Awww.artantis.info
RTAntisi n f oBIMESTRALE D’ARTE 2
marzo aprile duemilaundici distribuzione gratuita
ProfiliAlfredo Romano
Emilio VedovaProtagonisti
LuoghiSculture in CalabriaFondazione Orestiadi GibellinaMuseum BagheriaFabbriche Chiaramontane Agrigento
Calabria e Sicilia
Da vederele mostre in Italia
Tancredi ParmeggianiCarla AccardiPennacchio Argentato
Outsider ArtUn Osservatorio a Palermo
In copertinaDennis Oppenheim
RENATO LIPARIEmersioni
euro triturati su telacm 80x60
Fondamenta S. Biagio 795Giudecca 30133 VeneziaTel 041.7241182 - 340.8798327 Fax 041.989614
www.giudecca795. i t
Artist’s Booksfrom ItalyKoobookArchive/Lab_KA
ideazione e testo | Anna Guillot coordinamento | Ezio Pagano
Mirella BentivoglioGiovanni Fontana
Anna GuillotBruno Munari
Marcello PalminteriEnzo Patti
/openbookgroup/
Catalogo | Edizioni Ezio Pagano
CRASESCentro Regionale Attività Socioculturali all’Estero ed in Sicilia
KOOBOOKARCHIVE
REGIONE SICILIANAAssessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro
CSCCentro Studi Cinematografici
Universidad CentroccidentalUSANDRO ALVARADOBarquisimeto (Venezuela)
CONSOLATO ITALIANOCaracas (Venezuela)
MUSEUMOsservatorio dell’Arte in Sicilia
90011Bagheria (I), Via Luigi Cherubini 12Tel. +39 091968020 +39 3386516463www.museum-bagheria.it - [email protected]
KOOBOOKARCHIVE/Lab_KAArchivio-Laboratorio del Libro d’Artista
95131 Catania (I), Piazza Manganelli 16Tel. +39 0952503077 +39 3349821594www.koobookarchive.it - [email protected]
evento collaterale di
OLTREMARE, NON È L’AMERICAEMIGRAZIONE SICILIANA E CINEMA
Barquisimeto (Venezuela), 24 / 25 marzo 2011Universidad Centroccidental Lisandro Alvarado
Auditorio Ambrosio Oropeza - U.C.L.A.
MUSEUM-PAGINA-MOSTRA-VENEZUELA.indd 1 22/02/2011 10.57.52
Artantis.info
Bimestrale d’[email protected]
Direttore artistico
Vincenzo [email protected]
Redazione
Pierpaolo RussoFrancesco VerolinoGiuseppe Viviano
Hanno collaborato a questo numero
Nathalie CelenGrazia ChiesaJudith EscobarEnzo FiammettaMartha Mary FrielMarina GiordanoGianfranco LabroscianoElda OretoMarcello PalminteriPierpaolo RussoAnna Maria RutaAngela Tindara La RoccaEmilia Valenza
Progetto grafico
Studio [email protected]
Editore
Artantis.Associazione Culturale, Napoliwww.associazioneartantis.org
Stampa
Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli S.p.a, Napoli
La collaborazione ad Artantis.info è da considerasi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantiscono la restituzione dei materiali giunti in redazione. Gli scritti pubblicati impegnano solo la responsabilità dell’autore. Senza preventiva autorizzazione è vietata ogni riproduzione integrale e parziale di testi ed immagini.
Questo numero della rivista è il segno di un’orbita. Un ponte ideale fra la Sicilia e la Calabria gettato fra le quin-te dell’arte, in particolare della scultura. Questo genere di opera d’arte, specie se considerata quale strumento importante di riqualificazione paesaggistico-ambientale del territorio, ha rimodernizzato e rilanciato i territori vasti, già largamente privilegiati dalla natura, delle due regioni del Sud. Le quali, proprio grazie alla scultura si pongono all’avanguardia, nella contemporaneità storica, di un modello di pianificazione del territorio che guarda all’ar-te come uno dei momenti di maggiore interesse per lo sviluppo della funzione urbanistica dello stesso. In Ca-labria i diversi parchi museali, frutto di una lungimirante azione amministrativa, e in Sicilia la Fondazione Orestiadi di Gibellina, il Museum di Ezio Pagano a Bagheria, le Fab-briche Chiaramontane ad Agrigento, sono espressione di una mutata concezione dell’abitare il territorio che, smontando vecchi e pedissequi pregiudizi, lo proiettano in una dimensione museale aperta e in grado di soddisfa-re le esigenze di una popolazione sempre più attenta alla bellezza e alla qualità della vita. Musei all’aperto e musei tradizionali, ma innovativi per idee e contenuto, finalmen-te dialogano per divenire luogo privilegiato di incontro. Il numero di questo mese si presenta, perciò, con la gran-de arte internazionale, astratta e concettuale, per come è stata voluta e pensata nel suo ruolo moderno. Ovvero quello di costituire un museo del presente in grado di rom-pere con i vecchi schemi di un territorio logorato e obso-leto e di presentarne un altro, sconosciuto ai più, e rivolto verso l’avvenire. In questo numero si segnalano inoltre le importanti mostre di Tancredi a Feltre e di Carla Accardi a Catania. Prezioso, infine, l’apparato inserito nella collana dedicata ai libri d’arte.
Artantis.Associazione CulturaleVincenzo Silvano
ED
ITO
RIA
LE
Anno 2, Numero 2. Registrazione: Tribunale di Napoli
© 2011 Artantis.Associazione Culturale, Napoli
Awww.artantis.info
RTAntisi n f oBIMESTRALE D’ARTE 2
marzo aprile duemilaundici
In copertina
Dennis OppenheimElectric Kisses, 2009
tubi colorati in acrilico, fermagli, 2 elementiParco Internazionale della Scultura, Catanzaro
ph Vittorio Giordano
ARTA
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3
SOM
MA
RIO
Amikejo/Laboratorio 987-2011Pennacchio Argentatodi Elda Oreto
10
TancrediTancredifeltrea cura della Redazione
6
Perretta & LaportellaNel segno dei riverberidi Judith Escobar
7
F.A.M. AgrigentoLe Fabbriche Chiaramontanedi Angela Tindara La Rocca
20
Sul ciclo Mediamorfosia SudLab Napolidi Nathalie Celen
12
Gibellina. Fondazione OrestiadiLaboratori d’artedi Enzo Fiammetta
148
MuseumMuseum ed Ezio Paganodi Anna Maria Ruta
16
ProfiliAlfredo Romanodi Marina Giordano
28
Sculturain Calabriadi Gianfranco Labrosciano
21
Emilio VedovaTragedia della visionedi Marcello Palminteri
26
Carla AccardiLicini Melotti Novellidi Marina Giordano
Le mostreIn galleriaa cura di Pierpaolo Russo
4
L’OsservatorioOutsider Artdi Emilia Valenza
24
Artisti in vetrinaArtantis.Associazione Culturale
Primo PianoAda SorrentinoArtantis.Associazione Culturale
33
FondazioniD’Ars Oscar Signorinidi Grazia Chiesa
31
La biblioteca del mercatoLibri e cataloghidi Martha Mary Friel
30
ARTA
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4
MO
STR
Ea cura di Pierpaolo Russo
COMOBoldinie la Belle ÉpoqueVilla OlmoVia Simone Cantoni, 1
Fino al 24 luglio 2011
FIRENZEPicasso, Mirò, DalìGiovani e arrabbiati. La nascita della modernitàPalazzo StrozziVia Fondazione Magnani Rocca, 4
Fino al 17 luglio 2011
TRAVERSETOLO (PR)Antonio LigabueGenio e folliaFondazione Magnani RoccaVia Alessandro Turco, 63
Fino al 26 giugno 2011
PARMAGiorgio De ChiricoUn maestoso silenzioPalazzo MagnaniCorso Giuseppe Garibaldi, 29
Fino al 1 maggio 2011
MILANOAlberto SavinioLa commedia dell’artePalazzo RealePiazza del Duomo, 12
Fino al 12 giugno 2011
NAPOLIRoberto Coda ZabettaLavori recentiPAN Palazzo delle ArtiVia dei Mille, 60
2 - 25 aprile 2011
FELTRE (BL)Tancredi ParmeggianiTancredifeltreGalleria d’Arte Moderna Carlo RizzardaVia Paradiso, 8
9 aprile - 28 agosto 2011
BARD (AO)Joan MiróPoèmeForte di BardForte
17 maggio - 2 novembre 2011
ROMAAntony GormleyDrawing SpaceMACRO-Museo d’Arte ContemporaneaVia Nizza, Angolo Via Cagliari
Fino al 12 giugno 2011
GENOVAMediterraneoDa Courbet a Monet a MatissePalazzo DucalePiazza Giacomo Matteotti, 9
Fino al 1 maggio 2011
LISSONEDicei anni di Museo a LissoneUna collezione che cresceMuseo d’Arte ContemporaneaViale Padania, 6
Fino al 27 aprile 2011
MILANOPerino&VeleLuoghi comuniFondazione Arnaldo PomodoroVia Andrea Solari, 35
6 aprile - 17 luglio 2011
NAPOLIAnne e Patrick PoirierIl giardino della memoriaMADRE-Museo d’Arte Donna ReginaVia Luigi Settembrini, 79
Fino al 23 maggio 2011
ADRIA (BA)Giorgio De ChiricoIl labirinto dell’animaCastel del MonteStrada Provinciale 234, 17
Fino al 12 giugno 2011
ROMATamara de LempickaLa regina del modernoComplesso del VittorianoVia Di San Pietro In Carcere
Fino al 10 luglio 2011
PALERMOAndrea Di MarcoDiario o almanacco per il diletto comuneGalleria d’Arte Moderna - Ex Convento S. AnnaPiazza Sant’Anna, 21
Fino al 30 aprile 2011
BOLOGNAWayne ThiebaudWayne Thiebaud at Museo MorandiMuseo Morandi, Palazzo d’AccursioPiazza Maggiore, 6
Fino al 2 ottobre 2011
RIVOLI (TO)John McCrackenRetrospettivaCastello di RivoliPiazza Mafalda di Savoia
Fino al 19 giugno 2011
PORDENONEPercorsi tra le Biennali 1948-1968Pittura in Friuli e a VeneziaPARCO-Galleria d’Arte ModernaVia Dante Alighieri, 33
Fino al 12 giugno 2011
LECCOAlberto GiacomettiDalla Fondazione Sandretto Re RebaudengoVilla Manzoni, Ex ScuderieVia Don Luigi Guanella, 1
Fino al 15 maggio 2011
BRESCIAHenry MatisseLa seduzione di MichelangeloMuseo di Santa GiuliaVia di Musei, 81B
Fino al 12 giugno 2011
| Tancredi Parmeggiani
| Perino&Vele
| Andrea Di Marco
| John McCracken
IN G
ALL
ERIA
GENOVAJoan MiròCome un giardiniereGalleria d’Arte Il VicoloSalita Pollaiuoli, 37R
Fino al 29 aprile 2011
ROMALuca Maria PatellaMi raggioGalleria Opera Arte e ArtiVia Di Monteserrato, 21
Fino al 18 aprile 2011
FANO (PG)Lorenzo TerreniOpereArt Gallery S. TeresaCorso Matteotti, 43
27 marzo - 6 aprile 2011
LATINACarlo CaneGhiaccio NoveRomberg Arte ContemporaneaViale Le Corbusier
9 - 29 aprile 2011
ROMAPier ToffolettiDonneGalleria Tartaglia ArteVia XX Settembre, 98CD
Fino al 18 aprile 2011
BOLOGNAToni RomanelliLa geometria primitiva cade dal cieloGalleria Studio G7Via D’Azeglio, 15
26 marzo - 30 aprile 2011
CASERTAShozo Shimamoto Kamikaze del coloreNicola Pedana Arte ContemporaneaVia Don Bosco, 7
Fino al 10 aprile 2011
NAPOLIRosario IazzettaNothingnessFranco Riccardo ArtivisivePiazzetta Nilo, 7
Fino al 25 aprile 2011
MILANOAndrea FrancolinoSpammingFabbrica EosPiazza Baiamonti, 2
Fino al 30 aprile 2011
PESCARAMario AiròAnnotazioniVistamareLargo dei Frentani, 13
Fino al 14 maggio 2011
BARIAngelo AccardiMyday mydaySpazio NessundormaVia Fiume, 3
Fino al 10 aprile 2011
CORIGLIANO CALABRO (CS)Maurizio Cariati/Marco GrassiFisionomia di una bellezzaLoft GalleryVia Margherita, 47
Fino al 5 maggio 2011
PORDENONECinzia Li VolsiPersonaleLa RoggiaVia Trieste, 19
9 aprile - 28 aprile 2011
PALERMOLuca Lo JaconoBarfly WayGalleria X3Via Catania, 35
Fino al 27 marzo 2011
NAPOLIJota CastroMemento MoriUmberto Di Marino Arte ContemporaneaVia Alabardieri, 1A
Fino al 24 aprile 2011
BOLOGNAEttore FraniLimenL’Ariete Arte ContemporaneaVia Massimo D’Azeglio, 42
Fino al 21 maggio 2011
ROMAEnzo CucchiQuadri politici svizzeriGalleria O.Via dell’Arancio, 49
Fino al 15 aprile 2011
ABANO TERME (PD)Jorrit TornquistOltre il colore. Jenseits von farbeFioretto Arte ContemporaneaVia Pietro d’Abano, 20
Fino al 3 maggio 2011
MILANOCollettiva ArtantisArtisti italianiGalleria Laboratorio Sperimentale Arti VisiveVia Plinio, 46
Fino al 29 aprile 2011
TORINOFatma BucakFiglia dell’uomoGalleria Alberto PeolaContrà Porta Santa Croce, 14
Fino al 30 aprile 2011
| Jim Dine
| Marcello Morandini
ARTA
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5
BERGAMOVito AcconciSpace of the bodyGalleria FumagalliVia Giorgio e Guido Paglia, 28
Fino al 30 aprile 2011
BRESCIAJim DineOpereAgnellini Arte ContemporaneaVia Arnaldo Soldini, 6A
Fino al 24 settembre 2011
SEREGNO (MI)Marcello MorandiniOpereArtesilvaVia San Rocco, 64/66
Fino al 29 aprile 2011
| Andrea Francolino
| Luca Maria Patella
Un disperato entusiasmo per la pittura e le immagini: torna Tancredi, forse il più eclettico e straordinario pittore italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, con una vita e una vicen-da professionale unica, che già all’epoca lo contraddistin-sero come il genio e l’enfant prodige della nuova pittura italiana. È a Tancredi, artista noto ai grandi musei e agli addetti ai lavori, che Feltre - sua città natale - dedica una nuova e significativa mostra: una grande manifestazione che restituisce con un occhio contemporaneo tutte le vi-cende e le sperimentazioni del suo percorso creativo, dallo Spazialismo informale con le sue note Primavere, ai fatidici e ricchissimi anni Sessanta, con la straordinaria invenzione di nuovi dipinti e dei personaggi delle sue Facezie. Ne emerge una figura eccezionale, immediatamente riconosciuta dai grandi collezionisti e galleristi italiani, ma anche da Peggy Guggenheim e dai grandi musei stranieri. Con un innovativo taglio di indagine, la mostra restituisce la sua straordinaria vicenda, in cui biografia e pittura si intrecciano in un percor-so che appare tanto più attuale quanto più è visto con gli occhi dell’oggi. La mostra, curata da Luca Massimo Barbero è promossa dal Comune di Feltre, sostenuta dalla Regione del Veneto, dalla Provincia di Belluno e dalla Fondazione Cariverona, e si avvale di un importante comitato scientifico composto da Gabriella Belli, Pier Giovanni Castagnoli, Maria Vittoria Marini Clarelli. Con oltre 150 opere, la mostra è arti-colata in diverse sezioni che dialogano felicemente con gli spazi e le opere del museo in un continuo rimando di asso-nanze e correspondances. Si inizia infatti con La figura come mondo della biografia che restituisce, con un’ampia selezio-ne di opere prevalentemente su carta e di piccole dimen-sioni, un’immagine intima del vissuto dell’artista attraverso i volti dei “compagni di strada e d’avventura” e una serie di autoritratti; Il pensiero concreto del dipingere con rare pro-ve giovanili nello stile definito “concreto neoplastico” e le prime sperimentazioni su carta del 1950-1951, in dialogo con una ricca selezione di documentazione. Primavera riunisce una selezione importante di dipinti dallo stesso titolo, la ricer-ca svolta nei primi anni ’50 e le opere su carta che segnano l’incontro cruciale con la collezionista Peggy Guggenheim:
DA
VED
ERE
a cura della Redazione
FeltreGalleria d’Arte Moderna Carlo Rizzarda
9 aprile - 28 agosto 2011
Galleria d’Arte Moderna “Carlo Rizzarda”Via Paradiso, 8 - 32032 Feltre (BL)
musei.comune.feltre.bl.it/GalleriaRizzarda/
TANCREDI FELTRE
ARTA
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Senza titolo (Cliclo dei “Diari paesani”) 1961Collezione Beatrice Monti della Corte
con la mecenate americana Tancredi instaura un rapporto di particolare sintonia, che lo porta ad essere un suo pro-tégé tanto da essere l’unico artista ad avere uno studio a Palazzo Venier dei Leoni, mentre lei diffonde le sue opere presso i grandi musei e collezionisti americani. Questo signifi-cativo legame è presentato in mostra grazie allo straordina-rio nucleo di lavori provenienti dalla sua collezione, che apre L’avventura internazionale: Tancredi con Carlo Cardazzo e Peggy Guggenheim, sezione che propone l’opera matura e include alcune dei principali lavori dello spazialismo tan-crediano e altre prove altissime del suo esercizio multiforme. L’Europa e il mondo comprende i nuovi dipinti dal 1955, anno dell’invito alla mostra Tendances Actuelles di Berna, al 1959, con la serie di opere intitolate “A proposito di Vene-zia”; qui, in dialogo con il percorso di Tancredi, sono inoltre presenti opere di artisti italiani e stranieri che nello stesso periodo esposero con: Mario Deluigi, Lucio Fontana, Hans Hartung, Georges Mathieu, Mark Tobey, Wols, Jean-Paul Ri-opelle. “Degli scherzi accorati … con tanto di ridicolo” rag-gruppa le prove artistiche delle ‘facezie’ ed alcuni dei dipin-ti sino al 1961; “Dipinti da me e da altri” riunisce alcune delle grandi tele dipinte sino alla svolta del 1962/63 come i “Diari paesani” e i “Fiori dipinti da me e da altri al 101%”. Infine “Io non so scrivere, forse riuscirò a dipingere quello che sento” propone le piccole prove su carta di altissima figurazione eseguite negli ultimi anni dell’avventurosa biografia dell’au-tore conclusasi tra Milano e Roma. La mostra è corredata da una ricca monografia, sempre curata da Luca Massimo Barbero, edita da Silvana Editoriale.
