Filoso&ia della percezione�2015-‐16
Prof. Alfredo Paternoster
Agenda del corso (più o meno…)
TRE PROBLEMI DI FILOSOFIA DELLA PERCEZIONE
1. Che cosa percepiamo? (“problema dell’oggeIo”; la controversia tra realismo direIo e realismo indireIo)
2. Che relazione c’è tra percezione e pensiero? (“problema del contenuto”)
3. Che relazione c’è tra percezione e sensazione?, ovvero, come spiegare il caraIere fenomenico della percezione? (“problema dell’esperienza in prima persona”).
Agenda del corso (segue)
QuesRoni collegate di cui forse avremo modo di discutere:
La percezione umana è analoga a quella animale?
I sistemi arRficiali possono percepire?
La percezione è necessariamente cosciente?
Come individuiamo i sensi? (= in che modo discriminiamo una modalità sensoriale da un’altra?)
. . .
Le parole chiave
APPARENZA
PERCEZIONE
ESPERIENZA
SENSAZIONE INTENZIONALITA’
La percezione ha luogo, si realizza, in staR mentali di un certo Rpo, le esperienze perceZve, nelle quali oggeZ e proprietà del mondo ci sono daR in un certo modo, ovvero ci appaiono in un certo modo. Le apparenze sono dunque i modi in cui il mondo ci è dato –ci sembra essere. Dobbiamo allora dire che ciò che percepiamo sono apparenze? O piuIosto che percepiamo oggeZ e proprietà del mondo tramite, “a-raverso” le apparenze?
Inoltre “ogni percezione implica necessariamente un coinvolgimento dell’io e della sua corporeità: (…) sappiamo che alla percezione di un oggeIo corrisponde uno stato soggeZvo” (Spinicci 2000). Tale stato soggeZvo è una sensazione o eventualmente un complesso di sensazioni; vi è dunque una sorta di conRnuità tra percezione e sensazione. Qual è, esaIamente, la relazione tra le due?
Sta0 perceZvi (o “percezioni”) -‐ Vedere un oggeIo/vedere un colore/vedere che c’è
qualcosa
-‐ Udire (o senRre) un suono/udire (o senRre) un oggeIo (es. un cane, una sveglia)
-‐ Toccare una superficie/un oggeIo/percepire col taIo [senRre] la ruvidezza (la morbidezza)
-‐ SenRre un aroma/Odorare un profumo
-‐ Gustare un gelato/assaporare il gusto della fragola
à Percepire è qualcosa che facciamo aIraverso i sensi
à Che 0po di cose sono gli «oggeZ» della percezione?
Processi/sistemi perceZvi Es. visione
Sistema visivo: l’insieme dei meccanismi biologici che ci consente di avere percezioni visive.
Processo visivo: l’insieme degli evenR di vario genere (oZco, cerebrale, mentale o psicologico) che danno luogo a una percezione visiva.
[in alternaRva: definizioni in termini di conoscenza e informazione]
Le parole chiave
1
APPARENZA
Un paradosso?
«Socrate trovava sorprendente che una persona appaia più piccola in lontananza, senza rimpicciolire» (Calabi 2009, p. 3).
Un paradosso?
«Socrate trovava sorprendente che una persona appaia più piccola in lontananza, senza rimpicciolire» (Calabi 2009, p. 3).
Two tomatoes, at different distances from us, may visibly differ in their apparent size even as we plainly see their sameness of size; a silver dollar may look ellip0cal—when we view it from an angle, or when it is 0lted in respect of us—even though it also looks, plainly, circular. (Noë 2012, p. 47)
Un paradosso?
«Socrate trovava sorprendente che una persona appaia più piccola in lontananza, senza rimpicciolire» (Calabi 2009, p. 3).
Two tomatoes, at different distances from us, may visibly differ in their apparent size even as we plainly see their sameness of size; a silver dollar may look ellip0cal—when we view it from an angle, or when it is 0lted in respect of us—even though it also looks, plainly, circular. (Noë 2012, p. 47)
Abbiamo autorità su come le cose ci appaiono? Ovvero: i nostri resoconR sono aIendibili?
