HISTORI A DELLE COSEOCCORSE NEL REGNO
d'inghilte rra,
in materia del Duca di Notomberlandopo la morte di Odoardo VI.
NELL'ACADEMIAVENETIANA,M. D. L V I I I.
MA MAALL'I LL. ET ECC.MADAMA MARGHERITA
D'AVSTRIA.
Il clariss. Sig. Federico BadoarOj in
ogniforte di uirtù, Madama Illuftrifsima>
neramente a ninno altro inferiore , con marauigliofo giudicio, e conprudentifsima fo-
lecitudine, an^fpirato da Dio 3 hafondata
la nobile et eccellente ^Academia Venetia-
na y in tutte lefaenze& arti ripiena d'imo
mini d'altofaperc 3 la quale con incompa-
rabil ardore della fua mrtù ha cominciato
a fyargere alcunijplendori , a guifa di quei
deWtÀurora, che uanno innanzi aliargado
ilfentiero allagrandetta del Sole : et auen
ga chepicciolipaiano 3 nondimeno 3 fgom-brando dalle menti di molti molte tenebre,
le difpo?igonoa riceuer quella maggior lu-
ce y che ad ufcirfuori s apparecchia . Laon-
de ragioneuolmente potrà dire 3& affer-
mare ogniuno y ne innanzi > ne dopo effere
di quefta giamaifiata altra adunanza pia
jt, z commu-
communemente gioueuole . per tanto s'è
maturamente deliberato, che quelleprime
opere non di molto uolume, ma fi bene d'ai
to et utilifsimofenfio yfieno a diuerfi Tren-
cipi& Signori dedicate , ejfendofi ancbora
con diligenza attero che quantofi donafia a
chifi dona per ogniparte conforme. Impe-
ro métre che la diftributione di ciascuna del
le mcdefime operefifaceua,ucnne in memoria del Clariss.Sig.Federico ; la qual tiene
eglifemprc accefa delle regie uirtù diuo-
jìra jtlte%g{L3 da lui alla Corte della Mae-
fià del I{e Catolicofuo fratello conosciuta y
et in tutti i luoghi honorata e riuerita ; che
fra l'altre opere date in luce molto le con -
ueniffe ìhifioria delle cofe d'Inghilterra
delire Odoardo >figliuolo del B& Henrico
ottauo ifino a quefii tempi auenute . nella
quale uofira tAlte?ga uederà la copia delle
marauighofe operationi , da Dio, et dafuoi
proportìonati me^i a manifefio esempio
della humana calamità proceduti .perciò
(mi crediio)lepotria efferegrata e dilette*
ude]come ricordanza di quanto uoftra ^Al
tnga dalla Sereniss . Bigina già di quefii
fpa-
fpauentofi auenimentìintefe , uedendo ella
parimenteféftejfa ejferfimile allafita Sere
nità nella uarietà difortuna, nell'ofjeruan
5M della Cbriftiana fede > nelle esemplari-
tà della uita , nellaprudenza del fuo I{c-
giogouerno, & giuftitia uerfo ogniuno.Tiaccia adunque a uojlra Jfltevga digra-tamente riceuere queflo picciol dono dalla
uirtuofìjfima ^Lcademia , a me conceduto
eh'ioglielo prefenti.dalla qual mi è(lato impofto eh'io l'offerifa altre opere che uer-ranno in luce non di maggior fodisfation di
quefta , ma di fatica maggiore : dejideran
dofifinalmente che l'MÌc^a ucflra fan-
toper fua fingolar bontà e uirtù , quantoper la maejtà del fuo fangue , con i molti
meriti dell'llluflriss . <& Eccellentiss
.
Signor Duca,fuo marito, e con la maraui-gliofa aftettatione dell'Illuftrijfimo Trendpefuofigliuolo ,peruenga a più felice& et
più alto grado difortuna .
;
Della llluflriss . & Eccell . Sig . uojlra,
antico e ueroferuitore ,
Luca Contile i%4cademico Venetìano.
H I S T O R I ADE GLI ACCIDENTIOCCORSINELREGNO
D'INGHILTERRA,
POPPO LA MORTE DEL
RE ODOARDO VI .
£ n r i c o ottano 3 1{e cTIn-
ghilterra yilluUre per l'ottimo
H fuo gommo >& pergli egregi
fatti chiamato ti grande, anco-
ra che nel fine de fuoianni mofiraffe impietà per laprofanatay& dijpre^
%dXa, religione , hebbe in uitafua fei mogli :
luna fu Caterina di Caftiglia , figliuola
del B^e Ferando d'Aragona 3 l'altra j£i*
na Bolemia , la tcryg Gianna Semcria >
la quarta jLnna di Cleucs 3 la quinta Cate
rina Hauarda ,& l'ultima Caterina Ta-
na, della prima hebbe Maria ,hora fere-
nifjima B^eina ; e quella fu ripudiata : on-
de nacque ilprincipio della fua difubidien-
B 7£
H I S T B^I Jt%a alla fede ^Apoftolica : Dallafeconda beh
he Elifabetta y &a quefta eglifece troncar
la tefta : della ter^a Odoardo di queflo no-
me fefto y nel parto del quale moriy- di ma^
niera chefu bifogno aprirla per cauarglielo
fuori del uentre : la quarta ancor uiue , &fu repudiata . la quinta decapitata : e lafe-
fia foprauijfe a detto Henrico . Et non ba-
ttendo egli alla morte fua lafciato altro fi-
glimi mafehio y che Odoardo, a lui peruen-
neil regno y nel quale è dapoi uiuuto fette
anni , Fu Odoardo d'alto ingegno> atto a ne
gociy&accofiumato affai; tutto che foffe
inftrutto da falfa dottrina : & daua molta
jpera n%a di féper le molte buone parti che
teneua in tutte le profejjìoni > ma partico-
larmente neWeffercitio delle lettere ; alle
quali attendeua con molta diligenty . Fuperò di compie[([ione molto debile , onde in
poco tempo in lui fi generò un catarro con
unapiccwUjfna contmoua toffe, il qual ca-
tarro fecondo i tempi > hor più hor meno la
moleflaua tantoj che da moltifugiudicato,
che sauicinajfe all'etico :& in cotal modo
trappajfaua gli anni fuoi. lira preffo ad
Odoardo
Odoardoprimo d'auttorità il Duca di 7<(o-
tomberlano , il quale y & per fapere , &per ualore> era in quei tempi tenuto di quel
regno il maggiore,&perciò dopo la perfo-
rici del I{€ era ricettato principalmente datutti y da chiper timore,&da chiper obli-
go: ejfo come prefidente del configlio ma-neggiaua ogni forte di negocioy còmandauaad ogni uno >& era finalmente ubidito ,&riuerito come il l{e. Etperche nelprincipio
di Febraio l'anno 1553 ad Odoardo crebbe
il catarro y e cominciò oltra mifura a nuò-cergli ueggendo il Duca la fua indifpofitio-
ne andare ogrihor più aummentando > uol-
le intender da medici la uera opinione , che
baueuano fopra la uita fua : e perciò chia-
mati due y che del continouo ajfifìeuano alla
ferfona di fua Maeftà y& a quelli aggiun-ti quattro altri de' più feientiati del regno3& fatto lor giurar fedeltà y come fi coftu-
ma a chi è della cafay da tutti uolle intender
[e*l male era etico , fé mortale 3 & quantotempo giudicauano che poteffe durare in ui
ta; i quali configliatifi inficme conchiufero 3
cbel I{e era etico 3& la infirmiti mortale3
B % ma
H I 5 T T^I Jt
ma cheperò l'afficurauano in fino al Sette-
bre projfimo della aita. Hauédo il Duca in-
tejò il giudicio de' medici , et trouandofi con
quella gride auttorità, ci) egli baucua nella
città ,fubito difegnb , ogni uolta che piacef-
fe a Dio chiamare Odoardo a fé, di uolerfi
infìgnorirc di quel regno , fi comegli effet-
ti moftrarono dapoi chiaramente , mirando
più tofto a quell'obietto , oue la fua ingiu-
ftauolontàlotiraua, che ad alcuna parte
del debitofuo , il quale era grandijfimo :&con quefta intètioneprattico di dare un fuo
ter^o figliuolo alla primagenita del Duca
di Sofolch , nominata Gianna . la quale an
cora che ricufajfe molto queflo matrimo-
nio, nondimeno& fofpinta dalla madre r
& battuta dal padre,fu neceffitata a con-
tentarfi, ecofi fi conchiufe , facendofi nel
medefimo anno, nelle féfie dello fiirito San
to le noTge molto fylendidc , e reali , e con
molto concorfo dipopolo , & de' principali
del regno . T^e fu quejììj matrimonio fat^
to a cafo dal Duca , ma con queflo difegno 3
che difendendo Gianna di cafa regale per
ma di donne , in queflo modo , che di una fo
rella
D*I^GHI LTEB^j: . ir
velia di Hcnrico ottanoy maritata prima a
LuigiXI I .I{e di Franila, e dapoi al Ducadi Sofolch y riera dapoi nata Francefca,
chefu madre di detta Gianna y egli pensò y
\ che quefla occafione fuffe buon iflrumen-
to di condurre a fine ilpenfier fuoper quei
modiyet uieych* egli tenne dapoi : de' quali il
\ primo y che usò yfu y che continouando nel
' ]\e rindifpofìtione y& ognhorapiu aggra-
uandolo il malcy effo Duca loperfuafe a far
i teftamcntoy ponédogli [otto uelo di corifeien
' %a innanzi a gli occhi y che y quando a Dio
piaceffe chiamarlo a fé y era cofa honefta y e
|molto debita y che lafciaffe alcun ordine a
quel regno y accioche neWauenire haueffe
ancora a uiuer quieto 3fi come hauea fatto
negli annipaffati y e mofirandogli il danno,
che patirebbe il detto regnoy qualunque uol
ta ne lafciaffe di quello bende o Maria y o
JLlifabetta yfueforelle; fiperche l'unayet l'ai
tra era dichiarata baftardaperpublicopar
lamento; fiper liparentati y chauerebbono
potuto fare con foreftieri y come per conto
della religione; efshortandolo y che non ha
uendo più projjìmo parente > che Gianna
B 5 fua
H I S T B^I *A
fua nuora, a quella uoleffe lafciare il re-
gno . le quaiparole del Duca hebbero tanta
for^a, efurono accompagnate con tante ra
giornee difpofero il }{e a teflareaXXI.diGiugno, nel qual tejlaméto diseredo le due
foreUe [otto pretejlo
,
l
'che non haueffero a
condurre jiranieri in quellifola, da quali
foffer date nuoue leggi y et nuoui ordini di ui
uere,aggiungendo, eh1
erano baflarde, taf-
fandone più particolarmente Maria come
catolica, e diseredandofimilmente ogn al-
tro , chepretendere in quella Corona , [af-
fando herede la Gianna nuora del Duca , e
primagenita di Sofolch , , e dopo lei laforel
la maritata al figliuol del Conte di Tarn-
bruc. il qual teftamentofu dapoi approua-
toper tuttiprincipali del regno , chefuro-
no XXXII II . Signori , & molti altri
perfonaggi; di che mai dalpopolo niuna co-
fa fifeppe,come cheper lepr-attiche,che fifa
ceuano ,fi mormorale, e dubitaffe di qual-
che flrana fuccejjìone a quella Corona . or
firmato che fu detto teftamento , fi uide in
quelpunto iftcjfo leuarfi unfero iempo con
tuoni, & folgori, cofé di rado uedute in
quel
quel regno>& delle faettey che caderono y
una percoffe quella chiefa y che fu prima a
difcoftarfi dalla religione^ difubidire allafé
de lApoftolica : cofa notata da moltiy& te-
nuta dapoi pergran fegno , e non fenica la
uolontd di Dio . Continouando poi digiorno
in giorno fempre il peggioramento del I{e 3
& intendendo^per Londra che non potea
uiuere molto alla lunga 3 s'offerfe una gen-*
tildonna di uolerloguarire 3 ogni uolta che
foffepofla alla curafua . di chefattoli confi
glio y ancora che da* medici: non foffe mai
acconfentito > non uolendo dir effa il modo
,
col quale uolea medicarlo,fi deliberojchc det
ta donna pigliaffe la cura del l{e,(ì comeféce , leuandone i medici . la qual inpoco tem
pò moftrò * chel medicamentofuo erafenica
ragione , conducendolo aWcftrcmo della ui-
ta yper cagione de* riftrittiui , ci) ella in ciò
ufaua > i quali inpicciolofpatio gligonfiare
no le gambey &grauarono la perfona fua
molto più dclT ufato . la onde conofeiutofi
1*inconueniente 3 fu licentiata da quella cu
ra 3& ritornarono i medici; ma però non
gligiouarono moltooffendogià ridotto a ter
B 4 mine
H I S T B^I jtmine 3 che per grandi chefojfero i rimedi 3
finalmente fi mori,& fu a V I di Luglio
l'anno 1553. eM/ VII delfino regno ,
& dell' età firn XVI. il quale aperto,&imbalfiemato fu pòfio nella chiefia di S. Vie
troaVafmeftro fiopra un catafalco fenica
candele ,& con guardia di X I I.gentilbuo
mini, che infin ail'effequie continouamente
uifletterògiorno > & notte.
Maria fra tanto dimoraua per fiamma,
lontano da Londra XXII II % leghe ad
un luogo chiamato Eduardben nelpaefe Efi-
fex: la quale auertita molto fecretamente
delle prattiche del Duca Tslotomberlano ,
da alcuni del medefimo configlio , & auifa-
ta della malatia del l{e minutamente 3 &£ogni fucceffoj & al fine della morte di
fua Maeflà y fiotto pretefio , che in cafa le
foffe morto un fiuo fierultore di pefie , in un
fiubito fi leuòdi quel luogo conpoca parte
dellafiuafamiglia y& con tanta preflc^a
caualcò 3 che in una notte fece XXXX •
leghe uerfo ilpaefe di l>{orfolcb, il qualpae
fé : è ideino al mare . e tutto quefio faceua
per fuggire dalle mani delDuca >& cjfer
in
D 9I^GHILTEIl\^f. 1$
in parte y onde ad ogni fuo bifognopotejje
paffar in Franca . dauafi però in quefla
fua fuga nome y& titolo di J^eina ypcr ta-
le facendoft in ogni luogo proclamare y fi co
me in nero a quella Corona giuftamentefuc
cedeua . fcrijfe ancora a Signori del confi-
glio y e principali del regno y che molto fi
maragliauayche ejjì no andaffero afar il de
bito loro con Iti come a lor ueray et legitimcc
ì\eina y efucceditrice in quel regno ; & in
quefto me%o comincio a far certe poche
genti* chiamando in aiutofuo alcuni Signori
dique paefi^e ciò per difenderjì dalle for^
^e del Ducaj ilquale per poter hauer pili
tempo à dijporreilc cofe ne particolari di
Gianna con buon ordine y non publicò la
morte del l\e infili a gli otto del mefc y come
coluiyal quale bifognaua trouar coloreyche ht
fucceJJìonefuafufjelegitima yper poter ac-
chetare il popolo y &con uiue ragioni mo-
ftrargli y che meritamente a leifi doueua . da
pò la qualpublicationefi flette ancora infin
a X . ma non fenica prattiche di condurre
Gianna in Torre yfe ben ejfa ricufaua di uo-
ler accettare cofigranpefoynon conueniente
al
H I S T B^I jtalfuo debole ingegno ; nondimeno con molte
lagrime alla fine perfuafa dal Configlio, dal
Duca , e dalpadre fi contentò di far il uolcr
loroy&cofi leuata da Fiora,palazzo del
Duca TS[otomberlano poflo [opra il fiume
Tamife difeofìo da Londra fette miglia >&accompagnata da molti [ignori & princi-
pali del regno,fu códotta in Torre ; allapor^
ta della quale trouatofi il Duca le apprefen-
tò le chiaui di.quella . nel qual atto ,fe bene
nera concorfo tutto il popolo , non pero fi
[enti un minimofegno di allegrezza . Quc-
fla che dimandano Torre , è un caftello il.
qual è da un capo di Londra,et batte ingran
parte la città , e tutti quelli, che fuccedono
alla Corona d'Inghilterra ,fa bifogno , che
auanti che peruengano a quella , dimorino
in detto luogo X . giorni . e ciò dicono,per-
chefendo quetta Torre di molta importan-
za, haueranno perficuro , che quelfia uero
fucceffore nel regno quandofarà padrone di
effa ; che altrimenti non glifarebbe conceffo
dal Configlio . Quefio Configlio ordinaria-
mente è di XXV . tefie delle principali del
regno: il quale è quello che ha la fuprema
potefià
D'IT^GHILTEBJt^f. 14potefld in tutte le cofe > &fen^a effo il me-
dejìmo I{e nonpuò legitimaméte dijporre in
cofa importante . è ben uero che poi fecon-
do i cafi e la necejjitd uè ne aggiungono al-
cuni d beneplacito del ]\e. Condotta Gi-
anna in Torre, il medefimogiorno compa-
ruero al] configlio le lettere di Maria y nel-
lequalifcriueua che douejfer andare à rico-
nofcerla y fi come deueano y per lor legitima
et uera Bucina y & fucceditrice a quella Co-
rona . Emendofi dunque intefoper dette let-
tere quantofcriueua Maria y& come tutto
il paefe di Ts^orfolch non folamente le ren-
deua ubidiem^a y ma per effa haucuano
prefo le armi per difenderla; dubitarono, che
ejfendofi fatta proclamar I{eina in tutti
queipaefij non mandaffe parimente àfarfi
proclamar in Londra, maffimamente per-
chefi conofceua d moltofuofauor ilpopolo ,
& mal contento dell'clcttione di dannaleperciò fi rifolueronofubito y che era àfei bo-
re dopo me^ogiorno , di fare che gli araldi
accompagnati da trenta allabardieri del
]{e proclamajfero Gianna Bucina in tre,
quattro luoghi della terra >• *non ucjfendo
jjjatio
B I S T B^I ^f
ffiatiodi tempo a farlo in più; riportandofi
algiornofieguente difornire, fi come fecero
poi: la qual proclama non pafsò X . leghe
lontano da Londra 3 nonpotendo i popoli u-
dirlay come odiofa ad ognuno , e di modo che
ne gli araldi propri fi conofceua laficon-
tente^-a loro >&la mala uolonta, con che
la leggevano .& era di qucfto tenore la det
taproclama
.
Gianna per la gratia di Dio Reina d!
Inghilterra , di Franila 3& dìIrlanda , di-
fenditrice della fede ; &principal capo fiot-
to Chrifto in terra della Chiefa d'Inghilter-
ra, et d'Irlanda , a tutti i noflri molto ama-
ti ,fedeli ,& ubidienti fiudditi,& a ciafcun
di loro fialuie Xonciofia che'l noflro molto
amato 3 & carififimo cugino , Odoardo fie-
fto y ultimamente B^e d'Inghilterra, di Fran
%ay& d'Irlanda , difenfor della fede y&^apoprincipale interra fiotto Chriflo della
Chiefia d'Inghilterra,& dìIrlanda yperpa-
tenteficgnata difiua manoy &fiuggellata del
fuggello grande d' Inghilterra 3& data a
XXI . di Giugno s l'anno fiettimo del fiuo
regno j in prefernet della maggiorparte de
fiuoi
D'IOGHILTE^jr. 1$
fuoi nobili, configlieri , giudici ,& diuerfi
altrigraui,& faui per/ortaggi,per bene-
ficio > & fìcurtà di tutto il regno , quefti
confentientifottofcriuendo di lor mano :&il medefimo habbia perfue lettere patenti
recitato , che , per quanto la Fregai Corona
di quefto regno , per flatuto fatto Hanno
XXXV . del regno delgià Henrico Vili,
difelice memoria 3 noftroprogenitore > e 370
grande,per mancamento d'herede del pre-
fato noftro cugino l{e Odoardo V l .fujfe
per ìauenire ftatuito > limitato > & affe-
gnato a douer rimanere d Mariafuafigliuo-
la maggiore,& aWhcrede legitimo di lei 3
& yincafo di mancamento di tal herede 3
douejfe rimaner-ead Elifabetta >fuafeconda,
figliuola 3& aWherede legitimo di lei , con
condition tali 3 quali fuffero limitate per il
paffato Henrico Vili, perfue letterepa.
tenti fotto ilfuogranfuggelloy e per fuo te-
ftamento in ferino , fegnato di fua mano .
