LICEO CLASSICO MICHELANGELO, EX CONVENTO DI S.M. MADDALENA DEI PAZZI, VIA DELLA COLONNA 11 FIRENZE COMPLETAMENTO RESTAURO FRONTE DELL‟EDIFICIO SU VIA DELLA COLONNA
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INDICE
NOTE STORICHE 2
LA FACCIATA SU VIA DELLA COLONNA 6
FONTI ARCHIVISTICHE 10
BIBLIOGRAFIA 15
ICONOGRAFIA STORICA 16
LICEO CLASSICO MICHELANGELO, EX CONVENTO DI S.M. MADDALENA DEI PAZZI, VIA DELLA COLONNA 11 FIRENZE COMPLETAMENTO RESTAURO FRONTE DELL‟EDIFICIO SU VIA DELLA COLONNA
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NOTE STORICHE
Le prime fonti documentarie sul complesso architettonico risalgono al XIII secolo: una casa con
terreno e vigna risultano acquistate nel 1256 da Rinuccio di Iacopo per edificare un convento di
religiose menzionate come dominae repentutae (donne repentite). L‟anno successivo nell‟edificio
costituito da una chiesa a pianta rettangolare con adiacente asilo di preghiera e di penitenza ed
un orto sono riportate trentadue Repentite. Il Monastero benedettino delle donne di penitenza o di
S.Maria delle Convertite, nato per ospitare le cortigiane “pentite”, comprendeva lo Spedale dei
Pinti, citato in un sonetto di Forese Donati fin dal 1259 così chiamato per la probabile contrazione
del nome con cui i fiorentini chiamavano le cortigiane ritiratesi a vita monastica. Queste
continuarono comunque a stimolare le cronache cittadine se, come sembra, vennero allontanate
nel 1319 per porre fine ai continui scandali. Dopo alcuni mesi di utilizzo vario il monastero, nel
1320, viene messo a disposizione delle suore agostiniane di S.Luca a Montisoni, originariamente
insediate all‟Antella ma costrette a trovare un riparo all‟interno della cerchia muraria per difendersi
dalle ripetute incursioni. Nel trasferimento le monache abbandonarono la regola agostiniana per
quella cistercense ed il convento perse il toponimo di S.Maria delle Convertite per quello di
Convento di Cestello, che godette nel secondo Quattrocento della protezione di parenti (Lorenzo
Tornabuoni) e amici (Dionisio Pucci) dei Medici.
Il secolo successivo l‟abate Timoteo denuncia a papa Eugenio IV il decadimento del convento la
cui “promiscuità” con il tessuto urbano circostante (l‟orto non era recintato da muri) risulta tale da
compromettere la clausura delle religiose. La bolla papale del 16 Aprile 1442 dispone il
trasferimento delle monache e la consegna del monastero ai monaci cistercensi della Badia di
Settimo che rimarranno nel complesso fino al 1628.
La consistenza architettonica del complesso fino alla seconda metà del XV secolo è
documentato in un dipinto miniato del Codice Rustici di Marco di Bartolomeo databile intorno al
1457 (fig.1): una chiesa a pianta rettangolare con facciata principale dominata da un portone
centrale e soprastante rosone circolare ed apparecchi murari perimetrali scanditi da finestre ogivali
(le stesse, molto probabilmente che sono ancor oggi rilevabili, accecate, sulla parete sud dell‟aula
Magna del Liceo Classico Michelangiolo); un cortile antistante il corpo di fabbrica della chiesa
circondato da muri, almeno due chiostri con archi sul lato nord della chiesa, di cui uno frazionato
da un muro centrale ed un campanile sull‟angolo nord-est.
La ristrutturazione del complesso ad opera dei cistercensi inizia solo a partire dall‟ultimo
ventennio del secolo: la corrispondenza del tempo lamenta le mediocri condizioni di conservazione
delle strutture architettoniche nonché l‟impegno dei monaci per reperire le ingenti somme
necessarie a completare tutti gli interventi tra i concittadini più facoltosi e sensibili. I primi interventi
sono chiaramente dedicati alla ristrutturazione della chiesa: sono documentati la riparazione e
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sopraelevazione del tetto (di circa due metri) e la realizzazione della cappella maggiore (distrutta
nel secolo XVII) tra il 1481 ed il 1484; l‟aggiunta delle dodici cappelle laterali probabilmente su
disegno di Giuliano da Sangallo che propone, con chiara interpretazione del lessico
brunelleschiano, cappelle quadrate coperte a vela ed aperte sulla navata centrale con arcate a
tutto sesto (1488-1500); la trasformazione del cortile antistante la chiesa nel porticato ad opera di
Giuliano da Sangallo a cui è commissionato, insieme ad Antonio, un modellino in legno già nel
febbraio 1491, opera rimasta incompiuta su un fronte probabilmente a causa dell‟insostenibilità
della spesa e completata solo nel 1966 dopo l‟alluvione; l‟aggiunta del coro retrostante la Cappella
Maggiore a partire dal 1498.
La rigidezza della regola cistercense influì ben presto anche sull‟organizzazione del contesto
architettonico adiacente la chiesa: i chiostri ed il cortile che si leggono nel Codice Rustici non
dovevano soddisfare le esigenze di un luogo chiuso dettate dalla regola dei monaci. Per questo,
già dal 1490, si progetta di arricchire il convento con due ampi chiostri: il primo sul luogo del cortile
antistante la chiesa di cui conserva il carattere chiuso rispetto al tessuto cittadino, nel rispetto
dell‟ordine claustrale, il secondo interno tra la chiesa stessa, il capitolo ed il refettorio a nord.
