L’Italia e la Spagna franchistaInformazione e propaganda 1939-1945
Alejandro Pizarroso Quintero
Il ruolo dell’Italia fascista a sostegno della ribellione franchista in Spagna è noto. Meno noto è il ruolo della propaganda fascista e poi italiana nella Spagna di Franco.Questo studio esamina le diverse fasi della propaganda italiana nello Stato franchista fra 1939 e 1945. Si evidenziano in tale propaganda quattro periodi: 1) quello che va dalla fine della guerra civile, aprile 1939, fino all’inizio della seconda guerra mondiale, settembre 1939, e all’entrata in guerra dell’Italia, giugno 1940; 2) quello dal giugno 1940 fino alla caduta di Mussolini il 25 luglio 1943; 3) quello che corrisponde ai “quarantacinque giorni” di Badoglio; 4) quello che va dal settembre 1943 fino alla fine della guerra in Italia (aprile 1945).Analiticamente documentato grazie a una ricerca su fonti archivistiche, lo studio dimostra come, nonostante il già noto grosso ruolo nel periodo della guerra civile, il peso della propaganda fascista tende a diminuire nei periodi successivi senza però mai scomparire del tutto, a dimostrazione di un’attenzione e di una velleità italiana di intervento negli affari spagnoli. In particolare, nel primo periodo qui preso in esame la propaganda italiana perde presa rispetto a quella tedesca, cosa che si accentua maggiormente nel secondo (periodo bellico). Se il terzo periodo corrisponde a una fase di incertezza, il quarto (periodo della rottura dell’unità nazionale in Italia) vede addirittura operare in Spagna due diversi enti per la propaganda, uno badogliano e uno repubblichino, diversamente accolti dalla Spagna di Franco.
The role ofFascist Italy in supporting Franco’s re- bellion in Spain is well known. Less known is thè role ofFascist and, later on, Italian propaganda in Franatisi Spain. This study examines thè various stages of Italianpropaganda during Franco’s regime from 1939 to 1945. Four periods can be distinguished: thè first one, from thè end of thè Civil War, Aprii 1939, to thè Italian entry into thè world war, lune 1940; thè second one, from dune 1940 to thè fall of Mussolini, July 25th, 1943; thè third one, corre- sponding to thè “forty-five days” of Badoglio; and finally thè forth one, from September 8th, 1943, up to thè ending ofthe war, Aprii 1945.Thanks to an accurate research on archivai sources, thè A. shows how thè impact ofFascist propaganda, notoriously significant during thè civil war, tended to lessen in thè following years, though in no ways disappearing — a proof ofthe long-term Italian am- bition to intervene in Spanish affairs. In particular, during thè first period here considered, thè Italian propaganda ejfort appears to be outshone by Ger- man presence — a tendency yet more evident in thè subsequent war years. And whilst thè third period corresponded to a phase of uncertainty, thè fourth one was to see two opposing agencies, one “Badoglian ” and thè other “republican ”, operating in Spain, dijferently rated, ofcourse, by thè regime in power.
‘Italia contemporanea”, giugno-settembre 2005, n. 239-240
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Introduzione
Il presente saggio si occupa di un particolare periodo cronologico: il franchismo durante la seconda guerra mondiale. Se affrontassi questo periodo da una prospettiva esclusivamente spagnola potremmo parlare del cinema, della stampa, della radio “nei primi anni del franchismo”. Ciononostante sarebbe difficile sottrarsi all’influenza che la situazione intemazionale esercitava sul regime e sui mezzi di comunicazione sociale in quegli anni.
C’è un aspetto che sotto il profilo dell’informazione e della propaganda presenta un grande interesse. Mi riferisco all’attività svolta in questo settore dalle potenze che avevano combattuto in Spagna, tanto quelle dell’Asse e il Giappone, quanto gli Alleati, con l’ovvia eccezione dell’Unione Sovietica.
In questo caso ci occupiamo dell’Italia. Il fascismo italiano era, in Spagna, una vecchia e sperimentata conoscenza in questo genere di affari. Durante la guerra civile la presenza del numeroso Corpo truppe volontarie (Ctv), decisivo per la vittoria dei generali ribelli, fu accompagnato da un’intensa attività di propaganda, assai più consistente, per esempio, di quella svolta dai tedeschi.
Per studiare tale fenomeno dobbiamo dividerlo necessariamente in due fasi (1940-1943 e 1943-1945) ben definite e separate tra loro da una breve fase d’incertezza. È però opportuno prendere in considerazione un periodo precedente: quello che va dalla fine della guerra civile, aprile 1939, fino all’inizio della seconda guerra mondiale, settembre 1939, e all’entrata in guerra dell’Italia, giugno 1940. Dopo tale primo periodo, un secondo va dal giugno 1940 fino alla caduta di Mussolini il 25 luglio 1943. Il periodo di incertezza corrisponde ai “quaranta
cinque giorni” di Badoglio. Il quarto periodo va dal settembre 1943 fino alla fine della guerra in Italia (aprile 1945).
Nella prima fase considerata l’Italia fascista impegnata nel conflitto mondiale svolse in Spagna una sostenuta attività di propaganda che proseguiva l’esperienza della guerra civile. Nella seconda fase si verifica un fenomeno assai peculiare: in Spagna agiscono due entità di propaganda italiane. Da una parte il governo del re, che gode del riconoscimento diplomatico del regime franchista; dall’altra la mussoliniana Repubblica di Salò, non riconosciuta ufficialmente dal regime franchista ma la cui attività di propaganda è tollerata e addirittura protetta dal partito unico del regime spagnolo.
Su questi temi è imprescindibile menzionare alcuni studi sia sul rapporto tra Italia e Spagna nel periodo considerato sia su aspetti relativi alla propaganda, soprattutto quella rivolta a paesi neutrali. Sul rapporto tra Spagna e Italia in questo periodo va ricordata l’opera di XavierTu- sell e di Geno ve va Garcfa Queipo de Llano1. Andrebbe inoltre citato l’eccellente lavoro di Antonio Marquina Barrio sulle relazioni di Franco con l’“altra Italia”, ossia il Vaticano2. Ma non è disponibile molto altro; nulla comunque che tratti in modo specifico di questioni relative alla stampa e alla propaganda.
1 Xavier Tusell, Genoveva Garcia Queipo de Llano, Franco y Mussolini. La politica espanola durante la segunda guerra mundial, Barcelona, Pianeta, 1985.2 Antonio Marquina Barrio, La diplomacia vaticana y la Espana de Franco (1936-1945), Madrid, CSIC, 1983.3 Cfr. Conrado Garcia Alix, La prensa espanola ante la segunda guerra mundial, Madrid, Editora Nacional, 1974.4 Rafael Martmez Nadal, Antonio Torres y la politica espanola del Foreign Office (1940-1944), Madrid, Editorial Ca- sariego, 1989. È interessante anche la seconda parte di queste memorie: Id., Antonio Torres de la BBC a The Obser- ver. Republicanos y monarquìcos en el exilio, 1944-1956, Madrid, Editorial Casariego, 1996.
Dal punto di vista della stampa, dell’informazione e della propaganda, conosciamo soltanto uno studio dedicato alla stampa spagnola durante la seconda guerra mondiale3 e l’interessante opera autobiografica di Martmez Na- dal sul lavoro da lui svolto presso la British Broadcasting Corporation (BBC) con il famoso pseudonimo di Antonio Torres, dai chiari intenti autogiustificatori4. Esistono poi due interessanti studi sul Portogallo e sul Messico nel
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lo stesso periodo5. Oltre ad altre pubblicazioni su aspetti specifici o sulle relazioni con paesi come Francia, Germania o Italia durante il periodo considerato, che non citeremo in questa sede, vogliamo menzionare l’ampio ed eccellente lavoro di Massimiliano Guderzo, basato su un corposo e attento apparato critico6. Questo lavoro che si occupa delle relazioni intemazionali spagnole con tutte le potenze belligeranti nelle diverse fasi della guerra non tocca però, se non superficialmente, gli aspetti della propaganda, pur trattando in modo un po’ più approfondito lo spionaggio. Sui rapporti della Spagna con la Gran Bretagna, e solo relativamente ai primi due anni di guerra, Denis Smyth ha scritto un lavoro molto interessante7.
5 Cfr. António José Telo, Propaganda e guerra secreta em Portugal (1939-1945), Lisbona, Perspectivas & Realida- des, 1990; e José Luis Ortiz Garza, México en guerra. La historia secreta de los negocios entre empresarios mexica- nos de la comunicación, los nazis y E.U.A., Città del Messico, Pianeta, 1989. Sul caso portoghese cfr. anche: António José Telo, Portugal na Segunda Guerra (1939-1941), Lisbona, Perspectivas & Realidades, 1987; e Id., Portugal na Segunda Guerra (1941-1945), 2 voli., Lisbona, Vega, 1991.6 Massimiliano Guderzo, Madrid e l’arte della diplomazia. L’incognita spagnola della seconda guerra mondiale, Firenze, Il Maestrale, 1995.7 Denis Smyth, Diplomacy and Strategy of Survival. British Policy and Franco’s Spain, 1940-41, Cambridge-New York, Cambridge University Press, 1986.8 Cfr. Robert Cole, Britain and thè War ofWords in Neutral Europe, 1929-45. The Art ofthe Possible, Londra, Mac- Millan, 1990, in particolare, pp. 133-143.9 Neutral WarAims, Londra, Burns Oates, 1940, in particolare “Spain”, pp. 63-76.10 Arnold Toynbee, Veronica M. Toynbee (a cura di), Survey of international affairs, 1939-1946. The War and Neutrals, Londra, Oxford University Press, 1956 (trad. sp.: La Guerra y los neutrales, Barcelona, Vergare, 1958), pp. 318- 375 dell’edizione spagnola.
