IL MESSAGGERO VENETO 2 LUGLIO
Il governatore: i bimbi hanno diritto a una madre e un padre, il resto è egoismo «La Lega si è evoluta e risponde alle esigenze dell a gente a partire dall'Europa»
Fedriga: mai in Fvg il gay pride difendiamo le famiglie naturali Anna Buttazzoni / UDINE Sale sul palco, accanto al leader (e amico) Matteo Salvini e alla folla di
Pontida ripete i cavalli di battaglia leghisti. A partire dalla famiglia naturale. Il governatore Massimiliano
Fedriga sfodera il piglio severo. «Mi batterò sempre per garantire a chiunque di vivere come crede,
ciascuno con le proprie preferenze affettive. Ma le battaglie di libertà degli adulti - afferma Fedriga - non
possono comprimere la libertà dei bambini che hanno diritto a una papà e a una mamma. I casi della
vita possono portare a perdere i genitori, ma decidere prima che una vita nasca che quella vita non
avrà una delle due figure di riferimento è un fatto di egoismo puro, che nega i diritti dei più deboli, i
bimbi». Il governatore pensa al gay pride di sabato a Milano, racconta di aver visto «l'indottrinamento
dei bambini». «A una piccola è stato spiegato cos'è una famiglia arcobaleno e le è stato detto: "Lo
diventerai". Ecco - aggiunge il governatore - io penso che quella sia una battaglia ideologica negativa. Il
Friuli Venezia Giulia tutela e difende la famiglia naturale, mai darà il patrocinio ai vari gay pride, diamo il
patrocino al family day, perché non si danno soldi pubblici a chi fa propaganda per l'egoismo degli
adulti». Fedriga ribadisce il no alle adozioni gay e «anche all'utero in affitto che utilizza la donna come
un oggetto e compra il bimbo come un prodotto». Nulla da fare alla replica sui diritti gay. «Non è un
diritto avere dei figli, può essere un buon desiderio, ma non un diritto», chiude Fedriga. Che scende dal
palco e parla di «grande entusiasmo, più coinvolgimento». Perché «la Lega si è evoluta. Noi - dice
Fedriga - difendiamo la nostra gente, per cambiare l'Europa e le politiche sui migranti, l'economia e il
lavoro».
domani a roma
Il presidente in missione da Di Maio e Giorgetti per nuovi patti finanziari UDINE Ha una priorità Massimiliano Fedriga, rivedere i patti finanziari con Roma. Riscrivere cioè gli
accordi siglati tra l'ex ministro all'Economia Pier Carlo Padoan e l'ex presidente Fvg Debora
Serracchiani. Una priorità come fu per Serracchiani quella di rivedere il patto firmato mesi prima dall'ex
governatore Renzo Tondo con l'allora responsabile dell'Economia e delle Finanze Giulio Tremonti.Ieri a
Pontida il governatore - che oggi compie 38 anni - ha salutato amici e colleghi di partito, che oggi però
hanno anche la responsabilità di Governo, quel "Governo amico" sul quale Fedriga fa affidamento per
ottenere risorse e dare slancio al programma di governo. Ecco perché Fedriga domani volerà a Roma
per una serie di incontri istituzionali. Sul tavolo molte questioni, dalla terza corsia dell'A4 alle crisi
produttive come Sertubi, dall'affanno dei Vigili del Fuoco per la carenza di personale ai 20 milioni da
garantire a Roma per la Sanità. Domani il governatore vedrà Luigi Di Maio, vicepremier e ministro dello
Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali, con cui Fedriga punta a parlare anche di
Sertubi. Una vertenza per la quale Serracchiani ha scritto a Di Maio chiedendo che al Mise sia aperto
un tavolo di confronto. Secca la replica di Fedriga: «Serracchiani non sapendo di cosa parla per far
vedere che esiste fa comunicati stampa». Domani il governatore incontrerà anche il ministro delle
Infrastrutture, Danilo Toninelli, e poi Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio
dei ministri, e Massimo Garavaglia, sottosegretario all'Economia e alle Finanze. «Sono impegnato -
dice Fedriga - a occuparmi delle questioni aperte, dall'A4 alle assunzioni per i Vigili del Fuoco, fino alla
sicurezza e all'immigrazione per aprire 4-5 Centri di espulsione e dire addio all'accoglienza diffusa.
Servono però risorse, per questo va riscritto il patto con Roma che ce ne ha tolte molte. Io punto alla
"neutralità finanziaria", affinché le misure nazionali non ricadano sulle casse della Regione. Ma la prima
partita da risolvere - chiude Fedriga - è quella della Sanità. Sono moderatamente ottimista».
le reazioni
Irritazione di Fi e M5s Rosato: passo indietro Udine Un passo indietro, che non sorprende il centrosinistra, ma che irrita gli alleati di Forza Italia e, a
Roma, del M5s. Sono le reazioni alle parole pronunciate a Pontida dal governatore Massimiliano
Fedriga sulla difesa della famiglia naturale, contro le adozioni gay.Tra i forzisti il più critico è il
consigliere regionale Piero Camber che ieri su Facebook ha scritto: «Oggi la Lega Nord è a Pontida. Gli
aderenti del Nord in verde, gli altri in blu. Guardavo lo Statuto: tuttora è Lega Nord per l'indipendenza
della Padania. A quando le necessarie, opportune modifiche chiarificatrici?». La coordinatrice regionale
di Fi, Sandra Savino, non si sorprende «perché a Pontida si fanno comizi. Ma questo gridare in Europa
non ha portato a risultati - aggiunge Savino -, come dimostra quanto poco ha ottenuto il premier
Giuseppe Conte nell'ultimo vertice di Bruxelles». Perplessità su gay e immigrati anche dagli alleati di
Governo del M5s. Andrea Ussai, consigliere Fvg grillino, invita la Lega a rifarsi al contratto di Governo e
chiede più chiarezza sui migranti e lotte a tutte le discriminazioni, anche quelle omofobiche.«Nessuna
sorpresa, solo un'amara conferma: il Friuli Venezia Giulia si allinea all'indietro sul fronte dei diritti, e
adesso tocca ai gay», commenta il vicepresidente della Camera, il dem Ettore Rosato. «Quando i diritti
individuali e delle minoranze cominciano a essere poco importanti o irrilevanti o calpestabili - aggiunge
Rosato -, sono a rischio anche quelli sociali. È un periodo molto grigio». L'ex presidente Fvg, ora
deputata dem Debora Serracchiani, attacca Matteo Salvini. «Pontida non è ancora Norimberga ma può
diventarlo, se la Lega prosegue sul crinale del nazionalismo, del conflitto con l'Europa, col resto del
mondo e anche con noi stessi. Siamo noi a dirgli "giù le mani dalle nostre tradizioni e dalla nostra
cultura", che non sono quelle di un chiuso borgo medievale ma quelle della luce dell'umanesimo, del
cristianesimo solidale e senza spada, della pluralità e della tolleranza». Per Furio Honsell, consigliere
regionale di Open Sinistra Fvg, le parole di Fedriga sono «un ritorno alla barbarie».
Il presidente Barnaba: già ipertassati e penalizzat i. E ricorda il ricorso all'esame della Corte: vanno tutelati i diritti acquisiti
Vitalizi, la rivolta degli ex: non siamo privilegiati UDINE Altro che privilegi. Gli assegni vitalizi di cui godono gli ex consiglieri regionali sono tutt'altro che
tali, hanno subito già una pesante decurtazione e sono ipertassati. A fronte della proposta di legge 2,
che prevede una decurtazione dei vitalizi di cui godono gli ex consiglieri regionali, è il presidente
dell'associazione che li rappresenta, Dario Barnaba, già assessore e consigliere del Pri, a prendere
posizione a nome di tutti i soci. «I vitalizi - sottolinea - sono tutt'altro che un privilegio, come sostiene
taluno; al contrario, sono il frutto di ritenute obbligatorie operate dal Consiglio regionale nei confronti dei
consiglieri, e che tali ritenute ammontavano ad aliquote variabili nel tempo dal 19% al 23%, cioè a più
del doppio e fino a quasi tre volte le aliquote alle quali sono assoggettati i lavoratori dipendenti. Gli
assegni vitalizi degli ex consiglieri regionali, che già si connotavano tra i più contenuti d'Italia, hanno
avuto nel tempo delle pesanti riduzioni, a cominciare dal 2006 (e tuttora in atto), tali da poter sostenere,
senza poter essere smentiti, che la riduzione reale complessiva ammonta al 30%; nessuna categoria di
cittadini è mai stata sottoposta a un simile trattamento e ciò induce a pensare che gli ex consiglieri
siano stati oggetto di iniziative punitive che non meritano e che sono del tutto ingiustificate.Per
l'associazione bastava prevedere un contributo di solidarietà ispirandolo al risanamento della finanza
pubblica e adottandolo per tutte le categorie di pensionati. Una cosa, sia nel primo, sia nel secondo
caso, mai fatta.Quindi il rischio ricorsi. «Nell'operare "tagli" ai provvedimenti previdenziali - scrive
Barbaba - si rende necessario rispettare i principi chiaramente fissati dalla Corte costituzionale, cioè: la
ragionevolezza, la proporzionalità, la temporaneità e, soprattutto, l'affidamento dei cittadini nella
sicurezza giuridica. Quanto previsto dalla legge regionale 2 del 2015 e dalla proposta di legge ora
approvata, non corrisponde ai dettami della Consulta (e in netto contrasto con tali pronunciamenti
sarebbe qualsiasi ricalcolo con effetto retroattivo); un nutrito numero di ex consiglieri si è rivolto alla
magistratura per ottenere il riconoscimento dei propri diritti; solo l'incredibile lentezza della giustizia
italiana (sono passati più di tre anni dal primo ricorso) ha impedito di arrivare a una sentenza; siamo
ancora in attesa di conoscere dalla Corte di Cassazione qual è il giudice al quale dobbiamo rivolgerci».
Regione Anna Buttazzoni / UDINE Quattro nuovi ingressi nella platea degli ex che hanno diritto al vitalizio, due
assegni per gli eredi di altrettanti compianti politici e una sospensione. È il mini bilancio in fatto di
pensioni dell'Ufficio di presidenza del Consiglio, tra vecchia e nuova gestione.Hanno chiuso la propria
esperienza nell'Assemblea regionale e hanno raggiunto i 65 anni Stefano Pustetto, ex esponente di
Sel; Paride Cargnelutti, eletto tra le fila del Pdl; Mauro Travanut, esponente del Pd e poi di Mdp, e
Valter Santarossa di Autonomia responsabile. Alle loro spalle più legislature, ma nell'agosto 2013 il
primo provvedimento varato dal Consiglio a maggioranza centrosinistra fu l'abolizione dei vitalizi, dalla
legislatura in corso allora. E dunque chi ha ricoperto il ruolo di consigliere dal 2013 al 2018 non ha
diritto al vitalizio o alla pensione, quella che oggi il centrodestra vuole riproporre partendo dal modello
contributivo come per qualunque altro lavoratore. In attesa del nuovo corso, però, restano le vecchie
incombenze. A Pustetto, dunque, va l'assegno per cinque anni di lavoro (quelli precedenti al 2013) per
una somma di 2.048,14 euro mensili lordi. Stessa cifra e ragionamento anche per Cargnelutti, che
incassa l'impegno svolto dal 2008 al 2013. Santarossa, invece, ha fatto il consigliere dal 1998 al 2003 e
dal 2013 al 2018. Niente pensione dunque per gli ultimi cinque anni, ma per i precedenti sì. E allora
Santarossa incassa 2.048,14 euro mensili lordi. Il vitalizio più ricco, invece, spetta a Mauro Travanut,
consigliere regionale dal 2003 al 2018, quindici anni ai quali, al fine della pensione, vanno tolti gli ultimi
cinque. E allora l'ex esponente dem per dieci anni di lavoro porterà a casa 3.949,99 euro lordi mensili.
