Mensile - Poste Italiane Spa - Sped. in a.p. 70% - d.c.b. - ud - direttore responsabile bRuNO RAZZA
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Organo ufficiale del
comitato Regionale
dei collegi
dei Geometri e
Geometri laureati del
Friuli Venezia Giulia
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4 EditorialE Professioni tecniche: stare assieme andando daccordo di Bruno Razza
7 toPoGraFia Il Convegno AGIT di Verona di Luigi Francescutti
16 Il rilievo dei beni culturali e fotogrammetria aerea automatica di Paola Ronzino
23 ProFESSioNE Andiamo nelle scuole medie di Elio Miani
28 Impianti elettrici di messa a terra di Livio Lacosegliaz
32 La responsabilità del Consulente Tecnico d’Ufficio di Antonio Tieghi
37 iNtErViStE ai CollEGHi Geometra di ieri, di oggi e di domani di Iacopo Chiaruttini
Indice
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Professioni tecniche: stare assieme andando daccordoSi aprono nuove opportunità di dialogo tra le professioni tecniche. dalla crisi potremo uscire tutti soltanto lavorando assieme e presentandoci ovunque uniti
di Bruno razza
Il direttore di DGBruno Razza
Editoriale
Nella infinita diatriba sulle competenze
che ci vede (nostro malgrado) coinvolti,
un passo significativo è stato fatto dal
Presidente del Consiglio Nazionale de-
gli Architetti Leopoldo Freyrie, il quale
ha scritto una lettera distensiva ai Pre-
sidenti delle categorie Professionali in-
teressate, che pubblichiamo più sotto.
Di questa lettera ne ha parlato anche
il Presidente del nostro Consiglio Na-
zionale Fausto Savoldi in un’intervista
rilasciata ad Italia Oggi lo scorso 30
luglio, auspicando che finalmente ci si
possa trovare tutti attorno ad un tavolo,
senza pregiudizi ed ipocrisie, per lavo-
rare ad un progetto utile a tutte le ca-
tegorie professionali che si occupano a
vario titolo, del territorio e dell’edilizia.
Raccogliendo l’invito collaborativo del
Presidente degli Architetti, Fausto Sa-
voldi è consapevole dell’importanza
del momento, soprattutto per delinea-
re nuove strategie ed opportunità per
l’intero mondo professionale e dice:
“…La proposta alla collaborazione tra
le categorie rivolta dal Presidente del
Consiglio Nazionale degli Architetti Le-
opoldo Freyrie, è ben accolta e giudica-
ta molto favorevolmente dal Consiglio
Nazionale dei Geometri ed è quello
che auspicavamo da tempo. Accettan-
do l’invito al dialogo del Presidente del
Consiglio Nazionale degli Architetti, ci
vogliamo far promotori di tavole roton-
de che prevedano il coinvolgimento di
tutti gli esponenti delle professioni tec-
niche. A settembre abbiamo già orga-
nizzato il primo di una serie di incontri,
al quale teniamo in modo particolare,
tanto che confidiamo, di poter presen-
tare ai politici, una chiara definizione in
materia di competenze, come risultato
dei diversi progetti scaturiti dal con-
fronto tra le diverse categorie tecni-
che. Il primo progetto, che mi auspico
sarà unitario, riguarda le competenze:
il nostro obiettivo è pubblicare un vero
e proprio compendio che possa riassu-
mere le istanze delle diverse catego-
rie tecniche. Il secondo obiettivo che
ci poniamo è un progetto ambizioso e
trasversale. Puntiamo all’aggregazione
di soggetti appartenenti a diverse ca-
tegorie tecniche, per creare in Italia,
due livelli di tecnici complementari fra
di loro per qualità di prestazione e nel
massimo rispetto della deontologia
professionale……Il Consiglio Naziona-
le dei Geometri è determinato a pro-
seguire, raccogliendo il pacato invito…
(di cui sopra), e lungo la strada indicata
dal legislatore, facendosi promotore
Il Presidente delConsiglio NazionaleGeometri eGeometri Laureati,Fausto Savoldi
della costituzione di un comitato inter-
professionale paritetico di studio, che
prevede la partecipazione dei rappre-
sentanti di tutte le professioni tecni-
che. L’obiettivo principale sarà quello
di conoscere, catalogare, studiare ed
analizzare insieme il quadro normativo
in materia di competenze professio-
nali, per elaborare una casistica di ri-
ferimento, che possa essere un dato
concreto da cui partire per indirizzare i
rispettivi iscritti ed analizzare le compe-
tenze di ciascuna categoria. Son sicuro
che tutti vorranno accogliere l’invito al
dialogo, da più parti auspicato nell’inte-
resse della collettività…”
Quindi sembra che si possa finalmente
andare assieme verso una nuova sta-
gione, fatta di confronti e di dibattiti se-
reni ed equilibrati, nell’interesse degli
oltre cinquecentomila tecnici liberi pro-
fessionisti che in Italia si occupano dei
temi edilizi. Ma la cosa più importante
da registrare, credo che sia la consape-
volezza, che ormai circola sempre più
spesso nel mondo professionale tecni-
co, di dovere e potere lavorare in siner-
gia tra categorie, mettendo assieme
nell’interesse dell’intera società, tutte
le competenze e le esperienze acquisi-
te da ognuno. Questa consapevolezza
è di fatto ben più presente nella realtà
dei rapporti interpersonali tra i soggetti
di diverse categorie professionali, che
normalmente lavorano assieme sul
territorio, piuttosto che nei vertici delle
categorie stesse, spesso condizionate
e motivate a litigare, da pressioni pseu-
do politiche di opportunità e di istanze
di potere esclusive e preclusive, che
falsano le cose reali.
Le riforme si sa, nascono certamente
prima dalla base, si consolidano e si
diffondono nei fatti e sul territorio e
poi, anche i vertici se ne accorgono e
se ne assumono la responsabilità, pur-
troppo spesso tardivamente.
Da noi succede che molti professio-
nisti appartenenti a diverse categorie,
lavorino da sempre assieme, ognuno
per le proprie possibilità e capacità, nel
rispetto dei ruoli di ognuno, nell’inte-
resse reciproco e dell’utenza/clientela,
con reciproca soddisfazione.
Basterebbe comprendere questo con
immediatezza, per evitare comporta-
menti estremistici, che non pos-
sono far altro che danneg-
giare tutti, aprendo pe-
ricolosi spiragli all’idea
(mai sopita) di chi cerca
di approfittare della no-
stra incapacità di stare
assieme, per eliminarci.
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Cari Colleghi,
da troppo tempo la questione delle competenze professionali ci divide: interpretazioni normative, ricorsi al TAR, liti pubbliche tra Ordini; la crisi di lavoro, poi, ha acuito i contrasti e aumentato il contenzioso.Sappiamo tutti che le norme italiane nascono già predisposte per non chiarire ruoli e confini e se a ciò aggiungiamo cinquant'anni di giurisprudenza contraddittoria e venti di interpretazioni regionali altrettanto contrastanti, non possiamo che prendere atto che non è per via giudiziaria che risolveremo mai il problema.Nel bel mezzo di una crisi economica così grave, il danno che provoca questa situazione ricade su tutti noi e sulla comunità; su di noi che sprechiamo energie e risorse per litigare senza costrutto, lasciando campo aperto a chi ne approfitta - dall'Italia e dall'estero - per occupare gli spazi che lasciamo aperti; sulla comunità che è confusa e guarda con noia e sospetto i litigi delle professioni tecniche, che spesso appaiono più occupate a spostare i propri confini piuttosto che risolvere con competenza e professionalità i seri problemi dell' habitat e del territorio.Se poi siamo capaci di guardare avanti, il futuro prossimo del nostro mestiere è quello delle reti e delle società interprofessionali, dove il problema delle competenze - come già sta succedendo - trova composizione nella collaborazione quotidiana tra tecnici.Per questo propongo che le rappresentanze nazionali sottoscrivano un protocollo d'intesa sui seguenti punti:
l'istituzione di un tavolo di concertazione che provi a risolvere almeno in parte il problema delle competenze, sottoscrivendo specifici accordi da rendere pubblici e cogenti;
confrontarsi tra di noi prima di promuovere proposte di leggi nazionali o regionali inerenti le
competenze professionali, per verificare assieme se siano condivisibili; impegnarsi a non promuovere, da parte degli Ordini e Collegi, azioni legali nelle diverse sedi
prima di averne discusso in sede comune e cercato di risolverle in via conciliativa, tra gli organismi nazionali di rappresentanza coinvolti.
Il Consiglio Nazionale Architetti PPC è convinto che sia venuto il momento di definire azioni comuni per il futuro dei nostri mestieri e per affrontare assieme le gravi difficoltà dei nostri iscritti sul mercato, viceversa faremo un pessimo servizio ai professionisti tecnici italiani e alla comunità
Con i migliori saluti, Leopoldo Freyrie
di seguito riportiamo la lettera inviata dal Presidente del Consiglio Nazionale degli architetti PPC, leopoldo Freyrie, ai Presidenti delle Categorie Professionali interessate.
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Il Convegno AGIT di VeronaFilosofia, speranze ed aspettative per la professione, Catasto, rilievi e tanto altrodi luigi Francescutti
di squadre vincenti, criticava gli schiac-
ciatori che si lamentano per l’impreci-
sione degli alzatori, senza fare invece
autocritica, senza cercare di migliorar-
si, di impegnarsi nelle situazioni nuove
e spesso difficili, che sono quelle più
comuni sia nello sport che nel lavoro
quotidiano.
Tutto ciò per stimolarci a capire che
ognuno di noi è colpa di se stesso, del-
le proprie lacune e delle proprie man-
chevolezze. La lezione filosofica che ci
è stata impartita chiaramente è proprio
questa, cioè quella di capire che non
dobbiamo piangerci addosso, se c’è la
crisi, se non c’è lavoro, se i clienti non
pagano come dovrebbero.
Ma la lezione più importante che ci è
venuta dalla mattinata “emozionale”,
è stata quella relativa alla nostra ma-
niera di comportarci, nel rapporto con
il cliente, con la famiglia, con il lavoro.
