MANAGEMENT PUBBLICO DELLO SVILUPPO LOCALE La pianificazione
strategica Territorio e sistemi locali Modelli dinamici Giuseppe
S.Martorana
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1. Territori o sistemi locali? Un tentativo di definizione fra
strutture, forme e sistemi Se esiste unentit territorio, qual il
suo statuto ontologico? E poi, esiste unentit che possiamo definire
area ragusana? E se cos, che cosa , e di che cosa fatta?
Immaginiamo un territorio senza la presenza umana o un territorio
di cui lessere umano non conosce lesistenza, di cui non ha alcuna
percezione. Diciamo anche che questo territorio ha caratteristiche
tali da potersi definire come ente dotato di un suo autonomo
statuto ontologico. Se questo territorio , ad esempio, una vallata,
ci che definisce de re il suo statuto ontologico il comprendere in
s tutto ci che vallata ed escludere tutto ci che vallata non .
Questidea richiama la nozione aristotelica di limite, o confine che
dir si voglia, nozione secondo la quale lestremit di una cosa quel
termine primo al di l del quale non si pu pi trovare nulla della
cosa e al di qua del quale c tutta la cosa (Metafisica 17, 1022).
Pertanto, se la vallata come ogni vallata che si rispetti
delimitata da montagne e quindi da confini cosiddetti bona fide (si
veda in tal senso B. Smith, 1995) cio fondati su soluzioni di
continuit o incoerenze qualitative fra la vallata e ci che le sta
intorno, in questo caso sembra che lidentificazione dello statuto
ontologico della nostra vallata che passa attraverso laccertamento
dei suoi limiti sia cosa fatta. Invece non cos. La citata
definizione aristotelica di limite, nonostante sia di straordinaria
incisivit, non risolve il problema della vaghezza dei limiti: qual
la linea precisa che separa la vallata dalla montagna? Territorio:
statuto ontologico
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Si deve dunque presupporre una vaghezza ontologica (si veda
sullargomento A.C. Varzi, 2005, 2007, 2008) che alla base della
difficolt di attribuire uno statuto ontologico ai confini ed
implica anche la difficolt di definire gli oggetti che essi
delimitano. I limiti sono, rispetto alloggetto che delimitano,
sottodimensionali; il limite di una superficie piana
(bidimensionale) monodimensionale; il limite di un solido
(tridimensionale) bidimensionale; il vertice di una piramide
zerodimensionale. Gli oggetti, peraltro, per quanto ci appaiano
solidi e ben delimitati dalla loro superficie, sono per costituiti
da insiemi di particelle ciascuna delle quali circondata da un
ampio spazio vuoto. Si pone anche il problema dellappartenenza del
confine ad uno o allaltro degli oggetti che esso delimita, e ci
determina la crisi di alcuni principi dellontologia classica,
secondo la quale nello spazio occupato da un oggetto pu esistere
soltanto quelloggetto. Il problema della vaghezza pervade dunque i
nostri sforzi di interpretazione delle entit spaziali, anche quando
discontinuit fisiche molto evidenti sembrano definire (attraverso
il limite da esse imposto) entit precise, ponendosi come confini
bona fide e definendo apparentemente de re gli enti che esse
delimitano: si pensi alle catene montuose, ai fiumi, ai laghi, al
mare, etc. In realt, e rimanendo in ambito geografico, i confini
per lo pi non sono bona fide (ammesso che questi esistano), ma
confini fiat, per ritornare alla definizione di Smith, e cio
artificiali, non fondati su elementi di discontinuit nella realt,
ma presenti invece nella mente di un individuo o di una
collettivit. La distinzione fra confini bona fide e confini fiat, a
sua volta, molto sottile. Ci sembrerebbe di coglierla osservando,
ad esempio, il confine fra la Francia e la Spagna, demarcato dai
Pirenei, che definiremmo un confine naturale bona fide. Questultimo
certamente diverso dalle linee nette e squadrate che delimitano i
confini fra gli Stati degli U.S.A. o imposte come confini dal
colonialismo in Africa. Vaghezza e confini 1. Territori o sistemi
locali? Un tentativo di definizione fra strutture, forme e
sistemi
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Senza negare lesistenza della vallata solo perch non ne
conosciamo lesistenza, potremmo invece adottare una prospettiva
diversa e chiederci se loggetto vallata e i limiti che lo
definiscono non siano in larga misura un effetto del nostro modo di
percepirlo ed interpretarlo, per le nostre caratteristiche sia
biologiche (una mosca o un gatto vedranno la vallata diversamente
da noi) sia culturali. Ci potrebbe significare che non esistono
confini bona fide, ma che tutti i confini sono fiat e che le
rappresentazioni della realt riguardano entit de dicto,
rappresentazioni che losservatore formula partendo da elementi
primitivi del mondo reale il quale da altri organismi biologici
come il classico ed ipotetico extraterrestre che arrivi sul nostro
pianeta potrebbe essere interpretato in maniera completamente
diversa. In effetti, su scala ridotta, e in modo molto meno
significativo rispetto ad un confronto fra il nostro modo di vedere
le cose e quello dellextraterrestre, possiamo quotidianamente
renderci conto di come la lettura e la rappresentazione del
territorio cambino radicalmente a seconda che ci interessi la
geologia, la meteorologia o la geografia, poich ci fa cambiare i
confini stessi e gli enti da essi delimitati, e poich a chi si
occupa di geopolitica interesseranno i limiti unidimensionali
costituiti dai confini fra Stati o Regioni mentre al geologo
interesseranno i limiti bidimensionali che delimitano (si fa per
dire) gli strati della crosta terrestre. Inevitabilmente la nostra
lettura degli oggetti territoriali risente di un approccio
mereologico (la mereologia la teoria formale delle parti e delle
relazioni di parte) che non soltanto un artefatto culturale, ma una
struttura mentale dellessere umano. Conseguentemente, anche quando
pensiamo di utilizzare una prospettiva topologica in realt, per
concentrarci sui legami fra le parti che costituiscono il tutto,
opereremo pur sempre e in ogni caso una mereologia, ossia una
distinzione fra le parti. Anche se in alcuni casi (si pensi alla
musica) percepiamo gli enti come gestalt. Un approccio epistemico
basato sul concetto di forma potrebbe costituire una risposta
allastrazione dello strutturalismo, conciliando gli oggetti e la
dimensione del vissuto. Il concetto di forma pu apparire vago e
indeterminato, ma, daltro canto, anche lo stesso concetto di
milieu, non sembra dotato di una maggiore capacit definitoria.
Possiamo presupoporre che indipendentemente dellazione eclatante di
un supremo decisore il quale divida gli Stati come in una sorta di
scacchiera, nessun territorio preesiste alla sua rappresentazione.
Percezione e gestalt 1. Territori o sistemi locali? Un tentativo di
definizione fra strutture, forme e sistemi
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Daltro canto la teoria dei sistemi complessi (L. von
Bertalanffy, 1968) e laffermazione dei nuovi principi della logica
congiuntiva (pertinenza, olismo, teleologia, aggregativit), ci
suggeriscono come la rappresentazione riguardi non linsieme degli
oggetti del sistema, ma il tutto che essi costituiscono attraverso
i loro legami. Pertanto i sistemi locali sono creati dalla
percezione di una forma distinguibile allinterno del tutto e questo
rappresentarsi ed essere rappresentati li definisce.
Rappresentazione ed auto-rappresentazione della forma diventano cos
dinamica essenziale dei processi auto-organizzativi di sistemi
complessi adattivi come quelli locali. La cd. Teoria di Santiago
(H. Maturana e F.Varela, 1987) evidenzia come ogni organismo generi
un mondo che dipende dalla struttura dellorganismo stesso e dunque
anche dal suo modo di rappresentarsi ed essere rappresentato. A
questo punto accantonando la rassicurante idea di entit
territoriali de re e un approccio strutturalista che consenta di
cogliere i rapporti deterministici fra parti, di quantificare, di
misurare e di produrre artefatti della razionalit, perfettamente
rispondenti ad una realt oggettiva dobbiamo domandarci quali
approcci utilizzare per identificare ci che non struttura statica
ma sistema dinamico. Dobbiamo anche domandarci se il nostro modo di
percepire le cose ci porta ad una quasi inevitabile mereologia e
se, quindi, cogliere gli oggetti ed i loro legami in una visione
unica cos difficile quali forme di concettualizzazione si possono
utilizzare per definire i sistemi complessi. Questi interrogativi
sono tuttaltro che oziosi, poich le diverse prospettive si
riflettono in maniera determinante sia sulla delimitazione di
oggetti o sistemi territoriali sia sui processi di
cooperazione/competizione fra i diversi sistemi sia sullo sviluppo
e sulla crescita, cio in generale sui processi auto-organizzativi
connessi allautopoiesi del sistema. opportuno dunque riconfigurare
il filtro mereologico attraverso il quale osserviamo e
rappresentiamo il mondo (in un certo qual modo creandolo e
definendone la struttura) per uscire dalla direttrice riduzionista
dei rapporti deterministici fra le cose. Territorio e complessit 1.
