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Più memoria

www.metodogolfera.com

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PIÙ MEMORIAMigliora la tua capacità di apprendere

usando il metodo dell’uomo con più memoriaal mondo

GIANNI GOLFERA

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 Alla Memoria di

Giovanni Pico della Mirandola.

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INDICE

Ringraziamenti 9

Introduzione 11

PARTE I

Memoria e Metodo Golfera:il tesoro e la mappa 15

1. L’inizio del viaggio 17

2. Quanto, come, cosa ricordi? 29

3. Immagino, dunque ricordo (e apprendo) 45

4. La tela dei ricordi: primi tocchi d’artista 61

5. Il quadro prende forma 79

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PARTE II

Il Metodo Golfera per ricordareogni giorno 107

1. Le leve della memoria 109

2. Facciamo nomi e cognomi 113

3. Parole, parole, parole… 127

4. Molto più di… I love you 137

5. Hai tutti i numeri giusti 143

6. Viaggio nei luoghi della memoria:

leggere e ricordare 1777. Meglio di un’agenda elettronica 203

Conclusione 217

Indice analitico 221L’autore 227

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno con-

tribuito alla realizzazione della presente opera. Un

riconoscimento particolare va alle persone che si

elencano qui di seguito:

Swan Emanuela Golfera, che oltre ad essere una

moglie straordinaria è una costante fonte di ispira-

zione e un enorme sostegno.

Mio padre Andrea, che mi ha sempre spronato a

dare il massimo fornendomi un esempio di virtù.

Tutti i miei collaboratori, che con grande dedizione

mi hanno dimostrato molta fiducia, grande disponi-bilità e costante lealtà.

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INTRODUZIONE

Gianni Golfera è stato chiamato in molti modi: mne-

monista, uomo dalla memoria d’oro, quello chericorda tutto, mnemo-manager, computer umano,

formatore, genio, esperto in tecniche di apprendi-

mento...

La comunità scientifica internazionale, dopo unaricerca condotta dai medici dell’Università Vita-

Salute del San Raffaele di Milano in collaborazione

con il Boston Institute of Technology, lo ha definito

“l’uomo con più memoria al mondo”.

Forse gli esperti lo hanno detto quando ha citato alla

lettera 261 libri; o forse lo hanno pensato quando ha

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memorizzato un numero di 10.000 cifre ed è stato

capace di ripeterlo anche in ordine sparso e in ordi-

ne inverso.

Persino gli autori di uno studio pubblicato nel

2004 sul n. 63 del prestigioso Brain Research

 Bulletin hanno dichiarato di non essere in grado

di stabilire i limiti della sua memoria...

Gli scienziati si sono interessati alla memoria por-

tentosa di Gianni Golfera per rispondere ad unadomanda molto importante, così importante da coin-

volgere i giornali, le radio e le televisioni di tutto il

mondo; la domanda era questa:

“La memoria di Gianni Golfera è una capacitàgenetica oppure è frutto dell’uso delle tecniche da

lui elaborate?”

Se la sua capacità di ricordare avesse avuto

un’origine genetica, avrebbero cercato di individua-re il gene della memoria.

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Dopo numerosi anni di ricerca sono arrivati alla

conclusione che nel cervello di Gianni Golfera non

c’è nulla di geneticamente diverso rispetto all’uomo

medio, e che ciascun essere umano, utilizzando le

tecniche da lui messe a punto in quindici anni di

ricerche e sperimentazioni, può sviluppare la pro-

pria memoria ottenendo vantaggi concreti nel lavo-

ro e nella vita.

Queste tecniche sono conosciute come Metodo

Golfera e tutti possono apprenderle e utilizzarle neicontesti più vari. In Italia Gianni ha insegnato a

migliorare la memoria ai Deputati della Camera, ai

medici dell’Associazione Internazionale di Medicina

Ortomolecolare, all’Iri Management, alle società del

gruppo Enel, ai dirigenti di Poste Italiane, alleUniversità di Bolzano, Ferrara e Milano e in innu-

merevoli altre situazioni e contesti.

Il professor Stefano Cappa, ricercatore di fama

mondiale, ha dichiarato che il sistema di Golfera èuno strumento fondamentale, perché consente delle

eccezionali prestazioni mnemoniche e Piero Angela,

INTRODUZIONE 13

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dopo aver intervistato Golfera a SuperQuark, ha

affermato che i risultati ci sono e sono eccellenti.

Come docente di “Metodologia di studio e lettura

veloce” all’Accademia della Guardia di Finanza, pres-

so la Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia

di Finanza e presso il Comando Generale della

Guardia di Finanza, sono da sempre alla ricerca di

strumenti che consentano di ottenere risultati impor-

tanti nell’apprendimento e nella memorizzazione.

Dopo aver sperimentato di persona il Metodo Golfera

concordo pienamente con Antonio Malgaroli, profes-

sore di fisiologia umana all’Università Vita-Salute del

San Raffaele di Milano, sul fatto che le tecniche di

Gianni Golfera insegnino ad utilizzare la propriamemoria in modo consapevole ed efficace. Il

Metodo Golfera è infatti un metodo semplice e rapi-

do che permette una maggiore attività cerebrale e

neurologica e quindi una maggiore efficacia nell’ap-

prendere e memorizzare.

 Alessio Roberti 

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PARTE

I

MEMORIAE METODO GOLFERA:IL TESORO E LA MAPPA

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Un indimenticato maestro: Giordano Bruno

Oggi sei invitato a percorrere con me, attraverso

queste pagine, i luoghi in cui sono approdato indiciotto anni di esplorazioni nel mondo della memo-

ria, della sua storia e dei suoi protagonisti.

Rivivrai insieme a me i momenti in cui ho incontra-

to idealmente, più di quattro secoli fa, l’uomo dalquale ho tratto ispirazione e prima linfa per il mio

viaggio nei misteri della mente: Giordano Bruno,

frate domenicano di Nola, maestro di ars memoriae,

grande filosofo e mnemonista del Rinascimento,

nonché autore di De umbris idearum – le ombredelle idee –, il trattato sulla memoria da cui ho deri-

vato parte del mio metodo.

1L’inizio del viaggio

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A Roma, al cospetto di papa Pio V, Giordano Bruno

recitò a memoria, in ebraico, il salmo Fundamenta,

dalla prima all’ultima parola e viceversa. In seguito,

in varie altre occasioni, avrebbe concesso esibizioni

simili del suo talento e della sua tecnica a papi,

imperatori, autorità accademiche ed ecclesiastiche.

La prodigiosa capacità di intuizione di Giordano

Bruno, il suo desiderio di apprendere e di comuni-

care, la sua tecnica di memorizzazione per immagi-

ni e il suo approccio alla conoscenza hanno rappre-sentato per me uno stimolo e un modello nel mio

lavoro sull’intelligenza e sulla memoria.

Il mio obiettivo è diventato sempre più, nel corso

degli anni, quello di mettere a punto un sistema cherestituisse al metodo originario di Bruno l’utilità

pratica che il tempo gli ha sottratto. Il Metodo

Golfera, che oggi insegno e che continuo a raffina-

re, è un mezzo che garantisce efficacia nello studio,

nella professione e nella vita quotidiana, insieme aduna maggiore scioltezza mentale.

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L’utilità dell’arte della memoria, le cui radici affon-

dano nella Grecia del VI-V secolo a.C. e, stando a

quanto riferisce Cicerone nel De Oratore, nell’opera

del poeta Simonide di Ceo, è ben lontana, oggi, dal-

l’essere superata o soppiantata dalla stampa, dai

metodi didattici più recenti e dai supporti informatici.

È vero che oggi, più che in passato, ad uno studen-

te viene richiesto di capire, piuttosto che di ricorda-

re letteralmente; di sapersi servire degli strumenti di

consultazione cartacei e informatici; di comprende-re le cause e le ragioni di un evento, piuttosto che di

ritenerne a memoria date e luoghi. Tuttavia, benché

tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno siano

reperibili in internet o in un’enciclopedia aggiorna-

ta, una memoria affidabile consente di organizzarele idee, di muoversi con maggiore agilità nella

messe di notizie da cui siamo bombardati ogni gior-

no, di selezionare i concetti importanti, di sveltire il

pensiero nei momenti in cui siano richieste prontez-

za e lucidità.

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Alla fine del nostro viaggio sarai capace di:

• velocizzare i tuoi ritmi di apprendimento;

• memorizzare senza sforzo date, nomi, luoghi,

numeri, informazioni;

• organizzare le idee in modo più funzionale;

• migliorare le tue prestazioni in campo scolasti-

co e universitario e, più in generale, nel campo

dell’apprendimento;

• passare agilmente da un argomento all’altro

durante una presentazione in pubblico;

• ritrovare con tranquillità ed eleganza il filo deldiscorso, anche in seguito ad una lunga digres-

sione;

• aumentare, di conseguenza, la sicurezza in te

stesso in situazioni in cui una buona memoria

rappresenti una qualità fondamentale per

garantire performance efficaci;

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• scoprire e apprezzare potenzialità della tua

mente che non credevi di possedere.

Un po’ di storia

I principi mnemonici presentati da Simonide furono

sviluppati e organizzati in trattati greci di cui oggi,

purtroppo, non è rimasta traccia. Fortunatamente

l’ars memoriae, così come avvenne per altre disci-

pline, venne “importata” dai romani nel corso del

loro processo di assimilazione della cultura greca.

Le prime tre fonti per l’arte della memoria giuntefino a noi sono tutte latine:

• la Retorica ad Herennium, composta verso

l’85 a.C. da un ignoto, anche se per lungo

tempo la paternità dell’opera fu erroneamente

attribuita a Cicerone;

• il De Oratore di Cicerone, del 55. a.C.;

• l’ Institutio oratoria di Quintiliano, del 95 a.C.

Tutte e tre le opere appartenevano alla letteratura

retorica, perché la memoria veniva considerata una

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delle cinque parti di cui constava la retorica stessa,

secondo il seguente schema:

• inventio: trovare cosa dire;

• dispositio: mettere in ordine ciò che si è trovato;

• elocutio: adattare le parole più adeguate e

aggiungere l’ornamento delle figure;

• memoria: ricordare saldamente cosa dire e

quando dirlo;

• pronunciatio: recitare il discorso; controllare la

dizione e la gestualità.

Un buon oratore, infatti, doveva essere in grado dipresentare le cose migliori di cui trattare in relazio-

ne all’argomento assegnatogli. Come?

• Disponendole in una successione coerente e

funzionale al discorso stesso.

• Utilizzando le parole, le figure ornamentali, il

registro e la gestualità più adatti alla circostanza.

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L’INIZIO DEL VIAGGIO 23

• Ricordando tutto questo nella sequenza corret-

ta, nel preciso istante in cui si veniva a trovare

faccia a faccia con il proprio uditorio, dal

momento che non era certo possibile, a quel

tempo, tenere dei foglietti di appunti in mano

né, del resto, sarebbe stato tollerabile per il

pubblico assistere alla lettura di un discorso

scritto.

Nei secoli che seguirono, i contributi più degni di

nota allo sviluppo delle arti della memoria venneroda Alberto Magno, Tommaso D’Aquino e Raimondo

Lullo nel Medioevo; dal giurista Pietro Tomai, auto-

re della Phoenix sive artificiosa memoria – il manua-

le sulla memoria più utilizzato per oltre cento anni –

nel XV secolo; nello stesso periodo, da trattati sul-l’argomento a cura di studiosi quali Publicio e

Romberch.

Il De umbris idearum di Giordano Bruno venne pub-

blicato a Parigi nel 1582 e accolto in maniera entu-siastica, conobbe una vasta circolazione e una note-

vole risonanza. Il merito del nolano consisté, più che

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nella scoperta di nuovi e rivoluzionari metodi mne-

monici, nella capacità di connettere e sintetizzare ciò

che i suoi predecessori avevano applicato.

In particolare, tra i vantaggi del metodo di Bruno ci

sono la sua adattabilità a qualsiasi lingua e la possi-

bilità di condensare elementi unici in un’unica

immagine collocata in un unico luogo (locus). I

limiti del suo sistema, invece, che ho inteso supera-

re con il Metodo Golfera, sono la necessità di un

periodo di apprendimento prolungato e una certamacchinosità.

Nel Metodo Golfera ho mantenuto i principi del-

l’ars classica per quanto riguarda l’uso delle imma-

gini (li analizzeremo insieme), l’ordine dei loci (oluoghi: lo vedremo insieme), il principio dell’asso-

ciazione (lo approfondiremo) e quello del coinvolgi-

mento emotivo all’atto della memorizzazione (lo

esamineremo in seguito). Inoltre ho introdotto

l’alfabeto fonetico per la correlazione di lettere enumeri. A quest’ultima acquisizione hanno contri-

buito nel tempo diversi matematici e linguisti, da

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Pierre Hérigone a Gottfried Leibniz, da Aimé Paris

all’italiano Maurizio Silvin nella metà del secolo

scorso.

Vedo, creo, emoziono, ricordo!

Perché il Metodo Golfera è così efficace? Come mai

ne traggono beneficio studenti, professionisti, casa-

linghe, persone con interessi e formazione diversi?

A questa domanda risponderemo in vario modo nei

capitoli successivi, sviluppando i principi del meto-

do che sono sintetizzati qui di seguito:• L’uso delle immagini mentali: ricordiamo più

facilmente nomi, numeri e parole se creiamo

una rappresentazione visiva del dato in que-

stione. Oltre ad afferrare il concetto da memo-

rizzare, dunque, è necessario “vederlo” o, nelcaso in cui dobbiamo ricordare qualcosa di

astratto, formarsi un’immagine che sia in

grado di richiamare alla propria mente il con-

cetto stesso. La nostra memoria naturale ricorda

meglio per immagini. Il Metodo Golfera svilup-

pa dunque una tendenza già presente nel nostro

cervello.

L’INIZIO DEL VIAGGIO 25

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• L’ordine dei luoghi: come vedremo nel capito-

lo sulla teoria dei luoghi, è necessario un meto-

do che consenta il recupero ordinato, non casua-

le, delle immagini a cui avremo associato il

ricordo. Serve dunque un “posto”, da noi perfet-

tamente conosciuto, dove andremo a collocare

tali immagini evocative.

• Il coinvolgimento emotivo: le immagini rap-

presentate dovranno essere esagerate, stimolan-ti, attraenti, stupefacenti; per dirla con un’unica

espressione, “degne di nota”. Ricordiamo infat-

ti meglio ciò che ci coinvolge emotivamente, sia

nel bene che nel male.

• La facilità e la rapidità dell’apprendimento:

due giorni intensivi di corso sono sufficienti ad

apprendere i principi fondamentali del Metodo

Golfera. Ciò che fa la differenza, in seguito, è

l’applicazione quotidiana di tali principi allenecessità dello studio, del lavoro e della vita

quotidiana: attraverso un esercizio costante

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L’INIZIO DEL VIAGGIO 27

chiunque può acquisire padronanza del metodo

e verificarne empiricamente l’efficacia. Questo

libro è concepito come un’introduzione al siste-

ma e un “accompagnamento” durante il periodo

di apprendimento.

• La personalizzazione del ricordo: con il

Metodo Golfera la memorizzazione diventa un

atto personale, unico, irripetibile e, per questo,

inconfondibile. Siamo noi a creare le immagini;

noi ad associarle tra loro; noi a modificarle, esa-gerarle, colorarle; noi ad attribuire loro una

valenza emotiva. L’esperienza diretta della

costruzione delle immagini mentali e la solleci-

tazione delle emozioni ad esse collegate rende il

processo profondamente “nostro”.

Sei pronto per cominciare un viaggio… memorabi-

le? Seguimi nei capitoli successivi, allora. Il sentie-

ro è già tracciato.

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Quanto, come, cosa ricordi?

“Il tempo non esiste,

quando i nostri ricordi sono vividi.”

Gianni Golfera

La memoria è la più importante di tutte le funzioni

cognitive: senza memoria non saremmo neanche

capaci di pensare e saremmo privi di identità, dal

momento che quest’ultima è costituita dai nostriricordi: noi siamo quello che ricordiamo.

La memoria è stata definita come la “capacità di

acquisizione, elaborazione e restituzione di

un’informazione”.

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Molteplici sono le classificazioni dei tipi di memo-

ria: memoria procedurale, memoria di lavoro,

memoria episodica e via dicendo. In questo libro ci

riferiremo, per comodità, ad una classificazione in

tre tipi di memoria, basata sul tempo di permanenza

del ricordo specifico. Ciascuno di noi sa, per espe-

rienza diretta, che non tutti i ricordi rimangono per

sempre nella memoria: molti scompaiono con il pas-

sare del tempo. Quanto tempo occorre ad attenuare

o a cancellare definitivamente un ricordo?

A questo proposito, prima di analizzare casi reali di

acquisizione e memorizzazione delle informazioni,

distinguiamo i tre tipi di memoria che ci consentono

di rispondere alla domanda qui sopra:

• Memoria a breve termine (l’informazioneviene ricordata per un periodo che va da pochi

secondi a due settimane circa).

• Memoria a medio termine (l’informazione

viene ricordata per un periodo che va da due

settimane a un anno circa).

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• Memoria a lungo termine (l’informazione

viene ricordata per tutta la vita).

Ipotizziamo ora delle situazioni reali: situazioni che

abbiamo già vissuto. È capitato a tutti di aver cono-

sciuto Andrea (o Giovanni, o Mirella, o una persona

che si chiamasse in qualsiasi altro modo), di avergli

stretto la mano e di aver dimenticato il suo nome nel

tempo di pochi secondi, di qualche ora o di qualche

giorno. In effetti, alla prima acquisizione, capita spes-

so di dimenticare l’informazione che si è assunta, inun periodo di tempo che varia da pochi secondi ad un

massimo di due settimane circa. Ed è esperienza

comune aver incontrato di nuovo il suddetto

“Andrea”, di non aver ricordato il suo nome e di aver

cercato di liberarsi dall’imbarazzo con una frasecome: “Carissimo, come stai?”. Credo proprio che

abbiano inventato questa espressione per tali dram-

matici frangenti…! Ebbene, questo primo tipo di fun-

zione è conosciuto come memoria a breve termine.

Altra ipotesi: ci presentano Barbara e dopo qualche

minuto diciamo: “Barbara, posso offrirti un caffè?”.

QUANTO, COME, COSA RICORDI? 31

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Da un punto di vista neurologico, il fatto di chiama-

re per nome Barbara implica:

• un utilizzo cosciente dell’informazione;

• il conseguente aumento dell’area cerebrale

coinvolta nel processo di memorizzazione;

• l’aumento delle sinapsi, ovvero dei collega-

menti di natura elettrochimica tra masse di

neuroni;

• lo stabilizzarsi del ricordo.

Quanto tempo rimarrà nei nostri ricordi il nome

“Barbara” associato alla determinata persona a cui

abbiamo offerto il caffè? Ci resterà per un periodoche può variare da un minimo di due settimane circa

fino ad un massimo di un anno circa: il tempo della

memoria “a medio termine”. In questo caso, infatti,

il ricordo è passato a medio termine attraverso un

utilizzo cosciente dell’informazione. Se invece di

invitare Barbara a prendere il caffè avessimo sem-

plicemente pensato di farlo e pensato al suo nome,

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avremmo ottenuto il medesimo risultato ai fini del

ricordo. In altri termini, il cervello non opera una

chiara distinzione (da un punto di vista neurologico)

tra la realtà e l’immaginazione.

Ipotizziamo, infine, che ci presentino Claudio;

immaginiamo di invitare Claudio a bere un aperiti-

vo, e poi di invitarlo di nuovo per una pizza. In que-

sto caso abbiamo fatto per due volte un utilizzo

cosciente dell’informazione. Il secondo utilizzo ha

stabilizzato il ricordo fino a portarlo nella “memoriaa lungo termine”, dove potrà rimanere da un anno

fino a tutta la vita.

Questo è un modello didattico che utilizziamo per

spiegare la differenza tra memoria a breve, medio elungo termine. Nello stesso tempo è importante

tener presente che la nostra capacità di memorizza-

re e di apprendere è influenzata da molti fattori, che

esamineremo più avanti.

