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1.0 PREMESSA
Per incarico conferitomi dal Consorzio per lo Sviluppo Industriale della
Provincia di Matera, è stato eseguito uno studio per la verifica di compatibilità
ambientale, ai sensi della Legge Regionale n.47/98 "Disciplina della
valutazione di impatto ambientale e norme per la tutela dell'ambiente", relativo
alla realizzazione della rete di distribuzione gas metano, nell’Agglomerato
Industriale di La Martella (MT), con allaccio al punto di consegna della SNAM
rete Gas S.p.a. finaziato con le risorse disponibili dal D.G.R. n.1348 del
20.09.2011 D.G.R. n.1771 del 29.11.2011 PO FESR 2007-2013.
Il progetto prevede la realizzazione di condotte con diametro 180 mm,
poste sotto il piano stradale, i cui tracciati comprendono i principali assi stradali
dell’agglonerato industriale di La Martella e la S.P. Matera – Gravina, partendo
dal medesimo agglomerato sino al confine di regione ove è prevista, nel punto
di riconsegna SNAM, la realizzazione di una cabina di decompressione e
misura.
Il tracciato della condotta adduttrice di lunghezza totale di circa 6,7 Km, è
interessato da scavi per la posa della condotta e dalle opere necessarie allo
scavalco dei tombini stradali.
Nel presente studio è stata presa in considerazione l’area ove sarà
concentrato l’intervento e le zone limitrofe.
E' stato condotto uno studio che ha permesso di analizzare lo stato attuale
dell'ambiente e di individuare le componenti più sensibili all'opera in progetto,
di individuare gli effetti indotti dallo stesso nonché le misure per mitigarli.
Lo studio si è sviluppato nelle seguenti fasi:
consultazione della normativa ambientale vigente per verificare la
compatibilità dell'opera in oggetto con la normativa;
ricerca bibliografica relativa al comparto biotico, in particolare alle
biocenosi e fitocenosi presenti nell'area interessata dal progetto;
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sopralluoghi sul terreno, volti a verificare i dati ottenuti nel corso
dell'indagine geologico-tecnica svolta nella fase di progetto.
In appendice si riportano i seguenti allegati :
1. Inquadramento territoriale in scala 1 :25.000;
2. carta geologica in scala 1:10.000;
3. carta idrogeologica in scala 1:10.000;
4. carta dell’uso del suolo in scala 1:10.000;
5. carta dei vincoli in scala 1:25.000;
6. Allegato fotografico;
Si rimanda agli elaborati di progetto quanto non verrà specificato nella
presente relazione.
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2.0 IL PROGETTO
2.1 Generalità
Il Consorzio per la Sviluppo Industriale della Provincia di Matera dovendo
procedere all'allaccio della rete gas metano, a servizio della zona industriale di
La Martella, ha la necessità di realizzare una cabina di decompressione e
misura con le relative opere connesse che dalla condotta dell'ente erogante
(punto di riconsegna SNAM) distribuisca il metano in condotte a bassa
pressione fino a servire la succitata zona industriale.
All’interno dell’area industriale la rete di distribuzione si sviluppa su diversi
tronchi per un totale di circa 12.000 metri di tubazione interrata con il
posizionamento di valvole di intercettazione circa ogni 2 km (Fig.1).
Fig.1 – Schema della rete già realizzata all’interno dell’Area Industriale di La Martella.
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Per la realizzazione dei circa 6 km del collettore di adduzione, il Consorzio
ha attivato una interlocuzione con l'Amministrazione Provinciale di Matera per
la messa a disposizione delle aree di pertinenza della S.P. Matera – Gravina di
proprietà della stessa Amministrazione finalizzata alla posa della linea di
adduzione.
Da verifiche congiunte eseguite con i tecnici dell’Amministrazione
Provinciale si è ravvisata la necessità di posizionare la condotta di allaccio al
punto di riconsegna SNAM Rete Gas lungo la sede stradale della S.P. Matera
– Gravina; tale soluzione, rispetto ad altre soluzioni ipotizzate, consente di
ottenere un significativo miglioramento dell’opera e della sua funzionalità
tenendo conto che la condotta posata sotto la sede stradale risulta
maggiormente protetta e quindi non esposta a rischi indotti di carattere
tecnico-gestionale, compresa l'erosione delle scarpate della sede stradale per
effetto del dilavamento in occasione degli avversi eventi meteorologici.
Tale determinazione è stata recepita nel disciplinare è nell’atto
autorizzativo n. 42980 del 15.12.2010 e n. 42984 del 15.12.2010.
L'ubicazione della cabina è invece prevista nel territorio del comune di
Matera su terreno di proprietà privata avente una superficie di circa 300 m2,
riportata al catasto nel foglio di mappa n. 10 p.lla 272.
Il posizionamento della cabina di trasformazione è stato scelto tenendo
conto delle seguenti considerazioni:
1. Trattasi di una zona limitrofa alla rete di trasporto gas;
2. L’area interessata risulta lontana dagli insediamenti urbani
3. Vengono rispettate le distanze regolamentari, dal più vicino fabbricato.
Nella pagina seguente si riporta una planimetria semplificata dell’opera
prevista in progetto (Fig.2).
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Fig.2 - Planimetria schematica del progetto previsto
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2.2 Realizzazione della condotta adduttrice
La lunghezza della condotta da realizzare è secondo le previsioni
progettuali di ml 6.700, dal punto di riconsegna SNAM rete Gas ubicato sulla
S.P. Matera – Gravina, sino all’area industriale.
La posa della condotta di adduzione, come già descritto in precedenza,
verrà posizionata al disotto della corsia di percorrenza da Gravina verso
Matera della strada provinciale.
Le lavorazioni previste possono essere così sintetizzate:
Demolizione della pavimentazione stradale bituminosa;
Scavo a sezione obbligata;
Fornitura e posa in opera della condotta in PEAD 180 previa stesura
del letto di sabbia e successivo rinfianco e ricoprimento;
Riempimento dello scavo con misto cementato, previa interposizione di
nastro segnaletico;
Ripristino della pavimentazione stradale bituminosa con strato di
collegamento e tappeto di usura per una fascia di 2 metri lineari a
cavallo dello scavo da ammorsarsi alla pavimentazione esistente previa
fresatura della profondità di 3 cm
Trasporto e conferimento a discarica sia del materiale bituminoso
demolito e fresato che del terreno risultante dallo scavo.
Realizzazione degli attraversamenti dei ponticelli stradali e degli stacchi
lungo il percorso.
Lo scavo avrà una sezione di 50 cm, la condotta verrà posta in opera nel
rispetto delle Norme UNI 9165:5004.
Nella figura di pagina seguente si riporta uno schema della sezione
trasversale sull’opera prevista (Fig.3).
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Fig.3 – Sezione trasversale lungo la S.P. Matera-Gravina
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Per quanto attiene i ripristini della pavimentazione stradale per motivi legati a
diversi tempi di esecuzione fra il ripristino della fondazione stradale (prevista con
misto cementato) ed il ripristino del pacchetto di pavimentazione flessibile (prevista
con Strato di base + Bynder + Tappeto d’usura), lo strato finale di circa 20 cm sarà
completato con una soletta di calcestruzzo Rck 15 MPa, che costituirà direttamente
la superficie di supporto e attacco per il tappeto di usura previa stesura di emulsione
bituminosa. In questo modo, la discontinuità fra la superficie bituminosa esistente ed
il ripristino in calcestruzzo in corrispondenza dello scavo, viene ridotto da 20 cm a
circa 3 cm, rendendo più sicura la circolazione stradale nel lasso di tempo che va dal
getto della soletta di cls sul riempimento dello scavo alla stesura del manto stradale.
