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Aladì Bianciardi se ne è andato per sem-pre; in punta di piedi, per non smentire il suomodo di essere in vita, il più possibile vicinoalla Contrada, il più lontano possibile dairiflettori.
Sì, perché Aladì è stato uno degli uominiche a Siena si identificano con la Contrada diappartenenza, parte integrante della sua sto-ria, sempre con amore e spirito di servizio,senza mai accendere luci sulla sua persona.
È passato tanto tempo, eppure è così vici-no il ricordo di quando, bambino, spessoinsieme ad Ameraldo, trascorrevo pomeriggidomenicali nella sua casa in San Marco, sen-tendolo parlare di problemi di Contrada conmio padre, amico di sempre. Ascoltavo, impa-ravo, senza rendermene conto, i primi fonda-mentali da contradaiolo. Guardavo conammirazione mio babbo Aldo, tamburino, eAladì, alfiere, quando entravano in Piazza,sperando di emularli in un futuro che sem-brava allora ancora tanto lontano.
Gli anni sono passati ed allora ecco Dinde(questo il soprannome per tutti) all’opera inContrada: nell’economato o in qualunquealtro lavoro richiedesse la sua esperienza ededizione. Ed ancora in Società, in particola-re quando abitava nel cuore del circolo e lo
Daccelo il cavallino...custodiva, sempre al lavoro tra rimproverirari e qualche critica costruttiva, per tutti unesempio, specie per i giovani, ad esplicitarevalori profondi in cui riconoscersi.
Chi poteva meritare di più l’abbraccioentusiasta dei ragazzi e dei contradaioli tutti,quando, seducendo la buona sorte per la suaAquila, il giorno della tratta ci portava ilcavallo vittorioso! Ricordate Topolone, Urbi-no, Figaro, Galleggiante?
Mai, bambino, avrei immaginato diabbracciarlo da Capitano vittorioso, con i suoiocchi lucidi per la commozione e la gioia diaver fatto ancora qualcosa di importante perla sua Contrada.
Sono passati gli anni e la salute non buonalo ha costretto a limitare sempre di più il suoimpegno, ma con il cuore sempre là.
Pochi giorni prima della sua scomparsa,facendogli visita in ospedale assieme adAndrea Fontani, abbiamo discorso un minutodella sua malattia, venti minuti sulla situa-zione dell’Aquila e su progetti e speranze perun futuro che si augurava più favorevole; neisuoi occhi ancora la fierezza di appartenere aicolori amati per una vita.
Così lo amavano i giovani che andavano acasa sua, nei giorni della malattia, ad appa-recchiare e confondere cibo e parole per farlosentire ancora parte viva della Contrada,magari ricordando i vivaci rinfreschi nellacasa in Fontebranda durante il giro annuale.
In silenzio, Dinde, ti abbiamo salutatonella nostra Chiesa e ti abbiamo accompa-gnato in quel triste viaggio, avvolto nellaBandiera che hai amato e che ci hai insegna-to ad amare.
Sono sicuro che il giorno che la sortevorrà darci il cavallo vittorioso, molti di noi,davanti al palco del Comune, vedranno unuomo con i capelli bianchi e la montura del-l’Aquila alzare il nerbo in segno di giubilo emischiarsi nell’abbraccio dei contradaioli.
Renato Romei
n. 1Marzo 2007
Spedizione in A.P. Art. 2 Comma 20/CLegge 662/96 Filiale di Siena
quila conserva una dimensione contradaiola antica.So invece per certo che tale è stata la nostra essen-za. E tale dovrà rimanere.
Gli auguri. A tutti coloro ai quali, con voto pres-soché unanime, è stato affidato il compito di garan-tire, per i prossimi anni, il funzionamento dellaNobile Contrada dell’Aquila. Sono certo che sapran-no ricambiare la fiducia ricevuta dedicando unaparte del loro tempo alle molteplici attività digestione, amministrazione, progettazione, spessopoco visibili, e tuttavia essenziali.
