CONSIGLIO REGIONALE DEL MOLISE
SEDUTA DEL 27 MARZO 2012
RESOCONTO INTEGRALE DEFINITIVO
Consiglio Regionale del Molise
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INDICE DEGLI ARGOMENTI E DEGLI INTERVENTI
APERTURA DELLA SEDUTA. APPROVAZIONE DEL PROCESSO VERBALE DELLA
SEDUTA PRECEDENTE E COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA.
PAG. 7
ISCRIZIONE DI NUOVO ARGOMENTO ALL’ORDINE DEL GIORNO DEI LAVORI
DELL’ASSEMBLEA. APPROVAZIONE. PAG. 15
NIRO Pag. 15 – 16
ROMANO “ 16
INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMENTI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE. PAG. 19
NIRO Pag. 19
ISCRIZIONE DI NUOVO ARGOMENTO ALL’ORDINE DEL GIORNO DEI LAVORI
DELL’ASSEMBLEA. APPROVAZIONE. PAG. 20
NIRO Pag. 20
SCASSERRA “ 20
INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMENTI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE. PAG. 22
NIRO Pag. 22
LEGGE REGIONALE CONCERNENTE: “MODIFICHE AGLI ALLEGATI 1, 2 E 3 DELLA
LEGGE REGIONALE 10 MAGGIO 2010, N. 13. REVIVISCENZA DELLA LEGGE
REGIONALE 8 MAGGIO 1980, N. 11”. APPROVAZIONE.
PAG. 23
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IZZI Pag. 23
PROPOSTA DI LEGGE N. 13, DI INIZIATIVA DEI CONSIGLIERI REGIONALI IORIO E
PIETRACUPA, CONCERNENTE: “MODIFICHE ED INTEGRAZIONI ALLA LEGGE
REGIONALE 24 OTTOBRE 2005, N. 36 (DISCIPLINA DEL REFERENDUM PREVISTO
DALL’ARTICOLO 123, TERZO COMMA, DELLA COSTITUZIONE). ABROGAZIONE
DELLA LEGGE REGIONALE 13 FEBBRAIO 2012, N. 4”. ESAME PARZIALE. RINVIO.
PAG. 26
NIRO Pag. 26 – 38
PETRAROIA “ 31
ROMANO “ 34
FRATTURA “ 37
LEGGE REGIONALE CONCERNENTE: “MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 20
AGOSTO 2010, N. 16 – MISURE DI RAZIONALIZZAZIONE DELLA SPESA
REGIONALE”. APPROVAZIONE. PAG. 41
NIRO Pag. 41
PETRAROIA “ 42
SCASSERRA “ 45
INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMENTI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE. PAG. 47
FUSCO Pag. 47
ISCRIZIONE DI NUOVO ARGOMENTO ALL’ORDINE DEL GIORNO DEI LAVORI
DELL’ASSEMBLEA. APPROVAZIONE. PAG. 48
SOSPENSIONE DELLA SEDUTA E AGGIORNAMENTO DEI LAVORI.
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PAG. 49
LEGGE REGIONALE CONCERNENTE: “MODIFICHE ED INTEGRAZIONI ALLA LEGGE
REGIONALE 24 OTTOBRE 2005, N. 36 (DISCIPLINA DEL REFERENDUM PREVISTO
DALL’ARTICOLO 123, TERZO COMMA, DELLA COSTITUZIONE). ABROGAZIONE
DELLA LEGGE REGIONALE 13 FEBBRAIO 2012, N. 4”. APPROVAZIONE.
PAG. 52
NIRO Pag. 52
PETRAROIA “ 53
ORDINE DEL GIORNO PER DETERMINAZIONI URGENTI DEL CONSIGLIO
REGIONALE IN SOSTEGNO DEL MONDO AGRICOLO PER RICHIEDERE AL
GOVERNO NAZIONALE LA DETASSAZIONE DEI FABBRICATI RURALI DAL REGIME
DI IMPOSIZIONE IMU. APPROVAZIONE. PAG. 64
TAMBURRO Pag. 64
DI PIETRO “ 65
PETRAROIA “ 67
FUSCO “ 68
PARPIGLIA “ 70
INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMENTI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE. PAG. 71
ROMANO Pag. 71
MOZIONE RELATIVA AL FINANZIAMENTO DELLA LEGGE REGIONALE N. 16/2009
SULLE COOPERATIVE. APPROVAZIONE. PAG. 72
MONACO Pag. 72
BIZZARRO “ 73 – 79
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DE BERNARDO “ 73
PETRAROIA “ 76
INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMENTI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE. PAG. 81
VITAGLIANO Pag. 81
ORDINE DEL GIORNO INTESO A SOLLECITARE INTERVENTI A FAVORE DELLE
IMPRESE DEL TURISMO BALNEARE. APPROVAZIONE. PAG. 82
D’AIMMO Pag. 82
MONACO “ 83
AGGIORNAMENTO DEI LAVORI E CHIUSURA DELLA SEDUTA.
PAG. 84
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X LEGISLATURA
SEDUTA DEL 27 MARZO 2012
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRACUPA
- Ore 10:06 -
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Il Consiglio regionale è aggiornato alle ore 10:30.
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RIPRESA DEL CONSIGLIO
- ORE 10:40 -
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Il Consiglio è aggiornato alle ore 11:00.
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RIPRESA DEL CONSIGLIO
- ORE 11:13 -
APERTURA DELLA SEDUTA. APPROVAZIONE DEL PROCESSO VE RBALE DELLA
SEDUTA PRECEDENTE E COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Sottopongo all’Assemblea, per l’approvazione, il processo verbale della seduta del 19 marzo
2012; chiedo che il citato processo verbale sia dato per letto. Ai sensi dell’articolo 38 del
regolamento interno, il processo verbale della seduta del 19 marzo 2012 – che si dà per letto – si
intende approvato.
Comunico che sono pervenute le seguenti proposte di legge:
- n. 16, d’iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Bilancio di previsione per
l’esercizio finanziario 2012 e documento contabile ai fini della gestione dell’Ente Provinciale per
il Turismo di Campobasso”;
- n. 17, d’iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Bilancio di previsione per
l’esercizio finanziario 2012 e documento contabile ai fini della gestione dell’Ente Provinciale per
il Turismo di Isernia”;
- n. 18, d’iniziativa dei Consiglieri Niro, Tamburro, Sabusco, De Bernardo, Bizzarro e
d’Aimmo, concernente: “Interventi regionali in favore di soggetti affetti da malattia di Alzheimer
e sindromi dementigene ad essa correlate”;
- n. 19, d’iniziativa dei Consiglieri Romagnuolo e De Bernardo, concernente: “Interventi in
favore delle associazioni combattentistiche e d’arma”;
- n. 20, d’iniziativa dei Consiglieri Romagnuolo e De Bernardo, concernente: “Modifiche
alla legge regionale 21 novembre 2008, n. 31 – Interventi a favore della riqualificazione urbana”;
- n. 21, d’iniziativa del Consigliere Cavaliere, concernente: “Modifiche alla legge regionale
n. 19 del 10 agosto 1993 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il
prelievo venatorio”;
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- n. 22, d’iniziativa del Consigliere Leva, concernente: “Modifiche alla disciplina
sull’organizzazione, i compiti ed il finanziamento delle pro-loco, di cui alla legge regionale n. 20
del 18 luglio 1977”;
- n. 23, d’iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche alla legge regionale 20
agosto 2010, n. 16 – Misure di razionalizzazione della spesa regionale”.
Comunico, inoltre, che sono pervenute:
- interrogazione a risposta orale e scritta, a firma del Consigliere Parpiglia, in merito al
servizio di emodialisi nel periodo estivo all’ospedale San Timoteo di Termoli;
- interrogazione a risposta orale e scritta, a firma del Consigliere Ciocca, con la quale si
chiedono informazioni circa le soluzioni adottate relativamente a problematiche gestionali
riguardanti l’Azienda speciale Molise Acque;
- risposta scritta del Presidente della Giunta, Iorio, all’interrogazione a risposta orale e
scritta, a firma del Consigliere Petraroia, sulla prospettiva del Consorzio Agrario del Molise;
(segue documento)
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-
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- Ordine del Giorno, a firma del Consigliere Petraroia, sulla vertenza dei dipendenti Poste
Italiane S.p.A. del Molise.
Comunico, altresì, che la Corte costituzionale con sentenza n. 63 del 7 marzo 2012, depositata il
21 marzo 2012, ha dichiarato:
- non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 30, comma 4, dello
Statuto della Regione Molise, approvato, in prima lettura, con deliberazione del Consiglio
regionale n. 184 del 19 luglio 2010, confermato, in seconda lettura, con deliberazione n. 35 del
22 febbraio 2011, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione n. 7, edizione straordinaria,
del 2 marzo 2011, in riferimento agli articoli 117, secondo comma, lettera l), e 123 della
Costituzione, promossa dal Presidente del Consiglio dei Ministri;
- non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 53, comma 4, del
predetto Statuto, in riferimento agli articoli 117, secondo comma, lettera l), e 123 della
Costituzione, promossa dal Presidente del Consiglio dei Ministri;
- non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 67, comma 1, del
predetto Statuto, in riferimento agli articoli 117, quinto comma, e 121, secondo e terzo comma,
della Costituzione, promossa dal Presidente del Consiglio dei Ministri.
Comunico, infine, che hanno chiesto congedo per la seduta odierna il Consigliere Cavaliere, per
motivi istituzionali, e l’Assessore Chieffo, per motivi di salute.
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ISCRIZIONE DI NUOVO ARGOMENTO ALL’ORDINE DEL GIORNO DEI LAVORI
DELL’ASSEMBLEA. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Il Consigliere Niro ha chiesto opportunamente la parola in riferimento proprio alla dichiarazione
di legittimità costituzionale della sentenza della Corte costituzionale sullo Statuto perché
modifica probabilmente anche un po’ gli indirizzi legislativi, qualcuno dei quali già licenziato
dalla Prima Commisione. Prego Consigliere Niro, ne ha facoltà.
CONSIGLIERE NIRO:
Grazie, Presidente, buongiorno colleghi Consiglieri. Proprio in merito alla sentenza a cui lei,
Presidente, faceva riferimento, la 63 del 2012, che ha rigettato i rilievi fatti dallo Stato sul nostro
Statuto regionale, possiamo dire oggi finalmente che il nostro Statuto è stato, dal massimo
Organo costituzionale, la Corte Costituzionale, ritenuto legittimo a tutti gli effetti e per tutti gli
articoli impugnati. Sulla scorta di questo, avendo licenziato la proposta di legge numero 13,
modifiche ed integrazioni alla legge regionale 24 ottobre 2005, numero 36, che riguardava un
aspetto specifico sulla disciplina del referendum previsto dall’articolo 123, terzo comma, della
Costituzione, cioè abrogazione della legge regionale 13 febbraio 2012, e la numero 4, che
abbiamo fatto all’inizio di questo anno, di iniziativa dei Presidenti Iorio e Pietracupa, chiedo
l’iscrizione della proposta all’ordine del giorno. Appena iscritta, chiederei anche l’immediata
discussione, se è possibile.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Credo che si ponga proprio un problema di termini, se lo spieghiamo. Credo che si ponga un
problema di urgenza in quanto, essendo stato dichiarato, lo Statuto, costituzionale, la
promulgazione farebbe partire immediatamente l’istituto referendario, mentre la legge promossa
da me e dal Presidente consente di apportare modifiche, come mi sembra che ci sia ampia
volontà, e quindi di avviare un percorso di modifica dello Statuto e creare un periodo… In effetti
va emendata quella legge, viene molto semplificata rispetto al testo originale. Il testo originario
prevedeva l’abrogazione dello Statuto, invece questo prevede la modifica statutaria, cioè ci
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consente di intervenire, altrimenti dovremmo di fatto, promulgandola, indire il referendum. Mi
sembra che ci sia la disponibilità. Quindi, il testo dello Statuto, promosso dal Presidente e dal
sottoscritto, diventa modifica statutaria, non più proposta di legge. Ha chiesto la parola il
Consigliere Romano. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE ROMANO:
Esprimo una perplessità riguardo alla rapidità con la quale si vuole portare all’attenzione
dell’aula questo provvedimento legislativo che non è sulla opportunità politica perché mi pare
che finalmente si sia raggiunta una intesa politica nel voler superare gli errori contenuti nello
Statuto che è stato giudicato, appunto, non illegittimo costituzionalmente nella scorsa sentenza.
Ho però dei dubbi e credo che li abbiano anche i colleghi che non hanno partecipato ai lavori
della Prima Commissione, colleghi sia di maggioranza che di minoranza. Credo che sia
opportuno che ci sia il giusto supplemento di riflessione per una proposta di legge che può
seguire tranquillamente il suo iter ordinario anche perché – e purtroppo la storia recente ci
insegna - quando siamo stati troppo frettolosi, talvolta abbiamo commesso degli errori in termini
di proposte di legge o di leggi che poi sono state osservate successivamente da parte della Corte
Costituzionale. Io credo che non si ravvisi una urgenza tale addirittura da dover richiedere questa
rapidità dell’iscrizione e dell’immediata discussione, anche per quei colleghi, e soprattutto per
quei colleghi, che la proposta di legge non l’hanno neanche mai vista, visto e considerato che
non è pervenuta ancora ai Consiglieri munita del parere della Prima Commissione. Se poi oggi il
relatore preannuncia anche che sono previsti ulteriori emendamenti ad una proposta che non è
neanche neppure pervenuta, io credo che non ci siano difficoltà tutt’al più a consentire un
percorso accelerato, ma per parte mia, e immagino anche per parte degli altri colleghi, non c’è la
disponibilità a procedere al buio.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
C’è una motivazione, Consigliere Romano. Possono impugnarci e ci impugneranno anche la
legge di revoca a questo punto, come abbiamo già comunicato precedentemente. Infatti questa
legge serviva per scongiurare quel tipo di impugnativa. Ma ora, essendosi modificate le
situazioni, serve proprio per poter procedere, non c’è nessun trucco particolare.
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CONSIGLIERE ROMANO:
Però la legge prevede anche delle norme in materia di istituto referendario sulle quali anche in
Commissione abbiamo espresso qualche perplessità. Quindi, riguardo a questo, al di là della
bontà dei propositi, io eviterei di fare una legge che può essere passibile, che magari ha una
buona…
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Chiedo scusa, l’iscrizione in aula è facoltà dell’aula, ci vogliono i due terzi. Se non si iscriverà,
faremo Conferenza dei Capigruppo e l’iscriveremo in procedura ordinaria. Cambia di cinque
giorni, di sette giorni la situazione? Poi ognuno se ne assume la responsabilità. Ha chiesto la
parola il Consigliere Niro. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE NIRO:
Giusto per chiarezza, collega Romano, si richiede questa procedura accelerata per una ragione
molto semplice: se dovesse intervenire la pubblicazione, in Gazzetta, dello Statuto reso legittimo
dalla Corte Costituzionale, significa che parte il procedimento referendario su una domanda su
cui già questo Consiglio regionale, all’unanimità, si è espresso: sull’articolo 14 e sull’articolo 34
che riguarda principalmente la riduzione del numero dei Consiglieri e dei componenti della
Giunta. Se ad ogni azione non valutiamo il danno che creiamo a questa Regione… ecco il
problema dell’iscrizione all’ordine del giorno di questa mattina! Siamo in corsa per cercare di
tamponare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e quindi dare al Presidente la possibilità di
avere un tempo più ampio ad evitare che si faccia il referendum. Gli articoli da modificare sono
essenzialmente due. Non c’è nessun colpo di mano. C’è soltanto un percorso per chiarire quello
che è il procedimento referendario, addirittura con due emendamenti che specificano meglio il
percorso referendario, in presenza di una approvazione, di una legittimità costituzionale resa
dalla Corte costituzionale. Quindi, qual è il percorso successivo laddove invece è stata fatta da
parte dell’opposizione una richiesta di referendum di abrogazione, non in parte ma in toto. Credo
che l’aula deve avere la responsabilità di far risparmiare con tutte le forze possibili alla nostra
Regione oltre due milioni di euro per avviare la procedura di referendum. Tra l’altro la procedura
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è già partita. Adesso bisogna soltanto trovare, in termini legittimi e in termini legislativi, la
possibilità di avere tempo utile e necessario per andare a modificare i due articoli sul numero dei
Consiglieri regionali e sul numero degli Assessori. Su questi due articoli il Consiglio regionale,
all’unanimità, non più tardi di due mesi fa, si è già pronunciato su come vuole andare avanti.
Non capisco la ragione per cui dobbiamo fare demagogia intorno ad un provvedimento.
Finalmente a questa Regione è stato riconosciuto il diritto di aver prodotto uno strumento, la
Carta costituzionale, valutata a radiografia, a raggi x, da parte della Corte costituzionale. Ritengo
increscioso sentir dire che c’è una manovra. Non c’è nessuna manovra, c’è soltanto il fatto di
risparmiare del tempo e soprattutto bloccare una procedura referendaria che costerebbe oltre due
milioni di euro alla nostra Regione.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Io credo che andrebbe anche chiarito che di quella legge, che è passata in Commissione, di fatto,
alla fine rimane un articolo semplificato, un emendamento unico che poi rinvia soltanto per dare
il passaggio. Io direi in maniera serena di metterla ai voti per l’iscrizione, diversamente non
posso fare. Pongo ai voti l’iscrizione della proposta all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
La proposta è iscritta all’ordine del giorno con l’astensione dei Consiglieri Romano, Ciocca,
Monaco e Di Donato.
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INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMEN TI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola il Consigliere Niro. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE NIRO:
Senza entrare nel merito chiedo l’immediata discussione perché è un provvedimento di estrema
urgenza, come è noto a tutti, anche per l’espressione di voto che è stata fatta.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Pongo ai voti l’immediata discussione.
(Il Consiglio approva)
La proposta è iscritta con l’astensione dei Consiglieri Romano, Cioccia, Monaco e Di Donato.
