in
coperte di lana. Raggiunta
la casa, immergerlo in acqua calda (a temperatura NON superiore ai 38') e somministrare
bevande calde, zuccherate e NON alcoliche.
Mai applicare borse di acqua calda poiché l’eccessivo calore danneggia la pelle. In caso di
pallore, abbassamento della vista, parlata confusa,, vacillamento, cadute, letargia o
perdita di coscienza, il trattamento deve essere effettuato con urgenza in ospedale.
Avvelenamento da ossido di carbonio
È un gas inodore, incolore, pericolosissimo. Viene prodotto da bruciatori difettosi,, fornelli
e combustione in genere quando si sviluppa in spazi non ventilati. I sintomi tipici di
intossicazione conclamata sono:
mal di testa, vertigine,, difficoltà respiratoria, nausea e vomito. Se non si interviene subito
possono aversi collasso e perdita di coscienza.
Ovviamente, il soccorritore dovrà evitare di respirare I'aria <<avvelenata>> dell'ambiente.
Occorrerà pertanto spalancare subito porte e finestre, portare I'infortunato all'aria aperta,
sdraiarlo per terra e coprirlo per tenerlo caldo. Se la respirazione cessa si praticherà la
respirazione artificiale. In questo caso occorrerà chiamare l'ambulanza.
Prevenzione: accertare se caldaia o fornello bruci con fiamma blu in un ambiente in cui il
ricambio dell'aria sia assicurato. La fîamma gialla è segno di mal funzionamento e, quindi,
di pericolo.
Brividi
L'inizio di un attacco febbrile può essere annunziato da piccole involontarie contrazioni
muscolari che si accompagnano ad improvvisa sensazione di freddo. Tali fenomeni
caratterizzano una serie di malattie come: influenza,, broncopolmonite, alcune affezioni
urinarie, malaria, eccetera. In attesa del medico il paziente va messo a riposo, coperto e
riscaldato con borsa d'acqua calda. È utile somministrare bevande calde e NON alcoliche.
Crisi ipoglicemica
Se un diabetico manifesta alcuni segni premonitori (pallore, sudore freddo, cardiopalmo,
confusione mentale) significa che ha subito un abbassamento della glicemia (zucchero nel
sangue). La causa più frequente è l'eccesso di insulina o di farmaci ipoglicemizzanti orali.
Se il paziente non ha perso coscienza ed è in grado di inghiottire, dovrà assumere dolci,
zucchero, succhi di frutta. Passata la crisi è consigliabile la visita medica, nonché l'analisi
del sangue per la determinazione del tasso di glucosio.
Convulsioni
Sono caratterizzate d,a una improvvisa serie di contrazioni rapide, disordinate ed
involontarie della muscolatura striata che interessano l'intero corpo o parte dei suoi
muscoli. La persona colpita da crisi convulsiva gira gli occhi in alto, rovescia la testa sulle
spalle, non controlla le contrazioni. secerne abbondante schiuma di saliva.
Il soccorritore dovrà adagiare il paziente a terra e tenergli la testa piegata da un lato per
agevolare il deflusso della saliva. Occorre, inoltre, mettergli un fazzoletto arrotolato tra i
denti per evitare che si morda la lingua. In caso di febbre, applicare un panno bagnato
sulla fronte. Normalmente gli episodi convulsivi passano in pochi minuti. Tuttavia è bene
chiamare il medico per accertarne le cause reali (eziologia) che sono svariatissime.
Colpo della strega
Così viene chiamata la lombosciatalgia acuta: sindrome caratterizzata da dolore lombare
con risentimento sciatico che impedisce andatura e postura normali. Quasi sempre si
verifica durante o dopo affaticamento
ma può insorgere anche per il clima freddo-umido. Occorre subito sdrammatizzare, tentare
di riprendere la posizione eretta e cominciare a muoversi lentamente. Se necessario,
poche ore di letto e un lieve massaggio con gel sulla parte dolente. Non esagerare con il
trattamento analgesico e/o antinfiammatorio per via orale. Le misure preventive consistono
in una ginnastica appropriata, nel coprirsi razionalmente a seconda delle stagioni,
nell'astenersi da attività faticose senza allenamento.
Diarrea
La diarrea comune (scariche intestinali troppo frequenti o liquide) guarisce generalmente
in un tempo compreso tra 12 e 4g ore. Essa può essere causata da eccessi alimentari, da
cambiamenti di vitto o di acque, dall'affaticamento o dalla tensione nervosa. I dolori
addominali sono una tipica caratteristica di queste situazioni.
Il trattamento consiste nell'astenersi dal mangiare per le prime 18-24 ore. Durante tale
periodo, poiché il corpo è disidratato, è importante sostituire i liquidi perduti. Pertanto
occorrerà somministrare al paziente thè leggero, brodo o acqua minerale ogni ora o dopo
ogni scarica. I liquidi non devono essere freddi. La permanenza a letto può affrettare la
guarigione. Quando le scariche sono cessate da circa l8 ore il paziente potrà essere
alimentato con una dieta leggera: pane tostato, riso bianco molto cotto, verdure passate,
alimenti per bambini, oltre ai liquidi summenzionati.
Dolori addominali
Non date lassativi al paziente. Misurategli la temperatura, fatelo sdraiare con i muscoli
addominali rilasciati e palpategli I'addome.
Se ha febbre, anche se leggera, e se I'addome è duro o teso ed è sensibile o dolente alla
pressione chiamate subito il medico. Quando è presente dolore al lato destro dell'addome,
verso il basso, sospettate un'appendicite finché non è provato che si tratti di altro. Altri
sintomi di appendicite sono: nausea, vomito, dolore persistente.
Non permettete al paziente di mangiare nulla: i cibi, come i lassativi, aumentano sempre il
pericolo di una perforazione dell'appendice.
Non permettete che beva nulla. Applicate una borsa di ghiaccio sull'addome. Tenete il
paziente sdraiato e attendete il medico.
Ecchimosi palpebrale (occhio nero)
Tenere sull'ecchimosi una borsa di ghiaccio (ghiaccio istantaneo) o un impacco freddo
(asciugamano imbevuto di acqua gelata e strizzato).
Ciò dovrebbe ridurre sia il gonfiore sia il dolore. Fate visitare l'infortunato da un medico"
Emorragia
Tenete sdraiato il soggetto per prevenire lo svenimento. Per arrestare l'emorragia premete
fortemente sulla ferita,, con tutta la mano, una compressa di garza sterile (o un
asciugamano di bucato o la cosa più pulita che avete a portata di mano). Se la compressa
s'imbeve di sangue, aggiungetene un'altra direttamente sopra la prima e continuate a
premere.
Se l'emorragia da un braccio o da una gamba non si arresta con la pressione diretta sulla
ferita, cercate di interrompere la circolazione dell'arteria che apporta il sangue all'arto
premendo fortemente su di essa con il pollice o con il palmo della mano. Ci sono quattro
punti in cui è agevole esercitare una pressione diretta sulle arterie. Non tentate, però, di
comprimere le arterie nel caso di ferite al capo, al collo o al torace.
Non provate ad usare un laccio emostatico se non siete stati addestrati a farlo. Se
possibile non toccate la ferita con materiale non sterile e con le mani non accuratamente
lavate. Chiamate il I18.
Ferite da punta
Spremete delicatamente la ferita per facilitarne il sanguinamento. Le ferite provocate da
chiodi, fili metallici, punteruoli o altri oggetti appuntiti tendono a imprigionare all'interno i
germi. Lavatevi le mani, poi pulite bene la ferita e applicatevi un disinfettante come se
fosse un taglio.
Coprite leggermente la ferita con una medicazione sterile. Applicate una borsa di ghiaccio
per ridurre il gonfiore, diminuire il dolore e ostacolare l'assorbimento di sostanze tossiche.
Conducete il ferito dal medico.
Folgorazione
Ricordate che ogni secondo di contatto con la sorgente di elettricità riduce le possibilità di
sopravvivenza del folgorato. Togliete il contatto nel modo più rapido e sicuro possibile. In
casa staccate la spina o togliete la corrente chiudendo I'interruttore generale. Fuori di casa
servitevi di un bastone asciutto per spingere e tirare via il filo elettrico dall'infortunato.