Il chiostro interno fu edificato a partire dal 1492 grazie al contributo di Lorenzo Tornabuoni e di
sua moglie Giovanna degli Albizi con la realizzazione dell‟ala nord e di quella ad est, interrotto e
completato solo dopo il 1492 in concomitanza con l‟ulteriore finanziamento dei confratelli di
Moribondo. E‟ ad oggi ancora ignoto l‟autore delle architetture, ancora perfettamente leggibili (per
quanto mutilate dalla nota apertura di Via della Colonna) all‟interno della struttura scolastica, ma la
presenza documentata di Giuliano da Sangallo nell‟adiacente porticato della chiesa fa supporre sia
un suo intervento diretto che, come alternativa ragionevolmente sicura, la decisa influenza della
sua architettura sull‟operato di un ulteriore architetto al disegno della fabbrica. Il linguaggio
architettonico, assolutamente in armonia con la regola cistercense è sobrio ed essenziale, quanto
raffinato negli unici episodi ornamentali che ornano i fronti edilizi, quali le colonne in pietra serena.
L‟antica fontana di abluzione è ancora, in parte, conservata in un piccolo locale attiguo al chiostro,
il pozzo è stato murato in occasione dell‟intervento di restauro effettuato a seguito dell‟alluvione del
1966.
L‟organizzazione delle restanti parti del convento a seguito delle ristrutturazioni condotte dai
monaci segue scrupolosamente la “regola architettonica”. Nel 1495 è documentato l‟incarico a
Giunto di Lorenzo per “murare” il refettorio cui si accedeva direttamente dal chiostro, mai
rappresentato nelle carte storiche e descrivibile come a pianta rettangolare con campate voltate a
crociera ed illuminate da una grande finestra quadrata.
Nel 1503 è documentato l‟incarico dai monaci a Raffaello di Bartolomeo Carli, detto Raffaellino del
Garbo, per la decorazione del Refettorio con un affresco citato dal Vasari nelle sue Vite.
Rappresentato nella pianta di Francesco di Sangallo del 1561 che illustra tutto il complesso (fig.2)
è invece il dormitorio demolito nel XIX in occasione dell‟apertura di via della Colonna e posto sopra
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il refettorio sul lato nord del chiostro, a pianta rettangolare con camerette addossate agli
apparecchi murari longitudinali distribuite da un corridoio centrale.
Sul lato est del chiostro interno si trovavano Sagrestia e Sala Capitolare; della prima è ignota la
data di costruzione, sicuramente antecedente al 1488, anno in cui sono documentati lavori per
una cappella interna; la seconda, ambiente destinato alle adunanze del comunità religiosa, è ancor
oggi conservata perfettamente integra nelle sue architetture, cui si accede con un percorso
sotterraneo che la collega direttamente alla chiesa, e nei suoi arredi primo fra tutti la crocifissione
del Perugino dipinta tra il 1494 ed il 1496 su commissione di Dionigi e Giovanna Pucci.
Completano il complesso la foresteria sull‟angolo nord-est del chiostro, un piccolo chiostro di
origine medioevale tra la chiesa ed il chiostro interno oggi completamente saturato dalle
architetture scolastiche, orti sul confine oggi occupato da via della Colonna ed alcuni ambienti di
servizio edificati nel tempo in concomitanze con le donazioni ricevute dai monaci, quali
“l‟armarium” (la libreria) posto sul lato ovest del chiostro e demolita nel XIX secolo, o funzionali
alla vita della comunità religiosa quali la stalla, la cucina ed il forno analogamente distribuiti intorno
al nucleo centrale del chiostro colonnato.
Nel 1628 per interessamento di papa Urbano VIII e della famiglia Barberini e nonostante la
decisa opposizione dei cistercensi è deciso l‟insediamento nel convento delle suore carmelitane;
gli artefici della ristrutturazione rinascimentale vengono trasferiti in S.Frediano e per il complesso
architettonico, inadeguato alla nuova comunità religiosa, si apre una nuova stagione di
ristrutturazione che comporta l‟ampliamento della fabbrica, la sua recinzione con un muro ed il
risanamento di tutte le strutture, integralmente finanziata dal pontefice (ricordato dalla mostra con
stemma posta sull‟angolo di Borgo Pinti con Via della Colona) dalla famiglia Barberini, per cui si
incarica già dal 1627 l‟architetto Luigi Arrigucci. Nel convento viene trasportato il corpo della suora
carmelitana Beata Maria Maddalena dè Pazzi da cui prenderà il nome attuale ed a cui si dedica la
realizzazione dll‟oratorio della Beata nell‟ex sagrestia cistercense, corrispondente all‟attuale
ambiente di ingresso alla palestra, ancor oggi segnato da una apertura murata sottolineata da un
arco ribassato che costituisce memoria del sacello seicentesco.
Le monache provvedono a murare le ali nord, sud ed ovest del porticato antistante la chiesa ed
eseguono con molta probabilità l‟ampliamento del coro cistercense e individuano una nuova sala
capitolare, adiacente al coro suddetto nell‟ambiente attualmente adibito a palestra.
Il corpo di fabbrica della chiesa nel periodo viene modificato con l‟occultamento della copertura
cistercense della navata centrale, documentato al 1667, il soffitto piano realizzato sarà in seguito
affrescato da Jacopo Chiavistelli e con la realizzazione della cupola (affrescata nel secolo
successivo da Piero Dandini) e del lanternino tra il 1669 ed il 1685. Nello stesso periodo si
progetta il trasferimento delle spoglie della beata nella cappella maggiore di cui, per l‟occasione,
viene ridisegnato l‟arredo interno dandone incarico nel 1675 a Ciro Ferri, allievo di Pietro da
Cortona, il quale provvederà a rivestire le pareti laterali di marmi di vario colore.
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Sul secolo successivo si cala un silenzio documentario che rende difficile la ricostruzione
dell‟ulteriore evoluzione architettonica della fabbrica conventuale; certo è che nella differenza tra la
consistenza del convento cistercense e quella ottocentesca immediatamente precedente l‟apertura
di via della Colonna si intuisce il deciso ampliamento del convento carmelitano per
sovrapposizione agli orti della comunità religiosa rinascimentale fino a lambire le aree
corrispondenti all‟attuale via Laura. (fig. 3).