Abbiamo tutti ben compreso che dob-
biamo saper uscire dalla cosiddetta
“confort zone”, cioè da quell’area del
lavoro e dell’attività dove tutto ci sem-
bra facile o dove tutto ci piace, per
affrontare invece con grinta e deter-
minazione, il cosiddetto “duro lavoro”,
dove tutto è difficile e contorto, dove
tutto sembra problematico e dove non
La seconda gior-
nata del primo
convegno pro-
posto da AGIT a
Verona, ha sen-
sibilizzato tutti i
presenti sull’a-
spetto sociolo-
gico ed intima-
mente umano (definito “emozionale”),
che la professione del Geometra e del
topografo in particolare, scopre e vive
quotidianamente. Una tavola rotonda
catastale di grande spessore sulla real-
tà ed il futuro della situazione catastale
in Italia e nel mondo, ha contribuito a
dipanare alcuni aspetti importanti, che
riguardano da vicino anche il nostro
lavoro, evidenziando attraverso AGIT
l’importanza del ruolo del Geometra.
Interessantissime relazioni di esperti
del settore, hanno presentato e pro-
spettato la nostra realtà, il nostro fu-
turo, in funzione del nostro impegno
e della nostra capacità di migliorare,
di cambiare gli antichi atteggiamenti,
accelerando semplicemente la nosta
innovazione, sempre più ormai, asso-
lutamente indispensabile.
Abbiamo visto un filmato in cui Julio
Velasco, noto allenatore e trascinatore
Luigi Francescutti
Topografia
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La collega Paola Gelmuzzi
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ci sono le “rogne” che non vorremmo
mai affrontare, ma che invece è oggi
più che mai indispensabile, aggredire
con convinzione e fermezza.
A questa parte filosofica del Conve-
gno, è seguita quella propriamente
tecnica, con la presentazione di alcuni
lavori fatti dai colleghi, delle esperienze
lavorative nostre o di altri, comunque
sempre temi attesi e che hanno susci-
tato grande attenzione ed interesse
dell’uditorio.
Ha aperto la parte dedicata al Wor-
kshop la collega Paola Gelmuzzi con il
“Rilievo ad alta definizione: una porta
aperta sul nostro futuro” eseguito con
laserscanner, evidenziante la facilità
del rilievo generale, tridimensionale,
con misure lineari reali e con acquisi-
zione di dati utilizzabili anche succes-
sivamente.
Questa interessante esperienza ha
evidenziato la bontà dei dati raccol-
ti in rilievo, dati utilizzabili sempre
e comunque, anche in presenza
di eventuali richieste aggiunti-
ve del committente, quindi
senza incorrere nei disagi
(del tipo di quelli che capitano spesso
a noi, utilizzatori e fruitori delle pur mo-
derne tecnologie) che ci costringono
nostro malgrado, a dover ritornare sul
luogo del rilievo per le necessarie inte-
grazioni.
In sostanza si tratta dell’uso di una
nuova metodologia di rilievo, comple-
ta, veloce ed indipendente dalle ca-
pacità, dall’accuratezza ed accortezza
di ogni singolo operatore; operazione
che consente alla fine, di ottenere una
concreta validità del rilievo, facendolo
diventare addirittura più preciso e con-
veniente, anche dal punto di vista eco-
nomico.
Un altro tema trattato è stato il “Mo-
nitoraggio GPS della frana di Borgo To-
iano” un piccolo borgo in parte abban-
donato, sito in provincia di Pisa, che
l’Amministrazione Comunale di quel
Comune intende recuperare.
Il lavoro esposto dal collega Da-
niele Chies, ha trattato il monitorag-
gio eseguito grazie ad una rete fissa
GPS, mediante l’identificazione di tre
capisaldi ubicati lontano dalla zona da
controllare e con la posa di altri 14 ca-
pisaldi di appoggio, per il rilievo di det-
taglio. Sono state effettuate, a breve
intervallo di tempo tra l’una e l’altra,
ben 5 campagne di misura, per avere
una situazione fissa e certa di parten-
za, seguite da un’altra campagna di mi-
sure, realizzata a distanza di un anno,
mirata a confrontare i risultati, che alla
fine sono stati (soprattutto per gli abi-
tanti del luogo) rassicuranti, in quanto
hanno certificato che si trattava di una
frana attualmente non attiva e quindi,
non pericolosa.
Un altro interessante lavoro pre-
sentato, è stato quello che ha visto il
Un momento del convegno
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coinvolgimento e la partecipazione dei
Geometri e dei praticanti (giovani e
meno giovani) al progetto “Case ad un
Euro” presentato dal collega Maurizio
Foderà.
Il progetto sviluppato e restituito con
un “GIS”, è noto a livello Europeo per
l’idea geniale di recupero della vecchia
città antica di Alicia , l’attuale Salemi,
sita nel cuore del Belice terremotato ir-
reparabilmente, in provincia di Trapani.
Qui sono state rilevate e definite tec-
nicamente in tutti i dettagli, cento case
abbandonate, misurate, inserite in ap-
posita banca dati a disposizione del
Comune per il progetto di: “una casa
ad un euro”, proposto dal Sindaco Vit-
torio Sgarbi.
L’idea straordinaria di Sgarbi, è quella di
salvare un rilevante patrimonio edilizio
storico, abbandonato completamente
a seguito del terremoto del gennaio
1968 (la ricostruzione è avvenuta spo-
stando le nuove costruzioni verso la
parte bassa e più sicura della collina),
offrendo di vendere le case, ormai di
proprietà comunale, a coloro che inten-
dono recuperarle, al costo simbolico di
un euro l’una.
I Colleghi del Collegio di Trapani, hanno
collborato a questa iniziativa, offrendo
questo rilievo (sponsorizzato anche dal
nostro Consiglio Nazionale e dalla Cas-
sa di Previdenza), alla disponibilità del
Comune, riscuotendo con ciò, un gran-
de successo ed un significativo ritorno
di immagine per tutta la categoria.
Una importante altra presentazio-
ne di alto contenuto tecnologico ha
riguardato la parte riservata a “Stru-
mentazioni, tecniche e risultati del ri-
lievo tridimensionale della facciata del
palazzo della Gran Guardia di Verona” e
seguente “Realizzazione di un piano di
monitoraggio per il palazzo della Gran
Guardia di Verona” presentazioni di Fe-
derico Uccelli della LEICA e di Alessio
Gennaro della TRIMBLE. Lo spunto è
stato dato dal fatto che, l’antico palaz-
zo veronese in cui si è svolto lo stesso
Convegno (costruito alla fine del 1609
ma completato dopo quasi 250 anni,
intorno al 1853), presenta la facciata
principale, quella che prospetta sulla
famosa piazza Brà, “fuori piombo” (an-
che le opere pubbliche di allora, come
quelle odierne, pativano i grossi pro-
blemi economici e la carenza di fondi
è sicuramente stata determinante nel
lunghissimo arco di tempo necessario
per il suo completamento).
Il lavoro è consistito nel rilievo tri-
dimensionale con laserscanner del
palazzo e dintorni (effettuato, martedì
21 Giugno dalle ore 4,30 del mattino
in circa tre ore di lavoro) e l’elaborazio-
ne dello stesso, con la creazione di un
modello tridimensionale, immediata-
mente fruibile.
Si è trattato della raccolta di una
nuvola di milioni di punti con indicazio-
ni metriche e millimetriche di elevata
precisione, tali da consentire in brevis-
simo tempo la possibilità di realizzare
prospetti, sezioni, immagini tridimen-
sionali di alta risoluzione e di qualità
fotografica, del portico, delle sue vol-
te, di dettagli di ogni tipo, in ogni po-
sizione, longitudinale, trasversale, con
cui poter trarre misure da ogni singolo
punto ad un altro punto e con precisio-
ne millimetrica.
Si è trattato di un lavoro di eccel-
lenza, fornito gratuitamente da Agit
all’Amministrazione Comunale di Vero-
na; lavoro che continuerà nel tempo,
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mantenendo costantemente sotto con-
trollo, quindi monitorando i movimenti
della costruzione.
Le presentazioni sono poi continua-
te con quella del collega Luca Marchi, il
quale ha esposto un lavoro di monitorag-
gio “GIS delle aste fluviali della Provincia
di Verona”.
L’intervento è stato realizzato recente-
mente, a seguito delle disastrose inon-
dazioni del territorio ed è stato finalizzato
alla definizione di progetti concreti, volti
ad evitare nel futuro, i danni derivanti da
analoghe esondazioni ed allo scopo di ot-
timizzare gli interventi del genio Civile di
quella Provincia.
A mio modesto parere quale “Dulcis in
fundo”, la più bella e se vogliamo la più
interessante, tra le presentazioni, è sta-
ta di sicuro quella dell’Ing. Topografo Ryf
Adrian di Lucerna (Svizzera).
“Le sfide per la topografia nel progetto
Alp Transit della galleria del San Gottar-
do”. Si è trattato della presentazione della
parte (quella a noi topografi più conge-
niale) delle modalità operative, della riso-
luzione delle enormi problematiche che
un’opera del genere presenta ad ogni
livello, delle difficoltà incontrate nella co-
struzione della galleria ferroviaria del San
Gottardo in Svizzera.
La cosidetta Galleria di base (che scor-
re ad una quota max. di 550 metri sul
livello del mare, con punti di sovrastante
montagna anche di 2300 metri rispetto
all’attuale percorso che sale oltre i 1150
di quota) formata da due “canne” due
fori paralleli, della considerevole lunghez-
za di circa 57 km. Che la farà diventare la
galleria più lunga del mondo. Per la preci-
sione si tratta di due tunnel paralleli con
lunghezze leggermente diverse, a cui si
aggiungono due pozzi di aereazione da 8
metri di diametro e circa 800 di altezza,
oltre ad altre due gallerie laterali di servi-
zio e di eventuale soccorso.
L’intervento presentato dal relatore
in un ottimo italiano (nonostante la sua
lingua madre sia il tedesco), è stato di
chiarezza esemplare, polarizzando l’at-
tenzione di tutta la sala che per tutta la
durata della presentazione è rimasta
attenta in un assoluto silenzio. Dopo la
visione di un breve filmato riguardante la
caduta dell’ultimo diaframma del tunnel
Est della galleria avvenuto il 15 Ottobre
2010 alle ore 14,17 precise (ci tengo a
sottolineare per esperienza diretta e per
non dimenticare, che si parla della Sviz-
zera, quella degli orologi.. degli strumen-
ti topografici di precisione.. delle ferrovie
Svizzere, il paese della precisione per an-
tonomasia, quella che spesso sogniamo
anche noi…).