Assicuratevi di essere su una superfice asciutta e toccate soltanto oggetti asciutti e non
conduttori di elettricità.
Se non respira eseguite la respirazione bocca a bocca.
Foruncoli e orzaioli
Non spremete e non tentate di perforare i foruncoli. Applicate invece impacchi caldi
parecchie volte al giorno. Quando il foruncolo si aprirà da solo, non schiacciatelo.
Asportatene il pus applicando una leggera pressione con un batuffolo inumidito con una
soluzione salina e poi copritelo con una medicazione sterile. Gli orzaioli sono piccoli
foruncoli che si formano nelle palpebre. Anche il tal caso applicate impacchi caldi
parecchie volte al giorno. Pulite con una soluzione salina sterile. Se i foruncoli o gli orzaioli
sono parecchi, molto dolorosi e persistenti, consultate un medico.
Fratture
Chiamate il medico o l'ambulanza. Mentre attendete, tenete caldo l'infortunato e, se è
necessario, combattete lo shock. Applicate una borsa di ghiaccio sulla zona dolente. Se
l'estremità dell'osso fratturato sporge dalla pelle e l'emorragia è grave, fermatela ma non
cercate di riportare l'osso al suo posto. Non tentate di pulire la ferita. Se non trovate un
medico e l'infortunato deve essere trasportato per ricevere le cure del caso, la frattura
deve essere immobilizzata con stecche per evitare danni maggiori. Come stecche, usate
tutto ciò che può servire a tenere ferme le ossa fratturate: cartone, giornali o riviste per le
braccia, manici di scopa o assi per le gambe. Adoperate stecche abbastanza lunghe da
giungere oltre le articolazioni che sono al di sopra e al di sotto della frattura.
Ingerimento d’oggetti
I piccoli oggetti rotondi (perline, bottoni, monete, palline) inghiottiti dai bambini passano di
solito senza danni attraverso l'intestino e vengono quindi spontaneamente eliminati. Non
somministrate purganti né alimenti che facciano volume: attenetevi alla dieta normale.
Se l'oggetto provoca dolore, consultate il medico. Per qualche giorno setacciate le feci per
accertare che l'oggetto venga espulso.
Gli oggetti taglienti o appuntiti (forcine, spilli di sicurezza aperti, frammenti di ossa) sono
pericolosi. Non perdete la testa, ma consultate immediatamente un medico. Potrà darsi
che siano necessari strumenti speciali per scoprire e asportare I'oggetto.
Corpi estranei in gola
Questi incidenti accadono soprattutto ai bambini che possono aspirare gli oggetti più
diversi. La cute del volto diventa di un rosso acceso ma con il passare del tempo, se la
difficoltà a respirare persiste o si aggrava, il colorito può diventare bluastro. Agite
prontamente. Esortate la vittima a tossire per espellere il corpo estraneo. Non tentate di
afferrarlo con le dita: ciò è meno efficace della tosse e può spingerlo ancora più giù. Se la
tosse non è sufficiente ed il soggetto è un bimbo, tenetelo con la testa in giù e dategli
qualche energico colpo sulla schiena tra le scapole; se il bimbo è troppo grande per
tenerlo così oppure se l'infortunato è un adulto, colpite per cinque volte il dorso tra le
scapole. In alternativa con le vostre braccia cingete da dietro I'infortunato e premete
energicamente sulla parte superiore dell'addome.
Morsi di cani, gatti, serpenti, ecc.
In caso di morsi di cani e gatti, lavate subito la ferita sotto l'acqua corrente di un rubinetto
per asportare la saliva dell'animale. Quindi detergete la ferita per cinque minuti con una
compressa di garza e acqua e sapone abbondante. Risciacquate accuratamente con
acqua corrente, disinfettate e ricoprite la ferita con garza sterile. Consultate subito un
medico, egli curerà meglio la ferita e stabilirà quali precauzioni sarà opportuno prendere
per impedire che insorgano la rabbia, il tetano o altre malattie infettive. Se il morso è
dovuto a un cane o un gatto sconosciuti, cercate di catturare l'animale e consegnatelo alla
polizia o all'ufficio di igiene perché venga tenuto in osservazione.
In caso di morso di serpente rassicurate e fate sdraiare la vittima: ciò rallenta la
circolazione del sangue e il diffondersi del veleno. A questo punto mantenete la calma ed
osservate se vi sono i sintomi dell'avvelenamento: vivo dolore con infiammazione della
parte colpita, emorragia a chiazze, sete intensa con secchezza della bocca, seguiti poi da
ittero, crampi, agitazione, delirio. Se viene effettuato un leggero bendaggio compressivo
(meglio se con benda elastica) di tutto l'arto leso, con sua completa immobilizzazione,
possono passare anche sei ore prima che si manifestino i primi disturbi. In caso contrario
di solito passa un'ora. Se vi è possibile tenete sopra la parte ferita un po' di ghiaccio
triturato avvolto in un panno. Non usate sieri o farmaci!
Colpo di sole
Il soggetto colpito è debole, irritabile, stordito, in preda alla nausea.
Cessa di sudare e la pelle gli diventa calda e secca. La temperatura corporea sale
rapidamente e può arrivare a 40oC o più. Il paziente può perdere conoscenza. Mettetelo
subito in un luogo fresco.
Sdraiatelo all'ombra con la testa e le spalle leggermente sollevate.
Versategli addosso acqua fresca. Oppure avvolgetegli la testa e il corpo in asciugamani e
lenzuola imbevuti di acqua fredda. Massaggiategli le gambe dirigendovi dai piedi in alto,
verso il cuore.
Dategli bevande fresche ma non stimolanti.
Scottature solari
Se la pelle è arrossata, ma senza vesciche, usate una crema emolliente ed idratante. Se
si sono formate vesciche o si tratta di estese scottature, proteggetele con una
medicazione sterile inumidita con una leggera soluzione di bicarbonato di sodio (due
cucchiai da minestra per ogni litro d'acqua). Non usate pomate grasse. Non esponete al
sole le zone scottate finché non sono completamente guarite. Le scottature gravi o estese,
in particolare quelle del volto, devono essere curate subito da un medico.
Perdita di coscienza
Adagiate il paziente sul dorso e controllate la presenza del respiro e del battito cardiaco:
una leggera pressione sul collo dell'infortunato permette di rilevare la presenza del polso
carotideo, ossia I'impulso trasmesso dal battito del cuore. Eseguite la respirazione
artificiale soltanto se la persona non respira o respira con grande fatica.
Eseguite anche il massaggio cardiaco nel caso di assenza del battito del cuore. Se il viso
del soggetto è arrossato e il polso è forte, sollevategli leggermente la testa, slacciategli i
vestiti, copritelo leggermente e non dategli nulla per bocca. Se il viso è pallido ed il polso è
debole, abbassategli leggermente la testa, alzate le gambe, non dategli stimolanti. Se
vomita, girate la testa del paziente da un lato per evitare che soffochi. Non muovete il
paziente se non è assolutamente necessario per evitare ulteriori danni. Chiamate il 118.
Punture
API, VESPE, CALABRONI
Disinfettate la cute e, se è possibile, togliete il pungiglione sollevandolo o smuovendolo
con un ago sterile. Fate scorrere acqua fredda sopra e attorno alla puntura oppure
applicate del ghiaccio per alleviare il dolore e ostacolare i fenomeni infiammatori. una
pomata antistaminica può calmare il prurito. Le vittime di molteplici punture (causate da
sciami d'insetti) devono immergere le zone colpite in un bagno fresco in cui sia stato
disciolto del bicarbonato di sodio (un cucchiaio da minestra per ogni litro d'acqua). Alcune
persone allergiche reagiscono in modo violento alle punture d'insetto: in questi casi può
presentarsi la necessità di un intervento urgente del medico.
FORMICHE, ZANZARE
Lavate le parti colpite con acqua e sapone e applicatevi una pasta che otterrete
mescolando bicarbonato di sodio con un poco di acqua oppure usate una pomata
antistaminica. Coprite la puntura con un panno imbevuto di acqua gelata se c'è gonfîore.
PESCI VELENOSI, RICCI DI MARE, CONTATTO CON MEDUSE
La puntura più frequente, nei litorali a fondo sabbioso, è quella del pesce ragno che dà
dolore locale talora violentissimo. Se possibile, si deve far uscire al più presto il veleno
iniettato spremendo la zona della puntura.