Per quanto attiene il trattamento delle materie scavate e demolite, l’Impresa
esecutrice assumerà l’obbligo di effettuare a proprie cure e spese presso laboratori
regolarmente autorizzati le analisi delle materie scavate e/o demolite, individuando
l’esatta categoria merceologica ai sensi del D.Lgs 152/2006 e D.M. 05.02.1998 e
s.m.i. e quindi, la discarica o il centro di recupero inerti muniti di regolare
autorizzazione, presso le quali conferire il materiale riveniente dalla demolizione della
pavimentazione stradale, dalla eventuale demolizione di manufatti e del materiale in
eccedenza il rinterro.
L’impresa esecutrice, dovrà avere cura di richiedere il rilascio dei Formulari dei
rifiuti secondo la modulistica vigente compilata chiaramente, in ogni sua parte e
conforme alla Normativa vigente in materia ambientale con inequivocabile
indicazione delle quantità trasportate ed attribuzione di appropriato codice CER di
identificazione.
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Altro elemento di rilievo è rappresentato dall’attraversamento di tombini stradali.
Con riferimento al progetto, dalla cabina di decompressione e misura sino all’area
industriale sono previsti n.6 attraversamenti in progetto così denominati:
Canale 1
Canale 2
Canale 3
Canale 4
Canale Pastinaca
Canale 5
Di seguito a titolo di esempio si riporta lo schema dell’attraversamento sul canale
indicato in progetto cn il n.5 (Fig. 4)
Fig.4 – Schema attraversamento canale
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2.3 Cabina di decompressione e misura
La cabina, di tipo prefabbricata in cls. armato e relative fondazioni, anch'esse
opportunamente dimensionate e armate per sopportare il carico cui è soggetta, avrà
le seguenti finalità:
contenere tutte le apparecchiature necessarie per la intercettazione, la
filtrazione, il preriscaldo, la decompressione, la regolazione e la misura del
gas;
contenere caldaie, pompe di circolazione, e i vasi ad espansione per il circuito
di preriscaldamento;
contenere le apparecchiature di misura fiscale e di telecontrollo degli impianti.
Per le destinazioni di cui sopra l'interno della cabina sarà divisa da muri anch'essi
in cls armato, aventi funzioni di rompifiamma. In particolare il locale adibito a centrale
termica, che può causare fiamme libere, sarà separato da una muratura costruita fino
oltre l'estradosso del tratto di copertura.
La copertura è prevista di tipo leggero costituita da lastre autoportanti e sarà
opportunamente ancorata alla struttura.
Le finestre poste sui muri perimetrali, saranno di ampia apertura in modo da
garantire la superficie minima di aerazione prevista dalla normativa nella misura di
1/10 della superficie in pianta. Le finestre saranno dotate di telai e profilati in ferro
zincati completati da reti metalliche antintrusione. Le porte saranno ugualmente
realizzate in profilati di ferro e lamiera zincata.
Nella pagina seguente si riporta planimetria e sezioni della struttura prevista
(Fig.5 e 6).
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Fig.5 - Planimetria della cabina di trasformazione
Fig.6 – Sezioni della struttura
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Per le parti d'impianto di competenza, rispettate le seguenti norme:
NORME CNR - CEI 81-1 Edizione II-1990: Norme per la protezione di strutture
contro i fulmini;
NORME CNR - CEI 64-8 Edizione III-1992: Norme per gli impianti elettrici
utilizzati a tensione nominale non superiore a 1000V in corrente alternata e a
1550V in corrente continua;
NORME CNR - CEI 64-2 e 64-2-2/A Edizione IV-1990: Norme per gli impianti
elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione;
NORME CNR - CEI 31-8 Edizione III-1978: Norma europea per le costruzioni
elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive.
La cabina sarà dotata di dispositivi antincendio portatili (estintori a polvere
secca), per le caratteristiche e per numero secondo le prescrizioni del competente
comando dei VV.FF..
La struttura del fabbricato sarà poi completata con le opere accessorie, quali:
Sistemazione dell'area interessata, ivi compresi gli spianamenti, sbancamenti,
formazione di fossi per scolo acque superficiali e sotterranee, trasporto a
rifiuto del materiale eccedente, eventuali altre opere complementari come
tombinamenti e muretti;
Formazione di massicciata stradale, per l' accesso di dimensioni adatte a
carro bombolaio, sistemazione dell' area entro la recinzione, costituita da
sottofondo in toutvenant o ghiaia naturale e sovrastante strato di ghiaia mista
o stabilizzato ben rullato;
Posa in opera di recinzione, compresi i cancelli dotati di idonea serratura,
verniciatura delle parti metalliche, compresa la recinzione separata della
valvola d'intercettazione della Società SNAM rete Gas, da costruire secondo
le indicazioni della stessa;
Fornitura e posa di impianto elettrico in esecuzione AD-PE, AD-FT ed AD-1 a
norma CEI 64-2 con partenza dal contatore ENEL con quadro elettrico
generale di comando in armadio di vetroresina IP 55, completo di interruttori
differenziali, scaricatore a presa di corrente, punti luce, presa di corrente F.M.,
alimentazione sistema fiscale; impianto calcolatore in esecuzione Ex-i per
collegamenti in campo sistema misura fiscale e correzione;
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Creazione di barriera equipotenziale mediante il collegamento di tutte le
strutture metalliche ivi comprese la formazione di gabbia di Faraday, costruita
in piattina di ferro zincato di maglia adeguata, sostenuta da zanche,
collegamento di tutte le strutture metalliche della cabina(porte, finestre, tubi in
entrata e in uscita, sfiati e recinzione); rete di raccolta dei discendenti
collegata ad idonei spandenti in puntazze di metallo, in conformità alla
normativa vigente;
Cavallottamento del tubo di entrata ed uscita con corda di rame
adeguatamente isolata da 10 mm2 posata in guaina in PVC, compreso un
punto di misura con capicorda in conchiglia di alluminio sostenuta da tubo d'
acciaio;
Segnaletica di avvertimento e pericolo, di forma e dimensione adeguata
secondo le istruzioni del comando VV.FF.;
Oltre alle opere sopra elencate si provvederà ad eseguire ogni altra opera, anche
se non elencata ma essenziale alla messa in esercizio della cabina oppure ordinate
dalle competenti autorità, quali il comando dei VV.FF., ISPESL e ASM.
2.3.1 Tipologie di Impianti presenti nella cabina di decompressione e
misura
Nella cabina sarà alloggiato il complesso di apparecchiature necessarie a far
fronte al fabbisogno dell'impianto, secondo le norme di approvazione della Società
SNAM rete Gas e le UNI 9167.
Nel tempo e quando sarà necessario, si potrà con facilità adeguare il
dimensionamento degli apparecchi della cabina alle esigenze dell'esercizio,
modificandoli o sostituendoli. Per questo il fabbricato sarà dimensionato con
sufficiente capienza in relazione alle esigenze future.
Il complesso di apparecchiature di riduzione e misura è previsto su due linee, di
cui una operativa e l'altra di soccorso.
I principali componenti dell'impianto sono:
Valvole generali di intercettazione;
Giunti isolanti;
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Filtri;
Scambiatori di calore e verticali a fascio tubero;
Riduttori, regolatori della pressione del gas;
Dispositivo di scarico in atmosfera per eventuali sovrapressioni temporanee;
Misura fiscale del gas;
Registratore di portata-temperatura-pressione;
Apparecchiature elettroniche di misura e correzione fiscali dei volumi di gas
misurati;
Impianto termico con caldaie a bruciatori ad aria aspirata;
Impianto di preriscaldo completo di valvole termoregolatrici e pompe di
circolazione acqua. Impianto di riduzione e misura del gas per l'alimentazione
della centrale termica.
Le apparecchiature che saranno installate nella cabina di ricevimento,
riscaldamento, riduzione e misura del gas, dovranno essere approvate dal
competente ufficio misure della Società SNAM rete Gas.
Di particolare rilievo ai fini del presente studio, è l’impianto termico.
