PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 719
Domenica 19 Luglio 2015
XVI del Tempo Ordinario
Itinerario quotidiano di preghiera
Erano come pecore che non hanno pastore
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 2
Luglio 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-
go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché la responsabilità politica sia vissuta come
forma di alta carità.
Intenzione missionaria
Perché i cristiani in America latina, di fronte alle
disuguaglianze sociali, possano dare testimonianza
d’amore per i poveri e contribuire
ad una società più fraterna.
Intenzione dei vescovi
Perché adempiamo il dovere di annunciare
il Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo
o lo hanno sempre rifiutato.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-
za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel
mondo
Non di solo pane Numero 719 pagina 3
Domenica 19
Luglio
IV Settimana del Salterio
XVI Domenica del Tempo Ordinario
Nazaret è una lezione di silenzio: rinasca in noi la stima del silenzio, questa meravigliosa e indispensabile condizione dello spirito
(Papa Paolo VI)
Nacque il 18 marzo 1911 in Polonia nel villaggio di Kosin, diocesi di Przemy. Terminata la scuola elementare, nel 1924 entrò a Leopoli nel seminario minore dei Frati minori conventuali. La sua formazione religiosa culminò il 22 maggio 1932 con la professione dei voti solenni ed il 5 luglio 1936 venne ordinato sacerdote. I primi anni di ministero furono nel con
vento di Grodno. Trasferito poi a Iwieniec, diocesi di Pilsk, fu sorpreso dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Il 19 giugno 1943 si verificò un'insurrezione contro i nazisti. Quando il parroco della vicina Pierszaje fuggì, padre Achilles vi si trasferì nei primi anni 40 per reggere la sede vacante. Un mese dopo giunse a Pierszaje la Gestapo, che perquisì anche
la canonica. Secondo un testimone oculare, il comandante locale della gendarmeria tedesca, cattolico praticante che abitava nella canonica, propose ai due sacerdoti di rifugiarsi in un nascondiglio, ma Achilles non abbandonò i fedeli e si unì agli arrestati. Fu ucciso in un fienile a cui poi fu dato fuoco il 19 luglio 1943.
Il Santo del giorno: Beato Achille
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono
tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli
disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposate
vi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non
avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca
verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capi
rono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla
barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché era
no come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte
cose.
Brano Evangelico: Mc 6, 3034
Contemplo: Si mise a insegnare loro (Mc 6,34)
Gli apostoli si riuniscono «attorno a Gesù» per riferirgli tutto ciò che hanno fatto e ciò che hanno insegnato nella loro missione tra la gente, ed egli li conduce in un luogo deserto a riposare e a pregare. Vengono in mente le parole di Gesù a Marta: «Tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno» (Lc 10,41): ascoltare la parola di Gesù, nella preghiera, per non essere come pecore erranti, e stare vicini al Pastore e al Custode delle nostre anime (cf 1Pt 2,25).
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Nel Vangelo che abbiamo
appena ascoltato Gesù de-
lude le aspettative dei di-
scepoli che aveva mandato
in missione. Invece di gra-
tificarli per quello che ave-
vano fatto, li invita a ripo-
sarsi, a ritirarsi in un luogo
deserto, a non lasciarsi
“consumare” dai bisogni e
dalle difficoltà della molti-
tudine che li circonda. Pri-
ma di lasciarsi “mangiare”
dagli altri bisogna riappro-
priarsi di se stessi, della
propria interiorità, bisogna
provare “compassione” per
le proprie miserie e fragili-
tà. Solo l’uomo capace
d’interiorità può provare
veramente compassione
per la moltitudine che lo
circonda, per quelle peco-
re senza pastore. Come
possiamo essere guide sag-
ge, capaci di un dono vero e
autentico se perdiamo con-
tatto con noi stessi, se non
siamo capaci di interiorizza-
re i bisogni di chi ci sta ac-
canto? Il vero nemico del
cristiano di ieri e soprattutto
di oggi è la dispersione, la
mancanza d’interiorità. Bi-
sogna trovare il coraggio di
ritirarsi nel deserto, di riap-
pacificarsi con il proprio
cuore. Precisa San’Agostino:
“Il testo di Marco ci dà una
precisazione: voi stessi, ve-
nite voi stessi a me, voi con
tutto il vostro essere, con
tutto il vostro mondo inte-
riore …”. Gesù ci riconduce
a quell’unità che abbiamo
lasciato disperdendoci nella
molteplicità delle cose, del-
le attività, della stessa mis-
sione.
Non esiste vero dono, au-
tentico amore nella disper-
sione, nell’incapacità di
contemplare Dio in ciò che
stiamo facendo.
Non a caso il Card. Carlo
Maria Martini nella sua pri-
ma lettera pastorale alla
diocesi di Milano, “La di-
mensione contemplativa
della vita”, sottolinea: «Nel
fare ciò mi accorgo di stare
vivendo, per dono di Dio,
quella che si potrebbe chia-
mare la “dimensione contem-
plativa” dell’esperienza: cioè
quel momento di distacco
dall’incalzare delle cose, di
riflessione, di valutazione alla
luce della fede, che è tanto
necessario per non essere tra-
volti dal vortice degli impegni
quotidiani».