L’Ing. Ryf ci ha esposto alcuni dei pro-
blemi che si sono presentati nell’affron-
tare un lavoro di tale importanza e come,
il suo staff li ha risolti.
Significativo è il fatto che per l’inqua-
dramento geodetico generale dell’opera,
sono state effettuate misure GPS esatta-
mente nello stesso momento, operando
in contemporanea con ben 28 stazioni
GPS, posizionate ai due estremi dell’area
Rappresentazione della rete di piccchettazione tra Amsteg e Sedrun:con l'ausilio della tecnica satellitare la precisione per quanto riguarda la posizione e l'altezza del collegamento fra i punti del portale nord e sud della Galleria base delSan Gottardo - lunga 57 km - si discosta di pochi centimetri
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interessata, all’ingresso ed all’uscita del
tunnel e sulla montagna nella zona cen-
trale in cui sarebbero sbucati i due pozzi
per l’aereazione delle gallerie.
Per il completamento della linea ad alta
velocità, che collegherà Zurigo con Mila-
no in sole 2 ore e 40 minuti, risparmian-
do un’ora di tempo e 40 km. di minor
percorso, con l’aumento giornaliero di
passaggio di treni da 150 a 250 (quelli
passeggeri a 250 Km/ora e quelli merci a
160 Km/ora con incremento nel traspor-
to merci da 2000 a 4000 tonnellate per
convoglio), si aggiungeranno due altre
gallerie “minori” l’una in Ticino (chiamata
Galleria di base del Ceneri) di “soli”.. 15
km. e l’altra tra i Cantoni di Zurigo e Zugo
(chiamata Galleria di base dello Zimmer-
berg), di altri “soli”.. 20 km.
Nella parte riservata alla presentazione
dei lavori in formato “POSTER” ove una
decina di colleghi hanno esposto i lavori
rappresentativi della loro attività, anche a
noi è stato riservato uno spazio, nel quale
abbiamo proposto una sintesi visiva del
nostro lavoro già presentato l’anno scor-
so a Roma nel primo Workshop “Capisal-
di planoaltimetrici basi misurate – Stadio
Friuli parcheggi Sud” unico lavoro Colle-
giale al quale hanno contribuito colleghi,
praticanti, studenti e stagisti dell’I.T.S
G.G. Marinoni (vedi pag. 14 e 15). Gli altri
poster esposti trattavano i seguenti la-
vori: “Il meridiano dell’unità cartografica
Italiana”, “L’orologio astronomico di Torre
Oscura”, “La costruzione delle mappe
catastali”.
“Ecomuseo delle trincee della Lessinia”:
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si tratta della auspicata creazione di un
museo delle opere difensive della gran-
de guerra con la valorizzazione dei siti
e delle particolarità panoramiche del
territorio. Il rilievo con la creazione del-
le mappe disponibili in WEB/GIS. – del
“Catasto postazioni militari fortificate
minori”: Riguarda il censimento delle
postazioni militari fortificate minori del
periodo 1940/1943 in Sicilia; lavoro di
rilievo e georeferenziazione a cura dei
colleghi Fabio Zonetti e Michelangelo
Miranda.
“Fotogrammetria Aerea Automatica
per il rilievo del Teatro di Paphos – Ci-
pro”, “Rilievo cinematico Viabilità fore-
stale” eseguito con GPS e Odometro
(quel particolare strumento già in uso
ai Romani per la misura delle grandi
distanze, che trasforma il movimento
rotante di una ruota, considerata la sua
circonferenza, attraverso una serie di
ingranaggi, in una misura lineare).
Infine, proprio sopra il nostro poster
era esposto quello del “Il sogno”, che
è un idea di AGIT, che a suo tempo ha
istituito un concorso per la costruzio-
ne di un monumento, chiedendo agli
iscritti la realizzazione di un disegno
dell’idea.
Dopo alterne vicissitudini burocratiche,
il monumento al topografo, sarà collo-
cato sull’incrocio tra il 15° meridiano
ed il 42° parallelo in Comune di Termoli
(CB).
Il progetto è stato realizzato dai colle-
ghi Benito Ferdinando Suliani ed Omar
Salotto. Un motivo in più per lanciare
un messaggio propositivo ai più giova-
ni colleghi che si occupano di topogra-
fia e Catasto, sollecitandoli ad iscriver-
si ad Agit.
A conclusione delle due memora-
bili giornate trascorse, consapevoli tut-
ti del prezioso bagaglio di informazioni
ricevute, di novità apprese, di scambi
di esperienze ed amicizie consolidate,
ci siamo resi conto di quanto AGIT si
occupi non solo dei problemi di noi Ge-
ometri, ma di come cerchi e ci riesca,
ad inserirsi anche nelle problematiche
della vita “normale” di ognuno di noi,
con una grande dose di volontariato.
Al Convegno, ha partecipato anche un
responsabile dell’Opera “San Vincenzo
De Paoli” che all’inizio, ci aveva breve-
mente illustrato il lavoro che tale Asso-
ciazione benefica svolge nel territorio
veronese. La dimostrazione concreta
e tangibile che AGIT si occupa anche
di “altro” l’abbiamo avuta dopo l’inter-
vento del Sig. Danilo Gragnato, appren-
dendo che con la spontanea raccolta di
offerte durante il Convegno, sono stati
raccolti 365 euro.
La stessa somma, è stata immedia-
tamente utilizzata dall’Opera San Vin-
cenzo, per l’acquisto di un congelatore
per la conservazione delle vivande, che
cittadini generosi donano all’associa-
zione stessa per essere poi distribuite
a persone bisognose e famiglie meno
fortunate.http://www.youtube.com watch?v=2jayoEI72MM
Il Presidente dell'AGIT, Pino Mangione
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Il rilievo dei beni culturali e fotogrammetria aerea automaticaUna grande opportunità, realizzata con il lavoro da Geometra
di Paola ronzino
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Il rilievo di estese aree archeologiche o
di complesse strutture architettoniche
rappresenta una sfida in relazione ai
tempi e alle difficoltà di acquisizione e
di elaborazione dei dati ottenuti.
Per la conoscenza morfologica e di-
mensionale di un antico teatro greco/
romano, si è deciso di utilizzare una
metodologia innovativa quale la foto-
grammetria automatica aerea, utiliz-
zando il dispositivo FlyScan, sistema
versatile e maneggevole.
Lo scopo del lavoro è stato quello di
eseguire in modo speditivo il rilievo tri-
dimensionale dell’intera area del tea-
tro di Pafos, ottenendo un modello 3D
dell’area per la produzione di planime-
trie, prospetti, sezioni, DEM ed ortofo-
to utili alla documentazione dell’immo-
bile ed alla divulgazione e presentazio-
Paola Ronzino è una giovane Geometra diplomata nel 1999 a Nardò ed è iscritta
all’Albo del Collegio dei Geometri della provincia di Lecce. Dopo il diploma ha conti-
nuato gli studi conseguendo una laurea magistrale in Beni Culturali con indirizzo Ar-
cheologico presso l’Università del Salento. In seguito, ha partecipato ad un Master
di livello Europeo della durata di due anni, che l’ha portata a nuove esperienze lavora-
tive all’estero, con un periodo di studio anche all’Università di Coimbra (Portogallo).
Nel 2008 ha ottenuto una borsa di studio Marie Curie, che le ha permesso di svolge-
re un periodo di ricerca sul GIS applicato all’archeologia ed alla gestione del territorio
presso l’Università Ben Gurion in Ber Sheeva (Israele).
Nei successivi due anni ha lavorato come ricercatrice a Cipro nel Cyprus Institute di
Nicosia, dove si è occupata di GIS, topografia e rilievi con strumentazione indiretta
(stazione totale, GPS, laser scanner, fotogrammetria aerea e terrestre) applicati ai
Beni Culturali e all’archeologia. Attualmente è dottoranda presso lo stesso istituto.
Fa parte del gruppo degli Young Surveyor del nostro Consiglio Nazionale ed ha svolto
già alcune presentazioni nei meeting internazionali, rappresentando così anche all’e-
stero le eccellenze dei giovani Geometri italiani. Con molto piacere ospitiamo qui
una sua presentazione, confidando che sia da stimolo per tanti colleghi che fanno
ogni giorno cose interessanti e di grande valenza, ma che spesso, nessuno conosce
adeguatamente.
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ne al pubblico (ad esempio: in internet,
tramite monitor standard e tramite
monitor speciali per la visualizzazione
3D con l’uso di occhiali stereoscopici).
Il sito dove sorge l’antico teatro di Nea
Pafos è situato nella moderna città di
Kato Pafos. L’immobile fu costruito in-
torno al 300 a.C. sul lato meridionale
della collina, che si trova nell’estrema
parte nord-orientale dell’antica città.
In esso, è possibile riconoscere alme-
no le ultime cinque fasi di costruzione
della struttura durante la storia, le quali
evidenziano sia la trasformazione arti-
stica degli spettacoli nel periodo greco
e in quello romano, che gli effetti dei
danni provocati dal terremoto e dalle
calamità naturali.
Nella metà del II secolo d.C., sotto
l’impero di Antonino, il teatro fu rivesti-
to di marmo; misurava oltre 90 metri in
lunghezza, l’angolo di inclinazione dei
sedili era di 26,5 gradi ed aveva una ca-
pacità di ottomila spettatori.
Alla fine del III secolo d.C., probabil-
mente dopo la devastazione provoca-
ta dal terremoto del 365 d.C., il teatro
fu abbandonato e la maggior parte del
materiale costruttivo, fu sottratto alla
struttura e riutilizzato altrove in altri edi-
fici della città.
Dopo il periodo di abbandono, il sito
dell’antico teatro vide attività di rinno-
vamento e ristrutturazione nel XII e XIII
secolo d.C., quando il porto di Pafos di-
venne nuovamente un importante cen-
tro di attività economiche dei Crociati
sulla via verso la Terra Santa.
La campagna di rilievo del teatro El-
lenistico-Romano di Pafos, condotta
integrando diverse metodologie di ac-
quisizione (stazione totale, DGPS, foto-
grammetria, laser scanning), ha avuto
lo scopo di ottenere un modello nume-
rico tridimensionale, permettendo di
studiare la connessione delle strutture
in esso presenti e la loro relazione, con
il contesto territoriale ed urbano.