& conciofia che la detta mutatione della,
Corona di quefto regno 3 affegnata y come
di fopra 3 & data alla prefata Maria &Elifabetta> effendo quelle illegitime, e non le
gitimamente
H I S T ILI ^gìtimamente generate . perciò chel matri-
monio y chefu tra il I{e Henrico ottano ,&Caterina y madre della prefata Maria ,&cofi il matrimonio , che fu tra il detto I{e
Henrico , e la Signora *Anna, madre delia,
predetta Elifabet,furono chiaramente et le
gìtimamente disfattiperfentenxe,e diuortij
conformi alla parola di Dio ,& alle leggi
ecclefiaftice , i quali diuortijfonoflati rifyet-
tiuamente ratificati,& confermatiper aut
rità diparlamento jpeciali neW anno XX~V 1 li .del regno del prefato i\e Henrico 3
tuttauia 5 rimanendo la detta ratificattonc
infor^ , uirtù ,& effetto , ilperche tanto i
Mariay quato Elifabetta ad ogni occorre^,
C^ ad ogni propofito fono totalmente fatte
inhabili a dimandar etpretendere laregal
corona di quefto regno , o alcun de gli ho-
noris taftelli, fignorie, terre , tenimenti 3
o altre hereditd , come heredi del prefato
noflro legitimo Odoardo , o come heredi di
altraperfona , o perfine, cofiper la caufa di
[opra recitata , come perche la prefata Maria et Elifabetta erano folamente di mc^o
[angue al noflro prefatQ cugino, & perle
leggi antiche 3& per lo coftume di quefto
regno , non debbono fuccedere à noftro cu-
gino y ancora chefuffero nate in matrimonio
iegitimo y il che in effetto non fu y come per
le fenten^ predette e diuort'ù y& per lo
detto ftatuto ,fatto l'anno XXV III .del
regno di Henrico ottauo > apertamente
appare ; e conciona che > come egli è da
penfare, o almeno da dubitare, chefé la det-
ta Maria,& Elifabetta haueffero o godejfe
ro quefla imperiai Corona di quefto regno 3
& accadejfc chefi maritajfer ad alcunfore-
ftiero, natofuor di quefto regno , in tal cafo
effiforeftieri yhauendo la Corona y et Ugo-
uerno nelle mani y adoprarebbe y &pratti-
carcbbe nonfolamétedi ridurre quefto nobi
le et franco regno in feruitù della Cinefa di
I{pmay ma ancora à uoler che le leggi 3 et co
fiumi del fuo natiopaeféfujfero ejfcrcitate9
et mejfe in ufo in quefto regno ypiu tofto che
le leggi'y cofiumiy etftaiuti lungo tempo qui
cfferuatiy da* quali dipende ogni titolo di he-
reditày ponédo ciafcuno de foggctti di quefto
regno à granpericolo della confcierv^a y &total mina del ben publico* Sopra che il
prefato
h i s r o ^ i jtprefetto noftro cugino,ponderando ,& con-
siderandofrafé , che uie ,& che modi fuse-ro conuenientiper trottar foftegno alla fuc-
ceffone della prefata I{egal Corona ,jea
Dio piaceffe chiamarlo diqueftauita,non
hauendo egli figliuoli ; e riducendofi a mi-moria, che noi, e la Signora Caterina, e Maria ,noftre forelle , figliuole della Signora
Francefca , madre noftra naturale, e moglie
del noftro amantiffimopadre Henrico , Du-ca di Sofolch ,ela Signora Margarita, fi-
gliuola della Signora Eleonora , già fonila
della prefata Sig. Francefca , e già moglie
del noftro cugino , Conte di Coberlant , era-
no moltoprojjìme delfangue difua MacHà,dalla parte di detto fuo padre, progenitor
noftro, e 370 grande;& cjfendo naturali,
nate qui in quefto regno , & per la molta
buona opinione, che hahauuto di noi , &della buona educatione della prefata noftra
cugina Margherita , hauendo per la delibe-
ratane& auifoper le predette lettere pa-
tenti dichiarato , ordinò, affegnò , limitò, et
determinò, che accadendo, che lprefato no-
ftro cugino Odoardofefto morijje fen^a fi-
gliuoli
gliuoli legitimi y in tal cafo la detta re-
gal Corona d! Inghilterra y e d'Irlanda y e
confini di quelle y& il fuo titolo al regno di
Francia.& tuttigli honoriy caflella y prero-
gatiue ^preminenze , auttoritd, giurisdit-
tioni y domintj , poffeffìoni y& heredita al
-prefato nojlro cugino Odoardo VI. al-
la detta regal Corona appartenenti y in
maniera alcuna frettanti > doueffeper man-
camento de figliuoli y & effere il più uec-
cbio figliuolo mafehio della prefitta Signora
JEraneefca legitimamente generato y e nato
in tempo difua ulta y& agli herctli ma[chi,che legitimamcnte nasceranno del prefato
-più uecchio figliuolo y e cofi difigliuolo y in fi-
gliuolo yfecondo che uemfiero y perficee'fifo-
ne della prefata Signora Francefca hgiti-
mamente nafendo y in tempo della uita del
prefato noflro Cugino, e cofìagli heredi ma-[chi di ciafeuno de' prefati legnimi figliuoli
,
&in cafo del mancamento di.tal figliuolo y
che natofufie , durante lafua uita y e man-
cando heredi a quelli , in tal cafo la detta re-
gal Corona con tutte le fuepertinente rima
; nerdoueffe anoi nominata Signora Gianna.
C figliuola
H I S T 1^1 ^figliuola maggior della prefata Signora
Francefca ,& all' herede mafchio, che della
noftra perfona legitimamente nafcejfe, con
diuerfc altre conditioni , come per lepredet-
te lettere patenti dirutamente fi narra
.
Dopo la data dellequali , cioè Giouedi pajfa
to,chefuilV I. di quefto predente mefe di
Luglio , èpiaciuto a Dio , chiamare aìlafua
infinita misericordia il detto noftro cariffi-
mo,& amantijjìmo cugino , Odoardo VI.alla cui anima fua diuina maeftà perdoni;
& effèndo egli morto,fenica herede,ne rima
nendone alcun legitimamentegenerato del-
la perfona delprefato noflro progenitore*, et
7ioftro gran 370 , Henrico Vili .'& non
bauendo la detta noftra Signora madre fi-
gliuoli mafchi , nati in tempo della uita del
frefato noftro cugino Odoardo V 1 . onde
la detta regal Corona, e fue appartenen-
te, hora è,& rimane attuale,& realepof-
[editrice per uirtu delle dette lettere , etpa-
tenti : 7s(o/ per quefto fignifichiamo per le
prefentia tutti i noftn amanti'(fimi fedeli,
& ubidienti fudditi , che cofi come noi per
ìioftra parte > mediante lagrafia di Dio , ci
moftraremQ
D'IOGHI LTE^^f. 18vnofiraremo gratiofljfima , benigna , &fo-frana I{einaà tutti i noflri buoni fudditi,
in ogni lorgiufla,& legitima caufa ,& con
tutto il poter noflro , perfeueraremo , &manterremo lafantijfima parola di Dio, la
Clmfliana pietà > le buone leggi, et cojlumi,
& la libertà di queflo noflro regno,& domi
nio , cofl non dubitiamo, che efjì,& ciafchc-
duno di loro dal cantofuo ali9
incontro ado-
gni tempo, et in ogni cafo non jìanopcr mo-
ftrarfì à noi , lor uera , naturale ,& leale
Bucina , feruidori fedelijjìmi , amoreuoli
,
et ubidienti, conformi al lor obligo, &fedeltà ; nel chefatisfaranno a Dio ,& faranno
cofa , che tenderà alla lorprefcruatione ,&ficurtà : uolendo , & commandando a cia-
feuno di qualunquegrado, flato, et conditio-
ne , a mantenere la noftrapace ,& concor-
dia ;& ubidire alle noflre leggi,per quan-
toflimano ilfauor noflro ,& lafalute loro
.
In teflimonio di che, habbiamofattofare la
frefente, teflimonio noifleffa alla Torre no-
ftra di Londra , a X . di Luglio , l'anno
M. D.LIII . il primo noflro anno. Dioguardi la B^eina
.
C % Continuando
H I S T ILI J[ -
Continouando poi la nuoua , che ognihor
piujifollcuauanogentiafauor di Maria, et
che molti configlieri andauano aferuirla , il
Duca cominciò finalmente > e con molta di-
ligen^a ad efpedire alcuni Signori fuoi con-
federati , & amici , per impedire , che le
genti di Maria non crefcejjcro in maggior
numero: alli quali,fecondo la qualità di cia-
feuno ,daua carico , mandandoli in diuerfe
parti,per ragunare quante più genti po-
teffero , con commiffione di Jiar per mar-
chiare ad ognifuo ordine , tra quali diede ca
vico difar quattromila fanti, ad unfratel-
lo del Conte di Ts{utcnton,& ejfofattigli,in
un fubitofe ne pafsò con le genti in fauo-
re di Maria ; daUaqualefu molto caramen-
te raccolto , e ben ueduto;&ferine una let-
tera al Conte di !s[utentonfuo fratello , il-
quale era appreffo il Duca, dicendogli che
come a traditore fperaua torgli la uita ,
quando non dipartile dal Duca, il qual
fuor di ogni ragione cercaua occupare il
dritto di Maria , uera fucceditrice di quel
regno , <&' farfi tira imbonendolo inperpe
tua feruitù; esortandolo a riconofeerfi ,e
gittarfi
gittarfi a piedi d'effa Maria. Molti confi-
glierilfecero il medefimo, dipajjara Maria*
& fauorirla ; ma molti ancora prefero
le armi >& affaldarono genti contra lei, a
fauor del Duca ; i quali,per darpreflc^a
all'efpeditione, ojferiuanoper ciafcun falda-
to ottofeudi il rnefe,& lefpefe . et cjfo Duca
baueua anebora dato ordine ad alcune naui
armate, chefleffero preparate per ogni ac-
cidente , che haueffe potuto nafecre : con
lequali difegnaua impedire tutti quei foc-
corfi, che haueffe uoluto dare fua Maefìd
Cefarea à Maria dalla parte di Fiandra:
lequamauiyintefo il camino>a chetendeua
il Duca ,fe nepafpirono anch'effe alla uolta
di quelpaefe , doue era Maria ; allaqual fe-
cero intendere com'erano à fuoferuitio , co-
nofcendola lor uera ,& naturai Eterna y&che commandaffe , che erano per ubidirla;
ond'ejfaliringratiò molto della lor buona
uolontà ;& dapoi caub delle dette naui y&artiglieria , et monitione, etgenti, perforti
ficarfi maggiorméte contra l'impeto delDu
ca j intendendo lo sformogrande& lafubita
prefte^a > con eh e egli difegnaux uenire ai
C j opporfi,
H I S T B^ I j[
opporfi 3 et disfare tutte lefuegenti . I{efta-
uà il Duca di prouedere al fuo esercito di
Capitan generale :& perche partendoli e-
gli del Conjìglio ,pcr andare con detto effer-
ato > dubitaua y che fuori della fua prefen-
%a y nafcejje alcun mouimentOy alquale non
potejje dapoiprouedere a tempo y ne con ri
mediy neconCauttorità fua > haueua dife-
gnatogenerale il Duca di Sujfolchy padre di
Gianna, allora proclamata l{eina : ma tjjb
conofendo in confeiem^afua non effere copi
ragioneuole il prender Carmi contra lafua
legitima B^ina , o pur cheper dapocaggine
nongli baflajfe l'animo, non uolfe tal cari-
co accettare ; dimodo che il DucaTS[otom-
berlanofu neccffitato andana egli in perfo-
na >& dato prima quelli ordini.& auuerti
miti al Conjìglioy chegliparuero necejfarijy
lafilando il detto Conjìglio in Torreyprejfo a,
Gianna ,& infuo luogo il predetto Duca di
Sujfolchy fi parti ài^.di Londra con quat-^
trojuoifigliuoli y hauendo mandato il Conte
di Varoic yfuo primogenito y con 5 00 . Ca-
ualli cótra Maria a Eduardbé.haueua anco
rafeco, unfuo fratelloyilqual haueua nomina
to macftro
to màcflro di campo, erauipariméte ilMarchefe Ts[orantun , il Conte di Ts[utenton ,
con diucrfi altri Cauallieri ,& Signori del
regno , i quali , computati i foldati , erano
in tutto due mila canotti s& otto milafan-
ti , congran prouifìone di artiglieria, e di
monitione da campo,& altre cofé neeejf.-
rie,e fi conduffe à Cambrigi , lontano da,
Londra XX. leghe ; nelqual luogo fifermò
duegiorni , per riuederc ilfuo esercito , il-
quale, come prima ufci di Londra , ingran
parte cominciò a sbandarfi , come quello 3
che mal uolentieri andaua contra Maria .
di che auuedutofi egli mandò a chieder foc-
corfo digenti al Confìglio, poi che de' primi
uè n erano rimafi pochi . Tartito il Duca di
Londra,et reflato il Confìglio in Torre,anco
va che il Duca di Sujfolchfuffe infuo luogo,
non effendo effo di molto ualore, ne hauendo
la perfona fua auttorità più che tanto , futono alcuni Signori di detto Confìglio, 1 qua-
li tra loro difeorrendo liberamente intorno
à ciò 3 conobbero , come era cofa iniqua 3
&fuor d'ogni debito loro , comportare, che
fuffe leuato il regno a colei , ch'era legitima
C 4 figliuola
H I S T B^I jt
figliuola dìRemico loro l{ey alquale cfja per
diritta ragione y e di Dioy e del mondo doue-
uafuccedere; &fottoporfi cofi uituperofa-
mente per timore ad un publico tiranno y
mancando aWobligo y che fi dee al fuo B^e y
aWhonor difeftcjji y& allx patria . Ter la-
qual cojà congiunti di uolere y ufcirno fuor
della Torre y fjtto preteflo y che hauendo il
Duca mandato a chiedere aiuto y &nuouegenti y uolea parlare y & prender auifo
da gli jLmbafciatori di Francia[opra certa
fanteria y chel predetto Duca mandaua a
foldare in Ticcardia y e^ conducendofi i detti
Signori a Banis y camello del Conte diTem-
bruc y nelqual luogo y ejfendo concorfi iprin-
cipali del Conjìglio yfiperauttontày& uà-
lore y come perfeguito y & riccheige y fu
facil cofa chiamami il rimanenteyfi comefécero poco dapoi y eccettoperò il Duca di Suffolch y che rcftò in 7 orre prcfso alla figlia :
alqual confìglio ridotti che fumo infume ,
il Conte d'iArondel y uncdJ principali del
regn ? y e del detto Confìglio y parlo in cotal
modo .
y io non bauejfi ragioni baflanti y Si-
gnori
D 9 I7ÌGHILTEIl\^. it
gnori, e fratelli miei, perpotere ifgannar-
ui dell'errore, in chefin bora fiamo incor-
ai , altriper timore , altriper uolontà , ne-
ramente dourei effer tenuto troppo audace,
&poco amatore di me fteffj , baucndo io
a parlare contra la perfona del Duca ls[o-
tomberlano , huomo & di fuprema auto-
rità , & che ha in mano tutte le forile no-
ftre , &finalmente uago del jangue de gli
huomini ycome quello , che è di poca, o di
ninna confeienyg; maperche confido in Dio,
e nelle uofìre menti , dotate e di giudicio , e
di prudenza , fi come per altri tempi ho
conofeiuto , io non dubito punto, che noi non
babbiate a concorrer meco in parere ,& cb*
io no ui habbia a mvflrare, come debbo prc^yarpoco il tiranno : alla qual cofa nò mifinngè alcuna paffione; o l'ambitiene,perche dtfi
ieri anchor io di dominare ySÌ defiderio della
uédei ta,tutto che cofi impiantente m habbia
tenuto uicinoad un anno prigione& procu
rato la mia morte con tantifederati uffici, fi
tome uoifete teflimoni : mafollmente lafaluce del benpublico ,& la liberta di queftj
regno ,• allaquale eper debito del mondo , e
.
