La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle
organizzazioni non profit - SIONP
www.isfol.it
a cura di Anna Elisa Carbone
Numero 2anali i
Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori
ISSN
203
7-38
21
anali i
La collana scientifica Analisi è una collana digitale specializzata sui temi istituzionali Isfol: lavoro, formazione e politiche sociali. I testi, che analizzano aspetti particolari di tematiche più generali o di fenomeni più vasti, si caratterizzano per una esaustiva e dettagliata descrizione dell'argomento e delle considerazioni scientifiche che caratterizzano il fenomeno oggetto di studio, adottando un rigoroso approccio scientifico.La collana può accogliere o anticipare sintesi e parti di ricerche o presentare monitoraggi e valutazioni.Si rivolge ad un selezionato e specifico target e/o ad una determinata comunità scientifica, consentendo una comunicazione completa e mirata.
La Collana Analisi Isfol è curata da Claudio Bensi - Responsabile Servizio comunicazione web e multimediale
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L'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) è un ente pubblico istituito con DPR n. 478 del 30 giugno 1973. Nasce per accompagnare la prima fase di decentramento regionale delle competenze in materia di formazione professionale, codificata nella legge n. 845 del dicembre 1978; dal 1999 viene incluso tra gli enti pubblici di ricerca con DL n. 419 del 29/10/1999. L'attuale Statuto, approvato con DPCM del 19 marzo 2003, sancisce per l'Istituto competenze nel campo delle politiche formative, del lavoro e sociali.L'Isfol svolge e promuove attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, valutazione, informazione, consulenza e assistenza tecnica per lo sviluppo della formazione professionale, delle politiche sociali e del lavoro. Contribuisce al miglioramento delle risorse umane, alla crescita dell'occupazione, all'inclusione sociale e allo sviluppo sociale. È sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali al quale fornisce supporto tecnico-scientifico ed opera in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, università e ricerca, la Presidenza del Consiglio dei ministri, le Regioni, le Parti sociali, l'Unione europea e altri Organismi internazionali.
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anali iLa presente pubblicazione costituisce la versione cartacea dell'edizione consultabile
sul portale www.isfol.it all'interno della collana elettronica Analisi.
La presente opera – salvo dove diversamente speci�cato - è rilasciata nei termini della licenza Creative CommonsAttribuzione – NonCommerciale – CondividiAlloStessoModo 2.5 Italia disponibile alla pagina Internethttp://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/
Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
A cura di Anna Elisa Carbone
Contributi di: Nicola Manzo; Barbara Menghi; Barbara Moreschi;
Enrico Spataro; Angelo Violi.
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La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
Indice
PAG.
Introduzione 1 Prefazione 4 1. Le premesse 7
1.1 Il contesto di riferimento 7 1.2 Il punto su definizioni, classificazioni, misurazioni 9 1.3 La normativa e le diverse tipologie del non profit 22 1.4 Il non profit e i Sistemi Informativi Sociali 31
2. Il progetto 35 2.1 Gli obiettivi del progetto 35 2.2 Le fasi progettuali 39 2.3 La formazione a sostegno dell’“introduzione” del Sistema 54
3. I primi risultati 56 3.1 La realizzazione del progetto 56 3.2 La logica generale del sistema 57 3.3 La rappresentazione del sistema 58 3.4 L’architettura del sistema informatico 62 3.5 Database, moduli e funzionalità del sistema 67 3.6 La diffusione delle informazioni 88 3.7 Il DB Caratteristiche Organizzazioni 93 3.8 Il DB APS 96 3.9 Qualche nota in merito alla trasformazione del Registro 101
Cartaceo delle APS in archivio informatico 3.10 Quadro riepilogativo delle fonti di alimentazione del SIONP 103 3.11 Il DB Documentale 106 3.12 Le attività e i prodotti realizzati e quelli in corso di realizzazione 112
4. Gli sviluppi futuri 116
4.1 Il ruolo del Ministero 116 4.2 Il ruolo dell’ISFOL 116 4.3 Il progetto 2009 119 4.4 Le potenzialità 123
Bibliografia 129 Allegato 131
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Introduzione
Questa Analisi, come un diario personale, racconta la storia di vita di un progetto. Raccoglie
l’esperienza sviluppata dal Servizio Statistico ISFOL nel progettare e realizzare un Sistema
Informativo sulle organizzazioni operanti, nel nostro Paese, in un settore importante quale quello
del non profit, I lavori sono ancora in corso e pubblicare “lo stato dell’arte” ad oggi consentirà a
tutti coloro che lo desiderino l’esercizio: della riflessione sui percorsi intrapresi, della dialettica
costruttiva per “valorizzare un patrimonio comune”, della verifica sui punti qualificanti del
progetto,
Non è facile presentare ad un pubblico vasto il frutto del proprio lavoro, ancor più quando si tratta di
una sorta di rendiconto che copre quasi l’arco di due anni. Tutto merita attenzione ed è difficile
scegliere tra un’esperienza ed un’altra, selezionarle per la loro capacità di raccontare meglio agli altri
ciò che è avvenuto e il perché delle scelte. E’ difficile trovare l’equilibrio. Tornano alla mente episodi
più esaltanti, più creativi, più gratificanti accanto ai momenti difficili, di incomprensioni, di emergenze
in quanto non tutto è programmabile in base ad uno scadenziario interno ma il tutto deve essere
riportato ad una naturale evoluzione delle cose e degli eventi. Forte, anche, la sensazione che alcuni
piccoli risultati e miglioramenti, faticosamente e pazientemente perseguiti, non sono mancati ma non
sempre è facile spiegarli.
Un filo rosso lega tutte le fasi, i passaggi che hanno portato al Sistema Informativo. Questo filo rosso è
rappresentato dalla “condivisione”.
Importante la condivisione, attraverso un continuo confronto di idee, proposte ed azioni tra il
Ministero del Lavoro (l’ente committente) e l’Isfol (l’ente attuatore) con la consapevolezza di entrambi
gli attori protagonisti che attuare il cambiamento e promuovere l’innovazione avrebbe significato
partire da cose semplici, elementari, strutturali che passo dopo passo e mattone dopo mattone ci
avrebbero permesso di progettare l’architettura di un Sistema in grado di rispondere alle effettive
esigenze di tutte le parti in gioco.
Esigenze gestionali dell’Amministrazione Ministeriale che grazie al Sistema Informativo potrà
governare meglio la prassi amministrativa, in quanto l’archivio informatico, capace di conservare la
memoria storica di una serie di atti e quotidianamente usato e aggiornato dagli operatori, faciliterà
l’ordinaria attività degli Uffici, delle Divisioni e della Direzione nel complesso.
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Esigenze informative dell’Amministrazione Ministeriale, ma non solo, in quanto il Sistema Informativo
è stato progettato per evolversi e per custodire informazioni sempre aggiornate e sempre nuove,
anche grazie ad indagini specifiche da attivare per rispondere a futuri bisogni conoscitivi. Il Sistema è
statisticamente rilevante e potrà essere utilizzato per fornire informazioni attendibili, di scenario e di
dettaglio, al processo di programmazione e pianificazione di interventi finalizzati al terzo settore, sia a
livello nazionale che territoriale. E’ stato previsto un applicativo informatico che consentirà al Sistema
Informativo di aprirsi all’esterno per l’accesso degli enti competenti (Regioni, Province Autonome,
Province delegate, Prefetture) finalizzato alla sua manutenzione e al suo aggiornamento, ma anche alla
sua diffusione e utilizzo come un primo prototipo, uno standard in grado di attenuare la
disomogeneità riscontrata tra le fonti primarie, registri ed albi.
Esigenze comunicative dell’Amministrazione Ministeriale, ma non solo, poiché il Sistema Informativo è
stato progettato, in sintonia con la strategia di comunicazione più complessiva del Ministero, per
essere fruibile online, per essere messo a disposizione delle organizzazioni e delle associazioni ma
anche dei cittadini, per comunicare e far conoscere le dinamiche che animano il settore del privato‐
sociale, per far conoscere la mappa delle organizzazioni non profit che operano nei territori, per
rappresentare i settori di attività nei quali confluiscono, per diffondere la conoscenza sui servizi offerti
localmente.
In questo caso, più che di semplificazione amministrativa, attraverso la comunicazione pubblica e la
messa a disposizione di alcuni strumenti, come potrebbe essere il caso del Sistema Informativo,
l’Amministrazione vuole ridurre la complessità. Il punto di interfaccia tra l’Amministrazione ed il
cittadino sarà un computer e la rete, un pacchetto open source di “software amichevole”: si spostano
icone, si clicca sui tasti e si ottiene l’informazione desiderata senza doversi porre il problema di cosa
succede dentro la macchina. Per l’operatore e per l’utente tutto è semplice, facile. Dietro c’è un gran
lavoro dei tecnici che hanno realizzato il Sistema Informativo.
Tutto questo nella condivisione e nella convinzione che l’informazione sia un diritto per tutti e che
legare una politica di modernizzazione all’innovazione tecnologica consente concretamente di avviare
un processo di cambiamento a misura delle diverse esigenze, la possibilità di progettare un servizio
trasversale utile a tutti e da tutti utilizzabile.
Quest’Analisi mette in luce anche il percorso del Gruppo di Lavoro multidisciplinare, creato per
progettare e realizzare il Sistema Informativo. Anzi, la lettura di queste pagine sarà un modo per
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ritrovarsi attraverso il racconto dei percorsi fatti, per valutare insieme i punti di forza e le criticità, per
raccontarsi, ascoltarsi e farsi ascoltare, sarà un modo per comunicare e per valorizzare le competenze
investite e quelle acquisite. La pubblicazione sarà utile per avviare un confronto con chi opera nel
settore per mettere insieme, scambiare e valorizzare saperi, pratiche ed esperienze. E’ un modo per
“fare rete” mettendo al centro le persone, le loro capacità, il loro entusiasmo la loro professionalità.
Costruire una comunità di pratiche intese come contesti di apprendimento dove si scambiano
conoscenze per risolvere problemi comuni. Questo, è già in parte avvenuto con tutte le
Amministrazioni (Ministeriali, Regioni, Province Autonome, Province e Prefetture) che hanno
collaborato in questi mesi con il Servizio Statistico Isfol per la raccolta dei Registri e degli Albi di
competenza e, quindi, hanno contribuito allo sviluppo del Sistema Informativo anche dando
suggerimenti tecnici e auspicando un protocollo d’intesa per definire fattivamente la collaborazione.
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Prefazione
Presentare i risultati di un’attività che, per definizione, rimane un work in progress, è impresa di una
certa difficoltà. Non si è mai perfettamente soddisfatti del risultato ma, nello stesso tempo, si ritiene di
aver conseguito obiettivi importanti, e forse, per una volta, davvero innovativi in una logica di
integrazione di dati e documenti diversi, la cui acquisizione ha coinvolto una molteplicità di soggetti
pubblici che operano sul territorio.
Il Progetto “Sostegno alla gestione del registro nazionale e realizzazione di una banca dati dedicata”, è
nato dalla collaborazione tra la Direzione Generale per il Volontariato, l’Associazionismo e le
Formazioni Sociali del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e il Servizio Statistico e
Coordinamento Banche Dati dell’Isfol.
Si è proposto di costruire un Sistema statistico‐informativo1 di supporto alla tenuta dei diversi Registri
Nazionali delle organizzazioni del settore non profit in Italia. Il sistema ha acquisito i dati per
conservarli, archiviarli, elaborarli trasformandoli in informazioni trattabili, ed infine distribuire
l’informazione agli organi utilizzatori. Riunisce in un'unica struttura le schede anagrafiche delle
organizzazioni di varie tipologie giuridiche, dati legislativi, elementi conoscitivi funzionali alla
classificazione strutturale ed organizzativa dell’intero settore. Consente di non duplicare inutilmente le
informazioni contenute e permette di intervenire sia sul sistema nel complesso che sulle sue singole
componenti.
Il Sistema ha le radici nella legge 8 novembre 2000, n. 328 "Legge quadro per la realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali" che all’articolo 21 prevede l’istituzione del Sistema
informativo dei servizi sociali per opera dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni per
assicurare una compiuta conoscenza dei bisogni sociali, del sistema integrato degli interventi e dei
servizi; e poter disporre tempestivamente di dati ed informazioni necessari alla programmazione, alla
gestione e alla valutazione delle politiche, per la promozione e l’attivazione di progetti europei, per il
coordinamento con le strutture sanitarie, formative, con le politiche del lavoro e dell’occupazione.
Nel contempo, il Sistema ha anticipato le linee di azione previste dal Libro verde sul futuro del modello
sociale che indica come la costruzione del nuovo welfare deve avvalersi di un costante monitoraggio e
di un approccio per obiettivi, in modo da consentire ai decisori e ai loro interlocutori sociali di misurare
1 Non va confuso con il sistema informatico, che indica la porzione di sistema informativo che fa uso di tecnologie informatiche e automazione.
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continuamente l’avvicinamento ai risultati attesi, l’effettiva utilità delle politiche adottate,
l’opportunità di correzioni nel caso di scostamenti, il confronto con i sistemi dei Paesi concorrenti. Nel
Libro verde si prevede perciò la costruzione di un sistema informativo che raccolga e renda disponibili i
dati di carattere qualitativo e quantitativo sulle politiche e sui fenomeni.
Lo sviluppo del Sistema ha tenuto conto della ripartizione di compiti e competenze sul tema tra diverse
pubbliche amministrazioni, mantenendo ferma la direzione della facilitazione dell’interazione tra
utilizzatori del sistema e pubblica amministrazione.
Lo sviluppo delle molteplici attività che lo hanno composto non è stato quasi mai strettamente
sequenziale, anche perché si è incontrato con successivi ampliamenti dell’incarico iniziale e con diverse
soluzioni di integrazione tra dati e servizi, in una logica di rispetto dell’infrastruttura territoriale che
presentava un lussureggiamento di dati, metadati, servizi e livelli tecnologici delle diverse
amministrazioni.
Giova ripetere in proposito che l’innovazione non consiste nella informatizzazione di dati esistenti, ma
nella re‐ingegnerizzazione dei processi, con una visione d’insieme dei problemi da risolvere e delle
azioni da attivare. Per dialogare con cittadini ed associazioni, e per definire gli interventi di policy più
appropriati, il Ministero ha così sia rafforzato gli strumenti di dialogo con i propri stakeholder, sia
garantito la gestione corrente dei sistemi informativi in esercizio, in un processo di razionalizzazione e
di sviluppo delle risorse e delle infrastrutture e di miglioramento della loro efficienza operativa.
La costruzione del Sistema ha dimostrato che se la razionalizzazione delle risorse è un’esigenza non
ulteriormente procrastinabile i margini di miglioramento di efficienza complessiva sono ampi; e che è
possibile un uso più articolato dei dati da utilizzare, senza perdere traccia delle informazioni storiche,
sia per usi amministrativi che di informazione statistica. Sono state perciò:
definite le esigenze informative e le caratteristiche del sistema: l’operatività, la compatibilità, la
confrontabilità, l’aggiornabilità, l’espandibilità, la modularità e flessibilità;
definiti i vincoli metodologici ed organizzativi: l’integrazione di basi di dati ed archivi
preesistenti, la definizione dell’architettura, la progettazione fisica del sistema;
reperiti gli archivi ufficiali esistenti e validati dagli enti preposti;
standardizzate, codificate, normalizzate e classificate le informazioni: codici Istat, Ateco, ICNPO
‐ International Classification of Non Profit Organizations.
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Il Sistema permette la consultazione, il confronto e l’elaborazione di dati provenienti da fonti
informative, differenti per tipologia e informazioni trattate, che nel loro insieme rappresentano le
realtà ai vari livelli territoriali (nazionale, regionale, provinciale e comunale) e possono essere utilizzate
per il monitoraggio, la programmazione e l’attuazione di politiche sociali e del lavoro. Sono stati
integrati basi di dati ed archivi preesistenti, compiendo una standardizzazione e codifica delle
informazioni, attraverso un processo di normalizzazione. È stato definito un insieme di codici utilizzabili
per classificare le informazioni relative a ciascuna unità in modo uniforme, rendendo quindi possibili
comparazioni, aggregazioni, analisi e collegamenti con altre banche dati. Il Sistema è stato costruito
con procedure e strumenti user friendly, con una fruibilità a diversi livelli ed una strumentazione
tecnologica open source. La disomogeneità dei dati è stata risolta con la “bonifica”, il trattamento e la
standardizzazione delle informazioni finalizzate a eliminare ambiguità, differenze ed eventuali
contraddizioni interne, per normalizzare i dati contenuti nei differenti archivi. In sintesi, rappresenta un
primo passo verso la creazione di un possibile unico registro delle organizzazioni del non profit capace
di far dialogare e interagire, pur senza sottrarre le rispettive competenze, i registri attualmente gestiti
da organismi differenti (esempio: il Registro nazionale delle APS con quelli delle Regioni). Questo
consentirà di avere un quadro conoscitivo del settore, una mappatura delle organizzazioni per territori,
ampliata a tutte le tipologie del non profit.
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1. Le premesse
1.1. Il contesto di riferimento
Negli ultimi decenni, le organizzazioni private non profit hanno visto crescere in modo consistente il
proprio ruolo sociale e la propria funzione economica nel sistema produttivo del Paese, sia in termini di
risorse utilizzate che di produzione realizzata. Sempre più hanno assunto localmente, o meglio
territorialmente, un ruolo importante, capillare, complementare ed integrativo, se non talvolta
sostitutivo dell’offerta pubblica, proponendosi come “produttori di beni e servizi” ad ampio spettro, da
quelli sanitari a quelli sociali, da quelli assistenziali a quelli culturali, da quelli educativi a quelli
ricreativi, da quelli ambientali a quelli sportivi.
Il non profit è un vero e proprio comparto emergente dell’economia e della società che realizza
“numeri” importanti: comprende una realtà ampia2 e variegata di organizzazioni, un arcipelago di
esperienze concrete e di servizi offerti alla collettività; rappresenta quote rilevanti dell’occupazione
nazionale, coinvolgendo nell’attività milioni di operatori e di volontari; contribuisce in modo
considerevole al PIL; risponde alla domanda di un’utenza sempre più differenziata. Insomma è un vero
e proprio attore delle politiche pubbliche italiane.
Molto spesso è stata messa in dubbio la possibilità di accomunare sotto un’unica etichetta soggetti
tanto diversi tra loro: dalle IPAB3 alle cooperative sociali, dalle associazioni di volontariato agli enti
ecclesiastici, dalle associazioni di promozione sociale alle fondazioni, dalle onlus alle organizzazioni non
governative. In passato, nei tentativi di riordino, sono prevalse logiche di aggregazione e spinte
centrifughe di tipo settoriale o ideologico, solo recentemente si è cominciato a ragionare in maniera
più unitaria riguardo al terzo settore, naturalmente non senza problemi di inclusione e o di esclusione
di enti, attività, servizi.
Eppure, sebbene il terzo settore sia una realtà complessa e composita, costituita da un insieme di
organizzazioni diversificate, è da considerarsi unico se si prendono in considerazione alcuni elementi
2 In Italia, secondo i dati del Censimento delle istituzioni non profit, realizzato dall’Istat nel 1999, queste organizzazioni sono 221.000. Nell’arco di un
biennio, stando ai dati del Censimento dell’Industria e dei Servizi del 2001, queste organizzazioni registrano un incremento di circa 15.000 unità, raggiungendo quota 235.000; rappresentano il 5,4% del totale delle unità produttive del nostro Paese e il 2,5% in termini di addetti, dal computo sono esclusi i volontari.
3 Le IPAB, istituite con la legge Crispi del 1890 sono considerate, date le alterne vicende di inclusione/esclusione dal settore pubblico, enti con natura ibrida. Dopo aver condotto per anni ospizi e orfanotrofi sono oggi tra i principali enti gestori di Case di Riposo e Residenze sanitarie. Sottoposte, da circa un ventennio, ad un processo di riforma la cui ultima tappa è stata la legge 328/2000, tuttora in corso di applicazione.
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caratterizzanti comuni come l’assenza di scopo di lucro, l’autonomia organizzativa, l’orientamento
pro‐sociale.
Dall’inizio degli anni novanta, da un lato, si assiste ad un ampliamento del dibattito teorico intorno al
ruolo, alla funzione economica e al peso sociale assunto dalle organizzazioni non profit; mentre,
dall’altro, e precisamente dal punto di punto di vista normativo, il legislatore riconosce l’importanza
strategica del settore nell’erogazione di servizi sociali, valorizzandone l’apporto nella progettazione e
realizzazione degli interventi di politica sociale ai vari livelli territoriali, mettendo a punto e varando la
Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (L. 328/2000).
Sempre nello stesso anno, con la Legge che disciplina le associazioni di promozione sociale (L.
83/2000), il legislatore riconosce formalmente il ruolo istituzionale del terzo settore in quanto svolge
attività prevalentemente orientate all’interesse sociale, concorre significativamente alla produzione di
beni e servizi, infine, partecipa e attua il principio di sussidiarietà introdotto dalla riforma del Titolo V
della Costituzione.
L’emergere di questo “nuovo” settore ha prodotto un insieme di esigenze conoscitive e di misurazione
che, ad oggi, sono state solo in parte soddisfatte. Nel contempo, il nuovo scenario competitivo, la forte
automazione dei processi produttivi ed amministrativi, la sempre maggiore complessità dei processi
decisionali rendono la conoscenza delle realtà territoriali e le relative informazioni una risorsa
indispensabile per la pubblica amministrazione, per i policy makers, per gli addetti ai lavori, per coloro
che operano nel settore, per le stesse organizzazioni, per i cittadini‐utenti.
I Sistemi Informativi Sociali (SIS) costituiscono, in tal senso, un vero e proprio elemento di novità nel
modo di concepire l’azione programmatica e di sostegno alle decisioni del comparto sociale, quale
strumento privilegiato di osservazione e studio del contesto e dei bisogni delle comunità locali, nonché
del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali. I SIS, dunque, dovrebbero costituire una
preziosa fonte informativa non solo per i decisori politici e per gli amministratori degli enti locali, ma
anche per le diverse realtà del privato sociale, le organizzazioni, le associazioni di cittadini ed i singoli
membri della comunità locale. Se al singolo cittadino possono risultare utili le informazioni sul sistema
dei servizi e degli interventi disponibili sul territorio alle realtà del privato sociale e del non profit sono
necessari i dati sulla popolazione, i trend relativamente ai bisogni e agli interventi messi in campo nel
pubblico, la dimensione e l’intensità di alcuni fenomeni sociali, per orientare e focalizzare l’attività di
progettazione alle reali necessità della comunità locale.
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La crescente mole di dati e di informazioni necessari allo sviluppo dei SIS o da questi prodotti, insieme
all’esigenza di trasformarli in conoscenza rendono, inoltre, indispensabile la presenza ed il ricorso a
tecnologie di business intelligence, a sistemi informatici capaci di soddisfare i bisogni emergenti di
integrazione, di omogeneità ed unitarietà tra i vari sistemi gestionali, per dar luogo a processi
decisionali efficaci in quanto più informati e rapidi. Tutto questo in un mutato quadro complessivo di
ripensamento delle strategie e di un cambiamento, talvolta radicale e talaltra più soft, delle modalità di
svolgimento delle principali attività in coerenza con l’evolversi del comportamento e della cultura
organizzativa.
La consapevolezza che la conoscenza è un elemento distintivo capace di offrire un reale vantaggio
competitivo, la necessità di estendere ed approfondire l’informazione statistica sulle organizzazioni
non profit insieme alla volontà di gestire centralmente e in modo “uniforme” le informazioni hanno
spinto alla definizione e alla realizzazione del progetto Sostegno alla gestione del registro nazionale e
realizzazione di una banca dati dedicata4.
1. 2 . Il punto su definizioni, classificazioni, misurazioni
Quello delle definizioni è un problema molto sentito in questo settore, le cui implicazioni spaziano
dalla concettualizzazione all’ideologia di alcuni principi e valori, dalla operabilità alla misurabilità di
alcune variabili e realtà.
Si tratta di una realtà che a livello normativo è stata approcciata più volte e in maniera frammentaria,
episodica, per singoli settori, per materia, per tipologia di utenza, per legislazioni successive ora
privilegiando un aspetto ora un altro, ma sempre prescindendo da una visione d’insieme, organica,
coerente. Il dibattito sulla natura, sulle caratteristiche, sulle funzioni, sulle attività delle organizzazioni
classificabili come non profit resta tuttora vivo e aperto5.
La definizione di non profit, o più esplicitamente di not‐for‐profit, di derivazione anglosassone, significa
sostanzialmente senza scopo di lucro. Da diversi studiosi tale definizione non è ritenuta adeguata
perché inclusiva anche degli enti pubblici. Per questo motivo, molti studiosi europei preferiscono fare
4 La prima convenzione tra il Ministero e l’Isfol è stata stipulata il 12.03.2007: successive integrazioni risalgono al 13.12.2007; la comunicazione di avvio dell’attività da parte della Divisione II è datata 24.01.2008; il progetto esecutivo è stato definito il 12.03.2008.
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riferimento alla denominazione di terzo settore, per sottolineare la diversità dal primo settore, lo
Stato, e dal secondo settore, il mercato. Questa scelta provoca il disappunto di altri studiosi6 che
sostengono che lo Stato non è da considerare alla stregua di un settore e che la dizione terzo settore è
riduttiva poiché rinvia ad una sorta di categoria residuale.
Altri, infine, suggeriscono l’utilizzazione del termine privato sociale per evidenziare i due
“contrapposti” elementi che convivono in queste organizzazioni, caratterizzandole: libertà individuale
e solidarietà sociale. I francesi preferiscono esprimersi in termini di économie sociale evidenziando il
potenziale di un settore produttivo capace di coniugare guadagni economici e risultati sociali. Gli
studiosi americani privilegiano l’uso delle espressioni non profit sector in a three sector economy7 o di
non profit organizations in a three sector system8. Si tratta di due espressioni utilizzate
indifferentemente l’una dall’altra, proprio perché negli Stati Uniti, il non profit rappresenta una
specifica categoria giuridica che si identifica nelle tax‐extempt organizations9 che godono di particolari
benefici fiscali.
A partire dagli anni novanta, alcune università e centri di ricerca, in prevalenza statunitensi e britannici,
promuovono una serie di studi sul non profit. Particolare menzione merita il lavoro svolto dal Centre
for Civil Society della Johns Hopkins University di Baltimora (JHU) che avvia un progetto di respiro
internazionale, per analizzare la consistenza del settore nei diversi Paesi, finalizzato a ricercare
definizioni e classificazioni metodologicamente comparabili e statisticamente significative che, pur
tenendo in dovuto conto le specificità nazionali garantissero, tuttavia, una sostanziale universalità dei
concetti individuati5. Nel 1992, Salamon e Anheier, ricercatori della JHU, individuano e definiscono
alcuni elementi identificativi per riconoscere e classificare la natura non profit di un’organizzazione:
la costituzione formale;
la natura giuridica privata;
l’autogoverno;
l’assenza di distribuzione di profitti;
la natura apolitica;
5 L. M. Salamon, H.K. Anheier, Toward an Understanding of the International Nonprofit Sector; in Working Papers of The Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Proiect, 1, 1992; In Search of the Nonprofit Sector: the Question of Definitions, in Working Papers of The Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Proiect, 2, 1992; In Search of the Nonprofit Sector II: the Problem of Classification, in Working Papers of The Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Proiect, 3, 1992; Defining the NonProfit Sector. A Cross National Analysis, Manchester, Manchester University Press, 1997; The Emerging Sector Revisited. A Summary, The Johns Hopkins University Institute for Policy Studies, Baltimore,1998; United Nations, Handbook on Nonprofit Institutions in the System of National Accounts, United Nations, New York, 2003.
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la natura non religiosa;
la presenza di lavoro volontario.
Date queste caratteristiche, il settore non profit comprende le associazioni, le fondazioni, le
cooperative sociali, gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, gli enti di patronato e di formazione
professionale, le organizzazioni di volontariato. A rigore, quindi, secondo la JHU, dovrebbero essere
incluse anche le organizzazioni che svolgono attività politiche e religiose, nonché i sindacati e le
associazioni imprenditoriali e professionali. Così, a fini pratici, di rilevazione statistica, nel 1997, la
categoria delle organizzazioni politiche e religiose, viene esclusa per ragioni contingenti. Gli stessi
ricercatori mettono a punto una definizione “strutturale‐operativa” che riduce gli elementi su elencati
da 7 a 5:
un certo grado di istituzionalizzazione;
la natura giuridica privata;
l’autogoverno;
l’assenza di distribuzione di profitti;
la volontarietà di adesione.
Successivamente, nel 2003, gli stessi ricercatori, propongono una terza definizione, sempre costituita
da 5 elementi che identificano l’organizzazione non profit in quanto:
è un’organizzazione;
opera senza fini di profitto ed è vincolata alla non distribuzione dei profitti;
è distinta istituzionalmente dalle amministrazioni pubbliche;
è autonoma rispetto alle istituzioni pubbliche e alle imprese;
è caratterizzata dall’adesione volontaria.
Questa definizione, rispetto alle precedenti, ha il merito di essere più estensiva, più inclusiva di una
gamma di elementi, aspetti, caratteristiche e tipologie organizzative che più facilmente rispetto alle
precedenti può essere adattata ai diversi casi nazionali, e, quindi, anche alla situazione italiana.
In Italia, in ambito statistico, il problema di definire concettualmente e metodologicamente le
organizzazione non profit, affiora alla fine degli anni novanta, in occasione della progettazione della
prima rilevazione censuaria delle istituzioni non profit, curata dall’ISTAT. Facendo riferimento al
System of National Accounts (SNA), ossia al manuale che raccoglie l’insieme delle regole stabilite per la
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misurazione dell’economia e la produzione di statistiche omogenee e comparabili a livello
internazionale6. L’ISTAT adotta la definizione dello SNA, in base alla quale le istituzioni non profit sono
enti giuridici o sociali creati allo scopo di produrre beni e servizi, il cui status non permette loro di
essere fonte di reddito, profitto o altro guadagno per le unità che le costituiscono, controllano o
finanziano”.
L’ISTAT fornisce, inoltre, varie specifiche a questa definizione: gli enti sociali sono tali in quanto hanno
assunto almeno la forma giuridica di “associazione non riconosciuta”; i membri dell’associazione
controllano l’istituzione ma non possono trarre guadagni finanziari dal suo operato e non possono
appropriarsi del surplus da essa generato; il fine dell’organizzazione deve essere la produzione di beni
e servizi; le istituzioni non profit possono, non devono, essere controllate da associazioni i cui membri
hanno uguali diritti e analoghi poteri di decisione nell’amministrazione delle stesse e che la loro
direzione è generalmente affidata ad un organo elettivo.
A partire dal 1996, per contribuire al superamento della carenza informativa sul non profit, l’ISTAT
avvia una serie di rilevazioni che hanno come campo di osservazione le organizzazioni operanti nel
settore:
Rilevazione censuaria delle istituzioni non profit, svolta nel biennio 2000‐2001, con riferimento
al 1999 e aggiornata con il Censimento dell’Industria e dei servizi (2001);
Rilevazione delle organizzazioni di volontariato, svolta per la prima volta nel biennio 1996‐
1997, con riferimento al 1995 e ripetuta a cadenza biennale fino al 20037;
Rilevazione delle cooperative sociali, svolta per la prima volta nel biennio 2002‐2003, con
riferimento al 2001 e ripetuta con cadenza biennale fino al 20058;
Rilevazione delle fondazioni, svolta per la prima volta nel biennio 2006‐2007, con riferimento al
20059.
6 N. Zamaro, Definizioni e classificazioni delle organizzazioni nonprofit, in “Istituzioni nonprofit in Italia”, ISTAT Informazioni n. 50, Roma, 2001. 7 Istat, Le organizzazioni di volontariato in Italia. Anno 2003, ISTAT Informazioni n. 27, Roma, 2006. 8 Istat, Le cooperative sociali in Italia. Anno 2005, ISTAT Informazioni n. 27, Roma, 2008. 9 Istat, Le fondazioni in Italia. Anno 2005, ISTAT Informazioni n. 1, 2009.
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Soprattutto la Rilevazione censuaria del 2001 fornisce la prima, essenziale ed importante “fotografia”
del non profit italiano. Ovviamente con tutti i pregi ed i limiti di una fotografia che mette insieme
realtà così diverse tra loro. L’ISTAT considera non profit le organizzazioni che:
sono costituite formalmente per produrre beni e servizi (in campi e secondo modalità stabilite
dalle legislazioni specifiche);
hanno forma giuridica privata;
sono autogovernate;
hanno natura volontaria;
sono soggette a un vincolo di non distribuzione dei profitti eventualmente conseguiti.
Per quanto riguarda poi la forma giuridica di tali organizzazioni si fa riferimento a:
associazione riconosciuta;
associazione non riconosciuta;
comitato;
fondazione;
cooperativa;
altre forme (mutuo soccorso, enti, istituti universitari, ospedalieri, ecc.).
Questa prima rilevazione statistica del fenomeno mostra che il non profit riveste una notevole
importanza per numerosità e addetti, configurazione giuridico‐organizzativa, funzione economico‐
sociale, radicamento territoriale, varietà nei servizi offerti e nell’utenza servita. Si può convenire che i
dati raccolti dalle indagini ISTAT, oltre ad un loro valore segnaletico, sono sufficienti a tratteggiare le
caratteristiche fondamentali del non profit pervenendo a utili tassonomie (risorse umane, entrate,
ripartizione geografica, periodo di costituzione, attività svolta, specializzazione istituzionale, ecc.).