Ci sono poi gli eredi che, per legge regionale, hanno diritto al 60 per cento del vitalizio dell'ex
consigliere. E allora alla famiglia di Giuseppe Romano Specogna va un assegno da 3.511,10 euro
mensili lordi. Agli eredi di Claudio De Ferra, invece, spettano 799,13 euro mensili lordi. A Piero
Camber, invece, il vitalizio da 3.159,99 euro mensili lordi è stato sospeso, perché Camber a fine aprile
è stato rieletto in Consiglio per Fi e le regole stabiliscono che l'assegno non viene erogato a chi sta
svolgendo cariche elettive.Come riportato in tabella, a tutti i vitalizi approvati è stato applicato il taglio
come "contributo di solidarietà" voluto dal Consiglio nel 2015. Una sforbiciata che è stata confermata
fino al 31 dicembre, in attesa della revisione organica di vitalizi e pensioni che il centrodestra sta
elaborando.
la rivendicazionE
«Denigrati politici che hanno servito tutto il Friuli» «Giova ricordare - aggiunge Barnaba - che sono stati colpiti da misure penalizzanti coloro che, nel
tempo, con provvedimenti politici, legislativi, amministrativi e regolamentari, senza mai rivendicare
meriti o riconoscimenti particolari, hanno dato vita alla Regione, favorito lo sviluppo economico,
valorizzato il patrimonio culturale, tutelato l'ambiente, realizzato la pianificazione territoriale,
determinato il ruolo internazionale del Friuli Venezia Giulia, ricostruito il Friuli dopo le catastrofi dei
terremoti del 1976. Gli ex consiglieri sono stati e sono oggetto di una vera e propria campagna
denigratoria, che scivola spesso in autentica diffamazione (che li amareggia) condotta, purtroppo anche
da chi in virtù delle sue responsabilità pubbliche dovrebbe astenersene, nei confronti di chi ha dedicato,
con onore ed efficacia, una parte della propria vita alla politica e alle istituzioni».Gli ex politici in Fvg
sono quasi 200.
È l'effetto del taglio dei contratti a tempo determ inato Friuli ai margini dei potenziamenti per i recapiti Amazon
Da oggi via 43 postini «Consegne a rischio» Michela Zanutto / UDINE Da oggi in Friuli Venezia Giulia ci sono 43 postini in meno. È l'effetto del
taglio ai contratti tempo determinato deciso dalla casa madre, Poste italiane spa. Ed è subito
emergenza consegna perché nel periodo estivo le ferie del personale a tempo indeterminato sono
garantite proprio dai precari. A lanciare l'allarme sono i sindacati che, uniti, hanno scritto una lettera
all'azienda per chiedere provvedimenti immediati, e cioè la riassunzione di tutto il personale in
scadenza ieri. «Proprio nel momento in cui è stato sottoscritto un accordo sulle politiche attive del
lavoro che, nella nostra regione porterà a un numero ridicolo di stabilizzazioni, l'azienda ha ridotto in
misura drastica l'autorizzazione del personale flessibile, forse per giustificare proprio quei numeri che
non sono supportati dalla realtà dei fatti», scrivono i rappresentati delle segreterie regionali di Slc Cgil,
Slp Cisl, UilPoste e Failp Cisal. «A fine giugno avevamo 69 contatti a tempo determinato attivi, da
quello che sappiamo noi passiamo a 12 per il recapito e 14 per Amazon - ha spiegato Domenico La
Rocca, segretario generale Slp Cisl -. Siamo fortemente preoccupati per questo». A livello nazionale è
appena stato sottoscritto un accordo che impegna l'azienda a trasformare i contratti parti time dei
portalettere in full time. Da qui al 2020 l'implementazione sarà graduale, nel primo step il Friuli Venezia
Giulia ha conquistato sette trasformazioni a tempi pieno, in tutta Italia sono state 330. «Siamo
impegnati a risollevare le sorti del recapito che è sempre stato in deficit, ma oggi grazie all'e-commerce
si rilancia il settore - ha aggiunto La Rocca -. In Friuli Venezia Giulia è iniziato un percorso di
riorganizzazione non facile, ma che speriamo possa dare i propri frutti». La Rocca si riferisce al fatto
che i portalettere dei comuni di Udine, Cividale, Gemona, Cervignano e San Daniele lavorano anche
nel pomeriggio, con turni che arrivano fino alle 21 per fare fronte alle mutate esigenze imposte dall'e-
commerce. «È un sacrificio per i lavoratori, ma dà prospettive - è la speranza del segretario generale
dello Slp Cisl -. Ci troviamo però con i centri che ancora non lavorano in questa maniera che hanno
bisogno di contratti a tempo determinato, altrimenti le ferie non le fa nessuno». E c'è un grimaldello che
mette a rischio tutto il sistema delle consegne, da qui e fino a settembre. «Perché - ha ricordato La
Rocca - i portalettere dal 15 giugno e fino al 15 settembre non sono obbligati agli straordinari quando i
colleghi sono in ferie programmate. Il problema è che a risentirne è il servizio». A breve arriverà una
tornata di stabilizzazioni in Poste, anche per la nostra regione. «Ma saranno pochissime - ha avvertito
La Rocca -. C'è un accordo che determina i criteri di come si andranno a stabilizzare le persone:
l'azienda determinerà dove ci sono i posti. In primis per quest'anno si andranno ad applicare quelli che
hanno esercitato il diritto di prelazione, cioè personale con più contratti a tempo determinato rinnovati
nei mesi che hanno la priorità».
il bilancio dell'assessore bini
Grazie ai fondi europei 1.300 nuovi occupati Il Pd: è merito nostro UDINE Sono state 3 mila 461 le domande presentate sul Por Fesr 2014-20 a fronte di 48 bandi e inviti
pubblicati, con mille 560 progetti già finanziati la cui attuazione sta generando significativi risultati di
crescita intelligente, sviluppo sostenibile e occupazione: le imprese finanziate prevedono, infatti, una
crescita di 573 nuovi occupati nel settore ricerca e sviluppo e di 713 nuove unità grazie agli investimenti
tecnologici. A rendere noti questi dati positivi che riguardano lo stato di avanzamento del Programma di
sviluppo regionale Por Fesr 2014-20 del Friuli Venezia Giulia dedicato alla crescita e all'occupazione è
l'assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, che ha presieduto in questi giorni il
quarto incontro del Comitato di sorveglianza a Udine.Il Por Fesr 2014-20 ha una dotazione di 230
milioni di euro, ai quali l'amministrazione regionale ha aggiunto 85 milioni di euro di fondi propri. Ad oggi
le risorse attivate risultano pari al 122 per cento della dotazione Por e stanno generando 64 milioni di
euro di investimenti privati in ricerca con ben 172 imprese che cooperano con gli enti di ricerca e 109
milioni di euro di investimenti privati in tecnologie e Ict.Notevole l'impegno richiesto all'amministrazione
regionale durante l'anno in corso, che prevede la verifica del raggiungimento degli obiettivi intermedi.
Sotto tale profilo, l'assessore Bini ha espresso fiducia, ricordando i traguardi già consolidati e
riconosciuti dalla Commissione Europea, tra i quali il primato nazionale al Friuli Venezia Giulia nella
designazione dell'Autorità di gestione. «Un giorno dopo l'altro stanno scomparendo i cumuli di
"macerie" che avremmo lasciato in regione, e si scopre che abbiamo creato posti di lavoro e fatto
crescere imprese, migliorato il Tpl, dato attenzione all'ambiente e sostenuto le fonti di energia
rinnovabile». A sostenerlo il segretario regionale del Pd Salvatore Spitaleri, commentando così le
parole di Bini.
Sarà Cipriano il direttore dell'Uti Friuli Centrale Nessun bando per il direttore generale dell'Uti Friuli Centrale. Giuseppe Manto, dimissionario dal primo
luglio, sarà sostituito dal segretario generale del Comune di Udine, Carmine Cipriano. «Non sappiamo
quale sarà il futuro delle Unioni territoriali - ha spiegato il presidente, Gianluca Maiarelli -, quindi è stato
deciso di non fare il bando».Carmine Cipriano è stato recentemente nominato segretario della Provincia
di Udine, incarico che coprirà fino a 31 dicembre, cioè fino a quando l'ente sarà definitivamente
dichiarato chiuso. L'indennità per il nuovo ruolo nell'Uti non è stata definita: «Sarà inferiore a quella di
direttore a tempo pieno», ha aggiunto Maiarelli, circa 100 mila euro l'anno tra stipendio e indennità. «La
norma prevede questo ruolo per Cipriano -: conclude Maiarelli - che ci aiuterà a definire il "ritorno a
casa" dei vigili urbani».
IL MESSAGGERO VENETO 1 LUGLIO
Domani parte la rivoluzione: prezzo uguale ovunque e acquisto online facilitato Al via i ticket promozionali per i treni storici e il trasporto gratuito delle biciclette
Nasce il biglietto unico del bus per viaggiare in tutte le città Michela Zanutto / UDINE Puntano tutto sul turismo le nuove tariffe per i servizi di trasporto pubblico
locale (Tpl) del Friuli Venezia Giulia. Treni storici, incentivi al trasporto di biciclette e un biglietto unico
regionale per gli autobus. Sono le principali novità per il tpl approvate dalla giunta, su proposta
dell'assessore alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti.Arriva un biglietto promozionale per viaggiare sui
treni storici della regione. Gli adulti pagheranno un itinerario di andata e ritorno 15 euro per treni trainati
con locomotiva a vapore, di 7,50 euro per bambini e ragazzi fra i 4 e i 12 anni. Se la locomotiva
funziona a diesel, allora il titolo di viaggio costerà 10 euro per gli adulti e di 5 fra i 4 e i 12 anni, questi
ultimi relativi a servizi aventi a riferimento la linea Sacile-Gemona. «Abbiamo puntato a favorire la
fruizione dei treni storici perché sono un mezzo di promozione del territorio e della mobilità integrata»,
ha spiegato Pizzimenti. Sulla Pedemontana le biciclette saranno trasportate gratis, e sugli altri treni del
Friuli Venezia Giulia basterà pagare un supplemento di 3,50 euro (20 euro il mensile). Inoltre il ticket
della Sacile-Gemona sarà scontato del 50 per cento. Dal primo luglio sarà invece introdotto il biglietto
unico per tutti i bus della regione, il che significa un'omogeneizzazione del prezzo (sostanzialmente
aumenta di 0,05 centesimi solo a Trieste per le due tratte della corsa semplice) e sarà più facile anche
l'acquisto online.Il nuovo piano tariffario segna l'avvio di un percorso per definire ulteriori agevolazioni
previste per l'accesso ai parcheggi dell'aeroporto di Ronchi dei Legionari a favore degli abbonati del tpl,
il tutto per incentivarne l'utilizzo che in questi mesi ha registrato delle difficoltà. Confermata l'attivazione
dell'integrazione sperimentale per gli abbonati tpl tra Udine e Cividale, comprese le località intermedie,
e i comuni delle Valli del Natisone e Udine. E, sempre in tema di titolo di viaggio, il nuovo regime
tariffario consente l'utilizzo del biglietto che ha come partenza o destinazione l'aeroporto (con le stazioni
di Trieste-Airport o Ronchi dei Legionari Nord cioè una delle due fermate che servono il comune di
Ronchi dei Legionari), sulla direttrice da e per Trieste così da poter fruire al meglio delle soluzioni
proposte dall'offerta commerciale.Il documento approvato dalla giunta prevede anche la presa d'atto del
riconoscimento reciproco dei "supplemento bici" venduti da Obb, le Ferrovie austriache, e da Trenitalia,
per i treni da Villaco Hbf a Tarvisio Boscoverde, in diretta corrispondenza con i treni Alpe Adria di
Trenitalia, e viceversa. In modo che chi porta con se la bicicletta non debba pagare supplementi
appena attraversato il confine. Il documento sancisce inoltre la presa d'atto dell'attivazione delle nuove
modalità di rilascio dei titoli di viaggio agevolati da parte delle Aziende Tpl (in caso di rinnovo) con una
semplificazione della procedura adottata finora. Possibilità che vale anche per le tariffe relative al
servizio marittimo di linea per il trasporto passeggeri, tra i porti del Friuli Venezia Giulia e quelli delle
Repubbliche di Slovenia e di Croazia. Si dà, infine, mandato alla Direzione centrale infrastrutture e
territorio di definire le tariffe transfrontaliere sulla direttrice Udine/Trieste-Lubiana, che saranno poi
approvate dalla giunta regionale. -
l'assessore
Pizzimenti: piano con tariffe ridotte a favore degli utenti «Il nuovo regime tariffario del trasporto pubblico locale punta a favorire l'utenza, in particolare
attraverso la riduzione delle tariffe, producendo un concreto e immediato vantaggio economico per i
cittadini, la semplificazione delle procedure per l'accesso alle tariffe agevolate e l'incentivazione all'uso
dei servizi pubblici integrati, cioè della possibilità di raccordare gli spostamenti in treno, autobus,
bicicletta». Questo l'obiettivo dell'assessore alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti, di fronte al suo
primo provvedimento sul tpl. «Questa riforma è una rivoluzione del sistema tariffario - ha concluso -, a
beneficio dell'utenza, realizza l'integrazione tra i sistemi di trasporto e facilita accesso e utilizzo dei
servizi».
