Il processo di rigenerazione
urbana dell’ex area industriale
di Ostiense-Marconi
Dalla Roma post-unitaria ai giorni nostri
Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo - Storia della città e del territorio - a.a. 2016/2017
di Emiliano Borello e Gianluca Ermili
L’area Ostiense-Portuense prima dell’unità del Regno
d’Italia
● Via Ostiense nell’area extra muraria tra la Piramide e la Basilica di S.Paolo:
○ Campagna○ Attività agricole (viticoltura, pascolo, cereali)○ Edifici rurali e tenute
● Flusso quotidiano di scambi con la città
○ Manodopera agricola○ Approvvigionamento alimentare○ Trasporto di materiali○ Nodi fluviali
1855 circa: Molins Pompeo - Piramide Caio Cestio
1864: Carlo Baldassarre Simelli - veduta dellaPiramide, delle Mura Aureliane e dellacampagna circostante.
1861: uno dei primi Omnibus trainati a cavallo1860 ca: navigazione del Tevere dal mare al porto diRipa Grande
1863: inaugurazione del Ponte dell’Industria, nato come ponte ferroviario per la linea Roma-Civitavecchia.
Nascita del primo polo industriale di Roma Capitale
Perchè Ostiense?
● Le motivazioni di carattere strategico:
○ Presenza di infrastrutture (porto, ferrovia, ponte)○ Prossimità geografica con il Tevere, via di comunicazione○ Ampia disponibilità di terreni pianeggianti
● Processo decisionale
○ 1870: Commissione incaricata della redazione del PR○ 1870-1873: zona di Testaccio ideale per costruire
magazzini, servizi pubblici e abitazioni per operai○ 1883: secondo PR (successivo a quello del 1873, mai
realizzato)○ 1888-1891: costruzione del Mattatoio a Testaccio
1967: Porto Fluviale con veduta verso il Gasometro.
1925: Porto Fluviale con veduta verso il Ponte dell’Industria.
1890: Mattatoio in costruzione, veduta dal Monte Testaccio.
1907: subentro dell’ICP per la costruzione delle case popolari nelquartiere Testaccio, terminata nel1917 con la realizzazione di 395 edifici.
Sviluppo e declino della I Zona Industriale
Fase di attuazione del PR del 1883...tra fine ‘800 e
inizio ‘900:
● Riva destra (Portuense) del Tevere
○ Fine ‘800: Società colla e concimi (fino al 1913, poi Mira Lanza)
○ Inizio ‘900: Molini Biondi (Via Pacinotti)
● Riva sinistra (Ostiense) del Tevere
○ 1909: Costruzione del complesso Italgas (ex SAR)○ 1913: Costruzione della Centrale termoelettrica Giovanni
Montemartini○ Primi anni ‘20: altri manufatti, tra cui, Olea Romana,
Vetreria Fajella, Mercati Generali (1924)
1924: anno di fondazione della Mira Lanza.ingresso del complesso ITALGAS.
Panoramica della zona industriale con silos e stazione di pompaggio dell'acqua - Italgas
1924: la Centrale Montemartini vista dal cortile lato sud.
Ex Magazzini Generali, Gasometro e banchine, ora ISA (Istituto Superiore Antincendi).
Il Progetto Urbano “Ostiense-Marconi”
Il processo di rigenerazione urbana Ostiense area strategica (L. Altarelli, 1989)
● 1993 (antefatto): primo Accordo di Programma con Roma 3
● 1995: proposto il Progetto Urbano Ostiense-Marconi
○ 5 aree di intervento (Papareschi, Italgas-Mercati, Valco, Basilca S.Paolo, Stazione) e creazione Parco Tevere Sud
○ Università Roma 3, soggetto leader della trasformazione
● 1996/1997○ Analisi di fattibilità○ Strumenti di coinvolgimento degli stakeholders
● 1998: secondo Accordo di Programma con Roma 3
Il Progetto Urbano “Ostiense-Marconi”
● 1998/2001: definizione del piano e apertura cantieri
○ Università (Alfa Romeo, Vetrerie Bordoni)○ Servizi comunali (Centrale Montemartini, Mira Lanza)○ Città della Scienza nell’area Italgas (mai realizzata)
● 2002/2010: recupero complessi industriali (II fase)
○ 2003/2008: Progetto dei Mercati Generali (in corso) ○ 2005/2010: Progetto dell’ex Mattatoio (MACRO, CAE,
Pelanda, Belle Arti e Architettura)○ Altri interventi: Ex Consorzi Agricoli, Ex Campari, etc.