Il presente lavoro è nato dalla collabo-
razione tra il Cyprus Institute - STARC
(Cipro), l’Istituto per le Tecnologie Ap-
plicate ai Beni Culturali (CNR-ITABC,
Italia), l’Università di Napoli L’Orientale
(CISA, Italia), e l’Università di Sydney,
Australia.
La fase di rilievo condotta nell’Aprile
2009 è stata preceduta dallo studio
della geometria del manufatto e della
morfologia del territorio in cui è inseri-
to, al fine di pianificare la metodologia
di acquisizione dei dati dell’intera area.
Lo strumento utilizzato per tale acqui-
sizione è uno strumento innovativo:
FlyScan, sviluppato in collaborazione
tra l’Istituto per le Tecnologie Applica-
te ai Beni Culturali del CNR di Roma
(ITABC) ed una ditta di Software di
Arezzo. La progettazione del dispositi-
vo di ripresa, il testing, la sua ottimizza-
zione e l’impiego sul campo sono stati
frutto del lavoro del gruppo di ricerca
diretto dal Dr. Roberto Gabrielli dell’I-
TABC-CNR di Roma.
Il sistema è stato inizialmente ideato
e provato per il rilievo tridimensionale
della Tomba Palazzo del Parco archeo-
logico di Petra (Giordania), con lo sco-
po di ottenere un accurato modello
digitale della tomba e di studiare il si-
stema di canalizzazione nabateo, per-
mettendone il monitoraggio dello stato
di degrado.
Il FlyScan è composto da due barre in
alluminio assemblate a forma di T della
lunghezza di metri 2,10 ciascuna. Su
una delle barre sono agganciate tre
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Figura 1: Assemblaggio dei componenti del Fly Scan.
Figura 2: Distribuzione dei punti di controllo a terra.
fotocamere reflex, non metriche, con
un obiettivo di 24 mm. Le fotocamere,
precedentemente calibrate e allineate,
sono fissate su un dispositivo che per-
mette la rotazione delle stesse sull’as-
se orizzontale di 180°. Un’antenna
montata sulla seconda barra, permette
lo scatto remoto e la sincronizzazione
delle tre fotocamere sul soggetto da
riprendere.
La struttura così composta è aggan-
ciata al pallone attraverso un sistema
di funi (lunghe 100 metri) che consen-
te di compensare le oscillazioni dello
strumento dovute al vento. Da terra,
lo strumento è guidato da quattro ope-
ratori: tre direzionano il pallone verso
l’area di acquisizione, mentre il quarto
orienta le barre di alluminio e scatta le
foto con l’utilizzo del telecomando. Il
pallone aerostatico, riempito con elio,
ha un diametro di metri 4,7 ed una ca-
pacità di carico pari a 8 kg.
Precedentemente al rilievo fotogram-
metrico sono stati posti sull’intera area
del teatro 209 target, in modo da cre-
are una rete di punti di controllo per
agganciare ad un unico sistema di rife-
rimento, le foto acquisite dall’alto. I tar-
get sono costituiti da fogli A4 di colore
nero con una croce bianca per consen-
tire la loro visibilità nelle foto scattate
dal pallone. La posizione dei punti di
controllo è stata registrata con rilievo
da stazione totale e successivamente
la maglia è stata georeferenziata su tre
punti rilevati con GPS in modalità RTK,
con un errore di circa 2 cm. Un quarto
punto GPS è stato rilevato per effettua-
re, a posteriori, un ulteriore controllo
sulla precisione del rilievo.
Simultaneamente alla sistemazione dei
target si è proceduto all’assemblaggio
delle barre ed al riempimento del pallo-
ne con elio. Si è cercato di mantenere
un’altezza di volo costante, pari a 40
metri, nonostante le difficoltà dovute
alla differenza di quota presente nei di-
versi punti della struttura. A tale quota
è stato possibile avere ad ogni scatto la
copertura di un’area di circa metri 12 ×
FlyScan
Tecnologia Fotogrammetria aerea automatica
Raggio di acquisizione Fino a 100m dal suolo
Acquisizione Indefinito numero di foto
Campo visivo 65°
Precisione 1-2 cm (a 40m di altezza)
Camera integrata Set di tre camere
Caratteristiche della strumentazione.
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20, ottenendo una risoluzione a terra di
un punto ogni 2 centimetri.
Sono state eseguite 20 strisciate circa,
divise in due serie: una con focale delle
camere digitali allo zenit (206 triplette)
e l’altra con focale delle camere inclina-
ta a 45 gradi (26 triplette per la summa
cavea) per un totale di 618 foto. Suc-
cessivamente, sono state selezionate
le triplette acquisite con le migliori con-
dizioni di esposizione e inquadratura
ed elaborate all’interno del software.
Il tempo necessario per l’acquisizione
dei dati e la preparazione dello stru-
mento è stato di due giorni.
L’elaborazione dei dati è stata esegui-
ta utilizzando due software. Il primo,
per la generazione delle nuvole di pun-
ti, si basa su un algoritmo di rettifica
multifocale, attraverso cui le immagini
vengono ricampionate epipolarmente,
secondo piani variabili in funzione della
morfologia dell’oggetto da ricostruire.
Il secondo software, viene utilizzato
per l’ottimizzazione e la pulizia delle
nuvole di punti e la creazione di una su-
perficie continua.
Il processo di elaborazione dei dati è
suddivisibile in due fasi: la preparazio-
ne della tripletta e la ricostruzione della
superficie.
Nella prima fase si effettua una contro-
distorsione delle immagini per l’elimi-
nazione delle aberrazioni ottiche dovu-
te sia agli obiettivi, che alla eventuale
perdita della quota costante. Un algo-
ritmo di ricerca delle features omolo-
ghe, permette la ricostruzione degli
orientamenti dei tre fotogrammi. Se-
gue la fase di rettifica trinoculare, che
consente di rettificare i fotogrammi
eliminando gli errori causati dalle con-
dizioni di presa delle foto.
Nella tripletta di immagini vengono
identificati manualmente i punti di con-
trollo a terra (target), ai quali vengono
assegnate le coordinate corrisponden-
ti. La fase finale prevede la ricostru-
zione della superficie che avviene per
image matching multioculare, garan-
tendo una notevole affidabilità geome-
trica e cromatica, nella ricostruzione
dell’oggetto.
I dati tridimensionali ottenuti, sono ot-
timizzati all’interno del software che
permette di applicare i filtri per la pu-
lizia delle nuvole di punti e la sovrap-
posizione della texture. I singoli file si
dispongono automaticamente in un
unica nuvola di punti georeferenziata
(sulla base dei punti di controllo a ter-
ra), eliminando in tal modo la possibi-
lità di aggiungere un ulteriore errore
causato dall’operatore, come avviene
nel caso dell’unione delle range maps
attraverso il riconoscimento manuale di
punti omologhi.
Tale software permette di creare or-
tofoto ad alta risoluzione, di estrarre
sezioni e prospetti e di produrre piante
ortogonali.
Figura 3: Il sistema FlyScan durante l’acquisizione dei dati.
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In alcune parti il rilievo fotogrammetri-
co del teatro, è stato integrato con ac-
quisizioni da laser scanner a modulazio-
ne di fase. Le scansioni (venticinque),
sono state concentrate nelle zone del
parodos e della summa cavea, permet-
tendo di ottenere tutti i dettagli delle
parti interne e delle facciate verticali
del teatro, non visibili dal pallone.
Le nuvole di punti ottenute dalle varie
scansioni, sono state allineate tra loro
ed in seguito, sovrapposte alla nuvola
di punti ottenuta con rilievo fotogram-
metrico, sulla base dei punti di control-
lo a terra, rilevati topograficamente. La
precisione sugli allineamenti ottenuta
è pari a 6 millimetri.
Dopo aver creato un’unica nuvola di
punti ottimizzata, questa è stata salva-
ta nel formato *.ply ed importata nel
software open source MeshLab per la
ricostruzione della superficie continua
del modello 3D. Il modello ottenuto è
esportabile in tutti i formati standard
ed ha un peso di file esiguo, pari a 42
Mb.
Il risultato finale, ottenuto attraverso
l’acquisizione dei dati da pallone frena-
to a 40 metri di altezza da terra e l’uso
di camere non metriche da 10 Mpx, ha
prodotto un modello 3D del teatro, con
risoluzione a terra di 2 cm. La risoluzio-
ne finale di un modello 3D, può varia-
re in base alla distanza dall’oggetto e
al sensore utilizzato nell’acquisizione.
Infatti, nella close range photogram-
metry, con distanze dall’oggetto pari
a 5 metri, lo strumento permette di
ottenere risoluzioni inferiori al centi-
metro. Nel caso invece dell’utilizzo di
fotocamere a maggiore risoluzione, ad
esempio 20 Mpx, si può ottenere una
risoluzione prossima al centimetro da
un’altezza di 100 m.
La fotogrammetria riveste un ruolo
fondamentale, nel settore del patrimo-
nio culturale sia in termini di metodolo-
gia di rilievo di strutture architettoniche,
che di documentazione dettagliata di
Nelle due figure in alto:Sezione e planimetria ottenute dallanuvola di punti
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Risultato finale della integrazione tra fotogrammetria e laser scanner terrestre.
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siti archeologici. In particolare, la foto-
grammetria aerea fornisce immagini
ad alta risoluzione di vaste aree, che
permettono di avere a disposizione
uno strumento di analisi metrica e la
possibilità di leggere la connessione
tra le strutture e la loro relazione con
il territorio circostante, per tanti motivi
difficile da definire soltanto con osser-
vazioni da terra.
Numerosi sono i vantaggi legati all’uso
di questa tecnologia: la sua versatilità,
le dimensioni e il peso esiguo dello
strumento (solo 8 Kg) permettono, ad
esempio, una facilità di trasporto in am-
bienti logisticamente difficili. Importan-
te è anche la possibilità di decidere la
risoluzione del modello finale, durante
la fase di elaborazione e di ottenere un
aumento della definizione della nuvo-
la di punti, con l’utilizzo di una camera
digitale con una risoluzione maggiore.
Un altro vantaggio è dato dal peso ri-
dotto dei file di output, (nel nostro caso
solo 42 Mb) e dalla possibilità di espor-
tarli in tutti i formati standard.