di
di natura fiamo ubligati non meno, che et
noiftejji : e medefimamente il rimordimene
io della mia conficn^a , uedendo occupar le
ragioni di Maria , fucceditrice a quefta Corona, e che ci fialeuata quella franche1^%4 , con laquaiefamo uiuutifi lungamente
fotto inoftn legitimi I{e . Lequai cofé fé ne
no(iri petti faranno confideratcfuori di pafftone , e <TIntereffe ,uoi le conofecrete effer
diffìcili a comportare , e degne d*effer biafi-
mate . Credo , che i modi, che ufa il Ducanel uolerfi infignorire di queflo regno , non
ui fiano occulti ;& che conofiate , come né
%elo del benpublico , ne della religione a ciò
lo tiri , ma job l'ambinone del regnare, per
cloche benpublico nonfi chiama , uolerpot
re in fruita un regno libero ; ne in colui fi
dirà effer religione , che ha uiolata la fede co
tra ilfuo F^e. e medefimamentc iofon certo i
che fapete, come a Maria, figlia kgiti-
ma ,& naturale di Remico noftro l\e, per-
viene quefta Corona dirittamente perfuccef
fwne.Terche dunque debbano cofi corróper-
fi i uoftri animi,& coportare,che uno ingiù
Jlamente occupi quel* ehe non èfuo , non ueg
&
gola cagione. Qucfto farà neramente ben
publico fé restituirete lapublica libertà, di
che ogniuno rallegrante,fi come bora ogni-
uno fi attrifta di cofi uiolenta fucceffione . et
quefia farà nera religione : perche ufcrete
giufiitia, rendendo il fio dritto a chi fuc-
cedeper giufio titolo di heredità. ?<(onuc-
gliate credere , che in colui fia cofa buona
,
che cofi fenica uergogna ardifce di uoler por
le mani nel fangue di J\e. percioche alla
fine uedrefle, hauendo cffo in mano il regno,
che farebbe ubidire la ragione all'appetito,
fcacciando quella ,& amando quefio . onde
nafeonopoi Cingiufiitie , uiolen^ , rapine ,
feditioni , crudeltà, & ogrialtraforte difee
leraggine : &a uoifarebbono leuate di modo le forile , che non ui hauerefie allhora ri-
medio . E per contrario fé uorremo riguar-
dare in Maria , uedremo ogni cofa buona ri-
vender in lei : dalla quale non potremofpe
rare, fé non uera giufiitia , perpetua quie-
te , pietà , mifericordia y ebuongouemo : le
quali cofé anchora chefujfero in altrui , me-
glio figodono né fuoil^e ,e conmaggior at~
tentione fi mirano, che ne jji altri . e pe-*
rò
H I S T B^I j£'
rò queflc , come cofé buone debbiamo ama~
re, cercare ,& feguire^ il che non debbepa-
renti difficile afare.perciò che,fé bene il Dhca fi troua con l'armi in mano ,fonoperò no
ftre, efi moflreranno a nofìro fauore , fem-
ore che noi uniti ci concordiamo inparere , e
maggiormente bora , che uedete , che la pia
parte del fuo efferato fé riè fuggito: &tutto ciò per la mala contenterà , che tut-
ta l'Inghilterra finte nel uedere inalato al
regno perfona , che non ha alcunaforte di ra
gione , &priuata quella , alla quale di uera
jucceffione pcruiene :& féforfè ui pareffe
far mancamento bora col chiamar uo(ira
I{eina Maria , hauendo poco fa gridata
Gianna , moflrandouiin quefta parte mlu-
bili , dico , cheper ciò non douete rimanere;
percloche fi conuiene dopo un errore ammendarfi, fpeicalmente hora, douendo nafeerea
noi honore,falutc, e libertà, quiete,&fatiffattione ne gli huomini, ladoue, non am-
mendandola ,moflrate d*effer poco amato-
ri di uoi fieffi , facendoui ferui ,& ingrati
alla patria,(predando le leggi, con occa-
fione , che tutto qucfto regno refliin conti-
nono
D'IOGHI LTE^Q^i. 1^
nouo trauaglio , con altri infiniti danni, che
ne rifiatano : tra quali è da confiderare y che
già lefattionifono diuife >& che alcuni ten-
gono quella di Maria , & altri quella del
Duca: le qualifaranno la mina di qucjlo re-
gno y perciocbe uedete il fratello contra il
fratello y il fio contra il nipote , il fuocero
contra ilgenero , il cugino contra il cugino ;
e di mano in mano andarete ueiendo nimici
quelli, chefono £unfangue iflejfo,& dipiù
projjimi, con che uerranno a mancar lefor-
fè di queflo regno per cofi fatta diuifione ,
laquale alla finfarà cagione di trarre in det
p regno tarmi foreftierc : in modo che fra
poco tépo doueremo affrettare d'cfjcrin pre-
da de' foldati noi , le noflrefacultà y ifigli-
uoli y e le mogli y con ultima ruina della no-
biltà noflra . Et hauendofi a leuare una del-
le duefattwni 3 mirate y ui pregoy qual è più
honejlo , che fi leuiy & doue più giudica-
te efser uoftro debito : che fon certo 3 fé la
uiltà del uoflro animo non uimpedifee y o
la {peranno, del uoflro intereffe non ui accie-
cajche direte quella del Duca 3 come quel-
la j che èfuor di ragionej ingiufta,& chefarebbe
h i s r o iìi ^frebbe atta a generar molti mali ,& incori*
venientiJl chefé è conosciuto da uoife ancor
degna cofa , che uijìprouegga come fi con-
viene . nefo io uedere > qual prouifioncp of-
fa ejferepiu lecita y opiu ragionatole di que
fta y che tutti infieme con un medefimo ani-
mo rendiamo ubidien^ alla noflra F^eina 3
la pace a popoli 3 e la libertà a noi fieffi 3 e
Iettiamo l'auttorità al tiranno ,priuandolo
difor^e , rendendo ilgiufto titolo di quefla
Corona a chi fi dee . nelqual cafo darete
luogo alla giufiitia 3 e farete detti pietofi
uerfo gli huomini , e uerfo Iddio > ilqual non
ai abbandonerà mai in cofigloriofa impre-
fa . Quifi tacque il Conte dì*Arondello . il-
quale non cofiprefio diede fine alfuo ragio-
namento j che leuatofi in piedi il Conte di
Tembruc , dijfe quefie parole . T^on mi oc-
corre di pigliare la fatica di ridire tutto
quello y che ha detto il Conte tf^Arondello 3
hauendo cjjo ragionato a bafian^: maffimx
mente > che conofco gì*ingegni uofiri cofi al-
ti 3 eh*io non dubito punto > lui effere flato
pienamente intefo da noi : ma diròfilo, che 3
quantoame* approuo tutto ciò * ch'egli h&
dettai
detto ;& mi obligo di uoler cóbatter quefta
querela contro, chi uolejfe dire il contra-
rio . Et y accompagnate quefle ultime pa-
role col metter mano allajpada , foggiunfe;
Equandoleperfuafionidel Conte ày
„4ron-
del no habbiano luogo appreso di uoi3o que-
fix jpada farà B^eina Maria, perderò io
la uita. Intendendo per la perjiiafwnelx
ragione,& per lajpada laforya*
Vauttorità di quefti due Signori > le
giujle& honefte ragioni , con che l'acccm-
pagnauanoy fecero>cbe molti altri,& quaji
la maggiorparte del Confìglio , conferma-
rono ejfere ben fatto a chiamare lor I{ei -
na Maria : ma però ui furono di quelli,
che allegarono , douerfi prima auuerti-
re il Duca,&procurare tra tanto di otte-
nere unperdon generale dalla I\eina . maperche queftifurono dipoco numero , n onfi
approuò altrimente : an^i in unfubito,fen-
t^a metter tempo in meyo , fottoferiffero
tutti daccordo una proclama, per bandi-
re Maria B^eina . ilche fatto ,& fra tanto
bauendo mandati da 150. huominià lor di-
mtìone in Torre , con diuerfi modi più fe-
iretij,
HI S T Til jtenti, per cattarnefuori il Duca di Suffolch,
quando che non haueffe uoluto ufeirne amo-reuolmente , glifecero intendere, che, come
uno del cofiglio , andajfe afottoferiuerfi alla
proclama 3 pergridar Maria Bucina, come
fuo giufto titolo . La qual cofa intefa dal
Duca ,& auuedutofi per legenti, ch'erano
in Torre , che nefarebbe cauatoper forila 3
dijpofe di andarui : ma prima entrato nella
camera , douera la figliuola , e leuato il
baldachino di detta camera, le diffe, che
non farebbe più B^eina : laqual rijpofe , che
quelleparole erano moltopiù conuenienti>
che quelle > che poco fa le haueua detto 3
quando la configliò ad accettare il regno:&chefé da gli effetti non fi giudicaffe fempre
la prudenza de gli huomini,che molti fa-
riano tenuti fàui: ma il paragone , che è
l'effetto ,fcopre ,& ifganna le genti . llche
detto, fi ritiro in una camera priuata con,
fua madre , & altre Signore , benché con
molto dolore, pero congrand'animo, e moU{
ta conftan^a . il Duca di Sujfolch tra tanto i
andò a trouarc il Configlio , dal qualeglifu \
fatto intendere la deliberatone prefa delj
dichiarare
D'IOGHI LTEVJt^. 25dichiarare Maria Beirut, bfinalmente le ra
gioni y per le quali a ciò farefi moueuano #
La onde egli ancora fifottofcrijfe alla pro-
clama 3 & moftrò concorrere nell'opinione
de gli altri 3 fé bene era contra fua uoglia .
laqual proclama fottofcritta da tutti y a
XIX . del detto mefe , intorno alle quattro
bore dopo mc^o giorno y fupublicata con
quefte parole . Maria > per la Iddio gratia,
Reina d'Inghilterra y di Franca 3& d'Ir-
landa > difenditrice della fede y & in terra
fupremo capo della chiefa d'Inghilterra 3 a
tutti i noftri amoreuoli yfedeli y& ubidien-
ti y falute. Effendo piaciuto aWonnipoten-
te Iddio di chiamare a fé il molto eccellente
Trencipc Odoardo V
I
. già noflro fratello,
preciofà memoriayonde la Corona regale del
regno $Inghilterray& d*Irlanda3col titolo
diFran^yet tutte l'altre cofe apparteneva
quella y molto dirittamente & legìttima -
mente peruengono a noi y ni frgnifichiamo 3
che effendo il noflro dirittoy& titolo quello ,
che ciprendiamoyet nefiamo inpoffeffoygm
fto y e legittimo , non dubitando y che tutti i
noflri fedeli,& lealifoggetti, nonfrano per
D accettare
H I S T P^I Jiaccettare,&per ubidire a noi , come loro
naturale ,legitima, &foprana Signora&B^eina , confondenti al debito della loro
perpetua fedeltà , affiorandoli, che ne loro
affari cofi troueranno noi gratiofa , come
nel tempo pajfato hanno trouati gli altri
noflri nobiliffimiprogenitori . Quejla pro-
clama come ho detto difopra , fu fatta in
Londra ,a 19 .di Luglio , tanno 1553*lAllaqualproclama emendo concorjo tut*
to ilpopolo , &intefofnl nome di Maria >
talefu l'allegrezza, che il Conte di Tem-bruc , Uguale difua bocca la leggeua , non
potè finire per lo grido, che faceuano nel
defiderare uita alla I\eina , ilqual Conte te-
nendo una berretta in capo di molta ualutay
adornata dìoro,& di gioie, la gettò uia:
come coftuma quella natione,quando hanno
una allegrezza fegnalata,& in un fubitoji
fenti un romor di campane , uidejì tanto
apparecchio ditauole per le flrade , tanti
fuochi,& altrifegni di allegrezza, che ben
fipofea conofeere ueramente Ummenfa fa-
tisfattionc di quel popolo . TS{on molto dop-
fofatta dettaproclama, alcuni di quelli Si^
gnori
D'IOGHILTE^J. 16gnori del Configho andarono a San Taolo,
chiefa maggiore di Londra , nella quale fe-
cero cantate il , TeDeum, &fuonargli or-
gani cofa nonprima ufata da loro:& altri
andarono colDucadiSuffolch alla Torre 3
perfare intendere alla Gianna 3& alle due
Ducbeffe,chefi ritornaffero alle cafe loro;et
chedouejfero tenereperlina quella > che
nuouamente haueuano proclamata ./'/ che
fu cofifatto : & battendone cauato lafua
gente ti Duca di Suffolcb ,fu data la guar-
dia di Torre , & di Gianna medcfìma -
mente a Milordo Vanden, lafciando , che
afuc uoglie potejfero partire quelle Signore
che haueuano accompagnata detta Gian -
na 3 fi comefecero poi ; che ogniuno di lorofé
ne andò a cafa,abbandonàdo detta Gianna,
^el fine della notte il Conte d\ArondelleMilordo Taggetto montaronoper lepofley
& andarono a trottare la E^eina : alla quale
diedero conto di quanto haueuanofattolefu
tono ben ueduti da leiy et accartygati.Scrif-
fedapoiil ConfiglwalDucadi l^otombcr-
lano la pronuncia della proclama , fatta in
Londra della Bjina Maria , &gli comman-
D x do,
H I S T B^I Jt
dò 3 che doueffe fimilmente farla proda-'
mare neìl'efferato ;& che difarmafse , &andafsc egli alla mijèricordia difua Maeftà.
onde il Duca , iutefé quefle mone ,fi firap-
po la barba ; maperò , comefauio , nafcon-
dendo inpublico l'mtrinfeco del cuore , fece
proclamare la Reina,gittando parimente
anch'efso la beretta , infegno di molta alle-
grerà Alche fentito da quelle genti, che
gli erano refiate, che non erano però molte,
la maggior parte cominciò a pafsare afa-
ttore della Reina : tra qualifurono molti Si-
gnoriprincipali del regno; che gittandofi &
piedi di fua Maeftà , trouarono perdono .
Quefiofece refiare molto impedito il Duca3non hauendo rimedio a cafifuoi ; trouando*
fi abbandonato da ogniuno,nefapendo , che
farfi . &però ,ftando cofi fofiefo, andò nuo
uà a Londra, ch'egli, come difierato ,con
forfè duo mila huomini, che u erano reftati,
andana a metter fuoco a quella terra . Uquale , ben che per cofi nuouo accidente
molto temeffe ,propofepcrò di uolere ardi-
tamente difenderfi ma poco dapoi £intefse
vònonejfer nero altrimenti; anyi , chei
fottuti
D'IOGHI LTEBJLjt. 27faldati della guardia del I[e morto 3 i quali
ejfo Duca hauea menati[eco la notte mede-
[ima dellaproclamatane della Bucina 3 fie-
vano risoluti tra loro difar dimoftratione al
mondo, ch'effi non erano andati di lor uo-
lontà a feruire il Duca y ma ch'erano an-
dati al Sig. Gio. Gatte > lor Capitano 3
&l'baueuano coflretto ad andar con loro et
witenere il Duca , ejfendo intorno due bore
inan^igiorno : ilquale trouarono conglifli-
x
uali inpiedi 3 per fuggircene>& lo arreca
tono con queflo proteflo > che uoleuano > che
fujfe loro feudo a faluarli della pena 3 nella
quale erano ìncorfiper hauerlofeguito con-
tro alla lor l\eina . a quali ejfo rifpofe 3 che
nonfapeua dar loro altro conto di quefto 3
efjendo ejfo (imilmenteflato mandato dal
Confìglio a quella imprefa ; etche nonpotc-
\uano 3 comegrande Marefcial d'Inghilter-
ra 3far prigione : cercando con molteparde
amoreuoli uolerli acchetare : le quali in
modo alcuno non haueuano gioitato : onde
era flato coftretto a darfi loro prigione :&che 3 intefo ciò dalla T\eina3 haueua manda-
to il Conte d'iArondel con alcuni altri Sig.
d 3 che
II 1 S T B^I >A
che haueuanofatto prigione effo Duca, rite
nendo Similmente i figliuoli , il fratello 3 il
Conte di Ts[utenton , il Signor Gio. Gatfr^,
& iAn fuo fratello , e Thomas Talmier ; e
che il Duca ejfendofi inginocchiato a piedi
del Conte d**A rondel l'hauea pregato,che in
quella fua auuerfità uolejjì ejfergli buò ami
co,dal qual Cote gli era fiato rijpofto molto
amoreuolmcnte ,& concortcfi parole . Cofid 2 5 . di detto mefe entro in Londra il Con-
te co* prigioni {opraferini : & il giorno da-
poi itifu condotto il Marchefe di T>{oranton
con alcuni altri, effendo e quefii, e quelli ac-
compagnati da molte ingiurie, e da gran mi
mero di popolo : efarebbe flato facil cofa ,
che foffer fiati lapidati da quella molti-
tudine, & morti , fé con lauttorità loro
<[ue Signori, che nhaueano cura, notigli
hauejfero ben guardati . tanto sdegno fi
uedeuanegli animi del popolo .e cofi tut-
ti furono pofii in prigione in Torre , con!
molti altri ancora che tu furono digiorno in
giorno condotti ; tra quali uno fu il Duca di
Suffolch,per ordine della V
x eiva . Intefofi
poi la proclamatone delta l{eina da Elifitn
betta
D'I^GHILTEI{,Ii<sf. 28betta fuaforella,& laprefa del Duca, flati
deffa fuor di Londra a certi luoghi fuoi ,fi
farti per andar a render alla detta Eterna 3
fuaforella , quella ubidien^a , che fi conue-
niua>& rallegrarfi feco : onde pafsò per
Londra a 19 . accompagnata da pm di
500. cauaìli, dimoftrandofì grata >& hu-
mana , uerfo ognuno .
Et cofi in quefla attione, come in molte
altre fi può uederc , quanto nofìro Signor
Iddio habbia cura di quefta benignijjima
J{eina dandole in mercede della fua patien-
%a l'ubidien^a da colei, allaqualefua Mae-
ftd altre uolte haueua fonato lo fraffino
della uefle; e ciò perche dando Henricofauo
re ad Elifabetta per effer ella di dottrina ec-
cellente ,pcnfaua con tai modifar mutare
la buona ,& catolica opinione ad effa I{ei-
li na : ilchc non folamente non fuccejfe al pa-
dre e meno al fratello, tutto che con ogni fot
te di cattiuiportamenti ncfuffe del contino-
uo molefiata , ma fempre più infiammata
i neWamore di Dio , e nella religione Chri-
\ (liana , fopportò con marauigliofa patien-
^ %a lafua reafortuna,et con quella ff>eran^a
D 4 in
H I S T B^I ^in Dio, dalla quale alla fine ha raccolto coft
preciofo frutto . In tanto auicinandofi la
Bucina a Londra 3 hebbe grandiffima diffi-
cultà di licentiar quelle genti , che a fuofa-
ttore s'erano leuati contro il Duca : liquali
diceuxno > che non uoleuano abbandonarla
infinite non la uedefferoficura3etferma nel
fuo regno, ma alla fine gli licentib > rin~
grattandogli con cortefc affetto del feruigio
loro. Et cofi il primo d^Agoflogiunfe lon-
tano da Londrafei miglia , doue da molti Si
gnori principali ,& da Signore>&da mer
catanti >& finalmente da tutto il popolofu
uifitata^allegrandof ciafcuno co lei : a quali
generalmétefufattagrata accoglié^.Era,
di due horepaffato il me^ogiorno > quando
fua Maeftd moto a caualloyet fece Ventrata
in Londra, con bella ordinanza, accópagna
ta da gran numero digenti a piedi y& a ca-.
natio y clj erano intorno a XII mila. Egiunta alla Torre , hebbe unagran falua di
arteglieria yet di trombe ; correndo per tutto
una allegrerà mirabile . neW entrata le
sapprefentb a piedi il Duca di Tstyrfolch 3
Cortineyla Duchcffa di Sommerfcr> Il Vcfco
uo
D'IOGHILTE^^f. 2j>
UO di Vincefire ,& quello di Duran : i quali
tutti forfè contro, ogni lor merito , erano te
n utiprigioni : perciò che hauendo il B^e Hert
vico incolpato un figliuolo del detto Duca di
*2<lorfolcb , che bauejfe machinato contra il
regno >fen%a udire altra giuftificatione , gli
hautuafatto tagliare il capo ; tenendo dapoi
il padre prigione fottopreteflo > ch'egli pa~
rimente foffe confapcuole del fatto del fi-
gliuolo:fimilmente Cortine era tenuto inpri
gionejper ciò che hauendo il P^efatto decapi
tarfuopadre > uoleua afficurarfi, che col me%o di quefto figliuolo non fi poteffe fare al-
cunafòlleuatione . La Duchejfa di Sommer-
fèr era incolpata di faperei maneggi difuo
marito 3 al quale il Duca di 'ìslotumberlana
hauea fatto tagliar la tefia > incolpandolo di
fellonia 3 che nella lor lingua y uuol direpen
far male della perfona del I{e> ò d'alcuno del
Configlio 3fen^a chef metta in effecutione :
Il Vefcouo di Vincijlre,per la religioney&per leuargli il fuo Vcfcouato , il qual erx
molto ricco : Il Vefcouo di Duran , per che
haueffe uoluto confcntire a una folleuatio-
ne • ma in effetto eraper conto della religio-
ne
u i $ r o b^i jt
ne. // detto Vefcouo di Finceftrefece una
picchia orationc alla F^eina , fupplicandola
per fé ,& perglifopranominati : la quale
fu contentijfima ,& abbracciandogli cara-
mente diffe loro , non effer mifliero , che di-
mandafiero perdono , nonfapendo effa, che
maihaueffer ojfefala Corona , & che per
quello, che alti toccaua,perdonaua loro, et
concedeuà ogni forte di libertà , fece dapoi
gran Cancellieri il detto VefcouodiVince-
ftro , & Contedi Danfi il Cortine ; i quali
dapoi crebbcr in molta auttorità appreso
la Bucina ,& delpopolo . refio in Torre fua
Maefla in fin a gli V I II . del mefe , nel
qualgiornofi partì per acqua , &andh a
i^icciamonte fuo palaigo , lontano da Lon
drafei miglia ; lafciando diue>figentilImomini in Torre,per l'effamini deprigione , a*
quali fi attefc con molta diligenza . E in
quefto mc^o a X 1 1 1. del mefé, predicandoin S.Taolo uno, afauor della buona religio-
ne , cofa nuoua all'orecchie del popolo , gli
fu tirato de faffi , &un pugnale,& hcbbe
gran fatica il ^ che in nofira lingua è co
me findico della terra* a poterlo Jaluare*
il
il chefece col farfàlire inpulpito un'altro 3
che predico fecondo il coflume loro . maque feditiofi poco dapoi furono pofii in
prigione ,& caligati infieme con alcuni al
tri , che haueuano in San Bartolomeo ti-
rati de (affi ad uno che uoleua dir meffa . et
quefti mouimenti causarono y cheaXX ufcì
poi una proclama a nome di juà Maefta di
uoler uiuere in quella religione > nella quale
per auanti era fempre uiuuta;pregando
ciafcnno a uolerla feguire > fen^a ciò elici
haueffe per ciò a ujar forila alcuna ; uie-
tando però fra tanto , che non fi potèfiepre-
dicare ne mpublico 3 ne inpriuato di tal re-
ligione 3& meno difputare . Venutofi fra
queflo tempo alla fine dell'effame del Ducadi J^ottomberlano 3 a XV 1 1
1
. del mefe
fuleuatodi Torre > & per acqua condotto
infiemecol Contedi Varoic ò fuoprimoge-
nito> et il Marchese di K[oranton nella gran
fiala di Vafimefire agiudicare , luogo > doue
figiudicano i mal fattori: nella qualfala
per tribunal delgiudicio fedeua la maggior
parte di quelli del Configlio, doue condotto
il Duca alla sbara ,per fua efcufatione dif-
fi»
H I S T 2^1 Jt
fé yche non era andato contra alla I{einas
ne cofa alcuna haueua operato fen^a ejpref
fo ordine& frittura del Conjìglio ,fi come
in effetto era nero: la quale Jcuft nonl'ef-
fendo ammeffa, confefsò effcrpeccatore,&meritar la morte : 'alla quale per [enterica,
fu condannato > & paffata che fu la fen-
ten%a , egli prego il Conjìglio , che uoleffe
moderare lapena ,& il modo della morte ;
ma fopratuttohauercompajjìonea figliuo
li , i quali haueuano errato , come giouani 3
& ignorantemente , per ubidir lui ; facen
do infranga , che gli fòffe data unaperfona
religiofa,et dotta3con la quale inanimi lafua
morte potefje ifearicare la fua confeien^a :
et che non f'offegrane a quattro, o fei di lor
Signori andarlo a uifitare 3 acciò poteffe con
ferire con effi alcune cofé importanti al re-
gno . Fu dapoifimilmente menato alla sbar
va il Marchefc di T^oranton ; il quale, oltre
Vhauer detto il medefimo , che detto haueua
il Duca , difse dipiù , ch'egli non fi era mai
meffo ingouerno 3& che fempre attefe alle
caccie . et non ejfendofi ammefsa lafcufa, in
poche parole confefsò meritar la morte 3
piangendo
D'IOGHI LTEI^K^* 51piangendo dirottamente ;& cofi anch'elfo
fu condannato . Fu condotto dapoi il Con-
tedi Varoic il quale coraggiofamente alle-
gò in fua efeufatione l'effergiouaney&ha-
uer mancato , come ubidiente a fuo pa -
Are y fen^a faper più oltre . nondimeno
con tutte quefle fue ragionifu parimente
anch'egli alla morte condannato . nellaqual
condannatane ejfo non replicò altro,{dia-
mentepregò y chefuffero pagati ifuoi debi-
ti y e quefiofece yperche è coftume cTInghil-
terra y che y quando uno incorre nel peccato
di offenderla Maeftd la Corte occupa tutti
ifuoi beni 3fenicapagar alcuna forte di de-
biti y che habbia il condannato . Tutti quefti
furono ricondotti in Torre 3& ilgiorno fe-
guente nella medefimafalafu condannato a
morte il Signor ^Andrea Dudle 3 fratello
del Duca 3 il Signor Gio. Gatt^y Capitano
della guardia ;& il Signor *Ari Gatf^yfuo
fratello y& il Signor Thomas Talmier ; i
quali yfernetfarfi molto interrogare 3 con-
feffarono meritar la morte :& cofi furo-
no rimandati in Torre. Dettero dapoi il
termine della morte al Ducala XX.nella
ti I S T 1^1 ^fnella capello, della Torrefu a una meffapu-
blica infieme col fratello , i due Gatty^, &il Talmier : & doppo hauer udita detta
7nej]a,et con molta dìuotionc communicato-
fi , ejfo domandò perdono , quafipiangendo,
a tutti quelli , ch'erano preferiti , chiaman-
do la mifericordia di Dio ,& nngratiando
la diuinafua bontà dell'hauerlo illuminato ,
€ tratto fuor dell'abufwne , nella quale era
uiuuto XVI. anni.& il medefmo fufatto
dagli altri fuoij&a XXII . condotto il
Duca , Gio. Gatt^ , e Thomas Talmier alla
giujiitia , intorno alle I
X
. bore inan^ me-
%pgiorno, trouandofi tutta Londra a quel
spettacolo, efso Duca, montatofopra ilpal-
copreparatoper decapitarlo 3parlò di que-
fto modo con molta attcntione di ogniuno .