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ISCRIZIONE DI NUOVO ARGOMENTO ALL’ORDINE DEL GIORNO DEI LAVORI
DELL’ASSEMBLEA. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Consigliere Niro, ha facoltà anche di relazionare.
CONSIGLIERE NIRO:
Prima di procedere alla relazione, nel frattempo che codesta Presidenza provvede alla
distribuzione del testo e degli emendamenti che ho presentato, chiederei all’aula un'altra
iscrizione urgente. E’ un argomento licenziato sempre dalla Prima Commissione e che andrebbe
a risolvere un aspetto interpretativo sull’applicazione dell’articolo 6 della legge finanziaria del
2012 laddove purtroppo è stata interpretata, in regime restrittivo, la norma da parte di qualcuno.
Riguarda soprattutto il pagamento ai creditori della Regione Molise del cosiddetto 10% di
anticipazione. Se è possibile chiederei, signor Presidente e signori dell’aula, che la proposta di
legge numero 23, di iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche alla legge
regionale 16 del 20 agosto 2010: Misure di razionalizzazione delle spese regionali.”, possa avere
l’iscrizione all’ordine del giorno di questo Consiglio e poi successivamente le chiederò la parola
per procedere anche alla immediata discussione.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Era il famoso discorso del 10%. Visto che è una proposta della Giunta, se vuole chiarire,
l’Assessore Scasserra. Ne ha facoltà.
ASSESSORE SCASSERRA:
In assoluta linea con quanto il Presidente della Prima Commissione ha appena illustrato, a nostro
avviso si tratta di una interpretazione non pertinente. Tuttavia ci sono stati casi nei quali è stata
addotta questa motivazione, quindi una interpretazione particolare per evitare di effettuare
pagamenti. Noi riteniamo, come ritenevamo allora, che invece sia giusto sgomberare il campo da
qualsiasi dubbio. C’è stata anche una nota di chiarimento del Direttore della Prima Area della
nostra Regione relativamente all’interpretabilità di quell’articolo che chiaramente ci dice che
quella norma non si sarebbe applicata agli appalti pubblici. Tuttavia il suggerimento del
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passaggio in aula per evitare potenziali fraintendimenti riteniamo che, seppur in parte superfluo,
possa essere necessario.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Pongo ai voti l’iscrizione all’ordine del giorno della proposta.
(Il Consiglio approva)
Il provvedimento è iscritto con l’astensione della opposizione.
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INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMEN TI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE.
Ha chiesto la parola il Consigliere Niro. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE NIRO:
Appena questa aula voterà sul primo provvedimento della legge 13 che abbiamo iscritto, chiedo
l’immediata discussione anche di questa ulteriore proposta di legge, la numero 23.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Naturalmente consegneremo a tutti la documentazione, poi andremo avanti sull’ordine del
giorno. Mi sembra che si tratti di un articolo in effetti. E’ opportuno che i Consiglieri ne
prendano visione. Pongo ai voti l’immediata discussione della proposta di legge numero 23.
(Il Consiglio approva)
E’ iscritta per l’immediata discussione, con l’astensione dell’opposizione, a seguire la prima.
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LEGGE REGIONALE CONCERNENTE: “MODIFICHE AGLI ALLEGA TI 1, 2 E 3
DELLA LEGGE REGIONALE 10 MAGGIO 2010, N. 13. REVIVI SCENZA DELLA
LEGGE REGIONALE 8 MAGGIO 1980, N. 11”. APPROVAZIONE .
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Se si è d’accordo, mentre procedono con le copie, passiamo al primo punto all’ordine del giorno:
Proposta di legge numero 10, di iniziativa del Consigliere Niro, concernente: “Modifiche agli
allegati 1, 2 e 3 della legge regionale 10 maggio 2010 numero 13. Reviviscenza della legge
regionale 8 maggio 1980, numero 11. Relatore il Consigliere Izzi. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE IZZI:
Grazie, Presidente. La presente proposta di legge – sulla quale sono stato incaricato dalla I
Commissione, bontà loro, di relazionare – intende trovare una soluzione rapida e definitiva ad un
problema che si è determinato in sede di approvazione, nel 2010, delle norme sul riordino della
legislazione regionale e sulla semplificazione amministrativa. Infatti con la legge regionale
numero 13 del 10 maggio 2010 è stato operato uno sfoltimento della legislazione regionale
attraverso l’abrogazione di leggi e di regolamenti regionali non espressamente abrogati o
comunque non più operanti. Tra le leggi abrogate è stata inserita erroneamente anche la legge
regionale numero 11 dell’8 maggio 1980 che dettava la disciplina di attuazione della legge
statale 4 agosto 1978, numero 440, relativa all’utilizzazione delle terre incolte, abbandonate o
insufficientemente coltivate. Il venir meno della disciplina regionale ha reso così impossibile
applicare anche la legislazione statale che continua invece ad avere vigore e che fa sempre
riferimento alla disciplina regionale, necessaria per dare attuazione alle norme statali per il
recupero produttivo delle terre incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate, anche al fine
della salvaguardia degli equilibri idrogeologici e della protezione dell’ambiente. L’esigenza di
ripristinare la certezza del quadro normativo è stata già esplicitamente fatta presente dalla
Direzione generale della Giunta regionale che ha segnalato le perplessità circa il vuoto normativo
e l’esigenza di agire con tempestività per dare soluzione definitiva alla problematica che si è
creata, anche in seguito a istanze con cui si chiede la certificazione dei terreni incolti da almeno
cinque anni. L’articolo 1 mira quindi, in concreto, a ripristinare, nella sua interezza, la
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reviviscenza della legge regionale numero 11 del 1980 che sostanzialmente provvede al
censimento, alla classificazione e all’aggiornamento annuale delle terre incolte e abbandonate
per favorirne poi l’assegnazione ai soggetti che ne fanno legittimamente richiesta. La
reviviscenza assicurerà, quindi, il ripristino nella legislazione regionale della necessaria
disciplina di attuazione della legge statale numero 440 del 1978, dando certezza ai rapporti
giuridici che verranno messi in essere successivamente alla sua entrata in vigore; quanto al
periodo pregresso, mi preme precisare che i rapporti in essere al momento dell’abrogazione nel
2010 della legge regionale numero 11 del 1980 hanno continuato ad essere regolati dalla stessa
disciplina regionale, per espressa disposizione dell’articolo 7, comma 3, della legge regionale
numero 13 del 2010. Con l’occasione si è inteso procedere, attraverso le disposizioni
dell’articolo 2, anche all’abrogazione di due regolamenti regionali:
1) il regolamento regionale numero 9 del 15 maggio 2002, concernente nuove norme in
materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti
amministrativi, relativamente alla determinazione dei termini entro i quali debbono essere
adottati i provvedimenti di competenza della Regione in materia di demanio marittimo a
finalità turistico – ricreative;
2) il regolamento regionale numero 1 del 7 gennaio 2005, concernente la determinazione dei
termini entro i quali adottare i provvedimenti di competenza della Regione in materia di
demanio marittimo a finalità turistico – ricreative.
L’abrogazione di tali regolamenti è la semplice conseguenza degli effetti della legge regionale
numero 5, approvata il 5 maggio 2006, che ha disposto il conferimento ai Comuni delle funzioni,
da essi disciplinate, in materia di autorizzazioni all’utilizzo del demanio marittimo a finalità
turistico – ricreative. Non svolgendo più la Regione tali funzioni viene meno pertanto la stessa
ragion d’essere dei due regolamenti regionali. Chiedo, pertanto, all’Assemblea di approvare la
proposta di legge da me illustrata.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Grazie, Consigliere. Procediamo alla votazione.
Articolo 1.
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(Il Consiglio approva)
È approvato con l’astensione dei Consiglieri di opposizione.
Articolo 2.
(Il Consiglio approva)
È approvato con l’astensione dei Consiglieri di opposizione.
Articolo 3.
(Il Consiglio approva)
È approvato con l’astensione dei Consiglieri di opposizione.
Pongo ai voti la proposta di legge regionale numero 10 di iniziativa del Consigliere Niro
concernente: “Modifiche agli allegati 1, 2 e 3 della legge regionale 10 maggio 2010 numero 13.
Reviviscenza della legge regionale 8 maggio 1980, numero 11.”
(Il Consiglio approva)
E’ approvata con l’astensione dei Consiglieri Romano, Ciocca, Monaco, Frattura, Di Donato,
Totaro, Parpiglia, Leva.
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PROPOSTA DI LEGGE N. 13, DI INIZIATIVA DEI CONSIGLI ERI REGIONALI
IORIO E PIETRACUPA, CONCERNENTE: “MODIFICHE ED INTE GRAZIONI ALLA
LEGGE REGIONALE 24 OTTOBRE 2005, N. 36 (DISCIPLINA DEL REFERENDUM
PREVISTO DALL’ARTICOLO 123, TERZO COMMA, DELLA COST ITUZIONE).
ABROGAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 13 FEBBRAIO 2012, N. 4”. ESAME
PARZIALE. RINVIO.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Poiché la legge di fatto viene emendata e semplificata, se lei, Consigliere Niro, è così cortese di
relazionarci sull’emendamento che diventa il testo della legge. Dopo di che mi hanno chiesto due
minuti per raccordarsi e poter eventualmente condividere il testo perché mi sembra che
dall’emendamento si chiarisca tutto il passaggio. Le sarei grato se lei relazionasse.
CONSIGLIERE NIRO:
Grazie, Presidente. Credo che, anche per gli altri colleghi, una piccolissima introduzione su
quella che è stata la proposta di legge 13, su quello che era il testo originario e le motivazioni per
cui era stato prodotto, vada fatta. Questa proposta di legge era nata, come ho detto anche nella
relazione in Commissione, proprio per colmare alcune lacune che erano presenti nella disciplina
regionale del referendum prevista all’articolo 123, terzo comma della Costituzione e soprattutto
per rendere più celere quel procedimento di modifica dello Statuto, per cui si andavano a
proporre alcune integrazioni al testo vigente. Precisamente l’articolo 17 della legge 36 del 2005,
comma 4, in caso di accoglimento del ricorso da parte della Corte costituzionale, prevede
l’estensione del ricorso da parte della Corte costituzionale ed anche l’estensione del
procedimento referendario, quello già avviato, quindi la comunicazione ai delegati dei promotori
dei referendum e la pubblicazione sul BURM a cura del Presidente della Giunta. Poi al comma 5
veniva stabilito che la nuova pubblicazione della legge, con le modifiche apportate dalla Corte
costituzionale, questo perché era in corso l’impugnativa da parte dello Stato, doveva avvenire
decorsi tre mesi dalla pubblicazione della sentenza; al comma 6 veniva disciplinata la possibilità,
nei tre mesi successivi alla pubblicazione della sentenza, di modificare la legge già approvata e
in tal caso la richiesta di referendum poteva riguardare soltanto il testo così come modificato.
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Veniva inserito l’articolo 17 bis che prevedeva la possibilità di modificare e revocare la legge di
approvazione e modificazione dello Statuto anche dopo la pubblicazione sul BURM ai fini della
richiesta del referendum; in caso di revoca, le operazioni referendarie eventualmente compiute
perdono efficacia. Nel corso del mio intervento ci soffermeremo proprio su questo articolo 17
bis. L’articolo 18, invece, veniva riformulato perché prevedeva la sospensione di tutte le
operazioni delle attività relative allo svolgimento del referendum per gli otto mesi successivi alla
elezione del nuovo Consiglio, invece degli attuali sei. Entrando proprio nel merito della presente
situazione regionale, si avrebbe tempo, così come veniva calcolato, fino al 17 giugno, per
approvare un nuovo testo statutario, comunque si pronunci la Corte costituzionale. Sulla scorta di
questi ragionamenti, venivano individuate queste nuove procedure, che non sono assolutamente
in contrasto con la normativa statale, in quanto proprio il precedente della Provincia autonoma di
Trento e Bolzano non ha comportato alcuna impugnativa da parte del Governo. Questa aula
ricorderà quando abbiamo approvato la legge regionale 4 del 2010 che era stata una azione un
po’ forzata rispetto all’abrogazione di una delibera statutaria consiliare che era sì legittima prima
della entrata in vigore del Titolo V, quindi parliamo prima dell’anno 1999 quando veniva
effettuata in maniera costante, ma successivamente qualche problema, con l’applicazione del
Titolo V, veniva sollevato. Per evitare che la Regione fosse chiamata ulteriormente a costituirsi
in giudizio, avendo appreso per le vie brevi che bisognava procedere alla seconda lettura per
abrogare una deliberazione, quella della legge 4, quindi la numero 36 del precedente Statuto,
occorreva fare la seconda lettura. Per evitare questo, abbiamo inserito anche la revoca della
seconda votazione, quindi la legge 4 del 13 febbraio 2012, in quanto il Dipartimento degli Affari
regionali della Presidenza del Consiglio aveva intenzione di impugnarla. Sulla scorta di questo, è
intervenuto quello che lei, Presidente, in apertura di seduta, ha annunciato e che io ho già ripreso:
con la pronuncia della Corte costituzionale, la 63 del 7 marzo 2012 che ha reso legittimo a tutti
gli effetti quanto questa aula ha fatto nell’ultima deliberazione e cioè approvato in seconda
lettura lo Statuto della Regione Molise, è chiaro che alcuni di questi commi dell’articolo 17 sono
superflui, anzi vengono meno proprio perché noi oggi ci troviamo, signor Presidente e signori
dell’aula, a certificare e a prendere atto che difatti la Regione Molise è dotata di proprio Statuto.
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Ecco la motivazione perché ho inteso proporre con gli emendamenti la soppressione di tutto
l’articolo 1 della legge 13. Non ha più motivo di esistere in quanto la Regione Molise ha un
proprio Statuto oggi, a tutti gli effetti. Per cui, rientrando nel concetto e nel principio di
modificare soltanto l’articolo 14 e l’articolo 34, credo che è opportuno far rivivere l’articolo 17
della vecchia legge 36 andando ad inserire un articolo 17 bis, che avevo già preannunciato. Mi
sarei soffermato su questo aspetto, proprio nella parte dove va a disciplinare cosa bisogna fare in
presenza di una approvazione statutaria e soprattutto dopo che questo Consiglio regionale ha già
approvato, nella precedente seduta del primo febbraio, se non erro, un indirizzo: nella
presentazione di un nuovo Statuto o nelle more della decisione della Corte costituzionale,
quest’aula aveva già approvato la riduzione dei costi della politica, così come vogliamo definirli,
in maniera erronea a mio modesto avviso, riducendo il numero dei Consiglieri, proprio stabilito
dal decreto 138, credo, adesso mi sfugge con esattezza, del 13 – 08 – 2011, riportando questo
Consiglio regionale a 20 Consiglieri e ad un numero di Assessori che non è più fino a otto, ma si
riduce a quattro. Sulla scorta di questo, noi abbiamo la necessità di approvare questa nuova
formulazione dell’articolo 17 bis. Nel momento in cui avviene la pubblicazione della sentenza,
dobbiamo evitare che la Regione esborsi oltre due milioni di euro, danneggiando ulteriormente le
casse della Regione in un periodo ed in un clima così teso di congiuntura economica. E’
indispensabile che quest’aula all’unanimità faccia proprio questo articolo 17 per consentire in
tempi brevissimi, prima di giugno, di andare a modificare quelle due parti, intervenendo con una
delibera modificativa con le stesse procedure, ovviamente, e con lo stesso articolato dell’articolo
123 secondo comma della Costituzione, cioè prima lettura e seconda lettura. Quei due articoli
che necessitano di modifiche o quelle parti che il nostro Statuto, per sopraggiunto ulteriore
intervento da parte di legge dello Stato, possono essere in contrasto con la normativa statale, pur
nella considerazione che è materia… la riforma statutaria e la riforma elettorale sono materie
esclusive delle Regioni. Per cui, nell’ottica di queste brevissime considerazioni e proprio per
evitare che la Regione possa portare a compimento un referendum che non avrebbe senso, in
quanto ci siamo espressi all’unanimità, io credo che sia indispensabile votare questi quattro
emendamenti che riguardano l’articolo 2 della legge 13. Al comma 1, dell’articolo 4, bisogna
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aggiungere quel riferimento che facevo sul far rivivere la deliberazione che è stata approvata, la
numero 35 del 2011; poi bisogna andare a disciplinare quello che è il procedimento referendario
in corso, cioè andare a stabilire che cosa deve fare la Regione in attesa che ci sia la modifica, e
quindi poi intervenire sulla promulgazione nel momento in cui andiamo alla modifica del nuovo
Statuto per quelle parti esclusive che ho appena enunciato. Io ringrazio l’aula, ringrazio lei,
Presidente, per la celerità che mi ha consentito di poter iscrivere questo argomento che è di
importanza notevole per la nostra Regione. Credo che siamo la prima Regione in Italia a dover
certificare questo percorso veloce per arrivare ad una modifica statutaria sulla riduzione
dell’apparato istituzionale e quindi anche i relativi costi conseguenti. Ovviamente ringrazio i
colleghi Consiglieri che mi hanno consentito di iscrivere e soprattutto procedere all’immediata
discussione, per cui chiedo all’aula di intervenire con la stessa determinazione che è già
intervenuta affinché si vada a sistemare e a bloccare questo referendum prima dell’estate, di tal
che riusciamo a dare alla nostra Regione uno Statuto che sia in linea con quelle che sono le
norme statali sopraggiunte. Quando abbiamo votato non c’era questo aspetto. Un passaggio per
chiudere con qualche considerazione: credo che qualche passo in avanti l’abbiamo fatto come
Regione e qui devo dare atto sia ai consulenti che ci hanno accompagnato in questo lungo
periodo per la scrittura della nuova Carta costituzionale della Regione Molise, ma soprattutto
devo dare atto ai dirigenti, all’Ufficio Legislativo del nostro Consiglio regionale che ci hanno
accompagnati passo, passo con la determinazione, con la qualità del servizio e soprattutto con
una competenza di altissimo livello al fine di poter far passare un principio da parte della Corte
costituzionale. Lo dico anche per un atto di orgoglio per la nostra Regione, laddove soprattutto
viene equiparato il personale degli enti pubblici non economici al personale regionale. E questa è
stata una grande conquista che mai è stata fatta nella nostra Regione ed oggi è diventata norma
statutaria della nostra Regione. Credo che ce lo copieranno in tanti. Così anche la disciplina nel
partecipare in maniera non concorrente, ma insieme alla Comunità Europea, per quelle norme
che riguardano la legiferazione europea. E così anche per quanto attiene all’articolo e
all’interpretazione sull’articolo 117 e sul 121 della Costituzione. Questa è stata una grande
conquista che voglio far rimanere agli atti, complimentandomi ancora una volta per la qualità e
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la competenza del nostro Ufficio Legislativo e così anche di questa aula che ha fatto qualche
passo in avanti rispetto ad altre Regioni.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Come d’accordo sospendiamo cinque minuti. La ringrazio, Consigliere Niro, per aver recepito in
Prima Commissione quella legge di modifica che aveva carattere diverso. La ufficializziamo
senza formalizzarci più di tanto: la proposta presentata dal Presidente e da me per quanto
riguarda il nuovo Statuto diventa modifica, credo che ci sia la condivisione. Cinque minuti di
sospensione anche per comunicare che mi era stato richiesto questa mattina un incontro con la
Fiom e la Conferenza dei Capigruppo. Come abbiamo già precisato, quando c’è Consiglio non
abbiamo questa possibilità; erano venuti anche i rappresentanti dell’ordine dei giornalisti e
dell’Asso Stampa per richiedere la stessa cosa. La Conferenza la faremo giovedì alle ore 11:30
così integreremo anche l’ordine del giorno e ascolteremo chi ha chiesto di essere ricevuto senza
problemi. Questa attività deve essere necessariamente programmata, altrimenti rischiamo di non
fare più Consiglio.