Sono, invece, riscontrabili carenze informative sul versante della consistenza patrimoniale, quote di
mercato, strutture di governo, forme organizzative, strutture di secondo livello.
In linea di principio, le organizzazioni non profit possono svolgere qualsiasi tipo di attività di
produzione, tranne, ovviamente, quella relativa all’erogazione dei servizi di amministrazione pubblica.
Tuttavia, la maggior parte delle istituzioni non profit è impegnata nella produzione di servizi sociali e la
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classificazione delle attività economiche utilizzata a fini statistici (ATECO) non risulta sufficiente a
descriverne dettagliatamente l'attività10. Infatti, la Classificazione Economica utilizzata nelle statistiche
ufficiali, ossia la NACE Rev.1 ‐ Statistical Classification of Economic Activities in the European
Community, Rev. 1 ‐1990, presenta dei limiti ai fini della rappresentazione dettagliata delle attività
delle organizzazioni non profit, soprattutto riguardo alla produzione di servizi di utilità sociale. Per
superare questi limiti si fa generalmente ricorso ad una classificazione “non ufficiale”, sebbene
internazionale, l’International Classification of Nonprofit Organizations (ICNPO), appositamente
sviluppata dalla JHU ed usata negli studi di comparazione internazionale sul settore non profit.
Tuttavia, per continuare ad avere la possibilità di comparare le attività del non profit con quelle svolte
negli altri settori dell’economia, si è optato per un raccordo tra i due schemi classificatori ICNPO‐
NACE, almeno in fase di elaborazione dei dati. Questo ha determinato che la classificazione ICNPO
adottata da ISTAT é strutturata in 12 settori e 39 classi di attività11, come riporta lo schema seguente.
10 L’Istat, nello svolgimento del censimento sulle istituzioni non profit, assumeva anche specifici impegni a livello internazionale, entrando nel progetto internazionale della Johns Hopkins University e partecipando alla sperimentazione, promossa dalla Divisione Statistica dell’ONU, per la realizzazione di quello che poi diventerà l’Handbook on Nonprofit Institutions in the System of National Accounts. 11 La classificazione ICNPO è composta da 12 gruppi e 26 sottogruppi. Quella utilizzata dall’ISTAT, nel censimento delle Istituzioni nonprofit del 1999, si struttura in 12 settori (i 12 gruppi della ICNPO) e 39 classi di attività (ossia ai 26 sottogruppi ICNPO si aggiungono 13 altre attività). In particolare, il 12° gruppo della ICNPO (non altrove classificato ‐ Altre attività) è stato articolato in 13 classi, quindi, le attività indicate dal cod. 27 al cod. 39 non sono comprese nella classificazione ICNPO, ma sono state adottate dall’ISTAT nel corso della rilevazione censuaria in base alla classificazione ATECO.
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Settore Attività
01 Cultura, sport e ricreazione
01 Attività culturali ed artistiche 02 Attività sportive 03 Attività ricreative e di socializzazione
02 Istruzione e ricerca
04 Istruzione primaria e secondaria 05 Istruzione universitaria 06 Istruzione professionale e degli adulti 07 Ricerca
03 Sanità
08 Servizi ospedalieri generali e riabilitativi 09 Servizi per lungo‐degenti 10 Servizi psichiatrici ospedalieri e non ospedalieri 11 Altri servizi sanitari
04 Assistenza sociale 12 Servizi di assistenza sociale 13 Servizi di assistenza nelle emergenze 14 Erogazione di contributi monetari e/o in natura
05 Ambiente 15 Protezione dell’ambiente 16 Protezione degli animali
06 Sviluppo economico e coesione sociale
17 Promozione dello sviluppo economico e coesione sociale della collettività 18 Tutela e sviluppo del patrimonio abitativo 19 Addestramento, avviamento professionale e inserimento lavorativo
07 Tutela dei diritti e attività politica
20 Servizi di tutela e protezione dei diritti 21 Servizi legali 22 Servizi di organizzazione per l’attività di partiti politici
08 Filantropia e promozione del volontariato 23 Erogazione di contributi filantropici, promozione del volontariato e attività di raccolta fondi
09 Cooperazione e solidarietà internazionale 24 Attività per il sostegno economico e umanitario all’estero
10 Religione 25 Attività di promozione e formazione religiosa
11 Relazioni sindacali e rappresentanza degli interessi
26 Tutela e promozione degli interessi dei lavoratori e degli imprenditori
Altre attività
27 Agricoltura, accia e silvicoltura 28 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 29 Estrazione di minerali 30 Attività manifatturiere 31 Produzione e distribuzione energia elettrica, gas e acqua 32 Costruzioni 33 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motoveicoli e di beni personali e per la casa 34 Alberghi e ristoranti 35 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 36 Intermediazione monetaria e finanziaria 37 Attività immobiliari, noleggio, informatica, altre attività professionali e imprenditoriali 38 Servizi domestici presso famiglie e convivenze 39 Organizzazioni e organismi extra territoriali
Al di là del dibattito statistico, il contesto italiano, tuttavia, continua ad elaborare dal punto di vista
concettuale e teorico, mostrando sempre livelli di attenzione molto alti verso il tema e vivacità nel
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dibattito. Gli approcci disciplinari sono vari: da quello giuridico12 a quello sociologico13, da quello
economico14 a quello organizzativo15.
Molte le ricerche settoriali curate da enti prestigiosi, esempio l’IREF che produce rapporti periodici
sull’associazionismo; la FIVOL che osserva le dinamiche del volontariato; il CGM che effettua studi sulle
cooperative sociali; la Fondazioni Agnelli che approfondisce tematiche legate alle fondazioni.
L’interesse è, pertanto, istituzionale ma non solo. A titolo esemplificativo, si inserisce nel dibattito un
soggetto non istituzionale, Lunaria, un’associazione che si occupa di ricerca socio‐economica con
l'intento di acquisire e diffondere nuovi strumenti di lettura della realtà e di promozione della giustizia
sociale ed economica16. Lunaria, nel 2001, ai cinque requisiti stabiliti dalla JHU17, ne aggiunge altri
due necessari ad un’organizzazione per appartenere al “terzo settore”, ossia:
perseguire fini di utilità sociale, nel senso che l’intento deve essere di tipo solidaristico e
l’azione svolta deve rivestire un interesse pubblico;
raccogliere buona parte dei finanziamenti attraverso fonti volontarie.
Utilizzando la nuova definizione a 7 elementi, ne risulta uno schema composto da tre cerchi
concentrici, dei quali:
il primo, è costituito dal settore non profit in senso lato, rappresentando il perimetro generale
che distingue le organizzazioni senza scopo di lucro dal resto della società e dell’economia;
il secondo, restringe il campo alle attività mutualistiche, includendo le organizzazioni ‐
comunque non profit ‐ che producono beni e servizi a beneficio esclusivo dei propri membri;
12 G. Iudica (a cura di), Codice degli enti non profit, Giuffrè, Milano, 1999; G.M. Colombo e S. Ragghianti, Enti non commerciali e Onlus. Aspetti contabili e fiscali, Giuffrè, Milano, 2000; D.Carusi (a cura di), Associazioni e fondazioni. Dal codice civile alle riforme annunciate, Convegno di studi in onore di Pietro Rescigno, Giuffré, Milano, 2001. 13 P. Donati (a cura di), Sociologia del terzo settore, La Nuova Italia Scientifica, Firenze, 1996; I. Colozzi e A. Bassi, Una solidarietà efficiente. Il terzo settore e le organizzazioni di volontariato, La Nuova Italia Scientifica, Firenze 1995; U. Ascoli e S.Pasquinelli (a cura di), Il welfare mix. Stato sociale e terzo settore. F.Angeli, Milano, 1993. 14 S. Zamagni, Nonprofit come economia civile, il Mulino, Bologna, 1998; G. Vittadini (a cura di), Il nonprofit dimezzato, Etaslibri, Milano, 1997; G.P.Barbetta (a cura di), Senza scopo di lucro, Il Mulino, Bologna, 1996; B. Gui, The economic rationale for the “third sector”. Nonprofit and other Noncapitalist Organizations, in Avner Ben‐Ner e B.Gui (a cura di), The Nonprofit Sector in the Mixed Economy, The University of Michigan Press, Ann Arbor, 1993; B.Gui, Le organizzazioni mutualistiche e senza fine di lucro. Un approccio unificato al “terzo settore”, in Stato e mercato, 31, 1991. 15 R. Cafferata (a cura di), Le organizzazioni nonprofit, in Sinergie, a. XVIII, n.53‐54, 2000; M. Carbognin (a cura di), Il campo di fragole. Reti di imprese e reti di persone nelle imprese sociali italiane, F.Angeli, Milano, 1999; C. Borzaga, G. Fiorentini, A. Matacena (a cura di), Non‐profit e sistemi di welfare. Il contributo dell’analisi economica, La Nuova Italia Scientifica, Firenze, 1996. 16 Le attività di ricerca dell’Associazione Lunaria sui temi del terzo settore iniziano nel 1995, quando la riflessione sullo stato dei movimenti sociali, l'osservazione dei processi di riforma del welfare, l'analisi della crisi del lavoro e dei sistemi di produzione tradizionali evidenziano che l'”economia solidale” è una risposta possibile, una strada da percorrere. 17 Lunaria, L'ABC del terzo settore, Edizioni Lavoro, Roma, 2001.
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il terzo, configura il terzo settore solidaristico, comprendendo soltanto le organizzazioni ‐
sempre non profit ‐ che producono beni e servizi di pubblica utilità a beneficio dell’intera
collettività.
Nel 2004, mutuando questa rappresentazione, il CNEL18 fa un ulteriore tentativo di sistemazione delle
diverse definizioni e, seguendo una logica simile a quella dei “cerchi concentrici” proposta da Lunaria,
si pone l’obiettivo di definire il Terzo settore in modo organico e coerente non escludendo a priori la
possibilità di evidenziare al suo interno articolazioni particolarmente rilevanti. Quindi, non è detto che
tutti i requisiti ritenuti meritevoli di attenzione debbano essere posseduti da tutte le organizzazioni –
pena l’esclusione dal settore. Piuttosto, la condizione del “possesso universale” può essere riferita a un
sottoinsieme di requisiti (che, certo, deve risultare sufficientemente significativo); i restanti, invece,
possono aggiungersi o non aggiungersi a quelli già imposti a tutte le organizzazioni, dando luogo
all’identificazione di varie realtà all’interno del settore. Questo comporta, conseguentemente, che
prendere in considerazione alcuni requisiti non costringe a escludere alcune tipologie organizzative, né
che, per non escludere alcuni tipi di organizzazioni, si sia costretti a evitare di prenderli in
considerazione.
Lo schema che ne emerge si compone di “quattro cerchi concentrici”, la proposta terminologica che
scaturisce è la seguente: definiti gli “oggetti” occorre cercare per ognuno di essi un nome appropriato.
La proposta di seguito presentata prevede alcuni accoppiamenti:
Primo cerchio = “Terzo settore” o “settore non profit”
Secondo cerchio = “Economia sociale”
Terzo cerchio = “Volontariato”
Quarto cerchio = “Economia civile”.
Anche la Conference Européenne Permanentedes Coopératives, Mutualités, Association et Fondations
(CEPCMAF) introduce nel dibattito il concetto di “economia sociale”. Chiaramente si tratta di
indicazioni “concettuali”, di riferimenti ideali che hanno ben poco a che fare con le esigenze di
“operabilità” e con i vincoli della “precisione”. La “carta”dell’economia sociale proposta dalla CEP‐
18 CNEL, Relazione: L’economia Sociale, Documenti 46, Roma, 2004.
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CMAF prevede, infatti, requisiti che nella gran parte dei casi si riscontrano nelle cooperative, nelle
società mutualistiche, nelle associazioni e nelle fondazioni, ossia:
il primato degli individui e degli obiettivi sociali sul capitale;
la partecipazione volontaria e aperta;
il controllo democratico da parte dei soci;
la combinazione dell’interesse dei membri/utenti e/o dell’interesse generale;
la difesa e applicazione del principio della solidarietà e della responsabilità;
la gestione autonoma e indipendenza dalle autorità pubbliche;
l’utilizzo del surplus per realizzare obiettivi di sviluppo sostenibile, servizi di interesse dei
membri o di interesse generale.
In Europa ed in Italia, in particolar modo, il non profit è, invece, una categoria concettuale che
comprende organismi di tipo associativo o cooperativo, fondazioni ed enti ecclesiastici che non
operano in una logica di profitto. Si tratta, quindi, di una categoria fortemente eterogenea per la quale
è necessario ricercare e poi fissare dei tratti comuni fondamentali.
Nella realtà italiana, questi criteri, se vengono applicati in modo stringente, osservano Musella e
D’Acunto19, conducono a escludere dal non profit realtà che svolgono e che hanno svolto un ruolo
importante nel settore, ossia le cooperative sociali e le organizzazioni ecclesiastiche di solidarietà. Le
prime, perché non rispettano appieno il vincolo di distribuzione degli utili; le seconde, perché mancano
del requisito dell’autogoverno, in quanto la loro direzione è stabilita dall’autorità ecclesiastica.
Secondo gli stessi autori, è preferibile fare riferimento alla classificazione più estesa del giurista Nicolò
Lipari20, secondo la quale, fatta eccezione delle IPAB, appartengono al settore non profit a pieno
titolo:
le organizzazioni di volontariato;
le cooperative sociali;
le organizzazioni senza scopo di lucro;
le organizzazioni non governative.
19 M. Musella e S. D’Acunto, Economia politica del non profit, Giappichelli, Torino, 2000. 20 N. Lipari, Per una disciplina del terzo settore, Seminario Fivol, Roma, 1996.
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A queste, secondo lo studioso, vanno aggiunte:
le associazioni nazionali e i circoli di cultura cinematografica;
gli enti dello spettacolo;
le fondazioni liriche;
le casse previdenziali dei liberi professionisti;
gli enti ecclesiastici;
la Fondazione Scuola Nazionale del Cinema;
le fondazioni bancarie.
Invece, per quanto riguarda il versante delle classificazioni, una ulteriore ed interessante classificazione
viene proposta da New Employment opportunities in the Third Sector (NETS) e sostenuta da Alessandro
Messina in un working paper del 199821. Ai cinque criteri classificatori di Salamon e Anheier della JHU,
NETS ha ritenuto opportuno aggiungere tre nuove caratteristiche per contraddistinguere le
organizzazioni non profit. Queste sono:
l’indipendenza;
la gestione democratica;
la produzione di utilità sociale.
I tre criteri aggiunti definiscono un insieme di non profit evidentemente più ristretto rispetto a quello
delimitato dai primi cinque, tuttavia, aiutano a far emergere una tipologia di organizzazione senza
dubbio più aderente alla realtà italiana. Infatti, l’applicazione di tutti i criteri in questione, riportati in
questo paragrafo, “conduce ad una scrematura del settore di tutte quelle organizzazioni configurabili
oramai come para‐stato (ad esempio, le IPAB) o come para‐mercato (le cooperative “non sociali”)
permettendo di ridurre l’impatto complessivo degli ambiti di attività in cui è già presente l’operatore
pubblico”22.
Va anche ricordato che la definizione di NETS ha un legame con i criteri dettati dal legislatore italiano
per l’attribuzione della qualifica di ONLUS, infatti, il decreto n. 460/97 richiede come elementi
qualificanti proprio la struttura democratica e la produzione di utilità sociale. In tal senso, il
21 E. Lombardi, A. Messina, O. Polimanti, Le forme di lavoro nel terzo settore, Working Paper, Lunaria, Roma, 1998. 22 cfr. nota 7.
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provvedimento normativo sulle ONLUS avvalora la definizione di NETS che, quindi, può essere accolta
come un ulteriore e utile strumento di analisi.
In questo contesto, proprio per avere un quadro sintetico ma puntuale delle diverse definizioni che
animano il dibattito occorre fare un cenno all’“economia civile” di Stefano Zamagni23 che alla nozione
di reciprocità affianca un importante requisito come quello della mulltistakeholdership, inteso come
spazio riservato agli stakehorder‐consumatori, ovvero ai destinatari finali delle attività e dei servizi
posti in essere. A questa impostazione risponde Borzaga che sostiene che il modello della
multistakeholdership coinvolge direttamente anche i lavoratori, in aggiunta ai destinatari finali, nelle
attività poste in essere dalle organizzazioni non profit e, che per tali ragioni, vadano considerati essi
stessi stakeholders. In questo senso, porre l’attenzione esclusivamente sull’una o sull’altra categoria,
potrebbe creare uno sbilanciamento sul versante dell’organizzazione.
A questo proposito, proprio nel 2008, dalla collaborazione tra il CNEL e l’Istat nasce il Primo Rapporto
sull’economia sociale in Italia24 che ricostruisce le fasi del dibattito definitorio e classificatorio sul
settore non profit sulle tracce delle evidenze statistiche, censuarie e settoriali, emerse dalle rilevazioni
ufficiali effettuate dall’Istituto Nazionale di Statistica, nel corso dell’ultimo decennio.
Infine, è doveroso concludere questo paragrafo, riportando la “visione d’insieme” del terzo settore
inserita nel recentissimo Libro bianco sul futuro del modello sociale “La vita buona nella società
attiva”25 che sostiene che:
“Il terzo settore costituisce un punto di forza del modello sociale italiano e ancor più rilevanti sono le
sue potenzialità. Non si tratta solo di un soggetto “terzo” – come suggerirebbe la stessa definizione –
che si pone come erogatore di servizi tra Stato e mercato, in un ruolo di supplenza, per coprire le
insufficienze del pubblico e del privato. Si tratta piuttosto di un attore particolare, capace di produrre
relazioni e di tessere i fili smarriti della comunità.
23 cfr. nota 1. 24 CNEL – ISTAT, Primo rapporto sull’economia sociale: dimensioni e caratteristiche strutturali delle istituzioni nonprofit in Italia, Roma, 2008. 25 Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Libro bianco sul futuro del modello sociale – La vita buona nella società attiva, MLSPS, Roma, 2009.
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Il terzo settore è un soggetto flessibile e particolarmente adeguato a inserirsi nella nuova
organizzazione dei servizi e del lavoro nell’era post‐industriale, ma è soprattutto un patrimonio di
esperienze e di partecipazione che non si può disperdere.
Enormi, e in parte non ancora esplorate, sono dunque le potenzialità del terzo settore nella
rifondazione del nostro sistema sociale visto che già oggi associazioni, gruppi di volontariato, imprese
sociali, fondazioni e corpi intermedi si caricano dei bisogni dei singoli e trovano soluzioni innovative a
essi.
Altrettanto evidente è il ruolo strategico del mondo cooperativo, sintesi tra sviluppo imprenditoriale,
economico e sociale che si pone quale protagonista dinamico di uno sviluppo inteso non
esclusivamente in senso materialista, ma come accrescimento delle libertà di autodeterminazione e
autorealizzazione delle persone. Le cooperative – lo ha ricordato il Segretario Generale delle Nazioni
Unite – forniscono mezzi organizzativi tramite i quali una significante parte della umanità è in grado di
prendere nelle proprie mani il proprio destino in termini di occupazione, fuoriuscita dalla povertà e
integrazione sociale”.
E ancora …
“La distribuzione non omogenea di tali attività è peraltro determinata dalle caratteristiche dei diversi
modelli organizzativi dei servizi pubblici locali. Ove questi sono inefficienti e non valorizzano le funzioni
territoriali non creano le condizioni per lo sviluppo del volontariato che ha bisogno della assegnazione
di ruoli definiti. La inefficienza si rivela così doppiamente onerosa.
Tutto ciò significa infine confermare e rafforzare gli strumenti di sostegno dello Stato alle iniziative
generose della società, dalle agevolazioni fiscali alle donazioni, alla regolazione agevolata delle imprese
sociali, alla possibilità per i contribuenti di disporre liberamente di una parte del prelievo fiscale a loro
carico indirizzandolo a soggetti meritevoli opportunamente selezionati. È necessario aprire una
“stagione costituente” per il terzo settore dedicata a produrre le soluzioni legislative idonee a
promuoverne le straordinarie potenzialità”.
Le definizioni e le classificazioni non si esauriscono qui, essendo proprio la fisionomia del terzo settore
ancora in fase di sviluppo e, pertanto, soggetta a modificarsi e ad evolversi per rimanere sempre
aderente alla realtà e alle sue necessità.
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1.3. La normativa e le diverse tipologie del non profit
In questo paragrafo, si approfondisce la questione giuridica di questo variegato mondo che la
ricognizione empirica e qualitativa ha delineato e delimitato con maggiore chiarezza. Nell’Allegato 1
sono stati raccolti i riferimenti normativi regionali e provinciali relativi alle tipologie di organizzazioni
non profit prese in considerazione nel progetto e analizzate in un volume Le norme e
l’associazionismo26.
L’ordinamento italiano non prevede una disciplina organica delle organizzazioni non profit. La
normativa che regola questi soggetti va ricondotta a tre tipi di fonti:
1. le disposizioni di carattere generale contenute nel codice civile, in particolare nel:
Libro I, per quanto riguarda le associazioni riconosciute, le fondazioni, le associazioni non
riconosciute e i comitati;
Libro V, relativamente alle imprese cooperative;
2. le numerose norme di settore, emanate negli ultimi venti anni, come:
la legge 49 del 1987, sulle organizzazioni non governative;
la legge 218 del 1990, sulle fondazioni bancarie;
la legge 266 del 1991, sulle organizzazioni di volontariato;
la legge 381 del 1991, sulle cooperative sociali;
la legge 383 del 2000, sulle associazioni di promozione sociale;
3. le norme che interessano le tipologie organizzative riportate ai punti precedenti punti ma di
taglio “trasversale”, ossia:
il decreto legislativo 460/1997 sulle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS);
il decreto legislativo 155/2006 sull’impresa sociale.
Rispetto al primo gruppo di fonti, le associazioni sono definite come enti costituiti da più persone per il
raggiungimento di uno scopo generalmente altruistico o ideale. La maggior parte delle associazioni
oggi esistenti è costituita nella forma di Associazione non riconosciuta, prevista e disciplinata negli
26 Il volume è a cura di Anna Elisa Carbone e alla sua redazione ha collaborato Angelo Violi.
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articoli 36 e seguenti del Codice Civile. Le Associazioni, in pratica, vengono definite “non riconosciute”
in quanto sono prive di personalità giuridica. Sebbene la legge consenta di dare vita ad un’Associazione
non riconosciuta anche per mezzo di un semplice accordo verbale, la pratica invalsa, per intuibili
ragioni di funzionalità, fa sì che l’Associazione non riconosciuta si costituisca, di regola, a mezzo di un
atto scritto o contratto di associazione, basato su due principali componenti:
l’atto costitutivo, che dà vita all’associazione identificandone e fissandone gli elementi di avvio
e di riferimento;
lo statuto, destinato a regolare il funzionamento a regime dell’associazione.
Il contratto associativo non richiede forme particolari. È sufficiente una scrittura privata semplice,
senza la necessità di ricorrere all’intervento di un notaio.
Non occorre che essa contenga specifici elementi se non quelli richiesti dalla normativa fiscale. Le
caratteristiche strutturali di un’Associazione non riconosciuta possono essere così sintetizzate:
a) una forma di aggregazione aperta all’incremento od al ricambio degli associati, cosiddetta
“struttura aperta”. Gli associati, teoricamente, potrebbero avere diritti ed oneri diversi tra loro, ad
esempio, in relazione all’entità dei contributi da versare, ai diritti di voto, ma è preferibile o
auspicabile, per ovvie ragioni, che si stabilisca tra loro parità di diritti e doveri. Si consideri
oltretutto che detta parità, in linea generale o specifica, è un requisito richiesto per godere di
determinate agevolazioni fiscali;
b) un’autonomia patrimoniale ‐ sia pure limitata ‐ rispetto alle sfere patrimoniali dei singoli
associati e ad eventuali creditori personali dei medesimi, che si sostanzia nel concetto di “fondo
comune”;
c) un’attività finanziata primariamente con i contributi degli associati, ma anche con donazioni od
erogazioni di terzi; o ancora, con il ricorso a “limitate” attività di natura commerciale;
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24
d) una delega della gestione associativa ad una o più persone fisiche, generalmente elette
dall’assemblea degli associati per limitati periodi di tempo, oppure designate in sede di
costituzione;
e) una clausola di estinzione per:
‐ scadenza del termine di durata eventualmente fissato dallo statuto;
‐ deliberazione dell’assemblea degli associati, ove esistente;
‐ il venir meno di tutti gli associati.
f) in ogni caso, gli eventuali residui attivi della liquidazione non potranno essere ripartiti tra gli
associati superstiti, ma dovranno essere devoluti, a fini non lucrativi, per gli scopi eventualmente
previsti dallo statuto; oppure, in mancanza dei medesimi, a quelli determinati dalla pubblica
autorità.
Invece, le Associazioni Riconosciute, previste e disciplinate dagli articoli 14‐24 del Codice Civile,
devono:
costituirsi con atto pubblico;
chiedere ed ottenere il riconoscimento della personalità giuridica;
risultare così iscritte e inserite negli appositi registri previsti dalla legge e tenuti da Regioni,
Province Autonome, Prefetture.
Il riconoscimento della personalità giuridica, come principale conseguenza, assicura il beneficio della
limitazione della responsabilità al patrimonio associativo. La possibilità di acquisto di beni immobili da
parte delle Associazioni Riconosciute è ulteriore e diretta conseguenza delle modalità di costituzione e
dell’acquisizione della personalità giuridica.
Le Fondazioni, sono enti basati su un patrimonio conferito da uno o più donatori e svolgono attività
per scopi educativi, culturali, religiosi, sociali o altri fini di pubblica utilità, sia sostenendo direttamente
persone e associazioni, sia organizzando e gestendo propri programmi. Sono generalmente dotate di
personalità giuridica e analogamente alle associazioni riconosciute, iscritte agli albi delle persone
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giuridiche tenuti da Regioni e Province Autonome e dalle Prefetture. Per le Fondazioni, disciplinate
dagli articoli dal 14 al 35 del Codice Civile, valgono le medesime regole di riconoscimento esaminate
per le Associazioni Riconosciute. Tuttavia, esse si costituiscono sia per atto pubblico sia per
disposizione testamentaria. La particolare struttura di questi enti non rende, infatti, necessaria
l’esistenza o la permanenza, al loro interno, del soggetto o dei soggetti “fondatori”. La struttura
giuridica della Fondazione non prevede la figura del socio od associato od altre figure assimilabili. Il
modo ordinario con cui si costituisce una Fondazione è quello del lascito, da parte di uno o più
fondatori, di un patrimonio vincolato al perseguimento di determinati scopi non lucrativi, che saranno
non tanto mutualistici, quanto piuttosto di matrice sociale, culturale, solidaristica. Nella categoria delle
Fondazioni e, quindi, anche nel non profit rientrano le Fondazioni bancarie introdotte dalla legge 218
del 1990 con finalità erogativa.
La Cooperativa, è una società nella quale almeno tre soggetti gestiscono in comune una impresa che si
prefigge lo scopo di fornire, innanzitutto, agli stessi soci, quei beni e servizi per il conseguimento dei
quali la cooperativa è sorta. Del settore non profit fanno parte le sole cooperative sociali poiché gli altri
tipi di cooperativa prevedono, sia pure in forma limitata, la distribuzione degli utili.
In base alla Legge 381/1991 sono “cooperative aventi come scopo il perseguimento dell’interesse
generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”. Si distinguono
in 4 tipi:
cooperative di tipo A, svolgono attività finalizzate all’offerta di servizi socio‐sanitari ed
educativi;
cooperative di tipo B, svolgono attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone
svantaggiate;
cooperative ad oggetto misto A+B, svolgono entrambe le tipologie di attività citate;
consorzi sociali, ossia costituiti come società cooperative, aventi la base sociale formata da
cooperative sociali in misura non inferiore al 70%.
Anche in questo caso la legge istituisce presso le Regioni e le Province Autonome i registri delle
cooperative sociali.
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26
Come emerge dalla trattazione, nel panorama del non profit sono comprese anche altre
organizzazioni, non diverse dagli enti previsti dal Codice Civile e precedentemente descritti, che si
caratterizzano per gli scopi sociali e solidaristici perseguiti. La rilevanza sociale delle attività svolte da
questi organismi ne ha comportato il riconoscimento e la regolamentazione nella Legge quadro sulle
organizzazioni di volontariato e in quella che disciplina le associazioni di promozione sociale,
concedendo, in presenza di determinati requisiti, specifici benefici. Questi organismi sono le
Organizzazioni di volontariato e le Associazioni di promozione sociale.
Secondo i dettami della Legge quadro 266/1991 per Organizzazione di volontariato si intende “ogni
organismo liberamente costituito” che si avvale dell’attività di volontariato che “deve intendersi quella
prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l'organizzazione di cui il volontario fa parte,
senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà”. Nell’atto costitutivo o nello
statuto devono essere espressamente previsti:
l’assenza di fini di lucro;
la democraticità della struttura;
l’elettività e la gratuità delle cariche associative;
la gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti;
i criteri di ammissione e di esclusione degli aderenti, nonché i loro obblighi e diritti;
l’obbligo di formazione del bilancio, dal quale devono risultare i beni, i contributi o i lasciti
ricevuti nonché le modalità di approvazione dello stesso da parte dell’assemblea degli
aderenti.
L’organizzazione di volontariato deve finanziare la propria attività con:
contributi degli aderenti o di privati;
contributi dello Stato, di enti pubblici od organismi internazionali;
donazioni e lasciti testamentari;
rimborsi derivanti da convenzioni;
entrate derivanti da attività commerciali e produttive marginali.
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In base alla stessa legge presso le Regioni e le Province Autonome sono istituiti i registri delle
organizzazioni di volontariato. Le organizzazioni di volontariato, per accedere ai contributi pubblici e
per godere delle agevolazioni fiscali, devono iscriversi a questi registri.
Per la Legge quadro 383/2000, invece, “sono considerate Associazioni di promozione sociale le
associazioni riconosciute e non riconosciute, i movimenti, i gruppi e i loro coordinamenti o federazioni
costituiti al fine di svolgere attività di utilità sociale a favore di associati o di terzi, senza finalità di lucro
e nel pieno rispetto della libertà e dignità degli associati”. Sono escluse da questa categoria “i partiti
politici, le organizzazioni sindacali, le associazioni dei datori di lavoro, le associazioni professionali e di
categoria e tutte le associazioni che hanno come finalità la tutela esclusiva di interessi economici degli
associati”. La legge istituisce sia un registro nazionale sia registri regionali o provinciali in caso di delega
della competenza alle Province. Al Registro Nazionale possono iscriversi le associazioni di promozione
sociale a carattere nazionale, ovvero quelle che svolgono attività in almeno cinque regioni ed in
almeno venti province del territorio nazionale, costituite ed operanti da almeno un anno.
Le associazioni non riconosciute, le associazioni riconosciute, le fondazioni e i comitati operanti nel non
profit, le società cooperative e gli altri enti di carattere privato, con o senza personalità giuridica,
possono assumere, ai fini fiscali, per diritto o per scelta, la qualifica di Organizzazioni Non Lucrative di
Utilità Sociale (ONLUS). Tali organismi, in base al decreto legislativo 460/1997, possono richiedere lo
status di ONLUS quando i propri statuti o atti costitutivi prevedono espressamente:
a) lo svolgimento di attività in uno o più di questi settori: assistenza sociale e socio‐sanitaria;
assistenza sanitaria; beneficenza; istruzione; formazione; sport dilettantistico; tutela,
promozione e valorizzazione delle cose d'interesse artistico e storico; tutela e valorizzazione
della natura e dell'ambiente; promozione della cultura e dell'arte; tutela dei diritti civili; ricerca
scientifica di particolare interesse sociale svolta direttamente da fondazioni ovvero da esse
affidata ad università, enti di ricerca ed altre fondazioni che la svolgono direttamente;
b) l'esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale;
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c) il divieto di svolgere attività diverse da quelle menzionate alla lettera a) ad eccezione di
quelle ad esse direttamente connesse;
d) il divieto di distribuire, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione nonché fondi,
riserve o capitale durante la vita dell'organizzazione, a meno che la destinazione o la
distribuzione non siano imposte per legge o siano effettuate a favore di altre ONLUS che per
legge, statuto o regolamento fanno parte della medesima ed unitaria struttura;
e) l'obbligo di impiegare gli utili o gli avanzi di gestione per la realizzazione delle attività
istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse.
Sono in ogni caso considerate ONLUS: “gli organismi di volontariato di cui alla legge 11 agosto 1991, n.
266, iscritti nei registri istituiti dalle Regioni e dalle Province Autonome di Trento e di Bolzano, le
organizzazioni non governative riconosciute idonee ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, e le
cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381”.
Sono, inoltre, considerate ONLUS limitatamente all'esercizio delle attività elencate e a condizione che
per tali attività siano tenute separatamente le scritture contabili: gli enti ecclesiastici delle confessioni
religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese e le associazioni di promozione sociale
comprese tra gli enti di cui all'articolo 3, comma 6, lettera e), della legge 25 agosto 1991, n. 287, le cui
finalità assistenziali siano riconosciute dal Ministero dell'Interno.
Non sono considerate ONLUS: “gli enti pubblici, le società commerciali diverse da quelle cooperative,
gli enti conferenti di cui alla legge 30 luglio 1990, n. 218, i partiti e i movimenti politici, le organizzazioni
sindacali, le associazioni di datori di lavoro e le associazioni di categoria”.
