Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
STATI GENERALI
Tavolo 9
PARTECIPANTI
Coordinatrice
Donata Civardi, volontaria Associazione Cuminetti
Commissione Biblioteca
Guglielmo Gatti
Francesco Renzo Rossi
Ivan Gallo
Antonio Lorenzo Martini
Davide De Lucci
Nicola Petrillo
Albert Borsalino
Massimo Colombo
Andrea Cozzoli
Danilo Bisio
Erjugen Meta
Kristopher Scollo
Marian Cristescu
Hanno collaborato
Luca Calajò
Cheng Li Cheng e Lin Jin Lai
Lamchannek Abdelmajid
Amato Ramondetti
Alfredo Visconti
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Sommario
A) Cultura ............................................................................................................. 5
L'evoluzione della Biblioteca della Ia C. R. di Milano-Opera ...................... 5
1) La situazione prima del 2013 e la svolta ................................................... 5
2) La situazione attuale ............................................................................... 10
3) Prospettive per il futuro .......................................................................... 14
A) Della lentezza ......................................................................................... 14
B) Del costituirsi in Associazione ............................................................... 16
C) Dell'organizzazione interna .................................................................. 18
D) Del multilinguismo ............................................................................... 19
E) Del supporto didattico ............................................................................ 19
F) Del reperimento di nuovi spazi ............................................................. 20
G) Del coinvolgimento ................................................................................ 21
H) Dell'ampliare la frequentazione............................................................. 22
I) Degli iter autorizzativi. ........................................................................... 23
J) Dei Reparti a regime ordinario. ............................................................... 24
4) Prima riflessione: Il carcere come “quartiere” ........................................ 25
5) Seconda riflessione: Della partecipazione spontanea .............................. 27
6) Terza riflessione: Degli "atteggiamenti culturali" ................................. 30
7) La normativa di riferimento .................................................................... 34
I contributi delle comunità cinese e islamica ................................................ 37
La comunità cinese .......................................................................................... 37
La comunità islamica ...................................................................................... 39
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B) Il Tavolo sull'Istruzione ............................................................................. 40
1) Il carcere sembra escludere forme diverse di espiazione .............................. 40
2) Investire nell'istruzione è la scelta migliore .............................................. 41
3) Istruzione e Integrazione ........................................................................... 43
4) Estratto dall'intervento della Dott.ssa Marta Giorgi, .
Tutor Università Bicocca/C.R. Opera............................................................. 44
C) Il Tavolo dello sport ...................................................................................... 52
D) Il punto di vista di associazioni e operatori della I^ C. R. di Milano-
Opera .............................................................................................................. 57
Gruppo "Parole che sprigionano" e "Cineforum" .......................................... 57
Laboratorio Teatrale Opera Liquida ................................................................ 60
Il Progetto Inside............................................................................................. 72
Intervento del cappellano Don Francesco Palumbo ........................................ 74
Intervento dell'insegnante volontaria Prof.ssa Maria Teresa Zabban ........... 78
Intervento di un partecipante al progetto Sicomoro ....................................... 79
F) Alcune considerazioni sull'esecuzione penale ......................................... 81
Riduzione delle pene detentive ........................................................................ 83
Trattamento penitenziario umanizzato .......................................................... 83
Salvaguardia e rispetto dei diritti dei detenuti ............................................... 84
Garanzie delle pene alternative in corso di esecuzione ................................... 84
Pene alternative al carcere ............................................................................. 85
Giornali nel carcere ......................................................................................... 90
G) Riflessioni sul significato della pena ........................................................ 92
Il carcere, rottamatore degli affetti .................................................................. 92
La pena deve tendere alla rieducazione e al reinserimento .............................. 93
L'intera società potrebbe ricavarne solo benefici se... ................................... 94
In chiusura .......................................................................................................... 100
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
A) Cultura
L'evoluzione della Biblioteca della Ia C. R. di
Milano-Opera
1) La situazione prima del 2013 e la svolta
L'11 aprile 2013 il Ministero della Giustizia, la Conferenza
delle Regioni e delle Province Autonome, l’Unione delle
Province d’Italia, l’Associazione dei Comuni Italiani e
l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), hanno emanato un
"Protocollo d’intesa per la promozione e gestione dei servizi di
biblioteca negli istituti penitenziari italiani".
Come brevemente richiamato in Appendice, tale protocollo,
richiamandosi a precedenti documenti redatti in ambito
internazionale, fissa le linee di indirizzo per l'integrazione
delle biblioteche degli Istituti Penitenziari con le analoghe
realtà del territorio di appartenenza, inserendosi nei circuiti
del prestito interbibliotecario.
Il primo esempio in Italia di concretizzazione di tali
raccomandazioni, è l’accordo stilato e ratificato fra la Ia Casa
di Reclusione di Milano-Opera e la “Fondazione di
partecipazione delle Biblioteche Sud Ovest Milano” “Fondazione
per Leggere”, che coordina e gestisce più di sessanta biblioteche
comunali di pubblica lettura.
L’accordo, siglato già nell’aprile 2013, e la successiva
riorganizzazione del II° Reparto della Casa di Reclusione, che
è passato ad un regime trattamentale avanzato, con l’adozione
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di procedure di sorveglianza dinamica, sono i due eventi che
hanno determinato un’evoluzione sostanziale nella vita della
Biblioteca Centrale di Istituto.
Fino a tale data, infatti, la Biblioteca era un ambiente chiuso,
non accessibile alla frequentazione diretta dei detenuti. Il
servizio offerto all’utenza consisteva esclusivamente nella
raccolta di richieste, redatte per iscritto e relative solo a
volumi cartacei, che potevano essere soddisfatte (un solo giorno
alla settimana, dai due lavoranti preposti, con la supervisione di un
Assistente Volontario dell'"Associazione Cuminetti - Gruppo
Carcere) con un recapito “a domicilio”. Inoltre, sparse
all’interno della Casa di Reclusione, esistevano varie altre
collezioni di materiale librario, non coordinate fra loro,
parzialmente catalogate e di fatto inaccessibili.
L'arrivo di “Fondazione per Leggere”, con l’adozione di rigorosi
criteri biblioteconomici nella gestione del patrimonio e delle
collezioni, ha determinato, in primo luogo, la
razionalizzazione e la riorganizzazione degli spazi interni
della Biblioteca, affiancando alla zona di conservazione un
nuovo, ancorché piccolo, spazio di lettura. Per sopperire alla
limitata capienza (circa 15 posti) di quest’ultimo, è stato
individuato ed attrezzato uno spazio verde all’esterno che,
almeno nei mesi estivi, permette di quadruplicare i posti
disponibili.
Ciò ha consentito di autorizzare l’accesso diretto dei detenuti
alla struttura. Al momento la Biblioteca è aperta dal lunedì al
venerdì in tre turni giornalieri (uno al mattino e due al
pomeriggio). L’accesso avviene attraverso liste di prenotazione
settimanali.
La possibilità di scegliere i libri, accedendo di persona alla
Biblioteca, ha incrementato in modo considerevole il numero
dei prestiti erogati, come mostra il grafico riportato nella
pagina seguente.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
In secondo luogo è stata avviata e completata una profonda
opera di revisione del patrimonio, assorbendo e
centralizzando tutti i fondi dispersi in vari contesti
dell’istituto, arricchendo la dotazione con l’ingresso di nuove
tipologie documentarie, in particolare di tipo multimediale:
CD musicali, audiolibri e DVD.
La mossa qualificante della nuova gestione, però, è stata la
costituzione della Commissione Biblioteca. A tale organismo,
creato ex novo, è stata demandata la piena responsabilità
progettuale ed operativa per la riorganizzazione del servizio
bibliotecario, la definizione dei suoi “obiettivi strategici”, la
pianificazione di eventi e “attività permanenti”, l’assegnazione
delle risorse umane all’espletamento dei vari compiti.
L’elemento che caratterizza la Commissione è quello di essere
costituita pressoché interamente da detenuti.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Il suo statuto prevede infatti che essa sia composta da:
- un educatore (quale rappresentante formale dell’Area
Trattamentale dell’Istituto)
- il responsabile dell’Area Pedagogica dell’Istituto (per le
necessarie verifiche di autorizzazione)
- il funzionario di Fondazione per Leggere incaricato di
mantenere i contatti con la Casa di Reclusione (per
l’integrazione con la rete esterna di biblioteche)
- due Assistenti volontari dell’”Associazione Cuminetti -
Gruppo Carcere” (ai quali sono inevitabilmente demandati tutti i
contatti con le realtà esterne alla Casa di Reclusione)
- tra i dodici e i quindici detenuti che si dividono, secondo la
necessità del momento, i ruoli di:
lavoranti interni alla Biblioteca, volontari bibliotecari per il
contatto con l’utenza sui quattro piani del II° Reparto,
mediatori interculturali per l’assistenza ai detenuti di
madre lingua non italiana, redattori del mensile "Prospettiva
Oltre" internamente prodotto, ideatori ed organizzatori di
eventi e attività, responsabili di fatto dell’intera gestione
della struttura.
2) La situazione attuale
Attualmente la Biblioteca Centrale di Istituto della Casa di
Reclusione di Milano-Opera offre i seguenti servizi:
- prestito di volumi delle collezioni interne o attinti dal
patrimonio delle sessanta biblioteche esterne
- prestito interno ed esterno di CD musicali, audiolibri, e altri
supporti multimediali; viene progressivamente arricchita la
dotazione interna di DVD che verranno proposti agli utenti
non appena saranno disponibili i PC che saranno destinati
alla loro visione
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- prestito di periodici e consultazione di quotidiani (donati
dalla Direzione e da altri detenuti che, dopo averli acquistati, li
cedono alla Biblioteca)
- servizi di “reference bibliografico”, con produzione di ricerche
mirate per argomento o per autore
- possibilità di acquistare a prezzi scontati qualsiasi articolo
disponibile al normale commercio librario, attraverso una
sub-convenzione tra “Fondazione per Leggere” e una libreria
sul territorio
- organizzazioni di incontri con scrittori, giornalisti e blogger
Il recente consolidamento Biblioteca ha consentito di
progettare e attuare una serie di attività, mentre altre sono in
via di definizione:
- è imminente l'attivazione, in tre appuntamenti settimanali,
di un servizio di proiezioni cinematografiche, con la
proposta di cicli tematici autonomamente ideati
- è imminente l'inaugurazione di una sala di intrattenimento
ludico (sala “gaming”) con proposte di videogiochi, giochi di
ruolo, classici giochi da tavolo
- sono già organizzati, a cadenza mensile, tornei di scacchi,
backgammon, burraco, ….
- dall'autunno, saranno indetti concorsi interni a premi, da
intendersi quali stimoli alla lettura (per esempio: “Individua il
riferimento all’interno dei volumi segnalati nella vetrina delle
proposte del mese”)
- è pienamente operativa la redazione di un mensile di
servizio, ambiziosamente intitolato "Prospettiva Oltre", che
viene pubblicato regolarmente dal gennaio 2015. L'obiettivo
principale da raggiungere è quello della continuità delle
uscite, purtroppo condizionate dal reperimento di fondi per
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
la stampa. La finalità del periodico è quella di essere, oltre
che uno stimolo alla vitalità culturale dell’Istituto con
ragionate proposte di approfondimento bibliografico, anche
una vetrina per le operazioni messe in cantiere dalla
Commissione Biblioteca
- è iniziata la gestione parallela del fondo bibliotecario e della
sala di lettura ubicati presso il Centro Detentivo Terapeutico
(CDT), anche noto come Centro Clinico, struttura
fisicamente separata, anche se all’interno delle mura di cinta
della Ia C. R.. Il Centro ospita numerosi degenti, anche
allettati, ai quali si cercherà di estendere progressivamente
tutti i servizi offerti alla restante popolazione detenuta.
Tutte le iniziative collaudate hanno beneficiato di un buon
successo. Per "successo" non si intende solo il numero dei
partecipanti, ma soprattutto il buon funzionamento
dell'organizzazione, gestita esclusivamente dal team dei
bibliotecari, che ha avuto apprezzamenti anche da parte della
Sorveglianza dell'Istituto, in virtù dell'andamento ordinato e
tranquillo nello svolgimento delle manifestazioni.
Il progetto CO2
La Ia C. R. di Milano-Opera è uno dei quattro Istituti di pena (gli altri sono
il carcere di Monza, di Roma, la sezione femminile di Secondigliano) in
cui è attiva la sperimentazione del Progetto CO2.
L'iniziativa, nata dalla collaborazione tra la SIAE e il Provveditorato
Regionale alle carceri della Regione Lombardia, nelle persone del Dott.
Pagano e del Dott. Fabozzi, e portata a felice realizzazione dall'impegno
inesauribile dal Maestro Franco Mussida, mira a definire un efficace
modello di integrazione tra l'esperienza dell'ascolto musicale e le
dinamiche della rieducazione e della crescita psicologica delle persone
recluse.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Dichiaratamente la finalità è quella di esplicitare, perfezionare ed
esportare tale modello, i suoi valori e la sua struttura concettuale all'intero
ambito nazionale.
Il nucleo del progetto è l'uso della musica per supportare e coadiuvare il
percorso trattamentale di detenuti ed internati. In sintesi, decine di
musicisti professionisti che collaborano al progetto hanno esplorato il
patrimonio della musica universale, tipizzando e catalogando i risvolti
psicologici ed emozionali di migliaia di capolavori di ogni genere
musicale.
La loro fruizione, resa possibile da supporti tecnologici di ultima
generazione, avviene in questo modo: gli utenti, selezionando uno stato
d'animo in quel momento a loro congeniale, scelgono tra centinaia di
proposte; al termine dell'ascolto sono tenuti a valutarne l'impatto emotivo
rispondendo ad alcune semplici domande.
L'iniziativa, inizialmente riservata ad un gruppo molto ristretto di
volontari, è stata poi allargata a tutti i frequentatori della Biblioteca
Centrale di Istituto, i quali possono liberamente utilizzare uno degli iPad,
con relative cuffie, della dotazione.
Il riscontro è stato particolarmente positivo: molti utenti hanno
ripetutamente richiesto di accedere al servizio.
Dopo circa un anno di verifiche, il giorno 16 settembre 2015, nei locali
della Biblioteca si è tenuta l'inaugurazione ufficiale del Progetto, alla
presenza del Direttore, Dott. Giacinto Siciliano, del Provveditore
Regionale, Dott. Aldo Fabozzi, e del Maestro Franco Mussida.
Il Maestro Mussida, nel suo discorso, ha proposto questa analogia:
"Prendete un libro e fatelo analizzare ad un vero scrittore; sicuramente saprà
individuare i passaggi più significativi, sarà in grado di distillare le valenze
emotive, intuire le suggestioni che potrà far sbocciare nelle coscienze dei lettori, e
sarà in grado di comunicarlo in modo convincente ed efficace. Questo è quello che
abbiamo fatto noi musicisti con i brani musicali".
Queste parole sono state uno stimolo preciso in direzione di una
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
3) Prospettive per il futuro
Che cosa resta da realizzare? ovvero: Su quali dei punti
precedentemente esposti esistono margini di miglioramento?
Passiamo in rassegna gli argomenti di discussione più
lungamente dibattuti in seno alle riunioni periodiche della
Commissione Biblioteca.
A) Della lentezza - La critica principale, rivolta dagli utenti ai
gestori della Biblioteca, concerne la lentezza della risposta a
ogni loro richiesta che implichi un contatto con il mondo
esterno. In un’era dominata da comunicazioni quasi istantanee
risulta a volte difficile spiegare come l’assenza totale di
contatti telematici con i propri referenti esterni comporti che
anche la commissione più banale, come la richiesta di un libro
al circuito delle biblioteche esterne, costringa nell’ordine:
alla stampa di un apposito documento, al suo passaggio in
almeno tre mani diverse (un lavorante interno, un assistente
volontario autorizzato ex art. 17 e un impiegato della Biblioteca
Comunale di Opera), al suo inserimento nell’OPAC del circuito
Milano Sud Ovest per poterla convertire in un’effettiva
prenotazione suscettibile di avere corso.
maggiore integrazione tra le attività del Gruppo Progetto CO2 e la
realtà e i valori culturali di cui la Biblioteca è portatrice.
La Biblioteca si è infatti dimostrata il giusto luogo per coordinare gli
aspetti organizzativi dell'iniziativa, avendo gli spazi per ospitare
l'attività, i volontari addestrati a rapportarsi con gli utenti e
raccoglierne adesioni e sollecitazioni, la vocazione ad essere il vero
luogo di aggregazione di tutte le attività culturali ospitate in Istituto.
Le parole del Maestro Mussida saranno sicuramente sviluppate in
senso ideativo ed attuativo. La loro concretizzazione è già all'ordine
del giorno delle prossime riunioni della Commissione Biblioteca.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
In seguito il volume dovrà passare dalla sua biblioteca di
deposito (una delle 60 possibili) alla biblioteca del Comune di
Opera, dove un altro volontario, nel suo impegno settimanale,
si prenderà l’incombenza di prelevarlo e conferirlo all’interno
della Casa di Reclusione.
Il tempo minimo per la felice conclusione di tutta la trafila è di
2 settimane, sempre che qualche festività o un’epidemia di
influenza non faccia raddoppiare l’attesa.
Nel caso di un acquisto, a causa dell’ancora maggiore numero
di passaggi richiesti, il tempo di attesa non può essere
inferiore alle 6 settimane. Obiettivamente, con simili
tempistiche, anche con la pena dell’ergastolo, qualcuno
potrebbe spazientirsi.
La mancanza di connettività con l’esterno ha impatti nefasti
anche su tutta l’attività organizzativa che necessiti di
contattare, recapitare inviti, dare conferme, segnalare
variazioni, relazionarsi con soggetti esterni.
Anche il lavoro redazionale per la realizzazione del mensile
interno, “Prospettiva Oltre”, soffre di fortissime limitazioni.
Inoltre, spesso, in Biblioteca arrivano richieste connesse
all’attività dello Sportello Giuridico, di testi legislativi, di
dettagli di dispositivi di sentenze, di fotocopie di articoli del
Sole 24 Ore, …
Gli assistenti volontari sopperiscono, portandosi il lavoro a
casa e operando da lì, ma quella che dovrebbe essere una
normale routine da ufficio diventa qualcosa di molto lento e
inefficiente.
La soluzione logica sarebbe quella di fornire una linea
“blindata” verso almeno tre diversi indirizzi:
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
· l’OPAC di “Fondazione per Leggere” (per perfezionare la
piena integrazione con il servizio territoriale, così come specificato
dal testo della Convenzione e dalle Linee Guida dell’IFLA)
· il portale dell'Università di Milano-Bicocca (per l'assistenza
agli studenti)
· il futuro portale del Comune di Milano che raccoglierà
l’opera delle redazioni di tutti i giornali realizzati negli
Istituti Penitenziari della ex provincia di Milano.
B) Del costituirsi in Associazione - Un’esigenza analoga di
maggiore apertura verso il mondo esterno si focalizza intorno
a una diversa serie di problematiche.
L’attuale mancanza di budget fa sì che non sia possibile
costituire un magazzino nemmeno per i materiali di consumo
di uso quotidiano. A maggior ragione non si hanno fondi per
attività più complesse, per esempio, per la stampa del
periodico autoprodotto, per l’allestimento di spazi espositivi,
per allargare il parco di PC da offrire agli utenti della
Biblioteca per la consultazione del materiale multimediale, …
Finora la struttura di “Fondazione per Leggere” ha tamponato le
esigenze minime, ma, per citare un caso tipico, l’esaurimento
di una cartuccia di toner è suscettibile di paralizzare il lavoro
per diversi giorni. E’ prioritario instaurare una stabile
relazione con associazioni, società, organismi istituzionali, con
il Banco Informatico, con possibili sponsor, ovverosia crearsi
un “book” di contatti e di possibili finanziatori ai quali far
ricorso in caso di necessità.
Ma, in attesa di benefattori esterni e, possibilmente,
dell’assegnazione di fondi sotto forma di vincite dei bandi di
concorso ai quali la Biblioteca ha partecipato e continuerà a
voler partecipare (per esempio quelli istituiti dalla Fondazione
Cariplo, dal Rotary e simili), l’unica altra via che resta per far
fronte al problema è quella dell’autofinanziamento, ossia della
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
donazione spontanea da parte degli utenti che usufruiscono di
servizi erogati dalla Biblioteca, ovvero, al limite, sotto forma
di pagamento per alcuni di quelli più onerosi in termini di
risorse materiali.
