LA CASA DELLA VENERE IN CONCHIGLIA
ALUNNI
CLASSE IV B - LICEO SCIENTIFICO
A.S. 2018/2019
“Apolline Project” e la riscoperta del patrimonio archeologico del versante nord vesuviano
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Coordinatore prof.ssa Gabriella Assante - Funzione strumentale n. 2 – Sostegno al lavoro dei docenti
Bellofatto Alessia
Capone Carmine
D’andrea Daniele
D’avino Clarissa
Giusto Sara
Lobresco Francesco
Salierno Mariachiara
Vacca Lorenzo
La casa della Venere in Conchiglia
Questa bella abitazione
appartenente alla gens
Satria e si trova nei pressi di
una delle porte urbiche più
frequentate della città, Porta
Sarno; subì gravi danni dal
grande terremoto del 62 d.
C. e per questo fu
completamente restaurata
con pitture del IV stile che
ancora oggi appaiono al
visitatore nei loro splendidi
colori. Al momento della
fatale eruzione del 79 d. C.,
lavori di risistemazione
erano ancora in corso, forse
a seguito dello sciame
sismico che interessò la
zona poco prima che il
Vesuvio interrompesse il suo
riposo.
Punto centrale della casa era il giardino con
portico colonnato su due lati su cui si aprivano
vari ambienti. Sulla parete principale del
giardino vi è il grande affresco da cui prende il
nome la domus. La dea Venere è raffigurata
all’interno di una conchiglia, dopo la sua
nascita, secondo il mito riportato dallo scrittore
Esiodo. Si è supposta, erroneamente, una
presenza cristiana nella domus, per il
ritrovamento del monogramma P su di
un’anfora con iscrizioni in greco. Tale
monogramma fu però usato dall’età di
Costantino e nel caso pompeiano sarebbe
quindi relativo alla provenienza o alla qualità
del contenuto dell’anfora.
Dopo lo scavo la domus subì nuovi danni a causa dei bombardamenti durante l’ultimo
conflitto mondiale quando si pensava che le truppe tedesche fossero nascoste
nell’antica città che, per questo motivo, fu colpita da circa 150 bombe scagliate tra il
13 e il 26 settembre 1943. La zona dell’atrio con impluvio centrale fu, dunque,
seriamente danneggiata e ancora oggi ne porta i segni a cui si aggiungono quelli del
passare inesorabile del tempo e quelli dovuti all’incuria dell’uomo
La casa sembra impostata su un’altra precedente,
ampliando il peristilio (Giardino circondato da
portici colonnati) ed il triclinio (sala da pranzo, dove
si mangiava distesi su letti disposti su 3 lati) e
risistemando tutti gli ambienti. Gli ambienti principali
della casa si sviluppano essenzialmente lungo le
due ali del giardino. Quest’ultimo è rigoglioso di
piante e di copiosa fauna che ha su due lati un
portico a colonne stuccate e dipinte in giallo oro e
bianco, mentre la parete di fondo è decorata con
motivi che richiamano la funzione dell’area
circostante: vi è infatti rappresentata una siepe con
cespugli fioriti, bacini marmorei con colombe che si
abbeverano sulla destra e una statua di Marte sulla
sinistra.
Il quadro centrale invece è di tutt’altro soggetto: una scenografica figurazione pittorica che rappresenta
la nascita di Venere da una conchiglia e che ha reso famosa la casa.
Nell’affresco pompeiano Venere appare nuda, vestita solo di gioielli d’oro alle caviglie, ai polsi e al
collo, oltre a un bellissimo diadema a cingerle il capo dai ricci capelli sistemati secondo le pettinature in
voga durante l’età dei Flavi. Nella mano destra un ventaglio e ad accompagnarla due Amorini. Nella
parte inferiore del dipinto corre un’incannucciata con una foglia presente in ciascun rombo. La resa
anatomica della dea è un po’ rigida e sicuramente non opera di un grande artista, ma da lontano
l’effetto è sicuramente soddisfacente e bene si adatta all’ambiente in cui si trova.
Coerente al racconto di Esiodo, l’artista dell’affresco decide
di rappresentare la Venere in una conchiglia
Certo, alla luce della storia dell’arte moderna
l’opera non è di pregiata fattura, ma per
l’epoca era un vero e proprio capolavoro di
alta espressione artistica; si può considerare
come un antenato del quadro di Botticelli, sia
per la maestosità delle dimensioni, sia per il
tentato approccio alla tecnica prospettica. In
altre case incontreremo questi approcci allo
studio della prospettiva. I pompeiani, infatti,
non solevano arredare le domus, ma ne
dipingevano gli interni. Per spiegarci meglio,
“affrescavano la mobilia“. E, ulteriore step
avanti nell’ home design, era la moda di
dipingere finestre e balconi che affacciavano
su immaginari paesaggi. Questo dava
profondità agli ambienti interni e dava quasi
l’illusione di trovarsi sempre in ambienti aperti.