Poi disinfettare e applicare sulla parte dolente una pomata antistaminica.
Per le punture di ricci di mare bisogna anzitutto cercare di estrarre l'aculeo con una
pinzetta. Disinfettate accuratamente. Se la puntura è al piede evitate assolutamente di
camminare a piedi nudi per prevenire infezioni.
Il contatto con meduse può provocare sulla pelle una reazione locale.
L'uso tradizionale di alcune sostanze (ammoniaca, alcol, bicarbonato di sodio, acido
borico) ha evidenziato che,, per ottenere qualche giovamento, è necessario variare il pH
cutaneo ed innalzare localmente la temperatura. Infatti nei casi più lievi, è utile
l'applicazione di sabbia calda seguita dalla detersione con acqua non fredda e
dall'applicazione di garze imbevute di aceto al 50Vo con acqua. Il trattamento locale deve
essere continuato alcuni giorni con pomate di corticosteroidi e antistaminici. In caso di
vere e proprie ustioni il trattamento può essere diverso e deve essere valutato dal medico.
SCORPIONI, RAGNI Sdraiate la vittima, tenendola tranquilla e coperta. Rassicuratela: le
specie presenti alle nostre latitudini non sono pericolose. Può comparire un leggero
arrossamento e gonfiore attorno alla puntura. Applicate del ghiaccio sulla zona colpita per
ostacolare l'assorbimento del veleno.
ZECCHE Le zecche sono artropodi, appartenenti a famiglie e generi di diverso tipo, in
grado di trasmettere un gran numero di agenti patogeni. Le probabilità d'infezione peî
mezzo della puntura sono generalmente basse se la zecca rimane attaccata per meno di
36-48 ore. Proteggete le mani con un paio di guanti. Le zecche vanno rimosse con una
pinzetta afferrandole saldamente il più vicino possibile alla cute, senza schiacciarle, ed
effettuando una trazione decisa ma non brusca verso I'alto. Il rostro della zecca, che
spesso rimane all'interno della cute, deve essere estratto con un ago sterile.
Dopo l'estrazione disinfettate la cute, bruciate la zecca e controllate la vaccinazione
antitetanica. Non tentate di estrarre la zecca in altro modo ed evitate gli antibiotici! Per un
periodo di almeno un mese si deve controllare tutti i giorni la zona della puntura.
Se dovesse comparire un arrossamento che tende ad espandersi dovete recarvi al più
presto dal vostro medico riferendo di essere stati punti da una zecca.
Schegge
Lavatevi la mani e poi la pelle intorno alla scheggia con acqua e sapone. Usate un
disinfettante, possibilmente a base di iodio. Con un ago sterile, delicatamente, allentate la
pelle intorno alla scheggia ed estraetela usando un paio di pinzette. Fate uscire qualche
goccia di sangue spremendo delicatamente la ferita. Disinfettate e coprite con un cerotto
medicato. Se la scheggia si rompe o è penetrata profondamente, ricorrete a un medico.
Slogature - Lussazioni
Non muovete l'articolazione. Se la slogatura è di una mano, di un braccio, di una spalla o
della mandibola e quindi il paziente può muoversi senza pericolo, conducetelo da un
medico o in ospedale.
Se il paziente non può muoversi (per esempio perché è slogata l'anca), chiamate
l'ambulanza. Per diminuire il gonfiore e alleviare la sofferenza, applicate sulla parte colpita
una borsa di ghiaccio.
Storte - Distorsioni
Sollevate l'articolazione colpita e mettetela in posizione comoda. Ponetele sopra una
borsa di ghiaccio o un impacco freddo per calmare il dolore e il gonfiore. Se la distorsione
interessa una caviglia, evitate di camminare o di stare semplicemente in piedi. Se siete in
montagna e se siete obbligati a camminare potete usare una benda elastica di 10 cm. di
altezza: incominciate dalla base delle dita del piede, procedendo regolarmente e
stringendo moderatamente. Se la lunghezza della benda lo consente potete arrivare fin
sotto al ginocchio.
Aiutatevi con un bastone. Le distorsioni gravi devono essere esaminate dal medico per
scoprire eventuali fratture.
Tagli, graffi, escoriazioni
Per prevenire la possibilità di infezioni, lavatevi accuratamente le mani prima di medicare
una ferita. Pulite la pelle intorno alla ferita con garza sterile, acqua corrente e sapone.
Lavate la cute circostante procedendo dalla ferita verso l'esterno e non viceversa.
Quando la zona circostante è pulita, lavate la ferita stessa con acqua corrente e sapone
per cinque minuti usando garza sterile e rinnovandola frequentemente. Togliete con cura
ogni traccia di sporcizia e ogni frammento. Se è necessario usate un ago sterile o un paio
di pinzette, bollite per dieci minuti, per togliere frammenti di corpi estranei. Usate un
disinfettante a base di iodio o un disinfettante non alcolico sulla cute circostante la ferita.
Alla stessa maniera, disinfettate la ferita con acqua ossigenata. Quando il disinfettante è
asciutto, coprite la ferita con garza sterile che fisserete con il cerotto o con una benda.
Farmaci - Istruzioni per l'uso
La prescrizione Molti dei farmaci che vengono dispensati in farmacia necessitano di ricetta medica. La ricetta
medica è un documento redatto e firmato dal medico che consente al farmacista di dispensare i
farmaci soggetti a tale restrizione (es. anticoncezionali, antinfiammatori, ansiolitici, antistaminici,
ecc). La prescrizione è necessaria poiché questi medicinali possono causare seri effetti collaterali, la maggior parte dei quali sconosciuti al paziente, che possono essere pericolosi. Per ridurne la
probabilità di insorgenza è opportuno che il paziente osservi la posologia (tempo e modo di
somministrazione) riportata dal medico sulla ricetta. Se il farmaco è dispensato dal Sistema
Sanitario Nazionale (SSN), cioè è mutuabile, verrà prescritto sulla ricetta rosa SSN; in tutti gli altri
casi, cioè quando il farmaco è a carico del cittadino, la prescrizione avverrà sulla ricetta bianca. Ci
sono comunque dei farmaci cosiddetti da banco che, pur avendo lo stesso principio attivo di alcuni
medicinali dispensati dietro prescrizione, non richiedono ricetta medica in quanto sono presenti in
commercio con un dosaggio inferiore. Anche con questi farmaci, distinti in farmaci da banco (OTC)
e farmaci senza obbligo di prescrizione (SOP), è comunque possibile l'insorgenza di effetti
collaterali o l’interferenza con l'azione di altri farmaci: in questi casi la professionalità del
farmacista può aiutare il paziente a evitare spiacevoli inconvenienti.
Vie di somministrazione dei farmaci Esistono due vie principali di somministrazione dei farmaci, quella enterale e quella parenterale.
La via enterale si divide in:
via orale o per OS è la via di somministrazione più comune;
via sublinguale che prevede la collocazione del farmaco sotto la lingua, che passa così
direttamente nel circolo sanguigno senza passare per il tratto gastro-intestinale;
via rettale che, come quella sublinguale, permette al farmaco di non essere distrutto
dall’ambiente acido dello stomaco, o successivamente, da quello basico dell’intestino.
Inoltre la via rettale può essere utile quando il paziente vomita o è il farmaco stesso ad
indurre il vomito.
La via parenterale consente al farmaco di raggiungere direttamente il circolo sanguigno
provocando così un'azione farmacologica rapida. Inoltre è indicata per quei farmaci che sono poco
assorbiti per via enterale o che comunque vengono degradati dal tratto gastrointestinale (stomaco ed
intestino). Le tre principali vie di somministrazione sono:
Endovascolare o Endovenosa (EV): è la via parenterale più comune. In questo modo si ha
un rapido effetto (più veloce della via IM o SC) ed un buon controllo dei livelli del farmaco
in circolo. Inoltre si evitano tutte le cause responsabili dell'inattivazione del farmaco nel
tratto gastrointestinale. E' utilizzata anche per l'iniezione di farmaci che risulterebbero
irritanti se somministrati per altre vie in quanto il medicinale viene diluito velocemente nel
torrente circolatorio. Deve essere eseguita molto lentamente e sempre da personale medico.
