REGIONE SICILIANA – PRESIDENZA – DIPARTIMENTO DI PROTEZIONE CIVILE
SERVIZIO RISCHI IDROGEOLOGICI E AMBIENTALI
IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN PROTEZIONE CIVILEIL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN PROTEZIONE CIVILE
A CURA DI G. BASILE, 2007/1
PRESENTAZIONE
TEORIA
LE EMERGENZE
STUDI
CREDITI
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IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN PROTEZIONE CIVILEIL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN PROTEZIONE CIVILE
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PRESENTAZIONELe azioni combinate degli eventi meteorologici, della forza di gravità e delle condizioni strutturali del territorio determinano effetti che possono produrre una modificazione, permanente o temporanea, dell’ambiente naturale: è allora che si parla di
DISSESTO IDROGEOLOGICO.
Una frana, una inondazione, un’erosione costiera, per esempio, costituiscono consueti fenomeni di dissesto idrogeologico.
La storia della Sicilia (come nel resto delle regioni italiane) è segnata da eventi calamitosi che hanno comportato la distruzione di beni e centri abitati e, in taluni vasi, il trasferimento di interi paesi in siti più sicuri.
Tali fenomeni rientrano nell’ordinaria trasformazione della crosta terrestre che può manifestarsi con eventi rapidi o lenti, ma pur sempre facenti parte dei processi naturali.
Quando gli spazi che sono propri di questi fenomeni naturali vengono occupati dalle attivitàantropiche, che subiscono o accentuano le condizioni di predisposizione al dissesto, sorge un conflitto che può comportare uno stato di sofferenza per i beni o l’incolumità dell’uomo.
La connotazione semantica del concetto di RISCHIO IDROGEOLOGICO è tutta qui: un fenomeno di origine prevalentemente naturale cui consegue il danneggiamento (totale o parziale) di un bene utile all’Uomo.
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PRESENTAZIONESe è vero che lo sviluppo ha bisogno di risorse (lo spazio, il territorio, tra queste), è altrettanto vero che la crescita deve tenere conto dei limiti imposti dalla fragilità del territorio e dei rischi ad essa connessi.
Occorre segnalare che la “consapevolezza istituzionale” delle ripercussioni sul sistema della vita civile del dissesto idrogeologico risale agli anni ’70 quando la “Commissione interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo” (Commissione De Marchi) tracciò un quadro preoccupante ma realistico della situazione in Italia.
Da qualche tempo, le esigenze di previsione e prevenzione per scopi di tutela della pubblica e privata incolumità hanno comportato sforzi nella definizione del concetto del rischio, che comprende i concetti relativi all’esposizione e alla vulnerabilità dei beni.
Le esigenze di tutela dell’incolumità pubblica si sono precisate, sia come percezione di un diritto, sia come definizione normativa, e di conseguenza lo sforzo degli Enti pubblici si èorientato alla ricerca di percorsi finalizzati alla salvaguardia delle persone e dei beni, in una parola del contesto sociale inteso nella sua globalità (valori, economia, qualità della vita).
Tuttavia, si riconoscono ampie lacune laddove le esigenze di tutela si scontrano con interessi privati, con mancanza di risorse, con una cultura della prevenzione non ancora matura.
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PRESENTAZIONE
Se un evento calamitoso non mette a repentaglio la vita dell’uomo e le sue attività produttive, desterà poco interesse. Viceversa, se un evento di modesta entità coinvolge anche una sola automobile e i suoi occupanti, allora l’attenzione dei media si acutizza.
In entrambi i casi, la ripetizione del fenomeno nel tempo costituisce un elemento di valutazione interessante e doveroso: se l’evento meno intenso (ma che ha messo a repentaglio la vita umana) si ripete spesso occorre attuare tutti gli interventi idonei affinché non produca più quel danno, mentre se si tratta di una circostanza fortuita l’approccio deve essere diverso.
