LA SPESA PER L’ASSISTENZALA SPESA PER L’ASSISTENZA TRA GOVERNO CENTRALE E GOVERNI TRA GOVERNO CENTRALE E GOVERNI
LOCALILOCALI
Obiettivo della lezione
Descrivere l’evoluzione dei rapporti tra governo centrale e enti decentrati in materia di spesa per i
servizi sociali
L’attenzione si concentrerà in particolare sulla
Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (n.328/00)
e il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali
Di quale parte della spesa ci stiamo occupando?
Inquadriamola all’interno dei conti della spesa per la protezione sociale riclassificati secondo i criteri utilizzati dalla
Commissione Onofri (1997)
I dati della protezione sociale: una lettura non semplice
I conti Sespros
Amministrazioni Pubbliche Altre istituzioni Totale istituzioni
Tab. 3 – Spesa per la protezione sociale in % sul Pil nell’Europa dei 15.
Nazioni2000 2001 2002 2003 2004
Svezia 30,7 31,3 32,3 33,3 32,9
Francia 29,5 29,6 30,4 30,9 31,2
Danimarca 28,9 29,2 29,7 30,7 30,7
Germania 29,2 29,3 29,9 30,2 29,5
Belgio 26,5 27,3 28,0 29,1 29,3
Austria 28,2 28,6 29,1 29,5 29,1
Olanda 26,4 26,5 27,6 28,3 28,5
EU 15 26,9 27,1 27,4 27,7 27,6
Finlandia 25,1 24,9 25,6 26,5 26,7
Regno Unito 27,1 27,5 26,4 26,4 26,3
Italia 24,7 24,9 25,3 25,8 26,1
Grecia 25,7 26,7 26,2 26,0 26,0
Portogallo 21,7 22,7 23,7 24,2 24,9
Lussemburgo 19,6 20,8 21,4 22,2 22,6
Spagna 19,7 19,5 19,8 19,9 20,0
Irlanda 14,1 15,0 16,0 16,5 17,0Fonte: nostra elaborazione su dati Eurostat (2007b).
Tab. 4 – Spesa pro-capite a prezzi costanti per la protezione sociale nell’Europa dei 15. (in euro)
Nazioni2000 2004
Lussemburgo 8.858 11.257
Danimarca 8.547 9.460
Svezia 8.627 9.194
Francia 6.705 7.477
Austria 6.898 7.338
Germania 7.047 7.150
Belgio 6.059 7.016
Olanda 6.154 6.872
Finlandia 5.758 6.633
Regno Unito 6.444 6.376
EU 15 5.730 6.083
Italia 4.529 4.902
Irlanda 3.266 4.416
Spagna 2.692 3.025
Grecia 2.259 2.730
Portogallo 2.276 2.636Fonte: nostra elaborazione su dati Eurostat (2007a).
La spesa pro capite dell’Italia è l’80% della media EU
Tab. 5 – Suddivisione della spesa per la protezione sociale per funzione in % sul Pil nell’Europa dei 15. Anno 2004.
Nazioni vecchiaia
sanitarie Inabili famiglie, maternità e figli
Ammortizzatori
mercato del
lavoro
Prestazioni ai
superstiti
casa Esclusione
invalidi sociale
Svezia 12 8 4,7 3 2 0,7 0,6 0,7
Francia 10,9 8,8 1,7 2,5 2,3 1,9 0,8 0,4
Danimarca 11,1 6,1 4,1 3,9 2,8 0 0,7 1
Germania 12 7,7 2,2 3 2,4 0,4 0,2 0,5
Belgio 9,6 7,7 1,9 2 3,5 2,7 0,1 0,4
Austria 13,3 7,1 2,3 3 1,7 0,4 0,1 0,4
Olanda 9,6 8,1 2,9 1,3 1,7 1,4 0,3 1,3
EU 15 11 7,5 2,1 2,1 1,8 1,2 0,5 0,4
Finlandia 8,6 6,6 3,4 3 2,5 1 0,3 0,5
Regno Unito 10,7 7,8 2,4 1,7 0,7 0,9 1,5 0,2
Italia 12,9 6,5 1,5 1,1 0,5 2,5 0 0
Grecia 11,9 6,7 1,3 1,7 1,5 0,9 0,6 0,6
Portogallo 9,3 7,1 2,4 1,2 1,3 1,6 0 0,2
Lussemburgo 5,8 5,5 3 3,8 1 2,3 0,2 0,5
Spagna 7,9 6 1,5 0,7 2,5 0,6 0,2 0,2
Irlanda 3 6,9 0,9 2,5 1,3 0,8 0,5 0,4
La spesa per la protezione sociale - Sistema dei conti Sespros
(milioni di euro) 1997 2009
1. Previdenza 165675 265638
in % del Pil 15,8 17,5
in % delle prestazioni per la spesa di protezione sociale AP 68,3 62,8
3. Assistenza 15298 33769
in % del Pil 1,5 2,2
in % delle prestazioni per la spesa di protezione sociale AP 6,6 8,4
4. Sanità 51845 102782
in % del Pil 4,9 6,8
in % delle prestazioni per la spesa di protezione sociale AP 22,3 25,6
6. Prestazioni per la protezione sociale delle AP (Conti Sespros) 232818 402189
in % del Pil 22,2 26,4
7. Spesa totale per la protezione sociale corrente netto int. delle AP (Conti Sespros) 242652 423159
in % del Pil 23,1 27,8
in % della spesa delle AP al netto degli interessi 56,4 58,2
8. Spesa totale per la protezione sociale corrente netto int.- Totale Istituzioni (Conti Sespros) 261867 452770
in % del Pil 25,0 29,8
Pil 1048766 1520870
Spesa delle AP al netto degli interessi 430491 727566
1997 2009
I dati della protezione sociale: una lettura non semplice
Riclassificazioni opportune delle aree
Sespros RiclassificazionePrevidenza PensioniAssistenza Ammortizzatori sociali
AssistenzaSanità Sanità
Problemi di riclassificazione della spesa
• limitati nel rapporto con la Sanità• seri tra Previdenza e
- Ammortizzatori- Assistenza
Nei conti Sesprosla Previdenza include tutti gli istituti che
sono finanziati con contributi sociali, anche se hanno finalità diverse.