La vena più utilizzata per la somministrazione è quella dell'avambraccio.
Intramuscolare (IM): I muscoli sono molto più irrorati di sangue e meno sensibili del
tessuto sottocutaneo, quindi il farmaco è più tollerato. I farmaci somministrati con questa via
possono essere sotto forma di soluzioni acquose con assorbimento rapido oppure
preparazioni speciali non acquose (oleose) con funzione di deposito nel muscolo
provocando un rilascio lento del principio attivo nel sangue ed un'azione prolungata nel
tempo. i siti maggiorrmente utilizzati per l'iniezione sono il muscolo deltoide del braccio ed
il gluteo
Sottocutanea (SC): questa via di somministrazione presenta un assorbimento più lento
rispetto a quella endovenosa e limita i rischi dovuti all’iniezione IM. E' utilizzata per
somministrare piccoli volumi di farmaco. I siti di iniezione consigliati sono: parte superiore
esterna del braccio, la zona intorno all'ombelico e la parte anteriore delle cosce.
Altre vie di somministrazione sono:
Inalatoria: utilizzata con farmaci allo stato gassoso o per quelli che possono essere dispersi
in un aerosol. E’ efficace nei pazienti con problemi respiratori (asma, bronchite, etc) poichè
il farmaco agisce direttamente nel sito d’azione (apparato respiratorio) riducendo così gli
effetti collaterali generali.
Topica: il farmaco è applicato sulla pelle o sulle mucose per essere poi assorbito
rapidamente o comunque agendo direttamente sulla lesione esterna; questa via è utilizzata
per ottenere un effetto locale del farmaco (creme, pomate, colliri, gocce auricolari o nasali)
riducendo al minimo gli effetti collaterali riguardanti l'intero organismo (disturbi
gastrointestinali, ritenzione idrica, mal di testa, etc).
Transdermica: si hanno effetti generali attraverso l’applicazione di farmaci sulla cute come
per esempio per mezzo di un cerotto. In questo modo si ha un rilascio molto lento del
farmaco.
Intratecale/intraventricolare;
Alcuni tipi di farmaci inoltre, non possono essere assunti contemporaneamente tra di loro poiché si
possono generare delle interazioni, e portare ad esempio ad un aumento o una riduzione del loro
effetto terapeutico. In questi casi è necessario chiedere esplicitamente il consiglio del medico e/o
del farmacista.
Tutte le informazioni relative al farmaco (posologia, interazioni, via di somministrazione,
composizione, effetti collaterali, avvertenze, controindicazioni) sono riportate tutte sul foglietto
illustrativo.
Modalità di conservazione I farmaci devono essere conservati in un luogo fresco e asciutto, lontano da fonti di calore e
dall’esposizione diretta della luce solare in quanto l’aria, la luce e gli sbalzi di temperatura possono
deteriorarne la composizione. Alcuni però devono essere conservati a temperature basse comprese
tra 0°C e + 4°C (in frigorifero). Le modalità di conservazione sono comunque riportate sulla
confezione e sul foglietto illustrativo.
Per la maggior parte dei farmaci il periodo di validità è tra 2 e 5 anni se vengono conservati nelle
condizioni indicate. Alcuni come colliri, spray, sciroppi, pomate oftalmiche, etc, hanno una validità
di alcune settimane o mesi dall’apertura della confezione, quindi sarebbe buona norma annotare la
data di primo utilizzo sulla scatola; se però ci si accorge di una qualsiasi alterazione come il
cambiamento di colore, odore e consistenza, è bene gettarlo, anche se non è scaduto, negli appositi
contenitori. Infatti i farmaci contengono delle sostanze chimiche che possono essere fonte di
inquinamento e quindi non possono essere smaltiti con i normali canali di rifiuto onde evitare la
dispersione di sostanze tossiche. Per questo è importante che i farmaci scaduti vengano buttati negli
appositi contenitori che si trovano nelle farmacie.
FARMACI:
ANTIBIOTICI
Servono a combattere le infezioni batteriche. Quando compare un'infezione è luogo comune pensare
che ci sia anche la febbre; bhe non è sempre vero, anche se è un buon campanello d'allarme.
L'ideale sarebbe un antibiotico che andrebbe bene un po' per tutto.
Dalla ferita profonda, alla frattura esposta, per bronchiti, faringiti, cistiti, diarrea viaggiatore, otiti.
Non esiste un solo antibiotico che va bene per tutto da assumersi per via orale, per cui io di solito
mi porto un antibiotico per gruppo
FERITE E VARIE:
Augmentin (Amoxicillina + Acido Clavulanico) 1gr. esiste in compresse, bustine, sospensione
orale. Posologia : 1gr. due volte al di (ogni 12h) per 8gg per ferite e tagli importanti, ustioni 2°-3°,
1gr 3 volte al giorno se fratture esposte (in questo caso meglio aggiungere un altro antibiotico, vedi
sotto, e porre fine al viaggio) fino al ricovero ospedaliero
Può essere usato che per bambini, da preferire la sospensione orale da somministrare a seconda del
peso.
BRONCHITI, FARINGITI, OTITE:
Klacid (Claritromicina) . Per dolori all'orecchio, tosse protratta con muco o secca, mal di gola e le
vostre tonsille sono piuttosto grosse e rosse, magari tempestate da placche biancastre.
Esiste in compresse da 250 mg o 500mg, bustine, sospensione orale per bimbi (125/250mg).
Posologia 250mg due volte al giorno (ogni 12h) per 10gg se infezione grave apparato respiratorio
500 mg due volte di (per bimbi a seconda del peso)CISTITI,
INFEZIONI VIE URINARIE.
Tavanic (Levofloxacina) compresse da 250 mg, 500mg. Posologia 250mg una volta al die per 7gg,
Ciproxin (Ciprofloxacina) compresse da 250mg, 500mg , posologia 250mg due volte al die per 7-
10gg.
Se urinate spesso, talvolta con bruciore (ma non sempre), ci possono anche essere tracce di sangue
(cistite emorragica) ed urine maleodoranti, molto probabilmente avete un infezione delle vie
urinarie o della vescica, oltre che bere molto, è utile l'antibiotico.
Ma sappiate che talvolta le cistiti sono asintomatiche
Questi due antibiotici sono utili anche in corso di frattura esposta, da aggiungere al primo in elenco,
(vedi sopra)
Entrambi gli antibiotici sono utili anche per le infezioni dell'apparato respiratorio ma,
personalmente preferisco usare il Klacid.
Non somministrare ai bimbi nessuno dei due ma per infezioni apparato urinario:
Monuril ped 2g. (Fsfomicina Trametamolo) una sola somministrazione al giorno
DIARREA VIAGGIATORE
Rifacol ( Rifaximina ) compresse da 200mg, flacone sospensione orale per bimbi. Posologia, 1cp
ogni 6 ore se oltre 12anni, da 6 a 12 anni 1/2 cp ogni 6 ore, inferiore 12anni 1 misurino di
sospensione ogni 6 ore. ( riguardo allo stato morboso si è già discusso qui Forum
ANTINFIAMMATORI, ANTIDOLORIFICI, ANTIPIERETICI
Tre categorie di farmaci con tre scopi diversi e uno in comune, sono tutti antidolorifici, mentre
l'effetto antipiretico è variabile
Gli antipiretici puri per la febbre: Tachipirina, Efferalgan, (Paracetamolo) 500 mg 3-4 volte, utile
anche come antidolorifico, per adulti almeno 1g (esistono compresse effervescenti di 1grammo) di
paracetamolo tre volte al di. Non ha effetto antinfiammatorio.
Antinfiammatori: sono i cosidetti FANS che chiunque possiede in casa, da usare associato
all'antibiotico per le infezioni come otiti, bronchiti, faringiti, sindromi similinfluenzali e da
raffreddamento,per dolori muscoloscheletrici.
Esistono diverse specialità, con diverse formulazioni. Le fiale possono essere assunte sublinguali
per avere una pronta efficacia, sono tutti antidolorifici ma non con ugual efficacia, da assumersi a
stomaco pieno. Solo alcuni nomi come esempi : Tora-Dol (ketoralac trometamina), Oki
(ketoprofene sale di lisina), Brufen (ibufrene), Voltaren (diflochenac sodico) Nimesulide
Antidolorifici puri : per dolore severo/grave: puntura scorpione, frattura, grave distorsione non sono
antiinfiammatori: Coefferalgan, Tachidol ( codeina+paracetamolo) 1cp o bustina 4 volte al die, si
può associare un antinfiammatorio, Contramal, Prontalgin 50(tramadolo) esistono in cp in fiale e
gocce, queste ultime sono molto utili e facili da dosare, di solito 20 gocce 3 volte al di.