È noto che la vita contradaiola è in primo luogoslancio passionale, piacere di stare insieme, diverti-mento e consolazione. Ma questa dimensione dellospirito, bella e complessa, per realizzarsi ha bisognosia di una stretta collaborazione fra le due principa-li articolazioni della Contrada, quella che fa capo alCapitano e quella che fa capo al Priore, sia del sup-porto materiale costituito dal lavoro quotidiano chespetta ai Vicari, al Camarlengo, alla Cancelleria, airesponsabili delle varie Commissioni.
E di lavoro ce n’è davvero tanto. Sarebbe lungofare l’elenco dei progetti che abbiamo da comple-tare o da avviare nel Museo e nel Circolo il Rostro,nell’Oratorio e nelle piazze e nelle strade del terri-torio. È meglio dunque che parlino i fatti.
Alessandro Orlandini, Priore
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Quando un nuovo Seggio si insedia sono d’ob-bligo i ringraziamenti e gli auguri. Ma non è quasimai, e di sicuro non lo è in questo caso, un atto diarida formalità.
I ringraziamenti, veri e sentiti, vanno a quantihanno fatto parte del Seggio uscente, fornendosempre contributi importanti, secondo competenzae disponibilità. Di sicuro dando alla Contrada tuttoquello che potevano. Chi nella cerchia dei collabo-ratori del Priore, chi nella Sedia, chi nelle Commis-sioni di lavoro.
Il loro avvicendamento è stato un fatto fisiolo-gico in un organismo vivo che, in quanto tale, èportato a sostituire qualche naturale stanchezzacon energie fresche e a rinunciare a qualche con-solidata abilità per far crescere e maturare espe-rienze nuove.
Ma su un fatto si può essere certi. Fra noi nullaviene messo da parte, nessuno è scartato. Tuttiavranno, anzi manterranno, il diritto di dire la pro-pria e di essere ascoltati sia nelle sedi istituziona-li, sia nel chiacchierata, nello scambio di opinioni aquattrocchi. Primo perché non sarebbe giusto farealtrimenti. Secondo perché ogni presenza, ogni par-tecipazione, ogni parola, ogni contributo, piccolo ogrande, giovane o maturo, maschile o femminile, èutile, anzi indispensabile.
Non saprei dire se ciò deriva dal fatto che l’A-
Buon lavoroa tutti noi
3
SEGGIO
PrioreAlessandro Orlandini
VicarioSandro Nerli
Pro VicariFiorenzo FranciFiamma Cardini
CancelliereAndrea Fontani
Vice CancelliereFabiola Franci
CamerlengoFabio Marchetti
Consiglieri di sediaFilippo FrignaniMarzia Marri BrocchiFabio MazzolliFabio SardiVittorio Valentini
Presidenti Commissioni permanenti
Beni CulturaliMarco Brocchi
Beni ImmobiliDonatello Caselli
EconomatoMichele Fusi
Finanza e protettoratoMarco Nencini
GioventùAdriano Tortorelli
MEMBRICOMMISSIONIPERMANENTI
Beni CulturaliFrancesca CappelliPaolo GorettiEmilio Mariotti
Beni ImmobiliGabriele Boschi
EconomatoRoberta Cappelli FeriGiuseppe De ZioGaetano Di VuoloFlavio FrignaniMarcella Paolucci MarzoccaCinzia RosiGuido SquillaceSonia Manganelli Ferrazzani
Finanza e protettoratoMichele AmeriniBarbara Bonucci NiccolucciEnrico FerriMarco FrigerioBenedetta MazzolliFabio SempliciGiovanni Maria Sardi
GioventùMarco BerniniEmanuela CarlettiDonatella FrignaniVincenzo PratelliFrancesca ScorselliClaudio Signorini
CIRCOLO“IL ROSTRO”
PresidenteMarco Lorenzini
Vice PresidenteRiccardo Chiesi
SegretarioSerena Brocchi Bartalucci
Vice SegretarioBenedetta Fineschi
CassiereMatteo Fusi
Economo CucinaStefano Fabbri
Economo OrganizzazioneAndrea Orlandini
Economo CantinaGiancarlo Nerli
ConsiglieriFederico RomanoFrancesco RovetiGabriele TosiCristina GagnoniDonatella Caselli CarlettiFederico FerrazzaniMatteo MandrianiEmanuele GiannìLuca ZullinoMaurizio MarziMirko RighiniMassimo PaganiniStefano TripoliGiampiero CitoElisa Romei.
