Luca Madiai
Elogio delle cose semplici
Pensieri e poesie sull’essenza della vita
Luca Madiai
Elogio delle cose
semplici
Pensieri e poesie sull’essenza della vita
In copertina: “Girasoli” un dipinto di Simone Madiai
2011-2012
Luca Madiai
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«Benché siamo già in possesso di tutta la
conoscenza necessaria, è ancora necessario uno
sforzo sistematico e creativo per portare questa
tecnologia a un’esistenza attiva e renderla
visibile e disponibile a tutti. Secondo la mia
esperienza è molto più difficile ritrovare la
franchezza e la semplicità che avanzare nella
direzione della sofisticazione e complessità.
Possiamo anche acquistare la conoscenza e
l’esperienza che serviranno ad aiutare noi stessi.
Qualunque ingegnere o ricercatore di terza mano
può aumentare la complessità; ma ci vuole un
certo fiuto del vero intuito per far tornare
semplici le cose»
E.F. Schumacher
Elogio delle cose semplici
Sommario
Piccolo, Semplice, Genuino ................................4
Elogio del sole .....................................................6
Elogio del pane ....................................................7
Elogio dell’abbraccio ..........................................8
Elogio dell’ozio ...................................................9
Elogio della bicicletta ........................................ 12
Elogio della fonte d’acqua ................................. 16
Elogio della libertà ............................................ 17
Elogio della passeggiata .................................... 19
Elogio dell’albero .............................................. 22
Elogio delle scale .............................................. 23
Elogio delle sensazioni ...................................... 27
Il prezzo che dobbiamo ancora pagare .............. 29
Dove stiamo correndo ?? ................................... 30
Cosa fare se non creare valore ? ........................ 32
Luca Madiai
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Piccolo, Semplice, Genuino
Piccolo come un seme
Semplice come un fiore
Genuino come un frutto
Elogio delle cose semplici
Elogio delle cose semplici
Luca Madiai
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Elogio del sole
Seduto su una panchina
mi riscaldano i raggi del sole
nel ventre nel pensiero e nell’animo
si risveglia un umano tepore.
Gioisco all’alba viva di luce
allo schiudersi di tanta energia.
Firenze, 9 gennaio 2012
Elogio delle cose semplici
Elogio del pane
Affondare le dita nella farina bianca,
nutrirsi dalle mani del tempore umano
della pasta che le avvolge
come una madre che culla il suo bimbo
e rincuorarsi nell’umidità
fraterna fonte di vita.
Odori che suscitano
essenzialità e purezza
sapori di sacra immortalità
d’antico rituale.
Firenze, 5 ottobre 2011
Luca Madiai
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Elogio dell’abbraccio
In un abbraccio ritrovi te stesso
in un abbraccio ti fondi con l’universo
in un abbraccio trascendi ogni sofferenza
in un abbraccio cancelli ogni intolleranza
in un abbraccio nasci nuovamente
in un abbraccio sorride tutta la gente
Elogio delle cose semplici
Elogio dell’ozio
La paura del tempo libero
Per una critica del lavoro e un elogio dell’ozio
L’uomo moderno ha paura del tempo libero, ne è
terrorizzato. Spesso addirittura gareggia con gli
altri a chi lavora di più: 10, 12, 14 ore al giorno,
sono “normali”, anzi sono sintomo di benessere.
Lavorare tanto fa bene: prima di tutto fa bene
all’economia, che cresce con il Pil, poi fa bene
alla nostra pancia che aumenta all’aumentare
della ricchezza immagazzinata, la maggior parte
della quale non ha alcuna utilità pratica.
Finché c’è lavoro dobbiamo lavorare. Che fine
abbia il nostro lavoro? Non importa. Che qualità
abbia il nostro lavoro? Tanto meno. Quante
persone oggi vivono per lavorare, il lavoro è
diventato l’idolo principale, ancora prima del
denaro. Il lavoro non come espressione di sé, di
genialità, non come creazione di valore, ma
meramente come occupazione del tempo, come
alternativa ideale per contrastare la minaccia
dell’aumento di tempo libero dovuta al progresso
tecnologico.