Novalgina (noramidopirina metansolfonato sodico) sia in compresse, gocce, sospensione ,
utilissimo negli stati dolorosi acuti (esempio: mal di denti). Posologia: 20-40 gocce per adulti e 15
gogge per bambini 5-15anni 3 volte al giorno.
Non sono antinfiammatori.
Utile un farmaco per ogni classe, da somministrarsi nel caso più appropriato.
ANTISTAMINICI
Sono farmaci da somministrare quando sussiste uno stato allergico, conosciuti bene dagli allergici.
Anche per questi farmaci esistono diverse formulazioni e forse l'utilità per chi non ha alcuna
patologia in corso e limitata, soprattutto per il fatto dell'autodiagnosi.
Utile, potrebbe essere una pomata antistaminica tipo Polaramin crema (desclorfeniramina maleato)
o Tinset gel (oxatomide idrato) per gli stati pruriginosi, eritemi solari, punture d'insetto
APPARATO GASTROENTERICO
ANTIEMETICI
Plasil (metoclopramide monocloridrato monoidrato) e Zofran(ondasetron ) sono da usarsi come
antivomito e antinausea, anche in questo caso esistono diverse formulazioni comprese le fiale
intramuscolo e le supposte.
Sono farmaci sintomatici, cioè curano il sintomo e non la causa, per cui domandatevi il perché si sta
vomitando
ANTIACIDO ORALE
Maalox plus comp/sosp (magnesio idrossido), Gastrogel (sucralfato gel), Riopan gel (magaldtrato
gel) da usarsi in caso di iperacidità, esofagite da reflusso, gastrite da FANS
LATTOBACILLI
lacteol forte (lactobacillus acidophilus), utile per prevenire la diarrea del viaggiatore
ANTIEMORROIDARI
Proctolyn (fluocilonone acetonalide+ chetocaina cloroidrato) disponibile sia in crema con apposito
applicatore o in supposte
ANTIDIARROICI
Imodium, dissenten (loperamide cloridato) da usarsi solo per attacchi diarroici protratti, in
associazione con antibiotico . posologia 2cp in unica soluzione, quindi 1 ad ogni attacco.
Il farmaco è piuttosto pericoloso, per cui non abusatene: Leggi
ANTISPASTICI
Sono farmaci da usarsi quando compaiono le coliche, sia renali che addominali, conosciuti bene da
chi soffre da tale disturbo: Buscopan (N-butilbromuro di Joscina), Rilaten (rociverina) , disponibili
in compresse, supposte e fiale, per gli stati acuti e particolarmente dolorosi utile la
somministrazione sublinguale della fiala.
ANTIPERTENSIVO
E' legato al fatto che la puntura di scorpione può causare una crisi ipertensiva, utile sarà, nifedicor
gocce ( nifedipina) 20 gocce sublinguali o il catapresan fiale (clonidina cloridrato) 1fl da assumersi
sublinguale o intramuscolo accertatevi che state vivendo una crisi ipertensiva, non datelo come dato
di fatto inseguito alla puntura da scorpione, per cui sarà necessario uno sfingomanometro per la
misurazione della pressione arteriosa .
GOCCE OTOLOGICHE
Si usano in caso di otite, da associare all'antibiotico per via orale: Anauran gocce ( neomicina
solfato ) 4-5 gocce 3 volte al die per adulti e 2-3 gocce per bimbi per 3 volte al giorno, o il Tobral
oto(tobramicina) 4 gocce per 3 volte al die per 5gg.
COLLIRI
Contenenti antibiotico, da usarsi n caso di infezione localizzata: Tobral coll (tobraminicina),
colbiocin coll ( cloramfenicolo, colistimetato, rolitetracilcina) 3-4 gocce in caso di infezioni oculari
esterne, congiuntivite catarrale
Imidazyl coll (nafazolina nitrato) 2gocce due volte al giorno negli stati infiammatori della
congiuntiva caratterizzati da bruciore, iperlacrimazione, fotofobia, iperemia
ANSIOLITICI
Non si sa mai magari durante un viaggio c'è chi perde la calma, anche qui diverse tipologie in
compresse o gocce, alcuni esempi: xanax cp 0.25mg (alprazolam) , prazene cp 20mg (prazepam)
lexotan (bromazepam); la posologia è variabile a seconda della necessità, bhe il buon senso, il
consiglio del curante e la lettura del bugiardino vi può aiutare.
CORTISONICI
Utili in caso di allergie, anche per altri scopi, ma ricordiamo l'autodiagnosi? L'orticaria potrebbe
essere un'evenienza nota e facilmente riconoscibile : Bentelan fl 4 mg( betametasone disodio
fosfato) 1fl intramuscolo o sublinguale, continuare la cura con le compresse da 0,5mg 3 volte al
giorno sino alla risoluzione del quadro
Le pomate cortisoniche sono utili per punture d'insetti, stati pruriginosi della pelle.
FLUIDIFICANTI ORALI
Servono a rendere fluido il muco prodotto dall'apparato respiratorio durante le infezioni o
infiammazione dello stesso Fluifort bust( carbocisteina sale di lisina monoidrato) 1 bustina al giorno
DISINFETTANTI LOCALI
Betadine (iodopovidone) per applicazioni locali su ferite, disinfettare i margini della ferita, lasciare
agire almeno per 30 secondi, quindi rimuovere il disinfettante con altra garza sterile, coprire la
ferita.
Altri disinfettanti sono: Acqua Ossigenata, Amuchina
VARIE
Utile un piccolo set chirurgico, magari sterile da usar per pulire le ferite, per rimuovere materiale
sporco dalle ferite : pinzette, forbici, lame, bisturi
soluzione fisiologica sterile in fiale, sempre utile per lavare le ferite a getto con siringa
punti per sutura serill stripp disponibili in diverse misure
siringhe sterili da 2,5-5,10 ml
Sofargen crema (argento solfadiazina micronizzato) tibo crema da 30, 50 g .utile in caso di ustione.
Per il trattamento delle ustioni gia' discusso qui:
termometro medico
ghiaccio istantaneo
tamponi nasali
Cassetta del Pronto Soccorso La cassetta del pronto soccorso non dovrebbe essere da meno della cassetta attrezzi e sicuramente
dipende dal viaggio che intendiamo svolgere, dalle conoscenze che abbiamo in campo medico e
dalle nostre malattie già presenti.
I requisiti fondamentali per la cassetta sono: poco ingombro e facilità d'utilizzo:
per questo trovo ottima una borsa per pc portatile, sufficientemente ampia a contenere tutto
e con diversi scomparti per dividere il materiale in modo specifico.
farmaci dalla facile assunzione, quindi privilegiate le formulazioni orali.
Le fiale dovrebbero essere limitate al solo uso sublinguale e, solo se ne siete capaci,
intramuscolo.
Per alcuni farmaci (insulina, antivirali in creme, colliri ) è necessaria la conservazione a
basse temperature, quindi nel caso specifico serve un frigo.
Dare un consiglio sui farmaci necessari non è semplice, soprattutto in considerazione delle
conoscenze farmacologiche dei singoli individui; inoltre per ogni molecola esistono diversi nomi
commerciali, per cui di seguito si consiglieranno alcune medicine citando sia il principio attivo, che
il nome commerciale, un breve cenno sull'uso della tipologia dei farmaci e la loro posologia.
La presente pagina vuole essere solo un suggerimento, ricordo che ci sono moltissimi farmaci per lo
stesso scopo e che ogni medico consiglia in base alla sua esperienza personale ed alla scuola di
appartenenza, per cui prima di comprare i medicinali, parlatene al vostro medico curante ed
attenetevi scrupolosamente ai suoi consigli.
Tutti i farmaci devono essere prescritti dal proprio medico, accertatevi delle allergie ed intolleranze
varie, compatibilità con i farmaci che eventualmente state assumendo
ANTIBIOTICI Servono a combattere le infezioni batteriche. Quando compare un'infezione è luogo comune pensare
che ci sia anche la febbre; bhe non è sempre vero, anche se è un buon campanello d'allarme.