Territori o sistemi locali? Un tentativo di definizione fra
strutture, forme e sistemi
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Secondo alcuni autori, appartenenti alla corrente della
Geografia umanistica, gli individui non si muovono in uno spazio
astratto, ma in uno spazio vissuto che la mente umana modella a
partire dallesperienza (A. Freemont, 1976). Al geotopo, ossia allo
spazio omogeneo per forma o configurazione di tipo funzionale o
sociale, si contrappone il luogo definito dallamore per esso
(topofilia), dallemotivit riconducibile allhabitus di simboli e
valori prodotti dalla cultura (Y. Tuan, 1976). Sia pur con alcune
incertezze, queste teorie introducono, anzi reintroducono, unidea
quella dei simboli e dei valori che caratterizza alcune, pi recenti
prospettive (si veda G. Dematteis, 2002) secondo le quali si
possono individuare rapporti di territorialit definiti
dallinterazione orizzontale, da quella verticale e da quella
simbolica. Si pensi ad esempio, allapproccio di D. Harvey (1973;
2006) pur tenendo ferma lidea dello spazio newtoniano (spazio
assoluto) propone altre modalit di lettura, sia in senso relativo
sia in senso relazionale. Secondo lAutore, lo spazio va
interpretato considerando tutte e tre le prospettive. Ancor pi
vicina allidea di forma che a quella di struttura appare la
prospettiva di H. Lefebvre (1991), il quale distingue lo spazio
dellesperienza sensoriale (che lAutore definisce spazio materiale)
dallo spazio come oggetto di categorie concettuali
(rappresentazione dello spazio) e dallo spazio come entit vissuta
(spazio della rappresentazione). Concezione, questultima, molto
simile a quella di Y. Tuan precedentemente citata. Lapproccio della
geografia umanistica 1. Territori o sistemi locali? Un tentativo di
definizione fra strutture, forme e sistemi
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Lapproccio gestaltico Linterazione simbolica, ci suggerisce,
senza esaurirlo, il concetto di forma, il quale pu essere
utilizzato al fine di garantire una conciliazione fra la potenza
della visione strutturalista e lespressivit della visione
sistemica. La nostra vallata pu essere considerata come un oggetto
di percezione gestaltica, ossia come una forma. In tal modo sarebbe
soddisfatto anche il senso comune, al quale sono estranei gli
interrogativi tipici dellontologia (quale, ad esempio: Questa zolla
di terra fa parte della montagna o della vallata?). La nostra
vallata un sistema, composto di sotto-sistemi, il quale a sua volta
si relaziona con sistemi pi ampi, che la nostra mente rappresenta
in gestalt, aggregati delle proprie percezioni, trovando fra gli
elementi che le compongono relazioni che ne fanno un unicum. Cos,
la Sicilia una gestalt (ma pure unentit de re, definita da confini
bona fide, essendo unisola); la provincia di Ragusa una gestalt, ed
pure un ente de dicto definito da confini fiat; la Valle
dellIrminio una gestalt ed pure un ente intermedio fra il de re e
il de dicto, in quanto definita da elementi fisici e da confini
bona fide, ma anche da cultura e convenzioni che hanno influito sui
rapporti spaziali. Il concetto di forma ci permette di bypassare i
problemi logico-filosofici riguardanti lo statuto ontologico degli
enti e la vaghezza di limiti e confini. Gli oggetti gestaltici sono
riconoscibili anche quando subiscono variazioni determinate dalla
loro dinamica. Un bosco tale anche se ogni giorno muta per effetto
delle sue dinamiche; anche una sinfonia immediatamente
riconoscibile indipendentemente dalle interpretazioni diverse dei
direttori dorchestra. In questi casi esiste dunque una forma che
definisce loggetto. Ritornando alla questione dei limiti, si
potrebbe azzardare anche una piccola suggestione estetica,
domandandoci se il confine fra gli eventi estate e autunno meglio
rappresentato dalla data del 21 settembre sul calendario gregoriano
o dallultimo movimento dellEstate e dal primo movimento dellAutunno
di Vivaldi. La pianificazione strategica dei sistemi locali, in
quanto espressione di razionalizzazione del processo auto-
organizzativo, dovrebbe dunque, partire sempre da unidea di forma o
da un desiderio di forma o meglio da entrambe le cose e solo in un
secondo momento, pur se immediatamente successivo, dovrebbe
concentrarsi sulla rappresentazione del sistema e delle sue
dinamiche.
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La loro forma, il modo con il quale osservatori che si trovano
in posizioni diverse rispetto al sistema lo percepiscono. Ci si
riferisce, in particolare, alla percezione del sistema da parte di
osservatori esterni al sistema stesso (ad esempio un potenziale
turista o un potenziale investitore) ovvero alla percezione del
sistema da parte di osservatori interni (ad esempio il turista o
linvestitore; cos come limpresa e lamministrazione locali, i
cittadini, etc.). evidente che il cambiamento di prospettiva
implica un passaggio da livelli pi deboli di creazione a livelli pi
intensi di generazione. La percezione di forma da parte di un
soggetto esterno al sistema locale pu determinare spinte creative
che influenzano lo stesso sistema locale. Ad esempio, lidea che la
Commissione europea si fa di un territorio in area Convergenza,
attraverso il filtro delle rilevazioni dellEurostat, determina la
produzione di politiche e di conseguenti atti normativi che
influenzano il sistema locale creando una nuova forma. Anche lidea
che Svedesi, Danesi o Tedeschi hanno nel loro immaginario
collettivo della Sicilia, sentendo parlare di Mafia o leggendo Il
giorno della civetta o i romanzi di Camilleri, a sua volta crea
attraverso una percezione di forma dinamiche e livelli del sistema.
Se ci spostiamo allinterno del sistema, pi evidente il modo con il
quale i soggetti che sono dentro al sistema generano il sistema
stesso. In altri termini, le forme percepite del sistema locale
generano il sistema stesso e il fatto che la percezione sia interna
o esterna al sistema cambia la natura del rapporto fra percezione e
oggetto percepito (creazione/generazione), ma non necessariamente
cambia gli effetti produttivi. Ad esempio, il modo con il quale i
turisti nordeuropei percepiscono larea ragusana o parti di essa
influenzer la percezione che i Ragusani hanno della stessa area, al
punto che per certi versi la gestalt territoriale potrebbe non
avere nessun riferimento oggettivo con il sistema locale (ammesso
che possa esistere un riferimento oggettivo). I famosi luoghi di
Montalbano non sono nellimmaginario collettivo e dunque nella
gestalt risultante da tale immaginario quelli descritti nei
romanzi, ambientati nellarea agrigentina, ma sono quelli proposti
nello sceneggiato televisivo, ambientato nellarea
ragusana/siracusana. Questi ultimi sono diventati i luoghi di
Montalbano anche per Ragusani e Siracusani, formando la loro
gestalt territoriale e influenzando il sistema anche attraverso la
concreta realizzazione di strategie turistiche. Tutto questo non pu
far perdere di vista gli oggetti reali del sistema locale, i quali
pur nella loro vaghezza hanno uno statuto ontologico. Bisogna
dunque tentare di mettere in relazione tali oggetti fra di loro in
una logica sistemica, e bisogna verificare come la percezione della
forma del sistema muti sia gli oggetti sia le loro relazioni. 1.
