ANNO I - NUMERO 3 - NOVEMBRE 2009www.sanitaliaweb.it
L’agopuntura è una delle più importanti e conosciutetra le tecniche terapeutiche della Medicina Tradizionale
Cinese. Essa viene usata nella pratica medica comunein Cina da più di 2500 anni, sia come terapia a sestante sia come supporto ad altri interventi, come ad
esempio quello farmacologico o quello fisico/riabilitativo.Da alcuni anni sta emergendo da più settori della ricer-ca biomedica occidentale un orientamento volto a favori-
re l’integrazione tra la medicina occidentale e la medici-na tradizionale cinese. L’agopuntura si è dimostrata ef-ficace in un ampio spettro di patologie e la richiesta perquesto tipo di terapia è in aumento nel mondo occiden-
tale, anche in virtù del fatto che l’agopuntura ...
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. N°46 DEL 27/02/04) ART. 1 COMMA 2 E 3- DCB CASERTA ANNO I
Spese sanitarie alle stelle e bassa qualità dei servizi in Campania, Sicilia e Puglia. Friuli-Venezia Giulia e Umbria in positivo Sud malato di inefficienzaLA ‘SCATOLA NERA’ DELLE DIFFERENZE REGIONALI NEL QUADERNO CERM. PAESE SPACCATO
di Luigi Aloe, Marco Fiore, Luigi Manni*l’intervento
03PAGINA Medici italiani in prima
fila contro la leucemia 23PAGINA Top dell’ortopedia
al ‘San Francesco’ 10PAGINA Veterinari: no a punizioni
e coercizione sui cani
SPECIALE
Tutti i numeridella sanità italiana
14DA PAGINA
ALLARME HIV
Aumento delledonne sieropositive
18A PAGINA
A L I M E N TA Z I O N E
Nuova "PiramideMediterranea”
04A PAGINA
L’Agopuntura migliora l’apprendimento
la divignetta covino la pillola per l'aborto non chirurgico
PAG
22
(continua a pagina 12)
AUMENTO DI INTERRUZIONI VOLONTARIE DI GRAVIDANZA PER LE DONNE GIOVANI
Decitabina contro la leucemia
Onida: parte in Italia il primo studioa livello mondiale per dimostrarel’efficacia del nuovo farmaco
MILANO – Si è concluso con il Sim-
posio Presidenziale presieduto dal
presidente della Società italiana di
ematologia, professor Sergio Amado-
ri, e, dal vicepresidente Sie e presi-
dente del Comitato Organizzatore del
42° Congresso Sie, professor Giorgio
Lambertenghi Deliliers, il 42° Con-
gresso Nazionale Sie tenutosi a Mila-
no nelle giornate 18-21 ottobre 2009.
Il dottor Francesco Onida ha parlato
sul tema “disordini mielodisplasti-
ci/mieloproliferativi: dalla biologia
alla clinica”. Onida ha ricordato co-
me nel 2001 è stata creata una nuova
categoria di malattia oncoematologi-
ca che vede riunite le sindromi mielo-
displastiche e mieloploriferative. Pri-
ma infatti esse venivano considerate
divise e sono state riunite in un’unica
categoria in quanto pre-
sentavano alcune carat-
teristiche comuni. Le
malattie sono: leucemie
mielomonocitica croni-
ca; leucemia mieloide
cronica atipica; leuce-
mia mielomonocitica
giovanile. Queste ma-
lattie sono infatti caratterizzate da
una prognosi infausta; tutto questo in
quanto sino ad oggi non si sono rea-
lizzati studi che possano portare allo
sviluppo di strategie terapeutiche
adeguate per queste malattie.
Onida per questo ha annunciato che
sta per partire in Italia il primo studio
a livello mondiale che dimostrerà
l’efficacia di un nuovo farmaco che
appartiene alla classe degli Ipometi-
lanti il cui nome è Decitabina.
Questo studio è il primo al mondo nel
quale sono stati arruolati malati di
leucemia mielomonocitica cronica
per determinare l’efficacia del farma-
co.
La Fondazione “Matarelli” di Milano
presieduta dal professor Elio Polli ha
promosso gli studi biologici volti a
caratterizzare i pazienti con questa
malattia.
Il Progetto è coordinato dalla profes-
soressa Valeria Santini dell’Universi-
tà degli Studi di Firenze mentre il
gruppo di Milano sarà coordinato
dalla stesso Onida.
Il professor Fabrizio Pane (Napoli) è
intervenuto su: “Leucemie Ph+ acute
e croniche: meccanismi di leucemo-
genesi e necessità cliniche differen-
ti”. Il suo intervento è stato incentra-
to sulle neoplasie del sistema emopo-
ietico. I tumori del sangue rappresen-
tano un modello rispetto all’oncolo-
gia umana; sono stati infatti i primi a
essere stati studiati dimostrando co-
me tutte le neoplasie abbiano origine
da un’alterazione del patrimonio ge-
n e t i c o .
Questi tu-
mori sono
stati curati
dai cosiddetti farmaci
intelligenti (ora definiti
biologici). Questa nuo-
va categoria sta cam-
biando radicalmente la
storia dei tumori.
Importante nel mondo
scientifico è la prova di
concetto; tale prova che
prima era possibile solo in laborato-
rio ora lo è anche per i pazienti. I pa-
zienti prima avevano un’aspettativa
di vita di 5 anni attraverso le migliori
terapie possibili. Ora, in solo 1 anno
con questi farmaci si è raggiunta
un’aspettativa di 30 anni, 6 volte su-
periore a prima. Su 600 pazienti con-
siderati dopo 7 anni risultano in vita
per il 92% (considerando anche cause
non connesse alla malattia).
Si capisce quindi come l’aumento
delle aspettative di vita ha al contem-
po permesso un importante sviluppo
della qualità di vita, rendendola simi-
le a una persona normale.
Un capitolo a parte si ha per quanto
concerne la versione acuta di cui in-
cominciamo a conoscere la patogene-
si.
In ultimo il professor Corrado Tarella
(Torino) ha parlato della “Terapia in-
tensiva con autotrapianto nel linfoma
follicolare: implicazioni cliniche e
biologiche”.
L’Italia è infatti stata la prima nazio-
ne a livello mondiale ad adottare
l’autotrapianto con cellule staminali
del sangue periferico. L’esposizione
di Tarella è un aggiornamento di stu-
di cominciati 20 anni fa e
sono estremamente origi-
nali in quanto nati in Italia.
Un primo studio condotto
dallo stesso professore e
dal collega Gianni fu pub-
blicato da Lancet nel 1989
ed ha ottenuto – ad oggi –
750 citazioni in letteratura.
Oggetto delle analisi di Ta-
rella i linfomi follicolari
che un tempo venivano
considerati come malattie
inguaribili. Gli studi sono stati con-
dotti in primo luogo a Torino e suc-
cessivamente – sempre in Italia –
presso Gitmo e successivamente Git-
mo IIL. Ad oggi la casistica è formata
da 170 pazienti seguiti in un arco di
tempo di 20 anni (in genere i risultati
raccolti riguardano 1 o 2 anni).
Il dato più importante nel tempo è
che circa il 50% sono persone che
non hanno più subito chemioterapia e
dalle analisi di controllo - alcune
delle quali molto sofisticate con l’im-
piego di biologia molecolare – per-
mettono di poter far pensare che sia-
no guarite.
Il messaggio lanciato dal professor
Tarella nel corso del suo intervento è
che i linfomi devono essere trattati
per cercare di guarirli e oggi forse è
più facile in quanto forse non più ne-
cessario il trapianto se non in casi
particolari. I dati portati a Congresso
portano ad alzare sempre più l’obiet-
tivo di guarigione: in futuro 100%,
oggi 50%, ieri 0%.
Tutto questo è stato permesso in
quanto la qualità della ricerca emato-
logica in Italia è elevata.
La Società italiana di ematologia,
fondata nel 1934 da Adolfo Ferrata,
Giovanni Di Guglielmo e Paolo In-
trozzi, si è costituita a Pavia il 23
giugno 1935. Si tratta quindi di una
delle prime Società di ematologia uf-
ficiali in Europa e nel mondo. La Sie
ha lo scopo di contribuire al progres-
so e allo sviluppo dell'Ematologia.
Collabora e cura il coordinamento
con le autorità sanitarie europee, na-
zionali, regionali e locali, con gli isti-
tuti di Ricerca, con le Università, con
gli Ordini professionali, con le altre
Società scientifiche e con le Associa-
zioni di volontariato operando: in
ambito igienico-sanitario con partico-
lare riguardo alla prevenzione delle
malattie del sangue; nell'assistenza ai
malati ematologici, con particolare
attenzione alle funzioni del personale
e alle caratteristiche e qualità delle
strutture pubbliche e private; nella
formazione degli studenti e degli spe-
cializzandi in collaborazione con le
Università; nell'aggiornamento, ge-
stendo e coordinando attività educati-
ve e di formazione permanente per
gli associati con programmi annuali
di attività di Ecm; nel promuovere la
ricerca clinica e di base, attraverso la
pubblicazione e la diffusione degli
studi; nella diffusione del sapere
ematologico sia a livello scientifico
che professionale, organizzando e pa-
trocinando congressi e riunioni disci-
plinari e interdisciplinari, elaborando
e aggiornando linee-guida per la dia-
gnosi e la terapia delle malattie del
sangue, promuovendo sia studi e ri-
cerche scientifiche finalizzati, che
rapporti di collaborazione con altre
Società ed Organismi scientifici.
www.siematologia.it
|NOVEMBRE 2009 t3 tt
LA SCOPERTA
A partire da sinistra:Sergio Amadori,
presidente Sie; il dottorDavide Rossi (premiato);
il professor GiorgioLambertenghi Deliliers.
Sulla destra: BrunoAzzolini, direttore
della BUBiopharmaceuticals
di Janssen-Cilag SpA(foto di G. Arrighi)
www.italiainweekend.itSFOGLIALO SU
www.italiainweekend.itSFOGLIALO SU
ROMA - C’è la nuova piramide
alimentare della dieta mediterra-
nea. È stata presentata a conclu-
sione della III Conferenza interna-
zionale Ciiscam (Centro interuni-
versitario internazionale di studi
sulle culture alimentari mediterra-
nee) in collaborazione con l’ Inran
(Istituto nazionale di ricerca per
gli alimenti e la nutrizione).
Scienziati del Mediterraneo ed
esponenti di istituzioni internazio-
nali presenti alla Conferenza, te-
nutasi a Parma il 3 novembre, si
sono confrontati sull’evoluzione
della dieta mediterranea e hanno
elaborato la nuova piramide ali-
mentare per la dieta mediterranea
moderna.
«È la prima volta che, alla base di
una piramide, vi sono cereali, ver-
dura e frutta, cioè alimenti di ori-
gine vegetale - afferma soddisfatto
il professor Carlo Cannella, presi-
dente dell’Inran -. Ed è la prima
volta che la piramide MD viene
strutturata con gli alimenti che
compongono un pasto principale
alla base e, via via a salire, gli altri
alimenti necessari a completare il
pasto, distribuiti, a seconda che la
frequenza di consumo consigliata
sia giornaliera o settimanale».
La nuova piramide della dieta me-
diterranea moderna, rivolta a tutti
gli individui di età compresa tra i
18 e i 65 anni, tiene conto del-
l’evoluzione dei tempi e della so-
cietà, evidenziando l’importanza
basilare dell’attività fisica, della
convivialità a tavola e dell’abitu-
dine di bere acqua e suggerendo di
privilegiare il consumo di prodotti
locali su base stagionale.
«È una dieta mediterranea rivisita-
ta all’insegna della modernità e
del benessere, senza trascurare pe-
rò le diverse tradizioni culturali e
religiose e le differenti identità na-
zionali.
La nuova piramide - conclude
Cannella - può davvero rappre-
sentare una macro-struttura in gra-
do di adattarsi alle esigenze attuali
delle popolazioni mediterranee,
nel rispetto di tutte le varianti lo-
cali della dieta mediterranea».
Viene così sottolineato il valore
strategico della candidatura della
dieta mediterranea come Patrimo-
nio Culturale Immateriale del-
l’Umanità dell'Unesco.
NUOVA PIRAMIDE ‘MEDITERRANEA’Presentata a conclusione della III Conferenza internazionale Ciiscam-Inran di Parma
|NOVEMBRE 2009 t4 tt
ALIMENTAZIONE
Nuova piramide alimentare della dieta mediterranea
ROMA - Ambulatori di musicoterapia:
una realtà nelle strutture dell’Ini. Inte-
ressate le cliniche di Villa Dante, Fonte
Nuova e Veroli. Giovedì 5 e venerdì 6
novembre 2009 le prime due giornate
inaugurali. Gli ambulatori di musicote-
rapia hanno preso regolare avvio in tre
cliniche del Gruppo Ini: Villa Dante di
Guidonia (Roma), Villa
Alba Fonte Nuova di Fon-
te Nuova (Roma) e Villa
Alba Veroli di Veroli (Fro-
sinone). Per Villa Dante
previste due giornate inau-
gurali: giovedì 5 e venerdì
6 novembre 2009, a partire
dalle ore 16,00 in entrambi
i giorni.
Gli ambulatori di musico-
terapia sono inseriti all’in-
terno del Servizio ambula-
toriale per l’Età Evolutiva,
diretto dalla dottoressa
Maria Nicoletta Aliberti,
neuropsichiatra infantile;
le sedute di musicoterapia,
invece, sono tenute dalla
dottoressa Maria Emerenziana D’Ulis-
se, psicologa, psicoterapeuta, docente
presso il Corso di specializzazione in
MT del Conservatorio de L’Aquila non-
ché membra del direttivo dell’Associa-
zione italiana professionisti della Musi-
coterapia.
«La musicoterapia - spiega D’Ulisse -, è
una disciplina scientifica all’interno del-
la quale, negli ultimi cinquant’anni cir-
ca, sono stati identificati metodi e tecni-
che di intervento diverse. Essa, infatti,
viene concepita come uno specifico ap-
proccio applicato ad aree diverse, pro-
prie dell’essere umano, come quella co-
gnitiva, comportamentale ed emotivo-
affettiva».
Il presupposto di fondo della musicote-
rapia è il seguente: utilizzare il linguag-
gio corporo-sonoro-musicale quale vali-
do strumento espressivo e comunicati-
vo, utilizzabile in alternativa al linguag-
gio verbale.
«La musicoterapia - aggiunge D’Ulisse
- diventa, quindi, quell’attività clinica
che, sviluppando una relazione tra tera-
pista e utente, attraverso l’utilizzo della
comunicazione corporo-sonoro-
musicale e la conseguente apertura di
nuovi canali di comunicazione (quali
sono tutti quelli che appartengono al
mondo del non verbale). Favorisce
l’espressione, l’integrazione e l’elabora-
zione dei bisogni e dei vissuti della per-
sona, insieme all’acquisizione di nuove
modalità di comunicazione con se stes-
so, con il proprio nucleo familiare e con
il mondo esterno, al fine di migliorarne
la qualità della vita».
«La musicoterapia - precisa Aliberti -,
non si pone alcun obiettivo rispetto al-
l’acquisizione di compe-
tenze musicali specifiche
né ricerca risultati validi ri-
spetto a canoni estetici uni-
versalmente riconosciuti.
E’ una metodologia che si
affianca ad altre di tipo me-
dico, psicologico e sanita-
rio in un quadro di presa in
carico globale del paziente.
L’intervento di musicotera-
pia, quindi, deve potersi in-
tegrare nel progetto educa-
tivo già in atto, e non con-
notarsi come un evento iso-
lato. Esso può contribuire
al lavoro riabilitativo attra-
verso l’utilizzo di tecniche
di osservazione, di ascolto e di interven-
to, centrate sulla comunicazione non
verbale, espressa attraverso i suoni e i
ritmi personali. In generale può trovare
maggiore spazio e peso terapeutico nei
casi in cui il problema presentato dal
paziente coinvolga in maniera specifica
gli aspetti della comunicazione, ma an-
che dell’attenzione in genere e del ritar-
do psicomotorio, con particolare riferi-
mento a deficit di coordinazione fine e
grosso motoria».
Aprirsi alla musicoterapia, per gli esper-
ti, è una valida opportunità per i piccoli
utenti del Servizio ambulatoriale per
l’Età Evolutiva.
«La presa in carico in musicoterapia
prevede un momento di valutazione in-
dividuale del paziente per evidenziare
che siano presenti i prerequisiti per lo
svolgimento di un percorso terapeutico
efficace per il bambino. Anche la fami-
glia viene attivamente coinvolta nel mo-
mento valutativo e, se necessario, anche
nello svolgimento del processo musico-
terapico», conclude Aliberti.