Il Consiglio è sospeso alle ore 11:56.
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RIPRESA DEL CONSIGLIO
- ORE 13:17 -
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Riprendiamo i lavori del Consiglio. C’è stata la relazione del Consigliere Niro, Presidente della
Prima Commissione. Ha chiesto la parola il Consigliere Petraroia. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE PETRAROIA:
Dalla valutazione del provvedimento è emersa l’esigenza di un approfondimento anche giuridico
del testo perché la proposta di legge che è stata iscritta oggi è tutt’altra cosa rispetto al
provvedimento su cui l’aula è chiamata ad approfondire ed eventualmente a votare. La proposta
di legge è questa qui. Era stata elaborata a suo tempo dando per acquisito che la Corte
costituzionale procedesse ad abrogare lo Statuto del 2011. Invece, come sappiamo, il
pronunciamento è stato diverso, e gli emendamenti che ci sono già stati consegnati, anche se in
maniera molto stringata, ripropongono questa proposta di legge in maniera completamente nuova
e diversa rispetto al testo che è stato approvato in Prima Commissione. Poiché la materia è
estremamente complessa, io inviterei il Presidente del Consiglio, ed inviterei con sobrietà anche
il Presidente della Giunta, a sospendere la trattazione della materia e a chiamare in audizione, se
fosse possibile, l’Ufficio legale e magari qualche dirigente. Ci troviamo di fronte ad una
situazione in cui, sostanzialmente, con gli emendamenti del collega Niro, si va a revocare, con
questa legge, la legge approvata il primo febbraio. Il primo febbraio il Consiglio regionale, per
legge, aveva abrogato lo Statuto adottato nel 2011. Nel momento in cui con questo
provvedimento noi andiamo ad abrogare la legge di revoca, rimane sostanzialmente il nuovo
provvedimento che ha avuto anche il vaglio della Corte costituzionale. Su quel provvedimento,
nel momento in cui qui si va a disciplinare dal punto di vista strettamente formale la possibilità
che ci possa essere una modifica ad una parte di quella bozza di Statuto, questo interrompe il
percorso referendario già chiesto a suo tempo. Concretamente, però, noi sappiamo che la
modifica ad uno Statuto deve procedere per doppia lettura. Quindi automaticamente, tra una
lettura e l’altra, devono anche intercorrere i 60 giorni di tempo. Allora quale è il problema? Il
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problema è che se ci sta una continuità della legislatura, non c’è alcun tipo di difficoltà perché ci
sarà la possibilità di apportare le modifiche, si interrompe con quella proceduralizzazione che va
a modificare la legge sui referendum e ovviamente ci sarà la possibilità di misurarsi nel merito
per recepire l’articolo 14 della legge 148 che ci fa obbligo di portare il numero dei Consiglieri a
20 e il numero degli Assessori a 4. Poi ci saranno i 60 giorni, poi si farà la doppia lettura e quindi
ci sarà sostanzialmente il varo del nuovo Statuto, senza che ci sia bisogno di chiamare a
pronunciamento il corpo elettorale e recependo il disposto dell’articolo 14 della legge 148.
Nell’eventualità, invece, non per responsabilità di nessuno ma semplicemente per un fatto che
potrà accadere, il Consiglio regionale non avrà materialmente la possibilità di modificare,
intendo proprio nei tempi, lo Statuto del 2011, che cosa accadrà? Il Consiglio regionale potrà
fare solo una nuova legge elettorale. La legge elettorale non potrà che far riferimento ai numeri
che sono riportati nello Statuto unico che oggi viene preso a riferimento, rispetto al quale, però,
c’è un pronunciamento referendario che rimane vincolante. Allora la problematica, dal punto di
vista del percorso, è una questione che se oggi tu per esempio hai un riferimento a 30… perché
oggi il Governo che cosa deve fare? Il Governo deve proporre l’impugnativa alla Corte
costituzionale della legge regionale nostra, del primo febbraio, con cui abbiamo revocato quella
precedente. Fino a quando il Governo non ci revoca la legge, la legge è in vigore. Poi è una
disquisizione di carattere giuridico con la Consulta che ha proceduto a respingere l’impugnativa
del Governo, dicendo: “Quello Statuto del 2011 per me è in vigore”. Ma noi abbiamo pubblicato
il 16 febbraio sul Bollettino Ufficiale una legge regionale che è in vigore, salvo che noi non la
revochiamo. Allora se noi non la revochiamo rimane, durante questo percorso, la incertezza.
Fino a che non si pronuncia la Corte costituzionale sulla nostra legge del primo febbraio, lo
Statuto nuovo non può essere promulgato. In caso di ritorno alle urne, si ritorna alle urne con
l’attuale normativa. Se invece noi revochiamo, per legge, la legge che abbiamo fatto il primo
febbraio, l’unico Statuto di riferimento, che non potrà essere promulgato perché magari non c’è
ancora il referendum, è questo altro. L’unica cosa che il Consiglio potrà fare è la legge elettorale
e nella legge elettorale sarà complicato, questo in tutti i casi, far riferimento al disposto
dell’articolo 14 della 148 sui 20 perché il riferimento statutario è diverso. Io non mi permetto in
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questa sede di avventurarmi su un terreno estremamente tecnico. Dico però che se ci prendiamo
qualche ora, lo dico in maniera molto serena, anche nel pomeriggio, domani mattina, non
necessariamente… e in Commissione si chiama l’Ufficio legale, i dirigenti e si soppesano, ma
senza alcuna preclusione, per nessun tipo di sbocco, le diverse variabili per capire quale di queste
variabili sono meritevoli anche di nostri comportamenti, secondo me facciamo una cosa che è
più riflettuta rispetto ad un provvedimento che diceva A e che è passato in Commissione, a degli
emendamenti che dicono B e che potrebbero essere approvati, e ad uno scenario che sta davanti a
noi che non è nella nostra disponibilità perché è una cosa per cui, se si determina
automaticamente, si dovranno fare i conti con questo quadro giuridico e non con uno diverso.
Questa è la sollecitazione che mi permetto di fare. Se prima di procedere ci prendiamo un po’ di
tempo ed approfondiamo l’argomento con tutte le diverse variabili, facciamo una cosa, a mio
avviso, corretta. Io non discuto che il 16 aprile, approvando questo testo oggi, quando sul BURM
sarà pubblicata questa legge, automaticamente quella del primo febbraio non esisterà più,
automaticamente l’avvio della procedura di modifica del nuovo Statuto porta a… perché lo
Statuto a quel punto, nel momento in cui tu avvii tutto quel nuovo percorso, si blocca perché tu
avvii le modifiche che puoi apportare ad alcuni articoli, in particolare sulla composizione
numerica. Per portare a compimento quel percorso, però, ti servono materialmente sei mesi di
tempo per impostare il lavoro e poi i due mesi tra la prima e la seconda lettura. Quindi durante
questo periodo ci sarà sostanzialmente un vuoto e noi dovremo tentare di capire come lo
riempiremo. Dato che la materia è meritevole di una trattazione con un po’ più di serenità, io
riformulo la proposta all’attenzione di tutta l’aula per cercare di avere un supplemento di
istruttoria, senza avere nessuna preclusione se non quella di cercare di fare una scelta che sia
riflettuta e che possa in qualche modo andare incontro al recepimento su cui l’aula già si è
pronunciata. Voglio ricordare che abbiamo approvato, tutti quanti insieme, proprio nella seduta
del primo febbraio, un collegato in cui ci siamo vincolati al recepimento del disposto
dell’articolo 14 della legge 148. Quindi rispetto al merito, l’aula già si è orientata. Io sto facendo
un altro tipo di ragionamento e su questo ragionamento è auspicabile che ci possa essere
convergenza.
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PRESIDENTE PIETRACUPA:
Consigliere Petraroia, solo per tranquillizzarla, poi seguiremo un percorso sicuramente
condiviso: questo emendamento è stato concordato proprio con l’Ufficio Legislativo che si è
posto il problema non appena è arrivata la sentenza di legittimità costituzionale dello Statuto.
Quindi queste valutazioni sono state fatte; infatti la prima legge era diversa perché chiaramente
prevedeva di revocare lo Statuto. Ci sono state proprio delle valutazioni tecnico – giuridiche. Poi
se vuole fare un ulteriore approfondimento… ma c’è proprio l’urgenza di doverlo approvare per
rispondere all’esigenza di modificare lo Statuto, altrimenti ci troveremo nella condizione di
procedere con il referendum perché l’alternativa sarebbe quella di prendere atto che c’è uno
Statuto legittimo e che va promulgato. Con questa norma, invece, se ne sospende la
promulgazione. Chiaramente ci saranno tempi stretti perché gli otto mesi non è che scadono nel
2014, ma scadono a giugno, anzi ci sarà una accelerazione che dovrà essere impressa in Prima
Commissione per arrivare alla modifica eventuale, e dipenderà dal Consiglio, dello Statuto.
Quindi, per tranquillizzarla, è una norma che è pervenuta dal legislativo che si è attivato
immediatamente non appena sono state modificate le norme. Se c’è qualche perplessità,
discutiamone. Siamo qui per questo. E’ un testo asettico, garantista, perviene dalla Struttura. Poi
è ovvio che qui chiunque può commettere un errore. Quindi il ritorno in Commissione non
farebbe altro che confermare quanto abbiamo appena detto, quella è la motivazione. Ha chiesto
la parola il Consigliere Romano. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE ROMANO:
Presidente, quando ci è stato chiesto di votare sull’iscrizione e sulla immediata discussione
abbiamo ritenuto di astenerci proprio perché le esperienze recenti ci hanno suggerito che
probabilmente, sulle materie di ordine legislativo e statutario, una maggiore prudenza da parte
dell’Assemblea legislativa è opportuna e doverosa. Qui non è in discussione il ruolo ed il
contributo straordinario che l’Ufficio Legislativo offre sempre alla produzione legislativa
dell’aula. Quello che è in discussione è, al contrario, la fretta con la quale troppo spesso l’aula in
qualche modo prende delle iniziative anche contravvenendo a degli indirizzi da parte dell’Ufficio
Legislativo. Non è mistero per nessuno che la nostra produzione di leggi è stata, veramente con
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una frequenza patologica, osservata dal Governo o addirittura censurata dalla Corte
costituzionale. Le motivazioni alla base di questa proposta di legge sono nobili perché vanno
nella direzione di pervenire, nel più breve tempo possibile, ad una modifica dello Statuto rispetto
alla quale, però, vorrei ricordare che c’è una volontà di massima in termini di riduzione del
numero dei componenti dell’Assemblea elettiva e dei componenti dell’Organo esecutivo. C’è
una volontà che però è di carattere politico e non è ancora una volontà che si materializza in
documenti di carattere legislativo. Pur a voler salvaguardare la buona fede, noi dobbiamo sapere
quello che stiamo votando. Oggi, con questo provvedimento legislativo, sostanzialmente stiamo
scaricando la pistola del referendum che, secondo l’impostazione di alcuni, tuttavia è già
scaricata considerato che il Consiglio regionale ha già adottato la proposta di revoca di quella
deliberazione. Da questo punto di vista noi oggi siamo nella condizione di poter già lavorare sul
testo licenziato in prima deliberazione dal Consiglio regionale e di apportare tutti gli
emendamenti, ivi inclusi quelli presentati non più tardi di quattro o cinque giorni fa dai
Presidenti del Consiglio e della Giunta, ammesso che poi il Consiglio regionale voglia istruire
con priorità quel provvedimento. Noi oggi abbiamo a tutti gli effetti la possibilità di andare in
quella direzione. E questo è per quanto concerne il merito della proposta. Sul metodo, per altro
devo dire che effettivamente è un problema il fatto che oggi la proposta che viene iscritta
all’ordine del giorno, ivi inclusa l’immediata discussione con la rapidità del caso, è diversa
rispetto a quella che andremo ad approvare. Io personalmente, se non in maniera fugace, non ho
ancora visto quale è l’emendamento definitivo perché non ci è stato consegnato, a meno che non
è stato consegnato e io non l’ho avuto.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
È stato consegnato l’emendamento, abbiamo sospeso i lavori per farlo vedere.
CONSIGLIERE ROMANO:
A me non è stato consegnato, non so per quale motivo.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Abbiamo sospeso per prendere visione dell’emendamento.
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CONSIGLIERE ROMANO:
Abbiamo sospeso perché abbiamo richiesto che ci fossero dei chiarimenti. Probabilmente
rispetto a questo è opportuno un supplemento di riflessione che consenta per l’appunto di avere
una maggiore consapevolezza di quello che dobbiamo andare ad approvare. In caso contrario,
per quanto mi riguarda, confermo l’orientamento in termini di astensione proprio per
salvaguardare il principio che siamo d’accordo sul contenimento del numero dei componenti
delle Assemblee elettive, ma probabilmente non ce la sentiamo di avallare con un voto
favorevole la decisione di interrompere la possibilità di indire il referendum.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Se possono esserle utili solo due informazioni: la prima è che in questo caso ci troviamo in una
situazione contraria, non è che contravveniamo a quanto ha suggerito il Legislativo, ma stiamo
seguendo le indicazioni date dal Legislativo; la seconda invece, che sfugge forse, è che la legge
di revoca dello Statuto è stata impugnata ed è pervenuta comunicazione che venerdì verrà
impugnata ufficialmente dal Consiglio dei Ministri, è stata preannuciata l’impugnativa e verrà
impugnata. Ecco il motivo dell’urgenza.
CONSIGLIERE ROMANO:
Anche lo Statuto è stato impugnato.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
A maggior ragione la dobbiamo superare, questo era il passaggio, però se non è chiaro… Ci
ferma a quel punto lì. L’impugnativa viene superata con questa legge.
CONSIGLIERE ROMANO:
Non significa che è illegittima la legge, resta valida ed efficace, una eventuale sentenza di
illegittimità costituzionale…
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Con questa legge la abroghiamo per superare quella fase perché quella legge ci avrebbe portato
anche fuori tempo massimo in quanto, così come interpretata, se la Corte costituzionale dovesse
dichiararla legittima, dovremmo comunque fare la doppia lettura. Quindi la Corte costituzionale
tra due mesi la dichiara legittima, doppia lettura andiamo oltre il termine che ci siamo proposti.
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Mi sembra evidentissimo, mai come ora, che l’obiettivo è quello di dare una accelerazione
proprio alla riforma dello Statuto. Comunque a me questa è stata presentata; poi è il Consiglio
che liberamente decide, ma solo per chiarire i passaggi che sono stati compiuti proprio di
concerto con le indicazioni pervenute dall’Ufficio Legislativo per metterci nella condizione di
non incorrere in ulteriori impugnative e soprattutto anche per poter esaminare e modificare lo
Statuto. Era giustificata l’urgenza, cioè di intervenire prima che ci sia l’impugnativa formale
della legge di revoca. Noi andiamo in questo caso invece a revocare. Ha chiesto la parola il
Consigliere Frattura. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE DI LAURA FRATTURA:
Non mi è chiaro un passaggio, cioè l’eventuale impugnativa da parte del Governo della legge di
revoca dello Statuto non mi sembra che però comporti ulteriori allungamenti sulla procedura.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Abbiamo abrogato.
CONSIGLIERE DI LAURA FRATTURA:
Bisogna abrogarla nel momento in cui c’è una sentenza in tal senso, non nel momento in cui
viene impugnata una proposta, per la verità. Una impugnativa non significa che chi impugna
l’atto ha ragione. Poi ci sarà un soggetto terzo che dovrà decidere. Per cui, visto che questa
urgenza ci mette nella tranquillità di poter rimandare in Commissione l’emendamento presentato
questa mattina, e ricordo che noi, con senso di responsabilità anche dai banchi del centro sinistra
in larga parte avevamo votato a favore dell’iscrizione dell’Ordine del Giorno, considerando che
l’Ordine del Giorno è comunque emendato rispetto a quello passato in Commissione,
onestamente mi sento di chiedere che l’argomento sia rinviato in Commissione per i dovuti
approfondimenti in modo che al prossimo Consiglio, la prossima settimana, potremo discutere
dell’argomento.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Vorrei fare una proposta perché ci sia la massima trasparenza e la massima chiarezza.