Il trasferimento della capitale del Regno a Firenze e la soppressione dei conventi sono gli ultimi
eventi che segnano in maniera irreversibile le vicende architettoniche del complesso; le due leggi a
distanza di soli due anni (1864 e 1866) innescano un micidiale meccanismo per cui l‟esigenza di
recuperare velocemente spazi e strutture per ospitare il carico abitativo indotto dal trasferimento
della corte in città trova risposta immediata nella sopravvenuta disponibilità di tutte le strutture
conventuali che andranno incontro ad adattamenti sommari quando non addirittura, come nel caso
di S. M. Maddalena dei Pazzi, a pesanti demolizioni per i lavori di riordino urbanistico della città.
Con contratto di espropriazione del 14 maggio 1866 si provvede difatti a deliberare la realizzazione
di un nuovo quartiere cittadino sul luogo detto la Mattonaia per consentire il migliore accesso al
quale si dispone il prolungamento di via della Colonna; dagli atti del Consiglio Comunale risulta
che il fabbricato da demolire consiste, al piano terra, nella farmacia ed annessi, in uno stanzone ad
uso di guardaroba, una delle scale si collegamento con il primo livello, il refettorio voltato a botte e
le adiacenti due stanze di lavato con sottostanti cantine a volta reale, la parete nord del loggiato
del chiostro e parte dei fronti est ed ovest, il vasto salone da lavoro coperto a volta; al piano
superiore il dormitorio composto da 26 celle descritto come costituito da tre bracci posti a squadra
tra loro. La legge 7 Luglio 1866 sulla soppressione delle corporazioni religiose autorizza di fatto
l‟occupazione del convento. La prima parte ad essere ceduta al Comune di Firenze è quella posta
sulla sinistra della nuova via della Colonna (corrispondente all‟attuale nucleo del Duca d‟Aosta)
mentre nel 1888, quando ancora le religiose risultano alloggiate in una porzione della fabbrica,
viene autorizzata prima, l‟occupazione di alcuni locali per uso di caserma per le truppe di
passaggio (11 marzo 1871) 1 e infine, nel 1888, l‟insediamento della Scuola Normale Sperimentale
Maschile e la Scuola Tecnica P. Toscanelli, su progetto dell‟architetto Francolini: “(...) 3 ottobre
1888 il prefetto (...) accetta (...) l’esecuzione di lavori occorrenti all’adattamento dei locali dell’ex
Convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi nei quali deve essere trasferita la Scuola Normale
Maschile avente sede nell’ex Convento di San Giovannino, da eseguirvi tali lavori in conformità
della Perizia (...)”.2 I locali occupati, dopo soli sette anni, diverranno il primo nucleo dall‟istituito
Regio Liceo Michelangelo. (fig. 4).
1 ASCF, Archivio Storico Comune di Firenze, Riduzione di alcuni locali dell’ex convento per uso di caserma per le truppe
di passaggio, affare n.° 6241 (accollo 19) dell‟ 11 marzo 1871.
2 ASCF, Archivio Storico Comune di Firenze, Accollo dei lavori occorrenti per la scuola nell’ ex convento, affare n.° 6299
(accollo 53) del 3 ottobre 1888.
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Gli interventi necessari ad assecondare le nuove funzioni insediate sono rintracciabili nei
Capitolati custoditi nell‟archivio storico del Comune di Firenze; si procede alla realizzazione di tutti i
pavimenti con mezzane dell‟impruneta arrotate e squadrate di crudo; il coro carmelitano viene
parzialmente adibito a palestra; gran parte degli affreschi sono staccati e trasferiti in luoghi diversi
quali il nuovo monastero di Piazza Savonarola, quelli della porzione ceduta al Comune sono
schedati in un rapporto della Commissione Conservatrice dei Monumenti. Per consentire la
fruizione pubblica dell‟affresco del Perugino nel capitolo cistercense, dichiarato monumento
nazionale, viene redatto un apposito progetto per la realizzazione di un ingresso indipendente.
Le uniche prove scritte pervenuteci, anche degli anni successivi, non permettono di dare una
chiara interpretazione dei lavori di restauro, sono semplici richieste di lavori di manutenzione,
come l‟affare n.°76 all‟Archivio Storico Comune di Firenze, che tratta l‟appalto del 24 ottobre 1950,
dove: “ (...) si premette che, con deliberazione esecutiva del 13 Aprile 1950 n° 1417, si approvava
il progetto per l’appalto dei lavori di restauro al fabbricato sede del Liceo Ginnasio Michelangiolo
stabilendo, nel contempo, di procedere all’appalto mediante l’esperimento della licitazione privata;
Che il giorno 20 settembre 1950 fu esperita la gara nella quale rimase aggiudicataria la Impresa
Borri Guido che offrì il miglior ribasso di lire 22,40 (...) 2° ) I lavori suddetti sono appaltati per la
somma presunta di lire 1.572.99 (...)
60) Intonaco con malta di agglomerante cementizio lustrato a ferro. Al mq. lire 415.
61) Intonaco rustico in malta di agglomerante cementizio per superfici verticali. Al mq. lire 320. (...)
70) Intonaco civile con malta di calce comune su superfici verticali. Al mq. lire 270.
71) Intonaco rustico in malta bastarda per facciate. Al mq. lire 350.” 3
LA FACCIATA SU VIA DELLA COLONNA
In occasione dell‟intervento di restauro delle superfici ad intonaco del fronte su via della Colonna
sono state rinvenute delle decorazioni che probabilmente ornavano la nuova facciata dell‟edificio
realizzata alla fine dell‟ottocento a seguito della ristrutturazione operata sulla fabbrica storica per
consentire quel prolungamento di via della Colonna funzionale alla realizzazione del nuovo
quartiere della Mattonaia. L‟attraversamento delle architetture storiche comportò la distruzione di
consistenti volumi (tra cui il refettorio affrescato da Raffaellino del Garbo, il soprastante dormitorio,
la Rotonda di Bartolomeo Scala attribuita a Giuliano da Sangallo, adibita dal „600 a Spezeria ed
oltre la metà del chiostro cistercense) comportando un nuovo affaccio del convento sul tessuto
urbano tanto imponente con i suoi 120 metri di lunghezza quanto miseramente compresso in
quella che, fino ad oggi, poteva essere giudicata come una veste eclettica alquanto misera (fig. 5).
