CFP GaldusCorso - Operatore Amministrativo Segretariale
Sede di Via Piazzetta, Milano
Anno Scolastico 2015 – 2016
Candidato:
Francesca MongiardoCh.ma prof.ssa Marta ARCANÀ
Gli ostacoli delle politiche di immigrazione
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Indice
Introduzione
I fenomeni migratori
Bevi cenni storici suiflussi migratori
I pro e i contro
Il caso dell’Italia
L’accoglienza degli italiani
Le limitazioni degli stati sulle politiche di migrazione
Intervista a un testimone siriano
Conclusione
Pag.3
Pag.4
Pag.4
Pag.9
Pag.10
Pag.12
Pag. 14
Pag. 15
Pag. 16
3
Ho scelto di argo-mentare il pro-blema dell’immi-grazione perché è un tema molto
discusso in questo periodo e mi ha interessato saperne di più e provare a discuter-ne nella mia tesi.
Nel primo capitolo ho deci-so di parlare dei fenomeni migratori che sono presen-ti nel mondo dalla preisto-ria, facendo degli accenni storici sugli spostamenti di popolazioni più importanti. In seguito, ho provato ad analizzare i problemi, ma anche alcuni vantaggi che l’immigrazione comporta.
Nel secondo capitolo rac-conteró in modo oggetti-
vo la situazione attuale del nostro Paese e accennerò gli approdi che avvengono nel Sud Italia. Ho parlato di come gli italiani accol-gono gli stranieri facendo riferimento al film “Ter-ra Ferma” che si collega a ciò che ho detto preceden-temente perché secondo me illustra in modo chiaro la solidarietà degli italiani nonostante tante difficol-tà. Mentre il documentario “Fuocoammare” sottolinea all’essenziale del rappor-to fra gli uomini, l’istinto di porgere la mano all’altro in difficoltà e ad aiutarlo.
Infine, nel terzo ed ultimo capitolo parlerò degli osta-coli delle politiche dell’im-migrazione, difficoltà che
bisogna affrontare per emi-grare in un altro paese, rac-cogliendo la testimonianza di un siriano che ha emigra-to in Italia per continuare il suo percorso di studi poiché nel suo paese d’origine è in corso la guerra.
In conclusione proverò a dare un commento perso-nale e fare delle considera-zioni su tutto ciò sopracita-to.
INTRODUZIONE
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Le migrazioni ci sono da sempre.
L’immigrazione è un fenomeno che
ha caratterizzato la formazione dei
popoli, spesso influenzandone la politica
sociale ed economica. Fin dall’antichità si
sono verificate immigrazioni, a volte an-
che di massa e ancora oggi questi spo-
stamenti influenzano il mondo.
L’Italia è tra i paesi europei più interessa-
ti da questo fenomeno. Fra i tanti avveni-
menti che hanno caratterizzato la storia,
è sicuramente uno dei più importanti. I
motivi per cui le persone emigrano sono
in particolare: la religione, la politica, ma
soprattutto la situazione economica. Fin
dalla preistoria, l’uomo si spostava da un
territorio all’altro, in cerca di cibo e di un
posto accogliente per vivere. Se ci pen-
siamo bene, sono le stesse cose che una
persona ha bisogno oggi: la stabilità eco-
nomica e il lavoro. Negli ultimi tempi è
aumentata l’immigrazione nel nostro Pa-
ese, e questo notevole flusso è un feno-
meno per noi abbastanza recente.
Vari sono i motivi che spingono extra-
comunitari a stabilirsi in un altro stato:
guerre che coinvolgono gli stati di pro-
venienza, mancanza di lavoro nel pro-
prio stato o il sogno di trovare benessere
nel paese di destinazione. L’Italia, come
sempre tutto il mondo occidentale, è vi-
sta come una meta da raggiungere per
CAPITOLO I
I fenomeni migratori
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trovare il benessere; purtroppo, non è
veramente questo ciò che spesso trovano
una volta qui.