In entrambe le guerre mondiali la propaganda rivolta ai paesi neutrali si avvalse di numerosi mezzi. Tra questi vi furono, naturalmente, i servizi diplomatici, al cui interno gli agenti di propaganda lavorarono in forma più o meno occulta. Sulla propaganda rivolta ai paesi neutrali durante la seconda guerra mondiale manca uno studio dedicato al caso italiano, eccezion fatta per la citata opera di Guderzo, in rapporto alla Spagna. Esiste un lavoro sul caso britannico che purtroppo non dedica molto spazio alla Spagna8. Sulle potenze neutrali nella seconda guerra mondiale è stata pubblicata a Londra, nel 1940, una curiosa opera che raggruppa una serie di saggi di giornalisti e diplomatici dei paesi neutrali del- l’epoca. Sulla Spagna scrive il marchese di
Merry del Val, ex ambasciatore di Spagna in Gran Bretagna9. Non va poi dimenticata l’opera di Arnold Toynbee, The War and Neutrals, uscita nel 1956 e tradotta in spagnolo due anni dopo, che dedica invece un ampio spazio al caso spagnolo e, nello specifico, alle relazioni della Spagna franchista con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti10.
Al termine della guerra civile, tutte le grandi potenze avevano già riconosciuto il governo di Franco e, per vie diverse, cercavano di influenzare la vita politica della Spagna dell’epoca. Naturalmente quella di italiani e tedeschi era una posizione privilegiata. Ciononostante tutta una serie di vincoli legali frapponeva ostacoli a un possibile ingresso straniero nel mondo dei mezzi di comunicazione, dal momento che non furono pochi i tentativi di penetrazione del capitale tedesco e italiano in essi. A partire dall’invasione della Polonia, le folgoranti vittorie tedesche furono la più efficace propaganda per una parte degli spagnoli. Hans Lazar, che era stato addetto stampa durante la guerra civile, continuò il suo lavoro esercitando un’enorme influenza sui mezzi di comunicazione spagnoli.
L’Italia si sforzava di mantenere un’importante presenza propagandistica e disponeva a tal fine della benevolenza del regime. Una volta ritiratesi le truppe italiane che avevano partecipato alla guerra civile, non smise per questo di esistere ufficialmente la Missione militare ita
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liana in Spagna (Mmis) anche se tutte le competenze del suo potentissimo ufficio stampa erano state trasferite ai servizi diplomatici. Ed è in seno a questi che si sviluppa l’attività propagandistica italiana durante la seconda guerra mondiale in Spagna. D’altra parte, nonostante la potenziale importanza della Spagna nel caso dell’entrata di Franco nel conflitto, essa smise di essere un obiettivo prioritario della propaganda svolta dall’Italia per via dell’imminente ingresso di quest’ultima nella seconda guerra mondiale. Dal giugno 1940 la propaganda italiana all’estero si concentra sugli obiettivi più immediati delle truppe italiane e la Spagna si mantiene in secondo piano.
L’attività di propaganda italiana in Spagna durante la seconda guerra mondiale può essere studiata dividendola in periodi assai ben differenziati. Il primo va dalla fine della guerra civile spagnola nell’aprile 1939 fino all’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940; il secondo arriva fino alla caduta di Mussolini nel giugno 1943; il terzo e ultimo, dopo l’interregno dei “quarantacinque giorni” di Badoglio, va dal settembre 1943 fino alla fine della guerra. Naturalmente in quest’ultimo periodo è necessario distinguere con chiarezza 1 ’ attività svolta dai due stati italiani: il Regno del Sud, che combatteva a fianco degli Alleati, e la Repubblica di Salò, regime-marionetta dei tedeschi.
Durante la guerra civile la propaganda italiana era stata incanalata nell’ufficio stampa e propaganda (Usp) della Mmis11, che realizzò un’intensissima attività in tutti i campi e giunse a di
11 Quest’ufficio preposto alla stampa e alla propaganda cambiò nome due volte, chiamandosi dapprima Ufficio stampa italo-spagnolo e poi Ufficio stampa italiano.12 Tali questioni sono trattate in Alejandro Pizarroso Quintero, Paola Corti, Giornali contro. “Il Legionario” e “Il Garibaldino”. La propaganda degli italiani nella guerra di Spagna, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1993. Ho anche pubblicato diversi articoli su aspetti specifici: cfr. La propaganda cinematogràfica italiana y la Guerra Civil espanola, in Fernando Garci'a Sanz (a cura di), Espanoles e italiano! en el mundo contemporàneo, Madrid, C.S.I.C., 1990, pp. 263-278; La propaganda del ‘Corpo Truppe Volontarie’ (algunos aspectos de la intervención propagandistica italiana en torno a la Guerra Civil espanola), in Carmelo Garitaonandia e al. (a cura di), Comunicación, cultura y politica durante la II Republica y la Guerra Civil, t. Il, Espana (1931-1939), Bilbao, Diputación forai de Vizcaya-Servicio Editorial UPV, 1990, pp. 442-460; e La Propaganda radiofònica italiana en la Guerra Civil espanola, in Hacienda Historia (Homenaje al profesor Carlos Seco), Madrid, Editorial de la Universidad Complutense, 1989, pp. 563-572.
sporre, tra italiani e spagnoli, di un personale che superava le settanta unità. L’Usp pubblicò un quotidiano, “Il Legionario”, dal 19 marzo 1937 al 30 agosto 1938, numerosi opuscoli e un bollettino di notizie raccolte mediante un sistema di ascolto radio assai completo che nella Salamanca degli anni 1937 e 1938 svolse la funzione di agenzia di notizie per la stampa della parte franchista. Questo ufficio, che ebbe sede prima a Salamanca e poi a San Sebastiàn, disponeva anche di una sezione cinematografica dalla quale dipendeva l’attività dell’équipe distaccata dall’istituto Luce in Spagna. Ebbe anche una sezione incaricata di allestire programmi in lingua italiana per essere trasmessi da radio spagnole e che mandava materiale e informazione all’Ente italiano per le audizioni radiofoniche (Eiar) per la preparazione delle sue trasmissioni di propaganda in spagnolo.
Va senz’altro sottolineato il ruolo svolto dalle trasmissioni in spagnolo dell’Eiar mediante un insieme di programmi che andavano in onda sotto la testata di Radio Verdad. Nelle fasi finali della guerra civile, nel febbraio 1939, fu vagliata la possibilità di mantenere Radio Verdad o di sostituirla con una formula simile. E infatti, dopo la vittoria del generale Franco, continuò a trasmettere dall’Italia una Radio Verdad italo- espanola che cessò nel giugno 1940 con l’entrata dell ’ Italia nella seconda guerra mondiale12.
Alla fine della guerra civile gli italiani si preoccuparono molto della futura organizzazione del sistema radiofonico spagnolo. Esistevano due
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alternative: una sola compagnia monopolistica, come in Italia, o una, più o meno, libera società commerciale. Nel primo caso gli italiani prendevano in considerazione l’ipotesi di mettere a disposizione delle autorità spagnole proprio personale per il funzionamento della nuova radio, il tutto mediante la creazione di un “Comitato Interministeriale Italo-Spagnolo per la radio analogamente a quanto è stato fatto con il Ministero della Propaganda del Reich”. Nel secondo caso, si incoraggiava la “diffusione in Spagna di apparecchi radioriceventi italiani, da incoraggiarsi facendo dono di alcuni esemplari dei nostri migliori apparecchi ad autorità spagnole e a redazioni di giornali”13.
13 Appunto per il Ministro Celesia — Ispettorato per la Radiodiffusione e la Televisione — MCP, del 23 febbraio 1939, in Archivio centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Ministero della Cultura Popolare (d’ora in poi MCP), b. 91, fase. 4.14 Lettera di Gitnénez Arnau alla Ambasciata di Spagna a Roma del 20 febbraio 1938, e Telespresso n. 16100 di Pietromarchi del 4 marzo 1938, entrambi in Archivio storico del Ministero degli Affari Esteri (d’ora in poi ASMAE), Ufficio Spagna (d’ora in poi US)-36, b. 31, fase. 1.15 Telespresso sn. del 28 febbraio 1940 di Pavolini a Gambara, in ACS, MCP, b. 162, fase. 17.16 Capitali tedeschi penetrarono comunque in qualche impresa radiofonica privata spagnola, come per esempio Radio Intercontinental di Madrid.
