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Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba)Edito da Ass. Amici della PiazzaIscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996Part. IVA 05141830728 Iscr. al REA n.401122Telefono e Fax 080/394.79.20IND.INTERNET:www.giovinazzo.itE_MAIL:[email protected]
Fondatore Sergio Pisanidirettore responsabile Sergio Pisani
redazionePorzia Mezzina - Agostino Picicco - Ales-sandra Tomarchio - Damiano de Ceglia- Marianna La Forgia - Daniela Stufano- Vincenzo Depalma - AngeloGuastadisegni - Onofrio Altomare - Die-go de Ceglia - Michele Carlucci - MimmoUngarocorrispondenti dall’esteroVito Bavaro - Nick PalmiottoGiuseppe Illuzzi - Rocco Stellaccistampa - Gercap (Foggia)progetto grafico - Ass. Amici dellaPiazzaGrafica pubblicitaria: C. Moreseresponsabile marketing & pubblici-tà: Roberto Russo tel. 347/574.38.73
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La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scrittisenza alterarne il pensiero. Gli articoli im-pegnano la responsabilità dei singoli autorie non vincolano in alcun modo la linea edi-toriale di questo periodico.Finito di stampare il 25/06/2010
Mentre state leggendo sapete che ormainon c’è più niente da fare. L’estate è ar-rivata col suo carico di caldo. Se ne sonoaccorti tutti tranne lo specchio che, allaprova costume, rimanda la stessa imma-gine di sempre. Rotolini di trippa penzo-lanti, smagliature, cellulite, muscoli zeroe pelurie varie ed eventuali. Ma stavoltanon ci sono i cappotti a coprirle ed è unproblema. D’inverno vi siete lasciati an-dare a forchettate e bicchieri di troppo?Avete disertato le palestre o ci si è anda-ti solo per cazzeggiare? Ora sonoaffaracci vostri. Il giudizio impietoso delvicino d’ombrellone, l’invidia per le ve-neri e i bronzidiriace, l’imbarazzo coper-to con un asciugamano in vita, sono die-tro l’angolo e si preannuncia un’estate piùcalda del dovuto. Tutto questo vale, ov-viamente, solo se nella brutta stagione,oltre a non fare moto e ad esagerare colcibo, vi siete anche fatti rimbambire dal-la televisione e dai suoi protagonisti. Perdire. Se a voi dei modelli che proponecome simboli di bellezza e successo nonve ne frega niente o addirittura vi fannoun po’ schifo, se c’avete altro a cui pen-sare e approfitterete del tempo libero perleggere «I miti del nostro tempo» di UmbertoGalimberti comodamente accovacciatenella pigrizia del nostro pensiero perchéi nostri problemi sono dentro la vostravita, e la vostra vita vuole che si curinole idee non l’aspetto estetico, allora ildiscorso non vi riguarda. Ve ne andretetranquilli al mare, vi prenderete il vostrobel sole e quello che v’importerà, fra unbeato sbadiglio e l’altro, sarà al massimodi trovare, da distesi, la posizione più co-moda. Ma se il vostro cervello ve l’han-no fritto Simona Ventura, Maria DeFilippi e Alessia Marcuzzi e il vostro so-
di Giovinazzo
gno è quello di sentirsi un Daniele Batta-glia nelle palafitte del successo o unatronista televisiva a Uomini e Donne o laCristina dalle tette rifatte del Grande Fra-
tello, allora preparatevi. Saranno dolori anon poter reggere il confronto, guardarsimiseramente il corpicino e rattristarsi unpo’. Girarsi attorno e trovare il vicino chepulisce i ricci ed è tutto lurido di spine in-vece dei calciatori scudettati dell’Inter, lasignora che si è portata da casa la parmi-giana di melanzane al posto di Belen, lamadrina dei mondiali, che con un mojtoghiacciato in mano e una cannuccia in boc-ca rinfresca i sensi delle notti-mundial in-seguendo il gol. Girarsi attorno e accor-gersi che la mamma fa fare al bambino lapipì in mare invece di Flavio Briatore chesi immerge con le sue veline. Che tristezza
editorDI SERGIO
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dev’essere dover assistere su un rotocalcodi gossip alla vita dei belli e ricchi, e so-gnare, ma coscienti che è solo un sogno.Perché a noi al Billionaire non ci fannoentrare. E allora tutti a Giovinazzo -beach. Da quando il sindaco su indica-zione del Dipartimento di Prevenzionedell’ASL BA ha impedito la balneazionein Località Belluogo e in Località Cappella amt 500 Sud dello scarico di emergenzadell’impianto di sollevamento della fognanera e dello scarico pluviale, da quandoMadre Natura si è ribellata erodendo lanostra scogliera ed impedendo ad horasl’accesso al tratto di costa sul Lungomare
Marina Italiana tra via Venturieri e Cala Cro-
cifisso, correremo sul tratto di spiaggia re-stante e pianteremo l’ombrellone comefece Armstrong che piazzò la bandiera
sulla luna. Sarà come conquistare un ter-ritorio e pensare in cuor nostro: questoposto Dio me l’ha dato e guai a chi lo toc-ca! Tranquilli, la situazione sul Lungoma-re Marina Italiana ritornerà normale. Manon quest’anno. I soldi ci sono, la gara diappalto sarà presto bandita ma i lavori sifaranno solo l’anno prossimo. Questa esta-te rinunceremo a fare jogging sul lato mare.In fondo non è il male peggiore, non mo-strare il posteriore della tutina attillata alpubblico non è lo stesso sacrificio che pre-tende Tremonti dagli italiani che vuolemettere in sicurezza l’Italia economica. Egli operatori turistici? Ancora un po’ di sa-crifici. Ancora un po’ pazienza. Sappia-mo che Giovinazzo non è un regno di va-canze come Porto Cervo o Gallipoli. Infuturo non sarà così. Il nostro mare e lenostre spiagge non saranno consumate piùda una politica turisticamente incapace.Ancora un altro anno. Poi vedremo. Stan-no lavorando per noi. Però quest’anno ciaccontenteremo di passeggiare e di nuo-tare nei posti che Madre Natura ci ha la-sciato. Per fortuna che in tivù ci possiamoconsolare con i Mondiali in chiaro per unterzo su mamma Rai e due terzi a paga-mento su Sky. C’è solo da scegliere traBelen, donna-Tim, la presentatrice ocadelle serate Rai, ed Ilaria D’Amico che sesta da Sky ci sarà un perché: 6milioni diitaliani non sono mica così scemi a per-dersi i suoi highlights televisivi e le 64partite-mundial in full-HD. Ce n’è abba-stanza per sperare che arrivi presto set-tembre quando, alla prima pioggia e al pri-mo giorno di rientro al lavoro, si potrà fi-nalmente rimpiangere come si stava benequando si stava peggio.
SERGIO
PISANI
IL MISTERO DI TRIBUTI ITALIA.CHI RESTITUIRÀ I 600MILA EURO
AL COMUNE DI GIOVINAZZO E ISERVIZI AI SUOI CITTADINI?
LA FOTOCOMPOSIZIONE È STATA
CREATA DA C. MORESE.
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O PISANI
COPERTINA
vinazzoach
ph, Roberto Russo
ph. Roberto Russo
6
La solita commedia all’italiana. O lasolita tragedia. A seconda della chiavedi lettura che si voglia dare alla vicen-da che andremo a raccontare. A secon-da se si vuole sorridere o piangere delsistema Italia. La coperta è sempre piùcorta e qualcuno alla fine ci farà dor-mire col culo gelato. I giovinazzesi comese fossero cascati dal pero scoprono diaver versato 600mila euro e che qual-cuno se li è portati via. Seicentomilaeuro, una cifra colossale per un paesellodi 21mila abitanti. Il 10% circa dei6milioni 318mila 547 euro complessi-vi delle entrate tributarie. Ci possiamoconsolare sbucciando le cipolle nell’ac-qua per non piangere o guardando il
cugino di Fasano - senza andare aBergamo in Padania perché i furbettidelle tasse ci sono a tutte le latitudini– che ha un buco nel bilancio non tan-to meno profondo del nostro. Sediamo-ci spaparanzati davanti alla tivù,secchiello di pop-corn sul tavolo, birraPeroni (quella dei campioni di Germa-nia 2006) e rutto libero. Va in onda «Ifurbetti delle tasse». Il genere? Fate voi.Una commedia all’italiana o un bagnodi sangue nascosto dal sito istituziona-le o dai bollettini di almeno 500 comu-ni. Eccovi la trama. Occhio al cast.Non lo citeremo perché rischiamo chei buoni diventino cattivi e che i cattividiventino buoni. «Tributi Italia», il con-
cessionario per la riscossione delle im-poste locali, nato a Chiavari e cresciutoin fretta in tutta Italia, a nord e a sud, alcentro e nelle isole, non versa entro ot-tobre sul conto della tesoreria del Comu-ne di Giovinazzo le somme introitate nelbimestre agosto-settembre 2009. Sonocirca 600mila euro, riscossioni provenien-ti principalmente dalla Tarsu (l’ente Co-mune introita 2.170.000 euro circa dallatassa sui rifiuti solidi urbani). «Da novem-
bre le operazioni di riscossione sono riprese re-
golarmente» - fanno sapere dal Comune diGiovinazzo. Ma mancano le somme delbimestre agosto-settembre 2009. Per for-tuna, solo quelle. Il concessionario inve-ce sul set del film fa il duro. Non è comeil Venerabile Gran Maestro che scappa aGinevra con la cassa del BancoAmbrosiano. Se ne sta rinchiuso nellastalla con i suoi buoi (mica in un carcerecomplice la bontà della legge del falso inbilancio) inviando sms di speranza ai di-pendenti e ai collaboratori sulla garanziafutura delle mensilità. Sette tra assunti atempo indeterminato e collaboratori aGiovinazzo ma almeno 900 dipendentie 220 tra collaboratori e consulenti intutta Italia.Prendetevi i pop corn che è finito il pri-mo tempo. Nell’intervallo ci permettia-mo di dire che se il concessionario nonscappa all’estero è perché si sente forte.Ci sono protezioni. Inspiegabili silenzi.Colpevoli disattenzioni. Ci sono 14 Pro-cure della Repubblica che indagano dopoi 135 esposti presentati dalle amministra-zioni locali.SECONDO TEMPO. L’ammanco di600mila euro a Giovinazzo viene segna-lato al Ministero dell’Economia e anno-
DI SERGIO PISANIl’inchiesta
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7 LUGLIO 2010
verato nelle somme in riscossione.D’altronde la stessa Tributi Italia ga-rantirà il versamento delle sommespettanti in due tranche entro la finedel 2009 (150.000 euro entro la finedi novembre, la restante parte en-tro fine dicembre). Centinaia di Co-muni che hanno segnalato al Mini-stero dell’Economia il mancato ver-samento delle somme riscosse dal-la Tributi Italia sono a rischio dis-sesto finanziario. La CommissioneFinanze della Camera cancella laTributi Italia dall’albo dei riscossori(che è gestito dalla Commissione).Campa cavallo che l’erba cresce…Addio tasse dei giovinazzesi. Chi re-stituirà i soldi al Comune di Giovinazzoe dunque i servizi ai suoi cittadini? Pos-sibile che nessuno se ne sia accorto? Macome è potuto accadere il furto delle tas-se? È anche colpa degli amministratori?Chi doveva controllare? Ci sono ammi-nistratori inadeguati? Ci sono i control-lori che non controllano o controllati chesono anche i controllori? E la tesoreria?E i revisori dei conti? Si formulano tan-te domande, si nutrono cattivi pensieri,s’invocano risposte. A fatto già compiu-to non possiamo che constatare lo scan-dalo delle tasse sottratte. I soldi sono fi-niti sul conto corrente sbagliato. Adessocon la pancia gonfia di birra Peroni cac-ciate il bel rutto fantozziano perché li-bera i sensi, vi aiuta ad essere menoincazzati quando scorrono i titoli di codadel film.
SISTEMA ITALIA. Invero se scavia-mo nell’organigramma dirigenziale diTributi Italia scopriamo un mondo som-
merso che ci riporta al modus operandidella prima Repubblica. Ci sono pro-tezioni. Affidamenti clientelari. Silen-zi e disattenzioni. Assunzioni pilota-te. Guardiamo ai vertici del conces-sionario dove ci sono generali dellaGuardia di Finanza in pensione che di-ventano consulenti proprio di TributiItalia ma guardiamo anche in casa no-stra. In un’interrogazione fatta da unconsigliere comunale del PDL si richia-mavano alla memoria in un rapidoflashback tutti i lavoratori segnalati nelpassaggio dei vari concessionari,Gestor, poi Ipe, Tributi Italia e Abaco( il nuovo concessionario cui il Comu-ne di Giovinazzo ha affidato, dopoaver sciolto il contratto con la TributiItalia, il servizio di riscossione delleentrate comunali confermando il per-sonale della Tributi Italia). Assunzionianche di parenti o amici di politici lo-cali, anche se questo è il male minore.Se ci guardiamo intorno, tutto il lavo-
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ro esternalizzato ai privati dagli Enti lo-cali è pilotato. Anche se sono lavora-tori che soffrono di tachicardia. Di que-sti tempi è sempre meglio un lavoro alcardiopalma che rimanere a giocare aflipper. Anche quando di colpo com-paiono sulla scena «imprenditori» di Tri-buti Italia che di loro rischiano sempremeno e che rischiano sempre più sullapelle dei lavoratori e dei contribuenti.Imprenditori senza portafogli a cui vie-ne data la possibilità di fare quello chevogliono. E i lavoratori? Purtroppo siattivano quando ormai la società nonriesce più a pagarli, quando è oramaitroppo tardi. Il film è finito ma prestoassisteremo ad una telenovela lungacome Beautiful. Da quando hannodepenalizzato il falso in bilancio, il sen-tiero della giustizia sarà impervio e lun-go una eternità, difficilmente cambieràl’epilogo di questo scandalo. Il film diTributi Italia crediamo sia la fotografiache ha accompagnato per anni il siste-
8
ma italiano. Si privatizzano i servizi adducendo comepretesto l’inefficienza della gestione pubblica. Questeprivatizzazioni avvengono con la compiacenza di politi-ci e alti dirigenti delle pubbliche amministrazioni chepossono ‘piazzare’ in queste società, senza il ‘fastidio’ diconcorsi pubblici, i loro parenti e amici con spettanzefuori da ogni controllo.
MISTERO CAPITALIZZAZIONE. Il lettore pense-rà che una società che riscuote imposte e tributi eoltretutto non li riversa ai comuni abbia una liquidità daspavento. Può rimborsare tempestivamente il furto delletasse. Invece, no! Peggio di una spa calcistica, paga glistipendi con tre mensilità di ritardo. O non li paga pro-prio. E per giunta bussa alle porte di Tremonti. E pre-tenderebbe l’attivazione delle procedure previste nel de-creto anti-crisi, il cosiddetto ‘affiancamento’. In soldonicirca 70 milioni di euro. Siamo all’assurdo: la Tributi Ita-lia che incasa i soldi degli italiani, gli aggi sugli incassi‘riversati’ ai comuni (spesso giudicati troppo elevati dal-le giunte che subentrano nelle amministrazioni di entiche hanno siglato contratti con il concessionario), i soldimai versati ai Comuni chiede aiuto al Governo. Ma dovesono finiti i soldi che hanno provocato una voragine neiconti di così tanti municipi? Chi sa dove sono! Non restache cliccare sul link del sito di Tributi Italia alla voce
“Missione”. Più per concludere con una risata grassa cheper pudore: «Nella gestione delle entrate degli Enti pubblici,
Tributi Italia si pone l’obiettivo di massimizzare i flussi di cassa,
anche attraverso l’equità fiscale, prevenire gli elusori, sviluppare
un servizio di assistenza ai contribuenti, nonché acquisire vantag-
gi competitivi e sociali mediante un’efficace gestione delle entrate e
con il contenimento dei costi dei servizi erogati». No, non è unabufala. C’è scritto proprio così!
SERGIO PISANI
11 LUGLIO 2010
L’azienda giovinazzese Prysmian era da tempo pre-da di malviventi, perché ormai il rame, «nuovo oro»dei malfattori è sempre più ricercato. E quell’indu-stria fa gola a tutti. Il 9 giugno però, grazie alla se-gnalazione di un cittadino che ha notato una situa-zione anomala, sono intervenuti i Carabinieri dellalocale Compagnia ed hanno polverizzato un epi-sodio di furto. Erano infatti state notate dueautovetture con targhe rumene e alcune personesospette nei pressi delle recinzioni della Prysmianche erano state divelte. I due militari sono riusciti abloccare i proprietari delle auto che dovevano re-cuperare il rame e darsi poi alla fuga in auto. Glialtri due complici che sono fuggiti avevano giàasportato circa 250 kg. di rame che avevano accu-mulato sotto il muro di cinta. In flagranza di reatosono così stati tratti in arresto per concorso in furtoaggravato, un italiano, I.T. di 35 anni e un rumeno,S.L. di 22 anni, con ipotesi del reato di porto abusi-vo di armi, in quanto in possesso di un coltello conlama di 18 cm. Il rame è stato recuperato comple-tamente ma era già pronto per essere sfilato dallamatassa e venduto sul mercato illegale.
BALNEAZIONE: ATTENTI AI FURTI!Intensificati i controlli sulle spiagge per evitare un
la cronaca nera
Finiscono in manette
DI GABRIELLA MARCANDREA
DOPO TANTI SOPSETTI, ARRESTATI ILADRI DI RAME PRESSO LA PRYSMIAN
classico della stagione estiva, i furti in spiaggia. ICarabinieri della locale stazione raccomandano atutti di non lasciare incustoditi cellulari, borse, ci-clomotori e biciclette. Evitare di portare i documentipersonali in spiaggia. Si raccomanda inoltre disegnalare la presenza di persone estranee allabalneazione per arginare i fenomenidelinquenziali che turbano il quieto vivere dei cit-tadini.
I Carabinieri hanno inoltre intensificato il serviziodi vigilanza soprattutto nelle fasce notturne e po-meridiane con l’ausilio di due reparti speciali, ilC.I.O. (Compagnia Intervento Operativo) e il S.A.T.
PRYSMIAN.Fine dei sospetti. In manette
gli autori dei ripetuti i furti di cavi elettrici
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12
il messaggio del sindacodopo l ’approvazione
del bilancio
Cittadine e cittadini di
Giovinazzo,
Carissimi,Anche nel 2010 non Vi chiederemo nessun sacri-
ficio. Mentre quasi tutti gli altri comuni hanno
chiesto più tasse ai cittadini per sostenere il costo
dei servizi pubblici e mentre il governo colpisce
duramente gli enti locali ancora una volta, noi
continueremo ad assicurare servizi sempre mi-
gliori, ampi cantieri di opere pubbliche, il paga-
mento dei ratei dei mutui che le amministrazioni
precedenti alla nostra hanno acceso, senza inter-
venire sulle tasse.
In queste pagine Vi fornisco una mappa non
esaustiva del lavoro che stiamo svolgendo. Essa
si concentra sui maggiori obiettivi di sviluppo.
Lascia in ombra i progetti minori e l’ordinaria
amministrazione, cioè l’azione di garantire tutti i
servizi che il comune fornisce ogni giorno e che
spesso ordinari, a Giovinazzo, non sono.
