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Il bugiardo deve almeno avere buona memoria. Marco Fabio Quintiliano

“La crisi farà entrare la rivoluzioneanche nelle teste di legno”Giro molto per strada in questi giorni, stu-pen--domi (senza troppa sor-presa) del numero di negozi chiusi, di locali in cerca di un nuovo affit--tuario, o vec-chi di trent’anni, superati, grigi e senza nes-suna attrat-tiva.Sono i segni della crisi che sta attraversando il nostro paese che, da molti anni ormai, sopporta la costante riduzione, sia in termini quantitativi che, soprattutto, qualitativi, delle presenze turistiche e termali. Mi chiedo se davvero non c’è sper-anza di rab-ber-ciare gli squarci prodotti da 20–30 anni di colpev-ole rasseg-nazione da parte di tutti gli “stakeholder” che si trovano ad operare nel nostro comune siano essi portatori di interessi pubblici che di interessi privati.Io credo pro-prio di no. Anzi, ne sono con-vinto. Uscire dalla crisi si può con la disponi-bil-ità a cam-biare le regole del gioco, ad inno-vare, a rimet-terci in dis-cus-sione. Le regole per met--tere in atto questo cam-bi-a-mento sono poche in fondo:

1.con-trap-porre il locale e “il pro-prio” al glob-ale e “all’altrui”

2.con-trap-porre il “pic-colo ma effi-ciente” al grande e dispendioso

3.met-tere in atto il “think global act local” (il messaggio è semplice: Pensare Globale, Agire Locale) svilup-pando nuove idee e strate-gie su scala locale

4.svilup-pare con-tatti ed oppor-tu--nità sul web e sui social media, per con-tenere i costi e gener-are una pro-pria rete di contatti.

Con-cetti sem-plici ma illu-mi-nanti. E’ necessario aprire una fase di confronto nella società comunale e, per questa via, dare fondamento ad una fase nuova di partecipazione ampia alle scelte, condividere alcuni punti chiave di analisi e di strategia in modo da migliorare gli strumenti di governo del territorio, interpretare, per questa via, la grande trasformazione che ha coinvolto il nostro comune e il nostro territorio in questi ultimi anni, mettendo in valore i tratti migliori della nostra identità, ricercare strumenti di scelta e di crescita adeguati alla competizione odierna,

per un territorio che punta sulla risorsa umana e sulla società della conoscenza per rinnovare e rilanciare l’economia e la coesione sociale. Questo sforzo può avere successo a condizione che una pluralità di soggetti, pubblici e privati, ne avverta l’utilità e se ne faccia protagonista. Nelle istituzioni, nell’economia, nella società comunale. Un futuro meno precario è possibile e lo si costruisce con imprese innovative, servizi pubblici efficienti, infrastrutture adeguate, una pubblica amministrazione trasparente ed efficace, flussi turistici destagionalizzati, investimenti nella cultura e nell’arte, regole e normative trasparenti, poco onerose e amiche dell’impresa. Chianciano ha le potenzialità e i

talenti giusti per affermare un proprio modello di sviluppo moderno che non distrugga le peculiarità della propria cultura e del proprio territorio traducendole, invece, in punti di forza. E’ il momento di non tirarsi indietro, non si può aspettare.

Per questo abbiamo deciso di mettere in campo il

nostro contributo, a partire dalla voglia di rappresentare il punto di vista di una nuova generazione troppo assente dalla politica. Attraverso un documento e le iniziative che ne s e g u i r a n n o i n t e n d i a m o dedicarci a uno sforzo il più

possibile unitario per coinvolgere tutte le anime del nostro paese ma soprattutto per parlare ai mondi vivi della città, riportando al centro del dibattito pubblico i temi che interessano il futuro di Chianciano, per costruire una nuova prospettiva e

innovare la politica. 

CANTO DEL CIGNO O TROMBE DELL’APOCALISSE?

