Modelli di giornalismo e cultura convergente (Paolo Costa)
15a lezione, 25 marzo 2010:Vincoli, condizionamenti e tecnologie
Insegnamento: Comunicazione Digitale e Multimediale - a.a. 2009-2010
Agenda
• La dittatura dell‟immagine
– Scopofilia e inflazione visiva
– Ipertrofia del vedere
– Critica alla televisione: gli apocalittici
– Quale televisione?
– La guerra fra giornalismo e spettacolo
– Il terrorismo come capolavoro mediatico
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L’inflazione visiva
• Viviamo nell‟era della scopofilia e dell‟inflazione visiva
– Ogni discorso diventa un flusso ininterrotto e indistinto di
immagini, che si consumano alla velocità di un cerino e si danno
nella loro superficialità
– Ne deriva una perdita di fiducia nella forza epistemica dei
dispositivi visivi, ma anche nella loro capacità di fungere da
strumenti di conoscenza empirica: l‟immagine non è più
testimone di verità
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Susan Sontag, On Photography (1977)
• “Photography implies that we know about the world if we
accept it as the camera records it. But this is the
opposite of understanding, which starts from not
accepting the world as it looks. All possibility of
understanding is rooted in the ability to say no. Strictly
speaking, one never understands anything from a
photograph.”
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Wim Wenders, Alice in den Stadten (1974)
• “They never show what
you‟ve really seen.”
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Wim Wenders, The Act of Seeing (1997)
• “The digital electronic image has finally made the
distance between „reality‟ and „secondhand reality‟ wider
than ever. It has maybe even broken the link.”
– “Electronic images have grown up. They are more beautiful and
more detailed and more seductive than ever. They have also
finally left behind the idea of the „original‟. Every copy is now
identical to the original, every electronic image is available and
reproducible almost everywhere in the world simultaneously.
Electronic images are therefore more beautiful and more
accessible than ever, but they are not necessarily more
trustworthy. The digital image can be manipulated in every
possible sense, and therefore can be falsified in every possible
way. As there is no more original, there is also no more proof of
„Truth‟.”
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L’ipertrofia del vedere
• Lo scetticismo sullo statuto dell‟immagine nutre una
visione apocalittica dei media
– Paul Virilio afferma che siamo vittime di una brama degli occhi
– Secondo Jean Baudrillard le immagini, dietro la loro oggettività,
testimoniano una sconfessione profonda del reale
– Wim Wenders racconta il desiderio prometeico di memorizzare,
per via digitale, tutto ciò che si presenta alla visione
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Wim Wenders, Bis ans Ende der Welt (1991)
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Giornalismo e televisione
• Vi è un vasto filone di pensiero che vede nell‟avvento
dell‟informazione televisiva un fattore decisivo di crisi del
giornalismo
– Nell‟era della televisione, il giornalismo non viene meno in
quanto spazio sociale, ma cessa di esercitare la funzione sociale
che idealmente gli si attribuisce e che consiste nel riferire i fatti
per come essi sono
– È diffusa l‟idea che la televisione abbia qualcosa di tossico:
l‟impossibilità delle immagini di farci discernere fra il vero e il
falso
– L‟immagine – soprattutto l‟immagine elettronica – ci cattura e ci
trattiene, talvolta ci ossessiona, ma non ci aiuta a capire la
natura del reale
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Televisione e spettacolarizzazione
• La concezione apocalittica della televisione
– Guy Debord: che veicolino informazione, propaganda o
pubblicità, i mezzi di comunicazione di massa replicano
inevitabilmente il modello dello spettacolo, il quale è funzionale
alla produzione e al consumo
– Raymond Williams: il flusso dei contenuti televisivi si mescola in
modo apparentemente innocuo al flusso quotidiano della vita del
pubblico, fino a confondersi con esso e in un certo senso a
sostituirlo
– Pierre Bourdieu: vi è una “violenza simbolica” dell‟informazione
televisiva, poiché essa crea la realtà, selezionando i fatti in base
al criterio del sensazionale e dello spettacolare
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Jean Baudrillard: segni e simulacri
• La televisione e i media elettronici in generale annullano
la distinzioni fra gli oggetti e le loro rappresentazioni, fra
il reale e l‟immagine mediata
– I segni non sono più “cose che stanno per altre cose”: essi si
trasformano in simulacri, sostituendo il vero
– Questa scomparsa delle cose, a vantaggio delle loro simulazioni,
rappresenta il “delitto perfetto” perpetrato dalla televisione
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David Cronenberg, Videodrome (1983)
• “TV screens have become the retina of the mind‟s eye”
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La televisione come cattiva maestra
• Karl Popper dedica alla televisione un discusso saggio,
nel quale arriva a proporre l‟istituzione di una patente per
l‟esercizio della comunicazione televisiva
• Giovanni Sartori vede nella sostituzione della parola con
l‟immagine la vittoria del visibile sull‟intelligibile,
rendendoci homini insipientes e rappresentando una
minaccia per la formazione dell‟opinione pubblica e
quindi della stessa democrazia
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Quale televisione?