Per chiarire: è frequente che qualche utente, o anche qualche
membro della Commissione Biblioteca, abbia la necessità,
sfruttando i PC disponibili, di redigere qualche elaborato, per
fini personali, e di volerlo poi stampare; oppure, taluni utenti
richiedono complesse ricerche bibliografiche, che impegnano
parecchio tempo per essere realizzate, saturando la
disponibilità già ampiamente sfruttata degli assistenti
volontari, che, soli, se ne possono occupare.
In tali casi potrebbe non essere arbitrario esigere una forma di
pagamento, eventualmente non per l’effettivo ammontare, ma
in forma poco più che “simbolica”.
Il grosso problema è che al momento non c’è alcun modo per
riscuotere tale pagamento: La Biblioteca Centrale di Istituto è
di fatto sconosciuta all’Ufficio Conti Correnti e non ha modo
né di incassare né di detenere fondi.
Per riassumere: si suggerisce la costituzione, quale
emanazione diretta della Commissione Biblioteca, ma con
l’inserimento auspicabile di persone e professionalità
accuratamente selezionate, di un Ufficio Relazioni Esterne, che
possa operativamente occuparsi della creazione di stabili
rapporti di collaborazione con enti, federazioni ludico-
sportive, fondazioni culturali, strutture e persone
dell'Amministrazione cittadina preposte alla Cultura, sponsor
e associazioni varie.
Si raccomanda l’apertura, presso il Servizio Contabile
dell’Istituto, di un conto corrente collegato alla Biblioteca,
verso il quale far confluire le donazioni di detenuti e soggetti
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
esterni e che possa costituire l’indispensabile serbatoio per far
fronte alle esigenze spicciole di gestione.
C) Dell'organizzazione interna - In vista del pianificato
accrescimento dei ruoli della Commissione Biblioteca, che
dovrà allargare la sua sfera di influenza e coordinare un
numero sempre crescente di sottocommissioni e attività, sarà
prioritario definire con cura i compiti da assegnare ad ogni
soggetto, in base alle sue propensioni e capacità, nonché
sottoporre a verifica la disponibilità effettiva a portare a
compimento tali compiti una volta che essi siano stati assunti.
La definizione di un preciso organigramma, anzi, la
ristrutturazione della Commissione in funzione dei rinnovati
compiti che essa dovrà assolvere, è, al momento, la materia di
più pressante attualità che viene dibattuta nelle riunioni della
Commissione stessa.
Una tematica collegata è quella delle competenze. Un
bibliotecario non dovrebbe limitarsi ad essere un efficace
riordinatore di scaffali (attività per altro essenziale), ma
dovrebbe offrirsi all'utenza come un punto di riferimento, per
offrire assistenza agli spaesati e orientare le scelte degli
indecisi, sapendo consigliare e suggerire in base alla propria
formazione culturale e alla propria sensibilità individuale.
La Commissione programma di organizzare una serie di
incontri formativi, destinata proprio ai suoi membri, con
figure professionali del settore, responsabili di biblioteche,
operatori culturali, giornalisti, che possano fornire un utile
inquadramento, valorizzare le attitudini dei singoli,
condividere esperienze di efficace gestione di un sistema
bibliotecario.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
D) Del multilinguismo - A seguito di un sondaggio
esplorativo condotto sull’utenza è risultato che praticamente
tutti i soggetti contattati hanno espresso il desiderio di
apprendere una lingua, che è tipicamente l’inglese per i
detenuti italiani e l’italiano per i detenuti stranieri.
Attualmente la Biblioteca ospita, un singolo giorno alla
settimana, un’insegnante di francese che tiene due sessioni,
differenziate per livello di competenza dei partecipanti, di un
laboratorio di conversazione e di approfondimento
linguistico.
Si cercherà di contattare il Provveditorato agli Studi di Milano
per acquisire liste di insegnanti che abbiano manifestato la
disponibilità ad effettuare opera di volontariato all’interno
degli Istituti Penitenziari, e di attivare attività analoghe anche
per altre lingue, italiano compreso.
Allargare l’offerta per i detenuti di madre lingua straniera
comporterà anche di dover trovare efficaci canali per
l'acquisizione di testi nei loro idiomi. La dotazione attuale
interna della Biblioteca è infatti particolarmente carente per
quanto concerne i testi in lingua originale romena, albanese,
araba. Anche le biblioteche del circuito esterno, che sono
biblioteche “generaliste”, sono pressoché prive di tale tipologia
di materiale. Purtroppo, i tentativi condotti in passato di
prendere contatto con le ambasciate e i consolati dei paesi in
questione hanno dato esito pressoché nullo. La concomitante
presenza presso l’Expo dei padiglioni delle varie nazionalità
offre, però, una nuova opportunità ed è già in corso un
tentativo in tale direzione.
E) Del supporto didattico - Un’esigenza particolarmente
sentita è quella di un maggiore coordinamento con le strutture
pedagogiche che gestiscono le attività degli studenti, in
particolare quelli iscritti a corsi universitari.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Presso la C.R. di Milano-Opera è operativa una convenzione
con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e il numero
degli iscritti è presumibilmente destinato a lievitare. La
Biblioteca Centrale di Istituto appare come un serbatoio
naturale, un ovvio “repository” dei testi didattici adottati dai
diversi Corsi di Laurea.
Purtroppo, finora, la ristrettezza degli spazi, proprio nei
termini di quelli richiesti per lo stoccaggio dei volumi, e la non
regolare consegna dei medesimi da parte dell’ateneo, hanno
impedito un’appropriata razionalizzazione della questione.
Si chiederà alla Sorveglianza di autorizzare l’uso di alcuni
piccoli locali contigui al compound della Biblioteca, ed al
momento apparentemente inutilizzati, per la creazione di
alcune zone supplementari di conservazione e per
l’allestimento di uffici di appoggio da destinare, per esempio,
al già menzionato Ufficio Relazioni Esterne, agli incontri della
redazione allargata del mensile autoprodotto, ad ogni altra
attività collaterale che dovesse confliggere con la destinazione
naturale degli spazi interni alla Biblioteca, che è quella di
essere delle zone di lettura.
F) Del reperimento di nuovi spazi - La questione degli spazi
si ripropone, con ben superiore rilevanza, quando si tratta di
individuare un luogo alternativo allo Spazio Verde di Lettura
per lo svolgimento di eventi e attività nel periodo invernale o
in caso di congiuntura climatica sfavorevole.
E’ stato proposto di contattare uno sponsor esterno che, già
nel caso di un’altra realtà penitenziaria, ha provveduto a
donare una tensostruttura smontabile da collocare in giardino
nel periodo più freddo.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Una soluzione immediata e più efficace sarebbe allargare le
autorizzazioni relative a un’altra area già destinata ad una
delle attività promosse e realizzate dalla Commissione
Biblioteca: il servizio di proiezioni cinematografiche. In
particolare si cercherà di farsi assegnare permanentemente la
gestione di tale ambiente (tecnicamente la “Seconda Galleria”) e
indirizzare lì buona parte delle attività “di contorno” (tornei,
mostre e simili) per cercare di restituire alle aree di lettura della
Biblioteca la loro destinazione naturale.
G) Del coinvolgimento - Avere a disposizione una nuova
area di adeguata capienza consentirebbe inoltre di aumentare
la partecipazione diretta dei detenuti con vetrine dedicate alla
loro espressione personale (per esempio: poesia, pittura,
modellismo, disegno architettonico, …).
La tematica del maggior coinvolgimento possibile dei detenuti
sottoposti a regime trattamentale avanzato nelle attività della
Commissione Biblioteca è stata particolarmente discussa e si è
deciso di procedere con decisione in tale direzione,
ravvisando notevoli possibilità di stimolare risvegli di spirito
partecipativo e di addestramento al lavoro di équipe.
Su questa linea si è stabilito di allargare la redazione che
provvede mensilmente alla stesura di “Prospettiva Oltre”, la
rivista della Biblioteca Centrale di Istituto. Ad un “comitato
tecnico”, che manterrà la cura dei dettagli di impaginazione e
di definizione grafica, si affiancherà un gruppo di lavoro
esteso, aperto a chiunque voglia contribuire alla definizione
dei contenuti, anche condividendo testi da loro stessi
realizzati.
L’obiettivo minimo che il mensile si ripromette di conseguire è
quello di crescere nello spessore dei contenuti e in qualità
editoriale, fino al punto di poter confluire con onore
all’interno del portale Internet che verrà prossimamente
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
istituito dal Comune di Milano, e che ospiterà gli interventi
redazionali di tutte le testate autoprodotte all’interno degli
Istituti Penitenziari presenti nel bacino territoriale della nuova
Area Metropolitana.
H) Dell'ampliare la frequentazione - Una tema largamente
ricorrente è quello dei detenuti impegnati in attività
lavorative. Poiché gli orari dei laboratori e quelli di apertura
della Biblioteca si sovrappongono quasi completamente, tali
soggetti sono impossibilitati ad usufruire, non solo degli spazi
di lettura, ma anche di qualsivoglia attività venga proposta.
Si spingerà per ampliare gli orari di apertura al pubblico
all'intera giornata di ogni sabato (attualmente il sabato mattina è
riservato a riunioni di coordinamento per i volontari bibliotecari,
mentre il pomeriggio è totalmente inutilizzato) e, possibilmente,
sfruttare la domenica per i lavori interni della Commissione
Biblioteca.
Un discorso parallelo è quello inerente alle modalità di
prenotazione settimanale degli accessi. La procedura corrente
prevede che ogni persona comunichi, entro il venerdì della
settimana precedente, in quali giorni e fasce orarie desidera
scendere in Biblioteca. L'esistenza di un limite, imposto dalla
Sorveglianza e dalla capienza stessa della struttura, alle
presenze contemporanee nelle aree di lettura, fa sì che non
tutte le richieste possano essere accolte. Spesso i volontari
bibliotecari devono mediare, contrattando per giorni e orari
diversi da quelli richiesti dagli utenti.
Inoltre varie persone lamentano il fatto di non essere in grado
di programmare la propria disponibilità con dieci giorni di
anticipo. Non sempre è possibile prevedere se si verrà
chiamati a colloquio con un educatore o dall'avvocato, o se ci
sarà un parente in visita.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
A tale proposito si intende proporre di risolvere la questione a
monte, liberalizzando completamente gli accessi in Biblioteca.
Chiaramente, la Sorveglianza annota i movimenti all'interno
dell'Istituto, e quindi il numero totale delle persone presenti
nel settore della Biblioteca; non autorizzerà nuovi ingressi al
raggiungimento del massimo di capienza.
La Commissione Biblioteca avanzerà alla Direzione una
proposta per l'effettuazione di un esperimento secondo tali
modalità di organizzazione e, posto che esso venga approvato,
di valutarne gli effetti dopo alcune settimane, riservandosi di
ripristinare il vecchio sistema in caso si verifichino delle
problematiche.
I) Degli iter autorizzativi - La programmazione di una serie
di incontri con personaggi del mondo dell'informazione o
dello sport, con scrittori, magistrati e operatori sociali
sistematicamente va incontro alla necessità di superare la
verifica amministrativa connessa all'autorizzare il loro accesso
in carcere.
Ciò richiede di stabilire i dettagli dell'evento con un congruo
anticipo, per permettere alla Direzione dell'Istituto di ottenere
i visti da parte della Magistratura di Sorveglianza.
La Commissione Biblioteca si ripromette di interfacciarsi
direttamente col Tribunale di Sorveglianza di Milano, al fine
di ottenere una serie di autorizzazioni cumulative, in blocco,
da far corrispondere a un certo numero di ospiti dei quali si
programma l'invito in più manifestazioni distinte, con una
durata estesa ad un periodo prolungato (per esempio 6 mesi). In
questo modo si riuscirebbe a concentrarsi sulle tempistiche e
sui dettagli dell'evento avendo già superato a monte il
principale scoglio alla flessibilità di organizzazione.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
J) Dei Reparti a regime ordinario - Come ritorna in più punti
del presente documento, il I° Reparto dalla C. R. di Milano-
Opera non è ancora abilitato all'accesso diretto in Biblioteca.
La ragione principale appare la diversità dei circuiti a cui
appartengono i detenuti in esso ristretti. Infatti, due piani di
tale Reparto sono riservati all'Alta Sicurezza, mentre negli altri
due ci sono detenuti comuni a regime ordinario.
Il contatto con tali detenuti è interamente mediato dalla
Polizia Penitenziaria. Non esistono volontari bibliotecari di
piano; chi richiede un prestito di libri o CD si limita a
presentare una domandina Mod. 393 che segue i normali
canali interni. Una volta alla settimana uno dei bibliotecari
provvede a consegnare all'ufficio dell'Ispettore di Reparto gli
articoli corrispondenti alle richieste pervenute nel corso della
settimana precedente.
Di fatto, non c'è alcun modo, né per la Commissione
Biblioteca di reclamizzare le diverse iniziative poste in essere,
né per i detenuti del I° Reparto di potervi partecipare.
Nella logica di gestione della Biblioteca, l'accesso di tale
nuovo bacino di utenza equivarrebbe a pressoché raddoppiare
i contatti con la popolazione del suo "territorio", mentre,
chiaramente, in un'ottica trattamentale, ciò significherebbe
adeguarsi a quanto espressamente stabilito nell'Ordinamento
Penitenziario: bisogna favorire l'accesso di tutti i detenuti.
La Commissione Biblioteca solleciterà la Direzione affinché
consenta al I° Reparto di frequentare la Biblioteca almeno una
mezza giornata alla settimana (per esempio: il martedì mattina
per i detenuti comuni e il giovedì mattina per l'Alta Sicurezza).
Individuare una fascia oraria riservata non crea una
situazione diversa da quanto già loro consentito per recarsi
alla Messa, al colloquio coi parenti o in palestra. Incentivare i
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
detenuti tutti alla lettura, alla cultura e alla socializzazione è
l'obiettivo primario dei volontari che, a vario titolo,
collaborano con la Biblioteca.
4) Prima riflessione: Il carcere come “quartiere”
La Casa di Reclusione di Milano-Opera ospita circa 1500
detenuti: è la popolazione di un tipico piccolo paese del suo
bacino territoriale.
Analizzando il ruolo della Biblioteca Centrale di Istituto nel
quadro dell’attività trattamentale e del processo di
riabilitazione e rieducazione che la legge assegna agli Istituti
Penitenziari, soprattutto in un contesto di sorveglianza
dinamica (nel quale, pur con ovvî limiti, c’è una libera circolazione
dei reclusi negli ambienti che ospitano le diverse attività), appare
spontaneo sviluppare la metafora che equipara un carcere agli
altri quartieri della realtà metropolitana in cui è inserito.
Integrato o meno che esso sia nel tessuto urbano circostante,
risulta suggestiva l’idea che si possa arrivare al punto in cui,
oltre agli abitanti “obbligati”, che, nel corso della loro residenza
coatta, sono portati alla rielaborazione del loro atteggiamento
nei confronti della società e a partecipare alla ricostruzione di
uno spirito civico, per essere riconsegnati un giorno alla vita
civile, la vita civile stessa entri all’interno del carcere.
Si consideri la seguente analogia: una “cittadella” di
proporzioni analoghe può essere senza dubbio individuata in
un grosso complesso ospedaliero o, per esempio, in un
campus universitario. Essi sono parte della vita quotidiana
degli abitanti di una grande città, sono “quartieri”
specializzati nella struttura e nelle funzioni, in cui non è
anomalo o strano potersi recare, ma anzi è spesso prezioso in
virtù delle attività, dei servizi, degli intrattenimenti che vi
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
vengono svolti e della manodopera specializzata che vi si
trova. Allo stesso modo, per un cittadino “standard”,
dovrebbe essere naturale recarsi in un carcere, in virtù della
manodopera specializzata che vi si trova (o vi si troverà, se
adeguatamente formata) e delle attività e dei servizi che vi
vengono svolti. Tutto dipende dalla qualità e della rilevanza
sociale dei medesimi.
Questo chiarisce quella che dovrebbe essere l’utilità per i
cittadini. Se non altro potrebbero verificare se i soldi dei
contribuenti sono ben spesi e se la rieducazione è efficace. Ma
quale potrebbe essere l’utilità per i detenuti?
Se è vero che più del 50% dei detenuti ha un residuo di pena
inferiore ai tre anni, costoro dovrebbero essere già in una
condizione di non pericolosità sociale; non si capisce come
potrebbero essere restituiti integri ad un ambiente che
manifesta il desiderio di non voler avviare contatti e, in
particolare, non permette di creare le occasioni per un
reinserimento di tali persone nel mondo del lavoro.
L’opportunità di rafforzare l’opera di rieducazione e ridurre il
rischio di recidive passa, senza dubbio, anche attraverso
l’insegnamento di una professione, offrire la possibilità di
apprendere un’arte, che non sarà più quella di arrangiarsi, ma
quella di potersi garantire la sopravvivenza attraverso il
lavoro.
Viceversa, chi è soggetto a pene più lunghe corre il rischio di
trovarsi all’interno di una bolla temporale (oltre che spaziale)
con la vita “fuori” che va avanti, mentre lui è deprivato dal
partecipare all’evolversi dell’avventura umana; perderà
aderenza quasi subito con la tecnologia e i suoi progressi e, via
via, coi rapporti familiari e poi con i fenomeni economici e
sociali di un mondo che muta e che, in definitiva, dovrebbe
continuare ad essere anche il suo mondo.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Il senso di aumentare gli standard di vivibilità all’interno di
un Istituto Penitenziario, oltre ad essere indispensabile per
garantire un rientro nella dignità del vivere civile per reclusi e
operatori, dovrebbe essere quello di far perdere alla struttura
in sé la lugubre immagine di catacomba dei tempi moderni, di
serbatoio di derelitti e “lebbrosi”, un luogo decisamente da
evitare, anzi, che è meglio far finta che non esista. Una
struttura moderna, sul modello di altre esperienze europee,
dovrebbe essere in grado di calamitare gli interessi di settori
imprenditoriali, di cooperative sociali, di associazioni
artigianali, delle forze vive della società che non hanno perso
la visione di un futuro possibile di crescita e di collaborazione.
Molto in tal senso potrebbe contribuire un'applicazione più
estesa delle diverse tipologie di misure alternative alla
detenzione, nel momento in cui tali misure venissero vincolate
all'assunzione di un concreto impegno lavorativo.
Allargare il numero dei detenuti che beneficiano di un Art. 21
o di una semilibertà (istituto questo particolarmente poco
sfruttato), di persone cioè che vivono la loro quotidianità in un
sentiero a cavallo tra la realtà penitenziaria e la realtà esterna,
potrebbe smussare il contrasto tra tali realtà, dimostrando che
non sono radicalmente alternative, ma potranno (e dovranno)
integrarsi in un progetto di convivenza, crescita e
cooperazione.
5) Seconda riflessione: Della partecipazione spontanea
“Spontaneità!”
Nel dialogo tra la Commissione Biblioteca e la Direzione della
Casa di Reclusione di Milano-Opera è in più occasioni stato
sollevato il problema se promuovere la partecipazione alle
attività e allargare la base dei possibili frequentatori della
Biblioteca, superando l’inerzia individuale e la diffidenza che
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
molte persone manifestano nei confronti di ogni novità,
attraverso allettamenti di tipo psicologico o materiale (la
possibilità di primeggiare in una competizione, un torneo, un
concorso, e i premi a questo associati) oppure, almeno nei primi
tempi, di rodaggio delle attività, per mezzo di una sorta di
obbligo, di imposizione da parte dell’Istituto.
