Psicologia della disabilità e dell’integrazione (a.a. 2011-2012)
Dott.ssa Nicoletta Businaro
10 Novembre 2011
Emotional Availability Scales
(Scale della Disponibilità Emotiva)
(Zeinep Biringen, 2008, IV edition)
Punti affrontati
EAS come strumento di valutazione ed intervento
Introduzione alle EAS (concettualizzazione teorica)
Costrutti teorici e pratici
Esercitazione
Relazioni tra EAS e altri strumenti (Strange Situation,
Adult Attachment Interview)
Accorgimenti EAS per bambini con sviluppo atipico
Note sull’autrice
Zeinep Biringen è psicoterapeuta e professore associato all’Università del Colorado (Denver) presso il Dipartimento di Psicologia e di Psichiatria. Direttrice di molti programmi di ricerca e di intervento per le famiglie.
Ha conseguito il suo dottorato presso l’Università della California (Barkeley), il post-dottorato presso il Dipartimento di Psichiatria dell’Università del Colorado (Denver) e la specializzazione in Psicologia Clinica presso la scuola di Medicina di New York.
Si occupa di problematiche legate alla relazione tra i bambini e le figure di accudimento. Per quanto riguarda lo strumento EAS ne ha curato l’ideazione e la sperimentazione in ambito di ricerca e in contesti clinici.
Emotional Avalilability Scales (training di gruppo volti all’addestramento per l’utilizzo delle scale anche in ambito di ricerca)
Emotional Avalilability Interventions
Per genitori
(training volto a potenziare le abilità di interazione con i propri bambini)
Per professionisti (educatori, insegnanti, terapeuti, counsellors,…) (EA Clinical Screener: è utilizzato come strumento di screening nei contesti clinici in cui la videoregistrazione non è possibile ed il contatto con i pazienti è breve. Sperimentazioni presso il Davis Medical Center dell’Università della California, con campioni di madri e bambini ad alto rischio di sviluppo).
Strumenti di valutazione ed intervento
Introduzione alle Scale di Disponibilità Emotiva
Concettualizzazione del termine Disponibilità emotiva (1991)
1985: Emde e Easterbrooks affermarono che “[…] la disponibilità emotiva si riferisce al grado con cui ogni partner esprime le proprie emozioni ed è responsivo verso le emozioni dell’altro[…]”
Con riferimento sia alle emozioni positive che negative
Anni ’70 Teoria dell’attaccamento Bowlby e Ainsworth enfatizzarono il concetto di “base sicura” per comprendere e valutare il rapporto adulto-bambino, sottolineando il concetto di sensibilità, ovvero la capacità di percepire e rispondere ai bisogni del bambino.
Integrazione concetti
Introduzione alle Scale di Disponibilità Emotiva
Strumento di valutazione e di intervento nella relazione adulto-bambino
Adulto
scaffolding
non intrusività
sensibilità
non ostilità
Bambino
responsività coinvolgimento
IN RELAZIONE
Sono utilizzate sia nell’ambito di ricerca sia nella pratica clinica;
strumento di intervento per terapisti, insegnanti e genitori;
sono basate sulla teoria dell’attaccamento ed sono quindi relate a tali indicatori ma fanno riferimento a costrutti più ampi;
la disponibilità emotiva, essendo un costrutto life-span, può essere usato per un range ampio di età (fino circa i 14 anni del bambino);
utilizzabili con qualunque tipo di figura di attaccamento adulta (madre, padre, educatore, insegnante, nonni, baby-sitter,…);
valutano la connessione tra adulto e bambino, tenendo in considerazione la cultura di appartenenza e le interazioni quotidiane.
Caratteristiche delle Scale di Disponibilità Emotiva
I costrutti teorici - Figura Adulto
Sensibilità. Si riferisce alla capacità dell’adulto di essere emotivamente “connesso”, in sintonia con il bambino.
Possibili segnali di sensibilità:
appropriatezza e spontaneità, naturalezza dell’affetto (espressione del volto, tonalità della voce, gesti…)
capacità di comprendere e di rispondere ai bisogni del bambino
di risolvere i conflitti (attraverso la negoziazione, senza sentimenti di frustrazione o ostilità)
gestione dei tempi (adattare le attività e non interromperle bruscamente)
flessibilità
creatività
accettazione del bambino in quanto soggetto con particolari bisogni e necessità
Strutturare le attività (scaffolding). Si riferisce alla capacità dell’adulto di strutturare le attività seguendo le indicazioni del bambino e ponendo dei limiti (regole) appropriati.