Lo studio delle condizioni che hanno prodotto quel tipo di evento (la possibilità che si ripeta con quella intensità o maggiore) costituisce attività di PREVISIONE.
L’analisi dei presupposti che hanno comportato quell’automobile a trovarsi nella situazione di pericolo e gli accorgimenti necessari affinché quel fatto non si ripeta costituiscono attività di PREVENZIONE.
La previsione dei fenomeni naturali è una delle attività più difficili che un ricercatore possa
condurre: per esempio, non è facile (e spesso non è possibile) prevedere se una frana si possa
manifestare in ragione del fatto che esistono molti tipi di frane, ciascuna delle quali può
innescarsi a seguito di fatti molto diversi (piogge intense e/o prolungate, uno sbancamento non
protetto, un’erosione, ecc).
TEORIA
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PRESENTAZIONE
Anche se si sapesse che sono soltanto le piogge a provocare le frane, non si sa se occorre
un’ora con 50 mm o 50 giorni con 100 mm a determinarne l’innesco o la mobilitazione. E anche
se si fosse certi del quantitativo e dell’intensità di acqua piovuta necessaria a determinare la
frana, i modelli di previsione meteorologica non riescono a essere così precisi sia nel dettaglio
temporale (QUANDO), che nel dettaglio geografico (DOVE).
Meno indeterminato, in quanto sorretto da modelli analitici più rigorosi, è il discorso per le piene
fluviali: infatti, a meno di un certo numero di variabili quantificabili, esiste un rapporto diretto
tra piogge e deflussi; a loro volta, i dati di pioggia sono numerici e quindi trattabili dal punto di
vista statistico per il calcolo probabilistico dell’intensità.
Il rischio totale viene definito quale una combinazione di fattori che tengono conto delle componenti naturalistiche (la pericolosità: P) e di quelle antropiche (l’esposizione: E, e la vulnerabilità: V):
Per Rischio specifico si intende, in assenza di danno, il rischio potenziale o indiretto:
Il prodotto D = E · V esprime il Danno.
TEORIA
Il Rischio
RT = P · E · V (equazione generale del rischio)
RS = P · V
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PRESENTAZIONE
I fattori che compongono il prodotto R (P, E, V) sono numeri che, come tali, vanno trattati con
procedure analitiche coerenti.
La Pericolosità esprime la probabilità che un fenomeno di una certa intensità si verifichi in un
dato intervallo di tempo.
L’Intensità rappresenta la gravità del fenomeno (la magnitudo di un terremoto o l’altezza di una
pioggia) ed è espressa da valori fisici misurabili che vengono associati ad un effetto specifico.
Tali dati vengono elaborati con tecniche statistiche per la valutazione del “tempo di ritorno”,
cioè l’intervallo di tempo entro il quale si ritiene che lo stesso fenomeno, con quella intensità, si
possa ripresentare; a tal proposito, vengono ricostruite le serie storiche degli eventi,
presupposto imprescindibile per le analisi statistiche.
Per esempio, si osservi la tabella che segue riferita alle piogge intense della stazione
pluviometrica di Palermo Osservatorio Astronomico:
TEORIA
Il Rischio: La Pericolosità
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La quantità di pioggia (n.ri in blu) aumenta nell’arco della giornata da 1 ora a 24 ore (dato osservato).
La quantità di pioggia aumenta, nell’arco dello stesso tempo, all’aumentare del tempo di ritorno (TR).
I parametri a, n rappresentano i parametri della curva di regressione: h=a·tn (h = altezza di pioggia, t = tempo).
Quindi, all’aumentare della finestra temporale (TR), ci si attende che le piogge siano maggiori.