L'ideale sarebbe un antibiotico che andrebbe bene un po' per tutto.
Dalla ferita profonda, alla frattura esposta, per bronchiti, faringiti, cistiti, diarrea viaggiatore, otiti.
Non esiste un solo antibiotico che va bene per tutto da assumersi per via orale, per cui io di solito
mi porto un antibiotico per gruppo:FERITE E VARIE:
Augmentin (Amoxicillina + Acido Clavulanico) 1gr. esiste in compresse, bustine, sospensione
orale. Posologia : 1gr. due volte al di (ogni 12h) per 8gg per ferite e tagli importanti, ustioni 2°-3°,
1gr 3 volte al giorno se fratture esposte (in questo caso meglio aggiungere un altro antibiotico, vedi
sotto, e porre fine al viaggio) fino al ricovero ospedaliero
Può essere usato che per bambini, da preferire la sospensione orale da somministrare a seconda del
peso.BRONCHITI, FARINGITI, OTITE:
Klacid (Claritromicina) . Per dolori all'orecchio, tosse protratta con muco o secca, mal di gola e le
vostre tonsille sono piuttosto grosse e rosse, magari tempestate da placche biancastre.
Esiste in compresse da 250 mg o 500mg, bustine, sospensione orale per bimbi (125/250mg).
Posologia 250mg due volte al giorno (ogni 12h) per 10gg se infezione grave apparato respiratorio
500 mg due volte di (per bimbi a seconda del peso)CISTITI, INFEZIONI VIE URINARIE.
Tavanic (Levofloxacina) compresse da 250 mg, 500mg. Posologia 250mg una volta al die per 7gg,
Ciproxin (Ciprofloxacina) compresse da 250mg, 500mg , posologia 250mg due volte al die per 7-
10gg.
Se urinate spesso, talvolta con bruciore (ma non sempre), ci possono anche essere tracce di sangue
(cistite emorragica) ed urine maleodoranti, molto probabilmente avete un infezione delle vie
urinarie o della vescica, oltre che bere molto, è utile l'antibiotico.
Ma sappiate che talvolta le cistiti sono asintomatiche
Questi due antibiotici sono utili anche in corso di frattura esposta, da aggiungere al primo in elenco,
(vedi sopra)
Entrambi gli antibiotici sono utili anche per le infezioni dell'apparato respiratorio ma,
personalmente preferisco usare il Klacid.
Non somministrare ai bimbi nessuno dei due ma per infezioni apparato urinario:
Monuril ped 2g. (Fsfomicina Trametamolo) una sola somministrazione al giornoDIARREA
VIAGGIATORE
Rifacol ( Rifaximina ) compresse da 200mg, flacone sospensione orale per bimbi. Posologia, 1cp
ogni 6 ore se oltre 12anni, da 6 a 12 anni 1/2 cp ogni 6 ore, inferiore 12anni 1 misurino di
sospensione ogni 6 ore.
ANTINFIAMMATORI, ANTIDOLORIFICI, ANTIPIERETICI
Tre categorie di farmaci con tre scopi diversi e uno in comune, sono tutti antidolorifici, mentre
l'effetto antipiretico è variabile
Gli antipiretici puri per la febbre: Tachipirina, Efferalgan, (Paracetamolo) 500 mg 3-4 volte, utile
anche come antidolorifico, per adulti almeno 1g (esistono compresse effervescenti di 1grammo) di
paracetamolo tre volte al di. Non ha effetto antinfiammatorio.
Antinfiammatori: sono i cosidetti FANS che chiunque possiede in casa, da usare associato
all'antibiotico per le infezioni come otiti, bronchiti, faringiti, sindromi similinfluenzali e da
raffreddamento,per dolori muscoloscheletrici.
Esistono diverse specialità, con diverse formulazioni. Le fiale possono essere assunte sublinguali
per avere una pronta efficacia, sono tutti antidolorifici ma non con ugual efficacia, da assumersi a
stomaco pieno. Solo alcuni nomi come esempi : Tora-Dol (ketoralac trometamina), Oki
(ketoprofene sale di lisina), Brufen (ibufrene), Voltaren (diflochenac sodico) Nimesulide
Antidolorifici puri : per dolore severo/grave: puntura scorpione, frattura, grave distorsione non
sono antiinfiammatori: Coefferalgan, Tachidol ( codeina+paracetamolo) 1cp o bustina 4 volte al
die, si può associare un antinfiammatorio, Contramal, Prontalgin 50(tramadolo) esistono in cp in
fiale e gocce, queste ultime sono molto utili e facili da dosare, di solito 20 gocce 3 volte al di.
Novalgina (noramidopirina metansolfonato sodico) sia in compresse, gocce, sospensione ,
utilissimo negli stati dolorosi acuti (esempio: mal di denti). Posologia: 20-40 gocce per adulti e 15
gogge per bambini 5-15anni 3 volte al giorno.
Non sono antinfiammatori.
Utile un farmaco per ogni classe, da somministrarsi nel caso più appropriato.
ANTISTAMINICI Sono farmaci da somministrare quando sussiste uno stato allergico, conosciuti bene dagli allergici.
Anche per questi farmaci esistono diverse formulazioni e forse l'utilità per chi non ha alcuna
patologia in corso e limitata, soprattutto per il fatto dell'autodiagnosi.
Utile, potrebbe essere una pomata antistaminica tipo Polaramin crema (desclorfeniramina maleato)
o Tinset gel (oxatomide idrato) per gli stati pruriginosi, eritemi solari, punture d'insetto
APPARATO GASTROENTERICO
-ANTIEMETICI Plasil (metoclopramide monocloridrato monoidrato) e Zofran(ondasetron ) sono da usarsi come
antivomito e antinausea, anche in questo caso esistono diverse formulazioni comprese le fiale
intramuscolo e le supposte.
Sono farmaci sintomatici, cioè curano il sintomo e non la causa, per cui domandatevi il perché si sta
vomitando
-ANTIACIDO ORALE Maalox plus comp/sosp (magnesio idrossido), Gastrogel (sucralfato gel), Riopan gel (magaldtrato
gel) da usarsi in caso di iperacidità, esofagite da reflusso, gastrite da FANS
-LATTOBACILLI lacteol forte (lactobacillus acidophilus), utile per prevenire la diarrea del viaggiatore
-ANTIEMORROIDARI Proctolyn (fluocilonone acetonalide+ chetocaina cloroidrato) disponibile sia in crema con apposito
applicatore o in supposte
-ANTIDIARROICI Imodium, dissenten (loperamide cloridato) da usarsi solo per attacchi diarroici protratti, in
associazione con antibiotico . posologia 2cp in unica soluzione, quindi 1 ad ogni attacco.
Il farmaco è piuttosto pericoloso, per cui non abusatene: Leggi
ANTISPASTICI Sono farmaci da usarsi quando compaiono le coliche, sia renali che addominali, conosciuti bene da
chi soffre da tale disturbo: Buscopan (N-butilbromuro di Joscina), Rilaten (rociverina) , disponibili
in compresse, supposte e fiale, per gli stati acuti e particolarmente dolorosi utile la
somministrazione sublinguale della fiala.
ANTIPERTENSIVO E' legato al fatto che la puntura di scorpione può causare una crisi ipertensiva, utile sarà, nifedicor
gocce ( nifedipina) 20 gocce sublinguali o il catapresan fiale (clonidina cloridrato) 1fl da assumersi
sublinguale o intramuscolo accertatevi che state vivendo una crisi ipertensiva, non datelo come dato
di fatto inseguito alla puntura da scorpione, per cui sarà necessario uno sfingomanometro per la
misurazione della pressione arteriosa .
GOCCE OTOLOGICHE Si usano in caso di otite, da associare all'antibiotico per via orale: Anauran gocce ( neomicina
solfato ) 4-5 gocce 3 volte al die per adulti e 2-3 gocce per bimbi per 3 volte al giorno, o il Tobral
oto(tobramicina) 4 gocce per 3 volte al die per 5gg.