Una grande e attesa antologica dedicata all’artista Tancredi Parmeggiani
A P
RO
PO
SITO
Capita spesso di incontrare foto-libri in cui gli autori prendono il loro diario, le loro esperienze di vita e, cambiando qualche nome qua e là, confezionano un para-romanzo. Ma questo appare co-munque per quel che è: un sommario di una vita, che può anche far scattare l’indifferenza nel lettore di fronte a fatti assolutamen-te personali. Talvolta gli autori rendono queste loro opere grade-voli, riuscendo ad estrarre dal privato quanto c’è di universale, quel che è un valore per loro viene convertito in qualcosa che solletica le menti dei lettori ignari di quanto sta dietro e all’interno di certe esperienze. In altri casi a salvare il foto/racconto vi è una grande capacità di texte/image e l’effetto disinteresse è disinne-scato dalla gradevolezza della lettura, ma in ultima analisi resta solo ed unicamente una prova d’autore. In questo “Riverberi” (di Giuliana Laportella e Gabriele Perretta) il mestiere dello scrittore e quello della fotografa riescono invece a raccontare la loro vita (anzi il loro giro di vite) attraverso meta-narrazioni e immagini as-solutamente particolari, spesso inconfessate, ponendole su di un piano di universalità che riesce ad avvincere il lettore; dalla loro parte essi hanno una grande capacità descrittiva ed un senso - oserei dire innato - del bildungroman, ma è l’analisi costante, spasmodica, degli avvenimenti, delle sensazioni e visioni a far leggere i tormenti di epoche ed esistenze in filigrana di una vita irrequieta. Il foto-fonema Riverberi, perché tale è, non è struttu-rato, come solitamente accade, per periodi, scanditi dal susse-guirsi degli anni, bensì attraverso le figure chiave delle tranche de vie: gli analisti, gli uomini, le donne, i paesaggi , la dimensione urbana/politica e così via. Attraverso le personali esperienze dei due autori che si incontrano tra parola ed immagine (in b/n) si profilano, apertamente, i cambiamenti sociali e culturali che si sono succeduti mentre la loro stessa vita procede come un’isoto-pia timica. Tramite il sistema dei frammenti letterari caratterizzati da ciò che ha influenzato la vita dello scrittore e della fotografa, anziché - come dicevo sopra - lo srotolarsi degli anni, vediamo certi fatti e certi angeli-individui ritornare in più capitoli; visti da un differente punto di vista, si crea così una trama assai fitta, densa di particolari, la quale, però, percepita nel suo insieme, mostra al lettore i cambiamenti della società, vissuti, e in certo qual modo anche causati, da una esistenza. La lettura è piacevolissima ed interessante, anche perché foto e cronaca non difettano certo di ironia e sarcasmo, cosa che spesso svanisce quando degli autori raccontano sé stessi, e l’analisi che fanno dei loro comportamen-ti e delle loro scelte. In realtà l’effetto album di ricordi è scongiu-rato, dall’imponenza etica del libro, dal suo ampio respiro, dalla sua capacità di catturare il lettore in una galleria di personaggi e di accadimenti che è la trama stessa degli ultimi cinquant’anni! “Mettere a confronto fotografia e produzione letteraria può sem-brare un esercizio quasi scontato, dal momento che si tratta di due arti strettamente legate tra loro. Un brano letterario rimane pur sempre un insieme di fotografie che, proiettate nel tempo, producono nell’occhio del lettore l’illusione del movimento. Ciò nonostante “Riverberi”, partendo da alcune considerazioni teori-che del cammino nel mondo (anche attraverso la fotografia), è forse il primo esperimento atipico sul complesso e articolato rap-porto che si instaura tra foto, fotogramma e parola raccontata, nonché - più in generale - sull’interferenza tra immagine fissa e immagine-letteraria. Dagli esperimenti d’avanguardia composti unicamente di istantanee, dal fermo immagine che si innesta allo slancio parlato, dalla foto di scena (tradotta) alla rappresentazio-ne di un frammento di letteratura dell’esistente, questo Riverberi, secondo tomo della Trilogia del grigio, tenta di mettere sinteti-camente a fuoco i nodi teorici, estetici e iconografici di un’af-fascinante e infinita relazione che ha inizio prima ancora della tensione concettuale con altri media. Ma “Riverberi” è anche un testo ricco di approfondimenti su artisti quasi dimenticati come Tancredi Parmeggiani, Celan, Ingeborg Bachmann e molti altri.” Infatti attraverso un viaggio fisico negli ingranaggi dell’universo artistico del segno/sognato di Tancredi, Perretta propone non un saggio filosofico sulla vita dell’artista (“le suicidé de la societé”) ma un’ipotesi di lavoro nella ricerca della libertà della sua pittura e della sua poetica. Due eventi sembrano aver caratterizzato la storia di Tancredi che Perretta tenta di sottolineare (e Laportella, testimoniare/tradurre tramite una fotografia parallela): l’invenzio-ne del segno/aspirato e l’elaborazione delle immagini tecniche che attraverso la nostra epoca si fanno “stato nervoso astratto”.
Nel segno dei Esce Riverberi
secondo tomo della Trilogia del grigio di Gabriele Perretta e Giuliana Laportella
con un racconto dedicato alla vita ed alla storia di Tancredi Parmeggiani
per l’editrice romana Onyx
Riverberi
di Judith Escobar
Da qui Perretta, con il suo breve racconto su Tancredi, parte, pro-ponendo ipotesi e concetti per spronare percezioni cromatiche intime, fare pensiero e spirito ontologico su di una vita artistica e sulla fotografia che ne insegue la quintessenza ricercata/in-corporea del grigio. Come una macchina da presa congela un evento in singoli scatti rapidissimi, la cui sequenza ne restituisce il movimento, così Perretta si sofferma su ciascun dato biografico della vita di Tancredi e insieme alle foto di Laportella che tenta di estraniarsi dal nero di fondo e dalla texture transitiva del grigio ricostruisce l’altro universo della visione e dell’esperienza. Primo fotogramma della sequenza narrativa di Tancredi è l’immagina-zione stessa che affonda nella materia, la capacità dell’artista di astrarre significati spazio-temporali dall’universo reale e portarli in superfici significanti, insomma in un koan bidimensionale infinito. Essa è un ponte magico sospeso tra codifica e decodifica di fe-nomeni e figure. L’immaginazione pittorica e la vita di Tancredi “denota” e “connota” il fenomeno ontologico dell’arte stessa, lo congela oltre l’immagine e contemporaneamente lo arricchi-sce di interpretazioni, punti di vista: abbatte perciò la linearità del tempo storico, in cui esiste una successione profana degli eventi e una correlazione definita tra causa ed effetto, e circoscrive un tempo rotante, il tempo del sortilegio esistenziale, in cui il “prima” e il “poi” ritornano nella durata e nello spazio e aggiungono signi-ficati a significati. All’inizio della storia umana di Tancredi le non-immagini per Perretta sono mappe che permettono all’uomo di muoversi ed entrare in contatto con il mondo, poi diventano schermi interiori: alterano, mascherano la realtà, finiscono per es-sere oggetto di venerazione. Ed è proprio in opposizione all’ido-latria delle immagini che si sviluppa il pensiero concettuale della pittura di Tancredi, il testo, la sua storia ermetica che astrae solo il necessario. Eppure, nel perenne movimento oscillatorio-alternato della storia umana del pittore di Feltre, anche i testi e le icone finiscono con il diventare il solo punto di riferimento per compren-dere la realtà. Un libro molto singolare, e un testo su Tancredi tal-volta crudo, perfettamente costruito (ottimamente tradotto dalle foto di Giuliana Laportella) che diventa un frammento sirmico, mentale ed umano di una vita in rapporto alla nostra epoca. In conclusione, un esempio maturo per chi vuole affrontare la via della scrittura e della fotografia, sia per come è fatto il libro, sia perché dà modo di seguire passo dopo passo l’andatura di quel-le che possono essere considerate le più stimolanti voci artistiche italiane contemporanee.
Gabriele PerrettaGiuliana LaportellaRiverberiOnyx Editrice, RomaEuro 30,00
ARTA
ntis
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7
Potrebbe titolarsi “il trionfo della leggerezza” il tandem di due mostre allestite fino al 12 giugno presso la Fondazione Puglisi Cosentino di Catania, nella settecentesca sede di Palazzo Valle, e dedicate a maestri storici dell’astrazione italiana. L’esposizione principale, più ampia per numero di opere e per gli spazi che occupa, è una ricca antologi-ca di Carla Accardi (Trapani, 1924) dal titolo “Segno e tra-sparenza”, a cura di Luca Massimo Barbero. Accardi, tra i firmatari, insieme a Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo, Turcato e altri giovani artisti, del Manife-sto del Gruppo Forma, nel 1947, è considerata a buon ti-tolo una delle protagoniste dell’arte italiana del secondo dopoguerra, attiva ancor oggi, a quasi novant’anni, con opere di rara freschezza e vivacità. In due sale più picco-le al secondo piano della Fondazione, invece, è possibile visitare la piccola ma preziosa mostra “Segni come sogni. Licini, Melotti e Novelli tra astrazione e poesia”, realizzata in collaborazione con il Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e curata dalla sua direttrice, Gabriella Belli.
Le ventisette opere schiudono un’affascinante finestra sull’interessante, e spesso non sufficientemente nota, stagione artistica italiana tra anni Trenta e primi anni Ses-santa, alternativa al realismo e contrassegnata da una spiccata vocazione lirica, affidata alla purezza delle for-me e delle linee, secondo una tendenza aniconica. Licini e Melotti, vicini al gruppo astrattista comasco formatosi attorno alla galleria milanese del Milione, la cui ricerca è teorizzata dal celebre saggio di Carlo Belli Kn, subisco-no l’influenza di Kandinskji, Klee e delle coeve ricerche francesi del gruppo Abstraction Creation, maturando un linguaggio venato di humour, ironia e intriso di poesia, come si nota da celebri opere come il quadro di Licini Amalasunta con trombetta su fondo giallo (1949), nelle sculture in metallo filiformi, che evocano segni primari, come le frecce, o sottili paesaggi (Il sole dell’Apocalisse, 1976) o leggiadri teatrini. Gastone Novelli, il cui lavoro è rappresentato da un piccolo nucleo di importanti dipin-ti, come Paura clandestina (1959) o Guerra alla guerra (1968), nel suo pur breve percorso esistenziale (muore a poco più di quarant’anni dopo un intervento chirurgi-co), tempera attraverso superfici scabre ma liricamente sospese nel candore del bianco l’irruenza di un segno-scarabocchio da graffito metropolitano.
DA
VED
ERE
di Marina Giordano
CataniaFondazione Puglisisi-Cosentino
Carla AccardiSegno e trasparenzaSegni come sogniLicini, Melotti e Novelli tra astrazione e poesia
Gastone NovelliPaura clandestina, 1959tecnica mista su tela, cm 131x96Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Fausto MelottiFrecce, 1977ottone, cm 30x19Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Osvaldo LiciniAmalasunta con trombetta su fondo giallo, 1949olio e matita su tela, cm 20,9x27Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Augusto e Francesca Giovanardi
Carla AccardiCatasta, 1979sicofoil su legno dipinto, 8 elementi quadrati, dimensioni variabili
ARTA
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Di Carla Accardi è possibile seguire tutte le principali tappe del suo itinerario creativo, partendo, nel cortile del Palazzo, proprio dalla fine, con una grande installa-zione in ceramica a parete percorsa da vigorosi segni neri, cifra stilistica dell’artista, e imperniata sul contrasto positivo-negativo, pieno-vuoto, che caratterizza la sua opera sin dalla metà degli anni Cinquanta. Percorrendo le sale della mostra, tra il primo e il secondo piano, ecco esplodere la fantasmagoria di forme e di linee, gli incroci di segmenti, le rutilanti superfici di colore che si dipana-no sulla tela o dialogano con l’ambiente circostante at-traverso la trasparenza del cellotex. Al primo piano spic-ca l’installazione percorribile in plexiglas Casa Labirinto (1999-2000), disorientante nella fluidità visiva dello spa-zio, che consente di vivere dall’interno la vibratile texture e la luminosa ariosità dell’opera. L’esposizione consente di vedere di nuovo insieme le opere realizzate dalla pit-trice trapanese per la sua sala personale alla Biennale di Venezia del 1988, culminando nel grande Pavimento in ceramica del 2007, realizzato in collaborazione con la rockstar senese Gianna Nannini, che ha creato per l’opera una composizione sonora, amplificazione e po-tenziamento, di valenza sinestetica, della ritmica e del-la musicalità incalzante dei segni di Accardi. La mostra è realizzata in collaborazione con lo studio Accardi di Roma, sede dell’archivio dell’artista, che risiede ormai da anni nella capitale, e con RAM radio arte mobile, la sua principale galleria romana di riferimento.
fino al 12 giugno 2011
Fondazione Puglisi CosentinoPalazzo Valle, via Vittorio Emanuele 122 - 95131 Catania
www.fondazionepuglisicosentino.it
In occasione della mostra è stato, infine, presentato il catalogo ragionato della sua opera, Carla Accardi. La vita delle forme, curato da Germano Celant e edito da Silvana Editoriale.
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Carla AccardiConcentrico blu, 1960caseina su tela, cm 176x203Fondazione Solomon R. Guggenheim, Venezia, donazione dell’artista, 2002
Pieno giorno (Veduta), 1987vinilico su tela, trittico, cm 220x420
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La mostra personale di Pennacchio Argentato al Labo-ratoio 987 del MUSAC - Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, fino al 27 marzo, è una analisi critica sul ruolo dell’artista. La mostra è la prima del ciclo ‘Ami-kejo’, curata dal collettivo Latitudes, composto da Max Andrews and Mariana Cánepa Luna, per Musac, struttu-rate intorno al gemellaggio relazionale e spaziale.