Musicoterapia nelle cliniche Ini
TECNICHE ALTERNATIVEAL LINGUAGGIO VERBALE
|NOVEMBRE 2009 t5 tt
ARTI CURATIVE
AOSTA - Piccoli libri da leggerein 5-6 minuti per mitigare iltempo d’attesa passivo. Raccontibrevi e poesie, con trama leggerae ironica, scritti da autori nazio-nali e regolarmente editi conl’apposizione del codice Isbn(International Standard BookNumber).L’obiettivo del progetto, volutodall’Azienda Usl della Valled’Aosta e ideato da Edizioni Cin-quemarzo di Viareggio, è quellodi alleggerire il peso dell’attesa
agli utenti e avvicinare i cittadinialla lettura al fine di umanizzaresempre più gli ambienti sanitari.I libri (10 diversi titoli) sono
stati collocati su appositi totemben riconoscibili (vi è il logoaziendale e quello di EdizioniCinquemarzo) e un cartello dabanco fornisce le necessarie in-dicazioni ai fruitori, a comin-ciare dalla restituzione del libro,dopo il suo utilizzo, al fine direnderlo disponibile ad altriutenti. Il progetto di comunica-
zione e di promozione della cul-tura è stato avviato a metà otto-bre. In via sperimentale gliespositori con i “libri d’attesa”sono stati collocati nelle seguentisale d’aspetto: Piastra ospedale“Umberto Parini”; Pronto Soc-corso; Radiologia; Piastra sededi Beauregard; Atrio via GuidoRey, 1 (CUP e Ufficio Scelta eRevoca); Ambulatorio Diabetolo-gia via Guido Rey, 1; Poliambu-latorio Distretto 2 – Aosta (viaGuido Rey, 1).
“Libri d’attesa” nelle sedi sanitariePer umanizzare gli ambienti di cura
CULTURA E TERAPIA DALL’USL DELLA VALLE D’AOSTA
di Anselmo Tagliacozziu
Strumentazioniper 525mila eurodonate graziea “La NostraMirandola” Onlus
MIRANDOLA (MODENA) - Inaugurate laTac e le nuove attrezzature del Pronto Soc-corso. Attrezzature, per un valore comples-sivo di oltre 525mila euro, donate grazie al-l’iniziativa dell’associazione “La NostraMirandola” Onlus.Una Tac di ultima generazione che arric-chisce la dotazione tecnologica della Ra-diologia e nuove attrezzature per il Prontosoccorso che consentono un significativoausilio ai professionisti nel trattamento delpaziente critico.Sono le importanti donazioni a favore del-l’ospedale di Mirandola, frutto ancora unavolta delle sinergia fra Azienda Usl, volon-tariato, aziende e privati cittadini. Vero mo-tore dell’iniziativa è l’associazione “La No-stra Mirandola” Onlus che per l’acquisizio-
ne della nuova Tac, del valore di 500milaeuro, è riuscita a coinvolgere la comunitàmirandolese, aziende della provincia di Mo-dena e anche di altre province limitrofe.«L’iniziativa è dell’imprenditore mirandole-se Roberto Zaccarelli – spiega la responsa-bile dell’associazione, Nicoletta Vecchi Ar-bizzi -. Lui si è reso garante dell’intero fi-nanziamento, e gli altri sottoscrittori hannoman mano contribuito all’operazione.Esprimiamo la nostra gratitudine e ricono-scenza a tutti i donatori che hanno permes-so la riuscita dell’iniziativa che testimoniaancora una volta la generosità e l’attenta econcreta collaborazione della comunità mi-randolese e non, per una sanità di alto pro-filo. Ringraziamo anche il donatore, chevuole restare anonimo, per aver reso possi-
bile l’acquisto di attrezzature destinate alPronto Soccorso».Al Pronto Soccorso sono state donate varieattrezzature del valore di 25mila euro. Sitratta di saturimetri (strumento per il moni-toraggio di base delle funzioni vitali), pom-pe volumetriche e a siringa per la sommini-strazione di farmaci e un laringoscopio otti-co (strumento per facilitare l’intubazionedel paziente).Grazie alla nuova Tac, già operativa dalloscorso giugno presso l’Unità operativa diRadiologia, sono stati realizzati oltre 2.500esami. Si tratta di un’apparecchiatura di ul-tima generazione - un tomografo compute-rizzato a 32 strati, espandibile a 64 strati -che permette di eseguire gli esami riducen-do il tempo.
Traguardo raggiunto dai medici-ricercatori dell’Irccs Fondazione “Salvatore Maugeri” di PaviaHepasphere contro il cancro del fegatoAll’interno della neoplasia mediante microsfere embolizzanti
|NOVEMBRE 2009 t6 tt
LA SPERANZA
TAC E NUOVE ATTREZZATURE ALL’OSPEDALE DI MIRANDOLA
PAVIA - I medici ricercatori dell’Uo di
Oncologia Medica II dell’Irccs (Istituto
di ricovero e cura a carattere scientifico)
Fondazione S. Maugeri di Pavia, in col-
laborazione con il dipartimento di Ra-
diologia Interventistica dell’Irccs Poli-
clinico San Matteo, hanno sperimentato
l’impiego dell’oxaliplatino, noto agente
antitumorale, nei tumori primitivi del
fegato e delle vie biliari veicolandolo
direttamente all’interno della neoplasia
mediante microsfere embolizzanti.
Bloccare il nutrimento al tumore con
farmaci efficaci indirizzati direttamente
al suo interno, minimizzando gli effetti
collaterali: questo il traguardo raggiun-
to dai medici ricercatori dell’Uo di On-
cologia Medica II dell’Irccs Fondazione
“Salvatore Maugeri”, già pubblicata
nelle riviste scientifiche Anticancer Re-search e Cardiovascular and Interven-tional Radiology.
Il gruppo di ricerca, attivo nella lotta
contro l’epatocarcinoma ed il colangio-
carcinoma, ha sperimentato l’utilizzo
dell’oxaliplatino, un farmaco chemiote-
rapico già noto, impiegato nella terapia
di vari tipi di tumore e gravato da effetti
collaterali per l’intero organismo, vei-
colato però attraverso particolari micro-
sfere (hepasphere) che riescono a tra-
sportarlo e trattenerlo in sede tumorale,
evitando una diffusione nel sangue.
I ricercatori dell’Ambulatorio di Epato-
logia Oncologica dell’Uo di Oncologia
Medica II, in collaborazione con il La-
boratorio di Misure Ambientali e Tossi-
cologiche della Fondazione, attraverso
uno studio preclinico, hanno caricato
con l’oxaliplatino le hepasphere, che si
distinguono rispetto alle altre microsfe-
re per la loro capacità di assorbimento
del farmaco impiegato.
L’oxaliplatino, già utilizzato nella che-
mioterapia sistemica, è un potente che-
mioterapico in grado di colpire efficace-
mente il tumore, ma è mal tollerato dal-
l’organismo a causa di effetti collaterali
prevalentemente neurologici, in alcuni
casi gravi. Le hepasphere, caricate per
la prima volta con l’oxaliplatino, com-
binano l’abilità di veicolare il farmaco
direttamente nel tumore con la capacità
di ischemizzare il tumore stesso, bloc-
candone la vascolarizzazione. Il farma-
co viaggiando all’interno delle hepa-
sphere, per mezzo di un catetere inserito
nell’arteria, viene veicolato al tumore
raggiungendo così il duplice obiettivo
di aggredirlo farmacologicamente nella
sua sede e di ostruirne le vie di alimen-
tazione, ovvero i vasi arteriosi che va-
scolarizzano il tumore.
«L’embolizzazione epatica con agenti
chemioterapici (Tace – Transcatheter
arterial chemoembolization), questo il
nome della tecnica sopra descritta, è an-
ch’essa già nota e in uso - spiega il dot-
tor Guido Poggi dell’Uo di Oncologia
Medica II - ma con risultati meno sod-
disfacenti poiché, con la tecnica tradi-
zionale (senza microsfere), le sostanze
iniettate si diffondono maggiormente
nel sangue creando più frequentemente
effetti collaterali. Con la nuova tecnica,
invece, si ottiene una grande concentra-
zione di farmaco nel tumore senza di-
spersione nei tessuti sani, come emerge
dai profili farmacocinetici, e quindi si
minimizzano gli effetti collaterali della
chemioterapia. Il tumore viene emboliz-
zato in una o più sedute e il paziente
viene successivamente rivalutato con
esami strumentali, Tc o Rmn, per verifi-
care la completa necrosi tumorale. Uno
studio intratessutale (il primo di questo
genere) dimostra gli effetti positivi nel
fegato dell’azione embolizzante del-
l’oxaliplatino veicolato con le microsfe-
re».
La scoperta dei ricercatori della Fonda-
zione Maugeri è legata quindi all’asso-
ciazione tra mezzo e farmaco: aver dun-
que verificato che l’oxaliplatino non so-
lo viene ben assorbito dalle hepasfere
ma viene rilasciato solo all’interno del
tumore. Per la prima volta si è provato a
caricare le microsfere con questo tipo di
farmaco, intervenendo su un tipo di tu-
more, il colangiocarcinoma, che è par-
zialmente responsivo al trattamento si-
stemico con oxaliplatino.
«Abbiamo applicato questa tecnica a tu-
mori non operabili e refrattari alle tra-
dizionali cure chemioterapiche - conti-
nua Poggi – ottenendo un incoraggiante
allungamento della sopravvivenza dei
pazienti trattati. Si tratta infatti di tumo-
ri che nei casi non operabili hanno una
prognosi infausta a breve termine».
I risultati ottenuti dal gruppo di studio
assumono ancora maggior rilievo se si
pensa che il tumore al fegato è la quinta
causa di morte a livello mondiale e che
il colangiocarcinoma rappresenta circa
il 20% di tutti i tumori primitivi del fe-
gato.
«Questi tumori reagiscono alle terapie
embolizzanti (che ostruiscono i vasi
sanguigni) perché si alimentano preva-
lentemente per via arteriosa; il fegato, al
contrario, ha una doppia vascolarizza-
zione: la vena porta (per il 70%) e l’ar-
teria epatica (per il 30%) - prosegue
Poggi -. È possibile quindi necrotizzare
una parte di fegato, quella malata, pro-
prio perché, anche impedendo l’alimen-
tazione dalle arterie, il fegato continua a
ricevere in ogni caso la maggior parte
di nutrimenti. Viceversa, il tumore, una
volta ostruita la via arteriosa, viene
ischemizzato e muore».
Il dottor Guido Poggi(primo da destra verso sinistra)con il suo staff di specialisti
Prima mappaturadelle malattie rare
Segnalati 70mila casial registro nazionaledell’Istituto superiore di sanità.Garaci: grande aiutoda software sofisticato
ROMA - L’infor-
mazione come
prima medicina,
una Oncoguida al
servizio dei mala-
ti di cancro.
U n ’ i n i z i a t i v a
molto importante
per i malati onco-
logici che rappre-
senta un vero e
proprio motore di
ricerca delle strut-
ture.
La guida, realiz-
zata da Aimac
(Associazione ita-
liana malati di cancro), Iss e
ministero del Lavoro, della
Salute e delle Politiche socia-
li, con la collaborazione delle
Società scientifiche, è consul-
tabile on line ma sarà presto
disponibile anche in versione
cartacea.
Una sorta di Pagine Gialle
dell’oncologia, con 20mila in-
dirizzi in tutta Italia divisi per
regione e tipologia di struttu-
ra: ospedali, associazioni di
volontariato, organizzazioni
no profit per sapere a chi ri-
volgersi per diagnosi, tratta-
menti terapeutici, sostegno
psicologico, riabilitazione e
assistenza.
«Abbiamo gli strumenti per
poter valutare, con le “stellet-
te”, l’appropriatezza clinica
delle struttura e delle liste di
attesa», ha spiegato il vicemi-
nistro Ferruccio Fazio, ag-
giungendo che «ora l’impe-
gno è proprio quello di certi-
ficare, come Ministero, que-
sto motore di ricerca, in modo
da poter dare un valore ag-
giunto e presentare il prossi-
mo anno una guida con le
stellette».
Con riferimento al tema del
volontariato, ha poi precisato
il responsabile italiano della
salute che «le azioni dei vo-
lontari spesso frustrati da un
ruolo non riconosciuto, devo-
no diventare parte integrata,
certificata del Servizio sanita-
rio nazionale. Bisogna siste-
matizzare la loro presenza nei
reparti delle strutture ospeda-
liere».
www.ministerosalute.it
“Oncoguida”,informazione
prima medicina
|NOVEMBRE 2009 t7 tt
INFORMATICA & SALUTE
ROMA - Arriva per l’Italia la prima
mappatura nazionale delle malattie
rare. Questo obiettivo è stato rag-
giunto per merito del Centro nazio-
nale malattie rare che ha rilevato
70mila casi pervenuti da segnala-
zione giunte dalle Regioni al Regi-
stro nazionale dell'Istituto superiore
di sanità.
Cinque persone ogni 10mila abitanti
in Italia sono affette da una qualche
patologia rara. È la prima volta che
si possono fornire dei dati ufficiali e
accertati riguardo una stima delle
malattie rare nel Paese. Ma è una
una cifra da considerare sicura-
mente sottostimata.
«Non tutte le Regioni hanno inviato
i loro dati al nostro Centro - afferma
Enrico Garaci, presidente dell’Iss -
. Si tratta, nel contesto delle malat-
tie rare, di acquisizioni importanti e
significative che testimoniano co-
munque una buona copertura terri-
toriale visto che il 62% della
popolazione residente in Italia ri-
sulta coperta dal Registro na-
zionale».
Non sono poche 400 patologie
censite e 70mila schede valu-
tate, numeri unici nel pano-
rama internazionale. Gli
esperti dell’Istituto superiore
di sanità stanno anche lavo-
rando per un aggiornamento a
breve con i dati delle Regioni
che mancano ancora all’ap-
pello.
«Abbiamo ottenuto un risul-
tato importante grazie al nostro
Centro nazionale malattie rare che -
aggiunge Garaci -, con l’ausilio di
un software sofisticatissimo, attra-
verso i corsi di formazione rivolti
agli operatori sanitari locali, e so-
prattutto con l’instancabile lavoro
dei Registri regionali, ha fornito un
quadro complessivo di questo feno-
meno poiché la copertura del 62%
del territorio, in un quadro epide-
miologico così complesso, appare
comunque significativa per dise-
gnare i tratti fondamentali dell’uni-
verso delle malattie rare».
Tra i problemi chiave di questi pa-
zienti che vengono identificati da
tali dati c’è sicuramente quello della
migrazione sanitaria, particolar-
mente significativo per i malati.
«È molto frequente il caso in cui la
regione in cui viene fatta la diagnosi
di malattia rara sia diversa da quella
di residenza del paziente e quindi da
quella che lo prende in carico a dia-
gnosi avvenuta - spiega Domenica
Taruscio, direttrice del Centro na-
zionale malattie rare -. Ciò significa
che nel 20% dei casi per ottenere
una diagnosi bisogna andare fuori
dalla propria regione e che questi
"viaggi" aumentano al crescere del-
l’età dei pazienti stessi. Il Registro
contiene, inoltre, molte informa-
zioni sul percorso sanitario dei ma-
lati e per questo,
infatti, rappre-
senta un forte in-
dicatore dei loro
bisogni».
In totale sono
state segnalate
435 diverse ma-
lattie rare, di cui
le più frequenti
sono rappresen-
tate dai difetti
ereditari della
c o a g u l a z i o n e
(poco più di
6mila casi, pari
al 9% delle se-
gnalazioni), se-
guite dalle connettiviti
indifferenziate (poco più di
4mila casi, ovvero il 6,6%),
dall'anemia ereditaria
(poco meno di 3mila casi,
il 4%) e dalla sclerosi late-
rale amiotrofica (2.392
casi, pari al 3,6% del to-
tale). Poi: le neurofibro-
matosi (2.036 casi, il
3,1%), le alterazioni con-
genite del metabolismo
del ferro (2.008 casi, il
3%) e una malattia del-
l’occhio chiamata cherato-
cono (1.662 casi, il 2,5%).
Tra i bambini, questi i
gruppi di malattie rare più
diffusi: le malformazioni
congenite (27%), le malat-
tie del sangue e degli or-
gani ematopoietici (22%)
e le malattie delle ghian-
dole endocrine, della nu-
trizione, del metabolismo
e i disturbi immunitari
(22%).
Secondo i dati del regi-
stro, se per il 58,8% del
campione l’intervallo di
tempo tra i primi sintomi e il
momento della diagnosi è
stato pari a meno di un anno,
per il 18,4% è passato tra
uno e 5 anni e per il 22,8%
ci sono voluti più di 5 anni
per ottenere una diagnosi.
Un’incertezza, questa, che di
sicuro va a scapito della
qualità di vita, lasciando
progredire la malattia per
troppo tempo. In media la
diagnosi avviene a 30 anni per il
45% dei maschi e per il 55% delle
donne.