COLLIRI Contenenti antibiotico, da usarsi n caso di infezione localizzata: Tobral coll (tobraminicina),
colbiocin coll ( cloramfenicolo, colistimetato, rolitetracilcina) 3-4 gocce in caso di infezioni oculari
esterne, congiuntivite catarrale
Imidazyl coll (nafazolina nitrato) 2gocce due volte al giorno negli stati infiammatori della
congiuntiva caratterizzati da bruciore, iperlacrimazione, fotofobia, iperemia
ANSIOLITICI Non si sa mai magari durante un viaggio c'è chi perde la calma, anche qui diverse tipologie in
compresse o gocce, alcuni esempi: xanax cp 0.25mg (alprazolam) , prazene cp 20mg (prazepam)
lexotan (bromazepam); la posologia è variabile a seconda della necessità, bhe il buon senso, il
consiglio del curante e la lettura del bugiardino vi può aiutare.
CORTISONICI Utili in caso di allergie, anche per altri scopi, ma ricordiamo l'autodiagnosi? L'orticaria potrebbe
essere un'evenienza nota e facilmente riconoscibile : Bentelan fl 4 mg( betametasone disodio
fosfato) 1fl intramuscolo o sublinguale, continuare la cura con le compresse da 0,5mg 3 volte al
giorno sino alla risoluzione del quadro
Le pomate cortisoniche sono utili per punture d'insetti, stati pruriginosi della pelle.
FLUIDIFICANTI ORALI Servono a rendere fluido il muco prodotto dall'apparato respiratorio durante le infezioni o
infiammazione dello stesso Fluifort bust( carbocisteina sale di lisina monoidrato) 1 bustina al giorno
DISINFETTANTI LOCALI
Betadine (iodopovidone) per applicazioni locali su ferite, disinfettare i margini della ferita, lasciare
agire almeno per 30 secondi, quindi rimuovere il disinfettante con altra garza sterile, coprire la
ferita.
Altri disinfettanti sono: Acqua Ossigenata, Amuchina
VARIE
Utile un piccolo set chirurgico, magari sterile da usar per pulire le ferite, per rimuovere
materiale sporco dalle ferite : pinzette, forbici, lame, bisturi
soluzione fisiologica sterile in fiale, sempre utile per lavare le ferite a getto con siringa
punti per sutura serill stripp disponibili in diverse misure
siringhe sterili da 2,5-5,10 ml
Sofargen crema (argento solfadiazina micronizzato) tibo crema da 30, 50 g .utile in caso di
ustione. Per il trattamento delle ustioni gia' discusso qui:
termometro medico
aspiraveleno
laccio emostatico
tamponi nasali
confezioni di compresse e garze (sterili), confezione ovatta
ghiaccio istantaneo
bende elastiche
confezione cerotti medicati
stecche ortopediche
La presente lista è frutto dei consigli e suggerimenti raccolti nel forum Salute, Malattie e
Vaccinazioni per il viaggiatore si ringraziano tutti coloro che hanno partecipato attivamente alle
discussioni on line.
ATTENZIONE (ndr)
In base al paese che visitate potreste avere dei problemi nel portare con voi determinati medicinali,
ad esempio ci e' stato segnaleto che
il Coefferalgan contiene Codeina e nei paesi musulmani chi viene fermato alla dogana con
sostanze medicinali derivate dall'oppio rischia seriamente molti anni di carcere duro. E' raro che un doganiere vada ad ispezionare accuratamente la nostra borsa medicinali e ancora piu'
raro che conosca i prodotti, se poi non sono nella confezione originale mi domando come possano
capire cosa hanno in mano, comunque e' sempre meglio non correre rischi.
E' buona norma portare con se le prescrizioni mediche per medicinali specifici che potrebbero
creare problemi.
Anche delle semplici siringhe spesso insospettiscono i doganieri, anche se non abbiamo nulla da
nascondere a volte una sosta obbligata di mezza giornata in dogana per contoli non e' sempre il
massimo.
La cassetta del pronto soccorso non dovrebbe essere da meno della cassetta attrezzi e
sicuramente dipende dal viaggio che intendiamo svolgere, dalle conoscenze che abbiamo
in campo medico e dalle nostre malattie già presenti.
I requisiti fondamentali per la cassetta sono:
� poco ingombro e facilità d'utilizzo:
per questo trovo ottima una borsa per pc portatile, sufficientemente ampia a
contenere tutto e con diversi scomparti per dividere il materiale in modo specifico.
� farmaci dalla facile assunzione, quindi privilegiate le formulazioni orali.
Le fiale dovrebbero essere limitate al solo uso sublinguale e, solo se ne siete capaci,
intramuscolo.
� Per alcuni farmaci (insulina, antivirali in creme, colliri ) è necessaria la
conservazione a basse temperature, quindi nel caso specifico serve un frigo.
Dare un consiglio sui farmaci necessari non è semplice, soprattutto in considerazione delle
conoscenze farmacologiche dei singoli individui; inoltre per ogni molecola esistono diversi
nomi commerciali, per cui di seguito si consiglieranno alcune medicine citando sia il
principio attivo, che il nome commerciale, un breve cenno sull'uso della tipologia dei
farmaci e la loro posologia.
La presente pagina vuole essere solo un suggerimento, ricordo che ci sono moltissimi
farmaci per lo stesso scopo e che ogni medico consiglia in base alla sua esperienza
personale ed alla scuola di appartenenza, per cui prima di comprare i medicinali, parlatene
al vostro medico curante ed attenetevi scrupolosamente ai suoi consigli.
Tutti i farmaci devono essere prescritti dal proprio medico, accertatevi delle allergie ed
intolleranze varie, compatibilità con i farmaci che eventualmente state assumendo
ANTIBIOTICI
Servono a combattere le infezioni batteriche. Quando compare un'infezione è luogo
comune pensare che ci sia anche la febbre; beh non è sempre vero, anche se è un buon
campanello d'allarme.
L'ideale sarebbe un antibiotico che andrebbe bene un po' per tutto.
Dalla ferita profonda, alla frattura esposta, per bronchiti, faringiti, cistiti, diarrea viaggiatore,
otiti.
Non esiste un solo antibiotico che va bene per tutto da assumersi per via orale, per cui io
di solito mi porto un antibiotico per gruppo:
FERITE E VARIE:
Augmentin (Amoxicillina + Acido Clavulanico) 1gr. esiste in compresse, bustine,
sospensione orale. Posologia : 1gr. due volte al di (ogni 12h) per 8gg per ferite e tagli
importanti, ustioni 2°-3°, 1gr 3 volte al giorno se fratture esposte (in questo caso meglio
aggiungere un altro antibiotico, vedi sotto, e porre fine al viaggio) fino al ricovero
ospedaliero
Può essere usato che per bambini, da preferire la sospensione orale da somministrare a
seconda del peso.
BRONCHITI, FARINGITI, OTITE:
Klacid (Claritromicina) . Per dolori all'orecchio, tosse protratta con muco o secca, mal di
gola e le vostre tonsille sono piuttosto grosse e rosse, magari tempestate da placche
biancastre.
Esiste in compresse da 250 mg o 500mg, bustine, sospensione orale per bimbi
(125/250mg). Posologia 250mg due volte al giorno (ogni 12h) per 10gg se infezione grave
apparato respiratorio 500 mg due volte di (per bimbi a seconda del peso)
CISTITI, INFEZIONI VIE URINARIE.
Tavanic (Levofloxacina) compresse da 250 mg, 500mg. Posologia 250mg una volta al die
per 7gg,
Ciproxin (Ciprofloxacina) compresse da 250mg, 500mg , posologia 250mg due volte al die
per 7-10gg.
Se urinate spesso, talvolta con bruciore (ma non sempre), ci possono anche essere tracce
di sangue (cistite emorragica) ed urine maleodoranti, molto probabilmente avete un
infezione delle vie urinarie o della vescica, oltre che bere molto, è utile l'antibiotico.
Ma sappiate che talvolta le cistiti sono asintomatiche
Questi due antibiotici sono utili anche in corso di frattura esposta, da aggiungere al primo
in elenco, (vedi sopra)
Entrambi gli antibiotici sono utili anche per le infezioni dell'apparato respiratorio ma,
personalmente preferisco usare il Klacid.