Ovviamente, insieme ai vantaggi lo
strumento presenta alcuni limiti, legati
fortemente alle condizioni atmosferi-
che. Infatti la presenza di forte vento
rende difficoltosa la gestione del pallo-
ne, così come una intensa illuminazio-
ne solare può portare ad una perdita
delle informazioni acquisite sul campo.
Inoltre tale strumento è indicato solo
per aree aperte e prive di densa coper-
tura vegetativa.
Un altro limite può essere dato dalla
necessità di reperire in zona, gas elio
per il riempimento del pallone e dal nu-
mero di operatori necessari sul campo.
Nel nostro caso di studio tale tecnica
si è dimostrata di grande efficacia: for-
nendo un metodo speditivo per l’acqui-
sizione sul campo, ha infatti permesso
di avere una visione d’insieme del tea-
tro e di capire la sua connessione con
il tessuto urbano circostante.
Le riprese dall’alto, permettono di
contestualizzare le strutture all’interno
dell’ambiente in cui sorgono e questo
rende lo strumento adattabile anche ad
altri casi di studio. Infatti questo stru-
mento può essere utilizzato nel caso
di rilievi finalizzati a progetti di massi-
ma, come base per la preparazione di
un rilievo di dettaglio e come metodo
speditivo, per la verifica di edifici non
ancora presenti sulle mappe catastali.
Il modello ottenuto, in seguito all’ela-
borazione dei dati è il punto di partenza
per lo sviluppo di future applicazioni
quali, ad esempio, il restauro virtua-
le, in quanto fornisce una descrizione
esaustiva dell’intero sito e degli ele-
menti strutturali e architettonici in esso
presenti. Futuri sviluppi del presente
lavoro, prevedono la ricostruzione del
teatro sulla base dell’analisi geometri-
ca delle strutture e dell’analisi tipologi-
ca e compositiva.
Andiamo nelle scuole medieiniziative per promuovere già nelle scuole medie la figura professionale del Geometradi Elio Miani
composto da: cartellina/folder, 5 sche-
de informative, pieghevole a 2 ante,
pieghevole a 3 ante, locandina, penna
USB personalizzata e pach per penna
USB.
E' stato creato un piacevole gioco, di-
sponibile on-line nei siti del Consiglio e
della Fondazione, pensato per gli inse-
gnanti, i genitori e gli allievi, i quali at-
traverso un percorso accattivante e in-
terattivo, possono individuare i diversi
aspetti di specializzazione, propri della
professione del Geometra.
E' infine prevista una campagna di
stampa, a livello nazionale, con diverse
belle immagini che si incentrano sulla
figura dei giovani e della professione.
Tutto questo materiale è propedeutico
all'intervento di sensibilizzazione, da
Nell'ultima as-
semblea dei
Presidenti, la de-
cima, tenutasi a
Roma il 20 luglio
scorso, il nostro
Consiglio Nazio-
nale ha presen-
tato il progetto
per promuovere l'orientamento degli
studenti delle scuole medie (scuole
secondarie di primo grado) verso la
professione del Geometra.
Il progetto, identificato dallo slogan
“una scelta di carattere”, è stato pre-
disposto dalla società specializzata in
comunicazione “Moltiplica”, che ha
elaborato un “kit di identità”, da con-
segnare agli insegnanti di riferimento,
Elio Miani
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attuarsi direttamente presso le classi
seconde e terze delle scuole medie,
al fine di informare gli studenti, circa la
futura scelta del loro percorso di studi
superiore, in modo da orientarli verso
una decisione più consapevole.
Come noto il principale obiettivo della
riforma “Gelmini”, è quello di dare pari
opportunità sia ai percorsi scolastici
tecnici che a quelli liceali; a tale sco-
po è stato tra l’altro, modificato l'intero
campo degli Istituti Tecnici, unificando
alcuni indirizzi e riorganizzandoli tutti
entro due macro-settori: quello econo-
mico e quello tecnologico.
L'Istituto Tecnico offre così sia il sapere
(contenuti culturali e metodo di studio),
sia il saper fare (applicazione di quanto
appreso mediante la materia di indiriz-
zo).
Nell'offerta formativa è quindi, scom-
parsa la dicitura “Istituti Tecnici per Ge-
ometri”, che è stata sostituita da quella
di “Istituto Tecnico, settore Tecnologi-
co, Costruzioni, Ambiente, Territorio”,
seppure il piano didattico prevede
l’insegnamento delle stesse materie
di prima e consente l’accesso diretto
all'esame di maturità finale per conse-
guire il diploma, che però, non sarà di
“Geometra” ma di “Tecnico”.
Il titolo di “Geometra” pertanto, si
ottiene solamente a seguito del su-
peramento dell'esame di stato per
l'abilitazione all'esercizio della libera
professione e quindi si distinguono e si
diversificano tra di loro, il “titolo forma-
tivo” e quello “professionale”.
Certamente il materiale predisposto
è ben coordinato, anche se personal-
mente lo ritengo più adatto ai genitori e
agli insegnanti piuttosto che ai ragazzi
di 13/14 anni, i quali sono già continua-
mente bombardati da immagini. Proba-
bilmente sarebbero stati più colpiti da
foto che li vedessero protagonisti pro-
iettati in futuro, all'interno delle diverse
specificità della pratica professionale.
Questo progetto, mette comunque in
condizione la base della categoria di
poter intervenire direttamente negli
ambiti scolastici e quindi, prevede l'im-
pegno diretto dei singoli Collegi provin-
ciali. Non si tratta soltanto di impegno
Frontespizio dell'opuscoloproposto l'anno scorso dal nostro Comitato Regionale e distribuito in tutte le classi terze delle scuole medie di tutta la regione.
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economico per stampare e produrre il
materiale che si riterrà opportuno, ma
si tratta soprattutto di un impegno in
disponibilità di tempo. Infatti saranno
indispensabili incontri e riunioni presso
ogni singola scuola, ai quali i rappre-
sentanti del Collegio dovranno parteci-
pare. Se consideriamo che soltanto in
Provincia di Udine si tratta di 79 istituti,
è ben facile immaginare la mole di la-
voro e di tempo che ci aspetta.
Per illustrare ai ragazzi ciò che fa pro-
fessionalmente il Geometra, non vi
può essere che un Geometra il quale
però, deve possedere buone capaci-
tà comunicative ed essere abile nella
relazione con i ragazzi, al fine di poter
spiegare bene e convenientemente il
necessario, oltre a saper rispondere
con chiarezza alle possibili domande.
Sicuramente vi sono colleghi con que-
ste capacità, ma non sarà un’impresa
facile quella di ottenerne la disponibili-
tà a regalare decine di ore del loro tem-
po, per portare avanti queste iniziative.
Nel corso del dibattito assembleare,
chi scrive è intervenuto a nome del no-
stro Comitato Regionale, anche comu-
nicando con orgoglio, che nella nostra
Regione è già dal 2005 che facciamo
azione di orientamento, distribuendo
presso le segreterie dei diversi distretti
scolastici, un pieghevole da noi pen-
sato, impaginato e stampato in circa
10.000 copie, indirizzato agli alunni del-
le terze medie. Materiale questo che
viene consegnato all'inizio di dicem-
bre, per dare modo ai genitori ed ai ra-
gazzi di discuterne assieme durante le
tradizionali feste natalizie e prima delle
pre-iscrizioni di inizio gennaio.
Come ad ogni madre il proprio figlio
appare sempre il migliore rispetto agli
altri, è forse per questo che, pensando
all'ultimo pieghevole da noi realizzato,
ho anche criticato l'eccessivo costo ed
il possibile scarso appeal per i giovani,
di quello predisposto dal Consiglio Na-
zionale.
In ogni caso, la promozione scolastica
rimane per noi fondamentale e ce ne
dobbiamo fare carico, per poter conti-
nuare a sperare nella continuità della
nostra categoria. Sappiamo tutti che il
problema di fondo è proprio quello di
riuscire ad informare correttamente i
ragazzi ed i genitori, delle opportunità
offerte dalla scelta di un percorso di
studio di tipo tecnico. Sappiamo an-
che che una eccessiva “liceizzazione”
porta ad una non corretta preparazione
delle generazioni future nei confronti
dei campi lavorativi disponibili e preve-
dibili. Basti pensare che, come risulta
da recenti indagini fatte da Confindu-
stria, nel mondo del lavoro (anche se
non tutto libero professionale) si ri-
scontra in Italia una cronica mancanza
di tecnici (oltre 130.000).
La strada da percorrere è sicuramente
quella giusta e noi Collegi dei Geometri
della Regione, sicuramente saremo in
grado di fornire un adeguato supporto
alle strategie promozionali scolastiche,
forti anche del fatto di essere comun-
que stati (in ambito nazionale) fra i pre-
cursori di inizitive di questo tipo.
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Il D.P.R. n° 462/2011, contiene il regola-
mento che disciplina i procedimenti di
installazione degli impianti di messa a
terra, degli impianti elettrici con perico-
lo di esplosione collocati nei luoghi di
lavoro, nonché dei dispositivi di prote-
zione contro le scariche atmosferiche,
dei quali ci eravamo in parte già occu-
pati scrivendo qui, dei parafulmini.
L'impianto in se, consiste in una serie
di accorgimenti idonei ad assicurare
alle masse elettriche, lo stesso poten-
ziale elettrico della terra, evitando così,
nel caso fossero in tensione, di scari-
carla al contatto con un corpo estra-
neo. Infatti, si possono creare situa-
zioni di pericolo quando parti dell'im-
pianto elettrico, che normalmente non
sono in tensione (come ad es. le car-
casse degli elettrodomestici) a seguito
di guasti o imprevisti vari, acquisiscono
una differenza di potenziale. La messa
a terra in questi casi mira a proteggere
le persone dal rischio di folgorazione.
La messa a terra di protezione non in-
teressa solamente l'impianto elettrico,
ma anche tutti gli altri impianti e le parti
metalliche dell'edificio, dalle tubazioni,
all'impianto idrico, del gas, dalle travi
in c.a. o in acciaio, all'impianto di riscal-
damento ed alle altre parti metalliche.
Sinteticamente è utile ed opportuno
indicare, per gli edifici civili, che l'im-
pianto è formato da una linea dorsale
che percorre verticalmente l'edificio e
da una serie di collegamenti (detti an-
che nodi equipotenziali) secondari, ad
essa collegati che entrano nei singoli
appartamenti ed entro i quali verran-
no collegate tutte le parti metalliche in
essi esistenti.