In questo libro analizzeremo dei sistemi per portare

un ricordo direttamente nella memoria a medio o a

QUANTO, COME, COSA RICORDI? 33

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lungo termine, senza che sia necessario riutilizzare

in modo cosciente l’informazione, né la prima né la

seconda volta. L’obiettivo della nostra ricerca è pro-

prio questo: ricordare per sempre un’informazione

acquisita una sola volta.

Prendiamo in considerazione altri esempi che possa-

no adattarsi alle varie circostanze. Nella memoria a

breve termine possono esserci una lista della spesa,

il nome di una persona appena incontrata, il nuovo

vocabolo di una lingua straniera e ogni tipo di infor-mazione nuova, compreso il codice del nostro ban-

comat, il capitolo di un libro appena letto e tutte le

cose più o meno importanti della nostra vita… la

prima volta che si presentano.

Nella memoria a medio termine, invece, sono pre-

senti tutte le informazioni che abbiamo avuto modo

di utilizzare almeno una volta, come una ricetta con

cui ci siamo cimentati, una strada che abbiamo per-

corso, un vocabolo in lingua straniera che abbiamoutilizzato o altre informazioni che, pur essendo state

acquisite per la prima volta, si sono fissate nella

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memoria in virtù di particolari caratteristiche che

vedremo nei prossimi capitoli.

Nella memoria a lungo termine ci sono la nostra

capacità di andare in bicicletta, i nomi dei nostri

genitori, dei nostri nonni e dei nostri amici di vec-

chia data, un’infinità di episodi e le informazioni

usate varie volte, come l’indirizzo della casa in cui

vivevamo prima, il nostro nuovo indirizzo e così via

dicendo.

Esiste un’unità di misura della memoria, o meglio:

esiste un’unità di misura della quantità dei dati che

possiamo apprendere in successione con un breve

intervallo di tempo tra l’uno e l’altro. La memoria a

lungo termine contiene un’immensa quantità di dati:i vicini di casa di quando eravamo bambini, tutti gli

episodi che hanno caratterizzato la nostra vita e che

ricordiamo meglio degli altri, e tante altre cose che

non è possibile quantificare.

L’unico sistema finora considerato valido per misu-

rare la memoria, ovvero la nostra capacità di

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apprendere e immagazzinare informazioni, consiste

nel fornire alla persona di cui si intende misurare le

capacità di memoria una serie di dati con un inter-

vallo di tempo di due secondi tra l’uno e l’altro, per

poi verificare quanti di questi dati riuscirà a ricorda-

re in successione esatta. Quando un elemento viene

omesso oppure invertito, si considera valido il

numero di dati ricordato fino a quel momento. La

quantità di dati che si può apprendere in un inter-

vallo di tempo di due secondi tra un’informazione e

l’altra viene definita “Span”.

Se ti stai domandando quale sia il tuo Span, la rispo-

sta è semplice: varia dai cinque ai nove (sette più o

meno due) dati memorizzati correttamente ad inter-

valli di due secondi. Se ad esempio ti presentanodieci persone, nel peggiore dei casi potrai ricordar-

ne cinque e, nel migliore, nove. Ebbene, una perso-

na la cui memoria sia stata educata nel modo giusto

(educata e non solo allenata: senza l’educazione,

l’allenamento non serve o serve a poco) ne ricordapiù di cento.

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QUANTO, COME, COSA RICORDI? 37

L’obiettivo del mio insegnamento è sviluppare nelle

persone la capacità di fare altrettanto, o anche

meglio. Potrai renderti conto di cosa sia veramente

la memoria e di quali siano le tue potenzialità. La

genialità non è determinata da un’intelligenza

migliore, ma da un uso migliore della propria intel-

ligenza.

Adesso non resta che definire il tuo Span! Leggi

queste parole:

Chiave .................

Barba .................

Frate .................

Spiaggia .................

Disco .................

Ala .................

Mela .................

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38 PIÙ MEMORIA

Terra .................

Nervo .................

Pacco .................

Latte .................

Ghiaccio .................

Macchia .................

Sale .................

Via .................

Ora copri la lista con un foglio bianco e cerca diriscrivere, negli spazi vuoti sulla destra, le parole

che hai appena letto, nella successione esatta. Il

numero di parole memorizzato in corretto ordine

rappresenta il tuo Span. Se ad esempio ricordi

“chiave, barba, frate, spiaggia, disco, ala, terra emela”, il tuo Span equivale a sei: le ultime due

parole non si contano, perché sono state invertite.

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QUANTO, COME, COSA RICORDI? 39

E MAI CE ne dimenticheremo!Nel paragrafo precedente ho fatto riferimento ad

una classificazione in tre tipi di memoria: le infor-

mazioni acquisite per la prima volta tendono ad

andare nella memoria a breve termine, le informa-

zioni utilizzate in modo cosciente per la prima voltapassano nella memoria a medio termine e quelle che

vengono utilizzate due volte passano nella memoria

a lungo termine.

Esistono tuttavia delle eccezioni: alcune informazio-ni, per le loro caratteristiche particolari, confluisco-

no direttamente nella memoria a medio termine o

nella memoria a lungo termine. Si tratta di quattro

caratteristiche molto importanti che consentono di

attivare una più vasta area cerebrale. Eccole ordina-te in una lista che consente anche di visualizzare

l’acronimo “E.M.A.I.C.E.” (E MAI CE ne dimenti-

cheremo!), a partire dalle iniziali delle parole che le

compongono:

- Esagerazione

- Movimento

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- Associazione

Inusuale

- Coinvolgimento

Emotivo

Quando una, due o tre di queste caratteristiche sono

presenti nell’informazione, essa si stabilizza nella

memoria a medio termine; quando sono tutte e quat-

tro presenti, sono in grado di assicurarti che

l’informazione va a collocarsi nella memoria alungo termine, dove potrà rimanere per tutta la vita.

Esagerazione, movimento, associazione inusuale e

coinvolgimento emotivo possono essere presenti in

modo naturale nelle situazioni della vita, ma è moltointeressante constatare che essi possono anche esse-

re semplicemente immaginati: il nostro cervello

ricorderà perfettamente le informazioni immaginate

proprio come se fossero state acquisite nella realtà.

Ad ogni caratteristica verrà dedicato un approfondi-mento nel capitolo successivo.

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Intanto, osserviamo che quando un ricordo si stabi-

lizza nella memoria a lungo termine attraverso una

corretta acquisizione, si attivano delle reazioni di

tipo biochimico, diverse rispetto a quelle che si atti-

vano per la memoria a breve e a medio termine. In

altre parole, quando un’informazione è esagerata, in

movimento, associata in modo inusuale e capace di

coinvolgerci emotivamente, il nostro cervello fun-

ziona in maniera diversa dal solito. Ci consente,

infatti, di ricordare per sempre quell’informazione e

tutto ciò che è accaduto poco prima e poco dopo ilmomento di assunzione del dato, anche se non è atti-

nente a quest’ultimo.

Affinché questo concetto risulti più chiaro possibi-

le, ti invito a ricordare dov’eri e cosa stavi facendoquando hai appreso la notizia dell’attentato alle due

Torri Gemelle a New York. Quel ricordo è nella

tua memoria a lungo termine, e a ben guardare con-

tiene proprio le quattro caratteristiche di cui sopra:

l’esagerazione dell’evento, il movimento degli aereie del crollo dei due edifici, l’associazione inusuale

degli elementi del contesto e il forte impatto emoti-

QUANTO, COME, COSA RICORDI? 41

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42 PIÙ MEMORIA

vo conseguente a tutto questo. La chimica del cer-

vello permette di ricordare anche molte altre infor-

mazioni aventi in comune una sola cosa: il fatto di

essere avvenute nello stesso periodo di tempo. Nella

formula

 P + c———————–—– = L

intendiamo:

- con “P” gli avvenimenti particolarmente signi-

ficativi;

- con “c” le circostanze;

- con “t” il tempo;

- e con “L” la memoria a lungo termine.

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Naturalmente “P” è particolarmente significativo,

poiché si riferisce ad un fatto che ci ha coinvolto a

livello emozionale e che ci è apparso esagerato ed

inusuale.

Sostituiamo ora ai simboli individuati gli elementi

corrispondenti:

ATTENTATO

+

dov’ero+

cosa facevo

+

chi mi ha dato la notizia

—————————————–––––––––––––– = Memoria alungo termine

11/09/2001 ore 15,30 circa

QUANTO, COME, COSA RICORDI? 43

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“Non basta una buona mente,

la cosa più importante è usarla bene.”

Cartesio

Che cosa hai fatto fino ad oggi, quando volevi ricor-

dare qualcosa di importante o utile? Probabilmente

hai cercato di assimilare le informazioni che ti ser-

vivano attraverso la ripetizione, il metodo che io

considero il meno efficace in assoluto per fissare

nella propria mente i ricordi e per apprendere in

modo permanente nuovi dati. Il nostro cervello è

una risorsa straordinaria, meravigliosa, con illimita-

te potenzialità, ma nessuno ci ha mai insegnatocome usarla correttamente; nella maggior parte dei

casi siamo stati abituati ad attingere ad essa con

3Immagino, dunque ricordo(e apprendo)

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sistemi didattici obsoleti che hanno l’effetto princi-

pale di incentivare nei bambini un senso di incapa-

cità, di insicurezza e di inadeguatezza.

Se entriamo in una libreria, troviamo manuali per

usare il computer, per coltivare un giardino, per gio-

care a carte, per prendersi cura di un cane o di un

gatto, per imparare le tecniche del bricolage e per

decorare la casa; e troviamo pochissimo sul cervello,

su come fare un’operazione a mente, su come usare

la memoria in modo davvero efficace.

Nel capitolo precedente hai valutato il tuo Span,

riscontrando forse i limiti del sistema di apprendi-

mento tradizionale, basato essenzialmente sulla

ripetizione lineare dei dati da memorizzare. Neicapitoli che seguiranno, migliorerai moltissimo la

tua capacità di apprendere e ricordare, attraverso

l’utilizzo cosciente del cervello e della memoria.

Molte volte mi viene chiesto quale sia la correlazio-ne tra intelligenza e memoria. Ritengo di poter

affermare con certezza che aumentare la nostra

46 PIÙ MEMORIA

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memoria migliora la nostra intelligenza e che non

esiste intelligenza senza memoria. Nei prossimi

capitoli esamineremo l’origine storica e lo sviluppo

scientifico del Metodo Golfera, che potenziando

enormemente le capacità di memoria aumenta,

appunto, l’intelligenza.

Approfondiamo adesso le tematiche del capitolo

precedente facendo riferimento ai casi particolari,

quelli che permettono di archiviare informazioni

nella memoria a medio termine o a lungo terminedopo una sola acquisizione. Rifletteremo insieme

sui casi della vita che ti hanno portato a ricordare

delle informazioni in modo permanente dopo averle

assunte un’unica volta, e procederemo quindi verso

un approccio nuovo: un approccio che tenga in con-siderazione anche le dinamiche dell’apprendimento

che ognuno di noi possiede come dote naturale,

costruendo così un formidabile strumento per un

apprendimento veloce e per ricordare per sempre le

cose più importanti.

IMMAGINO, DUNQUE RICORDO (E APPRENDO) 47

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I quattro pilastri della memoriaRicordiamo i particolari requisiti per cui alcuni

ricordi si stabiliscono direttamente nella memoria a

medio o a lungo termine: esagerazione, movimento,

associazione inusuale e coinvolgimento emotivo. In

presenza di tutti e quattro, l’informazione si stabili-sce nella memoria a lungo termine; nel caso in cui

manchi anche solo uno di questi, si immette nella

memoria a medio termine.

Le informazioni vengono ricordate più facilmentequando sono espresse attraverso delle immagini: la

nostra predisposizione naturale, infatti, ci porta a

ricordare più facilmente le immagini, rispetto ai

concetti astratti che non sono associati ad un proces-

so di visualizzazione. Analizziamo ora nei paragrafiche seguono ciascuno dei quattro requisiti necessari

a fissare un ricordo nella memoria a medio o a lungo

termine.

EsagerazioneL’esagerazione è un concetto riferibile a persone,

animali, idee o cose che indica una sproporzione,

48 PIÙ MEMORIA

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ovvero la presenza di misure o di caratteristiche al

di fuori della media. Quando ci troviamo davanti a

qualcosa di esagerato, ad esempio di fronte ad un

uomo che pesi duecentocinquanta chili o che sia alto

due metri e venti o, al contrario, davanti ad un

uomo piccolissimo, la nostra attenzione aumenta: la

caratteristica “esagerata” che contraddistingue quel-

la persona ci consente di ricordare con maggiore

facilità ciò che abbiamo appena visto.

Lo stesso processo si verifica quando i requisiti diesagerazione vengono anche solo semplicemente

“pensati”. Pensa ad un nano che gioca in una squa-

dra di pallacanestro, ad un uomo grasso al punto da

non poter entrare in ascensore, ad una donna

magrissima, ad una capigliatura così folta e riccia daoccupare l’intera stanza: si tratta di dati che, per il

fatto di essere rappresentati sotto forma di immagi-

ni “esagerate”, possono essere memorizzati più age-

volmente e passare dallo status di “informazioni” a

quello di “ricordi”. Da un punto di vista neurologi-co, l’esagerazione porta ad un aumento dell’atten-

zione e ad una maggiore attività cerebrale, con un

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conseguente effetto positivo sul processo di riten-

zione mnemonica.

Movimento

Tutto ciò che si muove attira naturalmente la nostra

attenzione e incentiva, quindi, il processo di fissa-

zione di un ricordo. Prova a pensare ad una piazza

piena di persone che stanno camminando.

All’improvviso, una di queste si mette a correre.

Dove andrà la tua attenzione? Alla persona che

corre, naturalmente! Immagina di trovarti in un par-cheggio in cui tutte le auto siano ferme nelle aree di

sosta, tranne una che comincia a fare manovra per

uscire. Dove andrà la tua attenzione? Alla macchina

che si muove, non certo a quelle parcheggiate!

Ovviamente i ricordi si formano là dove si fissa

l’attenzione: in seguito, ricorderemo con maggiore

precisione le cose e le persone che abbiamo visto

muoversi. Anche gli animali sono istintivamente

consapevoli del fatto che tutto ciò che si muoverichiama l’attenzione, e si comportano di conse-

guenza: il fagiano, ad esempio, rimane immobile

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quando vuole evitare di essere notato; può capitare

infatti che, durante una passeggiata in campagna o

in montagna, non ci accorgiamo di un animale che

si trova a pochi metri da noi, sotto i nostri occhi,

perché rimanendo perfettamente immobile non ci

consente di percepire la sua presenza. Hai mai visto

un gatto cacciare? I suoi movimenti sono lentissimi

e felpati, proprio perché, se così non fosse, mette-

rebbe sull’avviso la preda che sta puntando. Il leg-

gendario scatto felino avviene solo quando il preda-

tore si accorge di essere stato notato.

Il nostro cervello tende a fare una selezione istinti-

va delle informazioni utili nel processo di percezio-

ne sensoriale. Nel processo visivo, la natura attribui-

sce vita a ciò che si muove e, conseguentemente, ilnostro interesse istintivo viene attratto dal movi-

mento. Persino quando il movimento è velocissimo,

come in una gara di Formula Uno, noi portiamo

sempre la nostra attenzione su ciò che si muove più

velocemente, ad esempio sull’auto che sta effettuan-do il sorpasso. Anche il movimento dunque, come

l’esagerazione, determina una più intensa attività

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cerebrale e neurologica, favorendo il processo di

apprendimento.

 Associazione inusuale

L’associazione inusuale si verifica quando un ele-

mento viene abbinato ad un altro/altri elementi,

senza che ci siano tra essi affinità, prossimità logica

o una consuetudine all’essere associati tra loro. È il

caso di un uomo nudo in un gruppo di persone in

giacca e cravatta, oppure di un uomo in giacca e cra-

vatta nel bel mezzo di un campo di nudisti. Tutto ciòche è insolito rimane impresso nella nostra memoria

con grande forza. Pensiamo anche ad un cane con

tre teste o ad una lucertola con due code.

Probabilmente il nostro cervello, oltre a cogliere

nell’insolito qualcosa di nuovo e sconosciuto, per-cepisce un pericolo o un’opportunità; in ogni caso,

comunque, qualcosa a cui prestare molta attenzione.

Prova a pensare a tutte le cose strane che hai visto:

con tutta probabilità, te ne vengono in mente moltis-

sime, proprio per la capacità innata degli esseriumani di ricordare ciò che è insolito.

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Coinvolgimento emotivo

Il tempo di permanenza di un ricordo è direttamen-

te proporzionale all’attività cerebrale prodotta nel

processo di memorizzazione. Il coinvolgimento

emotivo è certamente il modo più sicuro per aumen-

tare l’attività cerebrale e neurologica: è così deter-minante nell’ambito del processo di memorizzazio-

ne, che meriterebbe un libro a parte. Sicuramente è

il metodo migliore per assicurarsi la permanenza di

un ricordo nella memoria a lungo termine. Pensa a

quanti ricordi affollano la tua mente per il solo fattodi essere stati fissati e supportati da un’emozione:

un bacio, la nascita di un bimbo, un abbraccio, un

matrimonio o anche il personaggio di un cartone

animato che vedevamo da bambini: sono situazioni

impresse nella memoria da un coinvolgimento emo-tivo tale da consentirti di ricordarle con assoluta

limpidezza a distanza di moltissimi anni, per tutta la

vita. La memoria funziona principalmente attraver-

so le emozioni, ed i ricordi, così creati, confluisco-

no nella memoria a lungo termine.

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Molte volte il coinvolgimento emotivo non è diret-

to, ma rievocato. Immagina di conoscere un gruppo

di persone e di ascoltare i loro nomi: certamente

ricorderai con maggiore facilità i nomi che rievoca-

no qualcosa da un punto di vista emotivo; ad esem-

pio, ricorderai più facilmente il nome di una perso-

na che si chiama come tuo padre o come qualcuno

che ti è caro. In un certo senso, la memoria è

un’emozione. Un’altra cosa è sicura: quando il coin-

volgimento emotivo si associa all’esagerazione, al

movimento e all’associazione inusuale, percepiamoqualcosa che rimarrà per sempre dentro di noi.

Molte delle pubblicità più efficaci fanno leva pro-

prio su questi principi, con l’obiettivo di emozionar-

ci e sorprenderci per farci ricordare questo o quel

prodotto. Quando affermo “ricordare”, intendo qui“ricordare per sempre”.

La pubblicità svelataI pubblicitari sanno che gli spot e i messaggi promo-

zionali devono seguire delle dinamiche precise,affinché possano avere un impatto tale da attivare

l’attenzione dei destinatari e garantire la memoriz-

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zazione delle informazioni trasmesse. Sono inoltre

consapevoli del fatto che l’interesse delle persone

viene stimolato da soggetti appariscenti e fuori dal

comune, ragion per cui utilizzano spesso immagini

che hanno caratteristiche di esagerazione, movi-

mento e associazione inusuale, così da favorire il

processo di memorizzazione del messaggio pubbli-

citario. Quando vogliono farci ricordare un pennel-

lo, ne rappresentano uno di dimensioni enormi, in

movimento, inusuale. Ti ricordi? Probabilmente ti è

venuto in mente il pennello “Cinghiale” e lo spot incui veniva pubblicizzato. È sufficiente un quarto di

secondo affinché un’immagine rimanga impressa

per sempre nella nostra memoria, a patto che questa

susciti in noi particolari emozioni, che sia esagerata,

in movimento ed associata in modo inusuale. Lecaratteristiche “E.M.A.I.C.E.” (esagerazione, movi-

mento, associazione inusuale e coinvolgimento

emotivo) sono i quattro requisiti fondamentali per

l’acquisizione di un ricordo nella memoria a lungo

termine.