Seggio&Commissioni
4Siamo oramai arrivati a marzo, la primave-
ra è alle porte, tra poco iniziano le cosiddettecorse in provincia ed immancabilmente siricomincia a parlare di Palio. Ed allora ci saleun po’ di rabbia perché, purtroppo, le speran-ze di vedere quest’anno la nostra Contrada sultufo sono veramente poche, a causa della squa-lifica a noi inferta da quel meccanismo contor-to che a Siena chiamiamo “Giustizia Paliesca”.
Dicesi “Giustizia Paliesca” quel procedi-mento per l’adozione di sanzioni disciplinaria carico di Contrade, Contradaioli, Figurantie fantini resisi colpevoli di infrazioni al Rego-lamento del Palio. In breve funziona così:l’Assessore Delegato al Palio, esaminate lerelazioni dei Deputati della Festa, degli Ispet-tori di Pista e del Mossiere, formula le accusee contestualmente propone l’applicazione diuna sanzione. La proposta viene comunicataal soggetto interessato il quale, nei dieci gior-ni successivi, può presentare una memoria edeventuale documentazione a discolpa. A que-sto punto la palla passa alla Giunta Comuna-le che, esaminata la proposta e le discolpe,delibera se approvare, rigettare o modificarequanto ipotizzato dall’Assessore Delegato.
Nel nostro caso l’Assessore ha giudicato ilcomportamento di Veleno II contrario alRegolamento del Palio e giudicato la nostraContrada oggettivamente responsabile.
La vicenda mi ispira due considerazioni,una di forma e una di sostanza.
Innanzitutto: come può funzionare una“giustizia”, se chi propone le sanzioni fa parteintegrante di chi poi successivamente, anchealla luce delle legittime discolpe, decide in viadefinitiva? In altre parole, che possibilità cisono che la Giunta Comunale possa contrad-dire l’Assessore Delegato, mettendolo di fron-te ad una smentita pubblica, se non in manie-ra marginale e comunque del tuttospora dicamente? Ad intuito, pochissime.
Mi si dirà che a Luglio la proposta fu effet-tivamente ritoccata e che, comunque, la Giu-stizia Paliesca è di tipo “domestico”, svincola-ta dalle garanzie proprie di quella ordinaria.
Quanto alla prima obiezione, ritengo chetale precedente (a dir poco isolato) abbiainfluito notevolmente sulle decisioni relativead Agosto. Basti pensare a quanto sarebberisultata clamorosa una doppia smentita con-secutiva sulle proposte di sanzione contro lamedesima Contrada.
L’obiezione sulla natura della GiustiziaPaliesca mi porta invece alla seconda consi-derazione, quella di sostanza.
Lasciare che sia un organo interno allacittà (Giunta o Consiglio Comunale, comeavveniva prima) attraverso un meccanismosnello, a decidere sulle sanzioni disciplinari, èsicuramente preferibile piuttosto che le stes-se siano irrogate da soggetti esterni, magariesperti di diritto ma completamente a digiu-no dei significati e della tradizione del Palio.