Luca Madiai
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Dopo lavoro infatti, meglio riempirsi di altre cose
da fare: palestre, corsi serali, aperitivi, telefonate
inutili, finti impegni, espedienti per non
permettere alla vita di rallentare di entrare nella
sua naturale armonia con l’ambiente.
La gente di oggi ha paura del tempo libero, non lo
vuol proprio vedere, non vuole avere a che fare
con esso. Avere del tempo libero, del tempo per
se stessi significherebbe ascoltarsi, relazionarsi
con il proprio io profondo. E anche nelle
sporadiche vacanze che facciamo, dobbiamo
avere impegni su impegni: gite, escursioni,
avventure, sport estremi, cavalcate, percorsi
impervi, cene, distanze chilometriche da fare,
discoteche, girare, girare a vuoto, tanto per girare.
Se ci fermassimo in una panchina di un
giardinetto qualunque, magari quello sotto casa
che non abbiamo mai notato prima, allora ci
accorgeremo che gli uccellini stanno cantando per
noi, il vento sta frusciando per noi, una formica ci
sta carezzando il braccio camminandoci sopra, ci
accorgeremo che gli alberi hanno delle chiome
verdi di luce sopra le nostre teste e ci proteggono,
ogni foglia è un riparo.
Elogio delle cose semplici
Questo dovrebbe essere un esercizio da fare ogni
giorno prima di recarsi a lavoro, con calma, senza
fretta. Ma correre ogni giorno e fermarsi per un
solo istante per rendersi conto di essere
totalmente vuoti, scontenti e ingrati è talmente
spaventoso che l’uomo “lavorante” non può
assolutamente rischiare di cadere in tale tranello.
Sì, perché oggi siamo abituati a dare un valore di
mercato a tutto ciò che ci circonda, e ci sono folli,
non ritenuti tali, che addirittura vorrebbero
mercificare l’aria , il cielo, l’acqua. E allora il
tempo libero che valore avrebbe? Nessuno, anzi
avrebbe un valore negativo, dato che sottrae
tempo (risorsa economica) al lavoro che invece
crea ricchezza monetaria.
Il paradosso è evidente, perciò mi sento di
gridare: viva l’ozio!! Viva la conquista di
maggior tempo libero come atto di democrazia e
libertà per ogni singolo individuo. Evviva la
lentezza! Che ci libera dalla schiavitù della fretta
e dello scadere del tempo concesso. Viva cinque
ore di lavoro al giorno, viva le piccole distanze,
viva le piccolezze, le banalità, viva l’ingenuità
delle scoperte scontate. Viva il pensiero astratto,
la fantasia, viva lo star a fissare per ore lo stesso
paesaggio. Viva una vita a dimensione umana.
Luca Madiai
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Elogio della bicicletta
«Le piste ciclabili sono un segno concreto di
qualità della vita democratica» Stefano Bartolini
Amo la bicicletta
perché scorre silenziosa
e mi accompagna nei pensieri
Amo la bicicletta
perché l’aria fresca
a contatto con la pelle
mi ricorda che sto viaggiando
Amo la bicicletta
perché sono io che la muovo
Amo la bicicletta
perché necessita di poco spazio
e non ho costi da sostenere
Amo la bicicletta
perché nell’andare per le strade
posso soffermarmi a guardare attorno
Amo la bicicletta
perché la sua velocità
è sostenuta ma non eccessiva
Amo la bicicletta
Elogio delle cose semplici
perché saluto le persone che incontro
Amo la bicicletta
perché non uccido
con gas tossici e incidenti pericolosi
Amo la bicicletta
perché mi mantengo in forma fisica
Amo la bicicletta
perché non distrugge la vita
ma la sostiene
10 motivi per usare la bicicletta
Dieci motivi per preferire l’uso della bicicletta a
quello dell’automobile per brevi percorrenze:
1. La bicicletta è silenziosa, perciò non
comporta inquinamento acustico e quindi
disturbo e stress.