URBANISTICA
Alla fine del 2009 eravamo pronti ad avviare la
fase della progettazione esecutiva e dei bandi per
l’avvio dell’edificazione della zona di espansione
oltre la ferrovia ed erano in fase avanzata i cantieri
di due zone artigianali. In quel momento, tutta-
via, è stata pubblicata la cartografia relativa all’as-
setto idrogeologico della regione Puglia. In rela-
zione al nostro territorio comunale, tale cartografia
ha rivelato che esiste una via di scorrimento delle
acque pluviali sconosciuta al Piano Regolatore
Generale degli anni ottanta. Essa investe una par-
te della zona di espansione oltre la ferrovia, le
zone artigianali in
costruzione e una parte consistente della città già
edificata (vecchio palazzetto dello sport, via Cap-
puccini, piazza Vittorio Emanuele) e sfocia nel
porticciolo. Questo fatto nuovo ci ha costretto
a riaprire la fase di studio per individuare una
soluzione che metta in salvo l’abitato da even-
tuali alluvioni. La cosa produce un ulteriore ri-
tardo nel calendario dei lavori.
Sono concluse le procedure amministrative per
la zona residenziale prossima alla scuola
Marconi. Per la zona residenziale vicino alla par-
rocchia San Giuseppe le varianti richieste ai
lottizzanti sono state consegnate e sono all’at-
tenzione dell’ufficio tecnico comunale.
Abbiamo elaborato un piano di risanamento
delle ultime porzioni degradate del centro sto-
rico. Ora dobbiamo avviare le procedure pub-
bliche per l’acquisizione delle aree e per l’avvio
dei lavori.
Abbiamo introdotto nel Piano Strategico Me-
tropolitano BA2015 un ampio intervento di
recupero e rifunzionalizzazione della parte orien-
tale della città. Il 28 maggio si è tenuta una pri-
ma conferenza di servizio negli uffici della Re-
gione Puglia per mettere a punto i prossimi
interventi di bonifica dell’area ex AFP.
LAVORI PUBBLICI
Negli ultimi mesi sono stati ultimati i cantieri
del nuovo settore ittico del mercato giornaliero,
della fontana dei Tritoni in piazza Vittorio
Emanuele, di piazza Sant’Agostino, del parco
delle Rimembranze, del vecchio monastero dei
Francescani, della ristrutturazione della scuola
don Saverio Bavaro. Sono state effettuate in col-
laborazione con l’AQP importanti investimen-
ti sulla rete idrica e fognaria cittadina. Sono aperti
i cantieri per il completamento delle rete di fo-
gna pluviale, per l’ampliamento del cimitero
comunale, per la ristrutturazione di piazza
Garibaldi, per la manutenzione straordinaria sul-
le vie rurali. Sono in corso, anche qui a cura
dell’AQP, i lavori di messa a norma della condot-
ta fognaria lungo la SS. 16 fino a S. Spirito. Con-
tiamo di consegnare alla città nei prossimi mesi
un parcheggio a mare, dietro il palazzo ducale, a
servizio del centro storico.
Proseguiremo nel programma di manutenzione
straordinaria degli edifici scolastici con gli inter-
venti a beneficio degli spazi a disposizione della
scuola dell’infanzia del secondo circolo. Mettere-
mo a disposizione del liceo Spinelli nuovi spazi
didattici. Abbiamo ottenuto un finanziamento
di 350.000 euro per adeguare la casa comunale a
standards superiori di efficienza energetica. Que-
sto intervento comporterà la ristrutturazione della
facciata del municipio e renderà anche più bello lo
scenario di Piazza Vittorio Emanuele. Sono in
corso le gare per la definizione del sistema auto-
matico di controllo degli accessi al centro storico.
AMBIENTE
Sono avviate le procedure di affidamento della
progettazione esecutiva e dei lavori per la realizza-
zione di difese a mare contro l’erosione costiera
per un importo finanziato di 2 milioni.
Abbiamo formulato una revisione del servizio
di raccolta dei rifiuti. Sarà potenziata la raccolta
«Anche nel 2010 non Vi chie-
deremo nessun sacrificio»
13 LUGLIO 2010
differenziata, che dovrà puntare all’obiettivo re-
gionale del 40%. Il servizio partirà senza oneri
aggiuntivi per i contribuenti. È stato finanziato
(275.000 euro) un nuovo centro comunale di ser-
vizio per la raccolta rifiuti.
Sono stati effettuati ampi interventi di manuten-
zione straordinaria del verde nei giardini scolastici,
nel Parco Mediterraneo, in Villa Garibaldi. Abbia-
mo affrontato il problema del randagismo pun-
tando alla collaborazione con il volontariato di
settore. Abbiamo svolto un programma vasto di
sterilizzazione e incentivato l’adozione dei randa-
gi dopo la loro sterilizzazione. Quest’anno pun-
tiamo alla costruzione di
un canile sanitario.
SERVIZI SOCIALI E CONTRASTO ALLE
POVERTÀ
Sono state ultimate e consegnate la nuova sede del
centro anziani e del “Centro Famiglie” all’interno
di “Villa Spada” e il centro diurno per disabili
ANFFAS. È in corso la ristrutturazione di un im-
mobile comunale sequestrato alle mafie per la rea-
lizzazione di un centro diurno per malati di
Alzheimer.
È stato approvato il nuovo piano sociale di zona
(2010-2012). Stiamo investendo importanti risor-
se per conservare inalterato il perimetro delle pro-
tezioni sociali. Con le nuove gare per
l’espletamento dei servizi abbiamo introdotto ele-
menti di selezione in grado di migliorare la loro
qualità. È in corso la gara per la messa a norma
della casa di riposo comunale e per l’affidamento
del nuovo servizio.
SVILUPPO ECONOMICO
L’avvenuta approvazione di due varianti urbani-
stiche sblocca i cantieri di due supermercati di me-
die dimensioni ai due poli della città. Abbiamo
approntato un piano di sviluppo rurale con i co-
muni di Terlizzi e Bitonto che prevede circa 12
milioni di euro di investimenti nei settori agrico-
lo, turistico e sociale. Abbiamo attivato uno spor-
tello di promozione del territorio e potenziato i
servizi turistici in rete con i comuni di Bitonto,
Molfetta e Terlizzi. Giovinazzo è dallo scorso anno
sede del RADAR, ente nel quale Giovinazzo è
associata con la provincia di Bari, l’autorità por-
tuale del Mediterraneo ed altri enti e che si occupa
di formazione e di progetti di sviluppo delle atti-
vità connesse alla pesca e all’itticultura. Giovinazzo
è anche, da qualche mese, sede del laboratorio
provinciale di biologia marina. L’idea è quella di
creare negli ambienti dell’ex istituto Vittorio Ema-
nuele II un polo dei servizi per la pesca e per la
difesa dell’ambiente marino.
CULTURA
Promuoviamo da anni importanti rassegne di let-
tura, musicali, teatrali, di poesia amatoriale. Ab-
biamo curato un importante ciclo di studi sul
rinascimento tra Puglia, Emilia e quadro europeo
in occasione dell’anniversario della nascita di Fer-
rante Gonzaga e ne abbiamo pubblicato gli atti.
Abbiamo finanziato con contributi la
ripubblicazione di saggi storici sulla città e ricer-
che sul patrimonio musicale cittadino. Ora stia-
mo per sottoscrivere una convenzione con l’Uni-
versità di Bari per un importante programma di
ricerca su Guglielmo di Alnwick, che fu vescovo
della nostra città. Abbiamo creato un centro co-
munale di cultura musicale e avviato il recupero
dell’archivio musicale Cortese.
Siamo impegnati con un ruolo di primo piano in
Avviso Pubblico, l’associazione dei comuni contro
le mafie, e curiamo un’ampia ricaduta dei progetti
di educazione alla legalità nelle nostre scuole.
Abbiamo creato un solido raccordo con gli istitu-
ti della città ed elaborato un primo Piano dell’Of-
ferta Formativa territoriale che ora dovrà essere
esteso al contributo delle associazioni. Sostenia-
mo l’arricchimento della didattica, lo sport nelle
scuole, l’integrazione. Affianchiamo le famiglie e
la scuola nelle situazioni problematiche e di disa-
gio.
SPORT
In questi anni è stata potenziata e ristrutturata la
rete degli impianti sportivi. Su questa strada pro-
seguiremo il nostro lavoro. Con i soldi ricavati
dall’affitto dei siti concessi ai gestori di telefonia
mobile finanzieremo ulteriori interventi di
ristrutturazione nello stadio De Pergola. Una
nuova area sportiva attrezzata è prevista nella scuo-
la don Saverio Bavaro. Promuoviamo lo sport
agonistico e amatoriale garantendo alle associa-
zioni gli spazi necessari alla pratica sportiva.
PERSONALE
Abbiamo potenziato i servizi di informazione e
di relazioni con il pubblico e il sito web, che con-
sente l’accesso dei cittadini ad informazioni co-
stantemente aggiornate. Per quanto riguarda il
personale, le norme intervenute hanno bloccato
la programmazione pluriennale impostata e ob-
bligano una sua radicale revisione.
Nei prossimi due anni è atteso un turn over che
dovrà essere utilizzato per coprire le esigenze oggi
sacrificate. Sarà necessario agire con tempestività
perché il blocco delle assunzioni negli ultimi anni
ha fortemente stressato la struttura. Abbiamo
oggi una dotazione largamente insufficiente alle
necessità dell’Ente. Speriamo che il governo non
cambi per l’ennesima volta rotta e non ci metta in
ginocchio anche su questo versante ancor più di
quanto già siamo.
Le priorità restano quelle individuate nel program-
ma:
· la riorganizzazione della PM
· il rafforzamento dei settori tecnici
· il rafforzamento della ragioneria
Antonello
Natalicchio
14
palazzo di citta’
Cosa succede nel Palazzo di città? C’èaria di crisi? Forse sì, forse no. Fattosta che qualcuno i panni sporchi lilava in casa. Facciamo il Riassuntino.Il sindaco rimuove dall’incarico gli as-sessori Gaetano Dagostino (delega alTurismo e al Marketing Territoriale) eCarolina Serrone (Sport e Cultura).All’indomani della mezza crisi internaalla maggioranza spiattellata dal consi-gliere Leo Magarelli durante la prose-cuzione dell’ultimo consiglio comuna-le con la presentazione di alcuni emen-damenti apparsi irragionevoli (ma poisapientemente ritirati), il primo cittadi-no Antonello Natalicchio fa le suecontromosse. Ma se per la revoca delladelega a Dagostino si può pensare adun segnale forte – ma recente - aMagarelli (un po’ l’avvocato difensoredell’assessore e revisore dei conti perla gestione del Punto di Informazioneaccoglienza Turistica), per quella dellaSerrone c’è da pensare a incomprensio-ni amministrative pregresse, ancora nonben identificate, anche se si parla di «una
distanza crescente nell’interpretazione dei ri-
spettivi ruoli istituzionali». Ma tant’è. Ilsindaco adesso ha due nodi da scioglie-re e presto ci sarà una giunta da rivede-re.La parola al primo cittadino Antonello
Natalicchio. «Quello che è successo con
Dagostino - ha detto il sindaco diGiovinazzo - è un problema essenzialmen-
te politico. Lui è espressio-
ne di un partito e il partito
è rappresentato da consiglie-
ri o da assessori tecnici. Io
non ne ho mai voluti di
questi ultimi, lui quindi è
un politico che fa parte del partito dal quale
è stato scelto e se non trovo il lui il sostegno
che mi aspetto, allora devo prendere provve-
dimenti». Mancato sostegno dunque,soprattutto in sede di consiglio comu-nale, quando anche un bambino avreb-be capito che si aggiunge la ormai‘uscita dal seminato’ del consigliereLeo Magarelli in quella del 13 maggio(ma anche molto prima), con le sueostruzioni alle linee della maggioran-za. Ma questa è un’altra storia. Forse.Per l’assessore Carolina Serrone la si-tuazione è più delicata. Le tensionisono state fortissime e al limite delquieto vivere. Senza scaricare la pata-ta bollente da una parte all’altra, «è bene
che ognuno si renda conto delle proprie re-
sponsabilità – ha proseguito Natalicchio– e capisca i motivi che mi hanno costretto a
prendere questa decisione. Più delle regole
istituzionali, che pure rimangono capisaldi
della gestione della cosa pubblica, e delle
parole sono fondamentali i comportamenti e
in più di una occasione ho notato discrepan-
za tra le une e gli altri». E allora? Che sifa ora delle deleghe? «Certo non posso
gestire la situazione stando a mille chilome-
tri di distanza – sottolinea il sindaco,
impegnato a Gattico come dirigentescolastico – quindi per il momento la si-
tuazione rimane così, con le deleghe nelle mie
mani. Poi se si vuole aprire una discussione
con gli attori di questa vicenda, si apre, sono
a disposizione. Perché quando mai mi sono
tirato indietro ai confronti?». Lecontromisure a difesa della Serrone silimitano all’invettiva. Parla serafico madeterminato a capire l’assessore al-l’Ambiente, all’Urbanistica, Edilizia eSviluppo Strategico Andrea Brancato
(PD). «Qualcuno mi deve spiegare perché
sta succedendo tutto questo. Vengo da una
estrazione politica e mi sembra normale es-
sere informato su ciò che sta succedendo. Sono
solidale con i colleghi finché il sindaco non
farà il punto della questione:
allora valuterò per correttez-
za la mia posizione e consi-
derare se ci sono le condizioni
per continuare. Non mi ha
certo prescritto il medico di fare
l’assessore a tutti i costi. Da quando sono
assessore non mi sono mai posto il proble-
ma della durata della carica, non ho questo
tipo di pensiero: ho molti impegni,
l’associazionismo a cui dedicarmi. Ecco,
vorrei solo capire cosa succede». Che ancheBrancato possa decidere di dedicarsiad altro – eventualmente solo dopoaver considerato le motivazione di re-voca delle due deleghe – non è quindiuna fantasia come si comprende dallesue parole, ma a questo punto c’è da
GLI ASSESSORI DAGOSTINO E SERRONE RIMOSSI DALL’INCARICO
I panni sporchi si lavano in casa
15 LUGLIO 2010
chiedersi quale sia e se ci sia un malessere interno all’ammi-nistrazione.
Discorso a parte perDagostino. «Speriamo che il
sindaco ci ripensi. L’Assesso-
re Dagostino è stato un’ottima
guida per noi commercianti in
questi ultimi mesi». E’ il gri-do forte e chiaro che giun-ge dalla realtà trainanted e l l ’ e c o n o m i agiovinazzese, artigiani, commercianti, ristoratori, artisti eimprenditori. Tutti firmatari di un’insolita petizione inviataal Primo cittadino. Sono tutti orfani, travolti da un insolitodestino di inizio estate 2010. Un’estate che già si presenta-va con tristi presagi. Crisi economica galoppante, poca vo-glia di svago, malcontento comune per un’ala del lungoma-re non fruibile al pubblico che si rifletterà sui profitti deglioperatori turistici. «All’Assessore Dagostino tutto questo sem-
brava superabile. È stata un’ottima guida per noi commercianti in
questi ultimi mesi – afferma Marilena De Candia, decora-trice pittorica – una persona propositiva che non andava rimossa
dalla sua carica». E’ i commercianti puntano forte il dito con-tro il sindaco reo di aver mandato all’aria il 23 maggio l’Expo-
Giovinazzo 2010, una sfilata sotto le stelle. «Una scellera-
ta decisione del Sindaco Natalicchio» - riferirà lo stessoDagostino in una lettera accorata a tutti i commerciantigiovinazzesi. «L’expo-Giovinazzo 2010 non è congruente al
programma dell’Amministrazione che bandisce così ogni forma di
assistenzialismo alle attività produttive e commerciali». Una re-voca di incarico che non solo ha spiazzato i commercian-ti ma anche i componenti dello I.A.T., i quali ora sarannocostretti ad andare a casa e chiudere i battenti di unarealtà innovativa che aveva dato nuovo smalto all’imma-gine cittadina. «Sin dal 15 luglio 2009, abbiamo creduto fer-
mamente nei progetti dello I.A.T. e ci siamo tutti impegnati per
portarli avanti con grande entusiasmo – spiega Alfonso
Lasorsa – abbiamo offerto una serie di servizi ai turisti che ha
migliorato l’immagine di Giovinazzo all’esterno, riscontrando
notevoli apprezzamenti. Ora saremo costretti a riorganizzarci
altrove con mille difficoltà perché ormai l’estate è alle porte». In-somma la linfa vitale di Giovinazzo, i commercianti, gliartigiani e gli imprenditori, uniti tutti, si mobilitano. Fan-no quadrato contro il sindaco sindaco. RivoglionoDagostino come assessore. Tutto inutile. Il count-downsta per scadere e a giorni il sindaco pronuncerà il nomedel suo sostituto.
ha collaborato
Marianna La Forgia
16
candidamenteDI BRUNO LANDO
«Na romb u vitatill teu, nand piesc atagghiè u nastr o post mè?»
ESCLUSIVO/Le intercetta-
zioni dal Palazzo di CittàOGNI RIFERIMENTO A FATTI E/O PERSONE REALMENTE ACCADUTI E/O ESISTENTIÈ DA RITENERSI PURAMENTE CASULAE E/O INVENTATO DI SANA PIANTA
Egregio Direttore,tutto il mondo giornalistico è in fermentoper la legge che vieta la pubblicazione delleintercettazioni telefoniche. A luglio, come bensa, noi giornalisti abbiamo indetto una gior-nata di oscuramento delle informazioni. Saràche Lei non mi considera un vero e propriogiornalista (se è per questo neanche io) macosì facendo va a monte un lavoro di mesiche i P.M. di Giovinazzo hanno svolto nelPalazzo di Città. Non tutti sanno che nel no-stro paese i nostri Pubblici Ministeri sonoseduti ai tavoli dei bar, spesso confusi consemplici avventori. Si svegliano di buon’ora,si siedono ai tavoli dei bar della Piazza e pren-dono in mano il primo giornale che capita.Sembrano distratti, assonnati, assenti men-tre l’orecchio è vigile. Ogni conversazioneche avviene tra veri clienti, viene captata eregistrata. Ai nostri P.M. locali, in quei mo-menti di ascolto, l’orecchio si fa turgido, avolte si direziona verso i soggetti che con-versano su vicende locali delicate. E’ il mo-mento delle confessioni, caro Direttore. Ilmateriale per gli articoli da me inviati, e chemensilmente Lei pubblica, è frutto del lavo-ro di gente scambiata per nullafacente o peg-gio, pettegoli di paese, che passa giornate in-tere seduta ai bar del centro. Sono le cosid-dette intercettazioni ambientali. Ma la que-stione verte sul diritto o meno di questi no-stri servitori di rendere noto tutto ciò che èprivacy. E’ giusto che i Pubblici Ministeri,
locali o nazionali, passino poi le informa-zioni alla carta stampata? No, non è giu-sto ed in effetti non lo fanno loro diretta-mente. Interviene il canale delle‘sciampiste’. Vorrei fermarmi perchédopo tutto ciò che Le sto scrivendo nonso se il suo mensile lo troveremo ancorain edicola. Va nel senso opposto della leg-ge appena approvata contro la pubblica-zione di notizie, materia di indagine. Stosollevando il coperchio al vaso di Pandorae gli effetti, mi creda, sono anche a mesconosciuti. Ma tant’è: Lei ama la Veritàed io non ci sto al bavaglio informativo.Bene. Riprendo sicuro che non mi censu-ra. I P.M., nostrani e non, tornati a casadalle loro consorti, hanno voglia di parla-re, di sbobinare tutto ciò che hanno ascol-tato. Le consorti, giurando discrezione,ascoltano tutto ciò che è stato detto neibar o negli uffici di Polizia. Finte distratte,durante le faccende domestiche, appren-dono di indagini aperte, di maggioranzetraballanti, di spese tanto eccessive da es-sere finite alla Corte dei Conti, di conver-sazioni telefoniche dai contenuti scottanti.Discrete? Sì, tranne quando vanno dalleparrucchiere, per l’appunto le sciampiste. E’qui che avviene la fuga di notizie. Qui c’èla falla che espande, intime conversazioni,nel circuito della macelleria mediatica. Ledonne, come ben sa, amano avere segre-
ti. Nello stesso modo in cui amano con-fessarli. E così tra amiche in attesa di unamessa in piega o di colpi di sole avviene loscambio dei segreti istruttori. Il rubinettoè aperto, le notizie, una volta uscite da queilocali di bellezza, diventano di dominiopubblico. Dai bar alle sciampiste il passo èbreve. E gente come me che fa giornali-smo di inchiesta non può far altro che scri-vere ciò di cui viene a conoscenza passan-dolo a Direttori coraggiosi come Lei chefiniscono per pubblicare. Perché Lei, comealtri Direttori tipo Paolo Mieli o VittorioFeltri, ama la Verità e nulla può fermarla.