3 ASCF, Archivio Storico Comune di Firenze, Lavori di restauro a Borri Guido,affare n ° 6538 (accollo n.° 76), del 3
giugno 1952.
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Incaricato del riordino del Monastero è Felice Francolini, allora segretario della Reale Accademia
delle Belle Arti di Firenze4.
Proprio l‟occasione dei recenti restauri e le caratteristiche del partito decorativo rinvenuto, esteso
a tutto il fronte con un discreto livello di leggibilità, ha stimolato la riflessione sulla configurazione
originaria della facciata, a dire il vero troppo povera per la nobile struttura per quanto le schedature
dell‟edificio consultate non riportassero accenni alle decorazioni5 e le foto d„epoca
rappresentassero, già nei primi decenni del secolo, le superfici intonacate in tutto simili alle odierne
(fig. 6).
Nell‟ambito del supplemento di indagine di archivio promosso a seguito del rinvenimento per
sostenere gli sviluppi futuri dell‟azione conservativa è stata consultata una corrispondenza tra
Felice Francolini ed il Comune di Firenze dimostratasi di estremo interesse non solo nella
ricostruzione della vicenda specifica delle decorazioni di facciata ma anche quale ulteriore
contributo al chiarimento delle vicende occorse all‟edificio in quel brevissimo lasso di tempo
compresso alla fine del secolo XIX6.
Nel 1866 completata la nuova via si apre il problema della ricomposizione della fabbrica storica
non solo nelle architetture, oramai smembrate e ricucite nell‟attuale morfologia, quanto anche nel
sistema degli orti claustrali collocati nella porzione orientale del complesso. Francolini si trova
quindi nell‟immediata necessità di ridefinire il sistema storico degli spazi aperti e, con questa, di
proporre alla municipalità una variante al Regolamento Edilizio, inadeguato alle esigenze della
comunità monastica che ancora occupa parte dell‟ex monastero. <<è stata studiata la
ricomposizione in un modesto asilo del celebre e già grandioso Monastero, in quella parte che
resterà sul lato di mezzogiorno del prolungamento di via della Colonna. Però affinchè questa opera
correr possa espedita al suo scopo è necessaria in parte l‟annuenza, in parte il concorso del
Municipio di Firenze sopra i quattro seguenti capi dell‟opera stessa; di cui […] prendo a parlare. 1°
Il muro di cinta dell‟orto claustrale risponderà per la lunghezza di Metri 45. circa verso la piazza del
nuovo quartiere. Stante la destinazione del luogo non è possibile adottare la recinzione composta
da un basso imbasamento con griglia di ferro soprapposta, come porterebbe il Regolamento
Edilizio del nuovo quartiere; giacchè ciò equivarrebbe a rendere inservibile alle Religiose l‟unico e
piccolo spazio ove possino respirare aria libera. Per conciliare questa necessità del chiostro col
decoro del nuovo Quartiere si propone di abbellire il muro con una decorazione di pilastrate e
4 C.CRESTI, L. ZANGHERI. Architetti e Ingegneri nella Toscana dell’Ottocento, Firenze 1978, p.102.
5 ACBA, Archivio Corrente Ufficio Belle Arti del Comune di Firenze, Schedatura topografica, Opere di
interesse artistico o storico soggette a godimento pubblico, <La facciata è moderna essendo stata rifatta quando attraverso alla fabbrica del monastero si apri il prolungamento di via della Colonna fino a Piazza d‟Azeglio. La nuova architettura è a grandi arcate al pianterreno, mentre al piano superiore si aprono delle piccole finestre> 6 Il documento era già stato visionato da S.Battaglini, M.P.Di Gioia e P.A. Giancane all‟interno di una
minuziosa analisi documentaria effettuata nell‟ambito di una tesi di laurea discussa nell‟anno accademico 1993-94 presso la Facoltà di Architettura di Firenze (relatore il prof. ing. L. Nizzi Grifi), custodita nella biblioteca del Liceo Michelangiolo. Agli autori era evidentemente mancato, per dare pieno risalto al materiale, l‟evento del ritrovamento.
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cornici quale è rappresentata dall‟annesso disegno, col quale trovasi però espressa la parte
corrispondente su via della Colonna, ivi destinata a coprire un tepidario ed altre comodità del
Convento7>>.
Tra i grafici allegati al documento non compare, purtroppo il disegno richiamato che avrebbe
dovuto rappresentare quanto invece contenuto in un bozzetto autografo di Francolini8 custodito
presso l‟archivio Disegni della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Firenze,
datato, come la relazione, 4 Giugno 18669. La lettura comparata dei due testi che segue,
giustificata dalle similitudini illustrate, ha consentito una maggiore comprensione dei documenti
senza svelare incongruenze reciproche tanto da lasciar ipotizzare, con sufficiente sicurezza,
l‟originaria unicità dei due elaborati. Il nuovo muro di cinta proposto per separare dal tessuto
urbano lo spazio aperto destinato alle Religiose con disegno a pilastri e cornici (oggi assorbito
dalle architetture successive) è, ad esempio, inequivocabilmente riconducibile al particolare del
bozzetto citato(fig. 5). Ancor più interessanti, comunque, sono le considerazioni che seguono.