Quest’ultima alternativa aveva già suscitato l’interesse del Servicio nacional de prensa del ministero dell’Intemo franchista che, da Burgos, il 20 febbraio 1938, si dirigeva all’Ambasciata spagnola a Roma richiedendo con urgenza “datos exactos sobre el Receptor Nacional o Receptor Popular”, ovviamente per la sua fabbricazione in Spagna. La richiesta fu caldeggiata dal conte Luca Pietromarchi, incaricato dell’ufficio Spagna presso il ministero degli Esteri italiano, che suggerisce vengano loro fomiti14.L’interesse dell’Italia per una sua partecipazione nel futuro della radio spagnola emerge con chiarezza in numerose istruzioni inviate nel febbraio 1940 dal ministro Alessandro Pavolini al generale Gastone Gambara, all’epoca ambasciatore a Madrid15, e nella continuazione dei programmi di Radio Verdad italo-espanola.
La riorganizzazione della radio spagnola, che mantenne la presenza di forti imprese private, e l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale osteggiarono i piani di penetrazione, anche
se furono stipulati diversi accordi di assistenza tecnica e fu importato materiale radiofonico, sempre in forte concorrenza con i tedeschi16.
La propaganda italiana in Spagna fino al settembre 1943
Consideriamo ora solo il periodo che va dalla fine della guerra civile spagnola all’8 settembre 1943, data della pubblicazione unilaterale dell’armistizio da parte degli Alleati. In questo periodo l’Italia ha una propria politica univoca e siamo in presenza di una continuità, non tanto rispetto alle persone quanto soprattutto ai temi e ai canali della propaganda italiana in Spagna.
Nello stesso periodo la Spagna passa da una condizione di neutralità a una praticamente di cobelligeranza. E cioè, a tutti gli effetti, un alleato dell’Italia fascista nel suo sforzo bellico; oltre all’indubbia affinità ideologica. Ciononostante, a partire dallo sbarco alleato nel Nord Africa, l’atteggiamento del franchismo verso i contendenti comincia a mutare. L’invasione alleata del territorio italiano nel giugno e la conseguente caduta di Mussolini avrebbero trasformato bruscamente la situazione, contribuendo non poco al cambio di atteggiamento della politica estera spagnola.
Presenza italiana dall’aprile 1939 al giugno 1940 - Possiamo suddividere questo periodo in due sottoperiodi: dall’aprile al settembre 1939 e da quest’ultima data al giugno 1940. Nei primi mesi compresi tra la vittoria franchista e l’inizio della seconda guerra mondiale, l’attività italiana è una sorta di continuazione dell’enor
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me sforzo di propaganda realizzato dagli italiani fino al 1939. A partire dal momento in cui la guerra mondiale diventa una realtà, e non è più solo una possibilità, l’atteggiamento italiano muta. In primo luogo, la Spagna cessa di essere una priorità e gli sforzi propagandistici italiani si orientano verso la preparazione dell’entrata in guerra.
Per prima cosa, nel 1939, scompare l’Ufficio stampa e propaganda — che all’epoca si chiamava Usi — con sede a San Sebastiàn. Tutta l’attività di stampa e propaganda passò dunque alle dipendenze dell’Ambasciata che in breve si sarebbe trasferita a Madrid. In quei primi mesi si prende in considerazione l’ipotesi di fare affidamento su un giornale con sede a Madrid che fungesse, in un certo senso, da portavoce italiano:
Tale giornale dovrebbe avere carattere spagnolo, essere redatto da spagnoli, e però dovrebbe esservi predominante, sia attraverso la scelta del personale tecnico (che potrebbe anche comporsi con qualche elemento italiano), sia attraverso la scelta di redattori e corrispondenti filo-italiani, sia infine attraverso le direttive su accennate, l’influenza italiana17.
17 Telespresso n. 5645/1444 dell’addetto stampa per il MCP, datato Madrid 22 ottobre 1939 e intitolato “Attività giornalistica e di propaganda italiana in Spagna”, in ACS, MCP, b. 91, fase. 1.18 A. Pizzaroso Quintero, P. Corti, Giornali contro, cit., p. 57.19 Telespresso n. 5645/1444 dell’addetto stampa per il MCP, datato Madrid 22 ottobre 1939, cit.20 Telespresso n. 5645/1444 dell’addetto stampa per il MCP, datato Madrid 22 ottobre 1939, cit.21 Cfr. a tale proposito vari documenti con diverse date di maggio, in ACS, MCP, b. 433.22 Telespresso n. 558/192 dell’8 settembre 1939, firmato dall’addetto stampa Amos Bavaj, sull’“Opuscolo su ‘José Antonio e l’Italia’”, in ACS, MCP, b. 436.23 Telespresso n. 5393/1385 dellTl ottobre 1939, firmato dal generale Gambara, su “Commemorazione anniversario visita José Antonio Primo de Rivera al Duce”, in ACS, MCP, b. 436.
Scartata del tutto l’idea sostenuta da Carlo Bossi, che nel 1938 era a capo della Usp, di prolungare la vita di “Il Legionario” come giornale spagnolo18 e scomparso anche l’effimero “Il Littorio”, rimaneva solo la fondazione di un nuovo giornale, o meglio, “l’acquisto e il potenziamento progressivo di un quotidiano d’informazione già esistente”19. A quanto pare furono avviate trattative con il quotidiano “Informacio- nes”, allora proprietà di Victor de la Sema, che ne era anche il direttore e che aveva una tiratu
ra compresa tra le novanta e le centomila copie. A tale proposito si poteva contare sui fondi residui del Corpo truppe volontarie, depositati presso la filiale della Banca nazionale del lavoro in Spagna20.
In questo periodo, altre attività di propaganda di un certo rilievo sono il progetto di costruire in Spagna un centro bibliografico sia autonomo, sia realizzato mediante l’istituto italiano di cultura, appena creato, che rappresentava forse una delle più importanti iniziative di propaganda italiane.
Da parte dell’Ambasciata c’è una preoccupazione costante per la diffusione del cinema italiano in Spagna, le cui difficoltà sono attribuite a “ragioni di ordine valutario”. L’addetto stampa osserva anche che spesso le imprese produttrici e distributrici italiane si facevano concorrenza tra di loro in Spagna.
Le attività realizzate furono numerose; a Barcellona, per esempio, si celebrò nel maggio 1939 una Settimana cinematografica italiana organizzata dal ministero per la Stampa e la Propaganda italiano che era una continuazione dell’attività propagandistica italiana durante la guerra civile21.
L’esaltazione della figura di José Antonio come presunto fondatore o ispiratore ideologico del nuovo regime spagnolo, soprattutto per via del suo rapporto con Mussolini e con l’Italia, fu un altro Leitmotiv della propaganda del momento. Si preparò, per esempio, l’edizione di un opuscolo su José Antonio e l’Italia, raccolta di diversi testi22; e si volle dare risalto all’anniversario della visita di José Antonio al duce, che avvenne il 19 ottobre 1933, “incontro che segna una data di rilievo nella storia della Falange”23.
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Gambata, che agli inizi di ottobre pretendeva che i giornali spagnoli si occupassero della questione, si lamenta alla fine del mese della scarsa attenzione prestatale dai giornali italiani:
[...] a quanto mi viene riferito, che i giornali italiani pubblicano attualmente molto poco sulla Spagna ed omettono qualsiasi citazione a quanto pubblica la stampa spagnola; e ciò, nonostante che tre importati quotidiani del Regno, il “Popolo d’Italia”, il “Giornale d’Italia” e “La Tribuna” mantengano a Madrid, con notevoli spese, propri corrispondenti24.
24 Telespresso n. 5814/1496 del 28 ottobre 1939. firmato dal generale Gambara, su “Commemorazione anniversario visita José Antonio Primo de Rivera al Duce”, in ACS, MCP, b. 436.25 Telespresso n. 851/390 del 6 dicembre 1939, firmato dall'addetto stampa Amos Bavaj, in ACS, MCP, b. 433.26 A Roma, infatti, giungono da Madrid numerose informazioni non solo, come si può immaginare, sulle attività di propaganda britanniche o nordamericane in Spagna, ma anche, e molto dettagliate, sull'attività dei tedeschi.
In questo periodo l’addetto stampa italiano si preoccupò anche della radio, convogliando e facendo arrivare non solo a Radio Nacional de Espana (RNE), bensì ad altre emittenti, materiale redazionale e musicale italiano per dare risalto alla presenza italiana nei mezzi di comunicazione spagnoli. In ogni caso, con una disposizione di Ramón Serrano Suner del 6 ottobre 1939, furono inasprite le norme di censura per le trasmissioni parlate obbligando tutte le emittenti spagnole, eccetto quelle delle Baleari, delle Canarie e del Marocco, a collegarsi con RNE per trasmettere i loro bollettini informativi. Questa limitazione vanificò parte degli sforzi italiani per diffondere propria informazione mediante emittenti spagnole. Un altro importante obiettivo era la diffusione di materiale di carattere culturale e artistico; numerose, infatti, furono le emittenti di provincia che con l’appoggio dell’Ambasciata organizzarono corsi radiofonici di lingua italiana25.