Pasquale Pennacchio (Napoli, 1977) e Marisa Argentato (Caserta, 1979) svolgono una ricerca che è rivolta all’elu-sione delle logiche prestabilite dal sistema dell’arte, uti-lizzando l’ironia e la critica come uno strumento pratico della creazione. La scultura e l’intervento installativo mo-dificano il contesto, variandone la percezione e il valore, fino a provocare uno spiazzamento a livello emotivo e in-tellettuale. Nella sala del Laboratorio 987 sono presentate una serie di enormi sculture insieme ad alcune fotogra-fie manipolate digitalmente. Le sculture, come Slab#15 e Slab#20, simili a dei paraventi si curvano in vari modi. In equilibrio precario cercano il sostegno di sottili aste di metallo e nonostante la solidità monolitica ispirarono un senso di leggerezza. Le opere sono realizzate da lastre di resina o compensato ricoperte da cemento e per bilan-ciare il finto peso ci sono delle confezioni di bottiglie di un power drink per sportivi. Alle pareti, sono esposte le immagini di repertorio a colori di Arnold Schwarzenegger in posa da culturista. Le fotografie sono manipolate digi-talmente in modo da cancellare l’immagine, diluendo il colore sulla superficie. Pennacchio Argentato trasforma-no il museo in una sorta di palestra, distorta e allucinata, in cui gli artisti si trovano ad allenarsi come nel fitness non per una gara, ma solo per ottenere un risultato estetico. I riferimenti al minimalismo di Donald Judd e alle icone pop di Andy Wahrol ribaltano le convenzioni artistiche e sociali del sistema di produzione capitalista. Fin dall’inizio della loro ricerca Pennacchio Argentato lavorano sulla possi-bilità di riproduzione e diffusione di un oggetto e più pre-cisamente dell’opera d’arte come nella mostra ‘Estate’ (2007) alla galleria T293 e ‘Do It Just’ (2007) alla Galleria Opdhal a Berlino. Una critica rivolta in maniera precisa al sistema dell’arte è rappresentata da ‘The Great White Hope’ alla fiera Frieze di Londra nel 2009, dove uno stand completamente vuoto, come un negozio dismesso, mo-strava l’horror vacui del delirio estetico contemporaneo. Nel 2010, la mostra ‘The New Boring’ al Midway Contem-porary Art di Minneapolis, (USA) e ‘Five O’Clock Shadows’
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di Elda Oreto
“Amikejo”Laboratorio 987 - 2011
MUSACMuseo de Arte Contemporáneo de Castilla y León
Pennacchio Argentato(Pasquale Pennacchio/Marisa Argentato)
fino al 27 marzo 2011
MUSAC-Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y LeónAvenida de los Reyes Leoneses, 24 - 24008 León
www.musac.es
nella nuova sede della galleria T293 di Roma, ha aperto un nuovo ciclo che in continuità con la ricerca svolta ne-gli anni precedenti presenta nuovi spunti. Niente è come appare, sembrano asserire Pennacchio Argentato con le loro sculture e le immagini distorte delle pose culturi-ste. Dietro ai paraventi di finto cemento si nascondono le bottiglie di plastica di una bevanda alla moda. Questo è lo specchio di una realtà ipertrofica in cui viviamo che l’unica cosa che lascia è un vuoto incolmabile.
Five o’clock shadows 2010installazionecourtesy T293 Napoli-Roma, ph Maurizio Esposito
Slab # 20 2010calcestruzzo, legno, ferro, bottiglie di acqua, pittura acrilicainstallazione, MUSAC-Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, León
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Né apocalittici né integrati, ma attenti a distinguere il vantag-gio dallo svantaggio, coscienti della complessità: così si potreb-be sintetizzare la posizione di quest’ultimo ciclo di mostre di Ga-briele Perretta a SudLab, denominato Mediamorfosi 2.0, sui problemi dell’arte e della società della comunicazione. Tra l’al-tro grazie a questo ciclo espositivo Perretta salutando le sorti della nuova cultura meridionale ha inaugurato un nuovo com-plesso galleristico definito SUDLAB e situato nel secondo Viale Melina della città di Portici, nei pressi della strada panoramica del Miglio d’Oro, inerpicata alle falde del suggestivo stermina-tor Vesevo. Sulla scorta degli artisti più attenti della contempo-raneità, Perretta analizza la profonda trasformazione della no-stra visione del mondo ad opera dei media. La categoria centrale per comprendere il mondo attuale è quella di imma-gine. Esiste più una realtà al di fuori dell’immagine? Essa è una parte del mondo o è il mondo stesso? Dunque, quanto influisce questa effettualità dei sistemi complessi sulla nostra vita e sulla nostra percezione? Se facciamo esperienza del mondo attra-verso l’immagine, tutto diventa spettacolo, anche un disastro o una guerra. “Noi formiamo il nostro mondo sulla base delle im-magini del mondo: imitazione invertita”, scrive Perretta. E, biso-gna notare, quello che accade con i reality show. La loro pre-tesa di essere realtà è naturalmente infondata, poiché la presenza di una telecamera trasforma tutto in rappresentazio-ne; ma i telespettatori prendono ciò che vedono sullo schermo come un paradigma sul quale modellare la loro stessa vita quo-tidiana. Accade così che la vita stessa diventa irreale, si fa rap-presentazione. Una notizia corretta è quella che dà una versio-ne imparziale dei fatti. Ma è ancora possibile parlare di fatti, se il mondo diventa immagine e spettacolo? Giornali, televisioni, reti informatiche per Perretta formano un sistema autoreferen-ziale che non rappresenta la realtà secondo criteri di fedeltà ed adesione al vero, ma la ricrea. Se a ciò si aggiunge che i grandi media sono nelle mani del potere politico ed economi-co, ci si rende conto facilmente delle difficoltà di un’informazio-ne non manipolativa. Il medialismo - afferma Perretta da più di trent’anni - sembra esprimere una strategia duplice, quella che allo stesso tempo moltiplica le forme mediali e documenta tut-te le tracce e i passaggi di intercessione dei media. E’ questa la triplice logica del medialismo come teoria e pratica: combina-re la trasparenza estetica, l’etica degli strumenti e l’opacità dei vari territori mediali. I media e la medialità, che Perretta lega, con la dissoluzione dell’autore, nelle pratiche stesse della rete, grazie a Mediamorfosi è riaffermata nella sua valenza di impre-scindibile forma di intervento etico, ma anche ripresa alla luce della temporalità relazionistica dell’arte interattiva e dell’expe-rience designer. Insomma società dello spettacolo, civiltà
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di Nathalie Celen
Sul ciclo Mediamorfosia SudLab Napoli
SudLabveduta di alcune sale
Jeffrey Isaac Giuliana Laportella
Anita FontaineChristian Rainer
Nello Teodori Elle Burchill
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dell’immagine totale: è chiaro che la cultura che riceviamo è una cultura essenzialmente audiovisiva e web. Di contro, la cultura attraverso la quale continuiamo ad esprimerci non è più solo una cultura verbale ma web(r)ale! Nell’evoluzione del ‘900 verso il nuovo millennio paghiamo ancora lo scotto di una scarsa dimestichezza con i nuovi linguaggi e con i loro eventua-li sincretismi. È evidente, dunque, il bisogno di un’etica della medialità, che Perretta vede fondata da tre postulati della pra-tica artistica: libertà, critica e reciprocità. C’è comunicazione reale quando artisti liberi cercano la critica rispettandosi reci-procamente come fini. In particolare Perretta si sofferma sull’im-portanza della critica. Senza critica non è possibile alcun inter-vento mediale. Se intendiamo il medialismo non solo come corrispondenza tra l’affermazione e la cosa, ma anche come corrispondenza tra ciò che io dico e ciò che sono, appare evi-dente che le virtù etiche non sono possibili senza le virtù aleti-che. È il caso di notare che, stando così le cose, il postulato della reciprocità diventa indispensabile per la critica stessa. Per Perretta la reciprocità è scritta nella natura stessa dell’uomo, nel suo essere-in-relazione, e la comunicazione è l’attività che consente l’espressione più piena della realtà personale. Da questo semplice postulato è possibile trarre conclusioni che possono sovvertire anche linguisticamente il nostro modo di considerare la comunicazione. Se c’è comunicazione quando c’è reciprocità, allora ovunque manchi la reciprocità la comu-nicazione è assente. Pochi hanno analizzato il nesso tra comu-nicazione e reciprocità con la consequenzialità di Gabriele Perretta. La sua conclusione è che c’è comunicazione quando è possibile il feedback, quando c’è un dire ed ascoltare; quan-do questo scambio bidirezionale non c’è, bisogna parlare di semplice trasmissione. La distinzione tra trasmettere e comuni-care teorizzata da Perretta può rappresentare uno strumento importante per una analisi critica del mass-media, ma anche per una pratica ed un uso politico degli strumenti estetici del comunicare. Non si tratta dunque di condannare i mass-me-dia, ma di chiedersi in che modo e tramite una pratica artistica diffusa è possibile diminuire l’aspetto trasmissivo ed aumentare quello comunicativo dell’arte e del medialismo stesso. Da que-sto punto di vista infatti i new-media sono di grande interesse! Soffermandosi sulle opportunità offerte in particolare dal Web e dalla Netart, Perretta supera quel che di apocalittico era nell’analisi della contemporaneità artistica in rapporto ai me-dia. La comunicazione in rete non ha un carattere unidireziona-
SudLabII Viale Melina, 4/6 - 80055 Portici (NA)
www.sudlab.com
le. Soprattutto con il Web 2.0, l’utente di Internet ha la facoltà di discutere i contenuti, o di crearne di propri; per la prima vol-ta, chiunque ha la possibilità di immettere informazioni in un circuito mondiale ad un costo minimo. Con i blog nasce un arte diffusa, dal basso, che si distingue per il carattere dialogico, per il fatto di essere inserita in una rete di scambio, di commenti, di confronto. È nella rete che nasce quel movimento per il codice mediale open source che sta condizionando l’intero mondo dell’arte e il diritto di riprodurre e distribuire un’opera. Lenta-mente si sta facendo strada in chi opera nel campo dell’arte la consapevolezza dell’importanza di diffondere la mediazione, distaccarsi momentaneamente dalla realtà superficiale per entrare in un contatto intenso con sé e l’altro. Detto ciò pare di capire che il ciclo di Mediamorfosi affronta un tema artistico di grande attualità: la comparazione tra i modi di agire i linguaggi mediali provenienti dalle culture della parola e quelli prove-nienti dall’implementazione dell’audiovisivo. Senza pretendere di proporre regole univoche e indiscutibili artisti come Anonima di-chi-sì-lu-son, P. Andre, S. Brakhage, G. Debord, Godard, Go-rillaz, W. Klein, A. Maben, P. Campus, C. Marker, A. Warhol, K. Andersen, D. Bloom, M. Cremonesi, F. De Nola, J. Isaac, G. La-portella, C. Rainer, Accetta, Adamski, Brogna Sonnino, E. Bur-chill, R. Casdia, Cast, D. Cignini, G. Di Matteo, A. Fontaine, C. Fürtler, R. Garet, P. Gatto, T. Geraghty, R. Salvatore Harmon, F. Hassan, A. Hosseini, R. Iazzetta, C. Irijalba, L. Lopez, M. Mae-tamm, M. Manetas, A. Matarazzo, Vedova Mazzei, A. Mazzoni, G.P. Mutoid, H. Nicolaus, A. Nippoldt, D. Ogbourne, F. Passarel-la, G. Piscitelli, F. Silvestro, C. Skelton, N. Teodori, L.Tregua, Az.Namusn.Art, M. Cartaginese, P. Cirio, gr.gr., S. Hell, F. Melosu, D. Ogbourne, OPLA+, Porka’s p.proj, G. Pulitano, C. Castellano, all’interno della nuova dimensione mediale e neo-mediale for-niscono indicazioni di metodo sperimentale, a partire da con-fronti empirici ed immediatamente verificabili o vedibili … An-che se orientata a fornire un itinerario artistico del tutto libero questo ciclo di mostre rimane rivolto a tutti coloro che si interro-gano sul terreno complesso dell’antagonismo tra estetica ed etica dell’immagine mediale: come struttura di discorso, come strategia di significazione e seduzione e come modello di cultu-ra in movimento.
Gianfranco Pulitano Vedova Mazzei
Rita CasdiaCarl Skelton
Fabrice De Nola Piero Gatto
Paolo CirioKarin Andersen
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Nel progetto di ricostruzione di Gibellina, distrutta dal terre-moto (1968) assieme ad altre città del Belice, l’arte, come noto, ha avuto una importante centralità. Passati gli anni del miracolo economico, con una questione meridionale perennemente irrisolta, con gli echi delle rivolte studente-sche, gli artisti raggiungevano il Belice e qui operavano, con l’idea che qui “lo stato dell’arte” potesse ridefinirsi. Dove l’urbanistica, nei piani di ricostruzione, mostrava chiari segni di un anacronistico neo-razionalismo, i processi crea-tivi di tanti artisti indicavano direzioni nuove, attraverso la pratica degli atelier, della sperimentazione, dell’azzardo, del fare, delle botteghe aperte con gli artigiani del luogo e con il coinvolgimento della gente. Negli stessi anni, in cui Argan (1980) scriveva di … una globalizzante accelerazio-ne del consumo, che spinge l’opera verso quella linea di confine di una ipotetica morte dell’arte e naturale nega-zione della sua funzione progettuale … Pietro Consagra, a Gibellina, sperimenta la sua “città frontale”, contribuendo alla definizione del tessuto urbano con gli edifici del “Mee-ting”, del teatro e l’ingresso alla città “La Porta del Belice”. Ma è il concetto di “arte totale” che lo porta a progettare: il “Carro di San Rocco”, le luminarie, i modelli per i ricami, le ceramiche, gli elementi di seduta per arrivare al disegno delle maniglie del Meeting e dei gioielli. Nella stessa dire-zione operano Arnaldo Pomodoro, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, con le loro scene spettacolari per le Orestiadi, Ali-ghiero Boetti che realizza il suo “prisente” con la coopera-tiva di ricamatrici di Gibellina, Carla Accardi con i pannelli in ceramica per la piazza del Municipio, Nanda Vigo con le sue architetture di “riporto”. L’arte - scriveva Consagra - afferma a Gibellina il diritto di fantasticare. Io che sono di quelle parti dovevo accorrere prima di ogni altro artista e così ho fatto. Schifano, Angeli, Scialoja, Turcato, colgono il senso del luogo, durante la loro permanenza a Gibellina, re-alizzando le loro opere con i bambini e la gente della città, tenendo i loro atelier negli spazi delle scuole, tra il 1984 e il 1986. Altri arrivano per cogliere il senso di un progetto, unico e irripetibile nella storia dell’arte contemporanea per tutti, Joseph Beyus, che visita la città in fase di ricostruzione quasi per ritrovare le matrici della sua arte, che riconduce l’uomo in un rapporto primordiale con la natura e le espressioni del-la sua cultura materiale. L’arte viene chiamata a dare for-ma alla nuova città. Gli artisti ad attraversare i “labirinti del tempo e dello spazio“, di cui spesso conoscono gli anfratti, per indicare nuovi terreni da percorrere. L’opera paradig-matica di questo è il grande “Cretto” di Alberto Burri.