L’assegnazione in Commissione significa riavviare un iter. Potremmo eventualmente, se siete
d’accordo, per un aggiornamento con la partecipazione del Legislativo, fare un accertamento ad
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horas prima dell’inizio del Consiglio pomeridiano, dalle 15.30, così ci sarà una esplicazione
tecnica. Chiaramente il rappresentante dell’Ufficio Legislativo non può dare una esplicazione in
Consiglio, può darla in Commissione. Dopo di che si rientrerà in aula e si procederà con
maggiori riferimenti. L’assegnazione significa rimetterla in moto, formalizzarla. Io invece chiedo
proprio un aggiornamento, un rinvio ad horas solo per approfondimenti in Commissione.
Abbiamo due esigenze. Al di là di approvare questi procedimenti urgenti che ci sono, qualora il
Consiglio ne riconosca la portata, c’è una seconda esigenza: continuare il Consiglio e completare
l’ordine del giorno, quindi nel pomeriggio ci sarà il Consiglio. Non possiamo fermarci e
deliberare in ogni Consiglio un provvedimento. Stiamo da quattro settimane fermi sugli ordini
del giorno e sulle mozioni. Io ho l’esigenza di portare a termine questo Consiglio con tutti gli
argomenti che sono all’ordine del giorno. Se ritenete opportuno, come suggerimento, se siamo
d’accordo, aggiorniamo ad horas la Commissione, alle 15:30, per un chiarimento. Forse è
opportuno perché c’è un passaggio. Io credo che qui si stia creando un problema, io l’ho detto e
poi ognuno è libero di prenderne atto e di crederci a queste cose, però a questo punto partecipa
l’Ufficio Legislativo, la Struttura legale che chiarirà anche quali sono state le procedure seguite e
perché si è fatto quell’emendamento. E’ un emendamento tecnico, studiato proprio con il
Legislativo. Ha chiesto la parola il Consigliere Niro. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE NIRO :
A una richiesta non si dice mai di no, in termini costruttivi della richiesta. Però vorrei soltanto far
capire un attimo lo sforzo fatto dal Legislativo, a cui ritorno a dare i meriti rispetto alla
competenza, sul modificare due articoli dei quattro, cercando di evitare la pubblicazione della
sentenza della Corte Costituzionale sulla Gazzetta Ufficiale e non avviare la procedura del
referendum. La procedura del referendum, cari colleghi, è già partita. Il referendum è partito.
Questo è un atto che cammina di per sé. La procedura del referendum è già operativa. Devi fare
l’attuazione che nel momento in cui arriva il documento di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
hai quattordici giorni di tempo per completare la procedura, quindi fare la convocazione dei
comizi elettorali e quant’altro c’è dietro ad un referendum. Rispetto ad una scrittura
dell’articolato, dell’inserimento dell’articolo 17 bis, laddove stabilisce un percorso chiaro e
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preciso entro il quale il Consiglio regionale si deve muovere, e con esso anche il suo Presidente,
per una eventuale ulteriore attuazione del referendum, io non riesco a capire che cosa va a
modificare rispetto alle date che diceva il collega Petraroia circa il numero dei Consiglieri
regionali e il numero degli Assessori che comporranno l’Assemblea consiliare successiva. E’
un’altra cosa. Il 17 maggio si pronuncerà o non si pronuncerà il TAR non impedisce nulla perché
le procedure per arrivare alla conclusione dell’iter di una eventuale accettazione o rigetto di un
ricorso sono parecchio lontane. La responsabilità nostra in questo momento è evitare di buttare
circa due milioni di euro. Questo è l’elemento che dobbiamo tenere a valutazione in un momento
così critico qual è quello di oggi. Se noi rallentiamo per pura demagogia o giusto per rallentare,
perché di elementi legislativi che ti consentono di bloccare non li vedo avendo avuto l’avvallo
dell’Ufficio Legislativo, rispetto a cose… io sinceramente con molta onestà sono perplesso. Non
ho difficoltà a convocare ad horas la Commissione, ma credo che alle 15:30 saremo punto e a
capo perché non credo che ci sia una attività di modifica legislativa dei due articoli che vengono
emendati. Credo che sia opportuno, invece, affrontare l’altro problema, e vi invito a fare con
celerità queste cose, con tutta la prudenza di questo mondo, non dicendo, caro collega Romano,
che la Regione Molise è tra le Regioni che hanno avuto più impugnative da parte dello Stato
delle leggi. Guarda caso le impugnative che sono state fatte il più delle volte sono state vinte e
tra l’altro credo che ricorderà quest’aula quando io ho fatto la mia relazione sulla legge 4 che
erano impugnative di carattere strumentale, ovviamente è la mia dichiarazione personale che sta
agli atti. Erano di carattere strumentale e non di sostanza. Per cui, di fronte a queste cose, se
vogliamo rallentare per fare e dire che cosa, per aggiornarci alle 15:30, nessun problema, va
bene, facciamo la Commissione ad horas, ma non credo che modificherà molto rispetto
all’indirizzo che questa maggioranza vuole portare avanti.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Io vorrei fare una riflessione veloce: rischiamo in ogni caso, nella situazione in cui stiamo, di
incartarci su questo passaggio e di discutere fino a domani mattina sulla opportunità di
approvarla perché ognuno interviene e chiede chiarimenti. Mi sembra che la richiesta non sia
ostruzionistica. C’è stata una richiesta di approfondimento. L’intervento del Legislativo non può
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essere formalizzato in aula, mentre lì è un intervento tecnico dovuto e di cui si può prendere atto.
Quindi vi chiederei una mezz’ora di Commissione per chiarire questo passaggio, alle 15:30, in
modo che alle 16:00 iniziamo il Consiglio. Lei, Presidente, è d’accordo nel formalizzare la
richiesta di convocazione alle 15:30 solo per chiarimenti dell’Ufficio Legislativo sulle modifiche
apportate alla legge. Alle ore 16:00 si chiude la Commissione e si rientra in Consiglio. Poi
ognuno chiaramente si assume le proprie responsabilità e si va avanti. Siamo d’accordo su questa
procedura, riteniamo convocata alle ore 15:30 la Prima Commissione.
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LEGGE REGIONALE CONCERNENTE: “MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE
20 AGOSTO 2010, N. 16 – MISURE DI RAZIONALIZZAZIONE DELLA SPESA
REGIONALE”. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Dobbiamo licenziare un altro provvedimento. C’è la proposta di legge numero 23 di iniziativa
della Giunta regionale, questa è stata iscritta con urgenza, è stata consegnata: “Modifiche legge
regionale 20 agosto 2010”. Presidente Niro, se può illustrarla.
CONSIGLIERE NIRO:
La proposta di legge, come anticipavo nella relazione di stamattina per chiederne l’iscrizione con
urgenza all’ordine del giorno, mira proprio a regolare, a ripristinare un regolare flusso finanziario
a favore degli enti attuatori beneficiari dei finanziamenti regionali in quanto l’intervento
normativo si rende necessario, come dicevo, poiché la Legge Finanziaria del 2012 all’articolo 6
determina modifiche all’articolo 13, della legge regionale 16/2010, laddove stabilisce al comma
1, lettera a), che l’Amministrazione regionale, con riferimento alla realizzazione di infrastrutture
materiali e immateriali, eroga anticipazioni entro il limite massimo del 10% calcolato
sull’importo del finanziamento omnicomprensivo ai soggetti attuatori beneficiari di
finanziamenti pubblici. Questa limitazione, però, così come per le precedenti leggi finanziarie e
in richiamo all’articolo 2, comma 2 quinquies, della legge regionale 42/2006, recita che la
limitazione non incide sull’erogazione a fronte di stati di avanzamento per lavori e forniture e per
la liquidazione a fronte delle spese rendicontate. Questo ovviamente determina il sostanziale
blocco delle liquidazioni di spese anche se maturate e certificate con gravi ricadute sui rapporti
contrattuali tra gli enti attuatori e terzi, cioè tra le imprese, i professionisti ed altri che
partecipano al lavoro, fino alle possibili sospensioni degli stati di avanzamento che
determinerebbero un rallentamento nella rendicontazione che la Regione effettua proprio per il
trasferimento delle risorse statali, ad esempio il FAS e tutte le altre provvidenze. Ovviamente su
questo provvedimento si è intervenuto proprio attraverso questa proposta di legge che porta il
numero 23, laddove con l’articolo 1 si intende chiarire come devono essere effettuate le
anticipazioni previste dall’articolo 13 della legge 16/2010.
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PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola il Consigliere Petraroia. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE PETRAROIA:
Presidente, raccogliendo la sollecitazione che è stata formalizzata a tutte le Commissioni, al
Consiglio regionale dalle rappresentanze delle associazioni imprenditoriali, in particolare del
settore dell’edilizia che hanno messo in evidenza le problematicità rispetto allo stato di
avanzamento dei lavori e quanto altro, è chiaro che quel grido di allarme va raccolto in maniera
anche tempestiva e, per quello che mi riguarda, preannuncio il voto a favore di questo
provvedimento. Si tratterebbe, però, di capire, anche per evitare sgradevoli sorprese rispetto al
comportamento del Governo, se la legge che a suo tempo venne adottata, la legge 16 del 2010,
era una norma di recepimento regionale di un provvedimento di contenimento della spesa
pubblica nazionale. Ricordo che per via delle difficoltà della finanza pubblica furono adottati, nel
2010 e poi nel 2011, provvedimenti di contenimento della spesa e le Regioni vennero indotte…
io dubito che la Regione Molise potesse a suo tempo, di propria iniziativa, decidere di arrecare
un danno al sistema imprenditoriale, in particolare a quello dell’edilizia che notoriamente versa
in difficoltà da qualche anno a questa parte. Quindi noi ci troviamo di fronte ad una delle tante
norme che dal livello centrale sono state in qualche maniera anche imposte per via delle
difficoltà di carattere finanziario e che noi abbiamo dovuto recepire. Lo dico anche qui, ripeto,
preannunciando e confermando il mio voto a favore della proposta di legge. Voglio augurarmi
che ci sia stato quel preliminare approfondimento anche di carattere giuridico sulla stesura del
testo e che questo approfondimento sia limitato in particolare al settore dell’edilizia perché lì mi
pare che sorgono le difficoltà. Infatti, con i tempi di pagamento della pubblica Amministrazione,
le imprese edili diventano i principali erogatori di credito degli enti pubblici perché devono
anticipare loro per completare l’opera e poi, una volta che si completa l’opera, i tempi di
liquidazione e di pagamento sono tempi biblici. Questo è l’argomento. Allora, chi ha predisposto
questo testo deve aver tenuto conto degli obblighi a suo tempo definiti da una norma nazionale e
limitatamente al settore dell’edilizia, fatte le opportune verifiche e le opportune istruttorie, per
preservare il provvedimento da possibili impugnative. Dopo di che, io colgo questa circostanza
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per rivolgermi in particolare ai Presidenti della Seconda e della Terza Commissione che trattano
per materie questi argomenti. Il Presidente dell’Associazione dei costruttori edili del Molise e il
Presidente dell’Acem del Molise dicono che questa legge, che ovviamente oggi approveremo, è
un primo passo ma non è la risoluzione del problema di sofferenza in cui versa il settore. Quindi,
Presidenti delle Commissioni, dovremmo cercare di dare qualche risposta in più alle
rappresentanze delle imprese. Lo dico anche sollecitando a volte qualche iniziativa per tentare di
provocare un dialogo, un confronto, una discussione propedeutica anche ad accertare quello che
è lo stato di disagio in cui versano questi settori e poi magari da lì far scaturire proposte, idee,
ipotesi di concerto con le stesse associazioni delle imprese, con le rappresentanze sindacali di
settore, altrimenti io sono il primo ad evidenziare i ritardi del Governo regionale, in particolare
sui temi del lavoro. Secondo me è assolutamente inconcepibile che noi non abbiamo l’Assessore
al Lavoro o l’Assessore alla scuola. E’ una cosa che sta fuori dal mondo. Oggi ci stanno
centinaia di vertenze aperte e quando si fanno le riunioni al Ministero del Lavoro un conto è se ci
va un dirigente, per quanto possa essere bravo, e un conto se c’è un rappresentante politico.
Questo lo dico a prescindere se il rappresentante è di destra o di sinistra. Se c’è un rappresentante
della Istituzione Regione Molise, che è fisicamente presente ai Tavoli nazionali sui riparti dei
fondi o per trattare altre materie, io credo che l’autorevolezza della Regione Molise sia
oggettivamente più grande, altrimenti noi dovremmo ipotizzare che gli assessori in qualche
modo possano essere sostituiti tutti dal funzionario che sta in quel determinato assessorato,
tenuto conto che non abbiamo nemmeno il direttore generale del singolo assessorato che può
stare fisicamente lì. Io lo dico come elemento di preoccupazione nel senso che, nel momento in
cui non c’è nessuno che affronta le vertenze per decidere se dobbiamo adottare la mobilità in
deroga, dobbiamo fare degli accordi, dobbiamo prorogare una cassa integrazione… Stamattina
sono venuti i lavoratori della Smit: da cinque mesi stanno aspettando che il Ministero firmi la
cassa integrazione straordinaria; dopo cinque mesi si scopre che manca un documento
dell’azienda. Se io sono un amministratore regionale questa cosa non la faccio scoprire a 32
padri di famiglia dopo cinque mesi che stanno senza soldi perché io con il funzionario del
Ministero ci posso parlare anche cinque mesi prima e dico all’azienda di far pervenire il
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documento così evito che la gente stia senza denaro. Se c’è qualcuno che questi processi li
governa, significa che cerchiamo di dare delle risposte, pur nelle difficoltà di una fase che
oggettivamente è critica e di una indisponibilità anche del Governo nazionale a tentare di darci
strumenti finanziari per gestire meglio o alleviare disagi. Con l’auspicio che si possa trovare una
risoluzione positiva nell’Esecutivo, dico anche al Presidente della Seconda Commissione, al
Presidente della Terza Commissione, come Organi consiliari che si occupano di lavoro o di
edilizia, proviamo a sopperire, per le attribuzioni che ci derivano dallo Statuto, immaginando di
provocare audizioni, di ascoltare le rappresentanze, di sentire i lavoratori, in modo tale che anche
noi, per le vie brevi, possiamo farci portatori di un messaggio responsabile, costruttivo per
risolvere i problemi a coloro che ce li hanno. Nessuna Commissione ha sentito quello che dicono
i sindacati, quello che dicono gli agricoltori, quello che dicono le imprese del settore edile, etc.
Non perché la Commissione si deve sostituire o porre in una logica competitiva con chi ha le
responsabilità di Governo, ma con la volontà di dare un contributo di risposta. Qui ci sono
vertenze per cui non si sa nemmeno con chi andare a parlare; è una difficoltà, è una
problematicità. E tra un mese, quando andrà in pensione il funzionario che da venti anni segue le
vertenze, ci troveremo ancora maggiormente in difficoltà con un direttore generale, che
ovviamente, si deve occupare di tutto. Lì ci manca concretamente anche l’interlocutore. E’ vero
che ci può essere una piccola impresa, tu fai la cassa in deroga e ti dimentichi di firmare e firmi
dopo tre mesi, ma fossero pure tre lavoratori, sono tre lavoratori che materialmente non hanno…
l’anno scorso c’è stata la vertenza della Q.E.I., erano 14 dipendenti, anziché fargli fare la
domanda di disoccupazione, potevano andare in mobilità in deroga e prendevano dodici mesi di
mobilità in deroga e poi facevano la domanda di disoccupazione. Parliamo di persone che tra
venti giorni non avranno più i soldi per vivere, mentre c’è una norma di legge che, con qualcuno
che fa un minimo di istruttoria, consente loro di fare una domanda… Queste non sono cose né di
destra e né di sinistra. E’ il Governo rispetto ad una situazione di disagio e di difficoltà. Non
possiamo, a livello di Commissioni, intraprendere una azione dove, anziché limitarci soltanto ad
immaginare che ci sono dei ritardi o delle difficoltà in sede di Esecutivo o anche da parte nostra,
con questo spirito di responsabilità, in una congiuntura critica, ci facciamo carico e diamo anche
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delle indicazioni all’Esecutivo? Chi ci impedisce di scrivere come Commissione al Ministero del
Lavoro per dire: “Sblocca questa pratica!”, ammesso e non concesso che tutti quanti gli elementi
stanno a disposizione? L’unico obiettivo è cercare di dare una mano. Se la Confindustria e la
Confapi dicono che per l’edilizia c’è una crisi e non si riesce magari ad attivare il Tavolo ancora
presso l’Assessorato ai Lavori pubblici, ma chi impedisce di attivare il Tavolo per la crisi del
settore dell’edilizia presso la Terza Commissione? Poi è chiaro che ci sono competenze
differenti, ci sono Organi di Governo, ci saranno altre cose, ma proviamo a fare anche una scelta
di questa natura, altrimenti mettiamo che noi approviamo questo atto e tra tre mesi questo atto ci
viene impugnato, di che stiamo parlando? Alla fine non abbiamo risolto né l’uno e né l’altro!
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Se non ci sono altri interventi, c’è una rapida puntualizzazione dell’Assessore Scasserra.
ASSESSORE SCASSERRA:
Ci siamo interessati come Esecutivo, anche incontrando le parti sociali, su questa norma che
riteniamo fin dall’origine non essere una norma punitiva nei confronti delle imprese perché parla
di limitazioni delle erogazioni limitatamente ad anticipazioni e acconti che l’ente Regione fa nei
confronti di enti, non nei confronti di imprese. Quindi una doppia questione si è sollevata, sia in
riferimento della norma che non era certo alle imprese beneficiarie, le imprese appaltatrici alle
quali comunque non si sarebbe applicata la limitazione del 10%; secondo, poi, è una limitazione
che riguarda anticipazioni e acconti. Si è creato l’allarme sugli stati di avanzamento; noi
riteniamo che si sarebbero già potuti interpretare gli stati di avanzamento stessi come erogazione
a saldo seppur parziale. Tuttavia, ritenendo che la norma già come impostata non andasse ad
incidere in maniera preoccupante nei confronti dell’edilizia, abbiamo chiesto ai funzionari della
Regione di verificare ulteriormente la possibilità di modificarla, di verificare la compatibilità
della modifica con le disposizioni nazionali e di chiarire, ove ce ne fosse ancora bisogno, ogni
dubbio relativamente ai costruttori edili, relativamente all’Acem e relativamente a qualche
funzionario anche regionale che purtroppo aveva interpretato la norma in maniera forse
eccessivamente restrittiva. Questa modifica che oggi proponiamo mi auguro verrà sancita e
deliberata con il parere favorevole, è una norma che chiarisce, che non va ad emendare alcunché
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perché possiamo dire, con ragionevole probabilità, che già da prima queste questioni non erano
comunque sollevabili.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Grazie all’Assessore Scasserra. Pongo ai voti l’articolo 1 della proposta di legge.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Pongo ai voti la proposta di legge numero 23, di iniziativa della Giunta regionale, concernente:
“Modifiche alla legge regionale 20 agosto 2010, numero 16 - Misure di razionalizzazione della
spesa regionale.”