Le intercettazioni ambientali dal-
la bocca delle «sciampiste»e riporto ciò che mia cugina Rosa ha ascol-tato, l’altro ieri, mentre si faceva applicareun estenser. Prima della condanna Le chie-do di preservare le identità essendo il suoun giornale garantista. Bar della Piazza, con-versazione tra P.T. (al secondo posto tra ivertici istituzionali) e A.N. (al primo).- P.T: «Co ..co..coome stai? Scendi o o o o no? Qui
è un gasino (detto proprio così, ndc)»- A.N: « Na romb u vitatill teu, nand piesc a
tagghiè u nastr o post me?»
- P.T: «Ma...Ma..Magarelli stè a a a a a a dè l
numr, e c ..e c... ec... »
- A.N: « Non ti sento bene forse la linea è distur-
17 LUGLIO 2010
bata»
- P.T. «Nau so iè ca stooo gghhh nrveus». (Sappiamo tutti come è finitala storia, l’assessore Giovane Giovane dimesso insieme all’atleticaAssessore allo Sport. Ma i risvolti della vicenda si concludono conuno scambio tra quest’ultima e A.N, ndc).
Domenica mattina sono al Bar insieme mentre la prima staingurgitando bomboloni alla panna il secondo bevo la solita ca-momilla - C.S: «Ti sembra giusto avermi tolto la delega? Hai creduto a lui che è
venuto in Giunta, quando per legge solo gli assessori possono venire in quella
assemblea. Con la Pro Loco io non c’entro niente ».A.N: «Tranquilla, a settembre darò la carica di Assessore al consigliere .... e
tu rientri perché sei la prima dei non eletti».
C.S: «Si vulz. Ah ah ah».
Le intercettazioni telefoniche dai verbali
secretati della Procura
C’è, come in tutte le amministrazioni che si rispettino, anche dellosco. Non sarà lo scandalo G8 ma la longa manus delle lobbyarriva anche nel nostro Palazzo di Città. Qui i P.M. hanno secretatoi nomi degli interlocutori. Egregio direttore, sono entrato in pos-sesso delle intercettazione telefoniche che faranno scatenare unterremoto politico nei piani alti del Palazzo di città. Con la legge-bavaglio avrò come un cane una museruola in bocca. Lo faccioadesso perché tutto questo il mese prossimo non sarà più possibi-le. Sarà la fine del giornalismo d’inchiesta. A lei, editore, la respon-sabilità di ciò che vorrà pubblicare. Io vado avanti nelle mie con-fessioni. Eviterò però qui le iniziali nei discorsi tra due misteriosipersonaggi.Mister X: «Non si muove più una foglia in questo paese. Come dobbiamo
mantenere le famiglie?»
Mister Y: « Na stè chiù na lir, ora vediamo con le multe se riempiamo un po’
le casse»
Mister X: «Ma la segnaletica, perché non la cambiamo? Sono anni che, nei
tempi di magra, ci porta un po’ di liquidi. Non possiamo ricambiare nuovamen-
te la segnaletica in qualche quartiere? Non si può mettere qualche nuovo sema-
foro? E che c...».
Mister Y: « Tu si pazz. L’abbiamo cambiato dieci volte negli ultimi 2 anni,
come la giustifichiamo, ai cittadini, un nuovo assetto di viabilità? E dove lo
mettiamo un altro semaforo?»
Mister X: «Tutt s pot fè..I cittadini so l’ultm pnzir. Basta prendere un quar-
tiere e cambiare in senso opposto i sensi unici. Il semaforo mettiamolo dopo un
altro semaforo. Lo abbiamo già fatto in Via Bari o in Via Molfetta. Un
semaforo per i semafori, tutt s pot fè. Sai quante mattonelle ci dividiamo io, te e
l’altro?».
Mister Y: «Stai tranquillo. Se proprio la segnaletica non si potrà ritoccare,
provvederemo ad installare un mega-ripetitore sulla guglia della fontana. Così se
vinciamo il mondiale l’imberbe arrampicatore ci pianterà il vessillo tricolore
sempre più in alto… sempre più in alto…vedrai che il pallone unisce la gente,
acquieta gli animi. Fa vivere e dona al mondo ogni bene...»
Mister X: «E c na vngèm u mondial???»
Mister Y: «Stai tranquillo. Ci impianteremo la bandiera dell’Inter, del Bari e
dell’AFP…»
Direttore, non so se avrà il coraggio di pubblicare tutto ciò che Leho inviato, ma è il momento che la libertà di stampa venga urlata,imposta. Naturalmente ho altre intercettazioni e, se Lei vorrà, senon avranno chiuso La Piazza, le potrà pubblicare il prossimo mese.No alla legge-bavaglio, no alla censura di Stato. Sì alla libera infor-mazione!
BRUNO LANDO
18
Anche i ragazzi hanno diritti e doveri.Hanno leggi che li tutelano. Da oggi iragazzi di Giovinazzo hanno anche illoro Consiglio Comunale, la sede doveelaborare proposte per migliorare la cit-tà in cui vivono, per esprimere le loroopinioni, per confrontare le loro idee eper discutere liberamente nel rispettodelle regole. Consiglio comunale deiragazzi che alla sua prima convocazio-ne ha riempito l’aula consiliare, noti-zia questa alquanto originale visto cheil consiglio comunale dei nostri ammi-nistratori non ha più un’anima, non losegue più nessuno. Ma andiamo conordine e parliamo dei lavori che hannopreceduto la costituzione del primoconsiglio comunale dei ragazzi.In accordo con l’amministrazione co-munale, quest’anno il secondo circolodidattico di Giovinazzo si è impegna-to nel progetto legalità che tra le tantetappe da raggiungere prevedeva quelladella formazione nel Consiglio Comu-nale dei Ragazzi per far crescere neicittadini di domani il senso civico at-traverso la sperimentazione della unaprima forma di vita democratica. Cosìgli alunni di quinta e quarta primaria,sotto l’attenta guida delle loro inse-gnanti si sono messi all’opera. Ci sonostati incontri con uomini politici, ma-gistrati, forze dell’ordine, parenti di vit-time di stragi. Tutti hanno avuto unaparola affinché nelle coscienze dei ra-gazzi si radicassero le idee di rispetto,
onestà, giustizia, partecipazione de-mocratica. Soprattutto l’affermazio-ne di quest’ultimo concetto ha vistospendere senza ricevere in attività chehanno portato alla formazione di unprimo Consiglio Comunale dei Ragaz-zi nella storia del Nostro Paese. I ra-gazzi delle varie classi si sono orga-nizzati in commissioni di lavoro perdiscutere ed elaborare le tematichedella scuola, dell’ ambiente, salute,turismo, impegno sociale, per poi sti-lare i singoli programmi. Dopo una vi-vace campagna elettorale è stato no-minato sindaco Bevilacqua
Umberto e i consiglieri Piscitelli
Maria Antonietta, Del Prete Do-
menica, Digiaro Anna Rosa,
Menchise Andrea, Dagostino
Anna Rita e de Bari Vincenzo. IlConsiglio Comunale dei Ragazzi si èinsediato ufficialmente il 31 maggio
nella sala Consiliare del Comune diGiovinazzo. Lì, in presenza dell’au-torità, il Consiglio Comunale dei Ra-gazzi ha preso vita con la nomina delPresidente del Consiglio De Bari
Vincenzo. Dopo una breve presen-tazione del Presidente e del Sindacodei Ragazzine è stata aperta la sedu-ta con interventi dei singoli Consi-glieri in erba che hanno sottopostoall’attenzione del Sindaco AntonelloNatalicchio e della Giunta i program-mi dei ragazzi. Le richieste dellaGiunta dei Ragazzi sono state mol-teplici e il Sindaco AntonelloNatalicchio ha fatto capire loro chein un vero Consiglio Comunale nontutto è realizzabile, non bisogna par-lare di ‘sogni’ ma partire dalla realtàper rendere attuabili e soddisfare i bi-sogni prioritari in base alle risorse di-sponibili.
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consiglio comunale
Il Consiglio Comunale dei RagazziDI ANGELO GUASTADISEGNI
SI È INSEDIATO UFFICIALMENTE IL 31 MAGGIO PRESSO LA SALA
CONSILIARE DEL COMUNE DI GIOVINAZZO
19 LUGLIO 2010
consiglio comunale
L’ultimo Consiglio ComunaleIL SINDACO NATALICCHIO VINCE IL BRACCIO DI FERRO CON MAGARELLI. INUTILIGLI EMENDAMENTI, «IL RAPPORTO D FIDUCIA È VENUTO MENO»Giovinazzo 17 giugno, consigliocomunale. Come era prevedibilepiù che affrontare gli otto puntiall’ordine del giorno, si è con-centrato su un unico tema: il con-sigliere Leo Magarelli ed il suoprossimo avvenire da politico. Ilsuo «non stare» dalla parte dellamaggioranza non poteva certofargliela passare liscia agli occhi del primo cittadino AntonelloNatalicchio e degli altri consiglieri: la soppressione della com-missione istituzionale di cui lui è presidente ha infatti dato il «la»a tutta una serie di giochetti delle parti difficili da evitare. Uffi-cialmente l’organo amministrativo ha esaurito il proprio compito(e proprio nel momento della frattura politica) e non ha motivodi esistere: i tentativi di emendamento a cui si è aggrappato ilconsigliere non sono certo bastati per evitare che la compattezzadella maggioranza respingesse le richieste e sopprimesse la com-missione. Magarelli zero, Natalicchio uno. Il botta e risposta ini-ziato con la discussione delle sulle interpellanze avanzate dallaopposizione è continuato sulla destituzione degli incarichi deidue assessori Carolina Serrone (Sport) e Gaetano Dagostino (Tu-rismo e Marketing Territoriale) a cui sono state revocate le dele-ghe e che il primo cittadino ha ancora deciso di avocare a sé.«Ribadisco quello che ho già espresso in precedenza – ha sottoli-neato Natalicchio -: le motivazioni che mi hanno spinto a questadecisione si trovano nel rapporto di fiducia venuto meno ultima-mente». E tutto il resto passa in secondo piano. E’ evidente cheil segnale è quello di sfiduciare Magarelli, come pure è noto chelo stesso consigliere abbia frequenti «mal di pancia» in questaamministrazione e faccia passare brutti quarti d’ora alla maggio-ranza, che a conti fatti i numeri li ha comunque per rimanere inpiedi nonostante un possibile scossone interno: la questione Ni-cola Giangregorio (assessore al Bilancio anche l’anno scorso) docetper chi ha memoria lunga. E poi forse sarebbe il caso di nonprestare il fianco.
È mai possibile che la gente, volente o nolente, debba restare
ancorata ad alcuni credi politici, ad alcune ‘discutibili tradizioni’, a
vecchie o nuove mentalità che lasciano poco spazio all’organizza-
zione, all’inventiva, all’impiego proficuo del tempo e soprattut-
to del danaro? Sarebbe necessario invece dare sfogo all’immagi-
nazione, alla fantasia, per creare un modello di vita migliore, utile
a valorizzare seriamente e positivamente l’intera popolazione
giovinazzese. Storia questa già trattata diverse volte in passato da
uomini famosi e non, comunque un numero ristretto di perso-
ne rispetto all’intera umanità. Non dovrebbe però essere neces-
sario diventare Cesare o Leonardo, Dante o Colombo, Garibaldi
o Marconi, ecc. Quest’analisi nasce purtroppo da uno stato d’ani-
mo quasi ansioso, dalla mente di un cittadino qualsiasi di questa
città stanco di vedere alcune aree urbane e suburbane, spoglie,
brulle, desolate e quasi abbandonate. Tutto ciò è a dir poco im-
pressionante. Dall’intera area delle ferriere e a ridosso delle stesse
ad alcuni tratti della costa sia a sud che a nord del borgo antico si
può denotare la presenza di aree di verde cittadino in disuso per
non parlare di un vecchio progetto a ridosso della ferrovia nei
pressi di “Villa Rosa” e senza dimenticare l’immediata campagna
circostante. Il punto è questo: non dobbiamo stare qui ad ad-
dossare colpe a politici vecchi e nuovi di qualsiasi specie e razza
(che da colpe sicuramente non sono immuni) ma dobbiamo
sensibilizzare il nostro mondo, la nostra “piccola” società, la no-
stra comunità. Occorre muovere le masse e insieme a queste gli
uomini di cultura, le associazioni o i membri di associazioni
ambientaliste, di volontariato, culturali e anche politici (non di
mestiere), di modo che, mettendo a frutto le idee e le risorse
morali ed economiche, i piani di investimento e le società im-
prenditoriali stesse, magari locali… Insomma, perché aspettare
gli altri? Perché non prendersi una bandiera blu? Perché ci deve
essere sempre qualcuno che ci deve fare da battistrada? Che ci
deve fare da esempio? È ora di dare l’esempio, di cambiare com-
pletamente il sistema, di impiegare in maniera diversa le nostre
forze. Riprendiamoci un mondo più leale, cerchiamo di diventa-
re una perla del Mediterraneo… Tutto quanto al di fuori degli
schemi inutili della nostra politica!
Marianna La Forgia
FUORI DALLA POLITICA
Ricevimao e pubbliachiamo
PINO LISI
21 LUGLIO 2010
Come prevedibile, come avviene da qualche
anno a questa parte ad ogni presentazione di
una manovra finanziaria, gli enti locali insor-
gono, protestano con forza. Assistiamo alla
solita gara fra i governatori, a chi pronuncia
la dichiarazione di maggior effetto. In questa
speciale competizione il nostro governatore,
ovviamente, si piazza nella top ten, anzi sul
podio.
«E’ MACELLERIA SOCIALE»
In effetti l’algido Tremonti ha preparato una
manovra finanziaria di grandi e diffusi sacri-
fici. I governatori, però, invece di protestare
per i tagli di bilancio, dovrebbero chiedere
conto dei tagli annunciati e poi largamente
ridimensionati ai costi sproporzionati della
politica. Eliminare privilegi anacronistici, ri-
durre i compensi ai parlamentari, consiglieri
regionali e personale politico vario, può non
avere effetti di rilievo sulle casse dello Stato
ma, sicuramente, ha un valore simbolico enor-
me. Si chiedono pesanti sacrifici a tutti, è giu-
sto che la classe politica dia l’esempio. Ap-
punto, l’esempio.
«MACELLERIA SOCIALE».
Ed ecco si scopre che il nostro governatore
ha uno stipendio fra i più elevati, nella ‘sua’
giunta regionale siedono assessori esterni, non
consiglieri, con relativo appannaggio. Possi-
bile che fra i consiglieri non vi fossero pro-
fessionalità, capacità e conoscenze sufficienti
a ricoprire le cariche assessorili ed evitare al-
tri inutili sprechi? Evidentemente la pur con-
sistente compagine consiliare di maggioran-
za non esprime, a giudizio dell’amministra-
tore unico della fabbrica di Nichi, le capacità
richieste per governare la Puglia. Così l’azio-
nista unico della fabbrica di Nichi ha nomi-
nato sei assessori al costo di 117.348,00 euro
ciascuno. Dimenticavo lo stipendio del sud-
detto azionista unico ammonta a 167.395,00
euro.
«MACELLERIA SOCIALE»
Intanto cresce il deficit sanitario della nostra
regione che ha raggiunto la cifra di
1.158.578.000 euro fino al 2008, frutto della
mancata razionalizzazione degli ospedali e la
cancellazione dei ticket. Nel 2009 il deficit è
cresciuto di altri 282.335.000 euro. A titolo
di esempio la sanità in Lombardia a chiusura
bilancio 2008 produceva un avanzo di
207.363.000 euro, mentre nel 2009 risulta
un avanzo di 29.590.000 euro. L’Emilia
Romagna fino al 2008 aveva un disavanzo
di 442.024.000 euro e un avanzo sul 2009
di 40.853.00 euro. La fonte è il Sole 24 ore
del 22 marzo 2010. Spero, almeno in que-
sto caso, di non incorrere negli strali dei rap-
presentanti locali dell’IDV. Ho scritto in pas-
sato dei milioni sperperati con fantomatiche
consulenze, incarichi esterni, assunzioni tem-
po determinato. Ma fra le spese assurde
vorrei portarvi un altro esempio, temo non
l’unico e non ultimo, di un modo di conce-
pire la politica fuori dal senso comune.
Estraneo al buon senso che permette a tan-
tissimi, fra mille acrobazie e sacrifici, di ar-
rivare alla fine del mese, magari anche ri-
sparmiando qualcosa. La Regione Puglia ha
acquistato e ristrutturato a Bruxelles una sede
di rappresentanza alla modica somma di
2.000.000 euro. Certo la consolazione è che
fra i materiali usati c’è la pietra di Trani e il
marmo della Murgia. Si sa il senso estetico
non manca al nostro governatore. Secon-
do voi poteva essere risparmiata questa
somma? I pugliesi ritengono utile una sede
di rappresentanza nella capitale belga?
«MACELLERIA SOCIALE»
E’ evidente a tutti, a tutti gli osservatori non
faziosi che la crisi sia non solo internaziona-
le ma che sia destinata a cambiare forse per
sempre i nostri stili di vita. E’ il momento,
l’occasione per scelte difficili, magari molto
impopolari ma necessarie. Dubito che la no-
stra classe politica sia in grado di realizzarle,
prigioniera della logica del facile consenso
e della navigazione a vista per conquistare il
palcoscenico e soprattutto fette di potere.