STAZIONE: QUOTA 37,0 (m slm)
BACINO:
MAX 59,8 79,4 90,6 91,2 130,0
MIN 8,4 13,0 16,6 20,4 22,8
MEDIA 21,2 30,4 38,6 46,6 54,9
DEV.ST. 9,0 12,8 16,6 17,9 22,6
anno 1 h 3 h 6 h 12 h 24 h
1953 22,4 49,0 72,2 91,2 99,8
1954 59,8 79,4 90,6 91,0 94,0
19551956 13,6 23,0 38,2 42,8 43,0
1957 21,6 35,2 35,2 35,2 36,6
1958 14,0 26,4 36,4 51,4 62,8
1959 22,4 22,4 22,4 22,4 22,8
1960 37,8 61,2 69,8 74,2 74,4
1961 19,2 24,4 29,2 34,0 34,4
1962 11,0 15,0 24,4 44,2 63,6
1963 23,2 23,8 27,4 41,4 50,6
1964 26,4 45,8 56,4 57,0 57,0
1965 21,6 25,8 37,2 38,6 44,4
1966 15,2 25,2 37,2 48,0 56,2
1967 33,6 41,4 42,0 42,0 42,0
1968 22,4 24,6 26,8 27,6 27,6
1969 26,4 36,8 37,2 38,0 45,2
1970 8,8 13,0 21,4 23,6 27,4
1971 18,6 28,4 28,4 42,2 54,6
1972 18,2 22,8 43,8 60,8 63,6
1973 19,2 34,8 56,8 67,4 130,0
1974 10,2 15,8 19,4 23,6 25,2
1975 26,6 26,8 26,8 28,6 28,6
1976 33,2 33,2 33,2 33,2 45,0
1977 8,4 14,6 16,6 20,4 23,4
1978 15,4 27,4 31,2 36,2 40,6
1979 19,6 29,0 29,0 29,0 33,2
1980 19,4 20,0 21,2 23,4 27,6
1981 13,0 27,0 43,4 54,4 58,8
1982 13,0 13,6 17,2 28,6 41,6
1983 26,8 51,4 66,6 70,8 76,2
1984 10,4 31,2 36,6 36,8 40,8
INTENSITA' DI PIOGGIA RILEVATE DAGLI ANNALI IDROLOGICI
PALERMO OSSERVATORIO ASTRONOMICOORETO_GIANC ALDARA
PRESENTAZIONE ◄ STRALCIO DI SERIE STORICA
ELABORAZIONE STATISTICA ▼TEORIA
Il Rischio: La Pericolosità
TR (anni) 1h 3h 6h 12h 24h a n
2 20 28 36 44 51 20,166 0,304
5 28 40 51 59 71 28,348 0,298
10 33 47 60 70 84 33,765 0,296
50 44 64 82 93 113 45,688 0,293
300 57 82 105 118 145 58,685 0,291
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PRESENTAZIONE
E’ intuitivo che eventi con tempi
di ritorno (TR) maggiori della
scala temporale della vita
umana (75 anni, in media)
hanno una Pericolosità (P)
minore degli altri; da ciò
dipende l’indice (il peso) da
assegnare che è funzione della
seguente funzione statistica:
P=1-[1-(1/TR)]n (dove n =
numero di anni di riferimento).
GRAFICO DELLE PROBABILITA' PER n=75
0%
20%
40%
60%
80%
100%
120%
0 100 200 300 400 500 600
tempo di ritorno (anni)
prob
abili
tà
P = 1 - [1-(1/TR)]n
TEORIA
Il Rischio: La Pericolosità
Nel DPCM 29/09/1988: “Atto di indirizzo e coordinamento per l’individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all’art. 1, commi 1 e 2 del D.L. 11/06/1998 n° 180, art. 1, punto 2.2”
vengono date, per il rischio idraulico, le seguenti indicazioni qualitative:
• pericolosità alta per tempi di ritorno compresi tra 20 e 50 anni,
• pericolosità media per tempi di ritorno compresi tra 100 e 200 anni,
• pericolosità bassa per tempi di ritorno compresi tra 300 e 500 anni.