Legambiente boccia l'ente regionale per la pista di discesa di Pradibosco e il Comune per la mancata difesa del lago
Bandiere nere a Promoturismo e Cavazzo Davide Vicedomini / UDINE Promoturismo Fvg e Comune di Cavazzo Carnico finiscono dietro la
lavagna. A bocciarli è Legambiente che ha assegnato le bandiere nere e quelle verdi di Carovana delle
Alpi per il Friuli Venezia Giulia, i riconoscimenti attribuiti a progetti e iniziative da condannare e ad
azioni e interventi da prendere come modello positivo. Questa volta a finire nel mirino dell'associazione
ambientalista «per le gravi incoerenze dimostrate nel comportamento» sono stati, da una parte, l'ente
regionale che ha il compito di sviluppare il settore turistico, e dall'altra, l'amministrazione del Comune
montano.A Promoturismo Fvg, Legambiente rimprovera, in particolare, di non aver concretizzato quella
svolta in chiave di turismo slow e sostenibile che era stata annunciata con il varo del piano del turismo
2014-2018. «Date queste premesse - dichiarano Sandro Cargnelutti, presidente dell'associazione, e
Marco Lepre, responsabile per la montagna - c'era da attendersi finalmente una svolta, dopo anni di
ingenti investimenti di risorse in piste e impianti di risalita, sempre più vanificati dai cambiamenti
climatici. Invece è stata portata a compimento una devastante nuova pista di discesa e sciovia, del
costo di circa 3 milioni, pensata una decina di anni fa, nella piccola stazione turistica di Pradibosco, a
1.100 metri di altitudine». «A Sella Nevea e nel Tarvisiano - aggiungono - Promoturismo ha addirittura
organizzato le discese fuoripista con l'utilizzo degli elicotteri: una pratica, oltre che pericolosa,
inaccettabile dal punto di vista ambientale. Infine il marchio dell'ente compare su alcune delle
manifestazioni estive più contestate, come la "Motocavalcata delle Alpi Carniche" e la "MulaTrial delle
Valli del Natisone". Consentire, in deroga ai divieti previsti dalla legge, a qualche centinaio di
appassionati di enduro e trial di scorrazzare liberamente su strade forestali, mulattiere e sentieri, con il
rischio di imbattersi in ignari escursionisti, non è esattamente una scelta intelligente».Al Comune di
Cavazzo, invece, viene rinfacciata la posizione assunta, in piena discontinuità con il passato, rispetto ai
progetti di rinaturazione del Lago dei Tre Comuni e all'ipotesi di by-passare lo scarico della Centrale di
Somplago. «Da anni - sottolineano Cargnelutti e Lepre - i comitati che si battono in difesa del lago
sostengono la necessità di spostare a valle il punto di immissione delle gelide acque della Centrale
idroelettrica di Somplago, responsabili dell'inquinamento termico che ha portato alla scomparsa di gran
parte della fauna ittica, del deposito di sedimenti e delle frequenti variazioni di livello. Finalmente uno
studio ha dato concretezza all'ipotesi di realizzazione di un by-pass per lo scarico della centrale con il
parere favorevole anche di consiglieri regionali appartenenti a tutti gli schieramenti politici. Ma il
Comune, a sorpresa, si è espresso contro questa ipotesi sostenendo che di esso non si deve neanche
parlare, poiché turberebbe il presente equilibrio».
Il Comune cerca associazioni per prorogare il proge tto Fissato anche il corrispettivo pro capite giornalie ro: 32 euro
Il piano Aura continua fino a 350 profughi negli appartamenti Cristian Rigo Il progetto Aura per l'accoglienza diffusa dei richiedenti asilo sarà prorogato fino al 30
giugno 2019. Il Comune di Udine ha infatti pubblicato un avviso per la sottoscrizione di un nuovo
accordo quadro con più operatori economici «in grado di offrire un servizio di accoglienza e assistenza
in favore richiedenti protezione internazionale in stato di indigenza, temporaneamente presenti sul
territorio».Il precedente accordo era scaduto il 31 dicembre dello scorso anno ed era stato prorogato
fino 31 agosto. Ma, tenuto conto «delle previsioni relative ai flussi di richiedenti asilo in ingresso nel
territorio italiano e regionale e della necessità - si legge nella delibera firmata dal dirigente ad interim
dei servizi sociali, Filippo Toscano - in attuazione alla convenzione stipulata con la Prefettura di Udine,
di provvedere all'erogazione dei servizi di accoglienza sia per l'anno in corso sia per il primo semestre
dell'anno 2019, onde assicurare la prosecuzione del servizio quantomeno per i richiedenti asilo che,
risultando già accolti nel sistema di accoglienza al termine dell'anno in corso e rimanendo in attesa di
decisione definitiva da parte del competente Commissione territoriale in ordine alla loro richiesta di
protezione internazionale, siano titolati a continuare a beneficiare del servizio di accoglienza».Al
momento sono accolti nel sistema Aura 330 richiedenti asilo in 53 strutture di accoglienza la cui
gestione è affidata a 6 soggetti del terzo settore. Nel nuovo accordo quadro il numero massimo salirà
fino a 350 mentre l'importo massimo per il corrispettivo pro capite giornaliero è fissato a 32 euro. Ai 350
richiedenti asilo accolti con il progetto Aura vanno poi aggiunti quelli che saranno ospitati alla
Cavarzerani dove il nuovo bando predisposto dalla Prefettura ha stabilito un numero massimo di 320
posti (attualmente ci sono 230 persone e ogni giorni vengono registrati 5 o 6 nuovi ingressi secondo
quanto riferito dalla Croce rossa) di conseguenza complessivamente a Udine sarà attrezzata per
accogliere 670 profughi, più del doppio di quanto stabilito dall'accordo tra Anci e Ministero.
il fondatore di oikos
«Dare la Cavarzerani alla Matrix/Stella alimenta il business» Giulia Zanello «Se agli attuali ospiti della Cavarzerani si dovessero aggiungere anche quelli
attualmente in accoglienza diffusa, grazie alla convenzione Aura, non si farà altro che alimentare il
business di una grande società di Napoli a scapito di un centinaio di friulani che lavorano sul territorio,
creando un pericoloso assembramento di gente nella struttura».Giovanni Tonutti, fondatore della onlus
Oikos commenta così la notizia della ventilata possibilità che la gestione della Cavarzerani possa finire
in mano alla Matrix/Stella, cooperativa con sede nella provincia partenopea che dovrebbe risultare la
vincitrice del primo lotto del bando per la struttura che ospita i richiedenti asilo.«La Prefettura ha indetto
il bando e ha vinto questa struttura di Napoli, che sicuramente lavora benissimo - argomenta Tonutti -,
ma comunque gestisce 26 centri di accoglienza straordinaria in tutta Italia, dunque che non ci vengano
a raccontare che in questo modo non scatta un meccanismo per il quale si alimenta il business, a parità
di costi erogati». Il primo lotto, che è quello che riguarda registrazione degli stranieri, rilascio del badge,
comunicazioni quotidiane con la Prefettura e tra gli altri servizio sanitario e controllo per un valore di
oltre due milione di euro.«Se poi decidessero di fermare il progetto Aura trasferendo tutti alla
Cavarzerani a pagarne le conseguenze sarebbero cento lavoratori friulani e altre 350 persone chiuse in
caserma, bambini compresi - insiste Tonutti -. Ricordiamo che vanno distinte le persone che vivono
negli appartamenti con progetti di accoglienza diffusa e quelli che vagano in giro per la città». Oikos,
chiarisce Tonutti, a tutte le persone garantisce accoglienza e corsi di alfabetizzazione e formazione.
«Abbiamo già incontrato l'amministrazione e mi sembra che il buon senso e l'ascolto prevalgano -
conclude il fondatore della onlus -. Noi ci mettiamo a disposizione per individuare soluzioni comuni».
IL MESSAGGERO VENETO 30 GIUGNO
I magistrati approvano i conti, ma restano alcune c riticità Nel mirino anche le garanzie alle Pmi per l'accesso al credito
Personale e società pesano ancora tanto La Corte dei conti bacchetta la Regione Mattia Pertoldi / TRIESTEIl Fvg ottiene agevolmente la parificazione del rendiconto generale per
l'esercizio finanziario 2017, ma, allo stesso tempo, deve ancora "subire" qualche bacchettata da parte
del procuratore generale della Corte dei conti Tiziana Spedicato e del presidente della Sezione di
controllo Antonio Caruso su spese per il personale, garanzie alle imprese e costi per le Partecipate. La
virtuosità della Regione, capace di rispettare tutti i vincoli di bilancio nazionali ed europei e
contemporaneamente continuare ad abbattere il proprio debito, non è minimamente in discussione,
cioè, ma all'interno di un giudizio complessivamente positivo, ci sono almeno un paio di punti che -
secondo i magistrati contabili - meritano un'attenzione particolare. Il tutto sempre in attesa che viale
Miramare presenti la valutazione sulla gestione della sanità regionale dopo le polemiche degli scorsi
mesi con l'allora giunta di Debora Serracchiani. Quanto ci vorrà ancora? Poco, anzi pochissimo perché
già all'inizio della prossima settimana la Corte dei conti dovrebbe trasmettere al Consiglio regionale le
valutazioni complessive comprese in un arco temporale ampio: dal 2014 a oggi.PersonaleIl primo punto
nel mirino di Spedicato è relativo al personale. Anche nel 2017, infatti, va registrata la tendenza
all'aumento dei dipendenti complessivi dell'amministrazione regionale già registrata nel 2016.