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di Enzo Fiammetta *
Gli atelier d’arteFondazione Orestiadi
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Alberto BurriIl Cretto a Gibellina vecchia
Richard Long a Gibellina 2009Sul fondo la “Porta del Belice” di Pietro Consagra
Fondazione Orestiadi di GibellinaIl Baglio di Stefano e, a destra, il granaio, sede della Collezione d’Arte Contemporanea
Toti ScialojaGibellina grigio, 1982vinilico su canapa, cm 142x301
Alighiero e BoettiQuattro quadretti, 1972cotone su tela, cm 25x25x4
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Labirinto di vicoli che ricalcano quelli della città distrutta. Struggente sudario sulle rovine. “La luce al tramonto taglia-va ombre dure sui gradini della cavea del teatro greco di Segesta” questo confidava il grande maestro a Ludovico Corrao. Era da lì che nasceva il suo Cretto. Sull’onda lunga di tutto questo, tra i templi di Segesta e il Cretto di Burri, la pratica degli atelier d’arte, continua ancora oggi, negli ulti-mi anni: Ugo La Pietra, Salvatore Cuschera, Lucia Lamberti, Michele Cossyro, Croce Taravella, Susan Kleinberg, Elisa Ni-colaci, Kazumi Kurihara, Kabir Chandan, hanno dato vita ai loro laboratori a Gibellina. Le presenze nel corso dell’anno degli artisti vengono concordate con Achille Bonito Oliva, consulente per le arti visive della Fondazione Orestiadi, che così scrive degli atelier: “… L’attività culturale della Fonda-zione “Orestiadi” di Gibellina non si risolve soltanto nella produzione di mostre e di eventi teatrali o musicali. Essa si fonda e fonda la propria strategia sullo sconfinamento e lo scambio, la conferma di una attitudine socratica che trova il proprio valore nel dialogo.” “Ateliers” risponde a un pro-getto di sensibilizzazione territoriale sull’intera geografia me-diterranea, con la possibilità di soggiorno creativo per artisti di diversi paesi a Gibellina, Tunisi o in altri luoghi gestiti dalle “Orestiadi”. Si vuole con questo progetto portare a contat-to direttamente l’artista con i giovani del posto, mettere al centro il processo creativo che questi sviluppa durante un soggiorno testimoniato alla fine da opere che sicuramente
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Mario Schifano a Gibellina 1984
sono intrise anche da una sorta di spirito del luogo …” Il Mu-seo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi, che accoglie le opere generosamente donate dagli arti-sti, ritrova in questa “nuova progettualità” gli elementi che confermano la ricerca degli ultimi anni, che parte dal recu-pero del “fare”, dall’abbattimento delle storiche gerarchie tra le arti, dal riconoscimento dei tanti modi di intenderla, senza barriere geografiche o ideologiche. Paradigmatica è l’opera che Richard Long ha recentemente installato, du-rante la sua permanenza a Gibellina, negli spazi esterni del Baglio Di Stefano, il “Circle of Life”, magica rosa dei ven-ti, l’asse della terra (nord-sud) e l’asse del sole (est-ovest) tracciate con pietre di Custonaci. “… Ecco un modo di far parlare una lingua universale ad una arte contemporanea che, attraverso il processo creativo, trova la possibilità di svi-luppare nuove lunghezze d’onda di conoscenza ed una ul-teriore speranza per le ultime fasce generazionali di giovani aperti all’arte, che sembra rappresentare l’unica apertura sul futuro.” (ABO)
Piero DorazioAncienne Menee, 1957olio su tela, cm 161x130
Corrado CagliImpronta II, 1965tecnica mista su carta, cm 72x50
Fondazione OrestiadiBaglio di Stefano - 90124 Gibellina (TP)
www.orestiadi.it
* Direttore del Museo delle Trame Mediterranee
a sinistra, dall’alto
Fondazione OrestiadiIl cortile del Baglio e laMontagna di Sale di Mimmo Paladino
Mario SchifanoBlu scuro, 1984acrilici su tela, cm 50x60
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Il museo è il tempio delle Muse, il luogo delle Arti, del Bello, un luogo sacro, deputato in passato solo alla conservazione e alla protezione delle opere d’arte, oggi sede di fruizione culturale in un’accezione molto più ampia, perfino nel tem-po: conserva anche l’arte contemporanea, facendone og-getto di culto e di studio approfondito. Il Museum di Baghe-ria, centro di poesia, come la definiva Marinetti negli anni ‘30, e d’arte tout court, come può dirsi oggi, è uno di questi luoghi sacri, che fa anche riflettere sulla stessa città che lo ospita, una città che non smette di sorprendere per le viva-ci intelligenze e straordinarie personalità creative, note in Italia e nel mondo, che ha generato nel tempo. Ezio Paga-no è una di queste per l’opera di risveglio e di rinnovamento culturale portata avanti attraverso l’instancabile azione di scoperta e di messa in luce di tanti artisti, che ha proposto all’attenzione critica e pubblica negli anni, nelle varie situa-zioni espositive delle sue gallerie e per la carica culturale emozionale e quindi concreta istillata nella sua città, fin dal-la sua prima giovinezza, da quando ancora in calzoncini corti ha cominciato a frequentare Ignazio Buttitta, Renato Guttuso, Ferdinando Scianna, Peppuccio Tornatore. Con loro parlava, si confrontava, imparava, mentre il suo DNA lo spingeva all’azione, al fare. Così, tra il 1965 e il ’66, inaugura, ricavandola da un’antica casa bagherese, la Galleria dell’Alcova, titolo suggeritogli da Ignazio Buttitta, mentre il logo viene ideato dall’allora giovane pittore Raffaello Pirai-no. Non è soddisfatto e inventa una seconda galleria, Cen-tro Uno delle Arti, nell’angolo di un negozio di cornici, che vende anche quadri e riproduzioni. Ma non c’è due senza tre, si dice, e sempre negli anni ’60 ne apre una terza di gal-leria, più importante, Il Nibbio, nel quartiere nuovo della Cit-tà, inaugurata da Renato Guttuso, dal Sindaco e da don Armando Trigona della Floresta. Bisogna aspettare poi i pri-mi anni ’80, perché un’altra galleria, Il Poliedro, divenuta presto Galleria Ezio Pagano, consolidi Ezio nel territorio pa-lermitano e oltre come uno dei punti di riferimento per la conoscenza dell’arte contemporanea. Questa storia oggi è più leggibile, per la capillare opera di ricerca e pulitura di carte accumulate negli anni e recentemente venute alla luce, che consentono di ricostruire con maggiore precisio-ne e con documenti d’epoca l’articolata storia del suo la-voro galleristico. Pagano non si ferma lì e fa costruire un edi-ficio in cui crea la sua nuova casa e in cui, con una articolata gestazione che dall’ideazione del 1990 arriva alla realizzazione solo nel 1997, organizza una struttura museale propria, Museum. Osservatorio per l’Arte contemporanea in
Sicilia, che diventa subito un polo d’attrazione, noto in tutta l’Italia e all’estero e in cui Pagano convoglia tutto il materia-le raccolto, artistico e documentario, da far fruire ad un pubblico attento, da fare utilizzare alle giovani generazioni in vena di studio e da lasciare ai posteri a testimonianza dell’importante patrimonio artistico accumulatosi nell’isola anche e soprattutto nel recente passato: senza l’assillo di delineare per forza lo stereotipo di un’identità artistica isola-na, ma nella volontà di documentare soprattutto la quanti-tà stragrande di nomi e di esperienze che l’isola ha genera-to e continua a generare, capaci di confrontarsi, senza sfigurare, con le più note realtà nazionali e internazionali. Che poi da questo possa venir fuori un profilo identitario dell’arte isolana è un’ulteriore conquista non da poco. La Sicilia è terra di attraversamenti e di passaggi al centro del Mediterraneo, - dice Pagano - vittima di varie colonizzazio-ni, da cui tuttavia è derivato anche qualcosa di positivo, nel flusso e riflusso di merci e di intelligenze, di bene economico e di spirito creativo: le varie sovrapposizioni culturali che vi si sono stratificate, hanno favorito il nascere di idee e di opere d’arte, infiammate dalla luce e dai colori dell’isola, hanno consentito l’avanzata di letterati e di artisti, tutti di notevole spessore, ma nell’assenza di gruppi intellettuali capaci di svolgere la funzione di forza centripeta, di polo di rinnova-mento, molti giovani artisti, per affermarsi, sono stati costret-ti ad emigrare e a cercare altrove, in centri economica-
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MuseumPh Sandro Scalia
di Anna Maria Ruta
un binomio inscindibile nella realtà artistica contemporaneaMuseum ed Ezio Pagano Ezio Pagano e Museum
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Fausto PirandelloBagnanti, 1962pastello a cera e tempera su carta, cm 22x28
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Antonio SanfilippoSenza titolo, 1951tempera su carta, cm 35x50
mente solidi, puntelli e strumenti idonei alla propria notorietà. Il lavoro di Pagano allora è volto a scandagliare e archivia-re tutte le personalità di artisti che la sua terra ha generato nel contemporaneo, anche le più nascoste, anche quelle che non operano più qui, ma nel mondo, gli artisti emigrati, e la sua attenzione è volta perfino a quelli che, stranieri, si fermano a creare nell’isola. Museum è allora il nodo di una rete, in cui confluiscono esempi e testimonianze delle più importanti correnti artistiche dal dopo-guerra ad oggi, uni-co tempio dell’arte contemporanea a Palermo e in Sicilia fino a poco tempo fa, nell’assenza di simili realtà museali. Oggi ce ne sono tante, anche private, divenute Fondazioni, ma non sempre con mostre permanenti: c’è Gibellina, cui Ludovico Corrao ha cominciato a pensare dopo il tragico terremoto della Valle del Belice, che lo ha fatto incontrare con Pagano, che un Museo di tal genere ideava già men-talmente dai primissimi anni ’60, e quel particolarissimo, ma parziale museo che è la Fiumara d’Arte di Antonio Presti a Tusa. A Palermo c’é il Museo Riso, ancora tuttavia non fun-zionante come tale e si attende il Museo Comunale di Arte Contemporanea; a Catania ci sono la Fondazione Puglisi-Cosentino e la Fondazione Brodbeck, ma non sono, almeno non ancora, Musei permanenti, mentre lo è invece quello straordinario museo d’arte dal dopoguerra ad oggi che è Epicentro, a Gala di Barcellona Pozzo di Gotto, nato nel
1994, che testimonia un interessante percorso d’arte con-temporanea attraverso mattonelle di ceramica, create ap-positamente dai più significativi artisti. Ezio Pagano ha orga-nizzato oltre un centinaio di mostre in Europa, negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, Brasile, Argentina, Venezuela, in Cina perfino con opere di Pablo Picasso (serie erotica), Salvador Dalì, Graham Sutherland, Renato Guttuso, Carla Accardi, Valerio Adami, Lorenzo Viani, Emilio Vedova, Titina Maselli, Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Fosco Maraini, Giuseppe Tornatore, Ferdinando Scianna, Leo Ma-tiz, José Morea, Hsiao Chin, con cui ha intessuto rapporti di profonda amicizia. Non dimentica gli incontri con Giorgio De Chirico al Caffè Greco di Roma, con Primo Conti nella sua casa-studio di Fiesole, con Sebastian Matta e Balthus a Bagheria, con Franchina e Turcato, con Consagra e con Palma Bucarelli, che paragona il suo Museo per la «cura e la raffinatezza» al Barnes di Filadelfia. Un rapporto unico ha avuto con Renato Guttuso, di cui celebra il settantesimo compleanno con la pubblicazione di un libro dedicato al periodo giovanile e per cui organizza per la Provincia regio-nale di Palermo, a palazzo Comitini, la storica mostra, Gut-tuso e la Sicilia, e con Sal Scarpitta, con il quale vantava un’amicizia straordinaria e forse una lontana parentela, ma si gloria di aver conosciuto Bruno Bischofberger che lo viene a trovare a Bagheria e Leo Castelli che va ad incontrare a
Nino Franchina Ventaglio per ferragosto, 1985bronzo, cm 43x22x7,5
Pietro ConsagraBifrontale, 1995bronzo, cm 45x27,7x7,7
Carla AccardiVirgole, 1981sicofoil su legno dipinto, cm 160x100 (sette elementi)
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New York, tra i più grandi galleristi del mondo, rapporti tut-ti che gli hanno consentito di mettere insieme le opere di Museum, un percorso che attraversa tutte le maggiori cor-renti dell’arte contemporanea aprendosi con quel Virgole (1981) di Carla Accardi, che crea subito, all’ingresso, un forte impatto emotivo nel visitatore attento, spingendolo ad inoltrarsi con curiosità e rispetto nei meandri di iter che da Antonio Sanfilippo e Pietro Consagra passano per Nino Franchina e Franco Cannilla, per Piero Guccione, Renato Guttuso e Sebastiano Carta, per Pupino Samonà e l’ama-to Sal Scarpitta con la straordinaria Egg walker, per Emilio Isgrò e Turi Simeti, ma non mancano maestri come Mimì Laz-zaro, Pippo Rizzo, Elio Marchegiani, gli anacronisti Piruca e Abate, Pino Pinelli, Paolo Scirpa, Filippo Scroppo e i grandi fotografi siciliani Giuseppe Tornatore, Ferdinando Scianna e il bagherese a metà Fosco Maraini, con quel toccante ritratto di Bernard Berenson a villa Palagonia del ’53 e le venti fotografie di Frida Kahlo scattate da Leo Matiz. Ma ci sono poi quasi tutti i nomi di quelli che hanno fatto l’arte in Sicilia negli ultimi decenni e le recenti acquisizioni del Museo per donazioni come quella importante dello scultore Augu-sto Perez. Pagano è un uomo sereno, dalla parola fluida e puntuale - è stato anche poeta - ed ama raccontare con ampiezza di particolari le vicende complesse e articolate di una vita varia, mossa, che lo hanno portato ad essere quello che è, un gallerista noto nel mondo, un uomo che fa cultura, oltre che con l’attività espositiva e museale, anche come editore con la collana dei Tascabili dell’Arte, idea-ta nel 1984 come supporto alle mostre da lui allestite, de I quaderni dell’Arte e di una serie di video-cataloghi. Ma fonda anche nel 1985 l’Associazione Artecontemporanea, nell’89 con il sempre compianto Filiberto Menna il movimen-to Pittura-Scrittura-Scultura e nel ’93 con altri bagheresi l’Isti-tuto per la promozione del patrimonio culturale di Bagheria, dal 2001 al 2004 organizza con Eva di Stefano tre cicli di importanti conferenze, che hanno consentito di ascoltare a Bagheria la parola di Gillo Dorfles, cui ha fatto conferire la cittadinanza onoraria dal Comune per l’impulso dato alla cultura della città, di Enrico Crispolti, di Vittorio Fagone, Re-nato Barilli, Emilio Isgrò, Piero Guccione e di altri. Per il futu-ro Pagano vuole potenziare il lavoro che sta svolgendo, un lavoro in progress, cui collaborano anche gli studenti, (ha stipulato una convenzione sia con la Scuola di specializza-zione in Arte Contemporanea con l’Università di Siena sia con la Cattedra di Arte Contemporanea della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo), un lavoro di ricerca, di ar-chiviazione e di studio attorno all’ A.S.A.S. (Archivio Storico Artisti Siciliani), che attualmente registra già 3806 nomi di ar-tisti siciliani dal 1880 al 1980 con relativa scheda informativa e bibliografica. Un lavoro prezioso, di grande utilità, cui non potrà non attingere chiunque faccia ricerca o voglia sem-plicemente conoscere la realtà artistica contemporanea della Sicilia. Meritati, dunque, tutti i premi e i riconoscimenti assegnatigli in Italia (è vice-presidente del CRASES, Centro Regionale Attività Socio-culturali all’Estero e in Sicilia) e so-prattutto all’estero, in particolare in Australia e in Argentina, dove è molto stimato e conosciuto (cittadinanza onoraria della città di Valencia del Venezuela, partecipazione su invito, unico straniero, al Forum di tutti i direttori dei musei argentini per la progettazione di una Biennale d’Arte, rico-noscimento della Camera dei deputati argentina). Un sici-liano illustre Pagano, come tanti ce ne sono nel mondo, che vanno “scovati” e messi in adeguata luce.
Fosco Maraini B. Berenson a Villa Palagonia, 1953fotografia in bianco e nero, cm 40x30
Pietro ConsagraBifrontale, 1995bronzo, cm 45x27,7x7,7
MUSEUMOsservatorio per l’Arte Contemporanea in Sicilia
Via Luigi Cherubini, 12 - 90011 Bagheria (PA)www.museum-bagheria.it
Emilio IsgròCancellatura squadrata, 1979inchiostro su libro, cm 32x45x6,8
Alessandro BazanAbbandono, 1995olio su tela, cm 100x100
Salvatore ScarpittaEgg walker, 1992bronzo, cm 42x10x16
Pino PinelliPittura R, 1995tecnica mista, 5 elementi, dimensioni variabili
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Angela Tindara La Rocca. Secondo lei a cosa serve l’arte e cos’é per lei l’arte contemporanea?
Ezio Pagano. La domanda è complessa, prevede una rispo-sta articolata. L’arte è un nutrimento, così come sono nutri-mento tutte le forme di cultura; sarà un luogo comune, ma è un dato di fatto: alimenta lo spirito così come il cibo alimen-ta il corpo. Di certo è importante verificare chi è il fruitore. Esistono diverse tipologie di fruitori: quelli che si limitano ad una osservazione distratta, quelli che vedono nell’arte solo l’aspetto di mercato e quelli che s’interessano al valore intrin-seco. Dovremmo chiederci, secondo me, non a cosa serve l’arte, ma cosa serve all’arte. Solo in questo modo possiamo ntrirci di essa. Non so dare altre risposte: credo, in fondo, che l’Arte è quella magia in grado di evocare nel fruitore nuove dimensioni.