Gesù ci invita quindi a sot-
t r a r c i a l l a s c h i av i t ù
dell’attivismo per affrontare
noi stessi, le dispersioni del
nostro cuore per poter soste-
nere con generosità la molti-
tudine i loro bisogni e la loro
fame di misericordia e di bon-
tà.
don Luciano
La dimensione interiore Meditazione di
don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
Contemplatio : Lettera di don Milani a Pippetta
Caro Pipetta,
ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fos
sero come me, allora … Lo dici perché tra noi due ci siamo
sempre intesi anche se te della scomunica te ne freghi e se dei
miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci
siamo intesi perché t'ho dato ragione mille volte in mille tue
ragioni: Ma dimmi Pipetta, m'hai inteso davvero? E' un caso,
sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo
non faceva così. E quel caso è stato quel 18 aprile(2) che ha
sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. E solo per
ché ho avuto la disgrazia di vincere che… Mi piego, Pipetta, a
soffrire con te delle ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripu
gnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe im
portato a me della tua miseria? Se vincevi te, credimi Pipetta,
io non sarei più stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che
me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di
non averne più di te, che vuoi che me ne importasse a me che
vorrei parlarti solo di quell'altro Pane che tu dal giorno che
tornasti da prigioniero e venisti colla tua mamma a prenderlo
non m'hai più chiesto. Pipetta, tutto passa. Per chi muore pia
gato sull'uscio dei ricchi, di là c'è il Pane di Dio. E solo questo
che il mio Signore m'aveva detto di dirti. E' la storia che mi s'è
buttata contro, è il 18 aprile che ha guastato tutto, è stato il
vincere la mia grande sconfitta. Ora che il ricco t'ha vinto col
mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere
accanto a te a combattere il ricco. Ma non me lo dire per que
sto, Pipetta, ch'io sono l'unico prete a posto. Tu credi di farmi
piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita. E se la storia
non mi si fosse buttata contro, se il 18... non m'avresti mai
veduto scendere lì in basso, a combattere i ricchi. Hai ragione,
sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver
ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti
darò ragione. Ma come è poca parola questa che tu m'hai fatto
dire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questa frase
giusta che tu m'hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni
tua miseria io patirò due miserie, quando per ogni tua sconfitta
io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica
subito, io non ti dirò più come dico ora: “Hai ragione”. Quel
giorno finalmente potrò riaprire la bocca all'unico grido di vit
toria degno d'un sacerdote di Cristo: “Pipetta hai torto. Beati i
poveri perché il Regno dei Cieli è loro”. Ma il giorno che a
L’unico riposo
Signore, spesso anche
noi siamo folla: dispersi e
stanchi, incapaci di
riconciliarci, prima di
tutto con noi stessi.
Ti ringraziamo, Signore,
perché ci insegni
a fare unità dentro
e fuori di noi e ci additi
il limite e il dolore
come risorsa
per imparare compassione
e accoglienza:
questo è l'unico riposo!
Amen
Preghiamo la Parola
vremo sfondata insieme la cancellata di
qualche parco, installata insieme la casa
dei poveri nella reggia del ricco, ricorda
tene Pipetta, non ti fidar di me, quel
giorno io ti tradirò. Quel giorno io non
resterò là con te. Io tornerò nella tua ca
succia piovosa e puzzolente a pregare
per te davanti al mio Signore crocifisso.
Quando tu non avrai più fame né sete,
ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tra
dirò. Quel giorno finalmente potrò can
tare l'unico grido di vittoria degno d'un
sacerdote di Cristo: “Beati i... fame e
sete”.
Non di solo pane Numero 719 pagina 6
Lunedì 20
Luglio
IV Settimana del Salterio
XVI Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: Sant’Apolinnare di Ravenna
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te
vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione
malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun se
gno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre
giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà
tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli
di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno,
perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è
uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si
alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne
dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone.
Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».
Brano Evangelico: Mt 12,3842
Sant’Apollinare, vescovo, che, facendo conoscere tra le genti le insondabili ricchezze di Cristo, precedette come un buon pastore il suo gregge, onorando la Chiesa di Classe presso Ravenna in Romagna con il suo glorioso martirio. Il 23 luglio migrò al banchetto eterno. (23
luglio: A Classe presso Ravenna in Romagna, commemo r a z io n e d i sant ’Apo l l ina r e , vescovo, la cui memoria si celebra il 20 luglio). Patronato: Ravenn a , E m i l i a Romagna
Etimologia: Apollinare = sacro ad Apollo, dal latino Emblema: Bastone pastorale, Palma, Pallio
Contemplo: Vogliamo vedere un segno (Mt 12,38)
Lo Spirito dice con Paolo: «Mentre i giudei chiedono segni e i greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i giudei e stoltezza per le genti» (1Cor 1,22). I Vangeli non si accontentano di riferire le azioni di Gesù, anche se sono «miracolose», ma ne danno la chiave di interpretazione. Per Luca i miracoli di Gesù sono manifestazioni della potenza di Dio che agisce in Gesù. Per Giovanni le opere che Gesù compie sono segni della gloria di Dio che riposa su Gesù.
La contemplazione è la forma più alta dell'atti-
vità umana.
(Papa Paolo VI)
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 7
Molte volte vorremmo che un intervento potente di
Dio, un miracolo, un segno grandioso, potesse risolve-
re non solo i nostri piccoli o grandi problemi, ma an-
che i grandi problemi del mondo. In questi frangenti è
opportuno riflettere che il grande miracolo, il grande
segno della potenza di Dio lo abbiamo già ricevuto in
Gesù Cristo, risorto dai morti, al terzo giorno dalla sua
crocifissione: il segno di Giona. Egli, infatti, passò lun-
go le strade di questo mondo e ha condiviso la nostra
stessa esperienza di creature deboli segnate dalla sof-
ferenza. Egli, per amor nostro, è giunto ad abbraccia-
re il legno della croce e morire sul quel legno. In que-
sto modo anche le nostre "croci" hanno un senso. A
partire dalla morte e risurrezione di Cristo, possiamo
vedere la nostra vita in modo diverso. Gesù è l’unico e
vero segno dell’ amore di Dio che rende possibile il
perpetuarsi nella storia di una moltitudine di “segni”.