Slogan, qualche volta anche efficaci, altre
volte in parte veritieri: «La Puglia verde. Fonti
rinnovabili, fotovoltaico, eolico e biomasse». Bello,
anche utile, forse molto, in prospettiva. La
Puglia verde però vive in questi giorni
un’emergenza ambientale sottaciuta. Nessu-
na delle aziende che smaltiscono i rifiuti spe-
ciali con elevate concentrazioni di DOC
(carbonio organico disciolto) ha ancora pre-
sentato la documentazione necessaria ad ela-
borare l’analisi di rischio prevista dal PGRS
(piano generale rifiuti speciali). Il piano de-
liberato dalla giunta a fine 2009 prevedeva
una deroga di sei mesi, ma entro due do-
veva essere presentata dalle tre ditte la do-
cumentazione. Nulla è giunto alla Regio-
ne. Il piano prevedeva un ulteriore strato
di geomembrana, un sistema di
monitoraggio più avanzato del flusso di
percolato e di riutilizzo del biogas pro-
dotto. Inapplicato. Così si va avanti con
le deroghe per evitare emergenze ambien-
tali nello smaltimento dei rifiuti e, proba-
bilmente, invece della chiusura degli im-
pianti si arriverà a comminare delle mul-
te. Anche in questo caso a beneficio degli
esponenti locali dell’IDV la notizia è ri-
portata sul Sole 24 Ore del 9 giugno scor-
so nel supplemento SUD. La Puglia ver-
de. La Puglia al verde. In questa situazio-
ne di gran fermento la nostra Giovinazzo
vive un altro momento di tensione nel-
l’amministrazione. I due assessori sfiduciati
non sono stati ancora sostituiti. Tutto la-
scia prevedere che qualche consigliere del
PD verrà chiamato al posto della Serrone
consentendo a quest’ultima di entrare in
consiglio comunale, mentre Magarelli do-
vrebbe rimanere fuori dall’amministrazio-
ne e quindi dalla gestione del potere loca-
le. Una sciagura, per lui, ovviamente. Molti
lo vorrebbero coinvolto nei progetti del
centro destra o di quello che si fa chiama-
re centro destra. Vedremo, considerando
le ambizioni malcelate di qualche nuovo
protagonista dei palcoscenici locali, ci sarà
da divertirsi. Se non altro perché qualche
spettacolo, qualche intervista e qualche di-
chiarazione alla stampa locale e web non
ci mancheranno. Vecchi marpioni in veste
di burattinai e giovani rampanti senza espe-
rienza ma con grandi ambizioni di taglia-
re nastri, sposare coppie e, magari orga-
nizzare eventi. Un connubio perfetto,
come al solito, come negli ultimi anni, per
far vincere il centro sinistra.
IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere
«Macelleria sociale»CONTRO LA MANOVRA TREMONTI, È GUERRA A CHI PRONUNCIADICHIARAZIONI DI PROTESTA DI MAGGIOR EFFETTO. VENDOLA DOCET!
22
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Ivan Basso, «come in basso così in
alto». Non c’è perifrasi migliore per
riassumere la tua vita? Bisogna cer-
care di rimanere uguali a se stessi sem-
pre, a prescindere se sei nella polvere
o sull’altare. Solo così è possibile so-
pravvivere ..... a tutto.
In Italia non si usa dare una mano a
chi cade nella polvere, a chi sta in
«basso» perchè non si vuole che poi
salga troppo in alto. Tu come hai fat-
to? Ho cercato di rimuovere le mie
negatività e le mie debolezze. Ho pre-
so quello che di buono avevo ancora
dentro e su quello ho ricostruito mat-
tone su mattone la mia esistenza di
uomo e di atleta.
Se nella vita vuoi arrivare in alto cer-
ca di partire dal «basso». Vale an-
che nel ciclismo? Credo che bisogna
innanzitutto partire dalle proprie pas-
sioni. Quando uno inizia deve farlo per
il gusto di fare qualcosa che lo gratifi-
ca. Ragionare raffrontandosi al succes-
so, è sbagliato. Soprattutto quando si
è giovani. Il successo è qualcosa da
considerare quando hai individuato
che una passione può diventare qual-
cosa di più di un hobby o di una di-
strazione.
Il valore del denaro è più alto per-
ché gli uomini scendono sempre
più in «basso» per averlo. Vale an-
che nel ciclismo?Dopo quanto suc-
cesso, non sono certamente io quello
che può dare consigli a chicchessia.
Ogni individuo ha un’asticella morale
oltre la quale non accetta compromes-
si. Il valore di ognuno dipende dall’al-
tezza di quell’asticella. Io sto cercan-
do di alzarla il più possibile.
Se uno stilista italiano dovesse fir-
mare la tua maglia, chi preferiresti?
E’ difficile scegliere perchè gli italiani
sono i migliori al mondo. Come fai a
scegliere fra Armani, Cavalli, Dolce e
Gabbana, Versace ecc. (li ho messi tutti
in ordine alfabetico). Scegliete voi per
me e fatemi sapere.
Se dovessi fare indossare la maglia
rosa ad un’italiana che si è distinta
nello sport quest’anno a chi la faresti
indossare?
Io darei una maglia rosa alla ‘vita e al
suo esempio’ a Rita Levi Montalcini. E’
la numero 1.
«Una storia d’altri tempi di prima del
motore quando si correva per rabbia
o per amore ma fra rabbia ed amore
il distacco già cresce e chi sarà il
campione già si capisce…» - canta
De Gregori in una sua famosa can-
zone. Tu hai deciso di imparare a pe-
dalare per rabbia o per amore?
Per amore e per passione. Con la rab-
intervistaDI SERGIO PISANI
ESCLUSIVO / LA MAGLIA ROSA DEL GIRO D’ITALIA BASSO RI-SPONDE A LA PIAZZA: «HO SCOPERTO CHE A GIOVINAZZO GLI AMICIDEL CICLISMO SONO IN PRIMA LINEA PER IL SOCIALE. IO CI SARÒ»
IVAN IL GRANDEIVAN IL GRANDE
23 LUGLIO 2010
bia non si arriva lontano.
Secondo te, in una corsa a
tappe quando si inizia a ca-
pire chi sarà il campione, la
maglia rosa?
Basta aspettare le salite vere e
come diceva il mitico Franco
Ballerini, lì si dividono i maschi
dalle femmine......
«E dietro a quella curva è
sempre più distante e dietro
la curva del tempo che vola
c’è Sante in bicicletta e in
mano ha una pistola…» -
continua De Gregori. Dietro
la curva di Giovinazzo, 18ma tappa,
prima dell’arrivo a Bitonto, c’è stata
una caduta rovinosa di corridori.
Cos’è successo in quell’occasione?
E’ successo che sono caduti dieci posi-
zioni dietro di me. In corsa ti basta sen-
tire i rumori per capire cosa succede.
Ma poi devi necessariamente andare
avanti e non voltarti indietro... quasi
come nella vita di tutti i giorni. E in ogni
caso non è stata una caduta rovinosa.
E’ routine quotidiana...
Due maglie rosa le hai dedicate a due
donne italiane di spessore, Stefania
Prestigiacomo, Ministro dell’Am-
biente ed Emma Marcegaglia, Pre-
sidente di Confindustria. Hai in ser-
bo progetti commerciali che vedran-
no la bicicletta come protagonista
assoluta?
Se vuoi competere ad alto livello non
puoi riempire la mente di tanti pensie-
ri. Ora devo correre in bici, cercando
di recuperare parte del tempo perso.
Poi a carriera finita, ci sarà tempo per
pensare al resto della vita.
Un successo nel 2006, l’altro nel 2010.
Qual è la ricetta per duplicare una
vittoria nel Giro dopo un lungo di-
giuno?
Saper soffrire più degli altri, avendo
consapevolezza dei propri mezzi. Tut-
to qua. E’ chiaro che se non sei dotato
da madre - natura, con la sola capacità
di soffrire non vai lontano. Ma la sof-
ferenza è la madre di tutte le corse.
Dal 2006 al 2007, subito dopo la vit-
toria del Giro d’Italia, si sono
avvicendati spiacevoli episodi che
ti hanno comportato una squalifica
dalla Commissione disciplinare del-
la Federciclismo Italiana. Hai mai
pensato in quel periodo di lasciar
perdere tutto?
Mai. Anche perchè era l’unico modo
per dimostrare, che pur avendo sba-
gliato, le mie vittorie non erano frutto
dell’inganno ma di grandi sacrifici.
Se dovessi ripercorrere le vicende
del caso Pantani, concordi con le tesi
della Procura di Rimini?
E a che servirebbe? No. Vi prego la-
sciamo in pace Marco, lasciamolo pe-
dalare nei cieli insieme ai nostri miti.
Non lo hanno lasciato in pace da vivo,
per favore facciamolo ora che è li con
il Ballero, Coppi, Bartali e tutti i nostri
grandi.
Una rinuncia forzata al Tour de
France lascia il segno. Come ti stai
preparando per una delle gare più
importanti del mondo e per un ri-
torno degno del tuo stile?
Come sempre. Sudore, fatica e con-
centrazione. E’ questo il mio stile.
Chi mi conosce bene, sa che è l’as-
soluta verità.
Lippi, l’allenatore della naziona-
le, in una recente intervista ha di-
chiarato che occorre far riferi-
mento in questo momento a
Francesca Schiavone per il no-
stro orgoglio italiano. Riuscirai
anche tu in terra francese a forti-
ficare questo nostro orgoglio?
Io farò il possibile per me, per la
mia famiglia, per la mia squadra e
per i tifosi italiani. Il mio carattere e
le esperienze vissute mi hanno dato
il giusto equilibrio per vivere sere-
namente qualsiasi risultato. Non
sarò mai un eroe senza macchia e
senza paura.
Un ciclista come te, capace di
morire e rinascere, ha una previ-
sione riguardante i prossimi
campioni del mondo del calcio?
Vorrei che rivincesse l’Italia. Ma la
vedo dura. Vede molto meglio Spa-
gna e il solito Brasile. Chissà che non
venga fuori una sorpresa, Inghilter-
ra e Olanda.
Nel 1907 la Sanremo valeva cin-
que lire a chilometro più 300 lire
24
come vincitore. Oggi quanto ha portato nelle tasche
del vincitore il Giro d’Italia?
Zero. Perchè tutti i premi vinti li ho distribuiti a tutti i
componenti del mio team, meccanici e massaggiatori
compresi.
Non eri ancora maglia rosa il 18 maggio quando il
Giro ha attraversato Giovinazzo. Porterai la maglia
rosa tra i banchi di scuola, tra i nostri ragazzi, i tanti
«Pinocchio in bicicletta» come ha fatto Simoni o
come faceva la maglia iridata dell’ex ct Ballerini?
Ho saputo di queste cose dal presidente nazionale Di
Rocco. Mi ha spiegato il legame di Ballerini e tanti altri
campioni con la vostra terra. Parlarne ora è complicato
per me, ma se Franco ha creduto in voi, lo avrà fatto
perchè siete persone eccezionali. Lui in questo non sba-
gliava mai! Spero un giorno di dare il mio contributo
anche per ringraziare il nostro indimenticabile C.T. Bal-
lerini!
Dio ci parla a voce troppo bassa. Tu riesci a sentir-
lo? Certe volte lo puoi anche vedere, se vuoi. Lo vedi
negli occhi dei bambini da adottare dell’Intervita (Ass.
Onluss della quale sono testimonial ndc). Lo vedo negli
occhi del mio preparatore Aldo Sassi che lotta per scon-
figgere un cancro al cervello. L’ho visto nelle pacche
amichevoli di tante persone ‘normali’ che durante la
squalifica mi hanno fatto sentire il loro calore. E ora
penso di intravederlo nei progetti che Voi fate nelle
vostre zone. Mi hanno raccontato di quello che Balleri-
ni faceva giù, dare speranze ai ragazzini dei quartieri
complicati. E mi hanno raccontato anche delle tribola-
zioni di un vostro amico di Giovinazzo. Luca. Ho vi-
sto il suo sito e ho scoperto che anche lì gli amici del
ciclismo sono in prima linea. Lo era anche Franco. Ora
c’è un suo grande amico, Tommaso. Non lo conosco,
ma attraverso questo impegno straordinario, certe volte,
se vogliamo, è possibile vedere Dio. A presto.Ivan Bas-
so.
SERGIO PISANI
RINGRAZIO TOMMASO DEPALMA PER LA
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REALIZAZZIONE DI QUESTO SERVIZIO
27 LUGLIO 2010
«Canta che ti passa», il cuore della solidarietà
Ancora una volta Libero Pensiero ha fatto centro. Non è autocelebrazione,ma un riscontro oggettivo. Il Canta che ti passa 2010 dello scorso 28 mag-gio è stato un successo, oltre le più rosee previsioni. E’ stato un successo dipubblico, visto che i 1.000 posti a sedere erano quasi tutti occupati. E altragente ha seguito la serata in piedi. E’ stato un successo artistico, consideratoche gli spettatori hanno ascoltato e guardato tutte le esibizioni, mostrandoun genuino gradimento.E’ stato un successo organizzativo, perchè nono-stante l’affluenza considerevole di persone, non c’è stata nessuna difficoltà asistemare gli intervenuti, senza caos e senza nessuna confusione. Infine èstato raggiunto un risultato economico ragguardevole. Di seguito vengonospecificati i costi, i ricavi e l’utile netto da devolvere alla causa del caroFrancesco Bufi. Ed è stato proprio quest’ultimo insieme al mattatore ebarzellettiere Uccio De Santis a rendere indimenticabile la serata. Il sig. Bufinon ha avuto timore alcuno a salire sul palco e parlare con parole semplicima penetranti, della sua malattia alla colonna vertebrale, del concreto ri-schio di non poter più camminare e sopratutto dell’impossibilità di reperirele somme necessarie per affrontare il delicato intervento chirurgico in Spa-gna. Uccio De Santis ci ha messo del suo, divertendo e divertendosi, inor-goglito per essere stato utile ad una causa importante. E poi gli’Amici delLiscio’ hanno fatto il resto, suonando e ‘suonandole’ a chiunque capitava sulpalco. Alla fine la gioia più grande. Una raccolta superiore ai 10.000,00 euroche sono un ottimo punto di partenza per vincere la dura battaglia cheattende Francesco Bufi.Ancora una volta Libero Pensiero ha fatto la suaparte, con passione, con dedizione, facendo tutto quanto era possibile. Etutti gli amici della frizzante associazione giovinazzese, ringraziano tutti co-loro che a vario titolo hanno voluto rendersi utili alla nobile causa.
PIÙ DI 8MILA EURO DEVOLUTI ALLA CAUSA DI FRANCESCO BUFI
«Canta che ti passa», una serata musicale di
beneficenza con la partecipazione dei prota-gonisti della politica e dello sport giovinazzeseaccompagnati dal gruppo musicale gli ‘Ami-
ci del liscio’. E’ il respiro principale dellamusica che unitamente alla comica di un at-tore conosciutissimo nella nostra Puglia han-
no manifestato la donazione senza risparmiare l’energia cheresta il vero motore dell’anima. Uccio ed i musicisti si sonoquindi donati per la causa di chi soffre e non ha i mezzi disussistenza che nelle occasioni ha bisogno di solidarietà. Con
de Santis si sono esibiti Giuseppe Casaburi alla chitarra rit-mica, Michele Giangregorio al basso, Lino Labianca allabatteria, Oronzo Fiorentino e Michele Paparella alle tastie-
re, Raffaele Vacca alla chitarra solista ed infine Matteo Schinovoce. Sono stati eseguiti brani di vario genere Everibody,Needs, Somebody to love, Gimme some loving, Nel sole, Ri-
chiamo d’amore, La bambola, Io vagabondo, Sognando laCalifornia, I feel good, The best, Hey jude. Del repertoriofaceva parte anche «Il gatto e la volpe» del maestro Filippo
Cortese, un musicista con cittadinanza giovinazzese che hadato lustro e grandissima importanza alla musica locale enazionale. Un autore ritrovato che nessuno si è preoccupato
di inserirlo nelle nostre enciclopedie generali e musicali,ma a cui va il merito di aver rappresentato Giovinazzo nelmondo delle «sette note». Ben vengano in paese altre inizia-
tive ben riuscite come questa!
Vincenzo Turturro, musicologo
CANTA CHE TI PASSA, 8.599
euro in beneficenza
28
DI GABRIELLA MARCANDREAgiovinazzo che lavoragiovinazzo che lavora
IL NOSTRO VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE NOSTRE ATTIVITÀ COMMERCIALI
ph: Nico Mongelli
La Mary Collection di Marilena De Candia
arte & designarte & design
29 LUGLIO 2010
Le piccole botteghe dell’arte, l’ultima tendenza nel campodell’artigianato artistico. A Giovinazzo sono come i pandacinesi. Poche e introvabili. Troppi sono i problemi incontra-ti dalle imprese nello svolgimento dell’attività formativa, leprospettive di sviluppo dell’artigianato artistico nel territo-rio giovinazzese si scontrano contro le difficoltà nell’acces-so al credito e nel reperimento di fondi. Non c’è sostegnoper la continuità dei mestieri, c’è un’ eccessiva burocrazia.Marilena De Candia, decoratrice pittorica, è uno di quei pan-da cinesi che non molla. Riesce a stare al passo con il designpiù moderno. Se fiorissero tra archi e bifore del centro stori-co tante botteghe d’arte, ognuna specializzata nel suo filo-ne, a quest’ora staremo a parlare di una vera scuola d’artegiovinazzese. Invece, com’è difficile rappresentare pensieried emozioni. Non è il caso di Marilena che non si lasciatravolgere dalla marea del colore grigio. La sua bottega nonsarà il «Pompidou» di Parigi dove si manifesta la sindromedi Stendhal alla visione di Chagall o Picasso ma le sue pen-nellate di colore richiamano ad un armonioso valzer di pit-ture e decorazioni. Sono gioia di vivere. Trasmettono otti-mismo da ben cinque anni.
Marilena De Candia, dopo essersi diplomata all’IstitutoStatale d’Arte di Bari e specializzata in grafica pubblicitaria,ha partecipato nel corso degli ultimi anni, a numerose mo-stre ed esposizioni estemporanee organizzate in Puglia edaltre regioni d’Italia. Meritato è stato il Primo Premio iniuna mostra estemporanea di pittura e scultura a Monopoli,il Premio Via Nazareth della città di Barletta e un lungoelenco di riconoscimenti e coppe che hanno spinto l’artistaad andare avanti. In un settore dove spesso si smette primadi iniziare, a causa degli enormi sacrifici che occorrono perfarsi conoscere. Marilena ha avuto la fortuna di essere figliad’arte e di essere stata sostenuta agli inizi da una madre de-terminata che le ha inculcato la voglia di impegnarsi e diandare avanti.«Si può dire che Giovinazzo mi ha portato fortuna? Soprat-tutto nel settore della pittura ho ricevuto molti riscontri edapprezzamenti ed oggi molti clienti qui mi conoscono an-che per il passaparola» - esordisce l’artista. Nella sua galleriad’arte, sita in Via Bari, è tutto un turbinio di colori sgargianti:il blu, il rosso, l’arancio che si plasmano su pesci, soggettimarini e gigantografie floreali. L’ispirazione principale pro-viene infatti dagli acquari e dalla natura in generale. La bra-vura di Marilena si esprime però anche attraverso pittureastratte, paesaggi fantasiosi e scorci giovinazzesi. Tutto estre-mamente luminoso, un’arte che mette subito di buon umo-
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re. «Realizzo quadri su misura di vario genere e colori surichiesta e commissione – prosegue Marilena – prediligo irossi e gli aranci oltre al blu, il glicine e il lilla servendomi dioli acrilici e sabbia di mare».