«Complessivamente al 31 dicembre dello scorso anno - ha spiegato il procuratore - parliamo di 977
dipendenti in più arrivati dalle Province» di cui 240 soltanto lo scorso anno. Un incremento - il totale dei
dipendenti ha toccato quota 3 mila 766 - che comporta, ovviamente, anche un innalzamento dei costi
per il personale pari a 16,1 milioni di euro con il conto passato dai 179,4 milioni del 2016 ai 195,5 del
2017. Attenzione, però, perché l'aumento del personale non è legato soltanto alla soppressione degli
enti intermedi. «Oltre 140 dipendenti hanno liberamente scelto di passare dagli enti locali alla Regione -
ha detto Spedicato - e questo, tenuto in considerazione anche la ratio delle riforme, ci porta a suggerire
una rivisitazione del Comparto unico».Società PartecipateUn altro vulnus, per la Regione riguarda la
gestione delle Partecipate che, citando testualmente Spedicato, costano «un sacco di soldi e non
portano nulla in dote». Stando ai numeri della Corte dei conti, nel dettaglio, nel corso dell'esercizio 2017
l'ammontare complessivo degli impegni in conto competenza a favore delle società Partecipate dalla
Regione è stato pari a 294 milioni di euro. Un dato che segna un deciso e netto incremento (+70,24%)
rispetto all'anno precedente quando l'ammontare fu pari a 172,7 milioni. L'aumento, in particolare, è
determinato principalmente dai capitali iniettati all'interno di Banca Mediocredito (114,2 milioni, 38,84%
del totale) e da Insiel (97,61% milioni, cioè il 33,20%) seguito da Fvg Strade (44 milioni,
14,96%).Garanzie alle PmiL'ultimo aspetto su cui i magistrati contabili invitano la Regione a essere più
attenta e prudente riguarda le garanzie prestate a favore di terzi, il più delle volte per agevolare
l'accesso al credito di aziende e imprese locali. Un problema non esclusivamente attuale, bensì di
lunga data considerato che dai conti della Corte risulti come nel periodo compreso dal 2012 al 2017
siano state escusse garanzie per un ammontare totale di 26,7 milioni di euro - «di cui oltre una decina
soltanto per le vicende dell'Aussa Corno» ha spiegato Spedicato - con 634 mila da riferirsi al bilancio
dello scorso anno.debito in caloPromossa comunque, al di là di queste indicazioni, la Regione con
un'attenzione particolare ai risultati ottenuti a livello di contenimento del debito. Dell'esercizio 2017 la
Corte dei Conti segnala infatti «il rispetto del limite all'indebitamento previsto» dalla legge, sottolineando
che pure «in presenza del subentro dei prestiti assunti dalle ex Province e dell'assunzione di un nuovo
mutuo da 20 milioni di euro, si rileva una diminuzione del debito regionale che passa da 374,15 milioni
(al 31 dicembre 2016) a 357,68 alla chiusura dell'esercizio 2017». Inoltre, la Regione dispone di una
«rilevante, strutturale, giacenza di cassa» (2,325 miliardi). La Corte dei Conti ricorda, infine, che con
l'esercizio 2017 «la Regione ha provveduto a redigere, per la prima volta, uno stato patrimoniale e un
conto economico sulla base della contabilità economico-patrimoniale armonizzata», vale a dire la «più
rilevante novità» negli aspetti redazionali del rendiconto finanziario annuale.
il centrosinistra
Spitaleri e Bolzonello «Gli alibi sono terminati ora la destra governi» TRIESTE Gli "alibi" e la campagna elettorale sono finiti e adesso per il centrodestra è arrivato il
momento di governare. È questo, in estrema sintesi, il pensiero del Pd dopo quanto emerso ieri in viale
Miramare. «Con la giunta di centrosinistra - ha detto il segretario regionale Salvatore Spitaleri - la
Regione ha aperto e mantenuto un vero dialogo con lo Stato, da pari a pari nell'ambito delle reciproche
attribuzioni. I risultati che abbiamo ottenuto dal punto di vista dell'affidabilità, della solidità e della
trasparenza della Regione mettono la giunta di Massimiliano Fedriga in condizione di avviare la nuova
legislatura in condizioni di sicurezza finanziaria. Da qui in avanti non è consentito più guardare al
passato per spiegare il presente».Secondo il capogruppo in Consiglio regionale Sergio Bolzonello,
invece, la «qualità e i miglioramenti, in tema di conti, apportati in cinque anni dalla precedente
amministrazione di centrosinistra sono un dato oggettivo come confermato dalla Corte dei conti in uno
dei rendiconti generali della Regione più lusinghieri degli ultimi anni». Per cui «questo è quello che
abbiamo lasciato, non certo la desolazione raccontata dal centrodestra prima e dopo il periodo
elettorale». Stando all'ex vicepresidente infatti «ora le campagne elettorali sono finite e dovrebbe
essere terminato da un po' questo atteggiamento di denigrazione soprattutto su determinati settori: ora
è il momento della responsabilità, è ora che il centrodestra cambi toni, si metta in testa che ha il
compito e il dovere di governare e soprattutto che ha gli strumenti necessari, conti in ordine e basi
solide per lavorare».
il presidente
Fedriga guarda alle scelte del futuro «Confronto continuo con i giudici» TRIESTE«La Corte dei conti è al centro di un insieme di garanzie a tutela dell'interesse pubblico, ma ha
anche un ruolo di consulenza per le istituzioni sulla base del quale vorrei potesse concretizzarsi un
confronto preventivo rispetto alle scelte della Regione».Così Massimiliano Fedriga che ha poi rimarcato
come «i vincoli finanziari derivanti dall'adesione all'Ue e dalla crisi della finanza pubblica, prodotta dalla
recessione economica, hanno posto il Paese di fronte a grandi sfide, a partire dalla necessità di
conciliare l'equilibrio finanziario con la tutela dei diritti dei cittadini e l'erogazione servizi: non sempre
questo sforzo ha prodotto risultati soddisfacenti, anche a causa di una lacunosa disciplina dei rapporti
tra il Governo e gli enti locali».
il ricordo
La sala del Cal a Udine verrà dedicata a Romoli UDINE La sala dove si riunisce il Consiglio delle Autonomie locali (Cal) a Udine sarà dedicata al
compianto presidente del Consiglio regionale Ettore Romoli.«Una sala che lo ha visto per lungo tempo
interprete protagonista della vita politica del nostro territorio» ha sottolineato l'assessore alle Autonomie
Locali Pierpaolo Roberti che ha avanzato la proposta. «Romoli è stato un indiscusso esempio di politico
e di rappresentante delle istituzioni, come tale riconosciuto al di là di ogni appartenenza politica; con il
garbo, la signorilità e la passione politica dimostrati nel corso del suo lungo impegno politico - ha
affermato Roberti - ha sempre costituito un riferimento importante per il suo territorio».
La Regione contesta la richiesta dei due politici d i cambiare l'elenco degli eletti Rischiano il ruolo di consigliere Bini (Progetto Fv g) e Giacomelli (Fratelli d'Italia)
La giunta fa ricorso al Tar e si oppone a Sette e Bandelli Mattia Pertoldi / TRIESTE Sarà anche vero, e non c'è motivo di dubitarne, che la decisione di
costituirsi nel giudizio elettorale avanti al Tar del Fvg sia dovuta al fatto che Lanfranco Sette e Franco
Bandelli hanno impugnato il verbale di elezione, con cui è stata definita la composizione del Consiglio,
contestando la costituzionalità delle legge elettorale regionale.Ma resta il fatto che la decisione presa
ieri dalla giunta - con Sergio Bini, parte in causa diretta della questione, uscito dalla stanza al momento
della discussione e del voto - di schierarsi contro il ricorso depositato a Trieste rappresenta per
l'esecutivo di Massimiliano Fedriga anche una scelta dal valore strettamente politico che è difficile, per
non dire impossibile, non tenere in considerazione. Come noto, infatti, qualche giorno fa la coppia
formata da Sette, candidato nel collegio di Udine con Fratelli d'Italia, e Bandelli, in quello di Trieste nelle
fila di ProgettoFvg per una Regione Speciale, hanno depositato al Tar un ricorso in cui, in estrema
sintesi, si contesta il calcolo dei resti grazie al quale sono stati eletti, rispettivamente, Bini a Udine -
secondo della lista civica alle spalle di Mauro Di Bert - e Claudio Giacomelli, primo, a Trieste.Stando ai
due ricorrenti, estremizzando ancora il concetto, in realtà l'eletto in quota meloniana andrebbe al
collegio udinese e quello di ProgettoFvg invece a Trieste. In questo caso, quindi, "salterebbero" le
elezioni di Bini - e quindi fra qualche giorno di Edi Morandini (terzo in lista a Udine) considerato che il
patron di Euro&Promos dovrà dimettersi dopo l'ingresso in giunta - e Giacomelli mentre, appunto,
entrerebbero a piazza Oberdan Sette e Bandelli. Il problema, almeno da quanto appreso ieri, è che i
legali dei due ex candidati in Consiglio nelle motivazioni del ricorso - che dovrebbe essere discusso
mercoledì - hanno contestato la costituzionalità della legge elettorale regionale con cui, vale la pena
evidenziarlo, sono stati eletti gli ultimi quattro governatori - Riccardo Illy, Renzo Tondo, Debora
Serracchiani e Fedriga - e i relativi Consigli.Bene si capisce, dunque, come mai la Regione abbia
deciso di schierarsi contro il ricorso di Sette e Bandelli, ma resta sempre il fatto che, politicamente
parlando, sia arduo non ritenere che la giunta tra un proprio assessore e un "esterno" - il cui ritorno in
campo dopo le vicissitudini del 2013 aveva alimentato non pochi mal di pancia nel centrodestra locale -
abbia deciso di prendere le parti del primo. Con tutte le possibili conseguenze del caso, specialmente
all'interno di un movimento (ormai quasi partito) "federato" come quello di Bini dove convivono l'anima
di ProgettoFvg, fondato dall'assessore, e quella di Regione Speciale da cui arriva Bandelli. -
sicurezza
Antifurti nelle case Fondi ai Comuni per 500 mila euro Tempi certi, stabiliti a priori, per l'emanazione del bando da parte dei Comuni e più anni di residenza in
Fvg per accedere al finanziamento. Sono queste alcune delle principali novità contenute nel
regolamento riguardante l'assegnazione agli enti locali delle risorse (500 mila euro) destinate ai
cittadini, con le quali coprire le spese per l'installazione di impianti di sicurezza nelle abitazioni private
dei cittadini friulani.
verso il 2019
Le priorità del Defr sono enti locali, sanità e migranti «Il riassetto degli Enti locali, la sanità e la sicurezza collegata ai diritti sociali sono i punti cardine del
Documento di economia e finanza regionale (Defr) che racchiude le linee guida di proprie di
quest'Amministrazione regionale per affrontare le sfide future del Fvg e sulle quali siamo già in moto».
Questa la sintesi di Massimiliano Fedriga sul Defr approvato nella riunione di giunta di ieri a due mesi
esatti dall'elezione del governatore del Fvg.