Non è forse segno, cioè miracolo, l’ammalato che vive
con fede e rassegnazione una malattia inguaribile? Non
è “segno” la fedeltà e il perdono di una o donna o di
un uomo traditi dal loro coniuge? Non è miracolosa la
conversione dei nostri cuori o la confessione sacra-
mentale di chi per tantissimi anni è vissuto immerso
nella selva oscura del peccato? Non sono segni le suo-
re, i preti, i fedeli laici che vivono gomito a gomito
con i “dimenticati” nei letamai di questo mondo, nelle
case di fango di chi soffre e muore per la fame o per
la mancanza di un banale vaccinino? Non sono segni le
rondini che tornano ai loro nidi o le primole che vinco-
no la resistenza delle ultime nevi invernali?
Non è segno questa vita modellata con un pugno di
creta e decorata dall’amore di chi l’ha voluta e pensa-
ta?
Perché cercare segni straordinari e dimenticarsi della
straordinarietà di ciò che è semplicemente ordinario?
Non dobbiamo essere increduli ma dei credenti che
vedono Dio nello stupore di una stella, di una mamma
che allatta, di un povero che viene accolto e sfamato.
Meditazione
Il miracolo dell’ordinario Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Educarci alla libertà
Signore,
se ci fermiamo un
attimo scorgiamo
intorno a noi
e nella nostra storia,
come stelle lucentissime,
i segni del tuo amore
paziente, fedele, forte,
del quale oggi
e sempre ti ringraziamo.
Questo amore educa
alla libertà e non ci
occorre altro, non
chiederemo altro.
Più liberi e più forti
camminiamo con te:
non vogliamo altro!
Amen
Agisci
Se oggi affido al Signore, nel
sacramento della Riconcilia
zione, i peccati che vedo in
me e che non mi lasciano la vera libertà,
non li vedrò più e so che, ogni volta che
ricadrò nell'errore, posso sempre ricorre
re alla Confessione che dona vera pace.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 719 pagina 8
Martedì 21
Luglio
IV Settimana del Salterio
XVI Tempo Ordinario
La santità è proposta a tutti, grandi e piccoli, uo-mini e donne; è proposta come realmente possibi-
le. Anzi, come doverosa. La santità è per tutti.
(Papa Paolo VI)
Martirologio Roma-
no: San Lorenzo da Brindisi, sacerdote e
dottore della Chiesa:
entrato nell’Ordine
dei Frati Minori Cap
puccini, svolse in
stancabilmente nelle
regioni d’Europa il
ministero della predi
cazione; esercitò ogni
compito in semplicità
e umiltà nel difendere
la Chiesa contro gli
infedeli, nel riconci
liare tra loro i poten
ti in guerra, nel cu
rare il governo del
suo Ordine. Il 22
luglio morì a Lisbo
na in Portogallo. (22
luglio: A Lisbona in
Portogallo, anniver
sario della morte di
san Lorenzo da
Brindisi, la cui me
moria si celebra il
giorno precedente a
questo).
Etimologia: Lorenzo = nativo di Laurento,
dal latino
Il Santo del giorno: San Lorenzo da Brindisi
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e
i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli dis
se: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlar
ti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e
chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli,
disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà
del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
Brano Evangelico: Mt 12, 4650
Contemplo: Ecco mia madre e i miei fratelli! (Mt 12,49)
Dio non volle che Maria fosse solo Madre di Cristo; volle che fosse degna Madre di Cristo, degna dimora per il suo Figlio: come non volle che gli apostoli fossero solo predicatori e ministri di Cristo, ma li rese degni e idonei ad assolvere un così alto ufficio. Donò loro lo Spirito Santo, fonte di tutte le grazie celesti. Lo stesso operò con Giovanni Battista, il quale non fu solo precursore, ma degno precursore di Cristo, pieno di Spirito Santo fin dal seno materno (Lorenzo da Brindisi).
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 9
Sottolinea giustamente J. Guitton nel suo libro
“L’Evangelo nella mia vita”:
«Fra le parole dure che hanno un sigillo d'autenticità,
troviamo un episodio raramente ricordato perché è
quasi insopportabile per la nostra mentalità moderna,
e forse lo era anche per gli spiriti antichi. I parenti di
Gesù, avendo saputo quanto accadeva, arrivarono per
portarselo via dicendo: «È pazzo!». E gli scribi, venuti
da Gerusalemme, dissero: «È posseduto dal demo-
nio!». Sopraggiunsero sua madre e i suoi fratelli che,
restando in disparte, lo mandarono a chiamare. La
folla era seduta attorno a lui. Gli dissero: «Tua madre
e i tuoi fratelli sono là che ti vogliono vedere». Egli
rispose: «“Chi è mia madre e chi sono i miei fratel-
li?”». Lo stesso autore ci spiega con chiarezza anche i
motivi di un tale comportamento: «Per comprendere
questo passo dobbiamo ricordare che Mosè aveva co-
mandato di mettere a morte i falsi profeti, i maghi
che operavano miracoli. Inoltre, a quei tempi era am-
messa la responsabilità collettiva, cosicché i genitori
erano responsabili se non denunciavano nel loro figlio
un falso profeta. Possiamo quindi capire il comporta-
mento della gente di Nazaret. È necessario rendere
innocuo Gesù, impedirgli di perdersi. E non solamente
lui, ma anche i suoi, eventualmente l'intero villaggio.