Territori o sistemi locali? Un tentativo di definizione fra
strutture, forme e sistemi Generazione/creazione della forma
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1. Territori o sistemi locali? Un tentativo di definizione fra
strutture, forme e sistemi Generazione/creazione della forma
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La Figura precedente mostra come le dinamiche del sistema e, in
particolare, linterazione fra dotazioni immateriali e dotazioni
materiali generi unonda la cui frequenza e la cui ampiezza sono
determinate dallazione delle risorse (espressione dinamica delle
dotazioni materiali) e dallazione delle vocazioni (espressione
dinamica delle dotazioni immateriali); la portante energetica
dellonda dipende non solo dalla quantit delle dotazioni, ma anche
dallefficienza delle loro interazioni e dalleliminazione di
dissipazioni dellenergia. Londa, dotata di una sua frequenza e
modulazione caratteristiche, agisce allinterno di spazi di
risonanza che a loro volta producono assetti delle dotazioni sia
materiali sia immateriali, in un ciclo causale continuo. Ci provoca
continui cambiamenti del clinamen ossia dellinclinazione/tendenza
caratteristica del sistema, da cui derivano cambiamenti della
percezione (sia dallinterno sia dallesterno) della forma. Come per
s gi detto, la percezione creativa/generativa e pertanto essa
influenza londa caratteristica. Questa lettura appare suggestiva
anche con riferimento a quanto precedentemente visto a proposito
dellinterpretazione dello spazio e delle soluzioni proposte da chi
(v. supra D. Harvey, 1973, 2006; H. Lefebvre, 1991) ha distinto fra
spazi in senso fisico e spazi in senso concettuale. In effetti,
tenere in debito conto linterazione fra le dimensioni materiali e
immateriali, oltre a costituire una suggestione di isomorfismo
scientifico, rappresenta un possibile modello di interpretazione
realmente topologica del sistema locale. 1. Territori o sistemi
locali? Un tentativo di definizione fra strutture, forme e sistemi
Generazione/creazione della forma
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Modelli dinamici: un pretesto per parlare di
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2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo La meravigliosa societ
delle Teste Lustre Le Teste Lustre sono una piccola comunit che
vive in una regione interna e selvaggia di un continente
immaginario. Il nome Teste Lustre (libera traduzione del nome con
cui i nativi si autodefiniscono, cio Tulaba) deriva dal fatto che
donne e uomini, vecchi e bambini, si rasano a zero la testa e si
lucidano la cotenna con le foglie di una pianta oleosa spontanea
chiamata Pigo Pago. Le teste meglio rasate e pi lucide sono
particolarmente apprezzate e sono un elemento fondamentale per
stabilire gerarchie, rapporti sociali (compresi i matrimoni, giacch
gli uomini e le donne con le teste pi lucide, rotonde e rasate sono
ritenuti particolarmente attraenti), etc. Rimanendo sul tema della
dimensione culturale della comunit delle Teste Lustre, sappiamo che
essi sono animisti, praticano il culto degli antenati e ogni anno
(allequinozio di primavera) svolgono una cerimonia durante la quale
buttano nel fiume (che attraversa il loro territorio) le lame
utilizzate tutto lanno per rasarsi la testa. La produzione
artistica dominata dal tema della testa lustra: a parte i citati
rasoi rituali (finemente lavorati da artigiani abilissimi nella
forgiatura e nellincisione dei metalli), i motivi ornamentali dei
tessuti (di fibra vegetale ricavata sempre dal Pigo Pago)
richiamano la sfericit. Statuette di legno accuratamente levigato
rappresentano i grandi vecchi con enormi teste sferiche e lisce. Le
tradizioni sono tramandate oralmente. La struttura
politico-amministrativa di questo popolo caratterizzata dalla
presenza di un Capo villaggio (con poteri assoluti), di un
Consiglio degli anziani (che ha grande influenza sulle decisioni
del capo villaggio) e di uno Stregone con funzioni di guaritore e
di conservatore della religione e dei riti. Le Teste Lustre
dominano un territorio di circa cinquanta chilometri quadrati. Di
questi, il 99% foresta, lo 0,9% superficie agricola disponibile
(peraltro non tutta sfruttata) e lo 0,1% occupato dal villaggio
(abitazioni, aree comuni, etc.). Gli abitanti sono 1.500. Il saldo
demografico prossimo allo zero. SEGUE
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Come si pu intuire dallutilizzo dello spazio territoriale, le
risorse alimentari provengono prevalentemente dalla caccia e dalla
raccolta di frutti e piante selvatiche. Lagricoltura e lallevamento
hanno uno sviluppo minimo: piccoli orti, una o due capre per
famiglia, qualche gallina e limmancabile maiale (ad uso
cerimoniale). Le Teste Lustre hanno ottime produzioni artigianali:
sono abilissimi nel lavorare i metalli (le famose lame!), il legno
(sia per la produzione artistico/rituale sia per usi funzionali) ed
i tessuti (la cui lavorazione riservata, anche per motivi
religiosi, alle donne). Per meglio definire la dimensione economica
della societ in esame possiamo dire che esiste un primordiale
concetto di propriet privata (ad esempio per gli oggetti personali
e per labitazione) basato sulluso dei beni. Esistono funzioni di
scambio (ad esempio fra artigiani e cacciatori), mentre alcune
attivit hanno carattere mutualistico (ad esempio tutta la comunit
partecipa alla costruzione o riparazione degli edifici, anche nel
caso in cui questi non siano di uso collettivo). Il territorio
delle Teste Lustre confina con quello dei Piedi Pelosi (libera
traduzione della denominazione Pedaz; questa popolazione indossa
calzature di pelliccia). Le due popolazioni vivono tendenzialmente
in pace anche se non mancano contrasti fra cacciatori nelle aree di
confine fra i due territori e ci accade, ad esempio, quando una
preda ferita da un Piedi Pelosi fugge oltre il confine e viceversa.
Queste controversie sono risolte dai contendenti sulla base di
consuetudini (cio una bella scazzottata!) e senza far ricorso alle
autorit. Nel territorio dei Piedi Pelosi si trovano ricchi
giacimenti di metallo. I Piedi Pelosi lo estraggono e, attraverso
primitivi ma efficaci metodi siderurgici, lo trasformano in barre
che scambiano con le Teste Lustre (come abbiamo detto dedite
allarte della forgiatura) contro altri prodotti (in particolare
tessuti). 2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo
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Ora, se partiamo dal presupposto che le Teste Lustre sono
felici di ci che hanno e siccome non abbiamo (almeno per il
momento) motivo di creare guerre o calamit che rompano lequilibrio
della loro piccola comunit (sarebbe troppo facile!) ci troveremmo,
osservando il sistema sotto il profilo della relazione fra risorse
e bisogni, di fronte al modello rappresentato dalla Figura 1. 2.
Modelli dinamici: crescita e sviluppo La societ delle Teste Lustre:
un sistema in equilibrio? SEGUE
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Il modello ci mostra il rapporto fra risorse e bisogni. Caccia
e agricoltura, generando prodotti, soddisfano i bisogni alimentari;
lartigianato ed il commercio (interscambio con i Piedi Pelosi)
soddisfano altri bisogni materiali (prodotti in legno per le
suppellettili e la costruzione degli edifici, tessuti, manufatti in
metallo, etc.); le risorse culturali soddisfano i bisogni
immateriali. Quello cui ci troviamo di fronte non per un sistema
adattivo: i flussi, infatti, sono unidirezionali (dalla risorsa al
soddisfacimento del bisogno) e non esistono flussi di feed-back. Il
flusso di valore (prodotti o valori culturali) dalla risorsa
allutilizzatore di essa la risposta ad un livello costante di
bisogno: la popolazione non cresce e i singoli individui hanno
tutto ci che serve loro. Anche il livello delle risorse si mantiene
costante poich esse si rinnovano e dunque il livello di bisogno non
incide sul livello delle risorse. Il sistema non presenta cicli
causali e non presenta strutture dissipative (che generano
entropia). Se, in passato, il sistema ha espresso capacit
autopoietiche, in questo momento esse non si osservano. Il sistema
non cresce, non decresce, non muta nella sua forma. dinamico, ma
non adattivo: quasi una macchina banale, senza (nemmeno in
prospettiva) alcun comportamento emergente. Quando nei sistemi
adattivi si verificano perturbazioni che determinano un
allontanamento dai valori medi (perdita di equilibrio), si
evidenziano a seguito della propriet di auto-organizzazione spinte
evolutive (cio scelte in corrispondenza delle biforcazioni). Alla
base della teoria dellautopoiesi, c dunque, la capacit di
apprendere. Le popolazioni dotate di capacit di apprendimento sono
favorite (in relazione allautopoiesi) rispetto a quelle che
presentano un comportamento di ottimale adattamento, che cio
scelgono il comportamento immediatamente favorevole e massimizzano
gli strumenti di cui dispongono. Se cos, ci troviamo in presenza
ancora una volta di una rottura del metodo logico-matematico
classico, di un'altra concessione di dominio della razionalit
deterministica e riduzionistica alla razionalit limitata e alla non
linearit. Lequilibrio complessivo non una condizione
necessariamente desiderabile, come avremo modo di osservare pi
avanti. In effetti, in questa fase dellosservazione della societ
delle Teste Lustre, lequilibrio che si riscontra deriva
dallapplicazione della nozione economicista di equilibrio. evidente
che la societ delle Teste Lustre, sotto il profilo del rapporto fra
bisogni e risorse (e dunque se applicassimo, in questo momento, il
modello matematico di Walras) apparirebbe in equilibrio, ma come
vedremo cos non . 2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo
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Quando eravamo bambini e cadevamo, ci dicevano che saremmo
cresciuti. Lo stesso ci dicevano quando eravamo a letto con qualche
malattia esantematica. Se piangevamo, ci sarebbero venuti gli occhi
belli, e, quando ci cadevano i denti, San Nicola era l, pronto a
barattarli con qualche monetina. Ci nonostante, una volta diventati
adulti, pochi di noi giocano a basket e nessuno si arricchito
commerciando con San Nicola! Lidea, certamente rassicurante, di un
cambiamento positivo conseguente alla malattia, alla sofferenza,
alla paura, insomma al marasma, al disordine, alla crisi (sia in
senso lato sia con specifico riferimento ai sistemi socio-economici
di cui qui ci occupiamo), presente sia pure in misura e con
espressioni diverse in tutte le culture e per lo pi con una
connotazione etico- religiosa. Certamente questidea ha una sua
dignit, rafforzata peraltro dallevoluzionismo e dalle sue infinite
declinazioni anche al di fuori dellambito della biologia. vero,
infatti, che gli organismi viventi e le societ umane rispondono ai
cambiamenti che minacciano le loro funzioni vitali sia adattandosi
sia modellando lambiente. Ma, considerando che dal letto non ci si
alza pi alti, e che qualcuno non si alza affatto, considerando che
interi popoli sono stati cancellati dalla faccia della Terra e che,
quindi, la crisi non sempre genera crescita/sviluppo; considerando
anche che ogni crisi produce dissipazione di risorse non
rinnovabili (avvicinando i sistemi allentropia), non possiamo
allora pensare a modelli di crescita/sviluppo anche al di fuori
dellequazione malasorte=crescita/sviluppo? Non possiamo cio
immaginare lesistenza di dinamiche che innescano lautopoiesi a
partire da qualcosa di diverso dalla corruzione e dal malgoverno,
dalle guerre, dalle carestie, dal depauperamento delle risorse, dai
disastri naturali? Non ho la pretesa di dare una risposta a queste
domande, ma mi accontento di proseguire il cammino procedendo nel
ragionamento e ritornando alle Teste Lustre, per vedere se
possibile pensare ad unautopoiesi che non sia dominata da un
qualche miracolo o da una qualche disgrazia, che non ritengo
opportuno (nel mio ruolo di imperfetto creatore del mondo delle
Teste Lustre) di infliggere ad una popolazione cos simpatica. 2.