2. L’uso quotidiano della bicicletta
mantiene in forma fisica e allo stesso
tempo permette trasporti su brevi tratte in
modo efficace, senza perdite di tempo
(non esiste traffico, né problemi di
parcheggio)
3. La bicicletta non ha impatto
sull’ambiente
Luca Madiai
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4. La bicicletta alle modeste velocità non è
pericolosa per la vita delle persone,
ciclista compreso
5. La bicicletta non ha nessun costo di
utilizzo, se non alcuni piccoli costi per la
manutenzione
6. La bicicletta favorisce i rapporti umani e
abbatte lo stress dovuto al traffico caotico
7. La bicicletta occupa poco spazio, “se ne
possono parcheggiare 18 al posto di un
automobile”
8. Una mobilità urbana basata sulla
bicicletta e i mezzi pubblici, evita ingenti
costi di infrastrutture: strade, ponti,
parcheggi, segnaletica, gallerie, viadotti,
semafori.
9. La bicicletta è una macchina a misura
d’uomo, così come la sua velocità, il suo
ingombro e il suo costo
10. Con la bicicletta si possono raggiungere
aree pedonali e in particolare si può
ritrovare un rapporto più vicino con la
natura.
Elogio delle cose semplici
10 motivi per non usare l’auto in città
1. L'auto inquina l'aria che respiriamo tutti i
giorni;
2. L'auto è una minaccia costante per la vita
dei pedoni, dei passeggeri e degli
automobilisti;
3. L'auto contribuisce all'inquinamento
acustico;
4. L'auto ha bisogno di infrastrutture costose
e ingombranti
5. L'auto non favorisce (bensì peggiora) le
relazioni sociali;
6. L'auto genera traffico quindi aumenta
l'inquinamento, il disagio e lo stress;
7. L'auto genera disugualianze generazionali
(adulti/anziani/bambini) e sociali
(ricchi/poveri);
8. L'auto ha una bassa efficienza energetica
(funziona più da caldaia che da motore di
trazione);
9. L'auto oggi giorno non rappresenta il
mezzo urbano più conveniente (in termini
di tempo e di costo);
10. L'auto divora risorse preziose e non
rinnovabili come gli idrocarburi.
Luca Madiai
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Elogio della fonte d’acqua
Fonte di acqua
fonte di vita
zampilli e rivoli
come strumenti d’orchestra
Continuità essenziale
eterna purezza dello spirito
Fonte di acqua
fonte di vita
muschi e pietre
come altari di festa
Linfa del mio animo
placida e limpida estasi
Elogio delle cose semplici
Elogio della libertà
Io sono quello che non faccio
Io non fumo sigarette
Io non bevo caffè
Io non uso l’auto in città
Io non guardo partite di calcio
Io non gioco con videogiochi in voga
Io non mangio spesso al fast food
Io non vesto firmato in ogni occasione
Io non compro acqua in bottiglie di plastica
Io non getto una cartaccia per terra
Io non acquisto qualcosa di cui non ho bisogno
Io non prendo l’ascensore per fare pochi piani
Io non mi lamento se qualcuno si comporta male
Io non parlo male alle spalle degli altri
Io non faccio regali a natale
Io non ho comprato uno smart phone
Io non tengo il termostato sopra i venti gradi
Io non utilizzo mai climatizzatori
Io non mangio carne tutti i giorni
Io non guardo la televisione a casa
Io non vado in vacanza alle Maldive
Io non faccio distinzioni di sorta
tra un italiano, un nigeriano e un turco
Io non compro prodotti esotici
Luca Madiai
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Io non rinuncio mai a niente
Io sono quello che non faccio
Firenze, 10 gennaio 2012
Elogio delle cose semplici
Elogio della passeggiata
Pensieri in una giornata nevosa
Si cammina soffici, sospinti da un silenzio
pervadente. Le luci sono soffuse, rischiarano
l’aria, persino le ombre. L’atmosfera è ovattata, si
crede d’essere in un palcoscenico di meraviglie.