Allora i fratelli di Gesù, portando con loro la Vergine,
gli chiedono di rinunciare alla sua follia, ossia alla sua
missione».
Devo essere sincero con Voi? Non mi stupisce il com-
portamento dei parenti di Gesù perché anch’io mi
comporto come loro. Quante volte cerco di rendere
inoffensivo Gesù perché mi disturba, mette a soqqua-
dro i mie interessi, punta il dito contro la mia cattiva
coscienza. Lo ridicolizzo e lo tratto come uno stupido
perché con le parole lo benedico, lo ritengo il mio Si-
gnore ma poi con il comportamento lo espongo al pub-
blico ludibrio e lo lapido sulle piazze della mediocrità.
Quante volte lo rinchiudo nel “manicomio”
dell’incoerenza, di una schizofrenia esistenziale che
offende Lui, me stesso e i fratelli che mi circondano.
Per fortuna che con me, come nell’episodio evangeli-
co, c’è la Vergine Santa che con il suo silenzio e le sue
preghiere supplisce a tanta miseria.
Meditazione
Nel manicomio della mia incoerenza
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
La tua mano potente
Signore Gesù,
le nostre mani
ti vorrebbero
possedere,
le nostre parole
girano a vuoto
in un monologo
pretenzioso che
confonde il travolgente,
silenzioso mistero
della tua presenza.
Ti rendiamo grazie,
perché nel mezzo
della nostra storia
la tua mano potente
ci risolleva, ci salva,
ci chiede un ascolto
pieno della nostra vita.
Amen
Agisci
... Gesù mi dice che se
compio la volontà del
Padre, posso essere suo
fratello, sua madre: che
bello! Oggi, con l'aiuto di
Maria, cercherò di prestare atten-
zione a ciò che il Padre desidera da
me.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 10
I sapienti rifulgeranno come
lo splendore del firmamen-
to; coloro che avranno edu-cato molti alla giustizia ri-
splenderanno come stelle
per sempre. DANIELE 12,3
Nelle gelide notti invernali o
in quelle limpide estive le
stelle s'affacciano in cielo
con tutto il loro scintillio.
Ora, il libro di Daniele è un
testo tutto intarsiato di visio-
ni simboliche, di scene im-
pressionistiche, di immagini
apocalittiche, ed è stato
composto - come si è già det-
to precedentemente - per
incoraggiare e sostenere gli
Ebrei travolti dal turbine del-
la persecuzione che nel II
secolo a.C. il re siro elleni-
stco Antioco IV Epifane aveva
scatenato contro di loro. In
quel periodo era sorto il mo-
vimento politico religioso dei
Maccabei, i cinque fratelli (tre
faranno da capi) che avevano
spinto gli Ebrei oppressi alla ri-
bellione e alla conquista della
libertà. Il nostro passo acquista,
allora, un valore particolare che
potremmo sintetizzare nella pa-
rola «testimonianza». Nel buio
della persecuzione si leva la lu-
ce dei maestri di verità e di giu-
stizia che diventano una sorta di
stella polare verso la quale gli
altri si orientano. È un po' la
proposta che Gesù avanza per i
suoi discepoli: «Voi siete la luce
del mondo ... Così risplenda la
vostra luce davanti agli uomi-
ni» (Mt 5,14.16). In questo il di
scepolo si modella su Cristo stes-
so che si era definito così: «Io
sono la luce del mondo; chi se-
gue me non camminerà nelle te
nebre, ma avrà la luce della vi-
ta» (Gv 8,12).
Stelle che brillano nel presente
cupo, quindi; ma anche astri
che sfavilleranno nel futuro sto-
rico, cioè nella memoria dei
posteri. E questa la vera eredità
da trasmettere, l'essere stati
maestri di vita il cui insegna-
mento non perisce, né si arrug-
ginisce o è consumato, come
invece accade per i beni mate-
riali che si lasciano dietro di sé.
Ma questa bella immagine del
firmamento trapuntato di stelle
si apre a un altro orizzonte.
Oltre la testimonianza nel pre-
sente, oltre il ricordo nel futuro
storico, il profeta Daniele fa
balenare un ulteriore destino
dei giusti. È quello della gloria
in Dio, nella sua eternità, nello
splendore della sua luce, attra-
verso la comunione beata con
lui. Infatti, in quel periodo, si
era fatta strada in Israele una
fede nitida nell'immortalità co-
me beatitudine e nella risurre-
zione finale. «Il re dell'univer-
so, dopo che saremo morti per
le sue leggi, ci risusciterà a vita
nuova ed eterna»: già sappiamo
che queste sono le parole che la
madre ebrea dirà ai suoi figli
martiri la cui vicenda è narrata
nel Secondo Libro dei Maccabei
(7,9). Il libro della Sapienza, un
secolo dopo, alle soglie del cri-
stianesimo, confermerà questa
speranza: «Le anime dei giusti
sono nelle mani di Dio ... Agli
occhi degli stolti sembrò che
morissero ... ma la loro speran-
za è piena di immortalità» (3,1-
2.4).
di don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche
di don Luciano Vitton Mea
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Il profeta Daniele
Come stelle di Mons Gianfranco Ravasi
Non di solo pane Numero 719 pagina 11
XVI Tempo Ordinario
Se nostro dovere è l’amore del prossimo, noi dob-
biamo ricordare che anche la Chiesa è prossimo,
anzi è il nostro prossimo per eccellenza. (Papa Paolo VI)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando
era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da
Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato
via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Maria stava all’esterno,
vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due an
geli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato
posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno
portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e
vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché pian
gi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se
l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse:
«Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che significa: «Maestro!». Ge
sù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei
fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le
aveva detto.