● Problemi aperti: programmazione omogenea + gestione condivisa e partecipata dei commons
La riconversione del patrimonio urbano
● Quale destinazione per il patrimonio industriale dell’area Ostiense-Marconi?
Rifunzionalizzazione culturale, attraverso processi di rigenerazione urbana (come indicato nel PUOM), incoraggiata da:
○ Orientamento post-industriale del nuovo tessuto socio-produttivo (terziarizzazione, “comunità creativa”, etc.)
○ Processi di sviluppo endogeno (basati su identità del luogo)
● Mappatura dell’attuale patrimonio urbano e
principali attori:○ Università: I, II e III AdP (Tommaseo, V.Bordoni, Alfa, etc)○ Amministrazione comunale: ex Mattatoio, Centrale
Montemartini, ex Manifattura Tabacchi, etc)
Facoltà di Lettere e Filosofia, Università Roma Tre oggi
1962: foto aerea dello stabilimento Alfa Romeo.
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tre durante e al termine dei lavori.
Stabilimento di mattazione prima
Ex Mattatoio, oggi sede del MACRO e della Facoltà di Architettura di Roma Tre.
Interni dell’ex Mattatoio, oggi Facoltà di
Architettura dell’Università di Roma Tre.
1950 ca: interno della sala macchine.
1924 ca: la Centrale vista dal Tevere.
Museo all’interno della Centrale termoelettrica G. Montemartini oggi.
Il progetto degli ex Mercati Generali
● Il manufatto è uno degli asset più strategici (e discussi) del piano di riqualificazione!
● Storia○ 1875: necessità di soddisfare l’aumento di domanda di beni
alimentari○ 1910: primo progetto per la realizzazione dei Mercati Generali ○ 1912/1924: fase di attuazione del progetto e realizzazione (con
diversi rallentamenti negli anni)○ 1922: inaugurazione dei primi fabbricati sulla via Ostiense per i
mercati delle erbe e di alcuni magazzini adibiti a bar e tabaccheria (mercato del pesce ancora in fase di costruzione)
○ 1924: realizzazione di un secondo lotto di lavori, comprendente il padiglione del pesce e quelli per la vendita di abbacchi e pollame.
Il 1924 viene considerato dunque l’anno in cui i Mercati Generali furono
interamente completati riuscendo nell’intento di soddisfare tutto
l’approvvigionamento alimentare di Roma.
Il progetto degli ex Mercati Generali
● Il processo di riqualificazione a scopo socio-culturale
○ 2002: definitiva dismissione delle attività ospitate nella struttura○ 2004: lancio della gara per il programma “Città dei Giovani”
● Il progetto: spazio pubblico di 20ha suddiviso in Distretti, ognunocon diverse funzionalità (aree tematiche per l’intrattenimento, lo sport, l’enogastronomia, lo shopping, etc.), come spazio di aggregazione per icittadini;
● Oggi: dopo numerosi varianti, il progetto è tuttora in fase direalizzazione, ma con la previsione di sviluppare un nuovo quartiere, all’interno del quale i cittadini possano vivere un’esperienza unica, accrescendo il proprio potenziale sociale, in uno spazio da restituirenuovamente alla città, in cui vi possano coesistere la storia e l’innovazione di una zona importante per lo sviluppo sociale, culturaleed economico della Capitale. Gli abitanti e il CdQ vedono ogginell’Università l’unica via per superare questo immobilismo.
Panoramica e dettaglio degli ex Mercati Generali in attività e dopo la loro dismismissione nel 2002.
Destra: panoramicaaerea dell’area al momento dell’inizio deilavori.
In basso: rendering del progetto diriqualificazione eseguitodall’archistar RemKoolhaas (in corso).