Detto impianto è composto da caldaie per la produzione di acqua calda con
corpo in ghisa, mantello isolante e pannelli di rivestimento in lamiera smaltata;
bruciatore del tipo atmosferico automatico funzionante a metano e provvisto di
dispositivi di sicurezza del tipo a termopila.
Le caldaie sono installate in parallelo, di cui almeno una di esse costituisce la
riserva sul circuito dell' acqua.
Il circuito dell' acqua di riscaldamento è conforme alle vigenti norme ed è
dimensionato per la circolazione naturale dell' acqua calda con vasi di espansione
aperti. E' inoltre prevista la circolazione a mezzo pompe accoppiate a motori elettrici,
inserite in by-pass alla tubazione per circolazione naturale. I motori elettrici di
azionamento delle pompe sono alimentati con corrente alternata monofase.
Per ogni emergenza la cabina è dotata inoltre di valvole di by-pass generale, per
l'alimentazione temporanea con carro bombolaio.
Si precisa che l'area in cui sarà edificata la cabina sarà dotata di una zona di
rispetto, recintata da muretto in calcestruzzo con sovrastante rete metallica,
dell'altezza di 2.00 m, sostenuta da paletti in profilato di ferro a T e montata sul
cordolo in calcestruzzo. Il cancello di accesso sull'area recintata, in profilati di ferro, è
ubicato in posizione tale da essere vicino alla valvola principale d'intercettazione
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generale del gas, posta a 10 m dal corpo dell'edificio della cabina stessa. E' previsto
inoltre un ingresso pedonale indipendente.
L'area esterna e la cabina, per ogni singolo locale, saranno dotate di un impianto
di illuminazione.
Un adeguato varco di accesso percorribile anche da veicoli pesanti, collegherà
l'impianto alla limitrofa S.P. Matera - Gravina.
E' previsto, un sistema di telecontrollo al fine di verificare con continuità le
condizioni del funzionamento del sistema.
A valle della cabina si realizzerà l'interconnessione con la rete di adduzione in
PEAD per servire la Zona Industriale, mediante una valvola intercettatrice di acciaio
e con l'ausilio di pezzi di transizione (acciaio-polietilene).
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3.0 ANALISI AMBIENTALE DELL’OPERA IN PROGETTO
3.1 Inquadramento dell’area interessata
Come accennato in precedenza l’area direttamente interessata dal progetto,
ricade nell’agro del Comune di Matera, dall’area Industriale di La Martella sino al
confine di Regione, lungo la S.P. Matera – Gravina.
Cartograficamente il progetto rientra nel Foglio IGM in scala 1:50.000 n.472
“Matera” (Fig. 7).
Fig.7 – Stralcio del Foglio IGM con ubicazione del progetto.
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Fig.8 – Particolare dell’area interessata dalla realizzazione della cabina di trasformazione.
Di seguito vengono analizzate le componenti ambientali più sensibili all'attività
dell’impianto, ed individuati gli effetti indotti dall'opera sulle varie componenti
ambientali, riportando le opportune misure di mitigazione.
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3.2 Inquadramento geologico morfologico e idrogeologico
3.2.1 Inquadramento geologico
Come si é accennato l'area considerata si estende nei pressi dell’area Industriale
del Consorzio ASI di Matera lungo la S.P. Matera-Gravina.
Geologicamente la zona si colloca a ridosso di due importanti strutture tettoniche:
l’Avampaese Murgiana e l’Avanfossa Bradanica.
La prima è caratterizzata da calcari cretacei in strati e banchi che si immergono al
di sotto dei depositi della Fossa Bradanica con una serie di faglie dirette orientate in
direzione NO-SE.
L'avanfossa Bradanica è caratterizzata da sedimenti marini sciolti o poco
cementati, con granulometria variabile da zona a zona. Tra i due complessi descritti
si osserva una fascia di passaggio in cui i terreni affioranti risentono di entrambe le
strutture sopra descritte. Le strutture sedimentarie, in tutta l'area, sono caratterizzate
da passaggi laterali di facies.
I terreni, affioranti nell’area in esame e nelle zone immediatamente circostanti,
sono termini depositatisi in ambiente marino, di origine sia terrigena che bacinale.
I termini di origine terrigena sono rappresentati da sabbie ed argille, più o meno
siltoso-sabbiose, mentre quelli di origine bacinale sono costituiti da calcareniti e
calcari.
I rapporti stratigrafici tra i suddetti terreni sono di natura sedimentaria e vedono le
argille poggiarsi in concordanza sulle calcareniti, anche se talvolta il passaggio tra le
argille e le calcareniti è di natura eteropica, cioè si ha un passaggio laterale da una
formazione all’altra. Frequentemente le argille sono sostituite lateralmente da
calcareniti o sabbie calcaree provenienti dalla zona dei calcari murgiani.
Il passaggio tra le calcareniti ed i calcari è segnato da una discordanza angolare,
segno evidente quest’ultimo, di una fase tettonica precedente all’inizio della
deposizione della calcarenite.
Questa situazione è osservabile lungo le gole della “Gravina di Picciano”, che si
snoda a qualche centinaio di metri a sud della Provinciale.
L’intera zona non ha subito grossi eventi tettonici che hanno modificato la vecchia
giacitura o le caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni.
L’unico evento tettonico che ha interessato le unità affioranti, è stato il
sollevamento regionale che ha prodotto alcune faglie dirette, peraltro presunte, poste
a distanza di sicurezza dall’area in studio.
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Anche la fratturazione riscontrabile nelle calcareniti, affioranti in diverse zone
dell’area in oggetto, è da attribuire a questo evento tettonico tardivo.
Con riferimento alla carta geologica in allegato, di seguito vengono descritte con
maggiore dettaglio le unità geologiche intercettate nel corso dei rilievi ed affioranti
nelle immediate vicinanze dell’area interessata dal progetto, che possono essere
così riassunte:
Calcari;
Calcareniti;
Limi argillosi di colore grigio-azzurro;
Depositi alluvionali limo-sabbiosi.
Calcare di Altamura
L’ammasso roccioso è costituito in prevalenza da calcari, di colore biancastro,
avana chiaro e nocciola, a grana generalmente fine, compatti e quasi privi di
porosità, a frattura concoide.
Al letto e verso il tetto si ha una certa prevalenza di banchi e strati di calcari
dolomitici o di dolomie calcarifere di colore grigio scuro.
Gli strati hanno potenza variabile, da pochi centimetri a poco più di un metro,
nettamente distinguibili l’uno dall’altro.
I calcari sono stati rinvenuti, in perforazioni eseguite nell’area Industriale per altri
lavori, a profondità dal piano campagna superiori ai 15.0/18.0 mt., risultano
abbastanza compatti e non fratturati. Il contatto con la sovrastante formazione delle
calcareniti è di tipo trasgressivio con un andamento irregolare.
Calcarenite di Gravina
Questi depositi affiorano estesamente nell’area in studio costituiscono il substrato
su cui poggiano le argille che si rinvengono nelle zone a quote più elevate del
versante a nord della Strada Provinciale.
Tale formazione è trasgressiva, con evidente discordanza angolare, sul Calcare
di Altamura; alla base si nota in genere un letto conglomeratico ad elementi calcarei
impastati in una massa calcareo-detritica, spesso debolmente cementata.
Al tetto affiorano le Argille subappennine.
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Le Calcareniti di Gravina, poco compatte, sono generalmente massicce, si
mostrano in banchi e più raramente in strati, di colore bianco-giallastro o grigio.
I tufi, come vengono chiamati localmente, sono costituiti da sabbie calcaree
cementate ad elevato contenuto di resti fossili, con parte superiore interessata da
alterazione chimica più o meno spinta, tanto da presentarsi, talvolta, con un
“cappellaccio” di alterazione vero e proprio.
L’origine di tale unità è legata all’intensa attività di disfacimento della Piattaforma
Carbonatica, con accumulo dei detriti al bordo della stessa.
Tale unità viene frequentemente sostituita lateralmente da terreni argillosi, dando
luogo a fenomeni eteropici.