1. Brevi accenni storici sui flussi migratori
Gli spostamenti di popolazioni o
migrazioni hanno avuto un’evo-
luzione e una diffusione uma-
na su gran parte della superficie terre-
stre. Inoltre non bisogna dimenticare che
alcuni processi storici, come ad esempio
il colonialismo, hanno lasciato nel tempo
una loro impronta, difficile da eliminare,
nel pensiero economico e politico, ma an-
che intellettuale degli abitanti dei paesi
ricchi. In seguito farò degli esempi sulle
immigrazioni più importanti che hanno
caratterizzato la storia.
a. La diaspora ebraica
La diaspora (letteralmente “esilio”,
“dispersione”) ha recentemente
assunto il significato più generale
di migrazione. Quella più famosa mai av-
venuta è quella ebraica; il popolo ebraico
è infatti dovuto fuggire a causa del regno
di Babilonia e sotto l’Impero Romano.
È generalmente accettato che la dia-
spora ebraica abbia avuto inizio intorno
all’VIII-VI secolo a.C., con la conquista
degli antichi regni ebraici e l’espulsione
programmata degli schiavi ebrei dalle
loro terre. Molte comunità ebraiche nel
IV d.C. si stabilirono poi in varie zone del
Medio Oriente, in Spagna, Cina, Francia,
Russia e India e crearono importanti cen-
tri di giudaismo, attivi per secoli a veni-
re. Molti ebrei furono espulsi dallo Stato
della Giudea, mentre altri furono venduti
come schiavi.
Fino al 2008 esisteva ancora una picco-
la comunità di fede ebraica nello Yemen
(280 persone). A fine febbraio 2009, 230
di essi sono stati accolti in Israele per
salvarli dal probabile attacco di fonda-
mentalisti islamici. Tutti risiedevano nel
villaggio di Raida. Oggi rimangono nel
Paese arabo 50 persone, disperse nella
capitale San’a.
Gli ebrei della diaspora si dividono in due
principali gruppi: gli Ebrei Aschenazi-
ti, la maggioranza degli attuali ebrei nel
mondo e gli Ebrei Sefarditi, che erano la
comunità prevalente fino agli anni ‘30,
prima delle due guerre mondiali. Queste
unità si distinguono per la lingua parlata
e varianti del rito ebraico e nell’interpre-
tazione della Torah.
b. Le migrazioni barbariche nel MedioevoIl continente europeo, nei primi secoli
dopo la nascita di Gesù, è stato teatro di
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grandi migrazioni. Le invasioni barbariche
dal 166 al 476 d.C., condotte inizialmente
per fini di saccheggio da popolazioni che
vivevano lungo le frontiere settentrionali,
costituirono un periodo ininterrotto di ir-
ruzioni all’interno dei confini dell’Impero
Romano fino alla caduta della sua parte
occidentale.
Dopo aver vissuto per secoli in una si-
tuazione di equilibrio con i popoli barbari
stanziati ai confini, tra il IV e V secolo
l’impero romano fu investito dalle loro mi-
grazioni. I primi a muoversi furono i Visi-
goti che entrarono nell’impero d’Oriente:
questi furono accolti all’interno dei con-
fini, ma agli inizi del V secolo ripresero
le loro invasioni verso l’Occidente, attac-
cato contemporaneamente da Ostrogoti,
Vandali, Alani e Svevi. Guidati da Alari-
co, nel 410 d.C. i Visigoti saccheggiarono
Roma e successivamente si spostarono in
Gallia, mentre anche la Britannia era in-
vasa da barbari e i Vandali conquistarono
Cartagine.
Nel 450 d.C. fu la volta degli Unni, che
si abbatterono sull’Occidente e ne deva-
starono ampie regioni sino alla morte del
loro re Attila. Nel 454 d.C. penetrarono
in Italia i Vandali, che l’anno seguente
espugnarono e saccheggiarono Roma.