Ma allora, seguendo questo ragionamento,non vedo come si sia potuto sanzionare conun Palio di squalifica la nostra Contrada. Ilfantino dell’Aquila ad Agosto ha infatti tenutoun comportamento del tutto consono alleregole del Palio, forse non completamente aquelle scritte, ma sicuramente a quelle nonscritte. In fin dei conti, non abbiamo fattoaltro che cambiare una posizione al canapeper metterci accanto alla nostra avversaria edimpedire che la stessa partisse con troppospazio a disposizione. E questo è stato fattosenza mai compiere gesti eclatanti e senzaimpedire che la stessa potesse giocarsi le pro-prie chances di vittoria. Le abbiamo diminui-te notevolmente, questo è indubbio, ma l’ini-micizia sul campo si dimostra anche così,ostacolando l’avversaria in una logica cherientra a pieno diritto nelle regole del Palio.Inoltre, il cambio di posto al canape, talmen-te frequente che risulta anche difficile citarnegli esempi, è una condotta da sempre tollera-ta sia dai Mossieri, che difficilmente hannoinvalidato la mossa a causa del suo mancatorispetto, che dalla Giustizia, se è vero come èvero che è sempre stato sanzionato con unasemplice ammonizione a carico del fantino.
In ogni caso, mi sembra francamente esa-gerato penalizzare con un Palio di squalificauna Contrada per un comportamento che,chi conosce il Palio, fatica a giudicare cosìscorretto.
Non voglio fare vittimismo, o perlomenonon solo. Ritengo però opportuno sottolineareun cambio di rotta sull’interpretazione dellaregole della Festa e delle inimicizie con ilquale, se confermato in futuro, dovranno fare iconti tutte le Contrade. Ed è un cambio dirotta che, come spesso accade, ed a mio mode-sto parere, non va nella direzione giusta.
Filippo Frignani
GIUSTIZIA È FATTA?
UN BENVENUTO ETANTA FELICITÀ AMargherita Parenzo, GiorgiaBartolini, Alessandro Filoni eLeonardo Dei.
TANTI AUGURIAI NEO-SPOSIDaniele e Annalisa De Lucia,Adriano e Donata Tortorelli,Marco e Lucilene Turchi
CONGRATULAZIONI AMarco Frigerio, neolaureato.
5Tone,chi eracostui?
Per ogni senese le vie e le piazze del propriorione sono un po’ come altrettante stanze di casa,conosciute palmo a palmo e dunque rassicurantiquanto le mura domestiche anche se poi non sem-pre ne conosciamo perfettamente la storia, levicende o l’origine stessa del nome.
Cominciamo allora fin da questo numero del“Lampione” una passeggiata virtuale nel territoriodell’Aquila dove ogni pietra trasuda di arte e di sto-ria e può raccontarci lontani avvenimenti. Davveronon c’è che l’imbarazzo della scelta e, visto che dalCasato siamo già in movimento verso Via di Città eil Duomo, prima che ci venga il fiatone fermiamociun attimo lungo la salita. Quante volte siamo pas-sati per il Vicolo di Tone, magari dietro al cavalloprima della prova, pestandosi i piedi per stare inprima fila! In questo angolo di centro storico sononati tanti aquilini, altri vi abitano tuttora ed il viavai di turisti e passanti è sempre molto intenso;però in quanti si sono domandati se quell’appella-tivo di “Tone” sia un giorno appartenuto a qualcu-no in carne ed ossa come certi artisti o personag-gi storici che danno alle strade nomi ben piùaltisonanti?
Sveliamo allora il “mistero” dicendo che dietroquesto banale diminuitivo, quasi un nomignolo davecchio amico con il quale bere un bicchiere di vinoall’osteria, si nasconde tale messer Guidone o Guit-tone Marescotti, detto appunto Tone.
Ovviamente, se fosse o meno un gran guitto dinome e di fatto non lo possiamo certo sapereanche se la vita in quello scorcio di Medio Evo -visse infatti nel XII secolo - doveva richiedere ognigiorno inenarrabili astuzie e probabilmente ilnostro amico, da bravo esponente di una stirpe difeudatari trasferitisi in città, si era probabilmentepiù che attrezzato. I mezzi economici, del resto,non dovevano mancargli visto che i Marescottierano una nobile famiglia di origine longobarda,arrivata a Siena da Montepescali di Maremma.