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Realtà e immaginazionePer alcuni meccanismi di pensiero il cervello non

opera distinzioni tra realtà e immaginazione: deter-

minati processi cognitivi seguono modalità analo-

ghe con esperienze reali e con esperienze immagi-

nate. In termini molto semplici, possiamo tuffarcinel mare e ricordare la frase: “Mi sono tuffato nel

mare”, ma possiamo anche immaginare di tuffarci

nel mare e ricordare la stessa frase con altrettanta

facilità. Quante volte hai sognato senza renderti

conto del fatto che stavi sognando, e percependodunque l’esperienza che facevi nel sogno come se

fosse reale? E quante volte, viceversa, hai soltanto

pensato di fare qualcosa e sei entrato in uno stato

emotivo tale da percepire l’esperienza immaginata

come se fosse reale? Questa premessa ci serve percapire che non sono necessarie esperienze reali per

attivare un processo di memorizzazione: ricordiamo

anche quello che pensiamo e immaginiamo. Cosa

vuol dire “immaginare”? Come ci suggerisce la

parola stessa, immaginare significa “creare delleimmagini”: immagini mentali. Cosa sarebbe succes-

so se invece di vedere questo o quello spot avessi-

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mo cercato di ricordare i prodotti e i servizi recla-

mizzati immaginando la pubblicità senza averla mai

vista? Ricorderemmo quei prodotti e servizi con

altrettanta chiarezza e con la stessa semplicità.

NeuroattivazioneImmaginare non è un processo astratto: è qualcosa

di molto reale che crea risposte neurofisiologiche

reali. Se pensiamo ad una situazione di pericolo, il

nostro battito cardiaco aumenta in modo più o meno

rilevante, a seconda di quanto ci siamo concentratisull’immagine mentale di quella condizione di

rischio; se pensiamo ad un dolce, la nostra saliva-

zione aumenta (la classica “acquolina in bocca”). E

se pensiamo ad un’immagine avendo la precisa

intenzione di ricordare qualcosa attraverso di essa,molto probabilmente ricorderemo l’oggetto a cui

l’abbiamo associata, se tale immagine avrà le carat-

teristiche di esagerazione, movimento, associazione

inusuale e coinvolgimento emotivo.

Ora porta attenzione agli esempi che seguiranno in

questo capitolo e nei successivi, e tutto ti sembrerà

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più chiaro. In questa fase è importante che tu capisca

bene il procedimento; poi imparerai a farlo “tuo”,

così come hai imparato a scrivere e a leggere.

Cartoni e… neuroni 

Questo esempio pratico ha l’obiettivo di farti capire

la dinamica del Metodo Golfera. Nei prossimi capi-

toli ti verrà spiegato come creare immagini in una

frazione di secondo e facilmente. Per il momento,

cerca solo di capire bene le ragioni per cui il siste-

ma funziona. Ora facciamo l’ipotesi di voler ricor-dare il sito Internet www.gigotec.com, uno dei siti in

cui viene presentato il sistema che ho messo a punto

per apprendere e memorizzare efficacemente.

GiGoTec ci fa venire in mente Gig Robot d’Acciaio,

il robot dalle dimensioni enormi che molti di noihanno conosciuto attraverso i cartoni animati e che

possiamo immaginare mentre balla e si diverte.

Quest’immagine ha determinato un’attivazione

cerebrale in grado di farci ricordare per sempre il

sito GiGoTec. Ciò avviene perché l’immagine, oltread emozionarci per la forza espressiva che la carat-

terizzava, era esagerata (un enorme robot), in movi-

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mento e certamente associata in maniera inusuale.

Eppure, ricorderemo per sempre la parola “GiGoTec”,

senza che sia necessario pensare ad alcun robot! La

ragione è che l’immagine del robot, piuttosto che

essere un’associazione mentale, è stata solo un

mezzo per far arrivare l’informazione alla memoria

a lungo termine. Il nostro obiettivo, quando voglia-

mo ricordare qualcosa, è determinare un’elevata

attivazione neurologica: il modo migliore per farlo

consiste nel creare immagini “E.M.A.I.C.E.”.

IMMAGINO, DUNQUE RICORDO (E APPRENDO) 59

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“Ogni nostro pensiero è un’immagine.”

Gianni Golfera

Immagini per ogni cosaOgni volta che pensiamo a qualcosa, si presenta alla

nostra mente un’immagine particolare che, in qual-

che modo, è connessa al nostro pensiero. Tale

immagine può essere più o meno conscia e certa-

mente rimane indissolubilmente legata al processo

logico che l’ha costruita. Le immagini possono

essere costruite in maniera logica o in maniera istin-

tiva o intuitiva, che dir si voglia. Esse risentono for-

temente del nostro background culturale e delleesperienze che abbiamo vissuto.

4La tela dei ricordi:primi tocchi d’artista

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Pensiamo alla semplice parola “bicicletta” e focaliz-

ziamoci sul concetto che essa richiama alla nostra

mente. Qualcuno penserà alla propria bicicletta da

corsa, qualcun altro al negozio di biciclette dietro

l’angolo, qualcun altro ancora penserà al proprio

bambino che impara ad andare in bicicletta, oppure

al suo vicino di casa che è caduto dalla bicicletta o,

ancora, alla cyclette che ha in camera da letto. Quale

che sia il pensiero che deriva da questa parola, esso

è unico e personale, e se anche due persone pensano

apparentemente alla stessa cosa, ci saranno comun-que delle differenze nei modi in cui se la rappresen-

tano nella propria mente.

Quante volte abbiamo sentito dire o abbiamo pensa-

to che il libro è stato più bello del film? Questoavviene, in genere, quando leggiamo un libro prima

di vedere il film che da esso è stato tratto. Le imma-

gini che ci siamo creati nella mente in base alle

descrizioni contenute nel libro, infatti, rispecchiano

la nostra personale e unica sensibilità e affondano leradici nella nostra esperienza soggettiva. Qualsiasi

altra immagine proposta dall’esterno ci appare spes-

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so inadeguata, lontana, poco rispondente alla nostra

esperienza di lettori.

Questo modo di pensare, basato sulle immagini, si

applica in qualsiasi ambito, anche alle astrazioni

come, ad esempio, a numeri o a concetti filosofici.

Ai bambini viene insegnato a contare partendo dalle

dita della mano, per poi procedere con operazioni

sempre più complicate, ma pur sempre rappresenta-

bili in maniera visiva. Ogni pensiero, ogni idea,

ogni valutazione, ogni emozione ed ogni ragiona-mento possono essere collegati ad immagini.

Questo concetto vale per tutti, anche per quelle per-

sone che prediligono spontaneamente altre modalità

di rappresentazione della realtà, ad esempio quella

auditiva (nel caso di coloro che associano più fre-quentemente i concetti a suoni, rumori e parole) o

quella cinestesica (nel caso di coloro che associano

più spesso i concetti alle sensazioni corporee). La

nostra immaginazione, unita ad altre facoltà fisiche

e neurologiche, ci porta a compiere imprese di cuispesso non siamo consapevoli, come quando, attra-

versando una strada trafficata, la utilizziamo per cal-

LA TELA DEI RICORDI: PRIMI TOCCHI D’ARTISTA 63

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colare tempi e distanze e riusciamo a evitare di esse-

re investiti. In numerose situazioni il confine tra

ragionamento, istinto e immaginazione è così sottile

da non poter essere valutato con parametri oggettivi.

Nei paragrafi successivi impareremo a costruire in

modo consapevole immagini E.M.A.I.C.E. per ricor-

dare le informazioni più svariate e complesse in

modo facile e divertente. All’inizio, forse, ti sem-

brerà complicato, ma poi ti abituerai e ci riuscirai in

una frazione di secondo. Ricorda sempre che leimmagini sono soltanto un mezzo per far fissare le

informazioni nella memoria a lungo termine.

Cercare queste immagini è semplice e intuitivo,

basta seguire l’istinto e applicare le regole che

seguono. L’abitudine sarà maestra.

Cuore, intuito, esercizio… e poesia

Prima di procedere con la parte pratica ed esempli-

ficativa è utile rivolgere la nostra attenzione alle

strategie necessarie alla creazione delle immagini,affinché il metodo diventi semplice e intuitivo attra-

verso l’uso e l’esercizio pratico. Ovviamente le stra-

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tegie sono molteplici; il mio consiglio è mettere in

atto quelle che si percepiscono come più naturali e

istintive, evitando di pensare troppo. Perché

un’immagine sia efficace, dev’essere sempre imme-

diata, intuitiva. A questo scopo, dopo aver letto i

metodi e le strategie per la creazione delle immagi-

ni, sarà opportuno fare pratica in modo rilassato e

senza sforzo, così da evitare elaborazioni eccessive.

È importante imparare ad usare il cuore,

l’intuizione, l’immaginazione. Volutamente evito di

usare la parola “fantasia” perché non si tratta di fan-tasia, né la fantasia è necessaria in questo procedi-

mento. È sufficiente applicare le regole che seguo-

no.

Il modo più semplice e diretto per memorizzarequalcosa (un concetto, un oggetto, una persona, un

animale o una parola) consiste nell’“immaginare

un’immagine” per la cosa stessa; ad esempio,

l’immagine di un bicchiere per la parola/concetto

“bicchiere”, l’immagine di un computer per la paro-la/concetto “computer” e l’immagine di una vecchia

macchina da scrivere per la parola/concetto “mac-

china”.

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Un altro metodo per memorizzare un’informazione

consiste nel rappresentarsi mentalmente l’immagine

di qualcosa dal nome simile, ad esempio

l’immagine di una vite per la parola/concetto “vita”.

In altri casi conviene immaginare una situazione che

abbia lo stesso nome di ciò che intendiamo ricorda-

re, anche se il significato letterale della parola da

fissare nella memoria è diverso nei due contesti: ad

esempio, se si sta preparando un esame in cui cisiano riferimenti all’ambito legale, si può rappre-

sentare l’immagine di un uomo alto che sta diritto

sulla schiena per ricordare la parola “diritto”, oppu-

re quella di un uomo che sta ricurvo rigidamente su

se stesso ed è quindi contratto, per la parola “con-tratto”, appunto.

Un altro criterio di memorizzazione consiste nel raf-

figurarsi una parte per il tutto, ad esempio

l’immagine di una cazzuola per rappresentare laparola/concetto “muratore” o l’immagine di un

bisturi per rappresentare la parola/concetto “chirur-

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go”.

Un altro sistema consiste nella rappresentazione di

una parola che abbia la parte iniziale simile a quella

della parola/concetto che si vuole memorizzare, cer-

cando qualcosa che sia facilmente visualizzabile,

come ad esempio l’immagine di una partoriente per

ricordare la parola “ paralipomeni”. In altri casi,

quando la parola/concetto è lunga e/o complessa,

come nel caso di “giacenza”, possiamo scomporla e

ricomporla in parti più semplici, quali ad esempio“Enza che giace”, e immaginare una persona di

nome Enza, mentre sta sdraiata su un prato.

Quando ciò che vogliamo ricordare (e quindi, rap-

presentare) è la parola che si riferisce ad un concet-to astratto (o, viceversa, è un concetto astratto e

quindi la parola che ad esso si riferisce), possiamo

ricorrere ad una metafora; ad esempio possiamo

rappresentarci la “concentrazione” con l’immagine

di un giocatore di scacchi impegnato in una partitadi torneo.

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Analogamente, si può ricorrere all’immagine di un

mulo per la testardaggine, a quella di un leone per il

coraggio, a quella di una bilancia per la Giustizia

oppure a quella di una donna vestita di verde per la

Speranza.

Per ricordare una parola o una frase in particolare,

possiamo anche rappresentarci mentalmente la per-

sona che è o era solita pronunciarla, ad esempio

immaginare il cantante Al Bano per “felicità” o Mike

Bongiorno per “allegria”.

Un’azione può essere rappresentata dall’immagine

di chi la compie; ad esempio, l’immagine di un

ladro può rappresentare il furto e quella di un medi-

co può rappresentare una cura. Un elemento singo-lo può rappresentare la categoria a cui esso appartie-

ne, ad esempio un’ape o una libellula possono rap-

presentare la categoria degli insetti.

In alcuni casi possiamo utilizzare la radice dellaparola che vogliamo ricordare, come quando rap-

presentiamo per la parola “Roma” un antico romano

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e per la parola “montagna” un montanaro con tanto

di scarponi e piccozza. Quest’ultima strategia, che

muove dal particolare al generale, funziona anche in

senso opposto: ad esempio, ci si può figurare

l’immagine di un ballo per rappresentare la parola

“ballerino”.

Utilizzando un criterio simile, si può rappresentare

un intero periodo dell’anno, ad esempio la stagione

autunnale con l’immagine di una foglia secca o

quella estiva con l’immagine di un ombrellone sullaspiaggia.

Si può ricordare qualcosa anche utilizzando una

rima, ad esempio si può visualizzare il libro di lati-

no o il proprio insegnante del liceo per ricordare iltermine “Palatino”.

I concetti astratti possono essere rappresentati anche

attraverso delle azioni: ad esempio la parola “accor-

do” può essere rappresentata da due persone che sistringono la mano.

LA TELA DEI RICORDI: PRIMI TOCCHI D’ARTISTA 69

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Nei casi di situazioni, concetti o azioni che è diffici-

le rappresentarsi mentalmente, si può ripartire da

ciò che li precede; ad esempio, si può rappresentare

la digestione immaginando l’atto del mangiare.

Un altro metodo molto efficace consiste nel ricorre-

re all’assonanza, cioè nel cercare termini che abbia-

no un suono simile a quello delle parole che si desi-

dera ricordare. Ad esempio, per chi studia le lingue

straniere o per chi ha la necessità di memorizzare

parole o sigle che non hanno senso compiuto nellapropria lingua madre: per ricordare una parola come

spintac si può visualizzare una persona che dà una

“spinta” ad un’altra, oppure si può pensare alla

“spina” di un cactus; per ricordare una parola come

cucer si può pensare alla “cuccia” di un cane.Insomma, occorre trovare qualcosa che suoni in

modo simile.

Esiste un altro criterio di memorizzazione molto uti-

lizzato nello studio del Diritto e delle materie in cuiè necessario ricordare in successione parole delle

quali già si conosce il significato. Questo criterio è

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definito “immagine acronima”. Un acronimo è una

parola creata a partire dalla porzione iniziale di più

parole (singole lettere o anche gruppi di lettere, ad

esempio sillabe). In questo modo è possibile ricor-

dare serie di parole attraverso un’unica parola più

semplice da memorizzare. Ad esempio, possiamo

ricordare le parole del seguente brano (una combi-

nazione di versi tratti da alcune poesie di Giuseppe

Ungaretti), attraverso l’immagine costituita dalla

parola acronima V.E.G.L.I.A., derivata dalle iniziali

di ciascun verso:- Vagammo forse vittime del sonno…

- E dal fondo di notti di memoria

- Già ci sfiorava

- La verità, per crescita di buio,

- Il dolore assopito che ritorna…

- Anima, non saprò mai calmarti?

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A questo punto, possiamo ricordare la parola

“VEGLIA” associando ad essa l’immagine di un

uomo sdraiato a letto, di notte, con gli occhi sbarra-

ti, perché non riesce a dormire.

Nel Trattato di ipnosi di Franco Granone pubblica-

to dalla Utet Edizioni, leggiamo che i fenomeni

ipnotici sono:

- Levitazione

- Catalessia

- Movimenti automatici

- Inibizione dei movimenti volontari

- Analgesia

- Sanguinamento

- Condizionamento

La prima cosa da fare sarà creare la parola partendo

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dalle lettere iniziali delle parole che vogliamo ricor-

dare, in questo modo: le per la parola “levitazione”,

ca per la parola “catalessia”, mo per “movimenti

automatici”, i  per “inibizione dei movimenti volon-

tari”, a per “analgesia”, s per “sanguinamento” e co

per la parola “condizionamento”. In questo modo

otteniamo la parola lecamoiasco, che può essere

ricordata attraverso l’espressione assonante “lec-

cammo un fiasco”. A questo punto, potremo ricorda-

re le parole in questione creando l’immagine

E.M.A.I.C.E. di alcuni amici in stato ipnotico,mentre leccano un fiasco.

In linea generale, possiamo definire una regola

molto semplice: ogni informazione che si vuole

ricordare va associata ad un’immagine concreta (evi-tando i concetti astratti) le cui caratteristiche saranno

esagerazione, movimento, associazione inusuale e

coinvolgimento emotivo. Il coinvolgimento emotivo

si ottiene rappresentandosi immagini che siano in

qualche modo note, familiari, e che abbiano un nessocon esperienze vissute ed emozionalmente significa-

tive. Questo paragrafo apre la strada a molte applica-

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zioni future. Tra breve metterai a frutto quello che

hai imparato fino ad ora con applicazioni pratiche

relative all’acquisizione di informazioni che definire-

mo “brevi”, cioè costituite da due o tre elementi lega-

ti tra loro, come nel caso dei nomi di persona, dei

vocaboli di una lingua straniera, degli indirizzi e-

mail, degli indirizzi postali e di molti altri dati simili.

Memoria in movimentoI risultati dell’applicazione del Metodo Golfera con-

sistono, oltre che nel potenziamento delle capacità

di memorizzazione, nell’utilizzo di una più vasta

area cerebrale. È utile ribadire che la tecnica serve a

determinare un’attivazione neurologica che permet-

te di fissare il ricordo; dopodiché, l’informazione

permane nella memoria indipendentemente dalsistema che si è utilizzato per creare il ricordo. Il

tempo di permanenza di un ricordo è direttamente

proporzionale all’ampiezza dell’area cerebrale coin-

volta nel processo di acquisizione del dato.

Un semplice esempio può rendere bene l’idea: io mi

chiamo Golfera, e per ricordare il mio cognome

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puoi pensare ad una gigantesca mazza da golf, asso-

ciarla alla mia immagine (c’è una mia foto sulla

copertina di questo libro) e rappresentarmi nella tua

mente mentre mando in buca una palla. Devi imma-

ginare di farlo veramente. La prima volta che qual-

cuno ti chiederà di dire il mio nome, visualizzerai

questa immagine e “golf” ti farà venire in mente

“Golfera”; le volte successive, invece, sarai in grado

di rispondere correttamente senza pensare a nessuna

mazza da golf. Il sistema funziona a patto che le

immagini rispettino sempre i requisiti sopra espostidi esagerazione, movimento e… Ora dovresti esse-

re in grado di completare la frase. Se manca anche

una sola delle quattro caratteristiche, il ricordo va a

collocarsi nella memoria a medio termine anziché in

quella a lungo termine.

Facciamo un altro esempio. Se vogliamo memoriz-

zare il verbo inglese “to borrow”, che significa

“prendere in prestito”, possiamo immaginare di

andare dal nostro vicino di casa e di chiedere in pre-stito qualcosa: lui ci porterà un gigantesco blocco di

burro (“burro” è una parola assonante con borrow)

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e, poiché l’immagine è esagerata, in movimento,

associata in modo inusuale e dotata di una rilevanza

anche emotiva, (dal momento che conosciamo il

vicino e abbiamo con lui una certa familiarità) non

dimenticheremo più il termine “borrow”.

Questo sistema conosce un’infinità di applicazioni

che analizzeremo nel dettaglio in seguito. Per ora è

necessario rendersi conto che quando

un’informazione si installa nella memoria lungo ter-

mine, lo fa utilizzando come “mezzo di trasporto” leimmagini particolarmente significative che abbiamo

creato. Oltre al dato specifico che ci interessa imma-

gazzinare nella nostra mente, ci ricorderemo anche

le circostanze collegate all’atto della memorizzazio-

ne.

Quando creiamo un’immagine particolarmente

significativa, attiviamo la regola che possiamo rino-

minare come “formula dell’11 settembre”, secondo

la quale l’immagine X, particolarmente significativa,perché dotata delle caratteristiche “E.M.A.I.C.E.”,

va a collocarsi nella memoria a lungo termine insie-

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me a tutte le circostanze che si sono verificate in

quell’intervallo temporale. Questa considerazione è

di fondamentale importanza perché ci porta a rappre-

sentare un limitato numero di immagini al fine di

creare una neuroattivazione, e non certo di sostituire

i ricordi. Il Metodo Golfera è pensato e creato per

far funzionare al meglio la nostra memoria natu-

rale.