QUOTE LATTE
Progetto Fvg e Lega: «Multe e pignoramenti devono essere stoppati» Michela Zanutto / UDINE Quote latte, stop alle multe con un'interrogazione consiliare. A sottoporre la
questione alla giunta è il capogruppo di Progetto Fvg, Mauro Di Bert, con il consigliere della Lega,
Lorenzo Tosolini. Le quote latte, cioè il limite sulla produzione di latte per ciascun allevatore nella
Comunità europea, oltre il quale si applicava una tassazione detta prelievo supplementare, cessa di
esistere dal 1º aprile 2015. Ed è proprio quell'anno di produzione, quello a cavallo fra il 2014 e il 2015,
che, stando a un'indagine condotta dal senatore Luigi Gaetti come vicepresidente della Commissione
Antimafia della scorsa legislatura, la produzione italiana di latte era inferiore a quella confermata
dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) all'Unione europea. Quindi non solo lo Stato italiano,
non avendo prodotto oltre la quota nazionale assegnata dalla Ue, non era tenuto a pagare alcun
prelievo supplementare per l'ultima campagna di applicazione del regime, ma anche agli allevatori non
spettava nessun pagamento.Ecco perché «la Regione potrebbe aver sanzionato illegittimamente i
produttori per non aver provveduto a versare il prelievo supplementare per la campagna 2014-2015
entro il 1º ottobre 2016, ma avrebbe attivato nei loro confronti il recupero coattivo sia delle sanzioni sia
del prelievo supplementare», scrive Di Bert nell'interrogazione che punta a sospendere le procedure
coatte di recupero delle sanzioni e dei prelievi supplementari imputati per la campagna 2014/2015, oltre
a predisporre la revisione dei dati di produzione per quella campagna sulla base delle risultanze
dell'indagine condotta dal senatore Gaetti e, infine, di stabilire con il ministero delle Risorse agricole
una soluzione definitiva e condivisa per le vertenze in corso.In questi ultimi mesi la tendenza dei
Tribunali amministrativi è di dare ragione agli allevatori. L'ultima sentenza del Tar del Fvg ha cancellato
interessi sulle sanzioni per centinaia di migliaia di euro e fermato subito i pignoramenti che erano in
corso per saldare sanzioni di vent'anni fa.
l'istituto di credito
Sì all'aumento di capitale Mediocredito va a Iccrea la Regione scende al 47% UDINE«Si è completato un altro tassello importante nel percorso di ristrutturazione straordinario di
Mediocredito che consente di dare quella solidità all'istituto per permettergli di esercitare un ruolo
rilevante a favore dello sviluppo delle nostre imprese».Lo ha dichiarato l'assessore al Bilancio Barbara
Zilli a margine dell'assemblea dell'istituto che ha approvato all'unanimità la proposta di aumento di
capitale e le modifiche statutarie da adottare in vista dell'integrazione con il gruppo bancario Iccrea. «Si
tratta di un accordo - ha aggiunto Zilli - che prevede una nuova architettura della compagine sociale. La
nuova composizione del capitale dell'istituto, una volta portata a termine l'operazione, sarà composta
dalla Regione con una quota del 47%, dal Gruppo Iccrea con il 51,5% e altri soci minori con
l'1,5%».L'assemblea dell'istituto ha anche approvato il nuovo testo dello statuto così come autorizzato
dall'Autorità di vigilanza. Le modifiche riguardano in particolare la nuova governance, che prevede un
Consiglio di amministrazione composto in totale da cinque membri, di cui tre nominati dal Gruppo
Iccrea e due dalla Regione Fvg tra i quali il presidente. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
La Prefettura ha rilevato incongruenze tra l'offert a presentata e i costi per i servizi Fuori dalla gara le prime due: la Cavarzerani verso una cooperativa di Napoli
La Croce Rossa esclusa dal bando per la gestione
dei migranti alla caserma Davide Vicedomini La Croce Rossa viene esclusa dal bando per la Cavarzerani e, con ogni probabilità,
la gestione dell'ex caserma, che attualmente ospita circa 200 richiedenti asilo, andrà a una cooperativa
con sede a Napoli. Colpo di scena quindi nell'appalto per la fornitura di beni relativi al funzionamento
del centro di accoglienza di via Cividale. La prefettura, con un avviso pubblicato sul proprio sito, ha
tagliato fuori dalla gara le prime due classificate del primo lotto - il più corposo con l'importo a base
d'asta di 2.425.936 euro - per l'erogazione di servizi alla persona, gestione amministrativa, assistenza
sanitaria, distribuzione dei beni e servizi connessi. Badia Grande, cooperativa di Trapani, e Croce
Rossa Italiana sono state eliminate per «incongruenze evidenti e plurime tra l'offerta economica
presentata e i costi richiesti per i servizi», spiega il vice prefetto Gloria Allegretto, presidente della
commissione che ha esaminato le domande pervenute. Nei giorni scorsi, dopo aver riscontrato alcune
"anomalie", il collegio ha richiesto ulteriori documentazioni alle due partecipanti, dalle quali sono
risultate «poco credibili e disallineate rispetto alle spese previste» entrambe le offerte. Da qui la
decisione da parte del Responsabile unico del procedimento, Elisabetta Tessitori, di escludere
entrambe le concorrenti dall'appalto. «Dispiace per l'esito ma riteniamo di aver svolto un lavoro buono -
afferma Allegretto - e congruo ai doveri della pubblica amministrazione». A trarre vantaggio da questa
clamorosa doppia eliminazione è il consorzio Matrix/Stella che occupava la terza posizione. La
cooperativa sociale Matrix ha sede a Gragnano in provincia di Napoli e attualmente gestisce 26 centri
di accoglienza straordinaria tra Campania, Abruzzo, Molise e Puglia. «La prossima settimana -
annuncia il vice prefetto - chiederemo fascicoli anche a questa cooperativa». Passerà quindi ancora
ulteriore tempo - la nuova gestione doveva iniziare il primo giugno e concludersi il 31 maggio 2019 - per
avere l'ufficialità. Il lotto numero uno è il più corposo dei quattro con cui è stata suddivisa l'intera
gestione della Cavarzerani e comprende, nello specifico, la registrazione dello straniero, il rilascio
all'ospite di un badge da utilizzare per le entrate e le uscite, la comunicazione alla prefettura delle
presenze giornaliere, degli allontanamenti non autorizzati e dei beni erogati, la custodia dei risparmi
personali del richiedente asilo se richiesto dall'interessato, il controllo delle utenze telefoniche, elettriche
e idriche. Riguarda anche l'attivazione di un presidio dei punti di accesso finalizzato ad assicurare il
rispetto degli orari indicati nel regolamento del centro e a segnalare eventuali violazioni.A giorni
verranno formalizzate anche le aggiudicazioni dei lotti 2 (fornitura pasti) e 3 (pulizia e igiene
ambientale). Al primo posto, rispettivamente, ci sono la società Ladisa di Bari e la Friul Clean/Artco. Per
il lotto 4 (fornitura di effetti letterecci, vestiario, prodotti per l'igiene e pocket money) vista l'esclusione
della ditta Roma srl, unica offerente, il Rup deciderà, a breve, se chiedere la disponibilità alla vincitrice
del lotto 1 oppure optare per una nuova manifestazione d'interesse.
Ci sono dubbi sui criteri di conteggi Ma il prefetto: regolamento applicato
«Valutiamo il ricorso»
l'intervista «Chiederemo un accesso agli atti e, in seguito a un'attenta valutazione, vedremo se ci
saranno gli estremi per presentare il ricorso». Il commento della Croce Rossa all'esclusione dal bando
per la gestione dell'ex caserma Cavarzerani è affidato al direttore Fabio Di Lenardo. C'è amarezza tra
lo staff della Cri per l'esito della procedura. «Non siamo convinti che i conteggi della prefettura siano
corretti - spiega Di Lenardo -. Vorremmo capire quali sono i criteri con cui è stato calcolato il costo del
personale». Nessuna contestazione quindi, solo la volontà di avere un chiarimento. «Con la prefettura
c'è un ottimo rapporto - aggiunge il direttore -. Immaginiamo che la commissione abbia fatto il suo
dovere, ma vorremmo capire se sono stati fatti degli errori».La Cri gestisce l'ex caserma dal 2015
quando fecero ingresso una quarantina di richiedenti asilo. Il picco fu raggiunto nell'estate del 2016 con
oltre mille presenze. Attualmente sono 230 gli ospiti con 5/6 ingressi al giorno di media. «Quando
siamo arrivati per la prima volta all'ex caserma - racconta Di Lenardo - facevamo addirittura fatica a
entrare. C'era un groviglio di rovi che ne impediva l'accesso. Parliamo di una struttura che era
dismessa da 15 anni, devastata dai vandali. I primi ragazzi avevano accesso all'edificio solamente la
notte. Poi, siccome l'amministrazione non riusciva più a farsi carico degli arrivi, la gestione ci è stata
affidata completamente. All'inizio non c'erano bagni e acqua corrente. Oggi l'ex caserma ha un volto
nuovo. C'è sorveglianza e gli ospiti ricevono tutte le cure sanitarie». La prefettura ha ristrutturato due ali
dell'edificio mentre la protezione civile ha allestito la tendopoli che, a breve, verrà sostituita da una
sessantina di casette dotate di riscaldamento e bagni. «Ci dispiace per l'esclusione - afferma il
presidente provinciale della Cri, Sergio Meinero -. Pensiamo che in questi anni abbiamo fatto un ottimo
servizio per la città e per i ragazzi ospitati».Parole di apprezzamento per la Cri arrivano anche dal
prefetto, Vittorio Zappalorto. «Sono stati artefici della risoluzione di molti problemi che sarebbero potuti
sorgere quando c'è stata una vera e propria invasione dalla rotta balcanica. Hanno fatto fronte a una
situazione disperata con grande professionalità - commenta -. Ma noi dobbiamo seguire alla lettera il
regolamento. La Cri non è riuscita a giustificare lo sconto applicato sulla base d'asta».
Una decina di ospiti con rastrelli e forbici hanno sfalciato il prato e raccolto le immondizie. Il presidente Cri: siamo stati chiamati dal sindaco Fontanini
Profughi al lavoro per ripulire il perimetro della struttura Richiedenti asilo all'opera per sfalciare e ripulire dalle immondizie il perimetro dell'ex caserma
Cavarzerani. Una decina di ospiti della struttura di via Cividale, dotati di rastrelli e forbici, sotto lo
sguardo vigile dei volontari della Croce Rossa, hanno iniziato le operazioni per eliminare le piante che
infestavano l'area verde. Le grandi pulizie sono iniziate poco dopo le otto in via Judrio e termineranno
tra due giorni. A dare la propria disponibilità, anche viste le esperienze di giardinaggio già acquisite nei
loro Paesi, sono stati alcuni giovani provenienti dall'Africa, dall'Aghanistan, dalla Siria e dal Pakistan.
«Ieri sera (giovedì per chi legge ndr) siamo stati chiamati direttamente dal sindaco Pietro Fontanini - ha
spiegato il presidente del comitato provinciale della Croce Rossa, Sergio Meinero - che ci ha dato il via
alle operazioni. Lo facciamo con grande spirito di servizio. Gli ospiti sono ben contenti di rendersi utili
all'intera comunità».
Dati raccolti correttamente dal Comune, problema in formatico nato a Roma Il Ministero avviserà direttamente gli interessati. Aggravio di lavoro negli uffici
In 1.400 rischiano di rifare la carta di identità elettronica Laura Pigani Dopo aver atteso a lungo per il rinnovo della carta d'identità - i tempi medi sono di un paio
di mesi -, chi ha in mano il documento ora rischia di doverlo rifare: sono 1.400 gli udinesi con in mano
una tessera fallata. Il Ministero dell'Interno ha segnalato al Comune l'esistenza di un'anomalia e gli
interessati saranno direttamente avvisati da Roma e invitati a fare di nuovo (gratuitamente) la
carta.Questo, naturalmente, comporta (e comporterà) un aggravio di lavoro per gli uffici, che già sono in
sofferenza e non riescono a smaltire la mole di richieste che quotidianamente arrivano in Anagrafe.
Oltre al normale carico, adesso si dovrà sistemare l'errore che interessa circa 1.400 cittadini. «Il
problema - spiegano dal Servizio demografico, decentramento e politiche di genere del Comune - non
nasce a Udine, dove tutti i dati sono stati raccolti correttamente, ma a Roma, dove questi sono stati
inseriti nella carta elettronica, poi spedita a casa dei richiedenti. L'errore è di tipo informatico, quindi non
visibile, e potrebbe far sì che il microchip non permetta il riconoscimento della carta da parte dei lettori
elettronici (ad esempio negli aeroporti)». Il rischio è ipotetico, ma si fonda su un errore oggettivo.Non è
opportuno - si raccomandano dagli uffici - recarsi in massa all'Anagrafe perché «gli interessati saranno
informati direttamente da Roma».L'anomalia del sistema informatico si ripercuote ora sull'attività degli
uffici, alle prese con carenza di personale dedicato e di macchinari. Su 27 dipendenti in Anagrafe sono
infatti 5 (di cui due part time) quelli assegnati esclusivamente alle carte. Altre tre persone arrivano da
altri settori per turnazione. Gli altri dipendenti si occupano, invece, di tutte le altre attività che spettano
all'Anagrafe.Dal 1º gennaio al 15 giugno sono stati gestiti i rilasci di 5.391 carte di identità elettroniche.