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I Longobardi furono una popolazione ger-
manica, protagonista tra il II e il VI secolo
d.C. di una lunga migrazione che la portò
dal basso corso dell’Elba fino all’Italia. Il
movimento migratorio ebbe inizio nel II
secolo, ma soltanto nel IV l’intero popolo
avrebbe lasciato il basso Elba; durante lo
spostamento, avvenuto risalendo il cor-
so del fiume, i Longobardi approdarono
prima al medio corso del Danubio (fine
V secolo d.C.), poi in Pannonia (V seco-
lo d.C.), dove consolidarono le proprie
strutture politiche e sociali, si converti-
rono solo parzialmente al cristianesimo
ariano e inglobarono elementi etnici di
varia origine, germanici per la massima
parte.
Entrati a contatto con il mondo bizantino e
la politica dell’area mediterranea, nel 568
d.C., si insediarono in Italia, dove diedero
vita a un regno indipendente che este-
se progressivamente il proprio dominio
sulla massima parte del territorio italiano
continentale e peninsulare. Il Regno lon-
gobardo, che tra il VII e l’inizio dell’VIII
secolo era arrivato a rappresentare una
potenza di rilievo europeo, cessò di esse-
re un organismo autonomo nel 774 d.C.,
a seguito della sconfitta subita ad opera
dei Franchi guidati da Carlo Magno.
Nel corso dei secoli, i Longobardi, inizial-
mente casta militare rigidamente separa-
ta dalla massa della popolazione romani-
ca, si integrarono progressivamente con
il tessuto sociale italiano, grazie all’ema-
nazione di leggi scritte in latino (Editto
di Rotari, 643 d.C.), alla conversione al
cattolicesimo (fine VII secolo) e allo svi-
luppo, anche artistico, di rapporti sem-
pre più stretti con le altre componenti
socio-politiche della Penisola (bizantine e
romane). La contrastata fusione tra l’e-
lemento germanico-longobardo e quello
romanico pose le basi, secondo il modello
comune alla maggior parte dei regni lati-
no-germanicialtomedievali, per la nascita
e lo sviluppo della società italiana dei se-
coli successivi.
c. Il colonialismo
Con questo termine si intende un
movimento che tende ad acqui-
stare un territorio da parte di
uno stato straniero, con la conquista o
l’insediamento di popolazioni. Il coloniali-
smo europeo che inizia nel XV secolo può
essere suddiviso in due fasi: la prima va
dal 1415 al 1800 e la seconda dal 1800
alla II guerra mondiale.
Gli effetti del colonialismo diedero ai colo-
nizzatori e ai colonizzati numerosi bene-
fici, tra cui l’opportunità d’emigrazione,
l’espansione del commercio e dei profitti.
Allo stesso tempo però la conquista si ac-
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compagnò a costi significativi. I colonizza-
tori dovettero provvedere all’amministra-
zione, alla difesa, all’assistenza economica
delle colonie e furono spesso coinvolti in
conflitti indesiderati. Per chi lo subì, il co-
lonialismo ebbe da una parte indiscutibili
effetti negativi (modi di vita tradizionali fu-
rono cancellati, le culture distrutte ed inte-
ri popoli sterminati), dall’altra, il contatto
con la cultura europea ha portato ai popo-
li colonizzati qualche beneficio nel campo
della sanità, dell’istruzione e dell’accesso
alle nuove tecnologie.
d. L’emigrazione Italiana fra Ottocen-
to e Novecento
L’Italia, per gran parte della sua sto-
ria dall’Unità in poi, è stata un paese
di emigrazione e si stima che tra il
1876 e il 1976 partirono oltre 24 milioni di
italiani al punto che oggi si parla di grande
emigrazione o diaspora italiana.
In particolare, nel 1973, l’Italia ebbe per
la prima volta un leggerissimo saldo mi-
gratorio positivo (101 ingressi ogni 100
espatri), caratteristica che sarebbe diven-
tata costante, amplificandosi negli anni a
venire.