LA TELA DEI RICORDI: PRIMI TOCCHI D’ARTISTA 77

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“Quel che sento dimentico,

quel che vedo ricordo, quel che faccio imparo.”

Anonimo

Motore… Esercitazione!Se tutto sta procedendo nel migliore dei modi ora

sentirai una certa… confusione. Era previsto ed è

assolutamente normale, quindi evita di preoccuparti!

La ragione è che ho concentrato nei capitoli prece-

denti una grande quantità di informazioni, che ben

presto si chiariranno e si disporranno nella tua mente

nel giusto ordine, con il proseguire della lettura e con

le applicazioni pratiche che ti verranno proposte.

Probabilmente avrai trovato alcuni concetti partico-

larmente impegnativi; tuttavia era importante spie-

5Il quadro prende forma

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gare nel dettaglio come avviene la creazione delle

immagini finalizzate al processo di memorizzazio-

ne, essendo esse il tramite dei nostri ricordi.

Fino a questo momento abbiamo analizzato nume-

rosi metodi per creare immagini; facciamo adesso

un’applicazione di quanto esaminato finora, prima

di passare alla parte pratica vera e propria. L’antico

adagio “Quel che sento dimentico, quel che vedo

ricordo, quel che faccio imparo”, rende bene l’idea

di quanto sia importante l’esercizio che segue.

A pagina 82 troverai un elenco di dieci parole.

Adesso disponi di numerosi strumenti in più per

memorizzarle, rispetto a quando hai misurato il tuo

Span cimentandoti con la lista alle pagine 37-38.

Seguirà una spiegazione di alcune modalità con le

quali le parole della lista possono essere rappresen-

tate attraverso delle immagini; in questa fase accan-

toniamo per il momento le caratteristiche di esage-razione, movimento, associazione inusuale e coin-

volgimento emotivo.

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Molte applicazioni del metodo, ad esempio quelle

per la memorizzazione dei numeri, verranno

approfondite in seguito: “Omnia tempus habent”,

ogni cosa a suo tempo, dicevano i Latini.

Veniamo ora all’esercizio. Il procedimento più effi-

cace è il seguente: leggi il vocabolo, pensa alla

prima immagine che ti viene in mente e tienila per

buona. Infatti la prima immagine, quella intuitiva, è

sempre la migliore, perché non è condizionata da

ragionamenti che tolgono immediatezza al proces-so: ricordati di seguire il cuore. All’inizio potresti

incontrare delle difficoltà che non dipendono da

un’immaginazione più o meno sviluppata, ma sem-

plicemente dal fatto che devi ancora familiarizzare

con le tecniche presentate nel Capitolo 4 al para-grafo “Cuore, intuito, esercizio... e poesia”. Nel

caso in cui avessi qualche difficoltà, passa oltre, per

poi ritornare sul punto problematico in seguito.

Durante gli esercizi di conversione delle parole in

immagini, cerca per quanto ti è possibile di essererapido: la velocità aiuta, perché più ci stai a pensa-

re, più confuse saranno le immagini che ti vengono

IL QUADRO PRENDE FORMA 81

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in mente; al contrario, più sarai rapido, più sarai

pronto, efficace e preciso nell’esercizio.

Ecco la prima “batteria” di parole:

Cappello ...................................................................

Bicchiere ..................................................................

Carta .........................................................................

Pazza ........................................................................

Gatto .........................................................................

Uniforme ..................................................................

Vittima ......................................................................

Entusiasmo ...............................................................

Accelerazione ...........................................................

Fede ..........................................................................

82 PIÙ MEMORIA

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qualche parte; per la parola “carta”, pensa ad una

risma di fogli di carta, oppure ad un foglio di carta,

oppure ad una carta di credito, e attieniti comunque

alla prima immagine che ti è venuta in mente. Per la

parola “pazza”, procedi in modo analogo: pensa a

una donna affetta da disturbi della salute mentale

che hai incontrato o della quale hai letto, ascoltato o

visto un film; oppure pensa ad una persona che già

conosci nell’atto di impazzire. Per la parola “gatto”,

pensa ad un gatto in particolare o, se ti è più fami-

liare, pensa ad un gatto delle nevi; per la parola“uniforme”, pensa ad una persona in alta uniforme

che suscita ammirazione. Quale immagine ti viene

in mente pensando alla parola “vittima”? Se non ti

viene in mente niente, puoi sempre pensare ad

un’immagine vista in televisione: purtroppo i tele-giornali abbondano di scene e di vittime della vio-

lenza. Per la parola “entusiasmo”, pensa a qualcuno

che ti comunichi questa emozione: una persona che

conosci, un personaggio famoso o il tuo calciatore

preferito mentre esprime il suo entusiasmo inconte-nibile subito dopo aver segnato un gol. Nel caso di

un concetto astratto come quello di entusiasmo,

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infatti, l’importante è creare un’immagine concreta

che lo esprima con forza. Per la parola “accelerazio-

ne”, pensa ad un’auto che aumenta improvvisamen-

te la velocità, compiendo, appunto, una violenta

accelerazione. Sarebbe preferibile che quest’imma-

gine si riferisse ad una situazione che hai realmente

vissuto. Per la parola “fede”, puoi pensare alla tua

amica Federica che chiamate affettuosamente

“Fede”, oppure ad un monaco che prega e che per

questo motivo rievoca l’idea della fede.

Adesso ci concentreremo su una lista di parole ine-

renti al Diritto; anche se non è una materia di cui ti

occupi di solito, ti conviene ugualmente provare a

memorizzare le parole dell’elenco che segue. Tieni

sempre comunque presenti le strategie di cui al para-grafo che inizia a pagina 64. Le soluzioni qui sugge-

rite non sono necessariamente quelle “giuste” o le

migliori in assoluto: ognuno è in grado di formulare

quelle più efficaci per sé, in base alla propria espe-

rienza soggettiva e al proprio modo di ragionare.

IL QUADRO PRENDE FORMA 85

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Vediamo ora le parole da memorizzare; anche in

questo caso, piuttosto che leggere subito le indica-

zioni suggerite in seguito, prova a collegare autono-

mamente a ciascuna parola le prime immagini che ti

vengono in mente:

Fideiussione ....... ........ ....... ........ ....... ........ .....

Revoca ..........................................................

Locazione ......................................................

Recesso .........................................................

Ingiunzione ....................................................

Provvedimento ....... ....... ........ ....... ........ ....... ...

Convocazione ....... ........ ....... ........ ........ ....... ....

Riduzione ....... ........ ....... ........ ....... ........ ........ .

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Amministrativo ...............................................

Delega ..........................................................

Adesso confronta ed eventualmente integra le tue

soluzioni con quelle proposte qui sotto:

- Fideiussione: si può visualizzare l’immagine

del cane Fido.

- Revoca: si può visualizzare l’immagine di un

re sul dorso di una vacca.

- Locazione: si può visualizzare l’immagine di

una locomotiva, oppure immagine dell’oca

dello zio.

- Recesso: si può visualizzare l’immagine di un

re seduto sopra ad un….

- Ingiunzione: si può visualizzare l’immagine

di una giuntura.

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quale immagine abbinare a ciascuno di essi.

Abbiamo dedicato il Capitolo 2 della seconda parte

del libro alle strategie di memorizzazione di nomi e

cognomi: qui c’è un “assaggio” di quello che legge-

rai in seguito. Per il momento, cerca soltanto di

creare un’immagine per ogni nome; attenzione:

l’immagine di qualcosa, non l’immagine di qualcu-

no con quel nome.

Alberto .....................................................................

Francesco .................................................................

Giorgia .....................................................................

Giuliano ...................................................................

Greta .........................................................................

Luca .........................................................................

Matteo ......................................................................

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Morena .....................................................................

Rubens .....................................................................

Se dovessero presentarsi dei nomi composti, come

Pier Francesco, sarà sufficiente rappresentare con

un’immagine uno dei due (una pera, ad esempio, il

cui nome è assonante con “Pier”) per ricordarli

entrambi attraverso la nostra risorsa più importante:

la memoria naturale.

Ricordiamo sempre che questo sistema è un mezzo

per creare una neuroattivazione e che le immagini

associate qui proposte sono indicazioni puramente

dimostrative.

- Alberto: si può visualizzare un’enorme quan-tità di spaghetti, come quelli che mangia

Alberto Sordi nella celebre scena del film Un

americano a Roma.

- Francesco: si può visualizzare il saio di San

Francesco.

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- Giorgia: si può visualizzare un giornale.

- Giuliano: si può visualizzare la corona

d’alloro di Giulio Cesare.

- Greta: si può visualizzare un blocco di creta.

- Luca: si può visualizzare l’immagine di un

grosso libro, il Vangelo secondo Luca.

- Matteo: si può visualizzare la camicia di forzadi un matto.

- Morena: si può visualizzare una mora.

- Rubens: si può visualizzare un rubino.

Utilizziamo ora lo stesso sistema per la memorizzazio-

ne dei vocaboli in lingua straniera, applicazione, questa,

che approfondiremo nel Capitolo 4 della seconda parte

del libro. Per il momento, concentriamoci sull’immagi-ne da associare ad essi per ricordare come si pronuncia-

no, piuttosto che sul loro significato corrispondente in

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italiano. A questo proposito, utilizzeremo principal-

mente il criterio dell’assonanza basato, appunto, sulla

pronuncia del vocabolo. Qui di seguito c’è una lista di

parole inglesi su cui cimentarti.

Spoon .......................................................................

Curtain .....................................................................

Peek ..........................................................................

Last ...........................................................................

Follow ......................................................................

Training ....................................................................

Course ......................................................................

Learn ........................................................................

Deck .........................................................................

Fold ..........................................................................

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Cerca sempre di seguire il più possibile l’istinto,

evita di perderti in inutili dettagli e, soprattutto, di

anelare alla perfezione: l’importante è che

l’immagine prodotta ti faccia venire in mente la

parola che ti interessa. Come sempre la soluzione è

soggettiva, come soggettive sono le soluzioni pro-

poste qui di seguito.

- Spoon: si può visualizzare una spugna o la

spuma del mare.

- Curtain: si possono visualizzare delle cartecolorate o anche qualcosa di corto, o Cortina

d’Ampezzo.

- Peek: si può visualizzare l’immagine di un pic-

cone.

- Last: si può visualizzare l’immagine del deter-

sivo Last al Limone.

- Follow: si può visualizzare l’immagine di un

falò.

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- Training: si può visualizzare l’immagine di un

treno.

- Course: si può visualizzare la scena di una

corsa.

- Learn: si può visualizzare una lira o Gad

Lerner.

- Deck: si può visualizzare un caffè decaffeinato.

- Fold: si può visualizzare una folla di persone.

È arrivato il momento dell’ultimo degli esercizi di

questo capitolo: si tratta di associare le immagini ad

altre tre serie di parole, poste in successione inmaniera del tutto casuale. Usa un foglio di carta per

appuntare le immagini che crei. Cerca di essere

ancora più rapido e spontaneo: agisci subito,

d’istinto, con la prima immagine che ti viene in

mente. Ecco le tre serie di parole.

94 PIÙ MEMORIA

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Prima serie: metamorfosi, arringa, tributo, fervida,

innocenza, chiarore, federazione, indicativo, incline,

apprendimento.

Seconda serie: omonimia, linfociti, ortognatodontico,

efedrina, Odifreddi, Ceruti, filantropico, endocrino,

cospetto, Romberg.

Terza serie: criptoestesia, leucomune, Trazzi, Bustelli,

gomena, traverso, ulivella, creato, evanescente, volu-

metrico, solo, contatto, suzione, rigenera, egemonia,pantagruelica, fastidioso, recondita, satura, recensio-

ne, sancito, Crisippo, Porfirio, vulnerabilità, invidia,

sociali, repubblica, nome, nato, fedeltà, lungimiranza,

ammirazione, sollecitudine, temperanza.

Ed ecco le immagini che sarebbe possibile associa-

re ad esse.

• Per la prima serie

- Metamorfosi: si può visualizzare l’immagine

di un giocatore di football americano che corre

verso la meta facendo molte smorfie.

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- Arringa: si può visualizzare un’aringa in sca-

tola.

- Tributo: si può associare l’immagine di un

imbuto.

- Fervida: si può pensare al ferro.

- Innocenza: si può visualizzare un bambino.

- Chiarore: si può visualizzare una chiara d’uovo.

- Federazione: si può immaginare la federa di un

cuscino.

- Indicativo: si può visualizzare qualcuno (una per-sona che si conosce) nell’atto di indicare qualcosa.

- Incline: si può visualizzare un piano di legno

inclinato.

- Apprendimento: si può immaginare un tizio

che appende un quadro al mento di una statua.

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Come puoi vedere, la varietà di immagini e di asso-

ciazioni a cui si può pensare è enorme, e non è

necessario che la parola/concetto che si intende

ricordare sia sovrapponibile all’immagine associata

con una precisione “millimetrica”: l’importante è

che l’immagine visualizzata sia funzionale alla fis-

sazione del ricordo.

• Per la seconda serie

- Omonimia: si può visualizzare l’immagine di

un “omone”.

- Linfociti: si può visualizzare della linfa che

scorre.

- Ortognatodontico: si può visualizzare un ortocon sopra degli enormi denti.

- Efedrina: si può visualizzare una federina

(una piccola federa).

- Odifreddi: si può pensare a delle orecchie

fredde.

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- Ceruti: si possono visualizzare dei cerotti.

- Filantropico: si può visualizzare un licantropo

o una spiaggia ai tropici.

- Endocrino: si può visualizzare una criniera.

- Cospetto: si può visualizzare un petto.

- Romberg: si può visualizzare una figura di forma

romboidale, ad esempio un aquilone o una figurapiana sulla copertina di un libro di geometria.

Come puoi constatare, le parole sono di vario tipo

(nomi comuni di cosa, nomi propri di persona, nomi

che si riferiscono a concetti astratti, aggettivi e così via)e spesso poco utilizzati nel linguaggio quotidiano. Ecco

alcune idee per memorizzare le parole della terza serie.

- Criptoestesia: si può visualizzare una cripta.

- Leucomune: si può visualizzare un sindaco

che lecca il muro della sede comunale.

98 PIÙ MEMORIA

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- Trazzi: si possono visualizzare delle travi a

forma di razzi.

- Bustelli: si possono visualizzare dei piccoli

busti.

- Gomena: si può visualizzare una grande

gomma d’automobile.

- Traverso: si può visualizzare un tale che tossi-

sce perché gli è andato qualcosa di traverso o,in alternativa, un musicista che suona il flauto

traverso.

- Ulivella: si può visualizzare un’oliva di picco-

le dimensioni o, in alternativa, Olivia (la fidan-zata di Braccio di Ferro).

- Creato: si può visualizzare il globo terrestre o

un mappamondo (intendendolo come

“Creato”).

- Evanescente: si può visualizzare un fantasma.

IL QUADRO PRENDE FORMA 99

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- Volumetrico: si può visualizzare un bambino

che gioca con un cubo trasparente (che ricorda

il “volume”).

- Solo: si può visualizzare un barbone in un

parco pubblico completamente vuoto.

- Contatto: si può visualizzare un uomo che

lavora ai fili di un impianto elettrico.

- Suzione: si può visualizzare un acrobata chesalta sulla testa dello zio (su… zione).

- Rigenera: si può visualizzare la carta riciclata

o l’araba fenice che risorge (si rigenera).

- Egemonia: si può pensare ad un egittologo che

ha la mania dell’Egitto (Ege… monia).

- Pantagruelica: si può visualizzare una donna

un po’ matta (grulla) vestita con un paio dipantacollant.

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- Fastidioso: si può visualizzare un uomo che si

gratta con insistenza (perché l’aggettivo “fasti-

dioso” viene spesso associato al prurito).

- Recondita: si può visualizzare un re che con-

disce il suo piatto a tavola.

- Satura: si può visualizzare la sutura di una

ferita effettuata da un chirurgo, oppure una

sa(lda)tura.

- Recensione: si può visualizzare un re che

accende un grande fuoco.

- Sancito: si può visualizzare un santo che ha in

mano un dolce farcito.

- Crisippo: si può visualizzare un uomo dispe-

rato (in crisi) nell’atto di spostare un enorme

ceppo.

- Porfirio: si può visualizzare una vasca di por-

fido (preferibilmente una vasca in particolare,

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ad esempio io penserei ad una vasca che si trova

a Ravenna nel Mausoleo di Teodorico), oppure

un porro che si riassorbe (che va in “ferie”).

- Vulnerabilità: si può visualizzare una bambina

fragile e pallida.

- Invidia: si può visualizzare una donna vestita di

nero che riga una Ferrari con un chiodo o anche

pensare alla Strega di Biancaneve.

- Sociali: si può visualizzare un assistente sociale

che si è visto in televisione o nella realtà.

- Repubblica: si può visualizzare la bandiera

italiana.

- Nome: si può visualizzare un neonato in braccio

ai suoi genitori, che ancora devono dargli un

nome.

- Nato: si può visualizzare un militare della

NATO.

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- Fedeltà: si può visualizzare una fede nuziale.

- Lungimiranza: si può visualizzare un tiratore

scelto che mira lontano con un potente cannoc-

chiale montato sul fucile.

- Ammirazione: si può visualizzare una diva di

Hollywood che viene applaudita dai suoi fans.

- Sollecitudine: si può visualizzare un uomo

legato a una specie di gogna mentre gli vienefatto il solletico sotto ai piedi con delle piume.

- Temperanza: si può visualizzare un enorme

temperino o anche un astuccio pieno di colori

a tempera.

Come avrai certamente notato, l’utilizzo delle

immagini dipende largamente da quello che ci

viene in mente in un determinato momento;

l’importante è che siano immagini che abbiamorealmente visto e che facciano parte del nostro vis-

suto individuale: devono essere reali, reali, reali!

IL QUADRO PRENDE FORMA 103

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Il linguaggio delle emozioniNegli esercizi al paragrafo precedente abbiamo

costruito immagini di vario genere, senza preoccu-

parci delle caratteristiche di esagerazione, movi-

mento, associazione inusuale e coinvolgimento

emotivo. Queste caratteristiche diventano di prima-ria importanza nella messa in pratica del Metodo

Golfera, e nei prossimi capitoli verranno utilizzate

per ogni aspetto operativo. Come già abbiamo detto,

i quattro fattori in questione devono essere tutti pre-

senti senza tralasciarne nessuno; inoltre, ogni imma-gine deve essere ben definita, chiara e il più reale

possibile. Se, per esempio, vogliamo visualizzare

Robin Hood, è preferibile visualizzare l’attore che

ne abbiamo visto interpretare la parte, uno in parti-

colare, immaginando di averlo di fronte in quel pre-ciso istante: il coinvolgimento emotivo, in questo

caso, consiste nel senso di familiarità che ci avvici-

na all’interprete del personaggio.

Il coinvolgimento emotivo implica la nostra parteci-pazione attiva nel processo di visualizzazione. In

questo senso, per visualizzare la parola “amore” non

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visualizziamo un grande cuore, come verrebbe istin-

tivo pensare, ma la persona che amiamo. Per il ter-

mine “negare” è funzionale pensare ad una situazio-

ne in cui ci sia stato negato qualcosa, un evento in

particolare, che per qualche motivo ci è rimasto

impresso. Quando immaginiamo una torta, dobbia-

mo anche rievocare lo stato emotivo di quando

abbiamo visto una torta in particolare, ma anche e

soprattutto creare un’emozione attraverso la sineste-

sia, intendendo con questo termine l’attivazione di

un senso per mezzo di un altro, oppure il coinvolgi-mento di più sensi nel visualizzare un’immagine.