Tutto qui? Ma no, siamo solo all’antipasto multicolore.Marilena è infatti un’artista versatile che si occupa anche didecorazione di interni di abitazioni e di attività commercia-li, decorazione di porte a scrigno e vasi di terracotta senzarisparmiarsi su vere e proprie consulenze artistiche nell’ar-redamento. Per tali motivi è dunque iscritta e quotata «L’élite2010 – Arte Selezione Internazionale». La sua non è soloun’arte da esposizioni e mostre ma è anche un’arte che po-tremmo definire pret-à-porter. Marilena realizza infatti an-che bomboniere per qualsiasi ricorrenza, in particolare ma-trimoni e comunioni. Quadretti su tela a partire da misure di20 cm. x 20 cm. che possono essere commissionati simili traloro o completamente diversi. E poi il nuovo fiore all’oc-chiello è la riproduzione di immagini e quadri personali supiastrelle, marmi, ceramiche, borse, collane, abiti, canotte egadgets vari. «Nella mia galleria d’arte è possibile trovare laborsa con la rappresentazione del centro storico giovinezzesepiuttosto che gli infradito raffiguranti un acquario. È la col-lezione Mary Collection, nata quest’anno in occasione dellapartecipazione ad Expo Levante, per la quale devo ancoraringraziare l’ex Assessore al Turismo e alle Attività Produt-tive, Gaetano Dagostino – precisa la nostra artista – un’oc-casione davvero importante che mi ha permesso di farmiconoscere al meglio nella Provincia di Bari e di stringerecontatti e pianificare progetti per la riproduzione su oggettidei miei dipinti». Tra l’altro non va dimenticato che in quel-l’occasione RAIUNO ha dedicato un servizio a quell’even-to, ha lanciato l’immagine di Giovinazzo molto più di quan-to non sia avvenuto per il recente Giro d’Italia. Insomma unmix di arte, di volontà e di bravura per un’artista che correcorre come un treno e si prefigge obiettivi ancora piùgrandiosi.«Desidero nel prossimo futuro sviluppare il mar-chio Mary Collection, dedicandomi quindi all’aspetto com-merciale della mia arte e creando nuove collezioni. Cosa miaspetto qui prossimamente? Spero di interagire con personeche possano realmente credere nell’arte, perché dopo il re-cente annullamento della sfilata di moda non c’è da essereottimisti per un’estate che è ormai iniziata e che per il no-stro settore è una stagione importantissima per proporci an-che ai turisti. Affinché non soltanto Facebook e la rete pos-sano essere un modo per farci conoscere e pubblicizzarci.Dalla mia esperienza sono convinta che qui a Giovinazzo sipuò fare tanto ed organizzare molte iniziative così com’èaccaduto finora». Parola di Marilena De Candia.
n
30
UNA DEVOZIONE ANTICA
La pergamena n. 341 dell’Archivio Capitolare della
Cattedrale è la prima testimonianza scritta, fino-
ra rinvenuta, dell’erezione di un luogo di culto
verso il Santo di Padova presso una casa
francescana in Giovinazzo. Con atto del 14 feb-
braio 1468 infatti Antonio Palmiero nel disporre
le sue ultime volontà ordinava tra le altre cose che
«delli suoi beni se ne fondi un beneficio de iure
patronatus laycorum, … sotto il titolo di Santo
Antonio, e che nella Chiesa di Santo Francesco si
erigga una Cappella del titolo di detto Santo per
tal causa» («facere debet quemdam cappellam in ecclesia
Sancti Francisci de Juvenatio sub vocabulo Sancti
Antonii de Padua»).
I FRATI MINORI CONVENTUALI
La chiesa di S. Francesco a cui si fa riferimento
nell’atto del 1468 era quella annessa al convento
dei frati Minori Conventuali. Le prime fonti
attestanti la presenza di una comunità francescana
in Giovinazzo sono pergamene e documenti
cartacei dell’Archivio Capitolare del secolo XV.
Un primo convento doveva sorgere nei pressi
del porto, nell’edificio attualmente denominato
torre Venturieri. Stando a quanto riportato dallo
storico Giuseppe De Ninno in Dei ruderi della
chiesa ed ex convento dei Minori Conventuali di S.
Francesco in Giovinazzo, Bari 1894, p. 9 quel con-
vento durante l’assedio della città del 1529 fu
distrutto, ed i frati nel 1535 stabilirono la loro
sede nell’agro, attuale località Case di S. Antonio.
Nel 1537 però la chiesa del Convento non dove-
va essere stata ancora costruita. Il 25 novembre
di quell’anno infatti il guardiano del Convento
fra Bonaventura da Giovinazzo commissionava
i seguenti lavori a ben cinque mastri muratori dei
paesi limitrofi. «Li domini mastro Tommaso e
compagni in solidum et quem melius siano te-
nuti et debiano effettivamente fornire la cappella
maiore incomenzata del predetto loco sive con-
vento di S. Francesco di Giovinazzo et farce la
lamia et non coverta … salvo quadrata incassata
et difformata del medesimo … si como stai
incomezata in quelle faze dove stai la opera ad
fili, et farci detta lamia ad cruciero ad opera accor-
data, con quelle petre che lo medesmo guardiano
li dara: che siano serviti li predicti mastri formare
la finestra quale sta in comenzata … et fare lo
spiraculo squarzato che stai fatto et metterlo in
assetto et fornirlo et anchora fare alla ditta lamia
le fabbriche quatre et quale allo cugno per la lamia
et dicta lamia et lanovieri preditti modo in super
fornirli…». I particolari che seguono poi dimo-
strano come un primo insediamento dei frati
fosse andato distrutto e parti della vecchia chiesa
dovessero essere impiegate per l’edificazione delle
nuova. «Fo anchora concluso per patto tra esse
parti che lo dicto Guardiano sia tenuto, per far
dicta lamia, dare lo cruciero vecchio della cappella
maiore del loco vecchio, et diruto di S. Francesco
et si casu se trovasse manco o vero rutti alcuni
pezzi crucieri et si essi se dovessero scolpire il guar-
diano pagherà ugualmente trenta ducati l’uno ai
maestri fornendo egli calce, petre, terra, acqua,
ligname et ogne altra cosa debita et necessaria per
dicto lavoriero». (ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 3
not. G. Tomeo, vol. 13, f. 5). Col tempo la chiesa
dové subire varie modifiche e restò aperta sino al
1809 quando il convento fu soppresso.
Questo convento era dei frati che vennero a for-
mare la Regola dei Minori Conventuali ovvero quelli
che intendevano applicare la famosa Regola Bollata
di S. Francesco così come approvata da papa
Onorio III nel 1223, privilegiando però le presen-
ze delle loro comunità nelle città per la predicazione
del Vangelo e il servizio ai poveri. Infatti a seguito
della morte del Poverello d’Assisi prima e del Mi-
nistro Generale S. Bonaventura poi, non poche
erano state le correnti circa l’applicazione della Re-
gola Bollata, tanto che i Francescani si erano rami-
ficati in più Ordini. Un altro di essi è quello dei
Cappuccini, con Regola approvata da papa Cle-
mente VII nel 1528.
I PADRI CAPPUCCINI
Circa l’insediamento di questi ultimi in Giovinazzo,
sempre fissato agli inizi del secolo XVII, notizie
dettagliate vengono fornite nell’atto notarile rogato
dal notaio Giovanni Francesco Graziosi il 31 mag-
gio 1676 (ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 16, vol.
228, f. 142). In esso si legge infatti essere «stato il
predetto convento de padri Cappuccini edificato
da fondamenta dal rev. padre fra Giovanni Maria
da Giovinazzo ... nel secolo nominato Onofrio
de Cicco di sue proprie robbe e denari, ... qual
tempo dell’edificatione di detto convento ... fu
nell’anno 1613». Tale notizia l’aveva già riportata il
Guardiano dello stesso convento, fra Girolamo
d’Acquaviva, nella relazione predisposta nel 1650
in adempimento alle disposizioni di papa
Innocenzo X per la soppressione dei piccoli con-
venti (edizione in Monumenta historica ord. Min.
Capp., vol. XVII, p. 79-81). Nella relazione si legge
che anche l’Universitas di Giovinazzo aveva con-
tributo all’erezione del convento; se ne trova con-
ferma nell’atto notarile rogato il 10 agosto 1613
dal notaio Fabrizio Vallone. Con quell’atto infatti
i mastri muratori Donato, Antonio e Giovanni
Berardino di Modugno stipularono con i sindaci
Andrea de Risis e Ferdinando de Cristofaro «di
fare tutte fabbriche del rustico del giardino del con-
vento de Padri Cappuccini che si fa in questa città
alla ragione di carlini cinque e mezzo et essi sindaci
et deputati se l’averanno da dare calce nella calcara
vicino detto luogo, acqua del pozzo, et pietre den-
tro il luogo di essi padri in loco Piscina Nuova,
terra, et ligname […] et anco essi mastri prima
debbano consignare tutte le fabbriche […] la qual
fabbrica haverà da esser larga di due palmi di canna
et d’altezza di palmi 12 da bascio, […] et che dette
fabriche si debbano fare bene et atte a recevere, et
… che dette fabriche siano finite per tutto settem-
bre prossimo». (ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 9,
vol. 79, f. 108). I termini contrattuali però non do-
vettero essere rispettati in quanto in parecchi docu-
menti degli anni seguenti si parla ancora di «erigen-
do convento dei revv. Padri Cappuccini».
UNA PRIMA STATUA DI S. ANTONIO
La succitata relazione stilata per la “soppressione
innocenziana” del 1650 si limita a parlare delle ren-
dite e delle attività del convento dei Cappuccini,
mentre quella relativa al convento dei Minori
Conventuali, seppur stilata tre anni più tardi, è
molto più dettagliata e descrive anche l’interno del-
la chiesa conventuale; in essa si venerava sull’altare
di patronato della famiglia Braida una statua del
glorioso taumaturgo Antonio da Padova (BNBa,
fondo De Ninno, vol. 17/1).
Si tratta della statua attualmente venerata presso la
chiesa di S. Andrea in via Cattedrale, ivi traslata al
momento della soppressione del convento dei
Minori nel 1809. Il simulacro è una scultura di pie-
tra policroma, sempre attribuita al giovinazzese
Antonio Altieri vissuto però tra il 1700 ed il 1765.
Sicuramente posticcia rispetto alla sua fattura è l’at-
tuale cromia in quanto nel carteggio relativo ai la-
vori di manutenzione della chiesa di S. Andrea nel-
la prima metà del secolo XX, si legge che nel 1921
un incendio la aveva danneggiata (ADG, fondo
Curia Vescovile, s.c.).
La venerazione di questa e di un’altra statua dello
stesso Santo nel 1652 fu oggetto di un contenzioso
tra i due succitati Ordini francescani come chiara-
mente appare dal fascicolo dell’archivio della Curia
Vescovile di Giovinazzo: Inter r evv. Patres
Conventualium S. Francisci Iuvenacii et revv. Patres
Cappuccinos eiusdem civitatis (ADG, fondo curia, acta
civilia, a. 1652).
I DUE ORDINI DINANZI AL GIUDICE
Il 23 maggio 1652 si presentò dinanzi al Vicario
storia nostra
DI DIEGO DE CEGLIA
1652, contesa dei frati per la venerazione
di S. Antonio da Padova
1652, contesa dei frati per la venerazione
di S. Antonio da Padova CHIESA DIS. ANDREASTATUA DIS. ANTONIOIN PIETRAPOLICROMA
PROVENIEN-TE DALLADISTRUTTA
CHIESA DELCONVENTODEI MINORICONVENTUAL(LOC. CASEDI S. AN-
TO-
31 LUGLIO 2010
generale della Dioce-
si fra Giovanni Francesco de Lemma guardiano
del convento dei Minori Conventuali che «via
protestativa ... dice, come trovandosi eretta nella
chiesa di detto suo convento una cappella con una
statua del glorioso S. Antonio da Padua da tanto
tempo, che non è a memoria d’huomo, incontra
con gran frequenza, devozione, e concorso di que-
sto populo». Avendo i frati Minori Conventuali
avuto sentore «che li reverendi Padri Cappuccini di
questa città pensano erigere un’altra cappella con la
statua dell’istesso S. Antonio nella loro chiesa e
quella, prima portare processionalmente per la cit-
tà, e che essendo proibito in virtù di più decreti et
ordini della Sacra Congregatione, e brevi apostolici,
non può ne deve detto sig. Vicario ciò permettere
e per ciò ... richiede a esso sig. Vicario voler ordina-
re a detti padri Cappuccini» che non «erigano detta
cappella, né facccino detta processione» aggiungen-
do che qualora a ciò non si fosse adempiuto la
stessa istanza sarebbe stata rivolta alla Sacra Con-
gregazione dei Riti.
Su ordine del Vicario quindi, tale protesta veniva
notificata alla parte avversa nella persona di fra Pa-
olo da Giovinazzo guardiano dei Cappuccini che
il 24 maggio presentava la sua controffensiva di-
chiarando che «il detto monitorio, è subrettitio
non rispondendo al vero» e che «essi cappuccini
molestano, e perturbano la festa del glorioso San-
to Antonio nella chiesa d’essi Padri Conventuali»
non andando affatto «alla detta chiesa de
Conventuali a darli impedimento alcuno, nè in-
quietudine» anzi apprezzavano che anche i «padri
Convenuali celebrano pure a lor posta e
solennizzano con ogni pompa maggiore, che pos-
sano la festa di detto glorioso Santo. ... tutto ciò a
maggior gloria di Dio benedetto e di detto San-
to». Veniva dichiarato inoltre che loro Cappuccini
«come figli d’un unico padre il gloriosissimo S.
Francesco celebrano la festa di detto Santo nella
chiesa loro, dove per divozione dell’ecc.mo sig.
Principe di detta città vi è collocata la detta statua»
che essi nello spirito francescano dell’obbedienza
si dichiarano disposti a togliere dalla pubblica ve-
nerazione se tanto venisse imposto dall’Autorità
ecclesiastica, alla quale però facevano notare che una
immagine pittorica «di detto Santo da che fu eret-
to il convento e fatta la chiesa d’essi Cappuccini è
stata, e vi è nella icona dell’altare maggiore di quel-
lo» (dipinto oggi inesistente e di cui non è possi-
bile conoscere la fattura avendo subito il presbite-
rio di quella chiesetta più d’un rifacimento). Per-
tanto ai Cappuccini appariva ingiustificata, e quindi
tardiva, la protesta dei Minori Conventuali fatta
solo al momento della donazione della statua da
parte del duca Giudice (non è specificato se Niccolò
o il figlio Domenico che ebbe il titolo di duca di
Giovinazzo dal 1651).
Non abbiamo approfondito quale fosse il lega-
me di devozione dei Giudice con questo Santo,
certo è che nella Napoli dove essi ricoprivano cari-
che pubbliche la devozione verso S. Antonio era
molto sentita sopratutto da quando con pubbli-
co atto del 12 giugno 1618 rogato nella chiesa di
S. Lorenzo Maggiore, lo stesso Santo era stato
proclamato protettore del Regno.
L’ALTRA STATUA DONATA DAL DUCA
Della statua lignea di S. Antonio ancora esistente
sul secondo altare a sinistra nella chiesetta accanto
al Calvario, pare quindi opportuno fornire una
sintetica descrizione. Sul libro che S. Antonio reca
aperto sulla mano destra si legge «V. P. PINSE –
1910»; non vi è dubbio che la statua la cui fattura
è chiaramente ascrivibile al secolo XVII nel 1910
sia stata solo ridipinta forse da Vincenzo Petroli
(V. P.) noto decoratore di Molfetta, operante ap-
punto agli inizi del secolo XX. Il Santo con espres-
sione ieratica, sul libro che regge con la mano de-
stra, presenta agli astanti un Bambinello che non
è oggi quello originale, di dimensioni maggiori,
che è invece custodito nella stessa chiesa ed utiliz-
zato nel presepe. Tanto è stato possibile rilevare
sia da testimonianze di alcuni anziani, sia da una
analisi dell’opera: sul libro spunta un vecchio chio-
do quadrangolare, al quale corrisponde per di-
mensioni un foro presente sul tallone destro del
Bambinello più grande, anch’esso ieratico, e con
le braccia aperte come in molte altre effigi di S.
Antonio dello stesso periodo. Peraltro quello
posto attualmente sulla statua di S. Antonio ha
una posizione innaturale, le sue gambe infatti leg-
germente piegate, sono incrociate, improbabile
posa per la posizione eretta, ed è grossolanamen-
te legato con spago al chiodo di tenuta, il tutto
poi è celato da un ricchissimo abitino ricamato in
oro. Posticcia è sicuramente anche l’aureola appo-
sta sul capo del Santo.
I CAPPUCCINI LA SPUNTANO
Nel contenzioso del 1652, i Cappuccini, respin-
gendo le accuse loro rivolte dai Conventuali, chie-
devano che l’Autorità ecclesiastica rivedesse il
monitorio emanato solo a seguito della denuncia
dei primi e senza aver ascoltato i secondi che si
riservavano di ricorrere «anco alla Sacra
Congregatione e a Sua Santità Papa Innocenzo
X» come in effetti ricorsero.
Non ci è dato sapere se questa statua di S. Anto-
nio donata dal duca Giudice ai Cappuccini nel
1652, fu portata in processione, infatti il
contenzioso si concluse un mese dopo la festa
del Santo, il 13 di luglio 1652, con l’intervento
dell’Auditore generale della Camera Apostolica
protonotario Prospero Caffarello che ritenendo
ingiustificata l’accusa formulata dai Minori
Conventuali intimò che nessuno si opponesse a
che nella chiesa dei Cappuccini di Giovinazzo si
venerasse la statua di S. Antonio e che la stessa
fosse portata in processione.
CASI SIMILI NELLE CITTA’ VICINE
È bene notare che probabilmente la sentenza fu
favorevole ai Cappuccini anche perchè gli stessi
nel primo grado di giudizio dinanzi all’Ordina-
rio Diocesano avevano fatto presentare un’ar-
ringa ufficiale (il testo è tutto in latino) e senten-
ze emanate in altre città per casi analoghi.
Nella memoria difensiva, il guardiano dei Cap-
puccini nel ricordare che con Bolle Apostoliche
di papa Paolo V ed Urbano VIII anch’essi era-
no stati riconosciuti «veri filii Sancti Francisci
communis patris communitatis originalis vere ex linea
non intermissa dicti Beatissimi Patris», non condivi-
deva il diniego a loro espresso per la venerazio-
ne dell’immagine di S. Antonio, diniego che fa-
cendo perdere un buon numero di devoti al
Santo, avrebbe così allontanato “pecorelle dalla
vigna del Signore”; lo stesso Guardiano faceva
notare che le indulgenze concesse a loro erano le
stesse di cui già potevano godere i Frati Minori
Conventuali, gli Osservanti e le Clarisse, religio-
si obbedienti tutti alla Regola dettata da S. Fran-
cesco.
La diatriba circa il diritto di tenere una pubblica
processione poi non era nuova.
A Molfetta infatti, non molti anni prima (1641)
si era verificato un caso simile tra la Confraterni-
ta laicale intitolata al Santo, che reclamava questo
diritto, ed i Minori Conventuali che negandolo
erano usciti sconfitti dal contenzioso discusso
sempre dinanzi alla Camera Apostolica. (A
Molfetta quindi la Confraternita che aveva eret-
to una cappella di S. Antonio nella chiesetta di S.