Non somministrare ai bimbi nessuno dei due ma per infezioni apparato urinario:
Monuril ped 2g. (Fsfomicina Trametamolo) una sola somministrazione al giorno
DIARREA VIAGGIATORE
Rifacol ( Rifaximina ) compresse da 200mg, flacone sospensione orale per bimbi.
Posologia, 1cp ogni 6 ore se oltre 12anni, da 6 a 12 anni 1/2 cp ogni 6 ore, inferiore
12anni 1 misurino di sospensione ogni 6 ore.
ANTINFIAMMATORI, ANTIDOLORIFICI, ANTIPIRETICI
Tre categorie di farmaci con tre scopi diversi e uno in comune, sono tutti antidolorifici,
mentre l'effetto antipiretico è variabile
Gli antipiretici puri per la febbre: Tachipirina, Efferalgan, (Paracetamolo) 500 mg 3-4 volte,
utile anche come antidolorifico, per adulti almeno 1g (esistono compresse effervescenti di
1grammo) di paracetamolo tre volte al di. Non ha effetto antinfiammatorio.
Antinfiammatori: sono i cosidetti FANS che chiunque possiede in casa, da usare associato
all'antibiotico per le infezioni come otiti, bronchiti, faringiti, sindromi similinfluenzali e da
raffreddamento,per dolori muscoloscheletrici.
Esistono diverse specialità, con diverse formulazioni. Le fiale possono essere assunte
sublinguali per avere una pronta efficacia, sono tutti antidolorifici ma non con ugual
efficacia, da assumersi a stomaco pieno. Solo alcuni nomi come esempi : Tora-Dol
(ketoralac trometamina), Oki (ketoprofene sale di lisina), Brufen (ibufrene), Voltaren
(diflochenac sodico) Nimesulide
Antidolorifici puri : per dolore severo/grave: puntura scorpione, frattura, grave distorsione
non sono antiinfiammatori: Coefferalgan, Tachidol ( codeina+paracetamolo) 1cp o bustina
4 volte al die, si può associare un antinfiammatorio, Contramal, Prontalgin 50(tramadolo)
esistono in cp in fiale e gocce, queste ultime sono molto utili e facili da dosare, di solito 20
gocce 3 volte al di.
Novalgina (noramidopirina metansolfonato sodico) sia in compresse, gocce, sospensione ,
utilissimo negli stati dolorosi acuti (esempio: mal di denti). Posologia: 20-40 gocce per
adulti e 15 gogge per bambini 5-15anni 3 volte al giorno.
Non sono antinfiammatori.
Utile un farmaco per ogni classe, da somministrarsi nel caso più appropriato.
ANTISTAMINICI
Sono farmaci da somministrare quando sussiste uno stato allergico, conosciuti bene dagli
allergici.
Anche per questi farmaci esistono diverse formulazioni e forse l'utilità per chi non ha
alcuna patologia in corso e limitata, soprattutto per il fatto dell'autodiagnosi.
Utile, potrebbe essere una pomata antistaminica tipo Polaramin crema (desclorfeniramina
maleato) o Tinset gel (oxatomide idrato) per gli stati pruriginosi, eritemi solari, punture
d'insetto
APPARATO GASTROENTERICO
-ANTIEMETICI
Plasil (metoclopramide monocloridrato monoidrato) e Zofran(ondasetron ) sono da usarsi
come antivomito e antinausea, anche in questo caso esistono diverse formulazioni
comprese le fiale intramuscolo e le supposte.
Sono farmaci sintomatici, cioè curano il sintomo e non la causa, per cui domandatevi il
perché si sta vomitando
-ANTIACIDO ORALE
Maalox plus comp/sosp (magnesio idrossido), Gastrogel (sucralfato gel), Riopan gel
(magaldtrato gel) da usarsi in caso di iperacidità, esofagite da reflusso, gastrite da FANS
-LATTOBACILLI
lacteol forte (lactobacillus acidophilus), utile per prevenire la diarrea del viaggiatore
-ANTIEMORROIDARI
Proctolyn (fluocilonone acetonalide+ chetocaina cloroidrato) disponibile sia in crema con
apposito applicatore o in supposte
-ANTIDIARROICI
Imodium, dissenten (loperamide cloridato) da usarsi solo per attacchi diarroici protratti, in
associazione con antibiotico . posologia 2cp in unica soluzione, quindi 1 ad ogni attacco.
Il farmaco è piuttosto pericoloso, per cui non abusatene:
ANTISPASTICI
Sono farmaci da usarsi quando compaiono le coliche, sia renali che addominali, conosciuti
bene da chi soffre da tale disturbo: Buscopan (N-butilbromuro di Joscina), Rilaten
(rociverina) , disponibili in compresse, supposte e fiale, per gli stati acuti e particolarmente
dolorosi utile la somministrazione sublinguale della fiala.
ANTIPERTENSIVO
E' legato al fatto che la puntura di scorpione può causare una crisi ipertensiva, utile sarà,
nifedicor gocce ( nifedipina) 20 gocce sublinguali o il catapresan fiale (clonidina cloridrato)
1fl da assumersi sublinguale o intramuscolo accertatevi che state vivendo una crisi
ipertensiva, non datelo come dato di fatto inseguito alla puntura da scorpione, per cui sarà
necessario uno sfingomanometro per la misurazione della pressione arteriosa .
GOCCE OTOLOGICHE
Si usano in caso di otite, da associare all'antibiotico per via orale: Anauran gocce
( neomicina solfato ) 4-5 gocce 3 volte al die per adulti e 2-3 gocce per bimbi per 3 volte al
giorno, o il Tobral oto(tobramicina) 4 gocce per 3 volte al die per 5gg.
COLLIRI
Contenenti antibiotico, da usarsi n caso di infezione localizzata: Tobral coll (tobraminicina),
colbiocin coll ( cloramfenicolo, colistimetato, rolitetracilcina) 3-4 gocce in caso di infezioni
oculari esterne, congiuntivite catarrale
Imidazyl coll (nafazolina nitrato) 2gocce due volte al giorno negli stati infiammatori della
congiuntiva caratterizzati da bruciore, iperlacrimazione, fotofobia, iperemia
ANSIOLITICI
Non si sa mai magari durante un viaggio c'è chi perde la calma, anche qui diverse
tipologie in compresse o gocce, alcuni esempi: xanax cp 0.25mg (alprazolam) , prazene
cp 20mg (prazepam) lexotan (bromazepam); la posologia è variabile a seconda della
necessità, bhe il buon senso, il consiglio del curante e la lettura del bugiardino vi può
aiutare.
CORTISONICI
Utili in caso di allergie, anche per altri scopi, ma ricordiamo l'autodiagnosi? L'orticaria
potrebbe essere un'evenienza nota e facilmente riconoscibile: Bentelan fl 4
mg( betametasone disodio fosfato) 1fl intramuscolo o sublinguale, continuare la cura con
le compresse da 0,5mg 3 volte al giorno sino alla risoluzione del quadro
Le pomate cortisoniche sono utili per punture d'insetti, stati pruriginosi della pelle.
FLUIDIFICANTI ORALI
Servono a rendere fluido il muco prodotto dall'apparato respiratorio durante le infezioni o
infiammazione dello stesso Fluifort bust (carbocisteina sale di lisina monoidrato) 1 bustina
al giorno
DISINFETTANTI LOCALI
Betadine (iodopovidone) per applicazioni locali su ferite, disinfettare i margini della ferita,
lasciare agire almeno per 30 secondi, quindi rimuovere il disinfettante con altra garza
sterile, coprire la ferita.
Altri disinfettanti sono: Acqua Ossigenata, Amuchina
VARIE
� Utile un piccolo set chirurgico, magari sterile da usar per pulire le ferite, per
rimuovere materiale sporco dalle ferite : pinzette, forbici, lame, bisturi
� soluzione fisiologica sterile in fiale, sempre utile per lavare le ferite a getto con siringa
� punti per sutura steril strip disponibili in diverse misure
� siringhe sterili da 2,5-5,10 ml
� Sofargen crema (argento solfadiazina micronizzato) tibo crema da 30, 50 g .utile in
caso di ustione
� termometro medico
� aspiraveleno
� laccio emostatico
� tamponi nasali
� confezioni di compresse e garze (sterili), confezione ovatta
� ghiaccio istantaneo
� bende elastiche
� confezione cerotti medicati
� stecche ortopediche