<<2° La Fronte del medesimo che fiancheggia presentemente la via dei Pinti è parsa troppo nuda
per girarsi senza modificazioni e senza qualche abbellimento sulla Nuova Via. Si sostituirebbe
invece uno spartito di archi abbellito nella parte superiore da riquadri a graffito, presso a poco sullo
stile adottato dal celebre Brunellesco per la parte superiore della Loggia di S.Paolo sulla Piazza di
S.Maria Novella. Anco questo pensiero è accennato nel disegno unito: Ma perché il Monastero
possa sopportare l‟aumento di spesa […] che deriverà dalla decorazione è necessario che il
Municipio venga in soccorso. Il totale della spesa è previsto in £5000._ Si domanda che il
Municipio se ne accolli una larga parte; però non senza offrire la seguente compensazione.
3° Fra le opere d‟arte che decorano l‟interno del Monastero di Sa: Ma: Maddalena, […] la così detta
Farmacia di forma ottagona decorata in pietra serena sul disegno che viene attribuito all‟immortale
Brunellesco, ed è certo della sua maniera. Questa […] è circoscritta in un circolo del diametro di
Metri undici, ha l‟altezza di metri 7 ½ e per il carattere dei suoi ornamenti potrebbe ben servire ad
una cappella, o altro luogo di severo e dignitoso uso. La ristrettezza del futuro Monastero e dei
suoi assegnamenti non permette la spesa della nuova montatura. Sarebbe dunque necessario
vendere questo capo d‟arte. Invece si offre al Comune di Firenze in compenso del concorso che si
domanda per la decorazione esterna del monastero, e si offre di sopportare la spesa di una
diligente smontatura che importerà non piccola moneta.10>> Al futuro presidente dell‟Accademia di
7 ASCF, Archivio Storico Comune di Firenze, Affare relativo al Quartiere Nuovo della Mattonaia e
Monastero di S.M. Maddalena, affare n. 1331 dell‟anno 1866, 4 giugno 1866, filze speciali 5259/1, busta 4250. 8 Ringrazio, al proposito, il Prof. Bruno Bonatti, Preside del Liceo Michelangiolo che, fin dai giorni dei primi
saggi, si è subito adoperato per contribuire alla comprensione dei rinvenimenti recuperando e mostrandomi una copia del bozzetto stesso. 9 ADSBAA, Archivio Disegni Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici di Firenze, F.FRANCOLINI,
Bozzetto nella proporzione di 1/100 della decorazione esterna del Monastero di Sa:M
a:Maddalena […] sul
prolungamento di via della Colonna, 4 Giugno 1866. 10
ASCF, op.cit.
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Belle Arti cittadina non poteva sfuggire la debolezza ornamentale della nuova architettura nei
confronti del compito, difficilmente eludibile, di onorare la memoria, più che viva, delle fabbriche
storiche violate ma anche di sostenere il peso sintattico della nuova impaginazione(19 arcate di
oltre sei metri di altezza); comprensibile quindi la proposta formulata sulla cui effettiva
realizzazione poteva pesare più il ragionevole dubbio circa l‟accoglimento della richiesta di
contributo che il fatto di non essersi ancora imbattuti in documenti che testimoniassero l‟effettiva
esecuzione di tale decorazione. A fugare gran parte di dubbi concorre la natura del rinvenimento. Il
disegno riportato nel bozzetto (fig. 6) è molto simile al partito decorativo rinvenuto da cui si
discosta per una maggiore ricchezza degli inserti a graffito di geometria più varia e con un peso
formale più equilibrato all‟architettura dei riquadri oltreché verosimilmente più curati nei soggetti
rappresentati. Tale maggiore ricchezza doveva compensare un rigore seriale ancora eccessivo del
disegno generale oggi più che mai leggibile con l‟omologazione di tutti gli elementi a graffito nella
forma circolare.
Soli settant‟anni trascorrono tra la proposta Francolini e la ripresa fotografica che ritrae l‟intera
facciata ricoperta dall‟uniforme strato di scialbi pittorici pervenuti fino ai nostri giorni; un periodo di
tempo presumibilmente insufficiente ad ipotizzare l‟esecuzione di una prima decorazione su
disegno dell‟architetto e di una successiva, sovrapposta all‟originaria e leggermente semplificata,
resasi necessaria per un ipotetico (ad esempio) sopravvenuto degrado delle superfici intonacate. Il
testo rinvenuto potrebbe quindi esser comodamente ricondotto all‟intervento del Francolini e
modificato in corso d‟opera a causa, magari, del ridimensionamento del contributo richiesto, se
non fosse per un lacerto di decorazione rinvenuto alcuni millimetri sotto il partito decorativo
riportato alla luce, in tutto simile a quest‟ultimo ma sicuramente precedente. Il Comune in data 6
Luglio 1866 accetta l‟offerta11 e dispone il contributo economico per l‟esecuzione delle decorazioni,
effettivamente ridotto a L. 3000 ma in virtù, probabilmente, del concorso economico costituito dal
recupero degli ornamenti lapidei della Rotonda di Bartolomeo Scala, la Farmacia del Monastero12,
erroneamente attribuita a Brunelleschi, di cui, ancor oggi, risulta persa ogni traccia. Il documento
rinvenuto purtroppo è una semplice lettera di trasmissione della delibera di accettazione il cui
contenuto non permette di andar oltre l‟ipotesi avanzata la cui verifica è rimandata agli
approfondimenti in corso sul materiale di archivio non ancora consultato.
Indubbia invece, per concludere, appare la sorte occorsa allo stemma in marmo di Urbano VIII,
oggi posto in Borgo Pinti in prossimità dell‟angolo con via della Colonna, ma di dimensioni tali da
risultare enormemente compresso dal contesto urbano di inserimento: <<4° una memoria storica
chiusa in prospetto architettonico di pietra lavorata con una maniera non dispregevole, attesta
come il pontefice Urbano VIII favorisse questo chiostro. Dessa è situata di fronte alla via della
11
ASCF, Lavori alla fabbrica del Convento e concorso di L. 3000. E accettazione di offerta, 6 Luglio 1866, filze speciali 5259/1, busta 4250 12
Il rilievo della rotonda, allegato alla relazione Francolini, è riportato all‟interno del testo redatto dal prof. G.Morolli per l‟opuscolo storico pubblicato e distribuito dal Servizio Musei del Comune di Firenze
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Colonna. Si domanda di trasportarla su quella porzione di fabbrica rimanente in piedi fra la
prosecuzione di detta via e la Chiesa del Monastero. Col presente rispettoso indirizzo si chiede
adunque che il Municipio di Firenze = (a) approvi la sostituzione della vela di muro decorata alla
ringhiera con imbasamento prescritta nel regolamento edilizio per i giardini dei particolari. (b) Che
concorra con larghezza alla decorazione esterna del Monastero sul prolungamento di via della
Colonna. (c) Che accetti in compensazione di questo concorso la cessazione del pietrame che
decora l‟attuale pregevolissima farmacia del Convento. (d) Che permetta il trasportare sulla parte
residuale del Monastero in Borgo Pinti. La memoria storica relativa alle elargizioni del pontefice.