Non si riconosce la strada, quella che si fai tutti i
giorni, adesso pare quasi non averla mai vista. Il
candore è ovunque persino sulle auto e sui
motorini, ora docili cumoli di bianco. Non
ronzano più, non sfrecciano, non stridono, non
picchiano, non urlano, non sporcano, non si
muovono più. Coperti da un lenzuolo gelato
riposano sordi nell’oblio.
Mi accorgo solo adesso che quella è la mia solita
strada, la strada che faccio tutte le mattine per
andare a lavoro puntuale, che percorro chiuso
nella mia macchina sia d’estate che d’inverno.
Realizzo solo ora che sto camminando leggero e
disinvolto proprio al centro della strada non
curante del suolo ma osservando il magnificente
candore e respirando quella quiete sconosciuta.
Là dove auto e motorini e camion passavano tutto
il tempo, senza sosta e senza tregua, intossicando
Luca Madiai
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l’aria e le persone, rumoreggiando e rombando
cupi, ora domina il bianco.
Sono in un palcoscenico di un teatro, ne sono
convinto, vedo ombre colori e sento suoni, che
armonizzano lo spettacolo e si manifestano con
spontaneità in una pace serafica. Un lampione
languido dona suggestione, le chiome degli alberi
pendenti sono tendaggi immobili, persino i
cartelli stradali e i semafori assumono figure
nuove, come assorti spettatori di un improvviso
colpo di scena.
Vedo delle persone camminare, sento le loro risa,
non ci avevo mai fatto caso prima. Sento persino i
loro passi sordi, vedo i sorrisi e i gesti sopiti delle
loro membra. Sono persone che non ho mai visto,
che ridono e giocano del bianco, si fanno più
vicine e quasi le posso abbracciare. Altre persone
appaiono come dal nulla sotto la luce di un rosso
pallido, attraversano il palco di fronte a me e si
rincorrono gettandosi neve addosso. Splendenti
risa e ancora sorrisi, gesti calorosi e occhi sereni.
Un uomo è rimasto fermo con la propria auto e si
guarda attorno scioccato, tutto è candido e in
quiete, e lui ha perso l’orientamento. Oltre la
macchina anche il suo cellulare è fermo. Si sente
Elogio delle cose semplici
spoglio ma si osserva, ancora indossa la sua
giacca scura e la sua cravatta. Il silenzio non lo
conosce, e resta immobile sommerso dal bianco
fin sopra le scarpe, le sue scarpe nuove. Ancora
non capisce, mi guarda intontito, aspetta un mio
aiuto forse o un suggerimento. Io gli sorrido di
gioia interiore. Lui passa ad osservare i suoi piedi
nascosti nel soffice manto, e pare che si domandi
instancabilmente che debba fare per muoversi di
lì.
Continuo a camminare, ed ogni passo è vita. Poi
alzo lo sguardo al cielo, il solito cielo urbano
ignorato e imperscrutabile è adesso dorato di una
luce serena e pacifica. Il cielo è lì, a pochi metri.
Se alzo un braccio forse lo posso toccare.
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Elogio dell’albero
Vi siete mai fermati a guardare un albero? Avete
mai osservato le nervature del suo tronco da
vicino? Lo avete toccato, carezzato, abbracciato?
Avete sentito il suo calore? Avete ascoltato, in
silenzio, il suo respiro?
Vi siete fermati mai davanti all’albero sotto casa
vostra? Sì, quell’alberello spaurito e
insignificante, gli avete chiesto scusa per non
averlo mai salutato, persino mai notato, né
guardato con la coda dell’occhio mentre correvate
in cerca della vostra auto parcheggiata chissà
dove? Gli avete mai chiesto scusa per lo smog e il
rumore a cui lo sottoponete ogni giorno?
Vi siete mai chiesti se quell’albero ha un suo
punto di vista? Una sua coscienza, anche se
apparentemente inespressa?