Lo spunto è nato, da un lato, dalla constatazione che per le
biblioteche di pubblica lettura nei comuni sul territorio è
prassi corrente cercare di fidelizzare l’utenza e, anzi, attirare
nuovi frequentatori con un’offerta di servizi che, a rigore, non
si possono realmente considerare di stampo culturale, almeno
nell’accezione tradizionale del termine. Ci si riferisce in
particolare all’apertura di spazi per il gaming (videogiochi e
giochi di ruolo), di corsi di fitness (ginnastica, pilates, yoga), di
laboratori per la modellistica (lavorazione della carta, della pasta
di sale), …
Il ragionamento dei promotori di simili iniziative dovrebbe
essere il seguente: se attiro pubblico offrendo qualcosa che
interessi anche persone che non frequentano abitualmente la
Biblioteca, farò un favore, in primo luogo, a me stesso, perché
acquisirò presenze e migliorerò le mie statistiche di impatto
sul territorio, e farò un favore soprattutto ai nuovi utenti, che
scopriranno un ambiente stimolante e piacevole e, trovandosi
già sul posto, sia pur portati da un incentivo ben diverso,
potrebbero anche interessarsi alle proposte culturali di
impianto più tradizionale.
Su questa linea anche la Biblioteca Centrale di Istituto della
Casa di Reclusione di Milano-Opera ha organizzato e
realizzato tornei di scacchi, scala-quaranta e simili, che,
invero, hanno avuto un notevole successo (in un caso con una
lista di iscritti superiore alle 180 unità), riuscendo a contattare
molte decine di persone che non l’avevano mai visitata.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Nello specifico di un Istituto Penitenziario è, d’altro canto,
esperienza corrente che, a fronte delle molte variegate
iniziative che vengono proposte alla popolazione detenuta, ci
sono persone che difficilmente escono dalla loro sezione,
ancorché questa sia totalmente aperta, e non si discostano
dalla routine dell’ora d’aria, delle due ore in saletta a giocare a
carte, delle molte ore in cella a guardare la televisione.
In talune circostanze, per smuovere i più riottosi, si è
apparentemente scelta la via di far scendere un intero piano,
in blocco, a partecipare a certi incontri o attività. Lo si è
proposto anche per gli accessi in Biblioteca e lo si sarebbe
realizzato segmentando l’affluenza (quel giorno-quel piano, un
altro giorno-un altro piano).
La prassi consolidata era però differente e si è scelto di non
modificarla. Nello specifico, vista la totale sconsegna di tutti i
detenuti del II° Reparto e del fatto che ognuno di loro aveva
firmato un patto di responsabilità all’atto dell’accesso al
regime trattamentale avanzato, non si sono posti limiti al loro
“mescolarsi” nei diversi contesti dell’Istituto. Di conseguenza,
previo il rispetto delle apposite liste di prenotazione dovute
alla limitata capienza delle aree di lettura, in Biblioteca c’è
sempre la presenza contemporanea di detenuti di ogni piano.
Segmentare sarebbe equivalso a compiere un passo
all’indietro, in direzione di una maggiore chiusura.
Tale proposta si è però ripresentata, e tuttora rimane un
problema irrisolto, per quel che concerne i detenuti dell’altro
Reparto, il I°, che per il fatto di appartenere a circuiti
differenti, Regime Ordinario e Alta Sicurezza, sono di fatto, ad
oggi, inibiti dal poter usufruire degli spazi della Biblioteca e
ricevono un sottoinsieme limitato dei servizi normalmente
erogati ai detenuti del II° Reparto.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Il dibattito resta aperto: se, da un alto, è certamente vero che è
impossibile “imporre alle persone di divertirsi”, cioè a partecipare
nello stesso tempo in forma coatta e di buon grado alle
occasioni di svago o formazione, magari chiudendole
temporaneamente al di fuori della propria cella, è altrettanto
vero che adescare il pubblico con proposte d’intrattenimento
intriganti, ma del tutto prive di spessore culturale, sembra
avere dei ritorni, che sono probabilmente positivi, ma non
pienamente convincenti, soprattutto in termini di persistenza
del contatto.
Questi discorsi richiamano un’immediata generalizzazione. In
fondo è l’intero sistema carcerario che è basato sulla
imposizione di un trattamento, ovvero che, nel contesto di una
costrizione, che è la detenzione stessa, veicola la vita di
individui verso auspicabili percorsi di partecipazione. E’ poi
l’attitudine individuale dei singoli destinatari di tali attenzioni
che determinerà se reagiranno con ostilità ad ogni tipo di
imposizione, se necessiteranno di incentivi allettanti, di
prospettive di crescita o realizzazione convincentemente
suggerite, se aderiranno acriticamente ad ogni sollecitazione
per accondiscendenza o per avere rapporti favorevoli.
Probabilmente, la dialettica tra partecipazione forzata e
volontà di partecipare è un nodo cruciale per definire
l’efficacia di un intero progetto trattamentale e non potrà non
essere ulteriormente esplorato nelle idonee sedi.
6) Terza riflessione: Degli "atteggiamenti culturali"
Primo scenario: Il detenuto x ha chiesto di fare una telefonata
straordinaria, fuori quota, ma non gli viene concesso. Allora
brucia il materasso. L'ha già fatto varie altre volte e sa che, di
solito, "funziona". Difatti il giorno seguente telefona.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Secondo scenario: Una cooperativa offre all'interno del carcere
un lavoro particolarmente ben remunerato. Il detenuto y
decide che fa per lui. Allora sradica dal muro un termosifone e
per tre giorni e tre notti lo sbatte contro il blindo della sua
cella; poi si taglia con una lametta. Dopo un paio di settimane
viene assunto dalla cooperativa.
Terzo scenario: Il detenuto z si presenta a muso duro dal
volontario bibliotecario del suo piano e gli intima di essere
segnato in Biblioteca per tutta la settimana, così da potervi
accedere ogni qual volta ne avesse voglia. Il volontario, che è
un tipo tosto, con molti più anni di carcere del detenuto z, non
si scompone e gli spiega pazientemente, con misurata
eloquenza, che gli spazi sono limitati, che lui, pur essendosi
precedentemente prenotato, non è mai sceso una sola volta in
Biblioteca e che quindi è giusto non occupare a vuoto posti
che qualcun altro potrebbe utilizzare. Allora il detenuto z va
dall'Ispettore di Reparto a lamentarsi del razzismo dei
bibliotecari che vogliono far scendere solo i loro amici italiani.
Però accederà alla Biblioteca solo quando, equamente, gli
spetta.
C'è una differenza?
Chiaramente la conseguenza diretta di simili comportamenti è
che qualcuno ha subito un danno diretto. Nel primo caso
l'Amministrazione Penitenziaria, e in definitiva anche qualche
detenuto, si ritrova con un materasso in meno; nel secondo,
con ogni probabilità, un altro detenuto che avrebbe avuto
titolo per essere assunto si è ritrovato scavalcato in
graduatoria; nel terzo, il volontario bibliotecario, sarà, quanto
meno, convocato nell'ufficio dell'Ispettore a sentirsi rivolgere
delle raccomandazioni che lui, comunque, aveva già ben
presenti.
Ad aggravare la sgradevolezza di queste situazioni c'è il fatto
che, lungi dall'essere unanimemente stigmatizzate come
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
riprovevoli, queste sceneggiate riscuotono un largo plauso,
per lo meno presso il gruppo di appartenenza dell'autore delle
medesime, il suo "clan", la sua comunità, il suo gruppo di
amici o come lo si voglia definire. Nel suo gruppo, l'autore
della bravata, acquisisce considerazione e "rispetto", è uno che
ci sa fare, che sa come ottenere le cose. Sarà imitato, il suo è un
modello di successo, e quel particolare modo di rapportarsi
con le istituzioni diventerà un pattern comportamentale.
Si è cioè rafforzato quel particolare "atteggiamento culturale"
per il quale "se vuoi ottenere qualcosa devi rompergli i c…oni".
Ora, ottenere "qualcosa", quale che sia, potrebbe essere una
buona cosa, se ciò non si traducesse nel far perdere
qualcos'altro a quanti, invece, hanno deciso di volersi attenere
alle regole e mantengono ancora un briciolo di fiducia nel
fatto che chiedere educatamente, e poi aspettare con pazienza
che la pratica segua il suo corso ("sa…, siamo oberati di lavoro,
non riusciamo a far fronte nemmeno alle richieste ordinarie, … poi
vediamo"), consenta di ottenere ciò di cui si ha legittimamente
diritto.
Come sradicare un'abitudine consolidata, oltretutto rafforzata
dai legami incrociati che consolidano un branco in
opposizione a tutti gli altri branchi presenti nella savana?
Stiamo parlando, ovviamente, dei legami dati
dall'appartenenza etnica, dalla lingua, del far parte di
un'organizzazione criminale, ma anche solo nel sentirsi, e nel
voler continuare a sentirsi, "carcerati", questa specie di razza
aliena, che mai e poi mai potrà assorbire gli standard della
convivenza civile, perché non sarà mai in grado di sostituire i
sotto-codici deteriori che regolano la sua vita e che costringe i
suoi rappresentanti ad essere per sempre "paralleli", a non
poter mai convergere verso l'accettazione di una norma
comune.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Queste tematiche sono state spesso affrontate in seno alla
Commissione Biblioteca. Nel suo organico ci sono detenuti
con reati molto diversi, con pene di durata fortemente
diseguale, con esperienze di vita prima della detenzione
radicalmente eterogenee. Vi sono rappresentati quindi molti
punti di vista, anche quelli più ancorati alle logiche da
detenuto "vecchio stile", che, cioè, pongono, se non una
contrapposizione netta, almeno un fermo distinguo tra quello
che compete a un detenuto e ciò che tocca alle istituzioni. C'è
anche, però, chi ritiene che, al di là delle proprie vicende
personali, l'opportunità di crescere vada sfruttata, che dove ti
viene offerta vada colta, dove è parziale valga la pena di
lavorare per potenziarla, dove non esiste sia il caso di darsi da
fare per inventarla. E se si cresce, singolarmente o come
gruppo, questo sia infinitamente superiore al fossilizzarsi in
stereotipi comportamentali e aiuti davvero a ricostruire un
senso alla propria vita. Ci sono poi anche posizioni agnostiche
o intermedie.
Diversi i punti di vista, diverse le soluzioni proposte, talvolta
fantasiose o radicali. Senza entrare nei dettagli aggiungiamo
solo qualche rapida considerazione, suggerita dalla vicenda
stessa della Biblioteca. Come in altro punto ricordato, la vita
della Biblioteca, che era un ambiente chiuso e inaccessibile, ha
subito un'inarrestabile evoluzione quando sono state
introdotte due innovazioni: l'agganciarsi ad una realtà esterna
(quella del consorzio delle Biblioteche Milano Sud-Ovest), che è
penetrata all'interno del carcere, e la "selezione" effettuata in
seno alla popolazione detenuta, che ha permesso il passaggio
di un intero Reparto al regime trattamentale avanzato.
Esterno e persone. Enti esterni di buona volontà e persone
all'interno di buona volontà.
Dare un legame, offrire un senso di appartenenza col mondo
vero, col mondo fuori, col mondo al quale un giorno si potrà
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
ritornare, e la convivenza con persone che, forse, “l’hanno
capita" e che condividono le tue speranze e il tuo impegno.
E' così complicato?
7) La normativa di riferimento
I riferimenti legislativi e la documentazione di supporto per la
materia delle biblioteche all’interno degli istituti penitenziari
sono (in ordine cronologico) i seguenti:
- art. 27 terzo comma della Costituzione italiana (viene sancita
la finalità rieducativa della pena)
- art. 12 e 19 L. 26 luglio 1975 n° 354 “Norme sull’Ordinamento
Penitenziario e sulle misure privative e limitative della
libertà” (viene esplicitamente prevista la presenza di una
Biblioteca in ogni Istituto Penitenziario)
- Rapporto “Education in prison” del Consiglio d’Europa -
Strasburgo 1990 (la biblioteca carceraria deve funzionare secondo
gli stessi standard professionali delle altre biblioteche della
comunità, deve offrire libero accesso ai detenuti, venendo incontro
a interessi e necessità di una popolazione differenziata dal punto di
vista culturale e fornire una gamma di attività legate
all’alfabetizzazione e alla lettura)
- Manifesto Unesco per le biblioteche pubbliche 1994 (servizi e
materiali specifici devono essere forniti a quegli utenti che, per
qualsiasi ragione, non abbiano la possibilità di utilizzare servizi e
materiali ordinari, per esempio le minoranze linguistiche, le
persone disabili, ricoverate in ospedale, detenute nelle carceri)
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
- Carta del lettore dell’”International Book Committee and
International Publishers Associations” pubblicata dall’Unesco
1994 (leggere è un diritto universale)
- art. 158 DLgs 31 marzo 1998 n° 112 “Conferimento di funzioni e
compiti amministrativi dello Stato alle Regioni e agli Enti Locali in
attuazione del capo I della L. 15 marzo 1997 n° 59” (assegna allo
Stato, alle Regioni e agli Enti Locali i rispettivi compiti di
provvedere alla promozione delle attività culturali, anche
attraverso forme di integrazione con le attività relative
all’istruzione scolastica e alla formazione professionale)
- art. 21 DPR 30 giugno 2000 n° 230 “Regolamento recante norme
sull’Ordinamento Penitenziario e sulle misure privative e
limitative della libertà” (la biblioteca deve essere costituita da libri
e periodici scelti secondo criteri che garantiscano un’equilibrata
rappresentazione del pluralismo culturale esistente nella società,
assicurando ai soggetti in esecuzione di pena un agevole accesso
alle pubblicazioni presenti in biblioteca, oltre alla possibilità di
consultare altre pubblicazioni mediante l’attuazione di specifiche
intese con biblioteche e centri di lettura pubblici)
- Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea - 7
dicembre 2000
- Linee guida per le Biblioteche in Carcere dell’”International
Federation of Libraries Associations” (IFLA) 2005 (le biblioteche
carcerarie devono emulare il modello della biblioteca pubblica,
fornendo, in aggiunta, risorse per i programmi educativi e
riabilitativi del carcere)
- Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’Educazione e la
Formazione ai diritti umani - 23 marzo 2011
- Risoluzione del Parlamento Europeo 15 dicembre 2011 n°
2897 (gli stati membri dell’UE sono sollecitati ad adottare misure
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
urgenti per garantire che siano rispettati e tutelati i diritti
fondamentali dei detenuti, in particolare se persone vulnerabili)
- Linee di politica bibliotecaria per le Autonomie emanate dal
Coordinamento dei Presidenti delle Regioni e delle Province
Autonome nonché dall’Associazione Nazionale dei Comuni
d’Italia e dall’Unione delle Province Italiane
- Protocollo d’intesa per la promozione e gestione dei servizi
di biblioteca negli istituti penitenziari italiani - 11 aprile 2013
(firmato dal Ministero della Giustizia D.A.P., dalla Conferenza
delle Regioni e delle Province Autonome, dall’Unione delle
Province d’Italia, dall’Associazione dei Comuni Italiani e
dall’Associazione Italiana Biblioteche (AIB); stabilisce che le
biblioteche degli istituti penitenziari debbano integrarsi con le
biblioteche del territorio in collaborazione con le realtà locali,
inserendosi nel circuito del prestito interbibliotecario territoriale e
recependo le Linee Guida dell’IFLA come riferimento ottimale e
ideale e come obiettivo a cui tendere; le biblioteche degli istituti
penitenziari devono valorizzare gli aspetti multiculturali delle
etnie presenti, progettare e realizzare iniziative culturali e seminari
su specifiche tematiche, al fine di integrarsi con il Progetto
d’Istituto stilato dall’Area Trattamentale (titolare della gestione
del servizio interno di biblioteca) e con le attività scolastico-
formative presenti nel singolo istituto; suggerisce un modello di
Convenzione per la ratifica dei predetti accordi tra la Direzione dei
singoli istituti e le controparti territoriali)
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
I contributi delle comunità cinese e islamica
La comunità cinese
La maggior parte di noi cinesi, siamo un po’ conservatori,
spesso non comprendiamo e non condividiamo quello che
fanno gli altri.
Come un semplice saluto: per noi, baciarsi e abbracciarsi ogni
volta che ci si incontra e ogni volta che ci si lascia , sia un po’
eccessivo, ovvero di troppo (specialmente se tra uomo e uomo).
Applicare questa affettuosità su noi cinesi, a volte può
sembrare un po’ invasivo per noi. Perché riteniamo che per
salutare, è sufficiente dare la mano, o addirittura, quando
abbiamo stabilito una certa confidenza, non ci diamo neanche
la mano.
Perché riteniamo che sia solo una formalità che ci tiene in
distanza. Paradossalmente, in questo caso ci hanno tenuti
lontani proprio con la loro affettuosità che ci fanno sentire a
disagio…..
Mentre per noi cinesi che siamo in carcere, non sapendo
parlare l’italiano, ci rende estremamente passivi da qualsiasi
punto di vista: non possiamo partecipare alle attività culturali
che richiedano una certa base di italiano; non possiamo sapere
bene le situazioni giuridiche in cui ci troviamo; la
comunicazione con la direzione diventa un problema ecc. ecc.
Per imparare una lingua, gli impegni e la volontà stanno alla
base di tutto.
Ma considerando le differenze tra le lingue, sarebbe necessario
un insegnante che conoscesse e sapesse spiegare in modo
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
chiaro le diverse particolarità di due lingue, per agevolare sia
gli insegnamenti che gli apprendimenti degli studenti.
Ad es. un insegnante cinese che insegna italiano agli altri
cinesi, sarà sicuramente molto più efficace.
Ma considerando che sia una cosa poco realizzabile, io avrei
una proposta da fare: se si potrebbe trovare qualche libro
scritto in italiano che riguarda la differenza tra lingua cinese e
quella italiana (credo di si).
Allora gli insegnanti potrebbero cominciare a insegnare dalle
differenze di due lingue. In questo modo sarebbe più facile
non solo per noi cinesi a capire, si arricchirebbero anche gli
insegnanti.
Mentre un altro fattore importantissimo per imparare una
lingua, è la pratica. Dialogare con altre persone, credo che sia
la via più efficace per crescere a livello linguistico.
Ma per poter dialogare è necessario avere un certo rapporto
con l’altra persona (quando non sai parlare la lingua), e non devi
avere nessun pregiudizio nei suoi confronti. Forse la biblioteca
potrebbe organizzare degli incontri tra gli studenti volontari
esterni con gli studenti stranieri in terni: suddividendoli in
vari gruppi, e separando gli stranieri della stessa nazionalità --
-- uno a ogni gruppo.
E cominciamo a conoscersi ed a dialogare.
Credo che trovarsi da solo in mezzo ad altre persone che
parlano solo l’italiano, sei costretto anche tu a impararlo, se
non vuoi essere escluso ……
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
La comunità islamica
Forse ancor più complesse sono le problematiche per i
detenuti di Fede Islamica:
Considerando di praticare la Religione in modo d’istruzione,
abbiamo bisogno di elementi fondamentali per poterla
conoscere a fondo:
- libri religiosi,
- rendere degno per la pratica lo spazio di culto islamico;
- integrazione, anche quella dipende da elementi di
conoscenza, come dizionari (per conoscere meglio i termini che
si possono leggere nei giornali o libri in lingua italiana),
- mettere comunque a nostra disposizione anche un po’ di
romanzi o libri di storia in lingua araba, un po’ di persone
farebbero un tesoro di conoscenza, prendendo nota che
molti arabi hanno smarrito la via, dovendo o trovandosi, in
qualche modo a fare la vita da strada e non hanno avuto la
possibilità d’istruirsi con dei libri, ecco l’occasione;
- cibo degno per chi non mangia carne non -Halal- non tutti
abbiamo la possibilità di comprarsi questo tipo di carne, se
ci mettono a diposizione nel carrello il tipo di carne
tritato-Halal; Halal: il modo, la macellazione animale, per i
mussulmani è una maniera particolare, se non viene
eseguita la carne non la possono mangiare anche se non è
carne suina
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
B) Il Tavolo sull'Istruzione
1) Il carcere sembra escludere forme diverse di espiazione
All’Amministrazione Penitenziaria è assegnato il mandato
istituzionale di promuovere interventi "che devono tendere al
reinserimento sociale" (art. 1 della legge 354/1975 sull'Ordinamento
Penitenziario) per i detenuti, avviando "un processo di
modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali, nonché
delle relazioni familiari e sociali che sono di ostacolo ad una
costruttiva partecipazione sociale" (art. 1, comma 2, regolamento di
esecuzione, D.P.R.30 giugno 2000 n. 230)
Tenendo conto di questa realtà, all’Amministrazione
Penitenziaria è assegnato il mandato istituzionale di
provvedere a organizzare attività, misure ed interventi che
concorrano a conseguire l'obiettivo della risocializzazione della
persona detenuta; questo impegno prende il nome di
trattamento rieducativo.