Si fa in ultimo rilevare che dalla risoluzione favorevole della domanda dipende la sollecitudine nella
esecuzione dell‟opera giacché l‟annuenza e il concorso del Municipio concernano la nuova
recinzione del Monastero. Quale necessariamente deve farsi prima di aprire al pubblico uso le
attuali parti di esso da cedersi per le vie e per la piazza. (...)
Lì 4 giugno 1866 ”13>>
2 Febbraio 2008
Il Progettista arch. Giorgio Caselli
FONTI ARCHIVISTICHE
1) Collocazione n.° 4250, del 4 giugno 1866 - ASCF, Archivio Storico Comune di Firenze,
quartiere nuovo delle Mattonaia e Monastero di S. M. Maddalena:
“Coerentemente al contratto stipulato (...) Alberto Ricasoli in qualità di Operaio del Monastero di
Santa Maria Maddalena dei Pazzi ed il Signor Vincenzio Stefano Breda Ingegnere accollatario del
nostro Comune per la costruzione di del nuovo quartiere della Mattonaia è stata studiata la
ricomposizione in un modesto asilo del celebre e già grandioso Monastero, in quella parte del
Fabbricato e annessi che resterà sul lato di mezzogiorno del prolungamento di via della Colonna.
Però affinchè questa opera correr possa espedita al suo scopo è necessaria in parte l’annuenza, in
parte il concorso del Municipio di Firenze sopra i quattro seguenti capi dell’opera stessa; di cui per
incarico del prelodato Signor Operaio, facendo a parlare.
1° Il muro di cinta dell’orto Claustrale risponderà per la lunghezza di Metri 45. circa verso la piazza
del nuovo quartiere. Stante la destinazione del luogo non è possibile adottare la recinzione
composta da un basso imbasamento con griglia di ferro soprapposta, come porterebbe il
Regolamento Edilizio pel detto quartiere; giacchè ciò equivarrebbe a rendere inservibile alle
Religiose l’unico e piccolo spazio ove possino respirare aria libera. Per conciliare questa necessità
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ASCF, op.cit.
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del Chiostro col decoro del nuovo quartiere si propone di abbellire il muro con una decorazione di
pilastrate e cornici quale è rappresentata dall’annesso disegno, col quale trovasi però espressa la
parte corrispondente su via della Colonna, ivi destinata a coprire un tepidario ed altre comodità del
Convento.
2° La fronte del medesimo che fiancheggia presentemente la via dei Pinti è parsa troppo nuda per
girarsi senza modificazioni e senza qualche abbellimento sulla nuova via. Si sostituirebbe invece
uno sparito di archi abbellito nella parte superiore da riquadri a graffito, presso a poco sullo stile
adottato dal celebre Brunellesco per la parte superiore delle Logge di San Paolo sulla Piazza di
Santa Maria Novella. Anco questo pensiero è accennato nel disegno unito. Ma perchè il Monastero
possa sopportare l’aumento di spesa non doverosa che deriverà dalla decorazione, è necessario
che il Municipio venga in soccorso. Il totale della spesa è previsto in lire 5000. Si domanda che il
Municipio se ne accolli una larga parte, però non senza offrire la seguente compensazione.
3° Fra le opere d’arte che decorano l’interno del Monastero di Santa Maria Maddalena, la così
detta farmacia ottagona decorata in pietra serena sul disegno che viene attribuito all’immortale
Brunellesco, ed è certo della sua maniera. Questa edicola è circoscritta ad un circolo del diametro
di metri undici, ha l’altezza di metri 7 ½ e per il carattere dei suoi ornamenti potrebbe ben servire
ad una cappella, ed altro luogo di severo e dignitoso uso. La ristrettezza del futuro monastero e dei
suoi insegnamenti non permette la spesa della nuova montatura sarebbe dunque necessario
vender questo capo d’arte. Invece si offre al comune di Firenze in compenso del concorso che si
domanda per la decorazione esterna del Monastero, e si offre di sopportare la spesa di una
diligente montatura che importerà non piccola moneta.
4° Una memoria storica chiusa in prospetto architettonico di pietra lavorata con maniera non
dispregevole, attesta come il pontefice Urbano VIII favorisse questo Chiostro, dessa è situata di
fronte alla via della Colonna. Si domanda di trasportarla su quella porzione di fabbrica rimanente in
piedi fra la prosecuzione di detta via e la Chiesa del Monastero.
Col presente rispettoso indirizzo si chiede adunque che il Municipio di Firenze = (a) approvi la
sostituzione della vela di muro decorata alla ringhiera con imbasamento prescritta nel regolamento
edilizio per i giardini dei particolari. (b) Che concorra con larghezza alla decorazione esterna del
Monastero sul prolungamento di via della Colonna. (c) Che accetti in compensazione di questo
concorso la cessazione del pietrame che decora l’attuale pregevolissima farmacia del Convento.
(d) Che permetta il trasportare sulla parte residuale del Monastero in Borgo Pinti. La memoria
storica relativa alle elargizioni del pontefice.