Sarebbe a dire che visualizzare una fragola serve a

poco, se non immaginiamo di sentirne il sapore;

visualizzare una rosa serve a poco, se non immagi-

niamo di sentirne il profumo. Le immagini di questesensazioni possono essere create in frazioni di

secondo; la cosa importante è che le emozioni ad

esse collegate ci appartengano in qualche modo, che

ci siano familiari, e che vengano rievocate da situa-

zioni del passato in cui abbiamo vissuto quel mede-simo stato emotivo.

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Tutti hanno codificato la propria vita attraverso il lin-

guaggio delle emozioni; queste, tuttavia, sono molto

personali e particolari. Ad ogni parola ognuno asso-

cia una sua precisa esperienza emotiva. Ad esempio,

un camionista e una ragazza che hanno frequentato il

corso in cui insegno il Metodo Golfera hanno rac-

contato in che modo ciascuno di loro avesse memo-

rizzato il termine “lasciato”: il primo aveva immagi-

nato di caricare un armadio su un camion insieme al

fratello, e di aver “lasciato” andare l’armadio, con un

tonfo rovinoso. La ragazza, invece, aveva ripensatoal momento in cui aveva “lasciato” il suo fidanzato:

quella triste sensazione, unita all’immagine dell’or-

mai ex-fidanzato, la riconduceva alla parola in que-

stione.

Come vedi, è possibile considerare ogni avvenimen-

to e ogni parola come un’emozione; e l’emozione è

la prima forma di attivazione neurologica.

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PARTE

IIIL METODO GOLFERA PERRICORDARE OGNI GIORNO

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“La memoria è la base dell'intelligenza.”

Gianni Golfera

Le applicazioni che abbiamo analizzato finora dimo-

streranno la loro efficacia attraverso un costante eser-

cizio pratico, che consentirà di acquisire anche velocità

e spontaneità nei processi descritti. Dopo qualche set-

timana, utlizzare questi strumenti sarà diventato per teun automatismo, un po’ come quando una persona

diventa così abile a guidare l’auto, da non aver più

bisogno di “fare mente locale” sulla frizione, ogni

volta che ha bisogno di scalare di marcia: ci riesce

“senza pensare”. Lo stesso accade in tutti i processi diapprendimento: la pratica rende spontanea e rapida

l’applicazione di ogni teoria.

1Le leve della memoria

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Prima di addentrarci nella concretezza dell’applicazio-

ne del Metodo Golfera, è necessario trattare alcuni

aspetti di fondamentale importanza nel processo di

apprendimento. Essi sono l’interesse, l’attenzione e

l’associazione.

L’interesseL’interesse è indubbiamente la prima leva della memo-

ria. Spesso capita che i bambini, a scuola, non riescano

a memorizzare ciò che fa parte del programma di stu-

dio, eppure sono capaci di ripetere a memoria goal eformazioni di intere stagioni calcistiche. Questo aspet-

to conferma che ogni persona è dotata di una straordi-

naria memoria: la sua maggiore o minore efficacia

dipende da quanto il campo di applicazione susciti inte-

resse. Per quanto il Metodo Golfera abbia un grandepotenziale di educazione della memoria, è comunque

necessario desiderare e decidere consapevolmente di

ricordare, e quindi di applicare le strategie del metodo.

L’attenzioneNell’attuazione di un processo di memorizzazione,

l’attenzione è il passo successivo all’interesse. Prova a

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pensare a quante volte hai cercato qualcosa che era pro-

prio “sotto il tuo naso”, oppure a quando hai trovato dif-

ficoltà nel tentativo di descrivere qualcosa o qualcuno

che avevi visto poco prima, oppure a quando hai

“dimenticato” le chiavi, il cellulare, l’ombrello, o anco-

ra a quando hai impiegato mezz’ora per ritrovare l’auto,

perché non ricordavi più dove l’avevi parcheggiata. Più

che di casi di scarsa memoria, spesso si tratta di distra-

zione o di insufficiente attenzione, ed è su quest’ultima,

dunque, che occorre lavorare.

L’associazioneL’associazione di idee è il processo più naturale utiliz-

zato per apprendere informazioni nuove o difficili da

ricordare. Pensa a quando, alla scuola elementare, ti

hanno descritto l’Italia come uno stivale, conl’intenzione di farti ricordare la sua forma caratteristi-

ca, oppure pensa a quando ti descrivono qualcosa,

citando numerosi esempi di cose che conosci e che hai

già visto o sentito precedentemente. Una cosa è certa:

possiamo imparare qualcosa di nuovo, quando siamocapaci di associare concetti nuovi con altri appresi in

precedenza. Spesso l’apprendimento di una lingua

LE LEVE DELLA MEMORIA 111

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straniera avviene anche confrontando le sue strutture

con quelle della propria lingua madre. Pensiamo poi a

cosa sarebbero le moltiplicazioni, se non si sapessero

fare le addizioni, o a cosa sarebbero le addizioni se non

si conoscessero i numeri.

112 PIÙ MEMORIA

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“Nessuna parola

è più importante del tuo nome.”

Gianni Golfera

Quante volte hai provato una sensazione

d’imbarazzo e di disagio, davanti ad una persona

della quale non ricordavi il nome? Quante occasioni

hai perso per aver dimenticato il nome di qualcuno?

Eppure, ricordare i nomi delle persone è fondamen-

tale.

Con il Metodo Golfera potrai ricordare, a distanza di

anni, i nomi di tutte le persone incontrate. Sarai inol-

tre in grado di ricordare i nomi di oltre cento perso-ne (non è un errore di battitura, proprio cento!)

incontrate in un’unica occasione.

2Facciamo nomi e cognomi

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Il sistema per riuscirci è semplice e veloce. Esso

consiste nell’associare un’immagine E.M.A.I.C.E. al

nome della persona, collegandola alla caratteristica

dominante del suo volto, quella che più ci colpisce.

A cosa mi riferisco in particolare? Prova a pensare

ad una caricatura: ecco cosa intendo per “esaltazio-

ne di una caratteristica dominante”.

Prima di inoltrarci nella pratica e negli esempi, ti

ricordo che l’immagine E.M.A.I.C.E. non è il fine,

ma il mezzo per acquisire l’informazione che ciinteressa. In questo senso, ricordiamo che ogni

immagine va costruita e associata in modo istintivo

e immediato, in meno di un secondo di tempo.

Passiamo ora alla pratica: se voglio ricordare ilsignor Paolo, la cui caratteristica dominante è un

naso “a patata”, immagino un palo (per assonanza

con “Paolo”) che esce dal naso (E.M.A.I.C.E.!) del

signor Paolo. Se voglio ricordare il nome di Mara,

una ragazza che ha come caratteristica dominantedegli occhi molto espressivi, immagino migliaia di

more (per assonanza con “Mara”) che escono dagli

114 PIÙ MEMORIA

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occhi di Mara. Se mi viene presentato Alessandro,

un signore con delle vistose orecchie a sventola,

associo il suo nome ad Alessandro Magno, immagi-

nando una spada che dondola appesa ad un suo

orecchio.

Ecco, di seguito, un elenco di nomi e immagini che

puoi leggere per farti un’idea di cosa intendo, per

poi procedere con alcuni approfondimenti.

- Andrea: una Croce di S. Andrea

- Antonella: un’anta

- Antonio: il maiale in relazione a Sant’Antonio,

santo protettore degli animali

- Barbara: un’orda di barbari o la bambola

Barbie

- Beatrice: una persona beata, avvolta in una luce

soffusa

- Bruno: metallo scuro brunito

FACCIAMO NOMI E COGNOMI 115

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- Erika: è ricca! (Immagini di ricchezza)

- Fabio: una bottiglia di acqua Fabia

- Federica: una fede nuziale ricca (un’enorme

fede)

- Filippo: un filo

- Fiorenza: un fiore

- Gabriele: l’angelo Gabriele (si associano delle ali)

- Giovanni: un gruppetto di giovani

- Giuseppe: la sega di Giuseppe, il falegnamepadre di Gesù

- Guglielmo: la mela di Guglielmo Tell

- Ilaria: un atteggiamento di ilarità

- Irene: delle renne

FACCIAMO NOMI E COGNOMI 117

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- Iolanda: una ghirlanda

- Ivan: l’atteggiamento violento di Ivan il

Terribile

- Laura: un’aura

- Lauro: dell’alloro, detto anche “lauro”

- Lisa: qualcosa di “liso”, di consumato

- Lorenzo: dell’oro

- Marco: la moneta tedesca, l’atto sportivo di

marcare o ancora una marca da bollo

- Martina: un bicchiere di Martini

- Massimo: il livello massimo di un misurino

- Melania: una mela

- Nadia: un nodo

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- Nando: suonando

- Nina: un nano o la Niña, la caravella di

Cristoforo Colombo

- Norma: una normativa

- Olga: un’alga

- Oliviero: un’oliva

- Oscar: il Premio Oscar

- Osvaldo: un uovo (per assonanza con “ovale”)

- Patrizia: una patrizia nel senso di ricca roma-na: associo la persona a dei gioielli

- Piero: una pera

- Pietro: una pietra

- Pino: un pino nel senso di “albero di pino”

FACCIAMO NOMI E COGNOMI 119

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- Rachele: le chele di un granchio

- Roberta: il deodorante Neutro Roberts

- Rocco: una rocca

- Rosa: una rosa nel senso di “fiore”

- Serena: una serenata

- Silvano: il cappello del mago Silvan

- Silvia: una foglia di salvia

- Simone: sapone (per assonanza)

- Tania: un tonno

- Tiberio: una tibia

- Tiziano: una tazzina

- Tommaso: le dita dell’episodio biblico di San

Tommaso

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- Ubaldo: un balzo

- Umberto: un’ombra (per assonanza con

“umbra”)

- Ugo: un ago

- Valentina: va-lentina (lentezza di una lumaca)

- Valeria: un vaso di valore

- Veronica: una grande vera nuziale

- Vittorio: esultante perché vittorioso

- Sabrina: della brina

A questo punto occorre fare alcune precisazioni utili

per definire il corretto modo di operare nelle varie

circostanze.

1) Ogni nome va riferito ad un oggetto o ad

un’azione.

FACCIAMO NOMI E COGNOMI 121

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2) Un nome non va mai riferito ad una persona

che già si conosce.

3) L’immagine da associare al nome e alla per-

sona va visualizzata per un tempo brevissimo:

circa un quarto di un secondo.

4) Per agevolare la fissazione dell’informazio-

ne, è utile chiamare più volte le persone con il

loro nome, durante la conversazione e quando è

il momento di salutarle.

Per quanto riguarda i nomi composti, come abbiamogià anticipato, non è necessaria un’immagine dop-

pia per ricordarli. Ad esempio, potremo ricordare il

nome di Giampiero visualizzando una “pera” asso-

ciata al volto della persona. Ricordo che l’immagine

che creiamo serve ad aiutare la nostra memoria, noncerto a sostituirla: l’immagine E.M.A.I.C.E. genera

la neuroattivazione necessaria per ricordare.

Successivamente non avremo necessità di ricorrere

a quell’immagine, per ricordare l’informazione.

Ogni immagine rimane indissolubilmente legata al

processo logico o intuitivo che è stato necessario a

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crearla. Questo aspetto ci permette di non confon-

derci mai, né di sbagliare nome partendo da

un’immagine.

A questo punto è arrivato il momento di trattare i

cognomi, i quali vanno memorizzati allo stesso

modo dei nomi, ma costruendo l’immagine con il

criterio dell’assonanza. Ecco degli esempi:

- Allegri: una risata demenziale

- Berti: dei berretti

- Dori: d’oro

- Fiorini: dei fiori piccoli piccoli

- Golfera: un golf 

- Invoglia: ingoia

- Lenzi: lenza

- Magnani: uno che mangia voracemente

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- Neri: qualcosa di nero

- Ondini: delle onde piccole piccole

- Piccini: dei folletti piccoli piccoli

- Ranieri: una rana

- Serri: una serra

- Urnari: un’urna elettorale

- Venzi: un ventaglio

- Zamboni: degli zamponi

Consideriamo ora la situazione in cui ci presentano

qualcuno per nome e cognome. In questo caso cree-

remo un’immagine per il nome, la quale andrà ad

interagire con la caratteristica dominante della per-

sona attraverso l’immagine del cognome.

Se, ad esempio, ci presentano il signor Emanuele

Cicogna e notiamo che questa persona ha una fron-

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te molto ampia, possiamo immaginare un’enorme

mano (Emanuele) che toglie dalla fronte (caratteri-

stica dominante) una cicogna. Ovviamente si tratta

solo di un esempio: potremmo farne molti altri rela-

tivi alla medesima situazione.

Ciascuno di noi, infatti, dovrebbe fare proprie le

immagini che gli vengono più istintive e naturali. Ti

renderai conto ben presto, inoltre, che i nomi sono

sempre gli stessi: utilizzerai spesso le medesime

immagini con grande semplicità.

FACCIAMO NOMI E COGNOMI 125

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“Negli affari non importa quello che ricordi

dei prodotti, ma quello che ricordi dei clienti.”

Gianni Golfera

Per “liste” intendo una serie di concetti, parole o più

semplicemente una serie di cose da ricordare, infe-

riore a venti elementi. Potrebbe essere un promemo-

ria di cose da fare l’indomani, le argomentazioni di

un discorso oppure una sequenza di cose da ricorda-

re: una semplice lista della spesa oppure un elenco

di appuntamenti. Questo capitolo contiene alcuni

elementi fondamentali di ciò che verrà in seguito.

3Parole, parole, parole…

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La memorizzazione delle liste avviene attraverso

l’acquisizione dei dati in tre fasi specifiche:

1) cercare un’immagine E.M.A.I.C.E.;

2) legarla a quella che segue;

3) continuare il procedimento legando le

immagini tra loro (due per volta).

Una cosa da puntualizzare è la seguente: EVITA

sempre di inventare storie; limitati ad associare i

vari elementi due per volta. Se l’acquisizione avvie-ne nel modo corretto, potrai imparare facilmente

oltre cento elementi. Ecco la prima lista di parole su

cui cimentarti, seguita da un esempio di strategia

per una memorizzazione efficace:

1) Dottore

2) Cappello

3) Pescatore

4) Scrivania

5) Aereo6) Specchio

7) Maschera

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8) Uva

9) Serpente

10) Computer

11) Vicino di casa

12) Chiave

13) Libro

14) Toro

15) Telo

16) Doccia

17) Fucile

18) Statua19) Topo

20) Matrimonio

Per prima cosa visualizzo un dottore, non uno a

caso, ma il mio dottore, poi associo il dottore alcappello, immaginandolo con un enorme e ridico-

lo cappello sulla testa (E.M.A.I.C.E.). Ora associo

il cappello al pescatore, senza più pensare al dotto-

re! Immagino allora un pescatore che pesca un

ridicolo cappello (esattamente quello di prima),per poi legare il pescatore alla scrivania, immagi-

nandolo mentre cade schiantandosi sulla scrivania.

PAROLE, PAROLE, PAROLE… 129

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Continuo visualizzando un aereo che decolla sulla

scrivania, poi lo stesso aereo lo visualizzo mentre

si schianta contro uno specchio. Dallo specchio

rotto esce una donna con una maschera, sotto la

maschera al posto del volto c’è dell’uva, dall’uva

esce un serpente ed il serpente ingoia il compu-

ter. Dal computer esce il mio vicino di casa con

in mano un’enorme chiave, con la chiave apre un

libro, dal libro esce un toro, il toro tiene un telo,

il telo viene messo in una doccia, dalla doccia

parte un colpo di fucile che colpisce una statuaspezzandola. Dalla rottura della statua esce un

topo che si veste da sposo per il suo matrimonio.

Come avrai visto, o meglio, visualizzato, ho associato

due elementi per volta, collegando il precedente con ilsuccessivo.

Prima di andare avanti nella lettura, fai una cosa

molto importante: torna indietro a rileggere le asso-

ciazioni; non per capire, bensì per visualizzare! Ènecessario che visualizzi bene ogni singolo passag-

gio, per acquisire in modo ottimale l’informazione.

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Bene, adesso prova a ricostruire la sequenza usando

la… testa! Se hai visualizzato correttamente i vari pas-

saggi, ci riesci senza problemi. Se invece qualcosa ti è

sfuggito, valuta le seguenti possibilità di errore:

1) Non hai visualizzato bene le immagini.

In tal caso, prova ad occhi chiusi e concen-

trati di più.

2) Le immagini non erano “E.M.A.I.C.E.”.

Rifletti: le immagini erano in movimento?Erano esagerate? Erano associate in modo

inusuale? Erano emotivamente coinvol-

genti? Le caratteristiche in questione devo-

no essere tutte soddisfatte!

3) Le immagini non erano realistiche.

È necessario sempre visualizzare cose e

persone “reali”, come ad esempio: il tuo

dottore, un cappello che hai visto realmen-

te, uno specchio che conosci e così via.L’importanza di una buona visualizzazione

è correlata ad un’efficace attivazione del-

PAROLE, PAROLE, PAROLE… 131

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l’area cerebrale che viene coinvolta duran-

te il processo di visualizzazione. Per que-

sto motivo, l’attività di visualizzazione

riveste una funzione di primaria importan-

za nel nostro sistema.

Ora facciamo lo stesso esercizio con una serie di

concetti e procediamo come sopra nel processo di

memorizzazione:

1) Diritto2) Contratto

3) Giacenza

4) Fideiussione

5) Rendita

6) Lavoro7) Orario

8) Abito professionale

9) Venditore

10) Recesso

11) Telefono12) Firma

13) Guadagno

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14) Banca

15) Dirigente

16) Impiegata

17) Studente

18) Domenica

19) Golf 

20) Risultati

Come puoi vedere, si tratta in gran parte di concetti

di tipo astratto. La tecnica da usare è la stessa impie-

gata per la prima lista di parole. Ecco un esempio dicorrelazione tra le parole:

1) Diritto Un uomo alto

2) Contratto che si contrae

3) Giacenza e giace con Enza

4) Fideiussione Enza morde un osso

come farebbe Fido

PAROLE, PAROLE, PAROLE… 133

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5) Rendita l’osso è quello di una

renna con le dita

(ren-dita)

6) Lavoro le dita lavorano

su di un

7) Orario orologio

8) Abito professionale l’orologio si veste in

giacca e cravatta,l’abito professionale

9) Venditore si anima e va a fare il

venditore

10) Recesso il venditore si veste

da Re e si siede

sul ces…

11) Telefono da un water esceil telefono

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12) Firma il telefono firma una

13) Guadagno banconota

14) Banca la banconota va in

banca e

15) Dirigente parla con il dirigente

che è vestito da vigile

(dirige il traffico)

16) Impiegato il vigile piega

il cappello

17) Studente un ragazzo con dei

libri sotto il braccio(studente)

ruba il cappello

18) Domenica lo studente si fa prete

(in questo caso,associo il prete

alla domenica)

PAROLE, PAROLE, PAROLE… 135

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19) Golf il prete prende

un’enorme

mazza da golf 

20) Risultati e colpisce la palla

così forte da

mandarla contro

il tabellone

dei risultati.

Così come hai fatto con la serie precedente, rileggie visualizza le immagini prima di verificare se tutto

è andato bene. Poi prova a ripetere le parole nella

giusta sequenza.

Ricordati anche della possibilità di utilizzarel’immagine costruita sull’acronimo, in particolare

quando ti occorre memorizzare una serie di parole

che si riferiscono alla stessa circostanza (il caso di

Lecamoiasco che abbiamo analizzato alle pagine 72-

73).

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“L’unico passaporto

è la conoscenza delle lingue.”

Gianni Golfera

All’inizio del nostro percorso abbiamo rivolto il

nostro primo atto di memorizzazione all’unità espres-

siva minima del linguaggio umano: la “parola”.

Per memorizzare singoli vocaboli, sia che apparten-

gano ad una lingua straniera o alla nostra lingua

madre, è sufficiente ricorrere al metodo dell’associa-

zione. Abbiamo già riscontrato come sia possibile

ricordare la pronuncia di parole straniere o di termi-ni che non abbiano senso compiuto nella nostra lin-

gua madre attraverso il criterio dell’assonanza.