All’inizio del 1940 Amos Bavaj lasciò l’Ambasciata in Spagna e gli successe come addetto stampa Raffaello Patuelli. Continuò tuttavia a occuparsi di questioni minori quali la distribuzione di dischi, l’organizzazione di corsi di lingua, la distribuzione di documentari di carattere educativo e sociale, ecc. e, attraverso i docu
menti, non notiamo un sensibile incremento dell’attività con l’entrata in guerra dell’Italia.
Propaganda di guerra (1940-1943)- Con l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940 si accentuarono i motivi per mantenere viva in Spagna una campagna di propaganda, anche se nel frattempo erano aumentate le difficoltà. Durante la guerra civile la propaganda italiana aveva fatto il bello e il cattivo tempo nella parte franchista, superando per intensità quella tedesca. Dall’aprile 1939 al luglio 1940, soltanto tedeschi e italiani avevano svolto una sistematica attività di propaganda in Spagna, avendo come unico contraltare la propaganda britannica, fortemente ostacolata dal regime.
Tuttavia, a partire dalla seconda metà del 1940, la propaganda italiana in Spagna avrebbe convissuto non solo con quella tedesca, che tiene sotto costante osservazione, ma anche con la propaganda alleata, sempre più attiva a partire dal 1942 dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti26. In questo periodo, fino alla caduta di Mussolini, la propaganda italiana in Spagna si avvale dei canali più tradizionali: fondamentalmente la radio, la stampa e il cinema.
La radio, che pure era stata un’arma fondamentale della propaganda italiana durante la guerra civile grazie all’attività di Radio Verdad, in questo periodo di guerra smette di essere uno dei principali canali di propaganda in Spagna. Mentre i tedeschi inondavano la stampa iberica con notizie sulla loro programmazione in lingua spagnola — cosa che agli inglesi era proibita e che agli americani sarebbe riuscita a partire dal 1943 per la loro Voice of America —, l’attività italiana in questo settore segna il passo. Nelle relazioni compilate dai diversi addetti stampa i riferimenti alla propaganda cinematografica si limitano a questioni di second'ordine: presenza
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della musica italiana, vendita di dischi, soggetti italiani nelle emittenti spagnole, ecc., senza mai citare l’attività dell’Eiar in lingua spagnola.
Non possiamo tuttavia non sottolineare questi aspetti, all’apparenza minori, quali la presenza della musica italiana nelle emittenti spagnole, tanto leggera quanto colta, e soprattutto l’opera. Per lo meno tale interesse traspare dalle relazioni del nuovo “Regio addetto stampa” dell’Ambasciata italiana in Spagna, Francesco Antinori, che con palese esagerazione può affermare:
Ecco perchè il Generale Gambara, divenuto Ambasciatore, comprese come la canzone italiana diffusa dalle radio emittenti spagnole sarebbe stata la migliore continuatrice del lavoro di penetrazione compiuto dal soldato italiano, e concesse al mio predecessore i fondi necessari all’acquisto di quei dischi che avrebbero continuato, come in un’eco, l’ultima nota cantata dall’ultimo volontario di Spagna. Il successo fu incredibile: ne fu il primo risultato l’eliminazione completa da tutte le piccole orchestre dei ritmi anglosassoni e delle canzonette francesi27.
27 “Relazione delle condizioni attuali del Servizio di Propaganda" del 6 luglio 1942, redatta dall'addetto stampa Francesco Antinori, in ACS, MCP, b. 132, fase. 1.28 Disponiamo invece dei dati tedeschi, scrupolosamente raccolti dagli italiani. Secondo loro le imprese tedesche sborsarono più di 700.000 pesetas di allora a un centinaio di giornali e riviste spagnole. Dati della relazione del 7 marzo 1941 del sottosegretario Polverelli del ministero delle Corporazioni sulle relazioni ricevute dall’Ambasciata in Spagna (comprende una lista delle principali imprese italiane in Spagna), in ACS, MCP, b. 430.29 Telespresso n. 1105/260 del 25 maggio 1942 sul “Progetto di pubblicità sulla stampa spagnola”, firmato dall’addetto stampa Francesco Antinori, in ACS, MCP, b. 430.30 A tale proposito, si veda Alejandro Pizarroso Quintero, El cine americano en Espana durante la segunda guerra mundial: Información y propaganda, “Revista Espanola de Estudios Norteamericanos”, 1994, n. 7, pp. 121-155.31 L’Italia produsse, nel 1938, 46 film commerciali; nel 1939, 77 (80); nel 1940, 85 (86); nel 1941,71 (89); nel 1942, 96 (119); nel 1943,66 (70); e soltanto 18 nel 1944 nel territorio controllato dalla Repubblica sociale italiana. Cfr. Claudio Carabba, Il cinema del ventennio nero, Firenze, Vallecchi, 1974, p. 17. Poiché le cifre non corrispondono esattamente a quelle del catalogo cronologico presente nella stessa opera (pp. 93 sg.), le divergenze sono state indicate tra parentesi.
Nell’ambito della stampa, l’Ambasciata promuove la pubblicità di imprese, di enti e di rappresentanze italiane in Spagna, ispirandosi a una campagna organizzata in precedenza dall’Am- basciata tedesca a Madrid che esortava le imprese a inserire pubblicità, ovviamente a pagamento, su giornali spagnoli. Purtroppo, al momento, non disponiamo di dati sufficienti per valutare fino a che punto tale campagna fu efficace28. La proposta consisteva in quanto segue:
Bisognerebbe che il Ministero per mezzo delle venti e più case madri d’Italia facesse stanziare dalle loro filiali, rappresentanze, succursali in Spagna, una somma di almeno 5 mila pesetas annue ciascuna per arrivare ad un capitale complessivo non enorme di cento- mila pesetas annue di pubblicità, passata eventualmente sotto il controllo di questo Ufficio, che penserebbe all’equa distribuzione, in maniera che di tale piccolo apporto potessero maggiormente usufruire quei giornali e quelle riviste che maggiormente hanno dimostrato la loro amicizia verso l’Italia senza con questo dimenticare le altre pubblicazioni che si vedrebbero così forzate ad adottare nei nostri riguardi un altro atteggiamento29.
La produzione italiana di pellicole a carattere divulgativo ebbe un grande sviluppo a partire dal 1938. Durante la guerra civile, tra i simpatizzanti del franchismo, il cinema italiano — e non solo i documentari di propaganda — aveva avuto un alto indice di gradimento. A partire dal 1939 la produzione americana comincia a ricomparire sugli schermi spagnoli30. Il cinema italiano, tuttavia, divenne un buon ambasciato- re del proprio paese. Il continuo sviluppo della produzione cinematografica italiana, dovuto alla necessità di soddisfare le domande del mercato interno, ebbe però anche una importante proiezione all’estero. E la Spagna fu uno dei suoi principali obiettivi31.
Il 23 marzo 1940, nel Palacio de la Mùsica, fu proiettata la prima del film Frente de Madrid (Carmen fra i Rossi, di Edgar Neville). Il 28 ottobre 1940, al cinema Avenida, quella di Sin no-
L’Italia e la Spagna franchista 199
vedad en el Alcdzar (L’Assedio dell’Alcazar, di Augusto Genina), entrambi prodotti e girati a Roma dalla Film Basoli. Il 23 giugno 1941 arrivò al cinema Imperiai di Madrid El hombre de la Legión (L’uomo de la Legione, di Romolo Mar- cellini), una coproduzione ispano-italiana. Questi tre film ambientati durante la guerra civile spagnola e girati in Italia, con una maggiore o minore partecipazione di rappresentanti della nostra industria, furono un eccellente biglietto da visita dell ’ industria cinematografica italiana nella Spagna franchista. Va detto che quasi contemporaneamente si giravano in Germania altri film con soggetti spagnoli (El Barbero de Sevil- la, Mariquilla Terremoto, Suspiros de Espana), tutti d’evasione o di taglio folcloristico.
Nell’autunno 1941 iniziarono le trattative per la firma di un accordo italo-spagnolo per la cinematografia. Una delle principali difficoltà del negoziato scaturì, secondo gli italiani, dalle tensioni esistenti tra il Sindacato dello spettacolo e la Direzione generale di cinematografia della Vicesegreteria dell’istruzione popolare, entrambi spagnoli. Tutto ciò favorì le richieste italiane, anche se le misure protezionistiche non scomparvero. Pur senza soffermarci sui dettagli del contenuto di questo accordo, vediamo come la parte italiana sottolineava gli aspetti a lei più favorevoli:
[...] il suo merito maggiore consiste nell’avere fatto prevalere i nostri desiderata e nell’assicurare nei limiti del possibile la nostra penetrazione cinematografica in questo Paese senza urtare le misure protezionistiche che la Spagna ha creduto di dover adottare in tale campo, mentre invece, come è noto, le trattative con la Germania si sono sempre arrestate di fronte alla volontà tedesca di ottenere la soppressione, almeno parziale, di tali misure [...] il Ministero di Industria e Commercio spagnolo non ha voluto approvare la clausola
concordata fra le delegazioni italiana e spagnola per un assorbimento reciproco del trenta per cento delle rispettive produzioni cinematografiche; ciò che però si è risolto in definitiva in un vantaggio per noi, in quanto tale clausola è stata sostituita con l’impegno da parte spagnola, senza reciprocità da parte nostra, di accordare all’importazione cinematografica dall’Italia non solo i canoni minimi, ma anche il trattamento più favorevole nei riguardi del numero di pellicole prodotte in Spagna32.