La certezza dell’apparenza (?) “quando sostengo di dubitare di cio che sto osservando verbalizzo un puro non-‐senso” (Bozzi 2003) Ciò che appare è indiscuRbile. Naturalmente, non nel senso che ciò che appare corrisponde a ciò che è, ma nel senso che non posso essere in errore su ciò che mi appare. Ma alcuni (es. B. Smith 2013) hanno messo in discussione questo apparente (!) truismo: talvolta potremmo essere in errore riguardo a ciò che ci appare (avrebbe dunque senso dire cose come “tu credi che R appaia in questo modo; invece è in quest’altro modo che R appare”).
Apparenza
È «il modo in cui qualcosa ci è dato» à il fenomeno, o contenuto (fenomenico) dell’esperienza
Parliamo di apparenza come di qualcosa di contrapposto alla realtà. Ma spesso le apparenze corrispondono alla (sono la?) realtà (cf. Schein vs. Erscheinung in Kant).
Come possiamo disRnguere tra apparenza e realtà, e come possiamo stabilire quando un’apparenza è conforme alla realtà, se la realtà ci è sempre data tramite apparenze?
Percepiamo apparenze? O percepiamo il mondo tramite apparenze?
Apparenza Una stessa cosa in circostanze diverse ci appare talvolta allo
stesso modo (à costanza perceHva), talaltra in modo diverso (cfr. Bressan 2007, pp. 72-‐76 e 85sgg.)
È possibile dare una spiegazione scienRfica di questo faIo? -‐ In quali condizioni c’è confliIo tra apparenza e realtà? -‐ Come facciamo a non farci ingannare dalle apparenze? -‐ Come possiamo essere sicuri che, in una data
circostanza, l’apparenza non ci inganni? -‐ Che relazione c’è tra vedere e sapere (= pensare)? -‐ Qual è la natura dell’apparenza? (= che cosa sono le
apparenze?)
Apparenza
Alcune di queste domande sono scienRfiche; altre sembrano essere peculiarmente filosofiche. Ma non è così facile discriminare le domande scienRfiche dalle domande filosofiche…
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2
ESPERIENZA
Esperienza Tre accezioni:
1) Il Rpo di aIo conosci0vo reso possibile dai sensi
2) L’accesso immediato in prima persona ai contenuR di coscienza
3) Organizzazione della moderna osservazione scienRfica
Esperienza perceHva = accesso immediato a contenuR di coscienza veicolaR dai sensi. Ci fornisce (si presume) conoscenza.
Es. In Locke l’esperienza è il processo che conduce alla formazione delle idee delle qualità sensibili e delle idee di staR/processi mentali.
Esperienza “It is definiRonal of experiences, as the term is used here,
that they have some phenomenal character, or more briefly, some phenomenology. The phenomenology of an experience is what it is like for the subject to have it.” (Siegel 2010).
È nell’esperienza che qualcosa ci appare.
Che relazione c’è tra percezione ed esperienza? Percepire e avere un’esperienza è la stessa cosa? Ci sono esperienze non perceZve? Ci sono percezioni che non sono esperienze?
Esperienza perceZva vs. percezione -‐ Percepire implica avere un’esperienza perceZva ?
Nell’uso standard di ‘percepire’ l’implicazione vale, ma si può parlare anche di percezioni non coscien0 così come di processi perceHvi subpersonali, quindi non coscienR (e di macchine che percepiscono)
-‐ Avere un’esperienza (simil-‐perceZva) non implica percepire perché le allucinazioni sono esperienze non perceZve.
à Secondo la maggioranza degli autori, percepire è faHvo (= se X percepisce che P, allora P), mentre avere un’esperienza perceZva non lo è. Secondo Searle (1983), l’esperienza è una «componente» della percezione.
Classificazione standard delle esperienze perceZve
-‐ Percezioni propriamente deIe (veridiche)
-‐ Illusioni
-‐ Allucinazioni
Illusioni visive
Illusioni
Sono esperienze perceZve in cui un oggeIo è percepito come avente una proprietà difforme da quelle che realmente ha: l’oggeIo che mi sembra di percepire è realmente presente, ma la proprietà che esso mi sembra possedere non è reale (“un oggeIo mi appare diverso da come è”).
Quindi, se esprimessimo tramite un enunciato della forma “X vede che un o è P” l’esperienza illusoria che un soggeIo sta avendo, questo enunciato sarebbe falso.