Infine, in base al decreto legislativo 155/2006, possono acquisire la qualifica di impresa sociale “tutte le
organizzazioni private, ivi compresi gli enti di cui al Libro V del Codice Civile, che esercitano in via
stabile e principale un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o
servizi di utilità sociale, diretta a realizzare finalità di interesse generale, e che hanno i requisiti di cui
agli articoli 2 [produzione di beni di utilità sociale], 3 [assenza di scopo di lucro] e 4 [struttura
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proprietaria]”. Sono considerati “beni e servizi di utilità sociale” quelli prodotti o scambiati nei
seguenti settori:
a) assistenza sociale;
b) assistenza sanitaria;
c) assistenza socio‐sanitaria;
d) educazione, istruzione e formazione;
e) tutela dell'ambiente e dell'ecosistema;
f) valorizzazione del patrimonio culturale;
g) turismo sociale;
h) formazione universitaria e post‐universitaria;
i) ricerca ed erogazione di servizi culturali;
l) formazione extra‐scolastica;
m) servizi strumentali alle imprese sociali, resi da enti composti in misura superiore al settanta
per cento da organizzazioni che esercitano un'impresa sociale.
Per definire ulteriormente il quadro, è utile chiarire che possono acquisire la qualifica di impresa
sociale “le organizzazioni che esercitano attività di impresa, al fine dell'inserimento lavorativo di
soggetti che siano: a) lavoratori svantaggiati; b) lavoratori disabili”. Gli “enti ecclesiastici e agli enti delle
confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese” possono acquisire la
qualifica di impresa sociale limitatamente allo svolgimento delle attività elencate e a condizione che
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per tali attività adottino un regolamento, in forma di scrittura privata autenticata, che recepisca le
norme del decreto. Non acquisiscono la qualifica di impresa sociale e sono escluse “le amministrazioni
pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive
modificazioni e le organizzazioni i cui atti costitutivi limitino, anche indirettamente, l'erogazione dei
beni e dei servizi in favore dei soli soci, associati o partecipi”.
Le Organizzazioni non governative, infine, trovano la loro definizione nella Legge 49/1987 che le
identifica come quelle organizzazioni che ottengono dal Ministero degli Esteri un riconoscimento di
idoneità a condizione che “risultino costituite ai sensi del Codice Civile; abbiano come fine istituzionale
quello di svolgere attività di cooperazione allo sviluppo in favore delle popolazioni del terzo mondo;
non perseguano finalità di lucro e prevedano l’obbligo di destinare ogni provento, anche derivante da
attività commerciali accessorie o da altre forme di autofinanziamento, per i fini istituzionali”.
Come si evince, dai riferimenti riportati fin qui, la normativa nazionale in materia di non profit è
caratterizzata da una grande quantità di legislazioni speciali, tra loro anche poco coordinate e coerenti,
che disciplinano nel dettaglio le numerose “forme giuridico‐organizzative” delle realtà del Terzo
Settore. Queste legislazioni speciali hanno provveduto ad istituire appositi elenchi, albi, anagrafi,
registri, per le specifiche tipologie di soggetti che andavano a disciplinare, allo scopo di garantire loro
un trattamento privilegiato, in particolare, dal punto di vista fiscale, nella stipula di convenzioni con gli
enti pubblici.
Inoltre, i registri assolvono una funzione segnaletica nei confronti dei potenziali donatori/volontari che
in tal modo possono identificare le organizzazioni “meritevoli” della loro fiducia. Di conseguenza, alla
proliferazione dei registri per tipologia di organizzazione è seguita una loro propagazione a livello
territoriale (registri delle persone giuridiche, i registri delle organizzazioni di volontariato, gli albi delle
cooperative, l’elenco delle organizzazioni non governative, l’anagrafe delle Onlus). Al fine di
rappresentare un elemento di garanzia, il processo di registrazione deve rispettare chiaramente alcuni
principi: efficienza, equità e trasparenza. È, pertanto, indispensabile che la registrazione avvenga
secondo standard condivisi da tutti gli uffici che provvedono alla registrazione per garantire equità di
trattamento a favore dei soggetti regolati che dovrebbero, comunque, essere sottoposti a dei periodici
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controlli. Eppure, come evidenzia una ricerca svolta dalla Agenzia delle Onlus, solo qualche anno fa,
nel 2005, la situazione si presenta così:
“Oggi, in Italia, sono presenti 21 Registri regionali delle organizzazioni di volontariato3, cinque dei quali ripartiti
in oltre 30 sezioni provinciali, 18 Albi regionali delle cooperative sociali4, due dei quali suddivisi in 18 sezioni
provinciali, oltre 100 Registri delle società cooperative presenti presso le Camere di Commercio, al pari del
numero dei Registri prefettizi delle persone giuridiche e, infine, 20 Registri regionali delle persone giuridiche,
per un totale di circa 300 registri. Questo fenomeno è il risultato di una pluralità di cause. Primo, del modello
normativo adottato in Italia, in virtù del quale il legislatore anziché promuovere una legislazione univoca in
materia di terzo settore ha preferito disciplinare singole “famiglie” organizzative (organizzazioni di
volontariato, cooperative sociali, ONG, eccetera), istituendo appositi registri per ciascuna di esse. Secondo,
dell’attribuzione alle istituzioni periferiche (alle Regioni e alle Province in primis) del compito di dare attuazione
alla normativa nazionale in materia di nonprofit creando una sezione locale dei registri. Così, alla
proliferazione dei registri per tipologia di organizzazione segue una loro “moltiplicazione” a livello territoriale.
In secondo luogo, si nota come le prassi di tenuta dei registri siano scarsamente coordinate tra loro, sia in
presenza di una pluralità di soggetti registranti e di normative in materia di nonprofit (come nel caso delle
Regioni e delle Province per le leggi del volontariato e della cooperazione sociale), sia qualora il registro sia
istituito alla luce di un’unica normativa nazionale (come nel caso dei registri delle persone giuridiche istituiti
presso le Prefetture e le Regioni). In terzo luogo si osserva come la legislazione in materia, non sempre
ineccepibile e chiara, dia spesso adito ad interpretazioni che, in assenza di un coordinamento centrale,
generano comportamenti differenziati tra i diversi soggetti registratori”27.
1.4. Il non profit e i Sistemi Informativi Sociali
In Italia, la forte presenza e rilevanza assunta dal settore non profit e del privato‐sociale affonda le
sue radici nell’evoluzione della legislazione sociale28.
Negli anni Settanta, a seguito della congiunturale crisi economica, lo Stato Sociale,
prevalentemente di stampo assistenzialistico, fa i conti con una revisione del sistema che impone
la contrazione dei costi del welfare state e la necessità di programmare gli interventi nei diversi
27 Agenzia per le Onlus, I registri del terzo settore: garanzie per i cittadini, trasparenza ed equità delle procedure, Milano, novembre 2005. 28 A. E. Carbone, La politica socio‐assistenziale in Italia – un profilo evolutivo del concetto e nuovi compiti degli Enti Locali, in Rassegna di Servizio Sociale n. 1, EISS, Roma, 1995.
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ambiti sulla base di una conoscenza e di una analisi dei reali bisogni della popolazione. In questo
clima, con il DPR 616/1977, si avvia la prima riforma del settore socio‐assistenziale che decentra
amministrativamente, attraverso il trasferimento alle Regioni, le competenze legislative e di
indirizzo di settore, mentre le competenze gestionali vengono delegate ai Comuni. L’attenzione si
sposta, quindi, sulle comunità locali e sulla rete dei servizi da creare per rispondere a bisogni ed
esigenze effettive.
Gli anni Ottanta, invece, assistono, da un lato, alla proliferazione di norme a carattere nazionale di
tutela di specifiche categorie come disabili, tossicodipendenti, anziani e così via e, dall’altro, alla
legiferazione regionale che, all’opposto, tende all’integrazione degli interventi per rispondere a
problemi diversi. Nel decennio successivo, durante gli anni Novanta, si assiste ad un cambiamento
radicale nell’ambito del comparto sociale, si avvia un processo di progettazione e gestione dei
servizi socio‐assistenziali locali. Si abbandona il regime di concessione dei contributi economici e
monetari, si intraprende la strada della realizzazione di servizi concreti alle popolazioni, si studiano
i territori, si mappano e si monitorano i servizi, si introducono gli standard minimi e di qualità delle
prestazioni per consentire ai cittadini di controllare gli enti erogatori, di ridimensionare
l’autorefenzialità del sistema socio‐assistenziale tradizionale.
Si assiste ad una crescente delega della gestione dei servizi sociali a soggetti privati attraverso
rapporti di convenzione.
I tempi erano ormai maturi e proprio nell’anno 2000, con la Legge 328/2000, si afferma l’esercizio
della cittadinanza sociale e si avvia una nuova stagione per la governance locale del comparto. Tra
gli strumenti chiave: i sistemi informativi sociali, i piani di zona, la carta dei servizi sociali. Tuttavia,
l’anno successivo, nel 2001, la legge di modifica del Titolo V della Costituzione frena il processo di
attuazione della L. 328/2000 e si assiste ad una fase di immobilismo istituzionale e di
disorientamento che impedisce di progettare e sperimentare nuovi modelli di welfare locale29.
Questa situazione ha dei riflessi anche sulla realizzazione dei Sistemi Informativi Sociali, ossia i
sistemi di raccolta dati per conoscere, valutare e programmare policy nel settore sociale.
29 F. Deriu, I sistemi informativi sociali: l’apporto del privato-sociale, Relazione al Convegno “Povertà, redistribuzione e politiche per l’inclusione sociale”, Napoli, novembre 2006.
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Ma cosa si intende per Sistema Informativo?
Un Sistema informativo è un insieme finalizzato e organizzato di processi atti a gestire
informazioni. La gestione delle informazioni deve essere orientata al conseguimento degli obiettivi
dell'Ente, generali e settoriali. In altri termini, la gestione è quel complesso di elementi in grado di
fornire informazioni necessarie ad un soggetto che, nell'ambito della struttura organizzativa di
appartenenza, necessita di tali supporti per svolgere le proprie funzioni. In generale, un Sistema
informativo esplicitamente individuabile si caratterizza per la presenza di:
un patrimonio di dati e informazioni;
un insieme di procedure;
un insieme di persone interagenti a qualsiasi livello con le procedure (responsabili delle
procedure, fornitori di dati, utilizzatori finali);
un insieme di strumenti.
Un Sistema Informativo ha lo scopo di soddisfare le esigenze informative di una organizzazione, in
un contesto in cui non sempre le esigenze informative sono chiare e note a priori ai diversi
soggetti che, ai vari livelli, la esprimono e che spesso sono soggette a cambiare in relazione ai
mutamenti dell'organizzazione e dei bisogni degli utenti.
Nell’area delle politiche sociali, la necessità di prevedere forme e modalità per rappresentare
l'insieme di elementi in grado di fornire informazioni necessarie all'Ente di riferimento per svolgere
le proprie funzioni è sostenuta dalla Legge 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali” e dal Piano nazionale degli interventi e dei servizi
sociali 2001‐2003, approvato con Decreto del Presidente della Repubblica il 3 maggio 2001. In
particolare, l'art. 21 della prima, L. 328/2000 stabilisce che “ Lo Stato, le Regioni, e province, i
comuni istituiscono un sistema informativo dei servizi sociali per assicurare una compiuta
conoscenza dei bisogni sociali, del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali e per poter
disporre tempestivamente di dati e informazioni necessari alla programmazione, alla gestione e
alla valutazione delle politiche sociali, per la promozione e attivazione di progetti europei, per il
coordinamento con le strutture sanitarie, formative, con le politiche del lavoro e
dell'occupazione”.
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34
In tal modo, il Sistema informativo dei Servizi Sociali diventa, quindi, strumento innovativo di
conoscenza di fondamentale importanza per la lettura dei bisogni delle comunità da parte degli
operatori, per l’azione programmatica a supporto delle decisioni dei responsabili delle politiche
sociali ai diversi livelli, per i cittadini che ricorrono al sistema integrato degli interventi e dei servizi
messi a disposizione, per le organizzazioni del privato sociale che possono in tal modo orientare e
progettare le proprie attività sulle reali necessità delle comunità locali. La sua funzione non è solo
quella di descrivere le risorse impiegate e le attività svolte nelle diverse articolazioni territoriali ed
organizzative, ma anche quella di facilitare la lettura dei propri bisogni e di sostenere il processo
decisionale a tutti i livelli di governo, sulla base di una rigorosa analisi delle attività e dei risultati
raggiunti rispetto ai risultati attesi e alle esigenze della popolazione. In tal senso, i SIS costituiscono
l’elemento centrale nel processo di costruzione dei Piani di Zona.
I Sistemi Informativi Sociali (SIS) sono strumenti tecnologici altamente specializzati, “logicamente
integrati, [fatti] di metodi, procedure e tecniche per la selezione, la raccolta, l’archiviazione,
l’elaborazione e la distribuzione di informazioni relative all’area sociale. In termini più generali si
tratta di strumenti in grado di fornire tempestivamente informazioni utili all’azione: il fattore
“tempo” è una delle sue caratteristiche essenziali. Allo stato attuale l’informazione statistica,
anche nel sociale, pone il problema dell’attualità delle informazioni. I SIS devono, inoltre, garantire
la trasparenza e la verificabilità dell’informazione, consentendo di monitorare l’efficienza dei
servizi offerti dal sistema di protezione sociale, il loro grado di integrazione, e favorendo, seppure
indirettamente, la partecipazione e l’esercizio effettivo dei diritti di cittadinanza da parte della
popolazione. L’informazione prodotta rappresenta, quindi, un supporto indispensabile non solo ai
decisori politici ai vari livelli istituzionali, ma anche al lavoro quotidiano di operatori sociali, delle
parti sociali, dei singoli cittadini e di quelli associati nelle diverse forme di associazione,
assicurando in tal modo ai soggetti medesimi l’esercizio di un “partecipato” riscontro sociale.
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2. Il progetto
2.1. Gli obiettivi del progetto
In questo contesto, caratterizzato da una generale rivalutazione del ruolo dell'informazione come
strumento indispensabile di una corretta programmazione degli interventi, fondata
sull'individuazione dei bisogni, il più possibile aderente alla realtà, controllata attraverso un
meccanismo di verifica anch'esso fondato su processi informativi, si inserisce il progetto Sostegno
alla gestione del registro nazionale e realizzazione di una banca dati dedicata, che costituisce un
nodo strategico e rappresenta, appropriatamente, le moderne politiche di welfare.
Infatti, la consapevolezza che la conoscenza è un elemento distintivo, capace di offrire un reale
vantaggio competitivo, insieme alla necessità di approfondire l’informazione statistica sulle
istituzioni private non profit hanno spinto alla definizione e alla realizzazione del progetto su
menzionato, nato da una convenzione definita nel dicembre 2007 e stipulata nel mese di marzo
2008 tra il Ministero della Solidarietà Sociale – “Direzione generale per il volontariato,
l’associazionismo e le formazioni sociali” e l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale
dei lavoratori (Isfol).30
A fronte di un originario sostegno alla creazione del Registro nazionale delle associazioni di
promozione sociale, seguendo quanto concordato in appositi incontri tra il Ministero e l’Isfol, l’idea
progettuale iniziale si è evoluta e ha portato alla creazione di un Sistema Informativo concernente
tutto il settore dell’associazionismo sociale, del non profit per avviare un’analisi più generale su
questo mondo. Per queste ragioni è stato identificato il fabbisogno informativo ossia sono state
individuate le informazioni di cui l’ente committente avverte il bisogno sia per dirigere la propria
funzione decisionale nella programmazione e pianificazione di politiche, sia per attivare future
azioni di valutazione del sistema dei servizi offerti. Il fabbisogno informativo è stato determinato
anche in considerazione dell’utilizzatore finale dell’informazione.
Nel corso dei primi incontri è maturata la necessità di progettare e costruire un Sistema
Informativo complesso, in grado di presidiare un livello prevedibile di parametri diversi,
contemplati nei vari Registri, e di non disperdere nessuna informazione
disponibile.
30 Il progetto assume quanto deliberato dall’Osservatorio Nazionale dell’Associazionismo nella seduta del 13.12.2007 in merito alla rifinalizzazione delle risorse residue.
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Tenendo conto che le finalità di un Sistema di questo genere sono riconducibili alle seguenti:
Conoscere per prevenire;
Conoscere per programmare;
Conoscere per valutare;
Conoscere per partecipare;
Conoscere per contrattare.
Sono stati impostati tutti I passaggi necessari per crearlo, quindi: l’individuazione delle attività da
svolgere per la gestione delle informazioni; le modalità organizzative con le quali condurre tali
attività; gli strumenti tecnologici con cui svolgerle, garantendo un utilizzo coerente dei dati in
rapporto ad esigenze informative di vario genere e livello.
È chiaro che l'esistenza di un sistema informativo, rappresentabile come una rete di collegamenti
basati sulle informazioni ed i loro trattamenti, è concettualmente indipendente dalla sua
automatizzazione, ma, operativamente, un sistema informativo è composto dall'insieme di
elaboratori, reti informatiche e procedure per la memorizzazione e la trasmissione elettronica
delle informazioni. Il valore aggiunto della banca dati dedicata risiede nella possibilità del
cosiddetto data mining, ossia la possibilità di estrarre relazioni, o più in generale informazioni,
presenti nei database ma non immediatamente visibili.
Il sistema informativo è stato anche progettato per rispondere all’obiettivo di farne uno
strumento di supporto e di sostegno alle decisioni, di valutazione dell’efficacia e dell’efficienza
delle politiche adottate. A tal fine, il progetto, ha previsto la produzione di elaborazioni effettuate
nel rispetto delle seguenti caratteristiche: correttezza, rilevanza, attendibilità, affidabilità,
tempestività, selettività e dettaglio.
Gli obiettivi definiti nella convenzione riguardano, in particolare:
la ricognizione della normativa nazionale e regionale, anche di dettaglio, relativa alle
organizzazioni non profit, con particolare riguardo alle associazioni di promozione sociale, alle
cooperative sociali, alle fondazioni ed alle organizzazioni di volontariato, e rassegna di quanto
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le varie amministrazioni hanno predisposto a vario titolo a favore degli enti in questione (studi,
documenti programmatici, formulari vari,);
la progettazione, realizzazione e collaudo di un sistema informativo capace di rappresentare
caratteri quantitativi e qualitativi di rilievo delle organizzazioni non profit (elementi anagrafici,
elementi relativi all’organizzazione ed all’attività, elementi contabili e di processo , …). Il
sistema informativo sarà predisposto per consentire l’aggiornamento costante dei dati senza
perdere traccia delle registrazioni/codici precedenti, venendo così incontro ad esigenze
amministrative di “storicità delle informazioni” e di misurazione statistica;
la progettazione, realizzazione e collaudo di un sistema per monitorare la realizzazione da
parte delle organizzazioni non profit dei progetti cofinanziati dal Ministero della solidarietà
sociale, tramite il quale acquisire dati compatibili con le specifiche del sistema informativo. Il
sistema dovrà supportare lo svolgimento di indagini mirate, al fine di rilevare e archiviare
informazioni, qualitative e quantitative, tramite il ricorso a differenti modalità di rilevazione
(dirette; via Cati o via Cawi; rilevazioni basate su campioni e pesi costruiti a partire dai dati già
disponibili nel sistema informativo). Inoltre, il sistema informativo sarà predisposto in modo
tale da agevolare l’eventuale diffusione via internet dei resoconti e/o rendiconti presentati
dalle organizzazioni relativamente alle attività progettuali di cui sopra;
la simulazione di forme di reporting, sia di natura amministrativa sia di natura tecnica, a
supporto delle decisioni del Ministero della solidarietà sociale e finalizzata alla comunicazione
pubblica di alcune misure, tramite le quali dare diffusione ad informazioni salienti relative al
mondo del terzo settore ed, eventualmente, alle rilevazioni previste nel punto precedente. Al
fine di supportare l’attività di reporting del secondo tipo, il sistema dovrà essere dotato di
indirizzari differenziati secondo criteri da pre‐stabilire (gruppi target).
In sintesi, il Progetto trova le sue radici nella legge 8 novembre 2000, n. 328 "Legge quadro per la
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", ma, nel contempo, ha anticipato
le linee di azione previste dal Libro verde sul futuro del modello sociale, che sostiene che la
costruzione del nuovo Welfare deve avvalersi di un costante monitoraggio e di un approccio per
obiettivi, in modo da consentire ai decisori e ai loro interlocutori sociali di misurare continuamente
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l’avvicinamento ai risultati attesi, l’effettiva utilità delle politiche adottate, l’opportunità di
correzioni nel caso di scostamenti, il confronto con i sistemi dei Paesi concorrenti.
Tenendo in debito conto di tutti gli elementi emersi è stato necessario progettare e implementare
un “sistema informativo ed informatico” per raccogliere e rendere disponibili dati di carattere
qualitativo e quantitativo sulle politiche e sui fenomeni. A tal fine si è proceduto per fasi
successive: dall’analisi di fattibilità alla progettazione concettuale del Sistema Informativo; dalla
progettazione logico‐fisica all’implementazione e al collaudo della versione realizzata; dalla
predisposizione dei moduli formativi per gli operatori responsabili, ai vari livelli, della gestione del
Sistema alla redazione di un Documento Tecnico sulla Sicurezza dei Dati.
Un ulteriore e rilevante aspetto, vista l’importanza rivestita, è quello della composizione del
Gruppo di Lavoro31 e dell’attenzione riservata alla multidisciplinarietà proprio in relazione alle
caratteristiche del Sistema Informativo. Alle competenze del Servizio Statistico sono state
affiancate quelle di un sociologo, di uno statistico, di un informatico, di un formatore, di un
giurista tutti naturalmente con esperienza nella progettazione di sistemi informativi e con un
bagaglio di conoscenze specifiche nel settore non profit. La compresenza di queste figure
professionali ha garantito il rigore metodologico di tutte le fasi di lavoro e ha potenziato gli
strumenti e le soluzioni adottate per raggiungere gli obiettivi prefissati. L’attività di progettazione
e sviluppo del Sistema si è rivelata complessa poiché doveva “costruire un sistema di conoscenza
che produce conoscenza”, attento ad armonizzare il quantitativo con il qualitativo, il trattamento
con l’interpretazione del dato, la misurazione e la relazione, Il coordinamento, pertanto, ha
richiesto la gestione di una serie di processi trasversali tra le diverse discipline coinvolte,
favorendone il dialogo, lo scambio, la cooperazione, l’integrazione, la condivisione, il reciproco
arricchimento. Il coordinamento ha svolto effettivamente il ruolo di facilitatore della
comunicazione tra discipline apparentemente distanti ma contigue; di coniugatore del sapere
teorico e di quello più squisitamente operativo.
31 Il Gruppo di Lavoro è formato da risorse interne all’Istituto (Anna Elisa Carbone, Federico Orfei, Laura Bianca Silvestrini) ed esperti esterni (Felicia
D’Alessandro, Nicola Manzo, Barbara Menghi, Barbara Moreschi, Angelo Violi).
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2.2. Le fasi progettuali
Il progetto, dunque, prevede la creazione e lo sviluppo di un Sistema informativo articolato su
cinque tipologie di organizzazioni operanti nel settore non profit: le associazioni di promozione
sociale, le cooperative sociali, le fondazioni, le organizzazioni di volontariato e le onlus.
Con riferimento a quanto previsto dalla convenzione e dal progetto esecutivo, il piano di lavoro
della ricerca riguarda diverse fasi, di seguito riportate e rappresentate:
1) Fase di ricognizione della normativa nazionale e regionale relativa alle organizzazioni non profit
e rassegna di quanto le varie amministrazioni hanno predisposto a loro favore (studi,
documenti programmatici, atti di indirizzo, formulari vari);
2) Fase di progettazione e definizione di un sistema informativo capace di rappresentare caratteri
quantitativi e qualitativi di rilievo delle organizzazioni non profit (elementi anagrafici; elementi
organizzativi e attività; elementi contabili e di processo);
3) Fase di costruzione del sistema informatico, con l’utilizzazione di procedure e strumenti user
friendly, la predisposizione di fruibilità a diversi livelli, la disposizione di una adeguata
strumentazione informatica hw e sw, la scelta di tecnologie open source;
4) Fase dei risultati e dei prodotti, ossia di realizzazione di simulazioni e reporting, sia di natura
amministrativa che di natura tecnica, a supporto delle decisioni del Ministero ed a fini di
comunicazione pubblica, tramite le quali dare diffusione ad informazioni salienti relative al
mondo del terzo settore ed, eventualmente, alle rilevazioni successive.
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Fase esplorativa e raccolta delle fonti informative
Le attività hanno preso avvio con una ricognizione della normativa nazionale e regionale delle
organizzazioni del non profit oggetto della convenzione. Il gruppo di lavoro ha realizzato un’attività
di scouting dei siti web ufficiali di tutte le Regioni e le Province Autonome per effettuare una prima
mappatura del fenomeno. La ricerca è stata indirizzata a:
individuare la normativa regionale e provinciale di recepimento delle norme nazionali
relative alle organizzazioni del non profit suddette;
accertare l’istituzione dei registri regionali e/o provinciali nei casi sanciti o previsti dalla
normativa (norme di dettaglio, delibere di Giunta, …);
ravvisare le procedure di richiesta per l‘iscrizione ai registri (format, modelli di moduli,
allegati, documentazione da allegare) e l’istruttoria;
discernere le tipologie e le modalità di gestione degli stessi (iscrizione, cancellazione,
modifica, comunicazione variazioni, invio relazioni);
verificare l’esistenza di registri informatizzati e la loro accessibilità on line, di banche dati
dedicate visibili all’utente/cittadino, di informazioni “effettivamente” disponibili e quindi
“scaricabili”;
riconoscere l’esistenza di “classificazione” delle informazioni e loro “codifica”;
identificare la mappa dei referenti competenti in materia (assessorati, dipartimenti,
direzioni, settori, uffici);
monitorare documenti di vario tipo (studi e indagini, documenti programmatici, formulari
vari) promossi, realizzati, pubblicati e diffusi dalle Regioni.
La documentazione e le informazioni raccolte, per un totale di circa 500 documenti, sono state
inserite in un Archivio di progetto convertito in un Data Base32 messo a disposizione e trasferito al
Ministero.
32 L’Archivio di progetto è stato costruito grazie al contributo di tutto il Gruppo di Lavoro e il Data Base è stato realizzato da Federico Orfei del
Servizio Statistico Isfol.
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La fase di scouting è stata affiancata dall’avvio di una fase desk, di contatti telefonici o diretti con i
referenti regionali finalizzati, in generale, a:
stabilire un primo contatto telefonico con la rete degli interlocutori territoriali al fine di
acquisire informazioni e conoscenze sull’esistente;
descrivere brevemente gli obiettivi del nostro lavoro sul campo;
verificare l’attendibilità e l’attualità delle informazioni raccolte circa la normativa regionale
sui diversi Registri;
procedere ad una ricognizione dell’esistente dove la ricerca internet non ha fornito alcun
risultato;
ottenere i Registri aggiornati (in formato informatico) relativi ai diversi ambiti;
definire un calendario di visite o incontri, di modalità di scambio e collaborazione.
Mediante queste operazioni è stata costruita la rubrica dei “referenti”, ossia un’agenda delle
Amministrazioni regionali presso le quali sono stati istituiti e vengono tenuti gli albi ed i registri
acquisiti. L’attività di predisposizione di questo strumento si è rivelata lunga e complessa per
diversi motivi. In primo luogo, non sempre è stato possibile trovare nei siti istituzionali gli indirizzi
ed i numeri telefonici degli Uffici competenti e, anche nei casi in cui la ricerca ha avuto esito
positivo, le informazioni pubblicate sul web si sono rivelate scarsamente utilizzabili al punto che si
è dovuto procedere per tentativi successivi. Inoltre, la coincidenza di queste attività con la tornata
elettorale amministrativo in alcune regioni, ha costretto ad attendere la conclusione della
procedura di nomina e di insediamento dei nuovi assessorati prima di riuscire a raggiungere le
strutture di interesse. Infine, le diverse procedure con le quali i governi locali organizzano gli uffici
preposti alla gestione dei settori non hanno reso possibile una standardizzazione immediata delle
informazioni e, quindi, la predisposizione di un modello uniforme mediante in quale archiviare i
dati reperiti.
Il modello di rubrica, attualmente, presenta per ciascuna regione/provincia autonoma la seguente
struttura:
URP di Presidenza, di Assessorato o di Dipartimento;
Numero verde;
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Denominazione dell’assessorato di riferimento;
Nome dell’assessore in carica, con indicazione dell’indirizzo dell’ufficio, del numero di
telefono e di fax, dell’indirizzo di posta elettronica.
Ulteriormente, per ciascuna tipologia di organizzazione del non profit o gruppo di organizzazioni,
qualora l’area amministrativa di responsabilità sia unica, è stata predisposta una griglia
contenente le seguenti informazioni:
Nome della direzione generale o del dipartimento di riferimento;
Nome del responsabile, con indicazione dell’indirizzo dell’ufficio, del numero di telefono e di
fax, dell’indirizzo di posta elettronica;
Nome del dipendente preposto alla tenuta dell’albo/registro con numero di telefono ed
indirizzo di posta elettronica.
Contemporaneamente è stata predisposta la lettera da inviare a tutti i soggetti locali individuati
nel corso delle telefonate. Per accelerare i tempi di acquisizione dei dati è stata inviata per posta
elettronica o fax. Successivamente, è stata avviata un’ulteriore fase di contatti telefonici, allo
scopo di compiere una verifica sull’inoltro e collaborare fornendo eventuali chiarimenti.
Acquisito l’albo o il registro regionale, aggiornato e certificato dall’Amministrazione di
provenienza, si è proceduto all’analisi della relativa struttura, attività che ha mostrato più
concretamente la grande disomogeneità nel modo in cui i dati e le informazioni sono
generalmente registrati. I registri, albi o elenchi che sono stati individuati come fonti primarie del
Sistema hanno in comune la caratteristica di essere archivi amministrativi, finalizzati pertanto a
certificare il possesso da parte dei soggetti di determinati requisiti stabiliti dalle norme.
Da una prima analisi dei registri, albi o elenchi delle diverse tipologie di organizzazioni non profit è
emerso che, in generale, l’attuale gestione di essi è essenzialmente finalizzata all’adempimento
della normativa. Per questo motivo, i diversi registri si limitano a raccogliere informazioni in
occasione della costituzione delle organizzazioni o delle variazioni degli statuti, mostrando carenze
rispetto a completezza, omogeneità e aggiornamento delle informazioni. Come si approfondirà,
nel paragrafo successivo, inoltre, il trattamento simultaneo di numerosi archivi amministrativi non
può prescindere dagli aspetti prettamente organizzativi ed operativi adottati dai diversi contesti
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per la loro gestione, ed in particolare, dal grado di centralizzazione e di informatizzazione degli
archivi.
Fase di trattamento delle fonti informative
Il trattamento di un così elevato numero di archivi amministrativi è risultato molto laborioso
considerando non solo la carenza informativa, ma anche il loro grado di centralizzazione –
estremamente basso ‐ e il livello di informatizzazione – molto limitato.
Per quanto riguarda il grado di centralizzazione si può distinguere il caso in cui tutte le
informazioni derivino da un unico archivio organizzato e gestito presso un ente centrale, da quello
in cui, invece, i dati sono posseduti e gestiti da diversi soggetti amministrativi centrali e locali. Nel
nostro caso si trattava della seconda ipotesi e ciò ha richiesto di pianificare l’acquisizione da fonti
molteplici e la realizzazione di schemi di analisi delle informazioni volti a garantire la loro corretta
collocazione all’interno di un unico sistema. La gestione di un complesso di informazioni derivanti
da archivi locali comporta, infatti, la necessità di analizzare approfonditamente il contenuto di
ciascuna fonte e di definire i principi di standardizzazione da adottare per garantirne
l’integrazione.
Il secondo elemento riguarda, invece, le caratteristiche tecnologiche delle fonti amministrative. Ai
fini dell’acquisizione delle informazioni nel sistema, le problematiche affrontate si sono
differenziate a seconda del livello di organizzazione degli archivi/registri. Se le informazioni dei
registri erano contenute e trasferibili in archivi informatizzati le operazioni di standardizzazione
sono state effettuate direttamente sui file; se al contrario erano contenute su carta, la
standardizzazione è avvenuta in due fasi: la prima al momento del data entry e la seconda in fase
di verifica del file così costruito.
Considerando perciò i problemi derivanti dall’eterogeneità delle fonti e dalla pluralità dei soggetti
gestori, l’acquisizione delle informazioni nel Sistema è stata possibile solo dopo aver effettuato
una serie di operazioni di “bonifica” che, eliminando ambiguità, differenze ed eventuali
contraddizioni interne, hanno permesso di normalizzare i dati contenuti nei differenti archivi
rendendoli così utilizzabili.
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Nel complesso, l’insieme delle attività di questa fase ha fatto emergere una situazione dei registri
e degli albi delle organizzazioni non profit nel territorio che potrebbe essere sinteticamente
descritta come “molti registri, poche informazioni, scarsa omogeneità, assenza di controlli”33.
Data la complessità della situazione il processo di trasformazione dei file relativi agli Albi e ai
Registri in informazioni trattabili in forma automatizzata è stato lungo e laborioso.
Una volta acquisiti i registri, si è, infatti, dapprima, proceduto al trattamento preliminare dei dati,
eseguendo le seguenti operazioni:
analisi della tipologia di informazioni contenute nei diversi archivi/registri;
individuazione delle informazioni suscettibili di normalizzazione e codifica.
Queste due operazioni sono state condotte secondo regole univoche, per riportare allo stesso
oggetto dati della stessa natura ma espressi in modo diverso, sia all’interno dello stesso registro
sia tra registri diversi (per tipologia di unità contenute e/o per soggetto responsabile del registro) e
per garantire una corretta fruibilità delle informazioni a livello complessivo.