Il presidente dell’Istituto superiore disanità, Enrico Garaci, con la scienziataRita Levi-Montalcini
di Giuseppe Rapuanou
Ferruccio Fazio
ROMA - Presentata dalla Direzione ge-
nerale della programmazione sanitaria,
livelli di assistenza e principi etici di si-
stema (ministero Lavoro, Salute e Poli-
tiche sociali), l'analisi preliminare sul-
l'attività di ricovero dell'anno 2008.
I dati confermano la tendenza già emer-
sa da qualche anno: si registra una ridu-
zione dei ricoveri in quasi tutte le tipo-
logie di attività (acuti e riabilitazione),
in regime ordinario e diurno.
In particolare, i ricoveri nel 2008 sono
stati 12.128.678, in diminuzione
dell'1,7% rispetto al 2007. Fanno ecce-
zione i reparti per lungodegenti, che ac-
crescono il numero delle dimissioni, con
un incremento del 3%. Segno positivo
anche per il numero di dimissioni di
neonati sani: +2,2% rispetto al 2007.
Le giornate di degenza nel 2008 risulta-
no pari a 76,055 milioni, con una ridu-
zione dello 0,9 %.
Il tasso di ospedalizzazione complessivo
a livello nazionale scende sotto il 195
per 1.000 abitanti. Tutte le Regioni ap-
partenenti all’area centro meridionale
del Paese, ed in particolare - ma non so-
lo - quelle che hanno sottoscritto nel
2007 il Piano di rientro (Campania, La-
zio, Abruzzo, Molise, Sicilia), presenta-
no ancora tassi di ospedalizzazione per
acuti superiori o prossimi al 200 per
1.000 abitanti. Comunque, per tutte le
Regioni sono registrabili
consistenti riduzioni che
portano ad evidenziare un
importante processo di
deospedalizzazione in at-
to.
La degenza media è so-
stanzialmente stabile da
diversi anni, posizionata
su 6,7 giorni, con diffe-
renze regionali che vanno
dai 6,26 giorni;della Cam-
pania ai 7,76 giorni della
PA di Trento.
L’elevata incidenza di
parti cesarei, fenomeno
prettamente italiano, ac-
cenna a diminuire, ma lie-
vemente. La percentuale
rispetto al totale dei parti
è di 38,3 nel 2008 contro
un 38,5 % del 2007, con
valori massimi registrati
in Campania (61,9), Sicilia (52,9), Pu-
glia (47,9) e Molise (47,3).
In particolare, valori superiori al 40% di
parti cesarei si rilevano in tutte le regio-
ni del centro-sud, con la sola eccezione
della Sardegna. Ponendo a confronto i
valori assunti dall’indicatore negli anni
2007 e 2008, si rileva che non tutte le
regioni operano efficacemente per l’ef-
fettivo contenimento di questa pratica
chirurgica. L’appropriatezza organizza-
tiva, misurata con un indicatore che to-
talizza i pazienti con Drg medico dimes-
si da reparti chirurgici, denota lievi se-
gnali di miglioramento.
La copertura delle strutture ospedaliere,
pubbliche e private, del flusso informa-
tivo 2008 è nella globalità superiore al
95%. Il completo allineamento dei codi-
ci delle strutture utilizzati nella Sdo con
i codici presenti nell’anagrafe delle
strutture, rilevata con i modelli Hsp del
Sistema informativo sanitario (Sis), ga-
rantirebbe la massima copertura delle
strutture del flusso Sdo. Occorrerà
un’attenta e puntuale operazione di
messa a punto degli archivi con i refe-
renti regionali, prima del consolidamen-
to della banca dati.
www.ministerosalute.it
di Antonio Di Filippou
DIRETTORE RESPONSABILE
RAFFAELE BALLETTA
DIREZIONE, REDAZIONE,
AMMINISTRAZIONE
Via Tescione, 81 - 81100 CASERTA
Tel. 0823 1701481
Fax 0823 1760170
EDITORE
R.B. Comunicazioni soc. coop. a r. l.
www.sanitaliaweb.it
STAMPA
Poligrafica Ruggiero srl
Zona industriale
Via Pianodardine, AVELLINO
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
VIA MULINI MILITARI, 36 - CASERTA
TEL. 0823 1701481
TESTATA REGISTRATA
PRESSO
IL TRIBUNALE DI S. MARIA C.V.
n. 734 del 07/08/2009
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
CONCESSIONARIA PUBBLICITARIA
R.B. Comunicazioni soc. coop. a r. l.
Via Picazio, 1 - CASERTA
Tel. 06 62205662 - Fax 0823 1761335
Cell. 329 74 43 393 - [email protected]
RESPONSABILE
DEL TRATTAMENTO DATI
(D.lgs 196/2003): Raffaele Balletta
ISCRIZIONE R.O.C. N° 18321
Regredisce lievemente la elevata incidenza dei parti cesarei, fenomeno prettamente italianoRIDOTTI I RICOVERI OSPEDALIERINel 2008, 12.128.678; in diminuzione dell’1,7% rispetto al 2007. Lungodegenza a +3 per cento
|NOVEMBRE 2009 t8 tt
SALUTE IN CORSIA
Patto triennale da 106 miliardi di euro
Accordo per la salute tra Governo e Regioni. Altri 4.715milioni per investimenti pluriennali in edilizia sanitaria
ROMA - Accordo tra Governo e Re-
gioni su un Patto triennale per la sa-
lute. Il via libera è arrivato dal mini-
stro dell’Economia e delle Finanze,
Giulio Tremonti a Palazzo Chigi.
Il Patto per il 2010 è stato raggiunto
sulla base di 106,2 miliardi di euro.
Previsti dunque incrementi di 2,8
miliardi nel 2010 (fino a 106,2 mi-
liardi) rispetto ai 103,4 miliardi pre-
visti nel 2009; di 2,4 miliardi nel
2011 e di 3 miliardi nel 2012.
Alla riunione, presenti il sottosegre-
tario alla Presidenza del Consiglio,
Gianni Letta, i ministri Tremonti,
Raffaele Fitto (Affari regionali),
Roberto Calderoli (Riforme), Clau-
dio Scajola (Sviluppo economico),
Stefania Prestigiacomo (Ambiente),
Maurizio Sacconi (Welfare), Vitto-
ria Brambilla (Turismo), il presiden-
te della Conferenza delle Regioni,
Vasco Errani, e una delegazione di
governatori.
Per le Regioni, a Roma, Michele Io-
rio, presidente del Molise, Antonio
Bassolino (Campania), Nichi Ven-
dola (Puglia), Renzo Tondo (Friuli-
Venezia Giulia), Romano Colozzi,
assessore al Bilancio della Lombar-
dia.
NOVITÀ PRINCIPALI
DELL’INTESA 2010-2012
RAGGIUNTA
IL 23 OTTOBRE 2009
Individuazione di risorse pari a
104.614 milioni di euro per l’anno
2010 e di 106.934 milioni di euro
per l'anno 2011, a questi si aggiun-
gono risorse aggiuntive pari a 1.600
milioni di euro per l'anno 2010 e a
1.719 milioni di euro per l'anno
2011. Mentre per l'anno 2012, lo
Stato si impegna ad assicurare risor-
se aggiuntive tali da garantire un in-
cremento del livello di finanziamen-
to rispetto all'anno 2011 pari al 2,8
per cento.
Lo Stato si impegna ad accollarsi
eventuali costi in più in caso di au-
menti contrattuali superiori al rico-
noscimento della vacanza contrat-
tuale, questa previsione non era mai
stata inserita nei precedenti patti per
la salute ed è importante per i nostri
rinnovi contrattuali.
Altri 4.715 milioni di euro in ag-
giunta ai precedenti per investimenti
pluriennali in edilizia sanitaria con
possibilità di utilizzare anche le ri-
sorse Fas (Fondo per le aree sotto
utilizzate) di competenza regionale.
Per l’anno 2010 garantito un finan-
ziamento di 400 milioni di euro per
il fondo della non autosufficienza e
per le politiche sociali.
Eventuali risparmi di gestione del
Ssn effettuati dalle Regioni riman-
gono a disponibilità delle Regioni
stesse che hanno risparmiato (inizio
di Federalismo finanziario).
In caso di disavanzo non coperto
(tutto o in parte) sono stati confer-
mati gli automatismi sui livelli mas-
simi di aliquote Irap e Irpef, da po-
tenziare con il blocco del turn over
e lo stop alle spese non obbligato-
rie.
Se il disavanzo supera il 5 per cento
(non più il 7 per cento precedente) o
è inferiore al 5 per cento ma gli au-
tomatismi fiscali e le risorse regio-
nali proprie non sono sufficienti a
coprire disavanzo, la Regione ha
l’obbligo di presentare il piano di
rientro (elaborato con l’ausilio di
Aifa - Agenzia italiana del farmaco
- e Agenas – Agenzia nazionale per
i servizi sanitari regionali), da pre-
sentare entro metà giugno che sarà
valutato da una nuova commissione
paritetica tra Stato e Regioni, fermo
restando l’attuale tavolo di control-
lo del ministero dell’Economia.
Il piano di rientro sarà esaminato
dal Consiglio dei ministri. Qualora
non fosse stato presentato o sia in-
sufficiente scatta il “comissariamen-
to ad acta” della sanità regionale ma
solo in capo al governatore della
Regione stessa, e scattano inoltre
tutti gli automatismi fiscali e sul
turnover del personale con l’aggiun-
ta della sospensione dei trasferimen-
ti erariali a carattere non obbligato-
rio e la decadenza dei direttori gene-
rali delle aziende sanitarie e delle
aziende ospedaliere.
In caso di inadempimento del piano
di rientro scatta, dopo una formale
diffida, il
commissariamento dell’intera Re-
gione sempre a capo al governatore
della stessa.
Le Regioni in disavanzo potrebbero
usare i fondi Fas destinati alla pro-
grammazione regionale e eventuali
strumenti di ristrutturazione del de-
bito compatibili con le esigenze di
finanza pubblica.
Sarà il Cipe a sbloccare i
fondi Fas regionali per
quelle regioni che hanno ri-
visitato con il Governo e il
ministero dello Sviluppo
economico i loro piani.
Complessivamente si tratta di 8 Re-
gioni per fondi complessivi di circa
17 miliardi: Puglia, Molise, Cala-
bria, Basilicata, Lazio, Campania,
Sardegna e Veneto.
La nuova intesa prevede maggiori
risorse a disposizione delle Regioni
per i servizi sanitari, ma nel con-
tempo attiva misure più stringenti di
controllo e verifica in caso di supe-
ramento della spesa e di mancato
controllo della stessa.
Soddisfazione è stata espressa da
molti governatori regionali.
«L’esecutivo ha riconosciuto il rifi-
nanziamento del Fondo per la non
autosufficienza per il 2010 di 400
milioni e la disponibilità a rivedere
le risorse per il fondo sociale – ha
spiegato Vasco Errani, presidente
della Conferenza delle Regioni -,
con un leggero incremento già pre-
visto per il 2010. Rispetto a que-
st’ultimo tema il Governo si è impe-
gnato a distinguere nell’ambito del
fondo sociale le risorse per l’Inps da
quelle destinate alle Regioni. In
questo modo vi sarà una
certezza di disponibilità
finanziarie che consenti-
rà una migliore pro-
grammazione regiona-
le».
Sulla riattivazione dei
finanziamenti per gli in-
vestimenti in sanità (in-
cremento di risorse pari
a 4,7 miliardi per il
triennio 2010-2012 e un
ampliamento delle di-
sponibilità complessive
dell’art.20 legge 67/88
aumentando le risorse
da 23 a 24 miliardi), il
presidente ha aggiunto:
«Si tratta di un risultato
positivo che consente al
servizio sanitario di af-
frontare con maggiore tranquillità il
triennio 2010-2012 che resta co-
munque difficile. Ci troviamo di
fronte in ogni caso ad un trend di
crescita annua del finanziamento in-
feriore rispetto a quello tendenziale
e a quello reale dei costi registrato
in questi anni».
Rispetto alle difficoltà finanziarie e
di accesso ai servizi che si registra-
no in alcune zone del Paese, Gover-
no e Regioni hanno assunto una re-
sponsabilità comune per sostenere
l’unitarietà del servizio sanitario na-
zionale.
|NOVEMBRE 2009 t9 tt
FINANZIAMENTIwww.italiainweekend.it
SFOGLIALO SUwww.italiainweekend.it
SFOGLIALO SU
di Mario Perrinou
Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e delle Finanze.
A lato: il presidente della Conferenza delle Regioni,
Vasco Errani
CREMONA - L'Associazione nazio-
nale medici veterinari italiani ha
chiesto la sospensione del pro-
gramma Dog Whisperer in onda sul
canale Sky NatGeo Wild, in quanto
diseducativo e contrario ai principi
del corretto rapporto uomo animale.
I metodi del fa-
moso addestra-
tore di cani,
Cesar Millan,
mandati in onda
in Italia, non
sono riconosciuti
dalla comunità
scientifica vete-
rinaria che di-
sapprova le
tecniche coerci-
tive e punitive
messe in atto dal
dog trainer.
Mentre in Italia
si afferma il
principio del-
l'educazione al
corretto rapporto
u o m o - a n i m a l e
con la media-
zione sociale del
medico veterina-
rio, la Tv satelli-
tare manda in
onda trasmis-
sioni che vanifi-
cano gli sforzi
fatti dalla veteri-
naria e dalle au-
torità nazionali.
L'Associazione italiana ha chiesto
anche l'intervento della sottosegre-
taria di Stato alla Salute, Francesca
Martini, per il messaggio diseduca-
tivo sulla gestione dell'aggressività
del cane, contrario alle indicazioni
delle recenti ordinanze ministeriali
del nostro Paese.
Nelle trasmissioni televisive si assi-
ste solo alla performance di questa
star dei reality show, come se il
cane fosse una macchina da domare
e nella quale il proprietario non ha
nessun ruolo relazionale.
«Negare l'esistenza della cognizione
animale e utilizzare un metodo ba-
sato sulla punizione positiva (forza
fisica) - secondo l’Anmvi - nega
tutto ciò che negli ultimi anni è
stato fatto dalla medicina veterina-
ria italiana e dal ministero della Sa-
lute».
«Il metodo impiegato - osservano i
medici veterinari della Sisca (So-
cietà italiana di Scienze Comporta-
mentali Applicate) - è tutt'altro che
delicato come il titolo del pro-
gramma ha lasciato intendere, e pre-
vede l'impiego di collari a strozzo
metallici e di guinzagli di nylon uti-
lizzati come un collare a strozzo.
Ciò che più colpisce è il metodo
della sottomissione applicato da
Millan su pazienti aggressivi: il
cane (in due video l'età del cane ap-
pare avanzata), con la museruola,
era costretto a stendersi sul fianco
grazie alla pressione esercitata dal-
l'addestratore.
Il paziente era bardato con
il guinzaglio (applicato a
strozzo al collo ed al gan-
cio della pettorina), ansi-
mava, biascicava,
presentava tremori, ta-
chipnea, midriasi, au-
mento della salivazione e
la lingua assumeva una
colorazione bluastra du-
rante la pratica.
Inoltre, per far apprendere
ad un cane a nuotare, l'ad-
destratore lo ha trascinato
(lentamente) dentro una
piscina dapprima soste-
nendolo, poi tenendolo tra
le braccia pancia all'aria
ed in seguito abbandonan-
dolo per uscirne rapida-
mente».
I medici veterinari com-
portamentalisti italiani
hanno concordato con le
critiche già avanzate dai
colleghi statunitensi del-
l'American College of Ve-
terinary Behaviorists
(Acvb), American Society
of Animal Veterinary Be-
havior (Avsab) e la So-
ciety of Veterinary
Behavior Technicians (Svbt): «La
medicina comportamentale veteri-
naria ha fatto costanti sforzi per
progredire in professionalità, raffi-
natezza tecnica e standard di benes-
sere animale. Con Millan si compie
DOG WHISPERERNo dei veterinari
PUNIZIONE E COERCIZIONE SUI CANI CONTRARIE A PRINCIPI MEDICI
|NOVEMBRE 2009 t10 tt
LEGGI & ANIMALI
ROMA - «Il reato di eser-
cizio abusivo della profes-
sione veterinaria non è col-
pito da misure repressive
sufficientemente severe,
tali da contrastarne la dif-
fusione».
Carlo Scotti, presidente se-
nior dell'Anmvi, commenta
i dati del rapporto del Nas
presentato al ministero del-
la Salute sulla lotta al ran-
dagismo e la tutela anima-
le, nei quali continua pun-
tualmente a figurare l'abu-
so di professione veterina-
ria.
«Eppure il reato di eserci-
zio abusivo di una profes-
sione - dichiara Scotti -
assume una particolare
gravità quando interessa
una professione sanitaria,
perché questo reato atten-
ta al diritto costituzional-
mente garantito alla salu-
te, un diritto che il nostro
ordinamento riconosce
senza riserve anche al pa-
ziente animale, tanto più
dopo la ratifica della Con-
venzione di Strasburgo».