Si fa in ultimo rilevare che dalla risoluzione favorevole della domanda dipende la sollecitudine nella
esecuzione dell’opera giacché l’annuenza e il concorso del Municipio concernano la nuova
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recinzione del Monastero. Quale necessariamente deve farsi prima di aprire al pubblico uso le
attuali parti di esso da cedersi per le vie e per la piazza. (...)
Lì 4 giugno 1866 ”
2) Collocazione n.° 5095, dal 1866 - ASCF, Archivio Storico Comune di Firenze, Passaggio al
comune dei conventi:
atti che trattano la prima parte del Convento ad essere ceduta al Comune di Firenze (quella posta
sulla sinistra della nuova via della Colonna, corrispondente all‟attuale nucleo del Duca d‟Aosta)
concessa parzialmente per un Istituto per le povere fanciulle e per una società per l‟istruzione dei
poveri ciechi.
20 novembre 1866, concessione dell’uso delle parti rimanenti dell’ex Convento di Santa Maria
Maddalena dei Pazzi all’abate Don Antonio Fossi come fondatore di un Istituto per le povere
fanciulle e al professore Pietro Cipriani come presidente della società per l’istruzione dei poveri
ciechi.
26 novembre 1872, richiesta di decorazione della facciata approvata dalla Giunta Municipale e
lavori di riduzione dei locali.
3 ottobre 1874, approvazione del contratto per la vendita all’abate Don Antonio Fossi di parte
delle rimanenze dell’ex convento. Lire 44.234.40 valore netto
3) Collocazione n.° 6241 (accollo 19) dell’ 11 marzo 1871 - ASCF, Archivio Storico Comune
di Firenze, Riduzione di alcuni locali dell’ex convento per uso di caserma per le truppe di
passaggio:
testi di non rilevante importanza dove sono presenti i documenti per l‟aggiudicazione dei lavori e gli
eventuali costi.
Eugenio Tacchetti è l’aggiudicatario provvisorio di questi lavori.
“ (...) Lavori di muratura.
11) Apertura, di una finestra sulla via della Colonna, compreso l’arco a rottura, la demolizione di
muro, provvista e montatura di pietrami, rifinitura d’imbotte – lire 22.00.
Somma dei lavori di muratura – lire 827.60.
Totale: lire 2.176.80 ”
4) Collocazione n.° 6299 (accollo 53) del 3 ottobre 1888 - ASCF, Archivio Storico Comune di
Firenze, Accollo dei lavori occorrenti per la scuola nell’ ex convento:
prove scritte dell‟effettivo inserimento della scuola Normale maschile nei locali, da riadattare,
dell‟ex Convento.
“(...) 3 ottobre 1888 il prefetto (...) accetta (...) l’esecuzione di lavori occorrenti all’adattamento dei
locali dell’ex Convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi nei quali deve essere trasferita la
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scuola Normale maschile avente sede nell’ex Convento di San Giovannino, da eseguirvi tali lavori
in conformità della Perizia (...)”
5) Collocazione n.° 6300 (fascicolo 15) del 1889 - ASCF, Archivio Storico Comune di Firenze,
Accollo dei lavori:
accollo di lavori occorrenti alla Scuola Normale Maschile nell‟ ex Convento, per la demolizione
della volta minacciante rovina in un ambiente al primo piano nella sala destinata alle lezioni di
fisica, per poi sostituirla con una nuova impalcatura.
6) Collocazione n.° 6305 (fascicoli 67 - 68) del 1890 - ASCF, Archivio Storico Comune di
Firenze, Accollo dei lavori:
fascicolo n.°67 – lavori vari, tra cui verniciatura e riquadratura, per la riduzione dei locali al piano
terreno ad uso di Scuola Elementare nell‟ex Convento;
fascicolo n.°68 - lavori occorrenti nell‟ex Monastero per trasferire la Scuola Tecnica Paolo
Toscanelli e per sistemare la Scuola Normale Maschile. Tra i lavori c‟è quello di ricoloritura della
facciata su via della Colonna senza modificare lo stato attuale.
7) Collocazione n.° 6560 (atto 1611) del 1910/11 - ASCF, Archivio Storico Comune di Firenze,
Proposta di lavori:
la direzione del Museo di san Marco chiede al Comune l‟uso di un locale dell‟ex Convento da
aggregarsi a quelli dove c‟è l‟affresco del Perugino.
8) Collocazione n. ° 6447 (accollo n.° 76) del 24 ottobre 1950 - ASCF, Archivio Storico
Comune di Firenze, Lavori di restauro a Borri Guido:
Materiale non rilevante dove traviamo il capitolato speciale d‟appalto aggiudicato dall‟impresa di
Borri Guido con descrizione dettagliata dei ribassi proposti dai partecipanti alla gara d‟appalto.
appalto del 24 ottobre 1950, dove: “ (...) si premette che, con deliberazione esecutiva del 13 Aprile
1950 n° 1417, si approvava il progetto per l’appalto dei lavori di restauro al fabbricato sede del
Liceo Ginnasio Michelangiolo stabilendo, nel contempo, di procedere all’appalto mediante
l’esperimento della licitazione privata;
Che il giorno 20 settembre 1950 fu esperita la gara nella quale rimase aggiudicataria la Impresa
Borri Guido che offrì il miglior ribasso di lire 22,40% sui prezzi di capitolato come risulta dal verbale
della gara repertorio n° 26896 in data 20 settembre 1950 da registrarsi nei termini di legge; (...) 2° )
I lavori suddetti sono appaltati per la somma presunta di lire 1.572.991 (Un milione
cinquecentosettantaduemila novecentonovantuno) già deputata del ribasso d’asta di lire 22,40%.
(...) ”
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“Lavori occorrenti per il restauro dello stabilimento di proprietà comunale posto in via della Colonna
e sede del Liceo Ginnasio Michelangiolo.
CAPITOLATO SPECIALE D’APPALTO
Art. Oggetto dell’appalto. L’appalto ha per oggetto – Restauro del fabbricato di proprietà comunale
posto in via della Colonna e sede del Liceo Ginnasio. Lavori di decorazione e vari.