Modelli dinamici: crescita e sviluppo Oltre lequazione
malasorte=crescita/sviluppo
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Il modello rappresentato nella figura 1 ci ha descritto la
relazione fra sistema delle risorse e sistema dei bisogni,
evidenziando una dinamica priva di causalit. Le Teste Lustre hanno
un modello socio-economico che non determina variazione del livello
delle risorse: le risorse forestali si rinnovano, cos come la
capacit generativa della superficie agricola e quella riproduttiva
del bestiame. In effetti, anche le Teste Lustre sfruttano risorse
non rinnovabili (il metallo che importano dai Piedi Pelosi) e sono
anche una comunit poco virtuosa in questo, poich compiono uno
spreco quando buttano i rasoi nel fiume. Ma questo (almeno per il
momento) possiamo considerarlo un comportamento ininfluente sul
bilancio risorse/bisogni. Eppure, anche nel sistema rappresentato
nella figura 1, un ciclo causale fra risorse e bisogni esiste. Se,
infatti, prendiamo in considerazione il sotto-sistema culturale,
possiamo evidenziare una precisa relazione causale dalla quale
deriva un flusso di feed-back. Le Teste Lustre hanno un sistema
culturale nel quale le conoscenze elaborate nel corso dei secoli si
sono stratificate ed accumulate nel loro patrimonio di conoscenze,
tradizioni, regole sociali, etc. Questo patrimonio, attraverso la
conservazione e la trasmissione della cultura (trasmissione orale
tramite il processo educativo, perpetuazione rituale attraverso il
culto religioso, sussunzione delle consuetudini in un sistema di
regole), tramandato ad opera del Capo villaggio, del Consiglio
degli anziani, dello Stregone, ma anche delle famiglie, dei
guerrieri, dei cacciatori, degli artigiani, insomma di tutti i
componenti della comunit che cos, in un processo circolare,
producono altre conoscenze rielaborando quelle esistenti. Questo
tipo di risorsa (immateriale) non soltanto si rinnova, ma si
accresce: il ciclo causale poich il bisogno immateriale produce
patrimonio culturale il quale produce a sua volta bisogni, in un
ciclo virtualmente infinito rappresentato nella figura 2. SEGUE 2.
Modelli dinamici: crescita e sviluppo Estensione al sistema delle
Teste Lustre di dinamiche causali
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2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo A questo punto
necessario porsi una domanda: un sistema complesso, composto quindi
da sottosistemi diversi, uno dei quali presenta dinamiche causali,
pu essere definito causale? La risposta, affermativa, da rinvenire
nel principio di non decomponibilit dei sistemi complessi: le
qualit di una parte determinano le qualit del tutto anche creando
qualit completamente nuove, ossia emergenti! Del resto, che la
qualit della causalit estesa allintera dinamica del sistema
dimostrato nella figura 3. SEGUE
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2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo SEGUE
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Prima di semplificare il modello sopra illustrato, al fine di
renderlo utilizzabile per i passaggi successivi, faccio notare come
la dinamica principale (in quanto diretta) fra il sistema delle
risorse e quello dei bisogni rappresentata dal loop causale fra
cultura e conoscenza (ossia il patrimonio stratificato di
conoscenza, sapere cultura, tradizioni, etc.) e bisogni immateriali
(ossia bisogni di status, di appartenenza e amore, di sicurezza,
etc.). Questo loop causale si caratterizza per il fatto che il
livello dei bisogni cresce allaumentare della diffusione della
cultura e da ci consegue un aumento dellelaborazione di nuove
conoscenze (flusso di feed- back) che aumenta il livello del
patrimonio culturale. Questo loop principale genera altri cicli
causali. In particolare: 1) il patrimonio culturale genera flussi
che influenzano tutte le attivit produttive. Tali flussi sono stati
indicati come know-how, al fine di sottolineare il fatto che la
cultura si concretizza in competenze tecnologiche (miglioramento
delle tecniche di caccia, di quelle agronomiche e zootecniche, di
produzione artigianale e di quelle commerciali). La tecnologia
aumenta laccessibilit e la fruizione delle risorse disponibili. Il
flusso di feed-back rappresentato dal processo creativo (nello
schema: creativit) che deriva dalla prassi applicativa delle
conoscenze e dalla loro costante rielaborazione (attraverso
variazioni dei procedimenti tecnici dovuti anche ad errori oltre
che ad uneffettiva ricerca di miglioramenti). Questo flusso di
feed-back si accumula nel patrimonio culturale generando nuovo
know-how; 2) i bisogni immateriali, attraverso lemergere di
desideri e vocazioni, determinano i livelli dei bisogni alimentari
e degli altri bisogni materiali. I nuovi livelli di consumo
determinano diversi modelli sociali (flusso di feed-back) che
incidono sul livello dei bisogni materiali. Ed ora prima di
continuare, per dirla al modo di Alexander, sintetizziamo la forma!
SEGUE 2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo
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Secondo quanto fin qui detto, le Teste Lustre appaiono come una
popolazione fortunata. La loro comunit non ha particolari problemi
di approvvigionamento di risorse materiali, al punto che lassenza
di crescita demografica sembra un effetto dellassetto
socio-culturale pi che derivare dalla limitatezza delle risorse
disponibili. La loro cultura viva e attiva e, come abbiamo visto,
presenta dinamiche causali che rendono evidente la capacit
autopoietica del loro sistema sociale. Sulla base di queste
osservazioni, le Teste Lustre sembrano trovarsi in una situazione
abbastanza simile a quella di Adamo ed Eva nel giardino dellEden.
Tuttavia le Teste Lustre, al pari di Adamo ed Eva, raccolgono il
frutto dellalbero della conoscenza. Come ho gi detto, affrontare le
definizioni di equilibrio, crescita e sviluppo utilizzando il
facile espediente dellavvento di fatti traumatici non mi sembra
giusto nei confronti di questa simpatica popolazione n utile ai
fini dellanalisi che sto qui conducendo. Lidea, invece, quella di
analizzare equilibrio, crescita e sviluppo di questa societ
partendo, in particolare, dalla principale dinamica causale
individuata attraverso la figura n. 4, dinamica che sidentifica con
la capacit autopoietica dei CAS, che attiva indipendentemente da
macro-eventi o da eventi esterni al sistema e che alimentata, se mi
si fa passare lespressione nave, anche dai piccoli accadimenti
della vita quotidiana. Non introdurr, dunque, macro-eventi negativi
(guerre, calamit naturali, etc.) o positivi (scoperte scientifiche
rivoluzionarie, improvviso aumento delle risorse, per esempio a
seguito della scoperta di giacimenti minerari, etc.). Va rilevato
che uno dei sotto-sistemi (quello culturale) presenta una crescita
e che, anche tenendo fermo il livello di bisogni e di risorse
materiali, gi il sistema (per il principio di non decomponibilit,
da cui discende anche il principio di ordine esteso, ed anche
soltanto per loperare delle leggi matematiche degli insiemi)
cresce, perch, ferme restando le altre dimensioni, cresce un suo
sotto-sistema. Abbiamo visto che, proprio per la dinamica del
sistema, anche il sotto-sistema dei bisogni e delle risorse
materiali subisce una forte influenza dal ciclo causale dei bisogni
e delle risorse immateriali (ordine esteso). SEGUE 2. Modelli
dinamici: crescita e sviluppo La fortuna delle Teste Lustre
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Le conoscenze tecnologiche possono generare nuove risorse
materiali oppure ridurre il consumo dei fattori (energia, tempo,
lavoro, materie prime) necessari a renderle disponibili. Ad
esempio, cacciare con le trappole, invece che con la lancia o con
arco e frecce, potrebbe liberare unimportante frazione di tempo del
gruppo dei cacciatori (i quali potrebbero partecipare pi
attivamente alla vita politica e culturale della comunit), oppure
potrebbe produrre una maggiore quantit di risorse alimentari, cos
come potrebbe causare il verificarsi di entrambi i fenomeni; daltro
canto, la nuova situazione potrebbe modificare anche alcuni assetti
produttivi (per esempio, le attivit artigianali). La maggiore
quantit di tempo a disposizione dei cacciatori potrebbe anche
essere dedicata alla coltivazione ed allallevamento e questo, a sua
volta, potrebbe far maturare nuove vocazioni, nuovi desideri,
derivanti dal consolidamento di nuovi modelli sociali: lagricoltura
e lallevamento hanno caratteristiche meno aleatorie rispetto alle
attivit di caccia e raccolta, e dunque soddisfano il bisogno di
sicurezza (appartenente al gruppo dei bisogni immateriali). Da
questi nuovi bisogni possono derivare nuovi modelli sociali. I
cacciatori, ad esempio, passando pi tempo al villaggio,
parteciperebbero di pi alla vita familiare e alleducazione dei
figli, starebbero pi a contatto con gli anziani e con gli
artigiani, qualcuno di loro potrebbe persino decidere di diventare
agricoltore a tempo pieno. Tutte le circostanze fin qui descritte
potrebbero anche causare un aumento demografico, se non altro per
limportante contributo alla vita familiare che gli uomini
potrebbero dare. In ogni caso, il sistema combinato di produzione
di risorse alimentari provenienti dallagricoltura/allevamento e
dalla caccia/raccolta, aumentando i livelli di sicurezza
alimentare, potrebbe produrre una spinta allincremento demografico.