A.T.L.R. Può descriverci il suo punto di vista sulla situazione ar-tistica contemporanea siciliana rispetto al panorama inter-nazionale?
E.P. Se si considera la ricchezza culturale accumulata nei se-coli, grazie ai rapporti con i Paesi del Mediterraneo di cui la Sicilia è stata spesso culla, è facile comprendere come la no-stra terra sia fertile, anche se, purtroppo, matrigna. Si converrà nel sottolineare che l’arte prodotta dai siciliani ha un’identità propria rispetto al resto del Paese, e questo è evidente anche nella letteratura: si pensi, ad esempio, a Pirandello, Sciascia, Camilleri. Questa lettura della situazione artistica siciliana per alcuni risulterà azzardata, ma io non saprei motivare altrimen-ti la ricchezza e la potenza degli artisti che nel DNA hanno l’humus siciliano, come: Giorgio de Chirico, Savinio o Mimmo Paladino le cui origini sono siciliane; e poi i siciliani Doc come Renato Guttuso, Ferdinando Scianna, Giuseppe Tornatore, Emilio Greco, Francesco Messina, Augusto Perez, Carla Ac-cardi, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo, Carmelo Cappello, Giuseppe Migneco, Salvatore Fiume, Emilio Isgrò, Elio Marche-giani, solo per citarne pochissimi poichè l’elenco diventereb-be lungo, anche per il solo XX secolo.
A.T.L.R. Un tempo i musei consacravano gli artisti storici. Oggi anche i giovanissimi entrano a far parte delle collezione per-manenti e sono presenti in rassegne fino a poco tempo fa riservate ai “grandissimi”. Perché?
E.P. Perché è giusto così. Come l’arte e la funzione dell’arte cambiano nel tempo, anche i musei e la funzione dei musei cambia. Certo, portare dentro i musei opere di dilettanti, come spesso accade è diseducativo, ma questo, quando accade, è colpa della pochezza culturale dei direttori, ovvero, frutto di una società partitocratica piuttosto che meritocratica.
A.T.L.R. Quali sono le mostre visitate che le sono interessate di più? E quali tra quelle allestite in Sicilia?
E.P. Ho visitato tanti musei e tantissime mostre; più recentemen-te ho visitato la collezione del Getty Museum di Los Angeles che mi ha certamente arricchito e impressionato positivamen-te, sia per la vastità che per l’indiscusso valore dei capolavori esposti, da Leonardo a Beuys. Non posso dimenticare la visita alla grande mostra di Robert Rauschenberg nel 1996 al Gug-genheim Museum di New York, dove ho avuto il privilegio di essere tra gli invitati all’anteprima; devo anche registrare con orgoglio la visita nel 2003 ad una delle più complete collezio-ne d’arte contemporanea in Europa, quella della Pinakothek der Moderne di Monaco di Baviera. In Italia è stato interessan-te visitare la casa-museo di Peggy Guggenheim a Venezia, ed emozionante è stato incontrare lei. Mi è difficile però, elencare le innumerevoli occasioni che ho avuto la possibilità di vivere. Per quanto riguarda la Sicilia posso dire che ci sono stati mo-menti in cui si sono realizzate mostre eccezionali e momenti in cui si sono viste cose che è meglio dimenticare. Noto con piacere che, tra mille difficoltà, stanno nascendo nuove galle-rie, nuove fondazioni e nuovi musei con una programmazione interessante. Museum, negli anni, ha certamente contribuito allo sviluppo di tutto ciò, con mostre, conferenze, pubblica-zioni e, sopratutto, con una continua sensibilizzazione non solo nel territorio siciliano ma anche all’estero, con una mirata atti-vità culturale. L’arte, per me, è una missione.
Ezio PaganoIntervista a
di Angela Tindara La Rocca
Verso la metà degli anni ’70, dopo una visita alla casa-museo di Peggy Guggenheim a Venezia,
nasce ad Ezio Pagano l‘idea per un museo d’arte contemporanea in Sicilia.
Idea che diverrà realtà nel 1994, con l’istituzione dell’Osservatorio per l’Arte Contemporanea in Sicilia
“Museum”. Oggi “Museum” è la struttura di riferimento per conoscere le opere degli artisti siciliani del XX secolo. Ezio Pagano a São Paulo
foto di Ferdinando Scianna
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In dieci anni di attività hanno codificato e catalogato quasi duecento anni di arte in Sicilia. E’ l’avventura di due colle-zionisti agrigentini, Antonino Pusateri e Paolo Minacori, che nel 2001 hanno aperto i battenti delle Fabbriche Chiaramon-tane, la Galleria d’Arte Moderna che quest’anno celebra i primi dieci anni dedicati alla valorizzazione del patrimonio artistico siciliano. E non solo. Venticinque le mostre promosse dal 2001 ad oggi, quando sotto le volte a crociera dell’anti-co complesso architettonico in stile chiaramontano (XIII sec. d.c.) - oggetto di un attento e rispettoso restauro - si aprono fino a metà marzo gli orizzonti infiniti delle tele di Piero Guc-cione: il suo “Mediterraneo” è un azzurro che trascolora dal cielo al mare e viceversa. A definire e coordinare le esposi-zioni sono gli Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, l’as-sociazione costituita undici anni fa e presieduta dallo stesso Pusateri. “Un’intitolazione - confessa - quella all’Ottocento Siciliano, periodo storico dal quale ha preso il via la collezio-ne di dipinti di famiglia, che da qualche tempo comincia a stare un po’ stretta. Se non altro perché quando frequenti e ti confronti con l’arte, in Italia e all’estero in giro per gallerie, musei, fondazioni e collezionisti, t’innamori dell’arte tutta. E dopo ogni viaggio si torna in Sicilia con lo spunto per una nuova indagine intorno ad artisti e a determinati periodi sto-rici, con il contributo critico di studiosi di tutta Italia sollecitati a leggere - a volte a rileggere e a rivalutare, com’è acca-duto lo scorso anno con “Astrazione Siciliana”, la ricerca sull’Astrattismo nell’isola dal ‘45 al ‘68 - e a codificare l’ap-porto dei siciliani nei confronti del linguaggio internazionale dell’arte”. Si spiega così, dunque, quel procedere a grandi passi dall’Ottocento, con i dipinti delle collezioni private agri-gentine (2001), al Novecento, esplorato nel 2005 con “Passo di corsa. Espressioni futuriste in Sicilia”. Di nuovo indietro con “Poliorama Pittoresco. Dipinti e disegni dell’800 siciliano”, nel 2007, e ancora avanti, con “Le ferite dell’essere. Solitudine e meditazione nell’arte siciliana degli anni Trenta” (2005), ri-tratti in Sicilia tra 800 e 900 con “Sguardi” (2007), il contem-poraneo con il Gruppo di Scicli (nel 2008) e per il centenario, nel 2009, una nuova esplorazione fra le avanguardie futuri-ste. Quindi la già citata Astrazione Siciliana, nel 2010 - even-to che ha riunito ad Agrigento una generazione di artisti dai capelli bianchi e con tanta storia alle spalle - e nei prossi-mi mesi il viaggio intorno all’arte concettuale, curata come la precedente da Marco Meneguzzo, per un esame delle esperienze verbo-concettuali in Sicilia e in Italia. A far da co-rollario alle esposizioni storiche, sono da sempre le mostre di artisti contemporanei, per lo più siciliani - ma non solo - per i quali le Fabbriche Chiaramontane sono insieme culla, acco-
gliente epifania per promettenti talenti, ma anche ulteriore trampolino verso scenari internazionali. Come è accaduto con Piero Zambuto, Croce Taravella, Alfonso Leto, Rossella Leone e Michele Canzoneri che nei prossimi mesi esporranno nel Teatro di Stoccarda in occasione della messa in scena di un’opera lirica per la quale hanno realizzato scene e co-stumi. Grande attenzione anche verso la fotografia. “In dieci anni - commenta Pusateri - si è arricchito il patrimonio degli studi e dei cataloghi che riuniscono le opere della pittura si-ciliana dai primi dell’Ottocento, passando per la pittura di paesaggio, al vero, al realismo, al futurismo, alla pittura cre-puscolare tra gli anni venti e gli anni quaranta, fino ad arri-vare all’astrazione siciliana e presto al concettuale”. Cosa riserva il futuro delle Fabbriche Chiaramontane? “Penso che affiancheremo alle Fabbriche la Fondazione che mi appre-sto a costituire - ipotizza Pusateri - e allestiremo un racconto intorno all’arte per temi e periodi. Ma senza dimenticare gli emergenti, per i quali d’istinto sentiamo l’entusiasmo nel so-stenerne il percorso artistico e umano”.
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di Angela Tindara La Roccasici
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F.A.M.Le Fabbriche Chiaramontane
Fabbriche ChiaramontaneMostra di Michele Canzoneri
Fabbriche ChiaramontaneAstrazione Siciliana
Astrazione SicilianaFoto di gruppo con gli artisti
Fabbriche ChiaramontaneA. Pusateri, L. Gauthier, G. Ru
di Agrigento
Fabbriche ChiaramontaneM. Meneguzzo, A. Pusateri, P. Minacori
Fabbriche ChiaramontaneDoppio Linguaggio
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Gli esperimenti di Museo all’aperto, realizzati in Calabria per il tramite e mediante la scultura, rappresentano un unicum di un itinerario che connota fortemente il territorio e tende a farsi riconoscere a partire dai segni dell’arte. Si tratta di ope-razioni materiali ideate allo scopo di valorizzare il paesaggio grazie alla valenza sovra-territoriale dell’arte, mediante l’in-stallazione di opere di importanti artisti che, ridisegnando e riqualificando il paesaggio urbano o il contesto nel quale il museo all’aperto sorge, potenziano l’intero contesto am-bientale caricandolo di una valenza culturale e sociale che procede di pari passo allo Zeitgeist, lo Spirito del tempo. È il caso della Calabria, che pare assumere proprio in questi anni la funzione di colmare un gap, un vuoto, mediante la distribuzione sul territorio di aree dedicate alla scultura che hanno il compito di focalizzare l’attenzione su di esse di una massa rilevante di fruitori sempre più interessati ai valori cul-turali e ai messaggi veicolati con l’arte. Intendiamoci, non che la Calabria sia priva di scuole di scultura o di scultori, che anzi, a ben vedere ne detiene il primato rispetto a tan-te altre aree geo-culturali della penisola. Basta solo pensa-re ai Bronzi di Riace per eliminare ogni fraintendimento. Solo che per ragioni storiche e condizioni sociali l’argomento ha registrato gravi lacune sul territorio della Regione e non ha trovato, fino alle soglie della contemporaneità, occasione di recupero. Ma negli ultimi anni le cose si sono ribaltate grazie all’intervento lungimirante di privati e amministratori pubblici che, guardando all’arte come a uno dei simboli più efficaci del riscatto culturale del territorio, hanno creato dei parchi di scultura, isole museali nel tessuto urbano e veri e propri musei all’aperto, che oggi rappresentano un fiore all’occhiello per l’intera Regione. Questi nuovi luoghi della socializzazione e dell’incontro, dello scambio e dell’abbraccio con l’arte nelle forme variegate della scultura moderna e contemporanea sono diventate, nel volgere di pochi anni, zone della critica ma anche della meditazione, del dubbio ma anche della ri-flessione, dello scetticismo e dell’incredulità ma anche della consapevolezza, perché attorno a quelle opere si è dovun-que manifestato un accrescimento del dialogo del fruitore con l’arte, e quando si sta insieme con l’arte è segno sempre che qualcosa sta mutando. Oggi si moltiplicano le iniziative. Si investe nella scultura con la volontà di migliorare l’aspetto e il contenuto del paesaggio al fine di renderlo più godibile alla collettività degli abitanti.
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di Gianfranco Labrosciano
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aCalabria
Marc QuinnTotem, 2007cemento e ghisaParco Internazionale della Scultura, Catanzaro
Jan FabreL’uomo che misura le nuvole, 1998bronzo e siliconeParco Internazionale della Scultura, Catanzaro
foto di Vittorio Giordano
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A Cosenza il MAB (Museo all’Aperto Carlo Bilotti) si sno-da sul corso Giuseppe Mazzini, via principale della cit-tà, dove si possono ammirare I Bronzi e le Tre colonne di Sacha Sosno, la Grande bagnante di Emilio Greco, San Giorgio e il drago di Salvador Dalì, il Grande cardinale e la Medusa, di Giacomo Manzù, i Quattro paracarri e La Bifrontale di Pietro Consagra, il Lupo della Sila e Rinasci-ta della cultura, di Mimmo Rotella, gli Archeologi, Ettore e Andromaca, e il monumentale Grande metafisico, di Giorgio De Chirico. L’opera afferma il primato del pensie-ro, e anche se è sospesa nella dimensione dell’enigma sollecita la risposta perché stuzzica l’enigma medesimo e attrae per la fondamentale alterità, che richiama come una forza davanti alla quale non ci si può che arrestare.
A Isola Capo Rizzuto c’è il Museo del Mare e dei Miti, dove è stato realizzato un progetto di nove opere d’arte con-temporanea raffiguranti i pianeti del sistema solare dislo-cate lungo l’area compresa tra Crotone e Le Castella. L’idea è quella di evocare, con l’arte contemporanea, il sentimento dell’eternità dinamica di una storia e di una cultura che sono nate nel passato, ma sono bellezza del presente, emozione della moderna ragione, fascino du-raturo di un mito che in quei luoghi ha accompagnato la nascita della nostra civiltà. Nel parco sono state installate
Tony CraggCast Glances, 2002bronzoParco Internazionale della Scultura, Catanzaro
Mimmo PaladinoI Testimoni, 1998bronzoParco Internazionale della Scultura, Catanzaro
Così, il Parco Archeologico di Scolacium (CZ) è diventato il luogo d’incontro tra la scultura contemporanea e l’ar-cheologia. Questo scenario straordinario, caratterizzato dall’antica città di Skylletion, ogni anno ospita alcuni dei protagonisti della scena internazionale all’interno di un progetto espositivo denominato Intersezioni, curato da Alberto Fiz. Quest’anno è toccato a Pistoletto col grande progetto denominato DNA del Terzo Paradiso, che com-prende tre istallazioni, I temp(l)i cambiano-Terzo Paradi-so, Love Difference-Le sponde del Mediterrano. Sino ad ora sono stati coinvolti, con specifici progetti installativi, Stefhan Balkenhol, Tony Cragg, Wim Delvoye, Jan Fabre, Antony Gormley, Mimmo Paladino, Marc Quinn e Den-nis Oppennheim, che ha installato l’opera Electric Kisses, pubblicata sulla copertina di questo numero di Artantis.info. Si tratta, di un’installazione che traduce i diversi lin-guaggi artistici, dal segno alla scultura fino all’architet-tura, in un progetto estetico che trapassa dall’oggetto rappresentato all’ambiente e configura una sorta di resi-denza utopistica e avveniristica integrata con il territorio del mondo, a partire dal riferimento islamico.
Pietro ConsagraQuattro paracarri, 2002marmo di Bardiglio, travertino di Toscana, travertino noce, marmo di AmiMAB, Museo all’Aperto Carlo Bilotti, Cosenza
Mimmo RotellaIl lupo della Silatravertino verdeMAB, Museo all’Aperto Carlo Bilotti, Cosenza
le opere di Gloria Pastore, Claudia Peil, Flavio Favelli, Pa-trizia Molinari, Ferdi Giardini, Riccardo Monachesi, Fiorel-la Rizzo e quella, suggestiva, di Antonio Riello; si tratta di una finestra in riva al mare, un luogo per contemplare un paesaggio capace di offrire un risarcimento emotivo per realizzare un candore di sguardo che incanta ed eviden-ziare lo iato incolmabile fra desiderio e realtà.
A Mammola (RC), invece, è stato realizzato il MuSaBa (Santa Barbara Art Foundation), ente privato no profit che ha realizzato, su un patrimonio costituito da sette et-tari di terreno protetto, un’integrazione di arte, scienza e architettura con ambiente mediterraneo. Il rapporto tra
natura e cultura, favorendo l’interazione con l’arte con-temporanea, ha consentito la nascita di una forma omo-genea di paesaggio come scultura o di scultura come paesaggio. Nel parco sono state realizzate, in particola-re, opere di Jin Jong Chen, Hisiao Chin, Alberto Coluccio, Pietro Gentili, Stevi Kerwin, Italo Sganga, Nik Spatari, Bru-no Sutter, Shigeo Toya e Barbara Quinn. Di quest’ultima la Grande croce greca, incorniciata sull’acrocoro Santa Barbara per osservare il solstizio d’estate, è al tempo stes-so una sorta di altare celebrante la forza della natura e una cattedrale di pietra elevata in onore della religiosità cristiana.