Lo schema seguito nella prima fase di analisi dei Registri è stato il seguente:
Nome campo Indica la denominazione del campo data dall'ufficio locale.
Tipo Sono state preliminarmente individuate tre tipologie: stringa, numero e data.
Lunghezza Indica la dimensione del campo: in caso di stringa, viene precisato se la lunghezza sia superiore o inferiore a 255 caratteri oppure, come nel caso del codice fiscale, identica per tutti i dati; nel caso di campo data, ne viene specificato il formato.
Descrizione Contiene una sommaria indicazione dei dati inseriti.
Contenuto Contiene una descrizione del contenuto (per esempio, nel caso della denominazione se contiene sia l'acronimo che il nome per esteso)
Eventuale Indica se il campo contiene le informazioni solo per alcuni soggetti e non per tutti.
Note Contiene le eventuali osservazioni di chi procede all'analisi.
33 C. Travaglini, Dai registri amministrativi ai sistemi informativi Territoriali integrati per cooperative sociali e Aziende di terzo settore, Nota del
progetto Spring‐Out condotta dal Polo Scientifico‐Didattico di Rimini dell’Università di Bologna.
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Elemento centrale e significativo valore aggiunto del progetto è stata, inoltre, la previsione di un
insieme di codici utilizzabili per classificare le informazioni relative a ciascuna unità in modo
uniforme, rendendo così possibile sia una migliore trattabilità delle informazioni a livello
informatico, sia la futura utilizzazione per comparazioni, aggregazioni, analisi e collegamenti con
altre banche dati. Nella maggior parte dei casi sono stati adottati codici “noti”, cioè
frequentemente utilizzati negli archivi delle imprese (in particolare codici territoriali e relativi
all’attività); in altri casi, invece, si è trattato di codici appositamente costruiti per classificare e
distinguere più nettamente le singole organizzazioni e i registri (codici identificativi della tipologia
di organizzazione e della tipologia di registri).
Prima di procedere all’immissione nel Sistema, le informazioni sono state ulteriormente trattate in
modo da uniformare il contenuto in termini di:
formato dei file;
sequenza e suddivisione delle informazioni;
normalizzazione ed eventuale codifica del contenuto.
Naturalmente, il processo di trattamento è risultato tanto più oneroso quanto più gli archivi
trattati non avevano subito precedenti operazioni di bonifica da parte degli uffici e degli enti
responsabili della loro tenuta e gestione34.
Dall’analisi effettuata in questa fase è emerso, dunque, che le fonti informative costituite dai
registri/archivi e albi delle organizzazioni non profit sono molto frammentate e disomogenee sotto
il profilo qualitativo; inoltre, le informazioni in esse contenute si presentano eterogenee e
generalmente prive di normalizzazione. In estrema sintesi, l’informazione disponibile non è
integrata, né è stata progettata su una base comune e in vista di un’integrazione futura.
La complessità del quadro di riferimento e dei processi di trattamento degli input ha suggerito di
effettuare, innanzitutto, un’analisi preliminare delle finalità generali e degli output specifici del
sistema, per poi trattare le funzionalità dirette a rispondere alle esigenze del Ministero. Durante
questa fase del progetto è stata, quindi, compiuta l’analisi dei requisiti considerando sia le
necessità di efficienza tecnica degli applicativi informatici e degli altri strumenti sviluppati, sia i
bisogni, espressi anche in modo indiretto e non formalizzato, degli utilizzatori finali.
34 Queste operazioni sono state curate da Federico Orfei e Bianca Laura Silvestrini con la supervisione di Barbara Moreschi.
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Fase di progettazione del Sistema Informativo
Il lavoro di analisi dei requisiti ha portato alla progettazione e definizione completa del Sistema
informativo.
Dall’analisi di fattibilità, diretta alla ricostruzione del fabbisogno informativo rispetto alle due
coordinate, verticale (dall’utente al client o policy‐maker, dall’input all’output) e orizzontale
(organizzazione interna ai singoli centri/servizi) della realtà oggetto di studio, si è passati alla
progettazione concettuale, basata su processi di astrazione e aggregazione delle singole entità del
fabbisogno informativo funzionali alla predisposizione di schemi di rappresentazione degli
strumenti di rilevazione (schede utenti), indipendenti dall’ambiente tecnologico di gestione dei
dati e necessari per la raccolta delle informazioni di interesse.
L’architettura del sistema è costituita da un archivio dedicato a raccogliere e ordinare informazioni
sulle tipologie di organizzazioni non profit stabilite nel progetto. Le informazioni che inizialmente
popoleranno il sistema deriveranno da archivi, albi e registri di tipo amministrativo e dovranno
essere raccordabili con gli altri giacimenti informativi utilizzati o in corso di sviluppo all’interno del
Ministero. L’aspetto innovativo del progetto risiede proprio nella realizzazione di un sistema unico
che permetterà la consultazione, il confronto e l’elaborazione di dati provenienti da fonti
informative differenti.
Le informazioni trattate nel sistema dovranno consentire di giungere a rappresentazioni della
realtà a vari livelli (nazionale, regionale, provinciale e comunale) in modo da costituire uno
strumento da utilizzare per il monitoraggio, la programmazione e l’attuazione di politiche sociali e
del lavoro. Il presupposto di fondo nello sviluppo del sistema è l’interscambiabilità delle
informazioni tra i diversi uffici del Ministero, ponendosi, soprattutto, come strumento di gestione
interna dei dati, che inizialmente lo rendono un sistema chiuso verso l’esterno. Sinteticamente, le
caratteristiche del sistema sono:
l’operatività, cioè la capacità del sistema di essere di facile utilizzo nella ordinaria attività
gestionale dei singoli uffici del Ministero;
la compatibilità, rispetto ad altri giacimenti informativi del Ministero;
la confrontabilità, rispetto ad altre fonti informative anche esterne al Ministero;
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l’aggiornabilità, cioè la capacità del sistema di essere costantemente aggiornato;
l’espandibilità, cioè la possibilità di essere potenziato ed ampliato con altri moduli in funzione
di esigenze future.
Fase di costruzione del sistema informatico
Nell’estate 2008, si è passati alla progettazione logico‐fisica del Sistema, volta a tradurre lo schema
concettuale sopra descritto in uno schema logico, tenendo conto delle caratteristiche che avrebbe
dovuto avere il sistema di gestione della base di dati, successivamente completato dalla specifica
dei parametri fisici di memorizzazione, dalla definizione dei supporti hardware su cui i medesimi
avrebbero dovuto risiedere, le tecnologie di protezione e sicurezza di accesso e rilascio dei dati.
Il processo di sviluppo e gestione del sistema informativo ha proposto la produzione di
informazioni normalizzate, integrate ed automatizzate che consentono, una volta a regime, di
migliorare la conoscenza dell’universo delle organizzazioni non profit. Tale obiettivo finale è stato
raggiunto mediante il miglioramento della qualità delle informazioni su questi soggetti e la
semplificazione delle modalità di accesso ad esse. Per raggiungere questo fine, gli input (costituiti
dai registri, dalle meta‐informazioni relative ad essi e dalle risorse umane e strumentali) sono stati
combinati in modo tale da produrre un sistema informativo dotato di almeno tre sottosistemi:
alimentazione, integrazione e diffusione.
I vincoli del processo di sviluppo del sistema informativo possono essere raggruppati in cinque
categorie:
vincoli normativi: tra questi, in particolare il Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice
in materia di protezione dei dati personali) e la direttiva del CNIPA 19 dicembre 2003
(Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni);
vincoli di finalizzazione, soprattutto rispetto alle esigenze dell’utenza interna;
vincoli metodologici relativi alle caratteristiche e agli standard di qualità delle fonti da
acquisire;
vincoli organizzativi che caratterizzano il funzionamento degli Uffici del Ministero;
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vincoli tecnologici relativi alle dotazioni hardware, software, lanware e di personale
specializzato all’interno del Ministero.
Sul versante della costruzione del sistema informativo il Gruppo di Lavoro ha convenuto sulla
necessità di progettare un sistema sufficientemente flessibile, popolato sulla base di moduli
progressivi. Si è partiti dalle variabili anagrafiche, per aggiungere man mano moduli di tipo
organizzativo, moduli con contenuto di tipo settoriale e attività economica, fino ad un modulo
dedicato alle risorse finanziarie complessivamente gestite da un ente.
Per quanto riguarda le funzionalità del Sistema, negli schemi successivi sono stati sintetizzati i
passi seguiti nello sviluppo delle funzionalità di alimentazione, integrazione e diffusione:
Schema 1 –
Funzione di alimentazione
Schema 2 –
Funzione di integrazione
Schema 3 –
Funzione di diffusione
1. definizione template per
l’alimentazione
2. acquisizione delle informazioni
3. normalizzazione delle informazioni
4. verifica e validazione delle
informazioni acquisite
1. verifica integrabilità delle fonti
2. creazione di serbatoi per
informazioni non utilizzate
3. integrazione
1. navigazione nel sistema
2. produzione di report standard (su
base territoriale e/o settoriale)
Alimentazione
I dati che alimentano il sistema provengono da fonti di diverso tipo. Il responsabile della gestione
del sistema assume un ruolo di interfaccia tra le fonti ed il sistema informativo, collaborando alla
trasformazione delle informazioni provenienti dai registri in dati importabili sulla base del
template definito. Nonostante l’inserimento di dati bonifica in via, il sistema consente di
procedere ad ulteriori verifiche e controlli che ‐ utilizzando anche le possibilità offerte
dall’integrazione con altre fonti di dati – permettono l’individuazione di errori o anomalie,
consentendo di pervenire ad una migliore e più omogenea qualità delle informazioni gestite. A tal
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fine è stato predisposto una sorta di buffer metodologico35 nel quale i dati provenienti dai diversi
archivi transitano prima di essere importati all’interno del sistema informativo.
Integrazione
La funzione permette di gestire il diverso contenuto informativo delle fonti acquisite sia
controllando la rispondenza alle regole di normalizzazione dei dati importati in forma standard, sia
memorizzando le informazioni ordinate in forma non standard. Inoltre, la funzione permette
l’acquisizione di archivi secondari, anche originariamente non previsti, allo scopo di potenziare la
capacità informativa dei dati già presenti nel sistema.
Diffusione
Il sistema prevede strumenti di diffusione basati sul principio della navigazione all’interno della
base di dati. La visualizzazione delle informazioni avviene tramite l’utilizzazione di un normale web
browser (quale Internet Explorer, Mozilla, etc) tramite la rete Intranet del Ministero. Questo
semplifica i collegamenti con i software già utilizzati e, nel contempo, favorirà in futuro potenziali
aperture verso l’esterno.
Sono stati, inoltre, progettati fin dalla fase iniziale strumenti di elaborazione e diffusione sintetica
di informazioni in forma aggregata (report territoriali e per tipologia di organizzazione)
La progettazione dell’applicativo ha comportato conseguentemente la definizione di:
procedure di caricamento;
definizione di un template in excel per il caricamento delle informazioni (eterogenee nella
struttura e nel formato) provenienti dai registri nazionali, regionali e provinciali delle
Organizzazioni non profit;
implementazione di una procedura di caricamento dei file excel normalizzati in base al
template definito in modo da ottenere un popolamento delle tabelle relative ai registri ed
all’anagrafica delle organizzazioni;
sviluppo di una procedura di verifica delle informazioni contenute nei file sorgenti
relativamente a regione, provincia, comune;
35 Si tratta dell'insieme di procedure stabilite al fine di controllare e normalizzare le informazioni prima che queste siano caricate nel sistema. I
record scartati sono segnalati in modo tale che possano essere corretti e reinseriti.
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popolamento di una tabella dei record scartati (record che non hanno superato le verifiche) in
modo tale che l’utente possa, una volta risolte le anomalie segnalate, procedere ad un nuovo
caricamento del file;
storicizzazione delle operazioni di caricamento con indicazione dell’utente responsabile
dell’attività, della data di aggiornamento, con un link diretto al relativo file sorgente;
caricamento delle informazioni non standardizzate presenti nel file sorgente in modo tale che
nessuna informazione presente nel registro venga persa.
A questo primo stadio di realizzazione, il sistema è stato chiuso verso l’esterno. Tuttavia, sono
adottate soluzioni tecniche che potranno permettere, in un secondo tempo, un’apertura
controllata verso quei soggetti esterni (Regioni o addirittura organizzazioni non profit, in prima
battuta Associazioni di promozione sociale e Organizzazioni di volontariato) ai quali si deciderà di
concedere l’accesso per visionare ed, eventualmente, integrare o aggiornare le informazioni.
La strategia di controllo di accessi ed abilitazioni è stata progettata in modo tale da consentire
all’amministratore di sistema di creare ruoli per i quali abilitare specifiche funzionalità, di creare
utenti a cui concedere l’accesso al sistema e di attribuire a ciascun utente che accede al sistema
uno o più ruoli. Ad esempio, l’utente x con il ruolo di amministratore, avrà accesso a tutte le
funzionalità del sistema, mentre l’utente y, con il ruolo guest, avrà accesso alle sole funzioni di
visualizzazione. Tra questi due estremi è possibile creare una gamma di ruoli intermedi con
abilitazioni graduate al sistema.
Dal punto di vista della progettazione fisica, lo sviluppo del sistema si è basato su una molteplicità
di strumenti hardware e software, combinati in funzione di una serie di esigenze, tra cui vanno
menzionate:
le richieste di un’utenza differenziata (dall’utente incaricato dell’inserimento dei dati, a quello
responsabile della gestione, a quello interessato alla sola navigazione);
la necessità di bilanciare i requisiti di facilità di uso con l’efficienza nella gestione delle
informazioni;
le esigenze di sicurezza e robustezza del sistema;
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le indicazioni relative all’utilizzo, ove possibile, di software Open Source (su questo punto, in
particolare, il Servizio Statistico ha realizzato una Guida alle scelte Hardware e Software36).
In particolare, per lo sviluppo del sistema si è scelta un’architettura basata su:
database relazionale Oracle XE Express concesso gratuitamente dalla Oracle;
Web Server Apache;
Client MS‐Excel;
Applicazione web based scritta in linguaggio PHP.
La scelta del database relazionale Oracle è dettata dalla opportunità di utilizzare un software che
oltre a garantire l’affidabilità dei dati, offre molteplici potenzialità in termini di integrazione con
altre fonti di dati. Peraltro la versione gratuita presenta delle limitazioni che si stima non abbiano
impatti sullo sviluppo del sistema informativo. Il Web Server Apache è un software Open Source
ampiamente utilizzato nelle applicazioni Internet presenti in rete che garantisce prestazioni
affidabili.
La possibilità di utilizzare MS‐Excel come interfaccia utente è dettata dalla possibilità di questo
applicativo di gestire “tabelle collegate”, dalla relativa semplicità di utilizzo del software e dalla sua
diffusione.
Infine, la scelta del linguaggio PHP, oltre a presentare il vantaggio di essere Open Source, offre la
possibilità di integrarsi con altri progetti Open Source scritti nel medesimo linguaggio, quali, ad
esempio, Lime Survey che consente di realizzare rilevazioni di dati tramite web.
36 La Guida, curata da Nicola Manzo, si pone come obiettivo quello di analizzare le possibili scelte in termini hardware e software per lo sviluppo del Sistema Informativo delle Organizzazioni non profit (SIONP). Tali scelte devono tenere in debita considerazione le indicazioni del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA) per quanto riguarda lo sviluppo e l’utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni. Tutte le considerazioni che possono essere fatte in relazione a tali scelte sono fortemente influenzate dai requisiti dell’applicativo. SIONP che si vuole realizzare e dai vincoli determinati dalle scelte e dalla dotazione informatica presente nel Ministero. In questo documento si fornisce una panoramica dei software che possono essere utilizzati per lo sviluppo del sistema con particolare riferimento ai software Open Source. Per poter valutare le diverse alternative ed effettuare scelte consapevoli si è reso necessario:
Stimare le seguenti dimensioni: ‐ numero di utenti che si prevede che abbiano accesso al sistema; ‐ mole delle informazioni che devono essere gestite; ‐ frequenza di aggiornamento delle stesse;
Definire se il sistema debba essere Web based ‐ in modo che possa essere utilizzato tramite browser sulla intranet dagli utenti interni e che possa essere (magari in futuro) reso accessibile da utenti esterni tramite internet ‐ oppure se lo sviluppo di un’applicazione Client Server possa essere sufficiente;
Conoscere sufficientemente le scelte tecnologiche che sono state fatte dal Ministero (ad es. in termini di Sistemi Operativi) e le caratteristiche dei vari sistemi con cui si desidera essere raccordabili (ad es tipo di Database del portale).
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Di seguito si riporta il primo schema definito del Sistema Informativo.
DB PORTALE
DBSIONP
Racco
lta e no
rmalizzazio
ne d
elle info
rmazio
ni
Schema Sistema Informativo Organizzazioni Non Profit
Po
rtaleP
ortale
SIONPSIONPSIONP
Regist ri NazionaliReg istri
N aziona liReg istri Nazionali
Regist ri NazionaliReg istri
N aziona liReg istri Nazionali
Regis tr i Delle PrefettureRegis tr i
De lle PrefettureRegistri De lle PrefettureRegistri
D elle PrefettureRegistri Delle Pre fe tture
Regis tr i Delle PrefettureRegis tr i
De lle PrefettureRegistri De lle PrefettureRegistri
D elle PrefettureRegistri Delle Pre fe tture
Registri RegionaliRegistri
Regional iRegis tri Regiona liRegistri
RegionaliRegistri Regionali
Registri RegionaliRegistri
Regional iRegis tri Regiona liRegistri
RegionaliRegistri Regionali
DBDocumentaleAltri SI
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Fase dei risultati e dei prodotti
Questa ultima fase, ancora in svolgimento, permetterà la realizzazione di:
Reporting Amministrativi a supporto dell’attività operativa del Ministero;
Reporting Tecnici a supporto della conoscenza dei fenomeni e delle decisioni da assumere;
Reporting Comunicativi funzionali per diffondere e comunicare le informazioni inerenti il terzo
settore ai cittadini e alle associazioni.
Il sistema, infatti, è stato predisposto per accogliere non solo i dati anagrafici relativi alla singola
organizzazione ma tutta una serie di informazioni che consentiranno, dopo l’avvio di indagini ad
hoc o attività di monitoraggio finalizzate alla raccolta di nuovi dati, elaborazioni di natura
economica, per settori di intervento, di natura organizzativa, di natura gestionale ed
amministrativa.
Dalla fase esplorativa è, inoltre, emersa l’opportunità per il Sistema di accogliere anche sezioni
informative sulla normativa nazionale e regionale, studi e pubblicazioni sul terzo settore, materiale
bibliografico. In altre parole, tutto un patrimonio documentale sul terzo settore da sistematizzare
e diffondere in modo organizzato.
La potenzialità comunicativa del sistema è di cruciale importanza se si considerano i vantaggi che
ne potrebbero derivare in termini di accessibilità alle informazioni e di trasparenza per tutti i
soggetti a vario titolo coinvolti: dalle amministrazioni pubbliche agli studiosi della materia, dalle
stesse organizzazioni non profit ai singoli cittadini. A titolo di esempio, si può osservare che,
considerata l’attuale situazione di frammentazione e disorganicità dei dati, le informazioni relative
alle non profit presenti nei registri non sembrano essere in grado di restituire al decisore pubblico
e agli studiosi della materia, un quadro aggiornato e attendibile dell’evoluzione del fenomeno, né
di fornire le informazioni necessarie per svolgere azioni di monitoraggio.
Il prototipo di’archivio realizzato potrà esser utilizzato anche in altri contesti o territori costituendo
modello di riferimento per la gestione delle informazioni sugli attori dell’economia sociale. D’altra
parte, i benefici attesi non si limiteranno all’ampliamento della conoscenza del terzo settore, ma
potrebbero estendersi anche alla riduzione dei costi e dei tempi amministrativi grazie allo
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sfruttamento delle tecnologie informatiche e più, in generale, della condivisione delle informazioni
tra pubbliche amministrazioni, organizzazioni non profit e cittadini.
Maggiori dettagli dell’Archivio Informativo sono riportati nei capitoli successivi.
2.3. La formazione a sostegno dell’”introduzione” del Sistema
Nella fase iniziale del progetto è stata prevista, inoltre, un’azione formativa‐informativa di
sostegno alla progettazione, rivolta essenzialmente all’individuazione dei bisogni dei soggetti
coinvolti nella realizzazione. Nel luglio 2008, presso la sede del Ministero, è stato dato l’avvio al
percorso formativo, indirizzato alle risorse umane della Direzione Generale, che ha accompagnato
lo sviluppo operativo del progetto.
La complessità del progetto e la sua valenza strategica hanno suggerito un’impostazione didattica
finalizzata non solo al trasferimento di competenze operative, sull’utilizzo del sistema informativo,
quanto piuttosto al coinvolgimento delle persone nello scambio e nella condivisione delle logiche
sottostanti alla sua realizzazione.
Il percorso formativo è stato indirizzato a:
consentire al personale del Ministero uno scambio strutturato e continuo sul progetto,
allineando linguaggi, approcci e modalità operative nel rispetto dei requisiti procedurali e di
legge;
trasferire competenze tecnico‐operative sull’utilizzo del sistema e delle informazioni elaborate,
nel rafforzamento dell’efficienza interna e della qualità di risposta al cittadino;
contribuire al miglioramento dell’integrazione interfunzionale, alla condivisione di esperienze,
all’attivazione di pratiche di comunicazione e diffusione all’interno dell’organizzazione
(apprendimento organizzativo).
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55
L’attività formativa si è configurata come un percorso a tappe, ciascuna delle quali è stata
realizzata in corrispondenza delle fasi principali del progetto.
L’obiettivo concreto è stato quello di condividere gli obiettivi e le attività della Direzione e
rinforzare la logica del lavoro sinergico, gli elementi della “mappa di orientamento” della singola
risorsa, il valore dell’innovazione nella modernizzazione della Pubblica Amministrazione. Su questo
punto, in particolare, la Direzione ha voluto sottolineare due aspetti:
il valore dell’innovazione nel miglioramento dell’efficienza dei processi interni, della qualità del
servizio reso ai diversi portatori d’interesse, e della sempre più forte affermazione del ruolo
che dovrebbe avere la Pubblica Amministrazione nel governo delle politiche sociali;
la necessità di passare da una logica prescrittiva a una logica imprenditiva nell’accogliere e
pilotare l’innovazione diventando dipendenti pubblici più consapevoli, competenti e innovatori
nel perseguire il bene pubblico (approccio strategico).
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3. I primi risultati
3.1. La realizzazione del progetto
Nel corso del 2008 e del 2009, il Servizio Statistico Isfol, ha progettato e realizzato un Sistema
Informativo sulle Organizzazioni del Non profit mappando alcune tipologie di organizzazioni
operanti nel terzo settore.
Le attività eseguite nel biennio sono state dirette alla creazione e all’arricchimento di un Sistema
Informativo delle Organizzazioni Non Profit (SIONP), che può essere considerato il prodotto finale
del lavoro svolto in attuazione delle due convenzioni.
Tale sistema ha, infatti, lo scopo di archiviare, gestire e rendere fruibili informazioni su:
a) registri e organizzazioni facenti parte del settore non profit;
b) normativa e documentazione riguardante il settore non profit;
c) finanziamenti erogati dal Ministero su progetti delle organizzazioni non profit.
Il SIONP, tuttavia, non costituisce un “blocco unico”, ma si compone ed è stato creato tramite lo
sviluppo di una serie di moduli (sottosistemi, applicativi e database) realizzati utilizzando fonti,
strumenti e procedure differenziati, ma integrabili in base ad una logica unica e secondo un quadro
metodologico comune.
In questo capitolo sono descritte le attività svolte per la creazione del SIONP, con particolare riguardo
ai diversi prodotti realizzati. Il Sistema è stato progettato e predisposto nel rispetto delle fasi previste
dalle convenzioni tra Ministero ed Isfol e di alcune finalità prioritarie:
sostenere l’attività gestionale e amministrativa di competenza della Direzione Generale e delle
sue Divisioni;
supportare l’attività tecnica della Direzione Generale, ossia la presa di decisioni in merito alla
programmazione delle politiche e degli interventi sociali e, quindi, all’elaborazione normativa;
facilitare l’attività di comunicazione e di diffusione delle informazioni sul sistema di welfare.
L’innovatività dell’iniziativa è insita nella creazione di un sistema informativo unico in un settore di
particolare significatività per il Paese quale il “terzo settore”. Il sistema, allo stato attuale, è articolato
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57
su alcune tipologie giuridiche ed organizzative particolarmente rilevanti: associazioni di promozione
sociale, cooperative sociali, fondazioni, organizzazioni di volontariato, onlus, organizzazioni non
governative, enti del 5*1000 nelle varie articolazioni (enti del volontariato, enti della ricerca e
dell’università, enti della salute, associazioni sportive).
3.2. La logica generale del sistema
Allo studio di fattibilità, basato sulla ricognizione del fabbisogno informativo dei potenziali utenti finali
(policy maker) e degli utilizzatori intermedi (le direzioni e gli uffici del Ministero), nonché
sull’esplicitazione delle caratteristiche delle fonti informative, delle problematiche connesse al loro
trattamento e degli strumenti metodologici e tecnologici utilizzabili per garantire efficacia delle
rappresentazioni ed efficienza della strumentazione, è seguita la progettazione concettuale del
sistema.
L’obiettivo del progetto è stato, quindi, condensato nella realizzazione del Sistema Informativo delle
Organizzazioni Non Profit (SIONP). In particolare, il SIONP è stato ideato come un insieme strutturato
di archivi dedicati a raccogliere e ordinare informazioni:
sui registri, archivi e albi contenenti determinate tipologie di organizzazioni non profit (nel
progetto sono state individuate, come campo di osservazione iniziale, le organizzazioni di
volontariato, le cooperative sociali, le associazioni di promozione sociale, le fondazioni e le
Onlus – diverse da quelle di diritto);
sulle organizzazioni contenute nei registri;
sulla gestione del Registro Nazionale delle Associazioni di promozione sociale;
sulla documentazione, normativa e bibliografica, relativa alle organizzazioni non profit.
La struttura modulare del SIONP, che rappresenta uno dei suoi punti di forza, ha reso possibile il suo
progressivo ampliamento per rispondere con strumenti appropriati ai nuovi requisiti e alle esigenze
che venivano via via sviluppandosi. Proprio, grazie alla sua struttura modulare, il SIONP è suscettibile di
ampliamenti futuri e potrà essere raccordabile con altri “giacimenti informativi”, sviluppati o in corso
di sviluppo, all’interno della Direzione Generale e del Ministero.
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58
Nella progettazione e creazione del Sistema si è assunto come presupposto di fondo
l’interscambiabilità delle informazioni tra i diversi uffici del Ministero, al fine di realizzare uno
strumento di gestione interna, ma anche di programmazione esterna. Le informazioni trattate dal
Sistema, infatti, consentono di giungere a rappresentazioni della realtà a vari livelli territoriali
(nazionale, regionale, provinciale, comunale) e possono costituire la base per attività di monitoraggio,
per la programmazione e l’attuazione di politiche sociali e del lavoro, anche nell’ottica definita dalla
Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (L. 328/2000).
Le informazioni che popolano il Sistema derivano, in primo luogo, da archivi, albi e registri di tipo
amministrativo e, in secondo luogo, da ricognizioni, ricerche e rilevazioni già sviluppate e da
sviluppare.
L’aspetto innovativo del progetto risiede nella realizzazione di un Sistema unico che consente la
consultazione, il confronto e l’elaborazione di dati provenienti da fonti informative differenti per tipo
(registri amministrativi, rilevazioni statistiche, ricognizioni specifiche), popolazioni trattate (diverse
tipologie di soggetti non profit) e scopo (diffusione interna e comunicazione esterna).
Il sistema richiede una manutenzione costante poiché le sue potenzialità più rilevanti dipendono dalla
capacità e volontà di aggiornarlo, eliminare le imperfezioni e raffinarne le funzionalità.
In questo primo stadio di realizzazione, il Sistema si presenta come “sostanzialmente chiuso”
all’accesso dall’esterno. Tuttavia, sono state adottate soluzioni tecniche che potranno permettere, in
un secondo stadio, un’apertura “controllata” verso quei soggetti istituzionali (Regioni, Province,
Prefetture e addirittura le stesse organizzazioni non profit) ai quali si deciderà di concedere l’accesso
per visualizzare ed, eventualmente, integrare o aggiornare, le informazioni.
3.3. La rappresentazione del sistema
Per descrivere le attività compiute per la realizzazione del progetto può essere utile avvalersi della
seguente rappresentazione grafica (Figura 1). In essa è raffigurata la composizione del sistema SIONP e
i suoi collegamenti con l’esterno, sia a livello di fonti informative, sia a livello di eventuali legami con
altri sistemi informativi.
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59
Nella Figura 1 sono utilizzati i seguenti simboli grafici:
cilindri per rappresentare i database;
fogli per rappresentare le fonti informative a prescindere dal loro formato (elettronico o
cartaceo);
rettangoli per rappresentare operazioni complesse di trattamento delle fonti;
esagoni per rappresentare giacimenti informativi e collegamenti esterni;
linee di collegamento per indicare i legami tra fonti e database, tra differenti database e tra
sistema e mondo esterno (le linee sono continue se i collegamenti sono già stati realizzati,
mentre sono tratteggiate se i collegamenti sono in corso di realizzazione).
Figura 1 – Rappresentazione grafica della composizione del SIONP e dei suoi legami con l’esterno
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Nella parte centrale della Figura 1 è rappresentato il nucleo centrale del SIONP, con tutti i database che
lo compongono, ossia:
1) Il Modulo Amministrazione che rappresenta la porta d’ingresso al sistema e lo strumento di
gestione delle utenze (definizione dei ruoli, abilitazioni di funzionalità, registrazione accessi);
2) Il Db Registri nel quale sono memorizzate le informazioni relative ai registri caricati nel sistema;
3) Il Db Anagrafica Organizzazioni contenente le organizzazioni non profit presenti nei registri
acquisiti e le informazioni anagrafiche di base sulle singole organizzazioni (nome, indirizzo,
comune di localizzazione, ecc.);
4) Il Db Caratteristiche Organizzazioni nel quale saranno archiviate le informazioni sulla struttura
organizzativa, il personale e l’ambito di attività delle organizzazioni. Tali informazioni saranno
acquisite tramite rilevazioni che non sono ancora state realizzate. Al momento è stata prevista,
ma non ancora avviata, una rilevazione che coinvolgerà le associazioni di promozione sociale,
le organizzazioni di volontariato e le cooperative sociali. Per procedere alla rilevazione si è in
attesa di indicazioni da parte del Ministero.
5) Il Db APS che raccoglie sia le informazioni sulle Associazioni di Promozione Sociale iscritte nel
Registro Nazionale e sulle loro articolazioni territoriali, sia il modulo gestionale contenente i
dati sulle Associazioni di Promozione Sociale ammesse a finanziamento per la realizzazione dei
progetti previsti dalle direttive;
6) Il Db Documentale nel quale sono contenuti diversi archivi riguardanti le organizzazioni non
profit e relativi a normativa, modulistica e bibliografia, come pure una sitografia e una rubrica
dei referenti/responsabili degli enti responsabili della gestione dei registri.
Nella parte destra della Figura 1, sono rappresentate le fonti di natura amministrativa che hanno
alimentato il DB Registri e il DB Anagrafica Organizzazioni del SIONP, quindi:
1) I registri regionali e provinciali istituiti ai sensi delle leggi 266/1991, 383/2000, 381/1991 e del
Decreto del Presidente della Repubblica 361/2000 riguardanti, rispettivamente, le
organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali e le
fondazioni con personalità giuridica concessa dal Presidente della Regione e della Provincia;
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61
2) I registri nazionali riguardanti le Organizzazioni non governative (Legge 49/1987) e gli enti che
nel 2008 hanno richiesto l’accesso al 5 per mille (enti del volontariato, enti della ricerca e
dell’università; enti della salute e associazioni sportive dilettantistiche);
3) I registri prefettizi in relazione alle fondazioni con personalità giuridica di rilievo nazionale (DPR
361/2000); in questo caso, vista la necessità di trasferire le informazioni dal supporto cartaceo
a quello elettronico e di integrare i dati mancanti, l’acquisizione è avvenuta in via indiretta e,
cioè, mediante la creazione del DB Fondazioni cui seguirà il caricamento dei dati nel DB Registri
e nel DB Anagrafica Organizzazioni del SIONP.
Come mostrato nella Figura 1, le diverse fonti sono state sottoposte a processi di bonifica sia prima
dell’inserimento nel SIONP, sia al momento del caricamento. Tali processi hanno riguardato, nella
prima fase di lavorazione: la standardizzazione della forma (necessaria per garantire l’omogeneità del
tipo di informazioni contenute nei registri e del modo in cui esse sono espresse) e la codifica delle
informazioni (essenziale per garantire l’uniformità complessiva dei dati rispetto a criteri standard).
Nella seconda fase di lavorazione: la normalizzazione delle informazioni (mediante l’individuazione di
errori e anomalie di contenuto, lunghezza, formato e codifica dei dati) e l’integrazione di esse nei
database Registri e Anagrafica Organizzazioni.