Voi , buonegenti , qua condotte a ueder-
vni morire, ancora che la mia mortefa odio-
fa 3& bombile alla carne ; nondimeno io ui
prego a prendere in buona parte l'opere di
Dio : percioche egli fa tutte le coje per lo
meglio, et, quitto a me,iofon miferopeccato
re, ho meritato morire ,&giuftamentefin
condannato alla morte ; benché quefto atto,
che
the della mia morte è cagione , nonfia fla-
to tutto mio , come s'è creduto : ma d'altrui
io uifui prouocato,& indotto, guardimipe
rò Iddio , ch'io uhabbia a nominar alcuno .
Io per me perdono a tutti ,& ancora prego
Dio, cheparimente a tuttiperdoni, e s'io ha
uejji offejo alcuno di uoi quiprefenti,prego-
ai aperdonarmi , e neprego tutto il mondo
,
eprincipalmente rlAlte^^a della Fatina, la
qual hogratamente ojfeja , eprego tutti ai
efser tejìimoni meco , che in perfetto amo-
re,& carità con tutto il mondo diparto da
quefta uita . e digratia nell'hora della mia
morte uogliatemi aiutare con le uoflre ora-
tioni . Vna cofa , buonegenti , uoglio dirui
,
mofso principalmente à farlo per incarico
della confcienya mia, che ui guardiate da
quefti feditiojìpredicatori ,& ammacflra-
tori della nuoua dottrina : i quali pretedono
predicare la parola di Dio , ma in effetto
•predicano le loroproprie fantafieihabbiate-
ui cura come uoi entrate inorane openioni
nuoua dottrina, la qual non ha fatto poco
danno in quefto regno,& ha giuftamente
frouocata fopra noi l'ira di Dio , come può
ueder
U I S T T^I ^veder ageuolmente chi uuol ridurfi a memortale molte piaghe y con le quali qucfto
regno èflato trafitto 3 dapoi che cifiamofe-
parati dalla catolica chiefa diCbrifto, &dalla dottrina 3 chefu recitata dagli *Apo-
ftoli fanti, da martiriy et da tutti ifanti,&tifata per tutti i regni di Chriflianità doppo
ChriHo;& io credo ueramentCyche tutte
le feiagure auuenute ne gli ultimi anni a-
uanti& dapo la morte diHenricOjfono giù
ftamente cadutefopra noi,perche cifiamo
diuifi dal rimanente della Chriflianità : a
paragone della qualeftamo noi una minima
fauilla . Dhe confiderate di gratia . TS(on
hahbiamo hauuto noiguerre y fame , pefli-
lenTg y la morte de noflri B^j ribellioney fé-
ditione tra noi medefimiy et congiure ? T>lon
habbiamo hauuto diuerfe 3 et peflifere opi-
nioni y nate fra noi in queflo regno dapoi che
habbiamo abbandonato l'unione della ca-
tolica chiefa y& che altripeggior malipòf-
fono efsercy i quali nò habbiamofentittè etfé
ciò nonpuò muoueruiy riguardate fopra la
Germaniay et uederete y chejapoi ch'ella eri
trò in opinione contraria alla catolica chie-
fa:
\ fa, eper continone difcordan^e y nate tra.
loro y è quali condotta ad eftrema ruma .
j
Voi dunque , acaocbe unafilmile , et molto
maggior mina [opra noi non caggia , per
troppo prouocar la giufta ucndetta di Dio;
leuate uia per tempo quefle contentini ; ne
ui riputiate a biajìmo > o uergogna , l'unir-
ui con gli altri regni di Cbrijtianitd :& co-
fi ui ridurrete di nuouo ad efser membri di
Clmfto y non potendo efser capo d'un dif-
forme 3 &"monfiruofio corpo. Confideratc
iuoftri articoli della fede, non bauete uoi
quefieparole? Io credo nello fpirito finto 3
nella [anta catolica Cbiefa y nella commu-
.mone de'fanti y con l' uniuerfial numero de
popoli fedeli y facendo mentione deCbri-
fiianì y chefono dijperfi p+r tutto luniuerfo
mondo y del qual numero io credo d'effer ti-
no. Io potrei addurui molte più cofe a que-
fiopropofito : ma baftcrauui quefiofilo .&qui io ui accerto y buone genti y che j quan-
to bora ui ho parlato 9 è giuftamente uficito
dalprofondo del cor mio y&da meproprio' (ho detto y non ejfendone ricbiefto y ne moffo
da alcuna perfona j neper alcuna adulaiio^
E ne,
\
H I S T Til .Ane, ofperan^a di ulta,&prendoper teflimo
nio Monfignor di Vinceftre, mio antico ami
co , &ft>iritualpadre, che mi trono in que~
fta mente , et opinione , quando uenne a me.
ma ho dichiarato quefto/blamente [opra la
mia propria intentione & affettione, per
incarico della mia confciew^a , &pcr lo 'ze-
lo,& amore , ch'io porto al mio naturai
paefe. Iopotrei recitami molto piùper ef-
perien^a , che ho , di quanto male, che è ac-
caduto a quefto regno per tali occasioni : mauoi conofcete , che un altra cofa mi refta a
fare , alla quale bifogna apparecchiarmi •
percloche il tempofé neua.& bora prego(
l'iAlteigd della B^ina aperdonarmi le mie
ojfefe cótrofua Maeftd.della mal cofa io (lo
conficurafperan^a . perciocne ha già fteft
lafua bontà, e clemenza tanto auantifoprct
dime, che , doue ella mipotèuà fen^a giù-
dicio , ofen^a uolerepiu oltre conofcere,far
morire uiliffxmamente, e crudelmente: per-
cioche ioprefi et moffi l'arme contrafua jll
teiga : nondimeno (uà Maeftà mifericor-
diofa ,& piena di bontà ,fi è contentata 3
che iofiafiato condotto algiudicio,& che le
caufs
D'IOGHI LTEHJI^t. 54caufe miefiano determinateper le leggi , le
quali mi hanno giuflamente condannato .
£ maggiorefi è [coperta la pietà difua Maeflanella maniera della mia morte, onde ni
prego cordialmente tutti a pregar Dio 3 che
glipiaccia lungamete mantenerla Maejlà
nel regno in honore 3 efelicità > e falute uo-
flra . Ilpopolo à queflo rifpofe, .Amen . Toi
che cofi hebbc parlato , s'inginocchiò, dicen-
do a quelli, che gli erano attorno : Io uipre-
go tutti a tenerper certo ,ih'io moro nella
mia uera,& catolicafede.& allhora diffe i
[almi y il Miferere y ilDe profundis,& Tater nofler latino 3& fei de' primi uerfi del
[almo , In te Dominefperaui sfacendo fine
con quel uerfo , In manus tuasDomine com
mendo fpiritum meum . et quando hebbefi-
nito lefue orationi , lo effecutorgli dimandò
perdono, alqual rifrofc > io ti perdono: &chinandofi uerfo il ceppo dijfe, ho meritato
mille morti: et facendo una crocefopra lapa
glia , la baciò :& pofto il capo fotto il cep-
po ,mori.
Tutto quello 3 che diffe il Duca ,fu dapoi
in foftan^ replicato& dal Gatt^,& dal
E i Taimier,
H I S T F^I ^fTalmier > a quali l'uno doppo l
y
altrofimiU
mentefu tagliato il caponi che generalmen
te a tutto ilpopolo diede grande jpauento ;
ma moltopiù fi finarrironoper l'oratione,
chefece il Duca , potendofi persuadere ogni ,
altra cofa di lui, che quefta; come quello
che era flato Capoyet cagione di molti mali,
intorno alla religione . 1 1 refio de* prigioni
altri furono liberati , & altri ritenuti in
Torres & benchéfusero condannati, non \
però uolie la Bucina piena di bontà ,&di\
p ietà 3 chefifacete altra ejfecutioneper al-\
lora; come ragioneuolmcnte haueuapotur
to y &fi doueua; an^i alcuni di quelli,
a
quali perdonò , non folamente lafciò fenica
alcun danno nella robba, ma diede loro uf-\
fici y &honori y tenendoli appreffo la per*
fonafua per moltofedeliy uincendo con que-
fti modi il malanimo loro y con lagratitudi-
ne de* benefici y & hauendo più caro ejfer
amata per lafua mijèricordia s che odiata
per la giuflitia . tra tanto fi preparaua la\
coronatoney& effendofua Maefià ritorna-
ta da Ricciamonte y etpoflafi in Torreyfece\
reliquie del I{e ;faccndofiparimente dette
ejfequic
ejfequie in Vafmeflre ,aìla proteflante:&' dapoi trottandofi preparata ,& in ordine la
1coronatone ,a XXX. di Settembre , fua
Maefld fi partì di Torre, tre bore doppo
\difinare ,per andar alfuopalaT^o di Vaf-
\meflre,pcr efferpoi languente mattina in-
coronata: & fu accompagnata da più di
cinquecento cauaUi,fra Signori,gentilhuo-
miniyCt *Ambafciatori,tutti honoratiffima-
mentcueftiti;a quali feguirono due uèfliti
in babito ducale;quafi rapprefcntanti la pre
tenfione, che ha qiiefla Coronafopra la Du-tea di Guafcogna y& di Tslormandia . Se-
iguiua poi una lettica coperta dal balda -
chino d'oro , la qual lettica era portata da
'due muli copertiparimente d'oro ,fopra la
qual fedeua eminente fua Maefld ,ueflita
\ d'un manto d'argento con un guarnimento
intefta digioie .doppo fua Maefld feguiua
il Signor Odoardo +4fling,grande Scudiero,
\\ueflito d' oro ; al qual feguiuano due chinec
1 learde coperte d'oro . appreso u'era una car
\ retta coperta ricchiffmamente > tirata da
quattro caualli leardi sguarniti infieme con
quella dargento ;fopra U quale erano Ma-£ 5 damt
H I S T B^I ^tdama Elifabetta fonila di fua Maefià j&Madama di Cleues ,già moglie d' Henrico ;
Vili, et da cffo repudiata; ucflite ambedue
d'argento* con uefii alla Fran^fc. Segui-
nano dapoi due altre carrette > coperte di
broccato& di uelluto cremefino 3 tirate o-
gni una eteffe da quattro cauaìli leardi y co-K
peni di broccato& di uelluto cremefino yfo
pra le quali erano otto Trencipeffe . Succe-
deuano dapoi intornofettanta 3 tra Signore,
& gentildonne a cauallo 3 con le coperte di
uelluto cremefìno,& effe ueflite del medefi-
mo uelluto y in habito alla Frangefé* confo-,
dra , &fottouefti d'argento,& d'oro. *Ap- >
prcffo alla lettica difua Maefld erano quat-
tro Trencipeffeprincipali > cioè la Ducbeffa
di l^orfolcb , la Marchefa di Efeftcr y la
Marcbefa di Finceflre,& la Contejfa dsA-rondello : le quali non s 'allargarono mai da
detta lettica . Seguiuanofinalmente XII.faggi ,fopra belliffimi corfieri >uefiiti d'o-i
ro,& d'argento ; &fimilmente ifuoi caual
li . Dall'una 3& dall'altra parte di detta
compagnia andaua laguardia di fua Mae-
ftà fi de' gcntilhuomini dell'a'jga ', come de
gli arcieri ; et erano intorno trecento . K(el-
leftradefì trottaronopiù ar'chiama però due
uè ne furono di confìderatione ; uno de Gc-
nouefi , Il altro di Fiorentini . in quello di
Genouefifi leggeuano quejle infcrittioni.
Maria Regina inclyta , conjlanti ypia 9
coronam Britannici imperì] , & palmamuirtutis accipienti Genuenfes,publicafzlu-
te Utantes 3 cultum optatum tribuunt .
Et nell'altra parte del detto arcofi leggeua:
Virtus fuperauit , Iuflitia dominatur ,
Veritas triumphat y Tietas coronatur > Sa
lus reipublica reflituitur .
In quello de Fiorentini fi uedeuano quat-
tro fìatuè y le dueprime la Virtùy& la Fa-
ma y alle quali alludeuano ifeguenti uerfi :
Virtutesfama reginam adfiderà tollunt.
Maria Britannorum regina uittrkiy pia,
tdugufta , Fiorentini gloria injìgnia ere-
. xerunt .
Dapoifotto timagine della Beirut trion-
fante era fcritto y Sa luspublica :
Sotto Immagine diTalladey Inuitta uirtusl:
Sotto l'hiHoria di Thomiris, L ibertatis
nitrici: Sotto Giudit , "Patria liberatrici
£ 4 co
H I S T T^I JÈ
co'Seguenti uerfì ,i quali erano fcritti in un
fanno d * argento .
Magnanima per te quòd pax fit parta
Britannis
,
Exilio ac rcdeant iuflitia ,&pietas ;
Et uirgo praftes , quodmr effecerit ullus 3
Vir,[ummù quifit ueUusad impcrium :
Dum recipit uirtus auguflam nere corona g
Et reddunt omncr publica nota De£ ;
Ldta ubi talem tributi Florentia cultum :
Qui tamen arcanopecore maior ineft .
La mattinafeguéte, chefu la Domcmca,et
il primo giorno d'Ottobre,[uà Macftd andò
alla chief'a di Vafmefire , nella qualfi haue-
uaafar la coronatione ; & alianti di fica
Macftd caminaitano tutti i gentilhuomini
della fua cafa , ucjìiti parie di [cariano,
parte di rafo , etparte di neliuto cremefino,
fecondo igradi delle lor dignità . Doppo an~
àxuano i Milordi, co" manti di[cariano,[ -
Arati di armelini ; & doppo quelli [egui-
uano i Conti , i Marchefi ,&i D uchi,por-
tando in mano la corona , il mondo ,& duo
[cettri , tre fpade ,gli fproni ,& altre to[e
appartenenti alla cerimonia, cia[cuno fe-
condo
tondo ilgrado , &priuilegiofuo . Seguitici
poifua Maefra , ueflita di un manto di uel-
luto cremefino , con lunghifjìma coda ,por-
tata dalfuo Ciamberlanoj& dalla Duchef-
fa di T^orfolch y appoggiando le braccia 3
il deflro [òpra il Vefcouo di Duran y ilfìni-
ftro di Serosbari . feguiuano poi MadamaElifabctta, Madama di Cleues , & tutte
laltre Trencipeffe , nefrite con manti 3 &fottouefri di uelluto cremefino , fodrate
darmelini 3 con lunghiffi?ne code , con le
corone d'oro in tefta , conuenienti algra-
do di ciafeuna . Erano mcdejìmamente ne-
friti i Trencipi con corone intorno le lor be-
rettc Ducali yfoderate darmelini >le quali
però in chiefa portaitano in mano. Doppoledette Trencipefjefeguiuano le mogli de'
Conti y uejlite di minto difcarlatto 3fodrate
di armelmiy & jìmiìmente le lor fottoue-
fri . Doppo ne uenìuano le Dame di fuct
Maefra in moltonumero , nefrite difcarlat-
to y con quefr'ordine: Giunfefua Maefra al-
la Chiefa y effendo coperta tutta la terra y do
uepaffaua y dipanni a%urri ; iquali poi re-
flarono alpopolo:& il Vefcouo di Vmce-
frre>
H I S T F^I ^£
flrc 3 il qualhaueua afar le cerimonie del-
la coroninone, injìeme con diece altri Vefco
ui y& altri preti y hauendola leuata della
fala di Vafmeflre, ly
accópagnaronofotto un
baldachmo infino alla cbiefa ; et la condujje
rofopra un eminente palco, fatto di rincon
tro all'aitargrande ,fopra del quale erapo-
fto difede regale , molto eminente . Douegiunta fua Maefld , fu da ciafeuna delle
quattro parti del palco dal Vefcouo di Vin-
ccftre moflrata al popolo , dicendo loro ,
che quella era la uera Brinai& dimandan-
dofé per taleTaccettauano ,& emendo da
ogniparteJi ,rifpoflo, fua Maefld andò al-
l'altare : doue fatta loratione , fu pofla d
federeper udire la predica : la qualefu det-
ta da un yefcouo in materia della ubidien-
ti che fi deepreflare atti l\e . la qual fini-
ta , fua Maefld fece il giuramento . e dop-
po chinata innanzi l'altare ,furono cantate
le Ictanie . le qualifomite,fi ritiro in un luo
gofecrtto : doue trattofi il manto,& rima-
fa in unafottouefle di iteliutopaona^p,ufcì
effendofi prima benedette tutte le uefli y che
ella haueua daportare.ctgiuta aU'altarc,di
Miotto
nuouofi diflefeproflrata in terrari que'pre
lati co molte bello cerimonie la benedicono :
epofla a feder auanti l'altare y fu da detto
Vefcouo unta nelle fratte , nel petto , nelU
fronte 5 e nelle tempie ,& dapoi ueflita di uè
fte di taffetà bianco , e di manto di ueìluto
morello 3 fodrata di armclini 3 fen^ baua-
ro : & cofi di nuouopoflafi a federe le furo-
noprefentate tutte tinfegne dette di [opra ,
che portauano i Trencipi in mano ;& final
mente fu coronata di tre corone : & reflan-
do con Ìultima in capo ,fipartì daWaltarc3
cantandofi il te Deum ,& fu pofla a fede-
re fòpra la fed ia > che era fcpra ilpale o : et
aìlhora perii Vefcouo di Vincere fupubli
cato ilperdongenerale ; il qual Vefcouo an-
dò dapoia darubidien^a afua Maeftd; e
doppo lui il Duca di Ts{orfolch in nome di tut
tii Duchi ;bafciando la finifira guancia di
fua Maeftd.Jìmilmentefecepoi il Marckejè
di Vinceftrcper li Marcheji 3& il Conte di
jLrondelper tutti i Conti , effendo però ba-
fciata da tutti particolarmente . doppo fe-
cero anco il medefimo i Milordi . Etfinita la
cerimonia, il Vefcouo di Vinceftre cantò la
mefsa;
H I S T III jl
mejfa ; alla qualfua Maeftàflettefcmpre in
ginocchiata y tenendo nelle mani duofcettri 3
uno di l(èj et l'altro con la colomba in cima3
ufato di darjì alle I{eine . Fornita la mejfa ,
fua Maeftd di nuouofi ritiro nella detta ca-
mera fecreta ;& dapoi ufcita con un man-
to di uelluto morello > col bauaro fodrato
d'armelini 3 portando nella deftra mano lo
fcettro reale >& nella finiftra il mondo ;&appoggiaiafi al Vefcouo di Duran ,& al
Conte di Serosbari, col medefimo ordine ,
con che uenne >fipartì 3 hauendo feco dipmgli lAmbafciatori, i quali eranoflati a quel-
le cerimonie , fopra due palchi, fatti a tal
effetto>& ìnqueflo modo ella ritornò alla-
granfila di Fefmeftre ; doue eranoprepa-
ratele tauole perdcfinare. benché fuffero
cinque hore doppo mc^ogiorno. In queft&
fola erano due Signoria cauallo 3 il Conte
tiiArhi) &il Duca diTSforfolcì) ; ilprimo
per quelgiorno gran Contcftabile >il fecon~
dogran Marifcial ; a quali era dato la cura
fecondo l'ordinario della guardia della fala .