Brano Evangelico: Gv 20,1 21118
Martirologio Romano:
Memoria di santa Maria
Maddalena, che, liberata
dal Signore da sette de
mòni, divenne sua disce
pola, seguendolo fino al
monte Calvario, e la
mattina di Pasqua meritò
di vedere per prima il
Salvatore risorto dai
morti e portare agli
a l t r i d i s c e p o l i
l’annuncio della risur
rezione.
Patronato: Prostitute
pentite, Penitenti, Par
rucchieri
Etimologia: Maria =
amata da Dio, dall'egi
ziano; signora, dall'e
braico
Emblema: Ampolla
d'unguento
Contemplo: Va' dai miei fratelli (Gv 20,17)
Il Vangelo insegna l'atteggiamento di Gesù nei confronti delle donne. È una donna che gli dice: «Beato il grembo che ti ha portato!». Vuole che le donne lo seguano in Galilea e a Gerusalemme. Dialoga con la samaritana, non condanna l'adultera, accetta l'invito di Marta e Maria, permette alla peccatrice di spargere profumo ai suoi piedi, proclama ai farisei che le prostitute li precederanno nel Regno dei cieli e dispone che una donna, Maria di Màgdala, sia la prima testimone della risurrezione.
Il Santo del giorno: Santa Maria Maddalena di Magdala
Mercoledì 22
Luglio
IV Settimana del Salterio
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 12
Maria Maddalena è una figura tra le più belle è
trasparenti che incontriamo nei Vangeli: bella per-
ché ha amato come solo le donne sanno fare e tra-
sparente perché in lei, come in un lago limpidissi-
mo, si riflette la misericordia di Dio. Il suo passato è
avvolto nell’oscurità: prostituta, indemoniata o lu-
natica; forse tutte e tre queste povertà hanno trat-
teggiato la sua esperienza umana. Uscita dalla pe-
nombra della vergogna e del peccato si mise a se-
guire Gesù. Era dunque una delle donne che serviva-
no il Signore. Esse ascoltavano i suoi insegnamenti
e, soprattutto, provvedevano a tutte quelle piccole
necessità della vita quotidiana di cui il Maestro non
poteva occuparsi. Da questo angolo nascosto del
Vangelo, Maria nutrì per Gesù un amore purissimo.
Amore chiacchierato come tutti gli amori; le comari
dei villaggi sono maliziose e tormentate da pruriti
che vanno ben oltre la giovinezza: dicevano che si
fosse invaghita del maestro itinerante che veniva da
Nazareth, che coltivasse un amore impossibile.
Ciance da comari dicevamo. Di sicuro il suo amore
era grande e sincero perché il pensiero che il suo
Maestro non fosse stato degnamente sepolto le ave-
va tolto il sonno. Perciò, quando non era ancora
spuntata la prima stella del mattino, era già presso
il sepolcro per terminare di ripulite e ungere il cor-
po del Signore secondo l’usanza ebraica. Un amore
che diventa pietà è sempre trasparente e sincero e
fa impallidire di vergogna le “vampate” delle pette-
gole di turno. Per la sua pietà Maria Maddalena può
essere a ragione accumunata ai grandi dell’ Antico
Testamento come Tobi che si preoccupava di dare
degna sepoltura ai corpi dei suoi connazionali. Per il
suo amore e la sua dedizione ebbe il privilegio di
vedere per prima il Signore Risorto e di annunciarlo
agli apostoli ancora intorpiditi dal sonno. La prima
missionaria in assoluto alla faccia di tutte le comari
di questo mondo.
Meditiamo la Parola
Alla faccia delle comari di questo
mondo Meditazione di don Luciano Vitton Mea
La potenza dell’amore
di Cristo
Signore Gesù,
noi ti ringraziamo
per l'esempio di
Maria Maddalena.
Nel buio, che inclina a
un'alba che non avrà fine,
alba del giorno nuovo e
della vita risorta,
questa donna
è capace di lasciare
che la croce di Cristo
cambi per sempre
la sua vita: non vede
la morte,ma la potenza
dell'amore crocifisso
Custodita in un piccolo
ramo,che pare morto,
ma sta per esplodere
in un tripudio di vita
risorta!
Amen
Agisci
Se ho visto il Signore
nella mia vita, oggi
desidero mostrare il
suo volto agli altri, lasciandolo
trasparire da tutto il mio modo
di essere, dalla mia gioia e dal
mio amore, sull'esempio di Ma-
ria.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 719 pagina 13
Giovedì 23
Luglio
IV Settimana del Salterio
XVI Tempo Ordinario
Lo stupore! Vi raccomando lo stupore: la meravi-glia, come se scoprissimo in ogni cosa qualcosa di
nuovo... Scoprite e lasciate che lo spirito esulti di stupore.