Nella parte inferiore della Figura 1 sono raffigurate:
1) a destra, le ricerche utilizzate per la costruzione del DB Documentale. Si tratta, in particolare, della
Rubrica referenti (costruita sulla base dei contatti stabiliti con gli enti responsabili dei registri);
della Ricognizione Normativa e Bibliografica (volta a ricostruire il quadro della legislazione
nazionale e regionale sulle organizzazioni non profit e la produzione documentale sul settore);
della Sitografia e raccolta Modulistica (tendente a fornire un repertorio: a) dei siti Internet delle
principali istituzioni pubbliche, che contengono informazioni sulle organizzazioni non profit; b)
della modulistica disponibile sugli stessi siti web per la richiesta di iscrizione nei registri, la
revisione, la redazione dello statuto e dell’atto costitutivo, la richiesta di contributi).
Analogamente, a quanto fatto per le fonti amministrative utilizzate per i DB Registri e Anagrafica
Organizzazioni, anche i risultati di queste ricerche hanno subito dei processi di standardizzazione e
codifica precedenti all’archiviazione nel DB documentale.
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2) a sinistra, il Registro Nazionale delle APS, che costituisce la fonte primaria del DB Associazioni
Promozione Sociale, e il Formulario elettronico, sviluppato in via sperimentale per la Direttiva 2008
e destinato ad alimentare il modulo gestionale del DB APS.
Nella parte sinistra della Figura 1, infine, sono rappresentate:
1) in alto, le rilevazioni, progettate, ma ancora da realizzare, dalle quali si otterranno le informazioni
per alimentare il DB Caratteristiche Organizzazioni;
2) in basso, il collegamento, progettato, ma ancora da realizzare con il portale, nonché eventuali altri
collegamenti, da progettare e realizzare, con il mondo esterno (giacimenti da alimentare o fonti
utilizzabili per condividere, comparare e arricchire la rappresentazione del fenomeno).
3.4. L’architettura del sistema informatico
Nell’estate del 2008, si è passati alla progettazione logico‐fisica del Sistema, volta a tradurre il disegno
concettuale nello schema logico del database, nella specifica delle funzionalità, nella costruzione
dell’architettura fisica (strumentazione hardware e software), considerati i vincoli tecnico‐organizzativi.
L’architettura informatica del SIONP è stata progettata utilizzando un diagramma Entità‐Relazione (E‐
R). Nel diagramma generale (riportato in Figura 2) è rappresentato l’insieme delle tabelle dedicate a
memorizzare le informazioni da gestire e i legami tra esse, al fine di garantire l’integrità referenziale dei
dati.
Di seguito per ciascun modulo vengono mostrate le viste parziali (Figure 3, 4 e 5). In esse sono
raffigurate le tabelle che rappresentano le entità (E) del database e le relazioni (R) che intercorrono tra
esse. Successivamente sono riportate le tabelle e gli attributi che le compongono.
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Figura 2 – Rappresentazione di insieme tramite il diagramma E‐R
Figura 3 – Modulo Amministrazione
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Figura 4 – DB Registri
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Figura 5 – DB Anagrafica Organizzazioni e DB Caratteristiche Organizzazioni
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Tabella 1 ‐ Elenco delle Tabelle
Nome Tabella Commento
RUOLO Definizione dei diversi Ruoli identificati per le abilitazioni alle differenti
funzionalità del sistema
LIMITAZIONE_RUOLO Consente di specificare limitazioni sulla visualizzazione dei dati per ciascun
ruolo
MENU_RUOLO Tabella che specifica le funzionalità presenti nel menu a cui ciascun ruolo è
abilitato
LIMITAZIONE_UTENTE Tabella delle limitazioni per singolo utente
UTENTE Tabella degli utenti dell'applicativo
RUOLO_UTENTE Consente di specificare il ruolo o i ruoli stabiliti per ciascun Utente
LOG_CONNESSIONI La tabella traccia tutte le connessioni che sono fatte al sistema e consente
di conoscere le connessioni attive al sistema
MENU Tabella che definisce tutte le maschere presenti nel menu del sistema
LOOKUP Tabella di lookup per specificare liste valori
REGIONE Tabella delle regioni in base a denominazioni e codici Istat
PROVINCIA Tabella delle province in base a denominazioni e codici Istat
COMUNE Tabella dei comuni in base a denominazioni e codici Istat
REGISTRI Contiene l’elenco dei Registri
REGISTRO_ORG Elenco dei registri per ciascuna organizzazione
SCARTI_ORGANIZZAZIONE Tabella contenente i record che sono stati scartati in fase di caricamento
STORICO_CARICAMENTO Tabella contenente lo storico di tutti i caricamenti effettuati
ANAGRAFICA ORGANIZZAZIONI Contiene l’elenco delle Organizzazioni non Profit
ORGANIZAZIONE_INFO_RECORD Info record relativa a ciascuna organizzazione per consentire la
registrazione anche delle informazioni non codificate che possono essere
presenti nelle sorgenti informative
CARATTERISTICHE ORGANIZZAZIONI Informazioni su struttura, risorse umane, risorse economiche e attività di
ciascuna organizzazione
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3.5. Database, moduli e funzionalità del sistema
In questo paragrafo vengono descritte le diverse componenti del SIONP. Considerata la struttura
modulare del SIONP, lo schema logico del Sistema si basa sui seguenti applicativi:
Modulo Amministrazione
DB Registri
DB Anagrafica Organizzazioni
DB Caratteristiche Organizzazioni
Il Modulo Amministrazione
Il Modulo Amministrazione contiene appunto le funzionalità di amministrazione del Sistema. Come
evidenzia la Figura 6, per accedere al Sistema occorre digitare il nome utente e la password.
Figura 6 – Maschera iniziale di accesso al SIONP
Il menu visualizzato sarà differenziato in base ai privilegi concessi all’utente dall’amministratore del
sistema.
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68
Per la gestione del SIONP sono state, infatti, realizzate delle procedure per il controllo degli accessi e
delle abilitazioni. Tali procedure permettono all’amministratore del sistema di:
creare utenti a cui concedere l’accesso al sistema;
creare ruoli per i quali abilitare specifiche funzionalità;
attribuire a ciascun utente che accede al sistema ruoli diversi a seconda delle abilitazioni
concesse.
Ad esempio, l’utente x cui è stato attribuito il ruolo “amministratore”, avrà accesso a tutte le
funzionalità del sistema, mentre l’utente y, al quale è stato assegnato il ruolo “guest”, avrà accesso alle
sole funzioni di visualizzazione. Tra questi due estremi, l’amministratore del sistema potrà creare, per i
diversi utenti, una serie di ruoli intermedi graduati in base al numero di funzionalità cui l’utente avrà
accesso.
Le funzionalità realizzate per il Modulo Amministrazione sono mostrate nella Figura 7 (menu a
sinistra).
Figura 7 – Funzionalità del Modulo Amministrazione
Esse permettono all’Amministratore del Sistema di gestire la struttura dei database e gli accessi e
possono essere sinteticamente descritte nel modo seguente:
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1) Lookup: consente di visualizzare e creare le classificazioni utilizzate dal sistema.
2) Utenti: permette di creare nuovi utenti, cancellare o disabilitare utenti e attribuire le password.
3) Ruoli: consente di creare i ruoli degli utenti (dal ruolo amministratore al ruolo visualizzatore).
4) Menu Principale: permette di modificare l’elenco delle voci di menu.
5) Funzioni e utilità: consente di modificare l’elenco di funzionalità per ciascuna voce di menu.
6) Abilita menu: permette di abilitare per ciascun ruolo specifiche funzionalità nei diversi menu.
7) Abilita Utente: consente di associare ciascun utente ad uno specifico ruolo.
8) Utenti Connessi: permette di visualizzare l’elenco degli utenti connessi al sistema.
9) Storico Connessioni: consente di visualizzare lo storico delle connessioni al sistema al fine di
tracciarne l’utilizzo.
Il DB Registri e il DB Anagrafica Organizzazioni: l’alimentazione dei database
Le attività esterne al sistema: l’acquisizione di registri e albi di fonte amministrativa
Gli archivi acquisiti per realizzare la base informativa dei DB Registri e del DB Anagrafica Organizzazioni
sono stati distinti in tre gruppi.
Il primo gruppo comprende i registri/albi delle tipologie di organizzazioni non profit previste dal
progetto (organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale,
fondazioni) di competenza regionale e provinciale. In particolare, si tratta dei seguenti archivi:
‐ i registri delle Regioni e Province autonome delle organizzazioni di volontariato, istituiti ai sensi
della Legge 266/1991;
‐ i registri delle Regioni e Province autonome delle cooperative sociali, istituiti ai sensi della Legge
381/1991;
‐ i registri delle Regioni e Province autonome delle associazioni di promozione sociale, istituiti ai
sensi della legge 383/2000;
‐ gli albi delle Regioni e Province autonome relativi alle persone giuridiche “Fondazioni“ –
Fondazioni con riconoscimento regionale, istituiti ai sensi del Decreto del Presidente della
Repubblica 361/2000.
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Considerando, inoltre, il passaggio di competenze da Regioni a Province, nel caso in cui la gestione del
registro fosse rimasta in capo alla Regione è stato acquisito il registro regionale, mentre, nel caso in cui
la competenza fosse interamente passata alle Province, sono stati acquisiti i diversi registri provinciali.
Il secondo gruppo di registri acquisiti comprende:
‐ i registri/albi Prefettizi contenenti le Fondazioni con riconoscimento nazionale, istituiti ai sensi
del Decreto del Presidente della Repubblica 361/2000;
‐ il registro nazionale delle associazioni di promozione sociale, completo delle loro articolazioni
territoriali, istituito ai sensi della legge 383/2000 e gestito dal Ministero.
Al nucleo iniziale dei registri da acquisire è stato aggiunto un ulteriore gruppo di archivi:
‐ l’elenco delle organizzazioni non governative idonee riconosciute dal Ministero degli Affari
Esteri ai sensi della Legge 49/1987;
‐ il registro delle cooperative sociali gestito dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi del
Decreto Legislativo 6/2003;
‐ l’elenco dei soggetti che si sono proposti come possibili destinatari del 5 per mille all’Agenzia
delle Entrate per l’anno di imposta 2008 (distinti nelle 4 sezioni: enti del volontariato; enti della
ricerca e dell’università; enti della salute e associazioni sportive).
Questo terzo gruppo di archivi sarà impiegato prevalentemente come fonte secondaria del sistema, al
fine di integrare le informazioni contenute nei registri dei primi due gruppi ed, in tal modo, migliorare
la qualità complessiva dei dati.
Acquisizione delle fonti amministrative regionali e provinciali
I registri/albi/elenchi di competenza regionale e provinciale sono stati acquisiti nel periodo aprile 2008
– ottobre 2009 tramite:
‐ contatti telefonici diretti con i referenti regionali/provinciali;
‐ invio di lettere di richiesta;
‐ solleciti telefonici, via fax e posta elettronica.
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Durante tutto il periodo di rilevazione è stata assicurata l’assistenza telefonica per la fornitura di
spiegazioni e chiarimenti.
L’attività di acquisizione dei registri regionali è stata molto lunga e ha richiesto il superamento di una
serie di difficoltà connesse alla pluralità delle fonti, alla loro frammentazione e alla numerosità, alla
corretta individuazione dei referenti all’interno delle amministrazioni regionali e provinciali. A queste
difficoltà si sono aggiunti gli ostacoli derivanti dalla coincidenza di queste attività con la tornata
elettorale amministrativa in alcune Regioni; ciò ha costretto ad attendere la conclusione della
procedura di nomina e di insediamento dei nuovi assessorati prima di riuscire a raggiungere gli uffici
competenti. Infine, la diversa struttura organizzativa degli enti preposti alla gestione dei registri, con le
conseguenti differenze nell’attribuzione delle competenze, ha reso impossibile applicare ovunque il
medesimo criterio di individuazione dei referenti.
Ad ottobre 2008, cioè nei primi 6 mesi di rilevazione, era stato acquisito il 60% dei registri regionali e
provinciali e dopo un anno (aprile 2009) il 90%.
Si tratta di tipologie organizzative previste da norme nazionali, sia di rilevanza generale come può
essere una legge‐quadro sia di natura settoriale, in gran parte recepite dagli Enti territoriali (regioni e
province autonome) che, a loro volta, hanno legiferato su ambiti specifici di loro competenza, per
renderle più idonee e applicabili alle necessità della programmazione sociale territoriale, o per
delegare la “gestione” operativa di alcuni processi alle province.
In generale, per quanto riguarda il recepimento della normativa nazionale e l’istituzione dei registri da
parte delle Regioni e delle Province Autonome, la maggior parte ha provveduto all’emanazione delle
norme di attuazione. Alcune realtà, tuttavia, fanno eccezione. La Regione Campania e la Regione Sicilia
non hanno recepito la Legge 381/1991 riguardante le cooperative sociali, mentre la Regione Calabria
non ha ancora istituito un registro regionale. Inoltre, la Regione Basilicata, la Regione Campania, la
Regione Calabria e la Regione Sicilia non hanno ancora recepito la Legge 383/2000 sulle associazioni di
promozione sociale, mentre la Regione Abruzzo non ha ancora istituito il registro.
La Regione Toscana rappresenta l’unico caso di delega “piena” alle amministrazioni provinciali per la
tenuta e la gestione dei Registri delle Associazioni di Promozione Sociale, delle Organizzazioni di
Volontariato e delle Cooperative Sociali, mentre all’amministrazione regionale resta la tenuta e
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gestione del Registro Regionale delle Persone Giuridiche, contenente le Fondazioni che hanno
ottenuto il riconoscimento regionale.
Altri esempi di delega “imperfetta” da Regione a Province sono quelli della Regione Liguria, della
Regione Sardegna e della Regione Veneto, che hanno trasmesso i registri organizzati per ambito
provinciale e quello della Regione Piemonte che, solo per il Registro delle Associazioni di Promozione
Sociale, ha effettuato una delega alle Province pur mantenendo per sé il coordinamento.
Per quanto riguarda i referenti, l’attività di acquisizione dei registri regionali e provinciali ha condotto
anche alla creazione di una Rubrica dei referenti (attualmente confluita nel DB documentale), ossia di
un indirizzario delle Amministrazioni regionali e provinciali presso le quali sono stati istituiti e vengono
tenuti gli albi ed i registri acquisiti.
La maggior parte dei registri è stata acquisita in forma elettronica, gli unici invii di documentazione
cartacea sono stati quelli della Regione Piemonte, della Regione Friuli Venezia Giulia e della Regione
Molise in relazione al Registro Regionale persone giuridiche “Fondazioni’’ – Fondazioni con
riconoscimento regionale. Tuttavia, molti dei registri acquisiti non sono risultati immediatamente
lavorabili in quanto prodotti in Word e Pdf.
Inoltre, in alcuni casi, il registro acquisito non era organizzato in un unico documento informatico ma è
pervenuto in più parti, distinte secondo criteri differenti: per localizzazione territoriale delle
organizzazioni, per ambito di attività o per tipologia (come nel caso degli albi delle cooperative sociali).
La distinzione per attività e tipologia si è spesso tradotta nella registrazione di una medesima
organizzazione in più sezioni dello stesso registro; tale eventualità, non essendo chiaramente
esplicitata e riconoscibile, è potenzialmente fonte di duplicazioni e, nei casi in cui è stata possibile
l’identificazione, ha richiesto lo svolgimento ulteriore di accertamenti e operazioni di bonifica. Infine, in
qualche registro erano riportati anche i dati delle organizzazioni cancellate, mentre in altri tali
informazioni erano assenti.
Come mostrato nella Tabella 1, rispetto ai registri regionali e provinciali delle Organizzazioni di
volontariato, Cooperative sociali, Associazioni di promozione sociale e Fondazioni, sono stati acquisiti e
confluiti nel DB Registri del SIONP 98 registri su 102.
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I 4 casi di mancata acquisizione derivano da difficoltà contingenti di alcune amministrazioni regionali.
In particolare:
‐ la Regione Basilicata, solo da alcuni mesi, sta procedendo nell’informatizzazione del
Registro Regionale delle Persone Giuridiche e pertanto, non ha inviato il Registro delle
Fondazioni al Servizio Statistico dell’Isfol;
‐ la Regione Puglia, dopo il recepimento della normativa nazionale relativa alle
Associazioni di Promozione Sociale e all’istituzione del relativo Registro, non lo ha ancora reso
pubblico e, quindi, non l’ha inviato al Servizio Statistico Isfol;
‐ la Regione Abruzzo, ha aggiornato e sanato, nel corso del 2009, sia il Registro delle
Cooperative Sociali, sia quello delle Organizzazioni di Volontariato, ma ha inviato solo questo
ultimo. Al momento, risulta inoltre non recuperabile il Registro Regionale delle Persone
Giuridiche a causa del terremoto che ha distrutto la sede della Regione a L’Aquila.
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Tabella 1 ‐ Registri/albi regionali e provinciali delle Organizzazioni di volontariato (ODV), Cooperative sociali (CS), Associazioni di promozione sociale (APS) e Fondazioni (FOND) per Regione o Provincia e acquisizione
REGIONI ODV CS APS FOND Acquisiti Attesi Differenza
Piemonte 1 1 1 1 4 4 0
Valle d'Aosta/Vallèe d'Aoste* 1 1 0 1 3 3 0
Lombardia 1 1 1 1 4 4 0
Regione ** ** ** ** 0 0 0
Bolzano/Bozen 1 1 1 1 4 4 0 Trentino‐Alto Adige
Trento 1 1 1 1 4 4 0
Veneto 1 1 1 1 4 4 0
Friuli‐Venezia Giulia 1 1 1 1 4 4 0
Liguria 1 1 1 1 4 4 0
Emilia‐Romagna 1 1 1 1 4 4 0
Regione ** ** ** 1 1 1 0
Arezzo 1 1 1 ** 3 3 0
Firenze 1 1 1 ** 3 3 0
Grosseto 1 1 1 ** 3 3 0
Livorno 1 1 1 ** 3 3 0
Lucca 1 1 1 ** 3 3 0
Massa Carrara 1 1 1 ** 3 3 0
Pisa 1 1 1 ** 3 3 0
Pistoia 1 1 1 ** 3 3 0
Prato 1 1 1 ** 3 3 0
Toscana
Siena 1 1 1 ** 3 3 0
Umbria 1 1 1 1 4 4 0
Marche 1 1 1 1 4 4 0
Lazio 1 1 1 1 4 4 0
Abruzzo 1 0 **0 0 1 3 2
Molise 1 1 1 1 4 4 0
Campania 1 ** ** 1 2 2 0
Puglia 1 1 0 1 3 4 1
Basilicata 1 1 ** 0 2 3 1
Calabria 1 ** ** 1 2 2 0
Sicilia 1 ** ** 1 2 2 0
Sardegna 1 1 1 1 4 4 0
ITALIA 30 26 23 19 98 102 4
*La Valle d'Aosta ha unificato i registri ODV e APS **Le celle sono evidenziate in grigio se il registro/albo non esiste o non è stato istituito
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Trattamento delle fonti amministrative regionali e provinciali
Dopo l’acquisizione dei registri, si è proceduto al trattamento preliminare dei dati eseguendo queste
operazioni:
‐ analisi della tipologia di informazioni contenute nei diversi archivi/registri
‐ individuazione delle informazioni suscettibili di normalizzazione e codifica
E’ stato, inoltre, previsto che prima di procedere all’immissione nel Sistema le informazioni sarebbero
state ulteriormente trattate in modo da uniformare il contenuto in termini di:
‐ formato dei file
‐ sequenza e suddivisione delle informazioni
‐ normalizzazione ed eventuale codifica del contenuto
Il primo stadio del trattamento è consistito nell’analisi dei registri. A questo fine, per ciascun registro
acquisito è stato predisposto un file di accompagnamento contenente le seguenti informazioni:
a. il nome del registro;
b. la data di aggiornamento del registro;
c. il numero di unità contenute nel registro;
d. il formato del file;
e. un prospetto descrittivo della struttura del registro, realizzato in base allo standard
riportato nella Tabella 2.
Tabella 2 – Caratteristiche descrittive della struttura dei registri
Numero campo Numero progressivo
Nome campo Nome del campo attribuita dall’ufficio locale
Tipo Classificato in tre tipologie: testo, numero, data
Lunghezza Dimensione in termine di numero di caratteri
Descrizione Descrizione sintetica dei dati contenuti
Contenuto Descrizione analitica del contenuto del campo
Eventuale Da indicare se il campo è riempito raramente
Note Commenti e annotazioni
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Il secondo stadio del trattamento è consistito nella definizione di un Modulo (Template) di caricamento
in Excel e nell’adeguamento dei vari registri al Template. La definizione del Template rispondeva al
duplice scopo di:
‐ standardizzare la forma dei registri, affinché tutti gli archivi trattati fossero resi perfettamente
integrabili sia a livello di tipo di informazioni contenute, sia a livello di modo in cui le informazioni
erano espresse;
‐ codificare le informazioni in essi contenute, per garantire una corretta fruibilità delle informazioni
ed eliminare potenziali cause di ambiguità e distorsioni.
Queste due operazioni sono state condotte secondo regole univoche, affinché potessero facilmente
ricondursi allo stesso oggetto dati della stessa natura, ma espressi in modo diverso sia all’interno dello
stesso registro, sia tra registri diversi (per tipologia di unità contenute e/o per soggetto responsabile
del registro).
Il Template è composto da due sezioni da compilare prima del caricamento di ogni registro e delle
informazioni anagrafiche relative alle organizzazioni. La prima sezione (Figura 8), denominata Modulo
raccolta informazioni Registro, contiene le informazioni, alcune da immettere codificate (ad es. il
codice registro) altre secondo un formato standard (ad es. il nome del registro), relative al registro in
esame. Tali informazioni sono confluite nel DB Registri, compreso il File origine (cioè il documento
originale inviato dall’amministrazione regionale o provinciale) per il quale è stato creato un serbatoio
di memorizzazione apposito all’interno del DB.
Figura 8– Template di caricamento: Modulo raccolta informazioni Registro
Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori La seconda sezione (Figura 9), denominata Modulo raccolta informazioni Organizzazioni, contiene, per
ciascuna organizzazione presente nel registro, le informazioni anagrafiche; anche in questo caso parte
delle informazioni richiedono una codifica preliminare (es. codice organizzazione), mentre altre,
seppure non codificate, sono immesse in base ad un formato standard (es. indirizzo). Le informazioni
contenute in questo secondo modulo hanno alimentato il DB Anagrafica Organizzazioni.
Figura 9 – Template di caricamento: Modulo raccolta informazioni Organizzazioni
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77
Eventuali informazioni non standardizzabili
Per il caricamento nel sistema sono stati prodotti 98 Template di caricamento, corrispondenti
rispettivamente ai registri/albi regionali e provinciali acquisiti.
Complessivamente, si è potuto rilevare che:
‐ alcune informazioni erano presenti in tutti i registri o potevano essere desumibili da essi;
‐ alcune informazioni erano presenti solo in alcuni registri;
‐ alcune informazioni erano presenti solo in alcuni registri in forma non standardizzabile.
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78
Le informazioni del primo gruppo sono state considerate essenziali o obbligatorie. Si tratta, in
particolare delle seguenti:
Nome del registro
Categoria del registro
Tipo del registro
Regione
Provincia
Numero organizzazioni
Descrizione struttura
Origine registro
Tipo organizzazione (ODV, CS, APS, FOND….)
Sigla (o acronimo dell’organizzazione)
Denominazione
Presso
Indirizzo della sede legale
Frazione o località della sede legale
Cap della sede legale
Comune della sede legale
Provincia della sede legale
Regione della sede legale
Le informazioni del secondo gruppo, invece, sono state trattate come accessorie o preferibili. Esse
sono:
Data aggiornamento registro
Fonte ufficio
Pubblicazione
Data Pubblicazione
Tipo Pubblicazione
Codice fiscale dell’organizzazione
Codice fiscale del rappresentante legale
Partita Iva
Telefono
Fax
Sito Internet
Indirizzo e‐mail
Nome e cognome del rappresentante
legale
Numero nel registro
Sezione del registro
Data d’iscrizione nel registro
Tipo provvedimento di iscrizione
Cancellata
Data di cancellazione
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79
Le informazioni del terzo gruppo sono, invece, state considerate quelle supplementari. Si tratta, in
particolare, di quelle informazioni sulle organizzazioni che, pur non costituendo oggetto di trattamento
specifico, sono state ugualmente memorizzate nel sistema in formato non standard (generalmente,
servizi e attività e informazioni sulla sede operativa).
Come mostrato nella Tabella 3, rispetto ai registri regionali e provinciali delle Organizzazioni di
volontariato, Cooperative sociali, Associazioni di promozione sociale e Fondazioni, sono stati acquisiti e
sono confluiti nel DB Anagrafica Organizzazioni del SIONP i dati relativi a 48.809 organizzazioni
contenute nei registri regionali e provinciali. Tali dati riguardano nel 59% dei casi organizzazioni di
volontariato (28.936 unità), nel 17% dei casi cooperative sociali (8.218 unità), nel 14% dei casi
associazioni di promozione sociale (6.861 unità) e nel restante 10% dei casi fondazioni (4.794 unità).
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Tabella 3 ‐ Organizzazioni contenute nei registri/albi regionali/provinciali per regione e provincia
REGIONI
ODV CS
APS
FOND**
Totale
Piemonte 2.342 512 56 230 3.140
Valle d'Aosta/Vallèe d'Aoste 111* 43 0 25 179
Lombardia 4.173 1.420 198 1.157 6.948
Regione ** ** ** ** **
Bolzano/Bozen 1.726 123 9 1.889 1.889 Trentino‐Alto Adige
Trento 460 95 231 986 986
Veneto 2.027 682 689 425 3.823
Friuli‐Venezia Giulia 935 272 182 191 1.580
Liguria 1.025 348 28 434 1.835
Emilia‐Romagna 2.782 726 2.959 669 7.136
Regione *** *** 217 217 217
Arezzo 256 68 *** 431 431
Firenze 689 166 *** 1.207 1.207
Grosseto 146 28 *** 226 226
Livorno 246 47 *** 457 457
Lucca 402 59 *** 592 592
Massa Carrara 135 36 *** 353 353
Pisa 275 47 *** 613 613
Pistoia 208 46 *** 395 395
Prato 147 39 *** 259 259
Toscana
Siena 292 48 *** 424 424
Umbria 709 148 84 46 987
Marche 1.338 311 54 282 1.985
Lazio 1.747 949 717 185 3.598
Abruzzo 287 *** *** *** 287
Molise 190 107 70 4 371
Campania 1.257 *** *** 221 1.478
Puglia 805 962 *** 239 2.006
Basilicata 358 255 *** *** 613
Calabria 1.592* *** *** 41 1.633
Sicilia 876 *** *** 92 968
Sardegna 1.400 681 16 96 2.193
ITALIA 28.936 8.218 6.861 4.794 48.809
Alcuni registri contengono organizzazioni duplicate e/o cancellate *I registri ODV della Valle d'Aosta e della Calabria contengono delle APS (13 Valle d'Aosta e 2 Calabria). Inoltre, il registro della Calabria contiene anche alcune CS. ** Alcuni registri delle fondazioni contengono anche associazioni riconosciute. ***Le celle sono evidenziate in grigio se il registro/albo non esiste o non è stato istituito.
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Acquisizione e trattamento delle fonti amministrative prefettizie
I registri sulle persone giuridiche di competenza prefettizia sono stati acquisiti dall’Isfol nel periodo
luglio 2008 – novembre 2009, previa verifica con il Ministero dell’Interno della procedura da adottare,
tramite: invio di lettere di richiesta; solleciti telefonici, via fax e posta elettronica.
Anche in questo caso, durante il periodo di rilevazione è stata assicurata l’assistenza telefonica per
fornire spiegazioni e chiarimenti.
I registri pervenuti al Servizio Statistico dell’Isfol sono risultati molto disomogenei: solo in alcuni casi, si
trattava di registri in formato elettronico e completi, sia relativamente alle informazioni sul registro, sia
sulle organizzazioni iscritte; nella maggior parte dei casi i registri sono pervenuti in formato cartaceo e
con informazioni carenti e/o incomplete.
La necessità di non sovraccaricare con altre problematiche il trattamento già complesso dei registri
regionali e provinciali ha spinto a progettare e sviluppare un data base riservato alla registrazione dei
dati provenienti dai registri prefettizi A questo scopo è stato creato un applicativo informatico dedicato
(il DB Fondazioni), progettato per una migrazione diretta delle informazioni nel Sistema.
Per garantire l’omogeneità con il resto del SIONP, sui registri Prefettizi sono state effettuate le
medesime operazioni di normalizzazione e codifica adottate per i registri regionali e provinciali.
Successivamente essi sono stati schedati e registrati in un data base ad hoc contenente i campi e le
variabili individuate per il DB Registri e il DB Anagrafica Organizzazioni del SIONP. Generalmente, sono
stati trattati come Registri misti in quanto oltre alle Fondazioni, essi contengono Associazioni ed Enti
Ecclesiastici.
Considerando la carenza di alcune informazioni (indirizzi privi di numero civico o dei codici di
avviamento postale, mancata indicazione dei rappresentanti legali o dei codici fiscali) sono state
adottate varie tecniche per il reperimento dei dati mancanti:
a) è stato effettuato un piano di solleciti telefonici alle Prefetture;
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82
b) è stato predisposto e inviato alle Prefetture un format per l’acquisizione delle informazioni
mancanti;
c) sono stati ricercati alcuni recapiti su Internet;
d) sono state contattate telefonicamente le fondazioni con dati mancanti.
La realizzazione di queste operazioni ha richiesto lo svolgimento di attività molto costose in termini di
tempo e risorse. Ciò ha significato che, nel caso dei Registri prefettizi, alla lentezza nella trasmissione di
essi, si sono aggiunti i ritardi connessi all’integrazione delle carenze in essi contenute.
Allo stato attuale, sulle 102 Prefetture ‐ UTG esistenti e contattate dal Servizio Statistico dell’Isfol, sono
pervenuti 90 Registri Prefettizi. Delle 12 Prefetture che ancora non hanno inviato i registri (Agrigento,
Arezzo, Bari, Biella, Cuneo, Isernia, Milano, Novara, Oristano, Ragusa, Salerno e Terni) solo quella di
Milano ha dichiarato di non voler inviare alcuna documentazione.
I registri prefettizi acquisiti fino a questo momento contengono 5.261 unità. Questo numero, però,
non corrisponde a quello delle fondazioni in quanto, come già si è detto, questo tipo di registri
contiene tutte le persone giuridiche di diritto privato, tra le quali figurano anche gli enti ecclesiastici e
le associazioni con personalità giuridica.
Acquisizione e trattamento della fonte relativa al registro nazionale delle Associazioni di Promozione
Sociale
Per esigenze del Ministero, il trattamento del Registro Nazionale delle APS è stato effettuato mediante
la progettazione e realizzazione di un data base dedicato che costituirà parte integrante del SIONP e
sarà collegato al DB Registri e al DB Anagrafica Organizzazioni in una fase successiva. Una descrizione
dettagliata del DB APS è svolta più avanti, nel paragrafo dedicato alla progettazione e realizzazione di
questo DB.
Acquisizione e trattamento delle fonti amministrative nazionali
I registri nazionali acquisiti dall’Isfol ricorrendo direttamente alle informazioni pubblicate sui siti web
del Ministero degli Affari Esteri e dell’Agenzia delle Entrate sono stati:
l’elenco delle ONG idonee, pubblicato dal Ministero degli Affari esteri e contenente 239
organizzazioni;
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83
l’elenco del 5 per mille pubblicato dall’Agenzia delle entrate per l’anno d’imposta 2008 e
suddiviso nelle 4 sezioni: enti del volontariato, contenente 33.791 unità; enti della ricerca e
dell’università, contenente 359 unità; enti della salute, contenente 90 unità; associazioni
sportive dilettantistiche, contenente 42.746 unità.
Per quanto riguarda gli altri registri nazionali che sarebbero dovuti confluire nel sistema (il registro
delle Onlus gestito dall’Agenzia delle Entrate e il registro delle Cooperative Sociali gestito dal Ministero
dello Sviluppo Economico), il Ministero, dopo i primi contatti stabiliti dall’Isfol, ha valutato inopportuno
procedere alla formalizzazione delle richieste.
I registri nazionali acquisiti dai siti web sono stati trasferiti su fogli Excel e, successivamente, sul
Template di caricamento, applicando le medesime regole di normalizzazione e codifica adottate per i
registri regionali e provinciali. In un secondo momento, sono stati trasferiti nel SIONP e sottoposti alle
consuete operazioni di standardizzazione per l’integrazione finale nei DB Registri e Anagrafica
Organizzazioni.
L’acquisizione di questi registri e il loro caricamento nel sistema ha ampliato in modo consistente i
contenuti del SIONP in termini di record e di informazioni, ma, allo stesso tempo, ha fatto emergere
più chiaramente le difficoltà metodologiche affrontate e da affrontare nell’analisi delle fonti
amministrative sulle organizzazioni non profit.
Questi aspetti saranno discussi più avanti, nel paragrafo relativo al quadro riepilogativo delle fonti di
alimentazione del SIONP.
Le funzioni interne al sistema: il caricamento dei registri e la modifica delle informazioni caricate.
L’acquisizione dei registri regionali e provinciali nel Sistema è stata effettuata mediante una
funzionalità sviluppata ad hoc contenuta nel Db Registri.
Come mostra la Figura 10, dalla Scheda Registri (menu in alto) è possibile selezionare la funzione
Caricamento (menu a sinistra). Nella schermata che compare viene richiesto di scegliere il file Excel
contenente il Template di caricamento (che, come si è visto sopra, è composto dal Modulo raccolta
informazioni Registro e dal Modulo raccolta informazioni Organizzazioni).