Nello stesso periodo del 2017, invece, le nuove carte rilasciate arrivavano a 4.255, il 26,7% in meno. In
una settimana sono circa 245 gli appuntamenti gestiti dal Comune: 69 distribuiti il lunedì, 36 il martedì e
altrettanti mercoledì e venerdì, mentre il giovedì sono 68. «Accanto agli incontri prenotati - indicano dal
Servizio demografico, decentramento e politiche di genere - c'è la gestione del calendario emergenze e
delle emergenze giornaliere non programmate. Così, in un settimana, oltre ai 245 appuntamenti, si
inseriscono da 65 a 80 richieste in più, tra cui urgenze documentate dagli utenti che richiedono
l'emissione di un documento cartaceo», come previsto dalla circolare ministeriale 11/2017. Per far
fronte al carico di lavoro a disposizione ci sono «5 macchine operative al mattino e 3 durante i
pomeriggi».Se per fissare l'appuntamento serve almeno un mese e mezzo di attesa, per l'emissione di
una carta di identità (senza problemi di software o di device) occorrono invece circa una quindicina di
minuti.
L'assessore Laudicina: si tratta soprattutto di imp rese Ma Pirone (Innovare): previsione molto ottimistica
Il Comune cerca di recuperare 2,9 milioni di Imu ancora non pagata Giulia Zanello Imu: nelle casse comunali mancano 2,9 milioni di euro. Secondo i ricalcoli degli uffici
l'importo per l'Imposta municipale unica ammonta a quasi tre milioni e l'amministrazione conta di
recuperare l'evasione al più presto, soprattutto da quando il servizio tributario ritornerà tra le
competenze dirette del Comune e non dell'Uti Friuli Centrale. «L'accertamento da parte degli uffici ha
evidenziato i 2,9 milioni, un'evasione che non è tanto del singolo cittadino - ha chiarito l'assessore al
Bilancio Francesca Laudicina - ma di persone giuridiche e imprese. Mancano da notificare ancora circa
500 atti, poi si procederà come di consueto e contiamo di recuperarla nei tempi previsti dalla
norma».Dubbiosa la minoranza, tra cui il consigliere Federico Pirone (Innovare). «Sul tema evasione
siamo sensibili, ma la previsione di entrata mi pare molto ottimista, e pure i tempi», sottolinea Pirone
che solleva anche la questione dei 115mila euro a bilancio per il deposito libraio, «una spesa elevata»
dopo che i locali di via Sondrio - con i quali è attiva la convenzione gratuita tra Comune e università per
l'utilizzo - dovranno essere sgomberati per lavori.Anche l'ex assessore al Bilancio e ora consigliere
comunale di minoranza del Partito democratico Cinzia Del Torre interviene sulla variazione, segnalando
il mancato utilizzo di quasi 700mila euro per investimenti: «Il bilancio lasciato è assolutamente sano e
non capisco perché ci siano dei soldi che sembra abbiano voglia di utilizzare - commenta -. L'avanzo
libero è di 6,4 milioni più altri 900 circa, ma quasi 700mila euro non vengono applicati e non sanno per il
momento per cosa usarli. Visto che in campagna elettorale hanno dipinto la città come un disastro -
argomenta -, potrebbero impiegarli per rifare marciapiedi o asfaltare, anche perché se non si applicano
adesso non si potranno avviare progetti e gare entro l'anno e finiranno nuovamente in avanzo».Ma il
neo assessore replica: «Nessuno ci dice quando applicare l'avanzo e non lo faremo di certo su opere
che da cronoprogramma sappiamo già non porteremo avanti. Li terremo per altre eventuali esigenze».
IL PICCOLO 2 LUGLIO
I berlusconiani si radunano in Friuli dopo i risult ati deludenti e le tensioni interne Assenti i critici tranne Ziberna che insiste sulle dimissioni della coordinatrice
Forza Italia tenta il rilancio Non invitati gli "anti Savino" Diego D'Amelio / TRIESTE Forza Italia cerca di riannodare i fili dopo l'insoddisfacente risultato delle
elezioni politiche e regionali, accompagnato dalla mancata indicazione di Riccardo Riccardi alla guida
del centrodestra Fvg e dal terremoto seguito alla scomunica della coordinatrice Sandra Savino nei
confronti di Ettore Romoli, mentre il presidente del Consiglio regionale stava morendo all'ospedale. Un
episodio che ha lacerato un partito già in difficoltà e che si è concluso con l'impegno assunto da Silvio
Berlusconi di rimuovere Savino dall'incarico, sebbene la decisione non sia ancora stata presa e molti
azzurri la considerino ormai rimandata all'autunno.Un primo tentativo di ripartenza è fissato stasera a
Pasian di Prato, dove il sindaco Andrea Pozzo, il coordinamento provinciale di Udine e il movimento
giovanile friulano hanno organizzato l'incontro "Noi, Forza Italia" per avviare il ragionamento sul futuro
di un partito oggi subalterno alla Lega per quanto riguarda gli equilibri nel centrodestra. Un futuro che
tuttavia dovrà passare per la ricucitura delle relazioni interne: difficile infatti dire chi si presenterà a
un'iniziativa partita dal basso e non dal coordinamento regionale, ma che con quest'ultimo pare
schierata, visto che a Pasian di Prato non sono stati invitati gli elementi schierati contro Savino. Non
invitati sono ad esempio Fabio Marchetti e Nicola Locatelli, sindaci rispettivamente di Codroipo e
Camino al Tagliamento: riccardiani di ferro, in rotta però con la coordinatrice. Nessuna chiamata anche
per il deputato goriziano Guido Pettarini, unico dei parlamentari a non firmare la lettera di sostegno a
Savino inviata a Berlusconi. Niente invito anche per Stefano Balloch, sindaco di Cividale, dato da più
parti come possibile successore alla guida del partito. Presenzierà invece il sindaco di Gorizia, Rodolfo
Ziberna, intenzionato a esserci per dire che il partito non è di una parte sola: «Dopo due tornate
elettorali c'è necessità di fare il punto. Sono stato invitato e vado perché non è un incontro di corrente,
ma di tutta Forza Italia». Dopo la richiesta di dimissioni per Savino, Ziberna dice comunque che non
tornerà sull'argomento: «Deve farlo il presidente Berlusconi, che nomina i coordinatori. Il presidente ha
già annunciato che cambierà la leadership regionale e non gli corriamo dietro col fucile. Sono
soddisfatto di questo impegno: quando dovrà accadere, accadrà». Che Forza Italia abbia bisogno di un
bel po' di cerotti lo dicono peraltro la recente defezione dell'ormai ex camberiano triestino Everest
Bertoli, passato armi e bagagli alla Lega, nonché le frizioni che si stanno registrando tra gli azzurri del
vicino Veneto. È di pochi giorni fa l'uscita con cui l'assessore regionale forzista, Elena Donazzan, e il
consigliere regionale Massimo Giorgetti hanno chiesto le dimissioni dell'attuale commissario del partito
regionale, a causa dei risultati elettorali negativi, dell'uscita di numerosi dirigenti, dei dissidi interni alla
coalizione alle ultime comunali e di una certa voglia di Lega.
il consiglio regionale
Mercoledì al Tar il ricorso elettorale di Bandelli e Sette Si terrà mercoledì l'udienza con cui il Tar Fvg potrebbe ridisegnare il profilo del Consiglio regionale. I
giudici valuteranno il ricorso di Franco Bandelli (Pfvg) e Lanfranco Sette (Fdi), che domandano di
verificare il calcolo dei resti che ha prodotto la designazione di Claudio Giacomelli (Fdi) e Sergio Bini
(Pfdg). Il Tar si occuperà anche del ricorso, interno a Progetto Fvg, che vede il pordenonese Emanuele
Zanon chiedere il riconteggio dei voti: solo 16 preferenze lo separano infatti dall'eletto Christian
Vaccher.
1 LUGLIO
Stop alle maggiorazioni per i biglietti del traspor to urbano acquistati online Sconti sui parcheggi dell'aeroporto di Ronchi per g li abbonati ai mezzi pubblici
Dai bus ai treni storici La giunta semplifica il quadro delle tariffe Marco Ballico / trieste Nell'attesa che si chiarisca il rebus del gestore unico del Tpl regionale, la giunta
Fedriga ritocca e semplifica il quadro tariffario del servizio. Nella delibera approvata venerdì, su
proposta di Graziano Pizzimenti, compare in particolare l'unificazione del costo del biglietto di corsa
semplice urbano acquistato da dispositivi mobili alla tariffa ordinaria applicata dalla rivendita a terra. La
novità vale per Trieste, Udine e Pordenone, le province in cui le aziende prevedono modalità di
acquisto via tablet e smartphone. Concretamente, dal 1 luglio il biglietto orario per una tratta e quello
per l'intera rete da 60 minuti del servizio urbano di Trieste costerà 1,25 euro (e non più 1,50 euro) se
acquistato tramite App (modalità usata da Saf Udine e da Trieste Trasporti), mentre dal 1 agosto si
applicherà analoga riduzione nel caso di acquisto sul credito telefonico (modalità utilizzata da Atap di
Pordenone e sempre da Trieste Trasporti). Lo stesso, e con uguali tempistiche, accadrà per i servizi
extraurbani per il biglietto di corsa semplice di prima fascia (per le altre fasce il costo è già equiparato).
«Il nuovo regime tariffario - commenta Pizzimenti - si prefigge di favorire l'utenza attraverso la riduzione
delle tariffe, la semplificazione delle procedure e la possibilità di raccordare gli spostamenti in treno,
autobus, bicicletta». Tra le altre modifiche alla delibera di fine dicembre 2017 della giunta Serracchiani
c'è così l'estensione della gratuità dei servizi bici+bus (già attivi sulle tratte Udine-Grado e Grado-
Monfalcone-Cormons) attivati a luglio sulla base di un tavolo tecnico con PromoTurismo Fvg e le
aziende del Tpl. Trasporto gratuito promozionale delle due ruote anche sulla tratta ferroviaria Sacile-
Maniago, che vedrà pure una tariffa ridotta al 50% (con una soglia minima di 1,25 euro) su ogni
destinazione. Non mancano le azioni in prospettiva. La giunta avvia un percorso di definizione di
ulteriori agevolazioni previste per l'accesso ai parcheggi dell'aeroporto di Ronchi a favore degli abbonati
del Tpl, visto il sotto utilizzo delle nuove aree di sosta presenti nel centro intermodale. Attualmente
Trieste Airport garantisce ai pendolari in possesso di abbonamento bus Apt Gorizia o Trenitalia
l'opportunità di acquistare un abbonamento per il Park 8 con tariffe agevolate (con sosta massima
consentita con abbonamento di 14 ore al giorno), anziché l'accesso allo stesso parcheggio alla tariffa
base di 7 euro. Il "pacchetto" costa 19 euro per 15 giorni, 28 (con abbonamento Apt) e 29 euro (con
abbonamento Trenitalia) per 30 giorni, 200 euro per un anno. Sono inoltre applicate tariffe scontate per
i viaggiatori di Trenitalia in possesso di biglietto da Trieste Airport per una destinazione fuori regione.
Viene poi consentito l'utilizzo del titolo di viaggio avente come origine o destinazione Trieste Airport o
Ronchi dei Legionari Nord indifferentemente da o per una delle due fermate che servono il comune di
Ronchi sulle relazioni da e per Trieste senza necessità di munirsi di due titoli di viaggio. La decisione
accoglie la richiesta di alcuni viaggiatori ed è finalizzata a rendere maggiormente flessibile il sistema.