32 Telespresso n. 2660/891 del 30 marzo 1942, sull’“Accordo italo-spagnolo per la cinematografia”, in ASMAE, Affari politici - Spagna (d’ora in poi APS), b. 63.33 Cfr., fra tutti, Telespresso n. 5245 del 15 agosto 1940; e Telespresso n. 6314 del 25 settembre 1940, entrambi su “Documentari”, in ACS, MCP, b. 438.34 Lettera dell’istituto nazionale Luce al MCP, Direzione generale per i Servizi della propaganda, del 15 maggio 1940; Telespresso di quest’ultima Direzione generale all’Ambasciata d’Italia del 20 maggio 1940; Appunto per la Direzione generale per i Servizi della propaganda del 21 dicembre 1940 (che fa riferimento a numerosi altri documenti sullo stesso argomento), e altri; tutti in ACS, MPC, b. 438.
L’Ambasciata si impegnò a diffondere in Spagna film di taglio propagandistico, generalmente corti documentari prodotti dall’istituto Luce, come per esempio Vacanze in patria, Maternità e infanzia, Colonie montane e marine, Giovinezza d’Italia, Credere - obbedire - combattere , Colonie estive, ecc.33. Si attribuì molta importanza anche alla produzione di altri documentari come Camicia Nera o, soprattutto, Mussolini, che fu doppiato in spagnolo a spese dell’Ambasciata e che ebbe una discreta circolazione34.
Prima della creazione del NO-DO (Noticia- rios y Documentales) come notiziario ufficiale esclusivo nel gennaio 1943, si distribuivano in Spagna diversi notiziari cinematografici stranieri. Come informa l’addetto stampa italiano Francesco Antinori, nell’estate del 1941 se ne distribuivano tre: l’americano Fox Movieton, montato — a suo parere — in Spagna, il tedesco della UFA (Universum Film Akatiergesell- shaft) che, secondo Antinori, distribuiva cinquanta copie settimanali, e il Notiziario Luce che — sosteneva — stava perdendo l’importanza acquisita negli anni precedenti, tra l’altro perché l’ufficio che lo rappresentava aveva sede a Barcellona e non a Madrid e perché era interamente prodotto in Italia. Antinori propone quindi di intervenire su entrambi gli aspetti: os
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sia, trasferire gli uffici a Madrid e provvedere a un montaggio specifico per la Spagna35.
35 Telespresso n. 3938/1359 del 25 agosto 1941 su “Il giornale L.U.C.E. in Spagna”, dell’addetto stampa Antinori al MCP, in ACS, MCP, b. 438.36 “Relazione sull’attività del Regio Ambasciatore in Madrid”, in ASMAE, APS, b. 64. Si tratta di un documento datato Madrid 18 settembre 1944 e diretto al ministro degli Affari Esteri a Roma che, nella copia da noi consultata, consta di 28 pagine battute fittamente a macchina.37 Tusell e Garcla Queipo de Llano raccontano con precisione, dal punto di vista spagnolo, gli avvenimenti di quelle settimane. Cfr. X. Tusell, G. Garcia Queipo de Llano, Franco y Mussolini, cit., pp. 206-220.38 Telespresso n. 68871/2582 del 10 agosto 1943, dall’Ambasciata d’Italia al Ministero degli Affari Esteri a Roma; Telespresso n. illeggibile del 14 agosto 1943, dal Ministero degli Affari Esteri all’Ambasciata; Telespresso n. 40/438, del
La propaganda italiana utilizzò anche altri canali, come per esempio diversi generi di attività culturali, conferenze, esposizioni, partecipazione a fiere industriali, pubblicazioni di ogni tipo, ecc., di cui non possiamo occuparci in questa sede per ragioni di spazio.
L’Italia dei quarantacinque giorni di Badoglio e la Spagna - Le forze alleate sbarcano in Sicilia il 10 luglio 1943; il 24 luglio cadeva Palermo e il giorno successivo il Gran Consiglio del fascismo destituisce Mussolini che viene arrestato all'uscita del palazzo. Il maresciallo Badoglio assume l’incarico di governo e annuncia che “la guerra continua”. Mentre prosegue l’avanzata alleata, Badoglio tratta un armistizio a Lisbona. 1 tedeschi si preparano nel caso di una possibile defezione dell’Italia.
Nei quarantacinque giorni in cui Badoglio mantiene il paese a fianco della Germania e in guerra contro gli Alleati, all’estero la situazione non cambia ufficialmente e le diverse ambasciate continuano il lavoro di propaganda, per quanto si possano notare minore entusiasmo e attività.
In ogni caso, tutti sospettavano che fossero in corso negoziati tra l’Italia e gli Alleati e l’ambasciatore Paulucci di Calboli era necessariamente informato della cosa. Così descrive lo stesso Paulucci la sua attività in questo periodo:
Durante il periodo intercorso fra il 25 luglio e 18 settembre intensificai la mia azione per risolvere le questioni economico-commerciali pendenti, mentre mi sforzavo di dissipare in questi ambienti responsabili il senso di diffidenza che andava formandosi nei riguar
di del nostro Paese. Nel contempo impartivo le opportune istruzioni ai Regi Consolati dipendenti per lo scioglimento dei fasci, il ritiro dei relativi archivi, l’intensificazione dell'attività delle Case d’Italia e dei contatti con le collettività italiane al fine di eliminare nell'animo di tanti connazionali il turbamento creato dagli avvenimenti e alimentato dalla propaganda falangista36.
È ovvio che questa attività serviva ad aprire il cammino ai servizi diplomatici italiani in Spagna affinché potessero rappresentare una nuova Italia che essi pensavano già fuori dalla guerra. L’allusione di Paulucci alla propaganda falangista indica chiaramente che in Spagna gli elementi più radicali del falangismo prevedevano una “defezione” dell’Italia, nonostante le dichiarazioni di Badoglio per cui il paese continuava a essere in guerra. Nel corso dei quarantacinque giorni dobbiamo anche supporre che tutta l’attenzione politica spagnola si concentrasse sull’Italia. Il ministro Francisco Gómez-Jordana e il suo ambasciatore a Roma, Fernàndez Cuesta, rimasero costantemente in contatto37.
In effetti, l’attività di propaganda scemò poiché neppure l’ambasciatore prevedeva con chiarezza quale corso avrebbero preso gli avvenimenti. Bisogna però sottolineare un fatto. L’Ambasciata fece stampare 20.000 volantini di propaganda, che non siamo riusciti a rintracciare, sul bombardamento di Roma effettuato degli Alleati. Curiosamente, come riconoscono nella loro corrispondenza, questi fogli di propaganda furono stampati senza alcuna firma ma l’Amba- sciata ottenne, questo sì, l’approvazione via telefono, al meno per quanto concerne le spese sostenute, dalla corrispondente Direzione generale del ministero degli Affari Esteri italiano38.
L’Italia e la Spagna franchista 201
Il tema della propaganda è anche oggetto di alcune relazioni dell’ambasciatore di allora, tese a sottolineare soprattutto 1 ’ interesse della stampa spagnola per gli avvenimenti italiani e per il messaggio del Sommo pontefice al mondo.
Se durante la guerra civile spagnola la supremazia della propaganda italiana in campo franchista fu schiacciante rispetto a quella tedesca, una volta finita questa bisogna riconoscere che le campagne persero d’intensità. E così, mentre i tedeschi, la cui presenza propagandistica durante la guerra civile era stata molto meno evidente, rafforzarono le loro posizioni, gli italiani imboccarono una normale via diplomatica.
Lo scoppio della guerra, senza l’intervento dell’Italia, consolidò ulteriormente la presenza propagandistica tedesca, il che suscitò crescente sfiducia nelle rappresentanze italiane. Esse, infatti, non temevano solo la propaganda britannica o nordamericana in Spagna, come dimostrano le più numerose relazioni dell’Ambasciata su quella tedesca. Sarebbe impossibile elencarle qui tutte.
Tuttavia l’attività svolta dagli italiani nell’ambito della stampa scritta e della cinematografia fu molto importante. Lo fu anche all’interno della radio spagnola benché la propaganda radiofonica vera e propria non raggiunse la rilevanza di quella, per esempio, tedesca o britannica.
D’altra parte, nonostante gli sforzi compiuti dalla stampa franchista, gli insuccessi militari italiani erano difficili da nascondere. Tant’è che al momento dell ’ invasione alleata in Sicilia (presentata, per esempio, dal quotidiano “Arriba” come un susseguirsi di vittorie italo-tedesche fino all’occupazione totale dell’isola da parte degli anglo-americani), l’attivitàdi propaganda italiana in Spagna cessò quasi del tutto.