(Papa Paolo VI)
Martirologio Roma-
no: Santa Brigida, reli
giosa, che, data in noz
ze al legislatore Ulfo in
Svezia, educò nella pie
tà cristiana i suoi otto
figli, esortando lo stes
so coniuge con la paro
la e con l’esempio a
una profonda vita di
fede. Alla morte del
marito, compì nume
rosi pellegrinaggi ai
luoghi santi e, dopo
aver lasciato degli
scritti sul rinnova
mento mistico della
Chiesa dal capo fino
alle sue membra e
a v e r f o n d a t o
l’Ordine del Santis
simo Salvatore, a Ro
ma passò al cie
lo.Patronato: Svezia,
Europa (Giovanni Pao
lo II, 1/10/99)
Etimologia: Brigida
(come Brigitta) = alta,
forte, potente, dall'irlandese
Il Santo del giorno: Santa Brigida da Svezia
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è
l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta
frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho
annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se
stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la
vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me
non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca;
poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie paro
le rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il
Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Brano Evangelico: Gv 15,18
Contemplo: Padre mio è l'agricoltore (cv 15,1)
Paolo spiega le parole di Gesù: «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio che fa crescere. Siamo collaboratori di Dio, campo di Dio, edificio di Dio» (1Cor 3,68). Dio ha donato alla sua Chiesa, in Europa, tanti santi, come Brigida, e molte famiglie religiose. Tutti hanno piantato e irrigato la Vigna del Signore, nella fede del Figlio di Dio che «ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25).
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 14
Agisci
Oggi osservo i frutti
che sto portando nel-
la mia vita. Sono frut-
ti di amore e perdono o di egoi-
smo e giudizio? Oggi rivedo il mio
vivere alla luce di questo.
Oggi la Chiesa festeggia la madre di famiglia e reli-
giosa santa Brigida come patrona d'Europa, insieme a
Benedetto, Cirillo e Metodio e Edith Stein.
È davvero singolare il gruppo di santi che la Chiesa ha
scelto come patroni d'Europa. Santi molto diversi fra
loro, nati e vissuti in epoche e contesti diversi. Dal
fondatore del monachesimo occidentale, Benedetto,
italiano, che ha posto la ricerca di Dio nel silenzio e
nel lavoro come pilastro della sua intuizione, ai fra-
telli Cirillo e Metodio, vissuti alla fine del primo mil-
lennio, che inventarono una lingua nuova, il cirillico,
per annunciare il vangelo ai popoli dell'Est e ci richia-
mano all'urgenza dell'evangelizzazione, alla docente
universitaria Edith Stein, uccisa in campo di concen-
tramento per la sua origine ebraica, che ci richiama i
rischi di un nazionalismo impazzito. Santa Brigida,
oggi, ci ricorda il fatto che possiamo essere nel mon-
do pur appartenendo a Dio. Questa donna esemplare,
svedese, sposa e madre di otto figli (una di loro, Ca-
terina, fu canonizzata), seppe occuparsi attivamente
della carità cristiana, compì numerosi pellegrinaggi.
Possiamo cogliere in Brigida una ricerca continua di
luce e di senso che la rendono una donna continua-
mente in viaggio e in perenne ricerca. Una ricerca
non fine a se stessa ma volta ad approfondire
l’amore di Gesù verso tutti gli uomini. Infatti ciò che
da tono e forza alla grande e faticosa ricerca di Brigi-
da è la meditazione della passione del Signore e, in
particolare, la considerazione delle sue piaghe che
sono il segno dell’amore più grande con cui Cristo ha
amato l’umanità sofferente nel corpo e nello spirito.
Concluse la sua vita fondando una congregazione re-
ligiosa che negli intenti avrebbe dovuto essere com-
posta da uomini e donne... guidati da una badessa,
cosa mai realizzata, e ne intuiamo le ragioni...
Meditiamo la Parola
Nel mondo pur appartenendo a Dio Meditazione a cura della redazione
Intuire il bene!
Ti ringraziamo, Signore,
per il dono e la continua
ricerca di luce e di senso
di Brigida, continuamente
in viaggio e perennemente
in ricerca. Ti chiediamo,
per sua intercessione,
di illuminare coloro
che hanno responsabilità
di governo, perché
sappiano far fronte ai
grandi tormenti del nostro
tempo con un'azione positiva,
capace di intuire il bene
che comunque si fa strada.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 15
Venerdì 24
Luglio
IV Settimana del Salterio
XVI Tempo Ordinario
La santità, la vera aristocrazia del cristiano, può essere accessibile a tutti; può essere, per così dire,
democratica. (Papa Paolo VI)
Martirologio Roma-
no: San Charbel
(Giuseppe) Makhlūf,
sacerdote dell’Ordine
Libanese Maronita,
che, alla ricerca di
una vita di austera
solitudine e di una
più alta perfezione, si
ritirò dal cenobio di
Annaya in Libano in
un eremo, dove servì
Dio giorno e notte in
somma sobrietà di
vita con digiuni e pre
ghiere, giungendo il
24 dicembre a riposa
re nel Signore. (24
dicembre: Ad Annaya
in Libano, anniversa
rio della morte di san
Charbel (Giuseppe)
Makhluf, la cui me
moria si celebra il 24
luglio).
Il Santo del giorno: San Charbel Makhluf
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del
seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene
il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato
lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la
Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché,
appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito
viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupa
zione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà
frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la compren
de; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
Brano Evangelico: Mt 13,1823
Contemplo: Signore, hai parole di vita eterna (Salmo responsoriale)
Le parabole offrono spesso brevi sintesi della storia della salvezza: sono parole di vita eterna. Più il suo racconto è semplice e più il suo messaggio è profondo. Le parabole non sono altro che la rivelazione dei misteri della salvezza, in particolare la rivelazione dell'amore di Dio per gli uomini. Questa è l'intenzione fondamentale di tutte le parabole e la Chiesa si è sempre preoccupata di trasmettere un'interpretazione autorizzata del testo insieme al testo stesso.
Non di solo pane Numero 719 pagina 16
Agisci
Oggi medito con at
tenzione i dieci coman-
damenti nella prima
lettura e mi ci confron-
to. Li sto vivendo davvero? Com-
prendo pienamente che essi sono
una Parola di libertà per me.