«A fronte di dati che con-
fermano l'allarmante diffu-
sione di questo reato - con-
tinua Scotti - è necessario
che Governo e Parlamento
riaprano il capitolo del-
l'inasprimento delle pene.
Da tempo si propone di ag-
gravare le pene previste
dall'articolo 348 del codice
penale, ma senza che si ar-
rivi all'effettiva modifica».
Il rappresentante dell’An-
mvi conclude: «Il reato di
esercizio abusivo della
professione veterinaria è
bene ricordarlo un
reato che, va ricor-
dato, è un reato non
contro la professio-
ne, ma contro lo
Stato che abilita all’eserci-
zio professionale per ga-
rantire i cittadini, quindi
un reato contro i
pazienti/utenti».
Abuso professione, perseguireil reato e inasprire le pene
RAPPORTO NAS
Nas in azionecontro l’esercizioabusivodelle professioni
VIRUS A/H1N1
COLPITI BAMBINI E ADOLESCENTI, GIÀ 68 VITTIMEROMA - Al 20 novembre del 2009 il vi-
rus A/H1N1 ha causato in Italia 68 vitti-
me, secondo comunicazioni del ministe-
ro del Lavoro, della Salute e delle Politi-
che sociali.
In totale quasi 4 milioni le dosi di vacci-
no consegnate. Percentuale di vittime in
rapporto al totale dei malati di nuova in-
fluenza A: 0,0029 per cento; totale vitti-
me correlate alla nuova influenza A: 68.
In base ai dati Influnet (nuovo rapporto
del sistema di sorveglianza basato sui
medici sentinella) i casi di influenza set-
timanali stimati sono circa 752mila.
Le regioni dove si registra la più ampia
diffusione del virus sono le Marche con
un incidenza dell’2,9 per cento seguite
da Emilia-Romagna (1,8), Lazio (1,7),
Abruzzo (1,6) e Campania (1,6). I più
colpiti sono bambini e adolescenti, da
zero a 14 anni,
con un’incidenza
pari al 3,6 per cen-
to (2,6 nei più pic-
coli da zero a 4
anni e 4,2 per cen-
to dai 5 ai 14). Tra
i giovani e gli
adulti dai 15 ai64
anni l’incidenza
dell’influenza è
dello 0,7 per cento
mentre tra persone
dai 65 anni in su è
lo 0,1 per cento. Le Regioni hanno se-
gnalato al Ministero 489 ricoveri in
ospedale per complicanze di cui 241 che
richiedono cure di alta specializzazione e
assistenza respiratoria: una quota pari al-
lo 0,0105 per cento del totale stimato
delle persone che
hanno contratto la
nuova influenza
A.
La percentuale
delle vittime cor-
relate all’influenza
A è lo 0,0029 per
cento dei malati,
contro lo 0,2 per
cento delle vittime
correlate alla nor-
male influenza. Va
considerato che
essendo la percentuale delle vittime cal-
colata considerando i casi clinici segna-
lati al sistema di sorveglianza, poiché
questi sono molto probabilmente sotto-
stimati, il valore potrebbe essere addirit-
tura inferiore alla stima sopra riportata.
Alle ore 17,00 del 20 novembre le vitti-
me correlate alla nuova influenza A sono
68. Tale numero comprende i casi per i
quali le autorità sanitarie regionali hanno
confermato l’accertamento dell’infezio-
ne da nuovo virus A/H1N1. Tutti i sog-
getti tranne tre, presentavano gravi pato-
logie pregresse.
Notizie di un numero maggiore di casi si
riferiscono a pazienti deceduti per i quali
viene posto il sospetto che abbiano avuto
tale infezione, ma i risultati delle indagi-
ni di laboratorio per la conferma sono
ancora in corso.
Totale vittime per regione: Campania,
25; Lombardia, 7; Emilia-Romagna, 7;
Piemonte, 4; Lazio, 6; Marche, 1; Moli-
se, 2; Puglia, 2; Sicilia, 3; Toscana, 2;
Umbria, 5; Veneto, 1; PA Bolzano, 1;
Calabria, 2.
|NOVEMBRE 2009 t11 tt
INFLUENZA SUINA
di Mario Perrinou
Organizzazione mondiale
sanità e Governo italiano
ROMA - Le azioni del Go-
verno italiano. Il 9 novem-
bre 2009: è stata diffusa alle
Regioni e Province Auto-
nome la circolare ministe-
riale del 6 novembre
“Vaccinazione contro l''in-
fluenza pandemica da virus
AH1N1: aggiornamento in-
dicazioni schedula vacci-
nale e modalità
somministrazione e indica-
zioni in caso di patologie
autoimmuni”, che fornisce
indicazioni per la sommini-
strazione di una dose unica
di vaccino pandemico ai
soggetti dai 10 ai 64 anni e
di due dosi di vaccino pan-
demico, a distanza di tre
settimane l’una dall’altra,
nei soggetti dai 6 mesi ai 9
anni.
Il Ministero ha inviato al
Coni e agli assessorati alla
Sanità delle Regioni e Pro-
vince Autonome una nota
sulle raccomandazioni “ad
interim” per la riduzione del
rischio di infezioni da virus
influenzali in centri sportivi.
L’Organizzazione mondiale
della sanità l’11 giugno
2009 ha dichiarato lo stato
di pandemia influenzale
con il passaggio alla fase di
massima allerta.
L’infezione è causata da un
nuovo virus influenzale
A/H1N1 che si è diffuso da
marzo 2009 a partire dal
Messico in tutto il mondo.
Il Governo ha immediata-
mente assunto tutte le mi-
sure per fronteggiare la
diffusione della nuova in-
fluenza A e tutelare la salute
dei cittadini.
Il Ministero ha istituito il 24
aprile un’apposita Unità di
Crisi presieduta dal vicemi-
nistro Ferruccio Fazio.
Queste alcune delle princi-
pali azioni.
Controlli e contenimento
fase iniziale. Nella prima
fase della diffusione della
malattia sono state applicate
tutte le misure di controllo
e contenimento dell’infe-
zione atte a limitare il dif-
fondersi del virus. Ciò ha
evitato nel nostro Paese una
prima ondata epidemica
prima dell’estate 2009 che
invece si è verificata in altri
Paesi europei. Tra le misure
di prevenzione più efficaci
si ricorda la pronta identifi-
cazione dei casi nei viag-
giatori provenienti da zone
affette, la profilassi dei loro
contatti stretti, la promo-
zione delle regole di igiene
e protezione individuali
come il lavaggio delle
mani.
Vaccinazione della popo-
lazione. Il Governo ha pre-
disposto una strategia
vaccinale per fronteggiare
l’ondata epidemica di
nuova influenza A (H1N1)
in atto nella stagione in-
fluenzale 2009-2010 ed
eradicare l’epidemia da
nuovo virus A(H1N1) nel
nostro Paese. E’ prevista a
vaccinazione del 40% della
popolazione italiana a par-
tire dai lavoratori dei servizi
essenziali, come il perso-
nale sanitario, e delle cate-
gorie a rischio di
complicanze (bambini e
adulti con malattie croniche
nella fascia di età dai 6 mesi
ai 64 anni, donne in gravi-
danza nel secondo e terzo
trimestre).
Scorte farmaci antivirali.
Il Ministero dispone di qua-
ranta milioni di dosi di far-
maci antivirali.
L’Agopuntura migliora l’apprendimento(dalla prima pagina) ... ha po-chissimi effetti collaterali, diversi ordi-ni di grandezza in meno se comparataalla terapia medico/farmacologica occi-dentale. Il punto di vista dominante dal qualela comunità scientifica occidentale hastudiato i meccanismi dell’agopuntura,prima sul dolore e poi inun ampia gamma di di-sfunzioni del sistemanervoso, in patologie me-taboliche e della sfera af-fettiva, vede l’agopunturacome una potente formadi stimolazione sensoria-le (1).Attraverso questa stimo-lazione si riesce a modu-lare l’espressione e l’atti-vità di mediatori biologi-ci, come ad esempio glioppioidi endogeni, inne-scando un’azione di gua-rigione basata sul bilan-ciamento omeostatico.Nell’ultimo decennio, so-prattutto grazie al lavorosvolto presso il nostro la-boratorio, è stato suggeri-to che almeno alcuni tragli effetti attribuiti al-l’agopuntura sono mediati dall’attiva-zione di una classe di proteine chiama-te fattori neurotrofici o neurotrofine. Ilfattore di crescita nervoso (nervegrowth factor ; NGF) è la prima tra leneurotrofine ad essere stata scoperta, equesta scoperta ha portato all’attribu-zione, nel 1986, del Premio Nobelper la Medicina a Rita Levi-Montalci-ni. L’ azione biologica del NGF è es-senziale per lo sviluppo, la sopravvi-venza e l’integrità funzionale di neuro-ni nel sistema nervoso periferico e cen-trale. NGF è anche in grado di agiresu cellule non-neuronali e sul manteni-mento di un’attività integrativa bilan-ciata dei sistemi nervoso, endocrino edimmunitario.Le concentrazioni di NGF aumentanonel siero e nei tessuti a seguito di stresse la neurotrofina sembra avere sia unruolo di modulazione dell’asse neuro-endocrino sia un importante funzionenella regolazione dei processi di ap-prendimento e dei comportamenti adat-tativi. In un lavoro pubblicato recente-mente abbiamo affrontato il tema delpossibile legame tra l’azione dell’ago-puntura e quella delle neurotrofine inun modello animale di stress da depri-vazione di interazione sociale (2).E’ noto che l’isolamento di animali so-ciali (in questo caso topi maschi) pro-voca alterazioni dell’attività dell’asseneuroendocrino, che sfocia in un com-portamento aggressivo e nel deteriora-mento delle capacità di apprendimentoe memoria legato a disturbi nell’attivi-tà di specifici circuiti cerebrali. L’atti-vità delle aree cerebrali preposte al
controllo dei comportamenti succitati,localizzate soprattutto nel sistema lim-bico, nei nuclei dello striato e nella cor-teccia cerebrale, è a sua volta regolatadall’azione delle neurotrofine, tra cuiNGF e BDNF (fattore neurotroficoderivato dal cervello o Brain-DerivedNeurotrophic Factor).
Nel nostro lavoro abbiamo quindi stu-diato se un trattamento con elettro-ago-puntura (EA), una forma di stimola-zione con agopuntura altamente ripro-ducibile e standardizzata, potesse con-trastare il deficit di apprendimento ememoria indotto nel topo maschio dacondizioni di deprivazione delle intera-zioni sociali. Abbiamo studiato anchele eventuali modifiche nell’espressionedi fattori neurotrofici indotte dall’iso-lamento sociale e/o dall’EA. Abbia-
mo scoperto che 30 minuti di sessionequotidiana di EA applicata per unperiodo di 4 giorni al punto di agopun-tura tradizionale denominato Zusanlinormalizza le risposte ai test compor-tamentali di valutazione delle capacitàdi apprendimento e memoria, contra-stando il deficit comportamentale in-
dotto dall’isolamento sociale. Questi ri-sultati sono stati associati con una di-minuzione dell’espressione di neurotro-fine nel sistema limbico e nello striatodi topi esposti a isolamento e trattaticon EA. I nostri risultati indicanoquindi la possibile validità di un trat-tamento con agopuntura, sia da solo oin supporto a consolidate terapie far-macologiche e/o psicologiche, per la cu-ra di disturbi comportamentali caratte-rizzati da stati ansiogeni che influisco-
no negativamente sui meccanismi di ap-prendimento e sulla memoria di tipoassociativo.La correlazione dell’effetto terapeuticodell’agopuntura sul disturbo comporta-mentale con le modificazioni dei conte-nuti cerebrali di neurotrofine, fornisceinoltre un valido supporto neuro-fisio-logico sia all’evento patogenetico(stress) sia alla terapia non farmacolo-gica (agopuntura) mirata alla sua cor-rezione.
Referenze:1. Andersson S, Lundeberg T(1995) Acupuncture - from empi-ricism to science: functionalbackground to acupuncture ef-fects in pain and disease. MedHypotheses 45: 271-2812. Manni L, Aloe L, Fiore M(2009) Changes in cognition in-duced by social isolation in themouse are restored by electro-acupuncture. Physiol Behav 98:537-542.
(Per Informazioni: Dr. Luigi Manni,Istituto di Neurobiologia e MedicinaMolecolare, CNR Tel: 06501703239, e-mail:[email protected]. Marco Fiore, Istituto di Neuro-biologia e Medicina Molecolare, CNRTel: 06 501703239, e-mail: [email protected]).
*Ricercatori Consiglio Nazionaledelle Ricerche
|NOVEMBRE 2009 t12 tt
L’INTERVENTO
L’apparato usato per valutare l’apprendimento
ed il consolidamento della memoria in condizionidi stress o in stati ansiogeni nei roditori da laboratorio.
Si tratta del test cosiddetto della “passive avoidance”
che sfrutta la naturale propensionedei roditori all’esplorazione
di ambienti bui. L’uso di piccolescosse elettriche contrasta questo
comportamento innato generandoun comportamento adattativo di evitamento che deve essere
memorizzato. L’agopuntura migliorale performance in questo test
in animali in cui l’isolamento socialeha provocato un deterioramento
dei meccanismi di apprendimento e memorizzazione
(Foto cortesia della ditta Ugo Basile)
L’agopunturasi è dimostrataefficace in un ampio spettrodi patologie e la richiesta perquesto tipo di terapia è in aumento nel mondo occidentale, grazie alla provata efficacia terapeutica e ai pressoché assenti effetti collaterali
ROMA - È nata la Fisopa (Federa-
zione italiana società scientifiche
ospedalità privata accreditata). La
Federazione ha l'intento di pro-
muovere la ricerca scientifica e il
riconoscimento della professiona-
lità dei medici che operano nella
realtà della sanità privata accredi-
tata, per creare delle li-
nee guida comuni con
protocolli clinici mi-
ranti ad ottimizzare il
livello di assistenza al
malato.
Per la prima volta in
Italia, medici di diver-
se specializzazioni, si
sono uniti in una Fede-
razione che raggruppa
le branche mediche e
chirurgiche che opera-
no nell’ambito di una
sanità pubblica, pur
avendo una gestione
indiretta delle risorse
di tipo privato. Durante la presen-
tazione di ottobre sono stati evi-
denziati i dati nazionali dell’attivi-
tà delle strutture private che dimo-
strano risultati di efficienza e di
presenza fattiva nell’erogazione
delle prestazioni nel Sistema sani-
tario nazionale.
Dal confronto dei dati presentati si
evince che le Strutture private ac-
creditate sono la terza forza nel
panorama nazionale della sanità e
si collocano al primo posto come
gradimento dell’utenza. Uno degli
aspetti illustrati nel corso della
presentazione riguarda l’attuale
normativa sulla equiparazione del-
le carriere, basata su leggi ormai
risalenti a molti decenni or sono e
mai successivamente modificate,
che vede i medici sia dipendenti
sia a contratto libero-professiona-
le, svolgere la propria attività nelle
strutture accreditate a gestione pri-
vata penalizzati nella carriere e nei
concorsi pubblici.
Nel corso della riunione del 21, in-
trodotta dal senatore Domenico
Gramazio, si sono susseguiti gli
interventi del presidente della Fi-
sopa, Massimiliano Iannuzzi Mun-
go, del vicepresidente, Rosario
Leonardi, del segretario nazionale,
Fabrizio Proietti e del tesoriere,
Michele Capozzi.
Sono intervenuti inoltre il direttore
generale dell’Aiop, Bonanni, in
rappresentanza di Confindustria
sanità, Luca Marino e i presidenti
delle singole società afferenti.
www.fisopa.it
La Federazione delle “accreditate”
NASCE LA FISOPA, PER RICONOSCERELA PROFESSIONALITÀ DEI MEDICI
|NOVEMBRE 2009 t13 tt
OSPEDALITÀ PRIVATA
Oggi, l'annuncio di una gravi-danza può arrivare alle donneanche solo pochi giorni dopo ilconcepimento. L'alta sensibilitàdei test che sfruttano la presenzadell'ormone proprio della gravi-danza e che possono essere ese-guiti comodamente in casapropria, permette alla futuramamma di venire informata prati-camente da subito che un em-brione di qualche millimetro abitanel suo grembo.Dal quel momento in poi, per inove mesi successivi, la donnavivrà in attesa di questo eventostraordinario che è la nascita disuo figlio. Come? Spesso, conqualche paura di troppo. Unostato d'animo di ansia e appren-
sione che può dipendere dall'etàdella futura mamma, dall'epocagestazionale e dalla propria sferaemotiva, sociale e sentimentale.Ma non sono solo gli aspetti psi-cologici a dare quella sensazionedi batticuore e di malinconia alladonna in gravidanza. Le lacrime intasca della donna in attesa dipen-dono anche da una vera e propriatempesta biochimica che sta avve-nendo nel suo organismo. Perprepararsi a sostenere la gravi-danza, l'organismo materno pro-duce infatti ormoni in elevatequantità come la gonadotropinacorionica umana, gli estrogeni e ilprogesterone che rendono ladonna più fragile, più vulnerabile,suscettibile e sensibile. Nel primo
trimestre di gravidanza quandol'organismo deve adattarsi alnuovo ambiente ormonale ai di-sturbi cosiddetti simpatici, comenausea e vomito, si associano unsenso di stanchezza fisica, un'in-vincibile sonnolenza, uno stimolofrequente ad urinare, più evidentiall'inizio della gravidanza.Spesso il malessere psichico èconseguenza di questo tipico ma-lessere fisico.Grazie ai progressi fatti dalla me-dicina le paure legate alla gravi-danza sono radicalmentecambiate nel corso degli anni.Oggi rispetto al passato, quando irischi della madre erano oggetti-vamente reali, la donna non ha piùmotivo di temere per la propria
vita. Fino agli inizi del Novecentola donna in gravidanza non potevacontare su una vera e propria as-sistenza medica prenatale.L'avvento degli antibiotici, l'accre-sciuta sicurezza delle trasfusionidi sangue, la possibilità di diagno-sticare precocemente e monito-rare le piu' gravi complicanzeostetriche hanno quasi azzerato irischi per la salute della donna.Ma non sono scomparse le paure.Anzi.Se la donna ha meno paura dellapropria salute, della propriai inco-lumità fisica, capita che a volteemergano altre paure.