Gentili lettori,utilizzo questo breve spazio dedicato all’editoriale per descrivervi brevemente questo nuovo strumento di informazione messo a disposizione dei cittadini chiancianesi. “L’informatore” avrà il merito di informarvi senza faziosità e sotterfugi su quello che accade nella “stanza dei bottoni” della politica chiancianese, su quelle che sono state e che saranno le scelte politiche di chi vi governa e sceglie per voi. I commenti non ci interessano. Sarete voi stessi a farvi un’idea. Forse ancora più precisa rispetto a quella che inevitabilmente vi sarete già fatti. Socrate insegnava che l'intelligenza rende liberi, mentre l'ignoranza ci fa schiavi. Sostituiamo per un attimo “intelligenza” a “informazione”, e avremmo un quadro perfettamente corrispondente alla nostra realtà.Vi promettiamo che la demagogia non sarà il nostro cavallo di battaglia, piuttosto vogliamo portarvi in dote costanza, onestà e tenacia. Oltre a quella sana dose di coraggio, che serve sempre a chi sceglie, per onestà intellettuale prima che politica, di andare controcorrente. Controcorrente rispetto a chi, invece, in dote al suo elettorato aveva promesso (leggo testualmente dal programma) “ riqualificazione urbanistica, sostegno alle imprese locali, rilancio di Chianciano”. Conosco bene Chianciano e il mio lavoro mi permette di sentire spesso e volentieri le vostre rimostranze nei confronti di una politica che non solo non vi rappresenta più, (se mai vi ha rappresentato) ma che vi annichilisce, vi castra e vi penalizza mortalmente. Che sia economica, politica o dei valori poco conta. La crisi qui a Chianciano è più tangibile e severa rispetto ai comuni circostanti e grava su di noi e sulle vostre attività come la spada di Damocle, ma “il canto del cigno” di questo Comune assomiglia sempre di più al suono delle sette trombe dell’Apocalisse. Oggi più che mai la gente si rende conto di non riuscire ad incidere in alcun modo sul proprio destino. Lo scollamento tra società e palazzo è un dato fin troppo evidente e scaturisce da molteplici ragioni, prima fra tutte dalla chiusura autoreferenziale delle istituzioni in generale, che una volta ottenuto ciò che cercavano (nel nostro caso, il vostro improvvido voto) non devono più dar conto al popolo che le “elegge”, ma alle oligarchie tecnocratiche che sovrastano, portatrici di tanti privilegi. Ho così deciso, insieme agli altri del mio gruppo, di sfruttare la mia posizione di consigliere comunale, a vostro beneficio, il beneficio dell’informazione e della conoscenza. Per essere dei cittadini consapevoli e responsabili è necessario essere informati, ma non attraverso voci o dicerie, ma andando direttamente alle fonti. Questa convinzione ci ha spinto ad avviare questa iniziativa, che prende il nome di Informatore, e altro non è che un semplice foglio, che vi raggiungerà nelle vostre abitazioni, nelle vostre attività e nei vostri bar.Sono perfettamente consapevole che la nostra iniziativa risponde al vostro desiderio di conoscere le scelte amministrative per poterle discutere, valutare e se il caso, contestare, anche con vigore e fermezza, perché, si sa, l’unione fa la forza.

Andrea [email protected]