Il classico esempio del triangolo di Kanizsa, tuIavia, non è caIurato appropriatamente da questa definizione.
Allucinazioni
Sono esperienze perceZve in cui viene percepito qualcosa che in quel momento non è presente nel campo perceZvo del soggeIo. Mi appare un oggeIo, con certe proprietà, che non c’è.
Anche in questo caso l’enunciato della forma “X vede che un o è P” è falso, ma, a differenza che nel caso dell’illusione, l’enunciato “X vede un o” sarebbe egualmente falso.
Il triangolo di Kanizsa non è considerato un’allucinazione, perché, in un senso difficile da caraIerizzare, c’è davvero: tuZ lo vediamo, non possiamo non vederlo.
Allucinazioni visive
Esperienza perceZva vs. percezione
Uno dei problemi filosofici della percezione può essere espresso nel modo seguente:
A quali condizioni un’esperienza è una percezione (veridica)?
Come deve essere caraIerizzata l’esperienza perceZva se vogliamo (come si riRene comunemente) che essa sia una fonte affidabile di conoscenza del mondo?
(à problema della giusRficazione della conoscenza perceZva)
Esperienza perceZva vs. percezione
Riassumendo, “percepire che” è (in genere) faZvo, “avere un’esperienza perceZva di” non è faZvo (può essere usato anche nel caso di allucinazioni e illusioni.
A causa di questo faIo la nozione di percezione è Rpicamente associata al piano dell’oggeZvità e della realtà, quella di esperienza, anche se veridica, alla dimensione della soggeZvità e dell’apparenza.
Ma il contrasto tra un aspeIo o dimensione oggeZva e un aspeIo o dimensione soggeZva dell’esperienza perceZva è meglio caIurato dai conceZ di intenzionalità e di sensazione (o contenuto fenomenico).
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3
INTENZIONALITA’
Intenzionalità
È la proprietà, caraIerisRca degli staR mentali, di essere direZ verso, o relaRvi a, un oggeIo o stato di cose (aboutness, il vertere). L’oggeIo in quesRone (deIo «oggeIo intenzionale») non è necessariamente reale (es. pensare a un unicorno, o che sRa per arrivare Babbo Natale).
Cfr. «IntenRonality is the power of minds to be about, to represent, or to stand for, things, properRes and states of affairs.» (Jacob 2010).
TuH gli staR mentali sono intenzionali [= hanno intenzionalità]?
Se NO (ipotesi prima facie più plausibile), gli staR perceZvi sono staR intenzionali?
Contenuto intenzionale (1)
Quando gli staR mentali sono (o sembrano essere) aIeggiamenR proposizionali, come «credere che», «sperare che», «vedere che» ecc., l’oggeIo intenzionale è uno stato di cose o proposizione specificata tramite un enunciato introdoIo da ‘che’. In quesR casi si parla preferibilmente di «contenuto intenzionale».
Se, ad esempio, io credo che Aldo si sia trasferito a Bergamo, la mia credenza verte su due oggeZ: Aldo e Bergamo; ma ha un unico contenuto, lo stato di cose o proposizione espressa dall’enunciato «Aldo si è trasferito a Bergamo.»
In questa accezione di ‘contenuto’, oggeIo e contenuto si collocano allo stesso livello di analisi (gli oggeZ sono i cosRtuenR dei contenuR) e avere contenuto significa avere condizioni di soddisfacimento/verità. Ma c’è una seconda e teoreRcamente più impegnaRva accezione di contenuto…
Contenuto intenzionale (2)
“the same object could be presented to the mind in different ways (…): my boIle of inexpensive champagne could also be thought of as a boIle of inexpensive famous sparkling wine from France. This kind of difference in the way the intenRonal object is presented is what I call a difference in intenRonal content. Every intenRonal state must have an intenRonal content in this sense. This is because the intenRonal object of a state is what the state is directed on; but a state cannot be directed on something without that thing being represented in one way or another.” (Crane 2009). à L’oggeIo intenzionale «si presenta» sempre in un certo modo, soIo una certa «forma aspeIuale» (Searle 1983). Il modo in cui l’oggeIo intenzionale si presenta nello stato mentale è il contenuto intenzionale.
