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I I tasti dolentitasti dolenti e e I I tasti dolentitasti dolenti e e la grammatica dei conflittila grammatica dei conflitti
Daniele Novara, pedagogista, Daniele Novara, pedagogista, direttore del CPPdirettore del CPP
Non esiste il “conflitto patologico” l l i l ( h è ma solo la violenza (che è sempre
patologica).Occorre saper riconoscere la profonda distinzione fra conflitto e i l f i i violenza per poter fare interventi
efficaci.
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Chi ricorre alla violenza è incapace di tollerare i conflitti perché non è in grado di reggere la frustrazione e la
contrarietà relazionale
Vi è un meccanismo perverso Vi è un meccanismo perverso nella violenza: chi la usa, per
semplificare, cerca di risolvere il conflitto eliminando chi lo porta
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In pratica il conflitto si colloca In pratica, il conflitto si colloca nell’area della manutenzione
relazionale mentre la violenza si situa nell’area dell’eliminazione
t b tiperturbativa
I conflitti fra i genitori sono normali specie nell’educazione dei figli.
Occorre evitare:‐ di confondere il conflitto con la violenza
di sottoporre i figli ad assistere alla ‐ di sottoporre i figli ad assistere alla denigrazione sistematica del padre o della madre da parte di uno dei due, che provoca la perdita della legittimità educativa
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È iù i È più importante saper affrontare i conflitti e le
situazioni di contrarietà o è più importante saperli più importante saperli
evitare?
La domanda consente di scoprire che La domanda consente di scoprire che tante persone faticano ad accettare di vivere i conflitti come esperienza naturale della vita relazionale, fi i l bi l’ difiniscono col subire o con l’aggredire
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Il conflitto è la misura della convivenza: si parla di competenza conflittuale come capacità di stare nei conflitti.
Qualsiasi essere vivente deve Qsaper affrontare le condizioni conflittuali, altrimenti muore o si ammala.
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Specie fra i genitori, ci può essere eccesso di conflittualitàma comunemente si manifesta una forte carenza conflittualeuna forte carenza conflittuale.
Carenza conflittualeCarenza conflittualeCon questo concetto intendo una distorsione nell’ambito relazionale quasi che il confronto reciproco
i iù i i h rappresenti più una minaccia che una risorsa nei processi di convivenza
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Q diffi l à i d i id i Questa difficoltà proviene dai residui dolenti dell’infanzia, un’infanzia dove i litigi non sono risultati un territorio di apprendimento ma motivo di mortificazione e colpevolizzazione
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Una delle caratteristiche del rapporto fra tasto dolente e carenza conflittualefra tasto dolente e carenza conflittualeè la percezione della parola come ferita permanente.Alcune frasi dell’infanzia restano nella
i ff i d l bili memoria come offese indelebili e devastanti.
Si attiva pertanto la difesa del bambino e della bambina ferita aggredendo o scappando.Ne nascono comportamenti distorti rispetto alla realtà (la persona fragile che aggredisce chi la offende, quella gg , qche si sottrae per paura di essere ferita…).
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Il tasto dolente è un condensato emotivo e psichico che appartiene emotivo e psichico che appartiene agli strati più profondi della vita infantile, alla memoria di aver subito ripetutamente qualcosa di doloroso (non un trauma) che si fissa nel resto della vita successiva.
Ricompare, in forma di reazione emotiva durante episodi e emotiva, durante episodi e manifestazioni conflittuali, rendendo ingestibile la situazione di contrarietà.
Vedi Daniele Novara, La grammatica dei conflitti, Sonda, Casale Monferrato, 2011, pagg. 70‐73
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Riconosci i tuoi tasti dolentiRiconosci i tuoi tasti dolenti
e le tue emozioni nel conflitto?
C’è una frase che ti ferisce più di altre,
ad esempio: Sei sempre il solito! Potevi
fare di più! Non mi ascolti.
Istruzioni perIstruzioni per
1) Non attaccare la persona ma resta
sul problema
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2) Meglio prendere tempo che una
qualsiasi reazione emotiva
3) Capire il conflitto è più importante che volerlo risolvere
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4) Non prenderti i conflitti degli altri.
Aiutali a gestirli
5) Meglio una domanda (maieutica) che una minaccia!
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6) C’è sempre un interesse in comune!
““LE PAROLE SERVONO A LITIGARE SENZA FARSI MALE”
(un bambino di Reggio Emilia)( gg )
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VIOLENZA CONFLITTO
‐ Danneggiamento intenzionale dell’avversario ‐ Contrasto, contrarietà, divergenza,opposizione,con presenza di danno irreversibile resistenza critica (senza componenti di dannositàsia di tipo fisico che psicologico irreversibile)
‐ Volontà di risolvere il problema (conflitto) ‐ Intenzione di affrontare il problema (conflitto)eliminando chi porta il problema stesso mantenendo il rapporto
‐ Eliminazione della relazione come forma di ‐ Sviluppo della relazione possibile, anche se “soluzione” semplificante e unilaterale faticosa e problematicasoluzione semplificante e unilaterale faticosa e problematica