L’Amministrazione può favorire il reinserimento sociale dei
condannati rimuovendo le cause del disadattamento sociale che
starebbero alla base della devianza criminale, ma soprattutto
incentivando un processo di riflessione e assunzione di
responsabilità sulle condotte antigiuridiche poste in essere,
sulle motivazioni e le conseguenze negative, con il fine di
riparazione al reato, incluso il risarcimento dovuto alla persona
offesa e allo Stato che ha sostenuto spese a carico dei cittadini
secondo la definizione dell’art. 13 della legge 26 luglio 1975 n° 354
(Ordinamento Penitenziario).
Periodicamente il Gruppo di Osservazione e Trattamento
(G.O.T.), soggetto indicato dall’art. 29, comma 2, D.P.R. 30 giugno
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
2000 n° 230, si riunisce per redigere la relazione di sintesi,
contenente una proposta di programma/trattamento, a cui
dovrebbe poter partecipare il detenuto, il diretto interessato,
aderendo alle decisioni che riguardano la sua vita, così che ci
sia una presa diretta di responsabilità per il proprio futuro.
L’evolversi dell’osservazione, parte integrante del percorso,
dovrebbe essere posta alla conoscenza del detenuto, in qualsiasi
momento; in questo modo si potrebbe stimolare la sua effettiva
partecipazione al processo.
2) Investire nell'istruzione è la scelta migliore
Alla base di ogni trattamento rieducativo, l’istruzione dovrebbe
essere un punto di riferimento essenziale per tutti i detenuti.
Un punto fondamentale per stimolare i detenuti ad investire
sulla propria istruzione, è l’art. 45 del D.P.R. 230/2000, nei quali
è previsto che gli studenti detenuti ricevano premi di
rendimento, sussidi economici o benefici sulla pena da scontare,
in base alla tipologia del corso frequentato, ai risultati scolastici
e alle condizioni personali e sociali.
Basti pensare che per molte persone detenute (con ovvia
superiore percentuale fra i detenuti stranieri, ma non soltanto), è
motivo di orgoglio apprendere un uso corretto della lingua
italiana. Se fossero premiati i migliori risultati, l’impegno, la
frequenza, le adesioni aumenterebbero a dismisura.
Stesso discorso per tutti coloro che studiano in un percorso
avanzato, maggiormente per gli studenti universitari, che
realmente hanno deciso di cambiare il loro modo di pensare, di
apprendere qualcosa nella vita e approcciarsi al futuro.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Un altro fattore essenziale dovrebbe essere quello di poter
frequentare corsi professionali, corsi cioè che diano la
possibilità a chi non ha nessun titolo di studio, o professione già
acquisita, di imparare un mestiere. Ciò offre le maggiori
opportunità di ottenere un posto di lavoro, una volta espiata la
loro pena.
Per gli studenti detenuti, sia degli istituti superiori che quelli
universitari, dovrebbe essere possibile completare il loro
percorso formativo, con stage, corsi di specializzazioni, Master
e Dottorati di ricerca che prevedono l’obbligo di frequenza.
Questo è un discorso di equità: garantire le stesse opportunità
che hanno tutti gli studenti civili e non rendere vano l’impegno
speso nel tempo, ma offrire le stesse carte da giocare per
conseguire un posto di lavoro.
Per dare modo a quelle persone che non fossero in possesso dei
requisiti per usufruire dei benefici (art. 21) che gli
permetterebbero di frequentare le lezioni universitarie o gli
stage previsti, un’alternativa valida sarebbe quella di
permettere agli stessi di utilizzare le videoconferenze con gli
Atenei di appartenenza.
Connessioni schermate con le Università renderebbero il lavoro
degli studenti e degli addetti che si occupano del lavoro
universitario molto più celere e semplificato.
Altro problema, di fondamentale importanza, è la carenza di
materiale didattico, molti studenti delle scuole superiori sono
costretti a condividere i testi scolastici con i loro compagni di
classe, perché insufficienti, o a dover utilizzare un quaderno per
più materie scolastiche.
Lo stesso problema è presente anche per gli studenti
universitari, aggravato dal fatto che, se non preparano per
tempo gli esami, si vedono costretti a rimandarli anche di
svariati mesi. Non c'è sincronizzazione tra l’Ateneo di
43
Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
appartenenza e l’Istituto Penitenziario; ciò crea seri problemi
economici, in quanto le spese universitarie sono a carico del
detenuto.
Qualche agevolazione è stata trovata con l’Università di Milano
- Bicocca, che ha ridotto i costi di iscrizione e riesce a far
pervenire qualche libro di testo: gli studenti ne usufruiscono a
rotazione. Questo comunque si applica ai pochi fortunati il cui
Corso di Laurea è coperto da tale ateneo, o a coloro che sono
costretti ad iscriversi ad esso, rinunciando a un percorso di
studi più in linea coi propri desideri personali, non potendo
permettersi l’eccessivo costo di iscrizione di altre università.
3) Istruzione e Integrazione
L’Istruzione negli Istituti di pena è spesso considerata un
fattore secondario, fine a se stesso, nell’ottica di un
accrescimento solamente personale o puramente ludico.
La domanda da porsi è se le varie etnie, presenti, possano
usufruire di materiale didattico con la presenza di tutor, formati
anche con lo scopo di creare i migliori presupposti per favorire
l’integrazione.
Cosa risulta più facile menzionare : quello che c’è o quello che
serve per un principio di logico percorso didattico?
Purtroppo si evidenziano mancanze anche e soprattutto per i
più basilari fabbisogni: la quasi totale assenza di libri e insegnanti
bilingue è il primo fattore che favorisce l’isolamento delle persone di
lingue diverse; accentua la difficoltà di integrazione, contribuisce
a creare gruppi e gruppetti segregati, visti come unico luogo di
rifugio per tentare una pseudo socializzazione.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Si innescano in questo modo meccanismi che hanno come unico
risultato di accrescere le tensione fra le diverse etnie.
In questo scenario, le chiavi di volta per un'evoluzione sono la
cultura e l’istruzione: metaforicamente parlando possono essere
considerate come colonne portanti di un ponte a due sensi di
marcia per unire nel dialogo e nella comprensione reciproca.
Un riscontro pratico, di tutto ciò, si può individuare
nell’incremento di frequentazioni da parte di detenuti, non di
lingua Italiana, nell’Area Biblioteca; attirati in un primo
momento dalla possibilità di partecipare a tornei di vario tipo
(scacchi, scala quaranta, ecc.), in un secondo momento sono
spesso ritornati, scoprendo un ambiente pronto a seguirli anche
in presenza di poche disponibilità di mezzi.
4) Estratto dall'intervento della Dott.ssa Marta Giorgi,
. Tutor Università Bicocca/C.R. Opera
Come funziona l’esperienza pilota con l’Università Bicocca
L’esperienza pilota con l’Università Bicocca nasce dall’incontro tra la
realtà universitaria e il Carcere, che si traduce in pratica in una
Convenzione, che ha come obiettivo lo sviluppo delle attività
scientifiche, culturali e didattiche presso gli Istituti Penitenziari di
Milano, Monza e Lodi e presso l’ufficio di Esecuzione Penale Esterna
di Milano-Lodi e dello stesso Provveditorato. La convenzione, rivolta
a tutto il personale, alle persone detenute e agli studenti dell’Ateneo
milanese, prevede in particolare la realizzazione di un nuovo polo
universitario lombardo presso le case di reclusione di Milano Bollate
e Milano Opera.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
La Convezione Bicocca-Carcere stipulata nel 2013 è demandata nella
sua gestione al Responsabile che l’ha sottoscritta, il professor Alberto
Giasanti. L’accordo originario prevedeva diverse tipologie
d’intervento:
- per le persone detenute, inserite nelle Case di Reclusione di
Bollate e Opera, saranno istituiti corsi ad hoc, la replica di
corsi attivi nell’ateneo milanese e saranno semplificate le
procedure d’iscrizione;
- per tutto il personale (da quello di polizia penitenziaria, a
quello del comparto ministeri, ai dirigenti), continuerà la
formazione sul campo attraverso corsi dedicati, ad esempio, al
lavoro in equipe, alle competenze e alla comunicazione
interculturale, alla valorizzazione delle competenze
professionali di ciascuna figura coinvolta;
- per gli studenti dei diversi corsi di laurea triennale e
magistrale verranno potenziate le possibilità di stage e di
tirocinio.
Da un anno a questa parte poche attività sono state attuate in
relazione al progetto originario ed è ancora tutto demandato agli
educatori del Carcere, ai professori referenti in Bicocca, a pochi altri
funzionari e per ultimi ai tirocinanti in carica da inizio o metà 2015.
A questo punto vorrei sottolineare e far emergere alcune
osservazioni.
Da quando ho iniziato il mio tirocinio, seguendo all’inizio solo i
detenuti iscritti a Sociologia, ho potuto constatare che sono tutti
motivati a studiare, anche per l'appoggio che gli posso fornire (per
esempio, ho provveduto a rifornirli di materiale didattico).
Più o meno tutti si lamentano, però, delle condizioni di poca
concentrazione e poca possibilità di studiare senza essere disturbati.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Nonostante le numerose difficoltà che ci sono all’interno del carcere,
i progetti d’integrazione con la società esterna e con l’Università sono
fortemente appoggiati; possono quindi essere una potenziale risorsa
per un miglioramento dei percorsi trattamentali intra-murari ed
extra-murari, poiché l’impegno, la costanza, il desiderio di cambiare
e di acquisire conoscenza vengono, nei limiti del possibile, premiati.
Con il ruolo di Tutor Universitario che sto ricoprendo, mi è capitato
di trovarmi alle strette con i limiti organizzativi e la distanza che
troppe volte si percepisce tra ciò che è “scritto” in una Convenzione e
ciò che si riscontra nella realtà.
Inoltre, avendo avuto l’opportunità di affiancare educatori
responsabili all’interno del Carcere, ho compreso la complessità del
lavoro necessario al buon funzionamento dell’organizzazione della
formazione e i numerosi limiti che pone la burocrazia da una parte e
dall’altra.
C'è da rilevare che tutto il materiale didattico viene stampato dagli
operatori volontari e comporta costi alti per le persone detenute e
costi in termini temporali per chi deve reperire il materiale, poiché
non sono autorizzate le connessioni online in Carcere. Il reperimento
dei libri di testo avviene tramite richiesta alla Biblioteca Centrale
Bicocca, con tempi lunghi e spesso indisponibilità dei testi; la
scadenza del prestito a soli 40gg è sempre un tempo troppo limitato
per lo studio all’interno del Carcere.
Gli studenti sia Comuni che di Alta Sicurezza hanno a disposizione
poche aule per studiare. L'Alta Sicurezza del 3°piano è quella più
disagiata per la condivisione di spazi e celle con persone che non
sono interessate allo studio.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
La richiesta di computer personali da parte delle persone detenute,
che già è stata fatta a Gennaio 2015, ancora oggi non ha avuto
risposta e questo provoca disagio, soprattutto agli studenti.
Oltre a ciò mi sembra opportuno fare un elenco semplice delle
opportunità e dei rischi, citando i punti di forza e di debolezza di
questa esperienza pilota.
PUNTI DI FORZA
CARCERE
>Area pedagogica rivolta ai progetti formativi molto ben funzionante.
>Numero di diplomati dalle scuole media inferiore e superiore abbastanza elevato
>Numerose attività rivolte alle persone detenute (Teatro, Pittura, Disegno, Inglese,
Informatica ecc., corsi di vario tipo a partecipazione elevata)
>Biblioteca fornita e funzionante all’interno del Carcere
>Importanza delle attività in un Carcere che recentemente era massima sicurezza.
>Competenza elevata degli operatori, educatori, agenti di rete ecc.
>Direttore del Carcere Dott. Giacinto Siciliano molto interessato a progetti rivolti al
miglioramento della detenzione delle persone detenute
>Agenti penitenziari responsabili area pedagogica e quelli che (io) ho avuto modo di
incontrare molto disponibili
>Persone detenute volenterose di avere delle opportunità e dei corsi a cui possono
partecipare
>Persone detenute riconoscenti del lavoro dei tutor di Bicocca e del lavoro degli operatori
che si spendono per miglioramento situazione.
>Persone detenute disponibili a collaborare per riuscire a migliorare alcune situazioni e per
cambiare in meglio il Carcere
>Disponibilità degli operatori a collaborare per migliorare la gestione del lavoro che
riguarda l’iniziativa dell’Università.
>Opportunità per chi ha pene lunghe di tradurre il tempo in attività che impegnano la
mente e che aumentano la cultura e la formazione
>Opportunità per le persone detenute di venire a contatto con la società esterna attraverso
percorsi positivi e formativi.
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PUNTI DI DEBOLEZZA
>Mancanza di aule durante il periodo scolastico per sovrapposizione con la scuola>
>Mancanza di spazi per studiare in sezione Alta Sicurezza 3
>Uso dei computer (senza internet) non permesso o molto difficile da ottenere
>Difficoltà ad ottenere in maniera celere materiale di supporto allo studio dei libri di testo.
>Difficoltà ad ottenere in maniera celere i libri di testo prenotati tramite la Biblioteca
dell'Università e problemi nella restituzione dei libri per ritardi dovuti al poco tempo per il
prestito
>Operatori ed educatori sottodimensionati hanno materialmente poco tempo da dedicare
agli universitari
>Burocrazia del carcere rigida che talvolta non permette di velocizzare alcuni passaggi e
pratiche
OPPORTUNITA’
CARCERE
>Possibilità che queste iniziative possano diventare un punto di attrazione per la gestione
della sicurezza e dei percorsi di detenzione di persone detenute che provengono da altri
carceri.
>Polo attrattivo ed esempio di buona formazione e buon modello da replicare in altri
contesti sul territorio nazionale
>Opportunità per il futuro delle persone detenute una volta uscite dal percorso detentivo:
più formazione significa più possibilità di lavoro
>Opportunità per la società di avere, in seguito al reinserimento, persone che hanno fatto e
provato un percorso trattamentale degno del suo nome
>Diminuzione della percentuale di recidiva, perché i progetti hanno fatto breccia nelle
persone e quindi a loro volta hanno prodotto cambiamento
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
RISCHI
>Rischio che questi progetti d’integrazione non vengano compresi dalla società civile
>Rischio che bei progetti vengano “infangati” per gelosia, per mancanza di soldi e per
politiche di sicurezza restrittive.
>Rischio di non riuscire a trasmettere alla società l’importanza che hanno questi progetti
volti alla reale risocializzazione della persona detenuta
>Molti sforzi e pochi risultati alla fine del percorso detentivo per la mancanza di
opportunità di lavoro
>Molti sforzi e pochi risultati, a causa del ritorno delle persone detenute all’interno dei
circoli viziosi che li avevano portati a delinquere
CARCERE OPERA
RIGIDITA' NEL RICONOSCIMENTO
OPERATIVO DELLO STUDIO UNIVERSITARIO
Rigidità nel fornire strumenti ai detenuti per facilitare lo
studio
I detenuti
As1 e As3 non hanno
luoghi tranquilli
per studiare
difficoltà nella
disponibilità di aule in area
pedagogica e impossibilità
contatto Comuni-AS
Difficoltà
gestione fotocopie a pagamento
per i detenuti
Regolamento
della gestione
soldi detenuti
Detenuti
non possono utilizzare computer personali controllati
per studiare
Direttore favorevole,
blocco a livelli inferiori
Piattaforma
e-learning non attiva nell'area
pedagogica
Blocco dall'Univeristà
Detenuti hanno difficoltà nello studio
individuale per condizioni /contesto
difficoltà nella
disponibilità dei prof
per supporto
studio interno carcere
non presenza tutor in materie
difficili come Matematica o
Giurusprudenza
non ci sono
aule a sufficienza
per studio di gruppo
detenuti e per
affiancamento tutor
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Riflessioni conclusive:
Nella mia analisi ho cercato di dare una soluzione a queste
problematiche, tentando di individuare quali sono gli obiettivi a cui
si deve mirare per migliorare la Convenzione e le attività legate
all’Università.
Qui di seguito, per concludere il mio modesto aiuto al tavolo 9,
presento la direzione che a mio parere si dovrebbe prendere ed
alcune idee interessanti per innovare e migliorare quanto iniziato nel
2013.
Gli Obiettivi dal punto di vista del Carcere
- Gli operatori del carcere riusciranno a contattare e ad avere
delle risposte in maniera più veloce dall’Università;
- Ci sarà una piattaforma che aiuterà i tutor o gli operatori del
carcere a reperire il materiale didattico nei vari siti delle
diverse facoltà a cui sono iscritte le persone detenute
- Gli studenti detenuti verranno percepiti dall’Università come
una tipologia di studenti a parte (“speciali”) e saranno
previste delle differenze di trattamento nei limiti consenti dal
Regolamento
- Possibilità di accedere al sito Bicocca da parte degli operatori e
dei beneficiari detenuti
- Uso del materiale didattico attraverso computer protetti a uso
delle persone detenute
- Alleggerimento burocrazia intorno al reperimento testi di
studio e alla gestione della Biblioteca Centrale Bicocca
- Aumento aule studio per Comuni e Alta Sicurezza
- Alleggerimento burocrazia in relazione ai materiali che
servono per le persone iscritte all’Università
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Diagramma Obiettivi e Proposte di Analisi:
FDIAGRACILITARE LO STUDIO DELLE PERSONE DETENUTE
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FACILITARE LO STUDIO
DELLE PERSONE DETENUTE
Riconoscimento dei detenuti studenti e delle loro esigenze di studio
Aule in area pedagogica e in reparto 1 AS
DARE AUTONOMIA PER LO STUDIO UNIVERSITARIO
INDIVIDUALE
ingressso Professori per aiuto allo studio
INTRODURRE STRUMENTI
MIGLIORATIVI PER UN
OFFERTA FORMATIVA PIU'
COMPLETA
facilitazione studio attraverso computer per utilizzo materiali didattici
semplificazione per studenti detenuti e operatori attraverso piattaforma e-learnig
FACILITARE E POTENZIARE
L'INGRESSO AI CORSI
UNIVERSITARI DA PARTE
ANCHE DEI DETENUTI NON
UNIVERSITARI
Ampliamento e integrazione di più persoine detenute all'interno di corsi di formazione e
scambio culturale con l'Università
FORMAZIONE AVANZATA ATTRAVERSO SCAMBIO
STUDENTI UNIVERSITARI (tutti) e PERSONE DETENUTE (tutte)
maggiore conoscenza della realtà del carcere da parte degli studenti che
partecipano ai corsi
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
C) Il Tavolo dello sport
In numerose trasmissioni, carta stampata e social network,
l’attività fisica è descritta come una delle basi per una vita
sana e protegge le persone nelle loro infinite forme
d’espressione.
Numerosi scienziati consigliano almeno un’ora al giorno di
attività fisica, e questo vale per chi conduce una vita articolata
e libera, fatta di lavoro, famiglia, amici, ecc..
Per un detenuto è molto importante trovare valvole di sfogo,
per un effetto benefico a livello psicologico, essendo
costantemente sotto stress e in ansia per i vari problemi che la
detenzione causa. Le ricerche sulla cura della depressione
mostrano che l’attività fisica è una cura molto efficace, più di
quella farmacologica e, come si può ben immaginare, quando
si è privati del bene primario, quello della libertà, è facile
cadere in stati depressivi e angosciosi.
Lo sport aiuta a relazionarsi con gli altri detenuti,
contrastando l’"autoreclusione", cioè la tendenza di soggetti
introversi e timidi a rinchiudersi nel loro guscio, spesso
amplificando i loro problemi fino a arrivare a gesti estremi.
Chissà, forse, una partita di calcetto o una di ping pong
potrebbero portarli ad accettare con più serenità la loro
detenzione.