La sezione dei conduttori non potrà
essere inferiore a quella dei conduttori
che portano la corrente elettrica nell'a-
rea protetta e comunque, non inferiori
ai limiti stabiliti dalla norma CEI 64-8.
La linea dorsale, verrà elettricamen-
te connessa al terreno per mezzo di
dispersori, i quali possono essere co-
stituiti da picchetti in rame o acciaio
zincato a sezione circolare o a croce,
infissi nel terreno per uno o due metri;
cavo di rame non isolato (detto anche
corda) interrato intorno al perimetro
dell'edificio oppure, se ci sono, si pos-
sono usare le strutture delle armature
in acciaio del cemento armato.
La resistenza elettrica esistente fra
l'impianto e il terreno, dovrà essere di
un valore limite coordinato con il valo-
re dell'interruttore differenziale, meno
sensibile. Il valore dei 20 ohm indicati
Impianti elettrici di messa a terraNote illustrative del regolamento che ne disciplina l’installazione
di livio lacosegliaz
Livio Lacosegliaz
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segue a pag. 30
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in passato deve oggi ritenersi
superato, in quanto il ricono-
scimento (legge del 1968)
della doverosità di esecuzione
dell'impianto a regola d'arte ri-
spondente alla normativa CEI,
obbliga invece a coordinare il
valore dell'impianto con il va-
lore della corrente d'interven-
to dell'interruttore differenzia-
le.
Va da se che questo valore, verrà mi-
surato ad impianto realizzato per poter-
ne dichiarare la conformità. Si impone
inoltre che, in corrispondenza dei nodi
equipotenziali (collegamenti) e/o dei
dispersori, si dovranno lasciare pozzet-
ti di ispezione dove poter collegare le
apparecchiature di misura necessarie
per il controllo costante ed in qualsiasi
momento, della corretta funzionalità.
Per gli impianti di messa a terra ed i
dispositivi di protezione contro le sca-
riche atmosferiche, la messa in eser-
cizio dell'impianto non potrà essere
effettuata prima della verifica esegui-
ta dall'installatore, il quale rilascerà
la dichiarazione di conformità ai sensi
della normativa vigente (art.2, D.P.R.
462/2001).
In particolare per quanto riguarda gli
impianti nei luoghi di lavoro, entro tren-
ta giorni dalla messa in esercizio degli
stessi, il datore di lavoro dovrà inviare
la dichiarazione di conformità all'ISPE-
SL ed all'ASL o all'ARPA territorialmen-
te competenti (art.2) oppure allo Spor-
tello Unico per le attività produttive,
per i comuni che lo hanno istituito e
reso funzionale.
L'art.3 del D.P.R. in parola, prevede che
l'ISPESL effettui a campione, la prima
verifica sulle conformità alla normativa
vigente degli impianti di mes-
sa a terra e trasmetta le rela-
tive risultanze all'ASL o all'AR-
PA. Le verifiche a campione
sono stabilite annualmente
dall'ISPESL stessa, d'intesa
con le singole regioni.
Il datore di lavoro è tenuto ad
effettuare regolari manuten-
zioni all'impianto (art.4, D.P.R.
462/2001) e far eseguire ogni cinque
anni, all'ASL o all'ARPA, la verifica
periodica. Ne sono esclusi solo gli im-
pianti installati nei cantieri, in locali adi-
biti ad uso medico e negli ambienti a
maggior rischio di incendio, per i quali
il periodo di verifica è invece biennale.
Il verbale della verifica periodica dovrà
essere conservato dal datore di lavoro,
al fine di poterlo eventualmente esibire
ad ogni richiesta degli organi di vigilan-
za.
Per quanto riguarda gli impianti elettrici
di messa a terra in luoghi con pericolo
di esplosione (art. 5, D.P.R. 462/2001),
la messa in esercizio ed omologazione
non potrà essere effettuata prima del-
la verifica della conformità del datore
di lavoro ed effettuata dall'installatore
dell'impianto, che opportunamente la
rilascia.
Entro trenta giorni dalla messa in eser-
cizio dell'impianto, il datore di lavoro
invia la dichiarazione di conformità
all'ASL o all'ARPA territorialmente
competenti o allo Sportello delle attivi-
tà produttive se esistente.
L'omologazione verrà effettuata
dall'ASL o dall'ARPA competenti per
territorio, le quali effettueranno la pri-
ma verifica sulla conformità di tutti gli
impianti denunciati, alla normativa vi-
gente.
Il simbolo standard di messa a terra
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Per quanto riguarda le verifiche perio-
diche, (art.6) queste verranno eseguite
in analogia a quelle per gli impianti di
terra e..., con le stesse modalità (art.3)
ogni due anni.
Sono inoltre previste verifiche straordi-
narie effettuate dall'ASL o dall'ARPA o
dagli organismi individuati dal Ministro
delle attività produttive, sulla base dei
criteri stabiliti dalla normativa europea
UNI CEI.
Le verifiche straordinarie sono comun-
que effettuate nei casi di:
A) esito negativo della verifica periodi-
ca;
B) modifica sostanziale dell'impianto;
C) richiesta del datore di lavoro; In caso
di variazione degli impianti, il dato-
re di lavoro comunica tempestiva-
mente all'ufficio competente per
territorio ISPESL e ASL o ARPA, la
cessazione dell'esercizio, le modi-
fiche sostanziali preponderanti e il
trasferimento o spostamento degli
impianti (art.8).
Per quanto concerne le novità appor-
tate dal D.P.R. 462/2001, si evidenzia
che quella più rilevante riguarda il da-
tore di lavoro, a cui fa capo ora la re-
sponsabilità delle verifiche e della loro
periodicità, responsabilità che priva era
di competenza dell’ISPESL.
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Considerato quindi che l'obbligo di richiedere e far
eseguire le verifiche periodiche di legge è a carico
del datore di lavoro, è bene sottolineare che la man-
cata effettuazione delle verifiche di legge diventa
una inosservanza perseguita a mezzo di apposita
contestazione allo stesso datore di lavoro inadem-
piente, da parte di ISPESL, NAS, Ispettorato del
Lavoro, ecc. durante la loro normale attività di vi-
gilanza.
Il datore di lavoro pertanto, deve essere sempre in
possesso del verbale di verifica rilasciato dall'Or-
ganismo di Ispezione, per poterlo eventualmente
esibire in occasione dei controlli da parte degli Enti
preposti.
Le sanzioni previste in caso di mancata ottempe-
ranza agli obblighi di legge previsti dal DPR 462/01
sono:
Arresto sino a tre mesi o ammenda da € 258,23 a €
1.032,91, in caso di applicabilità dell'art. 9 comma 2
del DPR 462/01.
Arresto da tre a sei mesi o ammenda da € 1.549,37
a € 4.131,66, in caso di applicabilità dell'art. 32, 35
del DLgs 626/94.
Tali sanzioni, essendo di carattere penale, si applica-
no a tutte le persone dell'azienda responsabili (ad
esempio tra gli altri, tutti i soci delle s.n.c., tutti i
soci accomandatari delle s.a.s. e l'amministratore
delle s.r.l.).
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La responsabilità del Consulente Tecnico d’UfficioUna sentenza interessante, da leggere con attenzione
di antonio tieghi
Professione
Questa sentenza è stata tratta dal web,
dove ormai ognuno di noi può scoprire
le cose più strane, ma a volte, anche
quelle più utili. In questo caso, si sa
che le leggi sono una cosa, ma la loro
interpretazione spetta alla magistratura
e sono i Giudici che decidono.
Questa sentenza sulla responsabilità
del CTU è molto interessante, merita
leggerla con attenzione, stare attenti e
tenerne conto.
“Il codice di procedura civile, all’art. 64,
prevede espressamente l’obbligo risar-
citorio per i danni provocati dal CTU alle
parti del processo. In applicazione dei
principi generali in materia di responsa-
bilità civile, il consulente tecnico sarà
tenuto a risarcire solo i danni che co-
stituiscono conseguenza immediata e
diretta della sua condotta commissiva
o omissiva.”
Al pari di qualsiasi attività umana, an-
che quella svolta dal consulente tecni-
co d’ufficio nell’adempimento dell’in-
carico affidatogli può essere fonte di
responsabilità per il suo autore ove
provochi un danno a terzi. La previsio-
ne dell’art. 64 cod. proc. civ., a tenore
del quale il consulente tecnico d’uffi-
cio è “in ogni caso” tenuto a risarcire
i danni causati alle parti del processo,
potrebbe dunque apparire pleonastica
perché ripetitiva, come vedremo, di
principi e regole già presenti nell’ordi-
namento; e tuttavia essa è significativa
della speciale attenzione riservata dal
legislatore all’attività dell’ausiliare del
giudice, al quale sembra rivolgere l’am-
monimento di adempiere correttamen-
te la delicata funzione affidatagli.
La peculiarità dell’attività richiesta al
CTU sta nel fatto che essa ha natura e
contenuto prettamente professionale,
per lo più sostanziandosi in una presta-
zione d’opera intellettuale, svolta però
nell’interesse non di una parte privata o
di un soggetto giuridico individuato e in-
dividuabile quale sua controparte con-
trattuale, ma piuttosto nell’interesse
della giustizia rappresentata in concre-
to dall’ufficio del giudice. Proprio dalla
considerazione che precede prende le
mosse il contrasto degli interpreti sulla
possibilità di ammettere la responsabi-
lità del CTU per i danni da lui provocati
agendo con colpa lieve. Secondo il pre-
valente orientamento dottrinale e giu-
risprudenziale, infatti, il fatto dannoso
Antonio Tieghi
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può essere imputato a responsabilità
del consulente solo quando egli incorra
in colpa grave, ossia riferibile a sue gra-
vi e inescusabili negligenza o imperizia,
nell’esecuzione degli atti che gli sono
richiesti (in tal senso si vedano Cass.
civ., Sez. I, n. 11474 del 21 ottobre
1992; Sez. III, n. 22587 del 1° dicembre
2004; Trib. Bologna, Sez. III, 15 marzo
2010). A tale conclusione si perviene
valorizzando la previsione del comma
2 dell’art. 64 cod. proc. civ secondo il
quale “in ogni caso il consulente tecni-
co che incorre in colpa grave nell’ese-
cuzione degli atti che gli sono richiesti
è punito con l’arresto fino a un anno
o con l’ammenda fino a euro 10.329.