L’unità calcarenitica ha spessori alquanto variabili e comunque in riduzione verso
gli affioramenti calcarei, in loco, è variabile da pochi metri fino a 50 m circa.
Se si tengono presenti i rapporti stratigrafici con le Argille subappennine, l’età
delle Calcareniti di Gravina sembra riferibile per la massima parte al Calabriano.
Argille subappennine
Nell’intera area considerata si evidenziano diversi affioramenti di argille limose,
quasi sempre mascherate dalla coltre agraria.
Presso il margine murgiano le Argille subappennine calabriane autoctone
poggiano sulle Calcareniti di Gravina.
Nella parte assiale della Fossa Bradanica le stesse Argille poggiano in profondità
su depositi sabbioso-argillosi del Pliocene medio-superiore o direttamente sui calcari
cretacei del basamento.
Le Argille subappennine calabriane, di colore grigio-azzurro, si presentano di
solito piuttosto marnose, pur con variabili componenti siltoso-sabbiose.
La frazione sabbiosa aumenta nella parte più recente della formazione, dove può
dar luogo a frequenti alternanze sabbioso-argillose o, addirittura, a cospicui letti di
sabbie.
In genere, le Argille non presentano una netta stratificazione, la quale è
individuabile solo in presenza di sottili intercalazioni, millimetriche o centimetriche, di
lamine sabbiose o cromaticamente distinte.
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Depositi alluvionali limo-sabbiosi
Trattasi di depositi prevalentemente limo-sabbiosi di colore buno-grigiastro con
concrezioni biancastre, con a luoghi presenza di ciottoli e sabbie in lenti.
Questa Formazione costituise la gran parte dei terreni direttamente interessati
dalle opere in oggetto, in tale zona gli stessi presentano spessori variabili dai 4 ai 6
metri dal piano campagna.
3.2.2 Principali caratteri geomorfologici
Morfologicamente l'area si presenta subpianeggiante con lieve aumento della
pendenza procedendo in direzione gravina, con quote ce variano dai 214.0 m.s.l.m.
nei pressi dell’area industriale sino ai 239.0 m.s.l.m. sul confine di regione.
In generale, lungo il tracciato della strada provinciale, l’assetto morfologico
generale è piuttosto piatto con forme d’erosione prodotte da acque di ruscellamento.
In particolare, il fattore pendenza, la conformazione stratigrafico-strutturale, la
disposizione suborizzontale delle formazioni, legata alla totale assenza di ripide
scarpate e/o pareti sub verticali unite alla presenza di faglie, fanno si che non vi
siano emergenze morfologiche particolari.
Non si denotano movimenti gravitativi superficiali o profondi né aree
potenzialmente instabili.
Sono presenti alcune linee preferenziali di drenaggio superficiale che permettono
alle acque di raggiungere le aree più depresse, le stesse generano solchi erosivi nei
terreni di natura limo argillosa. L’unico elemento morfologico rilevante è
rappresentato dalla Gravina di Picciano, a sud del tracciato stradale, trattasi di una
incisione piuttosto profonda, in roccia calcarenitica.
In relazione alla stabilità dell’area, con riferimento al Piano stralcio dell’Autorità
Intergionale di Bacino della Basilicata, tutto il tracciato ricade in n.4 foglia al 10.000
(472114, 472073, 472062 e 475061). Solo un lieve tratto della strada provinciale
ricade in area considerata a moderato rischio (R1). Nella pagina seguente si riporta
lo stralcio della Tavola dell’AdB del tratto interessato (Fig. 9).
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Fig. 9 – Stralcio della Carta del Rischio dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata (Tav. 472062 - 2° Agg.2011).
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3.2.3 Elementi di idrografia e idrogeologia dell’area
L'area è caratterizzata da una rete idrografica superficiale scarsamente
sviluppata, trattasi di fossi scavati dai fenomeni di erosione superficiale delle
acque meteoriche, privi di deflussi perenni. Il corso d’acqua di maggiore rilievo
è il Torrente Gravina di Picciano, affluente sinistro del Fime Bradano.
Le acque di precipitazione che raggiungono il suolo vengono ripartite in
ordine alla permeabilità dei terreni affioranti.
Qui di seguito si suddivideranno i terreni in funzione del grado e tipo di
permeabilità (vedi carta delle permeabilità in allegato).
In merito al grado di permeabilità dei diversi litotipi affioranti, si osserva che
i depositi alluvionali sono da considerarsi con un grado di permeabilità
variabile da mediamente a molto permeabili, i terreni riferibili alla formazione
dei depositi alluvionali fluvio lacustri, presentano un basso grado di
permeabilità che si sviluppa per porosità.
Le Calcareniti sono da ritenersi da poco a mediamente permeabili, con una
permeabilità che si sviluppa essenzialmente per fessurazione e fatturazione.
In ultimo i terreni di natura limo argillosa sono da considerare impermeabili
nella parte più profonda della formazione, e con una permeabilità bassa che si
sviluppa nella parte più superficiale della stessa.
Tale condizione fa si la gran parte dell'acqua meteorica precipitata tenderà
a scorrere in superficie, con fenomeni di ruscellamento e solo una piccola
aliquota tenderà ad infiltrarsi nel sottosuolo.
In merito alla circolazione idrica sotterranea, no sono presenti falde
prossime al piano campagna che possano essere influenzate dall’opera in
oggetto, l’unica falda presente si esplica in profondità.
Essa si sviluppa esclusivamente nelle fratture o in cavità carsiche del
complesso calcareo-dolomitico. La falda defluisce verso il mare in direzione N-
NE secondo direttrici preferenziali caratterizzate da parametri idrodinamici
complessi.
La falda qui descritta, con le sue fluttuazioni, non può essere in alcun modo
interessata dall'opera in oggetto, data sia la sua profondità che la presenza in
affioramento di un litotipo impermeabile.
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3.3 Climatologia dell’area
Il clima dell’area interessata, in generale ha carattere sostanzialmente
"mediterraneo" con estati calde ed asciutte e inverni miti e relativamente umidi
mentre per le due stagioni di passaggio si osserva un’autunno stabile e
piuttosto mite e piovoso rispetto alla primavera. Il tepore degli inverni, le
precipitazioni scarse, la ventosità e lo splendore e la luminosità del cielo anche
nel cuore dell'inverno sono le caratteristiche climatiche comuni un po' a tutta
l’area. I venti umidi provengono da sud-est (scirocco) e da sud-ovest (libeccio),
ma non mancano le giornate invernali in cui i venti di nord e nord-est, gelidi,
secchi e violenti, investono la zona, provocando bruschi abbassamenti di
temperatura. La tramontana e lo scirocco, nel loro alternarsi, sono a loro volta
importanti fattori per la vegetazione. La prima con effetti piuttosto negativi per il
disseccamento delle gemme, il secondo in generale positivo perché
apportatore di umidità.
Fenomeno molto comune sono diventate le nebbie soprattutto nella
stagione autunno-invernale e che durante i periodi di siccità si configurano
come vere e proprie piogge occulte. La neve è abbastanza rara e comunque
effimera. L'influenza del clima atlantico con i suoi periodi di piogge si fa sentire
soprattutto nel semestre ottobre-marzo.