Riclassificazioni
• Il TFR delle AP e del settore privato• Integrazioni al minimo• Pensioni di invalidità• Assegni familiari• Prepensionamenti
Altri problemi
• Opportunità di isolare le politiche epr l’occupazione (Ammortizzatori sociali)
• Politiche per la casa (povertà)• Non autosufficienza anziani/sanità• Politiche famiglie/Istruzione (asili nido e
materne)
La spesa per la protezione sociale - Nuova Classificazione tipo Commissione Onofri
(milioni di euro) 1997 2008 2009
1. Pensioni in senso stretto e Tfr 138882 228346 236817
in % del Pil 13,2 14,6 15,6
2. Assicurazioni del mercato del lavoro 22344 26869 30967
in % del Pil 2,1 1,7 2,0
3. Assistenza sociale 36291 50533 52664
in % del Pil 3,5 3,2 3,5
4. Sanità 51845 100798 102782
in % del Pil 4,9 6,4 6,8
in % delle prestazioni per la spesa di protezione sociale riclassificate 20,8 24,8 24,3
5. Prestazioni per la protezione sociale riclassificate (1+2+3+4) 249362 406546 423230
in % del Pil 23,8 25,9 27,8
Pil 1048766 1520870 1520870
Spesa delle AP al netto degli interessi 430491 693475 727566
La spesa per la protezione sociale - Nuova Classificazione tipo Commissione Onofri
(milioni di euro) 2009
1. Pensioni in senso stretto e Tfr 236817
in % del Pil 15,6
Pensioni e rendite 234025
- Integrazioni pensioni al minimo (stime) 12500
- Pensionamenti anticipati * 1700
- Rendite di invalidità per lavoratori attivi 7350
+Tfr pubblico 8809
+Tfr privato 15533
2. Assicurazioni del mercato del lavoro 30967
in % del Pil 2,0
in % delle prestazioni per la spesa di protezione sociale riclassificate 7,3
Indennità di disoccupazione e mobilità 7500
Assegno integrazione salariale 2463
Indennità di malattia, di maternità e temporanea infortuni AP 6052
+Indennità di malattia, di maternità e temporanea infortuni settore privato 5213
Altre prestazioni previdenziali ** 689
+ Pensionamenti anticipati * 1700
+ Rendite di invalidità per lavoratori attivi 7350
3. Assistenza sociale 52664
in % del Pil 3,5
+ Integrazioni pensioni al minimo 12500
Assegni familiari 6390
Pensioni sociali 3970
Pensioni agli invalidi civili 14543
Pensioni di guerra 908
Pensioni ai ciechi 1125
Pensioni ai sordomuti 172
Assistenza sociale 8072
Altri assegni e sussidi 4979
4. Sanità 102782
in % del Pil 6,8
Farmaci 11010
Ass.ospedaliera 57041
Ass.di base, specialistica, prevenzione ecc. 34731
5. Prestazioni per la protezione sociale riclassificate (1+2+3+4) 423230
in % del Pil 27,8
6. Prestazioni per la protezione sociale delle AP (Conti Sespros) 402189
Servizi amministrativi e altre spese 20970
7. Spesa totale per la protezione sociale delle AP (Conti Sespros) 423159
in % del Pil 27,8
in % della spesa delle AP al netto degli interessi 58,2
8. Spesa totale per la protezione sociale - Totale Istituzioni (Conti Sespros) 452770
in % del Pil 29,8
Commento alla spesa riclassificata
• Il totale (inclusivo del TFR privato) è il 25,2% del Pil
• forte squilibrio sulle pensioni (pur depurate delle integrazioni al minimo e dei prepensionamenti, ma inclusive del TFR).
• TRF: un istituto controverso …• la spesa per assistenza è ora di dimensioni più
ampie: 3,0%• Nel tempo crescono le spese per pensioni e per la
sanità.
Primi commenti alla spesa per assistenza
• Quasi il 60% è costituito da pensioni integrate al minimo e invalidità civile
• Assegni familiari categoriali• Spesa sociale locale ha un ruolo minore,
ma forse è sottovalutata
Altri problemiLa classificazione non tiene conto di altri aspetti
importantiLe tax expenditures
- Spese per politiche attive del mercato del lavoro (fiscalizzazioni di oneri sociali)- Deduzioni e detrazioni nell’Irpef
• Altre spese (formazione professionale non registrate nei conti della Protezione sociale)
Spesa per protezione sociale in % del Pil1997 e 2009
0246810121416182022242628
Pensioni in
senso strettoe Tfr
Assicurazionidel m
ercatodel lavoro
Assistenzasociale
Sanità
Totale
La spesa pubblica per le prestazioni di assistenza complessiva e per tipologia, 2004.
PrestazioniValore
assoluto(milioni euro)
In % sul Pil
In % sulla spesa totale per l’assistenza sociale
Assegno sociale (e pensione sociale) 3.346 0,24 7,7Integrazione al trattamento minimo delle pensioni 13.945 1,00 32,3Pensione di invalidità civile 2.544 0,18 5,9Indennità di accompagnamento 8.166 0,59 18,9Maggiorazione sociale 1.620 0,12 3,7Assegno per il nucleo familiare 5.495 0,40 12,7Fondo per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione
248 0,02 0,6
Assegno per le famiglie con almeno tre figli 423 0,03 1,0Assegno di maternità per le madri 290 0,02 0,7Pensioni di guerra 1.558 0,11 3,6Ministero solidarietà sociale 31 0,00 0,1Totale prestazioni nazionali 37.666 2,71 87,2Servizi sociali comunali 5.378 0,39 12,5Province (a) 129 0,01 0,3Totale prestazioni locali 5.507 0,40 12,8TOTALE SPESA PER ASSISTENZA 43.173 3,11 100,0
La struttura della spesa sociale
Griglia corretta per la definizione dei Leps (importi in milioni di euro)
Tipologie di servizi e prestazioni Prest.monetarie
Promozione soc. e Serv.soc. professionale
Serv. pronto intervento soc.per emergenze
Assist. domiciliare
Strutture semi-residenziali
Strutture resid. e Centri di accoglienza resid.
Totale
►
aree di intervento
▼
comp.%
Responsabilità familiari 6.693 231 6.924 16,0
Diritti dei minori 40 151 40 1.020 173 1.424 3,3
Persone anziane 1.862 133 477 68 326 2.866 6,6
Contrasto della povertà 19.341 106 8 19 6 47 19.527 45,2
Disabili 10.929 417 131 222 117 11.816 27,4
Droghe 17 27 2 1 5 3 55 0,1
immigrati 34 62 2 2 5 38 143 0,3
Politiche sociali distrettuali (o di ambito)
418 4181,0
Totale 38.916 1.545 12 670 1.326 704 43.173 100,0
comp. % 90,1 3,6 0,0 1,6 3,1 1,6 100,0
La riclassificazione della spesa sociale
• La spesa per le prestazioni monetarie, tenuto anche conto della spesa comunale, sale al 90,1% della spesa sociale complessiva, una dimensione di forte squilibrio che sottrae risorse e marginalizza i servizi alla persona e non permette la costruzione di una rete completa e organica di servizi sociali.
• Colpisce positivamente che fra le tipologie di servizi e interventi, dopo le prestazioni monetarie, si collochi la spesa per le strutture semiresidenziali (che ricomprende al suo interno per esempio asili nido, centri diurni per anziani e per disabili, ecc.) superando abbondantemente la spesa diretta per le strutture residenziali.
• Fra le aree di intervento la parte del leone viene svolta dalla spesa per il contrasto della povertà che assorbe il 45% della spesa. Si tratta di una spesa di quasi 20 miliardi di euro che però viene distribuita quasi integralmente ai soli anziani.
• La seconda voce di spesa per importanza è costituita dall’assistenza ai disabili che assorbe 11.816 milioni di euro pari a poco più di un quarto della spesa complessiva (27,4%) mentre la spesa a favore degli anziani costituisce solo il 6,6% ma questo non deve sorprendere viste le ulteriori risorse trasferite agli anziani attraverso le aree di intervento relative alla disabilità e al contrasto della povertà.