Con la divisione della penisola in due, a partire dall’8 settembre 1943, l’attività propagandistica italiana in Spagna avrebbe ripreso una
certa importanza, ma ora da due fonti fra loro inconciliabili.
È poi necessario sottolineare due questioni, entrambe concernenti la Germania. In primo luogo, il fatto che tutta l’attività di propaganda e i rapporti con i mezzi di comunicazione da parte tedesca furono diretti, dal 1938 al 1945, dalla stessa persona, 1 ’ addetto stampa Hans Lazar, che lasciò una profondissima traccia nella stampa spagnola; da parte italiana, invece, una volta soppresso l’Ufficio stampa e propaganda e nel solo periodo compreso tra il 1940 e il 1943, si succedono tre diversi addetti stampa: Raffaello Pa- tuelli, Amos Bavaj e Francesco Antinori. La mancanza di continuità influì senza ombra di dubbio sull’intensità, la qualità e la profondità delle attività di propaganda svolte dagli italiani in Spagna.
In secondo luogo, colpisce il gran numero di relazioni che i vari addetti stampa inviano a Roma sull’attività di propaganda tedesca in Spagna, un vero e proprio lavoro di spionaggio. A giudicare dal loro numero e confrontandolo con i relativamente scarsi rapporti sulla propaganda britannica o nordamericana, siamo indotti a pensare che il nemico principale dell’Italia non fossero tanto la Gran Bretagnao gli Stati Uniti quanto la Germania. E, infatti, essa rappresentava il suo più diretto antagonista sul terreno della propaganda nella Spagna franchista.
La propaganda italiana in Spagna dal 1943- al 1945
A partire dall'invasione alleata nel Nord Africa l’atteggiamento del governo franchista rispetto al corso della guerra comincia a mutare. La Spagna cessa di essere un paese non belligerante per tornare a essere, ancora una volta, neutrale. La caduta di Mussolini accelera questo cambio di atteggiamento del governo del generale Franco.
27 settembre 1943, dal Ministero degli Affari Esteri all’Ambasciata; Nota del Ministero degli Affari Esteri del 28 agosto 1943; tutti in ASMAE, APS, b. 64.
202 Alejandro Pizarroso Quintero
Solo i fascisti più recalcitranti sognano ancora un recupero dell’Asse.
Verso la fine della guerra la politica estera spagnola cambia in modo sostanziale. Il franchismo teme, non a torto, di ritrovarsi tra le potenze sconfitte e cerca disperatamente una decorosa viad’uscita dalla difficile situazione: viene ritirata la División azul; si favorisce il commercio con gli Stati Uniti; si sostituiscono persino alcuni personaggi molto importanti, fino a far sparire dalla scena politica un uomo chiave, fino ad allora, come Serrano Suner; Gómez-Jor- dana diventa ministro degli Affari Esteri dal 16 marzo 1943. Mussolini e il suo regime repubblicano sostenuto dalla Germania nazista diventano, a partire dal settembre 1943, scomodi alleati.
A partire dall’8 settembre 1943 l’Italia si divide in due. In realtà, divisa lo era già dopo l’invasione alleata del giugno dello stesso anno: da una parte, l’Italia del Sud, con il re, Badoglio e gli Alleati; dall’altro, la Repubblica di Salò, ancora una volta con Mussolini e sotto il ferreo controllo tedesco. Dall ’ 8 settembre alla fine della guerra, nell’aprile 1945, saranno rappresentate in Spagna due Italie. Quella del re, al servizio del quale era passata la maggioranza dei diplomatici italiani, riconosciuta ufficialmente dal regime; e quella di Salò, priva del riconoscimento ufficiale ma protetta dalla Falange, che opera anch’essa in questo periodo39.
39 Una volta proclamata la Repubblica sociale italiana solo il console a Malaga, Eugenio Morreale, e qualche ufficiale tra gli addetti militari dell’Ambasciata si misero al suo servizio. L’ambasciatore Paulucci e il resto del personale diplomatico rimasero al servizio del re e del governo di Badoglio a Brindisi.40 Lettera di Paulucci a Badoglio (n. 326/163) del 15 gennaio 1944 sull’“Atteggiamento del Governo spagnolo nei confronti del sedicente governo repubblicano”, in ASMAE, APS, b. 64.
Una volta liberato e trasferito in Germania, Mussolini proclama da lì la continuità del fascismo, ma in una versione più radicale: la Repubblica sociale italiana (Rsi). I tedeschi controllano la maggior parte del territorio italiano compresa la capitale, Roma, che è dichiarata “città aperta”. Il nuovo governo di Mussolini si insedia in una cittadina balneare sulle rive del Lago di Garda: Salò, che darà il nome al nuovo
Stato. A poco a poco la nuova amministrazione si mette in moto e il maresciallo Rodolfo Oraziani provvede alla ricostruzione di un esercito, che svolgerà solo funzioni di repressione della resistenza antifascista, organizzatasi nel frattempo sul territorio della nuova repubblica.
Con l’eccezione della Germania e dei suoi alleati satelliti, sono pochissimi gli stati che riconoscono il nuovo regime mussoliniano. Il regime di Franco mantenne relazioni diplomatiche con il governo del re guidato da Badoglio, prima con sede a Brindisi e poi, dal 1944, a Roma. Non mancarono tuttavia pressioni, provenienti addirittura dall’interno del governo di Franco, per riconoscere la Repubblica sociale italiana e per rompere i rapporti con il governo del re. L’ambasciatore Paulucci di Calboli comunica al maresciallo Badoglio, nel gennaio 1944, quanto segue:
Il Ministro Segretario della Falange, Arrese, proponeva in Consiglio dei Ministri il pieno riconoscimento del sedicente governo repubblicano; mi risulta che gli ambienti falangisti contavano su un mio passaggio alla dissidenza40.
La quasi totalità dei diplomatici italiani residenti in Spagna, a cominciare dall’ambasciatore Paulucci, si mettono al servizio del re. Solo il console a Malaga, Eugenio Morreale, si dichiara fedele alla nuova repubblica e si trasferisce a Madrid. Ciononostante i “repubblichini” organizzarono, con il beneplacito di alcuni elementi della Falange e, ovviamente, grazie alla tolleranza delle autorità, una rappresentanza ufficiosa in Spagna che diede mostra di essere molto attiva sul terreno della propaganda. Da parte sua l’ambasciatore Paulucci concentrò tutti i suoi sforzi nel contrastare la propaganda “repubblichina” e nel tentare di spiegare alle autorità e al popolo spagnolo la nuova realtà dell’Italia, quella rappresentata dal suo governo.
L’Italia e la Spagna franchista 203
La divisione in due della penisola ebbe ripercussioni anche su altri italiani residenti in Spagna, soprattutto su alcuni giornalisti che svolgevano un ruolo chiave come Giorgio Spetti, corrispondente di “Il Popolo d’Italia”, o Cesare Cullino, corrispondente dell’Agenzia Stefani. Spotti, che aveva anche lavorato nell’Uf- ficio stampa dell’Ambasciata, passò alle dipendenze della Rsi mentre Gullino servì il re presso l’Ambasciata.
La propaganda della Repubblica di Salò - Numerosi autori si riferiscono al lungo ventennio italiano come al “regime di carta”, ossia un sistema basato più sulla propaganda che sulla realtà. Se ciò è vero per gli anni compresi tra il 1922 e il 1943 lo è molto di più durante l’effimero regime repubblicano fascista. Praticamente senza esercito, senza un effettivo controllo del suo territorio, con rapporti ridotti al minimo, questo potè solo fare della propaganda41.
41 Sulla stampa e la propaganda in questo periodo, si veda: Ugoberto Alfassio Grimaldi, La Stampa di Salò. L’ultima, disperata difesa del passato, Milano, Bompiani, 1979; e Vittorio Paolucci (a cura di), I Quotidiani della Repubblica Sociale Italiana (9 settembre 1943 - 25 aprile 1945), Urbino, Argalìa, 1987. E anche: Philip V. Cannistraro, La fabbrica del consenso: fascismo e mass media, Roma-Bari, Laterza, 1975, soprattutto le pagine 323-351. In spagnolo: Edward R. Tannenbaum, La experiencia fascista. Sociedad y cultura en Italia (1922-1945), Madrid, Alianza, 1975.42 Morreale era stato fino al 1938 ispettore dei fasci e corrispondente di “Il Popolo d’Italia” a Vienna. In quel periodo aveva mantenuto stretti contatti con la Heimwehren, un’organizzazione paramilitare antinazista diretta dal principe Stahrenberg. Dopo VAnschluss le nuove autorità tedesche esigettero la partenza di Morreale da Vienna che fu inviato come console negli Stati Uniti, a Baltimora, per poi essere trasferito nel dicembre 1941 a Malaga. Cfr. Rapporto n. 1659/588 di Paulucci di Calboli a Badoglio, del 20 marzo 1944, su “Dissidenza Sociale-Repubblicana in Spagna”, in ASMAE, APS, b. 64.43 Cfr. Telespresso n. 9217/3246 di Paulucci di Calboli al Regio Ministero degli Affari Esteri, Brindisi, 12 novembre 1943, su “Il cosiddetto ‘Bollettino Repubblicano’”, in ASMAE, APS, b. 79, fase. 1.