Lo avete mai ringraziato, invece, per la sua
bellezza di colori e di profumi, per il dono di
frutti e di ossigeno che ogni giorno regala
indistintamente, per l’ombra che crea riparo dal
forte sole, per la sua bontà nell’ospitare uccellini
che cantano tutte le mattine al vostro risveglio?
Da oggi io la faccio ogni giorno. E ciò mi fa stare
bene.
Elogio delle cose semplici
Elogio delle scale
Viva le scale!!!
Per l’indipendenza dagli schiavi energivori
Adoro fare le scale, non lo nascondo. Mi piace il
ritmo che si segue gradino dopo gradino, mi
rilassa, mi aiuta a pensare. Sia in salita che in
discesa, anche fino al quinto piano, preferisco
fare le scale, piuttosto che attendere l’ascensore
per chiudermi dentro delle lamiere e restare
immobile come in una bara.
Certo, se ho del peso eccessivo da trasportare, o
se arrivo stanco morto a casa, prendere
l’ascensore è un sollievo, una utile comodità: non
mi fraintendete. Ma visto che ho buona salute e
non ho problemi a camminare, se posso scelgo di
fare le scale.
Spesso mi capita di andare a trovare degli amici
che abitano in appartamenti al quarto o quinto
piano. Non appena mi vedono salire per le scale
subito mi chiedono meravigliati per quale motivo
mai non abbia preso l’ascensore: “c’è l’ascensore
non l’hai visto?”. Quasi come fosse un obbligo
prendere l’ascensore, come se le scale fossero
soltanto in caso di estrema necessità, nel caso di
un black-out ad esempio. Mi diverto ogni volta a
notare le facce stupite perché non capiscono e
Luca Madiai
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non possono fare a meno di puntualizzare che non
ero costretto a fare le scale, che per fortuna c’è
l’ascensore. Addirittura alcuni mi chiedono se
soffro di claustrofobia o ho paura perché in
passato ho avuto brutte esperienze! E io invece
rispondo semplicemente che “mi piace fare le
scale”, ottenendo una reazione ancor più colma di
stupore.
Fare le scale è un esempio sciocco, che molti non
capiranno, ma è esattamente ciò che intendo per
“scollegarsi”, una banale azione che mette in
discussione una norma comportamentale assodata
dallo sviluppo tecnologico. “Prendere l’ascensore
è simbolo di progresso, faticare per le scale è
simbolo di arretratezza”. Andare contro queste, se
pur sottili e stupide, credenze dell’uomo
moderno, ci permette di uscire dalle consuetudini
e dalle inerzie mentali imposte dal sistema,
facendo un passo avanti, in un altro tipo di
progresso, quello umano.
Fare le scale diventa l’espediente per rinunciare a
una comodità tecnica che non risulta vantaggiosa
in ogni circostanza, che permette di fare del moto,
di incontrare le persone del condominio e
scambiare anche solo un sorriso, di vedere oltre il
nostro naso e di liberarci dalla dipendenza
Elogio delle cose semplici
opprimente dai nostri, seppur utili e comodi,
schiavi energivori.