Riclassificazione - commenti
Prestazioni di assistenza sociale e tax expenditure (milioni di euro 2004)
Pr.monetarie
Servizi Totale
comp.%
Responsabilità familiari 17693 883 18576 31,9
- assegni 6693 6693 11,5
- detrazioni per figli Irpef 12000 12000 20,6
- servizi per la prima infanzia 883
Contrasto povertà (ass.sociale, int.minimo, ecc.) 22141 186 22327 38,4
- assegno sociale, int.minimo, ecc. 19341
- bonus 2007 incapienti e aumenti pensioni minime del 2007 2800
Programma per anziani non autosufficienti 5716 1230 6946 11,9
-indennità di accompagnamento 5716
- servizi residenziali e assistenza domiciliare + stanziamento di 200 m LG08 1230
Altro (altre disabilità, droghe, dir. minori, pens. di guerra, ecc.) 8166 2158 10324 17,7
Totale 53716 4457 58173 100,0
comp.% 92,3 7,7 100,0
%Pil 4,2
Integrazione con le tax expenditures
Integrazione con tax expenditures
Le tax expenditures considerate sono:
detrazioni per familiari a carico diversi dal coniuge (stimata in 12 miliardi di euro),
spese già stanziate per l’aumento delle pensioni minime (900 milioni),
bonus una tantum per incapienti (1900 milioni) nell’ipotesi che tale somma possa essere considerata permanente a partire dal 2009,
stanziamento di 200 milioni per iniziative per la NA previsto dal disegno di legge finanziaria per il 2008, che si è supposto destinato all’offerta di servizi.
Sulla base di tali integrazioni il complesso delle risorse per prestazioni e tax expenditures risulta dell’ordine di 58 miliardi,
il 4,1% del Pil.
Integrazione con tax expenditures
• Impressionante sbilanciamento a favore dei trasferimenti monetari, che coprono il 92% delle risorse complessive.
• Risorse cospicue nel contrasto della povertà, riservata però in misura quasi esclusiva alla popolazione anziana.
• Le risorse “congelate” nei programmi di spesa in vigore è però destinata a ridursi nel corso del tempo, per effetto del trend decrescente della spesa per integrazione al minimo delle pensioni. La destinazione di questi risparmi di spesa al finanziamento di programma più efficaci e universali rappresenta una sfida e un’opportunità importante della politica sociale nei prossimi anni.
Distribuzione percentuale dei beneficiari e importi medi* per decili di ISE (1998)
Pens.sociale Int.minimo Pens.invalidità Ass.Nucleo Fam. Ass.3 Minori Detraz.Irpef Redd.Min.Inser.
Decili ISE % dec. media % dec. media % dec. media % dec. media % dec. media % dec. media % dec. media
1 9 8605 23,7 7032 2,5 11229 44,7 3841 11,6 2600 46 682 18,5 5804
2 3,2 6794 22,7 7993 2,1 7054 54,8 2197 5,1 2174 39,2 591 2,3 8045
3 5,2 7441 18,9 8867 1,7 7151 61,4 1771 0 0 45,5 591 1,1 3355
4 2,1 7375 14,2 8298 2,5 6784 47,7 1384 0 0 42,8 587 0,3 1600
5 2,2 7632 15,1 7693 1,7 11344 46,3 863 0 0 38,8 521 0,3 2804
6 2,8 7974 15,5 7539 1,8 10165 35,9 762 0 0 45,7 543 0 0
7 2,3 7871 14,7 7618 0,7 2907 28,6 701 0 0 39,5 532 0,1 6068
8 2,6 7366 10,5 7262 0,4 10597 15,2 647 0 0 39 491 0 0
9 1,3 8668 13,1 7558 1,4 8725 8,1 699 0 0 31,3 527 0 0
10 1,5 6437 7,1 6994 0,3 2345 1,3 1745 0 0 29,5 502 0 3745
Totale 3,2 7782 15,5 7739 1,5 8534 34,4 1663 1,7 2470 39,7 560 2,3 5820
* dei beneficiari
Gli effetti redistributivi della spesa per assistenza in Italia
Una valutazione delle riforma del periodo 97-05:
• I programmi del vecchio sistema sono poco efficaci, - ma utilizzano molte risorse finanziarie
• I programmi (A3F, AM) sono più selettivi e hanno una maggiore target efficiency, - ma hanno una dimensione troppo limitata
Aspetti critici della spesa per l’assistenza in Italia
• Prevalgono:– istituti nazionali– di tipo monetario– categoriali
-ANF solo per lav.dipendenti-collegati alle pensioni
• Assenza di una rete di protezione universale • Criteri di selettività poco efficaci• Scarso peso dei servizi reali (o comunque mal
censiti e distribuiti in modo non omogeneo)
Caratteristiche strutturali
Spesa per assistenza di scarso peso Prevalenza dei trasferimenti monetari Programmi gestiti dal governo centrale
(Inps) Ruolo modesto dei servizi erogati a livello
decentrato Incertezze sula valutazione della spesa
Caratteristiche strutturali
L’indagine dell’Istat sulla spesa per assistenza e per interventi e servizi sociali (infanzia, anziani, tossicodipendenze, handicap) dei Comuni
Valutato in 5,8 miliardi la spesa per servizi nel 2004 La spesa pro capite presenta fortissime divergenze
territoriali
spesa sociale locale
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
8000
9000
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Spesa pro-capite del 2007spesa totale 6399 mln
020406080
100120140160180200220240260280300
Piemonte
Valle
Lombardia
Trentino-Alto
Bolzano/Bozen
Trento (c)
Veneto
Friuli-Venezia
Liguria
Emilia-
Toscana
Um
bria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Cam
pania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Sud
Isole
ITALIA
La spesa sociale integrata PROCAPITE
Distretto
Spesa sociale
integrataassoluta
Popolazione 0--|3
Popolazione>75
Popolazione totale
Spesa Procapit
e
Mln Euro1 2 3 4 5 = 1/3
Carpi 35,6 2.981 9.905 100.091 356 Mirandola 32,7 2.573 9.418 84.708 386 Modena 90,2 5.023 20.571 179.937 502 Sassuolo 35,9 3.504 10.359 117.755 305 Pavullo 13,1 1.145 5.351 40.638 323 Vignola 28,0 2.657 8.969 85.316 328 Castelfranco
19,0 2.449 6.216 69.227 274
Provincia2007 254,5 20.332 70.789 677.672 376
Spesa sociale procapite dei comuni per anziani e totale per regione nel 2004
050
100
150200250300
350400
Piemonte
Valle
Lombardia
Trentino -
Bolzano -
Trento
Veneto
Friuli -
Liguria
Emilia -
Toscana
Um
bria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Cam
pania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Totale Anziani (sc dx)
Spesa sociale in % del Pil - 2005
05
10152025303540
Svezia
Francia
Danim
arca
Belgio
Germ
ania
Italia
Portogallo
Regno
Unito
Spagna
Paesi
Bassi
Giappone
Stati U
niti
Spesa sociale lorda/netta , pubblica/privata nel 2005
02468
101214161820222426283032343638
Francia
Belgio
Germ
ania
Regno U
nito
Svezia
Stati Uniti
Italia
Paesi Bassi
Danim
arca
Portogallo
Giappone
Spagna
Sociale lorda Sociale netta Privata netta Totale netta
Il quadro legislativo dell’articolazione territoriale della
spesa per assistenza
1. Delega al governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della PA e per la semplificazione amministrativa (L. Bassanini del L. 15 marzo 1997, n.59)
2. Conferimento di compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali, in attuazione del capo I della L.15.3.97, n.59, DLgs del 31 marzo 1998, n.112 in part. Titolo IV – Capo II, Servizi sociali (art.128-134)
3. Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, L. 8 novembre 2000, n.328.
4. Modifiche al Titolo V della parte seconda della costituzione, L.Cost. 18 ottobre 2001, n.3
5: L.42/2009 di Attuazione art.119 della Costituzione: Delega al governo in materia di federalismo fiscale
Fonti legislative nazionali di base
1. Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-2003, marzo 2002 (Ministro Turco).
2. Libro bianco sul welfare, febbraio 2003 (Ministro Maroni)
Documenti programmatici nazionali
La Bassanini
Delega al governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della PA e per la
semplificazione amministrativa (L. Bassanini del L. 15 marzo 1997, n.59)
Contiene I principi di una delega molto ampia “tutte le funzioni e compiti amministrativi relativi
alla cura degli interessi e e alla promozione dello sviluppo delle rispettive comunità, nonché tutte le funzioni e I compiti amministrativi localizzabili
nei rispettivi territori..”ispirata al principio dell’inversione nella definizione
delle competenze. E’ delegato tutto ciò che non è escluso, in quanto compito dello stato centrale,
dall’art. 1 c. 3
DLgs del 31 marzo 1998, n.112 in part. Titolo IV – Capo II, Servizi sociali (art.128-134)
Definizione di servizio sociale (art.128)Attività relative alla predisposizione ed erogazione
di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal
sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di
amministrazione della giustizia
DLgs del 31 marzo 1998, n.112 in part. Titolo IV – Capo II, Servizi sociali (art.128-134)
Competenze dello Stato (art.129)a) la determinazione dei principi e degli obiettivi della politica sociale;b) la determinazione dei criteri generali per la programmazione della rete degli interventi di integrazione sociale da attuare a livello locale;c) la determinazione degli standard dei servizi sociali da ritenersi essenziali in funzione di adeguati livelli delle condizioni di vita;d) compiti di assistenza tecnica, su richiesta dagli enti locali e territoriali, nonche' compiti di raccordo in materia di informazione e circolazione dei dati concernenti le politiche sociali, ai fini della valutazione e monitoraggio dell'efficacia della spesa per le politiche sociali;e) la determinazione dei criteri per la ripartizione delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali secondo le modalita' di cui all'articolo 59, comma 46, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, come modificato dall'articolo 133, comma 4, del presente decreto legislativo;
D.Lgs del 31 marzo 1998, n.112 in part. Titolo IV – Capo II, Servizi sociali (art.128-134)
Competenze dello Stato (art.129)
f) i rapporti con gli organismi internazionali e il coordinamento dei rapporti con gli organismi dell'Unione europea operanti nei settori delle politiche sociali e gli adempimenti previsti dagli accordi internazionali e dalla normativa dell'Unione europea;g) la fissazione dei requisiti per la determinazione dei profili professionali degli operatori sociali nonche' le disposizioni generali concernenti i requisiti per l'accesso e la durata dei corsi di formazione professionale;….i) la determinazione degli standard organizzativi dei soggetti pubblici e privati e degli altri organismi che operano nell'ambito delle attivita' sociali e che concorrono alla realizzazione della rete dei servizi sociali;….
DLgs del 31 marzo 1998, n.112 in part. Titolo IV – Capo II, Servizi sociali (art.128-134)
Osservazioni sull’impostazione della Bassanini
- logica di programmazione ancora guidata dal centro
- Riferimento al Fondo per le politiche sociali, istituito già nel 1997 (legge finanziaria per il 98)
DLgs del 31 marzo 1998, n.112 in part. Titolo IV – Capo II, Servizi sociali (art.128-134)
Compiti delle regioni (art.132)1. Le regioni adottano..entro sei mesi dall'emanazione del presente decreto legislativo, la legge di puntuale individuazione delle funzioni trasferite o delegate ai comuni ed agli enti locali e di quelle mantenute in capo alle regioni stesse. In particolare la legge regionale conferisce ai comuni ed agli altri enti locali le funzioni ed i compiti amministrativi concernenti i servizi sociali relativi a:a) i minori, inclusi i minori a rischio di attivita' criminose;b) i giovani;c) gli anziani;d) la famiglia;e) i portatori di handicap, i non vedenti e gli audiolesi;f) i tossicodipendenti e alcooldipendenti;g) gli invalidi civili, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 130 del presente decreto legislativo.
2. Sono trasferiti alle regioni, che provvederanno al successivo conferimento alle province, ai comuni ed agli altri enti locali nell'ambito delle rispettive competenze, le funzioni e i compiti relativi alla promozione ed al coordinamento operativo dei soggetti e delle strutture che agiscono nell'ambito dei "servizi sociali", con particolare riguardo a:a) la cooperazione sociale;b) le istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza (IPAB);c) il volontariato.
DLgs del 31 marzo 1998, n.112 in part. Titolo IV – Capo II, Servizi sociali (art.128-134)
Fondo nazionale per le politiche sociali (art.133)
2. Confluiscono nel Fondo nazionale per le politiche sociali le risorse statali destinate ad interventi in materia di "servizi sociali", secondo la definizione di cui all'articolo 128 del presente decreto legislativo.
3. In particolare, ad integrazione di quanto gia' previsto dall'articolo 59, comma 46, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono destinati al Fondo nazionale per le politiche sociali gli stanziamenti previsti per gli interventi disciplinati dalla legge 23 dicembre 1997, n. 451 e quelli del Fondo nazionale per le politiche migratorie di cui all'articolo 43 della legge 6 marzo 1998, n. 40. …
La 328
Struttura della L. 328/00
• Capo I - Principi generali del sistema integrato di interventi e servizi sociali (SISS) (art. 1-5)
• Capo II – Aspetto istituzionale e organizzazione del SISS (art. 6-13)
• Capo III – Disposizioni per la realizzazione di particolari interventi di integrazione e sostegno sociale (14- 17)
• Capo IV – Strumenti per favorire il riordino del SISS (art. 18-21)
• Capo V – Interventi, servizi e emolumenti economici del SISS (art.22- 26)
• Capo VI – Disposizioni finali (art.27-30)
1. definizione di una nuova cornice istituzionale e finanziaria per l’intero settore;
2. identificazione di un nucleo di prestazioni e servizi di base da garantire su tutto il territorio nazionale;
3. riordino dei trattamenti assistenziali vigenti nel settore della invalidità;
4. nuovi impulsi alle politiche per la famiglia;
5. messa a punto di un sistema integrato di programmazione e monitoraggio.
Obiettivi principali in sintesi
• Creazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali (SISS)
• Programmazione e organizzazione del sistema tramite enti locali, regioni e stato, in base al principio di sussidiarietà, concertazione e coordinamento con altre politiche (sanitarie, formazione e lavoro)
• Piano nazionale triennale, con previsioni finanziarie e verifica dei risultati
• Consolidamento e incremento del Fondo nazionale per le politiche sociali
• Riconoscimento del ruolo del terzo settore
Altri aspetti rilevanti
• Nuova disciplina per le IPAB • Nuove procedure per l’autorizzazione, l’accreditamento e
la verifica di qualità dei servizi e delle strutture sociali• Creazione di un sistema informativo dei servizi sociali• Definizione delle competenze professionali degli
operatori sociali• Predisposizione di una Carta dei servizi sociali da
adottare come requisito necessario ai fini dell’accreditamento
• Accesso universale alle prestazioni, con priorità di risposta per individui e famiglie in condizioni di bisogno economico o inabilità di ordine fisico o psichico
Altri aspetti rilevanti
• Accertamento delle condizioni economiche tramite Ise• Definizione di un livello essenziale di prestazioni su
tutto il territorio nazionale• Estensione su tutto il territorio nazionale del reddito
minimo di inserimento• Riordino delle prestazioni di invalidità civile, cecità e
sordomutismo
Altri aspetti rilevanti
Nuove politiche per la valorizzazione e il sostegno delle famiglie, in particolare attraverso: interventi per favorire la maternità e la paternità
responsabile politiche di conciliazione fra tempo di lavoro e tempo di
cura agevolazioni (anche tramite prestiti d’onore) ai nuclei
monogenitore, alle coppie giovani con figli, alle famiglie con non auto-sufficienti, gestanti in difficoltà e famiglie di recente immigrazione
sostegno ai nuclei familiari nell’assistenza domiciliare delle persone anziane non autosufficienti
Predisposizione di progetti individuali per le persone disabili
Possibilità di sostituire l’erogazione di alcune prestazioni economiche con l’acquisto di servizi sociali tramite “vouchers”
Altri aspetti rilevanti
Ill Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-2003
. Il Piano nazionale è chiamato a specificare ogni tre anni (art. 18): 1. le caratteristiche delle prestazioni comprese nei livelli essenziali;2. le priorità di intervento, soprattutto a favore delle persone in condizioni di povertà e di difficoltà psico-fisica:3. le modalità di attuazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali e
l’integrazione con le politiche sanitarie, dell’istruzione, della formazione e del lavoro;4. le modalità per la diffusione di servizi di informazione;5. le modalità per la sperimentazione di servizi innovativi;6. gli indicatori per la verifica dei livelli di integrazione sociale e per la verifica del
rapporto costi-benefici;7. i criteri generali per la partecipazione degli utenti al costo dei servizi sociali;8.
• criteri generali per la determinazione dei parametri di valutazione delle priorità di intervento a favore dei soggetti in condizioni di particolare difficoltà;
• le modalità per la predisposizione di interventi per gli anziani non autosufficienti e per i disabili;
• gli indirizzi per la formazione e l’aggiornamento del personale;• i finanziamenti per ciascun anno del piano in base a parametri
demografici, reddituali e occupazionali;gli indirizzi per l’elaborazione di piani a favore di minori, giovani e anziani, per il sostegno delle responsabilità familiari, per l’inserimento sociale delle persone con disabilità, per l’integrazione degli immigrati, la prevenzione e il recupero dei tossicodipendenti
Prospettive e rischi del processo di implementazione della legge quadro
La costruzione del nuovo sistema di assistenza italiano comporta una:
Complessa opera di coordinamento tra diversi soggetti (Stato, regioni, comuni, altre amministrazioni, Terzo settore). Molti enti locali che a tutt’oggi appaiono poco preparati ad affrontarlo – come già osservato del resto nel capitolo sulla sperimentazione del RMI.
La legge quadro attribuisce alle Regioni e, soprattutto, ai Comuni il ruolo principale nel governo delle future politiche assistenziali, sia in sede di programmazione sia in sede di erogazione delle prestazioni. A livello centrale viene mantenuta la responsabilità relativa alla determinazione degli obiettivi generali, dei livelli essenziali delle prestazioni e alla ripartizione delle risorse.
Il principio ispiratore della riforma è la sussidiarietà (orizzontale e verticale).
Due passaggi importanti 1) L’elaborazione dei Piani regionali degli interventi e dei servizi sociali con i quali le regioni devono adeguare i principi enunciati nel piano nazionale alle specificità del territorio di riferimento
2) L’elaborazione dei Piani di zona, per fare i quali le regioni devono prioritariamente determinare gli ambiti territoriali per l’esercizio associato delle funzioni sociali da parte dei comuni.
I piani di zona individuano “gli obiettivi strategici e le priorità di intervento nonché gli strumenti e i mezzi per la relativa realizzazione […], le modalità organizzative dei servizi, le risorse finanziarie, strutturali e professionali, i requisiti di qualità” (art. 19).
In sostanza, è a questo punto che la riforma del sistema di servizi produce conseguenze concrete per il cittadino. La principale esigenza è il superamento delle disuguaglianze territoriali nell’offerta, nella organizzazione e nella qualità delle prestazioni assistenziali.
Necessità di conciliare la fissazione di standard minimi comuni su tutto il territorio nazionale con la necessità di lasciare autonomia agli enti locali nella individuazione delle priorità e delle modalità di erogazione in base alla caratteristiche socio-economiche locali.
Esigenza di un attento monitoraggio da parte del centro
Il Sistema informativo dei servizi sociali potrà dare un contributo decisivo a questo fine,
ma la legge 328/00 non specifica chiaramente chi e come deve svolgere l’accompagnamento e il monitoraggio. Il superamento di questa incertezza è essenziale per la corretta realizzazione della riforma.
Il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali
Art.20 L.328/00
Per la promozione e il raggiungimento degli obiettivi di politica sociale, lo Stato
ripartisce le risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali.
Il finanziamento dei servizi sociali nella 328/00
Art. 4 c.1La realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali si avvale di un
finanziamento plurimo a cui concorrono, secondo competenze differenziate e con dotazioni finanziarie
afferenti ai rispettivi bilanci, gli enti locali, le regioni e lo stato.
Il finanziamento dei servizi sociali nella 328/00
Art. 4 c.4
Le spese da sostenere da parte dei comuni e delle regioni sono a carico delle risorse loro assegnate dal FNPS, nonché degli autonomi stanziamenti a carico del proprio bilancio.
Spetta allo Stato l’individuazione dei livelli essenziali e uniformi di
prestazioni
Art. 9
Il Piano nazionale deve indicare i finanziamenti relativi a ciascun anno di vigenza del Piano stesso in coerenza con i livelli essenziali previsti dall’art.22, secondo parametri basati sulla struttura demografica, sui livelli di reddito e sulle condizioni occupazionali della popolazione.
Art.18 c.3
Art.22 c.2
elenca ciò che costituisce il livello essenziale delle prestazioni sociali
erogabili,“…gli interventi di seguito indicati costituiscono il
livello essenziale delle prestazioni sociali erogabili sotto forma di beni e servizi secondo le
caratteristiche ed i requisiti fissati dalla pianificazione nazionale, regionale e zonale, nei limiti delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, tenuto conto delle risorse ordinarie già destinate dagli enti
locali alla spesa sociale
Art.22 c.2
Si tratta però non di livelli, ma di aree di intervento
(contrasto della povertà, minori, responsabilità familiari, sostegno alle
donne in difficoltà,disabili, anziani, misure di contrasto per alcoldipendenti e drogati, informazione e consulenza
delle famiglie)
Art. 20 c.5
Con regolamento (non ancora emanato), il Governo provvede a disciplinare
modalità e procedure uniformi per la ripartizione delle risorse finanziarie
confluite nel Fondo
Criteri direttivi del RegolamentoArt.20 c.5 a) razionalizzare e armonizzare le procedure
medesime ed evitare sovrapposizioni e diseconomie nell’allocazione delle risorse;
b) prevedere quote percentuali di risorse aggiuntive a favore dei comuni associati
c) garantire che gli stanziamenti a favore delle regioni e degli enti locali costituiscano quote di cofinanziamento dei programmi e dei relativi interventi e prevedere modalità di accertamento delle spese al fine di realizzare un sistema di progressiva perequazione della spesa in ambito nazionale per il perseguimento degli obiettivi del Piano nazionale;
Criteri direttivi del Regolamento
d) prevedere forme di monitoraggio, verifica e valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati degli interventi, nonché modalità per la revoca dei finanziamenti in caso di mancato impegno da parte degli enti destinatari entro periodi determinati;
c. 2 Indica gli stanziamenti che transitoriamente confluiscono nel
Fondo.
c. 8 prevede che dal 2001 il finanziamento del fondo sarà definito
annualmente nella Legge finanziaria.
Art. 20
la definizione dei livelli essenziali è effettuata contestualmente a quella delle risorse da assegnare al Fondo nazionale per le politiche sociali tenuto conto delle risorse ordinarie destinate alla spesa sociale dalle regioni e dagli enti locali, nel rispetto delle compatibilità finanziarie definite per l’intero sistema di finanza pubblica dal Documento di programmazione economico-finanziaria.
Art. 20 c.4
Modelli organizzativi alternativi
• Programmazione partecipata• Regolamentazione/
monitoraggio/controllo
Programmazione
• Definizione del costo standard dei servizi essenziali per regione
• Il FNPS integra la differenza tra spesa effettiva e costo standard
Funzione di perequazione del Fondo
Programmazione
Problemi• Costi informativi molto elevati
• Azzardo morale degli enti locali
Regolamentazione/controllo
Meno esigenze sull’uniformitàTarget specifici incentivati con il Fondo
Funzione di indirizzo funzionale e di incentivazione
• La creazione di un meccanismo efficace di finanziamento richiede un censimento della spesa sociale a livello locale
• Devono essere individuati parametri oggettivi e misurabili relativi ai livelli essenziali delle principali prestazioni
• Si deve gradualmente allentare il carattere settoriale degli interventi
• Problemi rispetto al federalismo fiscale
I criteri di riparto contenuti nel Piano Nazionale
degli interventi e dei servizi sociali2001-2003
Il riparto del Fondo per il 2001
• Il c.7 dell’art.20 prevede che in sede di prima applicazione della presente legge,il Ministro per la solidarietà sociale…adotta il riparto sulla base dei parametri di cui all’articolo 18, comma 3, lettera n, basati sulla struttura demografica, sui livelli di reddito e sulle condizioni occupazionali della popolazione.
Il riparto del Fondo per il 2001
• Le risorse relative alle leggi settoriali seguono la ripartizione prevista dalle rispettive leggi, se previste, mentre si adottano nuovi criteri per la componente delle risorse indistinte.
• La metodologia adottata per questa componente prevede un riparto a due livelli:
- per aree di intervento- per aree territoriali.
Il riparto del Fondo per il 2001
• Il punto di riferimento è la determinazione di una quota capitaria
• Nel caso in cui sia possibile individuare sottoinsiemi di beneficiari, una popolazione obiettivo.
• Il risultato è una quota capitaria ponderata
Il riparto del Fondo per il 2001
Esempi relativi a fondi settoriali
• Non vedenti : popolazione totale• Handicap grave: famiglie con disabili gravi• Abuso sessuale: popolazione con età
minore di 18 anni
Il riparto del Fondo per il 2001
Per i fondi indistinti è proposta
un’articolazione per aree……
Aree di intervento % indicatori
Responsabilità familiari 15% Popolazione residente
Diritti dei minori 10% Popolazione <18 anniPopolazione < 4 anni
Persone anziane 60% Popolazione > 65 anniPopolazione > 75 anni
Contrasto povertà 7% tasso disoccupazione% poveri
Disabili (gravi, in particolare) 7% n. disabili gravi
Immigrati - n. immigrati
Droga - popolazione obiettivo
Avvio della Riforma 1% popolazione residente
Portata normativa dell’allocazione
• Per i fondi settoriali la destinazione della spesa è da intendersi vincolata.
• Per le risorse indistinte, le Regioni possono scostarsi, dai criteri indicati, “fermo restando l’impegno delle Regioni a:
a) prevedere programmi in ciascuna delle aree di intervento
b) garantire che le risorse ripartite non siano sostitutive di quelle già destinate dai singoli enti territoriali.
Monitoraggio e revoca
• i destinatari dei fondi predispongano una relazione sulle attività svolte, sulle risorse impegnate e sui risultati raggiunti. Tale relazione deve essere adeguatamente pubblicizzata e inviata la Das.
• In caso di mancato impegno dei fondi, il Das e il destinatario del finanziamento costituiscono, entro 3 mesi dalla verifica, un Comitato paritetico per l’analisi delle cause del mancato utilizzo.
Monitoraggio e revoca
• Qualora a 30 mesi dall’erogazione, le somme risultassero ancora non impegnate potrà esservi la revoca degli stanziamenti.
• Le somme revocate sono riallocate agli altri destinatari o al finanziamento di progetti speciali volti a superare gli ostacoli che hanno impedito lo sviluppo degli interventi.
Fondo Nazionale Politiche Sociali 2001 2002 2003 2004* 2005** 2006 2007 2008 2009 2010 2011201
22013
INPS 476 487 678 809 707 732
- Assegni nuclei con almeno 3 minori 366 344
- Assegno di maternità 275 253
- genitori di soggetiti con handicap grave 61 106
- talassemia 4 4
Regioni e prov. Autonome 758 771 897 1000 518 745 766 518 374
- Risorse indistinte 479
- Acq.prima casa e sost. natalità 173
- Famiglia e anziani disabili 70
- Abbattimento barriere architettoniche 20
- Integr.scolast. portatori handicap 40
- Serv. infanzia e scuole per infanzia 67
- Fondo asili 150
Comuni (fondo infanzia e adolescenza) 225 44 44 44 44 44
Dip. Politiche Sociali 37 288 97 31 39 43
Altre destinatari 95 31
Totale 1590 1622 1716 1884 1308 1625 1565 1561 1311 1175 435 75 70
Spesa per assistenza 3829
64150
24299
64410
94341
54488
54648
8
FNPS/spesa assistenza 4,2 4,0 4,1 4,2 4,3 4,4 4,5
Caratteristiche del FNPS • La gestione del FNPS appare sostanzialmente
bloccata• le risorse stanno declinando• Quelle destinate agli enti decentrati sono in parte
prenotate per interventi specifici (asili nido aziendali, prestito prima casa) che configgono con criteri di riparto ottimali e con l’autonomia finanziaria
La riforma del Titolo V
L.42 /2009 di attuazione della Riforma del Titolo V sul Federalismo fiscale
Aspetti relativi alla Regione Emilia- Romagna
L. Regionale 12 marzo 2003, n.2.Norme per la promozione della cittadinanza
sociale e per la realizzazione del Sistema integrato di interventi e servizi sociali
Legge Regionale n.2/2003
Struttura della Legge• Titolo I – Disposizioni generali e nrome di principio (art.1-4)• Titolo II – Sistema integrato di interventi e servizi sociali (art. 5- 14)• Titolo III – Soggetti del SIISS (art. 15- 21)• Titolo IV – Riordino delle IPAB. Aziende pubbliche di servizi alle
persone (art. 22- 26)• Titolo V – Strumenti per la programmazione la concertazione e la
partecipazione (art. 27-33)• Titolo VI – Strumenti per la regolazione e la qualità del sistema (art. 34-
44)• Titolo VII – Risorse e finanziamento del SI (art. 45-50)• Titolo VIII – Sistemi di verifica e valutazione (art.51- 52)• Titolo IX – Disposizioni finali e transitorie (art. 53-69)
Legge Regionale n.2/2003
La legge ricalca in modo netto la struttura della 328/00
Aspetti programmatori importanti:Piano regionale degli interventi e dei servizi
sociali (art.27)Piani di zona (art.29)
Liveas: definizione della 328 e rinvio alla Conferenza Regione Autonomie locali (art.6)
Legge Regionale n.2/2003
Strumenti di finanziamentoFondo sociale regionale (art.47 e 48)
Fondo sociale per la non autosufficienza (art.50)
Compartecipazione al costo dei cittadini (Ise) (art. 49)
Art. 27- Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali 1. La Regione, valutato il Piano nazionale, approva il Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali, di seguito denominato Piano regionale, integrato con il Piano sanitario regionale ed in raccordo con gli atti di programmazione in materia educativa e formativa, del lavoro, culturale ed abitativa. 2. Il Piano regionale, di durata triennale, stabilisce gli indirizzi per la realizzazione e lo sviluppo del sistema integrato. In particolare il Piano definisce: a) gli obiettivi di benessere sociale da perseguire ed i fattori di rischio sociale da contrastare, tenuto conto dell'evoluzione sociale ed economica del sistema regionale; b) le caratteristiche quantitative e qualitative dei servizi e degli interventi, che costituiscono i livelli essenziali delle prestazioni sociali da garantire, secondo quanto previsto all'articolo 6; c) i criteri di incentivazione dei programmi per la realizzazione degli obiettivi di promozione sociale di cui all'articolo 8, comma 3; d) i criteri generali per garantire l'accesso prioritario ai servizi ed agli interventi; e) i criteri, le modalità e le procedure per la concessione e l'utilizzo dei titoli per la fruizione di prestazioni e servizi sociali; f) le modalità per il raccordo tra la pianificazione regionale e quella zonale, definendo in particolare linee di indirizzo e strumenti per la pianificazione di zona; g) le modalità per il concorso dei soggetti di cui all'articolo 2, comma 4, lettera c) alla definizione dei Piani di zona e gli indirizzi per assicurare la partecipazione dei cittadini e degli utenti al controllo della qualità dei servizi; h) gli obiettivi e le priorità per la concessione dei contributi per spese d'investimento di cui all'articolo 48. 3. Il Piano regionale può individuare ambiti di intervento che, per le caratteristiche presentate, richiedono la predisposizione di specifici Programmi di ambito provinciale. I Programmi provinciali ed i Piani di zona devono essere raccordati ed integrati.
4. Il Piano regionale definisce inoltre i criteri per la sperimentazione, nell'ambito dei Piani di zona, di servizi ed interventi volti a rispondere a nuovi bisogni sociali e ad introdurre modelli organizzativi e gestionali innovativi.
5. Il Piano regionale indica altresì gli ambiti di formazione e riqualificazione degli operatori sociali e socio- sanitari che concorrono alla definizione degli indirizzi programmatici e del piano poliennale di cui all'articolo 4 della L.R. 24 luglio 1979, n. 19 (Riordino, programmazione e deleghe della formazione alle professioni). 6. Il Piano è adottato dal Consiglio regionale su proposta della Giunta, acquisito il parere della Conferenza Regione- Autonomie locali, della Conferenza regionale del Terzo settore, e sentite le Organizzazioni sindacali.
Art. 29 Piani di zona 1. Il Piano di zona, di ambito distrettuale, ai sensi dell'articolo 9 della L.R. n. 19 del 1994, ha durata triennale ed è predisposto sulla base delle indicazioni del Piano regionale. Il Piano di zona: a) definisce, tenuto conto dell'intesa triennale da sancirsi in sede di Conferenza Regione-Autonomie locali, il sistema locale dei servizi sociali a rete che garantisce i livelli essenziali delle prestazioni sociali. Provvede inoltre alla localizzazione dei servizi e può integrare, nel rispetto della compatibilità delle risorse, i livelli essenziali delle prestazioni sociali indicati dal Piano regionale; b) definisce le modalità organizzative per l'accesso dei cittadini al sistema locale dei servizi sociali a rete, secondo i criteri di cui all'articolo 7; c) individua le modalità per il coordinamento delle attività con gli organi periferici delle amministrazioni statali, con particolare riferimento all'amministrazione scolastica, penitenziaria e della giustizia; d) indica gli obiettivi e le priorità di intervento, inclusi gli interventi socio-sanitari, gli strumenti e le risorse necessarie alla loro realizzazione, tenendo conto delle risorse finanziarie disponibili, comprese quelle provenienti dal Fondo sanitario regionale, nonché la ripartizione della spesa a carico di ciascun soggetto firmatario dell'accordo; e) indica gli interventi sociali da attuarsi nell'ambito dei programmi di riqualificazione urbana previsti all'articolo 30; f) indica, sulla base del Piano regionale, le forme e le modalità di partecipazione dei cittadini e degli utenti al controllo della qualità dei servizi; g) individua i fabbisogni di formazione professionale degli operatori da segnalare alla Provincia, ai fini della programmazione della relativa offerta formativa; h) indica, in ordine di priorità, gli interventi di costruzione e ristrutturazione finanziabili ai sensi dell'articolo 48, inerente al fondo sociale regionale per le spese d'investimento.
2. Il Piano di zona è volto a: a) favorire la formazione di sistemi locali d'intervento fondati su servizi e prestazioni tra loro complementari e flessibili, anche attraverso il coinvolgimento delle risorse locali di solidarietà e di auto-aiuto, nonché a responsabilizzare i cittadini nella verifica dei servizi, al fine di una loro migliore programmazione; b) qualificare la spesa, anche attivando risorse economiche, attraverso le forme di concertazione di cui all'articolo 3, comma 1, lettera e). 3. Il Piano di zona, promosso su iniziativa del sindaco del Comune a ciò designato dai Comuni compresi nel territorio del distretto, è approvato con accordo di programma, secondo quanto previsto dall'articolo 19, comma 3 della legge n. 328 del 2000, tra i sindaci dei Comuni o tra gli organi competenti delle forme associative scelte dai Comuni, ai sensi dell'articolo 16 della presente legge, compresi nel territorio del distretto. Per gli interventi socio-sanitari, ivi compresi quelli connotati da elevata integrazione sanitaria, previsti anche dal Programma delle attività territoriali di cui all'articolo 3-quater, comma 2 del D.Lgs. n. 502 del 1992, l'accordo è sottoscritto d'intesa con il direttore generale dell'Azienda unità sanitaria locale, nel rispetto di quanto stabilito all'articolo 11, comma 2.