È da notare tuttavia che in tale periodo gli
ingressi erano ancora in gran parte costitu-
iti da emigranti italiani che rientravano nel
Paese, piuttosto che da stranieri. Il flusso
di stranieri cominciò a prendere consisten-
za solo verso la fine degli anni Settanta,
sia per la “Politica delle porte aperte” pra-
ticata dall’Italia, sia per politiche più re-
strittive adottate da altri paesi.
Nel 1981, il primo censimento Istat de-
gli stranieri in Italia calcolava la presenza
di 321.000 stranieri, di cui circa un terzo
“stabili” e il rimanente “temporanei”. Un
anno dopo, nel 1982 veniva proposto un
primo programma di regolarizzazione degli
immigrati privi di documenti, mentre nel
1986 fu varata la prima legge in materia
(L. 943 del 30.12.1986) con cui ci si pone-
va l’obiettivo di garantire ai lavoratori ex-
tracomunitari gli stessi diritti dei lavoratori
italiani. Nel 1991 il numero di stranieri re-
sidenti era di fatto raddoppiato, passando
a 625.000 unità.
A partire dal 1885 iniziò la «grande emi-
grazione» degli Italiani verso l’America.
Le partenze transoceaniche e permanen-
ti rappresentavano un fenomeno di scar-
sa consistenza: 6400 negli Stati Uniti dal
1820 al 1850; 8000 in Uruguay tra il 1835
ed il 1842.
Intorno al 1880 si registró una media di
circa 109.000 emigranti; nel 1900 salirono
a circa 310.000; nel 1913 furono addirittu-
ra 873.000. L’emigrazione riprese dopo la
prima guerra mondiale, raggiungendo nel
1920 le 615.000 unità e si mantenne sem-
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pre alta fino al 1927, quando il fascismo
chiuse il flusso migratorio.
In totale, tra il 1876 ed il 1925, lasciarono
l’Europa più di 9 milioni di Italiani, e quasi
altrettanti furono gli emigranti stagionali e
quelli che lasciarono definitivamente la pe-
nisola pur rimanendo sul continente.
Gli Stati Uniti soprattutto, ma anche l’Ar-
gentina ed il Brasile, furono i principali Pa-
esi di destinazione dei nostri emigranti.
Oggi negli USA vi sono più di 6 milioni di
abitanti di origine italiana e più di 5 milioni
nell’America Latina.
La maggior parte degli emigranti, erano
contadini e braccianti poveri e analfabeti
cacciati dai loro paesi dalla disoccupazione
e dalla fame. Parteciparono inizialmente
all’emigrazione le zone montuose dell’A-
bruzzo, poi anche le parti pianeggianti del
Tirreno e dello Jonio, le zone meno fertili
della Campania e tutte le zone montane e
quelle dominate dalla malaria.
2. I pro e i contro In seguito all’immigrazione, si possono ri-
scontrare pro e contro:
● Cattive condizioni di vita degli immigra-
ti, sia dal punto di vista del lavoro (bas-
si salari, sicurezza e diritti precari) sia da
quello dell’alloggio (alti prezzi di acquisto
e affitto, condizioni di malessere e sovraf-
follamento).
● Il peggioramento delle condizioni di lavo-
ro degli Italiani delle fasce più deboli, che
entrano in competizione con gli immigrati.
● La scarsa protezione sociale gravato da
troppi assistiti, con conseguenze negative
per gli Italiani che non hanno la possibilità
di pagarsi tutele privatistiche.
● La delinquenza degli immigrati senza la-
voro. Una condizione di cui questi immi-
grati possono essere parzialmente anche
vittime, perché arrivano con speranze non
realizzabili. E vittime, ovviamente, sono i
cittadini locali, soprattutto quelli dei quar-
tieri dove si concentrano gli insediamenti.