Dai dati dell'Ufficio Idrografico dello Stato relativi ai periodi 1931-41 e 1951-
69 si ricava che le precipitazioni sono mediamente pari a 588,3 mm e
distribuite in 75,3 giorni piovosi, con due picchi stagionali: uno nel mese di
novembre con mm 74,9 di pioggia ed uno nel mese di gennaio con 62,3 mm di
pioggia. Durante l'estate (eccezion fatta per alcuni scrosci improvvisi, di breve
durata e a carattere temporalesco), le precipitazioni sono quasi inesistenti,
risultando di appena 28,5 mm. Il valore della temperatura media del trentennio
considerato è di 15,0 °C, con una media massima di 25,3 °C nel mese di luglio
e una media minima di 6,5 °C registrata nel mese di gennaio. Dalla
elaborazione dei dati relativi ai valori medi delle temperature e delle
precipitazioni del trentennio considerato, è stato ricavato il diagramma
ombrotermico secondo Bagnouls e Gaussen (Fig. 10)
25
Dall’osservazione del grafico si evince l'impronta tipicamente mediterranea
del clima dell’area materana, con un lungo periodo secco che mostra una
durata di quattro mesi e va all'incirca dalla prima decade di giugno fino a circa
metà settembre. Normalmente il massimo di temperatura si ha in luglio, il
minimo in gennaio, mentre il massimo di piovosità è in novembre, con un
minimo in luglio e agosto. Questo andamento climatico è in pieno accordo con
la elevata presenza di una vegetazione di tipo sclerofillico, dato il periodo di
aridità estivo, con larga presenza di specie più mesofile, giustificate dalla
presenza di inverni più freschi ed estati meno aride rispetto alla condizione
tipica della fascia di vegetazione termofila costiera.
Fig. 10 - Diagramma omrometrico (climogramma).
Di seguito si riportano i grafici relativi a diversi aspetti climatici individuati
per l’area in oggetto con riferimento alle principali stazioni metereologiche
limitrofe a quella in oggetto.
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
Temperature medie (C°) Precipitazioni medie (mm)
26
Fig. 11 - Variazioni minime e massime della temperatura mensile
Fig. 12 - media delle precipitazioni mensili
27
Fig. 13 – numero di giorni in cui la temperatura ha superato i 34° (anno 2005)
Fig. 14 – numero di giorni in cui la temperatura è stata inferiore 0° (anno 2005)
28
Fig. 15 – distribuzione delle piogge cumulate (anno 2005)
29
3.4 Elementi di pedologia
Molto scarsa è la letteratura riguardante la pedologia nell’area della
Provincia di Matera, mancando un lavoro specifico basato sulle moderne
metodologie di analisi e sui più recenti criteri di classificazione utili per una
corretta pianificazione del territorio.
Nell’esaminare la pedogenesi dell’area si terranno presenti alcuni fattori di
base indispensabili per una corretta pianificazione del territorio.
Detti fattori possono essere riassunti in:
- fattori litologici
- fattori climatici
- fattori biologici
- fattori topografici
- fattori espositivi
Tra questi elementi quello che maggiormente influenza la formazione e
l’evoluzione di un suolo è il fattore litologico che il Prof. Principi denomina con
il significativo titolo di “roccia madre”.
La composizione chimico-mineralogica di un terreno così come le
caratteristiche fisico-meccaniche (peso specifico, permeabilità, coesione
ecc…) dipendono essenzialmente dal biotopo che funge da roccia madre. Una
classificazione, questa, che non è certamente esaustiva, ma rappresenta uno
strumento tecnico-operativo valido ai fini del presente studio.
I suoli presenti nell’area in esame possono essere schematicamente
descritti utilizzando una classificazione basata sul criterio della “roccia madre”
proposta da Gisotti (1983):
Suoli-tipo che si originano dalla formazione delle argille plio-pleistoceniche
grigio-azzurre
Essendo di origine marina, le argille grigio-azzurre sono ricche di sodio e lo
sviluppo del suolo tende ad essere lento a causa dalla roccia madre poco
permeabile e con un elevato contenuto di “basi”. Infatti, il substrato, poco
permeabile, ostacola i movimenti dell’acqua e l’evoluzione del suolo; d’altra
30
parte la forte alcalinità, impressa all’ambiente dal substrato, ostacola o rallenta
la decomposizione dei residui organici.
La composizione granulometrica (tessitura) è prevalentemente argillosa, la
frazione argillosa è mediamente introno al 35%, perciò i suoli sono dotati di
eccessiva compattezza ed impermeabilità. Ne conseguono difetti di areazione
e circolazione d’acqua, il minerale argilloso più rappresentato è l’illite, ed i suoli
generati da queste argille risultano con uno scarso contenuto in humus.
Nei terreni coltivati, dove letamazione ed altre pratiche agronomiche hanno
limitato le deficienze chimico-fisiche del suolo, si riscontra una stabilità di
struttura della strato arabile che può essere considerata buona.
Nell’area direttamente interessata è presente uno spessore di circa 4 metri
di terreni siltosi, in essi la formazione del suolo è favorita da una morfologia
poco acclive, che consente un maggiore accumulo dei terreni riducendo di
molto i fenomeni di erosione.
Ciò si traduce in caratteristiche fisico meccaniche dei suoli apprezzabili.
3.5 Elementi paesaggistici, vegetazionali e faunistici
3.5.1 Paesaggio
L’area di intervento è posizionata su un zona sub pianeggiante con una
lieve pendenza in direzione Ovest, con quote sul livello del mare di circa
205.0/240.0 metri.
Con riferimento alla carta dell’uso del suolo allegata, si si evince un
paesaggio caratterizzato essenzialmente da vaste aree agricole coltivate a
cereali, a luoghi colture arboree essenzialmente destinate ad oliveti.
Sono presenti in area limitrofe alla S.P. masserie e aziende agricole.
Elemento antropico rilevante è rappresentato dall’Agglomerato Industriale,
zona completamente infrastrutturata ove è presente la rete viaria consortile,
illuminazione stradale, reti idriche e fognanti.
Altro elemento antropico rilevante, è rappresentato dalla discarica di
R.S.U., posta in adiacenza alla S.P.
Di seguito si riportano alcune foto panoramiche tipiche del paesaggio
interessato.
31
Fig.16 – vista della S.P. nei pressi dell’Agglomerato Industriale in direzione Gravina
Fig.17 – vista della S.P. nei pressi della discarica in direzione Matera.
32
3.5.2 Elementi vegetazionali dell’area
La zona nei pressi dell’area Industriale di La Martella si presenta come
una vasta superficie, più o meno pianeggiante, su cui l’elemento antropico ha
creato profondi mutamenti all’aspetto originale del luogo.
L’area di maggiore interesse botanico è rappresentato dalla Gravina di
Picciano, posta a sud, sud-ovest della zona di intervento.
Sono oggi riscontrabili, solo pochi lembi di terreno, in cui è ancora
presente una vegetazione a Macchia e Gariga che un tempo doveva costituire
la norma in quest’area. Si tratta, infatti, di una tipica formazione vegetale
sviluppatasi in seguito al diradamento della vegetazione arborea ed è costituita
prevalentemente da arbusti quali: il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Terebinto
(Pistacia terebintus), l’Alaterno (Rhamnus alaternus), la Fillirea (Phyllirea
latifolia). Le essenze arbustive ed erbacee sono rappresentate dall’Asparago
(Asparagus acutifolius), dalle Ferule (Ferula communis) e da Guado (Isatis
tinctoria).
Dove il fuoco ha ripetutamente percorso la Macchia, troviamo le specie
“pirofile” come i Cisti (Cistus salvifolius, Cistus incanus e Cistus
monspeliensis).
A questo tipo di vegetazione si accompagna quello della Gariga, presente
la dove il suolo è roccioso, costituita da una vegetazione molto bassa tendente
a quella steppica, che rappresenta lo stato di massima degradazione vegetale
a seguito della pressante azione antropica. E’ costituita da specie erbacee
prettamente xerofile, molto rustiche e resistenti agli sbalzi termici. Le specie
più rappresentative sono senza dubbio gli Asfodeli (Asphodelus microcarpus)
e la Scilla (Urginea maritima) che caratterizzano questo tipo di paesaggio.
La presenza antropica è manifesta sia perché nella zona sorge un vasto
complesso industriale, in continua espansione, sia perché l’originario manto
vegetale, tipico della Macchia mediterranea, è stato quasi del tutto stravolto da
una crescente attività agricola. Quasi tutta la superficie che circonda l’area
industriale, presenta campi coltivati a cereali e da campi su cui sorgono vasti
oliveti (Olea europea) di differente età di impianto.
