IL BAMBINO SISTEMICO E L’ACQUA SPORCA / 1
Massimo Giuliani 20 febbraio 2016, Associazione Episteme, Torino
DALLE STRATEGIE DEL CAMBIAMENTO ALLE STRATEGIE NARRATIVE
UNA STORIA DI FOLLOW-UP
SULL’ ANORESSIA
Cosa ci ha insegnato?
LA METAFORA DELLA
GUERRA IN TERAPIA
Cosa ha oscurato?
È POSSIBILE...
…buttare l’acqua sporca (della finalità cosciente) e tenere il bambino (sistemico)?
UNA CONNOTAZIONE POSITIVA NON STRATEGICA“Io sottolineo l’importanza dell’uso di connotazioni positive nella costruzione di mappe
del futuro, dato che da un contesto definito negativamente è impossibile uscire. Esso tende ad accompagnare le persone: “la odierò sempre”; “lui non mi ha mai difeso” ecc.,
mentre invece un contesto definito in modo positivo contiene la possibilità di uscirne per entrare in un altro: “Se piacessi a loro, mi aspetterei di piacere anche agli altri”; e così
via.” (Peggy Penn)
“STRATEGIA SENZA
FINALITÀ”“La strategia aleatoria di
chi, disarmato, non sa a chi si consegna”
(M. Vergani su Derrida)
LA NARRATIVA PRIMA
DELLA NARRATIVALe storie familiari
L’ipotizzazione Le domande triadiche
“La terapia ha bisogno di “un terapeuta, una stanza e una o più persone con qualche problema” e non si identifica con “uno specifico set di procedure”
(Efran e Clarfield, 1992)
“Di solito, quando cominciamo a immaginare una storia, siamo molto preoccupati della sua materia: che cosa succede, a chi, dove, perché, eccetera. Ma a un certo punto — possibilmente prima di metterci a scrivere — dovremo cominciare a immaginare anche la forma della storia, il modo in cui organizzeremo l’intreccio, lo stile che adopereremo, il tipo di testo che produrremo.
(Giulio Mozzi)
NARRAZIONE E SCELTA
Una narrazione è in primo luogo un modo di organizzare il discorso umano in una forma che abbia senso. Essa è data da una serie di scelte, a cominciare dal cosa includere e cosa escludere, perché tutto ciò che entra in una narrazione ha un senso e tutto ciò che non entra in una narrazione ha un senso (Cassani, 2012).
“STORIA E DISCORSO”
Quanto c’entra con la teoria e
la teoria della tecnica?
DALLA TERAPIA STRATEGICA ALLO STRATEGIZING ALLA
STRATEGIA NARRATIVA
Sviluppare la conversazione terapeutica sulla
consapevolezza metaforica e narrativa in modo che ogni domanda, ipotesi, metafora,
vengano comunicate e pensate come brani che hanno lo scopo di raccontare una versione, o
più versioni, della storia iniziale.
NELLA NARRAZIONE SERIALEUna trama principale e tante sottotrame che emergono nel
corso della narrazione. Nelle sottotrame conosciamo i
personaggi, ci appassioniamo, ci identifichiamo con loro, ci
interessiamo al loro mondo, alle loro motivazioni, ai loro cambiamenti. La trama
“principale” è una specie di macrointreccio che non sempre emerge nella narrazione, ma che è noto e costituisce una cornice
implicita.(vedi Regazzoni, 2014)
NARRAZIONE DEPATOLOGIZZANTE
Elementi “nucleo” ed elementi “satellite” (vedi Chatman, 1978)
Nella narrazione terapeutica alcuni elementi “nucleo” — ad
esempio quelli relativi al sintomo — diventano “satellite” e alcuni
elementi “satellite” diventano cruciali al punto da offrirsi come
nuovo punto di articolazione della storia.
LA “PISTOLA DI CECHOV”
Se all’inizio della storia appare una
pistola, prima della fine quella pistola deve
aver sparato (e viceversa)!
3 LIVELLI DI CIRCOLARITÀ
➤nel turno di parola ➤nella seduta ➤nella terapia
LA SEDUTA SISTEMICA È UNA STRUTTURA
NARRATIVAPre-seduta
Seduta Discussione
Intervento finale (Verbale di seduta)
IL “PATTO NARRATIVO”
Sospensione dell’incredulità È quel tacito accordo per cui il
lettore compie una parziale e momentanea sospensione delle facoltà critiche e accetta come
se fosse vera una storia che sia, in larga e diversa misura, una
storia fittizia. (H. Grosser, 1985)
IL “PATTO TERAPEUTICO”Sospensione dell’oggettività È quel tacito accordo per cui il paziente accetta (per un certo tempo) una parziale sospensione del pensiero paradigmatico e accetta di entrare in un contesto di comunicazione in cui metafore e storie hanno uguale dignità che le spiegazioni esperte. Il terapeuta non chiede al paziente di credere a storie nelle quali egli stesso non creda.
APPROFONDIMENTI
Chatman, S. (1978), Storia e discorso. Il Saggiatore, 2010. McNamee S., Gergen K. (1992), La terapia come costruzione sociale. Franco Angeli, 1998. Genette G. (1976), Figure III. Il discorso del racconto. Einaudi. Giuliani M. (2014a), “Blues in C. Leggerezza e molteplicià in Gianfranco Cecchin". Psychiatry On Line Italia. Giuliani M. (2014b), “Il bambino sistemico e l’acqua sporca”. In Riflessioni Sistemiche, AIEMS, n. 11. Grosser H. (1985), Narrativa. Ed. Principato. Mozzi G. (2010), (Non) un corso di scrittura e narrazione. Terre di Mezzo. (Versione parziale sul blog) Penn P. (1985), “Feed-Forward: Future Questions, Future Maps”. Family Process, Vol. 24, Issue 3, pp. 299–310. Regazzoni S. (2014), La letteratura nell’epoca neo-narrativa della serialità televisiva. Selvini P. M., Boscolo L., Cecchin G., Prata G. (1975), Paradosso e controparadosso, Feltrinelli. Cortina, 2003. Vergani M. (2000), Jacques Derrida. Bruno Mondadori.