Nell’art. 13 OP si parla in termini di "…osservazione scientifica
della personalità per rilevare le carenze fisiopsichiche e le altre cause
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
del disadattamento sociale". L’attuazione del sopracitato art. è
difficile, per la carenza del personale competente e anche di
risorse economiche, ed è per questo che si dovrebbero creare
delle figure ad hoc, composte da detenuti, che collaborino e
osservino, in appoggio agli educatori, i vari detenuti, così da
segnalare i soggetti idonei per eventuali corsi sportivi, o
anche culturali.
L’art 27 OP cita "… negli istituti devono essere favorite e
organizzate attività culturali, sportive, e ricreative, volte alla
realizzazione della personalità dei detenuti e degli internati, anche
nel quadro del trattamento rieducativo".
Al comma 2 del suddetto articolo si parla della commissione
dei detenuti e del rapporto con il mondo esterno, utile al
reinserimento sociale.
Nella realtà di Opera la commissione è ampia e competente,
ma si dovrebbe cercare di creare un collegamento più forte
con Comune, Regione, società sportive, scuole, accademie e
associazioni. E' importante creare uno sportello relazioni
esterne, che valga anche per altri settori non solo nell’ambito
sportivo.
Il carcere non deve rimanere uno spazio sconosciuto della città
dove è ubicato materialmente, la fusione con la società è molto
importante da entrambi i lati ed è positiva per il fine ultimo
della detenzione: il reintegro del soggetto nella società civile.
Anni fa c’era la squadra “Free Opera” che giocava nel
campionato di seconda categoria, c’era la squadra di pallavolo.
Dopo un silenzio di alcuni anni la luce si è riaccesa all’interno
dell’Istituto: la palestra è stata potenziata e le ore di
frequentazione sono state ampliate, sono stati inseriti vari
corsi con istruttori specialisti esterni. Questo ha creato un
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
movimento e un fluido positivo nella comunità detenuta, e la
sorveglianza dinamica che permette di spostarsi più
liberamente all’interno dell’Istituto è una scommessa vinta. Si
è potuto constatare che anche per gli operatori è molto meglio
così, e quasi tutti concordano sul fatto che l'autolesionismo si è
ridotto moltissimo dopo questi progetti.
Quando si fanno dei cambiamenti è sempre difficile; ci sono
paure, resistenze, e si tende a non tuffarsi nel rischio
dell’innovazione, ma qui si è intrapreso il cammino
dell’evoluzione, e si spera che si continuerà su questa rotta,
perché il viaggio è ancora lungo e le cose da fare sono ancora
molte, e le complicazioni sono infinite. Ma se è vero che l’art.
27 della Costituzione dice: "... le pene non possono consistere in
trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato…", allora si sta andando nella
direzione giusta.
La demagogia della politica, o i giustizialisti, non danno una
soluzione al problema dei detenuti. In una democrazia
avanzata è giusta la certezza della pena, ma con il rispetto
della dignità delle persone e attraverso un percorso che porti
l’individuo ad essere più formato, più responsabile, più
consapevole della società che lo circonda. E' evidente che stare
chiusi in una cella 20 ore su 24 non è dare attuazione alla
Costituzione.
Qualcosa è cambiato, e c’è un’aria, un’armonia diversa nella
C. R. di Opera. Per esempio il corso di Fit-box poteva essere
visto come un’arma a doppio taglio, ma in realtà, essendo
un’arte nobile, ha portato i detenuti a una stima reciproca e il
potenziare la propria tecnica di combattimento non ha portato
a comportamenti aggressivi e prepotenti, ma anzi ha dato
calma e consapevolezza.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Si parla di costruire di un campo di calcio a 7. Questo
potrebbe condurre alla costituzione di una squadra interna,
com’era un tempo il "Free Opera", o come quella di San Vittore,
così da potersi iscrivere al campionato CSI.
E’ stato tenuto un corso di pallavolo, e anche per tale
disciplina si potrebbe pensare ad una squadra che si incontri
con squadre esterne (per esempio di scuole o università), a tornei
e campionati.
Si è organizzato un torneo di ping pong, all’interno del carcere
ma con la collaborazione del comune di Milano e di vari
volontari. E' stata una giornata speciale, con rinfresco, buffet e
dolci artigianali. Anche il consigliere comunale, dott. Giungi,
si è dichiarato entusiasta e contento della manifestazione.
Il comune di Milano ha sponsorizzato anche la realizzazione
di giochi per i bambini nell’area verde destinata ai colloqui, e
un percorso-salute, con la possibilità di svolgere all'aperto
numerosi esercizi, che ha creato grande entusiasmo nei
detenuti, che non vedono l’ora di poterne usufruire.
Su richiesta della commissione sportiva, il Direttore ha
autorizzato nell'Area Verde due tavoli di calcio balilla, e questi
hanno dato un’energia diversa ai momenti trascorsi con le
famiglie: i padri detenuti hanno giocato con i loro figli,
instaurando così una relazione nuova e inaspettata. Sarebbe
bello poter creare giornate sportive per i padri detenuti, dove
si potesse fare sport con i bambini, anche una partita a
pallavolo fatte di squadre miste, mamme, padri e figli, o anche
di palla prigioniera, del gioco della bandiera, ecc..
Lo sport è un legame particolare e non è lo stesso stare fermi,
seduti ad un tavolino, e fare insieme un goal a calcio balilla,
che fa scattare un abbraccio magico tra padre e figlio,
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
inspiegabile. Figuriamoci fare insieme una partita a calcio a 7
o a 5 in palestra.
Tutti comprendono che le risorse umane, economiche e di
spazi siano carenti. Sappiamo perfettamente dell’enorme
impegno della Direzione, in tutti i settori, ma è importante che
vengano creati ambienti all'aperto adibiti allo sport, campi da
basket, da calcio, da pallavolo, cosi da poter destinare la
palestra solo a corsi di formazione nelle varie discipline, per
esempio creando un ring per il pugilato, come avviene nelle
carceri sud americane.
In Italia il calcio è uno sport seguito con passione e attenzione,
e tutti plaudono alla bellissima iniziativa di autorizzare un
abbonamento Premium e di poter seguire le partite tutti
insieme nelle salette. Alla finale tra Juventus e Barcellona
sembrava di essere al bar, tra amici, e si era tutti uniti, senza
razze, nazionalità, religioni.
Abbiamo discusso a fondo con il consigliere comunale dott.
Giungi dell’aiuto che il Comune e la Regione potrebbero
fornirci per la realizzazione di nuovi spazi da destinare allo
sport.
Si potrebbe trasformare il carcere in un'ottica sportiva, come
sono strutturati i college americani, dove attraverso lo sport
molti soggetti possono ritrovare un allineamento con la società
civile. In carcere ci sono molti ragazzi giovani, con meno di 30
anni, molto bravi in diverse discipline. E allora, perché non
potenziarne le inclinazioni? E chissà che fra loro non ci siano
dei veri talenti.
Lo sport e la cultura sono aggreganti, e in carcere è molto
importante non sentirsi “soli”. A volte, alcune persone si
ritrovano sperdute, abbandonate da tutti, e chissà che
attraverso lo sport, la Biblioteca, queste stesse persone non
possano migliorare le loro relazioni.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
D) Il punto di vista di associazioni e
operatori della I^ C. R. di Milano-Opera
Gruppo "Parole che sprigionano" e "Cineforum"
Nell’ottica di sviluppare collaborazioni e sinergie, riteniamo
opportuno attribuire alla Biblioteca una funzione di
aggregazione delle attività culturali, con particolare
riferimento alle attività di lettura e riflessione condivisa, di
cineforum, di educazione artistica.
Crediamo che la Biblioteca possa costituire un punto di
confronto finale tra attività complementari che hanno
sviluppato una ricerca su contenuti e tematiche affini e
condivise, pur nell'autonomia di ogni gruppo, per esempio
attraverso incontri con scrittori, saggisti, registi e comunque
con portatori di testimonianze significative.
Inoltre ci sembra importante la sua funzione specifica di
raccolta di materiale di consultazione, da sviluppare anche in
rete con istituzioni cittadine, per esempio biblioteche,
emeroteche, mediateche, audioteche, ecc.
Infine riteniamo importante promuovere occasioni che
consentano ai detenuti dei vari gruppi di attività culturali di
partecipare ad eventi esterni a livello cittadino, corrispondenti
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
alla attività svolte all'interno del carcere, al fine di
accompagnare il loro graduale reinserimento sociale fino al
compimento del fine pena.
Alcune proposte nate dall’esperienza nella C.R. di Milano-
Opera:
-Istituzione di una Commissione di pianificazione e
coordinamento delle attività culturali-sportive-ricreative
(integrate anche con le attività scolastiche e di formazione
lavorativa), con il compito primario di redigere e tenere
aggiornato un quadro riassuntivo di tutte le attività in atto,
con l’indicazione del volontario preposto ad ognuna di esse,
da mettere a disposizione di tutti gli interessati al fine di
prevenire eventuali sovrapposizioni e conflitti ed individuare
possibili sinergie
-Interlocuzione agile e diretta con gli operatori del carcere
preposti alle attività culturali, con i quali instaurare un
rapporto organico di coordinamento delle attività
programmate
-Comunicazione puntuale delle modalità operative di accesso
e gestione di tali attività, destinata agli operatori del carcere
preposti alla gestione delle attività culturali e ai referenti delle
attività medesime
Per il 2° Reparto (sorveglianza dinamica):
-Cessazione della procedura finora in atto, che prevede la
presentazione da parte del detenuto di specifica domandina per
la partecipazione al gruppo e soprattutto la verifica preventiva
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
da parte del GOT della relativa idoneità, procedura sostituita
dalla semplice indicazione da parte del detenuto del proprio
nominativo su apposito modulo affisso ai piani del Reparto
unitamente alla locandina di presentazione dell’attività
proposta; il modulo così compilato verrà quindi consegnato
all’Area Pedagogica e trasmesso ai volontari preposti a ogni
attività con la relativa autorizzazione
-Conferma della libertà di movimento dei detenuti
partecipanti nell’accesso alle singole attività, senza la necessità
di chiamata e accompagnamento da parte degli Agenti di
Reparto, nel rispetto dei tempi di inizio e termine delle attività
programmate
-Coinvolgimento di rappresentanti dei detenuti in
commissioni miste per il monitoraggio delle attività in merito
ai contenuti trattati e le modalità di gestione, al fine di
promuovere la responsabilizzazione dei detenuti nella
partecipazione, anche in termini propositivi alternativi
-Istituzione di un attestato di partecipazione all’attività, da
rilasciare a cura delle Aree Pedagogica e Trattamentale, anche
sulla base di schede informative individuali trasmesse dai
volontari preposti nel corso delle attività svolte, attestato da
rilasciare ai detenuti partecipanti ad ogni fine anno e
comunque a fine pena
-Promozione, in sede di pianificazione iniziale dei progetti
presentati ed eventualmente in corso di svolgimento delle
attività, di opportunità di integrazione e aggregazione tra
attività complementari, comprese attività scolastiche e di
formazione lavorativa, al fine di favorire un percorso
trattamentale unitario, che favorisca nei detenuti una crescita
individuale in termini di consapevolezza delle proprie
capacità e autostima, di capacità di valutazione critica dei
60
Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
risultati e dei necessari adeguamenti, di coinvolgimento e
autonomia nell’applicazione operativa, fino alla progettazione
"in progress" di un personale percorso di formazione culturale,
scolastica (ad es. lingua straniera e informatica) e lavorativa
-Verifica della possibilità di inserire i detenuti in eventi
culturali esterni al carcere e, ove possibile, in attività
lavorative per servizi di pubblica utilità promossi dagli Enti
Locali competenti, al fine di favorire la conoscenza della realtà
cittadina esterna e agevolarne il progressivo reinserimento
sociale a fine pena, anche offrendo ai detenuti l’opportunità di
mettersi in relazione con istituzioni, enti, associazioni,
rappresentanze sindacali di datori di lavoro e di categoria, con
i quali verificare possibilità di sbocchi lavorativi, con il
supporto di associazioni e singoli volontari in grado di
promuovere contatti conoscitivi in tal senso.
----------------------
Laboratorio Teatrale Opera Liquida
sezione media sicurezza
Opera liquida lavora all’interno della I^ Casa di Reclusione di
Milano-Opera dal 2008, producendo spettacoli originali, a
partire dai testi degli attori reclusi, grazie al laboratorio
drammaturgico che si affianca a quello di formazione
dell’attore; 6 ore alla settimana suddivise in due mattinate.
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Premesse metodologiche – Il Laboratorio
Da ormai molti anni il teatro all’interno delle carceri viene
utilizzato come attività trattamentale .
Il laboratorio di formazione dell’attore, attraverso la sua parte
di training che riguarda l’utilizzo della voce, del corpo, riattiva
in questo senso la consapevolezza migliorando i livelli di
autostima, ed aiutando la persona nella comunicazione
interpersonale efficiente (utilizzo di sguardo, di corretta postura,
mantenimento di un atteggiamento tranquillo e positivo che
permetta l’espressione completa dei concetti che si vogliono esporre).
Il carcere ha inoltre, tra i suoi vari “effetti collaterali”, la
deresponsabilizzazione della persona, intesa come perdita di
capacità decisionale e della presa in carico di responsabilità
finalizzata al raggiungimento di obiettivi o al riconoscimento
delle mancanze.
In questo senso il trattamento avanzato applicato attualmente
all’interno dell’Istituto ha un’importanza fondamentale.
Opera Liquida lavora in colleganza e assenza di giudizio.
I suoi operatori entrano all’interno del laboratorio con la
finalità unica di realizzare uno spettacolo teatrale; non di
attuare un’osservazione trattamentale. In questo senso il
detenuto, all’interno del gruppo, è libero di manifestare le sue
personali caratteristiche, di intessere relazioni basate sullo
scopo primario della messa in scena; di agire comunicazione e
conflitti in modo più autonomo e spontaneo, e
conseguentemente di crescere in questa direzione.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Il laboratorio teatrale si basa su una rilettura di quelle che
sono le regole di convivenza.
Se da un lato una certa mentalità fa pensare che le regole siano
un impianto da infrangere per non divenire “pecore regolari”, il
teatro propone una lettura profondamente diversa rispetto a
questo pregiudizio.
In laboratorio esistono molte regole rigide, ma se queste non
vengono seguite, l’impianto, semplicemente, non funzione ed
è subito evidente e tangibile (es. non rispetto il silenzio durante il
lavoro, si interrompe per tutti ed immediatamente il processo
creativo di improvvisazione).
E’ talmente evidente questo assioma da essere, nel tempo,
necessariamente acquisito.
Questo delicato processo di rilettura della regola ha generato,
nell’osservazione di detenuti attori che hanno lavorato per
diversi anni con Opera Liquida, profonde modificazioni nel
modo di approcciare le regole applicate alle più diverse
attività (lavoro etc.)
Lavorare insieme per un obbiettivo, confrontarsi con
l’impegno e il sacrificio degli operatori (penso agli incontri con
gli studenti della Naba – Nuova Accademia di Belle Arti, seppur
molto giovani, colorati e creativi, così impegnati strenuamente per la
realizzazione di costumi e scenografie per gli spettacoli), partecipare
attivamente alla costruzione di un prodotto artistico, e
raccogliere il successo della messa in scena, attraversando
livelli di adrenalina altissimi, ma per una volta non dannosi,
sono tutti elementi che concorrono al sodalizio del gruppo,
alla sua maturazione e alla maturazione del singolo individuo.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Opera Liquida inoltre mette in scena spettacoli originali a
partire dai testi degli attori reclusi.
All’interno del laboratorio drammaturgico si trattano temi
importanti, profondi ed impegnativi.
Il recluso impara ad attraversare, grazie alla scrittura creativa,
fasi, atti, traumi della propria esistenza, senza sovraesporsi.
Anche nello scritto più delicato ed autobiografico, si impara a
non mettere a nudo le proprie vicende personali, dando in
pasto al pubblico la propria vita o i suoi passaggi più dolorosi.
L’arte dello scrivere permette invece di traslare fatti ed
avvenimenti in sensazioni e sentimenti che valgono per ogni
essere umano, che riescono a contattare il pubblico
profondamente.
La scrittura permette inoltre al detenuto una visione più critica
ed analitica che ciò che sta narrando.
Una presa di distanza dal dolore che, come abbiamo notato
negli anni, può essere un passaggio fondamentale nel
prendere coscienza rispetto al proprio reato o a traumi
importanti che hanno attraversato la vita della persona, che
visti da un punto di vista più osservante, possono innescare
cambiamenti importanti.
Criticità:
Accade spesso che in laboratorio ci sia un grande turnover di
persone.
Abbiamo sperimentato nel tempo che se le persone recluse si
fermano almeno 2 o 3 anni nel laboratorio, si innescano una
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
serie di rapporti virtuosi all’interno del gruppo, una maggior
crescita e consapevolezza personale, la possibilità di
concludere cicli artistici, che sfociano nelle messe in scena e di
goderne dei frutti.
Sono in orso riflessioni con i responsabili dell’area educativa
affinchè la scelta delle persone recluse che possono avere al
laboratorio ricada su chi non ha fatto richiesta di trasferimento
o sia prossimo al fine pena.
Risultati artistici
Sono diverse le produzioni artistiche realizzate in questi anni:
•2009 “I luoghi dell’altro”- Spettacolo sul testamento biologico
e il senso della vita vegetativo, affrontando attraverso
metafore, il coma emotivo che vive chi è recluso. Replicato sul
Naviglio Grande di Milano in occasione della chiusura “Estate
sui Navigli” manifestazione del Comune di Milano e nel Teatro
del Carcere in occasione di “Carcere aperto” manifestazione di
Regione Lombardia e Provveditorato alle Carceri Lombarde,
•2010 “Anime cosmetiche” spettacolo sulla crisi economica,
un centro commerciale dove tutti rinchiusi si tenta di far
ripartire l’economia,
drammaturgia questa che ha permesso di riflettere su come,
per bisogni indotti da questa società, molti reclusi abbiamo
addirittura rinunciato alla libertà.
Replicata a novembre 2014 nel Teatro del Carcere all’interno
del Festival “Prova a sollevarti dal suolo”, marzo 2015 Teatro
Qoelet di Bergamo, luglio 2015 Expo padiglione Qatar
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
all’interno delle manifestazioni organizzate dal Ministero di
Giustizia e dal Provveditorato alle Carceri Lombarde.
•2012 “Le meccaniche dell’anima” spettacolo sul crash
emotivo che ha permesso di riflettere su ciò che accade ad una
persona quando a causa di un evento deflagrante tutti gli
equilibri saltano.
Piangere e disperarsi o ricostruirsi e magari scoprire che la
nuova forma ha anche più dignità delle precedente.
Replicato nella II^ Casa di Reclusione di Milano-Bollate nella
rassegna teatrale “Essere Liberi” e al Carlo Conte di Sesto San
Giovanni nell’agosto 2013 davanti ad un pubblico di 1200
persone.
•2014 “Ma i sogni li ho presi?” prima produzione esterna della
compagnia, a partire dall’auto biografia di Roger Mazzaro,
attore ex recluso che narra la sua vita tra casa e galera, fino al
cambiamento raggiunto portatogli dal Teatro.
Debutto Frigoriferi Milanesi maggio 2014, replicato all’Arci
Ohibò di Milano, nel Teatro del carcere a novembre, marzo
2015 Teatro Trivulzio di Melzo all’interno della rassegna
“Tagadà” di Ilinx.
•2015 “Non più i luoghi dell’altro” montaggio drammaturgico
degli spettacoli realizzati negli anni, in una sorta di biglietto
da visita della compagnia. Spettacolo realizzato con ex
detenuti e Orazio Guagliardo, art. 21 in permesso da Opera.
Debutto 30 luglio Teatro Elfo Pucci – Expo padiglione Teatri.
in replica il prossimo novembre a Manifattura K, Pessano con
Bornago all’interno del Festival “Innesti” e nella quarta
edizione del Festival “Prova a sollevarti dal suolo” che vedrà
detenuti ed ex detenuti sul palco.
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•2015 “Undicesimo Comandamento” dal libro di Elena
Mearini (in produzione). Uno spettacolo che affronta il tema
sulla violenza sulle donne, gli attori reclusi daranno voce e
corpo alle donne maltrattate, affinchè si difendano, attraverso
la legge. Debutto previsto primavera 2016.