Morreale si trasferì da Malaga a Madrid e da lì partì per la Germania e l’Italia settentrionale, probabilmente per ricevere istruzioni. Al suo ritorno si unirono alla rappresentanza che stava organizzando in Spagna vari militari, tra cui l’ex addetto navale Muffone. Ma Morreale non poteva fare affidamento sulla fiducia dei tedeschi42 e vi fu un tentativo di far arrivare in Spagna come rappresentante della Rsi il conte Rogeri di Villanova, ex addetto agli affari economici a Berlino. Rogeri ottenne il visto d’entrata grazie alle gestioni dell’Ambasciata tedesca ma non ar
rivò mai in Spagna. La radio di Roma giunse ad annunciare che il governo spagnolo aveva accettato un ambasciatore “repubblichino” al posto di un rappresentante del re.
Una volta che Morreale ebbe organizzato la propria rappresentanza diplomatica con l’appoggio dell’Ambasciata tedesca, con la tolleranza del governo e la protezione di elementi falangisti, diede inizio alla sua attività di propaganda. Egli potè contare, tra gli altri, su Giorgio Spotti che aveva già collaborato con l’Uf- ficio stampa dell’Ambasciata prima dell’8 settembre. Spotti fu nominato corrispondente in Spagna dell’Agenzia Stefani, ora sotto il controllo “repubblichino” e con un nuovo direttore, Orazio Marcheselli. E subito dopo, con l’aiuto dell’Ambasciata tedesca, continuò la pubblicazione del “Bollettino Stefani Mundial” del quale fino a quel momento si era occupato Cesare Gullino43.
Fino alla fine della guerra giornali come “ Ar- riba” e altri della catena del Movimento ospitarono sulle loro pagine informazioni provenienti dal territorio dell’Italia repubblicana, tanto di fonte tedesca quanto “repubblichina”. Il quotidiano “Amba”, per esempio, diede molto risalto alla notizia della creazione della Repubblica sociale italiana e del nuovo Partito fascista repubblicano con servizi provenienti da Berlino e Roma. E il 19 settembre 1943, sempre “Amba” pubblicò in prima pagina, con foto di Mussolini, un ampio reportage del discorso radiofonico tenuto dal duce in Germania e diretto all’Italia
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il giorno 18. Il reportage si presenta come inviato da Roma. I ritagli furono spediti dall’Ambasciata d’Italia, ancora in data incerta, a Roma.
Il 26 giugno 1944, sir Samuel Hoare invia una lettera in spagnolo al ministro Gómez-Jordana sulle “attività in Spagna del partito italiano Fascista Repubblicano”. In essa Hoare denuncia l’attività di Morreale nella sua sede di calle del Marqués de Valdeiglesias 8, a proposito dei visti apposti sui passaporti e di altre attività tra le quali spicca resistenza di un ufficio stampa e di “un altro che si fa passare per la succursale a Madrid dell'Agenzia Stefani [...] sotto la direzione del Sr. Georgio Spetti [sic]”. E aggiunge:
A pesar de la disolución oficial del Partido Fascista por el Gobiemo del mariscal Badoglio, el Fascio de Madrid continua existiendo capitaneado por el Signor Arturo Gattini. Finalmente, un centro de recreo abietto [sic] a todos los italianos, perteneciendo o no al Partido Fascista, provisto de un servicio de bar y restaurante, y poseyendo sin duda cierto valor corno centro de propaganda, corre a cargo de un miembro del Partido fascista republicano, Signor Casali. Està organi- zación tan ampli [sic] està alentada y subvencionada por la Embajada alemana de la cual se cree recibe con- siderable ayuda monetaria44.
44 Nonostante la dissoluzione ufficiale del Partito fascista da parte del governo del maresciallo Badoglio, il Fascio di Madrid continua a esistere guidato dal signor Arturo Gattini. Pertanto, un centro di svago aperto a tutti gli italiani, che appartiene o meno al Partito fascista, dotato di un servizio di bar e ristorante, e che possiede senza dubbio una certa importanza come centro di propaganda, è gestito da un membro del Partito fascista repubblicano, signor Casali. Questa organizzazione così ampia è incoraggiata e sovvenzionata dall'Ambasciata tedesca da cui riceve un considerevole aiuto monetario. Lettera dell’ambasciatore britannico sir Samuel Hoare del 26 giugno 1944, inviata a Roma in data che non conosco con esattezza, in ASMAE, APS, b. 64.45 Telegramma n. 333, in ASMAE, APS, b. 86.46 Telegramma del 20 dicembre 1944, firmato da Mascia, in ASMAE, APS, b. 68.47 Nota verbale del 30 giugno 1944, in ASMAE, APS, b. 68.
La lettera relazione appena menzionata si conclude con una lista dettagliata degli attivisti al servizio della causa fascista repubblicana a Madrid e in tutte le città spagnole.
Curiosamente, in una relazione sui giornalisti italiani in Spagna che Paulucci invia al Regio ministero degli Affari Esteri, è incluso anche Giorgio Spotti, di cui si dice che “lavora per i repubblicani contro il nostro servizio ‘Stefani’”45.
Nel dicembre 1944 l’Ambasciata italiana informa il proprio governo della ricostituzione a Madrid di una agenzia di stampa neorepubblicana che afferma di disporre di quattordici persone, alcune delle quali erano addirittura militari italiani46. In una nota verbale del 30 giugno 1944 diretta al ministero degli Affari Esteri spagnolo, 1 ’ Ambasciata d’Italia denuncia la pubblicazione e la diffusione di un bollettino stampa della “presunta agenzia Stefani repubblicana”. La nota termina come segue:
Di fronte al ripetersi di simili manifestazioni di una attività illegale e nociva la Regia ambasciata ha l’onore di rivolgersi ancora una volta all’On. Ministero affinché il Governo Spagnolo voglia far prontamente cessare, con l’espulsione dei responsabili, questo stato di cose47.
Sull’attività “repubblichina” si moltiplicano le note verbali al ministero spagnolo e le lettere e i telegrammi dell’ambasciatore al Governo del Sud. Tutto ciò ci fa comprendere l’importanza che giunse ad avere, grazie alla protezione o quanto meno alla tolleranza di alcuni elementi del governo spagnolo.
Nell’ottobre 1944 il cosiddetto Centro culturale italiano a Barcellona, di fedeltà mussoli- niana, era diretto dal professor Roberto Camet- ti. Evidentemente con il permesso del governatore civile della provincia fu inaugurato l’anno scolastico, un fatto questo che fu denunciato alle autorità monarchiche dall’ambasciata bado- gliana a Madrid, in un “telespresso” datato 25 ottobre 1944. In esso si sottolineavano “le severissime disposizioni qui vigenti in materia di funzionamento di istituti scolastici stranieri” per
L’Italia e la Spagna franchista 205
indicare che l’inizio del corso non sarebbe stato possibile senza l’appoggio delle autorità spagnole. L’inizio delle lezioni fu annunciato persino sui giornali barcellonesi48.
48 Telespresso n. 6462/2149 del 25 ottobre 1944, in ASMAE, APS, b. 82, fase. 3. In esso si indica anche, per esempio, che “nell’asilo e classi elementari risulterebbero iscritti 25 scolari, mentre il ginnasio sarebbe frequentato da soli 5 alunni”.49 Telespresso n. 3009/975 del 12 maggio 1944, firmato da Paulucci di Calboli, in ASMAE, APS, b. 68.50 Telespresso n. 2282/782 del 17 aprile 1944, in ASMAE, APS, b. 68.51 Cfr. la Relazione del Consolato d’Italia a San Sebastiàn (n. 241/19 A. l/It./R.) del 15 febbraio 1944, diretta al ministro degli Affari Esteri a Brindisi (“Atteggiamento della Collettività italiana”), in ASMAE, APS, b. 68.52 Telespresso n. 417/197 del 19 gennaio 1944 (“Corrispondenze romane pubblicate dai giornali di Madrid”), in ASMAE, APS, b. 71.53 Cfr. Alejandro Pizarroso Quintero, Stampa, radio e propaganda. Gli alleati in Italia 1943-1946, Milano, Franco Angeli, 1989.
Benché non si disponga di ulteriori notizie, sembra che anche a Saragozza vi fu un tentativo di creare un Istituto di cultura da parte dei “repubblichini”. L’iniziativa, partita da un certo Italo Borgia, contava a quanto pare sull’appoggio dell ’ ingegner Marotta e di Morreale. Tale tentativo, denunciato dal lettore di italiano al- l’Università di Saragozza, Umberto Massi, fu riferito a Bari da Paulucci di Calboli49. Sorsero anche organizzazioni fasciste repubblicane di diversa natura in altre città spagnole, per esempio a Valencia50 o a San Sebastiàn51.
Nelle relazioni inviate dall’ ambasciatore Paulucci e in altre redatte a Brindisi si accenna all’attività dei “repubblichini” in Spagna con riferimenti, qua e là, ad aspetti della propaganda, ai mezzi di comunicazione, ecc.
La stampa spagnola mantenne corrispondenti nell’Italia fascista governata da Salò. Anche dalla città di Roma occupata dai tedeschi giungevano numerose corrispondenze alla stampa spagnola. Per “Arriba” scrisse da Roma Ismael Herràiz, per “EFE” Luis Leon Garcia de la Var- ga, per “Ya” Luis Gonzàlez Alonso che era stato addetto stampa, e che, firmandosi “Villoria”, scriveva anche su “Arriba”. Julio Moriones, inviato di “EFE”, scriveva anche per “E1 Alcàzar” e “ABC” firmandosi Julio Casas52.
Man mano che gli Alleati risalivano la penisola in seguito alle offensive della primavera-
estate 1944 e, ancor di più, a quella lanciata nella primavera 1945, l’attività di propaganda “repubblichina” in Spagna si andò affievolendo a dispetto della verbosità di alcuni mezzi di comunicazione spagnoli. La maggior parte di coloro che si misero al servizio della Repubblica sociale italiana cercarono collocazione in diverse istituzioni e imprese protette dai fascisti spagnoli.
La propaganda del Regno del Sud - Dopo che gli Alleati, unilateralmente, resero pubblico l’armistizio, il re e Badoglio abbandonarono precipitosamente Roma per timore della reazione tedesca, senza organizzare nessun tipo di resistenza. Grazie alla tolleranza del governo mili- tare alleato rappresentarono dal Sud la continuità istituzionale, per scelta propria e poi riconosciuti dagli Alleati come rappresentanti dell’unico governo italiano legittimo e cobelligeranti con gli anglo-statunitensi.
L’esercito si era disintegrato nonostante la maggior parte dei comandi militari si fosse mantenuta fedele ai Savoia. Il nuovo Regno del Sud poteva fare affidamento anche sulla fedeltà del servizio diplomatico, come, per esempio, avveniva in Spagna. Su queste basi riuscì a mantenere all’estero un’attività propagandistica di un certo peso. Nel paese erano gli Alleati a controllare la situazione anche se, a mano a mano che il Regno del Sud estendeva le proprie frontiere verso nord, il controllo diretto e le competenze sulle questioni relative alla stampa e alla comunicazione erano progressivamente ceduti alla monarchia53.
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In Spagna Paulucci di Calboli continuò alla guida dell’Ambasciata, al servizio del governo di Brindisi e con tutta la sua infrastruttura. Da subito si schierò al suo fianco il collaudato giornalista Cesare Cullino, corrispondente dell’A- genzia Stefani in Spagna dai tempi della Repubblica. Poiché la Stefani era passata sotto il controllo “repubblichino”, Cullino dovette cessare la distribuzione del “Bollettino Stefani Mundial”. Tuttavia, con l’aiuto dell’addetto stampa e avvalendosi del materiale distribuito dagli addetti stampa britannico e nordamericano, il 24 novembre 1943 cominciò a pubblicare “Il Bollettino d’Italia” basandosi soprattutto su notizie provenienti dalla Reuter e da diverse altre fonti. Il bollettino, composto di otto pagine, era destinato a essere distribuito tra la vasta comunità italiana in Spagna54.
54 Telespresso n. 9213/3242 di Paulucci di Calboli al Regio Ministero degli Affari Esteri, del 12 novembre 1943, sul “Bollettino informativo italiano Stefani”, in ASMAE, APS, b. 78.55 “Il Bollettino d’Italia”, 24 novembre 1943, n. 1, p. 8.56 Telespresso n. 9676/3404 di Paulucci di Calboli al Regio Ministero degli Affari Esteri, Brindisi, del 1° dicembre 1943, su “Trasmissioni radiofoniche da Bari, Napoli e Palermo”, in ASMAE, APS, b. 78.57 Sull’attività della BBC in lingua italiana, si veda: Maura Piccialuti Caprioli, Radio Londra 1939-1945, Roma-Bari, Laterza, 1979.58 Telegramma n. 333 del 19 marzo 1944, in ASMAE, APS, b. 86.
Nell’ultima pagina del bollettino, in un articolo anonimo intitolato Italiani in Spagna, si forniscono dati interessanti sulla colonia italiana in Spagna, che si dice composta da 4.814 residenti, anche se molto probabilmente era molto più vasta. In quello stesso articolo ci si continua per esempio a riferire alla guerra civile spagnola come al “Movimento di liberazione spagnolo”55.
La rappresentanza italiana era preoccupata perché negli ultimi mesi del 1943 si ricevevano in terra spagnola solo le emittenti controllate dalla Repubblica sociale italiana, mentre quelle di Bari, Napoli e Palermo non riuscivano a fare sentire la propria voce in Spagna. Paulucci giunse a prendere accordi con gli ambasciatori britannico e nordamericano affinché, da Londra o da Algeri, fosse trasmesso un notiziario in italiano che informasse della situazione nella “zona libera del territorio del Regno”56. Il fatto strano è che Paulucci non sembra conoscere l’atti
vità della BBC che, con il nome di “Radio Londra”, trasmetteva programmi in lingua italiana fin dall’inizio della guerra57.
Anche tra i giornalisti italiani presenti in Spagna prima del 25 luglio 1943 si verificò una divisione. Abbiamo già accennato al caso di Giorgio Spetti, corrispondente in Spagna dell’A- genzia Stefani e di “Il Popolo d’Italia”, che passò al servizio dei “repubblichini”. Un altro, Riccardo Forte, corrispondente di “La Stampa”, è descritto da Paulucci come “perfettamente leale”. Massimo David, ex corrispondente della “Gazzetta del Popolo”, lavorava per le pubblicazioni propagandistiche dell’Ambasciata, guadagnando addirittura 3.000 pesetas al mese; Cesare Cullino invece, ex corrispondente dell’A- genzia Stefani, che si dice fosse proprietario di un potente ricevitore, era considerato dalle autorità spagnole un impiegato dell’Ambasciata, per la quale in effetti lavorava come redattore, ricevendo anch’egli cospicui emolumenti58.
La rappresentanza in Spagna del Regno d’Italia continuò a dedicarsi con particolare cura alla gestione della politica culturale mediante l’istituto di cultura di Madrid e le scuole italiane (elementare e media) presenti a Madrid e Barcellona. Sono numerose le relazioni che, a partire dall’ottobre 1943, Paulucci invia sul tema, la maggior parte delle quali dirette al maresciallo Badoglio. In esse non solo si rende conto del personale, delle spese e delle attività svolte, ma si sottolinea anche l’importanza che hanno nel sostenere la presenza del Regno d’Italia in Spagna. Per giustificare le spese richieste da queste attività, per esempio, Paulucci di Calboli non solo sostiene che la chiusura di queste istituzioni finirebbe per lasciare sulla strada centinaia di alunni “con conseguente diminuzione di presti
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gio per il Regio Governo a vantaggio della propaganda culturale germanica e rumena, qui vasta e profonda”, ma aggiunge:
Inoltre se ne sarebbero avvantaggiati i dissidenti repubblicani, i quali svolgono intensa azione per accaparrare i nostri insegnanti onde creare Scuole repubblicane come hanno già fatto a Tangeri59.
59 Telespresso n. 1592/571 del 25 febbraio 1944, in ASMAE, APS, b. 64.
Alejandro Pizarroso Quintero insegna Historia del periodismo e Historia de la propaganda alla Facultad de Ciencias de la comunicación dell’Universidad Complutense de Madrid. È autore, fra le molte altre sue pubblicazioni, di una Historia de la propaganda (Madrid, Eudema, 1990 e 1993)
È davvero curioso il fatto che si mantenessero a Madrid e a Barcellona istituzioni culturali e scolastiche delle due Italie (varrebbe inoltre la pena di studiarne gli alunni, soprattutto quelli spagnoli).
Dal punto di vista della storia interna spagnola, il regime franchista, adispetto delle speranze di molti, non scomparve in seguito alla vittoria alleata nella seconda guerra mondiale e oppresse gli spagnoli per altri trent’anni. Non vi è dubbio che nei primi anni — ossia quelli che coincidono con la guerra mondiale — si sviluppò e si consolidò un modello di comunicazione sociale autoritario. Per
capire questo processo di gestazione è indispensabile riferirsi all’influenza esercitata dal processo bellico, nel quale la Spagna si manteime più o meno neutrale. Dentro tale influenza riveste un’enorme importanza l’attività di propaganda svolta dai contendenti nella Spagna di quegli anni. Chi scrive questo ha lavorato soprattutto sul caso degli Stati Uniti e sul caso italiano. Ma non bisogna dimenticare che anche britannici e tedeschi svolsero un ruolo decisivo.
Scopo di questo studio era la chiarificazione del ruolo giocato dall’Italia fascista prima e dalle due Italie contrapposte, quella monarchica e quella “repubblichina” poi, nella Spagna di allora attraverso la propaganda. Non si tratta solo di uno studio di storia dell’Italia all’estero: la conoscenza del tema può fornire un utile contributo a comprendere meglio i fenomeni di comunicazione sociale nella Spagna durante il franchismo.
Alejandro Pizarroso Quintero[traduzione dallo spagnolo di Lia Sezzi]