Così, intorno al 1163, seguendo un uso all’oramolto in voga anche tra gli altri “feudatari inurba-ti” (come li definiscono gli eruditi), pensarono con-venientemente di arroccarsi in un castellare fortifi-cato e per farlo scelsero di trasformare una vecchiatorre, che già esisteva quassù verso la sommità diGalgaria, dando inizio ad una costruzione che finirà
per costituire il primo nucleo di quello che è oggiil Palazzo Chigi Saracini.
Secondo lo schema tipicamente senese deltempo tirarono su un complesso edilizio, fatto dipietre e di mattoni, con gli edifici della consorteriache crescevano attorno ad una corte interna. Ad uncerto punto il palazzo dei Marescotti, ingrandendo-si, si unì a quello dei Franzesi (detto anche deiMusciatti). Forse fu allora che, verosimilmente,venne ad originarsi il tunnel che contraddistingue ilcaratteristico sbocco del Vicolo di Tone sull’odiernaVia di Città, sebbene la definitiva ristrutturazionedella facciata sia avvenuta ancora più tardi, nelXVIII secolo, per iniziativa dei Saracini, nel frattem-po divenuti proprietari del palazzo.
I Marescotti furono ghibellini accaniti, fedeli allacausa imperiale ed in particolare a Federico II, equell’antica militanza rivive ancor oggi se solo sialza lo sguardo verso quei pochi merli a coda dirondine che si intravedono alla sommità del palaz-zo proprio dal Vicolo di Tone (gli unici merli ghi-bellini ancora visibili a Siena) o se si osserva latorre, dalla quale si narra che il tamburino CeccoCeccolini, il 4 settembre del 1260, abbia urlato lacronaca delle varie fasi della vittoriosa battaglia diMontaperti.
Poi nel Quattrocento le fortune familiari deiMarescotti inesorabilmente tramontarono. Tuttavia illoro emblema - un’Aquila non ancora bicipite comela si può tuttora osservare scolpita al centro dell’ar-co che corona ogni trifora del palazzo - dette il nomee rimase come simbolo della Contrada dell’Aquila.
Ma questa è tutta un’altra storia: la nostra.
Mario Lisi
La CommissioneBeni Culturalista organizzandouna visita aiBottini di Siena,in data ancorada definire(presumibilmentein giugno).Tutti coloro chefossero interessatipossono contattareMarco Brocchi oFrancesca Cappelli.
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“C’è del marcio in Danimarca…” disse uncerto commediografo inglese abbastanzafamoso per aver narrato la vita di strani per-sonaggi che parlano coi fantasmi o che fannodelle cavolate incredibili (…o Romeo… glie-lo potevi mandare un sms dicendo che arriva-vi…). Bene…questa frase per mesi è stato ilmio incubo da quando annunciai la mia par-tenza per tale luogo per affrontare il famige-rato Erasmus, periodo generalmente(…intendo per la gente normale…) di pocostudio e molto vizio, ma che per me si è rive-lato come una bella vacanza alle terme.