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Figura 10 – Funzionalità di caricamento
Per ciascuna informazione presente nel Template, il Sistema effettua una serie di controlli di integrità
referenziale (ad esempio, il sistema verifica che la Regione, la Provincia, il Comune siano
correttamente valorizzati e collegabili ai relativi codici Istat: Regioni ‐ codice di due caratteri, da 01 a
20; Province ‐ codice di tre caratteri, da 001 a 107; e Comuni ‐ codice di tre caratteri, da 001 a 335, che
identificano il comune nell’ambito della provincia).
Per procedere a queste ulteriori verifiche è stato predisposto una sorta di buffer metodologico49 nel
quale le informazioni transitano prima di essere importate all’interno del sistema informativo. Tale
funzionalità permette l’individuazione di errori o anomalie che, nonostante la bonifica preliminare dei
registri, possono essere ancora presenti nei dati contenuti nel Template e consente di pervenire ad
una migliore e più omogenea qualità delle informazioni gestite. A valle del caricamento, tutti i record
che non hanno passate le verifiche previste dal buffer metodologico del sistema sono scartati e
memorizzati in una apposita tabella.
Nella Figura 11 è indicato come, accedendo alla funzionalità Scartati (menu a sinistra) è possibile
visualizzare i record scartati ed il motivo del mancato inserimento, consentendo all’amministratore dei
contenuti di correggere il file origine e procedere ad un nuovo caricamento.
37 Un insieme di procedure dirette a verificare, in base alle regole di standardizzazione e codifica, i dati contenuti nel Template di caricamento.
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Figura 11 – Tabella Record scartati
Nell’esempio in figura, per il registro delle Associazioni di promozione sociale dell’Emilia‐Romagna, due
record presentano nominativi di comuni non presenti nella tabella dei comuni del database: Reggio
Emilia, anziché Reggio nell’Emilia e S. Arcangelo di Romagna, anziché Sant’Arcangelo di Romagna.
Tutti i registri inseriti nel DB Anagrafica e nel DB Organizzazione hanno subito questo processo di
standardizzazione e, laddove fossero presenti anomalie ed errori, sono stati corretti e ricaricati.
E’ da notare che il funzionamento dell’applicativo prevede che i successivi caricamenti aggiungono
esclusivamente i record originariamente scartati e poi corretti mentre, per una scelta progettuale,
mirata a non perdere eventuali modifiche effettuate sul database, nessuna modifica viene apportata ai
record già caricati. Ciò implica che, per procedere al caricamento di una nuova versione dei dati
provenienti dalle fonti, aggiornando il Template di caricamento, le organizzazioni nuove vanno ad
aggiungersi a quelle già inserite, invece se si desidera aggiornare dei record già caricati, tramite il
caricamento registri, si deve procedere alla cancellazione del registro e quindi al caricamento del
nuovo Template.
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Nella Figura 12 viene mostrato come, accedendo alla funzionalità Storico (menu a sinistra) è possibile
visualizzare le informazioni storiche sul caricamento dei file.
Figura 12 – Tabella Storico caricamenti
Per ciascun registro caricato nel Sistema, mediante il Template Excel, è possibile visualizzare le
seguenti informazioni:
l’utente che ha effettuato il caricamento;
la data e l’esito del caricamento;
le informazioni relative al file excel caricato (nome del file, dimensioni e path) con un hiperlink,
mediante il quale è possibile aprire il file (tale file non costituisce l’originale inviato dall’ente
responsabile della tenuta del registro, ma la sua versione normalizzata e codificata prodotta e
registrata sul Template).
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86
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Una volta caricato il registro, le informazioni relative alle organizzazioni sono visualizzabili entrando nel
DB Anagrafica Organizzazioni e accedendo all’elenco delle organizzazioni (Figura 13), dove, scorrendo
le pagine, si possono vedere tutte le organizzazioni presenti nel Sistema oppure, attivando le
funzionalità di ricerca, si ottengono le organizzazioni che soddisfano le condizioni di ricerca immesse.
Figura 13 – Maschera del DB Anagrafica Organizzazioni
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Per modificare i dati di una singola organizzazione, senza effettuare un nuovo caricamento del registro,
è possibile, dopo aver selezionato un’organizzazione specifica, accedere alla maschera di modifica dei
dati (Figura 14).
Figura 14 – Maschera di modifica dei dati di un’organizzazione
Nell’esempio in figura, per l’A.A. ‐ Alcolisti Anonimi potrebbe essere necessario variare il nome
memorizzandolo per esteso (Associazioni Alcolisti Anonimi anziché A.A. Alcolisti Anonimi), oppure
registrare il codice fiscale dell’associazione (attualmente non presente, ma recuperato in un secondo
tempo).
3.6. La diffusione delle informazioni
La navigazione nel sistema
L’accesso alle informazioni di dettaglio sui registri e sulle organizzazioni è resa possibile da una serie di
funzionalità, sviluppate sia all’interno del DB Registri, sia all’interno del DB Anagrafica Organizzazioni,
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che permettono di visualizzare, selezionare, ricercare, modificare e cancellare dati precedentemente
caricati. Le funzionalità realizzate sono mostrate nelle figure successive, cui segue una loro sintetica
descrizione.
Per il DB Registri sono state implementate delle maschere che attuano le funzionalità indicate nel
menu a sinistra della Figura 15.
Figura 15 – Funzionalità del DB Registri
Tali funzionalità possono essere descritte nel modo seguente:
Visualizza: permette di visualizzare l’elenco dei registri caricati nel sistema e le informazioni per
ciascuno di essi (nome, tipo, numero di organizzazioni contenute, ecc.).
Inserisci: consente di inserire direttamente nel sistema i dati relativi ad un nuovo registro,
senza passare per la procedura di caricamento.
Modifica: permette di modificare i dati relativi ad un registro precedentemente caricato.
Cancella: consente di cancellare un registro e tutte le organizzazioni in esso contenute.
Organizzazioni: permette di visualizzare le organizzazioni contenute in un registro.
Storico: consente di vedere i caricamenti effettuati di un determinato registro, in base a quanto
illustrato nel paragrafo precedente.
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89
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Scartati: permette di visualizzare l’elenco dei record scartati nella fase di caricamento, così
come descritto nel paragrafo precedente.
Elenco comuni: consente di visualizzare l’elenco dei comuni italiani con le denominazioni
ufficiali della classificazione Istat.
Ricerca comuni: consente di ricercare un determinato comune anche a partire da una parte
del nome (la funzionalità è stata sviluppata per facilitare la correzione degli errori riscontrati
dal buffer metodologico nella fase di caricamento).
Ricerca registro: permette di selezionare il registro che soddisfa i criteri di ricerca (per regione o
provincia, nome e tipo).
Nella Figura 16 sono mostrate, nel menu a sinistra, le funzionalità sviluppate per il DB Anagrafica
Organizzazioni.
Figura 16 – Funzionalità del DB Anagrafica Organizzazioni
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Tali funzionalità sono sintetizzabili come segue:
Visualizza: permette di visualizzare l’elenco delle organizzazioni caricate nel sistema e le
informazioni ad esse relative (denominazione, indirizzo, cap, comune, provincia, regione, tipo,
ecc.).
Modifica: consente di modificare i dati relativi ad un’organizzazione precedentemente caricata,
in base alla procedura specificata nel paragrafo precedente.
Registri: permette di visualizzare il registro o i registri nei quali l’organizzazione è iscritta.
Informazioni supplementari: consente di vedere le informazioni relative ad un’organizzazione
presenti nel registro di appartenenza e non standardizzabili.
Ricerca organizzazioni: permette di ricercare una specifica organizzazione per nome, comune,
provincia, regione, tipo, ecc..
Data cleansing: funzionalità da sviluppare per identificare eventuali duplicati e integrare i dati
provenienti da più fonti.
Report Regione: consente di produrre una tabella contenente il numero di registri e le
organizzazioni caricati nel sistema per regione.
Report Registro: permette di elaborare una tabella contenente il numero di registri caricati nel
sistema per categoria (nazionale, regionale, provinciale) e tipo (ODV, CS, APS, FOND, ONG,
MISTO).
Report Organizzazione: consente di produrre una tabella contenente il numero di
organizzazioni caricate nel sistema per tipologia organizzativa (ODV, CS, APS, FOND, ONG, TIPO
NON IDENTIFICATO).
La produzione di report standard
Come si è visto nel paragrafo precedente, per permettere una lettura sintetica delle informazioni
riguardanti i registri/albi acquisiti e le organizzazioni in essi contenute, all’interno del DB Anagrafica
Organizzazioni sono state implementate delle funzionalità atte a produrre dei report contenenti dati
aggregati su registri e organizzazioni.
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Attualmente i report, realizzati a titolo di esempio, sono tre e riguardano:
il numero di registri e le organizzazioni caricati nel sistema per regione.
il numero di registri caricati nel sistema per categoria (nazionale, regionale, provinciale) e
tipologia organizzativa (ODV, CS, APS, FOND, ONG, MISTO).
il numero di organizzazioni caricate nel sistema per tipologia organizzativa (ODV, CS, APS,
FOND, ONG, TIPO NON IDENTIFICATO).
Altri report potranno essere realizzati su richiesta del Ministero, come già anticipato nei paragrafi
precedenti.
La rappresentazione cartografica dei dati
Al fine di arricchire la produzione di tavole di dati con rappresentazioni grafiche, è stato progettato di
aggiungere alla reportistica del SIONP alcune funzionalità di geo‐referenziazione delle informazioni. A
questo scopo sarà utilizzato il supporto del sistema Geographic Information Systems (GIS) ed il
software Arc‐Gis per la produzione di cartografie.
Il ricorso al sistema GIS risponde all’obiettivo di facilitare la visualizzazione geografico/spaziale e
l’analisi dei dati, consentendo di migliorare la comprensione e l’interpretazione dei fenomeni osservati,
contestualizzandoli in un ambito territoriale.
Utilizzando le tecniche GIS è possibile:
generare informazioni economico/statistiche derivanti da differenti aggregazioni di dati;
visualizzare geograficamente l’andamento delle variabili analizzate;
incrociare e confrontare tra loro i valori di più indicatori;
esportare le tavole per ulteriori elaborazioni nei principali software;
elaborare griglie sulla base di particolari indicatori.
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Nella Figura 17 si presenta un esempio di rappresentazione tramite GIS.
Figura 17 – Esempio di rappresentazioni cartografiche
3.7. Il DB Caratteristiche Organizzazioni
Alimentazione del DB
Al fine di alimentare questo modulo si è stabilito, in conformità alle esigenze del Ministero di disporre
di informazioni supplementari rispetto a quelle di fonte amministrativa, di svolgere delle rilevazioni
dirette sulle organizzazioni presenti nel modulo Anagrafica organizzazioni. In particolare, allo scopo di
realizzare approfondimenti conoscitivi sulle diverse tipologie di organizzazioni contenute nel sistema, si
è progettato di svolgere una o più indagini che, nella prima fase di realizzazione, coinvolgeranno le
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associazioni di promozione sociale, le organizzazioni di volontariato e le cooperative sociali. Come è
stato anticipato nei paragrafi precedenti si tratta di un’attività che sarà puntualmente definita in un
incontro tecnico specifico che seguirà nei primi mesi del 2009.
La disponibilità di dati derivanti da rilevazioni consentirà di accompagnare le informazioni di natura
amministrativa, contenute nei registri/albi acquisiti e immagazzinati nei DB Registri e Anagrafica
Organizzazioni, con informazioni più qualitative relative alla struttura organizzativa, al personale
utilizzato e alle attività svolte.
Lo strumento di rilevazione sarà un questionario, già progettato dall’Isfol, composto, nella versione in
bozza, sottoposta al Ministero per l’approvazione, da cinque sezioni e tre approfondimenti che
raggruppano quesiti omogenei per finalità.
Nella prima sezione (SEZIONE 1 – AGGIORNAMENTO DATI ANAGRAFICI) sono raccolte le informazioni
di carattere anagrafico dell’organizzazione contenute nel SIONP; al rispondente verrà richiesto di
verificarle e, quindi, confermarle o modificarle.
La seconda sezione (SEZIONE 2 – STRUTTURA DELL’ORGANIZZAZIONE) contiene le domande dirette a
raccogliere informazioni sulle caratteristiche strutturali dell’organizzazione (forma giuridica, anno di
inizio attività, articolazione in sedi decentrate, appartenenza a gruppi organizzativi e federazioni).
Nella terza sezione (SEZIONE 3 ‐ RISORSE UMANE OPERANTI NELL’ORGANIZZAZIONE) sono
raggruppate le domande di tipo quantitativo relative alle diverse categorie di personale (retribuito e
non retribuito) operante presso l’organizzazione e alla formazione diretta al personale interno.
La quarta sezione (SEZIONE 4 ‐ RISORSE ECONOMICHE DELL’ORGANIZZAZIONE) raccoglie le
informazioni sugli importi del bilancio/rendiconto economico, richiesti per classi di importo, e sulla
principale categoria di finanziatori dell’organizzazione.
La quinta sezione (SEZIONE 5 – ATTIVITA’ DELL’ORGANIZZAZIONE) è rivolta all’acquisizione di
informazioni legate al settore di attività dell’organizzazione (utilizzando il quadro concettuale
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dell’International Classification of Non profit Organisations ‐ ICNPO), con particolare attenzione alle
categorie di destinatari raggiunti.
Nel primo approfondimento (APPROFONDIMENTO 1 – FORMAZIONE PROFESSIONALE), rivolto
esclusivamente alle organizzazioni che svolgono attività nel settore che include la formazione
professionale, vengono effettuate domande relative all’accreditamento e al tipo di formazione
erogata.
Il secondo approfondimento (APPROFONDIMENTO 2 – INTERVENTI CONTRO LE DISCRIMINAZIONI),
diretto alle organizzazioni che svolgono attività nel settore della tutela dei diritti, contiene domande
relative agli interventi effettuati contro le discriminazioni e a favore delle pari opportunità e al target di
utenza.
Nel terzo approfondimento (APPROFONDIMENTO 3 – PROSPETTIVE DI SVILUPPO E BISOGNI
EMERGENTI), saranno richieste informazioni relative alle capacità di sviluppo e all’individuazione dei
bisogni delle organizzazioni. Questo approfondimento sarà realizzato in base alle indicazioni, non
ancora pervenute all’Isfol, dei componenti degli Osservatori Nazionali sull’associazionismo e sul
volontariato del Ministero.
Allo scopo di garantire una raccolta dei dati tempestiva, efficiente (soprattutto rispetto ai costi) ed
efficace (soprattutto dal punto di vista qualitativo) si è progettato di realizzare l’acquisizione dei dati
sfruttando, per quanto possibile, la via telematica e, in particolare, raccogliendo la maggior parte dei
questionari tramite la rete web. La tecnica di rilevazione più appropriata è la cosiddetta acquisizione
dei dati assistita da WEB (CAWI ‐ Computer Assisted Web Interview) che, tra le tecniche di rilevazione
assistite da computer (CASIC ‐ Computer Assisted Survey Information Collection), si caratterizza per
l’uso dei servizi Internet e in particolare per il ricorso al WEB.
Come già sperimentato in diverse ricerche, l’utilizzo di Internet nelle rilevazioni consente di ridurre sia i
costi relativi alla stampa dei questionari e alla registrazione dei dati in essi contenuti, sia quelli connessi
alla rilevazione sul campo (spese per i rilevatori e/o spese postali). Mediante l’uso della tecnica CAWI
allo stato “puro”, infatti, la raccolta dei dati avviene in modo tale da eliminare le seguenti fasi: 1)
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stampa e spedizione di questionari e istruzioni alla compilazione (sostituita da stampa e spedizioni di
lettere con istruzioni per l’accesso); 2) ricezione, revisione e controllo del cartaceo (sostituita dalla
compilazione via web del questionario elettronico, nel quale possono essere introdotte regole di
compatibilità e coerenza sicuramente più efficaci delle istruzioni); 3) registrazione dei dati.
Tuttavia, poiché è probabile che una parte dei rispondenti non disponga di computer o, in particolare,
non abbia una connessione Internet, la raccolta di tipo CAWI è generalmente accompagnata
dall’adozione di altre tecniche.
Nel caso della rilevazione progettata si prevede di impiegare una tecnica mista che utilizzi tre tipi di
soluzioni: a) il tradizionale invio postale del questionario (con conseguente autocompilazione da parte
del rispondente e re‐invio postale del questionario compilato); b) la più moderna tecnica basata sulla
compilazione telefonica (in tal caso all’invio del questionario segue la telefonata dell’intervistatore e la
compilazione viene effettuata dall’intervistatore su computer in base alle indicazioni del rispondente);
c) la compilazione del questionario via web (effettuata direttamente dal rispondente con invio
telematico).
Diffusione delle informazioni
A conclusione delle rilevazioni sarà possibile visualizzare le informazioni sulle caratteristiche delle
organizzazioni sia in forma analitica, accedendo direttamente al DB Caratteristiche Organizzazioni, sia
in forma sintetica, progettando e realizzando dei report e rappresentazioni cartografiche ad hoc.
3.8. Il DB APS
Creazione e Alimentazione del DB
Allo scopo di rispondere alle esigenze del Ministero e, in particolar modo della Divisione II,
relativamente al supporto alla gestione del Registro Nazionale delle Associazioni di promozione
sociale, è stato progettato e realizzato un archivio informatico nel quale raccogliere, sistematizzare e
codificare le informazioni anagrafiche e i dati storici sulle organizzazioni, nazionali e territoriali, iscritte
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97
nel registro. Tale archivio non sostituisce il registro cartaceo istituito presso il Ministero ai sensi della
Legge 383/2000, ma risponde alla necessità di dotare l’Ufficio di un supporto informatico per lo
svolgimento delle procedure relative alla tenuta del registro.
Questo archivio, denominato DB APS, è stato concepito per essere integrato nel SIONP nel quale
dovranno confluire gran parte delle informazioni in esso contenute. Al momento, per esplicita richiesta
del Ministero, è sviluppato e gestito separatamente dal resto del Sistema, anche se è già previsto il suo
collegamento con il DB Registri e, quindi, con il DB Anagrafica Organizzazioni.
Lo sviluppo autonomo del DB APS dipende da due ordini di fattori: a) l’esigenza di tenere separati
aspetti gestionali del registro di competenza del Ministero da aspetti di rappresentazione del mondo
del nonprofit; b) la necessità di disporre di uno strumento in grado di contenere e gestire anche i dati
relativi ai finanziamenti concessi ai sensi della Legge 383/2000. A questo fine, infatti, nell’ambito delle
attività per la realizzazione del DB APS, è stato anche sviluppato l’applicativo informatico sperimentale
(Formulario Direttiva 2008) per la gestione dell’archivio dei progetti presentati dalle Associazioni di
Promozione Sociale Nazionali e ammessi a finanziamento sulla base delle direttive annuali, ai sensi
della Legge 383/2000. Tale strumento, in seguito ai risultati della fase di test, tuttora in corso,
dovrebbe essere esteso anche alla gestione dei progetti ammessi a finanziamento delle Organizzazioni
di Volontariato.
La progettazione del DB APS è stata realizzata in stretta collaborazione con i referenti del Ministero
con i quali si è proceduto alla definizione e all’analisi delle esigenze informative da soddisfare.
Durante i primi mesi, è stata effettuata un’attività di verifica e riscontro su una mole consistente di
documentazione cartacea comprendente il registro, i decreti di iscrizione e di cancellazione della
associazioni iscritte, gli elenchi delle associazioni territoriali iscritte con decreto e gli allegati prodotti a
supporto dei documenti principali.
Questa verifica ha consentito di effettuare, insieme ai referenti del Ministero, una selezione delle
informazioni da informatizzare ma, ha anche messo in evidenza, la carenza di fonti informative già
informatizzate utilizzabili per l’alimentazione del database. Per questo motivo, il Ministero ha
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predisposto una comunicazione inviata via e‐mail alle Associazioni di promozione sociale Nazionali per
richiedere l’invio informatico dei dati relativi alla capofila e l’indirizzario delle sue articolazioni
territoriali. Alla prima richiesta, sono seguiti due solleciti.
Parallelamente a questa fase, si è proceduto alla classificazione delle informazioni contenute nella
documentazione cartacea allo scopo di concretizzare l’informatizzazione del Registro. Per raggiungere
questo obiettivo sono state svolte sia attività di progettazione ed implementazione informatica, sia
attività dirette all’alimentazione e alla formazione all’uso del DB.
Le attività informatiche hanno riguardato la creazione di tabelle (APS nazionali e APS territoriali),
maschere e funzionalità necessarie a svolgere le seguenti operazioni:
inserimento, modifica e salvataggio dei dati;
controllo dell’attività di data entry (reportistica su record inseriti; errori di inserimento e dati
mancanti)
elaborazioni sui dati inseriti (produzione e stampa di tabelle contenenti le frequenze, in valore
assoluto e in percentuale, delle variabili significative);
interfaccia utente capace di gestire e raccordare tutte le procedure di caricamento,
visualizzazione, interrogazione, verifica e stampa dei record.
Le attività complementari si sono sostanziate nello svolgimento di:
data entry da supporto cartaceo;
controllo e verifica tra registro cartaceo e informatico;
caricamento di indirizzari in formato elettronico;
test e verifica del data base, finalizzata a rilevare la rispondenza del prodotto ai requisiti
richiesti dal Ministero per la gestione del Registro e a definirne le funzionalità;
formazione all’uso del sistema.
Il DB APS è stato alimentato seguendo due procedure diverse, ma parallele: il caricamento manuale
delle informazioni a cura di operatori e il caricamento informatico a mezzo di file elettronici pervenuti
dalle APS, previa normalizzazione delle informazioni contenute nei file. Il trasferimento delle
informazioni e dei dati contenuti negli archivi cartacei della Divisione, ma anche quello dei file
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elettronici (molto spesso realizzati e trasmessi seguendo criteri non standard), ha richiesto molto
tempo e questo ha influito notevolmente sui tempi di rilascio del database.
Attualmente nel DB sono stati inseriti i dati relativi a 159 APS Nazionali (di cui 7 cancellate) e quelli
riguardanti a 14.859 articolazioni territoriali. Il legame tra le prime e le seconde è attuato tramite la
presenza in ambedue le tabelle del numero di iscrizione al Registro Nazionale.
Sono in corso di realizzazione i controlli necessari a migliorare la qualità dei dati inseriti e a verificare la
completezza del DB.
Ad integrazione dello sviluppo del DB APS e contestualmente all’alimentazione dell’archivio
informatico è stato progettato e realizzato il Formulario Elettronico sperimentale per la Direttiva 2008.
Tale attività risponde all’esigenza di predisporre un applicativo gestionale sui progetti presentati dalle
Associazioni di promozione sociale e dalle Organizzazioni di volontariato e ammessi a finanziamento
nelle diverse annualità, ad uso delle Divisioni del Ministero. Mediante tale strumento le due Divisioni
del Ministero (associazionismo e volontariato) potranno disporre di un archivio informatizzato
contenente le informazioni storiche e gestionali legate al “ciclo di vita” dei progetti presentati dalle
Associazioni di promozione sociale e dalle Organizzazioni di volontariato e ammessi a finanziamento di
anno in anno.
A causa dell’esigenza di preservare la storicità delle informazioni e, considerando che i format di
presentazione delle domande sono cambiati nel corso degli anni, è stato predisposto un formulario
informatico sperimentale, per la direttiva 2008 relativa alle Associazioni di promozione sociale, da
applicare, in caso di esito positivo del test e apportando eventuali modifiche, alla direttiva 2009 e da
estendere, in un secondo momento, ai progetti delle Organizzazioni di volontariato.
Il formulario informatico sperimentale direttiva 2008 si articola nelle seguenti “viste” in grado di
garantire l’inserimento dei dati:
Proponente
Co‐proponente
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Affiliati/Associati
Descrizione progetto
Rimodulazione
Fasi
Diagramma di Gantt
Piano economico
Salva su file
Invia modulo
Grazie alle funzionalità previste per la gestione del modulo, il formulario può essere compilato on‐line,
previo invito da parte del Ministero e comunicazione di utenza e password. Eventuali richieste di
modifica e rimodulazione seguiranno sempre la via informatica.
L’adozione del formulario elettronico presenta una serie di vantaggi sia in termini di tempi e costi di
gestione delle pratiche, sia in termini di archiviazione automatizzata delle informazioni di interesse del
Ministero.
Il Servizio Statistico dell’Isfol ha provveduto a far confluire l’applicativo in uno spazio web dedicato. Alla
data odierna, il formulario informatico è in fase di test e la sperimentazione è in corso di svolgimento.
Diffusione delle informazioni
Considerando lo scopo del DB e il suo stato di realizzazione, la diffusione delle informazioni avviene
attualmente mediante:
la produzione di tabelle di riepilogo destinate alla visualizzazione dei dati sulle APS nazionali
inserite e sulle loro articolazioni territoriali;
la produzione di schede di monitoraggio dei progetti ammessi a finanziamento.
La reportistica potrà essere ampliata in funzioni delle esigenze che saranno manifestate dai referenti
del Ministero.
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101
3.9. Qualche nota in merito alla trasformazione del registro cartaceo delle APS in archivio informatico
L’imputazione dei dati e delle informazioni, nel DB informatico, del Registro Nazionale APS esistente
presso la Divisione competente in formato cartaceo non può comportare:
a) né la soppressione automatica del registro in formato cartaceo, attualmente predisposto ed
aggiornato, nel rispetto delle procedure normative vigenti, dall’Ufficio competente;
b) né l’automatica sostituzione del predetto registro con il DB informatico progettato e realizzato
dall’Isfol (e ciò, si precisa, quand’anche si ritenesse di poter qualificare quest’ultimo in termini
di “registro nazionale informatico”);
c) né l’automatica validazione dei dati e delle informazioni inserite nel DB (e ciò, si precisa ancora,
nonostante si tratti di dati ed informazioni rilevate direttamente dall’Ufficio e/o comunicati,
direttamente o indirettamente, dalle stesse associazioni registrate.
In particolare, per quanto concerne i profili previamente indicati al punto a) e b), presumibilmente la
soppressione e/o sostituzione del Registro nazionale in formato cartaceo non potrà prescindere da
un’espressa previsione normativa, anche di natura regolamentare, che nel disporre in tal senso,
contestualmente specifichi le caratteristiche tecniche “minime” del sistema informatico destinato a
sostituire il Registro cartaceo:
‐ sia sotto il profilo del processo di imputazione a regime dei dati e delle informazioni (che dovrà
evidentemente rispondere a standard minimi di certificazione, autenticazione e
responsabilizzazione, già dell’operatore autorizzato ad intervenire nel data/base) e della
“tracciabilità” costante dei medesimi e delle relative modifiche;
‐ sia sotto il profilo delle garanzie di conservazione (archivi) e, soprattutto, immodificabilità dei dati
e delle informazioni ivi imputati.
Specifiche e standard, dovranno essere sostanzialmente idonei a garantire la “validità normativa” dei
dati e delle informazioni imputate nel DB, anche e soprattutto ai fini della corretta implementazione e
gestione, a regime, dei processi di revisione, modifica e controllo da espletarsi a regime da parte dello
stesso Ufficio.
In merito al profilo c), appare viceversa evidente che un’eventuale validazione dei dati e delle
informazioni “as is” già imputati nel DB non possa prescindere dall’attivazione di uno dei due processi
di seguito specificati in termini alternativi:
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102
analisi e verifica, da parte e sotto la responsabilità dello stesso Ufficio, della correttezza e
della completezza dei dati e delle informazioni imputati;
riconoscimento dei dati e delle informazioni imputati da parte delle stesse associazioni
registrate.
Il primo dei processi sopra indicati (sostanzialmente incentrato sulla “verifica” della completezza dei
dati e delle informazioni imputati dal Servizio Statistico dell’Isfol, anche al fine di richiederne eventuali
modifiche e/o integrazioni, laddove ne dovesse essere riscontrata la necessità), seppure certamente
idoneo a garantire il raggiungimento dell’obiettivo prefissato (e fermo restando che la “validazione”
del data/base non potrà comportare l’automatica sostituzione del registro in formato cartaceo per i
motivi su esposti), appare difficilmente compatibile sia con i carichi di lavoro in essere dell’Ufficio, sia e
soprattutto con la quantità e la qualità dei dati e delle informazioni da verificare.
Il secondo dei processi indicati, seppur da un lato “condizionato” e/o “condizionabile” dalla maggiore o
minore propensione collaborativa delle stesse associazioni, appare di certo il più idoneo a garantire,
comunque, l’obiettivo prefissato, peraltro in termini certamente più rapidi, senza incidere in maniera
particolarmente gravosa sulla operatività dell’Ufficio e, soprattutto, con modalità (ed effetti)
riconducibili ad un più generale processo di “revisione” del registro medesimo.
Appare difatti evidente che l’inoltro a ciascuna delle associazioni nazionali registrate del report
dettagliato scaturente dal DB (riportante l’indicazione dei dati anagrafici e delle ulteriori informazioni
rilevanti sia delle associazioni nazionali, sia delle articolazioni territoriali dichiarate ed iscritte, sia delle
associazioni territoriali meramente dichiarate ma non iscritte), con richiesta formale di comunicazione
di eventuali modifiche e/o integrazioni ai dati ed informazioni ivi specificati:
‐ da un lato, consente, a fronte della conferma dell’esattezza dei dati e delle informazioni quali
risultanti dai report e/o del silenzio dell’associazione (al quale si dovrà avere cura di attribuire,
già nella comunicazione di accompagnamento del report, significato di assenso a quanto ivi
indicato), di “validare” i dati e le informazioni imputate al data base;
‐ dall’altro lato, proprio in conseguenza del processo di “verifica” attivato, consente all’Ufficio di
avviare e completare, in un’unica soluzione, anche il processo di revisione dei dati e delle
informazioni del registro già previsto dalle norme di riferimento.”
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103
3.10. Quadro riepilogativo delle fonti di alimentazione del SIONP
Al fine di mostrare sinteticamente il risultato più esteriore del complesso delle attività svolte, gli archivi
acquisiti per realizzare la base informativa del sistema e le unità in essi contenuti sono state
raggruppati nella Tabella 4.
Tabella 4 ‐ Quadro di riepilogo degli archivi amministrativi acquisiti e delle organizzazioni contenute per tipo di fonte
TIPO DI FONTE NUMERO DI REGISTRI
NUMERO DI ORGANIZZAZIONI
Registri/albi Regionali e provinciali
Organizzazioni di volontariato 30 28.936
Cooperative sociali 26 8.218
Associazioni di promozione sociale 23 6.861
Fondazioni 19 4.794
Totale 98 48.809
Registri/albi Prefettizi 90 5.261
Registri nazionali
Organizzazioni non governative 1 239
5 per mille 2008 ‐ Sezione Enti del Volontariato 1 33.791
5 per mille 2008 ‐ Sezione Enti della Ricerca 1 359
5 per mille 2008 ‐ Sezione Enti della Salute 1 90
5 per mille 2008 ‐ Sezione Associazioni Sportive Dilettantistiche 1 42.746
Associazioni di promozione sociale 1 159
Articolazioni territoriali delle Associazioni di promozione sociale 1 14.859
Totale 7 92.243
TOTALE GENERALE 195 146.313
Come indicato nella Tabella 4, gli archivi acquisiti e caricati (o in corso di caricamento) nel SIONP sono
195, per un totale di circa 146.413 mila organizzazioni. Questo numero, tuttavia, non corrisponde al
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numero effettivo di unità attive sul territorio nazionale, poiché esso contiene sia duplicazioni, sia
cessazioni, sia cancellazioni.
Nell’interpretazione di questo dato, infatti, occorre considerare le incongruenze create dai seguenti
fattori:
molteplicità degli archivi sulle organizzazioni nonprofit;
esistenza di registri “misti” (cioè non riferibili ad una sola tipologia);
diverse modalità di gestione dei registri (come, ad esempio, la presenza disomogenea di dati
storici relativi alle organizzazioni cancellate);
sovrapposizione parziale tra essi (come a volte accade, tra Registri regionali/provinciali del
volontariato, Registri delle persone giuridiche, Registro delle ONG e Registro del 5 per mille).
Tale risultato era, peraltro, atteso. Nelle riunioni iniziali del progetto (marzo – luglio 2008), infatti, le
difficoltà relative al trattamento di una pluralità di fonti così disomogenee e organizzate in modo
talmente differente, nonché gli effetti che queste avrebbero potuto generare, erano stati ampiamente
discussi.
Di conseguenza, nella fase di progettazione del SIONP, si è posta particolare attenzione alla
considerazione di aspetti specifici che avrebbero potuto rendere concretamente possibile
l’ottimizzazione del sistema. In particolare, sono state previste funzionalità che permettono di:
inserire tipologie organizzative supplementari rispetto a quelle previste dal progetto
(prevedendo un serbatoio supplementare nel quale inserire tutte quelle organizzazioni non
direttamente identificabili come ODV, CS, APS, FOND, ONLUS, ONG);
archiviare anche i dati sulle organizzazioni cancellate (rendendole identificabili e, quindi,
trattabili a parte);
individuare le organizzazioni iscritte in più di un registro (progettando specifici collegamenti tra
DB Registri e DB Anagrafica Organizzazioni).
Affinché la logica iniziale sia perfezionata e trattata operativamente è necessario sviluppare ulteriori
funzionalità, rivolte, in primo luogo, a verificare le presenze multiple delle organizzazioni, in secondo
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luogo, a tener conto della differente trattazione del dato storico tra registri, e, in terzo luogo, a
realizzare l’integrazione dei dati riferibili a ciascuna organizzazione.