In ogni caso è dovuto il risarcimento
dei danni causati alle parti”: l’obbligo
risarcitorio sarebbe condizionato alla
sussistenza della responsabilità penale
contemplata dalla norma.
Si è, poi, osservato che ogni consulen-
za giudiziaria implica problemi tecnici
di speciale difficoltà e delicatezza, a
prescindere dalla natura dell’incarico
in concreto assegnato e delle proble-
matiche riscontrate dal CTU in guisa
che l’ipotesi di responsabilità enun-
ciata all’art. 64 cod. proc. civ. sarebbe
espressione del più generale principio
( fatto proprio, in materia di contratto
d’opera intellettuale, dall’art. 2236 cod.
civ.) per il quale il professionista rispon-
de dei danni solo in caso di dolo o di col-
pa grave quando la prestazione implichi
la soluzione di problemi di particolare
difficoltà: la colpa grave, in particolare,
ricorrerebbe ove la condotta del CTU
fosse consapevolmente contraria alle
regole generali di correttezza e buona
fede e tale da risolversi in un uso stru-
mentale e illecito dell’incarico di con-
sulente tecnico, laddove per converso
non sarebbe sufficiente a integrare
detta responsabilità la mera erroneità
o infondatezza, anche manifesta, delle
tesi prospettate e delle conclusioni cui
sia pervenuto il consulente (così App.
Roma, Sez. III, 28 dicembre 2010).
In altre parole, la responsabilità civile
del consulente tecnico d’ufficio sareb-
be prospettabile solo ove ricorresse il
presupposto d’applicazione della san-
zione penale dell’arresto, prevista dal
medesimo art. 64 cod. proc. civ., ciò
che sarebbe giustificato dalla ratio attri-
buita alla norma citata e che andrebbe
identificata nella volontà del legislatore
di non far gravare sull’operatività del
CTU le preoccupazioni di carattere per-
sonale che potrebbero condizionarlo in
quei casi in cui il magistrato ritenga ne-
cessarie particolari cognizioni tecniche
per la soluzione della causa, e si giusti-
fica solo in riferimento a coloro ai qua-
li, come i CTU, il codice di procedura
civile impone l’ “obbligo di prestare il
suo ufficio”.
Non mancano, peraltro, le voci dissen-
zienti dalla tesi appena riportata, a tal
proposito sottolineandosi come nel-
la disciplina della responsabilità civile
non abbia alcuna rilevanza che il reato,
previsto al comma 2 dell’art. 64 cod.
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proc. civ., presupponga la colpa grave,
il legislatore ben potendo richiedere un
grado di colpa più elevato per l’applica-
zione della sanzione penale rispetto a
quello sufficiente a integrare la respon-
sabilità risarcitoria. Inoltre, alla tesi del-
la limitazione di responsabilità derivan-
te dall’applicazione analogica dell’art.
2236 cod. civ. si è replicato che la nor-
ma in questione è eccezionale (e quindi
insuscettibile d’applicazione analogica
oppure estensiva) ed è dettata con spe-
cifico riferimento al contratto di presta-
zione d’opera professionale, laddove
per converso il rapporto tra CTU e parti
del giudizio non sembra assimilabile a
quello tra professionista e committen-
te. Secondo questa opinione, dunque,
la responsabilità civile del CTU può di-
scendere da qualsiasi condotta illecita
sia essa imputabile a dolo o a colpa gra-
ve o anche a colpa lieve. Insomma, se-
condo la tesi in esame, l’inciso “in ogni
caso” contenuto nell’art. 64, comma
2, cod. proc. civ. andrebbe inteso nel
senso di introdurre una figura di danno
risarcibile secondo i principi generali in
materia di illecito civile extracontrattua-
le, affatto svincolata dalla sussistenza
dell’elemento della colpa grave che in-
tegra la fattispecie penale considerata
dalla predetta norma: quindi se provoca
un danno alle parti del processo, il CTU
risponde comunque del danno loro ar-
recato con la sua condotta colposa, an-
che se ha agito con colpa lieve.
Tra gli interpreti vi è, invero, maggiore
accordo sulla natura extracontrattuale
della responsabilità del consulente tec-
nico d’ufficio, una volta constatato che
“all’attività del consulente tecnico non
possono applicarsi gli schemi privatisti-
ci dell’adempimento e dell’inadempi-
mento, quasi che egli fosse vincolato
alle parti da un rapporto di prestazione
d’opera, giacché egli svolge nell’ambi-
to del processo una pubblica funzione
quale ausiliare del giudice, nell’interes-
se generale e superiore della giustizia,
con responsabilità oltre che penale e
disciplinare, anche civile, la quale im-
porta l’obbligo di risarcire il danno che,
come qualsiasi pubblico funzionario,
abbia cagionato in violazione dei doveri
connessi all’ufficio” (Cass. civ., n. 1545
del 25 maggio 1973). Infatti, “poiché
l’attività del consulente tecnico che
è svolta nell’esercizio di una pubblica
funzione nell’ambito di un processo
non è in alcun modo inquadrabile ne-
gli schemi di un rapporto di lavoro, sia
esso subordinato o anche autonomo,
quasi che il consulente fosse vincolato
alle parti da un rapporto di prestazione
d’opera” ne discende la necessità di
qualificare la relativa responsabilità in
termini di “responsabilità aquiliana per
fatto illecito” (così Cass. civ, Sez. I, n.
11474 del 21 ottobre 1992). Dalla natura
extracontrattuale della responsabilità in
esame discende, fra l’altro, l’applica-
zione delle regole che le sono proprie,
prima fra tutte quella del termine breve
di prescrizione quinquennale (art. 2947
cod. civ.).
Naturalmente la responsabilità del con-
sulente tecnico potrà venire concreta-
mente in rilievo solo quando egli abbia
provocato dei danni e solo se di essi sia
data prova dalla parte interessata (sulla
quale grava il relativo onere probatorio,
giusta l’art. 2697 cod. civ.): in applica-
zione dei principi generali in materia ri-
sarcitoria, il CTU potrà rispondere solo
dei danni che siano stati causati (ossia
che siano conseguenza immediata e di-
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retta, giusta il combinato disposto degli
artt. 1223 e 2056 cod. civ.) dalla condot-
ta commissiva od omissiva da lui posta
in essere nell’espletamento dell’incari-
co ricevuto dal giudice.
Nessun dubbio potrebbe sussistere
sulla risarcibilità dei danni direttamen-
te arrecati dal CTU ai beni e alle per-
sone oggetto dell’indagine affidatagli:
si pensi al caso dell’oggetto prezioso
consegnato per la stima al consulente
e da questi smarrito o danneggiato, o al
danno arrecato alla persona della parte
sottoposta a consulenza medico lega-
le, o ancora alla lesione del fabbricato
conseguente a saggi ed esperimenti
tecnici impropriamente eseguiti dal
consulente tecnico.
Potrà, inoltre, prospettarsi una respon-
sabilità del consulente tecnico d’ufficio
per il suo ritardo nel deposito della re-
lazione richiestagli dal giudice, sempre
che sia rinvenibile un nesso di causalità
tra l’inosservanza del termine assegna-
to dal giudice e il pregiudizio lamentato
dalla parte del processo (Cass. civ., Sez.
III, n. 22587 del 1° dicembre 2004).
E’ poi da chiedersi se il CTU possa es-
sere chiamato a rispondere delle con-
seguenze negative subite da una delle
parti in seguito all’accoglimento (o al
rigetto) di una domanda a opera di una
sentenza basata su una consulenza er-
rata. Occorre a tal proposito aver pre-
sente che la soccombenza in giudizio
discende dalla sentenza del giudice, al
quale è in ultima istanza imputabile l’e-
sito fausto o nefasto della lite: la causa
della vittoria o della soccombenza in
giudizio deve essere tendenzialmente
identificata nel fatto del giudice. Col
che, tuttavia, non si vuole negare che
le conclusioni del consulente tecnico
possano influenzare, talora in modo
determinante, la valutazione del giudi-
ce e in definitiva la sua decisione, ciò
che avviene sovente nel caso in cui al
CTU venga affidato il compito di accer-
tare fatti oggettivi (cd. CTU percipien-
te). In questo caso l’errata percezione
del fatto è destinato a riverberarsi sul-
la decisione del giudice, che darà per
accertato il fatto come riferito dal suo
consulente. Tuttavia, non deve scivola-
re in secondo piano il fatto che il giudi-
ce non è in teoria vincolato dalle con-
clusioni del consulente tecnico, tanto
più quando a costui sia richiesta la
mera valutazione tecnica degli elemen-
ti di prova già acquisiti al processo: chi
decide, infatti, non è il consulente ma il
giudice il quale, in quanto peritus peri-
torum, può discostarsi dalle valutazioni
da quello compiute quando ne abbia
giusto motivo. Pertanto, la soccomben-
za in giudizio dovrà di norma ritenersi
conseguenza immediata e diretta non
dell’errore o dell’omissione del CTU
ma dell’errata condivisione delle sue
valutazioni da parte del giudice, ciò
che può recidere il nesso causale tra la
condotta del consulente e l’evento dan-
noso (ossia l’esito negativo del giudizio
per una delle parti).
Ove poi nel corso del processo la con-
sulenza tecnica sia dichiarata nulla, a
carico del CTU potrà prospettarsi l’ob-
bligo di restituire il compenso liquidato
dal giudice e corrispostogli dalle parti:
la nullità della consulenza priverebbe
di funzione giustificativa (i.e. di causa)
il pagamento in favore del CTU che sa-
rebbe perciò tenuto a restituire l’indebi-
to pagamento, giusta la generale previ-
sione dell’art. 2033 cod. civ. (Cass. civ.,
Sez. I, n. 11474 del 21 ottobre 1992).
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Geometra di ieri, di oggi e di domaniintervista a Gino Zanelli, illustre collega tra i decani della nostra categoria, già presidente del Collegio di Pordenonedi iacopo Chiaruttini
si Geometra nell’anno 1949 presso
l’istituto tecnico di Stato ”Belzoni” di
Padova, è stato iscritto all’Albo del Col-
legio di Padova dal 1951 al 1963 ed a
quello del Collegio di Pordenone, dal
1965, con il numero di posizione n.
336 stampigliato sul suo timbro. Oltre
all’attività professionale, Zanelli è stato
molto impegnato nella vita di catego-
ria, facendo il consigliere del Collegio
a Pordenone dall’anno 1985 ed assu-
mendo poi la presidenza del Collegio
stesso dal1988 fino al 1995, operando
anche in ambito regionale ed interre-
gionale.