di Chiancianoperiodico di informazione, dibattito ed approfondimento politico

Il sacrificio e la speranza comerisorsa possibileCesare Pavese a diciassette anni, nel suo diario, scriveva che il sacrificio è una cosa bestiale. E infatti il sacrificio è il contrario della natura umana e per questo è inconcepibile. Perché l’uomo, grazie al dono dell’intelletto è predisposto alla felicità, alla completezza, alla verità. Ma nonostante ciò, il sacrificio caratterizza ogni momento quotidiano. Viene accettato e addirittura diventa un valore. Ciò accade quando il sacrificio corrisponde ad una libertà di scelta e di conseguenza viene sopportato per uno scopo. Perciò il sacrificio diventa umano quando ad esso corrisponde un atto libero. In questi casi vale la pena fare il sacrificio per qualcosa che è altro, nei confronti del quale vi è corresponsabilità e che porterà a soddisfare le aspettative con il passare del tempo. Che dia frutti, anche se non necessariamente quelli sperati. In questi casi il sacrificio diviene addirittura opportunità, percorso necessario a raggiungere uno scopo. Questo qualcos’altro, che fa diventare il sacrificio valore per raggiungere uno scopo nel tempo, esiste nel momento in cui il sacrificio viene fatto. Non esiste dopo, ma esiste nel presente. Se non esiste significa che la cosa per la quale si sta facendo il sacrificio è inutile e con il tempo il sacrificio diventa insopportabile, bestiale. Allora è importante che vi sia fiducia nel presente, perché è l’unica cosa che può rendere certo il futuro. E riconoscere il presente, per valutarne se vale o meno la pena fare sacrifici è semplice, basta usare la ragione, che poi sta nel prendere coscienza della realtà secondo la totalità dei suoi fattori, lasciando fuori dal computo ideologia e opinione. Questo discorso vale per le persone singole, ma può

essere associato anche ad ambiti più allargati, quale può essere il contesto socioeconomico e politico di una comunità. Quindi può valere anche per la nostra Chianciano. Dove l’economia locale presenta degli aspetti di criticità che impongono sacrifici pesanti a tutte le categorie che vi operano. Queste criticità finiscono inevitabilmente con il condizionare i diversi ambienti in cui il nostro quotidiano prende forma, si fa vita e incontra gli altri. Perché un problema può non appartenerci direttamente, ma diventa anche nostro nel momento in cui è del nostro interlocutore. E considerata la portata e la numerosità di queste criticità è difficile fuggire dai problemi. Perché per quanto si rifugge l’altro, prima o poi si potrebbe sbattere contro la serranda chiusa di un’attività commerciale preferita, o accorgersi che la bella insegna di un albergo, che dava colore alle passeggiate serali, non è più accesa; che il professionista cui ci si rivolgeva ha cambiato città; che l’artigiano cui si affidavano i piccoli lavori per la casa ha dovuto smettere per la crisi. Quando un’attività chiude, è sempre un mondo che finisce e non finisce solo per chi ci lavorava, ma anche per chi in qualche modo, diretto o indiretto, ne è stato testimone. Perciò alla fine i sacrifici riguardano tutta la comunità, non appartengono solo a chi ne è investito in prima persona, ma a tutti. Ed è di tutti l’interesse a dare uno scopo a questi sacrifici, un senso. Perché senza scopo, senza un obiettivo, non vi può essere speranza, che alla fine rappresenta la risorsa più importante che abbiamo.

Fabrizio Camastra [email protected]

Bisogna crederci...ora più che mai!* di Andrea AngeliLa recente dichiarazione dello stato di crisi da parte di Federalberghi ha messo in luce anche agli occhi dei più distratti la drammaticità e l’insostenibilità di una condizione che si protrae ormai da anni ma che adesso è giunta forse al punto di rottura. Gli ultimi dati del resto parlano chiaro, oltre 40 aziende alberghiere hanno chiuso i battenti negli ultimi 2 anni con ovvie ricadute sull’indotto commerciale, sul reddito delle famiglie chiancianesi ma anche sullo stato delle finanze comunali. E’ chiaro, minore è la produttività economica, minori sono le entrate fiscali per l’apparato pubblico che di conseguenza sempre più difficilmente riesce a fare fronte alle spese correnti e alla domanda di servizi assistenziali.Lasciando dunque, per una volta, da parte le responsabilità, pure pesanti, di chi ci ha condotto fin qui, credo che sia opportuno che l’amministrazione ma anche la cittadinanza nel suo insieme si facciano carico dell'onere di