Ora, come ho detto allinizio di questa trattazione, non tutta la
superficie potenzialmente agricola sfruttata dalla Teste Lustre,
quindi, fino ad un certo punto, il processo sopra descritto
potrebbe rappresentare, sul piano del sotto-sistema delle risorse e
dei bisogni materiali, una variabile pressoch ininfluente per la
generazione di un ciclo causale. Ad un certo punto, per, la
superficie agricola disponibile potrebbe non essere pi sufficiente
o potrebbe essere percepita come non pi sufficiente. 2. Modelli
dinamici: crescita e sviluppo
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Declino ogni responsabilit. Hanno fatto tutto loro. Ad un certo
punto, le Teste Lustre le quali hanno sfruttato a pieno la
superficie agricola utilizzabile (cio quella libera dalla foresta)
e lo hanno fatto perch hanno progressivamente maturato nuove
conoscenze, che hanno generato nuovi bisogni, che hanno generato
nuovi assetti sociali decideranno di trasformare sempre maggiori
quantit di superficie forestale in superficie agricola. Lo sviluppo
dellagricoltura su scala pi ampia produce un aumento demografico (e
nuove braccia per lagricoltura) e ci comporta, a sua volta, la
necessit di altra superficie agricola. Anche lassetto urbanistico
deve cambiare, sia con una crescita del villaggio (poich aumentato
il numero degli abitanti) sia con la realizzazione di nuclei
abitativi a servizio dei terreni pi distanti dal villaggio: nascono
vere e proprie fattorie, e comincia a porsi il problema di una pi
ampia infrastrutturazione sia per approvvigionare le fattorie sia
per collegarle con il centro urbano sia per realizzare spazi
adibiti allo scambio (derrate alimentari, manufatti, etc.).
Limpulso per lindustria enorme, dato laumento di domanda di
prodotti delledilizia, di attrezzi agricoli, di carri per il
trasporto di merci e persone, eccetera. La costruzione di una nuova
casa o la riparazione di una casa esistente non pi lespressione di
un mutualismo comunitario, ma diventano appannaggio di specifici
artigiani. Allaumentare della specializzazione produttiva muta il
senso della propriet privata. Luso dei beni comuni necessita di
nuove regole e di nuove forme di governo. La specializzazione
produce anche la necessit di una regolamentazione degli scambi
commerciali, sia allinterno sia verso lesterno. Ancora non esiste
la moneta, ma si affida al Consiglio degli anziani lincarico di
fissare dei parametri di scambio. La dinamica dei poteri
istituzionali cambia. I poteri assoluti del Capo villaggio trovano
un forte contrappeso nel potere di politica economica di un organo
collegiale e non elettivo. Possiamo anche immaginare un ulteriore
frazionamento del potere di governo derivante dallaffidamento ad un
organo appositamente costituito e al quale partecipa anche lo
Stregone (in rappresentanza della legge morale) con funzione di
regolamentazione delle controversie. A questo punto vediamo come si
modificato il ciclo causale (figura 5). SEGUE 2. Modelli dinamici:
crescita e sviluppo La societ delle Teste Lustre verso la
crisi
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2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo SEGUE
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Il ciclo sopra illustrato porter la societ delle Teste Lustre
alla crisi. Si potrebbe ipotizzare, infatti, che laumento continuo
della superficie agricola e la diminuzione della superficie
forestale (anche a seguito dellaumento dellarea abitativa)
ridurranno la disponibilit di materie prime tratte direttamente dal
bosco (oltre ai frutti ed alla cacciagione, anche la legna, le
fibre naturali e il prezioso Pigo Pago). Ricordiamo, poi, che
linterscambio con lesterno bastato sulla produzione di tessuti e
che lo sviluppo di agricoltura e industria ha aumentato il
fabbisogno di metallo contro il quale tali tessuti erano scambiati.
Anche laumento della popolazione causa un maggior consumo interno
di tessuti. Che dire, poi, dei preziosi rasoi rituali? Essi forse
non potranno pi essere gettati nel fiume, cos determinandosi
labbandono di una secolare tradizione, con forti influenze sul
patrimonio culturale delle Teste Lustre e sui loro costumi. E che
ne sar della stessa lucidatura delle teste, resa sempre pi
difficile per la riduzione del Pigo Pago? E se, a questo punto, il
disperato bisogno di metallo, di risorse forestali e di altro
terreno agricolo spingesse le Teste Lustre a considerare la
possibilit di abbandonare la propria indole pacifica, e ad
attaccare i Piedi Pelosi? Potremmo andare avanti cos molto a lungo
oppure potremmo tracciare percorsi evolutivi diversi, ma ci che
emerge chiaramente quantomeno in termini di suggestione per una pi
approfondita analisi critica dei modelli di sviluppo che la crisi
dei sistemi non determinata da una perdita di equilibrio, poich il
disequilibrio intrinseco alla capacit autopoietica, ma piuttosto
dallentropia, intesa come perdita irreversibile di energia. Nel
caso delle Teste Lustre, le strutture dissipative si determinano
nelle scelte di sviluppo che non tengono conto della limitata
rinnovabilit delle risorse. Se, da un lato, la capacit autopoietica
del sistema alimentata dal sotto-sistema dei bisogni e delle
risorse immateriali (queste s, non solo si rinnovano, ma crescono
in modo teoricamente illimitato) aumenta, daltro canto le risorse
materiali si riducono. come se quella stessa capacit che consente
alle organizzazioni sociali di crescere e svilupparsi, adattandosi
e modellando lambiente, generasse anche la loro fine. 2. Modelli
dinamici: crescita e sviluppo
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La societ delle Teste Lustre appariva, alla prima osservazione,
come un sistema in equilibrio, capace di conservarsi attraverso un
uso delle risorse materiali che oggi definiremmo sostenibile.
Tuttavia, un sistema adattivo presenta processi autopoietici che
sono finalizzati non solamente alla propria conservazione, ma anche
alla propria crescita. Abbiamo visto come le risposte di
adattamento possano generare importanti cambiamenti del sistema
anche senza eventi di natura macroscopica o traumatica. Ci deriva,
nel caso delle Teste Lustre e, possiamo dire, nel caso di ogni
societ umana, da un continuo processo di apprendimento ben
rappresentato dal ciclo causale fra risorse immateriali e bisogni
immateriali. Abbiamo anche visto che proprio questultimo ciclo
dinamico pu essere esteso allintero sistema delle Teste Lustre,
influenzando fortemente il rapporto fra risorse materiali e bisogni
materiali e provocando anche allinterno di tale sotto- sistema un
ciclo causale. E, fino a qui, il sistema potrebbe non presentare
strutture dissipative, consentendo una crescita che non muti
radicalmente, n in senso positivo n in senso negativo, la dinamica
del sistema nel suo complesso. Se per ragionassimo in questo modo,
trascureremmo un fatto fondamentale e cio la natura diversa delle
risorse materiali (limitate) e di quelle immateriali (illimitate).
Nel momento in cui la stratificazione delle risorse immateriali
(accumulo dei flussi in livello) genera diversi livelli di bisogni
immateriali e, in conseguenza di ci, bisogni materiali che portino
ad un uso non sostenibile delle risorse materiali, allora si
verifica unevidenza dissipativa. Questo, di per s, pur costituendo
un elemento di crisi, anche lo stimolo per ulteriori risposte del
sistema, le quali sicuramente tenderanno a far s che il sistema si
conservi, ma che non necessariamente raggiungeranno tale obiettivo.
A questo punto ci domandiamo: in che misura crescita e sviluppo
sono due concetti diversi? Secondo la definizione ricorrente, la
crescita una modalit di mutamento, sostanzialmente graduale e
incrementale, mentre lo sviluppo un cambiamento repentino. Ci
troveremmo, dunque, nel primo caso di fronte ad un vettore
rettilineo o ad una curva e, nel secondo caso, ad un andamento
scalare. In sostanza, la crescita comporterebbe unevoluzione
allinterno del medesimo sistema di idee, mentre lo sviluppo
comporterebbe il passaggio da un sistema ad un altro. SEGUE 2.
Modelli dinamici: crescita e sviluppo Sulle definizioni di
equilibrio, crescita e sviluppo: alcune note suggerite dalla storia
delle Teste Lustre
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Per quanto concerne la prima definizione della coppia
crescita/sviluppo, si pu sollevare lobiezione che segue. Dal punto
di vista logico-matematico, e con particolare riferimento ai
sistemi complessi (e, fra questi, ai CAS), un cambiamento un
cambiamento e i suoi effetti riguardano lintero sistema. Ci conduce
ad un parziale abbandono del rapporto di diretta proporzionalit fra
entit di un fenomeno (ossia la sua portata in termini di quantit)
ed effetti dello stesso sul sistema. Tale rapporto, cio, pu esservi
o non esservi e qui sarebbe fin troppo scontato il riferimento al
battito delle ali della farfalla di Lorentz. Nel caso delle Teste
Lustre, ad esempio, una crescita del bisogno di prodotti agricoli
pu produrre crescite corrispondenti del livello di disboscamento
secondo un andamento lineare (ad esempio, per ogni unit di aumento
della popolazione, si disbosca un ettaro di foresta) e, dunque,
limpatto del processo di crescita potrebbe teoricamente non
cambiare la forma del sistema, la sua dinamica complessiva, fino a
quando non si raggiunge una massa critica. Ma se invece teniamo in
considerazione il sistema delle risorse immateriali e dei bisogni
immateriali, dovremmo domandarci quale linearit pu esistere nella
sequenza di effetti determinata da una corrispondente serie, ad
esempio, di piccoli progressi tecnici. In effetti, forse, quella
che interpretata come vettore lineare o come curva, anche se
caratterizzata da una sua progressivit, in realt costituita se la
osserviamo da vicino da una microscalarit che produce effetti anche
piccoli ma continui sul sistema, magari con tempi e modalit diversi
rispetto al salto che pu essere determinato da un cambiamento
macroscopico. La seconda definizione mi convince di pi. In effetti,
ripercorrendo la storia delle Teste Lustre, si nota che esiste una
prima fase in cui, nonostante sia in atto un processo di crescita
(che poi, se la prima obiezione valida, anche un processo di
sviluppo), il sistema sembra mantenere i propri assetti (la propria
forma). Poi, il raggiungimento di una massa critica di alcuni
livelli rispetto ad altri determina la crisi del sistema, forse la
sua morte, sicuramente un suo radicale mutamento di forma.