L’obiettivo finale sarà quello di migliorare la qualità complessiva dei dati, pervenendo a:
una rappresentazione più ampia delle tipologie organizzative esistenti nel settore non profit,
una sintesi più raffinata dei dati storici,
una corrispondenza uno a uno tra record contenuti nel SIONP e organizzazioni,
una valorizzazione completa delle informazioni relative alla singola organizzazione, laddove le
notizie su essa derivino da differenti archivi amministrativi.
Il Sistema, al momento, accoglie i dati anagrafici relativi alle singole organizzazioni, ma, come
ampiamente spiegato, è stato predisposto e collaudato per contenere tutta una serie di informazioni
di natura organizzativa, di settore e di attività in cui operano, di risorse di cui dispongono, oltre a quelle
di natura economica ed amministrativa. Per questo, alla Sezione Anagrafica, sono state aggiunte
alcune sezioni diverse sulle Caratteristiche Organizzative e Gestionali, sulle Attività, sull’Utenza e la
tipologia dei Servizi offerti, infine, sulle Reti di partenariato con altre organizzazioni del non profit.
Tutte queste sezioni si prevede saranno completate grazie a rilevazioni CAWI, dirette alle stesse
organizzazioni mappate dal Sistema, che saranno realizzate a partire dal secondo semestre 2009.
Attualmente il Sistema Informativo è in grado di produrre una serie di elaborazioni derivanti da fonte
amministrativa e riguardanti il numero di registri acquisiti e il numero di organizzazioni presenti nei
registri. Tali informazioni possono essere elaborate a livello territoriale grazie all’attribuzione dei codici
comune, provincia e regione e per tipologia grazie all’attribuzione dei codici di classificazione delle
tipologie di registro e di organizzazione. Pertanto, il Sistema, attualmente, consente di avere un quadro
conoscitivo del settore, una mappatura delle organizzazioni per territori, una rappresentazione della
realtà a vari livelli (nazionale, regionale, provinciale e comunale) che potrebbe in futuro essere
utilizzata per approfondire la conoscenza del fenomeno, per il monitoraggio, la programmazione,
l’attuazione delle politiche.
Infine, poiché l’acquisizione dei registri è avvenuta nel corso del 2008 e del 2009, in alcuni casi è ancora
in corso, la data di riferimento delle informazioni non è omogenea. Tuttavia, generalmente, si dispone
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anche della data di iscrizione ed è perciò possibile produrre elaborazioni riferite alla stessa data che si è
stabilita all’inizio del progetto (31/12/2007).
Per quanto concerne il futuro, l’aggiornamento delle informazioni contenute nel Sistema non può
prescindere dall’attivazione di canali diretti con le Amministrazioni che detengono le fonti.
3.11. Il DB Documentale
Sin dall’avvio del progetto e, in particolare, durante la fase esplorativa e di mappatura delle fonti, è
emersa l’esigenza di sviluppare un archivio documentale, da affiancare al SIONP, contenente le
informazioni reperite attraverso la ricognizione dei siti web delle Regioni e Province Autonome
preliminare all’acquisizione dei registri amministrativi.
Considerando gli obiettivi della Convenzione 2008, la ricerca sui siti web era, infatti, indirizzata a:
individuare la normativa regionale e provinciale di recepimento delle norme nazionali relative
alle organizzazioni non profit stabilite nel progetto;
accertare l’istituzione dei registri regionali e/o provinciali e l’emanazione dei relativi atti di
istituzione (norme di dettaglio, delibere di Giunta, ecc.);
raccogliere informazioni sulle procedure di richiesta di iscrizione nei registri e sulla
pubblicazione sul web di format, modelli e istruzioni per l’iscrizione, la cancellazione, la
predisposizione dell’atto costitutivo e dello statuto, la comunicazione di variazioni di statuto e
organi sociali, l’invio di relazioni sull’attività, la revisione, ecc.;
verificare la presenza sui siti istituzionali delle Amministrazioni regionali e provinciali di registri
informatizzati e di banche dati dedicate e la loro accessibilità on line;
identificare la mappa dei referenti e degli uffici competenti in materia (assessorati,
dipartimenti, direzioni, settori, uffici);
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monitorare la disponibilità sul web di studi e indagini, ricerche, analisi e documenti
programmatici, promossi, realizzati, pubblicati e diffusi dalle amministrazioni regionali e
provinciali.
Per rendere utilizzabile la documentazione e le informazioni raccolte è stato realizzato un “Archivio di
progetto”, che su esortazione della Direzione Generale, è stato trasferito e consegnato al Ministero a
maggio del 2008. L’archivio è stato informatizzato mediante un foglio Excel contenente dei
collegamenti ai documenti ed era articolato in due macroaree, una “Cartella di file Nazionale” e una
“Cartella di file Regionale”, ciascuna suddivisa in quattro sezioni: 1. Ricognizione normativa; 2.
Procedure e format; 3. Studi e documenti e 4. Banche dati e registri.
La documentazione raccolta comprendeva esclusivamente materiale attinente al tema del progetto,
ossia la disciplina delle differenti organizzazioni non profit e la tenuta dei rispettivi albi/registri, e
rendeva disponibili solo i documenti reperiti e “scaricabili” dai siti indagati, senza pretendere di essere
una raccolta di documentazione né ufficiale, né completa.
Dall’analisi dei limiti di questo archivio, ma riconoscendone le potenzialità in termini di ricchezza
documentale e utilità pratica, si è sviluppata la necessità di progettare un prodotto più evoluto, sia dal
punto di vista informatico, sia dal punto di vista dei contenuti. Ciò ha condotto, da una parte, alla
progettazione di un database destinato a raccogliere il materiale documentale e, dall’altra, alla
realizzazione di una serie di attività volte a:
reperire e analizzare la normativa nazionale, regionale e provinciale sulle organizzazioni non
profit,
verificare e aggiornare la lista dei referenti regionali e provinciali,
reperire e classificare la modulistica e i format definiti dalle amministrazioni regionali e
provinciali,
ricercare e sistematizzare la documentazione prodotta dalle principali istituzioni pubbliche, in
termini di analisi, studi, ricerche, guide e glossari tematici, ma anche di bandi e linee di
finanziamento destinati alle organizzazioni non profit, nonché di atti di programmazione sul
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territorio degli interventi di natura sociale (piani di zona, piani sociali e accordi di
programma).
Le schede di rilevazione delle informazioni e la nota metodologica sono state predisposte da giuristi e
documentaristi allo scopo di:
descrivere le informazioni presenti nei siti Internet;
classificare le informazioni giuridiche e documenti affini;
classificare le informazioni bibliografiche e le altre pubblicazioni di natura documentale.
Lo svolgimento di queste attività ha condotto anche alla realizzazione di una sitografia, mediante la
quale sono state prodotte delle schede descrittive dei siti web visitati.
Il patrimonio informativo raccolto è stato selezionato, classificato e archiviato in 5 Repertori:
1) Ricognizione della normativa (un quadro sintetico della normativa archiviata è riportato
nell’Allegato 1)
2) Ricognizione bibliografica
3) Sitografia
4) Rubrica dei referenti
5) Raccolta della modulistica
A seguito di un processo di standardizzazione e codifica delle informazioni, i repertori sono confluiti nel
DB documentale appositamente progettato50.
Il DB è stato realizzato in Access e, come mostrato nella Figura 18, è strutturato, analogamente ai
repertori, in cinque sezioni (Normativa, Bibliografia ‐ da cui si accede alle sottosezioni
Documentazione; Bandi; Programmazione e Glossari ‐ Sitografia, Contatti e Modulistica.
38 Il DB Documentale è stata realizzato da Nicola Manzo per la parte informatica. La parte relativa alla selezione della documentazione è stata curata da Barbara Menghi e Barbara Moreschi.
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Figura 18 – Sezioni e sottosezioni del DB Documentale
-
Tutte le sezioni seguono la stessa logica: all’apertura viene mostrata la maschera di ricerca in cui è
possibile applicare dei filtri all’elenco generale dei record. Per tutte le sezioni, sono state realizzate le
funzionalità di ricerca che generalmente comprendono:
Tipo Organizzazione;
Ambito (Nazionale, Regionale, Provinciale);
Regione;
Provincia;
Ente;
Tipologia (tipo atto, tipo documento, tipo modulo, tipo fonte, etc);
e altri campi differenti a seconda della specifica sezione.
Nell’elencare le funzionalità sviluppate, si descrivono quelle attribuite all’amministratore della
documentazione che, per il suo ruolo, può compiere un numero maggiore di operazioni rispetto ad un
visualizzatore.
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109
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Nella Figura 19 è raffigurata la maschera iniziale della sezione Normativa, alla quale, data la sua
maggiore complessità rispetto alle altre sezioni, si fa riferimento per la descrizione del database.
Figura 19 – Sezione Normativa: maschera iniziale
La parte centrale della maschera contiene l’elenco dei record che rispondono ai criteri di ricerca.
Accanto a ciascun record è presente un’icona, tramite la quale si accede alla maschera di dettaglio.
Nella parte inferiore della maschera sono presenti dei tasti funzione, mediante i quali è possibile
effettuare le seguenti operazioni: uscire dalla maschera, lanciare un report, esportare i dati in Excel,
aggiungere un record e aggiornare i codici.
Nella maschera di dettaglio sono presenti tutte le informazioni relative ad uno specifico record. Nella
Figura 20 sono mostrati tutti i campi relativi alla specifica norma selezionata. Nell’esempio si tratta
della Legge 266 del 1991, per la quale sono disponibili le informazioni relative al tipo di atto (Legge
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110
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nazionale), all’anno di emanazione (1991), all’ambito territoriale di applicazione (nazionale), al numero
della legge (266), alla data di promulgazione (11/08/1991) e così via.
Figura 20 – Sezione Normativa: maschera di dettaglio
Anche in questo caso, nella parte inferiore della maschera sono presenti dei tasti funzione, mediante i
quali è possibile: uscire dalla maschera; visualizzare le norme che dipendono dalla normativa
selezionata; visualizzare le norme da cui dipende la norma selezionata; visualizzare i Moduli collegati
alla normativa selezionata (caricati nella sezione Modulistica); visualizzare le fonti da cui la normativa
selezionata è stata tratta (caricate nella sezione Sitografia); modificare il record; cancellare il record.
Il campo file viene gestito con i tasti laterali, mediante i quali si può: aprire e visualizzare il file
collegato;cancellare il file; allegare un nuovo file che verrà archiviato in una cartella predefinita.
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111
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112
3.12. Le attività e i prodotti realizzati e quelli in corso di realizzazione
In base alla rappresentazione grafica fornita nel paragrafo precedente (Figura 1) e considerando gli
obiettivi delle due Convenzioni, le attività realizzate nel biennio possono essere sintetizzate come
segue:
Progettazione e sviluppo del Sistema Informativo SIONP, destinato a costituire il
quadro metodologico e informatico del progetto.
Acquisizione delle fonti amministrative nel sistema:
a) registri regionali e provinciali delle organizzazioni di volontariato, delle cooperative sociali, delle
associazioni dei promozione sociale e delle fondazioni;
b) registri nazionali delle ONG e dei potenziali beneficiari del 5 per mille;
c) registri prefettizi delle fondazioni.
Progettazione e sviluppo di modulistica, funzionalità e applicativi per la
standardizzazione e codifica dei registri acquisiti durante il periodo di svolgimento
del progetto:
a) prima dell’inserimento nel Sistema: a) sviluppo di una metodologia di analisi del contenuto e della
struttura dei registri regionali e provinciali; b) progettazione e realizzazione di un template di
caricamento per i suddetti registri; c) progettazione e realizzazione di un DB destinato a raccogliere i
registri prefettizi delle Fondazioni;
b) al momento dell’inserimento nel Sistema: progettazione e realizzazione di procedure destinate a
verificare l’integrità dei dati e a correggere errori e anomalie ai fini della normalizzazione.
Estensione ai registri nazionali dell’applicazione degli strumenti metodologici e
informatici realizzati per l’analisi e l’integrazione dei registri regionali e provinciali
(a titolo esemplificativo si pensi al Registro Nazionale Immigrazione dello stesso
Ministero);
Alimentazione dei DB Registri e Anagrafica Organizzazioni e del DB Fondazioni con le
informazioni contenute nei:
a) registri regionali e provinciali delle organizzazioni di volontariato, delle cooperative sociali, delle
associazioni dei promozione sociale e delle fondazioni;
b) registri nazionali delle ONG e dei potenziali beneficiari del 5 per mille;
c) registri prefettizi delle fondazioni.
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113
Costruzione di una Rubrica Referenti, di un Repertorio Normativo e Bibliografico, di
una Raccolta della modulistica e realizzazione di un Archivio informatizzato,
consegnato al Ministero a maggio 2008, per la memorizzazione e la gestione della
documentazione reperita durante la fase iniziale del progetto.
Verifica, sistematizzazione, standardizzazione e codifica del materiale documentale
ai fini della realizzazione di un DB documentale.
Progettazione e realizzazione di un DB documentale da inserire nel SIONP.
Realizzazione di procedure e funzionalità destinate a collegare e rendere esportabili
le informazioni contenute nel DB documentale.
Progettazione di un sistema di reportistica, di rappresentazione grafica e di
diffusione delle informazioni per i DB Registri, Anagrafica Organizzazioni e per il DB
documentale.
Progettazione e realizzazione di un DB APS, contenente anche un modulo gestionale
dei progetti finanziati dal Ministero, destinato a supportare la gestione del Registro
Nazionale delle Associazioni Promozione Sociale e da gestire autonomamente
rispetto agli altri database del SIONP.
Alimentazione del DB APS con le informazioni contenute nella documentazione
cartacea ed elettronica in possesso del Ministero.
Progettazione e realizzazione di un Formulario elettronico per la Direttiva 2008, da
sperimentare ai fini della creazione di moduli standard utilizzabili: a) per la gestione
dei progetti ammessi a finanziamento e diretti ad alimentare il modulo gestionale
del DB APS; b) per la gestione dei progetti delle organizzazioni di volontariato,
ammessi a finanziamento.
Progettazione e sviluppo di DB e funzionalità aggiuntive del SIONP in base alle
esigenze manifestate dai referenti del Ministero e di adattabilità delle stesse alle
esigenze operative della Divisione III competente sulle Organizzazioni di
Volontariato.
Progettazione delle rilevazioni destinate ad alimentare il DB Caratteristiche
Organizzazioni del SIONP.
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114
Progettazione e realizzazione di presentazioni del Sistema e dei suoi moduli
settoriali allo scopo di aggiornare il Ministero sul lavoro svolto. Redazione di
relazioni contenenti lo stato di avanzamento lavori.
Progettazione di un piano di comunicazione per valutare le possibilità di apertura
del sistema all’esterno.
Interventi di manutenzione del sistema per adattarlo a nuove esigenze, sviluppare
ulteriori funzionalità, eliminare imperfezioni e garantirne l’aggiornamento.
Predisposizione di rapporti riguardanti l’analisi normativa sul recepimento regionale
delle norme nazionali e l’analisi di sfondo sulle altre tipologie organizzative da
inserire nel sistema.
Predisposizione di un piano di comunicazione per valutare le possibilità di apertura
del sistema all’esterno.
Predisposizione di un Glossario sulle organizzazioni non profit.
Predisposizione del Rapporto di presentazione del Sistema.
Infine, considerando le linee di sviluppo del progetto, rappresentate in varie occasioni dall’Isfol, il
progetto potrà prevedere, oltre alla manutenzione costante del Sistema, le seguenti attività di
arricchimento successivo:
Verifica ed integrazione dei contenuti del DB APS.
Creazione dei collegamenti tra DB Registri e DB APS e tra DB APS e Formulario elettronico, in
termini di integrabilità delle informazioni trattate (attività, comunque, dipendente dall’esito
della fase di test del Formulario elettronico, la cui conclusione è prevista per il 2009).
Estensione alle Organizzazioni di Volontariato del sistema di archiviazione dei progetti ammessi
a finanziamento realizzato per le Associazioni Promozione Sociale (attività, comunque,
dipendente dalla fase di test del Formulario elettronico sulle APS ancora in corso; di
conseguenza tale attività sarà conclusa nel 2009).
Realizzazione di nuove iniziative di presentazione e formazione all’uso del Sistema e delle varie
funzionalità (da attuarsi in base alle esigenze e disponibilità del Ministero).
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115
Svolgimento delle rilevazioni destinate ad alimentare il DB Caratteristiche Organizzazioni del
SIONP (da realizzarsi in base al questionario progettato e tramite tecniche di rilevazione tese a
sfruttare al massimo le potenzialità offerte dal web).
Sviluppo di funzionalità e procedure che permettano il caricamento dei dati provenienti dalle
rilevazioni nel DB Caratteristiche Organizzazioni del SIONP.
Progressiva apertura del Sistema verso l’esterno tramite la realizzazione di presentazioni
pubbliche, convegni, pubblicazioni e diffusione di alcune informazioni anche via web.
Progettazione di un programma di aggiornamento e scambio di informazioni, soprattutto ai fini
del “mantenimento in vita” del DB Registri e del DB Anagrafica Organizzazioni, tramite il
coinvolgimento diretto delle amministrazioni responsabili dei registri.
Arricchimento del SIONP, tramite il caricamento di registri diversi rispetto a quelli
originariamente previsti, sulla base delle valutazioni rese possibili dalle analisi di sfondo.
Arricchimento della reportistica prevista nei diversi DB, secondo le esigenze del Ministero e
anche utilizzando tecniche di rappresentazione cartografica.
Sviluppo di funzionalità dirette a migliorare la qualità complessiva dei dati contenuti nel
SIONP, eliminando duplicazioni (causate dalla presenza di alcune organizzazioni in più di un
registro) e realizzando un’integrazione controllata dei dati riferibili ad una singola
organizzazione (sfruttando la presenza di informazioni più complete in un registro rispetto ad
un altro). Scopo ultimo sarà quello di pervenire ad una corrispondenza 1 a 1 tra record e
organizzazioni e di arricchire le informazioni relative ad ogni singola organizzazione con notizie
presenti in differenti archivi amministrativi.
Progettazione tecnica del collegamento con il Portale, con altri giacimenti informativi esistenti
all’interno del Ministero ed, eventualmente, con altre fonti esterne.
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116
4. Gli sviluppi futuri
4.1. Il ruolo del Ministero
Il sistema informativo è del Ministero. E’ unico ed esclusivo. Si tratta di una rilevazione esaustiva
progettata e realizzata da Isfol.
Il sistema è immediatamente operativo e utilizzabile agli scopi del Ministero, è uno strumento di
“conoscenza” del fenomeno, lo si può consultare e utilizzare per “gestire” le organizzazioni del non
profit, per conoscere il fenomeno e avere elementi di scenario, per conoscere le dinamiche territoriali,
i settori economici in cui opera, i servizi che offre.
Il sistema è pronto e collaudato per essere usato in attività di monitoraggio, rilevazioni sperimentali,
indagini specifiche sempre finalizzate ad accrescere la conoscenza e a supportare la programmazione
del Ministero. E’ stato pensato in linea con le strategie tese all’ammodernamento dell’amministrazione
e alla semplificazione delle procedure, alla diffusione dell’uso delle tecnologie informatiche e alla
razionalizzazione dei servizi del Ministero.
Il Ministero può verificare la tenuta del sistema e la sua qualità.
4.2. Il ruolo dell’Isfol
Il Servizio Statistico Isfol ha progettato e realizzato il sistema. Al momento, sono previste una fase di
accompagnamento al Ministero nell’avvio e una fase di formazione tecnica‐operativa a sostegno
dell’utilizzo del sistema.
E’ stato strategicamente rilevante l’attivazione dei contatti con le Regioni, le Province e le Prefetture, le
altre amministrazioni pubbliche per creare la rete dei rapporti con i referenti. In futuro si tratterà di
coinvolgerli attivamente in un programma di lavoro finalizzato all’aggiornamento costante del sistema,
al suo sviluppo e al suo utilizzo nell’intraprendere iniziative di studio e approfondimento scientifico ai
vari livelli (nazionale, regionale, locale).
L’Isfol assicura un sostegno all’Amministrazione nel processo di diffusione del sistema anche all’interno
della rete SISTAN e dei suoi circoli di qualità.
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117
Allo stesso modo l’Istituto assicura un supporto all’Amministrazione:
nell’implementazione e nell’ampliamento del sistema informativo sulle organizzazioni del non
profit al fine di includere informazioni e conoscenze anche sui settori in cui operano, sui servizi,
sulle politiche, sui target. Il sistema articolato nelle dimensioni sopra descritte costituirà il
primo nucleo di uno “spazio comune informativo” accessibile ai vari soggetti, istituzionali e
non, che nell’ambito dei diversi livelli di governance sono impegnati nell’elaborazione e nella
gestione di interventi di policy, uno strumento utile a tracciare le priorità di intervento per
qualificare la nuova strategia di raccordo fra welfare, terzo settore, lavoro e formazione;
nella definizione di un set di indicatori coerenti con gli indirizzi nazionali e comunitari di
riferimento, nonché con le politiche regionali;
nell’adozione di standard condivisi che possano garantire l’equità di trattamento a tutti i
soggetti operanti nel non profit e la diffusione di informazioni complete a tutti i cittadini;
nello sviluppo di azioni decise dal Ministero e dagli Osservatori in relazione alla verifica di
qualità del sistema o alla confrontabilità con altri sistemi regionali, nazionali, europei;
nella predisposizione del “piano di diffusione e di comunicazione” delle informazioni ai cittadini
e alle organizzazioni del settore.
Dal punto di vista del sistema, finora, progettato e realizzato il Servizio Statistico Isfol nei prossimi mesi
procederà alla:
definizione di un DB informatico a supporto del Registro Nazionale delle APS in cui far confluire
tutte le informazioni anagrafiche e i dati storici sulle organizzazioni, nazionali e territoriali,
iscritte. Quindi, progettazione e sviluppo di un modulo gestionale sui progetti presentati dalle
Associazioni di Promozione Sociale e ammessi a finanziamento sulla base delle direttive annuali
di riferimento. Il DB, dopo una fase di test, sarà rilasciato al Ministero e alla Divisione II per la
futura tenuta e gestione. Successivamente, con le dovute variazioni passare a progettare lo
stesso DB per le Organizzazioni di Volontariato, nel senso che la procedura con le opportune e
necessarie modifiche da apportare sulla base delle direttive specifiche del settore, sarà messa a
punto anche per la Divisione III;
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118
definizione di un Formulario informatico sperimentale a supporto della fase di “Rimodulazione”
dei “Progetti ammessi a finanziamento per l’annualità 2008” sulla base della Direttiva del 29
luglio 2008;
definizione di un DB normativo/documentale sul non profit contenente: repertorio normativo,
raccolta della modulistica, catalogo bibliografico, sitografia e rubrica dei responsabili/referenti
regionali e provinciali competenti in materia. Il DB è finalizzato ad una conoscenza più
completa del fenomeno e delle sue dinamiche;
arricchimento delle informazioni contenute nel sistema tramite la progettazione di rilevazioni
specifiche su alcune tipologie organizzative di cui, grazie all’acquisizione di registri e albi, si
dispone delle informazioni anagrafiche. Le altre informazioni saranno utili a rilevare le
caratteristiche organizzative, economiche e legate alle attività svolte dalle organizzazioni
operanti nel terzo settore. Allo scopo è stata già predisposta e inviata al Ministero una bozza
del questionario da utilizzare per la rilevazione CAWI;
ampliamento delle tipologie organizzative inserite nel sistema con l’inserimento di altri registri
e organizzazioni. Isfol sta realizzando le analisi di sfondo previste in Convenzione per fornire
informazioni utili al Ministero che potrà valutare l’apertura del sistema informatico ad altre
tipologie organizzative del non profit;
progettazione di modalità per la diffusione del sistema via Web e l’apertura del sistema
all’esterno;
definizione di un quadro metodologico e informatico per la realizzazione della reportistica del
SIONP (elaborazione dati e analisi per produrre informazioni sintetiche sia di natura statistica,
che amministrativa e tecnica anche a fini della comunicazione istituzionale) sulla base delle
esigenze del Ministero e degli Osservatori;
redazione di un Rapporto di presentazione del sistema, da pubblicare e diffondere anche on
line.
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119
4.3. Il progetto 2009
La Convenzione 2009, ha ribadito la trasversalità del progetto 2008 e, con il coinvolgimento dei due
Osservatori Nazionali sull’Associazionismo e sul Volontariato, ha previsto nuove attività di integrazione
e sviluppo del SIONP: Il Sistema Informativo, fin qui creato, da Isfol per il Ministero, è una fonte
informativa piuttosto ricca, un punto di osservazione privilegiato, capace di garantire le esigenze di
puntualità, la trasparenza e la verificabilità del dato, la continuità dell’informazione. L’informazione
come sistema organico e sistematico di dati collegati tra loro da una logica di fondo funzionale
all’esercizio quotidiano di gestione, programmazione, decisione e intervento.
È indispensabile individuare, per il futuro, una modalità di aggiornamento costante, un collegamento
ed un’integrazione con i diversi sistemi regionali e provinciali, comprese le prefetture, stabilendo un
“debito informativo” cui ciascun ente dovrà attenersi, anche solo per una fase sperimentale, per
consentire la costruzione di un bacino informativo unico cui far riferimento non solo per la costruzione
di un set di indicatori utili ma anche per la produzione di informazioni comparabili. Il Sistema
Informativo diverrebbe un “punto d’osservazione” privilegiato, capace di garantire nel contempo le
esigenze di puntualità, di trasparenza e di verificabilità del dato oltre che la continuità
dell’osservazione. La collaborazione istituzionale sarebbe un importante servizio anche a favore dei
cittadini e delle loro espressioni associative, intervenendo a bilanciare le asimmetrie informative che
potrebbero manifestarsi.
Altrettanto indispensabile sarà la cura delle rilevazioni di monitoraggio che potranno assicurare, se
regolarmente e costantemente realizzate, un aggiornamento su questioni emergenti del settore.
Ulteriore valore aggiunto e punto di forza del sistema, oltre alla sua unicità e completezza, è la sua
apertura alle associazioni che potrebbero utilizzarlo come canale di informazione e scambio con gli
organi competenti.
Con il progetto 2009, si prevede che i dati, già in possesso dell’Amministrazione, saranno resi fruibili
anche alle Associazioni di Promozione Sociale e alle Organizzazioni di Volontariato. Il sistema è stato
concepito, sia dal punto di vista organizzativo che tecnologico, in modo da poter confluire nel Portale
nazionale dei Volontari e delle Organizzazioni non profit, anzi, ne costituisce la base informativa e pone
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le condizioni della sua valorizzazione e ampia fruibilità da parte dell’Amministrazione, delle
organizzazioni censite, dei cittadini.
L’idea di base è riprendere e sviluppare gli obiettivi previsti in fase progettuale e raggiunti, di seguito
ricordati:
Relativamente alla “Fase esplorativa e ricerca fonti informative” si ritiene di proseguire nella:
Gestione, manutenzione, aggiornamento e integrazione del patrimonio informativo finalizzati
allo studio e all’analisi dell’evoluzione della normativa;
Schedatura delle fonti istituzionali, sinergie e sviluppo dei rapporti istituzionali, costruzione di
un network;
Attivazione di accordi con le Regioni e con le Prefetture per condividere, aggiornare ed
implementare il sistema; definizione di un piano di lavoro per l’aggiornamento e l’integrazione
dei data base locali, per l’accesso al sistema mediante password;
Creazione di un sistema pratico, dotato di un repertorio normativo e bibliografico, di una
sitografia utile per una “manutenzione” della legislazione in materia e per la raccolta di
protocolli d’intesa e di accordi di programma siglati tra Regioni e terzo settore, di una
mappatura dei referenti regionali. Le diverse sezioni specialistiche del sistema informativo,
finalizzate ad una conoscenza più completa del fenomeno e delle sue dinamiche, dovranno
essere aggiornate e ampliate, ottimizzate e integrate;
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121
Predisposizione di un DB gestionale sui progetti presentati dalle APS e dalle OdV e ammessi a
finanziamento nelle diverse annualità, ad uso delle due Divisioni interessate. Isfol progetterà e
rilascerà all’Amministrazione un DB finalizzato a registrare una serie di informazioni e di dati
sulle organizzazioni ammesse a finanziamento per la realizzazione di progetti sulla base delle
direttive di riferimento. Anche il DB sarà costruito, dal Servizio Statistico, tenendo conto che i
dati, anche se relativi ad una parte delle organizzazioni censite, dovranno confluire e
alimentare il sistema informativo;
Progettazione e realizzazione di un Glossario sul Terzo Settore da diffondere sia su supporto
cartaceo che on line;
Infine, ma non ultimo, si organizzerà un primo “evento tecnico” di presentazione del sistema e
delle sue potenzialità (Isfol, Ministero, Osservatori) e una “conferenza” di presentazione del
sistema e di coinvolgimento di tutti coloro che in qualità di referenti territoriali hanno
partecipato alla realizzazione del sistema stesso finalizzata a definire insieme un programma di
lavoro per il suo aggiornamento.
Per quanto riguarda il “Sistema Informativo sulle Organizzazioni del Non Profit”, nel corso del 2009 si
procederà:
Al completamento, aggiornamento e manutenzione del sistema;
All’arricchimento del Database alle altre sezioni oltre all’anagrafica. Le altre Schede
specialistiche si prevede saranno utili a rilevare le caratteristiche organizzative, quelle
gestionali e quelle legate alle attività svolte dalle organizzazioni operanti nel terzo settore);
All’integrazione del sistema con altre organizzazioni del non profit. A cura del gruppo di lavoro
congiunto Ministero‐Osservatori‐Isfol si realizzerà un’analisi di sfondo per valutare l’apertura
del sistema informatico ad altre tipologie organizzative del non profit, in particolare per il 2009,
delle associazioni giovanili e delle associazioni familiari.
Alla diffusione, comparazione e armonizzazione tecnologica con altri sistemi informativi;
Alla progettazione e formazione tecnico‐operativa all’utilizzo del sistema sia per
l’Amministrazione che per le Regioni e gli altri enti interessati allo scambio informativo;
Alla costruzione di un sito Web open source per una diffusione del sistema più ampia e
funzionale alle organizzazioni operanti nel mondo dell’associazionismo, del volontariato, della
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122
cooperazione sociale, etc. A tal fine si prevede la collaborazione con gli Osservatori e le
Divisioni competenti investiti della progettazione del Portale nazionale dei Volontari e delle
Organizzazioni non profit.
Per quanto riguarda il “Sistema di Monitoraggio” si procederà:
Al completamento e aggiornamento delle informazioni del sistema;
Al popolamento delle sezioni già strutturate, ma ancora non compilate. Il popolamento delle
informazioni contenute nel sistema sarà effettuato con indagini sperimentali che utilizzeranno
la metodologia CAWI, finalizzate ad acquisire informazioni utili per conoscere il settore.
L’indagine avverrà tramite il coinvolgimento diretto delle organizzazioni che parteciperanno
alla rilevazioni compilando questionari on line;
Allo studio di fattibilità per verificare l’ampliamento delle sezioni specialistiche alle direttive di
competenza delle Divisioni e alla loro gestione, quindi, progettare l’utilizzo del sistema
informativo e statistico;
Allo studio di fattibilità per saggiare la tenuta del sistema e la sua qualità anche prevedendo,
tra gli sviluppi futuri, incontri di scambio con altri paesi europei sia per conoscere “altri modi”
di gestire il sistema informativo ed informatico delle organizzazioni del non profit, sia per
individuare “casi di buona pratica” in vista dell’Anno Europeo del Volontariato previsto per il
2011.
L’idea di alimentare le Sezioni attraverso l’avvio di rilevazioni, tramite metodologia CAWI online
risponde alle esigenze espresse dal Ministero finanziatore. Si prevedono approfondimenti sulle
associazioni di promozione sociale, sulle organizzazioni di volontariato, sulle cooperative sociali per
completare il sistema in tempi brevi, con costi contenuti, senza trascurare la qualità del dato e
dell’informazione.
Infine, relativamente alla “Fase di Reporting” sarà:
Definito un sistema di reporting, sulla base delle esigenze del Ministero e degli Osservatori, per
produrre informazioni sintetiche sia di natura statistica, che amministrativa e tecnica, a
supporto delle attività del dicastero ed a fini della comunicazione istituzionale;
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Curato un Rapporto di presentazione e conoscenza del sistema, da diffondere on line;
Sviluppato un sistema informativo in un’ottica di ammodernamento, semplificazione,
razionalizzazione;
Curata la fase di elaborazione dati e analisi dati, in particolare, sulle APS e sulle OdV, per
supportare, l’Amministrazione e gli Osservatori, nella redazione del Rapporto Nazionale
sull’Associazionismo e del Rapporto Biennale sul Volontariato.
4.4. Le potenzialità
Alle linee di sviluppo già anticipate nei paragrafi precedenti si aggiungono tutta una serie di
potenzialità che si potrebbero sviluppare partendo dal SIONP. Di seguito si riportano alcune “piste di
lavoro” individuate:
La prima, riguarda proprio il Sistema Informativo creato. L’opportunità di aggiornarlo e manutentarlo
sia nella sezione statistica, che in quella anagrafica ed informativa, che infine, in quella normativa e
documentale. L’utilizzo di tutto questo patrimonio informativo organizzato in dati comparabili
permetterebbe di produrre analisi di sintesi e approfondimenti, con annesse tavole e rappresentazioni
grafiche, laddove possibili sui fenomeni studiati.
La seconda, riguarda la valutazione di ampliare il Sistema Informativo fin qui creato. Come?