Arrivato sul posto ho dimenticato prestoquesta iattura che mi perseguitava ed honotato subito che di marcio in Danimarca c’èben poco, forse forse qualche mela dal frutti-vendolo, ma niente di più. Anzi…colpiscono iDanesi, perché sono belli, alti e bravi…imma-ginatevi di moltiplicare i personaggi di Beau-tiful per 5 milioni e poi di ossigenargli icapelli….vai avete capito! Barbie e Ken glifanno un baffo…Comunque dopo giorni didifficoltà soprattutto con la lingua (…imma-
ginatevi di parlare con in bocca un calzino delCiue…) mi sono sistemato abbastanza bene,anche perché questi nordici mi sono parsiproprio organizzati ed hanno organizzatoanche me (che ci sia da portarci Fioco?). L’u-niversità è esattamente il contrario dell’Italia:ti pagano per farla, ci sono computer anche inbagno, i professori sanno che hanno inventa-to le email e quando ti laurei trovi lavoro…Certo la nostalgia per certe abitudini italicheo per meglio dire senesi non è mancata. Peresempio è strano passare dalle obbligatoriedue cene fuori a settimana a zero in seimesi…per i danesi infatti il momento dellacena o del pranzo è solo il momento di acqui-sire nutrimento per il corpo e non sonomolto portati ai convivi con chiacchiere,bistecche e del buon vino (…non semprebuon vino..). Quest’ultimo prodotto, vanto,gloria e protagonista di ogni notte di festacontradaiola è abbastanza snobbato e i danesilo sostituiscono sempre con la birra…nonche non sia bona la birra…ma vuoi metteremangiare una fiorentina con un bel bicchiere
Il Lampionedi Costa…Baltica
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Soluzione dal basso verso l’alto, da sinistra a destra. Prima fila: Pastorelli, Mario Taddei, Sandro Nerli. Seconda fila: Mariella Brocchi, Marzia Brocchi, Valeria Taddei, Roberta Cinotti, Gian Piero Nerli, Mario Lisi. Terza fila: Mas-simo Marchetti, Massimo Brocchi, Aladì Bianciardi, Franco Moretti, Angelo Senesi, Mario Brocchi, Fabio Sardi. Quarta fila: ignacioCecconi, Giuliano Ferri, Giovanni Martellucci, Chicco Cinotti, Giuliano Nerli, Marco Pepi.
CI HANNO LASCIATOAladì BianciardiOttorina PaoliniMorgaro Piochi.
Condoglianze alle loro fami-glie e condoglianze alle fami-glie Caselli e Carletti per laperdita di Rina.
7di Brunello o una pinta di Guinness. Altracosa da segnalare sulla Danimarca è sicura-mente l’alto numero di biciclette...sono dap-pertutto…hanno dei marchingegni incredi-bili per impedire i furti…tipo delle cinture dicastità medievali…e soprattutto servono amantenere in forma il popolo. Se pensate aSiena sono rimasti solo due ciclisti: Nanni, ilnostro capitano, e il babbo del Maranza a cuisi aggiunge l’Equipe verso Maggio-Giugnoquando gli prende la fissa del Giro d’Italia.
Dalla mia Aarhus, seconda città dellaDanimarca, non potevo esimermi dal fare unavisita alla capitale del regno, Copenaghen,piena anch’essa di biciclette e di leggiadreragazze con i capelli color raggio di sole(…non vi dico…se ci penso mi metto a pian-gere!). La città essendo un’importante capita-le e soprattutto il punto principale da dove siè sviluppata poi la civiltà scandinava presentainnumerevoli monumenti dal grande fascino,anche se per la verità, molti dei suoi “gioielli”sono andati persi per colpa di un bombarda-mento inglese del 1807. Comunque per nondilungarmi troppo vi parlerò di due dei suoipiù famosi “ornamenti”: la Sirenetta (…e tepareva..) e la fontana di Gefion. Laprima…sicuramente è una ragazza moltocarina ma sinceramente un po’ difficile…conquella sua espressione di pietra (ehm…dibronzo) ti lascia un po’ perplesso…io c’hoprovato…gli ho anche detto che ero amico diZizzania man per convincerla, ma nemmenoil potere di dissuasione del Vitello nazionalece l’ha fatta…e in pratica mi ha dato un beldue di picche. Alla delicatezza della figuradella Sirenetta risponde la maestosità e lapotenza espressa dalla fontana di Gefion doveuna figura della mitologia scandinava guidaquattro tori in procinto di affrontare i flutti diun fiume. Le figure taurine (no…non sono icugini di Tare) esprimono davvero una forzaimpressionante e particolare è la diffusione divapore acqueo che esce dalle loro narici chele rende quasi vive.