(Il Consiglio approva all’unanimità)
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INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMEN TI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Prima della sospensione, ha chiesto la parola l’Assessore Fusco Perrella. Ne ha facoltà.
ASSESSORE FUSCO PERRELLA:
Presidente, io chiedo a questa aula di votare l’inversione all’ordine del giorno della discussione
dell’Ordine del Giorno che riguarda la detassazione dei fabbricati rurali. C’è un invito al
Governo perché sia rimosso il regime di imposizione IMU sui fabbricati rurali e le pertinenze.
Ricordo a questa aula che c’è una proposta di legge in Parlamento, primo firmatario l’Onorevole
Di Pietro, e noi vorremmo rafforzare, tutti i Consigli regionali vorrebbero rafforzare questa
iniziativa, ma soprattutto l’iniziativa dei nostri Presidenti delle Giunte regionali presso la
Conferenza Stato - Regioni relativa a questo argomento.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
La richiesta credo che sia firmata da tutti, la inseriamo subito dopo la proposta di legge che verrà
esaminata in Commissione?
ASSESSORE FUSCO PERRELLA:
La vorremmo fare subito, così abbiamo la possibilità di inviare immediatamente. Se la facciamo
appena riapre la seduta sono d’accordo.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Appena riapre la seduta, facciamo prima il provvedimento di legge sul referendum, subito dopo
inseriamo la 31.
ASSESSORE FUSCO PERRELLA:
Il relatore sarà il Presidente della Seconda Commissione.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Pongo ai voti l’inversione dell’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
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ISCRIZIONE DI NUOVO ARGOMENTO ALL’ORDINE DEL GIORNO DEI LAVORI
DELL’ASSEMBLEA. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
C’è un Ordine del Giorno sulla situazione dei balneatori, se ne richiede l’iscrizione. Pongo ai
voti l’iscrizione.
(Il Consiglio approva)
L’Ordine del Giorno è iscritto.
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SOSPENSIONE DELLA SEDUTA E AGGIORNAMENTO DEI LAVORI .
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Il Consiglio è aggiornato alle ore 16:00.
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RIPRESA DEL CONSIGLIO
- ORE 16:05 –
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINELLI
VICEPRESIDENTE MARINELLI:
Il Consiglio è aggiornato alle ore 16:30.
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RIPRESA DEL CONSIGLIO
- ORE 17:09 -
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRACUPA
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Il Consiglio è aggiornato alle ore 17:30.
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RIPRESA DEL CONSIGLIO
- ORE 17:38 -
LEGGE REGIONALE CONCERNENTE: “MODIFICHE ED INTEGRAZ IONI ALLA
LEGGE REGIONALE 24 OTTOBRE 2005, N. 36 (DISCIPLINA DEL REFERENDUM
PREVISTO DALL’ARTICOLO 123, TERZO COMMA, DELLA COST ITUZIONE).
ABROGAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 13 FEBBRAIO 2012, N. 4”.
APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Riprendiamo i lavori del Consiglio. Se il Presidente della Prima Commissione vuole aggiornarci
brevemente su quello che è stato il frutto del lavoro svolto, gliele sono grato.
CONSIGLIERE NIRO:
Abbiamo iniziato alle 15:30, siamo alle 17:35, ringrazio i Consiglieri Commissari ed anche i
Consiglieri che hanno partecipato alla riunione, alla convocazione della Prima Commissione
convocata ad horas per affrontare un po’ più nel dettaglio qualche chiarimento che era emerso
nel corso del dibattito di questa mattina in aula su un tema delicato qual è quello della disciplina
del referendum. Per la verità, tra le tante indicazioni che sono emerse, e qui va il ringraziamento
anche al dirigente responsabile del Servizio Legislativo che ha chiarito in maniera dettagliata
qual è la portata di questi due emendamenti così come formulati, e ha guardato attentamente
quelle che sono le problematiche che andiamo a disciplinare, voglio anche riportare qualche
considerazione fatta in occasione della Conferenza Stato - Regioni dove hanno apprezzato molto
la posizione della nostra Regione su questo tema specifico, cosa che risulta agli atti dei lavori
della Conferenza Stato - Regioni, il Presidente ne è testimone in quanto vice Presidente. Nella
discussione, dopo la relazione introduttiva e i chiarimenti che venivano chiesti dall’aula dai
colleghi dell’opposizione, l’unica cosa che è emersa e che è stata oggetto di un emendamento
fatto dalla Commissione e presentato a questa Presidenza è uno spostamento proprio per
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rispettare i tempi e senza andare a fagocitare quella che è una discussione ampia sulle due
modifiche annunciate questa mattina. Per sopraggiunta legge dello Stato, l’unica cosa che
abbiamo modificato è all’articolo 3: abbiamo spostato gli otto mesi successivi all’elezione del
nuovo Consiglio regionale, abbiamo inteso prenderci due mesi in più affinché si possa fare in
maniera calma e con dovizia di approfondimenti quella che è la modifica successiva, la
deliberazione di modifica successiva alla promulgazione del nuovo Statuto. Questo ovviamente
sempre nell’ottica di evitare che ci sia un aggravio di costi sui nostri cittadini per le due domande
di referendum che sono state presentate. Io chiedo all’aula di pronunciarsi favorevolmente al fine
di poter completare l’approvazione di questa proposta di legge numero 13 che riguarda le
modifiche della legge numero 36 del 2005.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Grazie Presidente Niro. Ha chiesto la parola il Consigliere Petraroia. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE PETRAROIA:
Grazie, Presidente e grazie anche al Presidente Niro che ci ha offerto la possibilità di poter
assistere, partecipare ai lavori della Prima Commissione e ascoltare anche le argomentazioni che
sono state addotte per giustificare questa tempistica così accelerata che oggettivamente è
inusuale su un argomento di questo rilievo. Ogni argomento meriterebbe di essere istruito e
trattato con la necessaria attenzione. Poi, se l’argomento in questione addirittura attiene lo
Statuto della Regione Molise, facendosi prendere dalla fretta si rischia oggettivamente di poter
commettere qualche errore perché la materia è talmente complessa, anche dal punto di vista
giuridico, che è meritevole di affinamento e di approfondimento. C’è una questione che
dovrebbe indurre anche la maggioranza ad essere un po’ più cauta rispetto alla tempistica che è
stata immaginata in maniera proprio così solerte. Qualche giorno fa c’è stata una conferenza
stampa congiunta del Presidente del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta che hanno
firmato questa proposta di legge che è agli atti in Prima Commissione. Quindi non ci troviamo di
fronte all’iniziativa che è del tutto legittima da parte di un singolo componente di questa aula che
ritiene di avvalersi delle prerogative che sono state sancite dallo Statuto e dalle leggi e avanzano,
come è giusto, una proposta di legge. Noi ci siamo trovati di fronte ad un evento, io faccio il
Consiglio Regionale del Molise
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Consigliere da cinque anni e per la prima volta il Presidente del Consiglio ed il Presidente della
Giunta presentano non soltanto formalmente, ma anche con una comunicazione ai cittadini del
Molise, una proposta congiunta giustificando che l’argomento - e su questo io sono d’accordo -
dello Statuto, cioè la Carta fondamentale dei cittadini del Molise, era un argomento importante.
Allora io non riesco a comprendere perché su questo testo, che è il testo presentato da Pietracupa
e Iorio, non ci possa essere, all’interno della Prima Commissione, quel lavoro ordinario di
approfondimento tecnico, di istruttoria e di verifica che può portare, in un arco temporale anche
di due o tre sedute, anche chiamando per un contributo ed un apporto esperti che su questi temi
ci possono venire in soccorso, in modo che alla fine viene fuori una sorta di assemblaggio tra
quello che era il testo licenziato lo scorso anno, ma suscettibile di pronunciamento referendario
da parte dei cittadini, e quella che è la proposta fatta dai due Presidenti, che invece va ad
inglobare il disposto dell’articolo 14 del decreto legge 138 dello scorso anno perché una delle
modifiche più significative è riferita alla composizione del numero del Consiglio e della Giunta.
A me pare che questo tipo di percorso ha una sua dignità anche di carattere istituzionale,
altrimenti… guardate, io per quello che mi riguarda, se non si accoglie questa proposta di
buonsenso mi asterrò sul provvedimento, però non è che capita tutti i giorni che un Consiglio
regionale approva una legge in cui revoca un provvedimento; passa un mese, i massimi vertici di
quel territorio, il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio, presentano un documento
su un argomento di questo rilievo; dopo di che, in fretta e furia, nel giro di 24 ore, si fa il
contrario, sto parlando come Organo istituzionale, non sto parlando come singoli soggetti, perché
i nostri atti sono gli atti della Regione Molise e in quanto tali vengono giustamente letti ed
esplicitati anche all’esterno della Regione Molise. Chi ci guarda da fuori oggettivamente non
riesce a capacitarsi di quello che accade in questo territorio. Ma scusate, se il primo di febbraio
all’unanimità avete revocato lo Statuto del 2011 e se i due Presidenti hanno presentato un altro
testo per adeguare la normativa alle novità che sono state introdotte, soprattutto per quanto
riguarda la composizione dei Consigli e delle Giunte da parte del Governo nazionale, fermo
restando… sappiamo che c’è in corso una impugnativa davanti alla Consulta di dieci Regioni. Si
pronunceranno probabilmente a metà giugno. Non c’è alcun tipo di pendenza che ci costringe ad
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approvare oggi questo provvedimento. In tutti i casi, e dobbiamo essere chiari, non si può
procedere all’indizione del referendum perché c’è una legge, la numero 4 del 2012, che è
regolarmente in vigore. E se anche è stato preannunciato da parte del Consiglio dei Ministri la
volontà di impugnare la legge, fino al pronunciamento della Consulta, cioè da qui a dieci mesi,
undici mesi, nessuno può indire il referendum. Quindi il nuovo Statuto, quello del 2011, non
potrebbe giuridicamente essere promulgato. Allora, se non può essere promulgato e se ci sta una
bozza di proposta che credo sia argomentata e frutto anche di un approfondimento, di un
affinamento politico e amministrativo che porta le firme di Iorio e Pietracupa, ma cosa impedisce
alla Prima Commissione di poter fare un lavoro ordinario, normale, istruttorio di
approfondimento e di affinamento per dotare la Regione Molise del miglior Statuto possibile?
Quale è la ragione di questo atto di legge che noi dobbiamo necessariamente approvare oggi?
Sembra, se non l’approviamo oggi, chissà quali conseguenze si determinano per il Molise. Non
se ne determina assolutamente alcuna. Sappiamo che l’argomento è un argomento che non
attiene evidentemente questa aula ma altre aule. Anche nell’eventualità che sul testo Pietracupa -
Iorio la Commissione arriva ad assemblare una proposta organica che mette insieme lo Statuto
del 2011 e questo testo, e licenzia la proposta di legge in materia ordinaria, la trasmette al
Consiglio che la iscrive all’ordine del giorno normalmente, passerà un mese e mezzo. In questo
mese e mezzo si sarà fatto un lavoro istruttorio. Dopo di che, se a metà maggio c’è un
pronunciamento di annullamento delle elezioni, se ne prenderà atto e saranno evidentemente gli
amministratori futuri a doversi occupare di questo argomento. Se invece non ci sarà questo
provvedimento di annullamento delle elezioni, ordinariamente sul testo Iorio – Pietracupa,
assemblato rispetto a quello precedente e nel frattempo sarà stata pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale semplicemente la sentenza, si potrà cominciare a ragionare e nessuno ci potrà
precludere di apportare le modifiche alla legge che oggi disciplina il ricorso al referendum
popolare. Nessuno ci potrà precludere di arrivare a quella data con un’idea dello Statuto che non
sia frutto di una specie di corsa contro il tempo. Lo dico anche per una questione di rispetto. Non
compete a me che evidentemente, essendo un Consigliere semplice, non ricopro incarichi di
rappresentanza di nessun genere, però questo fatto che sullo Statuto c’è una proposta di legge
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che porta soltanto la firma di rappresentanti di un solo schieramento politico, io non credo che
rientri nella ordinarietà. Stiamo parlando di una Carta costituente e le Carte costituenti, di norma,
dovrebbero essere redatte con una logica un po’ più ampia di un provvedimento di legge
ordinario. Questa cosa che sul nuovo Statuto ci sta una proposta a firma soltanto dei
rappresentanti del centro destra è una cosa che meriterebbe un qualche affinamento. E dove se
non nella Prima Commissione, posto che tutti quanti abbiamo detto fin dal primo momento che
eravamo per evitare di appesantire i costi del Consiglio regionale non dando vita a Commissioni
specifiche? Quindi la Prima Commissione è la sede. Il centro sinistra è stato escluso dalla
discussione sulla presentazione del testo. Il testo non è più di attualità, nel senso che nel
momento in cui si va ad adottare un provvedimento di revoca della legge 4, automaticamente
esiste un testo che ha avuto anche la validazione della Corte costituzionale e che è suscettibile
solo del passaggio referendario. Quindi sostanzialmente il testo Iorio - Pietracupa decade perché
di che discutiamo? Il testo Iorio - Pietracupa ha un senso fino a quando rimane in vigore la legge
regionale numero 4, quella con cui si è proceduto alla revoca della seconda lettura dello Statuto
del 2011. Allora si ha la possibilità, anche in termini formali, di continuare l’istruttoria su questo
provvedimento e permettere in quella sede anche di raccogliere il contributo del centro sinistra o
anche di altri Consiglieri del centro destra. Ma se viene revocata la legge numero 4, non si pone
proprio più il problema perché con la pubblicazione della sentenza l’unica cosa che si può fare è
o apportare modifiche, che significa sostanzialmente che poi devi aspettare la doppia lettura per
evitare il pronunciamento referendario, o altrimenti si indice il referendum e se i cittadini
confermano il testo che va in vigore è esattamente quello dello scorso anno. Quindi questo
Consiglio regionale non avrà la possibilità di misurarsi sul merito della proposta statutaria.
Allora, prima di arrivare ad una scelta di questa natura, con questo tipo di fretta come a dire che
o questa cosa si fa oggi o altrimenti pare non so quali conseguenze di carattere amministrativo,
quali rischi o quali difficoltà vanno a determinarsi per la Regione Molise, io penso che
prendendoci qualche giorno di riflessione per istruire meglio il provvedimento, secondo me,
facciamo una operazione positiva. Bruciare la credibilità del Presidente della Giunta e del
Presidente del Consiglio… in un qualsiasi altro posto, laddove ci fosse stato almeno un
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esponente di sinistra, rispetto ad una cosa del genere, uno si alza e dice: “Chiedo le dimissioni di
Pietracupa e di Iorio” perché tu non mi puoi presentare questo documento in Commissione, me
lo iscrivi e dopo 24 ore mi dici che questo testo lo possiamo buttare nel cestino dopo che hai
fatto una conferenza stampa. Di che cosa stai discutendo? Tu chiami un’aula a pronunciarsi per
dire: “Si revoca lo Statuto dell’anno scorso” e poi fai un’operazione dove revochi la legge di
revoca e tutto questo accade senza che c’è un approfondimento tecnico, politico, normativo,
istruttorio sulle questioni che spingono ad adottare queste scelte. Questo è quello che sta
accadendo. Sembra che adesso subito, subito dobbiamo approvare. Allora cerchiamo di
sgomberare il campo. Se il 17 maggio ci sarà l’annullamento delle elezioni, si andrà al voto con
lo Statuto del 1971, in tutti i casi, per la semplice ragione che non c’è tempo materiale per
adottare in doppia lettura alcuna proposta di modifica e perché, anche se non si apportano
modifiche, non si farà in tempo ad indire il referendum che è un atto obbligatorio prima della
promulgazione. Se invece il 17 maggio si conferma, fino a quando non si terrebbe il referendum,
comunque resterebbe in vigore lo Statuto del 1971. Allora questa è la storia. Poiché non c’è
alcun tipo di conseguenza concreta ed in assenza di Statuto non si può nemmeno approntare la
legge elettorale perché se non hai lo Statuto non puoi approntare nemmeno la legge elettorale,
ma quali sono le ragioni che inducono la maggioranza a spingere in maniera spasmodica per dire
che dobbiamo apportare… badate bene, dentro un provvedimento in cui si apporta una modifica
al meccanismo procedurale per indire il referendum in realtà lì c’è una riga con cui si dice che si
abroga la legge regionale di revoca della seconda lettura dello Statuto. Questo è il tema. Poi il
resto, che la procedura referendaria possa essere più o meno congeniata, quello è un argomento
oggettivamente secondario. Il tema vero è che si procede alla revoca della legge di revoca.
Allora, se la legge di revoca è pari al pronunciamento referendario perché se il pronunciamento
referendario mira ad abrogare quello Statuto e il Consiglio regionale già l’ha abrogato, noi
adesso stiamo abrogando la legge di abrogazione per spendere due milioni di euro per far
abrogare ai cittadini quello che già avevamo abrogato noi. Quando andiamo dai cittadini che ci
chiedono: “Ma voi già l’avevate abrogato”… Questo è un ragionamento assolutamente logico.