Possibili segnali di scaffolding:
• offrire suggerimenti (verbali e non verbali) in quantità opportuna
• evitare iper-stimolazione
• evitare iper-correzionismo
• mantenimento della differenza di ruolo
I costrutti teorici - Figura Adulto
Possibili segnali di non intrusività:
• evitare interruzioni brusche (verbali e fisiche) nelle attività del bambino
• evitare iper-controllo
Non intrusività. Si riferisce alla capacità dell’adulto di non interferire con l’attività che il bambino sta svolgendo.
I costrutti teorici - Figura Adulto
Possibili segnali di non ostilità:
mancanza di espressioni facciali, parole (ridicolizzare, prendere in giro,…), gesti (prendere bruscamente il bambino,…)
mancanza di manifestazioni più sottili di negatività (sbadigliare, sbuffare,…)
Non ostilità. Si riferisce alla capacità dell’adulto di non avere un atteggiamento svalutante ed emotivamente negativo (impazienza, noia, indifferenza, minacce di separazione…) verso il bambino.
I costrutti teorici - Figura Adulto
Responsività. Si riferisce alla capacità del bambino di provare piacere e coinvolgimento nella relazione con l’adulto.
Possibili segnali di responsività:
manifestazioni di piacere (aspetto affettivo) nell’interazione con l’adulto
volontà e tentativi di coinvolgere l’adulto (attraverso segnali verbali e non verbali) nella propria attività o seguire i suoi suggerimenti
focalizzazione dell’attenzione non solo sui materiali di gioco ma anche verso l’adulto
mancanza di “role-reversal”
ricerca della propria autonomia
posizione del corpo
mancanza di evitamento
I costrutti teorici - Figura Bambino
Il segnale fondamentale è quello dell’iniziativa (attraverso contatto visivo, fisico, vocale) del bambino (ad es. porre domande all’adulto, mostrargli i giochi, raccontargli una storia,…).
Coinvolgimento. Si riferisce ai tentativi del bambino di coinvolgere e condividere le attività con l’adulto.
I costrutti teorici - Figura Bambino
Struttura di codifica
Punt. Sensibilità Structuring Non intrusività
Non ostilità
Responsività Coinvolgimento
1-7 Affetto Offerta
suggerimenti
Seguire le
indicazioni del
bambino
Atteggiamenti
negativi nel
volto e nella
voce
Affetto Iniziativa semplice
1-7 Chiarezza di
percezione dei
bisogni e
appropriatezza
delle risposte
Successo dei
tentativi
Interruzioni
brusche nelle
interazioni
Derisioni, prese
in giro
Responsività Iniziativa elaborata
1-3 Consapevolezza
del tempo
Quantità di
structuring
Comandi Minacce di
separazione
Ricerca di
autonomia
Uso dell’adulto
1-3 Flessibilità,
creatività nelle
interazioni
Porre limiti,
restrizioni
preventive
Quantità di
comunicazione
verbale
Calma durante
i momenti di
sfida/stress
Posizione fisica del
corpo rispetto
all’adulto
Iper-coinvolgimento
1-3 Accettazione Rimanere fermi
di fronte alle
pressioni del
bambino
Suggerimenti
“didattici”
Comportamenti
aggressivi e
che mettono
paura al
bambino
Role-reversal Ricerca di coinvolgere
l’adulto attraverso
contatto visivo e
posturale
1-3 Quantità di
interazione
Structuring
verbale e non
verbale
Interferenze
fisiche/verbali
Silenzio Evitamento,
esclusione
dell’adulto dalle
proprie attività
Coinvolgimento
verbale
1-3 Risoluzione dei
conflitti
Ruoli
adulto/bambino
Bambino segnala
che l’adulto è
intrusivo
Giochi ostili Concentrazione sul
compito
Posizione del corpo
Punteggi per ogni scala
1 3 2 7 4 6 5
Livello ottimale
Livello critico
Necessità di intervento
Quale utilità?
Ci sono evidenze empiriche che alti livelli di EA nella relazione adulto-bambino sono significativamente associati ad un legame di attaccamento di tipo sicuro, a bassi livelli di condotte aggressive e a differenti indici di sviluppo, quali ad esempio la competenza linguistica.
Anche gli interventi clinici con l’utilizzo delle EA hanno dimostrato la loro efficacia, indicando che i bambini divengono meno dipendenti dalla figura di attaccamento e più emotivamente disponibili. Anche le figure di attaccamento divengono meno distaccate, meno ostili, più supportive e meno stressate.