Ricordiamoci, ad esempio, che il decadere della radicata tradizione
di rasarsi e lucidarsi la testa distrugge lo stesso principio di
identit: le Teste Lustre non sono pi Teste Lustre. SEGUE 2. Modelli
dinamici: crescita e sviluppo
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Per, anche a proposito della seconda definizione della coppia
crescita/sviluppo, possono sorgere alcune obiezioni. Ad una prima
obiezione (che pu apparire del tutto astratta, ma in realt per chi
ha letto con attenzione fino a questo punto sicuramente non lo )
far solo un cenno. Mi riferisco al principio logico di identit ed
al fatto che anche per quanto riguarda gli enti statici e quindi, a
maggior ragione, per i sistemi complessi adattivi, un ente uguale a
se stesso soltanto in un momento di tempo determinato (mi riferisco
alla questione non solo logica, ma anche ontologica, degli enti
successivi). Il che come dire che esistono tante societ delle Teste
Lustre quanti sono gli istanti di tempo. La seconda obiezione
discende, invece, direttamente dallobiezione alla prima definizione
della coppia crescita/sviluppo. Se ogni incremento di un valore
comporta un cambiamento di stato del sistema, allora le
trasformazioni sono continue (e non lineari) e il distinguere fra
un cambiamento allinterno del medesimo sistema e un cambiamento che
determina un sistema nuovo appartiene al solo campo
dellosservazione, ovvero al fatto di osservare loggetto nel momento
in cui si raggiunge una massa critica, un cambiamento, per lappunto
osservabile, delloggetto stesso. Tale cambiamento, per, potrebbe
essere iniziato in maniera non osservata o non osservabile molto
prima, attraverso le variazioni che hanno formato la massa critica.
Ogni giorno nasce un essere umano o muore un essere umano e ci, pur
non determinando variazioni osservabili del sistema, lo cambia
profondamente. Si pu concludere, a questo punto, che: - sul piano
logico, crescita e sviluppo sono la stessa cosa, ove siano riferiti
a sistemi adattivi non lineari; distinguere dunque i due termini
appartiene al campo dellosservazione di taglio stocastico (a tempi
discreti) o a quella storicistica (individuazione, generalmente a
posteriori, di eventi chiave). Questi due approcci sono
interfunzionali nelle scienze sociali e dunque il loro uso non pu
essere escluso, ma deve essere corroborato da altre prospettive; -
non esistono sistemi adattivi non lineari in equilibrio stabile,
poich la stessa autopoiesi a provocare lo squilibrio. 2. Modelli
dinamici: crescita e sviluppo
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Cos come non ho fatto nulla per mettere nei guai le Teste
Lustre, non far nulla per toglierceli. Ho pi volte affermato che la
capacit adattiva dei CAS, espressa attraverso lautopoiesi, tende
alla conservazione ed alla crescita/sviluppo del sistema (a questo
punto, almeno per quanto mi riguarda, i due termini rimangono in
coppia, come erano allinizio di queste riflessioni). Tornando alle
Teste Lustre, possiamo aspettarci che la crisi del loro sistema
comporti delle risposte in termini di adattamento e di
modellazione. Certo, tali risposte potrebbero essere tardive; la
comunit potrebbe non leggere in tempo i segnali che preannunciano
la crisi del sistema; oppure potrebbero intervenire eventi
istantanei imprevisti o imprevedibili (si pensi al caso in cui il
disboscamento causi un dissesto idrogeologico con la conseguente
distruzione del villaggio o di buona parte delle coltivazioni).
Ladattamento pu avvenire tramite regolazioni o strategie. I due
termini non sono del tutto disgiunti, ma alcune precisazioni vanno
tuttavia fatte. La regolazione pu presentarsi anche allinterno di
sistemi semplici o di macchine banali (si pensi al termostato dello
scaldabagno, al pressostato dellautoclave, alla valvola della
caffettiera). La regolazione pu anche essere automatica. Invece, la
strategia presuppone un processo di apprendimento ed una capacit
creativa, cio quella di trovare soluzioni nuove per casi specifici.
La strategia volontaria, cosciente, deliberata, e pu seguire vie
dazione indirette al contrario della regolazione, la quale segue
sempre vie dirette (ad esempio: se sale la pressione nella
caffettiera, la valvola si apre e la pressione diminuisce; o,
ancora, per diminuire la temperatura dello scaldabagno, il
termostato toglie corrente alla resistenza; se lo scaldabagno
avesse un comportamento strategico, potrebbe volontariamente
decidere di suggerirci quando fare una doccia, per consumare acqua
calda e abbassare la temperatura senza sprecare energia). SEGUE 2.
Modelli dinamici: crescita e sviluppo Teste Lustre: la risposta
alla crisi fra regolazione e strategia
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Torniamo ai Testa Lustra. Come avevamo osservato, laumento
della superficie agricola ha diminuito la disponibilit di legname e
di Pigo Pago. Ciascuna famiglia di agricoltori Testa Lustra
potrebbe decidere autonomamente (ossia in assenza di una
politica/strategia forestale complessiva) di lasciare sui confini
dei propri appezzamenti di terreno qualche fascia di bosco che,
oltre a svolgere la funzione di delimitare la propriet, possa
costituire una riserva di prodotti forestali. Alcuni agricoltori
potrebbero addirittura decidere di piantare alberi. Questi
comportamenti costituiscono unautoregolazione del sistema. Una
situazione diversa, invece, si verificherebbe nel caso in cui
lautorit centrale decidesse di costituire un demanio o di istituire
normativamente, come obbligo, il rispetto di precisi rapporti di
superficie fra costruzioni, coltivazioni e area forestale. In
questo caso ci troveremo di fronte ad un comportamento strategico
del sistema, che darebbe luogo ad una vera e propria pianificazione
ed a tutte le conseguenti produzioni programmatiche. evidente che
allinterno di un CAS possono coesistere regolazione e strategia.