Nel momento in cui si indice il referendum, per indire il referendum devi spendere dei soldi per
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ottenere un risultato che tu già hai in cassa. Sul Bollettino Ufficiale della Regione Molise del 16
gennaio c’è una legge regionale che dice che questo Statuto è stato annullato. Se noi l’abbiamo
abrogato già, ma per quale motivo lo dobbiamo fare abrogare dai cittadini e spenderci dei soldi
per ottenere lo stesso risultato? Su questa cosa io penso che ci voglia un attimo di prudenza e di
maggiore cautela prima di intraprendere delle azioni istituzionali che non vorrei, come è capitato
in altri momenti di questa legislatura, fossero dettati più dalla foga del momento e non da quella
necessità e da quella serenità di approfondire i temi per come meritano. Questo al di là delle
scelte di merito che uno di volta in volta va ad adottare, però questa modalità di azione che
dobbiamo essere presi sempre all’ultimo minuto senza avere la possibilità di fare quel lavoro
istruttorio che un legislatore deve fare, anche con il corredo di pareri tecnici, di esperti, con
audizioni, con rappresentanze che vengono a confortarti nell’orientamento… questa idea
dall’inizio della legislatura che noi dobbiamo nell’arco sempre di 24 ore, con la neve o perché
c’è un altro problema, con immediatezza arrivare ad una definizione perché c’è sempre una
ghigliottina che lì ci impone che o si sceglie o si vota in quell’istante o altrimenti non si può fare
più nulla, sembra sempre che sta cascando il mondo, io credo che una metodologia di questo
genere merita oggettivamente di essere respinta perché non ci aiuta e spesso ci fa andare incontro
all’adozione di provvedimenti che sono suscettibili anche di contestazioni dal punto di vista
formale anche in sede nazionale. Allora su questo tema io mi permetto di lanciare un appello alle
forze di maggioranza e dire: “Facciamo un confronto in Prima Commissione sul testo Iorio –
Pietracupa, approntiamo su questo testo facendo un assemblaggio tra il vecchio e il nuovo, poi se
la modifica è semplicemente sulla composizione numerica si fa soltanto su quello”. Durante
questo arco temporale il provvedimento sarà licenziato, trasmesso al Consiglio e vediamo come
ci si deve approcciare rispetto all’argomento. Ma questa ipotesi che noi oggi dobbiamo
procedere alla revoca della legge regionale numero 4, è una ipotesi che non mi convince, è una
ipotesi che, nel momento in cui viene detto: “Ma c’è una anticipazione che indurrebbe il
Consiglio dei Ministri a proporre una impugnativa”, tra il proporre l’impugnativa ed attendere
l’esito del pronunciamento della consulta intercorre un anno durante il quale la legge, una volta
pubblicata, è ordinariamente in vigore e pertanto non permetterebbe la promulgazione del nuovo
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Statuto. Se noi affrontiamo questo argomento oggi, tra un mese o tra due mesi non cambia in
termini sostanziali assolutamente nulla, tanto per essere chiari. Questa roba non va in vigore né
ora e né va in vigore tra due mesi; andrebbe teoricamente in vigore se apportiamo le modifiche
dopo la doppia lettura allo Statuto del 2011 in un arco temporale minimo di sei o otto mesi. Se
abbiamo sei o otto mesi e c’è la volontà significa che il Consiglio regionale può adottare un
nuovo Statuto. Se questo arco temporale materialmente non c’è, si interrompe il percorso e sarà
la nuova legislatura a dover adottare il nuovo Statuto. Questo è. Quindi per quale motivo ci
dobbiamo far prendere da questa fretta e non dobbiamo invece prendere spunto da una proposta
ed evidentemente cercare di prestare maggiore attenzione prima di intraprendere questa strada
così frettolosa? Da ultimo - e concludo - invito la Presidenza del Consiglio, le Commissioni, lo
dico da Consigliere regionale, a fare in modo che sui provvedimenti ci sia la possibilità di
confrontarsi secondo quelle che sono oggi le regole nelle Commissioni avendo a disposizione i
documenti ed avendo anche la possibilità di presentare emendamenti in Commissione, di
approfondire quegli argomenti con i tempi che sono previsti dal regolamento e dallo Statuto. Poi
può capitare in qualche circostanza che c’è bisogno di procedere in via d’urgenza, ma la via
d’urgenza non può diventare la norma e la norma diventa un’eccezione, nel senso che salvo
alcuni provvedimenti marginali su cui c’è possibilità di fare le istruttorie con il giusto tempo
tutto il resto è urgenza e quindi tra quando ti arrivano i documenti e quando ti devi poi misurare
con gli stessi, non hai mai la possibilità di poterti documentare adeguatamente. Quindi anche su
questo, non è proprio una cosa normale che la Prima Commissione adotta un testo e che il
Consiglio si trova a misurarsi su un altro testo. Non funziona così. Funziona che tutti i passaggi
procedurali meritano di essere rispettati. Poi, se per il futuro si vorranno apportare delle
modifiche perché magari su alcuni passaggi si può cercare di velocizzare l’azione amministrativa
dell’ente, ci mettiamo d’accordo e ci diamo un impianto di regole che siano più moderne ma che
possano prevedere sempre pesi e contrappesi. Questo lo dico al netto di quelli che sono gli
equilibri oggi perché oggi gli equilibri possono vedere uno schieramento che invoca il rispetto
delle regole e quindi si appigli a quelle per avere le carte; domani ci potrebbe essere la situazione
esattamente rovesciata. Quindi l’impianto delle regole dovrebbe in qualche modo essere il frutto
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di un lavoro anche comune perché mica funziona così, cioè oggi può essere il centro sinistra a
protestare che il Consiglio regionale è svilito e svuotato perché le vere decisioni si prendono
altrove, domani potrebbe capitare il contrario. Ma non è una cosa corretta. Mica è corretto che
noi dobbiamo difenderci dai sindaci che vengono a protestare per la questione della proroga
dello stato di criticità dopo che non abbiamo mai avuto la possibilità di esaminare quei
provvedimenti. Non funziona così… o ci troviamo con i lavoratori che stamattina erano venuti a
protestare in Consiglio, poi quando sono uscito ho chiesto: “Ma voi avete mai mandato una
lettera in cui avete chiesto formalmente al Consiglio o alla Commissione di incontrarvi sulla
vostra vertenza specifica?”, “No”. “Allora se voi non avete mai mandato una lettera a noi, dovete
andare a protestare a via Genova, non qua. Poi se volete protestare qua, siete liberi di farlo, però
intanto chiedete prima di essere ricevuti, ci esponete il problema”. Questa idea di un ruolo del
Consiglio che sostanzialmente agisce da organo di ratifica di scelte che vengono assunte nei
luoghi dove si dovrebbe semplicemente amministrare con l’esecutivo, mettendo in attuazione
quello che il Consiglio pianifica o quello che adotta per legge, è un qualcosa che dobbiamo saper
difendere tutti per principio perché da questo ne deve derivare una impostazione, una architettura
istituzionale che sia rispettosa e garante di tutti, di quelli che oggi sono minoranze e domani
saranno maggioranze e viceversa.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Grazie, Consigliere Petraroia. Io non ho le stesse conoscenze giuridiche sue, di questo me ne
rammarico, però volevo solo correggerla su un passaggio: se il 17 maggio ci sarà una pronuncia
non sarà quella definitiva, quindi sicuramente non si tornerà a votare il 17 maggio. Questo
significa che siamo qui impegnati tutti a svolgere il nostro ruolo e lo dobbiamo fare nell’interesse
dei cittadini e con il massimo impegno. Poi la ringrazio per le accortezze, per tutte le premure
relative al fatto che si rammarica che una proposta di legge del Presidente della Giunta e del
Consiglio venga bruciata, ma credo che sia una interpretazione completamente errata. Qui
rischiamo di tornare a “parlare del sesso degli angeli”. Noi abbiamo proposto due leggi
semplicemente per far capire alla gente che lo Statuto lo vogliamo approvare, non vogliamo
soltanto fare una esercitazione didattica e dialettica. Questa è la differenza! Chi sottoscrive
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questo passaggio evidentemente è dalla parte dei cittadini e vuole realmente risolvere un
problema. Se ci sono altre persone che hanno richiesto la parola, prego. Possiamo procedere con
l’esame della proposta. C’è un emendamento soppressivo all’articolo 1. Pongo ai voti
l’emendamento.
(Il Consiglio approva)
L’articolo 1 è soppresso con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura, Monaco, Romano,
Parpiglia e Petraroia.
Pongo ai voti l’emendamento sostitutivo dell’articolo 2. L’articolo 2 è sostituito
dall’emendamento che è stato proposto a firma del Presidente Niro.
(Il Consiglio approva)
L’emendamento viene approvato con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura, Monaco,
Romano, Parpiglia, Petraroia e Di Pietro.
Pongo ai voti l’emendamento all’articolo 3, quello che è intervenuto nella seduta pomeridiana.
Articolo 3 comma 1 la parola “8” è sostituita dalla parola “10”.
(Il Consiglio approva)
L’emendamento è approvato con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura, Monaco,
Romano, Parpiglia, Petraroia, Di Pietro.
Pongo ai voti l’articolo 3 così come emendato.
(Il Consiglio approva)
L’articolo 3 è approvato con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura, Monaco, Romano,
Parpiglia, Petraroia, Di Pietro.
Pongo ai voti l’emendamento aggiuntivo di un comma all’articolo 4.
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(Il Consiglio approva)
L’emendamento è approvato con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura, Monaco,
Romano, Parpiglia, Petraroia, Di Pietro.
Pongo ai voti l’articolo 4.
(Il Consiglio approva)
L’articolo 4 è approvato con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura, Monaco, Romano,
Parpiglia, Petraroia, Di Pietro.
Pongo ai voti l’articolo 4 bis aggiuntivo.
(Il Consiglio approva)
L’articolo 4 bis aggiuntivo è approvato con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura,
Monaco, Romano, Parpiglia, Petraroia, Di Pietro.
Pongo ai voti l’articolo 5.
(Il Consiglio approva)
L’articolo 5 è approvato con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura, Monaco, Romano,
Parpiglia, Petraroia, Di Pietro.
Pongo ai voti la proposta di legge numero 13 di iniziativa dei Consiglieri regionali Angelo
Michele Iorio e Mario Pietracupa concernente “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 24
ottobre 2005 numero 36, disciplina del referendum prevista dall’articolo 123 terzo comma della
Costituzione, abrogazione della legge regionale 13 febbraio 2012 numero 4”.
(Il Consiglio approva)
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La proposta di legge è approvata con l’astensione dei Consiglieri Di Laura Frattura, Monaco,
Romano, Parpiglia, Petraroia, Di Pietro.
L’ho annunciato prima: è accordato il coordinamento formale al coordinamento tecnico per
quanto riguarda la proposta di legge che abbiamo appena approvato, è accordato all’unanimità,
siamo favorevoli al coordinamento. E’ indispensabile perché abbiamo fatto una serie di
modifiche, rischieremmo poi di commettere qualche errore.
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ORDINE DEL GIORNO PER DETERMINAZIONI URGENTI DEL CO NSIGLIO
REGIONALE IN SOSTEGNO DEL MONDO AGRICOLO PER RICHIE DERE AL
GOVERNO NAZIONALE LA DETASSAZIONE DEI FABBRICATI RU RALI DAL
REGIME DI IMPOSIZIONE IMU. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Al punto 31 c’è un Ordine del Giorno, a firma dei Consiglieri Fusco Perrella, Tamburro, etc., per
la detassazione dei fabbricati rurali dal regime di imposizione IMU per la quale vi preannuncio
che anche la Conferenza dei Presidenti è impegnata su questo tema per cercare di ottenere la
detassazione. Relaziona il Consigliere Tamburro.
CONSIGLIERE TAMBURRO:
Questo Ordine del Giorno, promosso dall’Assessore Fusco, vuole fare in modo che anche il
Consiglio regionale del Molise sia in qualche maniera parte attiva nella sollecitazione al Governo
a rivedere e a mitigare gli effetti dell’IMU sulle attività agricole. In particolare, come tutti quanti
sappiamo, l’introduzione dell’IMU nel “Decreto Salva Italia” va a tassare alcuni fabbricati che
prima di questa normativa non erano assolutamente assoggettati a tassazione. Questo per le
imprese in particolare è una sorta di sciagura, lo è perché sappiamo tutti che le imprese agricole
sono imprese in cui è necessario fare alta patrimonializzazione per poi avere redditi bassi, cioè il
capitale investito in fabbricati è elevato rispetto poi al reddito che se ne deduce, quindi di
conseguenza il valore anche catastale di questi immobili, spesso di dimensioni anche importanti,
è elevato e quindi questo farebbe scattare sicuramente delle imposte di valore veramente
ragguardevole. Ancora di più questa discriminazione si avrebbe per le piccole imprese, perché le
piccole imprese sono comunque già a rischio per tutta una serie di fattori e nel momento in cui si
vedono tassare i manufatti che servono per la rimessa delle attrezzature, per le stesse stalle etc.,
ovviamente questo fa va fortemente a diminuire il proprio reddito. Sono circolate in questi mesi
una serie di stime fatte dalle varie organizzazioni che fanno comprendere quanto devastante
possa essere l’introduzione dell’IMU. C’è in particolare una delle tante che ho visto che fa
riferimento a delle piccole imprese, che sono quelle tipiche della nostra zona, anzi probabilmente
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sono anche di dimensioni medie per le nostre zone, una impresa da venti ettari più o meno prima
dell’IMU pagherebbe una imposta annua orientativa intorno ai mille euro, cifra più cifra meno,
con l’introduzione dell’IMU, ipotizzando che questa impresa abbia al suo interno tre fabbricati di
cui uno adibito ad abitazione, si troverebbe a pagare qualcosa come 4.600 – 4.700 euro. Questo
significa non un raddoppio della tassazione annuale, ma molto di più, una quadruplicazione.
Questo veramente, perlomeno per il Molise, costituirebbe un grossissimo disincentivo a
intraprendere l’attività agricola anche da parte di qualche giovane volenteroso che intende
avviarsi in questa direzione, quindi questo Ordine del Giorno ha lo scopo di sollecitare, per
quello che è possibile, e rinnovare un impegno presso il Ministero delle Politiche Agricole e
anche presso la Conferenza Stato - Regioni che già, sappiamo, si sta attivando in questo senso,
affinché anche la voce della Regione Molise possa essere ascoltata per fare in modo che o sia
rivisto il meccanismo per il calcolo della tassazione per le piccole imprese agricole oppure che
venga addirittura fatta una eccezione per le attività agricole di certe dimensioni.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola il Consigliere Di Pietro. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE DI PIETRO:
La relazione introduttiva del Presidente Tamburro è chiara sulla problematica che dobbiamo
affrontare, ringrazio anche l’Assessore Perrella per aver presentato questo Ordine del Giorno. Vi
vorrei far presente che l’Italia dei Valori, a livello nazionale, si è impegnata subito e si è battuta
contro l’introduzione dell’imposta IMU in agricoltura, ritenendo tale provvedimento
assolutamente iniquo perché danneggia ulteriormente un settore già profondamente in crisi. Il
Governo Monti, prima con il decreto legge 6 dicembre 2011, numero 201, poi con la legge di
conversione numero 214 del 22 dicembre 2011, ha introdotto l’Imposta Municipale Unica la
quale, è bene ricordare, ha quasi raddoppiato la fiscalità rispetto alla vecchia ICI; proprio su
questo, nell’ambito della discussione del sopracitato testo di legge, ci siamo impegnati a livello
parlamentare con la presentazione di ben due Ordini del Giorno, peraltro accolti dal Governo, i
quali vincolano l’Organo esecutivo a valutare l’opportunità di ridurre l’aggravio fiscale sui
fabbricati rurali, ad uso abitativo e strumentale, determinato dall’articolo 13 del decreto legge
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numero 201 del 2011. Il primo Ordine del Giorno, il numero 9 /04829-A111, è stato depositato, a
prima firma dall’Onorevole Ignazio Messina, il 16 dicembre 2011 nell’ambito della manovra
finanziaria e accolto nella seduta numero 562. Il secondo, a prima firma dell’Onorevole Anita di
Giuseppe, numero 9/04865-AR030, presentato sul cosiddetto provvedimento Milleproroghe, è
stato proposto in data 26 gennaio 2012 e accolto nella seduta numero 577, quindi sono stati
accolti tutti e due gli Ordini del Giorno per chiedere che il Governo si interessasse a diminuire o
a togliere questa tassa IMU dalle cose rurali. Ma non è finita qui: ultima, ma solo in Ordine di
tempo, è la proposta di legge di iniziativa dei deputati Di Pietro, Messina, Di Giuseppe e Ruta
avente a oggetto “Modifiche dell’articolo 13 del decreto legge 6 dicembre 2011, numero 201,
convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, numero 214, in materia di
esenzione dei fabbricati rurali strumentali allo svolgimento dell’attività agricola dall’imposta
municipale propria” depositata il 22 marzo scorso. Un disegno di legge questo che al primo
comma dell’articolo 1, vuole dare seguito agli Ordini del Giorno presentati dal Gruppo Italia dei
Valori alla Camera e accolti dal Governo, disponendo l’esenzione dall’IMU per i fabbricati rurali
ad uso strumentale come definiti dall’articolo 9, comma 3 bis, del decreto legge 30 dicembre
1993, numero 557, indipendentemente dalla categoria catastale. Inoltre, sempre allo stesso
comma, si dispone anche la non applicazione dell’imposta municipale proprio ai terreni agricoli
che, con l’abrogazione dell’incremento delle basi imponibili disposto dal comma 5, articolo 13
del decreto legge numero 201 del 2011, convertito in legge numero 214 del 2011, vedono
alleggerirsi la loro pressione fiscale. Questo Ordine del Giorno, che trova la piena condivisione
del gruppo dell’Italia dei Valori regionale, si allinea nella stessa direzione tracciata dalle
proposte presentate dall’Italia dei Valori al Parlamento italiano e va a supportare la proposta
dell’Assessore Fusco e del Presidente Tamburo, quindi ci vede favorevoli a votarla e chiedo a
tutti i colleghi di votarla. Grazie.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola il Consigliere Petraroia. Ne ha facoltà.