doppo alquanto di {patio 3 fua Maeftàfipo-
fe a tauola nel me^o , fotto un baldachino 3
& da una parte federono 3 ma molto difco-
fte, Madama Elifabetta* & Madama di
Cleues,& dall'altra parte il Vefcouo di Fin
ceflre ,gran Cancelliero . Et continuando il
banchetto 3 con uiuande regali per tutte le
tauolc, di che nerapiena la [ala, ungentil
-
huomoa caualbj riccamente adobbato > et
armato con la lancia in mano , nominato
Demor 3 la cafa del quale haperpriuilcgio 3
in tal occasione far quefto ufficio , & per
bocca d'^Araldofeceproclamare , ch'egli co-
nofceaa quella per uera B^eina d'Inghilter-
ra ;& che fé fujfe alcuno , eh' ofaffe dire il
contrario , eh' egli con l'arme sofferma di
mantenerlo ; &gittò ilguanto dell* batta-
glia; & quiui fermatojìper alquanto dijpa
tio 5 andògirando la fala y intorno intorno ;
C^ ritornato nel medefimo luogo, facendo
fembiante et affettare , s%
alcuno gli contra-
diceua 3 et non comparendo alcunofece riuc
renila a fua Maeflà , moftrando di rallegrar
fi feco . La quaUprefa una coppa doro, pie-
na di uino j eglifece brindefe ,*&gliela mandb a donare ; la qual egli partendofi portò
in mano > in luogo di lancia . Toco dapoi ef-
fendi
h i s r 1^1 j£
fendo finito il mangiare , fua MaeHà fece
chiamata fé gli ambafeiatori y& con beni-
gnijjimeparole ragionando con tutti 3 et rin
granandoli del difagio patito 3 diede loro h-
cernia ; & leuatajì da tauola 3 fi ritirò .
Fatta la coronatane fintimi unparlamen-
to yper dar ordine aìlecofe di quel regno, il
quale per la mutatione del gouerno haue-
tia bifogno di mutar coflume 3fi come fece 3
faffando in quelparlamento molte leggi con
trariea quelle > che prima eranofiate fatte
in uita del P^e Henrico ,& parimente in ui-
ta di Odoardo : delle quali una conferma -
uà 3 il matrimonio della madre della I{eina 3
fatto col l{e Henrico 3 effer legìttimo, an-
nullando tutte l'altrefatteper lo contrario :
con che fi uennea dichiarare la Eterna legiti
ma><& uerafucceditrice in quel regno :cper
confeguen^a dichiararono tutte l'altre dòne
d Henrico concubine >& non mogli;& fi-
milmente i figliuoli nati d%
effe baflar-
di . Vri altra leuaua tutte le leggifatte nel
tempo di Odoardo intorno lecofe della re-
ligione j cioè il matrimonio de preti >& ce-
rimonie della Chiefa 3- ordinando che ipreti 3
che
L'IOGHILTE^<A. '40
che haueuano moglie , non uolendo lafciar-
la, etpentirfi, nonpotejfero amminiftrare il
culto àiuino , ite godere alcuna entrata del-
la Chiefa ; ma félafciauano le mogli , con
qualche dimoflratione dipentimento , in po-
co tempofarebbono rimeffi , con qualche aiti
to al uiuer loro : et che quelli , a qualifvffe
morta la moglie,fatta lapenitela del pecca
tOjfuffero rimejjìa celebrare,fen^a tenerlo
ro alcunafua entrata, douepoiji uidde,che a
molti Vefcouifurono leuate l'entrate , & i
Vefcouati , ch'erano infino al numero di die-
ce, furono pofte inperforte di buono efempio*
et di buona uita ; reftituendone alcuni a pre-
lati , cheprima n'erano fiatipriuati da Benrito. Fecero ancora una legge , chcleuaua
quella dura ordinatione, che,qualunquepar
laua della riformatione della Chieja , ouer
contra il F{e , o progrejji fuoi , cadeuà nel
peccato dell'offcfa Macftà.la qual ordinatio
ne toccauaferialmente a huomini di chiefa :
perche non era loro cóceffopredicare,o dijpu
tare di molte cofe,che bora è in libertà d'ogni
uno . nel qual parlamento la F^eina fikub
anch' ejfa il titolo di fopremo capo della Chie
fi
n i s r o ki jf
fa , tutto che molti fuffero di contrario par
rere . Furono parimente nel detto parla*
mento reflitvite alcune cafe de nobili nel fan
gue antico, come quella di Cortine , Duca di
'Norfolch,& di Monsignor illufirifs.Tolo :
che altro non mol dire appreso loro , chepò
fere hereditare, per ciò che , chi è macchiato
di tradimento,difendendogli qualfi uoglia,
e piccola,ogrande beredità, non la può gode
re ,an^i fé la gode il F^e, infin tanto, che
allafua cafafìa reftituito ilfangue.&già in
tutte quefte cafe uera rimala la macchia
,
benchépiùpreflo per altrui maluagità , che
per colpa loro . tra tanto fi comincio a parla
re di accafamentoperfua Maeflà,attcf) che
effendo ella di matura età , ne ' 40 . anni, in
circa ypareua alla maggiorparte,che non do
ueffe molto tardare,per hauer alcuna pror
le : nella qual cofa correuan molti pareri:
fero bifognaua , che fufle opera di Dio , il
pervaderla , che per falute di quel regno fi
uoleffe maritare,emendo ella da ciò lontana,
et moftrando di curarfene affai poco. Alcu-
ni difegnauano nella perfona del Trencipc di
Spagna, altri nel Cardinal Volo,altri in Cor
D'I-KGHILTEBJl^. 4Iimi ,& moltifecondo il lor burnire. () uelli,
cbefauoriuano la parte del Trencipe^jimuoueuano con qitejie ragioni; ctìejjendo moltoinquieto quel regno ,& dmifo , era neccfta-rio bauere un l{e cojìpotente , che haueffe et
for^e d'acchetarlo,&> chepotere afficurarlodogniprattica , chel l{c di Franca hauejfetentato per cotal diuifwne . il qual l{e eflendo tanto uicino , & effendofi impatronitodella Scotia facilmente trouando qucfla dif-
umone , & non ueffendo contrailo, col tépoballerebbe potuto difegnare doccupar queiregno , oltre che ili modo religiofo del uiueredelia Eterna non ricercaua dhauer altro, che
forefiero. Mtri diuerfamente parlauanodi Monfìgnor Volo ,& diceuano , che con-
' correndo in lui la nobiltà , effendo di fangueregale,& difendendo di una fonila dkenrico Vili* la buona religione, e la bontàdella uita fua , cH era efempio a tutta la
Clmflianità , con l'ejfer di quel regno , non
|
ne potentino frerare, fé non carità, operebuone , e^ buongouerno ,& chefacilmen-te con tauttorità fua era beniffimo atto a
'difender quel regno , dalle for^e Frangefi,F fenica
H I S T ^ I Ufen^a chiamar arme forefliere . Molti ài-
uerjamentoparlauano di Cortine, dicendo ,
gb'cgti era de i loro , nato di[angue regale y
e dijcefo anch'efio di unaforella della madre
d'Hénco della ì\ofa bianca, cioè uiueuafecó
do la lor religione proteflantc : col qual[og-
getto non potrebbono effer me(fi in fruita
del Tapa ; effendo egli nutrito nella nuoua
religione: &per lo[angue moftrauano la
nobiltàJuà ,& cornerà atto per l'auttoritd
aconferuarilregno:& che fimilmente ef-
fondo de i loro,& conoscendo meglio gli hu-
mori delfuo natio paefe y che gli ftranieri,
meglio ancora haurebbefaputogouernargh
& acchetare , rimouendo ogni forte di di-
tiifmw: oltre che ueniuano a leuare quefla
occafione di condurre gente flraniera a dar
cofiumi a quel regno, & porli in perpe-
tua fruita ,fi come borafi trouaua tutta
quella parte dìItalia dominata da Spa-
gnuoli :& che fi mantcneuano con quella
franchigia, con laqualefono uiuutifi lunga-
mente,Tero lepratticheper lo Trencipefu
rono cofifrette , e le ragioni in quelfogget-
fo cofi euidenti j che inpoco tempofi
cornine
ciò
JD' 1'KG H I LTEW^A . 42ciò a conofcere , come la Beirut più a fauor
del Trencipe,che di qualuque altro,pédeua:
onde in moltifi uide malajàtisfattione ,e la
moftrarono dapoi. ptrcioche cfjendogiàla
cofa del Trencipe conchiufa, et publicata, et
digià pacati i capitoli, iqualifono qutfìi .
La prima cofa , fu conuenuto , che tra
il SereniJJìmo Trencipe di Spagna, et la Se-
renijjima \eina d'Inghilterra fi contraheffe
furo ,& legitimo matrimonio per parola
de prefenti , ilqual fi doueffe con ogni pre-
flc^a commodamente confumare: et che
in uirtà di detto matrimonio contratto ,&confumato , il Trencipe godeffe il titolo, ho-
nore ,& I{egio nome di tutti i regni,& do-
mini di detta Sereniffìma I{eina , & aiu~
taffe quella , mentre che duraua detto ma~trimonio, nelgouerno,& amminiftratwne
deffi y restando perofalue ,&ferme le ra-
gioni, i priuilegi,& i coftumi di detti regni',
\et domini: & che fpecialmente il Trencipe
f lafciaffe libera alla I{eina la difpofitione di
tutti i benefici, & offici di detti regni > e
domini, i quali shaueffero da conferire ne
naturali di effi regni
.
F % lAppreffo +
h i s t o ibi ajtppreffo ,fu commuto , che in uirtù di
detto matrimonio la I{eina doueffe ejfer ri-
muffa in compagnia di tutti i regni ,& do-
mini delTrencipc cofi preferiti, comefutu-
ri ,. durante detto matrimonio, et in cafo
che la B^ina fóprauiuejfe al Trcncipe , le fi
ajfegnaffe per fuo piatto fej)anta mila li-
breogni anno ,fopra tutti i regni, terre ,&domimi patrimoniali deWImperadore fuo
padre, per tutto il tempo, elodia uiuerà, di-
firibuiti nellaforma , che fegue , cioè che le
fiajfegnaffero fopra i regnidi Spagna, &di ^Aragona quaranta mila libre,& uen-
timila fopra i Ducati , & domimi di Bra-
bantia,di Fiandra , di Ollanda, d Enao 3
& d altre terre patrimoniali dell ' Impe-
radore nella Germania inferiore, nel mo-
do, che la medefima fomma altre udite fu
confegnata a Madama Margherita dIn-
ghilterra, chefu lafciata uedouadalDuca
Carlo di Borgogna.
£ t cheper ìfchifare le controuerfie , che
potrebbono nafcereperla fucceffione tra fi-
gliuoli, che fijpera nafeeranno di tal ma-
trimonio,foffe ordinato nel modofoffeguen-
te.
D'IOGHI LTEW^t. 45te yprima y che quanto appartiene alla he-
redita materna y ifigliuoli , che nasceranno
ài quefto matrimonio gabbiano da facce-
derefecondo le leggi,flatuti > <& cofiumi del
regno il nghilterra >& altri regni y £> do-
mintj y che da quello dipendono . ma quanto
a beni y che ha da lafciare il Trencipe yfi ri-
ferueràprima a Don Carlojnfante di Spa-
gna yfuo primogenito y efuoifigliuoli y e di-
scendenti cofimafchiy come[emine tutte le
ragioni y che al Trencipe appartengono y o
apparterranno ncWauemre fiper la morte
della \eina yfua aua y come per quella del-
l'inuittijfimo Carlofuo padre y regni di Spa
gna y& dell'una y& laltra Sicilia y il Du-cato di Milano y& altre terre y e domintj
d'Italia fotto qualfi uoglia titoloy che fi do-
manda y conpefo però delle predette qua-
ranta mila libre dipiatto y nel modo fopra-
detto .
E più y che in cafo y che'l detto Don Car-
lo Infantey ouer i difendentifuoi mancajfe-
ro y intal cafo il primogenito y che nafeerà
di quefto matrimonioyfarà forrogatofecódo
la natura y leggi y et cofiumi dellafucceffio-
F 5 ne
HI s r 1^1 ^£
ne di effx regni& domini ,
Che il dettoprimogenitofuccederà fari-
mente in tutti i Ducati , contati 3 domini, et
terre patrimoniali 3 che appartengono a,
Carlo Impcradorc tanto in Borgogna>quan+
toneW<Alemagna bajfa,& in qual ji uo-
glia delle altre dipenden^
.
Che fé referanno doppo Don Carlo In-
fante , & Jìtoi fucceffori figliuoli di qucfto
matrimonio , mafchi, ófintine chefano, in
talcafo Don Carlo , & juoi difendenti re-
fleranno efclufi delle dette terre , e domini
della lAlcmagna bajfa ,& della Borgogna;
le quali con ogni lor ragioni peruerranno al
primogenito ; che nafcera del preferite ma-trimonio; confegnando a gli altri mafehi con
ucnicnte portione,& allefemine dote con-
uementc ne regni cCInghilterra ,& domi*
ni predetti della ^Alcmagna bajfa ,& della
Borgogna: dichiarando che ef]ò primoge-
nito, ofuoi difendenti nonpojfano preten-
der cofa alcuna ne' regni della Spagna , o
d'altri domini del detto Don Carlo Infan~
te; riferuato però quello, chegli fuffe lafcia-
to per lejlamento dell'ano , o delpadre
.
Che
D'IXGHILTEHJ^^:. 44Che fé occorrere 3 che di quefio matri*
monio non nafcejfc mafcbio alcuno y ma [o-
lamtnte [emine , in queflo cafij la prima-
genita debba [accedere con tutte le ragio-
rune domini della ^ilemagnx bajfiiyjempre
eh' ella prenda marito natiuo d'Inghilterra,
o di detta ^tlemagm : & che fia con con-
fentimento > & con configlio di Don CarhIn[ante[uo fratello : altrimenti>quàdo dh >
[fregato il configlio del fiatelio y fi mari-
tale in altra per[ona , che de predetti luo-
ghi 3 in tal ca[o effafìa priuata della [ucaf-
[ione de detti domini della ^Alemagna bajfa
& della Borgogna >& à Don Carlo Infan-
terà [noi dij'cendenti reftino [alue & in-
tere le ragioni di cotal[ucce[fwnc,non man-
cando però di dare lei y quanto all' altre fi-
gliuole y che refieranno di detto matrimo-
nio y dote conuemente yficondo l'ufiy& co-
fiume di detti regni y & domini; intenden-
dofi yfi non ui[ufierofigliuoli ìnafihi .
Che [e per ca[o mancale il detto DonCarloy e tutti ifiuoi difiendentiy& chepari-
mente di queflo matrimonio alcun figlimi
mafthio non nafiejfe , non [blamente [emi-
F 4 ne>
n i s r o ^i ane j in tal cafo che la primogenita debbia
[accedere non folamente ne' domini della
lAlemagna bajfa , & della Borgogna , mane' regni della Spagna anchora, dell'Lnghil
terra >& d'altri conforme alle leggi > &ordini loro .
Si ordina ancora ,& e(pre(famentefi di-
chiara, che in qualfi uoglia cafo difucceffxo-
ne ciafeuno > che hauerà dafuccedert, debba
conferuare ad ogni Bucina terre>& domi-
nio y et leggi ,& ordini loro > & porre al
gouernoperfone naturali di que regni .
ultimamente y che tra il detto Impera-
tore , il Trencipc >& fuoi difendenti infie-
rite co regni , domini 3& terre loro 3& tra
i regni,& domini della detta \eina> debbia
effereper l'auuenirc intera > &fmcera fra-
ternità>unione> et confcderatione> che a Dio
piacendo > habbia a durareperpetuamente >
conaiutarfi imi l'altro in qualunque cofa
occorrerà >per conferuatione >et augmento
degli flati , de regni , & de* domini loro ;
& che (filialmentefeguiti l'accordofatto a
Vefmtftrey Canno 1 542 .& il trattato fat-
to in 1 trechjU 1 6. di Gennaio 1546 . Fatte
quefle
quefte capitolationi,parue ancora alla I{ei-
na ,&al Configlio d'Inghilterra , chefifa-
ceffe mentione di tutto quello, a che uoleua-
no ubligare la perfona del Trencipe perfo-
disfattone di quel regno :&fu dichiarato
di quefla maniera , con condizione però ,
ctìeffo innanzi la confumatione del matri-
monio,douejfe congiuraméto confermarlo.
Che il Trencipe nonpotejfe ammettere
neiramminiflratione di alcunaforte di offi-
cio > beneficio del regno d'Inghilterra , e
domini ad effo pertinenti neffuno forefile-rò , mafollmenteperfone natefiotto il domi
modella I\eina*
Che, detto Trencipe debbia accettare, in
tuttigli offici della cafa fua , numero con-
uencuole de nobili , & uaffaìli del regno
d'Inghilterra, & quelli trattar bene,&fauorirgli , non comportando , che d'alcun*
altrofiramero difua cafafiano molefiati ne
effi , ne i uaffaìli del regno d'Inghilterra;&fé i dettifiranieri preteriranno ,fiano cafii-
gati , sfacciati fuori della fua corte , &del regno
.
Chel Trencipe non leuerà del regno d'In
ghilterra.
H I s r B^I Jtghilterra la J\eina,faluofe da lei no nefuf]
e
fregato : ne meno condurrà fuori i figliuoli,
che nasceranno diquefto matrimonio ima,
lafcierà > chejìano nodriti , & alleuati den-
tro il regno y con la fperan^a della futura
fucceffione : riferuato però , che poffafarlo
occorrendo il cafo della neceffità , ouer una
opportunità,che lo ricercale ,& ciò facen-
doli col consentimento d'Ingleji .