Queste le principali zone di interesse artistico dove si è insistito in questi anni, soprattutto con scultura e puntan-do sulla sua efficacia per la riqualificazione turistico-am-bientale del territorio. Ma in Calabria sono state realizza-te un po’ dovunque opere scultoree, anche al di fuori di un vero e proprio progetto culturale organico come fin qui descritto. Di queste, valga per tutte l’Igea di Lame-zia Terme, di Riccardo Dalisi, la Grande lastra di Vladimiro Politano, a Lago (CS), la Vittoria di Samotracia, di Maria Cristina Carlini, a Cosenza e il Labirintite e la Grande Co-stellazione, opere realizzate da Rabarama e posizionate sul lungomare di Reggio Calabria. Queste opere, sono altrettanti richiami della meta comunicazione espressiva di questa artista, che si fregia della cifra corporale per il rimando a una poetica del divenire come mezzo per la ri-cerca dell’essenza dell’uomo. Come si è visto, una volon-tà netta, decisa e determinata, portata avanti in questi anni da privati ed amministratori preposti alla cosa pub-blica, è stata imperniata in Calabria sull’arte, in partico-lare sulla scultura, nella convinzione che questa forma di arte si offre, oggi, in una comunicazione più schietta e im-mediata. Tutto ciò con la convinzione che pur correndo più rischi riguardo alla sua natura e alla sua funzione, essa risulta più democratica e propositiva che nel passato, quando aveva, chiusa nel museo, una funzione soprat-tutto conservativa. Di conseguenza la scultura diviene, in Calabria, punto di riferimento imprescindibile dell’attuali-tà e dell’orientamento della contemporaneità.
Giacomo ManzùCardinalebronzoMAB, Museo all’Aperto Carlo Bilotti, Cosenza
Hsiao ChinStele di David, 1980calcestruzzo dipintoMuSaBa, Museo Santa Barbara, Mammola (RC)
Amerigo TotCatena spezzata, 1960ferroAra Fratelli Bandiera, Cosenza
RabaramaCostellazione, 2007alluminio dipintoReggio Calabria
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Antonio RielloNettunomateriali variMuseo del Mare e dei Miti, Isola di Capo Rizzuto (KR)
Fiorella RizzoSaturnoacciaio, pietraMuseo del Mare e dei Miti, Isola di Capo Rizzuto (KR)
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Negli studi di sociologia dell’arte compiuti negli ultimi due decenni, il sistema dell’arte è divenuto argomento di gran-de interesse, riconoscendo la connessione tra artista, galle-rista, istituzione pubblica e privata come necessaria per la comprensione del funzionamento del mercato. Oggi emer-ge un dato con assoluta chiarezza e cioè che l’opera di un artista, per giungere al pubblico, passa una sequenza di filtri che ne determineranno, in modo inequivocabile, la sua for-tuna o il suo fallimento. Per fissare il “valore” di un’opera e dell’artista bisogna osservare quindi la transazione tra valu-tazione estetica e mercato internazionale. Esiste tuttavia una produzione artistica parallela, che non ha bisogno di essere inficiata dai meccanismi del “sistema”, una creatività som-mersa perché legata a soggetti “outsider”: emarginati, de-pressi cronici, malati di mente, poveri in canna, incapaci di comunicare con il resto del mondo, se non attraverso il loro personalissimo linguaggio artistico. È un universo di spiriti che liberano la loro immaginazione lasciandosi guidare soltanto dal loro istinto, dalle loro paure, dalle esperienze vissute, tristi o gioiose che siano, in ogni casi fondanti la loro poetica. Ed esistono studiosi che dal dopoguerra ad oggi, da quando Jean Dubuffet nel 1945 diede senso al termine art Brut, han-no seguito le tracce degli ”irregolari”, raccogliendo mate-riali, opere, segnalando siti, costituendo musei dedicati alla loro follia creativa. La Sicilia è terra destinata ad accogliere anche le manifestazioni artistiche di queste figure fuori dal sistema, sarà per la sua formazione vulcanica, sarà per le sue continue ibridazioni, per la sua marginalità, per i sui conflitti sociali o per “il suo immaginario antico intriso di miti e arche-ologia”1; sta di fatto che quest’isola è intessuta di vicende che hanno al centro la vita e i lavori di outsider, luoghi di marginalità artistica sparsi in ogni angolo di questa terra, da Messina a Sciacca, da Caltagirone a Palermo. Anche da ciò è sorta l’esigenza e l’urgenza di creare l’Osservatorio Out-sider Art: per monitorare, studiare, comprendere e tutelare questi regni fantastici sconosciuti, le singole opere create, sia mobili che fisse, gli artisti stessi, spesso operanti in una sorta di illegalità riconosciuta, monarchi beffati dalla vita e dai so-gni. L’osservatorio ideato da Eva di Stefano e promosso dalla Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea presso la Facol-tà di Lettere e Filosofie dell’Università di Palermo, è stato isti-tuito nel maggio del 2008 e conta già al suo attivo una serie di azioni di rilievo, tre convegni internazionali: “Outsider Art” tenuto a Castellammare del Golfo (gennaio 2009), “Outsid-er Art. la creazione differente” (marzo 2010) e il convegno/presentazione dei progetti di restauro delle opere di Giovan-ni Bosco (aprile 2010), tutte attività svolte in collaborazione con ZEP studio, Centro d’arte Piana dei Colli, Associazione Start Factory e Associazione Outsider Art Giovanni Bosco. Si aggiungono le mostre “Legni e cartoni di Giovanni Bosco”
di Emilia Valenza
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(Castellammare del Golfo ) e “Giovanni Bosco. Atlante del cuore” (a Gibellina, curata da Eva di Stefano). Una mostra interamente dedicata a più autori è prevista per l’estate del 2011. L’Osservatorio ha già avviato alcuni partenariati con centri di studi, laboratori, musei e istituzioni operanti in tutta Europa e dal novembre 2010 è in funzione sulla rete con un sito che informa e aggiorna sulle manifestazioni e le ricerche svolte in questo settore, archivia i dati relativi agli artisti brut e outsider e si presta a spazio di ricerca (anche all’interno della cattedra universitaria), riflessione e indagine grazie alla rivista, collegata al sito (prossimo numero, 2, marzo 2010), e aperta alla collaborazione degli studiosi di settore. In cam-po internazionale segnaliamo la prossima partecipazione dell’Osservatorio all’European Outsider Art Association e al relativo simposio in giugno. L’impegno mostrato dall’Osser-vatorio con i convegni e con la gestione del sito ha fatto sì che la storia degli outsider siciliani fosse conosciuta ad un pubblico molto più ampio, nazionale e internazionale, tanto che l’opera dell’ultimo tra gli irregolari siciliani, in ordine di scoperta, come Giovanni Bosco ha occupato la copertina di Beautiful Heart, supplemento a Surface, uno dei magazine di moda e design più in voga in Cina. Nei progetti a medio e lungo termine, oltre alla tutela e alla valorizzazione dei siti, viene suggerita la creazione di un “itinerario outsider” in Sici-lia, rivolto a tutti coloro che sono interessati a conoscere i siti e gli artisti (Sciacca, Castellammare, Caltagirone, Gibellina), a conferma che attraverso la cultura e la conoscenza passa lo sviluppo economico e produttivo di questo paese.
1 Eva di Stefano, Irregolari, Ed. Kalós, Palermo, 2008
in senso orario, opere di
Sabo (Salvatore Bonura) Dipinto, collezione Museo Civico, Gibellina (Tp)ph Salvo Fundarotto Filippo Bentivegna Veduta del Giardino Incantato a Sciacca (Ag)ph Melo MinnellaGiovanni Bosco Dipinto, Collection de l’Art Brut di Losanna, Fondazione ArnaudSalvatore Bentivegna Veduta del Giardino Incantato a Sciacca (Ag)ph Melo Minnella
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Emilia Valenza. Il 16 marzo si inaugura a Parigi, alla galleria Christian Berst, una mostra da te curata e dedicata all’out-sider siciliano Giovanni Bosco. Lo scorso Febbraio alcune sue opere sono state presentate alla 17.ma edizione di Outsider Art Fair a New York e un suo disegno ha occupato la co-pertina di Beautiful Heart, supplemento a Surface, magazine cinese di moda e design. Cosa possiede Giovanni Bosco da determinare così tanto interesse nel mondo?
Eva di Stefano. Bosco era attraversato dal pensiero visivo. Ha creato uno stile grafico sintetico e intensamente espressivo di una originalità assoluta e immediatamente riconoscibile. Viste una volta, che piacciano o meno, le sue figure non si dimenticano. Sono tamburi di colore, emblemi, scudi, map-pe di una geografia personale, atlanti di nomi e numeri dove si condensano memorie, emozioni, paure della vita. Per quanto criptato, il suo messaggio arriva in modo diretto al centro delle nostre emozioni. Dunque, una fortissima qualità comunicativa. Aggiungerei a questi aspetti estetici, il dato biografico dell’estrema marginalità che ne fa un caso pa-radigmatico di artista brut, di quelli che sarebbero piaciuti a Dubuffet, e ormai rari nell’Occidente dell’omologazione, perciò è diventato una scoperta che attrae i collezionisti.
E.V. Esiste quindi un mercato parallelo a quello dell’arte “uffi-ciale”. Ma chi vende le opere di questi autori e soprattutto a chi vanno i proventi?
E.d.S. Se l’Art Brut che nasce outsider, al di fuori cioè di ogni finalità esterna, si potesse o meno vendere senza perdere la sua forza è stato a lungo oggetto di dibattito. Oggi la que-stione è stata superata nella prassi: c’è un mercato vivace in grande espansione, acquirenti alla ricerca di creazioni originali e autentiche distanti dal clima di businnes legato all’arte contemporanea, gallerie specializzate in Europa e negli States, la casa d’aste Christie’s ha un settore apposito, esiste una fiera d’arte annuale a New York ... Un fenomeno abbastanza recente. Ad esempio, in Italia la prima galleria specializzata è nata lo scorso autunno: Rizomi con sede a To-rino. I proventi? Le gallerie fanno normali contratti con autori e proprietari trattenendo la loro percentuale; se l’autore è ancora in vita e lavora in una struttura protetta, sarà quest’ul-tima a gestire la parte finanziaria, se come purtroppo è più frequente è stato scoperto dopo la sua morte, il vantaggio sarà degli eventuali eredi, così come delle persone e fonda-zioni che ne possiedono le opere, in genere gli scopritori. Ad esempio, nel caso eclatante e molto quotato (prezzo medio: 200.000 dollari) di Henry Darger, solo e senza parenti, la cui opera immane viene scoperta dai suoi padroni di casa nello sbarazzare la camera dopo la sua morte, sono loro (ed oggi la fondazione che è stata poi costituita) a ricevere somme e diritti: del resto hanno avuto occhio nel non gettare via tut-ti quei fogli e manoscritti, riconoscendovi immediatamente una qualità fuori dal comune!
E.V. Il tuo interesse per l’art BRUT risale alla metà degli anni Settanta con la mostra dedicata a Sabo nei locali della Ci-vica Galleria d’Arte Moderna di Palermo e poi nel 1987 al Museo Civico di Gibellina. Dopo vent’anni ritorni a questa iniziale passione pubblicando “Irregolari” (edito da Kalós) un libro godibilissimo e straordinario per la qualità dell’argomen-to e della scrittura. Subito dopo fondi l’Osservatorio Outsider Art presso l’Università di Palermo. Quanto ha contribuito l’Os-servatorio a suscitare interesse in Italia per questo argomento e soprattutto quali sono i progetti già pianificati e l’obiettivo a cui tende?
E.d.S. In Italia siamo in pochi ad occuparcene e l’Osservato-rio - sia con la sua rivista on-line sia con il convegno organiz-zato l’anno scorso - aggrega e fa rete stimolando la collabo-razione tra tutti. Grazie alla nostra attività divulgativa, a livello internazionale c’è adesso grande interesse e curiosità per gli autori siciliani. Un’azione importante è stata quella di coinvol-gere gli studenti nelle ricerche sul territorio, il che ha portato a nuove scoperte e alla formazione di una giovane squadra di esploratori appassionati: una bella risorsa e, come è stato detto da altri, praticamente unica in Europa. Tra i programmi: quest’estate una mostra a Gibellina che presenterà opere di Sabo (un ritorno all’autore che ha segnato l’inizio della mia storia personale con l’arte outsider) insieme a uno scultore siciliano scoperto di recente. La Sicilia è terra fertile per l’arte irregolare: abbiamo già attivato i canali di comunicazione con la scena internazionale, adesso si tratta di sensibilizza-re l’opinione locale, dare visibilità, tutelare e impedire la di-spersione delle opere, con l’obiettivo di creare un itinerario strutturato attraverso le straordinarie creazioni degli outsider siciliani come il giardino incantato di Bentivegna a Sciacca e i murali di Bosco a Castellammare. Una proposta di viaggio dentro una “terra matta” dove ricerca delle radici e ricerca di libertà coincidono.