Criticità:
E’ accaduto che alcuni detenuti, in occasione delle uscite della
compagnia, non siano riusciti ad ottenere i permessi,
nonostante la presenza della scorta. Quando l’impossibilità è
insuperabile (a causa delle posizione giuridiche o
all’assegnazione a Magistrati non propensi a concedere
benefici) esistono ovviamente livelli di frustrazione alti. La
posizione di Opera Liquida è piuttosto lineare. Per noi è
sufficiente che il detenuto abbia chiaro questo limite e possa
farsene una ragione, in tal caso può serenamente proseguire il
percorso all’interno del laboratorio partecipando alle messe in
scena all’interno del Teatro del Carcere.
A questo scopo vengono appunto in ausilio gli ex detenuti per
le sostituzioni occorrenti.
Opera Liquida ha l’obbiettivo di produrre spettacoli teatrali
con una dignità artistica intrinseca, riconoscendo la sua
peculiarità di Teatro Carcere e da sempre impegnata affinchè
l’interesse del pubblico che si sviluppa intorno al suo lavoro
riguardi la qualità del lavoro stesso. Questo elemento va
naturalmente anche a favore dei detenuti che all’attività stessa
partecipano. In questo senso lo sforzo è e sarà quello di
distribuire gli spettacoli all’interno dei circuiti teatrali. Per
compiere questa operazione è necessaria una programmazione
che prevede la dichiarazione almeno sei mesi prima della
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
disponibilità della compagnia. I Teatri programmano infatti le
stagioni con lauto anticipo, in questo senso avere un gruppo di
partecipanti che possano realmente accedere ai permessi può
rappresentare un ausilio significativo.
Progetto “Stai all’Occhio”
Il progetto agisce per la prevenzione di comportamenti a
rischio e la diffusione del concetto di legalità tra i giovani.
L’intervento porta a diretto contatto con i giovani le
problematiche e l’esperienza di attori ex detenuti e detenuti in
permesso, che, grazie al lavoro trattamentale svolto nel
laboratorio teatrale in carcere, portano la loro testimonianza di
presa di coscienza del valore intrinseco della vita proprio e
altrui e pertanto dell’innesco di un cambiamento che li
attraversa, nel tentativo di reinserirsi. Nella messa in guardia
dei giovani dai comportamenti scellerati che possono portare
conseguenze gravi sulla vita di ognuno, sono gli adulti
finalmente ascoltati,a cui nessun adolescente potrà mai dire:
“Ma tu che ne sai …….”. Opera Liquida lavora attraverso
riattivazioni e metafore, per uscire da una forma di pietismo
che è tipica dei mezzi di comunicazione correnti. Per tanto
anche nella performance, in cui si affrontano temi scottanti,
non esiste nessuna forma di sovraesposizione ma l’arte poetica
al servizio della narrazione. Tutto ciò permette un
riconoscimento della dignità dell’essere umano, anche nel suo
più profondo errore o baratro. La conferenza proposta alterna
monologhi estratti dalle produzioni appartenenti al repertorio
della compagnia, alla proiezioni di video e immagini
fotografiche che illustrano il lavoro nel laboratorio ma
soprattutto viene dato ampio spazio al dibattito con gli attori
reclusi ed ex reclusi che rispondono alle domande degli
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
studenti. Il progetto è inserito all’interno della rete “Tempo di
Ricominciare” ASL Milano 2 - Regione Lombardia
Festival di Teatro e Teatro Carcere “Prova a sollevarti dal
suolo”
Dal 2014 Opera Liquida organizza due Festival all’anno,
rispettivamente di Teatro e di Teatro Carcere, a maggio e
novembre. Siamo ormai alla quarta edizione.
Su incarico ufficiale del Direttore Dott. Giacinto Siciliano per
l’apertura della sala, abbiamo effettuato un anno di ricerca di
fondi e di reti di sostegno. La vittoria del Bando di Fondazione
Cariplo sul Nuovo Pubblico ha permesso l’avvio delle attività.
La particolarità di questo Festival, decisamente nuova per il
nostro Istituto, ma già sperimentata in altre carceri italiane,
prevede la presenza di un pubblico misto detenuti/civili.
Siamo infatti convinti che , per quanto siano importanti i
sostegni finanziari, di servizi e di accompagnamento rivolti al
reinserimento dei detenuti, ci siano anche i processi sociali che
riguardano il tessuto collettivo in cui un ex detenuto va ad
inserirsi. Il pregiudizio da parte della società civile nei
confronti degli ex reclusi, spesso interrompe, nella sua rigidità,
i percorsi virtuosi di reinserimento. I processi di modificazione
collettivi sono lenti e faticosi, ma siamo convinti che entrare a
far parte dell’ “Universo Carcere” anche solo per una sera,
condividere un momento culturale con la popolazione
detenuta (diversamente solo relegata a stereotipo), magari
assistere ad uno spettacolo messo in scena dagli stessi, sia un
modo per installare per osmosi un pensiero diverso, una
conoscenza diversa. Ignorare una realtà, si sa che il carcere è
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
molto spesso rimosso dalla coscienza collettiva, aumenta le
distanze.
Organizzare un Festival in una sala periferica all’interno di
una Casa di Reclusione, dove le prenotazione e le relativa
compilazioni dei moduli fa effettuata almeno tre giorni prima
della messa in scena, diffondere il progetto utilizzando i canali
tipici della prassi teatrale (materiale pubblicitario cartaceo,
ufficio stampa, social network), senza la chiamata di pubblico
organizzato, è un lavoro lungo, difficile e complesso. Una
chiamata alla società civile perché decida di passare i cancelli e
occuparsi di ciò che normalmente si pensa non sia di propria
competenza, crediamo sia un passo importante verso
l’inclusione sociale. Il detenuto è infatti un costo per la società
intera, il recidivo anche peggio. Il fatto che ci si prenda carico
dei percorsi di reinserimento, in questo ragionamento, non è
certo un fatto di buonismo, ma la presa in carico della società
tutta di un problema comune. I risultati ottenuti in tre edizioni
del Festival, dove il calore del pubblico, con una media di
50/80 spettatori civili a replica e un centinaio di detenuti, la
stampa e i media in genere, che hanno dato sempre maggior
rilevo alle attività, ci parlano di quanto questa sia la giusta
direzione. Almeno un paio di lettere di pubblico (una delle
quali pubblicata dalla Fedigrotti sul Corriere della Sera)
centrano esattamente il punto. Perché anche il fatto uno
spettatore si stupisca di quanto sia ben curato il verde di una
Casa di Reclusione e racconti le sue emozioni nell’entrare in
un carcere, è un passo verso la conoscenza che accorcia le
distanze. La partecipazione degli ex detenuti a Start di Opera
Liquida per la realizzazione all’interno dell’Istituto delle
serate del Festival ha una importanza fondamentale. Da un
lato afferma che anche l’arte teatrale ha una sua dignità
lavorativa e può avviare percorsi di reinserimento virtuosi,
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
dall’altro consolida i rapporti con il gruppo di reclusi, la presa
in carico di obbiettivi comuni importanti, la realizzazione di
eventi che appartengono alla vita del carcere, in un’ottica di
atteggiamento attivo e di presa di responsabilità.
Criticità
Nella prassi si comprendono le difficoltà e si attuano azioni
per ovviare ad eventuali difficoltà. Nel tempo, in un clima di
collaborazione con l’Area Pedagogica, sono stati individuati
errori e sono stati corretti. (ad es. nella prima edizione,
essendo il Festival aperto alla popolazione civile c’era stata
una partecipazione non prevista di parenti detenuti, nelle
edizioni successive si sono trovate prassi per la gestione di
questa eventualità). Naturalmente la prenotazione almeno tre
giorni prima della messa in scena, in un mondo frenetico e
poco programmabile come il nostro, resta uno scoglio, ma
siamo anche convinti che la consuetudine abituerà il pubblico
a questo tipo di procedura.
Risultati trattamentali
Semestralmente Opera Liquida stila relazioni di osservazione
sui partecipanti al gruppo di lavoro e le consegna all’area
educativa. Queste relazioni riguardano l’osservazione dei
partecipanti al gruppo per circa sei ore settimanali. In un certo
senso una fruttuosa lente di ingrandimento sul loro lavoro
all’interno del gruppo, sulle criticità che si individuano
all’inizio del percorso, o in corso d’opera, sui cambiamenti via
via in atto. Gli operatori sono sempre inoltre disponibili per
eventuali approfondimenti sui singoli casi. Lavorare in
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
sinergia con l’area educativa significa per noi dare un senso
alla nostra presenza all’interno dell’Istituto di pena. Pur
mantenendo il focus dell’attività della produzione artistica, le
storie attraversate, i molti detenuti incontrati nei quali
abbiamo notato profondi cambiamenti, ci rassicurano sul fatto
che il Teatro all’interno delle carceri ha una sua utilità
intrinseca.
A suffragio di quanto appena affermato poniamo l’attenzione
sul fatto che, da circa due anni, si è realizzato il sogno di
fondare una Compagnia anche esterna, formata da ex detenuti
(attualmente cinque). Questo “Ponte Umano” tra il dentro e il
fuori è il frutto di quel lavoro realizzato in colleganza e
assenza di giudizio, cominciata all’interno del laboratorio.
Il desiderio di diversi ex detenuti, una volta concluso il loro
percorso giudiziario, di continuare il lavoro di Opera Liquida
ha permesso da un lato di ampliare le attività
dell’Associazione sul territorio, di avviare percorsi lavorativi
per alcuni, di continuare il lavoro artistico con straordinari
risultati (come ad esempio ad Expo Padiglione Teatri, presso
l’Elfo Puccini con gli ex detenuti e un detenuto in art. 21
proveniente dall’Istituto), di supportare il gruppo interno di
attori (sostituzione di attori reclusi che non ottengono il
permesso in caso di uscita), e, non ultimo, di motivare i
partecipanti al gruppo interno. Gli ex reclusi attraversano
infatti tutte le difficoltà del reinserimento. Mancanza di casa,
lavoro, resistono alle complicazioni della vita con grande
coraggio e determinazione. E, accade fortunatamente, che
raggiungono anche risultati dati da questi sacrifici. Si
confrontano con il gruppo interno, portando la loro
esperienza, nei momenti di condivisione del lavoro (ad
esempio in occasione dei Festival).
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Opera Liquida ringrazia per l’opportunità del proprio
contributo al Tavolo 9 degli Stati Generali, progetto
importante a cura del Ministero della Giustizia.
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Il Progetto Inside
Inside, è un progetto nato nel 2014 dal Corso di Giornalismo e
Comunicazione dei detenuti della I^ Casa di Reclusione di Milano-
Opera, in collaborazione con l'Ordine dei Giornalisti e GUS e
tenuto da giornalisti professionisti.
I detenuti, frequentando il laboratorio, hanno avuto l’idea di
provare a dare uno sblocco concreto alla formazione che
stavano via via acquisendo con lezioni ed esercitazioni.
Da questa intuizione è nata l’ipotesi di costituire una
Associazione, denominata Inside, con l’obiettivo di creare uno
strumento concreto (e, fatto eccezionale, gestito dai detenuti
stessi) per impiegare le persone recluse e favorirne, così, il
reinserimento socio-lavorativo.
La prima attività lavorativa che il gruppo di lavoro Inside ha
offerto al mercato è quella frutto del percorso di formazione
compiuto nel Corso di Giornalismo.
Ad oggi sono in essere due tipologie di servizio:
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
1) servizi di comunicazione ed ufficio stampa, con il brand
INSIDE*comm: al momento i clienti sono alcune realtà esterne
operanti nel carcere stesso e diverse aziende esterne, che stanno
cominciando a dare fiducia all’iniziativa e ad utilizzare i servizi
proposti
2) realizzazione di un Magazine trimestrale dedicato a test e
valutazioni di oggetti e servizi innovativi, promossi da start-up o
campagne di crowd funding
Il prossimo passo è quello di sviluppare ed offrire attività di
formazione, ricerca, scouting e affiancamento, in modo che i
detenuti possano presentare idee e progetti di impresa, da
testare sul mercato, a dimostrazione che le persone recluse
possono essere una risorsa e non solo costo sociale.
Inside è una Associazione ideata e coordinata da e per
detenuti, per creare (già durante la carcerazione) le condizioni
lavorative necessarie ad una dignità economica fondamentale,
per un nuovo inizio nella legalità e per una riduzione dei
rischi di recidiva e di reiterazione dei reati.
Il percorso lavorativo può rendere il detenuto pronto, meglio e
prima, ad accedere alle misure alternative, spesso negate a
causa della mancanza di condizioni socio-familiari e lavorative
esterne adeguate.
Terzo punto, oggetto attualmente di valutazione, è la
strutturazione di un vero e proprio incubatore delle idee dei
detenuti, perché arrivino a creare e organizzare l’impresa
attraverso il supporto e l’affiancamento di INSIDE, per la
ricerca degli spazi, la struttura giuridico-finanziaria,
l’organizzazione lavorativa, la selezione dei fornitori, la
modulistica, la sperimentazione dell’idea imprenditoriale.
•INSIDE vuole sviluppare ed individualizzare il senso di
responsabilità di ogni detenuto che partecipa al progetto,
anche attraverso un percorso di revisione dei reati commessi,
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
impegnando e individuando le capacità lavorative di ognuno,
creando l’opportunità di un riscatto sociale.
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Intervento del cappellano Don Francesco Palumbo
Credo in una cultura che non sia fonte di potere (il carcere
ospita chi ha vissuto nel segno dell’esperienza della violenza e
del potere), ma occasione grazie alla quale le scoperte dei
viaggi interiori che uno vive diventino occasioni di chi guarda
o legge o ascolta così che sia aiutato ad andare più in là nel
proprio viaggio.
La tentazione della superficialità o del consegnare i propri
desideri esclusivamente ad una prospettiva del materiale,
della “cosa bruta”, è contrastata proprio dal dare a ciascuno
mezzi per poter accedere a quella dimensione che è sotto la
propria pelle.
Da questo nasce l’impegno di questi anni ad offrire strumenti
attraverso cui invitare ad andare più in là, meglio, più in
profondità.
Un impegno che non ho in esclusiva perché c’è chi ha iniziato
prima di me, con proposte più di qualità e con maggiore
competenza.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Io ho cercato di perfezionarmi in un’attenzione che tocchi
tutti, di qualunque livello culturale sia, da qualunque
esperienza venga, senza dare paletti troppo definiti, insomma
cercare di garantire possibilmente a ciascuno una possibilità.
Un primo impegno sta nel portare libri e riviste e di metterli a
disposizione di chi passa in Cappella per la Messa festiva
(questo è lo spazio che crea l’occasione).
Questi strumenti mi sembrano utili per un percorso che può
dotare chi legge del bagaglio necessario per poi lavorare sulla
propria esperienza, sulle proprie convinzioni, sulla propria
percezione della realtà, fino ad affinarsi per “raccontare” agli
altri e così contribuire in prima persona nel “servizio” della
cultura.
Non c’è solo (ma anche) bisogno di recuperare la grammatica
per leggere e scrivere, ma anche di educarsi a saper attingere
da quel che si legge a livelli sempre più profondi.
Mi immagino una escalation di questo genere:
a. vincere quella forma di pigrizia intellettuale che privilegia il
“non-fare” o il “fare” al “pensare”
b. far incontrare una capacità espressiva (saper organizzare i
pensieri in un discorso “pulito”) che è di un altro ma che
arricchisce la propria (es. frequentando una costruzione lineare
dei periodi si impara a parlare così)
c. arricchire il proprio vocabolario, non solo di parole, ma di
concetti, di modi di affrontare le cose, di domande
d. intravedere le sfumature nel guardare e raccontare le cose ,
fino a scoprire e a saper nominare tutto lo spettro dei sentimenti
e. imparare così a riconoscere nel proprio vissuto, emozioni,
pensieri, desideri che abitavano nel cuore, ma che forse non
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
avevano vie per arrivare in superficie, per poter essere compresi e
manifestati
f. appassionarsi al gusto di cercare più in profondità, di non
accontentarsi
g. arrivare a raccontare, a condividere i risultati delle proprie
esplorazioni
Naturalmente ciascuno parte da livelli diversi, da motivazioni
diverse, forse anche da resistenze diverse a questo.
Perciò sono convinto che ogni pubblicazione (o quasi, mi si
permetta, perciò alcuni mi rifiuto di metterli a disposizione) ha
qualcosa da trasmettere, non è mai tempo perso.
In carcere tempo ce n' é a disposizione, quindi ho ritenuto
importante strappare spazio alla tv, al fumare, al vagare per i
corridoi, in nome di un dare "uscite di sicurezza" che si aprano
sul “mondo interiore”.
Il secondo impegno che mi sono preso è quello di offrire un
“Cineforum”: una proposta settimanale di visione di un film
per i detenuti “Comuni” di entrambi i reparti (I° e II°) che mi
sono affidati.
Lo strumento Cinema ha certo dei limiti, ma il vantaggio di
riuscire ad entrare in profondità, nonostante le nostre
resistenze, insomma “tocca” il livello delle emozioni.
La proposta:
a. voleva avere innanzitutto la caratteristica della
libertà di accesso, dato che chiunque poteva
partecipare (certo poi con tutti i soliti paletti, di divieti
di incontro ecc.), e poteva partecipare al giorno del
film che lo incuriosiva
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
b. il criterio di scelta era trovare dei film piacevoli,
anche d’azione o divertenti, quindi non ho pescato
tra i film d’essai, pur avendo proposto anche
pellicole più impegnative
c. sono stato invece sempre molto deciso nel chiedere
la partecipazione alla discussione dopo il film:
questo era il tratto qualificante, il condividere
quanto raccolto e aiutarsi a esplicitare sentimenti e
riflessioni che potessero poi rimanere nella testa di
ciascuno
In qualche occasione ho cercato di preparare una scheda con
qualche frase tratta dai dialoghi del film, e qualche domanda
di provocazione, così da invitare ciascuno a ripensarci in
seguito personalmente (questo è certamente da coltivare perché
offre un’occasione più duratura a tutti).
Con piacere ho notato che ogni tanto nei colloqui personali
riaffioravano pensieri o sviluppi di riflessione a partire dai
film o dai libri.
Così certo il dialogo diventa più ricco e permette di affrancarsi
“dai soliti discorsi” che spesso condizionano pesantemente,
chiudendosi in un continuo borbottare sulla propria
condizione e sulla non-giustizia italiana, ecc… .
Anche il mio impegno di accompagnamento spirituale ha
trovato grande beneficio da questa piattaforma di riflessioni e
pensieri.
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Commissione Biblioteca, Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera
Intervento dell'insegnante volontaria Prof.ssa Maria
Teresa Zabban
Da un buon numero di anni partecipo come insegnante
volontaria alla vita del carcere di Opera. Ci sono "dentro", pur
con i limiti del mio operato: "vedo", cioè incontro delle persone;
e sempre, nei rapporti a volte anche molto belli che si
costruiscono, oppure nel semplice scambio dei percorsi di
studio, scopro una umanità sofferente, lacerata, fallita in parte
forse, ma mai, MAI, perduta del tutto.
Per questo sottolineo la forza della cultura, l'importanza
dell'istruzione e di ogni forma che possa rendere più degno il
necessario, ma duro, percorso di riabilitazione inserimento.
L'uomo, qualunque uomo, è dotato di dignità, è “l'essere in
piedi". Va dunque aiutato, quando è necessario e per quanto è
possibile, a mantenere, o a ritrovare, questa sua specifica
identità.
Nel corso degli anni, come mi pare di aver constatato, ci sono
stati molti passaggi di risveglio in questo senso:
- Risveglio "dall'alto": l'Istituzione carceraria di Opera
ha individuato a poco a poco strategie di apertura verso
questo modo di intendere la struttura penitenziaria
come mezzo di recupero e non solo di punizione.
- Risveglio "dal basso": i detenuti, seppur ancora in
minima parte, si sono attivati, richiedendo, sollecitando,
la possibilità di studiare, di coltivare interessi, di aprirsi
verso il mondo per ora a loro negato.