La delibera di venerdì dispone quindi l'attivazione dell'integrazione tariffaria sperimentale per le
relazioni tra Udine e Cividale, comprese le località intermedie e i comuni delle valli del Natisone. Tra
l'altro, gli studenti che si recano nel capoluogo friulano non dovranno pagare l'accesso alle navette
dalla stazione alle scuole in quanto già comprese nell'abbonamento. Nel documento entrano infine
misure per favorire la fruizione dei treni storici (biglietto anche di sola andata), la presa d'atto delle
tariffe relative al servizio marittimo di linea tra i porti Fvg e quelli di Slovenia e di Croazia e il mandato
alla direzione Infrastrutture per la definizione delle tariffe transfrontaliere sulla direttrice Udine/Trieste-
Lubiana. -
Proposta dell'assessore Roberti supportata da 180 m ila euro per iniziative nel territorio che comprende Sauris, Tarvisio, Malborghetto, Sappada
Finanziata la promozione di lingua e cultura tedesche UDINE Avrà una dotazione finanziaria di 180 mila euro il bando per sostenere iniziative e interventi di
tutela e promozione del patrimonio linguistico e culturale delle minoranze di lingua tedesca del Friuli
Venezia Giulia il cui testo è stato approvato in via preliminare dalla Giunta regionale su proposta
dell'assessore alle autonomie locali, sicurezza e politiche comunitarie Pierpaolo Roberti. Il territorio
interessato comprende i Comuni di Sauris, Tarvisio, Malborghetto-Valbruna, Pontebba e Paluzza nella
sola frazione di Timau; da questo bando è compreso anche il Comune di Sappada. Possono essere
beneficiari dei contributi - singolarmente o nell'ambito di un rapporto di partenariato - i Comuni e le
Unioni territoriali intercomunali che insistono sul territorio delimitato; le organizzazioni e gli enti
rappresentativi delle minoranze riconosciuti dalla legge regionale di tutela 20/2009; altri enti privi di
finalità di lucro con sede legale e operativa nel territorio delimitato. Vengono finanziati corsi
d'insegnamento della lingua e delle tradizioni locali, conferenze e convegni, ricerche in materia
linguistica e culturale; eventi, spettacoli e manifestazioni culturali; iniziative di carattere informativo,
comprese le attività editoriali, discografiche, multimediali ed espositive, le attività e produzioni nel
settore dei media e nei vari ambiti socio-economici nella lingua di minoranza; attività di cooperazione
culturale con enti operanti in paesi europei in cui è storicamente presente la lingua tedesca, ovvero in
territori nazionali ed esteri ove sono presenti minoranze di lingua tedesca o altre minoranze linguistiche.
Il budget complessivo è di 1,5 milioni. In partenza convenzioni con le Ca mere di commercio per gestire le pratiche di rottamazione
Contributi fino a cinquemila euro per comprare vetture ecologiche UDINE La giunta regionale su proposta dell'assessore all'Ambiente ed Energia, Fabio Scoccimarro,
ha approvato lo schema di convenzione da sottoscrivere con le Camere di commercio di Pordenone,
Udine e della Venezia Giulia con cui disciplina la concessione di contributi a privati per la rottamazione
di veicoli a benzina Euro 0 o Euro 1 o di veicoli a gasolio da Euro 0 a Euro 3 e per il conseguente
acquisto di veicoli nuovi ecologici. «Si tratta di una misura con cui si vuole contribuire a ridurre
l'inquinamento atmosferico e migliorare la qualità dell'aria», ha spiegato Scoccimarro, ricordando come
le risorse complessivamente a disposizione per favorire la sostituzione delle vecchie auto ammontano a
1.512.000 euro. «Il Friuli Venezia Giulia - ha precisato l'assessore - erogherà un contributo tra i 3mila e
i 5mila euro a quanti decideranno di rottamare il proprio veicolo a benzina Euro 0 o Euro 1 oppure a
gasolio da Euro 0 a Euro 3 a fronte di un acquisto più verde». L'entità del contributo è legato alla
tipologia della nuova vettura acquistata: ammonterà a 3 mila euro per l'acquisto di auto benzina-
metano, 4 mila euro per l'acquisto di un'auto ibrida (benzina-elettrico), 5 mila nel caso di acquisto di un
veicolo elettrico. Nel dettaglio, attraverso la stipula della convenzione, la Regione provvede a ripartire
gli importi per gli incentivi alle Camere. Ciascuna Camera di Commercio pubblicherà sul proprio sito
internet i termini iniziali e finali per la presentazione delle domande da parte dei cittadini, lo schema di
domanda e l'altra modulistica necessaria. La ricezione delle domande di contributo presentate secondo
le modalità indicate nel regolamento, l'istruttoria di tutte le fasi procedimentali, l'adozione dei
provvedimenti così come l'adozione degli atti di concessione e la liquidazione dei contributi e la
predisposizione e trasmissione delle comunicazioni ai soggetti richiedenti è in carico alle Cciaa che, per
lo svolgimento di queste attività, costituiranno un'apposita struttura organizzativa.
I bonus, a detta dei diretti interessati, sono cont emplati dall'articolo 34 della legge 23 del 2007 e richiamati anche dal bando per il gestore unico
Il mondo dell'esodo reclama le riduzioni promesse in passato e rimaste sulla carta Trieste «Sono sempre di meno, ma mi fermano per strada. E ci sperano ancora». Bruno Marini
incassa il nuovo rinvio, ma non si arrende. E sposta l'appello rivolto con successo a Debora
Serracchiani alla nuova giunta Fedriga: «Non si dimentichi dell'agevolazione per gli esuli
sull'abbonamento dell'autobus». La battaglia aperta dal consigliere di Forza Italia nella sua ultima
legislatura rimane vinta solo sulla carta. A impedire il lieto fine è l'ennesimo ricorso di Bus Italia, la
società Fs che non ne vuol sapere di perdere la gara per il controllo decennale del Tpl Fvg. Nel 2015
Marini aveva portato alla luce una norma regionale, la 23 del 2007, lì dove all'articolo 34 si prevede un
beneficio taglia-abbonamento a favore di invalidi, ciechi e sordomuti, ma anche per gli istriani, i fiumani
e i dalmati «risultanti tali da certificazioni emesse dalle rispettive associazioni». L'effetto della
comunicazione fu immediato, tanto che agli sportelli dell'allora Provincia di Trieste ci fu l'assalto di chi
chiedeva di vedersi riconosciuto lo sconto. Non da poco, tra l'altro, giacché, prendendo alla lettera le
leggi regionali in materia, un anno di bus costerebbe agli esuli (con un imponibile lordo Irpef inferiore ai
30 mila euro) 5 euro e 15 centesimi anziché i 343,50 euro della tariffa base. Niente da fare, tuttavia.
Non dopo che l'assessore provinciale ai Trasporti Vittorio Zollia definì «inapplicabile» la sforbiciata,
salvo un ulteriore contributo della Regione. Di qui il pressing di Marini che, sollevato il caso, riuscì infine
a portare a casa il risultato. Nel bando per la gestione unica del Tpl è stato infatti inserito un passaggio
proprio a favore degli esuli. I maggiori oneri? «Compresi nell'appalto per il servizio».Una quantificazione
precisa, in realtà, non c'è. Anche se, dopo le prime stime che parlavano di migliaia di interessati, è
verosimile che la questione riguardi non più di qualche centinaio di persone. «Il tema non è nemmeno
più economico, ma solo morale - osserva l'ex consigliere regionale -. Speravo che la partita si
chiudesse lo scorso mandato, contiamo ora che si possano superare le ennesime complicazioni
giuridico-burocratiche e si riconosca un diritto a una platea, purtroppo, sempre più ridotta».
industria
Serracchiani a Di Maio: «Tavolo al ministero sulla crisi di Sertubi» «Sia convocato al Mise un tavolo dedicato a Sertubi, che si trova in un frangente estremamente
delicato, al crinale tra la decisione di smantellare l'impianto e quella di proseguire la produzione». Così
scrive la deputata del Pd Debora Serracchiani in una lettera inviata al ministro dello Sviluppo
economico e del Lavoro Luigi Di Maio, sottoponendogli la situazione della Jindal Saw Italia, struttura
produttiva europea per tubazioni in ghisa con stabilimento sito a Trieste. La società era già stata
segnalata per le problematiche legate ai dazi doganali Ue.
Nel mirino dei giudici contabili anche mutui per 33 7 milioni Crescono i sacrifici chiesti da Roma. Ma cala il de bito Fvg
L'allarme della Corte sulle spese eccessive per comparto unico e società partecipate Diego D'Amelio / TRIESTE Conti in ordine e indebitamento in costante calo, nonostante l'ingente
quantità di risorse ceduta dal Friuli Venezia Giulia allo Stato. Ma anche necessità di contenere una
dinamica di spesa ingiustificata nel campo delle società partecipate e del personale. La Corte dei conti
del Fvg ha emesso ieri il giudizio di parifica sul bilancio 2017 della Regione, giudicandone «affidabile»
la gestione, rispettosa del patto di stabilità, ma anche portatrice di alcune criticità. Conti sani e meno
debitoLa Corte ha evidenziato «il rispetto del limite all'indebitamento», sottolineando che pure «in
presenza del subentro dei prestiti delle ex Province si rileva una diminuzione del debito regionale», dai
374 milioni del 2016 ai 357 del 2017. SanitàI magistrati hanno quindi richiamato una serie di «difficoltà
di governance in materia sanitaria», che saranno sviscerate nel controllo sulla gestione in corso da
parte della Corte su richiesta dalla giunta Serracchiani dopo le critiche espresse a inizio anno dal
presidente Antonio Caruso. Personale Forte l'allerta lanciata sulle spese per il personale, costato alla
Regione 195 milioni nel 2017: 16 in più rispetto all'anno precedente. Un incremento che non si spiega
aumento, stando alle parole del procuratore Tiziana Spedicato, con l'iniezione di 200 nuovi dipendenti
(oggi il totale è di 3.766) e con il trasferimento di 240 lavoratori dalle ex Province. Ne deriva la
necessità di «un riassetto del Comparto unico». PartecipateLa Corte ha richiamato inoltre il fatto che
nel 2017 «l'ammontare degli impegni a favore delle società partecipate, pari a 294 milioni, ha
evidenziato un incremento (+70%) rispetto al 2016, determinato principalmente da Banca Mediocredito
(114 milioni), Insiel (97) e Fvg Strade (44)». Il tutto a fronte di entrate per poco meno di 5 milioni: un
risultato che spinge Spedicato a chiedere «prudenza nell'azione di controllo da parte dell'azionista
Regione», invitata a vigilare anche sulle garanzie offerte a mutui per 337 milioni, un terzo dei quali
accesi per la realizzazione della terza corsia dell'A4. Rapporti con lo StatoLa memoria della Procura ha
messo in luce «il sensibile aumento nel tempo delle forme di concorso della Regione al risanamento
della finanza pubblica», con un trend cominciato con il patto Tondo-Tremonti e una dinamica di crescita
arrestata dal Padoan-Serracchiani su un esborso annuo da poco meno di 800 milioni. La Corte ha
espresso giudizio positivo sulla revisione di quest'ultimo accordo, che ha modificato il sistema di
attribuzione delle compartecipazioni erariali, realizzando «maggiore stabilizzazione del gettito». Come
ha spiegato Spedicato, infatti, «lo Stato ha la responsabilità dell'equilibrio complessivo dei conti: o ci si
mette d'accordo o si deve imporre». La politicaIl presidente Massimiliano Fedriga ha tuttavia rimarcato
che «bisogna tenere separati i fabbisogni finanziari degli enti pubblici dai diritti incomprimibili. Solo in
condizioni di estrema urgenza, lo Stato può fare ricorso a misure unilaterali che limitano l'autonomia
finanziaria delle Regione». Dall'opposizione, Sergio Bolzonello (Pd) chiede intanto «un cambio di tono:
il centrodestra si metta in testa che ha il dovere di governare e che ha conti in ordine e basi solide per
lavorare». Per il segretario Pd, Salvatore Spitaleri, «le polemiche del centrodestra contro il nuovo
accordo Stato-Regione possono trovare quiete sulle pagine della Corte che ne descrivono i vantaggi».
