Conferme e sorprese in un viaggio, un po’ in ritardo, nel quotidiano degli italiani tra gli anni Venti e i Quaranta. Parla Romano Bracalini, giornalista e storico, appena riemerso, con il suo nuovo libro, da un’immersione totale nell’Italia fascista dove, tra luci e ombre, emerge la verità di fondo: «Gli italiani? Il fascismo più che subirlo l’hanno assecondato…»
di Luciano Garibaldi
Aprile 2007STORIA IN RETE | 44
INTERVISTA VIAGGIO NEL FASCISMO DI TUTTI I GIORNI
T i coinvolge a parti-re dal titolo: «Otto milioni di biciclet-te», con evidente riferimento a que-gli «otto milioni di baionette» che, secondo un cele-
bre discorso di Mussolini alla vigilia della nostra entrata in guerra, sarebbero sta-te pronte ad accogliere il nemico lungo le no-stre spiagge. Il sotto-titolo del bel libro di Romano Bracalini, «La vita degli italia-ni nel Ventennio», ti fa poi capire tutto: una panoramica as-solutamente perfetta di ciò che è stata la
nostra vita, la vita dei nostri padri e dei nostri nonni «sotto il fascismo». Bella? Brutta? Da rimpiangere? Da buttare? Parliamone con lui, con Romano Bra-calini, giornalista, scrittore, studioso di storia italiana dell’Ottocento e del No-vecento, autore di almeno una decina di libri molto apprezzati.
n Bracalini, una certa pubblicistica, nel do-
poguerra, ha creduto di fare dell’ironia dicendo che sotto il fascismo «i tre-ni arrivavano in orario», e siccome in Italia anche la normalità dei treni in orario è un’ecce-
zione (ed oggi una chimera), di fatto si
è riconosciuto un merito indiscusso al fascismo. Come stavano le cose, al riguardo?
«Non solo i treni arrivavano in orario perché la disciplina era ferrea e il rego-lamento andava rispettato, pena seve-re sanzioni,ma andavano più veloci di quelli d’oggi, erano pulitissimi e con-fortevoli, la Milizia ferroviaria vigilava per impedire ogni irregolarità e abuso. Il fascismo non solo aveva l’ambizione di «fare gli italiani» (impresa ciclopica e per molti versi impossibile, giacchè gli italiani sono sempre stati quello che sono da secoli), ma voleva cambiare il volto dell’Italia, a cominciare dalle nuove città sorte dopo la bonifica delle Paludi Pontine. Le città vennero sven-trate per dare spazio ai nuovi quartieri residenziali, ai nuovi ministeri, ai pa-lazzi di giustizia, tutti uguali da Mila-
Otto milioni di baionette?No, di BICI CLETTE
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