Solo lungo le strade e tra i confini dei campi coltivati, si trovano specie
spontanee quasi esclusivamente erbacee quali: la Diplotaxis erucoides, la
33
Calendula arvensis, il Silybum marianum ed il Foeniculum vulgare; sono anche
presenti sporadici arbusti come l’Asparago (Asparagus acutifolius) ed il
Biancospino (Crataegus monogyna).
Brandelli di vegetazione spontanea sono ancora riscontrabili lungo le
gravinelle che percorrono l’intera zona. Qui sono state riscontrate formazioni
vegetali igrofile ed idrofile assai diverse tra loro; caratterizzate dalla presenza
di specie comuni quali Salix alba L. (Salice comune), Ulmus minor Miller (Olmo
minore), Fraxinus oxycarpa L. (Frassino mediterraneo), Typha angustifolia L.
(Lisca a foglie strette), Apium nodiflorum (L.) Lag. (Sedano d’acqua), Veronica
beccalunga L. (Veronica beccalunga), Veronica anagallis-acquatica L.
(Veronica acquatica), Nasturtium officinale R. Br. (Crescione d’acqua),
Glyceria plicata Fries (Gramignone minore), Alisma plantago-acquatica L.
(Mestolaccia comune), Polypogon monspeliensis (L.) Desf. (Coda di lepre
comune) e Echinochloa crus-galli (L.) Beauv. (Giavone comune), Arum
italicum (Gìgalo) e le Tamerici (Tamarix gallica L. e Tamarix africana Poir.)
Tipiche idrofite di acque ferme o a debole corrente sono la Lemna minor
L. (Lenticchia d’acqua comune) e la Lemna trisulca L. (Lenticchia d’acqua
spatolata), che in molti casi formano fitti tappeti verdi sulla superficie
dell’acqua.
Ma l’area che presenta maggiore interesse dal punto di vista floristico è
quella della Gravina di Picciano, facente attualmente parte del Parco
Regionale della Murgia Materana. Quest’ultima, con i suoi 21 chilometri circa
di lunghezza, fino alla confluenza con il Bradano, rappresenta il naturale
proseguimento, in territorio materano in direzione Nord-Sud, della “gravina”
della città di Gravina in Puglia. Si ritiene che tali incisioni si siano sviluppate in
periodi caratterizzati da climi più piovosi rispetto all’attuale, essendo ai nostri
giorni l’attività erosiva praticamente limitata a brevi e limitati periodi di intense
precipitazioni atmosferiche. Queste singolari fratture, lungo tutto il loro
decorso, sono mutevoli e ricchissime di microambienti. (GAMBETTA 1995)
Nella Gravina di Picciano sono presenti ampie radure, a cui fanno da
contrappunto ripide pareti strapiombanti, incredibilmente modellate dalla
milleniaria erosione, con cripte, grotte, abitacoli, in uno scenario singolare in
cui si sviluppò la civiltà rupestre. In essa trovano il loro habitat ideale
34
numerose specie vegetali dette “rupicole”, cioè adatte a vivere sulla nuda
roccia e numerose altre che trovano nelle gravine particolari condizioni
microclimatiche. Le gravine, infatti, costituiscono per molte rare specie un
ambiente altamente conservativo, nel senso che hanno svolto, per millenni, la
funzione di custodi di entità floristiche di antichissima origine; queste,
scomparse altrove per le mutate condizioni, vi sopravvivono quali veri e propri
fossili viventi, relitti di flore arcaiche. (GAMBETTA 1995)
La flora della Gravina di Picciano risulta, quindi, essere costituita da un
ricco contingente di specie con corologia ed ecologia estremamente
diversificate, molte delle quali anche di notevole interesse fitogeografico. Fra
tutte, fanno spicco un consistente numero di entità floristiche a diffusione
tipicamente mediterraneo-orientale che hanno in Italia, o più limitatamente in
Puglia e nel Materano, l’estremo lembo occidentale del loro areale, che si
presenta, in genere, d’importanza secondaria rispetto a quello principale, con
baricentro nella Penisola Balcanica. (GAMBETTA 1995)
Fra le specie censite, vi è l’Asyneuma limonifolium (Raponzolo
meridionale), una specie che predilige gli habitat sassosi e rocciosi, presente
in Italia solo in Puglia e Basilicata; la Calepina irregularis (Miagro rostellato),
nelle ampie radure in prossimità del corso d’acqua; la Clypeola jonthlaspi
(Clipeola), negli incolti aridi e sui gradini rocciosi; l’Inula spiraeifolia (Enula
uncinata), rarissima entità appartenente alla numerosa famiglia delle
Composite, tipica dei pendii rupestri e tantissime altre. Una menzione
particolare, come si diceva prima, meritano le specie così dette “rupicole”,
caratterizzate da esigenze ecologiche particolari, tipiche degli ambienti
rupestri. Tra queste sono da citare la Campanula versicolor (Campanula
Pugliese), appariscente ed elegante specie a diffusione balcanico-orientale,
l’Aurinia saxatilis (Allisso sassicolo), comune nel Sud Italia, la Scrophularia
lucida (Scrofularia pugliese) altra specie mediterraneo-orientale, legata
all’ambiente rupestre e colonizzatrice delle rocce calcaree insieme alla rara
Euphorbia wulfenii (Euforbia adriatica), presente in alcune gravine dell’arco
jonico, il raro Allium moscatum (Aglio moscato), l’Allium fuscum (Aglio scuro),
la Satureja cuneifolia (Santoreggia pugliese), l’Acanthus spinosus (Acanto
spinoso), la Vicia leucantha (Veccia di Agrigento), la Torilis leptophylla
35
(Lappolina minore), l’Oenanthe silaefolia (Finocchio acquatico a foglie strette),
la Melica bauhinii (Melica di Bauhin) e la melica arrecta (Melica piramidale),
tutte queste sono specie di nuova segnalazione per la flora lucana, rinvenute
anche nella Gravina di Picciano. (GAMBETTA 1995)
Si rinvengono anche interessanti endemismi,tra cui elementi ad ereale
abbastanza ristretto, come la Centaurea subtilis (Fiordaliso garganico),
endemita appulo-lucana, nota solo per i dintorni di Matera, Laterza ed una
limitata area del Gargano, la rarissima Scorzonera trachysperma (Scorzonera
a foglie di Plantago), presente oltre che nell’area di Picciano anche sulla
Murgia di Lucignano, la Scabiosa pdeudisetensis (Vedovina della Basilicata),
legata agli ambienti rocciosi e presente in Italia solo in Basilicata. Altre rare
specie endemiche sono il Thymus spinulosus (Timo spinosetto), presente sui
pendii pietrosi del Sud Italia, l’Helianthemum jonium (Eliantemo jonico), specie
tipica dei tufi calcarei, a spiccata xerofilia, che ha un areale stranamente
disgiunto in due aree, delle quali la prima comprende la Puglia e parte della
Basilicata, la seconda una limitata area dell’Emilia.
Tra le geofite rinvenute –piante dotate di bulbi, tuberi e rizomi sotterranei,
che trascorrono in stato di quiescenza i periodi sfavorevoli- alcune entità
endemiche, come l’Iris pseudopumila (Giaggiolo siciliano) e il Crocus thomasii
(Zafferano di Thomas), dopo la segnalazione di alcune stazioni transadriatiche
in Jugoslavia, sono oggi considerate più propiamente sudendemiche. Lungo il
corso d’acqua è facile notare, tra le altre, specie come il Fraxinus oxycarpa
(Frassino mediterraneo), l’Acer campestre (Acero oppio), piuttosto raro
nell’area delle gravine, l’Ulmus minor (Olmo comune) e due specie altamente
tossiche, come il Conium maculatum (Cicuta maggiore o Cicuta di Socrate e il
Chaerophyllum temulum (Cerfoglio peloso).