«Tutto avviene secondo un ritmo più profondo … che si
dovrebbe insegnare ad ascoltare: è la cosa più importan-
te che si può imparare in questa vita. Il silenzio può così
essere strada che conduce alla profondità. Ecco perché
le grandi donne e i grandi uomini dello spirito hanno a-
mato e vissuto il silenzio».
Etty Hillesum
Nella spiegazione che Gesù dà della parabola del semina-
tore, l'attenzione si sposta dal seminatore ai diversi ter-
reni che ricevono il seme, mettendo così in luce che la
mancanza di frutto non dipende né dal seminatore, né
dal seme, ma dal terreno su cui il seme cade. Il seme è
identificato con la Parola del Signore, i terreni rappre-
sentano i diversi modi in cui l'uomo può accogliere questa
parola. L'uomo può non comprendere in profondità la
parola annunciata: è il seme che cade sulla strada e che
viene portato via dagli uccelli del cielo. La strada rap-
presenta la superficialità, l’incapacità cioè di lasciar pe-
netrare nella nostra esistenza la Parola che salva. Ascol-
tiamo tutte le domeniche la Parola del Signore, alcune
parabole o discorsi li conosciamo quasi a memoria ma la
nostra vita non cambia, rimaniamo sempre terribilmente
uguali. E alla fine cadiamo nella banalità: “E’ troppo esi-
gente Gesù, è praticamente impossibile mettere in prati-
ca quello che ci insegna …”. Siamo strada, terreno duro:
invece di abituarci a vivere il bene lo rendiamo inaccessi-
bile, mentre dovevamo rendere abituale il Vangelo lo
abbiamo ridotto ad eccezione. Perché tanta durezza,
diciamolo pure, tanta incredulità? Perché sulla nostra
strada ci sono troppi rumori, troppe voci che, come gli
uccelli del cielo, rubano il seme di Dio, ammutoliscono la
dolcezza della sua voce. Manca attorno a noi e in noi il
silenzio, la brezza del mattino che rivela la presenza di
Dio. Ha ragione Etty Hillesum: “Il silenzio può così essere
strada che conduce alla profondità”.
Meditiamo la Parola
La strada del silenzio
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Ai nostri occhi
Dove eravamo
prima di essere seminati?
Che cosa stiamo diventando,
mentre abitiamo il solco
della vita che ci è stata
donata per spendersi e
macerarsi? Signore,
tu scruti e conosci
i nostri cuori:
anche il poco
che possiamo offrirti
ha un suo piccolo
posto nell'immenso
orizzonte che schiudi
ai nostri occhi:
grazie, Signore Gesù!
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 17
La Bibbia in un frammento
La carta d’ identità Di Dio
di Mons. Gianfranco Ravasi
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
modella sulla promessa
che il Signore stesso
aveva fatto a Mosè
quando costui gli aveva
chiesto di poter vedere
il suo volto. «No, tu non
potrai vedere il mio vol-
to, perché nessun uomo
può vedermi e restare
vivo». Tuttavia, uno
svelamento c'era stato:
«Farò passare davanti a
te tutta la mia bontà e proclame-
rò il mio nome, Signore, davanti a
te ... Ti porrò poi nella cavità di
una rupe e ti coprirò con la mano,
finché non sarò passato. Poi to-
glierò la mano e vedrai solo le mie
spalle, ma il mio volto non lo si
può vedere!» (Es 33,18-23).
Ora Mosè sa che il Dio invisibile è
là, davanti a lui, perché sta pro-
prio proclamando il suo nome,
«Signore», in ebraico il nome sa-
cro e impronunciabile Jhwh.
Ma subito dopo Dio aggiunge quat-
tro attributi che completano la
suà «carta d'identità». Il primo è
in ebraico rahúm, che la versione
«misericordioso» rende solo in
modo pallido perché il termine
originale allude alle viscere ma-
terne, a una sorta di affetto
«viscerale» appunto, totale e as-
soluto come è quello di una madre
o di un padre. Il secondo aggetti-
vo è «pietoso» che rimanda al do-
no, alla gratuità di un rapporto
d'amore.
La terza qualità divina è la sua
paziente attesa che l'umanità
si converta, prima che egli
debba intervenire con la sua
ira, che in ebraico è curiosa-
mente raffigurata con le
«narici» sbuffanti. L'Ultimo
tratto è affidato a un binomio
di parole che sono quelle tipi-
che per definire l'alleanza tra
il Signore e Israele. In ebraico
sono hesed e 'emet, «amore»
e «fedeltà», coppia di termini
destinati a esprimere quella
ricca trama di relazioni, di
sentimenti, di affetti che in-
tercorrono tra due persone
che sono legate tra loro da un
vincolo d'amore e da un patto
di fedeltà. A questo punto il
nostro frammento si allarga in
un canto dell'amore di Dio.
Ascoltiamo, allora, le ultime
parole che in quell'alba neb-
biosa sulla cima del Sinai Dio
proclamò a Mosè: «Il Signore
conserva il suo amore per mil-
le generazioni, perdona la col-
pa, la trasgressione e il pecca-
to; ma non lascia senza puni-
zione, castiga la colpa dei pa-
dri nei figli e nei figli dei figli
fino alla terza e alla quarta
generazione» (Es 34,7).
Il Signore, il Signore, Dio miseri-
cordioso e pietoso, lento all'ira e
ricco di amore e di fedeltà.