Art. Ammontare dell’appalto. L’appalto complessivo a base d’asta dei lavori e amministrazione
compresi nell’appalto è di lire 2.027.050 così ripartito:
a) opere murarie lire 1.550.000
b) opere fumista lire 120. 000
c) opere di coloritura lire 230.000
e verniciatura
d) opere di trombaio lire 127.000
e varie
totale lire 2.027.050
(...) Art. Designazione sommaria delle opere. Le opere facenti parte dell’appalto comprendono
principalmente: restauro del tetto, delle docce di scarico acque pluviali, restauro coloriture e
verniciature, restauro delle stufe ecc. (...)”
“Elenco dei prezzi unitari in base ai quali, sotto deduzione del pattuito ribasso d’asta, verranno
compensati i lavori a misura e le somministrazioni in economia.
(...) 60) Intonaco con malta di agglomerante cementizio lustrato a ferro. Al mq. lire 415.
61) Intonaco rustico in malta di agglomerante cementizio per superfici verticali. Al mq. lire 320.
(...) 70) Intonaco civile con malta di calce comune su superfici verticali. Al mq. lire 270.
71) Intonaco rustico in malta bastarda per facciate. Al mq. lire 350.”
9) Collocazione n ° 6538 (accollo n.° 76), del 3 giugno 195 - ASCF, Archivio Storico Comune
di Firenze, Lavori di restauro a Borri Guido:
dichiarazione dell‟effettiva realizzazione dei lavori appaltati dall‟impresa di Borri Guido.
“Dichiarazione, con deliberazione esecutiva della Giunta Comunale 9 maggio 1952 n.° 1267,
giunta all’Ufficio Legale in data odierna sono stati liquidati in lire 1.562.983. i lavori appaltati
all’impresa Borri Guido in ordine all’atto di accollo 24 ottobre 1950 registrato il 7 dicembre 1950 al
n.° 18270 vol. 705.(...)”
Deliberazione della giunta ( n.° 2354 del 24 settembre 1951) con la quale veniva affidato al Dott.
Ing. Enzo Camici l’incarico di procedere al collaudo dei lavori per la riparazione del Liceo Ginnasio
Michelangiolo.
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1) MICROFILM 14641, facciata su via della Colonna
2) MICROFILM 32925 – 32926 – 32927 – 32928, prospetto su via della Colonna
3) DOC. 05 474 bis / 002 - bis / 003 - bis / 004 – bis / 005, prospetti e sezioni dell‟istituto tecnico Toscanelli
BIBLIOGRAFIA P. BARGELLINI, E.GUARNIERI, Le strade di Firenze, Firenze, 1978 E. DETTI, Firenze scomparsa, Firenze, 1970 G.FANELLI, Firenze architettura e città, Firenze, 1973 L. GINORI, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze 1972 U. MEDICI, Dell’antica chiesa dei cistercensi oggi Santa Maria Maddalena dei Pazzi di Firenze, Firenze, 1880 A.MORI, G. BOSSITO, Firenze elle vedute e piante, Firenze 1926 C. CRESTI, I. ZANGHERI, Architetti e Ingegneri nella Toscana dell‟Ottocento, Firenze 1978 D. NEGRI, Abbazie Cistercensi in Italia, Pistoia, 1981 LICEO CLASSICO MICHELANGIOLO, materiale storico non edito S.BATTAGLINI, M.P. DI GIOIA, P.A. GIANCANE, Liceo Classico Michelangelo – Firenze – Ex Monastero di S.Maria Maddalena de Pazzi. Ipotesi di consolidamento ed adattamento. Tesi di Laurea, Università di Firenze, Facoltà di Architettura, Relatore Prof. L.Nizzi Grifi, Corelatori arch. S.Van Riel, ing. G.Tampone. A.A. 1993-„94 G. CASELLI, La decorazioni sulla nuova via del Monastero di S.Maria Maddalena dei Pazzi in Bollettino della Società di Studi Fiorentini, Firenze, Anno 2000, n.6. (rivista semestrale di studi storici a cura della Società di Studi Fiorentini) F. CARRARA, V. ORGERA,U. TRAMONTI, Piazza D'Azeglio alla Mattonaia S.CATTANI, G. DEIOLA, Liceo Classico Michelangelo, ex Convento di S.M.Maddalena dei Pazzi, in Laboratorio di Restauro Università deglu studi, Facoltà di Architettura, a.a. 06/07 Prof. G. Centauro
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ICONOGRAFIA STORICA
Fig. 1 Codice Rustici di Marco di Bartolomeo, 1457. Gabinetto Fotografico, Soprintendenza ai beni Artistici e Storici, Firenze.
Fig. 2 Pianta del Convento di S.Maria Maddalena dei Pazzi. Francesco da Sangallo, 1561. Uffizzi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, n. 275A.
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Fig. 3 Planimetria generale del convento prima dell’apertura di Via della Colonna. Archivio Storico Comune di Firenze, microfilm n.14641.
Fig 4 - Pianta geometrica catastale per voltura, 15 dicembre 1878, Archivio Storico Comune di Firenze, Passaggio al comune dei conventi, affare n.° 5095: la superficie distinta dalle particelle di n.° 260 – 261 – 262 è stata concessa il 20 novembre 1866, all‟abate Don Antonio Fossi come fondatore di un Istituto per le povere fanciulle e al professore Pietro Cipriani come presidente della società per l‟istruzione dei poveri ciechi-
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Fig.5 - Proseguimento di via della Colonna con il taglio del convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, Felice Francolini 1865 -
Fig. 6 Veduta della facciata su via della Colonna ( attr. 1935-36, Archivio Corrente Ufficio Belle Arti del Comune di Firenze, Schedatura topografica.
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Fig. 5 Bozzetto Francolini. Archivio Disegni Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Firenze. Particolare.
Fig. 6 Bozzetto Francolini. Archivio Disegni Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Firenze. Particolare.