Che in cafo , che la Reina mancaffefenica,
lafciaredi fé figliuolo alcuno , il Trencipe
non habbia ragione alcuna in detto regno 9
& domini dipendenti : ma debba laftiare la
fuccejjìone d\(fi a chi debitamente fi afpetta
fecondo gli ordini ,& leggi di effo regno .
Che l Trencipe non rinuouerd cofa alcu-
na negli flatipublici , ouer priuati ; ne an-
co nelle leggi ,& ordini del regno,& domi-
ni dipendenti da effo , ma confermerà ,&conferuerà a ciafeuno flato lefue leggi, &priuilcgi .
Et più, chCl detto Trencipe non pojfa
portare y ofar trajportare fuor del regno
d'Inghilterra legioie , & altre cofe preci o^
ft appartenenti al teforo di effo regno > ne
meno
meno alienare cofa , che parimente appar-
tenga a detto regno d'Inghilterra , ne tam-
poco lafciar , chejìano usurpate daJvoi{ad-
diti , dx altri, an^i operare che qualji uo-
glia luogo del regno , & ifpecialmcnte le
fartele , fìano diligentemente guardate
per ufo,& utilità del regno,& de fuoi na-
turali: ne ancora debba permettere, cheta-
no rimoffe le naui , artiglieria,& altri iflru
menti bellici atti alla difefa, ma fargliguar
dare con diligen'xa ,& prouedere alla per-
petua difefa d'ejjò regno .
ultimamente , che , per occafone del
prefente matrimonio , il regno d'Inghilter-
ra non debba dirittamente indinttamen-
te intrometterfi nella guerra, cht hora è tra,
llmperadore & B^edi Francia, an^i che
detto Trencipe debba con ogni fon potere
procurare , che la pace , laqual èfra i regni
àiFrayi^a , e dInghilterra > fa offeruata 3
& che nonfa data occafione alcuna di rom-
perla , accioche non nafea cofa ,per lacuale
fipoffa intendere, chefa derogato al con-
tratto , chefufatto ultimamente , dellapa-
ce, &amicitiatra detti regni; ma che in-
quanto
H I S T B^I aquanto a gli altri regni y & domini patri-
moniali y cjfo Trencipe rimanga libero di
poter aiutare ly
lmperador fuo padre, a
difefa dellefue terre y come a uendetta delle
ingiurie riceuute,fecondo che meglio glipa-
rerà . Erano già y come ho detto di [opra ,
publicati i capitoli >& conuentioni [opra-
fcritte , in ogni qualità diperfine ;& fi co-
nofceua y la Bucina ejfer eflrcmamente incli-
nata a prender più preflo il Trencipe per
maritoy che alcun altro de%
propoli : per la-
qual cofanifurono, di quelli, che s'immagi-
narono £impedire quejlo negotio con tu-
multi y perfuadendofi , che facendoli fotto
preteso di efferfolamente cantra foreftieri 3
per il benpublicoy non difubidiuano alla J{ci
ria . Et tra principali tumultuanti unofuTietro Carro , l'altro, Thomas Huuiet y il
ter^ y il Duca di Suffolch . il qualDuca ef-
fendo in Torre yper commandamento della
B^eina y&fopragiunto da una inàifpofitio-
negraue y a prieghi della Duchefsafua mo-
glieyfua Maefià lo liberò di Torrey dandogli
la cafapcr prigione y con conditionc però 3
che ad ogni requifttione ritornafse in Torre :
&
L yIXGHILTEW.A. 45& nonfucofipreflofuori,& alquanto ri-
bauutOjche s accompagnò co li dueprenominati, pigliando carico per la parte fua .
Fecero configlio fra di loro ,& ordinarono ,
chefiftefsefu leprattichefecretamente, manonfiface/se mouimento alcuno , infino alla
uenuta del Trencipe , ilquale sajpettaua di
corto. Tietro Carro,emendo per queflo effet-
to andato in Cornouaglia ,fu tanto inconti-
nente , che come defiderofo di nouità ,fcn?aofseruare rordine dato ,fi feopri auanti il
tempo, llche prefentito dalla I{eina , lo
mandòfubitoa chiamareper caligarlo ,&egli temendofé ne pafsò in Franila . Intefofi
tutto queflo daWHuuiet ,& dubitando egli
ancora di non efserefcoperto.fi difpofe,quantunquegliparefsefuor di tempo, difare al-
cun mouimento. Et cofì , nelpaefe di Chem-pton , cominciò a ragunare di molta gente,
& conprcfle^afolleuò tutta quella partedipaefe ,ponendofì ad ordine per marchiar ealla uolta di Londra . La qual cofa inten-dendo la F{eina, difegnò di mandar contra il
detto Huuiet ilDuca di Sujfolcb con genti;
& mandato per efso, trouarono ,che egli
fermamente
fermamente credendo efstre [coperto y &baucndogid udito il tumulto dell'Huuiet,fé
riera caualcato con forfè dugento caualli
nel paefe del Contado di Varoic ; nclqual
luogo cominciò dinuouo a proclamar la fi-
gliuola \eina:&facendo infìan^a di uoler
entrare in una città , molto principale in
quelleparti, confortandogli huomini d'efsa
a ciò , non potè ottenerla , ne hebbe luogo
alcuno lafua ejfortatione: percwche la Rei-
na , intefa lafugafua ,fubito hauca credi-
to a quelle parti , doue fapeua chel Duca
caminaua :&fattolo bandire per tradito-
re , trouandofi il Duca non bauer potuto
infignorirfi di quel luogo atto a riceuerefe 3
et le gentifue , e manco hauere mai potuto,
che afua richiefla fi moueffe uribuomo di
quel paefe 3fi trouò al tuttofuori difperan-
<%a di poter fare alcun buon'effetto ,o gio-
vamento pcrferuigio del trattato , e tanto
maggiormente,quando intcfe,cbel Conte di
l>{utenton gli ueniua dietro , mandato dalla
T^eina per impedirgli ifuoi difegni. llqual
Conte ejfendo buomoprattico,& anco par-
ticolare fuo nimico , nonpoteuapenfare al-
tro j
D 9IT{GHILTEHR^£. 48tro yfc non che egli l'haucfft afeguirefen^
alcuna forte di rifletto :& perciò deliberò
di uolere dar luogo alla fortuna , col cerca-
re di ufeire feonofeiuto del regno . onde ,
chiamati i fuoi feruitori 3 comparti loro
quanti danari haueua , pregando ciafeun di
loro a procacciarli la fallite i?ìfin atanto >
che ad altro miglior tempofé ne poteffe fr-uire . licentiatili fenica uolerne ueruno in
compagnia ,fi conduce ad un lauoratore di,
unajuapoffejfione ,pregandolo 3 che uolcfi-
fe nafconderlo tantochéfuggile dalle mani
del Conte di T^utenton . a che rifondendo il
lauoratore prornifé 3 che lo nafeonderebbe
,
& ancoralo falucrebbe molto tempo >fen-
^a che il fapefse alcuno . e con quejla pro-
mcjfa lo condufse in una campagna > doue
era un'arboro , che dentro era molto nuoto,
et im lo nafeofe ^promettendogli portare da
uiuere ognigiorno: ma dapoi, penfato più lii
gamenteal rifpctto de bandi , cheper tutto
faceua fare la \eina per ritrouarc ilD uca ,
& forfèpiù prefio dall'interejfe di qualche
guadagno 3 andò a trouarc il Conte di \i:~
tenton j &fecegli intendere j ch'egli teneuq
nafeofo
H 1 S T Ti I j£
nafcofo il Duca . il qual Conte utnuto infie-
me con luì all'allogiamento fuo > trouò chél
Duca y ejfendoftato uicino a due giorni fen-
%4 mangiare > & quafi morto di fame y &ài freddo y era ufcito deVÌarboro y & uenu-
to a cafa del lauoratore > efi rifcaldaua . la
onde y fopragiunto dal detto Conte , fu fat-
to prigione 3& condotto in Londra • In cjue
fio tempo la I\eina > uedendo non fi poter
feruire del Duca di Suffolch per mandare
contro all'Huuiety ui mandò ilDuca di T^or
folcb congenti,artcglicria3 e munitione d'o-
gni forte, il quale effen do andato a trouar
l'Huuiet 3 infin a ]{pceftrey &pojiofi in ui-
fta dejfo con legenti;Huuietfipofe in ordine
per combattere . di che accorteli le genti del
Duca y fenici uergogna tutte in un tempo
pafjarono alla parte dHuuiety dandogli nel-
le mani l*artiglieria y & ogrìaltra forte di
monitwne .fi chel Duca non potè in modo al
cimo rimediarui y an^ poco tempo dopo fu
anch'egli fatto prigione 3 ma però in brieue
rilavato dall' Huuiet ; il qualglifece inten-
dere y che fé uoleua efferconlui a liberar la
patria, lo tratterebbe molto bene> hauendo-
lo
lo fempre tenuto da padre : & douepur uo-
leffe ritornar alla l\eina y cifera in(uà liber-
ta difarlo : ma che lopregaua y che non no-
iej]e mancare di dire a fua Maefldj che quel
le arme non erano contro a lei > ma contro a
glijlranieri y &per mantenere nella prima
libertà ilpaefe, &• la patria fua.Tiacque al
Duca di ritornarci:& molti altri ritornaro
no con luiy lanciando pero ogni lor monitio-
ne diguerra y e tutta l'artiglieria,& la maggior parte delle genti , che uolfero rimanere
con l' Huuiet . // quale non molto dapoi co-
minciò a marchiare con un corpo di quattro
in cinque mila fanti uerfo Londra , con in-
tcatione dihauere in effa cofi gran parte
,
che nò gli haueffead ejfer bifogno dinfangai
nar molte corai^e y alt/ arme y tenendoli
per facile l'entrata . Ma y intefo la Bucina la
uenuta di cofui y con tutto ctiellaf trouaffe
difarmata y e con poco rimedio di refifere a
tanfempito y non reftò per ciò y che non mo-
ftraffe il ualorofo y& generofo animo fuo
,
col porre a meglio y che potè y l'arme in ma-no a forfè 500 . huomimy la maggior parte
Jìrameri >& certi pochi delpaefc y& ad al-
G tri
H I S T 2^1 Jttri tanti caualli . e > chiamato dapoi ilpop(h
lo a parlamento , cercò di moflrargh tutte
le ragioni , che la moueuano a pigliare ma-ritoforefliero ,& il Trencipe di Spagna, et
la ficurc^a , che ne nafceua a quel regno 3
facendogli capaci , come non tiera altra for
%a atta a difenderlo dal ]\e di Frà^, il qual
digià sera mfignorito della Scotta, che quel
la del Trencipe di Spagna; & che non era
folamente il parerfuo , ma ancora di tutto
il Configlio d Inghilterra , il qual era flato
quello , che , per falute della libertà di quel
regno , haueua cofi deliberato : della qual
deliberatione s*era contentata, credendofi,
che ciò, chefaceffe il Configlio,nonpotefse ef
fere fé non a fodisfattione di tutti . Ter la
qualcofali pregaua, che, come amoreuoli
dììfeflesfi ,& della patria , uolefsero pren-
der l'armi a difendere fé flcffi ,& la giu-
ftitia infieme con lei contro a rubelli , i quali
fuori di quel debito, che doueuano alla lor
J{eina , e di queWobligo , che fi tiene alla pct
tria , haueuanoprefc l'armi , egtcifiauuici-
nauano per Iettarle quella auttorità, chepo-
co auanti di confenfo loro , & del Configlio
l'era
Perafiata data :& che y come infoienti y&deftderofi di mal fare y non fi fermerebbono
a quefio y ma leuerebbono ad efsi ancora la
robba delle lor cafe y l'honor delle lor donne 3
C^ a molti la aita :aggiungendoy che, quan
do in ciò non uolefserfare il debito loroyfpe-
raua y che Iddio y come quello y che Ihaueux
freferuata in molto maggiorfortune >pari-
mente in quefia non labbandonarebbe.ilpòpoloflette attentamente ad udire la I{eina ;
& y conofeiuto y che la ragioney allegata da
quella y era la pura y& mera uerità y comin
ciò a gridare ; Viua la Iberna y & uiua il
Trencipe di Spagna y offerendoli di buona
uolontà y diperdere le uite loro y e lefacui-tà y difaluare lei y efeflejjì . e cofi piglian-
do arditamente l'arme y fi miferoin punto
per prouederey che l'Huuiet nonpotefse loro
nuocere:& diedero alcun ordineper quella
parte onde egli ucniua .& fra ìaltreproui-
fiord chiufero la porta y oue fipafsa ilponte*
lafciandoui buona guardia digenti : nonpotè
do entrare l'Huuietper altrondeyfé nópafsa
uà il Tamifio y fiumegròfii'filmoy che non fi
può pajfare y fe non con barche. & fimil-
G z mente
H I S T T^I Jtmente pofero guardie in altre parti della cit-
tà , doue giudicarono eterne bifogno . In
quefto me^o Seguendo il uiaggio fuo uerfo
Londra l*Huuiet,giunfe alla portafopradet
ta ;& uedendò di non potere entrare ,propo
fé di andar a pacare disopra Londra intorno
XII . miglia ,& tentare da un altra par-
te della città , fé potejfe entrare : & paca-
to jgiunfe alla porta della terra , uerfo Vafmejtro, con alcunepoche dellefuegenti . Fa
ceua infiamma con cortejì parole,che uoleffe-
ro aprirgli, dimoftrando loro , che doueano
farlo, efjcndo egli de fuoi,& che era in quel
luogo per mantenere la libertà di quel re-
gno,& difenderlo da forejlieri;acciò che non
fuffepoflo in perpetua feruitù ; come auue-
rebbe ,fe lo lafciauano capitar in manod' ef
fi . ma per tutto ciò ogni fua ragione riufcì
uana : percioche trouandofi a quella pò rta
una guardia fedeliss. alla Fucina, glifu rijpo
fio, che douejfe dimandar perdono alla Buci-
na: ch'altraméte ne con genti,nefolo era per
entrar in Londra-Colendo ejfi perferuigio di
fua Maeflà uiuer, & morire , fi come debi-
tamente deueano fare tutti ifedeli uajfalli
uerfo
'L'IJiGHILTEP,^.5 i
utrfo il lor %e . Intanto , chel detto Huuietera uenuto alla porta conpoca genteperpròcurar l ' entrata 3 haueua lafciato intorno aLondra in una prateria tutta la fua gente .
ma in queflo me^o il Conte diTembruc, co-
nofeiuta foccafìone, ufiifuor £un altraporta , con cauallcria , & fanteria , & andòad inueflire ualorofamente quelle genti ; le
quali efsendofen^a capo/i disfecerofacilméte; reflàdone alcuni morti, moltiferiti, et in
finiti prigioni. Era alla guardia di fuoridella porta, douefi condujfe l'Huuiet , Corti
né con caualleria ;& haueua ordine , di nonlafcia raccofiar i nimici ; et che,fé cercaua-no di approffxmarfi , douejfe combattere,
maeffo , oper non hauere alcuna ejperien-
^a nelle cofe della guerra , o pur conofeen-
do ejfer meglio la/ciarlo pajfare , poi elice-
rà con poca compagnia , lo lafsofcorrere in
fino alla portafenica dargli moleflia,o cerca
re d'impedirlo, onde tra molti nacque opi-
nione, che tra loro fuffe intelligenza , &decordo ; & ne flettepregione con perico-lo della uita , infin tanto , che r Huuiet alla
mortefua giuftificò , che queflo gentil'huo^
G $ mo
H I S T ^ I jt
mo non era in alcuna colpa . Ritornando al
ragionamento primo , dico , che hauendo il
Conte di Tembruc disfatte legenti dell'Hu-uiet , chefé neftaua in quel tempo alla por-
ta , &fentendo Cortine lafuga d'effe , gri-
dxndoammala ,ammala , diede dentro
indetto Huuiet ,& nelle (uè genti, &conpoca uccifionc prefe lui , & la maggior
parte de fuoi; non hauend'egli tempo ne di
faluarfe, ne di dare oleumforte difoccorfo
afuoifaldati . cofifu condotto in Torre . E-ra fiata la I{eina molto ejfortata , che do-
uesfe per fua maggior ficure^a ritirar-
fi in Torre ,& non appettar in quel luogo la
uenuta dell' Huuiet : ma effa con animo in-
flitto ricusò fempre d'acconfentire a tanta
uiltà :&fu bene : percioche in un tempofi
fece conofeere pergenerofa,& leuò laflra-
da d'inuilire il popolo, come hauerebbefat-
to, s'ella fifuffe dipartita . Fermoffi adun-
que con animo fianco& uirile, hauendo in-
torno 5 co . huomini ben armati , con grof-
fe prouifioni per difenderfi , facendo bifo-
gno : an^i faceua inflan^a di uoler andare
mperfona a combatter con lHuuiet > fé le
fojfe
D 9 IT{GHI LTEB^<A . 51foffe flato conceffo . Vedeuanfi dalle fine -
ftre del palalo della fucina le genti , che
tUuuiet haueua lanciate nelle praterie : &andandouifua Maeflàper uederle , uigiun-
[e intempo y che Tembruc le combatteua:
laquale, effendo uicina un Uro ctarchibufo ,
uidàe chiaramente il ualore de fiuoifioldati
,
& la uendetta de fuoi nimici , con la uitto-
ria di Tembruc. etnonpoteua fieguirne al-
trofine perfina Macflà,poi che ifaldati era-
no condotti da cofi buon capitano,et cóbatte
nanoper ilgiufto >& contragli nimici della
fede catolica . di cheprefefua Maefld quella
contenterà , che può ogn uno imaginar-
fi; e trouandofi libera da cofigrane pericolo3
refe gratta a Dio di cotanta tintoria . Tro-
uauafi 3 come è detto di [opra ^prigione il
- Duca di Suffolch,& lHuuiet,con alcuni al
tri principali del regno : onde uolendo il
Configlio ueder quello, che Lgiuflitiade~
terminauadi loro , cominciarono a procefi-
farli : & in pochi giorni fiententiarono a
morte il Duca , &fu decapitato . Ts[elpro-
ceffar l'Huuietparue , cheglifuffè datojpe*
ran^a di fialuargli la uita , ogni uolta che
C 4 confejfafse
H I S T lil ^confeffaffc tutti i cófapeuoli della congiura ;
ond'egli, o fuffe per odioparticolare, o per-
chegli fuffefatto dire, confefsò,che Cortine
era confapeuole del tutto,& ch'era ordina-
to , ch'egli piglialeper moglie Elisabetta y
&fìfaceffe J\e.ma diceua ilfalfo,(ì come an
ci) egli alla mortefua confefsò , dicendo, che
tutto quello, che haueua detto, eraflato per
falue^afua , ma non che fuffe cofi in ueri-
tà . 7^0* rimarrò ancora di dire, che uifu-
rono molti , che diceuano , chel cafo di Cor-
tine era flato d'altra maniera, cioè, che, ha
uendoegli hauuto Jperan^a di haucre per
moglie la \eina ,& ueduto dapoi , il nego-
ciò efferfì conchiuf) per il Trcncipe^degna-
to di ciò ,fi uoigeffe afornire , e moflrarfi in
tutto feruitore ad Elifabctta.laqual copi ha
uendo forfè dato qualcheforetto ,fu cagio-
ni difar imprigionare& l'uno , & l'altro.