● Lo sfruttamento degli immigrati da parte
della criminalità organizzata che gestisce
i flussi migratori. Si va dall’impoverimen-
to di immigrati che al loro Paese avevano
una condizione di vita dignitosa, sono stati
spinti a vendere tutto per pagare il viag-
gio, e non vedono realizzabili aspettative
che spesso erano state enfatizzate da chi li
ha incoraggiati a partire.
● L’impoverimento dei Paesi di provenien-
za, privati delle risorse umane (anche
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grazie alla mancanza di istruzione).
● I conflitti come guerre e persecuzioni.
Questi problemi sono derivati da un’immi-
grazione eccessiva e non regolamentata.
Inoltre, non bisogna dimenticare i nostri
doveri di solidarietà, né i benefici e le ri-
sorse che pure vengono dall’immigrazione
• La manodopera per numerosi settori in
cui c’è carenza, come l’agricoltura.
• Lo sviluppo economico anche in altri set-
tori.
• Le possibilità lavorative per gli stranieri.
Negli ultimi anni si è assistito ad
un forte aumento del fenomeno
dell’immigrazione clandestina, ri-
conducibile per lo più al differente grado di
benessere tra stati in via di sviluppo e stati
sviluppati. Come sottolineano le vicende
di cronaca, non c’è giorno che clandesti-
ni, poveri disperati senza niente da per-
dere provenienti dal Marocco, dall’Algeria,
dall’Iraq, dalla Somalia, o da altri paesi
corrano ad imbarcarsi sopra le decadenti
imbarcazioni che li porteranno non si sa
dove, verso quella che credono la salvez-
za. Molti di questi immigrati giungono sulle
CAPITOLO II
Il caso dell’Italia
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nostre coste con ogni mezzo disponibile,
nascosti ovunque possibile, sopportando
fatiche bestiali e molto spesso rischiando
anche di morire durante il “viaggio della
speranza”.
Molto spesso è proprio la criminalità orga-
nizzata internazionale a gestire l’ingres-
so clandestino, e questo rende il proble-
ma ancora più drammatico, basti pensare
a quei “trafficati” che, dopo essere stati
introdotti nei paesi di destinazione, ven-
gono spesso inseriti nel modo criminale e
sfruttati come fonti di nuovi profitti illeciti
(ad es. nel campo della prostituzione, del-
lo spaccio di droga, furti o accattonaggio,
lavoro nero, ecc.).
La popolazione italiana a questo riguardo
si spacca in due fazioni: la maggior par-
te vuole che i clandestini siano rimandati
ai loro paesi di origine; altri credono sia
meglio trattenerli nei centri di accoglienza,
in quanto ritenterebbero l’impresa non ap-
pena possibile, affrontando rischi sempre
maggiori.
1. Gli approdi a sud dell’Italia
Le rotte di migranti nel Mediterra-
neo collegano dall’inizio degli anni
Novanta, l’Africa e il Medio Oriente
all’Europa. Il fenomeno dell’immigrazione
per mare è aumentato di pari passo con la
chiusura delle frontiere degli Stati europei
a seguito dell’adozione di un regime di vi-
sti di ingresso particolarmente restrittivo
verso i Paesi poveri.
Con il blocco dei Balcani, l’arrivo della pri-
mavera e del mare “buono”, la rotta medi-
terranea dei migranti nel Canale di Sicilia
ha ripreso a crescere. Nonostante i peri-
coli in Libia, gli sbarchi a marzo sono stati
quasi diecimila, mentre un anno fa erano
2.283. Nel primo trimestre del 2016 le ci-
fre si sono raddoppiate rispetto al 2015. E
dopo la notizia dell’ultimo presunto nau-
fragio di un barcone salpato forse dalle
coste di Alessandria, sorge l’ipotesi di una
nuova rotta egiziana. Soprattutto ora che
i rapporti tra Roma e il Cairo non sono più
rosei. La nostra capacità di risposta ora di-
penderà dagli arrivi. Certo, siamo più pre-
parati che in passato, i centri di accoglien-
za straordinaria sono aumentati e c’è una
certa abitudine a gestirli. Ma un conto è
se gli sbarchi aumenteranno del 20%, se
invece triplicano la situazione sarà molto
più difficile. I migranti per farsi trasporta-
re dall’altra parte del Mediterraneo pagano
dipendentemente dalla loro provenienza,
normalmente pagano una cifra compresa
tra i 740 e i 2.300 euro.