Perché ha scelto di fare il Geometra
e quali sono state le motivazioni più
significative?
Provengo da una famiglia di produttori
e commercianti nel settore delle cal-
zature, tutti i miei parenti operavano
in quel settore, alcuni erano ragionieri,
ma queste attività non mi attraevano.
Perciò ho scelto di studiare da Geome-
tra. In cuor mio desideravo ricercarmi
un’attività che non mi obbligasse uni-
camente ad un lavoro d’ufficio, ma
che mi consentisse di creare qualcosa
nel mondo delle costruzioni, di poter
operare nei cantieri, in quanto nel do-
Con questo nu-
mero di Dimen-
sione Geometra
continuiamo con
la rubrica delle
interviste ai no-
stri colleghi, i
quali per un ver-
so o per l’altro
hanno dato e danno ancora, lustro alla
nostra categoria.Una figura simbolo e
nel contempo storica dei Geometri del
Porenonese, è senza dubbio Gino Za-
nelli, che tra l’altro ha retto a lungo le
sorti del Collegio di Pordenone in quali-
tà di presidente a cavallo tra gli anni ot-
tanta e novanta. Lo abbiamo incontrato
e gli abbiamo posto alcune domande,
alle quali ha risposto con la gentilezza
e la competenza che gli sono solite, a
riprova che la pur veneranda età rag-
giunta, non ha minimamente scalfito le
qualità morali della persona e le cono-
scenze del collega.
Gino Zanelli è nato a Trento il 20/10/1929,
proprio nell’anno in cui veniva approva-
to il tanto discusso e problematico per
noi “regolamento per l’esercizio della
professione di Geometra”, quindi anche
la sua età identifica e documenta la
storia della nostra attività.Diplomato-
Iacopo Chiaruttini
Interviste ai colleghi
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poguerra il bisogno di costruzione e
ricostruzione era molto sentito. Infatti
ho avuto l’opportunità di lavorare con
delle imprese edilizie fino al 1971.
Ci spiega la differenza tra il Geome-
tra di ieri e quello di oggi?
Nel corso degli anni l’attività del Geo-
metra, pur mantenendo una base poli-
valente, è cambiata e si sta modifican-
do ancora. La continua evoluzione tec-
nologica e normativa ha reso neces-
saria per tutti noi, la specializzazione
nei vari settori di competenza, con la
doverosità irrinunciabile di partecipare
con convinzione a corsi di formazione
ed aggiornamento.
Ne consegue che oggi certamente,
l’attività del Geometra libero profes-
sionista risulta più complessa rispetto
al passato, anche a causa delle accre-
sciute esigenze della committenza,
che ci vede comunque protagonisti
ma in un ruolo, dove ci si deve coor-
dinare e confrontare continuamente
con altre professionalità, altre attività
e responsabilità, ormai assolutamente
indispensabili nel mondo del moderno
costruire.
Si dice che nel dopoguerra le figure
più rappresentative nei paesi italia-
ni erano quelle del sindaco, del pre-
te, del farmacista ed anche quella
del Geometra, è d’accordo?
Sicuramente, il Geometra in ogni luo-
go era una figura polivalente che dava
con professionalità ed anche familiari-
tà, un completo servizio alle molteplici
richieste delle famiglie, delle imprese
e della committenza in genere e non
solo nel campo edilizio, ma anche nel
diritto, nelle problematiche di vita quo-
tidiana, spesso anche strettamente
personali di coloro che si affidavano
con convinzione e con certezza, ai sa-
peri del “Geometra”.
Quindi nel dopo guerra, in particolare
nei paesi di provincia, il Geometra era
un importante punto di riferimento cer-
to, per tutta la comunità.
Esiste qualche bel ricordo nella me-
moria di Gino Zanelli, relativamente
all’attività svolta come libero pro-
fessionista Geometra?
Di ricordi ne ho parecchi, visto che la
mia carriera professionale è stata mol-
to intensa e gratificante. Ma in parti-
colare, posso citare la costruzione del
grattacielo Santin – alto mt. 50 – rea-
lizzato negli anni 58/60 proprio qui a
Pordenone. Per quella costruzione, ho
seguito i lavori quotidianamente e la
dimensione del palazzo era di una tale
importanza che per l’epoca, si trattava
quasi di una scommessa, però vinta
con grande soddisfazione.
Inoltre non posso dimenticare il ter-
remoto del 1976. Si è trattato di un’e-
sperienza che nell’aiutare le popola-
A destra il Geom. Gino Zanelliin un momento della suaattività professionale.
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zioni colpite dal dramma, dai lutti e dai
problemi, ha anche aiutato la crescita
della nostra categoria, irrobustendo le
conoscenze e il saper fare di molti no-
stri colleghi. Chi ha partecipato, come
me, alla ricostruzione del Friuli in prima
persona, non può non ricordare quegli
anni, si tragici ma anche forieri di un
grande rilancio per l’edilizia e molto si-
gnificativi per la nostra professione.
Inoltre nel mio intimo, ricordo con
grande piacere gli anni di insegnamen-
to che ho svolto presso l’IRFOP di Por-
denone, per istruire i giovani Geometri.
Come si riconosce oggi un Geome-
tra ed i suoi strumenti di lavoro?
Una volta lo strumento principe era il
tecnigrafo, oggi invece è senz’altro lo
strumento topografico, i profani del
settore ci riconoscono senza dubbio
quando con tale attrezzatura operiamo
per strada, in cantiere, in giro per i pa-
esi.
Com’è cambiato il rapporto con gli
altri professionisti tecnici?
Purtroppo le singole posizioni conti-
nuano ad essere divergenti in merito ai
limiti delle nostre competenze in edi-
lizia. In passato avevo ritenuto che la
firma abbinata per particolari progetti,
avrebbe potuto evitare diatribe e con-
trasti, ma purtroppo in questo senso
non si è arrivati ancora ad un accordo.
Pertanto credo che non ci siano stati
grandi cambiamenti, ma la speranza è
l’ultima a morire. Credo che tutti noi
abbiamo diritto di lavorare nel campo
che ci compete, dove abbiamo saputo
in tanti anni di onorata attività, concre-
tizzare la fiducia e l’apprezzamento del-
la committenza. Per cui, posso solo au-
spicare che con un po’ di buonsenso,
finiscano i contenziosi tra Geometri,
Ingegneri ed Architetti e che ognuno
possa operare serenamente.
Quindi le competenze del Geome-
tra, sono un eterno problema.
E’ una storia infinita che ritorna e si ri-
pete con ciclicità, nella nostra edilizia,
anche per le difficoltà di operare nelle
zone sismiche e con le norme sempre
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più severe in materia, anche se i con-
tenuti a volte sono assolutamente pre-
testuosi.
Purtroppo devo dire che al nostro in-
terno, è sempre mancata l’univocità di
intenti con i colleghi delle altre regio-
ni, nella ricerca di soluzioni possibili e
praticabili, da concordare ed applicare
laddove possibile. Per cui non si è mai
potuto trovare una soluzione comune
per tutto il territorio nazionale.
Ho letto con attenzione e piacere l’e-
ditoriale di Bruno Razza nel quinto nu-
mero di “Dimensione Geometra” e
concordo con lui, quando afferma che
è giunto il momento di mettere in cam-
po ogni azione per impedire estempo-
ranee interpretazioni delle norme che
attualmente indicano le nostre compe-
tenze.
Come vede la figura del Geometra
tra 50 anni?
Non mi sento di ipotizzare come sarà
l’attuale società fra 50 anni.
Ritengo comunque, che la professio-
ne, oggi del Geometra, avrà sempre
una consistente richiesta da parte della
società. Infatti i settori in cui si esplica
la nostra attività saranno sempre pre-
senti, qualunque possa essere la so-
cietà futura.
Non vi è dubbio che per la figura del
Geometra, la trasformazione già in cor-
so proseguirà condizionata dalle mo-
difiche introdotte dalle norme, con la
doverosa partecipazione degli iscritti ai
corsi di aggiornamento ed anche con
il prolungamento dl ciclo di studi e dei
periodi di formazione.
Faccia il nome di un collega che ap-
prezza e stima e che ha fatto molto
per la nostra categoria
Non è possibile sceglierne uno in par-
ticolare, farei di certo un torto a qual-
cuno. Ricordo con grande affetto, il
costante impegno per la categoria di
tutti i colleghi delegati e rappresentar-
la. Ricordo altresì con grande piacere il
continuo rapporto di amicizia e di reci-
proca stima che si è estesa tra tutti gli
iscritti, condividendo i problemi dell’in-
tera categoria.
Questo rapporto, per quanto mi riguar-
da, ancora oggi rimane indissolubile,
tanto che gli incontri e le telefonate dei
colleghi continuano per consigli, chia-
rimenti e confronto sulle pratiche pro-
fessionali, ma anche per il solo piacere
di sentirci e condividere reciprocamen-
te le nostre vicende.
Possiamo dare un consiglio ai giova-
ni Geometri iscritti all’Albo?
L’attività del Geometra libero professio-
nista può dare grandi soddisfazioni ma
richiede molto impegno.
E’ necessario essere pronti sin dall’ini-
zio, al continuo aggiornamento per sta-
re al passo con le modifiche normative
e tecnologiche. Non è facile, ma con
passione e determinazione, nessun
obiettivo è precluso, per cui coraggio:
i giovani Geometri avranno un futuro
migliore.
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cOORdINAtORe dI RedAZIONeGLorIa GobETTI (Ud)
PROPRIetàorGano UFFICIaLE DEL ComITaTo rEGIonaLE DEI CoLLEGI DEI GEomETrI E GEomETrI LaUrEaTI DEL FrIULI VEnEzIa GIULIa
edItORe, dIReZIONe,RedAZIONe, AMMINIStRAZIONeaSSoCIazIonE DEI GEomETrI E GEomETrI LaUrEaTI DELLa ProVInCIa DI UDInEper conto del Comitato regionale dei Collegidei Geometri e Geometri laureati del Friuli Venezia Giulia Via Grazzano 5/b33100 UdineTel 0432 501503Fax 0432 504048e-mail: [email protected]
Il presente numero è stato chiuso per la stampail 11 agosto 2011. Tiratura 3000 copie
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