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CONSIGLIERE PETRAROIA:
Solo per preannunciare il voto a favore di questo Ordine del Giorno, ovviamente con l’impegno
per un verso di adoperarsi ciascuno di noi, esattamente come ricordava poco fa il collega Di
Pietro, anche in ambito nazionale perché che noi ci impegniamo come organo, dimostriamo
attenzione e sensibilità nei confronti del mondo agricolo e rafforziamo l’attività del Governo
regionale di tutela e difesa degli interessi della nostra agricoltura a livello nazionale, ma è
evidente che in aggiunta a questo tipo di impegno ce ne deve essere anche un altro che è quello
che poiché in quest’aula ci sono la stragrande maggioranza dei componenti che fanno riferimento
a forze politiche nazionali che sostengono il Governo nazionale, io credo che c’è una
responsabilità anche di carattere individuale a livello politico e istituzionale perché ciascuno per
la propria competenza e sfera di influenza possa intervenire. Lo dico conoscendo la rigidità del
Governo Monti che non è facilmente influenzabile, nel senso che una volta che adotta delle
decisioni, non è pronto a rivedere o a rianalizzare le decisioni adottate in maniera così rapida,
quindi se vogliamo dare seguito, approviamo l’ordine del giorno, però impegniamoci anche a
continuare a tenere aperta una pressione, a livello politico e a livello istituzionale, perché noi
dovremmo far comprendere a livello nazionale che l’agricoltura delle aree marginali non è
l’agricoltura delle zone ricche del nostro paese. Qui non ci troviamo di fronte a latifondi o a
imprese che hanno patrimoni sconfinati, l’attività agricola in una regione appenninica, collinare
come la nostra, è una attività che già è in crisi per una serie di ragioni che conosciamo, se a
questo ci aggiungiamo un ulteriore inasprimento fiscale come quelle che si prevede con l’IMU
che colpisce i patrimoni perché la tassazione passa dalle persone ai patrimoni, ma nel caso di
specie colpire i patrimoni di microaziende diretto-coltivatrici, significa pregiudicare la
prospettiva di quelle imprese a continuare a stare sul mercato e andare avanti. Questa
rappresentazione di una economia minore, ho la sensazione che difficilmente viene percepita nei
palazzi di carattere nazionale, perché si ha quasi la sensazione che le imprese in quanto tali
hanno sempre e comunque la forza economica per stare autonomamente sui mercati, mentre non
è così. Noi abbiamo circa 9 mila imprese dirette coltivatrici che sono iscritte presso le Camere di
Commercio di Campobasso e di Isernia, di queste il 90% sono imprese piccole e piccolissime.
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Una parte di queste aziende hanno la maggioranza dei conduttori di imprese che hanno più di 55
anni, quindi stiamo parlando di imprese che non investono più sulla competitività delle stesse per
cercare di migliorare i margini pure di redditività, quindi con una imposizione elevata, queste
imprese rischiano di accelerare la cessazione dell’attività entrando nel nero e quindi un Governo
che vuole cogliere 100 anche come imposizione fiscale, rischia di perdere anche quello che ha
perché se le aziende si inabissano perché non riescono a reggere, escono fuori dall’anagrafe delle
imprese che operano sul mercato. Per questa ragione, a mio avviso, bisogna cercare di far
riconsiderare il provvedimento a livello centrale e allo stesso tempo, se è possibile, confidando
anche sulla disponibilità dell’Assessore e la disponibilità della Commissione, so che per
l’appunto questa settimana ci sarà un’occasione di incontro presso la Commissione Agricoltura,
così che veniamo resi edotti anche delle misure più generali che sono in corso per dare anche un
contributo con altri e diversi provvedimenti in favore di un comparto che merita di essere
attenzionato.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola l’Assessore Fusco. Ne ha facoltà.
ASSESSORE FUSCO:
Ringrazio il Consiglio regionale perché ha accolto con responsabilità questo Ordine del Giorno
che non è, Consigliere Petraroia, l’unico documento che è stato e sarà presentato al Governo, al
Parlamento, Commissione Agricoltura dalla Commissione Agricoltura, Ottava Commissione
nazionale. Devo dire che non appena il Governo ha varato questa nuova imposta, la
Commissione nazionale dell’Agricoltura ha composto un Comitato. Questo Comitato si sta
occupando fin da allora di sensibilizzare anche con l’aiuto e la concertazione delle associazioni
di categorie nazionali che stanno su questo tema, stanno su questo contenuto e stanno su questo
documento in tutti i termini di questo documento e in tutti i passaggi che questo documento
comporta, quindi è una battaglia di tutti, ma si è deciso a livello di Commissione nazionale
dell’Agricoltura che ciascun componente la Commissione potesse far rafforzare con
l’approvazione del Consiglio regionale questo documento che comunque è un documento che è a
favore soprattutto delle piccole imprese, perché a esserne svantaggiate sono le piccole imprese e
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le piccole imprese del settore zootecnico che sono in crisi e anche in Molise diverse di queste
stanno chiudendo. Devo dire un dato, prima ne parlavo al Presidente: l’IMU, che è una tassa
istituita con la legge 214 del 2011, ha introdotto una novità impositiva raddoppiando, portando
da 75 a 130 per tutti i soggetti e anche per i soggetti iscritti per le aziende agricole. C’è una sola
esenzione che è un beneficio che andrebbe a vantaggio di 6 mila Comuni, laddove insistono
Comuni e zone agricole, zone di sviluppo rurale di montagna o di collina, zone cosiddette
svantaggiate, ma sono solo 6 mila Comuni rispetto a tutti gli altri Comuni italiani. Questo non
basta, non serve, perché la tassa è molto pesante e la tassa incide pesantemente soprattutto sugli
investimenti, sui nuovi investimenti perché va a aggiungersi all’IVA e va aggiungersi
all’impossibilità delle aziende agricole oggi ad avere liquidità per rispondere a bandi e fare
investimenti nei settori di bandi sia nazionali che nei bandi del PSR. C’è l’altro problema che
non è sulla persona fisica, ma è sul patrimonio ed è sul patrimonio agricolo che è parte integrante
del bilancio e dell’attività dell’azienda agricola. Questo è il fatto più negativo. Allora è
opportuno che attraverso anche la Commissione Agricoltura, perché c’è questa proposta di legge
che ha come prima firma l’Onorevole Di Pietro, ma ci sono altre proposte di legge di altri gruppi
parlamentari i quali vogliono insistere, nonostante Monti ci abbia risposto - abbiamo avuto un
incontro con Catania il quale ci ha risposto per Monti - che non era possibile variare oppure
portare delle variazioni a questa decisione da parte del Governo nazionale. Noi siamo vigili,
siamo attenti, ma ci esprimiamo anche come Consiglio regionale del Molise, una piccola
regione, che comunque dà forza a quanto si sta facendo a livello nazionale, ma soprattutto
ridimostra a quel partenariato sociale che finora non si è occupato di questo problema, che la
parte politica non è assente, anzi la parte politica vuole anche dire a loro con forza che,
soprattutto a livello nazionale, i sindacati e le associazioni di categoria devono battersi perché
l’agricoltura è in crisi, ma l’agricoltura, se è accompagnata bene, se è tutelata, siccome anche in
Molise è il settore che fa economia, deve avere un riconoscimento e soprattutto un
riconoscimento per quanto riguarda questo aspetto che è un aspetto molto importante ed è un
aspetto che svantaggia ancora di più l’economia agricola e le aziende agricole, soprattutto le
piccole e medie aziende agricole. Grazie a nome della Giunta regionale.
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PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Parpiglia. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE PARPIGLIA:
Noi come Italia dei Valori chiediamo al Presidente della Seconda Commissione, Consigliere
Tamburro, se può invitare l’Onorevole Di Pietro a relazionare sulla proposta di legge che
riguarda l’esenzione dell’IMU sulle attività agricole, considerato che è il primo firmatario, se si
può ottenere questa audizione dell’Onorevole Di Pietro.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Valuterà il Presidente della Commissione se ci sarà la discussione. Pongo in votazione l’Ordine
del Giorno.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
È approvato l’Ordine del Giorno relativo alla detassazione dei fabbricati rurali dal regime di
imposizione IMU.
Numero 2, la proposta di Regolamento regionale viene rinviata perché c’era un’integrazione
tecnica che doveva arrivare, non è arrivata oggi.
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INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMEN TI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola il Consigliere Monaco. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE MONACO:
Chiedo l’anticipazione del punto numero 7, se possibile.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Lei me l’aveva anche richiesto perché era iniziata la trattazione il 21 febbraio, poi avevamo
preso l’impegno a discuterla perché c’era una esigenza particolare, era relativa a qualcosa di
condiviso sulle cooperative e c’era stato un impegno, ma evidentemente è scalata per via
dell’inserimento degli altri provvedimenti. Se c’è disponibilità, credo che sia una cosa anche
abbastanza rapida. Votiamo per l’inversione.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
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MOZIONE RELATIVA AL FINANZIAMENTO DELLA LEGGE REGIO NALE N.
16/2009 SULLE COOPERATIVE. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Prego, Consigliere Monaco. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE MONACO:
Grazie, Presidente. Solo per ribadire l’importanza della cooperazione. Come dicevo la volta
scorsa, quest’anno è l’Anno Internazionale delle Cooperative. L’impegno che la Regione Molise
ha profuso è già un impegno notevole approvando l’emendamento che abbiamo inserito nella
Finanziaria del 2012, io chiedevo di completare quell’impegno inserendo anche gli altri articoli
previsti nella legge 16 del 2009. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Due minuti per dare la possibilità di leggerla. Se posso proporre, per capire la disponibilità, di
fare una ricognizione per il finanziamento dell’articolo 15, quindi si impegna il Presidente della
Giunta regionale a fare una ricognizione.
CONSIGLIERE MONACO:
L’abbiamo già preso l’impegno in Finanziaria con un emendamento.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
C’è il problema dell’importo, per capire le risorse da destinare, per la compatibilità economica.
Abbiamo preso l’impegno, però bisognerebbe stanziare, lei propone quanto meno 200 mila euro.
Potremmo aggiungere, se lei ritiene: “Ad effettuare le opportune verifiche per finanziare
l’articolo 15 della legge regionale per un importo non inferiore…”. Quindi la mozione viene
modificata con una richiesta di effettuare opportune verifiche per finanziare l’articolo 15 in
considerazione dell’anno internazionale delle cooperative e quindi, vista l’attività meritoria che
svolgono, a trovare i fondi da destinare a questa legge regione 16/2009. Ha chiesto la parola il
Consigliere Bizzarro. Ne ha facoltà.
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CONSIGLIERE BIZZARRO:
Per non fare solo demagogia, ma per fare gli interessi dei nostri lavoratori, soprattutto di quelli
delle cooperative che fanno i lavori più umili, siamo stanchi di leggere sui giornali che i
dipendenti delle cooperative non prendono lo stipendio dal mese di luglio e lavorano anticipando
i soldi per potersi recare al domicilio dei cittadini invalidi. Non è la prima volta che leggiamo
queste notizie sui giornali, non è più tollerabile. Sono favorevole all’aumento dei finanziamenti a
favore delle cooperative, a condizione che la smettano di non pagare i lavoratori che
giornalmente vanno a svolgere lavori umili e necessari per i nostri cittadini.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola il Consigliere De Bernardo. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE DE BERNARDO
Grazie, Presidente. Prima di elencare le ragioni che mi vedono condividere la mozione,
presentata dai Consiglieri Monaco, Di Laura Frattura, Di Donato, Chierchia, Romano e Ciocca,
relativa al finanziamento della legge regionale numero 16, intendo rendervi partecipi del mio
modus operandi in qualità di membro di questo Consiglio: il mio lavoro sarà quello di operare
nell’esclusivo bene collettivo. A prescindere dalla mia adesione a un progetto politico di centro –
destra, mai mi vedrete ostacolare il lavoro di colleghi della minoranza quando questo sarà
indirizzato al solo interesse dei cittadini, piuttosto sarà da me riconosciuto e sostenuto. Quanto
alla mozione, ritengo che una sintesi della nobiltà del concetto di cooperativa è da rintracciare
nella stessa etimologia del verbo cooperare e cioè la capacità di operare insieme. Il Segretario
Generale delle Nazioni Unite in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Internazionale delle
Cooperative, che ricade proprio nel 2012, come diceva Monaco, ha dichiarato: “Le cooperative
ricordano alla comunità internazionale che è possibile conciliare la produttività economica con la
responsabilità sociale”. Dati O.N.U. riferiscono che ammontano a 1 milione e 400 mila le
cooperative diffuse in oltre cento paesi del mondo e sono 800 milioni i cooperatori. In un
momento di grossa crisi di occupazione, si evince con chiarezza il ruolo svolto dalle imprese
cooperative per la riduzione della povertà e per la creazione di posti di lavoro. In Italia il sistema
cooperativo conta circa 71.500 imprese attive e oltre un milione di lavoratori dipendenti, mentre
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il valore della produzione raggiunge i 108 miliardi di euro come si evince da una indagine
dell’Istituto europeo di ricerca su cooperative e impresa sociale elaborata nel 2008. Gli occupati
con contratti di lavoro alle dipendenze sono stimabili in 1.155.000 unità e rappresentano quasi il
5% dell’occupazione complessiva, dati che testimoniano il significativo contributo al sistema
economico nazionale dell’imprenditorialità cooperativa. Due sono i settori a maggiore presenza
cooperativa: l’agricoltura, dove le cooperative agricole garantiscono il 21% dell’intera
produzione e il 7,4% degli occupati totali con contratto di lavoro dipendente e il settore dei
servizi, dove gli occupati dipendenti delle cooperative costituiscono il 7,4% dell’occupazione
complessiva. Le imprese cooperative sono risultate nel corso dell’ultimo decennio
particolarmente dinamiche. Oltre la metà delle 71 mila cooperative attive nel 2008 è stata
costituita tra il 1998 e il 2007, in controtendenza con la sostanziale stagnazione dell’economia
italiana. Solo nel 208 sono nate oltre 5 mila cooperative. A determinare questo dinamismo del
processo di costituzione di nuove cooperative, ha certamente contribuito la nuova forma
cooperativa istituita nel 1991, quella della cooperativa sociale. Questo dinamismo ha interessato
tutte le regioni italiane, compreso il Molise, anche se le regioni con più alta concentrazione di
cooperative sono quelle più popolose, Lazio e Lombardia. Quando si rapporta il numero di
cooperative con il numero di abitanti sono le regioni del sud a mostrare la più elevata diffusione
di questa forma di impresa. Gli indicatori di performance economica ci dicono che la maggior
parte delle cooperative presenta una discreta capacità di coprire i costi della produzione con il
valore del prodotto. Sono peraltro le cooperative di minore dimensione e in fase di start up
quelle che presentano maggiori difficoltà. Ne consegue che circa la metà delle cooperative
italiane, anche in questo caso soprattutto quelle di minore dimensione e in fase di avvio, non
raggiungeva nel 2008 un risultato di esercizio positivo senza il ricorso a contributi o sovvenzioni.
Questi risultati vanno tuttavia letti e interpretati tenendo conto della specificità della forma
cooperativa e in particolare tenendo presente che la massimizzazione dell’utile, e in diversi casi
anche del valore della produzione, non rappresenta il fine istituzionale di queste imprese.
Ottenere un risultato positivo della gestione, costituisce piuttosto un vincolo da rispettare al fine
di garantire l’operatività nel lungo termine. Ciò significa che una bassa redditività non è
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necessariamente da valutare in un modo negativo, così come una redditività elevata potrebbe
segnalare una gestione inefficace, cioè non più orientata a perseguire con coerenza il fine sociale
dell’impresa. Pur numerose in valori assoluti e in rapporto alla popolazione residente, le
cooperative delle regioni meridionali risultano da tutti i punti di vista le più fragili: dimensioni
più ridotte, performance spesso negative, livelli di patrimonializzazione modesti. Si tratta di un
dato che merita di essere approfondito anche al fine di individuare politiche in grado di dare
risposta alla domanda di cooperazione che sembra caratterizzare le regioni del sud. Una lacuna in
tal senso finisce inevitabilmente con il rallentare il processo di sviluppo delle cooperative che va
sostenuto con adeguate misure economiche. In Molise operano diverse cooperative sociali che
offrono servizi nell’ambito dell’assistenza, del’educazione e della sanità. Si tratta di realtà
lavorative in grado di assorbire professionalità locali, soprattutto giovani lavoratori esperti nei
vari settori in cui le stesse operano, un dato positivo questo che dà sollievo alla dilagante
disoccupazione che investe anche la nostra regione. La mia professione mi ha più volte portato a
constatare l’efficienza di queste forme di impresa e, per mia diretta conoscenza, posso affermare
che le cooperative sociali operano sul territorio non per ottenere il massimo vantaggio
economico, ma per produrre i più ampi benefici a favore della comunità locale e dei suoi
cittadini. Le cooperative sono un’impresa passionale, sono aziende con l’anima, senza
dimenticare, però, che sono costituite da professionisti. Volgendo uno sguardo alla
contemporaneità, è facile constatare che, a causa dei ritardi accumulati per i pagamenti nella
sanità, taluni servizi continuano ad essere garantiti solo grazie all’impegno del sistema
cooperativistico che investe sulla forza lavoro e sull’impegno professionale degli addetti. Uno
studio elaborato dall’Associazione Artigiani e Piccola Impresa stima che i mancati pagamenti
delle A.S.L. e delle Aziende ospedaliere hanno raggiunto, e probabilmente anche superato, la
soglia dei 40 miliardi di euro, il 70% dei quali è in capo alle Strutture ospedaliere del centro sud.