Viseu 30/06/2011
Alcuni motivi per preferire le scale all’ascensore
(almeno fino al quarto piano)
1. Fare le scale ti permette di risparmiare
energia elettrica e quindi inquinamento
che è servito a produrla
2. Facendo le scale aumenti la probabilità di
incontrare qualche vicino e di scambiare
due parole, o perlomeno un saluto, o
anche solo un sorriso
3. Fare le scale ti mantiene in forma fisica,
aiuta la circolazione e scioglie le
articolazioni
4. Fare le scale ti armonizza con il tuo
ambiente, ti dona dinamismo, ritmo,
t’infonde coraggio e fiducia nei tuoi
mezzi
5. Fare le scale ti aiuta nel pensare e nel
riflettere, il tuo cervello funziona meglio
e trova più facilmente nuove idee
Luca Madiai
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6. Fare le scale ti permette di assaporare
l’aria, di sentirtela scorrere addosso, di
vedere la luce, di ascoltare i rumori
attorno a te
7. Fare le scale significa farcela da solo,
senza l’aiuto di nessuno, senza aspettare
qualcuno, significa lottare e vincere
contro se stesso
Elogio delle cose semplici
Elogio delle sensazioni
Scoprirsi bimbi in uno sguardo alla luna
osservare le stelle
come fossero uno spettacolo di silenzi statici
raccogliere l’innocenza degli sguardi per le
strade
le evidenti lacrime di passione
i sorrisi sciolti in un volto libero da disinganni
le sensazioni come onde armoniche del cuore
vibrandosi l’animo si scopre
e aprendosi si rivela
Luca Madiai
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Altri pensieri e poesie
Elogio delle cose semplici
Il prezzo che dobbiamo ancora pagare
Apriamo il rubinetto ed esce acqua
premiamo l'interruttore e abbiamo luce
regoliamo il termostato e ci riscaldiamo
apriamo il gas e cuciniamo
prendiamo l'auto e ci spostiamo
usiamo computer e cellulari e comunichiamo
entriamo in un supermercato e ci riforniamo
Tutto è alla nostra portata
facciamo piccoli gesti
e otteniamo ciò che desideriamo
Non ci rediamo conto però
che il prezzo che dobbiamo ancora pagare
per tutto questo
è elevatissimo.
Firenze, 24 dicembre 2010
Luca Madiai
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Dove stiamo correndo ??
Siamo tutti in corsa,
rapidi, ansiosi, competitivi,
tutti a correre senza sosta.
Ognuno corre durante tutta la sua giornata,
ognuno rincorre qualcosa durante tutta la sua vita.
Ci muoviamo, costruiamo, distruggiamo,
facciamo progetti colossali, produciamo e
consumiamo,
senza sosta, correndo sempre di più.
Non conosciamo limiti
e vogliamo più e ancora più.
Vogliamo progredire ed il tempo è poco,
ci è nemico, ci sottrae la possibilità di farci andare più
veloce.
Vorremmo superare il tempo, vorremmo abbatterlo.
Stiamo correndo da una vita,
ma non sappiamo dove siamo diretti.
Lo facciamo perché ci pare naturale,
quasi obbligatorio.
Dobbiamo correre, fa parte della nostra natura.
E se invece ci fermassimo un attimo solo,
capiremo ben presto che non c’è nessun motivo per
correre.
Non c’è nessun traguardo da tagliare,
non c’è nessuna medaglia per il vincitore.
Elogio delle cose semplici
Stando fermi, magari sotto un albero,
potremo osservare la vita per quella che è,
per la bellezza che ogni giorno si manifesta,
naturalmente,
gioendo della scoperta acquisiremo la capacità
di vivere in equilibrio armonico
con l’ambiente e tutti i suoi fenomeni.
Viseu, 29 luglio 2011
Luca Madiai
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Cosa fare se non creare valore ?
Cosa fare nella nostra vita se non creare valore?
E con ciò non intendo accumulare ricchezze materiali,
che pur sono utili e preziose, ma i tesori del cuore, o
meglio creare, attraverso le relazioni soggetto-
oggetto, armonia, serenità e pace.
Interagire con il nostro ambiente attraverso la
bellezza, il guadagno e il bene in modo che la vita ne
sia sostenuta, e non minacciata.
Cosa fare se non creare ed alimentare rapporti di
fiducia e di scambio reciproco. Cosa fare se non
perseguire la coerenza, l’onestà, il rispetto, la
compassione. Cosa fare se non arricchirsi l’un l’altro
e nutrire la nostra esistenza con emozioni, sensazioni
intime e profonde, abbracci universali, ricordi
primordiali e intuizioni perspicaci ?
Cosa fare se non creare un futuro con sogni e pura
fede?
Forse solo uccidersi in continuazione e morire ancor
prima di essere realmente defunti.
Luca
Viseu 8 luglio 2011