Percezione e intenzionalità
Le percezioni sembrano essere staR intenzionali con un oggeIo (almeno) e un contenuto-‐2. Es. X vede [che] l’automobile di Y [è] parcheggiata in seconda fila. OggeIo primario = l’automobile di Y Y è un oggeIo dello stato perceZvo? [si direbbe di NO] Contenuto = il modo in cui l’automobile di Y è data nell’esperienza (ad es. vista da dietro: se X si sposta gli si può aIribuire uno stato perceZvo che ha la medesima descrizione ma è uno stato perceZvo diverso perché l’automobile è vista di lato e appare quindi diversa). Si potrebbe, invece, sostenere che questa differenza non è rilevante, nel senso che non è un aspeIo intenzionale (à contenuto-‐1)?
L’intenzionalità della percezione
John Searle, Inten0onality. An Essay in the philosophy of mind. Cambridge University Press, 1983. hIp://www.scribd.com/doc/97933716/3b-‐Searle-‐1983-‐IntenRonality [pp. 37-‐45]
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4
SENSAZIONE
Sensazione
Casi paradigmaRci:
-‐ Dolore, solleRco, nausea, angoscia, … (sensazioni corporee, «interne»)
-‐ Propriocezione, cinestesia (senRre il proprio corpo, percepire i propri movimenR muscolari)
Ci sono sensazioni specificamente associate alla percezione? (es. sensazione del rosso, sensazione di morbidezza, di calore, di rumore, …)
Se sì, come possiamo caraIerizzare la differenza tra sensazioni corporee e sensazioni perceZve?
Sensazione
Risposta possibile: le sensazioni perceZve sono intenzionali, le sensazioni corporee no: se ho una sensazione di rosso, posso essere in errore riguardo alla sussistenza di qualcosa di rosso là fuori, mentre non posso essere in errore riguardo alla sussistenza di un dolore se provo dolore.
In altre parole, nelle sensazioni perceZve c’è una componente intenzionale (= relaRva al mondo) e una puramente soggeZva (“qualitaRva”), nelle sensazioni corporee c’è solo la componente soggeZva.
Vedremo pregi e difeZ di questa impostazione (à Crane 2001). Ma una cosa possiamo chiedercela subito: in questa impostazione, in che cosa si disRnguono le sensazioni perceZve dalle percezioni? Non sarebbe meglio far coincidere in modo puro e semplice le sensazioni con la componente soggeZva dell’esperienza? (à sensazioni = proprietà qualitaRve)
Sensazione
Sembra comunque emergere l’esigenza di una disRnzione tra l’aspeIo intenzionale e un aspeIo soggeZvo, relaRvo al “vissuto in prima persona”.
A quest’ulRmo aspeIo rimandano le nozioni di contenuto fenomenico e di proprietà qualitaRva (quale).
Sensazione
Se X ha un’esperienza perceZva di un gaIo di fronte a lui,
-‐ Il contenuto intenzionale di questa esperienza è ciò che è espresso dall’enunciato «c’è un gaIo (di fronte a X)» à esso è lo stato di cose che, se sussistente, rende vera l’esperienza.
-‐ Il contenuto fenomenico di questa esperienza è l’insieme di qualità che l’esperienza possiede (es. il colore del gaIo, la sua posizione, …)
Il contenuto fenomenico è un insieme normalmente coerente (integrato, stabile) di sensazioni.
È comunque impossibile dare una definizione di percezione e di sensazione che NON dipenda da una teoria.
Percezione vs. Sensazione
OggeZvità vs. soggeZvità
Se percepisco che P, allora P, ma posso avere la sensazione di qualcosa senza che questo qualcosa sia reale
Spontaneità vs. riceZvità
Percepire implica aZvità da parte del soggeIo, senRre è un aIo passivo.
Contenuto intenzionale vs. contenuto fenomenico
Ciò che rende vera l’esperienza (condizioni di accuracy –veridicità– vs. proprietà qualitaRve)…
Proprietà qualitaRve (qualia)
Proprietà qualitaRva à Normalmente si riRene che una proprietà dell’esperienza sia qualitaRva sse: 1) è cosciente; 2) è intrinseca (= non relazionale) A volte si usa come sinonimo di fenomenico (una proprietà mentale è qualitaRva sse fa un certo effeIo averla) ma questo può essere fuorviante (cfr. Crane 2001, §§22-‐23).