Dallo studio si evince non solo che la cifra è stata accumulata negli anni a seguito dei ritardi con
i quali la sanità salda i propri fornitori, ma la situazione, definita drammatica al sud, non è
migliorata nei primi 11 mesi del 2011. Da gennaio a novembre, infatti, per quanto riguarda le
forniture dei dispositivi medici, le Regioni hanno accumulato ritardi enormi. Al primo posto si
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colloca la Calabria, seguita a ruota dal Molise con i suoi 829 giorni. Per ricevere i soldi delle
forniture di TAC, siringhe, farmaci, servizi di lavanderia, pulizie, mense e servizi di
sterilizzazione bisogna attendere tempi biblici. Nel frattempo, le imprese che subiscono un
aggravio di oneri connessi all’esposizione verso il sistema bancario, devono sostenere anche una
serie di costi amministrativi per sollecitare i pagamenti, senza contare che ancora una volta sono
le piccole imprese a subire in misura maggiore gli effetti negativi del costante deterioramento
della situazione di cassa degli Enti sanitari. Voto, pertanto, favorevolmente la mozione e chiedo
al Presidente della Giunta, non solo di valutare il finanziamento dell’articolo 15 della legge
regionale numero 16 del 2009 per un importo di 200 mila euro, ma, anche, di istituire un fondo
di rotazione per effettuare vari interventi, come il finanziamento e la ricapitalizzazione delle
cooperative, il sostegno alla creazione, l’ammodernamento tecnologico, l’accesso al credito etc..
Infine, chiedo ai colleghi Consiglieri di farsi parte attiva per l’azione legislativa necessaria a
rimodulare il settore anche alla luce delle direttive europee. Grazie.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Ha chiesto la parola il Consigliere Petraroia. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE PETRAROIA:
Intanto per preannunciare il voto a favore di questa mozione e ringraziare i colleghi che l’hanno
presentata, vorrei però evidenziare, in risposta all’intervento del collega Bizzarro, che solo nel
settore socio - sanitario le cooperative in Molise vantano 8 milioni di euro di credito. Io credo
che noi non possiamo scaricare sulle responsabilità anche delle associazioni, cooperative che
hanno dato vita a un’unica centrale che si chiama Alleanza Cooperativa per l’Italia che ha messo
insieme le tre centrali principali della Lega Coop, Confcoop e dell’AGC, hanno svolto non più
tardi del mese scorso un congresso regionale a cui ha partecipato ed è intervenuto anche con
proposte di merito l’Assessore regionale che ha questa delega, però se vogliamo essere operativi
e concreti è evidente che le cooperative non possono pagare materialmente i dipendenti se la
Regione non paga le cooperative o addirittura la pubblica Amministrazione non paga le
cooperative. Voglio ricordare che in questi giorni è stato interrotto anche il servizio per i malati
terminali oncologici, è stata dimezzata l’assistenza domiciliare integrata, è stata praticamente
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ridotta l’attività per i malati non autosufficienti, per i disabili, quindi le centrali cooperative
concretamente non dispongono di capitali o di crediti bancari o di patrimoni tali da poter
anticipare, per riuscire a svolgere un’attività di tutela in nome e per conto della pubblica
Amministrazione, che non paga a distanza anche di anni, qualche volta. Allora credo che su
questo tema, va bene approvare la mozione, però che questa mozione venga rispettata. Se si dà
impegno alla Giunta di reperire le risorse per far sì che una legge, che è la legge del 2009, la
numero 16 e che fino ad adesso non è stata mai rispettata, come hanno denunciato tutte e tre le
centrali cooperative, cioè che si è fatta la legge, ma non sono state mai appostate le risorse per
far funzionare la legge sul sistema della cooperazione… Questo è quello che dicono le centrali
cooperative, lo dicono tutte e tre all’unisono, non è che ci sono smagliature per cambi di
appartenenza, tanto per essere chiari. Se oggi il Consiglio regionale dà mandato alla Giunta di
individuare e di reperire queste risorse e di avviare almeno in parte il finanziamento della legge
quadro regionale del 2009, questo impegno deve essere rispettato, altrimenti noi rischiamo di
fare uno dei tanti provvedimenti… Lo dico anche con rammarico, perché noi abbiamo approvato
nella Legge Finanziaria il reddito minimo di cittadinanza, sono passati due mesi e la Giunta
regionale non ha fatto il regolamento attuativo. Stiamo parlando di una legge, lo dico anche nei
confronti dei colleghi che molto spesso, anche a giusta ragione, osservano che quando si tratta di
un Ordine del Giorno o di una mozione non la si nega a nessuno. Io sono convinto che gli
strumenti che ha a disposizione un Consigliere regionale non sono quelli della lotta armata, ma
sono quelli previsti dallo Statuto e dal Regolamento. Poiché lo Statuto e il Regolamento ti danno
come strumento la proposta di legge, l’emendamento alla legge, l’Ordine del Giorno o la
mozione, oltre a quello dell’attività ispettiva, interrogazioni ed interpellanze, io credo che un
Consigliere regionale, se intende misurarsi e dare un contributo, deve utilizzare la
strumentazione statutaria. Il punto non è se il Consigliere presenta la mozione, come nel caso di
specie il collega Monaco e altri colleghi che torno a ringraziare, il punto è che se noi votiamo la
mozione, questa mozione poi la Giunta la deve rendere esigibile, cioè se è contraria, deve
spiegare le ragioni della contrarietà che evidentemente non saranno ragioni di principio, saranno
legate probabilmente a difficoltà di liquidità, ma se ci sono difficoltà di liquidità, era meglio dire:
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“Il reddito di cittadinanza non si fa, ma non perché siamo contrari ad aiutare le persone che
stanno in difficoltà, ma perché non abbiamo i soldi in questo momento”, altrimenti si alimentano
delle aspettative tra i cittadini che magari vivono una condizione di disagio. I 60 giorni sono
scaduti il 17 marzo, ma non è questo il punto, io mi auguro che la cosa venga recuperata, ma se
noi oggi andiamo a votare, poi che questa cosa si faccia, cioè si reperiscano questi soldi, si metta
il capitolo e la cooperazione possa essere aiutata. Altra cosa: siamo stati al congresso, è
intervenuto l’Assessore Scasserra, le centrali cooperative asseriscono: “Abbiamo mandato da tre
mesi la richiesta alla Giunta per essere ricevuti per poter esplicitare le difficoltà, ma anche le
proposte del movimento cooperativo”, che anche nel nostro territorio, anche se non è delle
dimensioni di altri luoghi, anche qui ha degli addentellati, ci sono delle esperienze positive. Ho
visto il bilancio sociale che è stato presentato recentemente in un’azienda di trasformazione di
Larino, cioè ci sono delle esperienze che meritano di essere rispettate. Non è possibile che le tre
centrali cooperative dicano: “Dalle elezioni noi ancora stiamo aspettando di essere ricevuti”. Non
stavano discutendo sul merito, che loro hanno avanzato delle istanze e quelle istanze non era
possibile accogliere, è che non sono state proprio chiamate per essere ascoltate. Posso
comprendere: “Ma noi otto milioni di euro per saldare le pendenze nel settore sanitario alle
cooperative materialmente non ce li abbiamo, quindi, se non ce li abbiamo proviamo a vedere e
trovare una strada che durante i prossimi mesi cerca di gestire queste problematicità”, ma non
essere proprio ricevuti, è un’altra cosa, significa che c’è una sorta di sottostima dei bisogni e
delle necessità di un intero mondo, di una intera rappresentanza. Quindi, mi permetto di cogliere
la circostanza del dibattito, che è stato promosso grazie alla mozione dei colleghi, per annunciare
il voto favorevole e, però, allo stesso tempo per, non dico difendere le centrali cooperative
perché si difendono da sole, ma le centrali cooperative, proprio perché sono nate con la mutualità
e non con la finalità di realizzare lucri… Il primo congresso lo fecero nel 1876 alla Camera del
Lavoro di Milano per cercare di trasformare i lavoratori licenziati in lavoratori che cominciarono
a avviare le prime esperienze di cooperazione di mutualità, ma nel momento in cui c’è questo
tipo di impostazione, dobbiamo fare in modo che alla fine… Se io non pago, perché se uno paga
8 milioni di arretrati, o se magari anziché tagliare sui malati terminali, tagliamo da qualche altra
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parte, significa che risparmiamo qualcosa laddove ci sono i margini per risparmiare e le
cooperative che vanno a fare l’assistenza domiciliare integrata ai non autosufficienti, possono
continuare ancora a fare dei servizi. Questo è il tema, altrimenti facciamo delle asserzioni di
principio che sono condivisibili, ma poi nel concreto domani mattina e nel nostro territorio capita
esattamente il contrario e noi stessi, che siamo amministratori e legislatori, non abbiamo gli
strumenti per poter replicare ai soggetti che ci avanzano delle domande.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Non ci sono altri interventi, ha chiesto la parola per dichiarazioni di voto il Consigliere Bizzarro.
Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE BIZZARRO:
Io ho apprezzato le belle parole del Presidente della Quarta Commissione sul valore in generale e
didattico delle cooperative, ma certamente non avevo nessuna intenzione di schierarmi contro la
cooperazione. Dico soltanto che leggiamo tutti quanti i giornali, oggi sono due i settori che
meritano attenzione anche in previsione di una occupazione che oggi manca nel Molise:
l’agricoltura e il sociale, ma sono lavori che non tutti vogliono fare. Sono lavori precari, sono
lavori pesanti e noi dobbiamo ringraziare questi lavoratori che si prendono cura dei nostri malati,
dei nostri anziani e delle persone che hanno bisogno di sostegno. Queste persone la mattina
anticipano con i propri mezzi i soldi per la benzina perché si recano al domicilio dei pazienti,
mettono a disposizione il proprio mezzo, non sono certamente persone molto abbienti dal punto
di vista economico e non è tollerabile - a mio avviso - che questi lavoratori possono stare anche
un anno senza percepire non solo il compenso per il lavoro svolto, ma nemmeno il rimborso
delle spese che anticipano. Questi sono problemi molto seri, delicati e importanti, però è anche
vero che non tutte le cooperative si comportano in questo modo, perché noi leggiamo sempre che
sono determinati settori dove vige questo sistema di non pagare i propri lavoratori e questa è una
cosa che non può andare avanti, anche perché, ricordo bene, e lo ricorda anche l’Assessore al
Sociale, Filoteo Di Sandro, che in Consiglio regionale noi abbiamo approvato una legge in
occasione del contenzioso che c’era con la San Stefar e l’ASREM con la quale noi prevedemmo
che qualora le cooperative non avevano in ordine il pagamento dei propri dipendenti, veniva
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sciolto il contratto che loro avevano in essere con l’ASREM. Io sono favorevole alla
cooperazione, sono favorevole a tutto questo movimento che ha dato veramente lustro al nostro
paese e anche il Presidente della Repubblica ricorda sempre l’importanza che in Italia ha avuto la
cooperazione, ma sono molto attento e preoccupato che non può piovere sul bagnato, che non è
possibile che le categorie più deboli, come i lavoratori delle cooperative, debbano essere
maltrattate, tenute in questa considerazione, addirittura avere anche un anno senza stipendio e
arrivare addirittura a licenziarsi per giusta causa perché non hanno altra alternativa che quella di
andare a fare ricorso in Tribunale. Queste sono brutte pagine per il Molise. Voto a favore perché
capisco l’intenzione del Consigliere Monaco e l’apprezzo, come la bella introduzione del
Consigliere Presidente della Quarta Commissione, però con questa premessa perché comunque
“non è tutto oro quello che luccica”.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Per dichiarazione di voto ha chiesto la parola il Consigliere Monaco. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE MONACO:
Solo e soltanto per ringraziare l’intero Consiglio regionale che si è espresso a favore e per
evidenziare che quando ci sono argomenti che interessano l’intera collettività - e sono temi
sensibili - il Consiglio regionale per intero si esprime in maniera positiva. Rispetto a quello che
diceva il Consigliere Bizzarro, mi sento solo di aggiungere qualcosa: la responsabilità ci deve
essere da parte di tutti, credo che anche coloro che hanno messo con tanto lavoro e tanto
impegno in piedi le cooperative, hanno diritto ad essere rispettati, quindi se anche loro avanzano
- come diceva il Consigliere Petraroia - qualcosa, anche noi dobbiamo impegnarci affinché il
lavoro della cooperativa proceda in maniera spedita e non si ripercuotano i disservizi e le
situazioni strane sui lavoratori. Grazie.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Procediamo alla votazione della mozione con l’integrazione di effettuare opportune verifiche e,
prendendo anche spunto da quanto ha detto il Consigliere Bizzarro, di effettuare anche verifiche
attente su chi viene meno ai propri doveri.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
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INVERSIONE DELL’ORDINE DI TRATTAZIONE DEGLI ARGOMEN TI ISCRITTI
ALL’ORDINE DEL GIORNO. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
L’Assessore Vitagliano voleva avanzare una proposta di inversione. Io volevo proporre, magari
subito dopo questa, poiché mancano molti relatori, se individuiamo qualche interrogazione alla
quale rispondere così ne eliminiamo qualcuna e poi rinviamo al prossimo Consiglio. Giovedì in
Conferenza dei Capigruppo stabiliremo come organizzarci perché la mia idea sarebbe quella di
lasciare Ordini del Giorno e mozioni; per le interrogazioni dobbiamo fare un question day,
faremo un pomeriggio solo dedicato a quelle, altrimenti non le togliamo più, rischiamo di
portarcele dietro, perché vanno sempre in coda e non mi sembra corretto. Nel giro del mese di
aprile facciamo tutte quante insieme solo interrogazioni, question day, risposta rapida,
immediata. Lo preannunciamo anche con congruo termine per dare a tutti gli Assessori la
possibilità di essere presenti. Ha chiesto la parola l’Assessore Vitagliano. Ne ha facoltà.
ASSESSORE VITAGLIANO:
Per chiedere al Consiglio l’inversione all’ordine del giorno per quanto riguarda l’Ordine del
Giorno relativo ai balneatori che abbiamo iscritto stamattina e quindi avere la possibilità di
discuterlo subito.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Votazione per l’inversione dell’Ordine del Giorno.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
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ORDINE DEL GIORNO INTESO A SOLLECITARE INTERVENTI A FAVORE DELLE
IMPRESE DEL TURISMO BALNEARE. APPROVAZIONE.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Relaziona il Consigliere D’Aimmo. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE D’AIMMO:
Grazie, Presidente. Nella seduta del 5 maggio del 2011, il Senato della Repubblica ha approvato
all’unanimità un Ordine del Giorno con il quale ha chiesto al Governo, che l’ha accolto, di
impegnarsi ad agire presso la Commissione Europea per rappresentare la peculiarità italiana
delle imprese turistico - balneari per le quali potrebbero essere individuate soluzioni differenti
rispetto a quelle previste dalla direttiva relativa ai servizi del mercato interno, Direttiva Servizi
“Bolkestein”, che prima prevedeva un anno per una valutazione e poi è passata a quattro e lo
stesso ordine del giorno ritiene infatti che le concessioni demaniali a uso turistico - ricreative
siano da escludere dall’applicazione della Direttiva Servizi in virtù della specificità del settore
caratterizzato da rilevanti investimenti materiali e occupazionali, dei motivi di interesse generale,
di sicurezza e di tutela dell’ambiente. Gli stabilimenti balneari nella nostra regione hanno
raggiunto significativi livelli economici paragonabili a quelli di veri e propri distretti produttivi e
hanno forte rilevanza anche dal punto di vista occupazionale. Gli stabilimenti balneari e le
concessioni demaniali marittime a uso turistico – ricreativo in Molise sono circa 50 e occorre
ricordare che sulle aree demaniali marittime insistono alberghi, campeggi, ristoranti e quant’altro
tanto da poter calcolare che l’occupazione diretta - costituita dai concessionari e loro familiari -
rappresenta un elemento significativo e determinante in aggiunta e in considerazione del numero
dei dipendenti che operano nelle strutture. Pertanto, alla luce di ciò, chiediamo al Presidente e
alla Giunta di impegnarsi sia in Conferenza Stato - Regioni che in forma autonoma e nei
confronti del Governo e dell’Unione Europea affinché sia dichiarata, utilizzando la normativa di
recepimento della Direttiva Servizi e ottenendo una deroga dall’Unione Europea, l’esclusione
dell’evidenza pubblica delle imprese turistico – ricreative e che sia adottato ogni ulteriore
provvedimento idoneo a evitare la distruzione di un settore economico vitale per l’economia
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molisana e fondamentale per conservare ed accrescere la capacità di attrazione del turismo
balneare che è una risorsa indispensabile del turismo della nostra regione; sia adottata, di
conseguenza, una legge di riordino normativo in materia di concessioni demaniali marittime ad
uso turistico - ricreativo che, anche tramite l’utilizzo dei principi contenuti nel decreto legge per
lo sviluppo del 13 maggio del 2011, numero 70, garantisca il futuro delle attuali imprese turistico
– balneari che eviti il meccanismo dell’evidenza pubblica e scongiuri la messa all’asta e la
liquidazione delle imprese balneari italiane, abruzzesi e molisane.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Grazie, Consigliere D’Aimmo. Ha chiesto la parola il Consigliere Monaco. Ne ha facoltà.
CONSIGLIERE MONACO:
Solo e soltanto per aggiungere a quello che diceva il Consigliere D’Aimmo, che sono favorevole
personalmente a questo Ordine del Giorno, l’ho sottoscritto, l’ho condiviso, va nella direzione di
dare un sostegno a quelle attività, seppur stagionali, che operano sulla costa e che impegnano i
loro fondi economici, la loro professionalità, le loro competenze per dare un servizio alla
collettività del basso Molise. Credo che in un momento così difficile sia necessario e utile dare
questo sostegno e quindi annuncio il mio voto favorevole.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Procediamo alla votazione dell’Ordine del Giorno.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
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AGGIORNAMENTO DEI LAVORI E CHIUSURA DELLA SEDUTA.
PRESIDENTE PIETRACUPA:
Abbiamo fatto una verifica, mancano molti interroganti, a questo punto ci riserviamo... Giovedì
c’era anche una ricognizione su alcune interrogazioni per le quali è pervenuta risposta scritta e
quindi non c’è più interesse. L’ordine del giorno resta così, giovedì magari lo epureremo,
facciamo una ricognizione e lo rimettiamo in ordine. Il Consiglio è aggiornato al prossimo
martedì 3 aprile, alle ore 10:00.
Il Consiglio è sciolto alle ore 19:18.