Da lontano comunque la resa scenica, grazie
anche alle pitture di contorno e alla ricca
fauna, è eccezionale. Punto centrale della
casa è appunto il bellissimo giardino che
circonda l’impluvium con il portico colonnato
sui due lati su cui si aprono i vari ambienti.
Lo stereotipo della bellezza femminile
nell’antica Roma è la matrona dal corpo
giunonico, cioè abbondante (da Giunone, la
principale dea romana). La matrona dell’impero
non solo è opulenta nelle forme, ma è anche
carica di trucco e di gioielli, e vestita in modo
ricco e sfarzoso, come opulenta, ricca e
sfarzosa è la Roma dell’età imperiale. La donna
romana cura molto la propria persona: utilizza
creme e cosmetici e, per migliorare il proprio
aspetto, ricorre perfino all’infoltimento della
capigliatura con l’applicazione di capelli
indiani (scuri) o germanici (biondi o rossi) e
anche di colore diverso da quello naturale:
primi esempi di toupet e meches.
Per i nobili romani, la
moglie, dal corpo
prosperoso, vistosamente
truccata, ingioiellata e
lussuosamente vestita,
deve rappresentare la
ricchezza e la generosità
del marito. I canoni
estetici della donna
romana erano stati
acquisiti dalla cultura
greca, dove anche il
corpo della donna
doveva esprimersi nelle
misure e nell’armonia di
forme morbide, associate
alla compostezza e
all’equilibrio.
La figura della conchiglia è stata sempre utilizzata. Essa è il simbolo della vita.
Rappresenta il tempo da dedicare alla riflessione sulla natura dei sentimenti
corporei ,morali, etici e spirituali; è il simbolo dell’introversione mentale e di
temperamento spirituale. È anche l’emblema dell’illuminazione, della mente
nobilitata, di protezione e riconoscimento. Sin dall’ epoca
preistorica veniva
utilizzata come
elemento votivo,
nell’epoca classica e
poi rinascimentale
era collegata alla
fertilità, diventando
così il simbolo di
Afrodite; anche
Botticelli decide di
rappresentare la sua
Venere su una
conchiglia. Nel
Settecento invece la
conchiglia veniva
usata come elemento
decorativo.
Nella porzione sinistra dell’ affresco troviamo la figura di Marte. Secondo la
tradizione astrologica, nell’ambito della personalità, Venere e Marte
rappresentano il simbolo della sessualità femminile e maschile. Da una parte
Venere di genere femminile, che racchiude in sé l’immagine della bellezza, della
dolcezza, della seduzione, ma anche la sintesi dell’amore, del modo con cui lo
manifestiamo e lo attraiamo. Dall’altra Marte, di
genere maschile,
impulsivo, passionale,
indica la carica
energetica e la
potenza dell’azione,
raffigura la sintesi della
volontà nel fare cose.
Nonostante
l'associazione tra
Venere, dea
dell'amore, e marte,
dio della guerra, possa
sembrare illogica, i
due sono
complementari
Inoltre, anche la nascita di Venere prende
luogo in circostanze particolari. Per capire
meglio bisogna fare un viaggio temporale
nel passato, quando il titano Crono
conquistò il potere dell’ Universo.
Esiodo, nella Teogonia, racconta che
Urano, dio del Cielo, amava Gea, dea
della Terra, ma odiava i figli nati dalla loro
unione. Appena nascevano li faceva
precipitare nel mondo sotterraneo e ne
gioiva immensamente. Gea, soffriva per la
sorte dei figli e, alla fine, per salvarli dalla
crudeltà del padre, costruì una falce e li
chiamò: «Figli miei e di un padre perverso,
non volete punire vostro padre per la sua
malvagità? È stato lui il primo a
comportarsi in modo scellerato!». Ma i figli
tacevano inorriditi. Solo Crono, il più
giovane, afferrò la falce dicendo: «Madre,
io prometto di compiere l’opera. Non mi
importa di nostro padre: hai ragione lui per
primo ci ha trattato in modo scellerato».
Crono si mise in agguato, attese il momento propizio e senza esitare recise a
suo padre la virilità. Tutti i figli di Urano e Gea poterono così uscire alla luce e
Crono, il più astuto e il più audace, divenne il loro re. Dal membro di Urano caduto nella schiuma del mare nacque Afrodite.