4Molto più di… I love you

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Un vocabolo inglese come “even”, che tra i suoi vari

significati annovera quello di “anche”, sarà facil-

mente memorizzabile mediante una semplice asso-

ciazione:

- tra l’immagine che la parola “even” mi sugge-

risce,

- e l’immagine che la parola tradotta “anche” mi

fa venire in mente.

Per questa ragione, un procedimento appropriatoper memorizzare la parola in questione sarebbe il

seguente:

“even”, per assonanza, mi ricorda “Seven”, la

marca di zainetti per la scuola.

“Anche”, per assonanza, mi ricorda la parola

“anca” al plurale.

A questo punto non mi resta che fondere le dueimmagini in un’unica scena “E.M.A.I.C.E.”.

138 PIÙ MEMORIA

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Quindi vedrò il mio zaino Seven, indossato da una

bellissima ragazza, che ondeggia sinuosamente il

bacino.

Ricordiamo che è sempre opportuno contestualizza-

re le immagini e rapportarle a scene di vita vissuta.

E quindi,

immaginerò la mia ragazza, con la quale trascorro

una meravigliosa e romantica giornata in monta-

gna, godendo di paesaggi incantevoli e di momen-ti magici, e vedrò che indossa il mio zaino

“Seven”, mentre passeggia insieme a me, ondeg-

giando sinuosamente il bacino (da cui ricavo il

termine “anche”).

Facciamo un altro esempio significativo con il ter-

mine inglese “spell”, che significa “incantesimo”.

Anche in questo caso farò appello alla mia immagi-

nazione.

Assocerò “spell” all’immagine di una persona che

si “spella” sotto il sole cocente d’estate; e il signi-

MOLTO PIÙ DI… I LOVE YOU 139

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di soccorso, altamente

sconsigliato in caso di

ustione grave;

Coinvolgimento

Emotivo: tutto ha avuto luogo nella

mia abitazione, mentre

regnava la quiete più assoluta.

Le possibilità di applicazioni simili a queste sono

infinite.Prendiamo adesso in considerazione un vocabolo

della lingua spagnola come “catar” che vuol dire

“assaggiare” o “degustare”.

Anche in questo caso procediamo convertendo in

immagini:- il vocabolo in lingua originale catar

- e il suo significato “assaggiare”.

Catar, per assonanza, mi richiama alla mente

“catarro”. “Assaggiare”… viene di conseguenza.

MOLTO PIÙ DI… I LOVE YOU 141

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Immagino allora di trovarmi in una trattoria tipica

di Salamanca, dove assaggio una zuppa a base di

catarro e mi complimento con il cuoco per l’ottima

consistenza del cibo.

Per tornare all’opportunità di lasciare

l’immaginazione libera di andare nella creazione

delle immagini, avrai notato, nelle associazioni e

nelle immagini proposte negli esempi precedenti – e

anche in quelle che percorrono tutto il libro – che ho

sempre evitato di pormi vincoli di qualsiasi tipo: hosemplicemente dato il via libera alla mia capacità

immaginativa, evitando forzature e incoraggiando la

spontaneità.

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“Ciò che abbiamo vissuto ha valore

 perché ce lo ricordiamo.”

Gianni Golfera

I numeri sono ovunque: nei codici, nei prezzi, nelle

prenotazioni, nelle date, nelle misure e nel tempo

che scandisce la nostra esistenza.

È proprio così difficile ricordarli? Naturalmente no,

se sappiamo come fare. Anche in questo caso il

metodo di memorizzazione si basa sulle immagini,

sebbene queste verranno costruite in modo partico-

lare. Forse il procedimento potrà sembrarti inizial-

mente un po’ complesso, ma con la pratica ti rende-rai conto di quanto sia facile e divertente.

5Hai tutti i numeri giusti

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La realtà che ci circonda non ha solo una natura ver-

bale: essa è “alfanumerica”, ovvero composta da

parole e da numeri; per molti, questi ultimi rappre-

sentano delle entità astratte. In tale astrattezza risie-

de spesso la causa della difficoltà di memorizzarli.

Gli antichi maestri della memoria hanno suggerito

un insieme di strategie che possono essere adattate

al contesto in cui viviamo oggi e sintetizzate in uno

strumento semplice e molto efficace: “l’alfabeto

fonetico”.

Procedi nella lettura di questo capitolo solo quando

ciò che hai già appreso ti è chiaro in tutti i suoi

punti. Ti spiegherò come ricordare i numeri ad una

cifra, poi a due, poi a tre, finché sarai capace diricordare anche numeri di quaranta cifre! So che ora

questa eventualità ti sembra strana e forse irrealizza-

bile; eppure, imparerai con estrema facilità!

Ad una cifra…In primo luogo visualizzeremo i numeri associando

ad essi un colore ed un’immagine. L’immagine

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associata ad ogni numero è stata decisa in base alla

similarità di forme tra cifre e immagini che le rap-

presentano. Esaminiamo dunque i numeri associati

ai relativi colori e alle relative immagini:

Lilla – candela (nota che il numero 1, grafi-

camente, è dritto proprio come una cande-

la).

Nero – cigno (nota che con un po’d’immaginazione la grafia del numero 2

può assomigliare ad un cigno dal collo

lungo e flessuoso).

Marrone – gabbiano (nota che con un po’d’immaginazione la grafia del numero 3

può richiamare un gabbiano in volo).

Rosso – sedia (nota che con un po’

d’immaginazione la grafia del numero 4assomiglia ad una sedia).

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Fucsia – guanto (il 5 fa eccezione nell’abbi-

namento con l’immagine: l’associazione è

con le cinque dita della mano).

Blu – ciliegia (nota che con un po’

d’immaginazione la grafia del numero 6

assomiglia ad una ciliegia).

Turchese – falce (nota che con un po’

d’immaginazione la grafia del numero 7assomiglia ad una falce).

Grigio – pupazzo di neve (nota che con un

po’ d’immaginazione la grafia del numero 8

assomiglia ad un pupazzo di neve).

Pistacchio – palloncino (nota che con un

po’ d’immaginazione la grafia del numero 9

assomiglia ad un palloncino).

Zafferano – salvagente (nota che con un po’

d’immaginazione la grafia del numero 0

assomiglia ad un salvagente).

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Ripassa prima soltanto i colori, associandoli ai nume-

ri corrispondenti e alle immagini: una candela fucsia,

un cigno nero e così via, sia in ordine crescente, sia in

ordine decrescente, sia in ordine sparso.

In secondo luogo ripassa il fonema della lettera

associata a ciascun numero. Nota bene: il “fonema”,

non la lettera dell’alfabeto. Cioè: “l” per “lilla” (e

non “elle”); “n” per “nero” (e non “enne”), e così

via.

Nota come i numeri e le lettere corrispondenti si

assomiglino graficamente oppure, come nel caso del

4 e dello 0, abbiano in comune l’aspetto fonetico:

1 assomiglia alla “l” di lilla;

2 assomiglia alla “ ” di nero, se lo ruotiamo di

180°;

3 assomiglia alla “m” di marrone, se lo ruotiamodi 180°;

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4, se pronunciato in modo molto forte, fa perce-

pire una “r” altrettanto forte (la “r” di “rosso),

e inoltre assomiglia graficamente ad una “ ”

maiuscola rovesciata;

5 assomiglia alla “ f ” di fucsia;

6 assomiglia alla “b” di blu;

7 assomiglia alla “ ” di turchese;

8 assomiglia alla “g” di grigio;

9, riflesso in uno specchio, assomiglia alla “p” di

pistacchio.

0 ha come iniziale la “z” di “zero” e di “zaffera-

no”, e questo è sufficiente a ricordare la corri-

spondenza tra numero e lettera.

Gli abbinamenti che abbiamo appena visto sonoschematizzati nella tabella alla pagina successiva.

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Prima di procedere con l’esercizio successivo,

ripassa molto accuratamente le corrispondenze tra

numero e lettera e lettera e numero, sia in ordine

crescente, sia in ordine decrescente, sia in ordine

sparso.

Adesso, divertiti a leggere i numeri che seguono

pronunciando le lettere che ad essi corrispondono:

7 9 2 4 3 1 5 9 0 6

2 8 4 5 0 6 0 1 9 7

8 4 3 2 1 6 5 4 3 2

1 0 4 2 9 8 6 4 2 1

0 2 1 2 3 4 5 9 8 0

4 2 7 4 1 2 9 7 0 6

1 4 9 3 8 4 6 2 1 5

1 4 2 0 7 0 1 8 4 8

1 2 7 9 8 1 6 8 2 7

6 4 1 7 0 5 2 5 0 3

0 2 6 3 6 2 0 9 5 40 4 5 0 8 9 1 5 3 6

4 8 4 9 4 6 2 7 8 1

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A due cifre…Adesso è arrivato il momento di creare delle imma-

gini per i numeri composti da due cifre. Tra i nume-

ri a due cifre prenderemo in considerazione anche

01, 02, 03, 04, 05, 06, 07, 08, 09 e 00, sebbene possa

sembrare strano.

La regola per memorizzare numeri a due cifre utiliz-

za la “conversione fonetica” ed è la seguente:

A ciascuna delle due cifre corrisponde una conso-nante; le due consonanti, combinandosi con una

o due vocali, formano delle parole.

A questo punto sarà facile passare dalla parola

all’immagine e viceversa.

Nell’elenco che segue leggiamo la parola corri-

spondente al numero a due cifre e anche una descri-

zione dell’immagine evocata da quella stessa paro-

la. Nota che le consonanti doppie (come in “Zorro”e in “zappa”, ad esempio) vengono calcolate come

singole.

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12 – Lana una signora anziana

che lavora a maglia

13 – Lama il Dalai Lama, oppure l’animale

con questo nome

14 – Lara la “Lara” del Dottor Zivago

o il personaggio di Lara Croft

15 – Elfo un elfo (questa parola fa eccezione,

perché comincia per vocale)

16 – Lobo un mostro con orecchie

dai lobi enormi

17 – Latte un lattaio

18 – Lego un bimbo che gioca con i Lego

19 – Lupo un cane lupo

20 – Nozze una sposa

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21 – Nilo una mummia (non il Nilo, perché

sarebbe troppo dispersivo)

22 – Nonno mio nonno

23 – Nome un neonato al quale bisogna

dare il nome

24 – Nero un ragazzo di colore

25 – Naïf un pittore che dipingeun quadro naïf 

26 – Nube una nuvola di cartapesta,

come in una scenografia teatrale

27 – Nato un militare della NATO

28 – Nego una persona in particolare

che nega o mi nega qualcosa

29 – Nappa un amico che indossa un giubbotto

fatto di questo materiale

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30 – Mazzo un mazzo di carte e un giocatore

d’azzardo

31 – Mela Eva con una mela

32 – Mano il personaggio “Mano”

della famiglia Addams

33 – Mamma mia mamma

34 – Mare un bagnino

35 – Mafia Al Pacino che interpreta

il personaggio mafioso

nel film Il Padrino

36 – Moby Moby Dick la balena,

ma più piccola

37 – Moto una moto con centauro

38 – Mago il mago Silvan

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39 – Mappa un pirata con la mappa del tesoro

40 – Razzo un astronauta

41 – Rullo un rullo schiacciasassi

42 – Rana una rana

43 – Ramo un taglialegna

44 – Raro un vaso cinese raro

45 – Riffa una lotteria

46 – Ruba un ladro che ruba

47 – Rete un pescatore con la rete

48 – Ruga un vecchio marinaio con il viso

solcato da rughe

49 – Rupe un alpinista

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62 – Bunny il coniglio Bugs Bunny

63 – Boom un’esplosione di fuochi d’artificio

64 – Burro un pezzo di burro

65 – Baffi un uomo con i baffi

66 – Babbo mio padre

67 – Botte una botte

68 – Biga la biga di Ben Ur

69 – Bip un telefonino

70 – Tazza una tazza

71 – Telo una ragazza al mare sdraiata

su di un telo

72 – Tonno un tonno

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73 – Tomo un grosso libro

74 – Toro toro e torero

75 – Tuffo un tuffatore

76 – Tubo un idraulico

77 – Tetto una tegola

78 – Toga un antico romano in toga

79 – Topo un topo

80 – Gazza una gazza

81 – Goal un calciatore

82 – Gonna una ragazza in minigonna

83 – Gemma una signora molto ingioiellata

84 – Gara un corridore

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“boom”), dei paggi che arrivano (98), uno dei

quali si trasforma in un topo (79), ed infine il topo

segna un goal (81), come se fosse un calciatore.

Nel caso del prezzo della Golf, assoceremo ad essa

solo il numero 23 (un neonato alla guida della Golf),

perché il resto della cifra è sottinteso e, di conse-

guenza, non è essenziale.

La stessa cosa va fatta quando ci troviamo davanti a

qualcosa di pressoché noto o logicamente deducibi-le. È il caso dei prefissi telefonici di città che già

conosciamo o delle prime due cifre di anni celebri

come il 1939, anno in cui ebbe inizio la seconda

guerra mondiale, o il 1947, anno in cui fu promul-

gata la Costituzione Italiana. Se, ad esempio, vuoiricordare il 1933, anno in cui Hitler venne eletto

cancelliere del Reich, non ti occorre rappresentare il

“19” riferito al secolo, ma è sufficiente rappresenta-

re il 33. Nel caso specifico, ho rappresentato nella

mia immaginazione mia mamma (33) e Hitler che sireggono in equilibrio sul bordo di un cancello (“can-

cello” è assonante con “cancelliere”).

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Ora, per acquisire una certa sicurezza nella memo-

rizzazione dei numeri, ti sarà utile cimentarti con un

numero di almeno 15-20 cifre. Nella vita, probabil-

mente, non ti capiterà di dover ricordare un numero

così lungo, ma ti sarà utile farlo adesso, per impara-

re bene il sistema di memorizzazione dei numeri che

abbiamo appena analizzato.

Ecco un numero di 18 cifre da memorizzare:

25.39.55.24.67.36.21.58.78

Le parole corrispondenti saranno: 25 naïf, 39

mappa, 55 fifa, 24 nero, 67 botte, 36 Moby, 21 Nilo,

58 faggio, 78 toga. La conversione dei numeri in

parole ed immagini deve avvenire contestualmentealla lettura oppure all’ascolto del numero… Non fare

quella faccia! Certo, sarà necessario che studi i nume-

ri, per poterci riuscire. Concentrati su di essi, prima di

procedere. Poi collega a due a due le cifre del nume-

ro, attraverso le immagini ad esse associate.

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A tre cifre!

Consideriamo ora i numeri di tre cifre. Ti insegno in

proposito un’altra tecnica molto efficace, la quale ti

permetterà di visualizzare, in una sola immagine, un

numero a tre cifre.

Il criterio è molto semplice: si crea un’immagine

utilizzando le due cifre delle decine e delle unità (la

seconda e la terza cifra, quindi) e la si “colora” con

il colore corrispondente al numero delle centinaia

(la prima cifra).

I colori saranno: 0 zafferano (come il salvagente) 1

lilla (come la candela) 2 nero (come il cigno) 3 mar-

rone (come il gabbiano) 4 rosso (come la sedia) 5

fucsia (come il guanto) 6 blu (come la ciliegia) 7 tur-chese (come la falce) 8 grigio (come il pupazzo di

neve) 9 pistacchio (come il palloncino).

Ecco alcuni esempi.

571: si forma la parola con le cifre delle decine e

delle unità (71, telo) e la si colora con il colore

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corrispondente alla cifra delle centinaia (5, fuc-

sia) – un telo fucsia.

938: si forma la parola con le cifre delle decine e

delle unità (38, mago) e la si colora con il colo-

re corrispondente alla cifra delle centinaia (9,

pistacchio) – un mago con un abito color pistac-

chio.

328: si forma la parola con le cifre delle decine e

delle unità (28, nego) e la si colora con il colorecorrispondente alla cifra delle centinaia (3, mar-

rone) – un uomo vestito di marrone che nega.

791: si forma la parola con le cifre delle decine e

delle unità (91, pollo) e la si colora con il colo-re corrispondente alla cifra delle centinaia (7,

turchese) – un pollo con il piumaggio turchese.

250: si forma la parola con le cifre delle decine e

delle unità (50, fez) e la si colora con il colorecorrispondente alla cifra delle centinaia (2,

nero) – un fez nero.

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122: si forma la parola con le cifre delle decine e

delle unità (22, nonno) e la si colora con il colo-

re corrispondente alla cifra delle centinaia (1,

lilla) – mio nonno che indossa una giacca lilla.

525: si forma la parola con le cifre delle decine e

delle unità (25, naïf), e la si colora con il colore

corrispondente alla cifra delle centinaia (5, fuc-

sia) – un quadro naïf con la cornice fucsia.

Come vedi non è difficile, si tratta semplicemente diallenarsi e di imparare i numeri. La miglior forma di

apprendimento è la pratica… per cui, allenati, alle-

nati, allenati!

In sintesiTre sono le principali regole del metodo di memo-

rizzazione dei numeri, a seconda che questi siano

costituiti da una, due o tre cifre.

Nel primo caso si usano le immagini visive (la can-dela, il cigno e così via), i colori e le lettere corri-

spondenti a ciascun numero.

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Nel secondo caso si utilizza la conversione fonetica:

alle due cifre corrispondono delle consonanti, che

combinandosi con una o due vocali formano delle

parole. I numeri a due cifre come 39, 44, 75, 66, 72,

77 e così via, vengono rappresentati dalle immagini

di riferimento che scaturiscono dalla conversione

fonetica:

39, MaPPa

44, RaRo

75, TuFFo66, BiBBia

72, ToNNo

77, TeTTo

… e così via.

Nel terzo caso si utilizzano dei colori collegati alle

immagini: le centinaia del numero vengono rappre-

sentate dal colore, le decine e le unità dalla parola di

riferimento formata dalla combinazione delle con-sonanti con le vocali.

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cifre, poi due coppie di cifre, poi un gruppo di tre

cifre. Anche in questo caso metto in atto la conver-

sione delle cifre in immagini e poi creo la scena arti-

colata che le contiene e che mi consente di memo-

rizzarle:

Alessandra indossa un giubbotto di nappa marro-

ne (339) mentre dipinge la bozza (60) di un qua-

dro da cui esce Babbo (66) Natale. Babbo Natale

toglie la maschera e in realtà si tratta di un ragaz-

zo di colore vestito di fucsia (5, fucsia; 24, nero).

Partita IVA

Ecco come ho imparato il numero della mia partita

IVA: 02165020393.

Una tigre dai denti a sciabola (zanna 02) morde il

lobo (16) dell’orecchio di un bersagliere (50 fez),

il quale va a nozze (20) con un pomo marrone (3

marrone, 93 pomo).

 Anni solari Ecco come potrei memorizzare il 1582, anno di

pubblicazione del De Umbris Idearum di Giordano

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Bruno, teologo e filosofo straordinario rappresen-

tante dell’arte della memoria.

Immagino un elfo (15) vestito da donna (82) che

tenta di sedurmi.

Oppure, omettendo il numero 1, che appartiene allemigliaia:

Immagino una gonna tutta sporca di vernice fuc-

sia (582), indossata da mia sorella che ha appena

ridipinto la bicicletta.

Elementi della Tavola Periodica

Ammettiamo di voler ricordare alcune caratteristi-

che dell’alluminio.

Il simbolo corrispondente è “Al”, il suo numero ato-mico è “13”, la sua massa atomica è “26” e la posi-

zione nella Tavola Periodica è indicata dalla stringa

“IIIA”.

Procediamo!

Il mio macellaio di fiducia usa dei sofisticatissimi

coltelli d’alluminio (utilizzo qui la parola “allu-

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minio” in assonanza con “lama”, 13), i quali

tagliano l’arrosto in fette così sottili da farlo dis-

solvere in una nube (26).

Quando metto tutto nella busta della spesa, questa

si sfonda. Il contenuto della busta mi cade sul

piede, a causa del dolore forte esclamo:

“Aaaaaaaaaaaaaaah!!!” e vedo entrare tre alani

(IIIA) che si avventano sull’arrosto finito per

terra.