Andrea sua sede, poteva annualmente festeg-
giarlo solennemente con preghiere durante la
processione eucaristica, come sancito dal Vesco-
vo di quella città il domenicano Giacinto
Petronio). Nell’arringa il Cappuccino
riproponeva la città di Molfetta come luogo in
cui venivano venerate ben quattro statue di S.
Antonio nelle due chiese annesse ai conventi dei
Minori e dei Cappuccini, nonché nella Cattedra-
le, chiesa secolare come quella di S. Andrea nella
quale era stato peraltro concesso da papa Urba-
no VIII di lucrare indulgenze il giorno della fe-
sta di S. Antonio, (concessione che in copia au-
tenticata fa parte del fascicolo insieme alla sen-
tenza emessa per Molfetta dalla Camera Apo-
stolica).
Anche in Bari l’edificazione di una cappella de-
dicata a S. Antonio nella chiesa dei Cappuccini
aveva causato qualche screzio con gli altri Ordi-
ni, screzio che però si era risolto nella comune
venerazione del Santo. I padri Cappuccini infatti
portarono in processione la statua di S. Anto-
nio fino alla chiesa dei Conventuali che con torce
accese l’attendevano all’ingresso; quindi alla pro-
cessione si unirono gli Osservanti che più di
tutti si erano mostrati contrari alla nuova devo-
zione cappuccina.
A tutt’oggi Sant’Antonio continua a contare
schiere infinite di devoti, ma dal carteggio sopra
esaminato sembra di cogliere che attorno alla
festa religiosa già da allora convergessero altri
interessi.
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O
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CHIESA DI S.
FRANCESCO(EX CAPPUC-CINI), STA-
TUA DI S.
ANTONIO IN
LEGNO POLI-CROMO, DONO
DEL DUCA
GIUDICE.
33 LUGLIO 2010
Tra gli episodi, ormai passati neldimenticatoio e relativi ai miei tempi, vi sonoquelli riguardanti la trepidante attesa du paccheda l’Americhe. La seconda guerra mondiale eraappena finita, ma il pane continuava ad esse-re distribuito con la tessera e la fame era par-ticolarmente avvertita da noi ragazzini nel-l’età dello sviluppo. Non posso dire quantevolte ho visto mamma ed i nonni far finta diessere sazi per passarci qualche cosa in più damettere sotto i denti. Mancava tutto. Per po-terci vestire ci accontentavamo di pantaloniche le pezze ngheule e di maglioni fatti a manocon residui di lana o cotone e di scarpe sfenneteche portavamo con tanto, tanto decoro. Inostri cari parenti, emigrati in America, nonci avevano per fortuna dimenticati. Tra gliStati Uniti e l’Italia cominciò, appena termi-nato il conflitto, lo scambio di lettere nellequali si parlava delle nostre e delle loro di-savventure. Poi, nelle lettere, gli americanicominciarono a mettere, oltre alle belle pa-role, cinghe, desce, cinquande, cinde pezze (dollari)a seconda delle loro possibilità. Per noi era lamanna caduta dal cielo; significava la soprav-vivenza. Man mano che si semplificavano irapporti con l’America cominciarono ad ar-rivare anche i primi pacchi. Scatoloni di car-toni avvolti in una vecchia stoffa tutta cucitaper sigillare il pacco con bolli di ceralaccadappertutto, frammisti a indirizzi e mittentisu tutti i lati del pacco cominciarono ad esse-re inviati alle nostre famiglie. Quanta gioiaprovocava l’arrivo di quei pacchi e quandoarrivavano lo sapeva tutto il vicinato. Il pac-co ci era già stato preannunciato da una lette-ra dall’America in cui provvedevano a de-scriverci quanto erano riusciti a mandarci equesto non faceva che accrescere la nostraansia in attesa dell’arrivo del sospirato pacco.
Quando questi arrivava,alla sua apertura, parte-cipava tutta la famigliatra l’ansia e la curiosità ditutti noi che circondava-mo i genitori nella fasedella sua apertura. Eratutto buono! Vestiti usa-ti, palline da tennis pernoi bambini, caffé, the,burro di arachidi, zucche-ro in zollette, carne inscatola, niente di meglioper chi da tempo nonaveva alcuna possibilitàdi acquisti perché sullapiazza non vi era quasinulla. Quanta gioia por-tavano quei pacchi in fa-miglia. Io ripenso a quei
momenti anche ora quando vedo gente di-sfarsi di cose, quasi nuove, per riporle neicassonetti di raccolta di indumenti usati epenso ai tragici momenti di quando ibeneficiari di quella fortuna eravamo noi.Fortissimo lo spirito di collaborazione chescattò in quel periodo nel gruppo deigiovinazzesi. Io non conosco giovinazzesiirriconoscenti per cui in famiglia si avverti-va l’obbligo di ricambiare in un certo qualmodo quell’aiuto. L’olio, a Giovinazzo nonè mai mancato, neppure durante il periodobellico, per cui i giovinazzesi, per pareggia-re il conto, racimolavano un poco di olio olo compravano dai Lasorsa, a la vie du chiene,dopo che avevano ordinato da Pezzallucchieu stagnere o da Micheline Titippe il confeziona-mento di lattine (alla mia epoca non c’era-no quelle di serie) e loro, pazienti, le confe-zionavano. Una volta riempite si riporta-vano agli stessi per richiuderle con una pez-ze de stagne perché all’epoca non esistevanoneppure i tappi a vite odierni. La chiusuraera insomma una vera e propria toppa chesi apponeva sulla piccola apertura dallaquale si era provveduto a riempire la latti-na. Si faceva tantissima attenzione a verifi-care, dopo, che dalla pezze e dalla lattina nonvi fosse alcuna perdita di liquido e si prov-vedeva alla spedizione. Anche i marinai, amodo loro, ringraziavano i cari parenti.Apro a proposito una piccola parentesi perconfessarvi che approfitto del buon Ser-gio e della sua disponibilità alla pubblica-zione dei miei articoletti, per replicare aduno di quei fautori del sito Facebook «lun-ga vita a Vincenzo capa pelata» che osa met-tere in dubbio le qualità creative del popo-lo giovinazzese. Nei precedenti articoli viho parlato delle invenzioni giovinazzesi re-
lative al sushi, al baseball, alle bocce, ora viparlerò della straordinaria invenzione deiprodotti liofilizzati. Non fate quelle facce!I prodotti liofilizzati sono stati scoperti daifinlandesi per il trattamento dei merluzziseccati dai venti artici e dai giovinazzesi cupulpe secchete o saule.Quando qualche sfortunato polpo venivapescato dai marinai, alcuni venivano secca-ti e riutilizzati come esca per la cattura dialtri polpi. Quando il maltempo durava piùdel previsto, mancando tutto, i pescatoriusando lo stesso metodo dello stoccafisso,consumavano qualche polpo seccato al soledopo averlo tenuto a bagno nell’acqua.Questo suggerì ai marinai di inviare afratudde o a sosore u pulpe secchete o saule pe’ fangearricherde’ u addaure de Scevenazze.Quei polpi venivano crocifissati su qualcheasse di legno, le cirre letteralmente inchioda-ti uno per uno agli assi di legno o anche piùbrutalmente crocifissi direttamente al murode la camaredde dove i marinai riponevano iloro attrezzi. Il sole pensava a fare tutto ilresto. Il polpo perdeva tutti i suoi liquididiventando quasi legnoso ed acquistandoun intenso e violento odore di mare. Allaluce potevi rimirare i cristalli di sale chebrillavano sotto il sole e che ti invitavanoad assaporarlo. Jave megghie de la galgolizie! ZiStefanuccie, menze all’urte lo sapeva benissi-mo e quando andavamo a trovarlo ci pas-sava con sussiego quelche cirre de pulpe seccheteo saule. Anche questi polpi venivano portatiallo stagnino che li sistemava in lattine evenivano spediti ai cari congiunti residentiin America. Vanto dei giovinazzesi è quindila scoperta della liofilizzazione dei prodot-ti e la conservazione degli stessi sotto vuo-to. Spero, con queste spiegazioni, di avercancellato lo stupore dalle vostre facce diquando vi avevo annunciato la notizia.Scherzi a parte sono ricordi che fanno sor-ridere, usanze oggi totalmente scomparsema che destano al tempo stesso tanta com-mozione per la reciprocità dei sentimentidi fratellanza dell’epoca che né l’immensitàdegli oceani, né il conflitto bellico avevanominimamente scalfito. Troppi anni sonotrascorsi per trovare chi ancora serba il ri-cordo di quei periodi tanto brutti, ma tan-to intensi per lo spirito di solidarietà,fraternità e sopravvivenza. Cari lettori, upacche da l’Americhe ci ha fatto vivere all’epocamomenti emozionanti ma per fortuna orai tempi sono cambiati. Mi sembra dovero-so riproporvi quei brutti momenti perinvitarVi ed esortarVi ad aiutare tanti altripoveri sfortunati in giro ormai perGiovinazzo, perché una piccola attenzioneper loro può dare loro tanta felicità e sol-lievo al pari del pacco che ricevevamo noidall’America.
VINCENZO DEPALMA
DI VINCENZO
DEPALMA
U Pacche dal’Americhe
Illustrazione: Vincenzo Depalma
36
Sabato 22 maggio, nella Sala Conferenze dell’Ho-tel Saint Martin, introdotti da IleanaStezzacatens, referente il Presidio del Libro diGiovinazzo, davanti a numeroso pubblico, lagiovinazzese Anna Catino, musicologa, e Ales-sandro Macchia, docente di Storia della Musica,hanno presentato, freschissimo di stampa, «Alfre-do Macchitella. La musica da camera nell’Italia meridio-nale tra il XIX e XX secolo», Cafagna editore, Barletta,12 euro, scritto con perizia dalla Catino, diplomatain pianoforte e in didattica della musica presso ilConservatorio N. Piccinni di Bari. L’autrice con l’at-tività didattica svolge ricerche musicologiche chenel 2007 le avevano permesso di pubblicare l’altrosplendido volume «La scuola di musica e la BandaMusicale del Real Ospizio di Giovinazzo».Il consigliere Michele Lopraino ha portato il salu-to del Sindaco Antonello Natalicchio mentre Va-leria Scivetti, con una barcarola, al pianoforte hadato il primo saggio dell’arte del Macchitella,seguita ad intervalli, dagli interventi di OrazioSaracino e Francesco Masi sempre al pianofor-te e di Fedele Depalma al mandolino.La produzione di Alfredo Macchitella (Ostuni 1875- 1947) passato alla storia come compositore perbanda, in realtà comprende numerosi lavori dimusica da camera vocale e strumentale che, contra-riamente a quello che si può pensare, testimoniavivacità in ambito musicale nell’Italia meridionaletra il XIX e il XX secolo, al di là della musicaoperistica e dell’attività delle bande musicali stabilio da giro. Si scoprono così attività musicali, svoltenei salotti,vengono ricostruite consuetudini mu-sicali del tempo, si vengono a conoscere livello dipreparazione degli esecutori, gli strumenti musi-cali diffusi all’epoca, il tipo di utenza ecc. ancora siscopre che a Giovinazzo operava una Filarmonicaintitolata a Bellini, per la quale Macchitella compo-se, di cui non si sa nulla, in anni in cui il confine tramusica d’arte (così ha chiamato la musica classica ilprof. Macchia) e la musica ‘leggera’ del tempo, oquella popolare, era labile.Nei primi anni del ‘900 la musica da camera italia-na era sulle spalle di una produzione miseradell’800, condizionata dalla mancanza di fruitori e
di esecutori, infatti il discorso non è limitatoall’assenza di compositori geniali ma va allarga-to a tutto il contesto.La presenza di un pubblico che accolga la com-posizione è molto stimolante per il composi-tore. Macchitella è ammirevole per il coraggiodi aver composto musica da camera in presen-za di scarsa utenza. La Catino ha ricostruito lastoria musicale del Maestro sulle partiture, dovenon mancano elementi o appunti di una certaimportanza (nomi dei dedicatari, strumenti dautilizzare a seconda della disponibilità). Il vo-lume ha una breve palpitante presentazione diCarolina Serrone, Assessore alla cultura al mo-mento della stampa. La prefazione del prof.Macchia esalta l’etica di chi lavora per regalare lagioia della musica agli altri , l’etica di chi nonlasciava il campo ieri componendo, di chi nonlo lascia oggi ricercando, nonostante il deprez-zamento generalizzato della cultura. Alla lucedi ciò, grande merito assume l’indaginesettoriale svolta da Anna Catino.
ALFREDO MACCHITELLA nasce ad Ostuninel 1875. Appena fu esperto di musica, fece partedell’organico della Filarmonica di Ostuni. Dal 1896al 1898 fu a Mantova, quasi sicuramente per perfe-zionarsi in composizione per banda, dove subì l’in-fluenza di Angelo Castellani figura eclettica, rino-mata nel mondo musicale. Le esperienze mantovaneinfluenzeranno notevolmente il Macchitella «che nel-la sua produzione prediligerà la musica corale e lamusica da camera».Nel 1899 il nostro è a Napoli dove si diploma incomposizione e direzione d’orchestra. Negli anni difine ‘800 si consolida la sua passione per la musica dacamera anche se si realizzerà professionalmente comecompositore e direttore di complessi bandistici. Di ri-torno da Napoli Macchitella fu attivo come direttoredi Banda prima a Locorotondo (dal 1903) e successi-vamente a Salice Salentino (dal 1905). Risale al peri-odo salentino una Salve Regina per tenore e organoforse cantata dal famoso tenore leccese Tito Schipa.Dopo una breve parentesi a Castellana (1909) il no-stro dimorò a Roma tra il 1910 e la prima metà del
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1911. Qui presumibilmente conobbe il musicistaIldebrando Pizzetti e la poetessa Ada Negri. Nellaseconda metà del 1911 Macchitella è a Cava dei Tirreni.Nello stesso anno partecipò al concorso per l’ambitissi-mo posto di Maestro di musica del Real Ospizio “Vitto-rio Emanuele II” di Giovinazzo, importante istituzio-ne musicale dell’Italia meridionale. Scelto tra 55 candi-dati da commissione competentissima, fu nominato di-rettore della Scuola di Musica e della Banda Musicaledel Real Ospizio nel 1912. Questa istituzione, inaugu-rata nel 1819, si prefiggeva di accogliere nella sua mae-stosa struttura orfani e trovatelli per poter offrire lorola possibilità di un lavoro e quindi di un inserimentoattivo nella società. Furono istituite scuole di arti emestieri alle quali si affiancarono una scuola di pitturae una scuola di musica, al cui interno si formò subitouna banda musicale. Una delle finalità perseguite eraquella di formare una vera e propria orchestra. La musi-ca elevava la condizione sociale dei ragazzi, i migliori deiquali venivano avviati al Conservatorio napoletano di S.Pietro a Macella. La Banda del Real Ospizio fu a Bariil 5 giugno 1822 per la festa del Corpus Domini e se neparlò in tutto il Regno di Napoli. Nel 1864 il Prefettodi Bari, dopo un accurato esame dei titoli e del repertorio
RIPORTATA ALLA LUCE IN UN
LIBRO A ANNA CATINO
37 LUGLIO 2010
MICHELE CARLUCCI
delle varie Bande della provincia, riaffermò la preminen-za della Banda dell’Ospizio, una specie di fuori serie,mentre il posto n. 1 fu appannaggio della banda diBari. Un numero cospicuo di composizioni originaliper banda, risalenti al periodo giovinazzese delMacchitella si trova nella biblioteca del Conservatoriodi Bari. Alla fine della Grande Guerra, a cui partecipòil maestro di Ostuni, le sorti della Scuola Musicalevacillarono per motivi economici e le preoccupazioniportarono Macchitella sull’orlo di un serio esaurimen-to che lo tennero lontano dal Reale Ospizio nel 1921.Nel 1922 rassegnò le dimissioni e raggiunse la suaOstuni dove ebbe l’incarico di Maestro della Scuola diMusica Comunale il cui posto fu inserito nell’organicocomunale. E’ del 31 dicembre 1923 la prima esibizionedel Concerto Musicale ostunese appena formatosi. Ilfiglio di Macchitella, Italino, compì il suo percorso distudi nel liceo di Giovinazzo dove morì a 16 anni nel1925. L’evento luttuoso inaridì per un po’ la vena delnostro ma Giovinazzo continuò ad avere un posto par-ticolare nel suo cuore come dimostra la fitta corrispon-denza con amici, alunni, musicisti e intellettualoidiGiovinazzo. Alcune deliberazioni comunali di Ostunisui compensi del Maestro sono interessanti perché fan-no apprendere delle consuetudini del ventennio fascista:la banda interveniva nei festeggiamenti del Natale diRoma (21 aprile), dello statuto, degli anni del Regno,del compleanno del Re, della presa di Roma (20 settem-bre), dell’anniversario della marcia su Roma, etc.Alla fine degli anni ’30 l’attività della banda di Ostuniebbe termine e Macchitella su sollecitazione di amicipoeti si dedicò alla composizione e all’insegnamento piùche alla direzione. In quegli anni si dedicò alla compo-sizione di musiche da camera destinata ai circoli musi-cali, ai convitti e ai salotti delle famiglie più in vista diOstuni, Salice Salentina, Bari, Giovinazzo, San Vitodei Normanni. A dargli la fama fuori, paradossalmen-te, fu la musica sacra. Nel 1943, una sua messa a trevoci fu eseguita da 150 orchestrali nella chiesa di SanPetronio a Bologna. Il compositore si spense ad Ostuninel 1947.