In generale…
Alcune ricerche…
EAS Strange Situation
Ziv, Sagi, Gini, Karie-Koren e Joels (1996). Studio con madri e bambini (di 12 mesi) israeliani. Relazioni significative tra SA (style of attachment) insicuro/ambivalente e punteggi bassi di sensibilità materna, di coinvolgimento e di responsività del bambino, e punteggi al di sotto del livello ottimale nella strutturazione attività e non intrusività. Livello socio-economico alto, madri significativamente più sensibili. Livello socio-economico basso, madri più ostili. Tuttavia le madri di livello socio-economico basso che hanno però un SA sicuro sono più sensibili rispetto a quelle di livello socio-economico alto con SA insicuro.
Ciò significa che sebbene l’EA e l’SA non bastino a determinare un ottimale sviluppo, costituiscono possibili fattori di protezione.
Swanson, Beckwith e Howard (in press). Studio-intervento sulle madri tossicodipendenti. Intrusività materna correlata con SA di tipo disorganizzato.
Easterbrooks, Biesecker e Lyons-Ruth (1998). Studio con madri in situazione socio-economica svantaggiata. SA sicuro relato a una più elevata EA all’età di sette-otto del bambino rispetto all’EA nell’infanzia. Ciò vale soprattutto per i maschi. Bambini con SA insicuro mostrano maggiori miglioramenti nell’EA rispetto al legame evitante. Sintomi depressivi nella madre predicono un deterioramento (soprattutto nella sensibilità materna e nel coinvolgimento del bambini) nella diade all’età di sette anni indipendentemente dal fatto che la madre continui o meno a manifestare tali sintomi.
(Ulteriori ricerche: Robinson e Spieker, 1996; Ziv, Gini, Guttman e Sagi, 1997; Carter, Little e Garrity-Rokous, 1998; Aviezar, Sagi, Joels e Ziv, 1999; Biringen, Bartholomew, Brown, Donaldson, Krcmarik e Lovas, in press)
Alcune ricerche…
EAS Adult Attachment Interview
In particolare la sensibilità e la capacità di strutturare le attività da parte della madre e la responsività ed il coinvolgimento del bambino sono correlate positivamente con una rappresentazione del legame di attaccamento con la famiglia di origine di tipo sicuro e con la scale di coerenza del racconto, mentre sono correlate negativamente con le scale relative alla disorganizzazione, confusione nel racconto della perdita delle figure di attaccamento e con l’assenza di ricordi di esperienze con i genitori.
(Ulteriori ricerche: Crowell, O’Connor, Wollmers, Spraufkin eRao, 1991; Ward e Carlson, 1995; Van Ijzendoorn, 1995)
Utilizzo delle EAS per campioni con sviluppo tipico e atipico
Sebbene l’assunto di base delle EAS sia che la disponibilità emotiva, ovvero la connessione e la comunicazione emotiva tra adulto di riferimento e bambino influenzi lo sviluppo di TUTTI i bambini, nel caso delle disabilità bisogna prestare maggiore attenzione a tre aspetti:
1. Difficoltà del compito (per evitare situazione stressanti)
2. La possibilità di tenere separate le caratteristiche del genitore e del bambino
3. Le “strategie di compensazione” che il genitore adotta di fronte alle difficoltà
di entrare in relazione con il proprio bambino
Bibliografia
http://www.emotionalavailability.com/
Biringen Z. (2008), Emotional Avalilability Scales, IV Edition Biringen Z., Fidler D.J. & Barrett K.C., Kubicek L. (2005), Applying the Emotional Availability Scales to children with disabilities, Infant Mental Health Journal, 26(4), 369-391.
Biringen Z., Skillern S., Mone J., Pianta R. (2005), Emotional Availability in Predictive of the Emotional Aspects of Children’s “School Readiness”, Journal of Early Childhood and Infant Psychology, 1, 81-96. Biringen Z. (2000), Emotional Availability: Conceptualization and Research Findings, American Journal of Orthopsychiatry, 70(1), 104-114.
Biringen Z., Brown D., Donaldson L., Green S., Krcmarik S., Lovas G. (2000), Adult Attachment Interview: linkages with dimensions of emotional availability for mothers and their pre-kindergarteners, Attachment and Human Development, 2(2), 188-202. Bretherton I. (2000), Emotional Availability: an attachment perspective, Attachment and Human Development, 2(2), 233-241.