Espressione di questa sinergia mi sembra possano essere: la
formazione di gruppi di studio e di lettura a vario livello,
l'ampliamento e l'organizzazione "aperta" della Biblioteca, la
formazione di un Polo universitario in accordo con Bicocca,
l'impegno per aiutare lo studio singolo a livello di Scuola
Superiore …
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Intervento di un partecipante al progetto Sicomoro
"La consapevolezza ci aiuta a rimediare agli errori commessi"
Molte persone come me, si rendono conto delle problematiche
che hanno creato alla società e, con questa consapevolezza
hanno deciso di rimediare agli errori commessi, sulla scia della
giustizia riparativa.
Maggior convinzione l’ho acquisita dopo aver partecipato al
“PROGETTO SICOMORO” nell’Istituto di Milano Opera;
essermi confrontato con persone vittime di reati ha fatto sì che
la mia visione della vita sia completamente cambiata.
Oggi sono una persona diversa.
Ora intravedo una speranza per tutte quelle persone che a
differenza di me devono ancora trovare la loro strada.
Per tutti c’è la possibilità di un futuro migliore.
L’importanza che ha avuto il potersi confrontare con persone
provenienti dall’esterno, con un carico di dolore che si rifletteva
su di noi, è stato traumatico, ma fondamentale per il mio
percorso di rieducazione, dandomi la possibilità di rendermi
conto di ciò che sia giusto o sbagliato, e quindi intraprendere la
via di quella che dovrà essere la mia vita futura.
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Ciò che ho appreso oggi, lo devo solo all’impegno di persone
che hanno deciso di cambiare il mondo, impegnandosi, ma
specialmente grazie agli studi che hanno effettuato nell’arco
della loro vita.
Tutti noi dovremmo avere l’opportunità di poterci migliorare,
intraprendendo studi che ci daranno la possibilità di capire ciò
che oggi ci appare come un mondo estraneo, ma in realtà è più
vicino di quanto si può credere.
Il passato mi ha visto commettere un reato, oggi sono un uomo
che ha deciso di riprendersi la vita in mano, domani sarò la
persona che ho deciso di essere oggi, pronto ad essere reinserito
nella società come una persona nuova, migliore e in grado di
aiutare il prossimo senza più danneggiarlo.
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F) Alcune considerazioni sull'esecuzione
penale
Il tavolo ha come tema “Istruzione, Cultura e Sport”, temi che
fanno parte dell’osservazione che ogni detenuto percorre
durante la detenzione. Il percorso trattamentale verrà utilizzato
per la sintesi, in equipe, tenuta dalla Direzione, dagli operatori
e dal referente di reparto della Polizia Penitenziaria, sintesi che
una volta inviata al Magistrato di Sorveglianza competente
potrà, se positiva, portare all’accoglimento dei benefici previsti
nell’Ordinamento Penitenziario.
Nel primo incontro al TAVOLO 9, tenuto il giorno 11.08.2015
presso la Biblioteca della Ia Casa di Reclusione di Milano-Opera,
presente anche il Garante dei Detenuti Dott.ssa Alessandra Naldi,
siamo stati sollecitati ad occuparci anche di esecuzione penale,
ponendo all’attenzione queste problematiche attuali:
- a nostro avviso, è necessario affrontare il problema
proponendo soluzioni definitive in merito all’esecuzione
penale, ove l’osservazione da parte degli operatori del carcere è
proprio il punto principale per le relazioni che vengono inviate
ai Magistrati di Sorveglianza assegnati ai Tribunali di
Sorveglianza competenti per territorio;
- pur in presenza di nuove modifiche emanate dal Ministro
Orlando, il sistema dell’esecuzione penale risulta ancora
tortuoso, con tempistiche eccessive e difficoltà nel comprendere
come, pur in presenza di un Ordinamento Penitenziario,
l’accedere ai benefici risulti essere una strada a volte difficile o
impraticabile.
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Ogni Tribunale di Sorveglianza affronta la concessione dei
benefici in modo diverso, tanto che alcune Regioni o città
risultano più applicative di altre: i benefici vengono concessi in
questi Tribunali con più disponibilità, e non certo perché la
recidiva risulti inferiore ai dati nazionali. A parte gli Istituti di
Milano-Bollate e Padova, ove i valori variano tra il 9% e il 16%,
la recidiva nel restante territorio nazionale sale a più del 60%.
Gli esempi di Milano-Bollate e Padova sono significativi, perché
applicano (nel vero senso della parola) l’esecuzione penale,
prevedendo come passaggio principale l’inserimento del
detenuto al lavoro esterno in art. 21 O.P., ed ancor prima
attuano, nel periodo inframurario, un programma trattamentale
che prevede anche l’inserimento lavorativo nelle cooperative
interne alle strutture detentive.
Partiamo da alcune possibili proposte per una più moderna e
attuale riforma della Giustizia Penale, per entrare poi
nell’esecuzione penale vera e propria, poco conosciuta ed
applicata secondo quanto previsto nell’attuale Ordinamento
Penitenziario:
- oggi più che mai, nella stragrande maggioranza dei cittadini,
cresce la domanda di giustizia, vedendo nel carcere la sola
possibile espiazione per i reati commessi, senza sapere cosa sia
veramente un Istituto Penitenziario, come si vive la detenzione
e quali sono le “pene accessorie” che un detenuto deve subire;
- il carcere è un’istituzione insostenibile, sotto il profilo
giuridico, politico, sociale e finanziario; da una parte la
domanda di giustizia dei cittadini e dall’altra il diritto del
condannato al proprio inserimento sociale al termine della pena
(quasi sempre disatteso);
- occorrono quindi altre misure; gli Stati Generali, alla presenza
del Ministro della Giustizia Orlando, inaugurati presso la IIa
Casa di Reclusione di Milano-Bollate il 19 maggio 2015 tema
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“Dignità, diritti, sicurezza”: sei mesi di idee per cambiare il carcere
hanno anche l’obiettivo di elaborare, attraverso il contributo di
coloro che vivono all’interno delle strutture carcerarie, una
proposta di riforma della Giustizia Penale e della sua
esecuzione. Sembra, questo, un primo timido passo in avanti
verso l’individuazione di nuovi criteri che tendano a rivisitare
modalità e termini di applicazione dell’azione penale;
- nella veste di persone detenute, ma nello stesso consapevoli e
responsabili, si pongono all’attenzione degli organi deliberanti
alcune riflessioni che potrebbero costituire un programma
minimo di modifica del sistema penale, da attuare in tempi
brevi, e propedeutico ad un ampio percorso di riforme nella
Giustizia, che allinei il nostro Paese a quelli più evoluti e attenti
al problema dell’esecuzione della pena in Europa.
•Riduzione delle pene detentive
L’abolizione dell’ergastolo, considerato, oggi, una pena senza
fine che contrasta con i principi rieducativi espressi nella
Costituzione e contrari al senso dell’umanità; molti si sono
espressi in questo senso, non ultima l’affermazione di Papa
Francesco nel suo intervento presso il carcere di PoggioReale lo
scorso marzo:
“….. i carcerati troppo spesso sono tenuti in condizioni indegne della
persona umana e dopo non riescono ad inserirsi nella società …..”;
l’abolizione di questa pena, inoltre, consentirebbe di mettere un
limite massimo alle pene detentive, commisurando, le altre,
verso il basso.
•Trattamento penitenziario umanizzato
Occorre individuare circuiti penitenziari differenziati in base
alle diverse tipologie di reato, (a titolo esemplificativo
l’assoggettamento di detenuti fortemente diversi tra loro, con
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incompatibilità oggettiva che produce in ciascun individuo un
ulteriore isolamento e auto reclusione).
•Salvaguardia e rispetto dei diritti dei detenuti
Diritto alla salute e alla cura del proprio corpo, diritto alle
relazioni affettive e familiari;
diritto ad una istruzione adeguata, culturale, formativa e
lavorativa;
diritto/dovere al lavoro, sia all’interno che all’esterno, per
giungere poi al fine pena, individuando una corsia
preferenziale per l’inserimento nel mondo del lavoro, attraverso
accordi con le organizzazioni datoriali e sindacali, pubbliche e
private, che ne regolino l’obbligatorietà di assunzione anche
attraverso l’applicazione di strumenti incentivanti di tipo
contributivo e fiscale, potendo accedere a fondi europei,
regionali e a start up legate al recupero dei detenuti.
•Garanzie delle pene alternative in corso di esecuzione
Occorre abolire la discrezionalità decisionale della
Magistratura di Sorveglianza per l’accesso alle misure
alternative, spesso troppo selettiva e priva della conoscenza sul
percorso di ogni singolo detenuto.
Occorre pensare all’ampliamento delle stesse, questo in
alternativa al carcere, eliminando le condizioni ostative (ove non
vi siano reati di pericolosità accentuata); la conversione delle pene
alternative in pene detentive dovrebbe essere comminata solo
in gravi casi di violazioni plurime e comunque correlata a
criteri di gradualità.
Proposte di rapida applicazione, orientate al miglioramento
della vita carceraria, al recupero e alla restituzione
dell’individuo al mondo di fuori, alla semplificazione delle
procedure attuative, all’economizzazione dei costi di gestione,
ridanno maggior sicurezza alla società civile.
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L'Ordinamento Penitenziario vigente, introdotto con la legge di
riforma del 26 luglio 1975 n. 354, prevede diverse modalità di
esecuzione della pena: dalla privazione totale della libertà a
limitazioni parziali di essa. E' ancora diffuso nel comune
sentire, quando si affronta il tema dell’esecuzione delle pene,
l’opinione che identifica l’espiazione della sanzione penale con
il carcere; nell’immaginario collettivo il carcere, con la sua
fisicità, presente nella società ma distinto da essa, rappresenta
ancora il luogo esclusivo della pena, che sembra escludere
forme diverse di espiazione.
•Pene alternative al carcere
Un capitolo a parte merita il tema riguardante le pene
alternative;
non a caso è un argomento piuttosto delicato, poco incline ad
una oggettiva presa di coscienza da parte dell’opinione
pubblica, aggredita e condizionata dalla propaganda
giustizialista dei media che ne traggono vantaggio, alimentando
molte volte, strumentalmente, la cultura dell’odio e del male;
un argomento che affronta e riguarda la riduzione della
detenzione e/o l’individuazione di pene alternative.
A tal proposito vi è stato un monito al legislatore da parte della
Corte Costituzionale, con l’ordinanza 279/2013, che, tra l’altro,
sollecitava l’adozione di misure idonee, diverse dalle attuali e
nel rispetto del senso di umanità.
Sulla stessa tematica, il 9 ottobre 2013, l’ex Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio indirizzato
alle Camere, qualificava “imperativo morale” la necessità di
cambiare la condizione carceraria italiana. A tal fine venivano
suggerite le linee di riforma del sistema sanzionatorio,
funzionale per risolvere i problemi di sovraffollamento delle
Case di Reclusione e di riabilitazione, e il conseguente
reinserimento delle persone carcerate nella società civile.
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L’attuale sistema penale mostra la necessità e l’esigenza di
un’incisiva depenalizzazione; richiede l’introduzione di
meccanismi nuovi, che mettano alla prova i soggetti meritevoli
di affrontare un percorso di reale reinserimento sociale,
evitando la clausura carceraria.
Occorre prevedere pene che, pur limitando la libertà personale,
considerino la carcerazione quale “extrema ratio” per i reati più
gravi; è necessario attenuare gli effetti “distorti, devastanti e
anticostituzionali” della recidiva, per poter allineare il nostro
sistema penale ai principi costituzionali di uno Stato di Diritto.
In Italia, le sanzioni non carcerarie sono possibili solo in
situazioni molto limitate e in base a presupposti piuttosto
stringenti, e lasciate, quasi sempre, alla discrezionalità della
Magistratura di Sorveglianza.
Ci si domanda come il Governo abbia volontariamente lasciato
decadere, senza esercitarlo, il potere delegato dalla Legge
67/2014 per l’introduzione di pene detentive non carcerarie.
Per dare maggior contezza alla necessità di una vera riforma
del sistema penale, è sufficiente ricordare che nel nostro Paese,
a fronte di oltre l’80% dei condannati che scontano la pena in
carcere, in altri Paesi Europei, quali ad esempio la Francia, la
Gran Bretagna ed altri, il tasso scende al 24%, e che le recidive
più basse sono ottenute soprattutto grazie al lavoro esterno e
con pene non carcerarie.
In alcuni stati americani e in altri europei, Gran Bretagna tra i
primi, sono state valorizzate le attività rieducative attraverso
progetti d’investimento sociale, finanziati da fondi destinati a
programmi di reinserimento dei detenuti; nello specifico i
capitali di rischio venivano remunerati proporzionalmente al
perseguimento degli obiettivi di reinserimento.
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Ad avviso di molti personaggi del mondo politico e altri di
“common sense” appartenenti alla società civile, al di là della
comprovata insostenibilità dell’attuale istituzione carceraria,
occorre avviare nel nostro Paese una riforma intesa come una
vera e propria rivoluzione culturale, politica e giuridica, che
tuttavia necessita di un periodo di transizione, che consenta
l’applicazione di alcune modifiche che riducano la carcerazione,
sostituendola con misure meno afflittive extramurarie.
Per concludere vorremmo rammentare una recente postfazione
scritta, a margine di un noto saggio sull’inutilità e la necessità
del carcere, da Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte
Costituzionale, che sul tema lancia un monito e ci invita a
riflettere e a ricercare nuove soluzioni, pur nel rispetto del
principio dell’obbligatorietà dell’azione penale:
“non ci appare stupefacente che in tanti secoli l’umanità che ha fatto
progressi in tanti campi delle relazioni sociali non sia riuscita a
immaginare nulla di diverso da gabbie, celle, dietro le quali
rinchiudere i propri simili, come animali feroci”.
La privazione della libertà personale tramite la reclusione in
carcere si è affermata nel XIX secolo ed è la pena più diffusa
negli ordinamenti contemporanei per i reati di non lieve entità;
la nostra Costituzione con l’art. 27 c. 3, affermando i
fondamentali principi di umanità e funzione rieducativa della
pena, ha superato, pur non rinnegandola, la funzione
punitivo/retributiva della pena, per cui il reo ha un debito con
la società determinato dalla violazione della legge, violazione
che deve essere pagata/scontata.
In questa area informativa, si trovano schede sulle attività
praticate negli istituti penitenziari che costituiscono "elementi del
trattamento", individuati dall'art. 15 dell'Ordinamento
Penitenziario, informazioni sui diritti che condannati e internati
conservano durante la privazione della libertà e gli strumenti di
tutela. Alcune delle misure di sicurezza detentive non sono
pene, ma sanzioni che comunque richiedono la limitazione
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della libertà e perciò sono applicate anche in istituti che
rientrano nel sistema penitenziario.
Nell'attuale sistema penitenziario l'osservazione scientifica
della personalità, rappresenta il metodo scientifico attraverso
cui l'Amministrazione deve favorire il reinserimento sociale dei
condannati, attraverso la rimozione delle cause di
disadattamento sociale che starebbero alla base della devianza
criminale; secondo la definizione dell’art.13 della legge 26 luglio
1975 n.354 (Ordinamento Penitenziario), l'osservazione è
espletata, secondo quanto disposto dall'art.28 DPR n.230 del
30.6.2000 (regolamento di esecuzione) da personale dipendente
dell'amministrazione (educatori, assistenti sociali, personale di
Polizia Penitenziaria) e, se necessario, anche dai professionisti
indicati nell'art. 80 dell'Ordinamento Penitenziario (esperti di
psicologia, servizio sociale, pedagogia, psichiatria e criminologia
clinica), attraverso il coordinamento e la responsabilità del
direttore dell'istituto.
L'art. 27 del regolamento di esecuzione precisa la metodologia
da seguire in sede di osservazione, comprendente:
- acquisizioni documentali di dati giudiziari e penitenziari, clinici,
psicologici e sociali
- svolgimento di colloqui con il detenuto, sottoposto ad osservazione
sulla base dei dati acquisiti , finalizzati a stimolare il processo di
c.d.
- revisione critica, una riflessione sulle condotte antigiuridiche poste
in essere, sulle motivazioni e sulle conseguenze negative delle
stesse per l'interessato medesimo e sulle possibili azioni di
riparazione delle conseguenze del reato, incluso un possibile
risarcimento dovuto alla persona offesa.
L'osservazione è compiuta all'inizio dell'esecuzione e prosegue
nel corso di essa; periodicamente il Gruppo di osservazione e
trattamento (G.O.T), formato dai soggetti indicati nell'art. 29
comma 2, si riunisce per redigere la relazione di "sintesi
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dell'osservazione scientifica della personalità", contenente una
proposta di programma, trattamento, che dovrà essere
approvata con decreto dal Magistrato di Sorveglianza.
L'osservazione è compiuta all'inizio dell'esecuzione della pena e
proseguita nel corso di essa per registrare l'evoluzione della
personalità del detenuto o internato in rapporto al suo grado di
adesione alle offerte trattamentali.
L’art. 15 dell’Ordinamento Penitenziario (Legge 354/1975)
prevede l’istruzione come fondamentale elemento di
risocializzazione, l’istruzione è strumento per la formazione
scolastica, professionale e per promuovere lo sviluppo della
personalità attraverso nuovi interessi.
Negli istituti penitenziari sono organizzati, secondo quanto
stabilito dall’art. 19 Ordinamento Penitenziario, corsi
d’istruzione scolastica di ogni ordine e grado e corsi
professionali, in alcuni Istituti penitenziari sono presenti poli
universitari; gli studenti detenuti ed internati, secondo quanto
previsto dall’art 45 del DPR 230/2000, ricevono premi di
rendimento e sussidi economici in base alla tipologia del corso
frequentato, ai risultati scolastici, alle condizioni personali e
sociali.
Il regolamento di esecuzione adottato con DPR n. 230 del 30
giugno 2000, ha introdotto diverse agevolazioni per gli studi
universitari, l’art. 44 prevede che, per potersi concentrare nello
studio gli studenti siano assegnati, ove possibile, a camere e
reparti adeguati e siano resi per loro disponibili appositi locali
comuni.
I detenuti possono inoltre essere autorizzati a tenere nella
propria camera e negli altri locali libri, pubblicazioni e tutti gli
strumenti didattici necessari.
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•Giornali nel carcere
Un’importante attività risocializzante si esprime attraverso la
creazione di redazioni giornalistiche all’interno degli Istituti
Penitenziari; generalmente i periodici nascono grazie alla
collaborazione di giornalisti che operano come volontari
all’interno e all’esterno delle strutture e che, attraverso alcuni
corsi di formazione, insegnano ai detenuti le basi e gli elementi
del mestiere; in molti istituti l'attività redazionale si svolge in
locali dedicati, nei quali i detenuti si incontrano per discutere
della stesura e della definizione del giornale.
Diversi periodici vengono pubblicati e distribuiti attraverso
circuiti esterni, diffusi anche in rete, alcune esperienze si sono
ormai consolidate negli anni costituendo un importante
contributo all'informazione sul/nel carcere.
•Libertà di culto
L’art. 26 dell’Ordinamento Penitenziario (Legge 354/1975)
riconosce ai detenuti la libertà di professare la propria fede, di
“istruirsi” nella propria religione, di praticarne il culto; negli
Istituti penitenziari è assicurata la celebrazione del culto
cattolico con la presenza di almeno un cappellano, mentre i
detenuti di altre religioni hanno il diritto di ricevere, su
richiesta, l’assistenza dei ministri del proprio culto e di
celebrarne i riti, purché siano compatibili con l’ordine e la
sicurezza e non si esprimano in comportamenti molesti per la
comunità o contrari alle legge.
L’art. 58 del regolamento di esecuzione (DPR 230/2000)
stabilisce che le Direzioni devono avvalersi dei ministri di culto
di religioni diverse da quella cattolica, indicati da quelle
confessioni religiose i cui rapporti con lo Stato italiano sono
regolati da legge, o indicati dal Ministero dell’Interno.
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In alternativa l'ingresso dei ministri di culto può essere
autorizzato in base all’art. 17 Ordinamento Penitenziario in
quanto, queste figure, possono essere ricomprese tra gli
operatori appartenenti alla comunità esterna che collabora
all’azione rieducativa, promuovendo “lo sviluppo dei contatti tra
la comunità carceraria e società libera”.
Per ovviare alla mancata compilazione di un elenco di ministri
di culto islamici le circolari n. 5354554 del 6 maggio 1997 e n.