A cura della Prof. Dott.ssa Giovanna Testa
Danaedonna Studio Medico Associato di A. e G.Testa [email protected] Solferino,22 20121 Milano tel. 02.6595863 fax 02.97384220 cell. 380.3647447 www.danaedonna.net
i numeri dellaTutti
|NOVEMBRE 2009 t14 tt
ANNUARIO DELLA SALUTE
ROMA - Sanità e salute: anche questi
due importanti temi nell'"Annuario sta-
tistico italiano 2009", la più importante
pubblicazione generalista dell’Istituto
nazionale di statistica. Da oltre 130 an-
ni l’Annuario Istat offre, infatti, un ri-
tratto completo e aggiornato del Paese.
La presenza di patologie croniche co-
stituisce un importante indicatore per
comprendere lo stato di salute della
popolazione. Nel 2009 il 38,8% dei re-
sidenti in Italia dichiara di essere affet-
to da almeno una delle principali pato-
logie croniche, ma tale percentuale sa-
le all’86,9% per gli ultrasettantacin-
quenni. Le malattie croniche più diffu-
se sono l’artrosi/artrite (17,8%), l’iper-
tensione (15,8%), le malattie allergiche
(10,2%), l’osteoporosi (7,3%), la bron-
chite cronica e asma bronchiale (6,2%)
e il diabete (4,8%). Nel 2006 sono cir-
ca 46mila i medici di base presenti sul
territorio nazionale, 8 ogni 10mila abi-
tanti. I medici pediatri sono circa
7.500, ovvero 9 ogni 10mila bambini
fino a 14 anni.
Gli ambulatori e i laboratori pubblici e
privati convenzionati sono circa 17
ogni 100mila abitanti, in lieve calo dal
2004.
Nel 2009 gli amanti della sigaretta in
Italia rappresentano il 23% della popo-
lazione di 14 anni e più. A fumare sono
soprattutto gli uomini (29,5%) rispetto
alle donne (17%). Il tabagismo è più
diffuso fra coloro che hanno un’età
compresa tra i 25 e i 34 anni (31,4%).
A livello territoriale, se si esclude il ca-
so della provincia
autonoma di Bol-
zano con un nu-
mero medio di
1.684 assistiti per
medico, la varia-
bilità regionale
passa da 1.008
nel Lazio a 1.243 in Lombardia.
Negli ultimi anni, dal 2005 al 2006, si
ha un leggero incremento nel numero
di assistiti per medico: pari mediamen-
te a 39 assistiti a livello nazionale. Lo
stesso valore nel passaggio tra il 2004
e il 2005 era negativo e toglieva a ogni
medico 27 assistiti.
Il servizio ospedaliero è a tutt’oggi il
settore sanitario che assorbe più risorse
economiche, ma si sta orientando sem-
pre più verso il trattamento delle pato-
logie acute e delle casistiche più com-
plesse, nel tentativo di razionalizzare
l’utilizzo delle risorse e di trasferire le
prestazioni “deospedalizzabili” verso i
servizi sanitari territoriali. La normati-
va recente raccomanda infatti lo svi-
luppo e il potenziamento di setting as-
sistenziali alternativi al ricovero in re-
gime ordinario come il day hospital, la
day surgery, il day service, la lungode-
genza riabilitativa residenziale, l’attivi-
tà ambulatoriale, l’assistenza domici-
liare. L’Intesa Stato-Regioni del 23
marzo 2005 ha fissato uno standard di
posti letto pari a 4,5 per mille abitanti
(comprensivo dei posti letto per riabili-
tazione e lungodegenza) e un tasso di
ospedalizzazione di riferimento pari a
di Mario Perrinou
Dieci morti ogni mille abitanti.Primo posto alle malattie cardiache e vascolari
180 ricoveri per mille abitanti (di cui il
20,0 per cento in regime di day hospi-
tal). L’offerta ospedaliera in termini di
posti letto in regime ordinario e day
hospital è andata effettivamente dimi-
nuendo negli ultimi dieci anni (1996-
2005) passando da 6,8 a 4,5 posti letto
ogni mille abitanti.
Il fenomeno dell’abortività volontaria
risulta essere una combinazione di di-
versi effetti considerando le caratteri-
stiche della donna, quali l’età e lo stato
civile. Con riferimento alla prima si
osserva che l’andamento alle varie
classi di età è diverso: per le donne più
giovani è aumentato il ricorso all’Ivg
mentre le meno giovani hanno speri-
mentato un trend decrescente abba-
stanza regolare lungo tutto il periodo
di osservazione.
Dall’anno 2004 c’è un lieve decremen-
to in tutte le classi di età. Se si osserva
l’andamento dell’abortività volontaria
per stato civile, risulta interessante
l’inversione di tendenza dei livelli di
abortività relativi alle donne nubili e
alle donne coniugate: nell’anno 1996 i
tassi specifici per stato civile sono qua-
si coincidenti, mentre dall’anno suc-
cessivo i livelli delle donne nubili su-
perano quelli delle donne coniugate e
la forbice si allarga sempre di più nel
corso del tempo.
Queste trasformazioni, avvenute nel
corso negli anni Novanta, sono indica-
zione di una trasformazione del model-
lo di abortività in Italia: accanto a
quello più tradizionale che vede il ri-
corso all’Ivg come metodo di regola-
zione della fecondità all’interno del
matrimonio, c’è una parte sempre più
consistente di donne che ricorre al-
l’aborto volontario in maniera più
estemporanea.
Le ripartizioni con il più elevato ricor-
so all’Ivg risultano essere il Nord-
Ovest e il Centro entrambe con 10,2
casi ogni mille donne, mentre situazio-
ne opposta presentano le Isole il cui
valore è pari a 7,2. Per regioni, il valo-
re più elevato del tasso standardizzato
spetta alla Liguria, con 11,9 Ivg ogni
mille donne, seguita dalla Puglia (il cui
tasso è pari a 11,4) e dall’Emilia-Ro-
magna (11,1). La Sardegna e il Trenti-
no-Alto Adige hanno invece valori più
bassi pari rispettivamente a 5,6 e a
6,4.
Analizzando i dati di mortalità defini-
tivi riferiti all’anno 2006 si rileva che
il numero dei decessi è di 276.383
maschi (dei quali 1.164 nel primo an-
no di vita) e di 282.231 femmine (del-
le quali 867 nel primo anno di vita),
per un totale complessivo di 558.614
di cui 2.031 nel primo anno di vita. Il
tasso di mortalità generale registrato è
pari, nel 2006, a 9,5 per mille abitanti
e a 9,7 e 9,3, rispettivamente, per i
maschi e per le femmine. Tali valori
sono in diminuzione rispetto al 2005,
anno per il quale si registrava un tasso
di 9,9 per mille abitanti e di 9,5 e 9,7,
rispettivamente per i maschi e per le
femmine.
Per i decessi nel primo anno di vita, si
registra una riduzione sia nel valore
assoluto, passando da 2.108 casi nel
2005 a 2.031 nel 2006, sia nel tasso di
mortalità infantile che passa da 3,8
per mille nati vivi nel 2005 a 3,7 per
mille nati vivi nel 2006, con livelli pa-
ri a 4,1 e 3,2 per mille nati vivi, ri-
spettivamente per i maschi e per le
femmine. Nell’analisi della mortalità
per causa si fa riferimento all’anno
2006, ultimo anno per cui sono dispo-
nibili i dati definitivi per causa di de-
cesso. I quozienti più elevati di morta-
lità per 100mila abitanti, riferiti al-
l’anno 2006, sono quelli relativi alle
malattie cardiovascolari: 373,4 per il
totale della popolazione, 336,9 per i
maschi e 407,8 per le femmine. Come
noto, i tassi grezzi, calcolati rappor-
tando il numero dei decessi osservati
per la popolazione complessiva, seb-
bene rappresentino una misura della
frequenza reale del fenomeno nella
popolazione, risentono della struttura
per età della popolazione stessa. Valo-
ri più elevati dei quozienti osservati
nelle donne rispetto agli uomini sono
infatti dovuti alla struttura per età più
anziana delle prime rispetto ai secon-
di.
Al secondo posto tra le cause di de-
cesso si collocano i tumori (il 30,2 per
cento del totale dei decessi) con quo-
zienti per 100 mila abitanti pari a
336,9 per i maschi e 238,3 per le fem-
mine.
Al terzo posto si trovano i decessi per
malattie del sistema respiratorio i cui
quozienti hanno nel 2006 un valore
pari a 60,7 per 100 mila abitanti per la
popolazione totale, 71,3 per i maschi
e 50,6 per le femmine.
Per le cause di morte violenta si rileva
un tasso pari a 41,2 per 100mila abi-
tanti nel 2006, con valori più elevati
tra i maschi rispetto alle femmine:
51,3 per 100mila maschi contro 31,6
per le femmine.
Nei bambini e nelle bambine in età
compresa tra 1 e 14 anni i tumori e le
malattie cardiovascolari raggiungono
circa il 37 per cento, percentuale più
bassa di quella osservata per la popo-
lazione complessiva (circa il 70 per
cento). Negli adolescenti e nei giovani
adulti maschi (15-29 anni) tale pro-
porzione è ancora più ridotta (16,4 per
cento), in quanto l’elevato numero di
decessi in queste età è da ascrivere a
cause di natura violenta (65,1 per cen-
to del totale dei decessi maschili).
Nelle età centrali della vita (30-59 an-
ni) le principali cause di morte sono i
tumori (45,8 per cento), per i quali il
rapporto del numero assoluto dei de-
cessi in questa fascia di età è di 1,2, a
svantaggio dei maschi. Le malattie
cardiovascolari sono complessiva-
mente, per questa fascia di età, il 19,7
per cento. Al crescere dell’età i deces-
si riconducibili a malattie del sistema
circolatorio aumentano, sia in termini
assoluti (fino agli 89 anni di età) che
relativi e, tra gli anziani, costituiscono
la causa di morte più frequente. Tra
gli eventi fatali che si verificano nella
popolazione italiana oltre gli ottanta
anni, un decesso su due è riconducibi-
le a questo grande gruppo di cause
con una percentuale più elevata nelle
femmine rispetto ai maschi (52,7 per
cento contro 44,5). Un esame dei dati
a livello territoriale evidenzia una più
elevata mortalità nelle regioni del
Centro e del Nord rispetto a quelle del
Mezzogiorno.
La geografia della mortalità per causa
ha una particolare caratterizzazione
territoriale che vede le regioni del
Mezzogiorno con i livelli sostanzial-
mente più bassi per i tumori, sia per i
maschi sia per le femmine. Al contra-
rio, nel Nord e al Centro la mortalità
per queste cause è più elevata.
Per quanto riguarda invece le malattie
del sistema circolatorio la geografia
che si osserva è più variabile: valori
inferiori alla media nazionale si riscon-
trano sia in molte regioni del Mezzo-
giorno che in alcune regioni del Nord
mentre valori più elevati si registrano
più spesso nelle regioni del Nord e del
Centro.
Per quanto riguarda infine i decessi nel
primo anno di vita, l’analisi temporale
per gruppi di cause e sesso evidenzia
andamenti sostanzialmente decrescen-
ti. In particolare, nel 2006 si sono regi-
strati complessivamente 2.031 decessi.
www.istat.it
|NOVEMBRE 2009 t15 tt
ANNUARIO DELLA SALUTE
I laboratori pubblici e privatisono 17 ogni 100mila persone.
Nove pediatri ogni 10milabambini, 46mila medici di base
Sanità italiana
Tabagismo più diffuso tra coloroche hanno tra 25 e 34 anni.
Aumento di interruzioni volontariedi gravidanza per le donne giovani
ROMA - Aids, sempre più tardi si
sviluppa nelle donne e negli uomini
italiani la malattia sia perché le te-
rapie aiutano a mantenersi in vita
più a lungo sia perché ci si infetta
più avanti. Una situazione ancora
preoccupante, in Italia, è legata al
ritardo nella diagnosi di sieropositi-
vità, cioè l’aumento del numero di
persone che si accorgono di aver
contratto il virus solo quando esplo-
dono i sintomi della malattia.
Si registra, in tal senso, una percen-
tuale aumentata dal 21% nel 1996 al
60% nel 2008. Questo significa, in
particolare per quanti hanno acqui-
sito l’infezione per via sessuale, che
si ignora per molti anni la propria
sieropositività. Queste persone,
quindi, non entrano precocemente in
trattamento e adottano quelle pre-
cauzioni che potrebbero diminuire il
rischio di diffusione dell’infezione.
Se prima del 1997 i due terzi delle
persone con Aids erano tossicodi-
pendenti - dati “Aggiornamento
delle nuove diagnosi di infezione da
Hiv al 31 dicembre 2007 e dei casi
di Aids in Italia al 31 di-
cembre 2008” pubblicato
dal Centro nazionale
Aids -, nel 2007/08 que-
sta percentuale è scesa al
25% mentre i contatti
eterosessuali sono passati
nello stesso periodo dal
15 al 45%.
Gli stranieri rappresenta-
vano prima del 1993 il
3% dei casi di Aids se-
gnalati, nel 2008 sono ar-
rivati a superare la quota
del 22% e arrivano quasi
al 32% se ci si riferisce
alle nuove diagnosi di in-
fezione. Oggi il monito-
raggio si basa ancora su quelle po-
che realtà territoriali che hanno già
disposto un sistema affidabile per la
rilevazione e la raccolta dei dati.
Nel 2007 gli abitanti di regioni e
province in cui esiste un sistema di
sorveglianza rappresentavano solo
un terzo della popolazione totale
italiana. Dall’analisi di questi dati
emerge una apparente tendenza al-
l’aumento in alcune aree, soprattut-
to al Nord. Nel 2007 sono state se-
gnalate, dalle regioni e province
partecipanti, 1.679 nuove diagnosi
di infezione da Hiv in residenti, pari
a un’incidenza di 6,0 per 100mila
residenti. Se si proietta questa cifra
sulla popolazione nazionale, biso-
gna attendere oltre 5mila nuove dia-
gnosi all’anno.
Negli anni la proporzio-
ne di donne diagnosti-
cate sieropositive è au-
mentata: il rapporto ma-
schi/femmine, che era
di 3,5 nel 1985, è di-
ventato di 2,5 nel 2007.
Si rileva anche in que-
sto caso un aumento
dell’età al momento
della diagnosi di infe-
zione (passata da 26 an-
ni per i maschi e 24 an-
ni per le femmine nel
1985 a, rispettivamente,
37 e 33 anni nel 2007).
Tra la popolazione im-
migrata, infine, si regi-
stra la più preoccupante tendenza a
ritardare la diagnosi: in oltre il 70%
dei casi ricevono una diagnosi di
Aids meno di sei mesi dopo il primo
test Hiv positivo. Nella popolazione
generale questa percentuale è del
59,7% nel 2007 (era del 20% nel
1996) e riguarda soprattutto coloro
che si infettano per via sessuale, sia
etero sia omo.
AUMENTO DI DONNE SIEROPOSITIVELa terapie aiutano a mantenersi in vita più a lungo, ma in Italia c’è ancora ritardo nella diagnosi
|NOVEMBRE 2009 t18 tt
ALLARME AIDS
La celiachia, perchèla definiamo un iceberg?
Le diagnosi di celiachia in Italia sonooggi fra 85 e 90 mila. Secondo i dati epi-demiologici, in realtà, è celiaco 1 indivi-duo ogni 100 - 150. Ciò significa che, solo in Italia, i celiacisono almeno 400.000. Molto lavoro,quindi, resta ancora da fare sul frontedelle diagnosi.Aumentarle, attraverso una sempre piùdiffusa conoscenza della celiachia, è fragli obiettivi primari di AIC.