ESODO 34,6
Quelle che noi abbiamo citato sono
solo le prime parole di un passo bi-
blico che è stato definito da un ese-
geta francese, André Gelin, «la car-
ta d'identità di Dio». Prima di ap-
profondire queste righe, ricostruia-
mo la scena che funge da fondale. È
l'alba. Mosè si è arrampicato lungo
le pendici erte e pietrose del monte
Sinai, reggendo tra le mani le due
tavole marmoree che dovranno ac
cogliere il nuovo Decalogo, dopo
che le precedenti erano state spez-
zate di fronte all'idolo del vitello
d'oro eretto dal popolo (Es 32,19-
20). La vetta della montagna sacra
è immersa nelle nubi.
Mosè le varca e si trova nell'oscurità
che all'improvviso è squarciata da
una voce possente. È Dio stesso che
si auto presenta con le parole che
abbiamo evocato. È un autoritratto
sorprendentemente dolce che si
Non di solo pane Numero 719 pagina 18
Sabato 25
Luglio
IV Settimana del Salterio
XVI Tempo Ordinario
Il peccato, la fuga sembra che accenda in Dio una fiamma di più intenso amore, un desiderio di ria-
verci e di reinserirci nel suo piano di salvezza.
(Papa Paolo IV)
Martirologio Roma-
no: Festa di san Gia-
como, Apostolo, che,
figlio di Zebedeo e
fratello di san Gio-
vanni evangelista, fu
insieme a Pietro e
Giovanni testimone
della trasfigurazione
del Signore e della
sua agonia. Decapita-
to da Erode Agrippa
in prossimità della
festa di Pasqua,
ricevette, primo tra
gli Apostoli, la co-
rona del martirio.
Patronato: Pelle-
grini, Cavalieri, Sol-
dati, Malattie reu-
matiche
Etimologia: Giacomo
= che segue Dio,
dall'ebraico
Emblema: Cappello
da pellegrino, Con-
chiglia, Stendardo
Il Santo del giorno: San Giacomo il Maggiore
Brano Evangelico: Mt 20,2028
Contemplo: Siamo sconvolti, ma non disperati (1 Cor 4,8)
San Paolo ci insegna che abbiamo un tesoro in vasi di creta, cioè nella nostra fragile umanità. Ciò significa che se in noi vi è qualcosa di grande e di magnifico non proviene da noi, ma da Dio. Nella nostra povertà possiamo vivere momenti difficili, talvolta drammatici, ma non per questo dobbiamo pensare di essere abbandonati da Dio: «Siamo sconvolti, ma non disperati», poiché la nostra speranza è posta in Dio che non abbandona mai i suoi figli.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si
prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’
che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo
regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice
che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice,
lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è
per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, si
sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i
governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non
sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole
essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è
venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Non di solo pane Numero 719 Tempo Ordinario pagina 19
Agisci
... Oggi medito sul
l'immagine del tesoro
in un vaso di creta. Mi
rendo conto che sem-
brerebbe una pazzia
mettere un tesoro in un contenito-
re così... Sono consapevole di ave-
re un tesoro dentro di me? Come
me ne sto prendendo cura?
La grandezza e il servizio di ogni apostolo sta nel
condividere la volontà del Signore di amare l'altro
sempre e comunque, fino ad anteporlo alla propria
vita. Il Vangelo ricorda come la comprensione e l'ac-
cettazione di tutto ciò non sia stata facile per nessu-
no di loro, tanto meno per Giacomo e suo fratello
Giovanni, che pensavano sarebbero stati più uniti e
vicino a Gesù se fossero stati separati dagli altri e
posti in una condizione riservata ad essi soli. Emble-
matico che, in Matteo, tale posizione sia stata posta
sulle labbra della loro madre. Perché? Poco prima,
l'evangelista ci ha raccontato del compito profonda-
mente positivo assolto dalla Madre di Gesù. Fedele
alla tecnica compositiva antica, che amava porre a
confronto realtà tra loro opposte, ora l'evangelista ci
pone di fronte un'altra madre, avvolta in una luce
non positiva. Se la Madre di Gesù era stata una fede-
le collaboratrice del regno, la madre di Giacomo e di
Giovanni appare invece come un'esponente del mon-
do "vecchio" e incapace di trasformarsi grazie alla
"novità" del regno di Dio. Per potersi convertire, Gia-
como ha quindi bisogno di "lasciare sua madre", di far
risuonare in lui quella parola che Gesù aveva prece-
dentemente pronunciato tra lo scandalo di molti:
«Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno
di me». Per Giacomo, lasciare la madre e bere il cali-
ce del Signore sono l'emblema della conversione, cio-
è dell'entrare in quella vita che non dipende dai pre-
vilegi o dai posti, ma dalla potenza dello Spirito. È lo
Spirito, infatti, che risana, perdona, converte all'a-
more. In Giacomo celebriamo oggi quest'opera dello
Spirito del Risorto e la riconosciamo come elemento
fondativo e costitutivo della Chiesa e della sua mis-
sione. Gli apostoli sono le fondamenta della Chiesa
perché hanno esperimentato per primi la fragilità
umana ma anche la grande misericordia di Gesù.
Meditiamo la Parola
Le due madri Meditazione a cura di don Diego Facchetti
Come una perla rara
Beviamo il tuo calice,
Signore, così come lo
ha bevuto san Giacomo
e ti rendiamo grazie
perché tracci
la traiettoria delle
nostre vite con perfezione
mirabile:la nostra sarà
una vita ben spesa,
donata in riscatto
per molti, luminosa
e misteriosa come una
perla rara, nascosta
agli uomini,ma raggiante
ai tuoi occhi, Gesù!
Amen
Preghiamo la Parola
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 719
Domenica 17 Luglio 2015
Chiuso il 14 Luglio 2015
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
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