Abbandonati i progetti di visitare CapoNord o l’Islanda, visti i costi , oramai miaccingo a ritornare a Siena, felice per l’espe-rienza vissuta ma un po’ triste per le amicizieche mi lascio dietro…e poi chissà…visto cheil palazzo reale danese è in Amaliegad e sichiama Amalienborg, che un giorno nonpossa ritornare nelle terre nordiche non dastudente Erasmus ma da re!
Emilio M.
IL SALUTODI NONNOADRIANO
Eccoci qua, pronti per una nuova avventura!Sono volati i tre anni di intensa attività della com-missione di Francesco Roveti, che ringrazio e concui mi congratulo per l’ottimo lavoro eseguito.Cipolla è riuscito a creare un gruppo di giovaniaquilini solido e veramente affiatato.
Sicuro di aver lasciato la Società, anche se conun po’ di tristezza, in ottime mani, mi accingo, conil massimo dell’entusiasmo, a proiettarmi in unnuovo mondo, quello dei piccoli, con una ereditàimportante donatami dai mie predecessori esoprattutto affiancandomi elementi di ampia espe-rienza come Donatella, Francesca, Emanuela, Vin-cenzo, Marco e Claudio. Non saremo comunquesoli, grazie ai molti contradaioli che ci hanno datola propria disponibilità ad affiancarci. State sicuri,non la rifiuteremo!
La nostra intenzione è chiaramente quella dicrescere e migliorare sempre più l’attività svoltaper i giovani con l’inserimento di nuove occasionidi aggregazione e comunque lo sponsorizzare eampliare quelle già esistenti. Oggi i bambini svol-gono, nella vita quotidiana, tantissime attività chesucchiano tempo ed energie alla vita di Contrada.Noi non vogliamo competere con quello che già vipiace fare, ma abbiamo la presunzione di darvi lapossibilità di imparare i valori che costituiscono laContrada giocando e stando insieme.
Recentemente abbiamo inviato a tutti i giovaniaquilini un programma delle attività prossime chealleghiamo qui di seguito. Mi raccomando con chinon l’avesse ricevuto di contattarci.
Per il momento vi saluto e state tranquilli cheanche se mi hanno dato il soprannome di “NONNOADRIANO” sarò più giovanile e soprattutto salutistadi “ZIO CIPO”.
PROGRAMMA
Sabato 14 Aprileore 16.30“Giochiamo in Società”
Sabato 21 Aprile
Gita a Gardaland,orari e programmada definire
Sabato 28 Aprileore 16.30“Giochiamo in Società”
Domenica 13 Maggio
Tutti a “Cavalgiocare”,ritrovo ore 9.30al “Bar Nannini” inMassetana Romana
Mercoledì 16 Maggio
Cori nella Giraffa,ritrovo ore 15.30in Piazza Postierla
Sabato 26 Maggioore 18.00“Giochiamo e ceniamoin Società”
Domenica 10 Giugno
Tutti al mare aPunta Ala,orari e programmada definire
8Tre anni non sono corti. Non sono affatto corti.
Tre anni equivalgono a 3 Settimane Gastronomiche,3 Feste del Vino, 6 Cene della Prova Generale, 2 tra-slochi di Società (ma questo solo nel nostro man-dato), una media di 60 cene all’anno per un totaledi 180 cene circa nel triennio. Tre anni equivalgonoa 1095 giorni in cui ti dedichi quotidianamente al Cir-colo “Il Rostro” dai 10 minuti alle 15 ore.
Pur avendo sempre considerato la Società comeuna seconda casa, aver vissuto accanto a personecostantemente impegnate su quel fronte ed averfatto parte di diversi Consigli, mi sono reso conto,solamente diventando Vice Presidente, di qualeresponsabilità mi fossi assunto accettando taleincarico. Spero e credo che siano stati tre anni
positivi e proficui (non solo da un punto di vistaeconomico), e colgo l’occasione per ringraziare sin-ceramente tutte le persone che ci hanno aiutato(questo anche a nome di Adriano).