Se ci si chiede come funziona l’imbarco si
può rispondere che ai migranti viene fat-
ta una telefonata e viene detto di trovar-
si in un posto specifico. Da qui i migranti
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vengono trasferiti in un luogo sicuro: non
possono portare cellulari né bagagli, viene
dato loro da mangiare e da bere e la pos-
sibilità di usare il bagno, prima dell’imbar-
co. La permanenza nel posto indicato dagli
scafisti può durare un tempo variabile.
Questi viaggi sono molto pericolosi. L’e-
sempio più chiaro si è avuto con la tragedia
di Lampedusa: il 3 ottobre 2013 a poche
miglia del porto di Lampedusa un’imbar-
cazione libica, usata per il trasporto di mi-
granti, è naufragata. L’affondamento ha
provocato 366 morti accertati e circa 20
dispersi presunti, numeri che la pongono
come una delle più gravi catastrofi maritti-
me nel Mediterraneo dall’inizio del XXI se-
colo. I superstiti salvati sono 155, di cui 41
minori. In seguito al naufragio di Lampe-
dusa, il governo italiano, guidato dal presi-
dente del consiglio Enrico Letta, ha deciso
di rafforzare il dispositivo nazionale per il
pattugliamento del Canale di Sicilia au-
torizzando l’Operazione “Mare Nostrum”,
una missione militare ed umanitaria la cui
finalità è di prestare soccorso ai clandesti-
ni prima che possano ripetersi altri tragici
eventi nel Mediterraneo.
A partire da novembre 2014, l’operazione
Mare nostrum è stata sostituita da “Frontex
Plus”, il nuovo programma a guida dell’UE
che punta al controllo delle frontiere.
2. L’accoglienza degli italiani
Dall’intervista che vedremo in se-
guito a Hani un ragazzo siriano
venuto in Italia per potersi istrui-
re al meglio, ho rilevato dalle sue risposte
che gli italiani sono molto accoglienti con
lui e non si è mai trovato difronte a situa-
zioni di razzismo. Non solo dall’intervista,
ma anche da ricerche su internet e viven-
do in un paese pieno di culture e religioni
differenti, tutti i giorni, posso notare che
la maggior parte degli italiani accoglie in
maniera molto solidale gli immigrati.
Per tanto i cittadini stranieri entrati in
modo irregolare in Italia sono accolti nei
centri per l’immigrazione dove vengono
identificati e ricevono assistenza.
a. Il film “Terraferma”Terraferma è un film ambientato a Linosa,
un’isola siciliana. Un film che evidenzia le
complessita ciniche della società contem-
poranea per far risaltare gli elementi base
dell’uomo, il suo rapporto con l’altro, la
natura, le tradizioni. Un po’ puro e un po’
spiet
to un mondo in cui le leggi del mare sono
in conflitto ormai con quelle scritte e impo-
ste da chi viene da lontano, da chi non vive
in un mare ormai privo di pesci ma pieno
di uomini disperati. Un mondo in contrasto
fra chi viene dalla terraferma per turismo
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e porta ricchezza e chi arriva alla ricerca
di una nuova vita, verso un nuovomondo.
In fondo sono sempre uomini, spogliati di
tutto diventano confondibili, tanto che la
consueta immagine di un barcone strapie-
no di immigrati in mezzo al mare che si
ammassano sull’isola diventa quella di un
gruppo di turisti che ballano e cantano in
una delle tante immagini forti che riman-
gono impresse in Terraferma.
b. Il film documentario “Fuo-coammare”Raccontare quella che, probabilmente, è
la più grande emergenza, l’emergenza dei
rifugiati e dei profughi che ogni giorno sfi-
dano il mare per sbarcare sulle coste della
Grecia, della Spagna e soprattutto dell’I-
talia, alla ricerca di una vita (non migliore,
proprio di una vita).