Outsider Art Fair New Yorkin fondo due opere di Giovanni Boscofebbraio 2011
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Giovanni BoscoSenza titolo, s.d.pennarelli su Bristol rosa, cm 70x50ph Teresa Maranzano
Osservatorio Outsider Art - Università di PalermoDipartimento di Studi Storici e Artistici
Facoltà di Lettere e FilosofiaViale delle Scienze, Edificio 12 - 90128 Palermo
outsiderart.unipa.it/index.php/it/home
Eva di StefanoIntervista a
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ISTI Emilio
La parabola creativa di Emilio Vedova, intensa e vissuta, va certo oltre i confini dell’esclusivamente pittorico. La sua radice espressionista, maturata attraverso l’irrequieta adesione ai gruppi “Corrente” e “Oltre Guernica” prima e al Fronte Nuovo delle Arti e al Gruppo degli Otto dopo, troverà compimento in una astrazione drammatica, che “non rifiuta il rapporto con la natura e l’interiorità dell’ar-tista” e che “accetta l’ispirazione da qualsiasi occasio-ne”, come scrive Lionello Venturi presentando il Gruppo alla Biennale veneziana del ‘52. La veemenza dell’opera di questi anni, in cui la resistenza antifascista ha un posto centrale, soprattutto a livello intellettuale, sfocerà di lì a breve in una gestualità prorompente, romanticamente automatica e astratta; da qui l’inizio di una poetica in-quieta, nervosa, scenograficamente presente, teatrale per l’accumulo di visioni, per le fitte geometrie del segno, per gli impulsi e le tensioni emozionali. Una poetica che farà di Vedova uno dei principali esponenti della pittura informale italiana e che gli permetterà di essere presen-te alle maggiori rassegne d’arte internazionali. San Paolo (Biennale, 1951), Kassel (Documenta, nel 1955, nel 1959 e, più recentemente, nel 1982), Venezia (numerose le parte-cipazioni alla Biennale, dove nel 1960 avrà una sala per-sonale e gli verrà assegnato il Gran Premio per la Pittura) sono solo alcune tappe che consacreranno Emilio Vedo-va come uno tra i maggiori artisti del secondo Novecento. Complesso e stratificato, fatto di concetti, rivelazioni, ac-costamenti e metafore, di ispessimenti di senso che sono grammatica e romanzo, siamo di fronte ad un linguaggio ermetico nel senso etimologico del termine: a governare il gesto di Vedova è Hermes, divinità dei passaggi, dell’at-traversamento delle soglie; l’evocatore degli infiniti mon-di possibili. Perché l’infinito è sempre il possibile, l’irreale, il sublime, il fantastico e mai l’atto, il limite, lo spazio chiuso; ma anche il reale e l’impossibile, il vero e l’inganno. Come la pittura di Vedova: sfuggente eppure densa e vera, il cui segno, il cui il gesto, senza sosta, descrive onde e re-spiri, attese, passioni e rabbia. Traccia, colore, azione, si definiscono nel loro mimare a diventare scena, massa, assembramento di atti omologhi che presi a sé, nella loro singolarità avrebbero vita precaria ma che invece vivono la loro sistemazione, ancorché violenta e dissonante, in un organismo espressivo che si sviluppa secondo una dialet-tica che sembrerebbe appartenere, per intensità e strati-ficazione, più alle ricerche della musica contemporanea che alla pittura in senso stretto. Vedova fa della pittura
di Marcello PalminteriEmilio Vedova al lavoro ai “Plurimi” presso i Magazzini del Sale 1972foto di Berengo Gardin
Tragedia della visione
Opere di Emilio Vedova ai Magazzini del Sale
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scena aperta, definisce ambientazioni multiple, come avviene in maniera ancora più accentuata nei “Plurimi”: incontro-scontro di pittura e scultura, di superficie e spazio, sembrano svilupparsi per consentire - proprio come in una esecuzione orchestrale - di apparire in molteplici visioni, così come agli strumenti è concesso di emettere due o più suoni contemporaneamente, nonché una varietà di trascolorazioni timbriche con tutta una ricca fenomeno-logia di effetti. L’opera, allora, si dilata, si veste in nuove dimensioni e nuove collocazioni visive, concorrendo a ri-badire l’istanza della materia che trova prolungamento nei processi di densità e rarefazione, verticali e orizzontali, del tessuto pittorico che segna il percorso della composi-zione. Di più: l’impressione è quella dello scorrere di una grande materia in cui sia rimasto impigliato il brandello appena riconoscibile di qualche rado messaggio. Qui si fa luce l’interessante simbologia sociale dell’arte: Emilio Vedova, lo ricordiamo nuovamente, svolge una pittura di forte impegno. L’astrazione di Vedova è una riflessione sui rapporti tra la complessità artistica e l’efficacia politica e si colloca in una dimensione che si definisce nei termini di una metafisica lotta che comporta - come qualcuno ha sottolineato - “retrospettivamente il dibattito ideologico e politico interno alla cultura italiana dagli anni Quaran-ta agli anni Sessanta” ed oltre. Il dipingere di Vedova è il rito della tradizione che si carica di nuove tensioni, ca-paci di dare il senso ad una concezione spaziale della composizione che sembra rimandare ancora, per le sue stratificazioni, alla musica, alla policoralità veneziana, ar-ricchita da una forte carica espressionista con la quale si caratterizza l’esattezza vigorosa del segno, della struttura, delle invenzioni timbriche. La pittura “teatrale” di Vedova recupera prove drammatiche che delineano, sempre, la complessità contraddittoria del mondo e della storia, E la cifra maggiore risiede proprio nel fatto che nell’apparente difformità del segno e delle strutture si propone lo svilup-po coerente di concetti e posizioni nei quali si riassume la poetica unitaria di Emilio Vedova. Una poetica che po-
tremmo definire “tragedia della visione”, parafrasando il sottotitolo di una tra le più importanti opere del Novecen-to musicale: “Prometeo. Tragedia dell’ascolto”, composta dall’amico (veneziano anch’esso), Luigi Nono, che già nel 1960 dedicherà a Vedova la prima sua composizione per nastro magnetico (intitolata “Omaggio a Vedova”). Un omaggio ricambiato nella collaborazione e nella realiz-zazione delle scenografie per “Intolleranza 1960”, scritta da Nono nello stesso anno su commissione del Teatro La Fenice di Venezia (dove è stata recentemente riproposta, nonostante le difficoltà in cui versano le istituzioni culturali italiane). Potremmo dire infine che, come il suono di Nono, il segno di Vedova, nella sua rapida successione, nelle sue variazioni infinite, costringe ad un continuo riadattamento della visione, configurandosi come un’estetica di protesta contro il mondo e la sua omologazione. Non c’è mai, nella sua opera, una evasione verso atmosfere consolanti, ma soltanto dimensioni sovversive; una pittura che produce un rigenerante malessere, uno sforzo continuo. Tragedia della visione, appunto.
DA VEDERE “Emilio Vedova 1961 & 1984”
Dopo la chiusura della mostra “Emilio Vedova Scultore”, la Fonda-zione Emilio e Annabianca Vedova riprende la sua programmazio-ne all’interno del Magazzino del Sale, alle Zattere, con un’ulteriore rivisitazione dell’opera dell’artista, dal titolo “Emilio Vedova 1961 & 1984”, facendo nuovamente ricorso alla macchina espositiva idea-ta da Renzo Piano, il cui progetto per il Magazzino è stato presen-tato al Padiglione Italia della Biennale Architettura del 2010. L’espo-sizione ha l’intento di mettere in parallelo, per un confronto e per un reciproco potenziamento, singole opere degli anni Sessanta ap-partenenti a “Ciclo ‘61” (1961) e a “Ciclo ‘62” (1962) e due serie di dipinti realizzate negli anni Ottanta, che fanno parte di “Scaraboc-chi dell’anima”, (1982) e “Di umano ‘84-IV” (1984), dove le prime costituiranno una presenza fissa in relazione alle strutture murarie cinquecentesche, mentre gli altri due gruppi si alterneranno nell’in-cavo architettonico, entrando ed uscendo, a scadenze regolari, nello spazio. La proposta interpretativa è di verificare la continuità di un discorso linguistico che Vedova ha prodotto, senza pause, in tutti i periodi della sua ricerca, negli interstizi emotivi e gestuali della pittura. Un transito costante di colori e di gesti che si sono affermati nel vuoto della tela grezza per enunciare l’angosciosa coscienza di un esistere critico e politico. Un’ulteriore messa in scena, mutante e cangiante, dovuta all’alternarsi dei quadri dinanzi allo sguardo del pubblico che, attingendo all’importante patrimonio visuale lascia-to dall’artista, permette un’ulteriore conferma del suo contributo alla storia dell’arte moderna e contemporanea.
Tondo (Golfo; Mappa di guerra) 1991assemblage, tecnica mista su nylon e legno, Ø cm 280ph Paolo Mussar Sartor
fino al 30 aprile 2011
Magazzini del SaleDorsoduro, Zattere, 259 - 30123 Venezia
www.fondazionevedova.org
Emilio Vedovaè nato a Venezia nel 1919, dove è morto nel 2006
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Ci sono artisti che attraverso la materia, gli oggetti, i ritmi, i silenzi, riescono a innescare cortocircuiti poetici dal potere quasi ipnotico, conducendo lo spettatore a provare un turbamento emotivo al quale è difficile resistere, a metà tra attrazione e timore, contemplazio-ne e riflessione. Ciò vale per Alfredo Romano, nato nel 1948 a Siracusa, dove vive la maggior parte del tempo alternando lunghi soggiorni a Torino, celebre autore di dipinti, installazioni, assemblaggi da cui emergono le contraddizioni della nostra terra, il bisogno di silenzio ma anche di rumori vitali, la ricerca del trascendente nella materialità della vita, luci e ombre che percorro-no l’animo umano. Egli attinge dalla semplicità del vi-vere comune molti materiali: vecchi letti, ciotole, foto-grafie, statuette votive, spogliandoli da ogni elemento di cronaca per farne versi di un discorso poetico per immagini. Li monta nelle sue installazioni, li fa diventare simboli, di volta in volta, di solitudine o di preghiera, disperazione o speranza, catalizzando su di essi secoli di racconti, leggende, tradizioni popolari attinte dalla cultura siciliana, specialmente da quelle di Siracusa, la sua città, che continua a investigare, sondare pure nelle viscere dei suoi ipogei o negli edifici abbandona-ti, come il vecchio ospedale di Ortigia, nel quale ha allestito il suo studio. “È stata una scelta controcorren-te quella di rimanere a vivere e a lavorare in Sicilia - ci dice -, ma questo è il mio ‘retroterra naturale’. Tutto il mio lavoro si riconosce in quest’ambiente vasto, dove di volta in volta ho sempre cercato di aprire un varco verso la profondità della nostra cultura, cercando di formalizzare un’immagine che avesse un equilibrio in-terno”. Nelle sue opere, dunque, possono essere indi-viduati molteplici livelli di lettura e di suggestione, molti dei quali partono proprio da Siracusa: le madonnine che utilizza spesso nelle sue installazioni, poste in oriz-zontale, per terra, come pietre miliari di una geogra-fia dell’anima, in cerchio, a individuare i confini di una zona sacra, un altare, o fuoriuscenti a mo’ di perno da una parete, potrebbero esser lette come omaggio
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di Marina Giordano
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Viaggio al termine della notte installazione, Galleria Civica Montevergini, Siracusa, 2009-2010
Angelis suis mandavitinstallazione, Ipogeo Piazza Duomo, Siracusa, 2007-2008
Sonno (part.)installazione, Galleria Civica Montevergini, Siracusa, 2010ph Maurizio Esposito
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alla devozione popolare della Madonna delle lacrime, alla quale nella città è elevato un celebre santuario. Anche oggetti perturbanti e intrinsecamente legati a immagini di violenza, ad esempio le pinze, evocano strumenti di tortura, come quella inflitta alla santa pa-trona di Siracusa, Lucia: “le madonnine, e non solo, le falci, le pinze. la pelle, le sedie, le formelle ex voto, i ca-trami, il cartaceo di grasso, i letti, la luce, la ferita, il cor-po, il seppellimento, il nero, l’oro, il bianco, le ciotole, il convitto …, tutto ciò nel mio lavoro parte da un de-siderio di riconoscimento della nostra cultura, del no-
stro territorio, delle nostre radici”, afferma Romano. E per questo, tra le varie collaborazioni e gli incontri che hanno segnato la sua biografia umana e professiona-le, oltre quello con il celebre gallerista torinese Giorgio Persano, che lo segue da sempre, o il critico Achille Bo-nito Oliva, ama ricordare la figura del Senatore Ludovi-co Corrao, ex sindaco di Gibellina e anima della Fon-dazione Orestiadi: “il primo incontro risale alla mostra “Paesaggio con rovine”, nel 1992; da allora abbiamo collaborato spesso, Corrao mi ha invitato a realizzare anche un lavoro per la sede tunisina della Fondazione, imperniato su frammenti di codici siciliani, i testi poetici arabi siciliani cuciti con filo oro su lini bianchi insieme alle cucitrici tunisine. Con Corrao ho sempre condiviso il riconoscere i nostri confini culturali, le radici comu-ni con i paesi del Nord Africa, parlo di confini culturali e non politici, la nostra area mediterranea.” Sin dalla metà degli anni Ottanta, quando debutta con quadri fatti di strati di catrame o ferri, intitolati opere al nero, partecipando anche alla sezione “Arte e alchimia” della Biennale di Venezia del 1986, Romano rivela la sua indole di manipolatore della materia, che egli tra-sforma in energia, rappresa nella morsa delle pinze che fissano a parete lastre trasparenti, o raggrumata in bende unte di grasso o in sferzanti disegni graffiati di nero, o in rotoli di marmo e superfici di foglia d’oro o di fiammeggiante rosso sangue, o ancora attraverso le sue installazioni di suoni o di pura luce. Egli offre a chi guarda la possibilità di percepire i battiti della vita, il respiro delle cose, un varco verso un al di là ove corpo e spirito, fisicità e ardore dell’invisibile si sublimano in esperienza della visione: “in fondo il mio lavoro - rac-conta lui stesso - può essere tradotto in un messaggio di solidarietà”, solidarietà verso l’uomo, i suoi sogni e le sue debolezze, le sue cadute e il bisogno di rialzarsi.
Alfredo Romanovive ed opera tra Siracusa e Torino
Sonno installazione, Galleria Civica Montevergini, Siracusa, 2010ph Maurizio Esposito
Feritoie (Omaggio a Renato Guttuso) 1994installazione: sedia, vetro, pelli, pinze, colore, cm 190x150collezione Museum, Bagheria (Pa)
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di Martha Mary FrielLA B
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Investire, si sa, è sempre un rischio, anche quando l’inve-stimento è in arte, sebbene su questo particolare merca-to - affetto da minori trasparenza, frequenza degli scambi e liquidità rispetto al mercato finanziario - il concetto di ri-schio trovi una declinazione tutta sua. Le incognite legate alla compravendita in arte dipendono molto innanzitutto dalle motivazioni sottese l’acquisto - spiega Clare McAn-drew, economista della cultura, analista finanziario nonché consulente per molti prestigiosi operatori dell’arte (suo l’Art Market Report TEFAF del 2010) - e cioè dal fatto se si tratti di una forma di investimento indiretto o diretto. Il rischio può infatti nascondersi non solo nelle fluttuazioni monetarie del valore delle opere ma anche nella natura stessa dei beni (cosa non contemplata invece per altre asset class quali per esempio le azioni): accade così che un collezionista possa scoprire che il suo investimento è un falso o, ancora, vederselo danneggiare da qualche calamità domestica o da un trasporto poco accorto. L’investitore avveduto deve poi affrontare i rischi connessi ai rapporti con i molti opera-tori e consulenti del mercato dell’arte e ai possibili conflitti d’interesse che li caratterizzano sperando che, alla fine di tutto, il suo investimento non sia, per esempio, soggetto a notifica o a restrizioni sulle esportazioni. Partendo da que-sti e altri spunti, l’Economista irlandese - con l’aiuto di un team di co-autori d’eccellenza come Ralph Lerner della Whiters, Christiane Fischer CEO di AXA Art USA ed Elizabeth von Habsburg, ex presidente della Gurr Johns e dal 2010 managing director del Winston Art Group, solo per citar-ne alcuni -guida il lettore nell’esplorazione di una serie di problematiche relative all’investimento in arte: dai diversi regimi fiscali cui le compravendite possono essere sogget-te al mercato assicurativo, dagli indici di prezzo ai fondi di investimento in arte, attraversando anche una serie di argomenti di attualità quali l’uso dell’arte come collateral e il mercato illegale di opere d’arte. Il risultato - un volume denso ma chiaro ed esaustivo, ricco di spunti di riflessione - è quello promesso dalla quarta di copertina: “una guida essenziale per gli investitori in arte e per i loro consulenti sui difficili mestieri del collezionare e investire in arte.”.
Fine Art and High FinanceClare McAndrew
L’opera, costituita da una vasta ed esauriente “catalogazio-ne “delle opere esistenti sul territorio calabrese, è la prima di una collana volta a favorire la conoscenza del patrimonio italiano nell’importante settore della scultura. L’ambito della ricerca, effettuata con rigore scientifico e analitico, è rivolto alle opere esistenti nei parchi o musei all’aperto, che costi-tuiscono il versante contemporaneo di un nuovo e più consi-derato metodo museale, che ha il fine di favorire la fruizione quotidiana dell’arte e promuoverne la conoscenza presso il grande pubblico. Dotata di una veste grafica elegante e di un’ottima referenza fotografica, l’opera si compone di una dettagliata sequenza didascalica relativa alle sculture pre-senti nel territorio e di un esauriente apparato bibliografico. Unica nel suo genere, costituisce un vero lavoro panoramico sulla Calabria nel variegato sistema dell’arte contemporanea.
Gianfranco LabroscianoLa scultura in Italia I/CalabriaGaudio Editore, CosenzaEuro 65,00
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La scultura in ItaliaCalabria
Clare McAndrewFine Art and High FinanceBloomberg Press, New YorkEuro 32,50
Mai legato ad alcuna tendenza artistica, la pittura di Pino Chimenti si caratterizza per l’estrema sofisticatezza decorati-va e per l’inventiva fantastica e fabulatrice. Gillo Dorfles so-stiene che quello sviscerato da Chimenti è un “microcosmo, o anzi una vasta favola ben circoscritta nella quale alberga-no creature arcane e conturbanti. Si tratta di una ricchissima famiglia di personaggi irreali e fantasiosi, che sarebbe troppo facile accostare a certo surrealismo o alle opere d’un Mirò o d’un Klee.”. Questi arcani fumetti, definiti da un tratto mi-nuzioso e preziosissimo, sembrano i protagonisti di miti e leg-gende perse nel tempo. Un velo di sana ironia ricopre questo immaginoso e vitale magma primordiale. La monografia, pubblicata dalla casa editrice Mazzotta, presenta una pre-fazione dello stesso Dorfles, un’ampia antologia critica (con testi di Janus,Giorgio Cortenova, Flaminio Gualdoni, Tomma-so Trini, Paolo Balmas, Valerio Dehò, Luca Beatrice, France-sco Gallo e un’ampia selezione di opere, dal 1984 al 2008.