adoperarsi per trovare una via di uscita alla difficile situazione. Un impegno immediato che tuttavia non può esplicitarsi semplicemente in una visione egoistica e limitata del “si salvi chi può”. La nostra cittadina può tornare a splendere come un tempo solamente se i chiancianesi in primis riusciranno a fare “sistema” abbandonando quell’attendismo che per troppi anni ha caratterizzato il nostro essere e ponendosi invece positivamente, come autentici artefici della propria rinascita attraverso la piena condivisione delle linee strategiche. Come amo ripetere da tempo, la concessione dello stato di crisi non è la “manna dal cielo” -  quella esiste solo nella Bibbia – sebbene potrebbe rivelarsi uno strumento molto importante, a patto che si prenda coscienza fin da subito che inevitabilmente dovranno essere prese delle scelte decisive sia da parte della politica che da parte degli imprenditori. Anche se è difficile, bisogna guardare oltre il contingente fatto di problemi quotidiani ed immaginare il futuro. Con tutta onestà Chianciano ha bisogno di grandi investimenti per tornare ad avere strutture alberghiere di qualità e competitive su di un mercato turistico sempre in rapida evoluzione e fermento. Quindi, inevitabilmente, ogni albergatore nell’immediato futuro sarà chiamato a scegliere se tornare ad investire seriamente e riqualificare la propria azienda, ma in maniera adeguata con progetti di qualità certificata, oppure intraprendere altre soluzioni, fino alle estreme conseguenze. E non credo che la

riconversione delle strutture in appartamenti possa essere più una via praticabile come in passato. Occorre buon senso e coraggio ma soprattutto occorre mettere da parte i tatticismi, le mezze verità, le cose dette e non dette e anteporre al contempo il senso di appartenenza.Tanto nessuno verrà a riportare indietro le lancette dell’orologio. Ci troviamo qui, di fronte al presente, con le nostre “bellezze” poche e le nostre “brutture” molte. Siamo da soli dinnanzi al futuro che è sempre più incerto ma che dobbiamo inevitabilmente prendere di petto, iniziando subito, non domani, ad affrontare tutte le questioni più spinose con onestà e mettendo da parte i “piccoli interessi di bottega”. Soprattutto nei momenti di difficoltà si valuta il grado di maturazione di una comunità e la storia ci insegna che da soli non si va da nessuna parte, mentre insieme, questa volta veramente, possiamo fare molto. Ma in fondo quello che ognuno di noi si deve domandare è: ci crediamo oppure no alla rinascita?

Andrea [email protected]

Consigliere ComunaleGruppo consiliare PDL – Chianciano per la Libertà

Inviateci le vostre opinioni o le vostre domande, le pubblicheremo nella prossima uscita.

I VOSTRI COMMENTI

Leggo con molta sorpresa e stupore il comunicato stampa del PD Chiancianese con il quale si sostiene che a “causa dei tagli previsti dal Governo sui trasferimenti a regioni e Province è a rischio il rilancio del turismo a Chianciano Terme”. E’ quantomeno bizzarro che chi rappresenta il partito che da oltre 50 anni amministra questo paese e che ha contribuito al declino costante dell’economia locale possa esprimere certi giudizi. Quali sono i progetti di rilancio della cittadina termale richiamati nel comunicato che subiranno pesanti conseguenze a seguito delle decisioni del governo?Negli anni 70 si registravano a Chianciano circa 1.800.000 di presenze termali che nel 2009, dopo anni di costante flessione, sono scese a 290.000 circa. Dove erano le amministrazioni locali, provinciali e regionali in questi anni? Dove era l’APT che avrebbe dovuto garantire uno sviluppo turistico moderno e competitivo? Solo oggi ci si accorge che c’è la crisi? Il rilancio di Chianciano può dipendere da un Governo nazionale o piuttosto dipende dalle volontà e dalle capacità di chi amministra il governo del paese? E’ come se il successo di un azienda dipendesse dalla quantità di denaro che i soci sono in grado di mettere nelle casse sociali piuttosto che dalla capacità degli amministratori di gestire quell’azienda. “Se l'incapacità elimina la responsabilità morale, dobbiamo dedurre che i nostri politici sono fondamentalmente incapaci. Ciò deve farci riflettere a lungo, perché in genere li eleggiamo noi”.

(Carl William Brown)


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