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PRESENTAZIONE
Per le frane la questione è molto diversa. Semplificando, può dirsi che la massa spostata, da
sola, non dà indicazioni sufficienti per la valutazione della Pericolosità (intesa come intensità) in
quanto deve essere messa in relazione alla velocità di spostamento e allo stato di attività del
dissesto.
Volume, velocità e attività sono dati la cui valutazione è molto incerta e dipende, spesso, da
criteri soggettivi dei rilevatori.
Queste difficoltà comportano la impossibilità di esprimere il “fenomeno frana” con un singolo
parametro fisico che ne rappresenti l’intensità; di conseguenza, occorre procedere con metodi
deduttivi (per esempio: una frana grande è più intensa di una frana piccola, una frana attiva è
più pericolosa di una non attiva) che, come si sa in campo scientifico, non rappresentano
metodi “robusti”.
Al riguardo, il citato DPCM 29/09/1988 fornisce le seguenti indicazioni:
• pericolosità alta per frane veloci,
• pericolosità media per frane lente ma molto grandi e/o profonde,
• pericolosità bassa per frane lente non grandi e/o superficiali.
In questo caso, sparisce il termine riferito al tempo di ritorno e quindi il nesso statistico.
TEORIA
Il Rischio: La Pericolosità
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PRESENTAZIONE
L’Esposizione si riferisce al grado di danno che può subire un bene colpito da un evento. Tale
valutazione viene fatta in funzione del valore del bene che non può essere assoluto: una strada
secondaria può costituire l’unica via di accesso ad un nucleo abitato che va salvaguardato in
caso avvenga un’interruzione, uno spiazzo può risultare più o meno importante se è destinato o
meno ad accogliere strutture di protezione civile, un terreno coltivato assume importanza
diversa a seconda del tipo di coltura e del contesto socio-economico.
Poiché tale indicatore è un fattore dell’equazione generale del rischio (R=P·E·V), occorre trovare
procedure analitiche affinché i “numeri” siano commensurabili tra loro; ciò non è semplice in
quanto le unità di misura che esprimono l’Esposizione possono essere molto diverse tra loro.
Per esempio, se per una strada il valore può essere espresso in funzione dell’importo necessario
ad effettuare un intervento di ricostruzione (a sua volta, parziale o totale), e quindi andrebbe
espresso in €/km, per un’area coltivata il valore va attribuito in funzione del tipo di coltura e
della superficie (€/Ha), al variare della provincia; più complesso è il discorso nel caso sia a
repentaglio la vita umana: alcuni indirizzi fanno riferimento al costo dei premi assicurativi ma
l’approccio non è perseguibile con la sintesi e l’immediatezza che sono propri della Protezione
Civile.
TEORIA
Il Rischio: L’Esposizione
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PRESENTAZIONE
La Vulnerabilità esprime in che misura un bene può essere colpito da un certo tipo di evento.
Sebbene sia un indicatore del tipo “vero/falsovero/falso”, andrebbe utilizzato anche per rappresentare
situazioni dinamiche (il bene può essere interessato se l’evento si manifesta in un certo modo).
Anche in questo caso, il valore numerico del fattore deve essere confrontabile, dal punto di vista
dimensionale, con quelli della Pericolosità e dell’Esposizione.
TEORIA
Il Rischio: La Vulnerabilità
Gli elementi che concorrono alla definizione del rischio si prestano bene ad essere raccolti e
organizzati sotto forma di banca dati che può essere opportunamente strutturata per integrarsi
con un Sistema Informativo Geografico.
E’ lo sforzo che sta compiendo il Dipartimento Regionale della Protezione Civile per dotarsi di
uno strumento di analisi e di pianificazione territoriale per i propri scopi istituzionali.
A tal riguardo, le schede di censimento dei dissesti e delle problematiche idrauliche sono state
predisposte con il preciso obiettivo di disporre di conoscenze utili per le esigenze specifiche di
protezione civile (supporto alle decisioni).
La Banca Dati del DRPC e il Sistema Informativo
Geografico Idrogeologico
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TEORIA
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S.I.G.I.