Inserite nel documento di economia e finanza 19 mis sioni da portare a termine. Intitolata a Romoli la sala udinese del Cal
In arrivo 11 milioni per le Ater Più fondi a scuole e sicurezza TRIESTE Si chiama Defr, Documento di economia e finanza regionale. Contiene le 19 missioni
perseguite dalla Regione ed entro il 15 novembre prossimo sarà la nota di aggiornamento da
presentare al Consiglio regionale ad approfondire politiche e risultati attesi. Il Defr, approvato ieri dalla
giunta in una seduta che ha distribuito tra l'altro 11,4 milioni alle Ater, si compone in particolare di due
parti. La prima descrive il quadro socio-economico della regione, la seconda entra invece nel dettaglio
delle missioni da concretizzare. Si va dal Programma di finanziamento della sicurezza (si punta tra
l'altro a un'attività sulle 24 ore dei corpi di Polizia locale) al potenziamento delle scuole dell'infanzia e
all'ampliamento dei nidi, dal contrasto alla clandestinità alla riconsiderazione del sistema di
accoglienza. In agenda anche l'occupabilità, il lavoro per le persone con disabilità, la cancellazione
dell'obbligo di adesione alle Uti, il diritto allo studio, il turismo e lo sviluppo economico. Individuando i
punti cardine del Documento, Massimiliano Fedriga cita il riassetto degli enti locali, la sanità e la
sicurezza collegata ai diritti sociali. Il confronto, assicura il presidente, è già partito con i territori e con i
professionisti sanitari, «ma si sono mossi i primi passi» anche sull'immigrazione. «Vogliamo dare un
senso di giustizia al Fvg - riassume il governatore -: in fatto di risorse per l'assistenza, l'aiuto sociale e
le case Ater ci deve essere una precedenza per i cittadini della regione». Proprio in tema di Ater gli
11,4 milioni ripartiti su proposta di Graziano Pizzimenti servono a compensare le minori entrate nei
canoni di locazione e nelle quote per i servizi accessori. Con particolare attenzione alla fascia A, quella
più debole, all'Ater Trieste vanno 5,3 milioni, all'Ater Gorizia 1,6 milioni. Tra le altre delibere, i 500 mila
euro ai Comuni per finanziare sistemi di videosorveglianza nelle abitazioni private.La giunta regionale
ha infine intitolato a Ettore Romoli la sala dove si riunisce a Udine il Consiglio delle Autonomie locali.
A sei mesi dall'entrata in vigore della legge sul t estamento biologico ogni amministrazione ha le proprie regole. E i nume ri non sono alti
Comune che vai biotestamento che trovi Il viaggio in regione per consegnare le Dat L'INCHIESTA Gianluca Modolo / TriesteBusta aperta o chiusa? Fiduciario o no? Una o più copie?
Modulo da firmare o già firmato? A sei mesi dall'approvazione della legge sul biotestamento l'iter per
compilare e, soprattutto, consegnare il nostro testamento biologico è ancora un po' macchinoso e
confuso. Con gli uffici di stato civile dei Comuni - veri e propri "archivi" delle nostre Dat, le disposizioni
anticipate di trattamento - che, in mancanza di un registro nazionale, si arrangiano, ognuno a proprio
modo. «Da quando è entrata in vigore la legge abbiamo registrato 84 dichiarazioni», spiegano dal
comune di Trieste. «Il nostro registro è attivo da ben prima: dal 2014. Fino al 31 gennaio 2018 - data in
cui è entrata in vigore la legge - eravamo a 284 dichiarazioni, che avevano, però, un valore puramente
morale. Con la nuova legge, anche a quelle vengono applicate le nuove disposizioni e non c'è bisogno
di rifarle». Bene, ma come funziona? Si prende un appuntamento («di solito facciamo il giovedì, ma non
c'è un giorno prestabilito») e ci si deve presentare assieme al fiduciario, anche se la legge auspica ma
non obbliga ad averlo («è una figura chiave, quindi sarebbe utile»), si consegnano rigorosamente in
busta chiusa e, davanti all'impiegato comunale, dichiarante e fiduciario firmano la dichiarazione
sostitutiva di atto di notorietà. Quest'ultimo è l'unico documento disponibile fornito dal comune. Per
redigere le proprie Dat non esiste un modello pre-stampato: si può prendere spunto da qualche fac-
simile trovato online o scaricare i moduli-guida di qualche associazione. «Però facciamo anche la
raccolta a domicilio, per cercare di venire incontro alle esigenze di chi non può presentarsi qui in
Comune». Nemmeno a Udine l'ufficio di stato civile dispone di modelli per redigere le Dat. «E infatti i
cittadini vengono lasciati un po' soli. Anche sulla raccolta ci sono molte criticità», ammettono dal
comune. «Dal 31 gennaio siamo a quota 53. Di solito le registriamo il martedì. Anche prima della legge
lo facevamo. Abbiamo istituito il registro il 7 novembre 2011: da quella data fino alla fine del 2017
abbiamo raccolto 404 dichiarazioni. Che rimangono valide e sono conservate presso il collegio
notarile». Qui busta chiusa o aperta non fa differenza, ma le Dat vanno consegnate anche in copia e
non è necessaria la presenza del fiduciario. Comune che vai, dunque, usanza che trovi. Sempre che
qualcuno sappia cosa sia il biotestamento. Nei centri più piccoli, infatti, alcuni impiegati, appena si
pronuncia la parola Dat, sembrano cadere dalle nuvole. «No, guardi non so cosa siano», rispondono
gentilmente da Gorizia. Dopo qualche telefonata si arriva a sapere qualcosa di più. «Al momento
abbiamo dieci richieste, tutte da Testimoni di Geova». Come presentarle? «Rigorosamente in busta
chiusa. Di moduli pronti non ne abbiamo» (d'altronde sul sito del Comune non esiste nemmeno una
pagina dedicata). «Ha detto Dat? Cos'è? Quello sulla morte? Ah no, quello sulla donazione degli
organi? Senta, non ho la minima idea di cosa sia», ti rispondono a Monfalcone. A una seconda
telefonata si trova qualcuno di più preparato. «Vanno consegnate in busta chiusa o aperta, il fiduciario
può essere presente oppure no». I numeri? Solo due iscritti sul registro al momento. E solo un piccolo
accenno sulla pagina web. In regione il comune più virtuoso sembra essere invece Pordenone, che ha
sottoscritto una convenzione con il collegio notarile per la ricezione e la conservazione delle Dat. «Noi
praticamente facciamo solo da segreteria», spiegano dagli uffici comunali. «Abbiamo un notaio che
viene qui ogni 15 giorni e, gratuitamente, riceve e autentica le dichiarazioni. Circa un'ottantina le
persone che le hanno depositate, mentre in lista d'attesa ne abbiamo 70. Solo in due le hanno
consegnate direttamente a noi. A livello nazionale il consiglio notarile sta testando la costruzione di una
banca dati unica. Pordenone sta facendo da "cavia" in questo senso». Il comune, poi, mette a
disposizione anche un modulo per scrivere le proprie Dat. Il fiduciario? «È sempre necessario. Anzi, è
consigliabile nominarne almeno due».
Cosa sono le Dat? Cosa si può decidere? Chi ha la p arola definitiva? Dieci risposte per orientarsi al momento di indicar e le ultime volontà
Dalla stesura delle disposizioni al ruolo del fiduciario e del medico il focus TRIESTELa legge sul testamento biologico, la 219/2017 - "Norme in materia di consenso
informato e di disposizioni anticipate di trattamento, approvata al Senato il 14 dicembre 2017 - è entrata
in vigore il 31 gennaio 2018. Dopo un dibattito parlamentare che ha coinvolto ben tre legislature.Cosa
sono le Dat? Sono le disposizioni anticipate di trattamento, ovvero le nostre volontà in materia di
assistenza sanitaria in previsione di una futura incapacità a decidere o comunicare. La legge prevede
che ogni maggiorenne indichi le preferenze sanitarie e possa nominare un fiduciario che parli e lo
rappresenti col medico quando non potrà o non vorrà farlo. Cosa si può decidere? Quando si è lucidi e
coscienti si è liberi di scegliere o rifiutare cure o accertamenti. Nelle Dat la persona può accettare di
sottoporsi in futuro a qualsiasi cura, chiedere di essere assistita a oltranza oppure rifiutare accertamenti
o terapie. Si può cambiare idea? La revoca è sempre possibile in ogni momento. Chi ha l'ultima parola?
Il paziente. Se il medico si rifiuta per motivi personali di seguire le sue indicazioni, la struttura
ospedaliera ha il dovere di trovare un sostituto. Come si scrivono? In forma libera o usando moduli pre-
stampati. Si possono anche videoregistrare.Cosa fare dopo? Si possono consegnare personalmente
presso l'ufficio di stato civile del comune di residenza. Quest'ultimo prevede la registrazione in un
apposito registro. Si può trasformare il proprio testamento biologico anche in un atto pubblico
rivolgendosi a un notaio. Il testamento biologico può essere consegnato anche presso le strutture
sanitarie. «Le regioni che adottano modalità telematiche di gestione della cartella clinica o il fascicolo
sanitario elettronico possono, con proprio atto, regolamentare la raccolta di copia delle Dat».Quali sono
i compiti del fiduciario?Deve rappresentare le nostre volontà quando non saremo in grado di esprimerci
e, nel caso di nuove invenzioni e cure, valutare se siano coerenti col nostro pensiero.Chi può fare il
fiduciario?Tutti, purché maggiorenni. Non ci sono limitazioni: è una scelta strettamente personale.I
testamenti fatti prima della legge sono validi?Sì, non c'è bisogno di rifarli.Si può chiedere
l'eutanasia?No. Nel nostro Paese eutanasia e suicidio assistito sono vietati dalla legge, quindi non si
possono chiedere.
IL DECRETO SUL REGISTRO UNICO
Banca dati nazionale I tempi stretti di Roma TRIESTEA Milano superano quota 900, a Torino sono 125, a Roma non si sa. A livello nazionale
manca infatti un registro unico sulle Dat (le Disposizioni anticipate di trattamento). Ma una banca dati
unica, la legge, in realtà la prevede. È scritto nero su bianco nella legge di bilancio 2018 che ai commi
418 e 419 ha previsto e finanziato (con 2 milioni di euro) l'istituzione presso il ministero della Salute di
una banca dati per la registrazione delle Dat, dando 180 giorni di tempo al governo per farlo.
Centottanta giorni che scadono oggi.Ora il neoministro Giulia Grillo (M5s) dovrebbe emanare un
decreto per istituire il registro nazionale, a seguito dell'intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni e
acquisito il parere del Garante per la protezione dei dati personali. Ministro che proprio una settimana
fa ha chiesto un parere al Consiglio di Stato sulla costituzione della banca dati unica nazionale. «Un
modo per ritardare l'emanazione del decreto», l'ha attaccata il Partito democratico.Al di là delle
scadenze burocratiche, sarà interessante vedere come il "governo del cambiamento" affronterà la
questione. Nella scorsa legislatura, infatti, durante il dibattito parlamentare sul testamento biologico, le
posizioni di Movimento 5 Stelle e Lega erano diametralmente opposte. Se per i pentastellati la legge
significava «una conquista di civiltà», per i leghisti era «un pasticcio e il preludio all'eutanasia». --
G.MOD. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
IL GAZZETTINO
ALLEGATO