Fuocoammare secondo me racconta le
tragedie umanitarie, i morti in mare o nelle
stive e la disperazione di chi approda sen-
za nulla se non quello di ciò che indossa, o
degli affetti che è riuscito a portare con se.
Due mondi che s’incontrano a Lampedusa,
che s’incontrano quando Samuele viene
visitato dall’altro protagonista italiano del
film, il dottor Pietro Bartolo, medico dell’i-
sola e primo testimone della morte e del
dolore di quelle persone che arrivano coi
barconi.
Più ancora della fatica, o degli sguardi pie-
ni di paura e di speranza, più ancora di
alcune oggettivissime immagini di morte,
sono le parole e i toni di questo medico
protagonista a toccare nel profondo.
Due volte: la prima quando visita con enor-
me compassione una donna incinta di due
gemelli, e cerca di spiegarle - tra le mil-
le difficoltà dell’incomprensione linguistica
- quello che l’ecografia sta rivelandole; la
seconda quando confessa di essere perse-
guitato e ossessionato dai morti che è sta-
to costretto a vedere. La vita e la morte,
che passano senza tregua e senza pietà
nella vita e negli occhi di una persona con-
dannata a farsi carico di tutto quello che
noi possiamo lasciare sepolto sotto le cro-
nache dei media, a distanza di sicurezza,
reso impersonale, quasi alieno. Recente-
mente è stato intervistato Gianfranco Rosi
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Il sistema italiano di politiche migratorie e di asilo attinge anzitutto alla Costi-tuzione repubblicana. Infatti, l’artico-
lo 10, posto tra i principi fondamentali, al comma 3 prevede il diritto d’asilo, nel ter-ritorio italiano, per lo straniero al quale sia impedito «l’effettivo esercizio delle libertà democratiche», come anche dispone che la condizione del cittadino straniero sia rego-lata per legge. Per gli sviluppi storico-nor-mativi si rimanda all’apposita sezione del presente Rapporto. In questa sede è op-portuno sottolineare come, in generale, in materia di immigrazione, un riferimento normativo organico
1. Il caso della SiriaLa guerra in Siria, conosciuta anche come guerra civile siriana, è un conflitto iniziato nel 2011 e che va avanti ininterrottamen-te da quattro anni, contando attualmente più di 220.000 vittime e migliaia di profu-ghi. Tutto ha avuto inizio nel marzo 2011, quando la popolazione manifestò contro il
regime del presidente Bashar al-Assad . Il regime cercò di reprimere con la forza le manifestazioni, causando centinaia di morti, ma le proteste si diffusero. Dopo le repressioni, una parte dei manifestanti è passata alla lotta armata e alcuni sol-dati siriani hanno disertato per unirsi alle proteste. Negli ultimi mesi del 2011 alcuni ufficiali disertori hanno proclamato la na-scita dell’Esercito Siriano Libero, il quale si è unito al già esistente Stato Islamico dell’Isis. Da allora si è passati ad una vera e proprio guerra civile. Negli ultimi mesi lo Stato Islamico viene bombardato dagli ae-rei della coalizione guidata dagli Stati Uniti mentre le forze armate russe appoggiano l’esercito governativo siriano che ha ricon-quistato la città di Aleppo. Nella sera del 15 novembre 2015 la Francia, già impe-gnata negli interventi in Siria, ha effettua-to un bombardamento aereo sulla città di Raqqa, con il supporto degli USA. Il bom-bardamento viene visto come una risposta ai terribili attentati terroristici avvenuti a Parigi la sera del 13 novembre.