Le attività
Le attività della Federazione si dividonoin due aree:
• FOODsi riferisce a tutte le iniziative ed i progetticonnessi alla dieta del celiaco;• NON FOODcomprende tutte le attività gestionali, dicomunicazione e relazione con le istitu-zioni, le aziende e gli altri interlocutori di
AIC, l'attività del Comitato Scientifico Na-zionale.
I risultati
In questi primi trent’anni (1979-2009) diattività, AIC attraverso la sensibilizza-zione delle istituzioni pubbliche, ha favo-rito l’adozione di importantiprovvedimenti a favore dei celiaciitaliani:• erogazione gratuita dei prodotti diete-tici (1982);• esenzione per la diagnosi e tratta-mento in quanto malattia rara (1982);• diritto al pasto senza glutine nelle strut-ture pubbliche (2005);• riconoscimento dell’importanza deltema dell’alimentazione fuori casa senzaglutine (2005);• approvazione del Protocollo di dia-gnosi e monitoraggio per la celiachia(2008).Solo per citarne alcuni.
Per facilitare e rendere più sicuro il repe-rimento degli alimenti senza glutine, rea-
lizziamo il Prontuario AIC degli Alimenti econcediamo in licenza d’uso il marchio“spiga barrata” ai prodotti così immedia-tamente identificati come idonei al con-sumo da parte dei celiaci.Per limitare i disagi del celiaco fuoricasa, AIC ha selezionato oltre 2.000 lo-cali tra ristoranti, pizzerie, alberghi, gela-terie, navi da crociera che conoscono laceliachia e possono fornire pasti per ce-liaci.
Cosa si fa per i celiaci e le loro famiglie?
Il celiaco che si rivolge all’AIC della pro-pria Regione trova:
• la necessaria assistenza per seguireuna corretta alimentazione senza glutinee gestire, all’interno della famiglia, la dia-gnosi di celiachia;• le informazioni sulle procedure regio-nali e territoriali rispetto all’assistenza sa-nitaria del celiaco;• le pubblicazioni AIC (Prontuario AICdegli Alimenti, Vademecum, il periodico
Celiachia Notizie e i materiali informativiregionali);• l’aggiornamento periodico sulle attivitàassociative e i provvedimenti legislativiche interessano la celiachia;• i progetti atti a migliorare la qualitàdella vita del celiaco;• tutte le novità del mercato alimentare;• gli ultimi progressi della ricerca scienti-fica.
Cosa puoi fare tu?
Anche tu puoi fare molto per la comunitàdei celiaci:• associandoti all’AIC della tua regione,contribuirai ad accrescere le sue attivitàassociative e la capacità di rappresen-tare i celiaci italiani;• scegliendo AIC per il tuo 5 X mille einvitando anche i tuoi amici a destinareil 5 X mille ad AIC per finanziare i nostriprogetti, ricorda sempre il Codice Fi-scale 11359620157;• donando parte del tuo tempo, pre-stando volontariato presso la sede regio-nale più vicina a te, ti aspettiamo.
Fase1, il nuovo sviluppo dei farmaciPIANO PARTECIPATO DALLA REGIONE SARDEGNA
|NOVEMBRE 2009 t20 tt
SPERIMENTAZIONE CLINICA
CAGLIARI - All’Ospedale “G.
Brotzu” progetto di sperimenta-
zione clinica di Fase Uno, primo di
questo tipo in un’azienda ospeda-
liera pubblica in Italia. Un piano
interamente partecipato dalla Re-
gione Sardegna attraverso la so-
cietà Fase Uno Srl che prevede lo
sviluppo di linee di farmaci a par-
tire dalla creazione e brevettazione
di nuove molecole fino alla speri-
mentazione cli-
nica su volontari
sani che saranno
ospitati all’interno
di un apposito re-
parto dell’Azienda
Ospedaliera ca-
gliaritana.
Localizzata al-
l ’ u n d i c e s i m o
piano, l’Unità di
Ricerca Clinica
(Urc) rientra al-
l’interno della se-
conda linea
operativa del Pro-
getto Fase Uno,
quella dedicata
alla sperimenta-
zione clinica.
Questa prevede at-
traverso l’applicazione di rigorosi
protocolli e l’interazione costante
fra l’unità di Trial Management lo-
calizzata a Pula e l’Urc dell’ospe-
dale cagliaritano, la
sperimentazione su nuovi farmaci
realizzando studi di ricerca clinica
di Fase I e II A.
L’Urc occupa un’area di circa 300
metri quadri, in cui trovano spazio
12 posti letto con 6 postazioni per
il monitoraggio in continuo con
Ecg, pressione arteriosa, frequenza
cardiaca, temperatura corporea e
saturazione arteriosa di ossigeno
con possibilità di visualizzazione
centralizzata dei parametri vitali in
tempo reale.
Sono presenti un laboratorio attrez-
zato, una sala prelievi ed un ambu-
latorio/medicheria con
elettrocardiografo e sistema di
prove per test da sforzo, Holter car-
diaco, defibrillatore.
Così come stabilito dalla conven-
zione quadro triennale (2009-11)
stipulata fra l’Azienda Ospedaliera
“G.Brotzu” e Fase Uno srl saranno
messi a disposizione: una struttura
clinica, perfettamente inserita nel
contesto ospedaliero, correttamente
dimensionata per lo svolgimento
della strumentazione clinica di
Fase I sull’uomo; prestazioni di-
rette al reparto da parte di perso-
nale medico ed infermieristico
dedicato; servizi specialistici di la-
boratorio e di farmacia; servizi da
strutture interne (consulenze medi-
che specialistiche, dietologia, cate-
ring, smaltimento rifiuti); servizi
medici generali; servizi di emer-
genza medica; fornitura materiali
da consumo. Fase 1 si avvale inol-
tre delle attività e dei pareri del Co-
mitato Etico dell’AO “Brotzu”.
Fase 1 Srl è il primo centro pub-
blico italiano di ricerca farmacolo-
gica preclinica. Totalmente
partecipata dalla Regione Sarde-
gna, nasce in collaborazione con
l’Istituto superiore di sanità e
l’Agenzia italiana del farmaco.
La nuova società ha l’obiettivo di
finanziare lo sviluppo di nuovi
agenti a potenziale elevata effica-
cia farmacologica proposti da gio-
vani ricercatori, università,
strutture no profit e neonate piccole
e medie imprese, attraverso la spe-
rimentazione della loro validità
prima preclinica e successivamente
su volontari sani e pazienti oncolo-
gici.
Alla presentazione del progetto il
12 novembre a Cagliari c’erano -
insieme ai rappresentanti delle isti-
tuzioni locali e ai managements
dell'Azienda “Brotzu” e di Sarde-
gna Ricerche - tutti i big della sa-
nità e della farmaceutica italiana:
Sergio Dompè, presidente di Far-
mindustria; Roberto Gradnik,
presidente di Assobiotech;
Guido Rasi, direttore generale
Aifa, Enrico Garaci, presi-
dente dell'Istituto superiore di
sanità, Giovanni Biggio, pre-
sidente del Comitato Scienti-
fico di Fase Uno.
«Si tratta di un rilevante pro-
gresso pratico della ricerca e
di una novità assoluta a livello
nazionale – ha detto Biggio –
dato che per la prima volta
sarà possibile verificare le ef-
fettive potenzialità di mole-
cole promettenti ma
difficilmente sviluppabili au-
tonomamente da chi è riuscito a
scoprirle per mancanza di fondi
economici che adesso saranno ga-
rantiti proprio dalla partnership fi-
nanziaria con Fase 1.
La struttura disporrà annualmente
di quattro milioni di euro di fondi
pubblici che consentiranno di spe-
rimentare fino a tre o quattro nuovi
farmaci ogni dodici mesi».
«La progettazione e la realizza-
zione del Reparto Fase 1 rappre-
senta un evento di importanza
rilevante per lo sviluppo della ri-
cerca biomedica – ha aggiunto Ga-
raci –. Si tratta di uno schema di in-
terazione pubblico-privato capace
di fare da volano sia alla ricerca
che all’economia, una sorta di ven-
ture capital pubblico capace di in-
nescare un circuito virtuoso per la
traduzione clinica dei risultati della
ricerca.
Mettere a disposizione un intero re-
parto per favorire la sperimenta-
zione clinica di Fase I, quella più
deficitaria nel nostro Paese, signi-
fica infatti sbloccare quel processo
che impedisce il trasferimento tec-
nologico della ricerca, negandone
il suo aspetto più vitale e cioè le
sue ricadute sia terapeutiche che
economiche».
Dal punto di vista pratico questa at-
tività di Fase 1 verrà organizzata
dalla Linea Sviluppo che promuove
lo sviluppo di nuovi agenti diagno-
stici e terapeutici dalle ultime fasi
di ricerca preclinica sino alle prime
sperimentazioni cliniche nel-
l’uomo.
La procedura prevede la pubblica-
zione periodica di avvisi nazionali
rivolti sia alle strutture no profit sia
alle piccole e medie imprese. L’in-
tento è quello di coinvolgere tutte
le eccellenze presenti nella Peni-
sola.
Si tratta di bandi di concorso fina-
lizzati a individuare, selezionare,
sviluppare e portare verso le fasi
cliniche agenti di maggiore inte-
resse diagnostico e terapeutico.
L’obiettivo è quello di creare va-
lore aggiunto portando brevetti di
alto interesse ad un livello ulteriore
di sviluppo, preferibilmente fino
alla Fase I.
Sono attualmente cinque i prodotti
di potenziale interesse in esame: un
antibiotico, un antinfettivo, due
molecole sviluppate dal Cnr di
Roma e una dall’Università di Ge-
nova.
L'Azienda Ospedaliera “Brotzu”,
riconosciuta tale con decreto del
presidente della Giunta regionale
del 1996, ospita al suo interno
l'Ospedale San Michele, nosoco-
mio di alta specializzazione e di ri-
lievo nazionale.
L'Ospedale è una grande impresa a
disposizione degli oltre trentamila
pazienti ricoverati annualmente nei
630 posti letto.
La struttura, circondata in ogni sua
parte da ampi spazi verdi e nume-
rosi parcheggi, è costituita da un
moderno immobile monoblocco ar-
ticolato su 14 piani, che dispone di
circa 600 posti letto.
www.aobrotzu.it
Al “Brotzu” novità assoluta per la ricercaa livello nazionale. Quattro milioni di euro l’anno
La struttura ospedaliera“G. Brotzu” di Cagliari
www.italiainweekend.itSFOGLIALO SU
www.italiainweekend.itSFOGLIALO SU
di Antonio Di Filippou
ROMA - Più sicurezza per i pazienti e
minori costi per il Servizio sanitario na-
zionale con la figura del direttore delle
tecnologie negli Ospedali italiani. L’in-
troduzione nei nosocomi di una figura
del genere che possa garantire una ge-
stione sicura, economica e appropriata
del patrimonio tecnologico durante
l’intero ciclo di vita delle apparecchia-
ture biomedicali, rappresenta una ga-
ranzia per la sicurezza dei pazienti, un
importante impulso alla modernizza-
zione delle dotazioni diagnostiche e te-
rapeutiche, nonché un’arma efficace
per l’ottimizzazione delle risorse eco-
nomiche del Ssn.
Una proposta da anni portata avanti con
determinazione dall’Associazione ita-
liana ingegneri clinici (Aiic) e che ora
trova nel Governo, attraverso le parole
espresse recentemente dal viceministro
alla Salute, Ferruccio Fazio, un impor-
tante riconoscimento. Il direttore delle
tecnologie garantirebbe la gestione del-
le tecnologie sanitarie coordinando cor-
rettamente i rapporti con le industrie
produttrici di dispositivi medici per la
manutenzione e la valutazione dell’effi-
cienza delle apparecchiature biomedica-
li per renderle sempre più al servizio
delle esigenze cliniche dei pazienti.
«Finalmente è stata colta l'importanza
di istituire una direzione strategica per
l'Health Technology Management che
abbia la responsabilità della gestione
del patrimonio tecnologico biomedico
aziendale, strumento ormai fondamen-
tale per produrre sanità e garantire ai
cittadini cure appropriate. Tale ricono-
scimento evidenzia come alla gestione
delle tecnologie venga data una impor-
tanza strategica sia in funzione della
miglior efficienza delle attività sanitarie
che della modernizzazione ed innova-
zione del Servizio sanitario nazionale
elevandola ad attività core», commenta
Pietro Derrico, presidente di Aiic e re-
sponsabile del Servizio di ingegneria
clinica dell’Ospedale Pediatrico “Bam-
bino Gesù” di Roma.
«A complemento di tale lodevole e lun-
gimirante iniziativa del Governo auspi-
chiamo realmente che le Istituzioni cen-
trali e regionali - continua Derrico -
possano quanto prima sostenere il per-
corso di riconoscimento istituzionale
dell'ingegnere clinico, figura professio-
nale unica in sanità e che opera anche in
Italia da oltre 30 anni. Tale nuova pro-
fessione, infatti, caratterizzata da cono-
scenze cliniche e tecnico-gestionali con
formazione accademica in Ingegneria
Biomedica e specializzazione in Inge-
gneria Clinica, non solo risulta ormai
indispensabile in tema di sicurezza del
paziente per il contenimento del rischio
tecnologico ma anche per contribuire
alla qualità e all’appropriatezza delle
cure».
di Mario Perrinou
Ingegneri in camice bianco,più sicurezza per i malati
Proposta da anni portataavanti dall’Aiic. Ora c’èil riconoscimento da partedel viceministro Fazio
|NOVEMBRE 2009 t21 tt
BUONA SANITÀ
Pietro Derrico, presidente Aiic
Spese alle stelle per Campania, Sicilia e PugliaLA “SCATOLA NERA” DELLE DIFFERENZE REGIONALI NEL QUADERNO CERM
di Ariel Marinou
|NOVEMBRE 2009 t22 tt
LA DENUNCIA
ROMA - “La spesa sanitaria pubblica in
Italia: dentro la "scatola nera" delle diffe-
renze regionali”. Nel Quaderno Cerm
(Competitività regolazione mercati) n. 2
del 2009. Questo documento presenta la
prima release del modello “SaniRegio” per
l’analisi la spesa sanitaria pubblica nelle
Regioni italiane. Lo studio evidenzia
quanta parte della spesa possa trovare giu-
stificazione, da un lato, nelle caratteristiche
demografiche, economiche e sociali e nella
dotazione di capitale fisico e umano e, dal-
l’altro, nel livello qualitativo delle presta-
zioni e dei servizi erogati ai cittadini.
Alcune Regioni con spesa effettiva infe-
riore alla media Italia dovrebbero, in realtà,
collocarsi a livelli ancora più bassi se si
considera la spesa standardizzata.
Questo è vero per quasi tutte le Regioni del
Sud e Isole. Per il Lazio, che ha una spesa
effettiva superiore alla media Italia, la stan-
dardizzazione conferma che la sovraspesa è
ingiustificata. Anche due Regioni del Nord,
il Trentino-Alto Adige e la Liguria, fanno
registrare scostamenti significativi dallo
standard. Nel complesso emerge il “clas-
sico” dualismo italiano: da un lato, il Cen-
tro-Nord con scostamenti dallo standard
relativamente contenuti e, dall’altro, il Sud
e Isole, con scostamenti tra le 5 e le 10
volte rispetto allo scostamento medio del
Centro-Nord.
Quando si include la qualità nell’analisi, il
divario tra spesa effettiva e spesa standar-
dizzata potrebbe o ampliarsi (nonostante la
sovraspesa, la Regione non offre qualità),
oppure riassorbirsi (la sovraspesa è spie-
gata da una maggiore qualità delle presta-
zioni sanitarie regionali).
Nel Quaderno si costruisce anche la fron-
tiera efficiente per la fornitura di presta-
zioni sanitarie; la frontiera definisce, per
ogni livello di sovraspesa rispetto allo stan-
dard, il livello di qualità che dovrebbe es-
sere assicurato; ovvero, per ciascun livello
di qualità, lo scostamento dalla spesa stan-
dard necessario e sufficiente per raggiun-
gerlo.
L’analisi evidenzia che 9 Regioni dovreb-
bero operarsi per una riduzione a doppia
cifra della spesa pro-capite. Nella quasi to-
talità dei casi, si tratta di Regioni del Mez-
zogiorno, tranne il Lazio, il Trentino-Alto
Adige e la Liguria.
Le Regioni a maggior sovraspesa sono la
Campania (+32%), la Sicilia (+24,7%) e la
Puglia (+23%). Il Lazio spende oltre il 17%
in più del necessario, analogamente al
Trentino Alto Adige, mentre la Liguria
sfora di oltre il 14%. Basilicata (9%), Valle
d’Aosta (9%) e Sardegna (6,2%) dovreb-
bero realizzare riduzioni minori, ma co-
munque significative.