Come ha scritto la Catino «la sua rimane l’eredi-tà di un compositore che non raggiunse le piùalte vette del Parnaso, ma indubbiamente im-portante nella ricostruzione della storia musica-le dell’Italia meridionale «.Il secondo capitolodel volume illustra «La musica da camera nell’Italiameridionale tra XIX i XX secolo» con un esempla-re profilo storico sociale e politico e davanti aquesto sfondo si muovono le riflessioni sullanuova musica, sul nuovo ruolo degli intellet-tuali. Pagine di una chiarezza disarmante e diuna limpidezza sintattica davvero ammirevole.Nel contesto storico dei primi decenni del ‘900
“la vita e la produzione musicale di AlfredoMacchitella lasciano trasparire un riflesso di quel-li che erano i luoghi e i contesti dell’Italia meri-dionale all’interno dei quali era praticata la mu-sica da camera. L’analisi musicale delle sue com-posizioni permette di stabilire quali fossero lecapacità e la preparazione degli autori; inoltre,attraverso l’esame dei testi messi in musica edelle numerose dediche apposte sulla maggiorparte delle composizioni cameratistiche è pos-sibile individuare non solo i luoghi e i contestiin cui avveniva la fruizione di questo particolaregenere, ma anche di capire gli elementi distinti-vi del gusto del pubblico….». Per la romanzaPietà! Dedicata al figlio Rodolfo, ancora oggiMacchitella è presente stabilmente nel “panora-ma” della musica italiana, in quanto previstanel programma obbligatorio del concorso an-nesso al Festival Internazionale della romanzada salotto, che si svolge annualmente aConegliano in provincia di Treviso.Nel terzo capitolo dell’opera «Macchitella e lamusica da camera» con l’analisi di alcuni compo-nimenti la Catino parla del peso del Macchitellanello scenario pugliese. La quasi totalità dellasua opera si trova presso la biblioteca del Con-servatorio “N. Piccinni” di Bari. Si enucleano iluoghi in cui sono conservate le composizioni.Quelle rimaste a Giovinazzo nell’Istituto Vit-torio Emanuele ora sono conservate pressol’Associazione bandistica G. Verdi.Il volume si chiude con il catalogo della musicada camera del Macchitella in cuisono schematizzati l’organico, ledediche, i luoghi e date di compo-sizione. E’ emozionante leggere trai luoghi il nome di Giovinazzo: 14volte su 94 per la strumentale, 17su 116 per la vocale. «La produzio-ne di musica vocale da camera diMacchitella racchiude in sé tutte lecaratteristiche della romanza da sa-lotto dell’epoca…..».Stile sobrio e armonia tradizionalecostituiscono le fondamentali ca-ratteristiche del modo di compor-re di Macchitella, legato più al pesodella tradizione che all’innovazio-ne da cui comunque rimase affasci-nato. Questo con poche parole è ilmedaglione di Macchitella che si ri-cava dall’esemplare studio di AnnaCatino. Cos’altro dire?Giovinazzo in passato ha avuto unpo’ di fama in campo musicale gra-
zie all’istituzione del Real Ospizio. Oggi in tantearti, compresa la musicale, è madre di giovanitalentuosi, grazie alle migliorate condizioni ge-nerali dell’istruzione per la musica, al di là degliottimi suonatori di strumento e di solide scuole,dispone di due musicologi bravissimi come Fe-dele Depalma e Anna Catino che inseriscono labomboniera dell’Adriatico tra le stelle di Puglia permeriti culturali particolari.La città di Ostuni dovrebbe omaggiare la nostraAnna Catino per aver ottimamente lumeggiatoun figlio illustre della ‘città bianca’. Il volumepuò funzionare da modello per il recupero dialtri musicisti coperti dal velo dell’oblio. Da que-ste pagine si levino espliciti i complimenti allacortese e fine accoglienza dei gestori dell’Hotel S.Martin, al Presidio del libro, per l’organizzazionedell’interessante serata, all’editore, per l’eleganteveste tipografica, alla cui aurorale attività auguria-mo feconde soddisfazioni, ai musicisti Scivetti,Saracino, Masi e Depalma per aver fatto gustare laregina della serata, la musica di Macchitella che haregalato palpitanti emozioni, per ultimo ma nonall’ultimo, all’Amministrazione Comunale perl’impegno economico nel sovvenzionamentodella stampa, al prof. Macchia, la cui presentazio-ne ha messo in luce un grande uomo-docente,che ha saputo mettere la cornice adatta al prezio-
so ‘quadro’ della bravissima Anna Catino.
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39 LUGLIO 2010
la pagina dell’emigranteDI AGOSTINO PCICCO
A fine aprile a Milano si è svolta l’or-
mai tradizionale premiazione dei
pugliesi illustri individuati da un co-
mitato promosso dall’Associazione
Regionale Pugliesi di Milano in colla-
borazione con altri sodalizi di campa-
nile e da una giuria presieduta dal cav.
Dino Abbascià e composta da espo-
nenti illustri del mondo delle istitu-
zioni, del giornalismo, della cultura,
dell’università e dell’economia. Il Pre-
mio, presieduto dalla salentina avv.
Anna Maria Bernardini de Pace, ha ri-
cevuto il patrocinio delle sei province
pugliesi, della Regione Puglia, della
Provincia e del Comune di Milano, del Parco del
Gargano e del Festival della Valle d’Itria. Ci rife-
riamo al Premio Ambasciatore di Terre di Puglia
che quest’anno è stato consegnato a Renzo
Arbore, il noto showman foggiano, a Peppino
Principe, oscar mondiale della fisarmonica, an-
che lui della zona garganica, e a due salentini
d’eccezione: l’editore televisivo Gaspare
Cardamone e lo stilista Ennio Capasa.
Una scelta mirata, quella della giuria, rivolta que-
st’anno in particolare al mondo dell’arte e dello
spettacolo, con calibri nazionali come Arbore e
Principe, con un’attenzione a realtà radicate sul
territorio come quella televisiva di Studio 100,
di cui è presidente Cardamone, e un occhio alla
moda, con lo stilista Capasa, noto tra l’altro per
aver organizzato una sfilata in Piazza Duomo a
La notte degli ambasciatori di Puglia
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moda a quello della piazza, cioè del grande pub-
blico.
La serata non si è conclusa con la sola consegna
dei premi. Alla presenza di un parterre di grande
rilievo – rappresentanti istituzionali lombardi e
pugliesi ed esponenti della società civile – sono
stati proiettati video dei più bei paesaggi di Puglia
e dei monumenti più significativi. E poi si è esi-
bito il gruppo ‘Ascanti’, composto da giovani stu-
denti e lavoratori, che si è prodotto in balli di
pizzica salentina e nel repertorio della musica po-
polare pugliese. A condurre la serata l’attore
Gerardo Placido e la giornalista di Sky Nicla Pa-
store. Per la parte musicale il jazzista Sante
Palumbo, amico di vecchia data di Arbore e Prin-
cipe, ha rinverdito i tempi di gioventù, improvvi-
sando con loro canzoni del repertorio
nazionale in spirito di complicità e ar-
monia, che traspariva dalle battute che
si scambiavano. Insieme hanno anche
rivolto un omaggio allo scomparso
cantautore Nicola Arigliano. E proprio
Arbore, ritirando il premio, si è lascia-
to andare alla nostalgia di terra di
Puglia. Ha raccontato che a Roma, dove
vive, spesso quando il tempo glielo
permette, gira per mercatini locali alla
ricerca dei ‘lampascioni’. Il tubero col
ciuffo lo intriga molto e lo preferisce
ad altre prelibatezze che pure a Roma
non mancano. Non si poteva non
guardare con ammirazione a questi fi-
gli di terre di Puglia, considerando che tra gli
scopi del Premio c’è quello di scoprire, conosce-
re e far conoscere attraverso le proprie eccellenze,
il pensiero, la cultura, la laboriosità e l’ingegno
dei pugliesi. Quasi a rendere visiva questa ‘lumi-
nosità’ è stato scelto quale logo ufficiale del pre-
mio una rappresentazione del faro di Santa Ma-
ria di Leuca, luogo di incontro dei due mari
pugliesi, vedetta di una terra protesa verso altre
terre, che rappresenta per gli organizzatori il sim-
bolo della vocazione delle genti di Puglia all’ac-
coglienza.
E un impegno a individuare nuove eccellenze
che siano di stimolo per tutti a vivere le radici
nella nostalgia e a proiettarsi verso un futuro
brillante e vivace. Sempre nel nome di Puglia.
41 LUGLIO 2010
pillole di giugno
E se prendessimo
la bicicletta?
corsi educativi, psicomotorì e ludico-sportivi. Bambini cinquenni della Scuo-la dell’infanzia e dei ragazzi delle classiquinte di Scuola Primaria distribuiti suicinque plessi di appartenenza. Due i pro-getti. Il primo, quello ludico - sportivoha protagonista la bicicletta: «A scuolasu 2 ruote» rivolto alla Scuola Primariache ha mirato quest’anno alla promozio-ne di comportamenti corretti nel rispet-to delle norme e di quella cultura dellalegalità a cui è necessario far riferimen-to ogni giorno per tutelare se stessi e glialtri, anche attraverso il gioco. E perquesto che la nostra Scuola ha accolto
favorevolmente la proposta progettuale della FederazioneCiclistica Italiana e del Gruppo Sportivo Ciclistica Dilet-tantistico di Bari «Pinocchio in bicicletta» rivolta al ragaz-zi di IV e V, finalizzata alla conoscenza della biciclettanon solo come mezzo attraverso il quale lo sport del cicli-smo su realizza, ma anche e soprattutto come attività cheesalta la libertà individuale, fisica e Psichica e il rapportocon la natura e con l’ambiente, in nome del rispetto, del-l’integrazione e della tolleranza verso gli albi. Il secondoprogetto, «A scuola mi sento sicuro», mirato agli alunnidelle classi I, Il, III guidati dalle docenti con la Consulen-za della Esperta Antonella Casati che si sono cimentati inpercorsi di psicomotricità, sviluppando abilità di orienta-mento e adattamento a corpo libero o con l’uso di attrez-zi. «A scuola su 2 ruote», «A scuola mi sento sicuro», ov-vero due progetti che si sono sviluppati in stretta sinergia.Sport ludico ed educazione stradale che garantiscono si-curezza a casa, a scuola, per strada in veste di pedoni, diciclisti contro il rischio delle auto. Festa doveva essere efesta è stata. Festa allietata soprattutto da un testimoniald’eccellenza, «Il Capitano», Antonio Conte, una vita dajuventino che ha fatto del calcio e dello sport una culturadi vita sociale sana e di crescita morale
Ritorna il bici-day dopo anni di assenza. Non c’era ilsole su Giovinazzo ma c’era sulla bicicletta. E’ritornatala giornata dedicata alla bicicletta, voluta dalla coope-rativa Anthropos che ha coinvolto quest’anno le scuoleelementari del I e II Circolo e le classi I della ScuolaMedia Marconi. Biciclettate tra casali, torri e vicoli del-la città. Arte, natura ed educazione stradale. Un grossospot per promuovere l’uso della bici che fa bene allasalute e all’aria delle città. Una provocazione dei ciclistiurbani in barba al pericolo costituito dagli autoveicoli edal loro totale predominio sulle strade, dalle pisteciclabili che se esistono in città sono costruite male onon rispettate (le auto vi parcheggiano, i pedoni vi pas-seggiano, ecc.), dai ciclo-parcheggi che non esistono.Arrivederci al prossimo anno, alla 16ma edizione di «Ese prendessimo la bicicletta».
Festa dello Sport
Anche quest’anno è andato in scena il Gio.Mo.Vi (Gio-co Movimento Vita), un percorso campione, che potreb-be anche rivoluzionare il rapporto tra l’associazionismosportivo e la scuola Festa dello sport doveva essere èfesta è stata nella zona mercatale della nostra città. Fe-sta del Circolo che ha visto impegnati gli alunni in per-
Una splendente
stella staccata-
si dal firmamen-
to il marzo
2010 allietava la
dimora di
Miguel eNina
Rodriguez. E i
felicissimi nonni
Dino e
Marianne Fio-
rentino annun-
ciano.
Auguri vivissimi.
Rocco e Maria
Stellacci OLIVIA BELLA (New York)
45 LUGLIO 2010
il corsivetto
Anche le due palme che facevano bella mostra di sè all’in-
gresso del cimitero sono state abbattute perché attaccate dal
punteruolo rosso. Nelle aiuole circolari ora vegetano fiori variopinti
che emanano odori soavissimi. La parte prospettica dell’ingresso del
cimitero ha così assunto una forma di austera mestizia che meglio le
si addice quale luogo di riposo eterno dei nostri cari defunti. Quelle
due aiuole come altre in città sono state adottate da qualche azienda
che ne curerà la periodica manutenzione, ricevendone in cambio lo
spazio di un pannello pubblicitario impiantato sulla stessa aiuola.
Iniziativa apprezzabilissima della dirigenza del nostro Comune. I
cartelli pubblicitari infatti apparsi in Francia nel 1930 in bianco e nero
sono oggi potente mezzo di diffusione del commercio per incremen-
tare l’economia e quindi produrre lavoro. Ma meraviglia non poco la
presenza di due cartelli pubblicitari apposti non ai bordi delle aiuole
(come sul piazzale della Stazione) ma a ridosso del muro di confine di
un luogo sacro: il cimitero. Per carità, nulla contro l’impresa che si fa
pubblicità subliminale. E che forse ci piace augurarle lunga vita se non
fosse che ha scelto di farsi pubblicità proprio lì dove c’è un’iscrizione
«di speranza dell’eterno», «dove i resti umani si confondono nel tem-
po». Due cartelli pubblicitari che vengono salutati dalle anime in vita
e in cielo con incertezza, ansia per il futuro ed emozione fredda come
il gelo del marmo del luogo in cui appaiono. E poi, se qualcuno da
oggi adotta le aiuole più belle, qualcun altro denigra quelle delle villette.
Che sarebbe costato all’amministrazione accollarsi la cura di quelle
due aiuole davanti al cimitero ed affidare a qualcuno quelle di Piazza
Padre Michele Stallone lasciate quale libero merdaio di cani e ricettacolo
di rifiuti degli spuntini serali dei padroni, oppure quelle della Villa
comunale delle quali per quanto si sia accollata l’onere di arricchirle di
giochi per bambini, l’Amministrazione ha poi pensato di esimersi da
ogni responsabilità per eventuali incidenti facendo piantare sulle stes-
se apposito cartello!? Questo è quanto meritiamo!!!
a n n i v e r s a r i o
Lanzellotti Teresa02.07.2009 – 02.07.2010
Ciao Mamma,in silenzio per nondisturbare la tuapace e il tuo riposoeterno, sei semprenei nostri cuori. Grazie mam-
ma, ti vogliamo bene.
di Angelo Guastadisegni
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MICHELE
PALMIOTTO
Dopo tantetribolazioni,ti sei dovutoa r r e n d e r ealla volontàdel Signore.Già orfano dipadre all’età di 9 anni, haianteposto a tutto l’abnegazionealla famiglia, al lavoro per cui ericonsiderato da tutti lavoratore in-stancabile. Provato dalle dram-matiche vicissitudini della guer-ra consumate nel mediterraneo,hai poi guidato la tua famiglia conamore ineguagliabile. I tuoi pas-si spesso si incrociavano conquelli di un Vescovo straordina-rio a cui rivolgevi la puntuale fra-se: «Monsignore, avete bisogno diuna mano?». «No, grazie!» - rispon-deva egli affabilmente. Così congrande amore e rettitudine hailasciato di te questo ricordo chenon svanirà mai.
La tua persona lascerà in noi enegli altri un segno indelebile ela fortuna di aver vissuto con unapersona rara ed eccezionale,schietta e genuina che sapevaregalare sempre un sorriso ed unsaggio consiglio, frutto di un vis-suto denso, pieno di sfaccettatureche non hanno mai scalfito il purodiamante della tua anima. E’ quin-di con grande dolori che siamostati costretti a dirti addio, ma ri-suoneranno sempre nel nostrocuore i tuoi validi insegnamenti,l’espressione ridente del tuo vol-to e ci avvolgerà sempre il tuoamore per noi. Addio papà Miche-le, siamo certi che ora ci guide-rai dal Paradiso perché già in ter-ra eri un angelo.
46
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47 LUGLIO 2010
Il grande scandalo degli abusi sessuali su minori,progressivamente emersi nella Chiesa americana apartire dal 2002 ha coinvolto più di 4.000 sacerdo-ti, citati in giudizio dalle vittime che hanno ancheaccusato i vescovi di aver chiuso gli occhi e persinodi proteggere i colpevoli. La Chiesa americana hadovuto versare più di tre miliardi di dollari allevittime, ma molte tra loro ritengono che il meaculpa della gerarchia sia insufficiente.Nel dicembre 2007 l’arcidiocesi di Los Angeles èstata condannata al pagamento di 500 000 dollariperché sette dei suoi sacerdoti avevano violentatoRita Milla da quando questa aveva 16 anni. La don-na ha anche una figlia da uno di questi prelati,mentre un altro aveva tentato di farla abortire incambio di denaro. Nonostante tutto il Papa conti-nua a condannare l’aborto mentre attualmente,anche in tutta Europa, imperversa un’onda ano-mala di casi di pedofilia in continua ascesa. E pro-prio in questo periodo si registra anche in Ameri-ca, il caso di una suora cattolica scomunicata peraver autorizzato un aborto terapeutico. È succes-so a Phoenix in Arizona. Suor Margaret McBride,membro della commissione etica del St. JosephHospital, è stata estromessa dalla Chiesa per unatto che il suo vescovo ha giudicato «inammissibi-le». L’aborto risale all’anno scorso ma solo recen-temente il caso è emerso sui media americani. Lapaziente del St. Joseph soffriva di ipertensionepolmonare, una rara malattia potenzialmente le-tale e che spesso viene aggravata dalla gravidanza.Con suor McBride sono stati scomunicati anche imedici dell’ospedale coinvolti nell’aborto e la stes-sa madre. La religiosa è stata scomunicata perchèaveva una posizione di autorità nell’ospedale edera frequentemente consultata su questioni etiche.Suor McBride ha dato il suo consenso sostenen-do che l’aborto era in questo caso moralmenteaccettabile secondo la dottrina della Chiesa. L’ospe-dale di St. Joseph è il più antico e uno dei piùimportanti di Phoenix. La paziente era incintaall’undicesima settimana e le sue condizioni si era-no improvvisamente aggravate al punto che i me-dici temevano per la sua sopravvivenza se la gravi-danza fosse andata avanti. La malattia limita lacapacità del cuore e dei polmoni di funzionare nor-malmente. Il comitato etico dell’ospedale, di cuifaceva parte la suora aveva giudicato necessario ri-correre all’aborto altrimenti la donna sarebbe qua-si certamente morta. Una posizione che al vescovoOlmsted non è piaciuta. Suor McBride era la supe-riora dell’ordine delle Sisters of Mercy a St. Joseph:dopo la scomunica è stata assegnata ad altri incari-chi. Tale caso non ha quasi bisogno di commenti.Molte religioni ammettono l’aborto nel caso incui vi è il pericolo di vita per la gestante e d’altron-de oggi molti sacerdoti cattolici dovrebbero affer-mare «chi è senza peccato scagli la prima pietra…».Dopo tanta pedofilia spalmata dalla Chiesa in tut-ti i continenti, scomunicare una suora che si è bat-tuta per salvare una vita umana è davvero un para-dosso. Per tale motivo mi sono soffermato in unaprofonda riflessione: poiché ho una grande fidu-cia nella scienza e nella medicina, se un giorno do-vrò chiamare un’ambulanza…eviterò gli ospedali
cattolici!
NICK PALMIOTTO
little italyDI NICK PALMIOTTO
little italy
DI VITO BAVARO
Maggio si sa, è il mese del risveglio della natura, è il mese dei profumi e della buona frutta di
stagione che inizia a far capolino sulle nostre tavole. E qui, in terra d’America le prelibatezze non
mancano sia che provengono dalla California che dal Cile. Un frutto però qui non aveva trovato
dimora e quest’anno festeggiamo il quinquennio della sua nascita. Ebbene stiamo proprio par-
lando del tanto atteso fiorone, quel frutto che a Giovinazzo e in tutta la Puglia ha sempre
abbondato in questo periodo sulle tavole. Da noi però, fino a cinque anni fa era un’impresa
trovarne traccia. È stato necessario l’impegno di alcuni nostri concittadini della terra di New York,
capaci di traslare alcuni rami dalla nostra terra per innestarli e coltivare anche qui le piante di fioroni.