Seguim del continouo la giuflitia nel pro-
cefsare i rnielli prigioni :& in pochi giorni
ne furono appiccatiper Londra dugento , di
modòji he nòfipotata andarperflrada alai
va ,(!><' nofi haucjfe auantt a gli occhi queir
-
borrendo Jpettacolo d' huomini morti . Sa-
rebbe
rebbefi proceduto a maggior uccisone : mala Bucina di ogni crudeltà lontana, e tutta be
nigna y& pietosa,fermò la rigorosa efjecu-
tion della giuflitia ;& di tutti quelli y ele-
vano rejiati y ad alcuni dono la libertà y&parte nella prigione ritenne, il muoui-
mento del Duca di Suffolcb, & la nuoua
proclamatone della figliuola Fucina > fu ca
gioney che quella pouerafignora infieme col
marito y quantunque non confapeuoli di ciò*
fujfero dalla giujlitia condannati a mor-
te . a quali forfè farebbe fiato perdona-
to ilprimo errore y fi come la clementiffima
l\eina mofiraua già hauerc deliberato,
pronunciata quefiafenteni^a y fu mandato
un teologo , ualenf buomo yperche haucfse
cura di perfuadere la Gianna y& trarla di
queW errore y nelquale era uiuuta infino al-
Ihora y acciochey morendo il corpo y nonper-
defse l
y
anima . ^Indò il teologo a uifitarla,
& doppo alcuneparole di cerimonia y inco-
minciò a uoler efsequire quanto gli era fia-
to impofio . ondefsa y afcoltatolo afsai y gli
rifpofc y che troppo haueua indugiato a far
cotal ufficio>e che no uera tempo a baftà^
* di
H I S T 1^1 Udi poter attendere a tante cofe ? Ver lecjaai
faroky credendofi il buon huomo di poter
con un poco di tempo ridurre quefla Si -
gnora alla ucra flrada , parendogli hauerla
trouata con buona difyofitioncyfe riandò a
trouar la l\ema ; & narrando la riftofla
d'efsa Gianna^ lafupplicb a uolerleprolun-
gar alquanto la uita ; accioebe hauefse tem-
po di conuertirla . ilche gli fu concefso da
fua Maeflà 3facendole allargare tregiorni
di termine . andòfsene il teologo a trottare
nuouamente Giannay& le difse> che a fine 3
eh*ella hauefse tempo di poter ammendarli
de fuoi erroriy la bontà della fucinagli haue
uà fatto gratia diprolùgarle tregiorni la ui
ta :& che la pregaua a uolere in quel tem-
po attendere alla fallite dell ' anima fua :
confortandola a ciò con tutte quelle buone
ragioni y che la fua molta bontà da molta
dottrina a ccompagnata gli dettaua . lS[on-
dimeno ella fempre dimojlrò poco appre^*%are l'offerta y dicendogli y che quantunque
ella hauefse detto quelle parole , non era pe-
rò flato con intentione y cliefso lo doucfse ri-
ferire alla Bucina: an 1^ che mentre non Ma-netta
D'I^GHILTE^^. 54Ueua ueduto , haueua di modo abbandonate
le cofe del mondo 3 che nonpenfaua punto al
timor della morte: ma che sera preparata,
di riceuerla patientemente di quella ma -
niera3chepiùfofsepiaciuto alla l\eina :Sog-
giungendo essere ben nero 3 che alla carne ,
come cofa mortale s doleua 3 ma che l'anima,
fua nejlauagioiofay douendo partire da co-
fi fatte tenebre3 perfalire ad una eterna lu-
ce yfi come efsajperauaper la femplice mi-
fericordia di Dio . Era quefla Signora di
molte buone lettere dotata sfigreche 3 come
latine , & nelle cofe della facra fcrittura
fcientiata molto : eperciò con tutta la gran
diligemmo, , che ufafse il teologo 3 fu molto
difficile il perfuaderle alcuna cofa buona 9
auenga che efso con buon Tglo ,& uera ca-
rità i non tabbandonafsegiamaifin alpun-
to della morte : inanyi laquale 3 hauendo
coftei per bene di dar conto al mondo della
fua proclamatione >&come tutto eraflato
fattofew^afuo confentimento*& fen%afux
uoglia yfece in quefla forma lafeguente di~
chiaratione .
fAnchora che la mia colpa fìa tale f
che
H I S T B^I ^che yfen^a clemenza della Brinci y non pof-
fa ottenere perdono y ne dimandar re-
minone alcuna > hauendo prediate orec-
chie a quelli , che in quel tempo > non fb-
lamente da me , ma dalla maggiorparte di
quefio regno y faui erano riputati 3& bora
con fuo y& mio gran danno y & uergogna
s hanno fatto conofeere tutto il contrario 3
col uolermi donare quello y che non era fuo 3
ne a me conueniua di accettarlo . la onde mi
uergogno a chiedere di un tanto delitto per-
dono.ma cofi come bora confefso l * ignoran-
ya mia 3 che mi conduce a tal fine y fé la
gran mifericordia di fua Maeflà non ui sin
tramette : cofìfpero y che ,fe ben la mia col-
pa ègrande y almeno farà conofeiuta non ef
ftr in tutto cagionata da me : percioche an-
cora che io prendeffì fopra dime quello 3 di
che non era degna y non fipotrà giamai dire
ch'io lo ricercaffiyne che di ciò mi con tcntaf-
fi . & che fia uero yhauendomi la Duchefi-fa di lS{otomberlano promefso nelle mie no^^e con fuo figliuolo , eh* ella fi contentereb-
be, ci) io tteffì in cafa con mia madre ; intcn*
dendopoij che publicamente fi diceua , che
non
non tra più (peran^a nella uita del I{e ; e di-
cendole ciò il Ducafuo marito > il eguale me-
defimamentefu il primo , che a ine lo dicef-
fé: mi commi/è 3 df io non doucfjì ujar più
di caftfua Soggiungendomi , che, quando a
Dio piacefse chiamare alla fua mifericordia
il I{e j il che farebbeflato prejio y ch'era ne-
ceffario y eli io me n andasjìfubito in Torre ,
hauendomifatta heredefua Maefld del re-
gno . Le quaiparoley dettemi cofi alla fpro-
uifla y certo commojferograndemente l'ani-
mo mio 3 e mi fecero flupire 3& anco dapoi
mi aggrauarono molto . e con tutto ciò atten
dendouipoco >&facondone poco conto, non
reflaua d'andare a mia madre . ma la Du-
cheffa , adiratafi& con lei >& con meco, le
difse, cheféfi rifolueua a tener mescila mede
fintamente terrebbe apprejfo di fé il mio marito ; al quale anderei dapoi in ogni modo, et
perciò non uolend "io difubidirla ,per tre ,
quattro giorni me ne reflaiin cafa , mfinatanto 3 eh' io ottenni licen^ di andar a Cel-
foypalai^o del Buca di K^otomberlano . do
uè poco dapoi effendomi amalata 3per la Si-
gnora Sedinej mia cognata,&figliuola del
Duca
Duca di TSlotomberlano , il Configlio mi madò a chiamare
$ facendomi intendere , che
quella ftefsa notte doucffi andare a Sion, luo
go del Duca di Sommersero , per riceuer
quello , che mi era ordinato dal B^e : nel
qual luogo , allagiunta noftra , non trouam
mo perfona alcuna , ma ui uenner poco da-
poi , il Duca di TS[otomberlano , il Marche-
fé di K(oranton , il Conte d^Arondel , il Con
te di Vininton ,& il Conte di Tembruc : da
quali fui afsai trattenuta, auanti che mi di-
cejfero la morte del I{e; & maffimamente
adii detti Vininton ,& Tembruc ; i quali,
facendomi riueren^ infolite, ne conuenienti
allofiato mio , inginocchiandofi in terra, mi
faceuano cflremamente uergognare . *Alla
fine fecero uenire douera io , mia madre, la
Ducheffa di J^otomberlano , &la Mar-chefa di TS[orantun . il Duca di TSlotomber-
lano , come prefidente del Configlio, manife
fio la morte del 1\e , dimofirando, quanta ca
gione haueuano di rallegrarli tutti della buo
na ,& uirtuofa uita, ctieglihauca menata,
& per /'ottima morte , che haueua fatto ;
mofirando di confortarefé [ìefso,& i circon
fianti,
flauti , che nel fine della ulta fua hauefsc
hauutofigran cura delfuo regnoycópregare
noflro Signor Dioy che loguardafse daliopi
nione contraria alla fua >& che lo liberale
dalle fue non buone forelle Regnando il me-
defìmo Duca, che la detta Maeftd haueuct
ben considerato uri atto di parlamento j nel
quale fugià deliberato , che qualunque uo-
leffe riconofere Maria , ouer Elifabetta fo-
relle y per heredi della Corona yfuf]i tenuto
traditore > emendo Hata Maria difubidicnte
al He Hcnncofuopadrey& anco afe mede-
fima y & principalmente nimica capital
della parola di Dio y& ambedue baflarde :
& che per ciò egli non uolle mai intendere ,
che fuffero fue heredi ; ma uolle in ogni mo-do diferedarle ; &per ciò y innanzi la mor-
tefua y hauea commandato al Confìglby&conflrettoloy per thonor y che doueuano et
lui y per lamor 3 cheportauano al regnoy&per la carità 3 che fi dee alla patria y che do-
uejfer ubidire alla fua uolontà y &far ch'el
la haueffe effetto aggiungendo di più effo
Duca y ci) io era la herede nominata da fuct
Maeftd ,& che le mieforelle mi haueano et
fucceden
H I S T 1^1 jt
fuccedere 3 incafo ch'io fusfi mancata fen~
ya figliuoli > nati di me legitimamente . al-
le quai parole tutti qué Signori del Confi-
glio s'inginocchiarono > dicendo^ che mi ren-
deuano queWhonore ,che mi fi conueniua,
ejfendo della linea retta ;& che in ogni mo-
do uoleuano ojferuare quello y che haueuano
promeffo y con animo di fyargerc per ciò il
[angue j& diperder leproprie uitc . Onde
io y hauendo intefo queflo , quanto reftajji
fuori di me,& iftupida , Uffero farne fede
a quelli y chefi ritrouarono prcfenti squali
mi uidero cadere in terra piangendo , &grauemente dolermi . et , dimoflrata U mia
infofficien'^a a qué Signori > mi dolfi con ef-
fi della morte di cofi nobil Trcncipc,& in-
fine mi riuolfi a Dio , pregandolo 2 che ,fe
quello s che mi ueniua donato> era mio dirit-
tamente j mi uoleffe far gratia 3 eh* io po-
teffigoutrnarlo in fuo feruigio y & utilità
di queflo regno. Il feguente giorno y come
cgniunfa yfui condotta in Torre :& poco
dapoi da Milordoygran teforiero , mi furo-
no date legioie; con le quali miportò ancoUcorona , fen^a chepur gli fuffe dimandata
in
in nome mio\,e uoleua, ch'io mela poneffi
in capo, perfarprona , fé mi fìaua bene . il
che rifiutando , egli mi diffe y che uè ne fa-
rebbe anco una per incoronare il mio man-to. le quaiparole iofenti con miogran difyia,
cere : e doppo la partita di detto Milordyfui
e. i mio marito , e di ciò ragionai con ejfo
tatuo, che lo riduffì ad acconfentire ,che 3
segh douca effere fatto I{e > farebbe fatto
per me> e per ma del Variamento . Mandai
dapoi a chiamare il Conte tf^Arondely& il
Conte di Tembrucy e diffi loro > che, quando
la corona uenifse a me 3 io mi rifolueua a
non uolerfare mio marito I{e >nelo confin-
erei mai : ma che mi contentaua di farlo
Duca, il che efsendo riferto afua madre y
fi adiro con meco oltra modo y eperfuafe fuo
figliuolo,che non dormifsepiu meco : il quale
tubidi y affermandomi , ci) egli non uoleua
efser Duca ,mal{e . Ond'io fapendo y che
la mattina feguente per commiffione della
madrefé ne doueua andare a Sion >fui sfor-
mata y come donna y & amoreuole di mio
marito 3 mandare a lui il Conte d' .Aron-
dei j& il Conte di Tembruc 3 accio che ope-
H raffero
H I S T 1^1 Jt
vosero che uenifse ame , comefecero. <& co
fi dal Duca ,& dal Configlio fui inganna*
ta ,&da mio marito ,eda fua madre inai
trattata, oltre a ciò, fi corneefama, il Gat 1
^ha confefiato , eh'eglifu ilfrimo apromo-
nere al }{e , di farmi fua herede . nel refio,
io nonfio quello chCl Configlio haucfse de-
terminato difare j ma fio ben io di certo, che
due uolte fono fiata auelenata , la prima in
cafia della Duchefsa di l<[otomberlano ,&l'altra qui in Torre . Venuto ilgiorno della
fua morte,& di quella del manto, egli,che,
prima che morigero,defideraua darlegli uUtimi baci , &gli ultimi abbracciamenti , la
fecepregare , chefi contentale , ch'egli a?u
dajfe a uederla. et ella fece rifpondergli,che9
fé la uifia loro hauejje a dar conforto al-
le loro anime, molto uolentieri fi conten-
terebbe di uederlo; ma che , douendo la lor
uifia accrefiere ad amendue miferia y& ap
portar maggior dolore, meglio era fcr alibo
ra rimettere quell'atto ,poi che in breue fi
haueuano a uedere in altra parte>& iti-
nere dy
indiffolubil nodo perpetuamente
congiunti . Ìfell[ ordinatogiorno al marita
fu
fnpublicamente rao^o il capo. per lei fu
preparata in Torre la manara .-alla quale
innanzi chefujfe condotta,fu ricercata dai
gouernatore dfcforre> a lafciargli alcuna
memoria di lei , a ciòfùngendolo la molta
ajfettione , che le portaua .& efjà ,fattofi
dareunpiccol libretto ,ui fcrijfe fopra tre
fenten^e , una greca , unx latina ,& una
Inglefe, lequali erano in qucftafoftan^a. la
greca era tale.La morte darà la perù al mio
corpo delfallo,ma la mia anima giuflificarà
inanimi al colpetto di Dio la innocenza mia.
La latina diceua , Se la giuflitia ha luogo
nel mio corpo . I*anima mia Ihauerà nella
mifericordia di Dio . Vinglefe . il fallo e de-
gno di morte , ma il modo della mia igno-
ranza doueua meritar pietà ,&efcufatio-
ne apprejfo il mondo , & alle leggi . Con-
dotta poi , doue doueua finire la ulta }&giunta a piedi del tribunale , uolfefi a quel-
legenti , ch'erano preCenti ,& tutti fallito 3
pregando ogniuno conpietofo ,& nobile a-
fyetto a uoler credere che lafua morte na-
fceua dalla fua innocenza :& prefo per la
mano il teologo, il quale , ancor che non ha-
ll z uejfe
H I S T \I ^uefsc potuto farfrutto alcuno , non Vhaue-
uà giamai abbandonata , l'abbracciò , di-
cendogli , andate, che noflro Signore Dio ut
contenti d'ogni uofiro defìderio : efiatefem-
ore infinitamente ringratiato della compa-
gnia , che m hauete fatta ; auenga che da
quellafiafiata molto più noiata,che bora no
mifpauenta la morte . Etfalita fopra il tri-
bunale, e dafeftefsafcwltifi i capelli, gittan
dofeli mancagli occhi, etpofla la teftafit-
to il ceppo , dal giufli^iero , con molta com-
pajjìone de riguardanti , le fu leuata dal
bufio • Erafi in quefto tempo già ftabilito il
matrimonio della l{eina col Trencipe : il-
quale a XIX . di Luglio , l'anno 1554.comparfe in uifta d'Inghilterra , al porto
£intona , efsendo appunto l'anno , che la
F^eina era fiata proclamata . L'armata 3
che hatieua confecofua Maefià, erano al nu
mero di ottanta naui grofse ,& quaranta
carauelle , cioè uafselli di minor grande 1^*^a . uè ri erano dapoi diciotto della Bucina ,
& altrettante di Fiandra, lequali eranofla
tefempre a cofia,afficurando il camino. Er-
rano al detto porto d intona in efsere, per
andar
D'IOGHI LTEW^A. 59andar a riceuere fua ^Altc^ay ifottofcritti
SignoriyMilord TaggetoyCóte di Battolate,
Milord Triuifel > Conte di Blondel , Milord
Tonfguatirjlgrà tcforiero. tutti queflifono
del Conjìglio,et hanno l'ordine della Garatie
ra.c di più rierano Milord StrangeryMilord
Matrauerfo , Milord Vejiin y fatti gentil-
huomini della bocca di fua ^AlteT^a : il
Marchefe de las 'h{aos y^Ambafciatore di
fua ^Altei^a > infieme co predetti Signori x
efsendo flati inaiati ad intona dalla Fati-
na y perche andafser ad incontrarefua *Al-
te'iga . la mattina a X X .del mefé > che fu
il Giouedì y montarono fopra una nane co-
perta di tela nera et biancasguarnita di den
tro di tapetijiniffimiy co unfeggio coperto di
broccato-^ condotti da io.huomini,che uo
gauanoyiiefliti di ucrdey& di bianco, imprc
fa della Bucina y fériandarono a trouar il
Trencipe , accompagnati da diete altri na-
ni, coperte tutte dipanili ra^i; le quali ha*
ueua fatto metter inorarne il gran Ciam-
berlanoy come maggiordomo difua ^Alte^
<%a , datogli per tal ufficio . Queftiigiunti
all'armata ,s apprefentarono al Trencipe,
H $ dal
H I S T Itf *A
tta/ qual furono accolti allegramente ; &fatte le debite riuereni^e, et efpoflogli quàto
haueuano in commijfwne dalla Iberna? imi-
tarono fisa <Xlte'2ga nella naue ; ilqual en-
tratoti, infieme edl Duca tfiAlua > Mag-giordomo maggior > il Signor J{uigome^
deSilua y primo camerier maggior > il Si-
gnor Don .Antonio di Toledo,primo canal-
lieri'Tgp maggior>& il Signor Don Vedrò
Lopesj Maggiordomo ,fe ne uennc ad ^in-
tona. Arriuati alla fcala del molo yfmon-
tarono in terra : douefegli fecero incontra
infiniti altri Signori >& gentiluomini di
quel regno -^aiutando fua ^Lltei^a con lm
miliffime riuercn^ :&fuparata tutta la
artiglieria di quel luogo :& quiui da mcf-
fer Antonio Bruno , fatto cauallieriigo di
fuaMaefld ., le fu prefentata una cbinea
learda sguarnita con fornimento di uelluto
crcmefino , riccamato d'oro ,& di perle 3
con la gualdrappa parimente di uelluto
cremejìno > col mcdefmo riccamo doro,&diperle , neramente ricchi\frmo,& belliffi-
fttp . Montato a cauallo , andò alla cbiefa :
0> ,fitte lefue oratloni yfu condotto ad im
palalo,
b*n$GHiLr£i{n^i. 60falaigo > che haueuano fatto mettere ad
ordine di belliffimi ra^i difeta y&d' oro.
ls[ellafua camera haucua miparamento di
damafco cremejìno& bianco , con fiori d'o •
ro y tejjuti denaro y& quefte parole > Henri*
cusDeigratia ,Angliay Francia ,& ibet-
7ii<zI{eXy defenfor jidei y & caput fupre-
mumEcclefix anglicana .con un baldac-
chino nella camera y di uelluto cremejìno
,
riccamato d'oro y& di perle . L'habito di
fua .Altera era tale. Calte difeta bereti-
siayco' calcioni di uelluto 3 riccamati d'ar-
gento, & giuppoue infoggia di collctto,ric-
camatojlmilmente , &fopra una rubbetta
di uelluto nero femplice ; una berretta paf-
fata con certe picciole catene d'oro , con un
foco di piuma dentro ; al collo una catena
d'oro conclamanti dentro 3 non moltogran-
di y con l'ordine dellx Garattiera alla gam-ba y che quefii Signorigli haueuano preferì-
tata in nome della Bucina , la quale era or-
nata di moki diamanti di gran ualuta .
Smontato alpalalo , nonfi uidde altroper
quel giorno ; ma fi fette dapoi a uedere
sbancare infiniti Signori Spagnuoli y che
U 4 Mefiti
H I S T li I Uuefliti garbatijfimamente, ueniuano a loro
alloggiamenti, lafera fi fecero fuochi affai 3
tirojji di molta artiglieria y& furori pofte
fu la muraglia infinite bandiere . llfeguen-
tegiornoyebefu il Venerdìyfua <Alte7ga an
dò alla meffa 3 accompagnata da molti Si-
gnori del regno , a qualifi moflrògrato 3&gentile . uero è > che fu notato d ' alterez-
za y non hauendo mai leuata la berretta a
perfona . il fabbato andò parimente alla
meffa , con una pioggia crudele .& quefto
giorno il Vefcouo di Vincefire uenne afargli
riueren^a ^accompagnato da cinquanta fei
gentilhuomini , tutti con le catene doro al
collo 3& uefliti di uelluto nero , con unpaf-famaci fioro intorno ±et cento altri Signori
uefiiti dipanno nero , col paffaman d' oro 9
& nella manica manca Hmprefa fua : il-
quale entratofolo nella camera del Trenci-
pe 3 non fi uide altra cerimonia . Quefto
giorno l' Eccellenza della Duchefsa d\Al-
ua sbarcò con le medefime naui della l{ei-
na , accompagnata da quaranta gentilhuo-
mini: et comefu in terra 3fu portatafopra
unafedia di uelluto nero da quattro de fuoi
gentilhuomini .