Delle prime 8 Regioni per ampiezza della
correzione di spesa necessaria, 6 sono at-
tualmente coinvolte in piani di rientro:
Campania, Sicilia, Lazio, Liguria, Abruzzo,
Molise. Se si escludono il Lazio (accomu-
nabile al Mezzogiorno nelle performance),
Trentino-Alto Adige e Liguria (che, nono-
stante, di buon ranking nella qualità, spen-
dono troppo per ottenerla), il Centro-Nord
fa registrare livelli di spesa non particolar-
mente distanti dai livelli stimati come effi-
cienti. Toscana, Veneto, Emilia-Romagna,
Marche, Lombardia e Piemonte dovrebbero
operarsi per riduzioni inferiori al 3%; men-
tre Friuli-Venezia Giulia e Umbria sono ou-
tlier in positivo e guidano il
posizionamento della frontiera.
Nel complesso, si conferma il quadro di un
Paese spaccato in due, con le Regioni del
Centro-Nord attestate su livelli di effi-
cienza e di qualità della spesa che appaiono
significativamente più elevati rispetto alle
Regioni del Mezzogiorno.
L’analisi evidenzia un elemento di rilievo:
le Regioni che più sono lontane dalla fron-
tiera efficiente sono anche quelle che ero-
gano prestazioni di qualità inferiore.
Sovraspesa e bassa qualità vanno di pari
passo, due facce della stessa medaglia.
Leggendo tali risultati anche sul piano ma-
croeconomico, in termini di spesa sanitaria
pubblica aggregata e di sua incidenza sul
Pil si arriva a questa conclusione: se tutte le
Regioni fossero posizionate sulla frontiera
di spesa efficiente, la spesa sanitaria com-
plessiva nazionale in carico alle Regioni
nel 2007, invece che pari a 103.092,98 mi-
lioni di euro, si sarebbe potuta collocare a
un livello di 91.994,24 milioni; mentre
quella del 2008, invece che pari a
106.104,10 milioni, sarebbe stata di
94.824,95 milioni. I risparmi di spesa sa-
rebbero ammontati rispettivamente a 11,1
e 11,3 miliardi di euro, pari allo 0,72% di
Pil all’anno.
Se le Regioni si fossero fatte trovare sulla
frontiera efficiente, nel biennio 2007-2008
si sarebbero risparmiate risorse pari a 1,5
punti percentuali di Pil.
Le grandezze che emergono sottolineano
due aspetti. Da un lato, l’urgenza di avviare
il percorso di convergenza e di portarlo a
compimento senza interruzioni, guada-
gnando credibilità alla governance. Dal-
l’altro, la necessità di affidarsi a regole di
perequazione interregionale delle risorse
per i livelli essenziali di assistenza il più
possibile semplici, trasparenti e di facile in-
serimento nei processi decisionali e nella
tempistica dei documenti di finanza pub-
blica. L’ampiezza della distanza che separa
alcune Regioni dal benchmark suggerisce
che, alla ricerca di formule di perequazione
teoricamente perfette e immutabili nel
tempo, si sostituisca un approccio empirico
e induttivo, per far sì che le Regioni siano
responsabilizzate sul fronte della spesa e
della qualità degli output con un’accelera-
zione significativa del processo di conver-
genza.
Il sistema di benchmarking tra Regioni ita-
liane proposto da “SaniRegio” potrebbe,
perfezionato e integrato da una batteria di
indicatori chiave, sostenere un sistema di
perequazione basato sulla riduzione delle
differenze di Prodotto interno lordo pro-ca-
pite, e affiancato da programmi di investi-
mento sotto una regìa centralizzata per la
realizzazione delle infrastrutture e il mi-
glioramento della dotazione strumentale.
www.cermlab.it
Friuli-Venezia Giulia e Umbria outlier in positivo per gestione sanitaria. Fotografia di un Paese spaccato
Renzo Tondo, presidente
della Regione Friuli-Venezia Giulia.
Maria Rita Lorenzetti, numero uno dell’Umbria
(a destra).Antonio Bassolino,
governatore campano (sotto)
RAVENNA - Nel corso degli ultimi
anni si è prevalentemente distinto
in regione - ma anche fuori da quei
confini - per la qualità, l’efficacia
e la numerosità degli interventi or-
topedici. Questo dato gli ha per-
messo di sviluppare al suo interno
un Centro di Fisioterapia capace di
soddisfare ogni tipo di problemati-
ca riabilitativa. Stiamo
parlando dell’“Ospedale
Privato San Francesco” di
Ravenna.
Il Centro, recentemente
rinnovato nei suoi locali,
offre fisioterapisti qualifi-
cati e preparati, in accordo
con le strutture della città,
propone anche corsi di
ginnastica in acqua, per in-
crementare le proprie cure
ortopediche e sfruttare a
pieno tecniche innovative
che aiutano il paziente a
un recupero ottimale.
Tecar terapia, tens, ionofo-
resi, ultrasuoni, elettrosti-
molazione, laser Co2, laser
alta potenza, ginnastica in
acqua, ginnastica postura-
le, massaggi e bendaggi,
terapia manuale: i tratta-
menti effettuati dai medi-
ci-specialisti dell’Ospeda-
le. La professionalità dei
fisioterapisti può essere richiesta
anche a domicilio.
La prima seduta sarà di carattere
valutativo; nel caso si ritenga ido-
nea la fisioterapia domiciliare, si
procederà alla programmazione
riabilitativa. Un servizio che ri-
sponde alle esigenze di post-opera-
ti, anziani e momentaneamente a
chi non è autosufficiente.
Per raccontare la storia di questa
struttura ospedaliera dell’Emilia-
Romagna bisogna partire dall’anno
1942 quando una famiglia del cir-
condario di Ravenna, i Guerra, ac-
quistò una casa di civile abitazione
che trasformò in clinica, con una
disponibilità iniziale di 20 posti
letto.
L’indirizzo fu fin dall’inizio poli-
specialistico. Immediatamente do-
po che ebbero inizio le attività, la
Casa di Cura fu occupata dalle
truppe tedesche, cui si avvicenda-
rono, subito dopo, quelle america-
ne, che la lasciarono soltanto nel
maggio del 1945.
I due fratelli Guerra, Ettore e
Guerrino, si improvvisarono mu-
ratori e manovali e, aiutati dai
genitori, rimisero in sesto quanto
restava dopo 20 mesi di occupa-
zione, alla quale erano seguiti
bombardamenti e cannoneggia-
menti da parte di entrambi i con-
tendenti. Nel frattempo, la fine
delle ostilità aveva riportato a
casa i reduci, e il primo nucleo
di personale paramedico fu co-
stituito proprio da chi, durante la
guerra, aveva avuto la ventura di
occuparsi di sanità. Tornò dalla
prigionia il dottor Vangelista,
che era stato il direttore sanitario
per i pochi giorni iniziali, e che,
da allora tenne l’incarico fino alla
fine del 1982.
Intanto il nucleo iniziale della cli-
nica era cresciuto un po’ alla volta,
fino a raggiungere la capienza at-
tuale di 118 posti letto. Il “San
Francesco” è una struttura sanitaria
privata polispecialistica e accredi-
tata con il Servizio sanitario nazio-
nale. La clinica dal 1942
persegue, quale fine
principale, quello di for-
nire una risposta qualifi-
cata alle esigenze sanitarie del-
l’utenza ravennate, emiliana-roma-
gnola e proveniente da ogni regio-
ne d’Italia. Chi sceglie l’Ospedale
può contare su una lunga esperien-
za nel settore sanitario, su una
struttura recentemente rinnovata e
in costante crescita, sulla profes-
sionalità e cortesia del personale
altamente qualificato e sulla parti-
colare attenzione ai servizi di ospi-
talità.
Ancora oggi, a quasi settant’anni
dall’inizio delle
attività, a gestire
l’“Ospedale Pri-
vato San France-
sco” sono i di-
scendenti di
quella stessa fa-
miglia Guerra e
ancora attual-
mente cercano
di farlo con lo
spirito di fami-
liarità e profes-
sionalità che da
sempre la con-
t r a d d i s t i n g u e .
L’Ospedale è si-
tuato nelle vici-
nanze della sta-
zione ferroviaria
di Ravenna, più
precisamente nelle immedia-
te adiacenze del cavalcavia
della stazione ferroviaria.
Seguendo le mura della città,
erette a difesa della antica
Rocca Brancaleone, si giunge
di fronte a uno degli ingressi
della struttura ospedaliera
che si apre sulla circ. San
Gaetanino.
La tipologia dei ricoveri (ac-
creditati dal Servizio sanita-
rio nazionale): medicina e
lungodegenza, ortopedia, te-
rapia del dolore, oculistica.
chirurgia generale, medicina
e lungodegenza, chirurgia
estetica.
www.opsanfrancesco.it
Al “San Francesco” il top dell’ortopedia
|NOVEMBRE 2009 t23 tt
ECCELLENZA PRIVATA
DALLE MACERIE DELLA SECONDA GUERRA,A RAVENNA UNA CLINICA ALL’AVANGUARDIA
Il dottor Pantaleo Romanelli presenta il nuovo protocolloall’European Protocol Development Committee di Milano
Cyberknife per curarela cefalea a grappolo
UN ROBOT CHE INVIA RADIAZIONI MIRATE
di Anselmo Tagliacozziu
|NOVEMBRE 2009 t24 tt
NEUROCHIRURGIA
POZZILLI (ISERNIA) - Il Cy-
berknife per curare la cefalea a
grappolo. Il nuovo protocollo per
il trattamento di forme gravi di
cefalea a grappolo resistenti alla
terapia medica è stato presentato
all’European Protocol Develop-
ment Committee della Cyberkni-
fe Society dal dottor Pantaleo
Romanelli, esperto di neurochi-
rurgia funzionale dell’Irccs Neu-
romed (Istituto neurologico me-
diterraneo) di Pozzilli (Isernia),
durante la riunione dei maggiori
esperti del settore che si è svolta
a Milano.
Il protocollo si basa sull’utilizzo
del Cyberknife, un robot radio-
chirurgico capace di inviare fasci
sottili di radiazioni su specifici
bersagli intracranici con preci-
sione sub-millimetrica, per fron-
teggiare una patologia che incide
sensibilmente sulla qualità della
vita di coloro che ne sono affetti.
Tale robot fino a ora è stato uti-
lizzato per il trattamento non in-
vasivo di tumori intra ed extra-
cranici con ottimi risultati, ma
ampie sono le sue potenzialità. Il
professor Romanelli, applicando
la tecnologia Cyberknife nel trat-
tamento di casi severi di cefalea
a grappolo resistenti alla farma-
coterapia, ha selezionato come
bersaglio del trattamento il gan-
glio sfenopalatino, una struttura
nervosa della faccia coinvolta
nella genesi della cefalea a grap-
polo.
Il trattamento è efficace, del tutto
non invasivo e presenta rischi
molto contenuti - comunicano da
Neuromed -. In seguito alla pre-
sentazione di tale protocollo di
trattamento, la Cyberknife Socie-
ty ha incaricato Romanelli di co-
ordinare uno studio multicentrico
internazionale al fine trattare ca-
si selezionati di cefalea a grap-
polo con questa nuova metodica.
L’esperto del Neuromed ha già
avuto un ruolo importante nello
sviluppo di nuove indicazioni del
Cyberknife, soprattutto per il
trattamento della nevralgia del
trigemino che viene eseguito
concentrando circa 200 fasci di
radiazioni sottili 5 mm sul nervo
trigemino in modo da ottenere
una remissione della sintomato-
logia dolorosa.
Il trattamento nevralgia trigemi-
nale con questa innovativa meto-
dica è stato oggetto di un recente
studio multicentrico internazio-
nale coordinato proprio dal dot-
tor Romanelli e riportato sulla
prestigiosa rivista Neurosurgery.
PRIMO
A SPERIMENTARE
CYBERKNIFE
Il professore è stato il primo a
eseguire i primi 10 trattamenti
Cyberknife per la nevralgia tri-
geminale presso la Neurochirur-
gia della prestigiosa dell’Univer-
sità di Stanford. L’esperto ha la-
vorato come Clinical Assistant
Professor nel Dipartimento di
Neurochirurgia della Università
di Stanford, collocata nel cuore
della Sylicon Valley, California,
dove ha assistito e partecipato al-
lo sviluppo del Cyberknife in-
ventato dal professor John Adler.
Neuromed tra le cento eccellenze
segnalate dall’Eurispes nel III
Rapporto "Nostra Eccellenza,
Cento casi di successo del siste-
ma Italia". L'importante ricono-
scimento è motivo di vanto non
solo per l'Istituto ma per la re-
gione molisana che, per la prima
volta, è presente nel Rapporto
con tre realtà imprenditoriali di
grande valore. Una conquista per
l’Istituto Neurologico Mediterra-
neo, ma anche per il Molise, che
per la prima volta ha visto la se-
gnalazione di un’istituzione pri-
vata impegnata nella ricerca tra-
slazionale.
STRUTTURA
DELL'ISTITUTO
La struttura è stata concepita per
garantire la massima integrazio-
ne fra attività assistenziali ed at-
tività di ricerca. Neuromed è or-
ganizzato in dipartimenti clinico
scientifici i quali coordinano le
attività delle Unità Operative
Complesse che si sviluppano al-
l'interno di aree funzionali. Con-
siderata la caratteristica speciali-
stica monotematica dell'istituto il
processo di dipartimentalizzazio-
ne assume caratteristiche pecu-
liari: esso si realizza nel coordi-
namento di specifiche specializ-
zazioni o meglio di super-specia-
lizzazioni che hanno una loro au-
tonomia di attività scientifica e
clinica.
Alle divisioni di degenza e agli
ambulatori afferiscono prevalen-
temente pazienti che hanno già
avuto contatti con presidi sanitari
ospedalieri ed extra-ospedalieri
di primo livello. I servizi, strut-
ture trasversali che operano su
richiesta dei reparti e degli am-
bulatori svolgendo attività dia-
gnostica e di monitoraggio tera-
peutico, sono dotati delle più
moderne tecnologie continua-
mente aggiornate grazie anche
all'attività di ricerca scientifica
ad essi collegata.
www.neuromed.it
La sede ospedalieradel Neuromed di Pozzilli,in provincia di Isernia
Monsignor Zimowski: disabilità che colpisce 1 milione e 300mila individui tra i cattolici
EFFATÀ, LA PERSONA SORDA NELLA CHIESACITTÀ DEL VATICANO - "Effatà! La
Persona sorda nella vita della Chiesa" nel-
la XXIV Conferenza Internazionale pro-
mossa dal Pontificio Consiglio per gli
Operatori Sanitari (per la Pastorale della
Salute). I problemi di chi non ha udito
spiegato da monsignor Zygmunt Zimow-
ski, presidente del Pontificio Consiglio
per gli operatori sanitari (per la Pastorale
della Salute).
INTERVENTO
DI MONSIGNOR
ZYGMUNT ZIMOWSKI
Sono oltre 278 milioni nel mondo le per-
sone con un deficit uditivo tale da com-
prometterne una soddisfacente partecipa-
zione alla vita sociale, a partire dall'educa-
zione scolastica, l’inserimento nel mondo
del lavoro così come il crearsi una fami-
glia. Tra questi, oltre 59 milioni sono af-
fetti da sordità totale. Sempre secondo le
statistiche ufficiali, uno ogni mille bambi-
ni nati nei Paesi ad alto reddito è afflitto
da ipoacusia. Un dato già grave che addi-
rittura raddoppia nelle zone del pianeta
meno economi-
camente avan-
zate e dove, a
tutt'oggi, ritro-
viamo ben l'80
percento del to-
tale delle perso-
ne non udenti.
Ciò è dovuto
alla mancanza
di interventi ne-
cessari quanto
t e m p e s t i v i ,
dunque alla
mancanza di
sufficienti in-
frastrutture sanitarie e di mezzi per l'ac-
quisto dei farmaci o dei vaccini. Un esem-
pio è dato dalla rosolia che, se contratta
dalla gestante, può comportare la sordità
per il nascituro.
D'altro lato l'ipoacusia è una disabilità non
appariscente, ci si accorge di una persona
sorda solamente quando si stabilisce un
contatto ravvicinato. Le conseguenze so-
no più negative che positive soprattutto da
quando il mondo ha iniziato a superare i
pregiudizi e le
superstizioni le-
gati alle disabili-
tà fisiche. Le ri-
cadute sono no-
tevoli quanto
inevitabili sulla
vita della Chiesa
Cattolica, della
quale si stima
facciano parte
circa un milione
e trecentomila sordi. Ciò sia in termini di
difficoltà per loro a partecipare pienamen-
te, con conseguente impedimento alla loro
possibilità di crescita nella vita spirituale e
nella pratica religiosa, sia per la mancanza
del loro contributo in termini di vitalità e
ricchezza della Chiesa stessa.