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PRESENTAZIONE
TEORIA
La Banca Dati del DRPC e il Sistema Informativo
Geografico Idrogeologico
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PRESENTAZIONE
H
CAPIZZI
H
FRANA
Percorrenza: 53 km, 1h 30m
Percorrenza: 22 km, 30m
Mediante il Sistema Informativo Geografico, e’possibile, per esempio, selezionare le frane che interrompono la viabilitàprimaria e valutarne le conseguenze sul sistema sociale.
Nel caso mostrato, la frana impedirebbe l’unico collegamento rapido con l’ospedale di Nicosia e comporterebbe un tragitto più lungo, non sempre percorribile in caso di neve, per raggiungere l’ospedale di Sant’Agata di Militello.
Da ciò ne discendono valutazioni in ordine alla pianificazione di protezione civile (p.e., la necessità di dotarsi di un eliporto o di un presidio medico avanzato stabile, se il dissesto non è sanabile).
TEORIA
La Banca Dati del DRPC e il Sistema Informativo
Geografico Idrogeologico
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PRESENTAZIONE
Il Dipartimento Regionale della Protezione Civile ha affrontato diverse volte la problematica dei dissesti idrogeologici nell’ottica della mitigazione del rischio per la popolazione, per i beni e per le attività antropiche.
Dal 2001 al 2006 gli eventi di natura idrogeologica per i quali è stato dichiarato la stato di calamità sono stati numerosi.
TEORIA
LE EMERGENZE
ANNO GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Frana in prov. di CL
Tromba d’aria in prov. di RG
Tromba d’aria a Nicolosi (CT)
Emergenza Nebrodi (ME)
Nubifragi – provv. di EN e TP
Nubifragi – provv. di CT, ME, PA
Nubifragio in prov. di SR
Nubifragi in Sicilia
Mareggiata a Lipari (ME)
Nubifragi – provv. di CT, EN, ME
Nubifragi in Sicilia
Nubifragio in prov. di EN
Nubifragi in Sicilia orientale
Nella maggioranza dei casi, si è trattato di fenomeni franosi; gli eventi che hanno prodotto piene fluviali rilevanti sono quelli del settembre 2003 in provincia di Siracusa, dell’ottobre, novembre e dicembre 2005 in provincia di Catania e Ragusa.
Nubifragi in Sicilia centro-orientale
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PRESENTAZIONE
L’attività del Dipartimento Regionale della Protezione Civile si è svolta mediante l’assistenza ai Comuni, il censimento dei danni, la realizzazione di lavori di urgenza e somma urgenza, la redazione di piani di intervento.
Vengono illustrati brevemente alcuni interventi, realizzati dal DRPC, particolarmente significativi
per le peculiari condizioni morfologiche e per le soluzioni tecniche adottate.
TEORIA
LE EMERGENZE
LA PISTA DI EMERGENZA DI ALCARA LI FUSI (ME)
LA PISTA DI EMERGENZA DI MISTRETTA (ME)
IL CONSOLIDAMENTO DEL “CALVARIO” AD ALCARA LI FUSI (ME)
L’EMERGENZA “PAPIRETO” - PALERMO
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PRESENTAZIONE
LA PISTA DI EMERGENZA DI ALCARA LI FUSI (ME)PROGETTO E REALIZZAZIONE: Amministrazione Comunale – FINANZIAMENTO E SUPERVISIONE: DRPC
Durante gli eventi del 2002-2003 nel comprensorio nebroideo, ad Alcara li Fusi si determinò una situazione molto difficile per i collegamenti viari: la S.P. 161, unica sicura strada di accesso all’abitato, mostrava preoccupanti segni di cedimento, l’altra strada (S.P. 161bis) che permetteva il collegamento verso gli altri centri (Galati, Longi) era già stata distrutta da una frana negli anni passati (Villicano) e la viabilità comunale verso le aziende agricole risultava compromessa da un vistoso dissesto (Timpa Canale) che si evolveva giorno per giorno.
TEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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PRESENTAZIONE
LA PISTA DI EMERGENZA DI ALCARA LI FUSI (ME)PROGETTO E REALIZZAZIONE: Amministrazione Comunale – FINANZIAMENTO E SUPERVISIONE: DRPC
Per realizzare la pista venne predisposto un piano di posa con pietrame di grossa pezzatura “annegato” nelle argille.
TEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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PRESENTAZIONE
LA PISTA DI EMERGENZA DI ALCARA LI FUSI (ME)PROGETTO E REALIZZAZIONE: Amministrazione Comunale – FINANZIAMENTO E SUPERVISIONE: DRPCTEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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PRESENTAZIONE
LA PISTA DI EMERGENZA DI MISTRETTA IN CONTRADA ROMEI (ME)PROGETTO E REALIZZAZIONE: DRPC (Basile, Manfrè, Panebianco)
Un problema analogo a quello di Alcara per le motivazioni di intervento, ma più articolato per quanto le soluzioni adottate, si
presentò a Mistretta. Qui si verificò una frana complessa (scorrimento e colata) che distrusse una strada provinciale, unica via di
accesso ad aziende avicole ed agricole di notevole importanza per l’economia locale (indotto regionale). L’intervento richiese, oltre
alla realizzazione della pista nel tratto neutro, un’ardita opera di contenimento in gabbioni realizzata proprio dove la frana aveva
comportato i maggiori spostamenti plano-altimetrici.
TEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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PRESENTAZIONE
LA PISTA DI EMERGENZA DI MISTRETTA IN CONTRADA ROMEI (ME)PROGETTO E REALIZZAZIONE: DRPC (Basile, Manfrè, Panebianco)TEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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PRESENTAZIONE
IL CONSOLIDAMENTO DEL “CALVARIO” AD ALCARA LI FUSI (ME)PROGETTO E REALIZZAZIONE: DRPC (Basile, Panebianco)
Il costone roccioso sovrasta una strada urbana, tra l’altro sede del mercato settimanale, che costituisce un’arteria di alleggerimento
del traffico dell’unica e angusta strada principale del paese. La roccia presentava una situazione generale di degrado per
fratturazione e, in particolare, un masso si mostrava in precario stato di stabilità.
TEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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SERVIZIO RISCHI IDROGEOLOGICI E AMBIENTALI
IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN PROTEZIONE CIVILEIL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN PROTEZIONE CIVILE
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PRESENTAZIONE
IL CONSOLIDAMENTO DEL “CALVARIO” AD ALCARA LI FUSI (ME)PROGETTO E REALIZZAZIONE: DRPC (Basile, Panebianco)
Per la messa in sicurezza si è scelto il sistema del rivestimento corticale rinforzato (rete metallica con funi di acciaio) con l’aggiunta
di pannelli di rete, chiodature profonde e tiranti passivi per il masso. La natura particolarmente irregolare delle superfici ha
comportato una realizzazione piuttosto complessa che aveva l’obiettivo primario di adattare la rete metallica alla conformazione
della roccia; si è reso quindi necessario collocare una doppia serie di cavi di acciaio: la prima è servita per appigliare e modellare la
rete, le seconda a stabilizzare il sistema roccia-rivestimento.
L’intervento è stato finalista al concorso nazionale del Forum P.A. Regionando 2005.
TEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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PRESENTAZIONE
EMERGENZA PAPIRETO NEL COMUNE DI PALERMO - REALIZZAZIONE DI UNA CONDOTTA DI BYPASSPROGETTO E REALIZZAZIONE: DRPC (Foti, Alferi, Maisano)
A seguito delle abbondanti piogge verificatesi nel mese di Dicembre 2005, il canale di maltempo “Papireto” non riusciva a smaltire
le acque verso i recapiti finali determinando allagamenti nelle aree circostanti. Le ricognizioni accertavano l’ostruzione del canale e
facevano ipotizzare la rapida e parossistica evoluzione del fenomeno con gravissime conseguenze derivanti dall’inondazione delle
zone più depresse (Mandamento Monte di Pietà, via Maqueda).
TEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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EMERGENZA PAPIRETO NEL COMUNE DI PALERMO - REALIZZAZIONE DI UNA CONDOTTA DI BYPASSPROGETTO E REALIZZAZIONE: DRPC (Foti, Alferi, Maisano)
Considerato il perdurare della situazione, il DRPC provvedeva a: potenziare il volume di emungimento con due idrovore carrellate
di portata complessiva pari a 31.000 l/min, al fine di mantenere sotto controllo il livello idrico, nelle more di un intervento di
ripristino del Canale Papireto; realizzare un canale scolmatore atto a scongiurare il rischio di esondazione paventato e possibile.
In data 30/12/2005 le motopompe del DRPC venivano messe in esercizio. Contestualmente si avviavano i lavori per la realizzazione
del canale scolmatore. Il contributo tecnico del servizio RIA è continuato successivamente per tutto il mese di gennaio e febbraio
fornendo le valutazioni di carattere idraulico sull’estensione del bacino idrografico sotteso dal canale Papireto, sulle portate
presuntive defluenti nel canale, sulla caratterizzazione geologico-tecnica dei terreni per gli interventi di bonifica preventivi ai lavori
di scavo.
Il 18 febbraio 2006 il bypass entrava in esercizio scongiurando i rischi di inondazione dell’area del “Mandamento di Pietà”.
TEORIA
LE EMERGENZE
Esperienze e lavori
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PRESENTAZIONE
Nell’ambito delle attività istituzionali del Servizio Rischi Idrogeologici e Ambientali, vengono
approfondite alcune tematiche specifiche con l’obiettivo di fornire elementi di valutazione sui
temi di interesse o supporti di natura tecnico-scientifica.
Studio del rischio idrogeologico, con finalità di protezione civile, nella fascia Ionico-etnea
Studio geomorfologico del Torrente Rosmarino
TEORIA
LE EMERGENZE
STUDI
Quando il progetto fu concepito, nel 2001, il Dipartimento era stato appena costituito; allora come oggi, la
fascia pedemontana etnea rappresentava una zona ad elevato rischio idraulico per l’elevato grado di
antropizzazione del territorio e vi era l’esigenza di una rappresentazione sintetica delle principali situazioni di
criticità; si tratta del primo esempio in Sicilia di coniugazione delle problematiche del Rischio Idrogeologico
con le necessità della Protezione Civile. Per il download dell’intero studio:
http://www.regione.sicilia.it/presidenza/protezionecivile/at/doc/ionico_etnea/ionico_etnea.asp
Tra il 2002 e il 2003 il comprensorio nebroideo fu interessato da un diffuso stato di dissesto geomorfologico
causato dalle copiose piogge che caddero tra dicembre e febbraio; nel bacino del torrente Rosmarino si
mobilizzò una delle più grandi che si sono verificate in Sicilia; lo studio analizza le diverse componenti del
territorio (idrografia, pendenze, vegetazione, litologia) nel tentativo di individuare le cause innescanti del
fenomeno. Per il download dell’intero studio:
http://www.regione.sicilia.it/presidenza/protezionecivile/at/doc/stud_rosmarino/stud_rosmarino.asp
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PRESENTAZIONE
Il “Progetto dighe”TEORIA
Le dighe sono soggette a regimi di controllo attuati dagli enti gestori; quando occorre eseguire manovre di
alleggerimento degli invasi attraverso gli organi di scarico o nell’ipotesi di collasso delle strutture, è
necessario avere immediatamente a disposizione alcune informazioni tra le quali: i territori amministrativi
interessati dall’emissario e i principali attraversamenti viari; lo studio offre una panoramica della situazione
per tutte le più importanti dighe della Regione.