• Esistono almeno due modelli, in Italia e nel mondo:
quello della prototelevisione e quello della neotelevisione
– Il primo, riconducibile a una strategia pedagogizzante, è stato
diffuso nel nostro paese fino agli inizi degli anni Settanta
– Il secondo è assimilato alla strategia spettacolarizzante e alla
logica del “flusso” descritta da Raymond Williams
• Oggi forse siamo già entrati nell‟era della multitelevisione
o televisione convergente
– Alcune forme peculiari della televisione (programmazione
lineare, paradigma broadcasting) tendono a essere sostituite da
caratteristiche tipiche di altri media (distribuzione on-demand,
modello narrowcasting o multicasting).
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La convergenza
• È il processo di intersezione fra flussi di contenuti
attraverso più piattaforme mediatiche, vecchie e nuove
– Si tratta di un fenomeno che coinvolge diverse dimensioni:
linguistica, socioculturale ed economica, oltre che tecnologica
– La convergenza come pratica sociale (Henry Jenkins)
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Televisione e giornalismo di guerra
• Peter Arnett (CNN): l‟operazione Desert Storm come
momento di grande reportage
– “The Gulf War was the first to be live from both sides - a unique
moment in communications history. We not only had the
American coalition side from press briefings and on-the-scene
reports in the Gulf itself, that were themselves dramatic from all
the CNN correspondents located there, but we also had it from
the enemy side - the enemy capital in Baghdad. For the two-
month duration of the war we were able to make regular reports
to an international audience, and it made it all very exciting for
everyone.”
CNN.com, Peter Arnett: A look back at Operation Desert Storm, 16 gennaio 2001
(http://edition.cnn.com/COMMUNITY/transcripts/2001/01/16/arnett/)
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Televisione e giornalismo di guerra
• Amedeo Ricucci (RAI): l‟operazione Desert Storm come
origine di un nuovo paradigma
– “I tempi, l‟organizzazione del lavoro e le finalità di chi fa oggi
informazione televisiva sono sempre meno vincolati alle regole
del buon giornalismo e sempre più assoggettati a quelle dello
spettacolo. A trionfare, infatti, anche nel racconto della guerra, è
l‟infotainment, un format televisivo con una logica tutta sua,
terribilmente invasiva, che ha contagiato anche la selezione, la
confezione e la fruizione delle notizie.”
Amedeo Ricucci, La guerra in diretta. Iraq, Palestina, Afghanistan, Kosovo: il volto nascosto
dell’informazione televisiva, Bologna, Pendragon, 2004): in memoria del collega Raffaele Ciriello,
morto in Cisgiordania nel 2002
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Che cosa è reale?
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I paradossi di Jean Baudrillard
• La prima Guerra del Golfo non ha mai avuto luogo
– È stato necessario esagerare grandemente la minaccia
rappresentata da Saddam per cercare di dare un senso alla
macchina da guerra statunitense, priva di una struttura di
significato credibile
– Ed è stato necessario costruire una grandiosa rappresentazione
mediatica dell‟evento, mettere in scena uno spettacolo
memorabile
– In ciò la prima guerra del Golfo ha svelato il suo carattere irreale,
l‟artificiosità insita nella sua metanarrazione
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I paradossi di Jean Baudrillard
• L‟11 settembre ha segnato un definitivo capovolgimento
postmoderno: la realtà ha imitato la finzione filmica
– Il fatto è sembrato la versione reale di una scena infinite volte
immaginata dall‟occidente e rappresentata dalla cinematografia
hollywoodiana
– I terroristi-suicidi hanno realizzato un‟opera d‟arte: “we can
perceive the collapse of the WTC towers as the climatic
conclusion of twentieth-century art‟s „passion for the Real‟– the
„terrorists‟ themselves did not do it primarily to provoke real
material damage, but for the spectacular effect of it” (*)
(*) Slavoj Žižek, Welcome to the desert of the real, London, Verso, 2002
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Che cosa è reale?
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