508110 del 2 gennaio 2002 si è individuata una procedura che
prevede la comunicazione delle generalità del ministro di culto
nonché della moschea o della comunità di appartenenza, alla
Direzione generale detenuti e trattamento e al Ministero
dell’Interno per l’acquisizione di un parere sull’autorizzazione
all'ingresso in carcere.
La procedura prevede l’invio alla Direzione generale detenuti e
trattamento anche dei nominativi di tutti i rappresentanti di
fede islamica autorizzati all’ingresso negli istituti penitenziari ai
sensi dell’art. 17 dell’Ordinamento Penitenziario.
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G) Riflessioni sul significato della pena
Il carcere, rottamatore degli affetti
In carcere si verificano storie di abbandono tutte simili tra
loro, molti non avrebbero voluto giungere ad estreme
conseguenze come quelle che hanno indotto al suicidio un
numero rilevante di detenuti.
Poco si è fatto in materia di affettività, tanto si potrebbe e si
deve fare.
Esiste una statistica a conoscenza dei detenuti e degli operatori
del settore, siano essi educatori, dirigenti penitenziari,
Magistrati, psicologi, assistenti sociali, che dimostra con dati
concreti l’inevitabile deterioramento dei rapporti con i
familiari entro i primi due anni di detenzione.
Una delle principali cause è l’assenza della “quotidianità”,
proprio per questo diventa difficile mantenere viva l’unione.
Durante il primo anno i sentimenti che regolano questi
rapporti, paradossalmente crescono di intensità, per cui si
fanno promesse, si fanno progetti …………. , passato questo
momento, quando non vi è la possibilità di uscire in breve
tempo dal carcere, allora la parabola inizia la sua fase
discendente e molte unioni si dissolvono.
Tutto questo è comprensibile, tutti abbiamo necessità
fisiologiche ed affettive che non possono essere trascurate per
molto tempo o addirittura dimenticate senza dar luogo a vere
proprie patologie fisiche e patologiche.
Certo vi sono le eccezioni, si sente parlare di attese durate
anche trent’anni, viene da domandarsi quali siano le
motivazioni per continuare a distanza simili rapporti affettivi.
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Le leggi che regolano l’espiazione della pena, ormai obsolete,
perché non più adeguate ai tempi e alle necessità di una
società che si è modificata facendo enormi passi avanti in tema
di politiche sociali, devono essere rivisitate ed improntate ad
una maggiore umanità.
Il desiderio, comune ai detenuti, è pensare all’inserimento,
nell’Ordinamento Penitenziario, di concessioni che
permettano di coltivare, nel senso più ampio, le affettività con
le proprie famiglie e con le proprie compagne; prevedere un
inserimento lavorativo, permettendo così di uscire dalle
devianze della criminalità, aderendo al solo reinserimento
sociale.
La pena deve tendere alla rieducazione e al reinserimento
La famiglia e l'esistenza di rapporti affettivi, validi, incidono
moltissimo sulle decisioni di qualsiasi Magistrato di
Sorveglianza quando è chiamato a valutare la concessione di
misure alternative al Carcere e allora, perché non adeguare
Leggi e mentalità uscendo da quella spirale collettiva che
trasforma la punizione in vendetta, non rispettando il dettato
Costituzionale.
Quando il nucleo familiare di una persona detenuta si sfalda,
perdendo affetti, casa e riferimenti, in che modo la Legge e di
conseguenza lo Stato intervengono?
Attraverso i Magistrati di Sorveglianza si giunge solo alla
negazione di quei diritti, (rigetti di richieste di misure alternative)
che dovrebbero essere di tutti e finiscono per essere solo dei più
abbienti che possono pagare “Principi del Foro”o dei più
fortunati che non hanno subito lo sgretolarsi dei rapporti con la
famiglia.
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Gli stessi Magistrati di Sorveglianza, deputati alla vigilanza
sull'esecuzione della pena, non dispongono di normative certe e
inderogabili, automatiche, che possano ovviare a una simile
disparità; si avvalgono, pertanto, di commissioni e
sottocommissioni di esperti quali educatori, psicologi,
criminologi che dovrebbero fornire un’ipotesi di reinserimento
analizzando il percorso della persona reclusa.
Spesso questi operatori non sono in grado portare a
compimento il loro lavoro attraverso la così detta chiusura della
“sintesi trattamentale” in virtù dell’'elevato numero di presenze
di detenuti e lo scarso numero di addetti.
Allora i Magistrati di Sorveglianza si affidano al loro potere
discrezionale e, essendo esseri umani, fallibili, come tutti, senza
alcuna cattiveria, ma solo nell'incertezza di poter assumere una
“responsabilità” che potrebbe portare a risvolti negativi, capita
che commettano errori di valutazione, trasformando,
inconsapevolmente, quella discrezionalità che la Legge
attribuisce loro, in potere di “vita e di morte” nel momento in cui
sono chiamati a decisioni che riguardino detenuti, persone
anziane detenute, malate o comunque al limite delle loro
possibilità fisiche, mentali e materiali, perché distrutte da
lunghe carcerazioni o da vicissitudini infauste e che, proprio
perché non più in possesso di quei requisiti che possano
fungere da “garanzia” per esservi sottoposti, sono oggetto di
valutazioni negative...
L'intera società potrebbe ricavarne solo benefici se...
Una persona che ha commesso un “crimine”e espia la sua pena
in maniera serena, in luoghi ove sia reale la possibilità di
coltivare affetti, partecipare ad attività formative propedeutiche
a un effettivo reinserimento nel mondo del lavoro, uscirà, se
non altro, preparata ad affrontare la vita con maggiore
responsabilità.
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La maggior parte delle condotte devianti sono frutto di mancata
o errata educazione, miseria, ignoranza, incapacità gestionale
delle emozioni, per tanto ogni deviante può e dovrebbe essere
considerato come un “diversamente abile” e, come tale,
seriamente seguito e inserito in corsie preferenziali sia dal
punto di vista psicologico, talvolta psichiatrico, oltre che
criminologico, che siano in grado di individuare un effettivo
trattamento risocializzante. Trattamento che non può e non
deve prescindere dal lavoro che deve essere assicurato, se non
imposto in casi particolari, durante e dopo l'espiazione della
pena.
Accade invece che, pur avendo espiato la propria pena, ogni ex
detenuto sia bollato come tale e, di fatto, estromesso da ogni
contesto lavorativo e sociale...
Non è concepibile che una società come quella italiana,
avanzata per cultura umanistica, lungimirante nelle politiche
economico-sociali, all'avanguardia in numerosi altri settori e,
soprattutto, basata su un'economia che spazia dal pubblico al
privato con grandi numeri di realtà lavorative, non preveda vi
sia obbligo di una percentuale di assunzioni per le categorie più
deboli e, invece, si pianga addosso quando si verificano
situazioni non rispettose delle regole, correndo ai ripari nella
maniera più sbrigativa, meno responsabilizzante e meno
produttiva.
I media che seguono correnti politiche non fanno altro che
esacerbare gli animi dando risalto e, talvolta enfatizzando,
condotte devianti, con il solo scopo di distogliere l'attenzione
dell'opinione pubblica da problemi più gravi.
La sensazione che se ne ricava è quella di uno Stato allo sbando,
incapace di fronteggiare comportamenti fuori dalle regole.
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Le politiche emergenziali in ambito penale, che avrebbero
dovuto coprire solo un arco temporale ben definito atto a
fronteggiare le momentanee esigenze, sono divenute pratica
quotidiana, non sono state mai più rimosse e non hanno sortito
gli effetti per i quali erano state messe a punto; l'unica loro
funzione è stata quella di stabilire aumenti di pene nella
presunzione di aver creato deterrenti.
Ipotesi totalmente fallite e tuttora fallimentari, che hanno
portato solo ad una più lunga permanenza nelle patrie galere di
soggetti che avrebbero potuto essere puniti diversamente e alla
necessità di creare nuovi posti per i nuovi devianti che,
altrimenti, non troverebbero collocazione in assenza di deflusso
della popolazione carceraria esistente.
Non va sottaciuto anche un ulteriore pasticciato
comportamento legislativo - emergenziale che, al fine di
alleggerire l'imponente e pesante carico di lavoro delle Procure
e dei Tribunali, nonché evitare sanzioni dal Parlamento
Europeo, emette decreti che depenalizzano reati minori
permettendo a chi fosse fuori, imputato di codesti reati, e a chi
volesse commetterli, di ottenere una sorta di impunità che,
però, non viene garantita anche a chi, per quegli stessi reati, si
trova in carcere in espiazione delle relative pene.
Tutto ciò contravvenendo ancora una volta al dettato
costituzionale che sancisce l’eguaglianza dei cittadini di fronte
alla Legge.
Questo comportamento lascia posto ad ambiguità palesi e,
“malignamente” si potrebbe pensare che serva a mantenere
comunque inalterato il numero dei detenuti presenti nelle
galere (definitivi che non hanno possibilità di fruire delle leggi più
favorevoli) di tanto in tanto rimpiazzati, allo scadere
dell’espiazione delle loro pene, da nuovi arrivi in modo da non
creare squilibri tra gli addetti ai lavori (Polizia Penitenziaria e
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operatori civili) che possano mettere a repentaglio posti di
lavoro.
Allo stato attuale tutti gli operatori possono lamentare, a
ragione, carenze di personale, ma se la popolazione carceraria
diminuisse sensibilmente, certe lamentele non avrebbero più
ragion d’essere.
Si ritiene, senza alcuna presunzione, che gli interventi del
Legislatore in tema di criminalità, recidiva, risocializzazione,
non possono non passare attraverso una volontà di
riconciliazione; assistiamo a tanta demagogia e a luoghi comuni
dai quali non si riesce ad uscire perché assaliti da inutili
allarmismi e notizie false o mal raccontate.
Non riusciamo a reagire in maniera concreta, nel rispetto delle
esigenze di tutti, per paura e insicurezza, perché il non fare non
impone assunzione di responsabilità.
Le poche iniziative prese, ad esempio la permanenza fuori dalle
celle per più ore al giorno ed altre simili, pur essendo utili ad
alleviare la situazione di degrado delle Carceri, per altro non
eliminata del tutto per motivi logistici e di sicurezza vigenti in
tanti Istituti, non risolvono in alcun modo il problema
principale.
La popolazione detenuta che oggi ammonta a circa
sessantamila unità e che, dal punto di vista lavorativo, si
ridurrebbe in maniera consistente data la presenza di anziani,
inabili totali e, comunque di persone ormai fuori dal mercato
del lavoro esterno (vedasi condannati all'ergastolo o a pene
ostative), rappresenta una percentuale irrilevante rispetto ai
ventisette milioni di lavoratori esistenti e comprende un gran
numero di giovani per i quali non vi sarebbe altra possibilità di
non tornare a delinquere se non inseriti nel mondo del lavoro...
L'inserimento di queste persone che si accontenterebbero anche
del più umile dei lavori, di quelli che ormai la maggior parte
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degli italiani non vuole più fare, non dovrebbe risultare
difficoltoso, ma se pure qualche difficoltà, di qualsivoglia
natura, sorgesse, il suo superamento sarebbe ripagato dai
risultati che andrebbero a tutto vantaggio della collettività.
Quelli sopra descritti sono dati di natura sociologica che non
possono più essere disattesi, tanto meno nascosti!
Viviamo in un'era altamente tecnologica in cui tutto si muove
velocemente.
Sono mutate le esigenze sociali e di relazione, sono mutati i
metodi e i mezzi per stabilire contatti e allora come si può
pensare che una persona, solo perché detenuta, debba essere
tenuta lontana da tutto ciò che è progresso?
Come sarà possibile, quando queste persone riacquisteranno la
libertà, renderle autosufficienti ed inserite in un mondo che, di
fatto, non conoscono?
I reclusi vivono in maniera totalmente diversa da chi vive
all’esterno, subiscono privazioni d’ogni tipo, pensiamo alle
carenze d’igiene, impossibile da sanare vista la fatiscenza degli
Istituti di pena e per la disposizione di “mobili” e suppellettili
varie, fissate al muro o al pavimento.
Pensiamo alla preparazione dei pasti che avviene in cella, per
integrare, per chi è munito di forza economica, il vitto fornito
dall’amministrazione spesso carente in qualità e quantità, in
uno spazio ricavato in un angolo del “bagno” posizionando uno
sgabello sopra il wc a cielo aperto.
Pensiamo alla convivenza forzata con un compagno che non si
conosce e con il quale, pur sforzandosi ed usando tutta la buona
volontà possibile, non si riuscirà ad andare perfettamente
d’accordo.
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Pensiamo inoltre a tutte le frustrazioni derivanti dal vivere in
cattività lontani dagli affetti, in una solitudine che spesso è
devastante.
La “forma mentis” di un recluso è racchiusa in quattro mura
come il suo corpo, per quanto individualmente si cerchi di
tenersi impegnati in qualunque modo, non si riesce ad uscire
dal recinto, ed è un bel dire che si può riacquistare la libertà
interiore, che pure aiuta, ma non è certamente paragonabile a
quella di cui è privato chi sta in carcere.
Certamente si potrebbe obbiettare che chi è sottoposto a un
simile regime, ha commesso qualcosa che lo ha condotto a
doverne subire le conseguenze, quindi, “chi è causa del suo mal
pianga se stesso”, ma non si può liquidare un fatto socialmente
rilevante come quello di cui qui si scrive con delle frasi fatte che
potevano trovare fondamento in una cultura arcaica in cui la
deresponsabilizzazione ne era il “leit motiv”.
In questo momento storico, in Italia, e, forse, nel mondo, credo
non vi sia nucleo familiare che non abbia al suo interno un
deviante, chiaramente questi vengono catalogati come
delinquenti incalliti o come povere vittime di un momento di
debolezza, tutto dipende dal ceto sociale di appartenenza, ma
in ogni caso è innegabile l’impatto negativo sull’intero tessuto
sociale e la rilevanza di una situazione di tale portata.
Si potrebbe andare avanti ad argomentare e certamente vi
sarebbe ancora moltissimo da dire, ma forse è meglio fermarsi
qui ed esprimere solidarietà nei confronti di tutti coloro che
operano all’interno delle carceri e si trovano a dover lavorare in
contesti così disastrati, nella speranza che loro, per primi,
esprimano, quantomeno, il loro disappunto difendendo la loro
dignità di professionisti ed esseri umani.
Questi sono gli interrogativi che la società intera dovrebbe porsi
e, questi, i quesiti a cui si dovrebbe dare esaurienti risposte!
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In chiusura
Vale citare l’ultimo libro “ABOLIRE IL CARCERE” di:
• Luigi Manconi (è parlamentare e presidente della
Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato,
fondatore nel 2001 dell’Associazione “A Buon Diritto”)
• Stefano Anastasia (ricercatore di Filosofia e sociologia del
diritto presso il dipartimento di Giurisprudenza
dell’Università di Perugia dove coordina la Clinica legale
penitenziaria, ex presidente di Associazione Antigone)
• Valentina Calderone (direttrice di “A Buon Diritto”, autrice di
saggi sul tema della detenzione)
• Federica Resta (avvocato, dottore di ricerca in Diritto penale e
funzionario del Garante per la protezione dei dati personali)
ove viene toccata in modo esaustivo e profondo l’esecuzione
penale.
“Nel 1978 il parlamento italiano votò la legge per l’abolizione dei
manicomi dopo anni di denunce della loro disumanità; ora dobbiamo
abolire le carceri, che servono solo a riprodurre crimini e criminali e
tradiscono i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Tutti i paesi europei più avanzati stanno drasticamente riducendo
l’area del carcere (solo il 24 per cento dei condannati va in carcere in
Francia e in Inghilterra, in Italia l’82 per cento).
Nel nostro paese chi ruba in un supermercato si trova detenuto
accanto a chi ha commesso crimini efferati.
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Il carcere è per tutti, in teoria.
Ma non serve a nessuno in pratica.
I numeri parlano chiaro: la percentuale di recidiva è altissima.
E dunque? La verità è che la stragrande maggioranza dei cittadini
italiani non ha idea di che cosa sia una prigione.
Per questo la invoca, ma per gli altri.
La detenzione, in strutture in genere fatiscenti e sovraffollate, deve
essere quindi abolita e sostituita da misure alternative più adeguate,
efficaci ed economiche, capaci di soddisfare tanto la domanda di
giustizia dei cittadini nei confronti degli autori di reati più gravi
(solo una piccola quota dei detenuti) quanto il diritto del condannato
al pieno reinserimento sociale al termine della pena, oggi
sistematicamente disatteso.”
Nello stesso libro, dalla postfazione di Gustavo Zagrebelsky :
“Non ci appare stupefacente che in tanti secoli l’umanità, che ha
fatto tanti progressi in tanti campi delle relazioni sociali, non sia
riuscita a immaginare nulla di diverso da gabbie, sbarre, celle dietro
le quali rinchiudere i propri simili come animali feroci ?”
Ed ancora:
Raf Vallone (sergente Marco Galli), in "RISO AMARO" di
Giuseppe De Santis, (1949): “Il carcere l’ha inventato qualcuno
che non c’era mai stato ”
D’altro canto, la Costituzione non parla mai di carcere, né di
pena detentiva.
Anche se i costituenti conoscevano solo il carcere (per averlo
personalmente scontato durante il regime fascista) e la pena
capitale, in modo saggio e miracolosamente lungimirante non
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aggettivarono le pene, lasciando campo libero a un legislatore
che volesse cambiare radicalmente la fisionomia delle sanzioni
penali.
Ben 2368 persone sono morte nelle carceri italiane negli ultimi
quindici anni: quasi 160 all’anno, di cui almeno un terzo per
propria scelta, ricorrendo ai vari strumenti che consentono a
chi si trovi recluso di togliersi la vita: dall’impiccagione alle
sbarre della cella all’aspirare il gas di un fornello.
Più della metà dei detenuti sopporta la reclusione solo grazie all’uso
abituale di psicofarmaci, mentre, la gran parte, quasi il 70 per cento, è
destinata a rientrare in carcere entro un breve periodo di tempo.
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Appendice A
TAVOLO - 9 Istruzione, cultura, sport
Proposte per la cultura
Attivare una linea di comunicazione "blindata" verso la propria controparte
esterna del servizio bibliotecario territoriale.
Garantirsi l'autonomia finanziaria attraverso un programma di tesseramenti. I
fondi saranno utilizzati per i materiali di consumo e per attivare nuovi servizi per
gli utenti.
Ricerca di nuovi sponsor.
Organizzare corsi di formazione destinati al personale della Biblioteca.
Arricchire l'offerta di corsi di lingue e di pubblicazioni in lingua originale.
Reperire libri di testo per gli studenti iscritti a corsi scolastici e universitari.
Allestire uno spazio all'aperto da usare come area di lettura nella bella stagione.
Dotarsi di ambienti all'interno di analoga capienza per i mesi invernali.
Proiezioni cinematografiche di film e concerti recenti.
Cosa ha funzionato nella nostra gestione
La convenzione firmata con "Fondazione per Leggere".
La costituzione della Commissione composta in prevalenza da detenuti.
Il libero accesso garantito dal regime di detenzione attenuato.
L'organizzazione dei tornei che ha aumentato le presenze in Biblioteca.
La creazione di una zona dedicata all'intrattenimento ludico (sala gaming).
La collaborazione col progetto CO2 (ascolti audio-musicali improntati agli stati
emotivi).
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TAVOLO - 9 Istruzione, cultura, sport
Proposte per l'istruzione
Aumentare il numero delle aule.
Ampliare l'uso dei computer.
Velocizzare la fornitura di libri di testo e materiale didattico.
Attivare una linea "blindata" con l'Università e offrire lezioni universitarie in
videoconferenza.
Aumentare il numero dei tutor che seguono gli studenti.
Snellire le formalità burocratiche per le iscrizioni alle facoltà universitarie.
Fornire strutture adeguate anche per l'Alta Sicurezza.
TAVOLO - 9 Istruzione, cultura, sport
Proposte per lo sport
Aumentare l'offerta di attività sportive all'interno dell'Istituto.
Allacciare contatti con l'esterno e creare occasioni di praticare lo sport insieme
alla società civile.
Organizzare tornei periodicamente al fine di alimentare lo spirito di gruppo.