Entrambe esprimono appieno funzioni nuove (emergenti) del sistema
non desumibili, per il principio di non scomponibilit, dal
funzionamento delle sue singole parti. Le Teste Lustre un po per
saggezza, un po per necessit, e un po per la mia benevolenza almeno
per il momento se la fanno franca, sia pure con qualche danno e con
molte complicazioni determinate, ad esempio, da un appesantimento
istituzionale. Le Teste Lustre continueranno a condurre la loro
esistenza un po meno felice in quella zona interna di un continente
immaginario in cui li abbiamo trovati. Forse, dopo qualche
generazione, riprenderanno a rasarsi e lucidarsi i crani ed a
gettare i rasoi nel fiume. Ma io, di questo, non sono del tutto
sicuro. 2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo
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Tutto ci detto e indipendentemente dal fatto che,
probabilmente, la ricerca di una nuova terminologia per descrivere
i fenomeni non appartiene semplicemente al piano della forma, ma
anche a quello della sostanza credo che la storia delle Teste
Lustre che, non lo nego, anche un mio personalissimo
divertissement, possa essere utile per evidenziare alcuni temi di
riflessione. Ad esempio, e qui vado un po alla rinfusa: 1)
lapproccio della modellazione dinamica mi sembra particolarmente
utile a superare i limiti del determinismo e della linearit
econometrica e, al contempo, a evitare di incorrere nelle
ripugnanti teorie sui mondi fluidi (o liquidi o gassosi ); 2) lo
studio della societ delle Teste Lustre pu essere un buon banco di
prova per mostrare la coerenza del modello di sviluppo sostenibile
proposto dallo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo, soprattutto
per la trasversalit che, in esso, riveste la dimensione culturale
condivisa dello sviluppo; 3) la vicenda delle Teste Lustre e qui do
un assist a chi ha titolo per sviluppare queste tematiche potrebbe
suggerire interessanti spunti su come i sistemi adattivi complessi
esprimono gerarchie, pur essendo diffusa allinterno dellintero
sistema la funzione autopoietica, creano istituzioni e
attribuiscono ad esse specifiche funzioni (penso, in particolare,
ai sistemi locali e allinteressante questione dellabolizione delle
Province Regionali). P.S. A chi volesse recarsi nel territorio
delle Teste Lustre utile sapere che un comunicato della Farnesina,
test pervenuto, sconsiglia agli Italiani di recarsi nellarea a
causa degli scontri fra Teste Lustre e Piedi Pelosi. Eppure, io ci
avevo provato 2. Modelli dinamici: crescita e sviluppo
Conclusioni
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Gi da qualche anno ed a pi riprese i governi nazionali che si
sono succeduti hanno affrontato, con approcci diversi solo in
apparenza, il problema della spesa pubblica. Le diverse proposte,
al di l delle definizioni (tagli trasversali, spending review,
etc.), sono tutte espressioni del centralismo regolatorio. In altri
termini, una remota cabina di regia dalla quale sempre pi difficile
se non impossibile avere una visione anche solo parziale dei
sistemi locali decide, come il termostato di uno scaldabagno, di
aprire o chiudere un circuito. Se da un lato, nel dibattito sullo
sviluppo locale, sembra condivisa in maniera pressoch unanime la
concezione sistemica delle societ umane, dallaltro le scelte dei
diversi governi e qui ci si riferisce indistintamente a tutti i
governi della cosiddetta Seconda Repubblica sembrano non tenere in
nessun conto tale concezione. Nei sistemi complessi, e in
particolare in quelli adattivi, le parti del sistema non sono
scindibili dal sistema nel suo complesso: il sistema, infatti,
altro rispetto alla mera somma delle sue parti. Non questa la sede
adatta a trattare della Teoria dei Sistemi Complessi Adattivi
(Complex Adaptative Systems), ma bisogna qui sottolineare che, al
di fuori di tale teoria, sintagmi come sviluppo sostenibile,
sviluppo locale o governance dello sviluppo locale assumono una
connotazione puramente intensionale, entrando cos a pieno titolo
nel vocabolario del marketing politico. Lemergenza sistemica
costituita dallattuale crisi, che non soltanto
economico-finanziaria, ma anche a politico-istituzionale e
socio-culturale, richiederebbe non gi meri interventi regolatori,
ispirati ai meccanismi di adattamento stimolo/risposta (del tipo
abbiamo bisogno di risanare il bilancio, quindi aumentiamo le tasse
e/o riduciamo la spesa), ma piuttosto vie indirette e, dunque, un
approccio strategico che tenga conto del fatto che la soluzione dei
problemi economico-finanziari non ascrivibile al solo ambito delle
politiche economiche, e che anzi il mero intervento
economico-finanziario di tipo regolatorio pu causare un
aggravamento della crisi e provocare la distruzione di parti vitali
del sistema e, quindi, del sistema stesso. Paradossalmente,
laumento della pressione fiscale e il taglio della spesa pubblica
possono sortire effetti assolutamente opposti a quelli che si
dichiara di voler ottenere. come dire che la spending review, la
quale si propone di ridurre la spesa pubblica potrebbe, nel medio e
lungo periodo, determinare emergenze del sistema con effetti
moltiplicativi sulla stessa spesa pubblica. Il caso Nicosia, di cui
si tratter qui di seguito, rappresenta soltanto uno dei tanti
possibili casi riferibili alla costellazione di sistemi locali che
hanno da sempre costruito la Storia e la ricchezza del nostro
Paese. 3. Modelli dinamici: governance e territorio Quanto costa la
spending review? Il caso Nicosia
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Nicosia una cittadina di circa quindicimila abitanti, in
provincia di Enna. un antico centro urbano ricco di Storia e di
cultura, incastonato in un territorio paesaggisticamente splendido,
anche perch ricco e vario. Nonostante Nicosia sia un piccolo
centro, essa ha nel corso degli anni sviluppato anche in
conseguenza della particolare posizione geografica funzioni e
servizi equiparabili a quelli di una citt di medie dimensioni.
Nicosia sede di Curia vescovile; vi sono tre Licei (Classico,
Scientifico e Psico-pedagogico) e un istituto tecnico; presente
lAgenzia delle Entrate; c un importante ospedale; c il carcere; c
il Tribunale; ci sono le tenenze di Polizia, Carabinieri e Guardia
di Finanza, e le caserme di Vigili del Fuoco, Polizia Stradale e
Guarda Forestale; ci sono ben due uffici postali; c una delle due
aziende speciali siciliane ad indirizzo silvo- pastorale.Nellultimo
decennio alcune funzioni ed alcuni servizi si sono persi. Ci si
riferisce alla Commissione Tributaria, ad alcuni reparti
dellospedale, alla sede distaccata della Facolt universitaria di
Agraria di Catania. La situazione infrastrutturale e, in
particolare, delle infrastrutture viarie e trasportistiche ha da
sempre influenzato i processi di sviluppo e la situazione
sicuramente peggiorata negli ultimi anni, a causa di un rarefatto
sistema di interventi manutentivi sulle principali vie di accesso
alla citt. Ci nonostante, Nicosia uno dei pi importanti Sistemi
Locali di Lavoro della Sicilia e uno dei tre Sistemi Locali di
Lavoro della provincia di Enna. Leconomia nicosiana si basa su due
principali affluenti: i servizi pubblici e lagricoltura. Notevole
sviluppo hanno conosciuto negli anni passati anche lartigianato
(edilizia, impiantistica, lavorazione del legno e dei metalli) ed
il commercio. Tale sviluppo stato determinato dalle grandi qualit e
tradizioni produttive delle imprese artigiane nicosiane (si pensi,
in particolare, alla lavorazione del legno) e dalle caratteristiche
di polo commerciale che la citt ha assunto rispetto ai paesi vicini
non soltanto della provincia di Enna (Sperlinga, Troina, Gagliano
Castelferrato, Agira), ma anche della provincia di Palermo (Gangi e
le Petralie) e in quella di Messina (Capizzi). Sono presenti sei
sportelli bancari e, fra questi, due banche di credito cooperativo
fortemente radicate nel territorio. Negli ultimi anni sono nate
molte aziende agrituristiche e alcune attivit ricettive extra-
alberghiere e sono stati aperti numerosi esercizi commerciali di
media superficie in vari comparti (alimentare, casalinghi,
ferramenta, abbigliamento, etc.). La situazione sociale, grazie
alla vitalit del sistema economico e alla presenza di
ammortizzatori sociali (sistema di turnazioni nei lavori forestali,
consorzi di bonifica, etc.), ma anche grazie allisolamento
geografico, caratterizzata da una pax evidente (basso numero di
reati, controllo sociale diffuso, etc.). Questa situazione sociale
alla base di una buona qualit della vita, compensando levidente
deficit di attivit culturali e ricreative di cui soffrono in
particolare le generazioni pi giovani, per le quali si registrano
movimenti per motivi di studio verso le citt universitarie. Da
dieci anni a questa parte, il procedere della crisi ha indebolito
il tessuto agricolo e quello delle PMI, rendendo laffluente
pubblico ancora pi importante per la tenuta del sistema. 3. Modelli
dinamici: governance e territorio Nicosia: una ridente cittadina
fra i Nebrodi e le Madonie
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Il processo di revisione della geografia giudiziaria
attualmente in atto in Italia prende le mosse dalla cosiddetta
legge di riordino, la Legge n. 148/2011. Questa normativa
finalizzata a ridurre la spesa e, contestualmente, allincremento
dellefficienza dellattivit giudiziaria tramite una migliore
distribuzione ed organizzazione degli uffici sul territorio
nazionale. Lobiettivo di per s apprezzabile, anche tenuto conto
degli elementi da tenere in considerazione per la revisione della
geografia giudiziaria secondo la stessa legge (art. 1, lett. b).
Sorvolando sulla scansione degli eventi accaduti dallemanazione
della citata legge fino ad oggi, val qui la pena di sottolineare
che, ad oggi, ben 48 tribunali rischino la soppressione e che ci
rischia di avvenire al di fuori del criterio di ragionevolezza dei
tagli indicato nella Relazione del gruppo di studio ministeriale in
tema di revisione delle circoscrizioni. Tale criterio in assenza di
parametri quantitativi fissati dalla lettera b), dellart. 1 della
sopra citata legge assume, come stato ben evidenziato, il carattere
di meta-principio [4]. [4] La questione della revisione della
geografia giudiziaria ha creato negli ultimi mesi un clima rovente,
che si via via via esteso al di fuori dellambito di originario
interesse, sollecitando lintervento nel dibattito degli enti locali
e della stessa Anci che il 10 maggio del 2012 ha sottoscritto con
il Consiglio Nazionale Forense un protocollo dintesa per lanalisi,
lo studio e la definizione di proposte sulla riorganizzazione del
sistema giudiziario. Il segnale chiaro. La questione della
soppressione degli uffici giudiziari percepita, soprattutto in un
momento di crisi come quello attuale, come una gravissima minaccia
alla tenuta dei sistemi locali. 3. Modelli dinamici: governance e
territorio Antefatto al caso Nicosia: la legge di riordino n.
148/2011
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La questione posta dalla legge di riordino, relativamente al
risparmio di spesa ed allincremento di efficienza, stata ampiamente
puntualmente affrontata, come nella citata relazione del Consiglio
Nazionale Forense nella quale, peraltro, si esaminano tre cases
history (Sciacca, Orvieto e Saluzzo) relativi a tribunali
sub-provinciali (ossia a rischio di soppressione) considerati
esemplari sotto il profilo sia dellefficienza sia dei costi. A
nostro avviso, queste argomentazioni, bench fondamentali, non sono
per le uniche da addurre in difesa dei tribunali sub-provinciali.