36
3.5.3 Elementi faunistici dell’area
Strettamente legata all’ambiente mediterraneo, la fauna si presenta ricca e
varia: istrici, tassi, volpi, faine e donnole oltre a diverse specie di piccoli
mammiferi roditori e insettivori. Nei diversi mesi dell' anno sono presenti
moltissimi passeriformi legati, allo svernamento, alla migrazione o alla
riproduzione. Altre specie sono anche di grande interesse ornitologico:
Gruccione, Upupa, Succiacapre, Monachella, Zigolo testanera.
L’area è importante per la presenza di alcuni falconiformi nidificanti o
svernanti:
nibbio reale, poiana,gheppio. E’ stata accertata la presenza del Gufo
comune.
Tra i rettili si incontrano facilmente la Testuggine di Hermann, il Biacco, il
Cervone, la Vipera, il Colubro di Esculapio. Anche la fauna entomologica è
presente con molti coleotteri, lepidotteri ed altri insetti.
La principale fauna presente sul sito è schematizzata nelle tabelle
sottostanti.
MAMMIFERI
Ordine Famiglia Nome
Insettivori Erinaceide Riccio (Erinaceus europaeus)
Soricidi Topo ragno comune (Sorex araneus)
Topo ragno nano (Sorex minutus)
Topo ragno d’acqua (Neomys fodiens pendant)
Crocidura ventrebianco (Crocidura suaveolens pallas)
Mustiolo (Suncus etruscus savi)
Talpidi Talpa romana
Roditori Sciuridi Scoiattolo (Scirus vulgaris)
Muscardinidi Quercino (Elyomys quercinus)
Ghiro (Glis glis L.)
Moscardino (Muscardinos avellanarius)
Microtidi Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus)
Arvicola di Savi (Pitymus savii)
37
Muridi Topo selvatico (Apodemus Sylvaticus L.)
Topo selvatico collo giallo (Apodemus flavicollis
Melchior)
Ratto nero (Rattus rattus L.)
Surmolotto (Rattus norvegicus)
Topolino delle case (Mus Musculus)
Istricidi Istrice (Hystrix cristata L.)
Lagomorfi Leporidi Lepre comune (Lepus europaesus pallas)
Carnivori Canidi Volpe (Vulpes vulpes L.)
Mustelidi Martora (Martes martes L.) Faina (Martes foina) Puzzola (Mustela putorius L.) Donnola (Mustela nivalis) Tasso (Meles meles L.)
Felidi Gatto selvatico (Felis silvestris)
UCCELLI
Sottoclasse Ordine Sotoordine Nome
Carenati Picciformi Picchio verde (Picus viridis)
Picchio rosso maggiore (Dryobates Major)
Picchio rosso minore (Dryobates Minor)
Rapaci Falconiformi Poiana (Buteo Buyeo)
Gheppio (Falcotinnunculus)
38
4.0 RAPPORTI DELL’OPERA CON LA NORMATIVA
AMBIENTALE VIGENTE E CON GLI STRUMENTI DI
PIANIFICAZIONE E DI PROGRAMMAZIONE
4.1 generalità
E' stata fatta una ricerca presso gli Enti competenti del territorio per
verificare le relazioni esistenti tra l'opera in progetto e la normativa ambientale
vigente.
Come descritto in precedenza, le aree oggetto dell’intervento sono poste in
una zona destinata ad attività industriali, e lungo l’asse della S.P. Matera –
Gravina.
L’area di sedime dell’impianto previsto in progetto non risulta interessata
dalla presenza dei seguenti vincoli:
Riserve Naturali Regionali e Statali;
Oasi WWF;
Siti archeologici e storico monumentali;
Area a rischio idrogeologico elevato o molto elevato nei Piani della
difesa dal rischio idrogeologico (PAI) aree R2, R3 e R4 nonché aree
classificate come aree a rischio geologico eccezionale o elevato nei
Piani Paesistici di Area Vasta;
Aree comprese nei Piani Paesistici di Area Vasta soggetti a vincolo di
conservazione A1 e A2;
Boschi governati a fustaia e di castagno, fasce costiere, aree fluviali,
umide, lacuali e dighe artificiali;
Aree Parchi Nazionali e Regionali esistenti;
Aree comprese nei Piani Paesistici di Area Vasta soggette a verifica di
ammissibilità;
Aree sopra i 1.200 m.s.l.m.;
Area di crinale individuate dai Piani Paesistici di Area Vasta come
elementi lineari di valore elevato;
39
Terreni agricoli irrigui ovvero destinati a colture intensive nonché boschi
e foreste.
Si precisa che la condotta addutrive non attraversa il B.go Picciano.
Tuttavia, data la posizione contigua della condotta rispetto al centro abitato, è
possibile prevedere in futuro la realizzazione di uno stacco a servizio del
medesimo Borgo.
Unico vincolo ambientale da segnalare, riguarda gran parte della rete di
distribuzione da realizzare all’interno dell’Agglomerato Industriale. Con
riferimento alla carta dei vincoli in allegato, si evince che l’area Industriale
ricade quasi in toto all’interno della fascia di rispetto dei 5.0 km dell’area
SIC/ZPS “Gravina di Matera” Cod. IT9220135 (DPR. N.120/2003 Delibera di
Consiglio Regionale n.927 del 15.02.2005).
A riguardo, si ritiene di escludere le procedure per una Valutazione di
Incidenza dell’opera prevista in progetto in quanto:
— Il contesto in cui è inserita l’opera, se pur rientrante nella fascia di
rispetto dell’area SIC/ZPS, non presenta habitat di tipo prioritario;
— La tipologia di intervento previsto e la distanza della stessa dall’area
SIC/ZPS, non possa nel suo insieme determinare effetti combinati
sull’area SIC/ZPS;
— Il progetto è inifluente sull’Area SIC/ZPS in quanto le opere previste non
comportano incidenze di tipo definitive;
— Le incidenze di tipo temporaneo legate alle fasi di cantiere
(inquinamento acustico e polveri) sono da ritenersi non influenti sul sito.
40
5.0 EFFETTI AMBIENTALI E MISURE DI MITIGAZIONE
5.1 Uso delle risorse naturali
Non vi sono risorse naturali impiegate in fase di esercizio, unica risorsa
utilizzata esclusivamente durante la fase di cantierizzazione è l’acqua, che
sarà impiegata nelle normali fasi di lavoro per le operazioni di pulizia del piano
stradale.
5.2 Impatti ambientali
I potenziali impatti dell'attività sull'ambiente sono legati alla fase di
cantierizzazione e riguardano le seguenti azioni di progetto:
1. Realizzazione di scavi e riporti;
2. la produzione di rifiuti;
3. incremento del rumore e polveri.
La successiva fase di esercizio non comporterà alcun impatto.
Le componenti ambientali oggetto di possibile impatto sono le seguenti:
ambiente geologico;
ambiente idrico;
vegetazione e suolo;
atmosfera;
rumore;
paesaggio;
41
5.2.1 Ambiente geologico
I caratteri geologici dell’area non subiranno impatto alcuno in
considerazione della natura dei terreni e dell’assetto geomorfologico, che
denota una globale stabilità.
Infatti dai rilievi eseguiti e sulla base di indagini dirette svolte in aree
limitrofe, la zona in oggetto non è interessata da alcun processo
geomorfologico in atto né la realizzazione dell’opera produrrà effetti significativi
sull’ambiente geologico.
Le acque di ruscellamento sono già attualmente opportunamente regimate
e smaltite.
5.2.2 Atmosfera
Di seguito analizzeremo dettagliatamente le cause e gli effetti potenziali
d'impatto sull'atmosfera.
E’ importante evidenziare che tali impatti, data l’opera in oggetto, vengono
emessi esclusivamente dai mezzi impiegati nelle fasi di cantierizzazione.
Detti gas ed odori sono il prodotto di scarico dei soli motori a scoppio,
diesel, pertanto sono limitati ai soli periodi del cantiere.