Sicuramente interessante la sinergia con le altre Aree dell’Istituto che si occupano della tematica. In tal
senso, si sta collaborando con l’Area Pari Opportunità per aggiungere nel Sistema una Sezione
Specialistica riguardante gli organismi del privato sociale che si occupano di “discriminazioni”. Questo
all’interno del progetto più ampio dell’Area che prevede la creazione di un “Osservatorio sulle
discriminazioni”. Allo stesso modo si sta valutando la possibilità di alimentare delle sezioni più legate
al mondo dell’istruzione e della formazione professionale, utilizzando il Censimento sugli organismi
accreditati presso le Regioni. Queste possibilità mettono in evidenza lo sforzo e il rigore metodologico
che è stato profuso nella costruzione del Sistema Informativo sulle Organizzazioni Non profit, oltre
all’ampio utilizzo che se ne potrebbe fare da più punti di vista.
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La terza, riguarda la valutazione di mettere a disposizione il Sistema Informativo nella fase di
attivazione e di monitoraggio delle politiche di integrazione e sostegno al reddito. Infatti, dai
documenti informativi redatti sul tema della crisi economica e delle proposte utili finalizzate alla
salvaguardia del capitale umano e dell’occupazione si evince che una particolare attenzione viene
riservata all’intensificazione dei programmi di attivazione ed al sostegno delle categorie più vulnerabili
(ordine di priorità da definire).
A questo proposito viene indicata come utile ed innovativa l’introduzione di voucher per l’acquisto di
servizi domestici e di assistenza alle persone. L’adozione di misure di flessicurezza, nel contesto
attuale, risponde alla necessità di proteggere, attraverso politiche attive di sostegno del reddito e
misure di riforma fiscale, le fasce “ai margini” del mercato del lavoro, di fronte a quella che viene
definita “una ristrutturazione inevitabile”. Sempre su questa scia si procede all’introduzione di
politiche attive del lavoro, efficaci ad un moderno sistema di sicurezza sociale, che comprenda incentivi
diretti a sostegno del reddito e a supporto effettivo alla conciliazione vita‐lavoro. In Italia, le politiche di
integrazione sono spesso composte da una miriade di interventi di piccola entità, realizzati a livello
locale da una molteplicità di attori pubblici e dalle organizzazioni del privato sociale che operano sul
territorio, chiamati a interpretare indirizzi generali, contenuti nei documenti programmatici e nelle
norme, e a tradurli in iniziative e attività concrete. Il decentramento nelle decisioni innesca una
naturale tendenza alla perdita di informazione.
Se a ciò si aggiunge la frammentazione degli interventi, nel senso di grande varietà di approcci e di
strategie di intervento, questo provoca dispersione di conoscenze e non permette di capitalizzare le
esperienze. Il Sistema Informativo sulle Organizzazioni Non profit, progettato e sviluppato dal Servizio
Statistico Isfol, è una risorsa che l’Istituto potrebbe mettere a disposizione nella fase di attivazione e di
monitoraggio delle politiche di integrazione e sostegno. Contando sul “censimento” delle
organizzazioni (cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato,
onlus, fondazioni, organizzazioni non governative, ….) che operano su tutto il territorio nazionale si
potrebbero sviluppare, anche per singola tipologia organizzativa, indagini ad hoc, sia qualitative che
quantitative, sulle diverse tipologie di intervento. Partendo dalla fase di attribuzione delle risorse, a
quali persone hanno coinvolto, all’utilità riscontrata, ai punti di forza e alle criticità in una logica di
apprendimento sulla bontà delle azioni intraprese. Su questa via si procederà ad una stima
“dell’impatto”, ossia del cambiamento prodotto da una politica pubblica su uno specifico problema
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125
collettivo. Quindi, nell’analisi successiva, alle tecniche di misurazione statistica del fenomeno, si
aggiungeranno quelle di analisi socio‐economica e di analisi della qualità della regolazione (AIR – analisi
impatto regolativo e VIR – valutazione d’impatto della regolazione).
La quarta, riguarda la possibilità di utilizzare il sistema creato per valutare il peso economico del terzo
settore in termini di occupazione e reddito. Dal 1993, anno in cui è stato pubblicato il Libro Bianco
della Commissione Europea su Crescita, competitività e occupazione51, si è progressivamente
affermata l’idea che il settore non profit possa fornire un contributo rilevante alla crescita
dell’occupazione. Da allora, il dibattito politico e scientifico si è arricchito di una serie di contributi che,
in linea generale, hanno teso a confermare le aspettative positive sulla capacità occupazionale del
settore non profit52.
La ricerca teorica è stata anche supportata da analisi empiriche condotte allo scopo di misurare
l’occupazione prodotta dalle organizzazioni non profit e il loro contributo alla formazione del prodotto
interno lordo53. Fino ad ora, tuttavia, la parzialità delle rilevazioni, l’assenza di una definizione
condivisa di organizzazione non profit, la necessità di considerare le differenze tra i tipi di risorse
umane impiegate, nonché la diversità dei metodi di valorizzazione del contributo lavorativo di risorse
che prestano la loro attività gratuitamente, hanno prodotto risultati difficilmente comparabili, sia nel
tempo (per lo stesso paese) sia nello spazio (tra paesi diversi).
Gli studi condotti a livello internazionale mostrano che l’occupazione del settore non profit nei diversi
Paesi rappresenta dall’1 al 7% del totale nazionale e, in Italia, tale quota viene stimata intorno al 2,5‐
3%.
Questo dato, tuttavia, considera solo una parte del peso economico del non profit in termini di
occupazione e, conseguentemente, di reddito. In particolare, il dato non comprende il contributo di
quel personale, soprattutto volontario, che svolge attività all’interno delle organizzazioni del terzo
settore senza ricevere alcun compenso.
39 Commissione Europea (1993).
40 Ciampi (1996); Lunghini (1995); Rifkin (1995); Borzaga, Gui, Shenkel (1995); Barbetta (1996 e 2000).
41 Borzaga (1991 e 2000); Salomon, Anheier (1996); Barbetta (1996).
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Il settore utilizza le più svariate tipologie contrattuali da quelle più “tradizionali” costituite dai
lavoratori dipendenti, passando per le diverse forme di lavoro atipico, fino ad arrivare al personale che
opera in modo gratuito e, in particolare, ai volontari.
Le grandezze relative al personale “retribuito” e “non retribuito”, impiegato nelle organizzazioni non
profit, sono tutt’altro che irrilevanti. Infatti, in base ai dati dell’Istat riferiti al 1999, le organizzazioni
non profit operavano con circa quattro milioni di persone. Si trattava oltre che di personale retribuito
(tra i quali più di 500 mila dipendenti), anche e soprattutto di personale che svolgeva la propria attività
in forma gratuita (i volontari erano circa tre milioni).
Proprio la constatazione della rilevanza del settore non solo in termini di servizi erogati, ma anche dal
punto di vista dell’occupazione e della stima della quantità di lavoro necessaria a produrre tali servizi,
conduce direttamente all’esigenza di disporre di una misurazione più appropriata dell’apporto del
terzo settore alla creazione dell’occupazione e del prodotto interno a lordo. Da ciò discende anche la
necessità di approfondire sia i metodi di calcolo del contributo all’occupazione riferibile al settore, sia
le tecniche di stima dell’apporto del “lavoro” volontario.
La valorizzazione del “lavoro” volontario, tuttavia, è un’operazione complessa. Essa richiede, in primo
luogo, la definizione del quadro metodologico di riferimento e, in secondo luogo, l’adozione di
tecniche specifiche, necessarie a tradurre correttamente le ipotesi e a garantire la coerenza con il
quadro metodologico.
I volontari, infatti, non possono essere considerati lavoratori in senso stretto e la stima del loro
contributo non può prescindere dalla considerazione di due aspetti fondamentali: a) i beni e servizi
delle organizzazioni nonprofit sono prodotti e scambiati prevalentemente al di fuori del mercato e,
anche quando siano prodotti e scambiati all’interno del mercato, hanno un “prezzo” che normalmente
non copre i relativi costi di produzione; b) il contributo alla produzione del personale che opera in
modo gratuito nelle organizzazioni nonprofit è stimabile solo a condizione di accettare una
misurazione “grezza e approssimata”, non essendo possibile includere nella valorizzazione gran parte
degli aspetti qualitativi che per alcuni servizi tipici del settore costituiscono l’essenza del bene o
servizio scambiato.
Il progetto si propone due obiettivi: 1) fornire, tramite una rilevazione ad hoc, la rappresentazione
delle tipologie di contratti utilizzate nell’ambito del settore non profit, con riferimento ai titoli di studio
e formativi di queste risorse, oltre che alle competenze; 2) dimostrare che, sotto opportune ipotesi, è
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possibile stimare, in modo più aderente alla realtà, il contributo economico di tutte le tipologie di
risorse umane operanti all’interno delle organizzazioni non profit, anche di quelle che, per il fatto di
offrire tempo e competenze in modo gratuito, non sono generalmente considerate nel calcolo
dell’occupazione e del reddito.
A titolo di esempio, si fa presente che un procedimento di stima applicato ai dati pubblicati dall’Istat
sulle organizzazioni di volontariato rilevate, con riferimento al 1997, dava luogo ad un’occupazione
complessiva di circa 73 mila unità in termini di equivalenti a tempo pieno (cioè di ammontare di lavoro
necessario a svolgere le attività delle organizzazioni), a fronte di un’occupazione “pura” costituita da
circa 6 mila dipendenti.
La quinta proposta, infine, tocca una problematica alquanto meritevole di attenzione il “Terzo settore
e il lavoro femminile”.
In Italia, come in altri paesi, il settore non profit si basa su una forza lavoro composta per la maggior
parte da donne. Questa prevalenza numerica potrebbe indurre a ritenere le organizzazioni non profit
un luogo ideale per la manodopera femminile: in questo tipo di organizzazioni le donne, diversamente
da quanto avviene nelle imprese private e nel settore pubblico, avrebbero più elevate possibilità di
impiego e reali opportunità di accedere a posizioni decisionali nelle organizzazioni.
Alcune studiose statunitensi, tuttavia, hanno dimostrato che la predominanza delle donne nel settore
non profit, non solo non riesce a tradursi per esse in una attenuazione delle discriminazioni in termini
di carriera, retribuzione e accesso ai ruoli di comando, ma rischia anche di implicare, tramite la
mancata valorizzazione del loro apporto, la svalutazione economica dell’intero settore54.
Il progetto si propone di verificare, tramite una rilevazione ad hoc, la validità di questo approccio per le
organizzazioni non profit italiane.
A tal proposito, vediamo la rilevanza di alcuni aspetti in una prospettiva di genere.
I principali aspetti positivi del lavoro all’interno del settore nonprofit sono spesso individuati nelle
minori barriere all’entrata e nel più ampio ventaglio di posizioni contrattuali disponibili. In questo
senso, le svariate opportunità formative che il settore non profit offre come volontario, tirocinante o
borsista rappresentano reali porte d’accesso al mercato del lavoro e, per le donne che sperimentano
difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro, possono costituire concreti sbocchi professionali. Inoltre,
42 Steinberg e Jacobs, 1994.
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le organizzazioni non profit, grazie alla varietà di posizioni contrattuali offerte, rispondono
maggiormente alle esigenze di flessibilità dei lavoratori e, in questo caso, le donne con responsabilità
familiari, possono trovare più facilmente in questo tipo di organizzazioni l’opportunità di svolgere un
lavoro compatibile con i loro altri impegni. La portata dei fattori positivi appena menzionati viene in
parte ridimensionata dagli aspetti negativi del lavoro all’interno del settore non profit, principalmente
riconducibili a bassi salari, differenziali salariali, limitate prospettive di carriera che inevitabilmente
innescano meccanismi discriminatori e di esclusione.
In questo senso, le maggiori opportunità formative e la maggiore flessibilità possono trasformarsi in
ridotte possibilità di ottenere sicurezza del posto di lavoro, adeguate prospettive di carriera e
retribuzioni eque. Il progetto si propone di fornire un approfondimento sulla questione delle
disuguaglianze di genere all’interno del terzo settore, sull’influenza del genere nelle attività e
nell’organizzazione, o in particolare, nell’ambito di alcune tipologie organizzative confluite nel SIONP.
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Allegato
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
131
Allegato
Riferimenti normativi regionali/provinciali relativi alle tipologie di
organizzazioni non profit analizzate nel progetto
Allegato
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
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REGIONE
Associazioni di promozione sociale
L. 383/2000 – Disciplina delle associazioni di promozione
sociale
Cooperative sociali L. 381/1991 – Disciplina delle cooperative sociali
Organizzazioni di volontariato L. 266/1991
– Legge quadro sul volontariato
Fondazioni DPR 361/2000 - Norme per
la semplificazione dei procedimenti di
riconoscimento di persone giuridiche private
ABRUZZO www.regione.abruzzo.it
LR 15/2004, artt. 214-215 - Gli artt. 214 e 215 istituiscono il Registro e l’Osservatorio regionali. NON C’E’ NORMA AD HOC MA NORMATIVA PRECEDENTE su associazionismo in generale LR 142/1996 - Promozione e riconoscimento dell'associazionismo
LR 38/2004 – Riordino della normativa in materia di cooperazione sociale
LR 37/1993 – Recepimento legge quadro sul volontariato. Istituzione del registro nazionale
LR 13/2005 - Norme per l'esercizio delle funzioni amministrative concernenti le persone giuridiche ai sensi dell'art. 14 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616. Abrogazione della L.R. n. 6/1991 Del. Giunta Reg. 409/2001 - DPR 361/2000 recante "Norme per la semplificazione dei procedimenti di riconoscimento di persone giuridiche private e …” Istituzione del registro regionale delle persone giuridiche.
BASILICATA www.regione.basilicata.it
Non ancora recepita LR 39/1993 - Norme di attuazione per la disciplina delle Cooperative Sociali (istituzione e gestione dell’albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 50/1997 - Disposizioni di principio e disciplina generale per la cooperazione
LR 1/2000 - Nuove norme per la promozione del volontariato abrogazione delle leggi regionali nn. 38/1993 e 2/1997
Del. 836/2001 Del. Cons. Reg. 276/2007 Regolamento di organizzazione per l’esercizio delle funzioni amministrative di competenza regionale concernenti le persone giuridiche private
CALABRIA www.regione.calabria.it
Non ancora recepita LR 5/2000 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale. Attuazione legge 381/1991 (istituzione albo)
LR 18/1995 - Norme per il riconoscimento e per la promozione delle organizzazioni di volontariato (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 10/1996 - Adeguamento legge regionale 19 aprile 1995, n. 18 alla legge quadro nazionale n. 266 dell'11 agosto 1991 sul volontariato
Reg. Reg. 1/2001- Regolamento di attuazione del D.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361 per la istituzione del registro delle persone giuridiche private e relative modalità di iscrizione
CAMPANIA www.regione.campania.it
Non ancora recepita Non ancora recepita LR 9/1993 - Norme per la valorizzazione del volontariato e regolamentazione del rapporto con la Regione e gli Enti Locali (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 18/1996 - Integrazioni e modifiche alla LR 9/1993
Dec. Pres. Giunta Reg. 276/2001 Regolamento di Istituzione del Registro delle persone giuridiche private di cui al D.P.R. 361 del 2000 Dec. Pres. Giunta Reg. 2003 Regolamento concernente la materia delle persone giuridiche private, di cui al D.P.R. 10 febbraio 2000 n. 361.
Allegato
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
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L. 383/2000 Associazioni di promozione sociale
L. 381/1991 Cooperative sociali
L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato
DPR 361/2000 Fondazioni
EMILIA ROMAGNA www.regione.emilia-romagna.it
LR 34/2002 - Norme per la valorizzazione delle associazioni di promozione sociale. Abrogazione della LR 10/95 (istituzione del registro) DGR 910/2003 - Registro regionale delle associazioni di promozione sociale: modalità per l'iscrizione, la cancellazione e la revisione. registri provinciali e comunali delle associazioni di promozione sociale: criteri minimi di uniformità delle procedure per l'iscrizione, la cancellazione e la revisione
LR 7/1994 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale. Attuazione della Legge 8 novembre 1991, n. 381 - Testo coordinato con le modifiche apportate dalla LR 18/3/97, n. 6 (istituzione albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 6/1997 - Modifica della LR 4 febbraio 1994, n. 7 norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale. Attuazione della legge 8 novembre 1991, n. 381 LR 3/1999 - Riforma del sistema regionale e locale LR 2/2003 - Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali DGR 1319/2007 esercizio delle funzioni amministrative concernenti l'iscrizione, la cancellazione e l'aggiornamento dell'albo delle cooperative sociali di cui alla LR 7/1994 e successive modificazioni già delegate alle province ai sensi della LR 3/1999 abrogazione DGR n. 62/2000
L R 12/2005 - Norme per la valorizzazione delle Organizzazioni di volontariato. Abrogazione della LR 2 settembre 1996, n. 37 (Nuove norme regionali di attuazione della legge 11 agosto 1991, n. 266 - Legge quadro sul volontariato. Abrogazione della LR 31 maggio 1993, n. 26) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 13/2006 - Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'articolo 40 della legge regionale 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio 2006 e del bilancio pluriennale 2006-2008. Primo provvedimento di variazione DGR 139/2000 - Modalità per la gestione del registro regionale delle organizzazioni di volontariato. criteri minimi di uniformità delle procedure per la gestione dei registri provinciali delle organizzazioni di volontariato. revoca della deliberazione n. 2436/1996. DGR 140/2006 - Determinazione delle caratteristiche delle organizzazioni di volontariato a rilevanza regionale iscrivibili nel registro regionale di cui all'art. 2, comma 1 della LR 12/2005)
LR 37/2001 Norme per l'esercizio delle funzioni amministrative concernenti le persone giuridiche private ai sensi dell'art. 14 del d.p.r. 24 luglio 1977, n. 616. Abrogazione della l.r. 23 novembre 1987, n. 35
FRIULI VENEZIA GIULIA www.regione.fvg.it
NON C’E’ NORMA AD HOC MA ISTITUZIONE REGISTRO LR 13/2002, art 13, comma 18 - Disposizioni collegate alla legge finanziaria 2002, Art 13 riguarda l’istituzione registro regionale APS DGR 3037/2003 Regolamento per la tenuta del registro regionale APS
LR 20/2006 - Norme in materia di cooperazione sociale PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 27/2007 - Disciplina organica in materia di promozione e vigilanza del comparto cooperativo
LR 12/1995 - Disciplina dei rapporti tra le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di volontariato
Rinvio a normativa nazionale LR 39/1993 (Per vigilanza su fondazioni) - Modificazioni ed integrazioni alla normativa regionale in materia di organizzazione e di personale.
Allegato
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
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L. 383/2000 Associazioni di promozione
sociale
L. 381/1991 Cooperative sociali
L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato
DPR 361/2000 Fondazioni
LAZIO www.regione.lazio.it
NON C’E’ NORMA AD HOC MA NORMATIVA PRECEDENTE su associazionismo in generale LR 22/99 - Promozione e sviluppo dell'associazionismo nella Regione Lazio. Testo coordinato. (istituzione registro)
LR 24/1996 - Disciplina delle cooperative sociali (istituzione albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 30/1997 - Modifica della LR 27 giugno 1996, n. 24, concernente: Disciplina delle cooperative sociali LR 12/2000 - Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2000 (legge regionale 11 aprile 1986, n. 17)
LR 29/93 - Disciplina dell'attività di volontariato nella Regione Lazio (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 18/1996 - Modifica della legge regionale 28 giugno 1993, n. 29, concernente disciplina delle attività di volontariato nella regione Lazio LR 12/2000 - Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2000 (legge regionale 11 aprile 1986, n. 17)
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LIGURIA www.regione.liguria.it
LR 30/2004 - Disciplina delle associazioni di promozione sociale (istituzione registro) Regolamento 1/2005 - Regolamento di esecuzione di cui all’articolo 10 della legge regionale 24 dicembre 2004 n. 30 (disciplina delle associazioni di promozione sociale)
LR 23/1993 – Norme di attuazione per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale (istituzione albo)
LR 15/1992 - Disciplina del volontariato (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 7/1996 - Modifica alla legge regionale 28 maggio 1992, n. 15 (Disciplina del volontariato)
NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale
LOMBARDIA www.regione.lombardia.it
LR 5/2006 - Disposizioni in materia di servizi alla persona e alla comunità PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 1/2008 - Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso. (istituzione registro)
LR 16/1993 - Attuazione dell’art. 9 della legge 8 novembre 1991, n. 381, Disciplina delle cooperative sociali (solo per articoli 4, 5 e 6) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 21/2003 - Norme per la cooperazione in Lombardia LR 1/2008 -Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso. (istituzione albo)
LR 1/2008 - Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso. (istituzione registro)
Reg. Reg. 2/2001 - Regolamento di istituzione del Registro delle persone giuridiche private ai sensi dell’art. 7 del D.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361.
Allegato
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
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L. 383/2000 Associazioni di promozione
sociale
L. 381/1991 Cooperative sociali
L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato
DPR 361/2000 Fondazioni
MARCHE www.regione.marche.it
LR 9/2004 - Norme per la promozione, il riconoscimento e lo sviluppo delle associazioni di promozione sociale (istituti. registro) DGR 812/2004 - Definizione delle modalità per l’iscrizione nel Registro regionale delle APS, modalità di cancellazione e modalità per la revisione del Registro regionale
LR 34/2001 - Promozione e sviluppo della cooperazione sociale (istituzione albo)
LR 48/1995 - Disciplina del volontariato (istituzione registro)
Del. Giunta Reg. 723/2001 D.P.R. 361/2000 c. 2 - Riconoscimento delle persone giuridiche private ed approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello statuto. Istituzione del registro delle persone giuridiche private.
MOLISE www.regione.molise.it
LR 31/2004 - Norme in materia di promozione, riconoscimento e sviluppo delle associazioni di promozione sociale (istituzione registro)
LR 6/1995 - Interventi a favore della cooperazione PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 17/2000 - Norme per l’attuazione e lo sviluppo della cooperazione sociale (istituzione albo)
LR 10/2007 - Nuove norme per la promozione del volontariato nella regione Molise (istituzione registro)
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PIEMONTE www.regione.piemonte.it
LR 7/2006 - Disciplina delle associazioni di promozione sociale (istituzione registro)
LR 18/1994 - Norme di attuazione della legge 8 novembre 1991, n. 381 'Disciplina delle cooperative sociali'. Modificata da LR 76/1996 (istituzione albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 76/1996 - Modifiche alla legge regionale 9 giugno 1994, n. 18 'Norme di attuazione della legge 8 novembre 1991, n. 381' 'Disciplina delle cooperative sociali” LR 5/2001 - Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 (Disposizioni normative per l'attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 'Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59') LR 1/2004 - Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento. LR 22/2009 - Disposizioni collegate alla manovra finanziaria per l'anno 2009
LR 38/1994 - Valorizzazione e promozione del volontariato – (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 1/2004 - Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento
Del. Giunta Reg. n. 1-3615/2001 D.P.R. 361/2000 - Semplificazione dei procedimenti relativi alle persone giuridiche private. Procedure e competenze Del. Giunta Reg. n. 10-1872/2005 - Registro delle Persone Giuridiche Private: integrazione procedure stabilite con D.G.R. n. 1 -3615 del 31 luglio 2001. Del. Giunta Reg. n. 13-2446/2006 - Modalità per lo svolgimento delle funzioni di vigilanza e controllo sull’amministrazione delle Fondazioni ex art. 25 del Codice Civile
Allegato
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L. 383/2000 Associazioni di promozione
sociale
L. 381/1991 Cooperative sociali
L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato
DPR 361/2000 Fondazioni
PUGLIA www.regione.puglia.it
LR 39/2007 - Norme di attuazione della legge 7 dicembre 2000, n. 383 (Disciplina delle Associazioni di Promozione Sociale) (istituzione registro)
LR 21/1993 - Iniziative regionali a sostegno delle cooperative sociali e norme attuative della legge 8.11.91, n. 381 "Disciplina delle cooperative sociali PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 2/2002 - Modifica della legge regionale 1 settembre 1993, n. 21 "iniziative regionali a sostegno delle cooperative sociali e norme attuative della L. 381/1991
LR 11/1994 - Norme di attuazione della legge – quadro sul volontariato (istituzione registro)
Del. Giunta Reg. n. 3853/1995 Decreto del Presidente della Giunta Regionale n 103/2001 Reg. Reg. n 6 /2001 - Regolamento recante norme per l'istituzione del registro regionale delle persone giuridiche private, per il procedimento di iscrizione e di approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello statuto Del. Giunta Reg. n. 1065/2001 Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 242/2006 Del. Giunta Reg. n. 1945/2008 Adeguamento della Direttiva per l’azione amministrativa regionale in materia di persone giuridiche
SARDEGNA www.regione.sardegna.it
LR 23/2005 - Sistema integrato dei servizi alla persona. Abrogazione della legge regionale n. 4 del 1988 Riordino delle funzioni socio-assistenziali (istituzione registro)
LR 16/1997 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale (istituzione albo)
LR 39/1993 - Disciplina dell’attività di volontariato e modifiche alle leggi regionali 25 gennaio 1988, n. 4, e 17 gennaio 1989, n. 3
NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale
SICILIA www.regione.sicilia.it
Non ancora recepita Non ancora recepita LR 22/1994 - Norme sulla valorizzazione dell'attività di volontariato (istituzione registro)
Dec. Legis. n. 26/1997 Norme di attuazione dello statuto della Regione Siciliana in materia di persone giuridiche private Circ. Presidenza 22 marzo 2001, prot. 1104 - Persone giuridiche private. Procedimento di riconoscimento e di approvazione delle modifiche statutarie. DPR 10.02.2000, n. 361. Registro delle persone giuridiche regionali
Allegato
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
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L. 383/2000 Associazioni di promozione sociale
L. 381/1991 Cooperative sociali
L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato
DPR 361/2000 Fondazioni
TOSCANA www.regione.toscana.it
LR 42/2002 - Disciplina delle Associazioni di promozione sociale. Modifica all'articolo 9 della legge regionale 3 ottobre 1997, n. 72 (Organizzazione e promozione di un sistema di diritti di cittadinanza e di pari opportunità : riordino dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari integrati) (istituzione registro) LR 57/2004 - Modifiche alla legge regionale 9 dicembre 2002, n. 42 … Modifica all’articolo 9 della legge regionale 3 ottobre 1997, n. 72 Decreto del Presidente della Giunta Regionale 59/2004 - Regolamento di esecuzione dell’articolo 17 della legge regionale 9 dicembre 2002, n. 42 (Disciplina delle Associazioni di promozione sociale. Modifica dell’articolo 9 della legge regionale 3 ottobre 1997, n. 72)
LR 87/1997 - Disciplina dei rapporti con le cooperative sociali e gli enti pubblici che operano nell'ambito regionale (istituzione albo)
LR 28/1993 e successive modifiche - Norme relative ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con la Regione, gli Enti locali e gli altri Enti pubblici. Istituzione del registro regionale delle organizzazioni di volontariato"(testo coordinato) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 44/1994 - Modificazioni alla legge regionale 26 aprile 1993, n. 28 concernente norme relative ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con la regione, gli enti locali e gli altri enti pubblici. Istituzione del registro regionale delle organizzazioni di volontariato LR 111/1994 LR 28/1993 - Norme relative ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con la Regione, Enti locali ed altri enti pubblici. Istituzione registro regionale delle organizzazioni del volontariato. Modifiche. LR 29/1996 - Modifiche alla legge regionale 26 aprile 1993, n. 28 concernente norme relative ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con la regione gli enti locali e gli altri enti pubblici. Istituzione del registro regionale delle organizzazioni del volontariato".
LR 19/2001 - Delegificazione della disciplina regionale in materia di persone giuridiche private e abrogazione della legge regionale 4 agosto 1986, n. 35 (Norme di organizzazione per l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di persone giuridiche private) Decreto del Presidente della Giunta Reg. n. 31/R/2001 - Regolamento di attuazione della L.R. 24 aprile 2001, n. 19 in materia di persone giuridiche private.
UMBRIA www.regione.umbria.it
LR 22/2004 - Norme sull’associazionismo di promozione sociale (istituzione registro) DGR 31/2005
LR 9/2005 - Norme sulla cooperazione sociale (istituzione albo)
LR 18/1994 - Disciplina del volontariato (istituzione registro)
Reg. Reg. n. 2/2001 - Disciplina per il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato
VALLE D’AOSTA www.regione.vda.it
LR 16/2005 - Disciplina del volontariato e dell’associazionismo di promozione sociale Modificazioni alla legge regionale 21 aprile 1994, n. 12 (Contributi a favore di associazioni ed enti di tutela dei cittadini invalidi, mutilati e handicappati operanti in Valle d'Aosta), e abrogazione delle leggi regionali 6 dicembre 1993, n. 83, e 9 febbraio 1996, n. 5 (istituzione registro)
LR 27/1998 - Testo unico in materia di cooperazione (istituzione albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 4/2006 - Modificazioni alla legge regionale 5 maggio 1998, n. 27 (Testo unico in materia di cooperazione)
LR 16/2005 - Disciplina del volontariato e dell'associazionismo di promozione sociale Modificazioni alla legge regionale 21 aprile 1994, n. 12 (Contributi a favore di associazioni ed enti di tutela dei cittadini invalidi, mutilati e handicappati operanti in Valle d'Aosta), e abrogazione delle leggi regionali 6 dicembre 1993, n. 83, e 9 febbraio 1996, n. 5 (istituzione registro)
NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale
Allegato
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
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L. 383/2000 Associazioni di promozione sociale
L. 381/1991 Cooperative sociali
L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato
DPR 361/2000 Fondazioni
VENETO www.regione.veneto.it
NON C’E’ NORMA AD HOC MA ISTITUZIONE REGISTRO LR 27/2001, art. 43 - Istituzione del registro regionale delle associazioni di promozione sociale LR 28/2002 - Disposizioni a sostegno delle associazioni di promozione sociale DGR 2652/2001 - Modalità di gestione del registro regionale
LR 24/1994 - Norme in materia di cooperazione sociale (istituzione albo) LR 23/2006 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 27/2006 - Disposizioni in materia di tributi regionali LR 23/2007 - Disposizioni di riordino e semplificazione normativa - collegato alla legge finanziaria 2006 in materia di sociale, sanità e prevenzione
LR 40/93 - Norme per il riconoscimento e la promozione delle organizzazioni di volontariato (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 1/1995 - Modifiche ed integrazioni dell'articolo 14 della legge regionale 30 agosto 1993, n. 40, relativo ai centri di servizio per il volontariato
Del. Giunta Reg. n. 112/2001 D.P.R. 361/2000 - Norme per la semplificazione dei procedimenti di riconoscimento delle persone giuridiche private e di approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello Statuto. Istituzione del Registro Regionale delle Persone Giuridiche Del. Giunta Reg. n. 3898/2003 Del. Giunta Reg. n. 112/2001 - Norme per la semplificazione dei procedimenti di riconoscimento delle persone giuridiche private e di approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello statuto. Istituzione del Registro Regionale delle Persone Giuridiche (D.P.R. 361/2000). Integrazioni e modificazioni
Provincia Autonoma di Bolzano www.provincia.bz.it
LP 11/1993 – Disciplina del volontariato e della promozione sociale (istituzione registro) NON C’E’ NORMA SPECIFICA MA MODIFICA DI NORMA PRECEDENTE LP 12/2003, art. 28 - Modifiche della legge provinciale 1 luglio 1993, n. 11, recante “Disciplina del volontariato Decreto del presidente della provincia 11/2004 - Regolamento di esecuzione alla disciplina del volontariato e della promozione sociale
LR 24/1988 - Norme in materia di cooperazione di solidarietà sociale PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 15/1993 - Modifiche alle leggi vigenti e nuove norme in materia di vigilanza sulle cooperative LR 3/1994 - Approvazione del testo coordinato delle leggi regionali concernenti norme in materia di vigilanza sulle cooperative nonché norme in materia di solidarietà sociale LR 5/2008 - Disciplina della vigilanza sugli enti cooperativi
LP 11/1993 – Disciplina del volontariato e della promozione sociale (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LP 1/1997 - Integrazione della L.P. n.11 del 1/07/93 LP 12/2003 - Disposizioni in connessione con l’assestamento del bilancio di previsione della Provincia di Bolzano per l’anno finanziario 2003 e per il triennio 2003-2005 Decreto del presidente della provincia n. 11/2004 - Regolamento di esecuzione alla disciplina del volontariato e della promozione sociale.
NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale
Allegato
La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP
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L. 383/2000 Associazioni di promozione sociale
L. 381/1991 Cooperative sociali
L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato
DPR 361/2000 Fondazioni
Provincia Autonoma di Trento www.provincia.tn.it
LP 8/1992 - Valorizzazione e riconoscimento del volontariato sociale (istituzione registro) NON C’E’ NORMA SPECIFICA MA MODIFICA DI NORMA PRECEDENTE LP 1/2002, art. 89 - Modificazioni della legge provinciale 13 febbraio 1992, n. 8 - Registro delle associazioni di promozione sociale DGP 1077/2002 istituzione del registro provinciale delle APS
LR 24/1988 - Norme in materia di cooperazione di solidarietà sociale PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 15/1993 - Modifiche alle leggi vigenti e nuove norme in materia di vigilanza sulle cooperative LR 3/1994 - Approvazione del testo coordinato delle leggi regionali concernenti norme in materia di vigilanza sulle cooperative nonché norme in materia di solidarietà sociale LR 5/2008 - Disciplina della vigilanza sugli enti cooperativi
LP 8/1992 - Valorizzazione e riconoscimento del volontariato sociale (istituzione registro) LP 8/1992 - Valorizzazione e riconoscimento del vol.
NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale