Le mille e una aspettativa: i bibliotecari pubblici di
fronte al mondo che cambiaAnna Galluzzi
Biblioteca Sala Borsa di BolognaDicembre 2001
Biblioteca San Giovanni di PesaroGiugno 2002
Iniziava una nuova stagione per le biblioteche pubbliche italiane
Parole chiave:•Elevata accessibilità e bassa soglia di ingresso
• Posizione di significatività urbana• Sicurezza e ampiezza degli spazi
•Varietà nell’offerta di spazi e servizi
2001 2016 Quindici anni durante i quali:
•molte biblioteche realizzate o ripensate secondo questi principi•crisi economico-finanziaria•rivoluzione tecnologica
Cambiano le biblioteche spazi non più solo a carattere culturale ed
educativo, bensì anche ludico e sociale luoghi di identità e di appropriazione da
parte della cittadinanza e dei suoi gruppi sociali
luoghi di creazione e produzione di conoscenza
Cambiano i pubblici e gli usi c'è chi entra per scaldarsi d'inverno chi perché ha bisogno di aiuto per cercare lavoro chi per usare attrezzature e software che alcune
biblioteche mettono a disposizione chi perché c'è un bagno chi perché c'è Internet e il wifi gratis chi per utilizzare le prese elettriche chi per frequentare un corso chi per leggere i giornali chi perché non sa come impiegare il proprio tempo chi per prendere dei libri o dei dvd in prestito chi perché vuole socializzare chi perché è appena arrivato nel nostro paese e
non sa come districarsi con la burocrazia
chi per partecipare ad un'iniziativa della biblioteca
chi perché ha bisogno di un posto silenzioso dove studiare
chi perché necessita di uno spazio per lavorare in gruppo
chi perché ha bisogno di un posto sicuro dove portare i bambini per attività ludico-formative non scolastiche
chi perché è uno dei pochi posti in cui non devi giustificare perché sei lì ed è gratis
chi perché si sente solo chi perché è il posto più vicino e aperto più
a lungo dove fermarsi per fare varie cose
Si amplia la base dell’utenza, oppure si trasforma la sua composizione?
Categorizziamo?Utenti/usi “propri”?
Utenti “bibliografici” = quelli interessati alle collezioni
Utenti “culturali” = quelli interessati alla fruizione degli spazi per attività ludico-culturali e formative
Utenti “partecipanti” = quelli desiderosi di diventare parte attiva nella organizzazione di iniziative e nella produzione di nuova conoscenza
Utenti/usi “impropri”? Utenti “sociali” = singoli e gruppi con
bisogni di natura più propriamente afferente al welfare sociale
Utenti “occupanti” e/o “free riders” = coloro che non sono alla ricerca di un servizio, bensì vengono in biblioteca per utilizzarne le facilities (bagni, prese, sedie) e/o perché è un luogo non obbligatorio, gratuito e dove puoi stare senza un motivo preciso
Poi ci sono gli studenti con i libri personali = utenza “propria” o “impropria”?
Biblioteca Sormani – Milano Biblioteca comunale - Trento
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Fino a che punto una struttura culturale complessa è chiamata a rispondere a bisogni sociali, anche acuti,
espressi dai suoi abitanti senza condizionare o compromettere la sua mission?
Come possono convivere nello stesso luogo popolazioni diverse, con bisogni culturali e sociali diversi e a volte
conflittuali? Come è possibile coniugare, in uno spazio fortemente accessibile, bisogni di accoglienza, di sicurezza e di
cultura?
I nuovi volti della biblioteca pubblica. Tra cultura e accoglienza, a cura di Maurizio Bergamaschi. Milano: Franco Angeli, 2015
Problemi reali... Interrogativi legittimi
Le risposte possibili
1 Ritornare al passato
Motivazione:Le biblioteche sono istituzioni bibliografiche e
culturali, non centri sociali o polivalenti
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[...] la Lega Nord ha ritenuto opportuno sollecitare l’amministrazione a prendere
contatti con il Comune affinché chi lavora in biblioteca possa provvedere ad allontanare coloro che svolgono attività non inerenti alla
lettura e allo studioCommento del giornalista nell’articolo pubblicato in:
http://lavocedeltrentino.it/index.php/l-interrogazione/24564-la-biblioteca-invasa-da-stranieri-per-per-ricaricare-cellulari-la-lega-interroga
La biblioteca di Trento utilizzata da stranieri
per ricaricare cellulari
2 Non intervenire
Motivazione: Le biblioteche sono un presidio della democrazia, si configurano come un servizio essenziale del welfare
sociale, sono un naturale spazio di libertà e di integrazione
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La compresenza di popolazioni aventi diverse esigenze ed aspettative ha portato [...] all’emergere di situazioni di
tensione. [...] Schematicamente, possiamo suddividere le problematiche emerse in tre macro gruppi: il primo riguarda gli utilizzi strumentali o impropri della struttura e dei servizi; il secondo concerne episodi di microcriminalità o comunque
comportamenti di rilevanza penale; il terzo, correlato ai primi due, riguarda la sofferenza organizzativa e gestionale
vissuta dal personale di Casa della Conoscenza.
I nuovi volti della biblioteca pubblica. Tra cultura e accoglienza, a cura di Maurizio Bergamaschi. Milano: Franco Angeli, 2015
La Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno di fronte agli usi
impropri
3 Ask your community
Motivazione: la biblioteca appartiene alla comunità e quindi la
decisione deve essere condivisa
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Non so chi abbia potere decisionale alla Sormani, ma io lo [il bibliotecario] licenzierei con procedura d'urgenza, e con lui il benevolo caposala che tollera il casino di chi telefona e asciuga i calzini sui termosifoni della
biblioteca. Questo idiota che prende un edificio storico e di pubblica utilità per una casa
di accoglienza dovrebbe essere esonerato oggi stesso. Ho un'esperienza personale riguardo alla Sormani: mia figlia, per cui sarebbe comodissima,
semplicemente non la frequenta più perché è infrequentabile
(Commento su Facebook in merito all’articolo sulla Sormani)
Quer pasticciaccio brutto della Sormani: viaggio tra i disperati wi fi
Tanti interrogativi, poche risposte
Ritornare al passato? In che modo limitare l’accesso? Quali usi sono propriamente "bibliotecari"? Chi stabilisce cosa è opportuno che avvenga in biblioteca?
Non intervenire? Non bastano i facili populismi e le altrettanto facili risposte puramente ideologiche o romantiche
Ask your community? La comunità non è un tutto omogeneo, e forse oggi più che mai non c’è niente di più articolato, contraddittorio e conflittuale
Terreno di gioco, arbitri e giocatori:
Bibliotecari pubblici e competenze
Lo specialista (gioca solo in un ruolo):
- svolge solo funzioni legate alla selezione, gestione, conservazione, messa a disposizione e promozione
delle collezioni- man mano che le collezioni si fanno sempre più digitali
si sgancia dalla biblioteca fisica
Dubbi Ha senso lasciare che le biblioteche si trasformino in
spazi polifunzionali senza identità bibliotecaria o comunque gestiti da personale multipurpose?
Siamo proprio sicuri che l'ambiente biblioteca e i bibliotecari non abbiano alcun ruolo da svolgere rispetto a questa umanità variegata e a questo intreccio di aspettative?
Il tuttofare (gioca in tutti i ruoli):
attivo social manager, esperto di produzione e gestione di ebook, attore di primo piano del welfare sociale nei servizi legati all'occupazione, alla salute, agli immigrati, collaboratore stabile di Wikipedia, animatore culturale ad ampio spettro, gestore di
makerspaces, facilitatore dell'apprendimento e della creazione di conoscenza, formatore di competenze nell'ambito della digital and information literacy, camera di
compensazione della crisi economica, anello di congiunzione con l'offerta socio-culturale del territorio
http://www.julianmarquina.es/las-10-profesiones-que-los-bibliotecariosas-actuales-desempenan/
Dubbi Basta un bibliotecario competente e gentile a gestire le
problematiche della convivenza tra utenti, talvolta con difficoltà mentali o provenienti da situazioni di disagio?
Basta un bibliotecario facilitatore e mediatore a gestire utilizzi degli spazi che talvolta contraddicono le regole minime della convivenza civile?
Basta un bibliotecario "smanettone" a garantire il corretto funzionamento di un makerspace ovvero mettere in piedi servizi tecnologicamente avanzati?
Basta l'apertura mentale e la volontà del bibliotecario a rendere le biblioteche più partecipative?
L’arbitro (e il giocatore, quando opportuno):
divaricazione tra usi dello spazio delle biblioteche e ruolo dei bibliotecari
Una prima prospettiva di azione:
Ripensare il sistema di welfare territoriale
Da un lato, gli URP nonché una serie di sportelli locali per specifici segmenti della comunità (Informagiovani, immigrati
ecc.) o specifici bisogni (lavoro, imprese ecc.), ovvero sportelli polifunzionali
Dall’altro, biblioteche pubbliche come «spazio pubblico indifferenziato, luogo di incontro non etichettante, che non
costringe gli utenti a riconoscersi all'interno di un target group specifico»
Cosa accade quotidianamenteBologna
Straniero in cerca di lavoro si presenta in biblioteca
Va reindirizzato ai servizi per l’impiego presenti sul territorio, non necessariamente in centro, non necessariamente con orari di apertura ampi
Paderno Dugnano
Famiglia problematica con figli che da quando hanno scoperto la biblioteca trascorrono lì parecchio tempo, usandone i servizi ma anche creando non pochi problemi
La mamma chiede di non prestare più libri al figlio
Perché dunque non portare il welfare territoriale in biblioteca, integrando personale
e competenze?
Le preoccupazioni dei bibliotecari Perdita di identità? Ulteriore indebolimento della
professionalità Aumento della mobilità tra professionalità
diverse all'interno dell’amministrazione locale?
Ulteriore conflittualità all'interno della biblioteca?
Torniamo al punto di partenza!
Cambiano le biblioteche, cambiano i pubblici, cambiano gli usi: è vero? In che modo?
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Come ricercatori, sappiamo che le nostre prospettive sono incomplete e lavoriamo diligentemente per colmare i vuoti nella
conoscenza, ma ci troviamo anche regolarmente a combattere contro il rifiuto categorico di
quanto osserviamo analiticamente, laddove questo non trovi risonanza nel vissuto, nelle
convinzioni, o nelle paure dei nostri interlocutori.
danah boyd, Youth culture, youth practices, in Henry Jenkins, Mizuko Ito, and danah boyd, Participatory culture in a networked era. A conversation on youth, learning, commerce, and politics. Cambridge: Polity Press, 2016, p. 35
Fare ricerca per capirePartire dall'evidenza dei significati e degli usi degli
spazi bibliotecari da parte dei cittadini per riflettere su un potenziale ripensamento di questi e della
professione, ma anche per provare a intervenire sulle percezioni
Ricerca in due fasi1. Analisi automatica dei testi di interviste e focus group
condotti nell’ambito delle indagini qualitative realizzate in alcune biblioteche pubbliche italiane negli ultimi 5 anni (Casalecchio, Perugia, Terni, Marche, Prato, Roma)
2. Progettazione di una ricerca originale che, attraverso il metodo della Grounded Theory, finalizzata ad approfondire le questioni più critiche emerse dalla prima fase
Grazie dell’[email protected]