Tale irrilevanza degli effetti va sottolineata anche per l'assenza di ricettori,
essendo l'area frequentata dai soli addetti ai lavori, per la lontananza delle
zone abitate, ad eccezione del breve tratto contiguo al di B.go Picciano, e per
il numero ridotto di mezzi di trasporto di personale utilizzati.
Per quanto attiene l'immissione in atmosfera di gas ed odori causate dai
mezzi di trasporto transitanti lungo le artiere di collegamento per la fornitura
del materiale finito si esclude qualsiasi aumento dei flussi di traffico
significativi, pertanto l'immissione in atmosfera di gas ed odori resterà
pressoché invariata.
In particolare si evidenzia:
— non vi saranno opere ed attività soggette alle norme previste dal
D.P.C.M. 01.03.1991, in merito all’eliminazione delle fonti di rumore;
42
— non vi saranno opere ed attività soggette alle norme previste dalla
Legge n° 319 del 10.05.1976 e dal D.C.M. 21.02.1977, in merito ad
esalazioni nocive;
— non vi saranno opere ed attività soggette alle norme previste dalla
Legge n° 615 del 13.07.1966 e dal D.P.R. n° 322/71, in merito ad
inquinamenti atmosferici;
5.2.3 Ambiente idrico
Per quanto attiene l'ambiente idrico superficiale si precisa che le acque
meteoriche sono già opportunamente regimate dalle opere stradali a servizio
della S.P., e nell’area Industriale smaltite nella rete fognaria Consortile.
L’opera è inifluente sulla falda sotterranea, sia in fase operativa che
durante le fasi di cantierizzazione.
5.2.4 Vegetazione, flora e fauna
Non vi sarà alcun impatto sulla vegetazione in quanto il tracciato
interesserà esclusivamente la sede stradale, ad eccezione della piccola area
di progetto ove si installerà la cabina di decompressione e misura, attualmente
interessata da colture cerealicole.
Tutta la vegetazione presente al contorno, a corollario dell’area della
Gravina di Picciano, non sarà minimamente intaccata.
La fauna, che evidentemente utilizza queste aree per motivi di transito non
subirà alcun effetto negativo.
Si precisa che la zona direttamente interessata dal progetto è in parte
inserita in un contesto di attività di tipo industriale, ed in parte lungo una
viabilità provinciale.
Tali considerazioni fanno ritenere che l’utilizzo di queste aree non
rappresenti un elemento perturbativo per la fauna e per la flora.
5.2.5 Rumori e vibrazioni
Data la tipologia delle opere previste in progetto non vi sarà un incremento
significativo di traffico veicolare sia all’interno dell’Agglomerato Industriale che
sulla S.P. Matera – Gravina.
43
L’unico incremento di rumore si avrà solo per un arco temporale limitato
alla fase di cantierizzazione, per le operazioni di movimentazione terra.
Si esclude un incremento del rumore nelle fasi di esercizio delle predette
opere.
In conclusione vista l'assenza di ricettori esterni e la distanza da centri
abitati, ad eccezione del breve tratto contiguo al B.go Picciano, si esclude
qualsiasi rischio connesso al rumore o alle vibrazioni.
5.2.6 Paesaggio
Come si evince dall'analisi effettuata l'area in oggetto è inserita in un
contesto idoneo al tipo di opera proposto in progetto.
L’impatto visivo dell’intervento risulta nullo in quanto trattasi di posa di
condotte sotto piano stradale esistente.
La cabina di decompressione e misura, posta in area limitrofa alla Strada
Provinciale, oltre ad essere di dimensioni modeste, è ubicata in una zona ove
non sono presenti elementi paesaggistici di particolare rilievo.
Si consideri che dal punto di vista paesaggistico non sono stati rilevati
elementi:
di interesse morfologico: crinali, dislivelli di quota;
di interesse naturalistico: corridoi verdi, alberature, monumenti
naturali, fontanili, aree verdi che svolgono un ruolo nodale nel sistema
del verde;
di interesse storico agrario: nuclei e manufatti rurali distribuiti
secondo modalità riconoscibili e riconducibili a modelli culturali che
strutturano il territorio agrario;
di interesse storico-artistico: percorsi, canali, manufatti e opere
d’arte, nuclei, edifici rilevanti (ville,abbazie, castelli e fortificazioni),
monumenti, chiese e cappelle, mura storiche..;
di relazione (tra elementi storico-culturali, tra elementi verdi e/o siti
di rilevanza naturalistica): parchi urbani, elementi lineari –verdi o
d’acqua- che costituiscono la connessione tra situazioni naturalistico-
ambientali significative;
44
Interferenze con punti di vista panoramici: il sito non interferisce con
un belvedere o con uno specifico punto panoramico o prospettico;
Interferenze/contiguità con percorsi di fruizione
paesisticoambientale: il sito non si colloca lungo un percorso locale di
fruizione paesistico-ambientale (la pista ciclabile, il sentiero naturalistico
ecc…);
Interferenze con relazioni percettive significative tra elementi locali
di interesse storico, artistico e monumentale: il sito non interferisce
con le relazioni visuali storicamente consolidate e rispettate tra punti
significativi di quel territorio;
Interferenze/contiguità con percorsi ad elevata percorrenza: Non è
adiacente a tracciati stradali di interesse storico, tracciati ferroviari.
5.3 Bilancio degli impatti
Sulla base dell'analisi dell'impatto sulle singole componenti ambientali per
l’impianto in oggetto, lo scrivente ritiene lievi le entità delle modificazioni
indotte dall'opera.
L’intera rete di distribuzione, produrà lievi incrementi di rumore e polveri
esclusivamente nella fase di cantierizzazione. Partendo dai dati di analisi si
può affermare che l'unico intervento antropico, se pur di modesta entità,
riguarda l’impatto visivo della cabina di decompressione e trasformazione.
Sarà comunque indispensabile garantire:
1. l’adozione di tutti gli accorgimenti tecnici per ridurre al minimo i disturbi
indotti dalla fase di cantierizzazione, in particolare nel tratto che
costeggia B.go Picciano. In relazione alle operazioni di cantiere, le
attività che costituiscono possibili fonti di inquinamento acustico sono
rappresentati dai mezzi di cantiere. Di seguito si riporta una tabella che
consente di valutare in linea generale il contributo dei diversi mezzi al
rumore.
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MACCHINE Contributo al rumore
di costruzione (%) Scavatrici, ruspe spalatrici 11.3 Rulli compressori, pavimentatrici, livellatrici 2.2 Autocarri, betoniere 22.3 Gru semoventi 2.6 Compressori 10.0 Generatori 1.1 Martelli pneumatici, attrezzi pneumatici perforatrici 15.1
2. la bonifica e il ripristino dei luoghi da adibire a cantiere con un attenta
ed accurata gestione dei rifiuti prodotti nella fase di cantierizzazione.
Come già detto nell'emissione di gas e rumori il flusso è comunque
irrilevante e temporaneo e non influisce sulle aree limitrofe.
Riferendoci ai possibili effetti nelle capacità insediative dell'area le possibili
perturbazioni alla qualità della stessa sono da ritenersi nulle.
Non vi sarà alcuna tipologia di impatto causato dall’esercizio dell’opera di
progetto sulle matrici suolo, sottosuolo e falda idrica.
Non esistono, nel progetto proposto, incongruenze con Piani o Programmi
avendo operato nel rispetto degli stessi, in riferimento alla Pianificazione ed
alla tutela del territorio.
Marzo 2013
Il tecnico
Dott. Geol. Gilberto Tambone
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ELENCO ALLEGATI
Tav. 01 - Inquadramento territoriale in scala 1 :25.000;
Tav. 03 - carta geologica in scala 1:10.000;
Tav. 03 - carta idrogeologica in scala 1:10.000;
Tav. 04 - carta dell’uso del suolo in scala 1:10.000;
Tav. 05 - arta dei vincoli in scala 1:25.000;
Allegato fotografico;