La storia del Poblenou
● In passato l’area si trovava in una zona palustre, periferica e
isolata geograficamente XII - XIII sec. prime attività agricole XVII sec. delocalizzazione di altre funzioni cittadine (cimitero, cittadella militare, etc.) e nel XVIII sec. prime produzioni tessili
● Inizio della fase industriale (prima metà XIX sec.): ○ 1840/1860: intensificazione della produzione tessile (stampa, tintura,
conciatura) 1848, costruzione della prima ferrovia spagnola○ 1861/1904: espansione industriale dovuta al riposizionamento dal
centro cittadino e nascita di nuovi centri urbani intorno alle fabbriche○ 1905/1939: consolidamento e stagnazione delle attività manifatturiere,
con la riconversione di alcune in nuove industrie (metallurgia, auto)○ 1940/1964: nuova fase espansiva grazie ai settori metallurgico e
meccanico-automobilistico○ 1965: inizio delocalizz. produttiva in aree periferiche e fase di declino
fino al rilancio grazie alle Olimpiadi di Barcellona del ‘92
a destra: panoramica dall’alto
di Poblenou;
in basso a sinistra: la ferroviacostiera del Matarò;
in basso a destra: le baracchedella comunità cinese nelquartiere Pequìn.
in alto: panoramica dall’alto delle
fabbriche del Poblenou (area Pere IV) nel 1920 ca.
in basso: la fabbrica dell’Olivetti
spagnola.
Interno della fabbrica tessile Can Saldrigas
Il processo di recupero e il Plan 22@
● Analisi del processo di pianificazione urbanistica diPoblenou:○ 1966: con il declino industriale dell’area, è necessaria una
riorganizzazione funzionale del tessuto urbano del quartierePlan de la Ribera : recupero lungomare, eliminazione ferrovia
dalla costa, strutture per abitazioni/imprese, centri comm.○ 1968: approvazione del piano, mai realizzato a causa della forte
opposizione della comunità già radicata (che propose un Controplan in cui contestava la non considerazione del tessuto preesistente)
○ 1982/1996: inizia il processo di recupero grazie alle Olimpiadi○ 1998/1999: approvazione Modifica al PGM, che prevede il recupero di
200ha di suoli industriali (classificati come 22a nel PGM del ‘76)
● Il Plan 22@: attuazione dell’MPGM attraverso tre tipi di azioni1) Trasformazione attraverso i Piani Speciali di Riqualificazione di Interni
(PERI), in base a 6 aree di intervento Eix-Llacuna, Llull-Pujades(est e ovest), Campus Audiovisual, Perú-Pere IV, Parc Diagonal
Il processo di recupero e il Plan 22@
2) Trasformazione di aree non definite, che possono essere sviluppate attraverso l’iniziativa privata.
3) Progetti di trasformazione su lotti, edifici industriali consolidati, facciate di case esistenti e altro, con la proposta di un Piano Speciale di Infrastrutture, che specifica le questioni sulle infrastrutture necessarie per la mobilità.
● Scopo delle trasformazioni: trasferire il barri vicino al cuore della città post-industriale (più competitiva nel contesto globalizzato) e nell’aumento della QOL dei suoi abitanti, attraverso l’insediamento di
“attività @”, con i seguenti obiettivi:
○ Creare poli strategici di trasformazione○ Mix di utilizzo di destinazione commerciale, residenziale e produttiva○ Coesione dei settori produttivi, favorendo senso di identità col luogo ○ Continuità del tessuto residenziale, ma inserendo anche il (micro)
terziario○ Modello urbano ricco e flessibile, ma anche complesso e completo
I Distretti Culturali Urbani
● Fase successiva al PU: problema patrimonializzazione del patrimonio urbano beni pubblici, privati o comuni?
● Distretto Culturale Evoluto: strumento di gestione dei commons (se integrato con la pianificazione urbanistica), in forma partecipata e condivisa con gli stakeholders locali, attraverso la valorizzazione dell’identità culturale del
patrimonio in questione.● Due modelli a confronto: Poblenou (BCN) - Ostiense (Roma)
○ Poblenou Urban District: network di più di 150 imprese creative (e non), nato “dal basso” con lo scopo di promuovere le attività del distretto e
offrirne un’immagine coerente con la propria identità socio-culturale.○ OstienseDstreet (potenziale): piattaforma partecipata per la gestione
dei beni di archeologia industriale, recuperando l’identità “produttiva”
del quartiere attraverso una nuovo modello (digitale) di storytellingurbano e realizzazione di un marchio che ne tuteli e esporti l’immagine.