Sembra paradossale che la
nascita della divinità sia la
conseguenza di un patricidio: dall’ immensità del mare,
fecondato dal membro di
Urano (che incarna il male), è
nata la dea dell’amore. Venere, promettendo a Paride
la donna più bella del mondo
come sposa, causerà la
guerra di Troia. Quello che
forse volevano insegnarci i
Romani è che dalla guerra
nasce l’amore e dall’ amore
nasce la guerra.
Il concetto di yin (nero) ([ín]) e yang (bianco) ([jǎŋ]) ha origine dall'antica filosofia cinese, molto
probabilmente dall'osservazione del giorno che si tramuta in notte e della notte che si tramuta in giorno
o dalle osservazioni e riflessioni che Laozi faceva nei confronti del fuoco, notandone il colore, il calore, la
luce e la propensione della fiamma di svilupparsi verso l'alto. Da qui tutta la classificazione in "yin" e
"yang" anche di ogni fenomeno naturale (es. il fuoco è caldo, emette luce, sale verso il cielo quindi
yang). Questa è una concezione presente nelle due religioni propriamente cinesi: Taoismo e
Confucianesimo. Questo concetto è anche alla base di molte branche della scienza classica cinese,
oltre ad essere una delle linee guida della medicina tradizionale cinese. Esso è pure un punto centrale di
molte arti marziali cinesi o esercizi come baguazhang, taijiquan, Qi Gong e della divinazione I Ching
I caratteri tradizionali per yin (陰T, 阴S, yīnP) e yang (陽T, 阳S, yángP) possono essere separati e tradotti
approssimativamente come il lato in ombra della collina
(yin) e il lato soleggiato della collina (yang). Siccome
yang fa riferimento al "lato soleggiato della collina", esso
corrisponde al giorno e alle funzioni più attive. Al
contrario, yin, facendo riferimento al "lato in ombra della
collina", corrisponde alla notte e alle funzioni meno attive.
ANALOGIA CON LA FILOSOFIA ORIENTALE, CON LO YIN E LO YANG.
Lo yin (nero) e lo yang (bianco) sono anche detti "i due pesci yin e Yang" (陰陽魚), perché sono due metà uguali con la maggior concentrazione al centro e sul
rispettivo lato, quando lo yang raggiunge il suo massimo apice comincia
inevitabilmente lo yin. Le due polarità non implicano affatto la divisione yin = male e
Yang = bene, ma semplicemente due polarità energetiche (Tao te Ching).
Lo yin e yang sono opposti:
qualunque cosa ha un suo
opposto, non assoluto, ma in
termini comparativi. Nessuna
cosa può essere
completamente yin o
completamente yang; essa
contiene il seme per il proprio
opposto. Lo yin e lo yang
hanno radice uno nell'altro:
sono interdipendenti, hanno
origine reciproca, l'uno non
può esistere senza l'altro.
Già nell’ antica Grecia il filosofo Empedocle studia il nesso indissolubile che collega il
Bene al male e introduce il concetto di «Amore e Odio». A combinarli è la forza di
attrazione di Amore e a disgregarli quella di repulsione dell’Odio.
Senza di loro l’Essere
sarebbe immobile: Amore
e Odio sono alla base del
continuo movimento e
della continua
trasformazione delle cose.
Ma si capisce che, come i
poli di un’eterna clessidra,
essi non possono vivere da
soli, separati: hanno
bisogno vitale ognuno
dell’altro.
Odio e Amore si
completano e giustificano a vicenda:
un mondo di solo
Amore sarebbe una
massa compatta e indistinta; un mondo di
solo Odio, non
facendo massa,
sarebbe semplicemente il nulla.
L’essere è, vive, come
diversità e come
movimento, un eterno nesso di distinti e una dialettica di opposti.
FONTI
Società Italiana Biotecnologie
http://www.pompeiitaly.org/it/scavi-di-pompei/casa-della-venere-in-conchiglia/
https://www.archart.it/pompei-casa-della-venere-in-conchiglia-foto.html
https://www.letturefantastiche.com/i_segreti_della_bellezza_femminile_nell_antichita.html
https://alicecarolidotcom.wordpress.com/la-metamorfosi-di-bellezza-e-dellimmagine-
femminile-nella-storia/la-donna-nella-roma-imperiale-dal-29-a-c/
http://www.lafinestrasulmondo.net/la-relazione-fra-venere-e-marte/
https://www.studiarapido.it/storia-di-urano-e-crono/
http://ildubbio.news/ildubbio/2017/09/07/odio-e-amore-motori-di-filosofia-e-di-vita/