Se ci si fermasse ad esse, infatti, si perderebbe di vista una
serie di circostanze specifiche di ciascun territorio (posizione
geografica, viabilit, assetti sociali, economici, culturali, etc.)
che la normativa a dire il vero menziona, ma di cui non chiarisce
lincidenza sul criterio di ragionevolezza che dovrebbe guidare le
scelte di revisione della geografia giudiziaria. Per ritornare alle
nostre premesse, si corre lo stesso rischio di chi tiene in
considerazione gli atomi a prescindere dalla materia degli oggetti
di cui essi fanno parte ossia, nel caso specifico, si rischia di
considerare il sistema giustizia come se fosse a s stante e
connotato da una geografia che non rappresenta n la geografia del
territorio n quella definita dal sistema di relazioni delle comunit
locali e fra le comunit locali. In ogni caso, per rispondere alla
domanda contenuta nel titolo di questo paragrafo (e per quanto ci
sia persino irrilevante sotto molti aspetti) il Tribunale di
Nicosia costa 1.648.704,48 euro lanno (Fonte: G. Agozzino, op. ult.
cit., dati anno 2010); di questi, 1.281.260,45 sono costituiti da
spese per retribuzioni. Considerando che queste ultime spese, a
seguito della soppressione del Tribunale, non saranno eliminate nel
breve/medio periodo e potranno soltanto essere ridotte nel lungo
periodo, il risparmio di spesa derivante dalla soppressione sarebbe
appena di 367.444,03 allanno. 3. Modelli dinamici: governance e
territorio Quanto costa il Tribunale di Nicosia?
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Dato che una delle espressioni chiave delleconomia della crisi
spending review, si ritiene qui opportuno rimanere sul piano della
lettura economica della revisione della geografia giudiziaria e
ipotizzare il ciclo economico dinamico conseguente alla
soppressione del Tribunale di Nicosia. La figura che segue mostra,
per lappunto, tale ciclo. SEGUE 3. Modelli dinamici: governance e
territorio Limpatto della soppressione del Tribunale di Nicosia: il
modello della dinamica prevedibile
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3. Modelli dinamici: governance e territorio SEGUE
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Per facilitare la lettura della figura, consideriamo come punto
di partenza il livello consistenza del terziario pubblico che, per
tale motivo, nella figura stato evidenziato usando il simbolo della
freccia invece di quello del cilindro (come tutti gli altri livelli
rappresentati nella figura). Il citato livello posto in una
relazione causale con il livello definito consistenza del privato.
Molto sinteticamente, si pu affermare che questi due livelli
dovrebbero, in condizioni dinamiche normali, influenzarsi secondo
un ciclo causale e, pertanto, laumento dei servizi pubblici
presenti in un sistema locale stimola laumento delle iniziative
imprenditoriali connesse ai vari comparti economici locali, e
viceversa poich un tessuto produttivo ricco, diversificato ed
esteso richiede il potenziamento dei servizi pubblici. Nel caso
rappresentato nella figura, il ciclo negativo: la perdita di pezzi
del terziario pubblico, infatti, diminuisce i movimenti verso
linterno del sistema (ci riferisce, qui, allimportante ruolo di
Sistema Locale di Lavoro svolto da Nicosia rispetto allampio
territorio di riferimento circostante). Ci determina la diminuzione
della consistenza delle iniziative private (si pensi al commercio,
ai pubblici esercizi, al mercato immobiliare, etc.). Questo, a sua
volta, causa la diminuzione del numero di utenti di servizi e,
mancando un livello di bisogni adeguato a sostenere i costi per il
mantenimento dei servizi, un ulteriore impoverimento del terziario
pubblico. Da questo ciclo causale scaturisce come logica
conseguenza una dinamica indotta (quella pi squisitamente economica
poich riferita al Pil locale): il contributo alleconomia locale del
pubblico e del privato diminuir e ci determiner un ulteriore ciclo
causale (che nella figura definito della ricchezza locale) nel
quale la diminuzione del denaro circolante, conseguente alla
riduzione del Pil locale, e la riduzione del valore degli immobili
e dei depositi (conseguente, nel caso degli immobili, anche alla
forte contrazione del relativo mercato derivante sia dai minori
movimenti verso il sistema locale sia dallaumento dei movimenti
verso lesterno del sistema, ad esempio quelli degli attuali
dipendenti del Tribunale che saranno assegnati ad altre sedi). A
partire da qui, abbiamo ipotizzato (solo a titolo esemplificativo)
altri cicli indotti che si propagano dalleconomia agli assetti
ambientali, sociali e culturali. In particolare, la diminuzione del
valore degli immobili diminuir la propensione alla loro
manutenzione e ci potrebbe produrre degrado dellambiente sia urbano
sia rurale, e ulteriore spopolamento con conseguente perdita di
identit socio-culturale. Nel ciclo descritto conseguente alla
soppressione del Tribunale, bisognerebbe considerare i fattori di
ritardo o di accelerazione del ciclo negativo. Ad esempio, il
miglioramento delle infrastrutture viarie, in futuro, potrebbe
compensare agevolando i movimenti di merci e persone gli effetti
negativi del ciclo; lo stesso dicasi per forme di sostegno alle
imprese, che potrebbe aiutarle a compensare la riduzione del
proprio contributo al Pil locale; cos come gli ammortizzatori
sociali potrebbero sostenere i redditi dei cittadini nicosiani. Ma,
se abbiamo la certezza che la soppressione del Tribunale di Nicosia
consentirebbe di risparmiare 367.444,03 allanno, dobbiamo chiederci
quale dovrebbe essere il costo dellattuazione delle politiche
compensative: investimento in infrastrutture, agevolazioni alle
imprese, ammortizzatori. La risposta talmente scontata da non
meritare nessun commento. Peraltro a questi eventuali ritardi del
ciclo negativo si contrappongono, e con maggior forza, potenti
acceleratori di tale ciclo. Ci riferiamo in primis allattuale crisi
economico- finanziaria globale e, per scendere ad un livello di
realt a noi ancora pi vicino, a prospettive quali leliminazione
delle province e il riordino complessivo degli enti locali reso
ancora pi traumatico dallasfittica situazione dei Comuni italiani.
3. Modelli dinamici: governance e territorio
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Il paziente lettore che non conosce Nicosia e che giunto fino a
questo punto potrebbe legittimamente domandarsi se veramente
possibile che la chiusura di alcuni uffici giudiziari possa
determinare una cos sfortunata serie di eventi. Noi chiediamo a
questo lettore intanto di riflettere sul fatto che, in un sistema
complesso, il verificarsi di eventi che appaiono di minima entit
(se sono considerati isolatamente) possono portare a conseguenze
macroscopiche sullintero sistema, per il ben noto principio della
emergenza sistemica. Il lettore, poi, dovrebbe anche riflettere sul
fatto che la chiusura di un Tribunale in un piccolo centro come
Nicosia non affatto un piccolo evento, e che, a catena, in base
alla religione della spending review o di nuovi dogmi a venire, si
potrebbe decidere di chiudere il carcere locale (a che cosa
servirebbe questo, infatti, senza la Procura?) e di declassare i
comandi delle forze di polizia giudiziaria e, ancora, di sopprimere
per mancanza di iscritti qualche sezione delle scuole superiori o,
magari, anche qualcuna di queste, e cos via discorrendo. Insomma,
si potrebbe verificare quel triste fenomeno che Raffestin ha
definito deterritorializzazione. Il nostro lettore, al pari di chi
da un lontano ufficio romano ha pensato alla revisione della
geografia giudiziaria, non conosce Nicosia. Nicosia, per lui, un
punto sulla carta geografica, un luogo astratto che sidentifica con
un nome e con le linee dei suoi confini. Perdoniamo il nostro
lettore, ma non riusciamo a perdonare, pur con tutta la buona
volont, chi ha pensato a questa revisione della geografia
giudiziaria. Per i nicosiani e per chi conosce la loro citt (e non
sono pochi), questa pi di un nome, pi di una rappresentazione
grafica. Nicosia una forma gestaltica. Gli oggetti gestaltici sono
riconoscibili anche quando subiscono variazioni determinate dalla
loro dinamica. Un bosco tale anche se ogni giorno muta per effetto
delle sue dinamiche; anche una sinfonia immediatamente
riconoscibile indipendentemente dalle interpretazioni diverse dei
direttori dorchestra. In questi casi esiste dunque una forma che
definisce loggetto. Daltra parte, tutto ha un limite: oltre certe
modificazioni, si passa da una forma ad unaltra e si pu assistere
alla morte di un sistema e, forse, alla nascita di un nuovo e
diverso sistema, di una nuova e diversa forma. La forma gestaltica
nicosiana caratterizzata da alcuni elementi specifici, fra cui la
lingua (il suggestivo e musicale gallo-italico) e alcuni caratteri
psico-sociali fra cui spicca lapertura verso i forestieri.
Scherzando su tale felice carattere della cultura locale, che ha
spessissimo indotto molti forestieri a fermarsi permanentemente in
questo bel luogo, i Nicosiani ricordano sempre a se stessi che pur
avendo essi un santo locale (San Felice da Nicosia) il patrono
della citt (San Nicola da Bari) un forestiero protettore dei
forestieri. Quanto incider su questo specifico requisito di forma
la contrazione dei movimenti per motivi di studio e lavoro verso la
citt? Daltronde chi non conosce non si pone il problema di
(ri)conoscere. 3. Modelli dinamici: governance e territorio Il
sistema locale nicosiano: deterritorializzazione e rottura della
forma