Pino ChimentiMicrocosmiEdizioni G. Mazzotta, MilanoEuro 30,00
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Quest’anno la Fondazione D’Ars Oscar Signorini onlus compie 10 anni: le sue radici si collocano nell’attività di D’Ars Agency, organizzazione fondata nel 1959 da Oscar Signorini al servizio di amatori d’arte, collezionisti, artisti. L’attività della Fondazione verte soprattutto sulla promozione e realizzazione di eventi cultu-rali. La nascita della Fondazione ha coinciso con l’apertura del MIM-Museum in motion inaugurato al Castello di San Pietro in Cerro (Piacenza) in presenza di Pierre Restany (2001). Sono stati realizzati moltissimi eventi espositivi in partenariato con le istitu-zioni del territorio emiliano, tra cui ricordiamo la collaborazione della Regione Emilia Romagna nel progetto Terre di Dialogo e le numerose mostre allestite presso sedi prestigiose e antichi pa-lazzi nella provincia di Parma e Piacenza con rassegne dedica-te a Ugo Nespolo, Enrico Baj, ai surrealisti Maurice Henry e Max Ernst. Tra gli eventi che hanno visto maggiormente impegnata la Fondazione in questi anni di attività ricordiamo il concorso-piattaforma Milano in Digitale (www.milanoindigitale.it). Prin-cipale obiettivo di questa manifestazione è la promozione e il sostegno dei giovani artisti di New Media Art. Curato da Cristina Trivellin e Martina Coletti, Milano in Digitale dal 2006 a oggi ha promosso molti eventi, da convegni a mostre, da pubblicazioni a eventi divulgativi con il sostegno delle istituzioni. Sulla scia del know how maturato con Milano in Digitale, la Fondazione D’Ars parte con il 2011 con il progetto MELTINGPOT - Cantieri creativi per la New Media Art, sostenuto dalla Fondazione Cariplo. Un progetto ambizioso e che sempre più si avvicina ai giovani e alle culture digitali. Il progetto intende mettere a disposizione dei creativi un luogo di scambio, formazione, sperimentazione e produzione per progetti multimediali. Localizzato nello Studio D’Ars, storico spazio espositivo milanese, ogni cantiere offre agli artisti ospitati non solo un luogo fisico in cui realizzare i propri la-vori, ma anche attività di tutorship e di mentorship condotte da artisti affermati e professionisti del settore, che accompagnino gli artisti discenti nelle varie fasi del percorso di apprendimen-to, dalla progettazione alla presentazione al pubblico delle loro opere. L’intero progetto è articolato in cinque cantieri della du-rata di due mesi l’uno: ogni sessione si conclude con una mo-stra finale di due settimane. Il progetto si svolgerà nel periodo compreso tra il novembre 2010 e il febbraio 2012, e si articolerà in molteplici fasi. (www.cantierecreativo.org)
di Grazia Chiesa
D’ARS Oscar Signorini
Fondazione D’ARS Oscar SignoriniGiardino A. Calderini, 3 - 20123 Milano
www.fondazionedars.it
Ugo NespoloScienze naturali, 1998tecnica mista su carta, cm 120x160
Enrico BajStorie di Ubu: incontro con Faustrolltecnica mista su carta
Fabbrica del VaporeMostra E-volution (Milano in digitale), dicembre 2009credit Isabella Magarelli
MeltingPotCantiere creativo per la New Media Artlogo
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Galleria La SpadarinaStrada Agazzana, 14 - 29122 PiacenzaTel. +39 0523.757977 Cell. 339.5092244www.laspadarina.com - [email protected]
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CONCORSO INTERNAZIONALE
VII EDIZIONE
LA SPADARINA 2011
La Materia e lo SpiritoPITTURA SCULTURA E GRAFICA
La quota di adesione di € 100,00 comprende
- iscrizione- pubblicazione dell’opera selezionata sul catalogo della manifestazione- mostra e premio in base all’ordine di classifica.
Agli artisti non selezionati sarà rimborsata la quota di adesione.
Termine ultimo per l’iscrizione
- martedì 31 maggio 2011
Il bando del concorso si può scaricare dal sito: www.laspadarina.com oppure richiedere in galleria.
I PREMI
1° premio € 5.000,00 2° premio € 2.500,00 3° premio € 1.500,00 4° premio € 1.000,00 5° premio € 900,00 6° premio € 800,00
TINA LUPOsculture
www.kultrummuseum.it
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APRIMO PIANO
Ada SORRENTINO
ARTISTI IN VETRINA
Marinella ALBORAInnoccenza ALESSIFrancesca BARONEElena BERGNESILuca BRAGLIANadjia CHEKOUFITanina CUCCIAMichele DEFRONZOPatricia DEL MONACOMartina DI BELLAEva DIANACarlo FEBBOAlberto LOVISITinamaria MARONGIUValeria MARIOTTIAla RAFFALDIMargherita RANCURAUmberta RUFFINIDonatella SALADINOMaria Rosa SCALCOClaudio SEMINOPaolo TERDICHMargherita TOMATIS
ITALART. Associazione ArtisticaARTANTIS.Associazione Culturale
ARTISTI EUROPEI A CREMONA4-10 giugno 2011Con il Patrocinio Comune di CremonaProvincia di Cremona
Info: [email protected]
LA BOTTEGA DELLE ARTI.Arezzo
CONCORSI D’ARTE8-17 aprile 2011FLOWER POWER. Tema: “I fiori e il vento”
23 settembre - 2 ottobre 2011LA VITA NEL PIANETA AZZURRO. Tema: “I felini”
Info: [email protected] IN B
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Marinella AlboraSabela BañaElena BoschiLuca BragliaLibero Botti
Ester CappucciClaudio Castellani
Fred CharapTanina Cuccia
Michele DefronzoPatricia Del Monaco
Martina Di BellaVito Esposito
S. FerrariStelvio GambardellaAlessandro Ghezzi
Anna GiargoniAndrea Giorgi
Lidia JevremovicOlena Khudoley
Lucette Le Rest (Le Rest Agnès)Isa Locatelli
Alberto LovisiAlexandra Maciac
Tinamarina MarongiuValeria Micomonaco
Valeria ModicaDavide Pacini
Margherita RancuraLaura RondininiUmberta RuffiniFulgen Sabatier
Donatella SaladinoVittoria Salati
Ghery ScalpelliniRosario SchianoClaudio SeminoArpinè Sevagian
Simona SiriPaolo TerdichGabriella Tolli
Erika Zolli
www.associazioneartantis.org
VERNICE ART FAIR - IX EDIZIONEFORLI’, FIERA, 25,26,27 MARZO 2011
Ada Sorrentino rivela una ricca cultura pittorica moderna. A pri-ma vista il suo patrimonio culturale sembra denotarsi sopratutto come una sorta di libera e disordinata reattività sensitiva alle forme e ai colori che caratterizzano certi aspetti dell’astrattismo (Mathieu), dell’informale (Fautrier), del materico (Burri). E sem-bra che, con questa reattività sensitiva, l’artista si abbandoni ora a questo ora a quello degli incentivi figurali che spontane-amente le si affollano nell’occhio e nella mente fino al punto di lavorare sulla tela con un’avidità che non conosce limiti alla degustazione e al piacere delle forme e dei colori. Insomma una accumulazione elegante e zampillante di pretesti formali tradotta in immagini intercambiabili, di compatta presenza e pregnanza decorativa. (…) La sensibilità e la passione vengono temperati dal rigore delle scelte, la vivacità della colorazione e lo spessore della pennellata sono trattenuti fino a comunicare di sé più il soffio inventivo e la plasticità che non il puro e semplice azzardo delle tinte o il puro e semplice profilo degli oggetti e de-gli spazi. Si scopre così che quella cultura pittorica della quale si è detto non si limita in Ada Sorrentino a legittimare le linee di gusto e di aggiornamento del suo lavoro ma costituisce la base di un libero rapporto con la realtà. E’ insomma la regola di un linguaggio. Non solo per registrare e recepire, ma per comuni-care. Un linguaggio teso, allarmato, dolente, anche quando più le forme ed i colori squillano e indicano a quali felicità perdute o bramate l’artista richiami se stessa e, attraverso la propria liri-ca meditazione, l’attenzione degli altri. Ecco: una pittura, più che da interpretare, da guardare, quella di Ada Sorrentino, ma sempre come se da esse, assieme alla chiamata dello sguardo, promani un più occulto e intimo invito ad andare oltre: verso il punto cruciale dove Ada Sorrentino cerca di trasformare la sua pittura da sofferta testimonianza soggettiva in valore oggettivo e duraturo di conoscenza.
Antonello Trombadori
ARTA
ntis
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PR
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adasorrentino
a destra, dall’alto
Eventi Fondamentali 1990Nascita, Malattia, Mortetecnica mista su tavola, cm 100x80
La ricerca di Ada Sorrentino è una tensione poetica e civile che ricostruisce le linee di una storia e di una cultura come dimen-sione al presente della vita. (...) Nella sua arte vibra la forza di un’emozione e al tempo stesso di una idea profonda e quanto mai necessaria oggi (...)
Elio Mercuri
i grandi cicli pittorici di
Ada Sorrentino sa come tradurre sulla tela, in movimenti forme e colori che lei domina e piega con assoluta naturalezza e inci-siva grazia, il materiale e il trascendente, inglobandoli entrambi in un racconto di viva e illuminata armonia. Armonia che viene impreziosita e sublimata da un soffio d’Oriente che ne ingenti-lisce la portata evocativa con un misurato e sapiente impiego dell’oro. (...)
Antonio Siligato
ARTA
ntis
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Ada SorrentinoAntico Cassero del Sale, 30 - 58100 Grosseto
www.artesorrentino.it - [email protected]
(...) Ada Sorrentino ha una innata strategia del colore, che riesce a fare guizzare come una sciabolata sul cuore di una materia ai limiti dell’informale perché, ad uno sguardo attento, si scorgo-no motivi formali non del tutto determinabili, che somigliano a qualche cosa, nell’incertezza che possano essere forme residuali oppure forme alla stato nascente, in una sorta di vibrata cre-puscolarità dove sembra che tutto ruoti su vibrazioni cangianti, emblematici di un dinamismo, amalgamati sempre da un tono di fondo, un tessuto connettivo di giustapposizioni e negazioni tenute insieme a tutta forza, perché altrimenti rischierebbero l’incoerenza e la frantumazione concettuale dell’opera. La vo-cazione, essenzialmente pittorica, si avvale fortemente dall’as-senza di una forma mimetica e dai residui di ogni naturalismo e realismo, che non sarebbero facilmente accostabili a questo tipo di visibilità, che potrebbe diventare pretestuale, mentre così è assolutamente testuale, dotata di una sua completezza, do-
sopra, in senso orario
Le Stagioni della Vita 1989Fanciullezza, Gioventù, Maturità, Vecchiaiaolio e tecnica mista con oro su tavola, cm 110x130
tandosi nei confronti della vista, di una piacevolezza che com-prende il senso della bellezza e il suo contrario, la disseminazione del sublime e l’ontologia dell’unità. (...)
Francesco Gallo
T E R D I C H
Acqua 7 | 2010acrilico e olio su tela, cm 100x80
Colazione | 2010olio su tela, cm 50x70
Piazza Cittadella, 11 - 29100 PiacenzaCell. +39 335.5923181 - +39 346.7808680
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Serie “Le Tavole”tecnica mista e acrilico
su cartone telato, cm 50x40
Via Vittorio Veneto, 430020 Fossalta di Portogruaro (VE)
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Serie “Le Tavole”tecnica mista e acrilicosu cartone telato, cm 50x40
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Via Federico Seismit Doda, 21 - 00143 RomaTel. +39 347.1454915e-mail: [email protected]: www.federartisti.com
Astro splendentetecnica mista su tela, cm 40x40
Profondità marinetecnica mista su tela, cm 85x90
Creazionetecnica mista su tela, cm 30x25
Fiori e farfalletecnica mista su tela, cm 50x50
Dal 9 aprile al 12 settembre 2011Esposizione permanente presso ilPlus Florence Via Santa Caterina d’ Alessandria, 15 , Firenze
L’Albero gioiellotecnica mista su tela, cm 60x120
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Albero della primaveratecnica mista su tela, cm 60x120
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Maria Rosa SCALCO
Alfabeto delle sabbieacrilico e sabbie su tela, cm 70x50
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L’opera rossatecnica mista, cm 200x200x8
L’opera biancatecnica mista, cm 200x200x8
L’opera neratecnica mista, cm 200x200x8
Contatti
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Sognando, 2009tecnica mista, cm 100x70
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Il circo, 2008tecnica mista, cm 70x100
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Cavallo arabo con ibiscus, 2008olio su tela, cm 50x40
Cavallo con rose, 2010olio su tela, cm 50x35
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Sognando, 2009tecnica mista, cm 100x70
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E-mail: [email protected]
La poesipittura diFrancescaBaroneFrancesca Barone è poetessa-pittrice. E’ presente attivamente con premi e riconosci-menti in manifestazioni artistiche e lettera-rie di carattere nazionale ed internaziona-le. Ha ideato la corrente artistico letteraria “Poesipittura” che ha riscosso, attraverso le sue opere, l’apprezzamento di diversi espo-nenti della critica, tra cui si segnalano Ge-rard Argelier, Andrea Diprè, Nuccio Mula, Vincenzo Pacelli, oltre all’interessamento di pittori e poeti come Vincenzo Argenio, Lucia Clemente, Rosanna Francheschini, Giovan-ni Monopoli, Gino Tardivo. Vive ed opera a Ceppaloni (Bn).
Contatti
Giovanni BaroneVia Stazione, 41 - 82014 Ceppaloni (BN)Cellulare: +39 334.3413813 E-mail: [email protected]
LUCABRAGLIA
Consapevolezza e crollo dell’ego, 2010encausto, olio e acrilico su tela, cm 100x80
Piazzale degli Erri, 14 - 41121 ModenaTel. +39 338.4441556Internet: www.latelie.itE-mail: [email protected]
AlbertoLOVISI
Jimi Hendrix, olio su tavola, cm 110x80, collezione privata
Via Toscoromagnola Est, 167 E56028 San Miniato (PI)
Tel. 0571.469353 - Cell. 393.5570264www.lovisart.it - [email protected]
Il trombettista, olio su tavola, cm 70x100
MartinaDi Bella
Mabpastelli acquarellabili su carta liscia, cm 70x50
E-mail: [email protected]. +39 349.5066921
AlbertoLOVISI
Il trombettista, olio su tavola, cm 70x100
TaninaCuccia
Frammento - Storie incomplete, 2009affresco senza supporto, cm 80x50 ca.
www.taninacuccia.itVia Marche, 4 - 90144 Palermo
Cell. +39 320.9572551E-mail: [email protected]
ClaudioSEMINO
Piccolo orizzonte rosso olio, foglia e pomice su tela, cm 80x40
Dialoghi muti olio, foglia oro e pomice su tela, cm 30x60
Internet: www.semino.4000.itE-mail: [email protected]
***“Claudio Semino. Mostra Personale”
21 maggio - 1 giugno 2011Pisa, Centro Arte Moderna
Lungarno Mediceo, 26 www.centroartemoderna.com
Michele guerriero, 2010affresco, collage e tempera su tavola, cm 80x80
collezione privata
Donatella Saladino
Stanotte ho sognato una stellaolio su tela, cm 70x50
Estasi, 2007olio su tela, cm 50x40
contatti telefono cellulare e-mail
Via Libero Grassi, 694100 Enna
+39 0935.20006+39 340.6113619
Marinella Albora
Fierezza, 2011olio su tela, cm 70x50
Donna con turbante, 2010olio su tela, cm 50x100
contatti telefono cellulare e-mailinternet
Via Don P. De Barbieri, 3/316167 Genova
+39 010.3726301+39 339.7800938
[email protected]/marinellaalbora
Donatella Saladino
Estasi, 2007olio su tela, cm 50x40
Cascate di Iguaçu, Argentina, 2009olio su tela, cm 70x100
Il mulino di S. Maria La Scala, 2005olio su tela, cm 70x100
Innoccenza ALESSI
CataniaCell. 347.8697499 Internet www.gigarte.it/innoccenzaalessiE-mail [email protected]
L’Arte pittorica di Innoccenza Alessi è l’espressione più viva di un sentimento d’Arte
Prof. Santi Correnti
Molare tempera
Viale Etruria, 23/8 - 01010 Blera (Vt)Cell. 377.2987028 - Fax 0761.1768273
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AGRIGENTO, PALACONGRESSI7, 8, 9 ottobre 2011
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INGRESSO LIBERO
Consulente artistico: Francesco Gallo
VII MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
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Comune di AgrigentoLa città della
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Centro Studi EratoAgrigento
Segreteria organizzativa
Centro Studi EratoVia Matilde Serao, 6 - 92100 AgrigentoTel. (+39) 0922.1804926Cell. (+39) 329.5460822 - (+39) 388.3531958Web: www.agrigentoarte.itE-mail: [email protected]
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