• 4. Le Province coordinano e partecipano alla definizione dei Piani di zona, assicurando il necessario supporto informativo e tecnico, anche avvalendosi di Osservatori provinciali delle politiche sociali. Le Province sottoscrivono gli accordi di cui al comma 3.
• 5. Alla definizione del Piano di zona concorrono, con le modalità indicate dal Piano regionale, i soggetti indicati all'articolo 2, comma 4, lettera c).
• 6. I soggetti del Terzo settore, gli altri soggetti senza fini di lucro indicati all'articolo 20, nonché le Aziende di cui all'articolo 25 concorrono alla definizione del Piano di zona, con le modalità stabilite tramite accordo tra i Comuni, e partecipano all'accordo di programma attraverso protocolli di adesione.
• Il Piano è un documento programmatico di prospettiva triennale, e prevede per la sua attuazione due ulteriori strumenti:
• il Programma attuativo annuale nel quale vengono individuati nel dettaglio gli interventi e i servizi – sia già presenti, sia da avviare, anche di tipo sperimentale e innovativo - previsti nella zona per l’anno di riferimento, e le relative risorse per il loro funzionamento;
• l’Accordo di Programma tra Provincia, Comuni associati e Azienda USL, anch’esso di durata annuale, nel quale i diversi soggetti istituzionali sottoscrivono specifici impegni relativi a obiettivi e risorse.
• Nelle diverse zone il programma attuativo in generale viene gestito dai singoli Enti sottoscrittori oppure, per alcuni progetti o interventi, coordinato dal Comune capodistretto o capofila, o dalla Provincia o dalla Azienda USL.
L’elaborazione dei primi Piani sperimentali (riguardanti il triennio 2002-2004) è partita dalla ricostruzione delle basi conoscitive sul sistema dell’offerta presente
nei vari ambiti (servizi, interventi, iniziative);
E’ a partire da queste caratteristiche del sistema che si definiranno i livelli essenziali delle prestazioni sociali, a livello regionale, come garanzia dei diritti
sociali dei cittadini di tutto il territorio.
Programmate risorse per un ammontare complessivo a livello regionale di 759.417.422,77 Euro, finalizzati agli interventi nelle aree: responsabilità familiari,
infanzia e adolescenza, disabili, anziani, immigrazione, esclusione sociale, dipendenze.
I Programmi attuativi 2003 e i relativi Accordi di programma, integrativi rispetto ai precedenti, hanno programmato interventi e servizi sulla base di un impegno
complessivo a livello regionale di 987.119.966,54 euro, destinato alle stesse aree e corrispondente a circa 243 euro di spesa pubblica per ogni cittadino residente.
Attualmente si stanno analizzando i dati pervenuti con i programmi attuativi 2004.
L’analisi dei contenuti strategici e metodologici emersi dai quarantuno piani di zona contribuirà alla costruzione del prossimo Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali e all’avvio della seconda fase della programmazione di zona,
per gli anni 2005-2007
Quali sono le risorse per attuare i Piani di Zona?
Le risorse finanziarie per l’attuazione dei Piani provengono: - dal Fondo sociale nazionale (risorse indistinte e risorse vincolate su specifici interventi/aree di bisogno)- dal Fondo sociale regionale (risorse indistinte e risorse finalizzate a specifici Programmi)- dagli Enti locali (singoli Comuni, Comuni associati, Consorzi, Comunità montane, Province)- dalle Aziende USL (specificamente sugli interventi ad integrazione sociosanitaria)- da altri Enti non istituzionali: IPAB, Fondazioni, soggetti del Terzo settore- dalle quote di compartecipazione al costo dei servizi a carico dei cittadini utenti.
Bibliografia
• Bosi, a cura, 2006, Corso di scienza delle finanze, Quarta edizione, cap. VII par. 5. Il Mulino, Bologna
• Gori, C., a cura, La riforma dei servizi sociali in Italia, Carocci, Roma, 2004. in particolare Parte prima e parte terza
Testi legislativi• Legge n. 328/00• Legge costituzionale n. 3/2001• Legge regionale n.2/2003
Un esempio di modello di finanziamento della Non
autosufficienza
Modelli forti e completi
LEP
Funzioni proprie
Servizi aggiuntivi
Fondo nazionale o sistema di compartecipazioni dedicate
Tributi propri compartecipazioni
Autonomia regionale(addizionali)
Fondo prerequativo
Modello forte
LEP
Funzioni proprie
Servizi aggiuntivi
Tributi propri compartecipazioni
Autonomia regionale(addizionali)
Fondo prerequativo
Modello debole
Bilancio StatoINPS
FONDO NAZIONALE
ASLBudget integrato del Distretto
Beneficario del servizio
Istituti nazionali da trasferire a livello regionale (indenn. accompagnamento, ecc.)
Compartecip.al costo
Componente sanitaria
COMUNI o UNIONI DI COMUNISpesa standard
Riparto Fondo Naz. a regioni
Modello organizzativo e finanziario di un programma per la non autosufficienza
IPABEnti accreditati
REGIONE
Riparto Fondo
Regionale
La definizione dei Livelli essenziali di assistenza
(LIVEAS)
I Liveas
Modelli alternativi
1.Aree di intervento2.Indicatori di offerta3.Diritti esigibili
Modelli Liveas- Aree di intervento
- Soluzione più leggera e debole, seguita dal Piano 2001-2003
- Non è sufficientemente prescrittiva
Modelli Liveas- Indicatori di offerta
- Prevede la definizione di standard di servizi che devono essere presenti ed offerti in ogni realtà locale
- Ha come referenti gli enti decentrati che hanno la responsabilità dell’amministrazione dei servizi
- Obiettivi- Ridurre le differenze nell’offerta territoriale- Problemi- Scarsa specificazione dei contenuti (non fornisce garanzie
sufficienti al cittadino)- Difficoltà di definire gli standard in tutte le aree- Difficile attuazione dei controlli sulle amministrazioni
inadempienti
Modelli Liveas- Diritti esigibili - Prestazione certa per chiunque si trovi in una determinata
condizione di bisogno- Obiettivi:- Definizione chiara di “chi riceve che cosa”- Diritti non solo dichiarati, ma riconosciuti- Uguali prestazioni per uguali bisogni (equità orizzontale)- Problemi:- Difficoltà politiche per chi li introduce (migrazioni di welfare,
responsabilità..)- Rischi per gli interventi esclusi- Difficile definizione per tutte le aree- Complesso equilibrio tra contributi monetari e servizi- Costi probabilmente elevati e poco controllabili
Modelli Liveas- Indicatori di offerta e Diritti esigibili
- I due modelli non sono incompatibili,- ma potrebbero essere integrati e simultaneamente
perseguiti
Spesa sociale pubblica (%Pil)- 2003
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
Svezia
Francia
Danim
arca
Germ
ania
Belgio
Austria
Norvegia
Italia
Portogallo
Regno U
nito
Spagna
Giappone
Stati Uniti
Spesa sociale pubblica e privata, lorda e netta (%Pil) 2003
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
Francia
Germ
ania
Svezia
Belgio
Stati Uniti
Regno U
nito
Italia
Austria
Portogallo
Norvegia
Danim
arca
Giappone
Spagnatotale netta pubblica lorda privata netta