Per informazioni: [email protected]
LE EMERGENZE
STUDI
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PRESENTAZIONE
Le mappe delle piogge intense regionalizzateTEORIA
Per facilitare le procedure preparatorie degli studi di natura idraulica, sono state elaborate le mappe delle
altezze di pioggia per l’intera regione che permettono, per un assegnato tempo di ritorno e per valori diversi
del tempo di corrivazione, di conoscere l’altezza di pioggia per qualunque sezione di interesse. In questo
modo viene evitato il problema della individuazione delle stazioni pluviometriche rappresentative (spesso
inesistenti per bacini idrografici di piccola estensione) e della raccolta ed elaborazione dei dati. Le mappe
sono fornite in formato-immagine e sono georeferenziate (sistema Gauss-Boaga) e quindi sono
sovrapponibili a qualunque progetto grafico. Per informazioni: [email protected]
LE EMERGENZE
STUDI
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PRESENTAZIONE
Le soglie critiche di pioggia per i fenomeni franosiTEORIA
La Direttiva P.C.M. del 27 febbraio 2004 prevede la costituzione dei Centri Funzionali, sia a livello centrale
che regionale. Tali organismi devono provvedere, anche con l’ausilio di Centri di Competenza, alla
valutazione preventiva del Rischio Idrogeologico e alla gestione del sistema di protezione civile in corso di
evento.
Uno degli aspetti della previsione è legato alla individuazione di soglie critiche di pioggia al superamento
delle quali far scattare gli stati di allerta.
Per i fenomeni franosi è noto che la determinazione di soglie critiche non è immediata in quanto all’innesco
dei dissesti concorrono molti fattori non tutti identificabili a priori, specie nelle frane non monitorate o in
quei contesti dove vi è una generica e non quantificata predisposizione all’instabilità dei versanti.
Nelle more della formale costituzione del Centro Funzionale Decentrato della Regione Siciliana, il Servizio
Rischi Idrogeologici e Ambientali del DRPC ha messo a punto un modello sperimentale che permette di
valutare il livello di criticità idrogeologica in funzione delle piogge cumulate e delle precipitazioni attese.
Il modello, che si basa sull’analisi statistica della relazione piogge-frane di circa cinquanta dissesti di grandi
e medie dimensioni del tipo scoscendimento+colata verificatisi in Sicilia dai primi del 1900 ai giorni nostri, è
concepito per adattarsi alla natura dei dati disponibili (dati di pioggia giornaliera in alcune stazioni
pluviometriche, previsioni meteorologiche) poco prima degli eventi meteorici previsti.
LE EMERGENZE
STUDI
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Le soglie critiche di pioggia per i fenomeni franosiTEORIA
LE EMERGENZE
STUDI
La distribuzione statistica
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Le soglie critiche di pioggia per i fenomeni franosiTEORIA
LE EMERGENZE
STUDI
La distribuzione statistica
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Le soglie critiche di pioggia per i fenomeni franosiTEORIA
LE EMERGENZE
STUDI
Il modello sperimentale:
la pagina iniziale di input
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Le soglie critiche di pioggia per i fenomeni franosiTEORIA
LE EMERGENZE
STUDI
Il modello sperimentale:
il responso per Zone di Allerta
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LE EMERGENZE
STUDI
Il modello sperimentale:
il responso geografico
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PRESENTAZIONE
REGIONE SICILIANA – PRESIDENZADIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
Dirigente Generale: Salvatore Cocina
SERVIZIO REGIONALE RISCHI IDROGEOLOGICI E AMBIENTALI
Dirigente del Servizio: Giuseppe Basile
Dirigente della UOB XXIII: Marcello Maisano
TEORIA
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STUDI
CREDITI
Staff: Roberto AmatoFilippo BalsanoOrsola BonannoRosario CultroneCalogero Di MiceliSanta LevantoMarinella PanebiancoRita PicciucaCosimo Sinagra
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