CAPITOLO III
Le limitazioni degli Stati sulle politiche di migrazione
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a. Intervista ad un testimone siriano:
HaniHo deciso di fare un intervista ad Hani, un ragazzo siriano di 29 anni, emigrato in Ita-lia per questioni di istruzione. Ho avuto l’onore di poterlo intervistare per sentire la sua esperienza e poterla inserire nella mia tesi d’esame. L’intervista prevede 10 domande sulla sua esperienza e sulla difficoltà della regolazio-ne dei documenti.
1. Come si chiama?Mi chiamo Hani G.
2. Qual è il suo paese d’origine?La Siria, ma ora vivo a Milano.
3. Posso chiederle il motivo per il qua-le lei ha emigrato?Per completare i miei studi in matematica e statistica; avrei voluto studiare ad Alep-po, ma, a causa della guerra, sono dovuto andare via.
4. Perché ha scelto proprio l’Italia?Perché avevo già delle conoscenze qui in Italia; alcuni amici mi hanno aiutato a ve-nire qui.
5. Com’è arrivato in Italia?Sono arrivato qui con l’aereo grazie a un permesso di studio. Sono partito dal Liba-no poiché l’ambasciata italiana del luogo mi ha rilasciato i documenti per partire.
6. Come si trova in Italia e, in partico-lare a Milano?Mi trovo molto bene. L’Italia è molto bella e gli italiani sono molto simpatici.
7. Le è mai capitato qualche episodio fastidioso o razzista? Se sì come si è sentito e come ha reagito?No, perché gli italiani, in particolare quelli più credenti e cristiani, sono molto acco-glienti con le persone di altri paesi.
8. La regolarizzazione dei documenti è stata difficile?Sì, perché ho dovuto fornire moltissima documentazione in Libano per avere il vi-sto e, anche in Italia c’è molta burocrazia dietro al conseguimento dei permessi di soggiorno.
9. Nel suo caso com’è andata la rego-larizzazione?Non è facile per i siriani migrare, soprattut-to ora e dal momento iniziale della guerra. Ma, alla fine, tutto è andato bene, sono stato molto fortunato.
10. Cosa chiederebbe allo Stato Italia-no per gli immigrati?Mi piacerebbe che l’Italia avesse un occhio di riguardo nei confronti delle comunità cristiane del mondo perché, il messaggio cristiano è perlopiù un messaggio d’amore, pace e accoglienza fraterna e quindi vorrei che l’Italia, stato a maggioranza cattolica, accogliesse queste persone. Vorrei che in generale tutto il mondo si preoccupasse per queste comunità che soffrono e devo-no subire la guerra, a causa dell’odio ali-mentato da altre persone.
16
CONCLUSIONE
A mio parere la situazione è veramente fuori controllo e le misure vengono prese in modo improvvisato, senza impostare i problemi razionalmente, come per esempio il rapporto fra la cultura del Paese d’origine dell’immigrato e quella italiana. Questi popoli provengono da diversi luoghi e hanno lingue, culture e religioni differenti. Bisogna cer-care una politica che riesca ad integrare questa gente rispettando le loro origini. Gli extracomunitari credo, purtroppo, troveranno sempre dei problemi nella convivenza e si può solo sperare che le condizioni in cui sono costretti a vivere nei loro paesi mi-gliorino, in modo che non debbano necessariamente lasciare la loro patria per cercare un futuro incerto in un altro paese.
• FILMOGRAFIA• https://youtu.be/R19t5mrZ2GM-Terraferma• h t t p : / / w w w . r a i . t v / d l / R a i T V / p r o g r a m m i / m e d i a / C o n t e n t I -
tem-94596a14-db7d-4012-82ec-e044a92e372c.html-Fuocoammare• SITOGRAFIA• http://www.edscuola.it/archivio/stranieri/lintegrazione_scolastica.htm• http://www.oikonomia.it/index.php/it/48-oikonomia-2014/febbra
io-2014/110-le-principali-migrazioni-mondiali-in-corso