In occasione del Giubileo del 2000, Sua
Santità Papa Giovanni Paolo II esortava
ancora a trovare "lo spazio per i disabili"
e, sebbene vi siano diverse realtà ecclesia-
li e del volontariato che già si occupano
con grande perizia e impegno di questo
particolare settore, si sente la necessità di
promuoverlo e migliorarlo fino a raggiun-
gere una reale integrazione delle persone
sorde. Ecco da dove nasce l'esigenza della
XXIV Conferenza Internazionale organiz-
zata dal nostro Pontificio Consiglio per gli
Operatori Sanitari dedicata al tema: "Effa-
tà! La persona sorda nella vita della Chie-
sa".
L'iniziativa tenuta in Vaticano ha richia-
mato una ricca e variata adesione sin dal
momento del suo annuncio.
Presenti ben 498 persone, consacrate e
non e delle quali 89 sorde, in rappresen-
tanza di 67 Paesi del mondo. Tre giorni di
incontro con al centro: "Le persone sorde
nel mondo tra passato e presente", "Il
mondo psicologico delle persone sorde",
gli "Aspetti medici della sordità", e le
"Esperienze dal mondo della sordità".
Con l'udienza concessa da Sua Santità Pa-
pa Benedetto XVI, approfonditi anche:
"La famiglia e le persone sorde" e la "Pa-
storale con le persone sorde".
www.vatican.va
di Ariel Marinou
|NOVEMBRE 2009 t25 tt
IPOACUSIAwww.italiainweekend.it
SFOGLIALO SUwww.italiainweekend.it
SFOGLIALO SU
PapaBenedetto XVI
«IMPOSSIBILE PROGRAMMAREAZIONI PER MINORI DISABILI»
ROMA - «In Italia impossibile pro-
grammare azioni per i bambini di-
sabili». Forte la denuncia dell’An-
ffas (Associazione nazionale fami-
glie di persone con disabilità intel-
lettiva e/o relazionale) per il Ven-
tennale della Convenzione Onu sui
diritti dell’infanzia. Nell’analisi
dell’Anffas: mancano i dati sulle
diagnosi, sugli strumenti, sulle fa-
miglie. La 104 è superata: non c’è
un progetto sulla disabilità evoluti-
va e non si vedono cambiamenti al-
l’orizzonte.
Non esiste in Italia alcuna raccolta
dati sulla situazione dei bambini
con disabilità fra zero e cinque an-
ni, il che rende di fatto impossibile
una seria programmazione sulle
azioni da compiere. A ricordare la
situazione particolare dei bambini
con disabilità, nel giorno in cui si è
celebrato il ventennale della Con-
venzione Onu sui diritti dell'infan-
zia, è stata l’Anffas, una delle 86
associazioni che compongono il
Gruppo Crc (Convention on the
rights of the child) che ha fotogra-
fato lo stato di attuazione della
Convenzione in un Rapporto, cu-
rando in modo specifico il paragra-
fo dedicato a salute e disabilità ed
evidenziando le numerose criticità
che riguardano i bambini e i ragazzi
con disabilità del nostro Paese.
Dall’Associazione sostengono «che
i temi ancora scoperti, per i quali
cioè non sono state trovate soluzio-
ni adeguate, sono assai numerosi:
oltre all'assenza di una raccolta dati
sull'età 0-5, non esistono dati certi
sulle diagnosi e soprattutto sugli
strumenti utilizzati nel sistema sani-
tario per la loro definizione nono-
stante i progressi fatti in questo
campo a livello internazionale».
«Si pensi - proseguono dall’Anffas
- che ancor oggi in molte regioni
(anche del nord) l'attività del servi-
zio di neuropsichiatria dell'infanzia
e dell'adolescenza, fondamentale
per esempio per la diagnosi e la de-
finizione del progetto abitativo, è
scarsamente investita dal Servizio
sanitario nazionale di risorse umane
ed economiche».
Il presidente Roberto Speziale ri-
corda anche che «non esiste un pro-
getto obiettivo sulla disabilità in età
evolutiva e soprattutto, al riguardo,
non si vedono segnali
di cambiamento».
Altro tema caldo è
quello del diritto alla
"presa in carico", che
per l'Anffas è stato ben
compreso nella sua por-
tata tecnica e politica
dai vari interlocutori
istituzionali ma non an-
cora regolamentato no-
nostante le forti pres-
sioni che su questo ca-
pitolo arriva dal mondo
associativo.
«Chi fa che cosa, nel
processo di presa in ca-
rico in età evolutiva, è ancora tutto
da stabilire - afferma Speziale -. E
non abbiamo dati sull'impatto so-
ciale che la condizione di disabilità
comporta per esempio in termini di
povertà economica della famiglia».
Più in generale, secondo l'Associa-
zione, è fuori discussione come i
progressi in campo scientifico, cli-
nico e tecnologico abbiano consen-
tito un miglior inquadramento della
disabilità e un suo miglior decorso
durante l'età evolutiva e della vita
in generale.
In questo senso, «la legge 104 ha
fatto molto per migliorare la condi-
zione dei minori con disabilità, ma
oggi è superata nei
contenuti e deve neces-
sariamente lasciare
spazio ai nuovi para-
digmi culturali della disabilità, che
spostano l'attenzione dall'handicap
e dalla patologia mettendo invece al
centro prima di tutto la persona co-
me soggetto di diritti umani e civili
e considerando, quindi, la disabilità
come una situazione di salute in un
contesto sfavorevole».
Per Speziale «all'impoverimento
economico si accompagna un impo-
verimento sociale, frutto di barriere
ed ostacoli posti all'accesso ai dirit-
ti, che fanno cornice a trattamenti
discriminatori in numerosi campi
della vita quali la scuola, le attività
ricreative e sportive, l'accesso al-
l'informazione che nullificano l'esi-
gibilità di questi diritti fondamenta-
li, costituzionalmente sanciti».
Tutti questi temi troveranno il do-
vuto approfondimento durante la
"Prima conferenza regionale sulle
politiche a favore dei bambini e de-
gli adolescenti con disabilità" di
Milano nel febbraio 2010.
Organizzato da Anffas Lombardia e
Ledha, l'appuntamento è pensato
come una prima occasione per av-
viare un percorso di conoscenza e
di verifica dei comportamenti che
su questa materia vengono attuati
nelle varie regioni, a partire dal-
l'istituzione del Garante Regionale
per l'infanzia e l'adolescenza.
|NOVEMBRE 2009 t26 tt
BAMBINIwww.italiainweekend.it
SFOGLIALO SUwww.italiainweekend.it
SFOGLIALO SU
di Mario Perrinou
Alcuni momenti di eventiorganizzati dall’Anffas
MILANO - Struttura privata total-
mente dedicata alla diagnosi e alla
terapia ambulatoriale medica, chi-
rurgica e strumentale delle malat-
tie dermatologiche, alla formazio-
ne (Ecm) e alla ricerca clinica ap-
plicata nelle aree dermatologica,
dermochirurgica e dermocosmeti-
ca.
È l’Ide (Istituto dermatologico eu-
ropeo), con sede a Milano.
La struttura sanitaria è nata nella
città lombarda nell’ottobre del
2001 con l’obiettivo di coprire tut-
te le aree di intervento dermatolo-
gico, siano esse mediche, strumen-
tali o chirurgiche, che non richie-
dano il ricovero ospedaliero.
Istituto unico nel suo genere - rife-
riscono i vertici dell’Ide attraverso
il sito Internet -, è oggi un vero e
proprio punto di riferimento valido
non solo a livello regionale, ma
anche nazionale, a disposizione
della classe medica per quei pa-
zienti che necessitano di tratta-
menti particolari non erogabili in
un normale studio ambulatoriale.
Dalla dermatologia generale a
quella pediatrica, Ide è infatti
l'unico centro privato esistente in
Italia specializzato nella cura delle
malattie cutanee ereditarie dei
bambini, a quella allergologica.
Senza dimenticare le malattie in-
fettive, la micologia e patologia
degli annessi (unghie e capelli), la
profilassi del fotoinvecchiamento,
la chirurgia dermatologica, la la-
serterapia e la fototerapia. Fino
alla nuovissima Sezione per lo
studio e la cura del piede diabeti-
co e delle ulcere difficili, che
mette a disposizione servizi am-
bulatoriali specifici e altamente
specializzati.
Ide può contare su un selezionato
gruppo di medici tra i più esperti
e qualificati in campo dermatolo-
gico. In tutto, un team costituito
da 10 responsabili di sezione sup-
portati da uno staff di 30 speciali-
sti, per garantire ogni giorno fino
a 300 prestazioni, senza necessità
di ricovero.
Il Centro si sviluppa su una super-
fice di 1200 metri quadrati, distri-
buiti su 6 piani attrezzati secondo
le più moderne concezioni archi-
tettoniche e tecnologiche.
L’Istituto può contare su 16 studi
medici, diversi ambulatori chirur-
gici e laser dotati delle più avanza-
te attrezzature oggi a disposizione,
e sofisticati sistemi di indagine
clinica. La struttura è completa-
mente integrata da un sistema ge-
stionale informatizzato e dispone
di un training center, dotato di po-
stazioni computerizzate interattive
e di un collegamento audio-video
con gli ambulatori chirurgici e le
unità laser. L’Istituto dermatologi-
co europeo milanese è iscritto nel
Registro delle Strutture Accredita-
te della Regione Lombardia al
n.873 ed è certificato secondo la
norma UniEn ISO 9001 :2008. Il
direttore sanitario è il dottor Mar-
cello Innocenti.
Ide centro di eccellenza per i bambiniNell’Istituto presente anche una nuovissima sezione per lo studio e la cura del piede diabetico
|NOVEMBRE 2009 t28 tt
DERMATOLOGIA
ROMA - L’Associazione dermatologi
ospedalieri italiani invita i papà e le
mamme italiani a controllate i nei dei
propri figli. Prima che sia troppo tardi.
Il controllo dei nei è fondamentale fin da
bambini e spetta ai genitori educare a un
rispetto della pelle e del corpo. I bambini
prestano naturalmente attenzione alla
salute della pelle rimanendo incuriositi
dalla presenza dei nei sul corpo.
Lo testimonia non solo l’esperienza
quotidiana dei dermatologi ma anche
uno studio pubblicato su Pediatric Der-matology, che ha intervistato sull’argo-
mento dei piccoli studenti dai 6 ai 10
anni: il 96% sa descrivere un neo (o
‘nevo’), il 91% non prova disagio nel
trovarli sulla pelle, ben 3 su dieci ha no-
tato la comparsa di nuovi nei sul corpo
nell’ultimo anno. Inoltre il 67% ricorda
l’ultima scottatura al sole e cosa ha pro-
vato. Infine due su dieci sanno che
l’esposizione al sole può provocare il
tumore della pelle.
«Sono percentuali che sorprendono mol-
to positivamente – commenta Patrizio
Mulas (Adoi) - significa che, da un lato,
i genitori sono attenti ai propri bambini,
spiegando loro le nozioni fondamentali
per la salute della pelle, dall’altro che
anche i dermatologi stanno facendo un
ottimo lavoro, dedicando tempo nell’in-
formazione ai pazienti. Certamente è
chiaro che i bambini piccoli hanno un
rapporto di curiosità, attenzione e accet-
tazione delle modificazioni del corpo
che a volte poi si perde».
Per i nei la regola fondamentale è valu-
tare l’asimmetria, i bordi, il colore, le di-
mensioni e infine l’evoluzione nel tem-
po. Quando c’è qualcosa che insospetti-
sce, bisogna andare subito dallo speciali-
sta.
Determinante è la diagnosi precoce e gli
specialisti stanno trovando nuovi meto-
di, come è possibile leggere in recenti
studi - come sul Journal of biomedicaloptics - specialisti tedeschi ritengono che
è possibile individuare in maniera tem-
pestiva il melanoma melanotico mali-
gno, valutando la fluorescenza della me-
lanina. In questo modo si può differen-
ziare il neo displastico dalle lesioni beni-
gne e dai tumori. «Altri gruppi di scien-
ziati invece come gli australiani, che
hanno pubblicato studi su Molecolardiagnosis & therapy – aggiunge - stanno
concentrando la propria attenzione sui
markers biologici e l’espressione genica,
che potrebbe aiutare sia nella diagnosi
che nella scelta della migliore terapia per
il paziente. Il 48mo Congresso Naziona-
le Adoi, tenuto dal 4 al 7 novembre a Ve-
nezia Lido, Palazzo del Cinema - Palaz-
zo del Casinò Lungomare Marconi -, ha
affrontato numerose tematiche: dalla
dermatologia psicosomatica a quella del-
la terza età, dalla dermoestetica alla co-
smetologia, dall’utilizzo delle cellule
staminali all’incidenza delle malattie
sessualmente trasmesse.
In programma diversi corsi e una tavola
rotonda con i delegati regionali su Drg e
Lea nella organizzazione ospedaliera na-
zionale e regionale.
www.adoi.it
di Mario Perrinou
«Controllate i neidei vostri figli»
L’appello dell’Adoia tutti i genitori.Per gli specialistideterminante èla diagnosi precoce
ROMA - Federfarma (Federazione naziona-
le dei titolari di farmacia italiani) è al lavoro
per individuare, insieme alle Regioni e con
il sostegno del Governo, una soluzione che
consenta a tutti gli italiani di avere lo stesso
livello di assistenza farmaceutica e di trova-
re sempre in farmacia i medicinali di cui
hanno bisogno.
Secondo la Federazione questo risultato si
può raggiungere concordando un unico
elenco, uguale in tutta Italia, di medicinali
che vengono acquistati dalle Asl e distribuiti
dalle farmacie e individuando una remune-
razione per la farmacia omogenea sul terri-
torio e conveniente per il sistema.
Oggi, farmaci importanti e innovativi, desti-
nati alla cure di patologie di forte impatto
sociale e sanitario, vengono distribuiti ai cit-
tadini con modalità estremamente diversifi-
cate sul territorio, con differenze tra Regio-
ne e Regione e anche tra diverse Asl della
stessa Regione.
È quanto emerge da uno studio predisposto
da Federfarma con Promofarma.
Ecco alcuni esempi.
I farmaci a base del principio attivo Bicalu-
tamide, per la cura del carcinoma alla pro-
stata, vengono distribuiti per la quasi totali-
tà in farmacia nel Lazio, in Puglia, in Lom-
bardia e in Basilicata; passano quasi total-
mente per le Asl in Abruzzo e Molise.
I farmaci a base di Aripiprazolo, per il trat-
tamento della schizofrenia, sono disponibili
in farmacia per la quasi totalità in Liguria,
Lazio, Abruzzo e Molise; in Campania, in-
vece, per oltre il 50% sono erogati dalle
Asl.
Le epoietine, farmaci per la cura di anemie
gravi, sono distribuite quasi totalmente in
farmacia in Friuli-Venezia Giulia, ma pas-
sano nelle Asl al 90% in Emilia-Romagna,
Campania, Piemonte e Valle d’Aosta.
I malati di Alzheimer, o piuttosto i loro fa-
miliari, trovano quasi tutti i medicinali per il
trattamento di questa grave patologia in far-
macia in Puglia, mentre in Emilia-Romagna
e Campania, la metà di questi medicinali è
erogato dalle Asl.
I pazienti affetti da sindrome coronarica,
una patologia cardiovascolare in forte diffu-
sione, possono curarsi quasi completamente
in farmacia in Piemonte, Valle d’Aosta e
Basilicata, mentre in Abruzzo e Molise de-
vono recarsi alla Asl, dove vengono distri-
buiti l'80% dei farmaci per il trattamento di
questa malattia.
Le persone che hanno subito un trapianto di
organo nella Regione Lombardia trovano
praticamente tutti i farmaci immunosop-
pressori in farmacia, mentre in Piemonte
devono andare, nel 93% dei casi, alla Asl.
Questa diversificazione, secondo Federfar-
ma, determina conseguenze negative per i
cittadini e per il sistema: a) incrinando i li-
velli essenziali di assistenza (in alcune zone
i cittadini trovano il farmaco di cui hanno
bisogno nella farmacia sotto casa, in altre,
con gravi disagi ed elevati costi sociali, de-
vono percorrere svariati chilometri per riti-
rare il medicinale presso le strutture pubbli-
che, in locali spesso destinati ad attività in-
terne, non attrezzati all'accoglienza dei pa-
zienti e aperti poche ore alla settimana); b)
la distribuzione diretta da parte delle struttu-
re pubbliche impedisce ai medici di medici-
na generale e alle farmacie di avere un qua-
dro farmacologico completo dei propri pa-
zienti.
di Anselmo Tagliacozziu
Una soluzione con Governo e Regioni per dare agli italiani assistenza uguale in tutt’ItaliaFederfarma: medicinali solo in farmaciaOggi esistono delle differenze anche tra le diverse Aziende sanitarie locali della stessa area
|NOVEMBRE 2009 t30 tt
LA PROPOSTAwww.italiainweekend.it
SFOGLIALO SUwww.italiainweekend.it
SFOGLIALO SU