D'iJìGHILTEBJt^- <?l
gentilhuomini . La Dominica mattina 9
kauendofua .Attenga eredito alla Bucina il
Signor l\uìgome\ > con unprefente di gioie3
chepafsauala ualutadi centomila ducati 3
egli fé n andò a mefsa, ueftito mede[ima-
mente$ et tornato a cafa,mangio inpublico,
feruito da gli ufficiali , che glihaueua dati
la Reina , con malafatisfattione degli Spa-
gnuoli : i quali , dubitando che la cofa non
andane a lungo, mormorauano ajfai tra di
loro . In quefto tempofi uedeuano continua-
mente molti Signori del regno , che ueniua-
no alla corte, accompagnati chi da dugento,
et chi da trecento caualli . // Lunedi mat-
tina , con una pioggia, et con un uento cru-
dele , cominciarono a incaminar robe, et ba
gaglie , uerfo la corte della Bucina , cheftaua
a VinceHre , terra murata, et lontana da
^Intona diece miglia.Quefla mattina fteffx
giunfe il Conte di Tembruc ,con 250. ca-
nulli :fra quali erano ottàta gentilhuomini,
uefliti di uelluto nero , con quattro cordelle
d'oro, chefaceuano lifla ; et una groffa ca-
tena doro al collo .gli altri erano uefliti di
panno , con le medefme cordelle d* oro ,<&
Fimprefe
H I S T F^I jL
Fimprefè riccamata nella manica . defina^
to che bebbefua ^Altc^a diede fi alla trom-
ba, et sincaminarono cento arcieri a caual-
lo 3 con archi y e turcaffi ; uefiiti di panno
giallo > lifiati di uelluto roffo 3 co' cordoni di
feta bianca 3& ruffa > che fono i colori del
Trencipe ;& di mano in mano sinuiauano
cavallifenica ordine , che arriuauano al nu-
mero di quattromila. Venuta thora chefu*
lAlteT^a uoleua montar a caualloy da mef-
fer .Antonio Bruno le furono apprefentate
diece chinee y in nome della \eina ; le quali
eranoguarnite co" finimenti di uelluto nero,-
& con chiodi dorati y& parimente con bri-
glie dorate . fua ^iltc^afalifopra una di
effe. V altrefurono disenfiate a principa^
li Signori y per eamicarfiele infino alla cor-
te, il Trencipe crafopra una chinea learda^
co* finimenti{empiici di uelluto nero-.et per-
chepioueua forte, haueua unfeltro roffo at-
torno >& in capo un capello d'ormefino ne-
ro . allontanatici d'intona due miglia 3
giunfe ungentilhuomo inpofla y&y appre*
jentato al Trencipe y in nome della Bucina,
unpicciolo annellojbpregò> cheper lo mal
tempv
tempo,che era, non doueffe andarpiù aitan-
ti, per le qual parole fua ^éhe^a fi fer-
mò . & fi conobbe di certo, ci/ egli hebbe
qualche temenza ; &fecefubito chiamar il
Buca £*Alua,& il luogotenente d^Amon,
lAmbafcktor dell'imperatore , & comin-
ciarono a parlar infame, quando un Signor
Jnglefe , accortofi di ciò yfifece innanzi ,&àiffe in Frangefé. Sire, la noftra Eterna amatanto ViAltei^a uoflra, ch'ella no uorrebbe
che pigliale difagwdi caminarper tempi
cojitrifli.allhora fua <Alteiga lafciòilrct
gionamento ,& di nuouo cominciò a mar-
chiar aitanti : doueflette poco a giunger un
gentilhuomo Inglefe a cauallo , chehaueua,
una bacchetta lunga in mano, et diffe al J\e3
in latino , ch'egli haueua ilgommo di quel
paefe , chefua jLltei^a caualcaua ;& che
gli chiedeva licenza difar il fuo ufficio, la
qual concedagli , effo driigò la bacchetta in
alto , caminando innanzi con la berretta in
mano:& ejfendo andato cofiforfi un miglio
tuttauiapiouendo , il Trencipe gli fece in-
trider , che fi coprifje . Giunto apprejfo
Fincefire un miglio , fua MteTga fu in-
contrata
H I S T B^I jtcontraia da due cauallieri'^i corifei paggi
della Rema , ueftiti di drappo d'oro ,& ere-
mejìno , a quarti y[opra frifonigrandi, tut-
ti coperti medejìmamente . *A ila porta era-
no otto primi ufficiali del regno , ueftiti di
toga di fcarlatto 3 lunga infin cC piedi ; con
miaflola di uelluto al colloychefecer riueren
^aafua .Altera,& le giurarono fedeltà .
hntrato dentrofenica altro jìrepito £ arti-
glieria, fu circondato da XII. ftaffieri
della I\eina , uefliti di roffo y con l'imprefa di
effa nelpetto 3 d'oro >• & condotto ad un pa-
lajgo 3 non molto riccamente ornato 3 ne
molto difeoflo da quello della l\eina ;& fu-
bito riuejìito > comparile con calibe &giup-pon bianco , riccamato d'argento 3& una
roba di uelluto nero sguarnita di diamanti;
& andò diritto al Domo : doue trono il Ve-
feouo di Vinceflre 3 che in habito epifcopale 3
accompagnato da molti altri preti, cantan-
do il Te deum > lo riceucttc : & fatte le fue
orationi > tornò alfuo alloggiamento ; dando
ordine alle cerimonie del matrimonio , che
fi doueuafarc ilgiorno di S.Giacomo;et ordì
nandoj che i quattro mila Spagnuoli, uenutt
fu
D'IOGHI LTEW<J. 6$
fuV armata, fen^a toccar terra in quel re-
gno,fuffero condotti in Fiandra , comefuro
no . la qual cofa fece rimaner contenti tutti
quei del regno , come quelli , che mal uolen-
tieri ueggono ftranieri in cafaloro. Sbar-
corono dapoi ottanta gianetti difua Jllte^
%£ , beili quanto puòfar natura ,& intor-
no quattrocento d1
altri Signori particola-
ri ; buffoni , & pa?gi infiniti ; femine da
partitopoche :percioche ìiell'imbarcare,che
fecero , andò un bando, che , pena la Galea,
non fi ne leuajfe alcuna > Venuto il giorno
di San Giacomo, nel qualfi doueua celebra-
re il matrimonio nel Domo di Vtnceflre
,
era inquefìo Domo fabricata una ftrada di
legnami , la quale cominciaua dalla porta
,
&finiua nel coro .fifaliuafci gradi per an
darui: & era larga otto paffa , & lunga
feffanta ; sbarrata da ciafeuna banda; nel
finir della quale era una pialla ,fatta pur
di legnami , di grandezza di 5 o .paffa per
ciafeun lato;& in me^o di effafi uedeua un
falco sbarrato intorno, che afeendeua quat-
trogradi, tutto coperto di faia rojfa , &albaffo di tapeti. era air incontro di queflo
luogo
tì i s r o i^i jtluogo Vaitar grande : & uenuta l'hora di
ueniralla mefja yfua ^iltei^afi parti dal
palalo, accompagnata da 1 oo . alabar-
dieri,ueftiti con lafua liurea, <& dafejfanta
Signori,& cauallieri Spagnuoli , tanto be-
ne y& riccamente uefìiti , quanto l'huomo
poffa imaginarji; ne ui era alcun di loro y
che non hauejfc riccamo d'oro ,& d'argen-
to 3 dì gran ricche'^a 3 oltre che n'erano
molti che haueuano attorno ori battuti 3 &gioie infinite ; ne u'era alcuno di loro > che
non hauejfe almeno dieci o dodici feruito-
ri , ueftiti a brauiffime liureey- delle quali ne
fcieglierò almeno due o tre . Quella del-
l'.Amirante di Caviglia , erano quaranta,
feruitori tutti con cappe di uclluto morello 3
foderate di rafo giallo > con due bande di tele
doro . Quella del Marchefe di Tefcara > era
diXll feruitori confai di uclluto nero con
quattroparamani d'oro y che faceuano li-
fta y co tabarri fregiati di uelluto , co'me-
defimiparamani . Quella del Duca dri-tta 3 era di uelluto turchino , con bande del
medefimo 3 co' filetti di rafo incarnato 3 &bianco > da ogni banda dellafafcit. Quella
del
D'IOGHI LTEFJ^lA. <J4del Duca di Medina era gialla , bianca >&nera ; ilpanno giallo , le bande uelluto ad
onde y con certi frangioni dijeta bianca , che
faceuano una bellijjima moflra ;& erano
intorno a quaranta . ^Accòpagnata fua jll
tezga da quefta coft honorata compagnia di
cauallieri^et da molti Signori lnglefì,benìf-
fimo adornati,fé ne uennealla cinefa >eh*era
quafi me^ogiorno ; &falito fopra ilpalco,
fé riandò infino al fine ;& peruenuto alla
pianga delpalco ,uitrouo duo baldacbini ,
uno a man defra >per la Maefa della l{ci-
na 3 con un altare nel me^o , Faltro alla fi-
niftra > perfua ^Altc^^a, con un altarepa-
rimente nel mc^Oy& una fede regale; nella
quale fua jLltcT^a fipofè afedere , tenen-
dogli compagnia tutti gli Jtmbafciatori 3
ciafcunfecondo ilgradofio , che erano qm-
fti , il luogotenente d! ^Amonper l'impera-
dorè. Don Tietro Lajfo per lo I{e de Im-mani, Don Hernando di Gambea3per lo I{e
di Boemia 3 il Signor Giouannidi eafa Mi-*
cheli perla Signoria di Venetia, ilVejco^
uo di Cortona per il Signor Duca di Fioren-
za.& u erano ancora alcuni altri cauallie^
ri
H 1 S T B^I ^ryì Inglefi ,& Ijpagnuoli . Tyow molto da-
poii3comparue la \eina per lo medefimo
palco y la quale fé ne ueniua accompagnata
fuperbijfimamente da tutti i Signori del
regno y ben ornati di uefiimenti yconori &gioie :&giunta al baldachino ordinato per
leiy entrata fitto y fubito cominciò ad o-
rare . Intanto il Vefcouo di Vincefire , ef-
fendofi uefiito pontificalmente > con cin-
que altri Vefcoui comparue a quel pal-
co eminente , eh' era nella pia'iga delpal-
eogrande,&fahtoui [opra co detti Vefco-
ui > feguirono il B^e dapoi y & la Bucina >
& tutti i perfonaggiy che per lo lmpera-
dore fi trouauano a quefto matrimonio
,
chefuronoy il luogotenente d'A money ^Lmbafeiatore ordinario in quel regno ; Mori-
fur di Corieres 3 Monfur d ' ^Agamont ; per
la J\ema Milord Fifuater y & Milord Tri-
uifel : i quali erano andati ^Ambafciatori in
Ifpagna y per la confermatione de ' capito-
li; entrando ancora indetto palco il gran
Ciamberlan della I{eina ; huomo attempa-
toy& di molta auttorità . tuttigli altri ca-
uallieriy & Signori reftarono fuori di quel
luogo y
D % IT^GHI LTEBJt^A . 65luogo . Stana nella più alta parte il Re , la
Iberna 3& il Vefcouo di Vinceftre : & pri-
ma che fi ucnifje a cerimonie o di fatti , o di
parole y fi apprefentò al ]\e il Reggente Fi
garoa , con unprimlegio difua Maeflà Cefa
rea y per lo quale daua a detto I{e il titolo di
I{e di 'ls(apoli 3 con ognifua pretenfione y pri
uandofe dìogni forte di dominio > cofi publi-
coy come priuato; & liberamente rinoncian
dolo . il qualpriuilegio fu letto dal detto Vefcouo y e dapoi con parole Inglcji dichiara-
to al popolo . Et finito chebbe 3 foggiunfe y
che emendo fiatofin allhora contratto matti
montofra quei due Bufolo conparole di mcn
te yfi come eranogià pajfatii capitoli > per
mano difua Maefià Ce/area : i quali tenen-
do in mani gli mofirò y & lejfe in Inglefe ,
& uoltatofi al l{egli difj'e , che di nuouo uo-
lefje con firn bocca confermare i detti capito
li ; il che egli fece . uoltojfi dapoi alla Reina :
la quale anetieffa confermo quanto ella y &il Configlio haueuano promejfo . Et finito
quefto atto y il Vefcouo diffe che il l\e y& la
\eiyia s erano ritrouati in quel luogo per co
chiudere il matrimonio : & perche era ne-
1 cejjario
H I S T J^I J[
ceffario , che i matrimoni fusero liberi , &fenica impedimenti , egli faceua intender a
tutti , che, fé u era alcuno, che fapejfe chél
detto matrimonio non fi poteffe effequire
,
per qualche njpetto o di parentela , o di
pretensione , che ui hauefse alcuno , operai
tra cagione, fi facefse auanti, chefarebbe u-
dito amoreuolijfimamcnte. alle quai parole,
fi [enti gridare ogniperfona, fiat fiat , nul-
lus eft . ^iWoora il detto Vefcouofi uolfe al
J{e , & diffe , Thilippe uis habereMariamin uxorem ,& illam cuflodire,& amare in
omnem euentum paupertatis , aut maioris
flatus ,& profpertf ualetudinis , aut aliquo
morbo affetta , & renunciare cómercium
aliarum mulierum , dando in potèfate fua
corpus& omne regnum tuumta che rijpojè
il l{e di fi,& che in fegno di fede gli dauà
quello , pigliando impugno di monete d oro
& et argento , che gli porfé il Signor I{uigo
me^,& ponendole fopra un mefsale aper-
to , che teneua in mano uno di que Vcfcoui .
riuolto il Vefcouo alla J\eina le difsc,Mana
vis habere Vhilippum in maritum yfegui n
do come di fopra . la qual accettò , dicendo
di
b^ll^GHILTEBJt^- 66dìfi;&pigliando quei danari , che haueua
pofto il B^e fui meffale 3 li pofe in una borfa 3
& li diede a quella dama , che le portaua
loftraffino.aUhora il \e gli prefento gli anel
li : i quali benedetti che furono dal Vefco-
uo > prefe la J\eina ,&, tenendole il gran
Ciamberlano la mano > lafyosò .fatto ciò, il
Re y la Bucina , &gli ^Ambafciaton col mc~
defimo ordineych*erano uenuti in quel luogo3
fé riandarono all'aitargrande y et pofto ciaf
cun di loro fotto un baldachino di broccato
doro yilRe alla finifra y &la Bucina alla
deftra dell'altare ,fi cominciò la mefsa 3 can
tata da' l Vefcouo diVinceftre y & fruita
dagli altri cinque y i quali erano il Vefcouo
di Ciftù y quel di Lincon 3 Salusberi , Elh 3
& yfe nonni inganno y il Vefcouo Durati.
& nel porger la pace y il Re fi leuò dal fno
luogOy&andò a trouar la Reinay&le diede
la pace con un bacio : che cofi dicono cfser il
cofumé : dapoi 3 communicatojì il fteerdo-
te y fattofi a piedi dell' altare y quattro a-
raldi y ueftiti di manti Cimili a quel che ufo.
di portar il I{e 3 uno <f effipublich i titoli del
J\e 3& della Bucina in lingua Latina , nella
I z Fran^fc
H I S T O 1^1 Jt*
Fran^efe y& nella Inglefc y dicendo .Thì~>
lipptis& Maria Dei gratta ^£nglia y Frati
eia y ls{eapolis y Hierufalem ,& Hiberma
JB^ex& Fuegina y {idei dcfenfores, Hijpania-
rum , & Sicilia Trincipcs , ^rchiduces
+Auflri£ y Duies Mediolani y Burgundi^ 3
& Brabantia y Comites <Aufyurgia y Flatt-
ària,& Tirolisy teftibus nobis apud Deum3
annis noflrorum regnorum primo & fé-cundo . Finita chefu la mefsa yportarono al
la F^ina bifcotto& ipocras y & fecondo il
coftume beuue ella& il F^ey et quei principa
li Signori & dame . Voco dapoi ufcitc le lor
Maeftd fotto defuoi baldachini y furono le-
uate fotto un altro di tela dy
oro y portato
dà Signori principali del regno 3& condotti
alpalazzoy tenendo il F^ejempre la Flirta a
man dejira . et erano cojì ucfliti . la Fucina
era uejìita alla Fran^fe y con una robba di
broccato ricciofopra riccioycon iflrafsino lun
go y riecarnata attorno diperlegròffiffxme y
& di diamanti di molta grandezza . nella
riuoltura della manica era tutta apprefa di
un groppo doro y riccamati con perle y &con diamanti y il cbiapirone con due bordi-
uè
ne digran diamanti : & nel petto portaua
il diamante tanto honorato,& di tanto ua-
lorey che le mandò a donare il i\eper lo Marchefc di Las lyaos y mentre [uà Macfld era
in Ifyagna. la uefte di /otto era di rafo bian
co y riccamata d ' argento ; le cal^e di [car-
iano ; le fiarpe di ueUutonero. una dama
principal del regno > ueftita di tela d'oro y le
portaua parte dello ftrajjìno y l'altra parte
un certo Signor Gaiojouomo deta y et che al
tre uolte eraflatoguardiano della Torre, il
X? era ueflito di una robba del medejìmo rie
ciò[opra riccioy con un riccamo dì perle gro[
fiffime y & di diamanti ; congiuppone y &calibe di ra[o bianco ; riccamato d 'argento ;
al collo un cerchio doro battuto y tutto pieno
di diamantigranii > col To[one di [otto y &al ginocchio la Garratiera yguarnita di belli[
[ime gioie . Giunti alpalaygo y erano in una
[alagrande y finita di raigi doro y & di[e-
ta y apparecchiate le tauole per de[inareyncl
me^o della quale era un palco y tanto emi-
nente > che fiaftendeua quattro gradi y nel
qual palco fiaua la tauola del I{e& della
J\eina . apie delpalco erano fei tauole, lun-
ghe
H I S T \,I <Agheperledame, & gli Signori Inglefi , &Spagnuoli . Venute le uiuande , il l{e,&lxReinaJìpofero a tauola ,& [eco il Vefcouo
di Vincefre, alquanto difiofto da quelle, ma,
ad una medesima tauola : che fu notato per
gran fauore . erano feruitc tutte quefle ta-
uole in un medejìmo tempo con quella del
Re , & molto regiamente, quella difua
Maefa fi feruiua di uajì dorati, l'altre tut
te d argento fcbietto . Vedeuafì ancora in
quellafila una credenza di uà figrandi, d'o-
ro y& d'argento dorato, che afcendeuano al
numero di nonanta fci : ne furono mai ufa-
ti ,fruendofolamcnteper grandezza. Ts{el
l'altro capo dellafola ,m unpoggiuolo alto 3
uifauano eccelientiffimi mufici, i quali, metre duro il conuitto,fuonarono del contino-
uo con uari concerti difrumenti,& con mi
rabile dolcezza . TSfel me^o del mangiare
comparue uno accompagnato da quattro
araldi , ucftiti di manti regali ; il qual fece
una oratione latina rallegrandof , in nome
del regno,di quelfanto matrimonio. Fra tari
to , approffimandof il fnc del banchetto, la
Maefa del Refece brindefe a tutti i Signori
del
D'IOGHI LTBIi^jf. 68
del Configlio >&ad altri Signori Inglefi, et
la B^eina a tutti li Signori Spagnuoli . // che
ejfendo fatto di molto buon cuore ali 'uno, et
l'altro yfì fecefine ; & , leuate le tauole 3fe
rì andarono a fender il giorno y& parte
della notte in dan^e : doue i garbati y et ben
creati cauallieri, col prefentare a quelle da-
megentilezze 3portate di uari luoghi , die-
deroprincipio a loro amori .
I L F I T^E.
NELL'ACADEMI AVENETIANA,
M D L V I I I.