Formule matematiche

Il nostro metodo può essere applicato anche per

memorizzare la formula risolutiva delle equazioni di

secondo grado:

Vediamo come possiamo procedere.

Un signore con un gigantesco paio di forbici ( x)

taglia il bordo di un tavolo (_______). Sopra a

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 – b ± b2 – 4ac x=2a

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Le immagini ridicole, a volte paradossali, a cui ricorro

nelle applicazioni del metodo sono funzionali alla fis-

sazione dei ricordi, in quanto chiamano direttamente in

gioco molte caratteristiche E.M.A.I.C.E. necessarie a

inviare l’informazione nella memoria a lungo termine.

Il ridicolo e il paradossale sono componenti che da

sempre attirano l’attenzione degli esseri umani, coin-

volgendoli a livello fisico ed emotivo e toccando

potentemente la loro sensibilità.

L’efficacia delle immagini “forti” ai fini della memo-

rizzazione viene segnalata in uno dei più antichi tratta-

ti sulla memoria, a cui lo stesso Giordano Bruno nel

 De Umbris Idearum fa un diretto riferimento:

 Rhetorica ad C. Erennium, opera che gli studiosi col-locano tra l’86 e il ’70 a.C. Al capitolo XXII leggiamo,

infatti:

“La natura stessa ci insegna quello che conviene

fare. Se nella vita vediamo delle cose insignifican-ti, comuni, quotidiane, non ci capita spesso di

ricordarle, perché solo il nuovo e il meraviglioso

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colpiscono la mente. Ma se vediamo, se raccontia-

mo un fatto di una infamia vergognosa, o di una

virtù speciale, un’azione straordinaria, grande,

ridicola, incredibile, siamo in grado di ricordarce-

ne a lungo”.

Un’immaginazione senza limiti è dunque uno stru-

mento potentissimo: più la coltiviamo e rinforzia-

mo, più utile si rivelerà in un’infinità di situazioni in

cui avremo bisogno di usare efficacemente la nostra

memoria.

Prima di procedere, ti suggerisco di ripassare con

attenzione questo capitolo e di acquisire disinvoltu-

ra e padronanza assolute degli strumenti analizzati,

ai quali verrà fatto spesso riferimento nelle applica-zioni che svilupperemo nelle pagine successive.

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“Quando i tuoi concorrenti sono più forti di te,

una buona memoria può rivelarsi il vantaggio

che conduce alla vittoria.”

Gianni Golfera

In questo capitolo ti spiego cos’è la memoria spa-

zio-temporale e come puoi utilizzarla per imparare

lunghi elenchi di informazioni nell’ordine desidera-

to. Fino ad ora, infatti, abbiamo fatto riferimento aliste che contenevano al massimo venti elementi.

Il sistema che utilizza la memoria spazio-temporale

ti consentirà di memorizzare i capitoli di un libro

voluminoso, i contenuti di un testo da presentare in

pubblico o, ancora, gli argomenti di un esame.

6Viaggio nei luoghi della memoria:leggere e ricordare

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Ora prova a pensare a tre amici. Pensa al contesto in

cui li hai conosciuti: ti verrà in mente se li hai cono-

sciuti in ambito lavorativo, se ti sono stati presenta-

ti da un altro amico e così via. Adesso, invece, pensa

al “dove”: in quale luogo hai conosciuto queste per-

sone? Vedrai che ti verrà in mente facilmente il

posto in cui hai fatto la loro conoscenza e l’ordine

temporale in cui le hai incontrate.

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Intersezione del tempo e dello spazio

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Nell’immagine viene indicata la direzione in cui il

tempo scorre e la sua intersezione con gli ambienti

nei quali abbiamo incontrato i nostri amici. La

nostra memoria, infatti, ci consente di ricordare con

sorprendente facilità gli ambienti e gli oggetti che

erano presenti.

Pensaci. Ricorderai di sicuro la tua casa, la disposi-

zione delle stanze e gli arredi che si trovano all’in-

terno di essa. Noterai anche che ricordi tutto senza

fatica, in modo naturale. Lo stesso vale per le stra-de, i ristoranti, i cinema e i bar che conosci e che sei

capace di raggiungere.

La teoria dei luoghiÈ arrivato il momento di utilizzare in modo funzio-

nale la tua memoria spazio-temporale. Dovrai creare

un elenco di stanze, in ordine logico sequenziale,

immaginando di mostrare la tua casa ad un amico. In

questo elenco includi, se ce li hai, anche la cantina ed

il garage. Se abiti in un monolocale, prendi comeriferimento la casa dei tuoi genitori o quella di un

amico. È necessario che in questo elenco siano pre-

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senti dieci ambienti, in un ordine che tu sappia rico-

struire con precisione. È molto importante conosce-

re bene i locali in questione, prima di proseguire. A

scopo esemplificativo, ecco di seguito un elenco di

dieci ambienti (luoghi o loci), nell’ordine in cui li ho

predisposti.

1. Ingresso

2. Sala

3. Cucina

4. Angolo cottura

5. Attico6. Studio

7. Camera da letto

8. Cameretta di mio figlio

9. Bagno

0. Garage

Avrai notato che ho utilizzato lo 0 (zero) al posto del

10. Fa’ anche tu lo stesso.

Ora, prima che inizi a “compilare” la tua lista, è

necessaria un’altra precisazione importante: gli

ambienti devono essere di media grandezza e mai

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3 …………………

4 …………………

5 …………………

6 …………………

7 …………………8 …………………

9 …………………

0 …………………

Ora che hai finito di compilare l’elenco, dovrai

essere in grado di ripeterne i vari elementi, dal

primo all’ultimo e viceversa. Volendo, potrai anche

imparare con facilità ed immediatezza a rievocare le

stanze in ordine sparso e casuale. Il metodo per riu-scirci è molto semplice: esso consiste nell’immagi-

nare all’interno di ogni stanza un’immagine corri-

spondente al numero progressivo. Adesso abbiamo

le conoscenze per farlo.

Nella prima stanza colloco l’immagine E.M.A.I.C.E.

di una candela lilla (numero 1), facendola interagire

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con un arredo che si trova, appunto, in quell’ambien-

te. Personalmente ho immaginato una candela che

dava fuoco ad uno specchio situato all’ingresso.

Nella seconda stanza colloco un cigno nero (numero

2) e lo faccio interagire in modo “E.M.A.I.C.E.” con

un arredo di quell’ambiente. Nel mio caso ho visua-

lizzato un enorme cigno sul divano, mentre fuma,

beve, rutta e guarda la televisione. A qualcuno potreb-

be sembrare pazzesco, eppure è proprio grazie a que-

ste caratteristiche che ho fissato il ricordo.

Nella terza stanza colloco il gabbiano marrone

(numero 3), nella quarta una sedia rossa (numero 4)

e continuo così, fino ad arrivare al decimo ambiente.

Ricordiamo ancora una volta che le immagini NON

devono essere banali, ferme o scontate; al contrario,

è necessario che interagiscano con gli arredi in modo

“E.M.A.I.C.E.”. Quando collochi le immagini, devi

sempre immaginarle per meno di un secondo, inmodo da visualizzarle nitidamente e, nello stesso

tempo, velocemente. Questa regola vale per tutte le

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visualizzazioni e per tutte le immagini che creerai in

seguito e che ho spiegato fino ad ora.

Una volta associati i “numeri visivi” alle stanze, ti

sarà facile visualizzarli nel loro luogo, identificando

ogni stanza proprio a partire dai singoli numeri. Ad

esempio, se visualizzo un guanto fucsia, so che mi

trovo nell’ambiente numero 5 (ovvero, secondo

l’elenco che ho predisposto sopra, nell’attico).

Veniamo ora alla spiegazione del “luogo”, o meglio,dei vari utilizzi che possiamo fare di questo formi-

dabile strumento. Quante volte ti sarà capitato di

sentir dire: “In primo luogo, parliamo di… In secon-

do luogo, parliamo di… E in ultima istanza, parlia-

mo di…”. O ancora: “Quella persona parla per luo-ghi comuni”. Espressioni come queste la dicono

lunga sul vasto utilizzo che si faceva nell’antichità

della tecnica dei luoghi, o meglio, dei “loci”, come

venivano definiti da Cicerone nel 55 a.C. Egli scris-

se che l’ Ars Memoriae (l’arte della memoria) è partedella retorica e che i loci (luoghi) servono per collo-

carvi i concetti e i contenuti dei discorsi.

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Le informazioni dovranno interagire tra loro, ma

anche con i mobili e gli altri arredi che incontranostrada facendo: un po’ come se fossero gli attori di

una rappresentazione teatrale, i quali interagiscono

sia tra loro, sia con gli elementi della scenografia.

Anche per l’utilizzo della teoria dei luoghi vale ilconcetto che abbiamo più volte sottolineato in prece-

denza: questo metodo di memorizzazione si avvale

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3 4

12

5

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delle caratteristiche “E.M.A.I.C.E.” delle immagini

quale mezzo per fissare le informazioni nella memo-

ria a lungo termine, piuttosto che come fine. Ne con-

segue, tra l’altro, che gli stessi luoghi possono esse-

re utilizzati infinite volte per nuove serie di informa-

zioni. Dove vanno a finire quelle che vi abbiamo col-

locato in precedenza? Nella memoria a lungo termi-

ne, dalla quale si potranno richiamare senza che sia

necessario ricorrere ad alcuna immagine.

Ti invito a leggere e rileggere con molta attenzionequesto concetto: i luoghi servono “soltanto” a uti-

lizzare più efficacemente il nostro cervello e la

nostra memoria spazio-temporale.

Arreda le stanze della memoriaAdesso prova a mettere in pratica quanto spiegato

finora lavorando alla memorizzazione di un testo.

Come si procede?

Per prima cosa, si individuano le parole chiave deltesto che si intende memorizzare. Quindi, si colloca-

no i vari argomenti lungo le pareti delle stanze, nel-

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l’ordine desiderato, associandoli a immagini che

abbiano caratteristiche E.M.A.I.C.E. e collegandoli a

due a due.

Ti accorgerai che i vari concetti ti appariranno molto

semplici e chiari, nella rievocazione del testo attraver-

so le parole inserite nel luogo. Ovviamente, se lo spa-

zio a disposizione in un luogo non basta, si passa a

quello successivo.

La memorizzazione di un testo lungo non è una cosadifficile. Ciò che è necessario è una buona organizza-

zione mentale.

La premessa fondamentale è una perfetta conoscenza

delle stanze della memoria: meglio conoscere con pre-

cisione trenta stanze, che cento in modo approssima-tivo. Questo perché i luoghi, quando ci sono familia-

ri, lasciano dentro di noi un’impronta più forte, che ci

consente di riprodurli in modo più facile e immediato.

Supponiamo di voler memorizzare il contenuto di unarticolo del Codice Penale utilizzando gli strumenti

che abbiamo appreso finora.

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Passiamo quindi al titolo dell’articolo:

“Stato di incapacità procurato mediante violenza.”

Immagino il Dalai Lama in abito blu che viene

picchiato.

Passo ora a identificare le parole chiave:

- ipnotica

- alcoliche

- stupefacenti

- 1 anno

- consenso

- 579

- 5 anni

- fine reato

- delitto

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A questo punto procedo collocando le immagini

all’interno della stanza che ho scelto di dedicare

all’articolo 613.

Il Dalai Lama vestito di blu viene aggredito da tre

malviventi. Il primo cerca di ipnotizzarlo (sugge-

stione ipnotica), agitando le mani in modo convul-

so; il secondo gli infila in bocca un imbuto ingoz-

zandolo, poi, con whisky (sostanze alcoliche),

mentre il terzo gli punge il braccio con una sirin-

ga piena di droga (sostanze stupefacenti). La sirin-ga viene posta come unica candelina su di una

torta (un anno), mentre un bambino fa segno di sì

con la testa (consenso). Poi il bambino si trasfor-

ma in un topo fucsia (579), il quale agita una

zampa coperta da un guanto (5 anni) che tiene uncalendario. Dal calendario esce un galletto blu

(691), il quale commette un delitto.

Naturalmente, sia la selezione delle parole, sia

l’immagine da visualizzare, corrispondono ad unaserie di procedimenti del tutto personali e soggetti

alla libera interpretazione.

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Poesie a memoria? Sì, grazie!

Passiamo ora al procedimento utile per imparare

una poesia. Se ritieni che ti sia poco utile memoriz-

zare il testo di un componimento poetico, ti assicu-

ro comunque che è molto conveniente da un punto

di vista didattico, nel senso che ti servirà ad acqui-

sire maggiore dimestichezza con il metodo che stia-

mo imparando.

Il principe

Volevamo costruire assiemeuna casa bella e tutta nostraalta come un castelloper guardare oltre i fiumi e i pratisu boschi silenti.

Tutto volevamo disimparare,ciò che era piccolo e brutto,volevamo decorare con canti di gioiavicinanze e lontananze,le corone di felicità nei capelli.

Ora ho costruito un castello

su un’estrema e silenziosa altura;la mia nostalgia sta là e guardafin alla noia, ed il giorno si fa grigio

 – principessa, dove sei rimasta?

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Ora affido a tutti i venti

i miei canti arditi.Loro devono cercarti e trovartie svelarti il doloredi cui soffre il mio cuore.

Devono anche raccontarti

di una seducente infinita felicità,devo baciarti e tormentartie devo rubarti il sonno –principessa, quando tornerai?

 Hermann Hesse

Ecco come procedere per memorizzare questa poesia.

Ogni verso viene convertito in un’immagine, così cia-

scuna strofa viene ad essere costituita da cinque imma-

gini. Le immagini vengono poi legate tra loro e collo-cate lungo le pareti della nostra stanza, come si vede

nell’immagine seguente. Si procede nello stesso modo

con i versi delle strofe successive.

VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA: LEGGERE E RICORDARE 193

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Se non dovesse bastare una stanza, passa pure a quel-

la successiva. L’utilizzo delle informazioni farà sì che

esse vengano portate nella memoria a lungo termine,

e questo passaggio ti consentirà di liberare le stanze e

di utilizzarle ancora.

Torniamo per un attimo alla poesia. A seguire troveraidescritte le immagini che ho creato per ciascun verso.

Successivamente leggerai come ho collegato tra loro

le immagini, disponendole in una stanza della casa.

194 PIÙ MEMORIA

3 4

125

Immagini prima strofa

     I    m    m    a    g     i    n     i    s    e    c    o    n     d    a

    s     t    r    o     f    a

Immagini terza strofa

I   mm a  gi    ni      q u ar   t    a s  t   r   of    a

I   m  m  a   g  i   n  i   q  u  i   n  t   a  

s  t   r  o  f   a  

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VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA: LEGGERE E RICORDARE 195

Versi prima strofa

Volevamo costruire assieme

una casa bella e tutta nostra

alta come un castello

per guardare oltre i fiumi e iprati

su boschi silenti.

Versi seconda strofa

Tutto volevamo disimparare,

ciò che era piccolo e brutto,

volevamo decorare con cantidi gioia

vicinanze e lontananze,

le corone di felicità nei capelli.

Versi terza strofa

Ora ho costruito un castello

su un’estrema e silenziosa altura;

Immagini prima strofa

Una coppia di muratori, uomoe donna

Il modellino di una casa

Il modellino di una torre con afianco un metro enorme

Un enorme occhio sbarrato

Un enorme abete imbavagliato

Immagini seconda strofa

Un bambino con un cappelloda asino

Calimero

Bimbi che cantano decoraticome regali

Una lente d’ingrandimento ed

un cannocchialeEnormi corone con stampati sor-risi su teste dai lunghi capelli

Immagini terza strofa

Uncastellocon sopra unorologio

Un alpinista fa il tipico gestoper richiamare il silenzio(dito indice sulle labbra)

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196 PIÙ MEMORIA

la mia nostalgia sta là e guarda

fin alla noia, ed il giorno si fagrigio

principessa, dove sei rimasta?

Versi quarta strofa

Ora affido a tutti i venti

i miei canti arditi.

Loro devono cercarti e trovarti

e svelarti il dolore

di cui soffre il mio cuore

Versi quinta strofa

Devono anche raccontarti

di una seducente infinita felicità,

devo baciarti e tormentarti

e devo rubarti il sonno

- principessa, quando tornerai?

Una donna triste mi fissa in

piedi su di un mobile

Un militare (Naja, è in assonan-za con noia) vestito di grigio

Una principessa si lava con ilsapone “ Dove”

Immagini quarta strofa

Un orologio, dal quale esce Fidosoffiando fortissimo come Eolo

Cantanti vestiti da paracaduti-sti (gli “Arditi” della Folgore)

Poliziotti con i cani, che cerca-no e trovano qualcuno

Un dentista con il velo

Un cuore cinto da una coronadi spine e sanguinante

Immagini quinta strofa

La nonna nell’atto di racconta-re le favole

Una donna seducente e moltofelice

Due che si baciano sotto unatormenta di neve

Un fantasma ruba qualcosa adun tizio che dorme

Una principessa che si allontana

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Ora colleghiamo le immagini all’interno del luogo

prescelto.

1) Sulla prima parete colloco le immagini relative

alla prima strofa:

una coppia di muratori, uomo e donna, costruisce

una casa dalla quale esce una torre con a fianco un

lungo metro, in cima al metro un enorme occhio

sbarrato cade su un grande abete.

2) Sulla seconda parete colloco le immagini relative

alla seconda strofa:

un bambino che indossa un cappello da asino lan-

cia Calimero contro dei bimbi che cantano deco-rati come regali, i bimbi estraggono un’enorme

lente e costruiscono un cannocchiale, dal cannoc-

chiale escono enormi corone decorate con sorrisi

su teste dai lunghi capelli.

VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA: LEGGERE E RICORDARE 197

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198 PIÙ MEMORIA

3) Sulla terza parete colloco le immagini relative

alla terza strofa:

c’è un castello con sopra un orologio, dall’orologio

esce un alpinista che invita al silenzio avvicinandosi

il dito indice alle labbra, poi indica una donna triste,

che abbraccia un militare vestito di grigio. Il milita-

re porge ad una principessa una saponetta Dove.

4) Sulla quarta parete colloco le immagini relative

alla quarta strofa:

c’è un orologio da cui esce Fido, soffiando fortissi-

mo su alcuni cantanti vestiti da paracadutisti; i para-

cadutisti si vestono da poliziotti e cercano qualcuno,

fino a trovare un dentista con il velo che mostra uncuore cinto da una corona di spine e sanguinante.

5) Nel centro della stanza colloco le immagini rela-

tive alla quinta strofa:

la nonna racconta una favola ad una donna sedu-

cente e molto felice; la donna bacia un ragazzo

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VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA: LEGGERE E RICORDARE 199

sotto una tormenta di neve, il ragazzo si addor-

menta e viene tormentato da un fantasma, il quale

gli ruba qualcosa; il fantasma si trasforma in una

principessa e si allontana.

Se ti stai domandando se corri il rischio di perdere i

contenuti o di confonderti quando ripensi alle

immagini, la risposta è no. Infatti, ogni immagine

rimane indissolubilmente legata al processo logico

che l’ha costituita. A questo proposito, ogni imma-

gine dev’essere creata da te. Le immagini che ho

creato io saranno valide per me, mentre quelle che

creerai tu funzioneranno perfettamente per te: è per

questa ragione che dovrai utilizzare le tue immagi-

ni, costruendole in modo rapido ed intuitivo.

Se qualcosa non torna, potrai sempre modificare o

aggiungere un’immagine, che definiremo “immagine

supplementare”.

Nel mezzo del cammin di nostra vita...Cimentiamoci ora con alcune terzine della Divina

Commedia. Nonostante la singolarità espressiva di

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Dante, vedremo che è possibile applicare il nostro

metodo anche all’arte del Sommo Poeta.

Inferno – Canto I

 Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

che la diritta via era smarrita.

 Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

 Esta selva selvaggia e aspra e forteChe nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;

ma per trattar del ben ch’ì vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’ì v’ho scorte.