Le proprietà mentali sono disRnguibili sulla base dell’effeIo che fa averle: l’effeIo che fa percepire col taIo una superficie rugosa è diverso dall’effeIo che fa percepire col taIo una superficie liscia ed entrambi sono diversi dall’effeIo che fa udire un tuono. TuIe le proprietà mentali hanno una componente qualitaRva?
Intenzionale vs. QualitaRvo
Paradigma di proprietà intenzionali: credenze (= staR che hanno un contenuto proposizionale).
Paradigma di proprietà qualitaRve: sensazioni pure (dolore, nausea ecc.)
Le esperienze perceZve sembrano essere sia intenzionali sia qualitaRve.
Intenzionale vs. QualitaRvo
Un’esperienza (ad es.) visiva è caraIerizzata da:
(i) il caraIere [rap]presentazionale, che è cosRtuito dagli oggeZ visR e dalle loro proprietà;
(ii) Il caraIere fenomenico, che è quella proprietà che familiarizza il soggeIo con il caraIere (rap)presentazionale, e consiste nell’effeIo che fa avere quell’esperienza
[Cfr. definizoni di contenuto intenzionale/contenuto fenomenico in slide 37]
Percezione e sensazione
La nozione di sensazione sembra dunque avere molto a che fare con quella di quale: le sensazioni sono qualitaRve.
Possiamo allora isRtuire una sorta di proporzione del Rpo:
Percezione : Sensazione = Intenzionalità : Qualia ?
È un’operazione teorica un po’ arbitraria, arRficiale, in quanto separa due cose che vanno Rpicamente insieme: la percezione e la sensazione. InfaZ nella percezione sono presenR sia l’aspeIo intenzionale sia quello qualitaRvo.
Da un punto di vista leggermente diverso, potremmo dire che la percezione «conRene» la sensazione –la seconda è una parte della prima.
Percezione e sensazione
Tre posizioni possibili:
1) Le esperienze perceZve sono simili a sensazioni (sono fondamentalmente qualitaRve)
2) Le esperienze perceZve sono una classe parRcolare di credenze (sono essenzialmente intenzionali e hanno un contenuto proposizionale)
3) Le esperienze perceZve sono sia qualitaRve sia intenzionali, e
3a. hanno un contenuto proposizionale
3b. hanno un contenuto non proposizionale
Percezione e sensazione
Un’altra possibilità: la sensazione è uno stadio della percezione, in due sensi (collegaR):
1) Percepiamo oggeZ tramite le sensazioni che ne abbiamo (sensazioni elementari di colore, forma, movimento ecc. si combinano a formare una percezione di un oggeIo con certe proprietà)
2) A un primo stadio del processo perceZvo, il sistema sensoriale recupera informazioni elementari (= sensazioni); successivamente integra tali informazioni in un perceIo coerente (= percezione).
La corrispondenza tra 1 e 2 non è sempre molto precisa.
Percezione e sensazione
«PercepRons are based on or derived from sensaRons. (…) What we are immediately or iniRally aware of is a sensory core or phenomenal manifold that serves as a sRmulus or sign for percepRon. PercepRon of objec0ve distance, size, shape and in some cases even properRes of color and brightness result from processes that have sensaRons as their input. The sensory core has usually been understoood to map rather directly the spaRal and light properRes of the reRnal image.» (Schwartz 1994, p. 91)
Es. vedere un’immagine 2-‐D (corrispondente all’immagine reRnica) è una sensazione; vedere un oggeIo 3-‐D è percezione.
Riepilogo delle domande
1. Che 0po di cose sono gli «oggeZ» della percezione? Percepiamo apparenze, o piuIosto tramite apparenze? [à il problema della percezione, in una possibile formulazione]
2. È possibile dare una spiegazione scienRfica del fenomeno della costanza/non costanza perceZva?
3. Che relazione c’è tra percezione ed esperienza? Ci sono esperienze non perceZve?
4. A quali condizioni un’esperienza è una percezione (veridica)? [à problema epistemologico della percezione]
5. Le percezioni sono staR intenzionali? 6. Che rapporto c’è tra percezione e sensazione?