Ebbene ce l’hanno fatta! Certo che sarebbe preferibile in questo periodo fare un bel salto a
Giovinazzo per godersi una sana abbuffata di “clumbr” ma si sa, non tutti hanno questa possibi-
lità! I nostri concittadini appassionati del frutto devono avere qui, l’accortezza di coprire per bene
le piante durante l’inverno per evitare il congelamento. E se vi dicessi che anch’io sono uno di
quelli? La mia avventura con i fioroni è iniziata alcuni anni fa, allorquando due amici giovinazzesi
mi regalarono alcuni rami di fioroni. Ora, come si dice…per fare l’albero ci vuole il frutto, e io da
quei frutti oggi sono diventato proprietario di ben due alberi alti e verdeggianti. E così pian
pianino, ogni mese di maggio e ormai da cinque anni, dopo le nespole maturano questi
profumatissimi e deliziosi frutti verdi che anche le nuove generazioni hanno iniziato ad apprezza-
re. Inutile dire che per gli indigeni americani questi sono frutti sconosciuti e quando i miei vicini
osservano la raccolta nel mio giardino mi guardano manco fossi un extraterrestre. Un assaggino
lo concedo pure, però che dirvi! Alla generosità fraterna dedico più che altro i fichi, i fratelli minori
dei fioroni che tra un po’ saranno pronti per essere raccolti. Possiedo sei alberi e quindi… ce n’è per
tutti. E mentre per le nespole e gli agrumi mi trasformo in spedizioniere per i miei amici di New
York che riescono a riceverli sani e profumati, per fichi e fioroni devo rinunciare ab origine.
Ciò che mi fa riflettere è che mentre qui, in America, i fioroni sono un frutto da “gioielleria”, a
Giovinazzo vengono apprezzati solo agli inizi e poi abbandonati sugli alberi perché considerati
un frutto come tanti. Un altro frutto alquanto raro e inesistente in America è il “manzarulo” che
anche in Italia sta scomparendo così come le carrube. Secondo me questi frutti dovrebbero essere
recuperati perché fanno parte del nostro patrimonio storico, perché il presente si può apprezzare
soltanto se si conosce il passato e il modo di vivere di un popolo. Basti pensare che la nostra terra
giovinazzese, in passato, produceva di tutto mentre oggi rischia di diventare brulla come un
deserto perché nessuno vuol fare più l’agricoltore. Com’era semplice raccogliere la rucola e i famosi
“carciofi dei serpi”, prodotti genuini che avevano un certo sapore oggi scomparso. E che servivano
a sfamare uomini ed animali nella più totale semplicità senza additivi, conservanti e coloranti.
Ecco perché oggi registriamo la presenza di tantissime malattie legate ad una cattiva e malsana
alimentazione e nei paesi globalizzati aumenta quotidianamente il fenomeno dell’obesità
adolescenziale. Spero che sempre più giovani, anche in Puglia possano dedicarsi con maggiore cura
ed attenzione alla riscoperta e alla cottura dei cibi poveri, perché questi possono solo costituire un
vanto delle nostre origini e mi auguro che le amministrazioni delle cittadine possano comprende-
re l’importanza delle nostre coltivazioni provvedendo a supportare e motivare chi ha intenzione
di affacciarsi in quel mondo fatto di sacrifici ma di grandi soddisfazioni. D’altronde la nostra
Puglia non ha nulla da invidiare a nessuno. Ed ora con i recenti successi della squadra di calcio del
Bari e del Lecce (per i tifosi come me) non possiamo proprio lamentarci!
Il fiorone americano
La suora del peccato
49 LUGLIO 2010
DI ONOFRIO ALTOMARE
Ricomincio da capo. Da dove ero ri-masto. Ecco riscrivere i miei pensieridi pescatore alla Massaniello. Solo cheMassaniello si vendette la fede rivolu-zionaria al nemico. Io invece no, restofedele al pane raffermo e alla lotta con-tro le ingiustizie sociali. Ecco di nuo-vo le mie letterine e poesie dedicate alpresente, passato e futuro della miacittà, con un po’ di esperienza in piùche ho perchè commentatore dal con-vento di San Eustacchio in occhio difalco verso Giovinazzo. In altri termi-ni, sono diventato pure un blogger sulleprincipali testate giornalistiche. Ne sa qualcosa la Gazzetta del Mezzogiorno. Eadesso un po’ di storia contemporanea e fantasia a modo mio. Lo sapevate chescrutando la storia di Giovinazzo vi erano solo due partiti, due associazioni diconfratelli accomunate da una medesima finalità politica, ovvero da una comu-ne visione su questioni fondamentali della gestione di Giovinazzo. L’attivitàdei due partiti si esercitava sedendosi ad una comune mangiatoia. Con lo sfa-scio del Fascio i partiti più suffragati erano la Democrazia Cristiana ed il PartitoComunista Italiano. La Ferriera era uno dei serbatoi comunisti. Ma il PartitoDemocratico vinceva quasi sempre a Giovinazzo e faceva di tutto con lo zuc-chero della Chiesa Cattolica per far chiudere lo stabilimento della vita aGiovinazzo. Tutti rubavano e avevano lo zucchero: si finisce a tarallucci e vino.Così era ieri, così è oggi la Ferriera rimane sepolta tra gli ulivi, un tempio dellavoro che ha fatto crescere l’economia cittadina, prima ancora dell’Italiatruffaldina della Prima Repubblica. Il resto è storia nostra. Nella località delCampo sportivo si costruisce una zona artigianale con un unico falegname cheusa ancora il seghetto a mano. Ed i nostri giovani fuggono in massa, più dellamedia di ogni altra città nel nostro povero Meridione. Giovinazzo vince il re-cord nella Puglia di città senza lavoro. Mezza città diventa parcheggio-blu perfare addolcire le casse del Comune, il Giovinazzo - calcio precipita in terzacategoria. Si crea una nuova banchina di cemento per le barche che non ci sonopiù. Si autorizza un ristorantino a lumi di candele per coprire le tre colonne chechissà cosa saranno mai. In campagna si rinnovano le pareti in stile albanesesenza sapere mai il perché. Il nostro mare diventa uno fra i più inquinati delMediterraneo. Si chiude il lungomare ai pedoni e ai bagnanti incolpando Madre-Natura per l’erosione della nostra costiera quando qualche amministratore lun-gimirante avrebbe innalzato da tempo una robusta barriera frangiflutti. Tantoloro, gli amministratori quest’estate non andranno a mare col piattino a chiede-re l’elemosina, come faranno invece i ristoratori e gli operatori turistici. S’inau-gura «La città ideale», si apre la fabbrica di Nichi mentre si moltiplicano i partitidelle buche stradali, il partito dei ristoratori contro Natalicchio e contro la Fi-nanza, il partito del pescatore di Mastroviti Francesco, il partito contro i filispinati sul lungomare e delle fogne che più non vorrebbero che si riversino inmare. C’è anche il partito del divieto di balneazione anche se poi il bagno inmare ce lo facciamo lo stesso, il partito dei disoccupati a vita, il partito del«porca miseria» quando se ne va da Giovinazzo, il partito dello spaccio dellaVilla Comunale. Infine il partito della discarica di San Pietro Pago, sperandoche non si allarghi per non scalfire il candore di suo fratello San Eustacchio.
AMEN [email protected]
i racconti del pescatore
Cento partiti, mille imbroglioniIMMOBIL QUIETE
Ahimè, il senso della vita è
uscito fuori dai nostri cuori.
Quanti cuori si sono insanguinati
nella stretta delle nostre mura!
Nessuno è mai venuto dall’altro
mondo sì da potermi io chiedere:
«Come stanno tutti i miei paesani
martiri li venuti da queste mura?».
Che miseri, che orrori, dite, son
questi!
Chi siamo, forse povera razza di
viventi?
Ma tu, brutta quiete, immobil re-
sti?
ONOFRIO ALTOMARE
22 MAGGIO E 1 GIUGNO
PRESENTATI DUE RESTAURI
Pur tra il sorgere di diverse po-
lemiche, relative alla data dei
festeggiamenti in onore della
Madonna di Corsignano, che
quest’anno si terranno giovedì
19 Agosto, Giovinazzo continua
a mostrare la sua devozione ver-
so la Stessa, sia nei luoghi di cul-
to che fuori. A distanza di po-
chi giorni infatti nello scorso
mese di maggio sono stati pre-
sentati i lavori di restauro con-
dotti sull’edicola argentea che
racchiude il sacro dipinto e sul
dipinto di un’edicoletta votiva
di via Gelso.
Per ragioni di spazio pubbliche-
remo sul prossimo numero di
agosto in coincidenza con la fe-
sta patronale notizie relative ai
due oggetti restaurati.
Angelo Guastadisegni
51 LUGLIO 2010
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I lavori di Luglio
GIARDINAGGIOA CURA DI CICCIO DECEGLIE
LUGLIO è un mese molto attivo e intenso: ci
fornisce una grande quantità di frutti dall’orto, i
fiori sono pieni di colore e le piante crescono
attivamente. Il caldo e gli insetti però possono
mettere in pericolo le nostre piante, ecco allora
una serie di consigli sulle tecniche da utilizzare
per avere sempre il massimo dei risultati.
PIANTE D’APPARTAMENTOLe Piante verdi (Ficus, Potos, Tronchetto ecc.)
vanno protette dai raggi solari diretti che posso-
no creare ustioni sulle foglie. Bisogna fare fre-
quenti, ma non abbondanti, annaffiature, per ap-
portare la giusta dose di acqua senza creare i dan-
nosi ristagni idrici che possono causare il
marciume delle radici e compromettere la crescita
della pianta.Nelle giornate molto calde è buona
pratica quella di fare delle nebulizzazioni sulle
foglie. E’ consigliabile continuare con le periodi-
che operazioni di pulizia delle foglie, con pro-
dotti lucidanti, per togliere la polvere che si for-
ma e per migliorare le funzioni di crescita e l’aspet-
to della pianta. Questo è il momento di massi-
ma crescita pertanto si devono intensificare le
concimazioni con prodotti specifici, per le piante
con foglie decorative-colorate serviranno apporti
di concimi che contengono anche potassio.
Si devono iniziare i trattamenti insetticidi per
contenere le infestazioni di afidi e cocciniglie,
mentre con i trattamenti fungicidi si potranno
evitare muffe e maculature fogliari.
In terrazzo e balcone. I gerani sono nella zona
più soleggiata assieme alle begonie e alle fucsie.
Molto importanti sono le operazioni di stacco
dei fiori appassiti per favorire l’emissione delle
nuove infiorescenze. L’asporto del fiore deve es-
sere eseguito alla base del peduncolo (si stacca
fiore e gambo) per non creare ferite che potreb-
bero diventare una via di penetrazione di malat-
tie fungine. Un consiglio per le irrigazioni: racco-
gliete l’acqua piovana e somministratela alla mat-
eseguire una irrigazione senza sprechi e perdite
per evaporazione. Per pomodori, peperoni,
fagioli si deve verificare il corretto mantenimen-
to del sistema di tutoraggio con pali e fili di
sostegno. Sono pronti per la raccolta i meloni,
le patate, gli agli e le cipolle, lattughe, rucola e
aromatiche, bietole e piselli. Si devono fare trat-
tamenti insetticidi e fungicidi con prodotti ap-
positi per controllare la diffusione di malattie
come gli afidi, la mosca bianca, l’oidio, la
peronospora. Attenzione anche alle voraci lu-
mache che possono “distruggere” le foglie delle
piante e delle lattughe. Inoltre si devono ap-
portare importanti elementi nutritivi, come il
CALCIO e IL MAGNESIO, perché una loro
carenza provoca nelle piante delle fisiopatie (es.
marciume apicale del pomodoro) che posso-
no rendere gli ortaggi meno piacevoli da man-
giare.
tina o alla sera, in quantità tale da non creare
ristagni nel vaso. Si possono creare anche angoli
aromatici con vasi contenenti Rosmarino, Sal-
via, Basilico, Timo, Erba cipollina e tante altre
che si possono trovare dai vivaisti. E’
consigliabile raccogliere gli steli fioriti di lavanda
per creare dei simpatici mazzetti profumati da
riporre negli armadi e nei cassetti. Le piante pe-
renni usate per le bordure (Tacete, petunie ecc.),
che in questo periodo appaiono stentate, vanno
tagliate quasi alla base e irrigate abbondantemen-
te per favorire la nuova emissione di fiori, che
dureranno fino a settembre. Si devono eseguire
periodici trattamenti insetticidi e fungicidi per
proteggere le piante da afidi, ragnetti, mosca bian-
ca, oidio ecc.
Le piante grasse vanno annaffiate con acqua
piovana e concimate regolarmente con fertiliz-
zanti specifici. In questo periodo si possono
eseguire trattamenti contro i ragnetti rossi, afidi
e cocciniglie.
NELL’ORTOOrtaggi in pieno campo: Le operazioni nell’or-
to si susseguono intensamente. Fondamentale
è l’irrigazione, che deve essere fatta frequente-
mente, per far crescere correttamente le piante.
Per ottimizzare le annaffiature si consiglia di ef-
fettuarle alla mattina o alla sera, togliendo anche
le erbe infestanti che agiscono da competitori
per acqua e concimi. Si prepara il terreno per tra-
piantare o seminare gli ortaggi a maturazione in
autunno- primavera come Finocchi, Fragole,
Fagiolino. Per queste semine è bene preparare il
terreno in modo adatto per il periodo estivo,
prevedendo la sistemazione di un telo di plasti-
ca nero per fare una pacciamatura che limita la
perdita di umidità dal terreno e non fa sviluppa-
re delle malerbe indesiderate. Nelle zone più
siccitose si può prevedere di inserire una
“manichetta forata” sotto la pacciamatura per
LUGLIO, Ortaggi in pieno campo.Le operazioni nell’orto si susseguono intensamente. Fondamentale èl’irrigazione, che deve essere fattafrequentemente
53 LUGLIO 2010
E’ proprio così, Giovinazzo presa in Giro, più che ripresa in
Giro. Riassunta in poche parole è questa la penosa vicenda
della nostra città e delle mirabolanti riprese che grazie ai po-
tentissimi mezzi della nostra Tv di Stato (persino due elicot-
teri oltre ad un numero imprecisato di telecamere tra fisse e
mobili per questo 93° Giro d’Italia) «avrebbero mandato
immagini di Giovinazzo in ogni angolo del pianeta …ren-
dendo un po’di giustizia al nostro straordinario patrimonio
storico – architettonico…». Tutti coloro che si aspettavano di
vedere almeno per un attimo la nostra bellissima piazza,
l’imponente struttura dell’istituto V. Emanuele e della chiesa
di S. Domenico o le turbe festanti lungo la strada sono rima-
sti amaramente delusi. Mamma-Rai ha pensato bene di man-
dare in onda la pubblicità proprio durante l’attraversamento
del Giro nella nostra città. Per Giovinazzo nessuna ripresa
dall’elicottero, né una ‘cartolina’ della nostra piazza o del por-
ticciolo o della Cattedrale immersa in uno dei centri storici
più belli del Sud… Niente di niente. Basti pensare che il telecronista Auro
Bulbarelli non ha nemmeno citato il nome di Giovinazzo. Solo il com-
mentatore Davide Cassani ha fatto un riferimento, ma per uno striscione
in piazza in memoria del grande Ballerini che, lui sì, qui ci ha lasciato il
cuore. Alla faccia del servizio pubblico! La vergogna-Rai è continuata
anche nei programmi di approfondimento: nessun accenno su ‘Si Gira’
in onda su Rai Sport Più e Rai3, condotto da Marino Bartoletti e Arianna
Secondini, o in ‘Anteprima del Giro’, sempre su Rai Sport. Giovinazzo si
è fatta bella solo su Eurosport, il canale satellitare francese che trasmette
due ore di diretta del Giro ogni giorno. Eurosport ha fotografato la città,
ma, ahimè, anche le imprecazioni a fior di labbra dei ciclisti per le condi-
zioni del ‘rappezzato’ manto stradale del percorso e poi anche la caduta in
diretta di questi all’imbocco di via Bitonto, praticamente alla svolta della
centralissima piazza. E comunque Eurosport non ha certo la stessa
audience della Rai. Il nostro Sindaco che si è guardato bene dallo spendere
danaro pubblico per asfaltare decentemente almeno il tratto attraversato
dal Giro non può essere giustificato con la solita storia che la coperta è
sempre più corta, che non ci sono soldi. Alla luce, soprattutto, dei risultati
mediatici che il Giro d’Italia garantisce, un’opportunità irripetibile da
sfruttare, una diretta in Mondovisione. Morale: nulla è stato fatto per
creare le premesse che garantissero almeno un minimo di visibilità ad una
città che per Storia e per patrimonio artistico-architettonico non ha nulla
da invidiare a nessuna, tantomeno alle realtà limitrofe. Anzi, era proprio
questa l’occasione giusta per lanciare, attraverso le immagini di tre realtà
diverse tra loro e tutte ugualmente straordinarie nelle loro peculiarità
l’idea di un nord-barese davvero tutto da scoprire. Un triangolo, quello
costituito da Molfetta, Giovinazzo e Bitonto, che integrando l’offerta del
capoluogo, potrebbe davvero diventare un polo di attrazione turistica
formidabile. Certamente in grado di porsi come credibile alternativa alle
altre più conosciute e frequentate realtà pugliesi. A cominciare dalla confi-
nante BAT, ora in concorrenza diretta. Ma il triangolo non si è chiuso.
Giovinazzo non c’era, non è apparsa nemmeno per un attimo sugli
schermi di tutto il mondo. Come e perché, non si sa. Non ci sembra
possa reggere da solo l’alibi della inevitabile pubblicità da mandare in
onda per quanto riguarda la Rai (Giovinazzo non meritava almeno un
flash-back di mezzo secondo?), ma nemmeno, per quanto riguarda la
nostra Amministrazione, la scusa della crisi di Giunta sfociata
nell’azzeramento di deleghe (compresa quella ad hoc) proprio alla vigilia
dell’evento. Inutile indagare, tantomeno in questa sede; ma, al di là
dell’evento sportivo in sé, un ‘Circo Barnum’ come quello che ruota
intorno al Giro autorizza ben più di qualche dubbio e nelle direzioni più
disparate. A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Una cosa
è certa, escludendo Bitonto (che come traguardo di tappa ha dovuto
necessariamente - e molto intelligentemente - profondere un impegno
non da poco) cosa dire allora di Molfetta? Molfetta in televisione si è
messa in abito da sera, si è fatta bella per la passerella che la direzione di
Raisport le ha riservato. E’stata ripresa in tutte le salse, dall’alto dell’eli-
cottero, dal basso delle telecamere volanti. Sembrava una città della Croazia,
il nuovo paradiso dell’Adriatico. Porto, mare e chiese facevano bella
mostra di sé: il tutto accompagnato da notizie storiche e paesaggistiche
della città. Non che la cosa ci dispiaccia, anzi. Quello che non torna è il
ruolo da Cenerentola dimenticata che anche in questa circostanza è tocca-
to, guarda caso, a noi. Solo fatalità? A pensare male si fa peccato, ma
spesso ci si azzecca… E, comunque, quando cavolo arriva ’sto principe
azzurro che con orgoglio mostrerà al mondo Giovinazzo in tutta la sua
bellezza?
il nostro corsdivetto
MAMMA RAI SNOBBA GIOVINAZZO AL GIRO D’ITALIA
Giovinazzo presa in Giro
Uno scatto quasi rubato, lontano dai cronisti: ilsindaco di Bitonto Dott. Raffaele Valla accoglieaffettuosamente Luca Mongelli con la magliet-
ta iridata dell’ex ct Ballerini