Ecco come rappresenterei queste prime tre terzine

associando i versi alle immagini, collegandole tra

loro e visualizzandole all’interno del luogo che ho

scelto, utilizzando per ciascuna terzina una paretedella stanza che ho scelto.

200 PIÙ MEMORIA

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Prima parete: immagino di camminare lungo

una linea di mezzeria (nel mezzo del), e mentre

cammino mi gratto il naso (nostra vita: “nostra”

è assonante con “naso”).

Mi ritrovo con gli amici (mi ritrovai) in mezzo

a tanti alberi neri (per una selva oscura).

Immagino una chela (che la) mentre disegno

una linea ondulata per terra (diritta via era

smarrita).

Seconda parete: immagino di pungermi con unago (ahi) parlante (quanto a dir) che si atteggia

a “duro” (qual era è cosa dura).

Immagino un Estathé  gigantesco (esta) da cui

esce un albero (selva); dall’albero scende della

selvaggina (selvaggia) bevendo succo di limone(aspra) e facendo sollevamento pesi con un

bilanciere (e forte).

Dal bilanciere esce un fantasma (che nel pensier

rinova la paura).

Terza parete: una gigantesca bottiglia di aran-

ciata amara (tant’è amara) contiene poca aran-

VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA: LEGGERE E RICORDARE 201

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ciata (che poco) e viene bevuta dalla Morte (è

 più morte).

Una mano (ma) enorme tratta il muro ( per trat-

tar), è la mano di un angelo (del ben) che trova

qualcosa per terra (ch’ì vi trovai).

Da un’enorme bocca escono delle cose (dirò

de l’altre cose) e vengono scortate (ch’ì v’ho

scorte) da un gruppo di poliziotti.

Memoria a tutto volumeQuando il testo da memorizzare è lungo e discorsi-

vo, come nel caso dei contenuti di un libro o di un

manuale, si utilizza il sistema delle parole chiave,

legate tra loro all’interno di un luogo. Nei luoghi

dovrai collocare solo l’essenziale: la memoria natu-

rale farà il resto. Il Metodo Golfera non ha lo scopo

di sostituirsi alla tua capacità di ricordare, bensì di

sviluppare ed educare la migliore di tutte le tue

risorse: la memoria naturale.

202 PIÙ MEMORIA

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“Il ricordo è vita.”

Gianni Golfera

Il Metodo Golfera è applicabile in ogni circostanza

ed è un validissimo strumento per memorizzare ogni

cosa, compresi i concetti astratti. In questo capitolo

troverai una serie di applicazioni del Metodo

Golfera per necessità varie e anche molto frequenti.È importante tener presente che è necessario utiliz-

zare ogni volta le regole di base e poi sviluppare

l’applicazione del metodo in modo del tutto autono-

mo e personale.

7Meglio di un’agenda elettronica

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Le due uniche regole universali saranno:

1) Pensare per immagini E.M.A.I.C.E.;

2) In alcuni casi, collocare le immagini nell’or-

dine desiderato all’interno del luogo.

Tutto il resto è a tua discrezione!

Come ricordare gli appuntamentiCon il Metodo Golfera puoi tenere un’agenda men-

sile nella tua testa, con una facilità sorprendente.Come si procede?

1) Si crea un’immagine per l’appuntamento;

2) Si associa l’immagine per l’appuntamento

all’immagine del giorno;

3) Si associa l’immagine del giorno all’immagi-

ne dell’orario dell’appuntamento.

204 PIÙ MEMORIA

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L’immagine del giorno e l’immagine dell’appunta-

mento sono costruite con il metodo di memorizza-

zione dei numeri che già conosciamo. Facciamo

alcuni esempi.

Dentista, giorno 24, ore 16.00

Immagino allora per un attimo:

Il dentista che opera su un uomo di colore (24,

nero) con denti enormi (immagine E.M.A.I.C.E.)e con enormi lobi (16, lobi).

Commercialista, giorno 10, ore 18.00

Immagino per un attimo:

il mio commercialista, mentre prende al lazo (10,

lazo) un bambino che gioca con i Lego (18, Lego).

Signor Ferri, giorno 03, ore 09.00

MEGLIO DI UN’AGENDA ELETTRONICA 205

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Immagino per un attimo:

un enorme robot di ferro (Ferri), il quale brandisce

una telecamera (03, zoom) a cui è attaccato un

enorme palloncino (9, palloncino).

Alessia Rossi, Via Alberici n° 4, 

giorno 17, ore 15.30

Immagino per un attimo:

un enorme aliante (Alessia) rosso (Rossi) che cade

da un albero (Via Alberici) sopra una sedia (4), la

sedia si scioglie diventando latte (17, latte) ed il

latte viene leccato da un elfo (15, elfo) il quale ha

sulla testa un mazzo (30, mazzo) di fiori.

Come puoi vedere, è possibile ricordare appunta-

menti, giorno, ora, nomi e persino indirizzi! La pra-

tica renderà estremamente semplice e rapido il pro-

cedimento.

206 PIÙ MEMORIA

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Come ricordare una lista di cose da fareIl sistema più semplice per ricordare una serie di

cose da fare durante il giorno consiste nel suddivi-

derle in una sorta di decalogo, assegnando a ciascu-

na di esse un numero visivo, e poi associandole tra

loro a due a due.

Passiamo ad un esempio pratico.

Giornata di domani:

• Telefonare al Sig. Quadrelli

• Scrivere al Dott. Saverio

• Sistemare la grafica delle e-mail

• Chiamare il Dott. Lillo

• Sostituire l’auto al noleggio• Telefonare all’avvocato

• Preparare il comunicato stampa

• Inviare la newsletter

• Migliorare il sito

• Incontrare Fabrizio Rondi

MEGLIO DI UN’AGENDA ELETTRONICA 207

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Come ricordare clienti e trattativePer ottenere il massimo da una trattativa, è necessa-

rio ricordare bene il cliente e quanto si è discusso la

volta precedente che ci si è visti o sentiti. A questo

scopo sarà sufficiente:

- associare l’immagine del nome del cliente coni punti chiave dell’incontro;

- trasformare eventuali numeri (riferiti ad esem-

pio a prezzi o a quantità) in immagini;

- associare tra loro i vari elementi.

Otterremo così brevi liste facilmente memorizzabi-

li, associando il primo elemento al secondo, il

secondo al terzo e così via, fino ad arrivare anche aventi elementi.

Ecco un esempio:

Ditta Pesti, preventivo per un meeting di un solo

giorno presso la loro azienda, 5.500,00 euro.

210 PIÙ MEMORIA

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Immagino un tale che divora spaghetti al pesto

(Pesti), mentre sopraggiunge un mostro che lo

spaventa (55, fifa).

Questo basterà per ricordare le informazioni fonda-

mentali sulle quali verterà l’incontro.

Come memorizzare quotazioni in borsae cambi valutaSpesso i manager che investono in borsa si trovano

nella condizione di prendere in fretta decisioni

importanti. Per prendere delle decisioni adeguate, è

necessario avere in mente ogni circostanza. Di solito

sono proprio coloro che utilizzano la memoria in

modo più efficace a prendere le decisioni migliori

nell’ambito della finanza.

Immagina di voler fissare nella memoria i dati che

seguono:

Mibtel – 0,17%Mib 30 – 0,34%

Tech Star + 0,10%

MEGLIO DI UN’AGENDA ELETTRONICA 211

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Dow Jones + 0,23%

Eurodollaro + 1,2188%

Ed ecco, qui di seguito, come memorizzerei io que-

sti dati.

Immagino “Mibtel” come un telefono mobile; lo

immagino rosso, perché il titolo è negativo e com-

pleto l’immagine raffigurandomi il telefono men-

tre si tuffa in una piscina colma di latte (17, latte).

Rappresento il numero 17 invece che il numero0,17, perché la logica e il buonsenso saranno suf-

ficienti per farmi arrivare al numero originale.

Per rappresentare “Mib 30”, immagino solo 30,

figurandomi un mazzo (30, mazzo) di fiori; imma-gino che i fiori siano di colore rosso, dal momen-

to che anche in questo caso il titolo è in calo, e li

immagino nel mare (34, mare). Non ho la neces-

sità di raffigurarmi il numero decimale (–0,34%)

per le stesse ragioni di cui al punto sopra.Anche in questo caso, come nel precedente e in

quelli successivi, tutto ciò che non risulta essere

essenziale non va rappresentato.

212 PIÙ MEMORIA

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“Tech Star” è rappresentabile come una stella

meccanica in movimento, di colore rosso (perché

l’indice è negativo), mentre maneggia un lazo (10,

lazo: non abbiamo la necessità di rappresentare la

cifra decimale).

Se voglio ricordare che il Dow Jones è salito dello

0,23%, sarà sufficiente immaginare per un attimo

Indiana Jones con in braccio un neonato (23, dia-

mogli un nome); in questo caso, non ho colorato

l’immagine, perché l’indice era in crescita.

Per memorizzare il tasso di cambio euro/dollaro,

immagino la bandiera europea che si dispiega pro-

ducendo enormi quantità di dollari; i dollari ven-

gono bruciati da una candela (1); la candela vienepresa da una mummia del Nilo (21, Nilo) che si

toglie le bende, dimostrando la sua vera identità:

si tratta di un comico che fa una gag (88, gag). Se

hai visualizzato tutto correttamente, non sarà dif-

ficile ricostruire il numero 1,2188%.

MEGLIO DI UN’AGENDA ELETTRONICA 213

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Le prime volte avrai la necessità di ricostruire le

immagini per arrivare ai numeri; successivamente

riuscirai ad arrivare a ciascun numero senza bisogno

di alcuna immagine. Come abbiamo più volte ricor-

dato in precedenza, è necessario tenere sempre pre-

sente il fatto che l’immagine è “solo” lo strumento

attraverso il quale possiamo generare una maggiore

attivazione neurologica e arrivare, quindi, alla

memoria a lungo termine.

214 PIÙ MEMORIA

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In sintesi

1) Quando le informazioni sono meno di venti,

esse vengono associate tra loro attraverso

immagini E.M.A.I.C.E.

2) Quando si tratta di numeri, questi si trasforma-no in immagini E.M.A.I.C.E. con i metodi spie-

gati al Capitolo 5 della seconda parte del libro.

3) Quando le informazioni sono in numero

superiore a venti, occorre convertirle inimmagini E.M.A.I.C.E. inserendole nei luo-

ghi, come abbiamo visto nel capitolo 6 della

seconda parte del libro.

MEGLIO DI UN’AGENDA ELETTRONICA 215

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CONCLUSIONE

Il Metodo Golfera è un potente strumento che abbia-

mo a disposizione per migliorare le nostre risorse e

che possiamo adattare alle nostre esigenze.Per poter ottenere dalla memoria il massimo dei

risultati, bisogna tener conto di alcuni punti fermi:

1) Pensare per immagini.

2) Le immagini devono essere sempre

E.M.A.I.C.E.

3) È necessario legare le immagini due alla

volta.

4) Se le informazioni sono più di venti, andran-

no inserite nei “luoghi”.

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218 PIÙ MEMORIA

5) È utile conoscere perfettamente l’alfabeto

fonetico;

6) È molto importante conoscere a memoria la

successione delle stanze.

7) Ogni immagine dev’essere visualizzata in

modo intuitivo e per una frazione di secondo.

Vale la pena spendere qualche parola in più sull’ultimo

concetto.Ognuno di noi è dotato di una sorta di giudice interio-

re, che valuta cosa è buono e cosa non lo è, cosa è giu-

sto e cosa è ingiusto, cosa è morale e cosa, invece, è

immorale.

Lo scopo del nostro lavoro è quello di facilitare e inco-raggiare il diritto/dovere all’istruzione e all’apprendi-

mento. Se questo è l’obiettivo che ci poniamo, ritenia-

mo che non esistano immagini “troppo banali”, “trop-

po elementari”, “troppo infantili”, “improprie” e così

via. Ogni immagine ha un suo valore, un suo vigore,una sua forza che esprimono l’atto cogitativo grazie al

quale possiamo apprendere e memorizzare perfetta-

mente ciò che desideriamo.

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L’immagine che abbiamo generato è frutto della nostra

mente e non deve essere messa in discussione: essa

fungerà infatti da “carrozza luccicante” e ci condurrà

all’informazione che vogliamo padroneggiare. E

potremo risalire all’informazione, se avremo stabilito

una corrispondenza tra l’informazione stessa e

l’immagine creata.

Siamo passati da concetti astratti come numeri, formu-

le e componenti della tavola periodica, fino a giungere

al più concreto mondo della parola.Il procedimento di memorizzazione è confluito in sem-

plici operazioni di immaginazione e visualizzazione.

Prima di salutarti voglio incoraggiarti a evitare di porti

limiti. Convinciti del fatto di poter memorizzare dav-vero tutto, perché è effettivamente così. Ogni informa-

zione, trasformata in immagine, diventerà facile da

ricordare.

Buon lavoro, allora, e buona memoria!

CONCLUSIONE 219

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A

Acronimo, 39, 70, 136Alberto Magno, 23Alfabeto fonetico, 24,

144, 218Alighieri, Dante, 200

Apprendimento, 24, 26-27, 47delle lingue, 111processo/i di, 52, 109-110

Appuntamenti, 127, 204 e

segg.Area cerebrale, 32, 39, 74,132

Ars Memoriae, 17, 21, 184Arte della memoria, 19, 21,

171, 184Associazione, 110, 137-

138, 146, 221di idee, 111inusuale, 40-41, 52,54-55, 57

mentale, 59principio dell’, 24

Astrattezza, 144Attenzione, 49 e segg., 54,

57, 64, 110-111, 174Attivazione (v. anche

Neuroattivazione),105, 131cerebrale, 58neurologica, 59, 74,106, 214

Attivitàcerebrale, 49, 51-52,

53di visualizzazione, 132neurologica, 51-52, 53

B

Background culturale, 61

Beneficio, 25Bruno, Giordano, 17-18,

23-24, 174

INDICE ANALITICO

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222 PIÙ MEMORIA

C

Cambi valuta, 211, 213Campo di applicazione,

110Caratteristica dominante,

114, 124-125Cervello, 33, 40-41, 42,

51-52, 56Cicerone, 19, 21, 184Cognomi, 89, 123Coinvolgimento emotivo,

26, 40, 48, 53 e segg.,73, 104

Colori, 145, 147, 165,167-168Concetti, 19, 69, 79, 111,

132, 184astratti, 48, 69, 73, 219filosofici, 63

Conversione

di numeri, 164, 170di parole, 81fonetica, 151, 168

Criteri/odell’assonanza, 92,123, 137

di memorizzazione, 66e segg., 83, 165

D

D’Aquino, Tommaso, 23 De Umbris Idearum, 17,

23, 170, 174

E

E.M.A.I.C.E., 39, 55, 138,174, 187Emozione, 53-54, 63, 84,

105-106Esagerazione, 39 e segg.,

48-49, 51, 54-55, 73Esercizio, 26, 64, 80 e

segg., 109, 132, 150Esperienza, 27, 30-31, 56,

63emotiva, 106soggettiva, 62, 85

FFamiliarità, 76, 104Fonema, 147Formule, 219

matematiche, 172

G

Granone, Franco, 72

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INDICE ANALITICO 223

I

Immaginare, 56 e segg., 65e segg., 75, 96, 125,182, 213

Immaginazione, 33, 56, 63e segg., 142, 175, 219

Immagine

acronima, 70concreta, 73, 85E.M.A.I.C.E., 64, 114,122, 128, 131, 204,215, 217mentale, 57

supplementare, 199Informazione, 29, 30 esegg., 40-41, 73, 174acquisire l’, 114fissazione dell’, 83, 122memorizzare l’, 66ricordare l’, 122

risalire all’, 219utilizzo cosciente dell’,32 e segg.

Intelligenza, 18, 37correlazione tra memoriae, 46

Interesse, 51, 55, 110Intuizione, 18, 65Istinto, 64, 93-94

L

Lingua, 24, 137, 141straniera, 34, 74, 91,111, 137madre, 70, 112, 137

Liste, 127, 128, 177, 185, 210Loci (v. anche Teoria dei

luoghi), 24, 180, 184Lullo, Raimondo, 23Luoghi, 26, 179 e segg.,

186 e segg., 202, 215, 217della memoria, 177

MMaestri della memoria, 144Memoria,

a breve termine, 30-31,34, 39a lungo termine, 31, 33

e segg., 39 e segg., 48,55, 173-174, 194a medio termine, 30, 32,34, 39 e segg., 47-48, 75spazio-temporale, 177,179, 187naturale, 25, 77, 90, 202

Memorizzareil contenuto di un articolodel Codice Penale, 188quotazioni di borsa, 211

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224 PIÙ MEMORIA

tassi di cambio, 213

un capitolo, 177un numero, 151, 162un testo, 192 e segg., 202un vocabolo, 137un’informazione, 66, 185una formula, 172

una parola, 70, 85, 98,136, 138Memorizzazione

dei numeri, 164, 167,169, 205delle liste, 128di un testo, 187-188

efficace, 128metodo di, 143, 186

Metafora, 67Metodo

dell’associazione, 137di memorizzazione,

143, 167, 186, 205Golfera, 24 e segg.,58, 74, 77, 110, 113,202 e segg., 217

Movimento, 39, 40-41,48, 50, 55, 73 e segg.

N

Neuroattivazione (v. anche

Attivazione), 57, 77,90, 122

Nomi, 25, 54, 74, 88-89,

115, 125composti, 90, 122memorizzazione dei, 89

Numeri, 25, 63, 143 esegg., 150, 167 esegg., 215

ad una cifra, 144con due cifre, 151, 168conversione dei, 164di telefono, 169di tre cifre, 15memorizzazione dei,81, 164, 167, 205

visivi, 184, 208

O

Ordinedei luoghi (o loci), 24, 26logico sequenziale, 179

temporale, 178

P

Parolechiave, 187, 190, 202straniere, 137

Pensiero, 19, 61 e segg.meccanismi di, 56

Pio V, 18Processo

di acquisizione deldato, 74

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INDICE ANALITICO 225

di apprendimento, 52,

110di fissazione di unricordo, 50di memorizzazione,53, 55-56, 80, 110, 132di percezione sensoria-

le, 51di ritenzione mnemonica,50di visualizzazione, 48,104, 132logico, 61, 122, 199visivo, 51

Pronuncia, 92, 137Pubblicità, 54, 57

Q

Quintiliano, 21Quotazioni in borsa, 211

R

Ricordoacquisizione del, 55fissazione del, 50, 97permanenza di un, 53

personalizzazione del, 27stabilizzarsi del, 32tempo di permanenzadel, 30, 53, 74

Rumori, 63

S

Sensazioni, 105corporee, 63

Sequenza, 23, 127, 131,136, 181

Simonide di Ceo, 19, 21Sinapsi, 32, 140

Sinestesia, 105Span, 36 e segg., 46, 80Specificità dell’immagine

associata, 83Spontaneità, 109, 142Stanze, 179, 181-182, 184,

187-188, 194, 218della memoria, 187-188

T

Tasso di cambio, 213Tavola periodica, 171, 219

Teoria dei luoghi (v. anche Loci), 26, 179, 186

V

Visualizzazione, 83, 131,219

Vocaboli, 74, 91, 137

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L’AUTORE

Gianni Golfera

Ha cominciato ad interessarsi all’Arte della

Memoria durante l’adolescenza, studiando Giordano

Bruno e Pico della Mirandola e acquisendo così le

basi per costruire il Metodo Golfera, che gli ha per-

messo di imparare a memoria 261 libri.

Oggi è considerato dalla comunità scientifica interna-

zionale “l’uomo con più memoria al mondo” ed è

docente di numerosi corsi di formazione per lo svilup-po della memoria presso molti enti pubblici e privati,

tra i quali l’Università del San Raffaele di Milano, il

gruppo Enel, Poste Italiane, l’Università degli Studi di

Ferrara, l’Università di Bolzano, l’Associazione

Internazionale di Medicina Ortomolecolare, la Cameradei Deputati, l'Iri Management, Technogym, Fincan-

tieri.

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 Annotazioni personali 

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