Adesso, cari Marco e Riccardo, tocca a voi. Vifaccio un grandissimo “in bocca al lupo”, con lacertezza che saprete sempre cavarvela egregiamen-te. Non che ne abbiate bisogno, ma un consigliovoglio comunque darvelo: lavorate sempre con laContrada nel cuore! Io l’ho fatto, e se penso alleemozioni e alle soddisfazioni con cui sono statoripagato, allora tre anni non sono poi così lunghi;anzi sembrano piuttosto brevi.
M.B.
Direttore responsabile: Alessandro OrlandiniRedazione: Commissione Beni Culturali
Grafica: Bernard ChazineStampa digitale
Un’intervista per due
Marco Lorenzini
Acco
Presidente
Mangino, Vice Barbaresco, Economo Società,Archivista, Cassiere Società
Il sentirsi voluto; percepire il consenso daparte dei contradaioli
Avendoli scelti io, credo in tutti
Assidua presenza da parte di contradaiolidi tutte le età
Quando vengono lasciati i tavoli sporchi
Ottimi
Spero che siano un aiuto
Autodisciplina
Le donne sono alla pari degli uomini, non hannobisogno di un gruppo per dare una mano
Far frequentare la Società dal più alto numeropossibile di persone
Agosto 1978…ma la seconda agosto 1979
Luglio 1984
Nessuno dei due ha mai vinto il Masgalano
Affidabile e disponibile
Non saprei
1979 e 1992
Aladì Bianciardi
Mai!
Sicuramente un aiuto,anche se non so se è lo stesso per lei
È sempre più difficile a causa dellospopolamento dei rioni, ma ci si prova
Lo sarei, ma pare che ci sia tempo
Chi sei Marzullo?
Nome e cognomeSoprannome
CaricaIncarichi precedenti?
Cosa ti ha spinto ad accettare?
Il consigliere in cui credi di più?Di cosa ha bisogno la Società?
Cosa ti fa incavolare in Società?
Rapporti con la Contrada?
I giovani sono una preoccupazioneo un aiuto?
In Società ci vogliono regoleo autodisciplina?
Rimpiangi il Gruppo Donne?
Qual è l’obiettivo del tuo mandato?
Quando sei entrato la prima voltain Piazza tamburino?
E lui?Chi suona meglio?
Un pregio dell’altroUn difetto dell’altro
Il Palio vinto che hai goduto di più?Il tuo modello di Contradaiolo?
Ti sei mai vergognatodi essere dell’Aquila?Sarà un aiuto o meno
avere una moglie aquilina?È difficile crescere figli contradaioli?
Sei pronto per organizzarela cena della Vittoria?
La vita è la Contrada o la Contradaaiuta a vivere meglio?
Riccardo Chiesi
Nessuno
Vice Presidente
Economo Società, Maestro dei novizi
La possibilità di dare qualcosa alle generazionipiù giovani
Tutti, ma spero molto nelle new entry
Frequenza di tutte le generazioni
Le persone che girellano in cucinaquando sono ai fornelli
Ottimi. Credo che Sandro, avendo fatto ilPresidente, sappia di cosa abbiamo bisogno
Senz’altro un grande aiuto
Ci vuole il bastone e la carota,regole e cervello
Andava senza dubbio lasciato
Poter dare alle nuove generazioni quello che miè stato insegnato da Mario e Massimo Brocchi
Luglio 1984
Non ricordo
Marco. Io ero alfiere, ho cambiato percarenza di tamburini
Preciso e puntuale
Dispettoso
1979
Mario Brocchi
Mai!
Le più grosse discussioni che hocon mia moglie riguardano la Contrada
A volte mi arrabbio perché non frequentanocome me alla loro età; ma mi rendo conto cheora ci sono più interessi e divertimenti
Anche un cappotto
La Contrada è la nostra vita